Auser : tante occasioni per vivere meglio la Terza Età Un’associazione per diffondere la cultura, sviluppare la socializzazione e la solidarietà, valorizzare esperienze e creatività degli anziani nella nostra zona. Valeria Casarotti-Teresa Garofalo a Sala dell’AuditoL rium Ca’ Granda, ben restaurata, giovedì 18 febbraio ha visto un folto numero di “studenti” che l’hanno affollata per seguire un’interessante lezione sull’arte del racconto tenuta dal professor Tiziano Cornegliani. Si è aperta così la sessione primaverile dell’Ute, l’Università della Terza Età istituita nella nostra zona dall’Auser in collaborazione con il CdZ 9. A salutare i corsisti e a presentare brevemente il programma del nuovo quadrimestre sono la signora Graziella Anomale, responsabile dell’educazione permanente, settore del più ampio progetto sociale dell’Auser Milano, e la signora Maria Gritti, da due anni presidente dell’Auser Bicocca. In ogni incontro, 2 ore ogni giovedì pomeriggio, i relatori approfondiscono temi di varia natura , dalla storia alla letteratura, dall’ecologia all'immigrazione e tanti altri argomenti tra i quali la storia della nostra città. “In effetti - ci spiega Graziella Anomale - la nostra Ute non si pone come obiettivo la specializzazione su determinate materie ma vuole dare un’educazione permanente puntando l’attenzione sulle nuove e complesse problematiche di un mondo, come è quello di oggi, che cambia a velocità supersonica. Altra nostra finalità è portare gli over 60 fuori dalle proprie case e aiutarli a socializzare. Per questo abbiamo pensato a formare piccoli gruppi di corsisti seguiti da tutor, che le aiutano nell’inserimento, si interessano a loro, le chiamano a casa quando notano assenze prolungate. Anche le visite guidate alla scoperta della città hanno l’obiettivo di favorire le relazioni sociali e umane dei nostri corsisti. Siamo presenti in quasi tutte le zone di Milano, soprattutto nelle periferie e il nostro modello di Università è stato molto apprezzato tanto da farci ottenere il bollino blu, un certificato di qualità assegnatoci da un gruppo di docenti universitari.” Che anche la nostra Ute sia stata e sia un successo ce lo conferma Luigi Ghezzi, uno dei responsabili dell’Auser Bicocca, nata 10 anni fa. “Per 8 anni ne sono stato presidente - ci racconta - e da 2 anni lo è la signora Gritti, una persona molto in gamba e collaborativa. Una delle iniziative che con l’Auser Milano e il CdZ abbiamo voluto attivare nel quartiere è stata proprio l’Univer-sità della Terza Età che ha visto subito grande frequentazione. Più di 120 sono oggi le persone che ogni giovedì affollano il nostro Auditorium e le ragioni di tale successo sono dovute alla scelta degli argomenti trattati, sempre di grande attualità e interesse, all’impegno dei tutor, alla bravura e all’entusiasmo dei docenti, molti dei quali volontari, così come volontari siamo tutti noi dell’Auser e, non ultimo, alla possibilità di avere momenti di socializzazione. Il nostro obiettivo è infatti quello di promuovere cultura e socialità sul territorio”. Come è formata la vostra associazione e quali altre attività avete creato? “Oltre al presidente, abbiamo un direttivo di 12 persone e 220 soci. Per iscriversi all’Auser servono 15 euro l’anno, cifra in cui è compresa una piccola assicurazione in caso di infortunio. Le nostre attività sono molteplici e si svolgono in spazi diversi. Dal Comune di Milano abbiamo avuto in uso gratuito un ampio salone di 200 mq in via Empoli 9/11. Qui organizziamo corsi di ginnastica dolce per adulti, di yoga, di tai chi, di tango argentino e balli di gruppo. C'è poi il locale di viale Suzzani 273, la Sala Bina in memoria di Giuseppe Bina, dove si tengono corsi di computer e di inglese, mostre, proiezioni di film e opere liriche e squisite ‘cene culturali’ a cura del bravissimo cuoco, il signor Russo. Per il 2016 si aggiungeranno lezioni sull’alimentazione e un corso sull’utilizzo di I-Pad e Smartphone. L’Auditorium di viale Ca’ Granda, infine, ospita l’Università della Terza Età, che Gritti, Angiuoni ed io seguiamo più da vicino. Per i corsi chiediamo una cifra minima per coprire i costi di gestione, mentre l’iscrizione