È una tradizione nordeuropea felicemente importata a Milano da laVerdi, quella di eseguire le Passioni di Bach nel periodo pasquale. Quest’anno tocca alla Passione secondo Matteo, composizione di musica sacra per voci soliste, doppio coro e orchestra, su libretto del poeta Picander, che è la trasposizione musicale dei capitoli 26 e 27 del Vangelo secondo Matteo, inframmezzata da corali e arie. La Passione secondo Matteo è una delle cinque Passioni composte da Bach; a noi ne sono giunte solo due (l’altra è la Passione secondo Giovanni). Eseguita per la prima volta il Venerdì santo del 1727 nella Chiesa di S. Tommaso di Lipsia, negli anni successivi è stata ripresa almeno altre tre volte, in ognuna delle quali il musicista ha apportato modifiche. La versione che per tradizione si esegue fa riferimento alla edizione del 1736, per la quale Bach ha previsto, tra l’altro, l’inserimento a chiusura della prima parte di un grandioso corale proveniente dalla Passione secondo Giovanni. L’imponenza dell’organico vocale e strumentale - tre cori, dei quali uno di voci bianche, sei cantanti solisti e doppia orchestra - si adegua perfettamente a una partitura di grande respiro musicale che affronta l’episodio-chiave del Cristianesimo: dall’ultima cena di Gesù al tradimento di Giuda, dagli interrogatori ai quali è sottoposto alla condanna a morte, dalla crocifissione alla sepoltura. La voce recitante dell’Evangelista fa da filo conduttore (le sue parole provengono dai versetti del Vangelo di Matteo); tra i personaggi spiccano quelli di Gesù e di Ponzio Pilato. Un ruolo importante è affidato al Coro, impegnato in quasi la metà dei numeri (in totale sessantotto) per esprimere i turbamenti dei seguaci di Gesù, oppure impersonare la folla che assiste al processo, o ancora commentare - come nella tragedia greca - i diversi eventi. Per la musica Bach impiega più volte melodie proprie della tradizione sacra protestante, le cui origini risalgano alla metà del XVI secolo. La monumentale Passione secondo Matteo, intesa non come opera musicale a se stante bensì come parte della funzione religiosa, doveva avere un impatto quasi violento sul pubblico alla sua prima esecuzione. La drammaticità della musica e del racconto, la grandiosità e la lunghezza dell’opera, infatti, rendevano difficile la ricezione da parte del pubblico di questa composizione così inaudita. Solo cento anni più tardi, nel 1829, il ventenne Mendelssohn, alla guida della Berliner Singakademie, diede con la sua esecuzione l’inizio a una vera riscoperta e rivalutazione del compositore e del suo lavoro. Interpreti Soprano:Céline Scheen Alto:Filippo Mineccia Tenore (Evangelista):Clemens Löschmann Tenore (arie):Tim Lawrence Basso (Jesus):Klaus Häger Basso (arie):Marco Granata Basso:Daniele Caputo Soprano (Ancilla I):Yesenia Badilla Soprano (Ancilla II):Valentina Zampieri Viola da gamba:Cristiano Contadin Coro di voci bianche de laVERDI: Maestro del coro di voci bianche Maria Teresa Tramontin Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi: Maestro del coro Erina Gambarini Ensemble laBAROCCA Direttore:Ruben Jais