all’Ute è gratuita.” Per informazioni telefonare allo: 02 6439608 o allo 02.6435630. Al Cam di via Ciriè corsi gratuiti di biodanza Alla Bicocca la Bocciofila della Gente della Libertà Roberta Coccoli Lorenzo Meyer l Centro Aggregazione Multifunzioni raccontiamo in sintesi la storia della bocciofila Nuova Gdl (Gente A ale (Cam) di Via Ciriè 9, il 22 feb- VDella Libertà) dell’Oratorio San Giuseppe, nata grazie al sacrificio braio sono iniziati i “Per-Corsi di Bio- e alla buona volontà di persone comuni, che hanno portato al compidanza”, promossi dal Consiglio di Zona 9. La biodanza è un sistema che integra intelligenza, affettività e movimento. Non è necessario saper ballare, perché lo scopo è quello di liberare le proprie tensioni e riscoprire le proprie risorse, sull’onda della musica. Ogni esercizio è accompagnato da musiche specifiche che aiutano l'espressione delle proprie emozioni e la sensibilità nel rapporto con gli altri. Questo sistema sviluppa la capacità di essere sé stessi, di ritrovare i propri ritmi naturali e di vivere con intensità, liberando potenziali affettivi e la capacità di stimolare le relazioni umane.Il corso si svolge ogni lunedì mattina dalle 11,15 alle 12,45, per poi continuare in altri 3 cicli. È gratuito e proseguirà fino al 23 maggio ed è tenuto da due simpatiche e giovani sorelle, Katia e Aurora Cesarano, che riescono a mettere a loro agio i partecipanti con cortesia e dolcezza. Info: Aurora Cesarano - Centro Diurno Pangea - 02.6470169. mento un sogno di aggregazione sociale nella zona 9. Partiamo dal lontano 1964 dove ci furono i primi passi per la nascita di questo luogo di ritrovo, successivamente negli anni ’80 si è raggiunta la filiazione al Coni-Fib. In questi anni si sono affrontati grandi sacrifici e grazie all’impegno finanziario degli stessi soci si è potuto costruire un complesso semi-coperto con una piccola struttura adiacente dove ci si può incontrare e passare il tempo libero in compagnia. Oggi si sviluppano numerose attività grazie alla grande collaborazione di Don Luciano e si può parlare di un ambiente familiare dotato di tutti i comfort. Si contano oltre 150 soci che hanno la possibilità di trascorrere ore spensierate in gruppo, poiché nella nostra zona non esiste un altro “centro sociale” soprattutto per le persone anziane. In questo ultimo periodo sono state organizzate gare del gioco delle bocce ufficiali Fib e gare sociali con la collaborazione di altre bocciofile limitrofe, gare di carte (scopa e scala 40) che hanno reso l’ambiente sempre più vivo. Inoltre è doveroso ringraziare il Consiglio di zona 9 che è sempre vicino anche con aiuti finanziari. In visita al giardino di via Toce-Boltraffio ono in zona nel bel giardino comunaS le dedicato all’artista Bruno Munari in via Toce-Boltraffio. È un momento tranquillo in cui pochi bimbi vengono a giocare. Ammiro il grande murale che ricorda anche il personaggio creato da Jacovitti (Cocco Bill) e rimango incantata dai vari disegni ed il grande sole che riscalda tutto. In un cestino dei rifiuti trovo questa scritta: “Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo nel mondo (Gandhi)”. (Beatrice Corà) Art Action: una mostra in omaggio agli asini Valeria Casarotti-Teresa Garofalo sini, figli di un dio minore. Mostra omaggio al più umile “A dei gregari”. Questo il titolo stravagante della mostra che Gero Urso, artista e presidente dell'associazione Art Action, oltre che animalista convinto, dedica dal 12 marzo al 7 aprile al parente povero del più aristocratico cavallo. Un’occasione per rivalutare un animale dalle mille virtù misconosciute. “Sei un asino!”, “Sei cocciuto come un asino”, "Raglio d'asino non va in cielo, “Fare come l'asino di Buridano” sono solo alcuni dei numerosi e offensivi epiteti rivolti a un animale da sempre paziente compagno di lavoro dell'uomo. Furono i Romani a chiamarlo asinus, termine derivante dalla contrazione di tre parole "animal sine sensu", animale senza sentimento, anche se però apprezzavano la bontà e le virtù cosmetiche del suo latte. Si narra ad esempio che Poppea, moglie di Nerone, avesse a disposizione 500 asine per i suoi bagni nel latte. Per i Greci l'asino simboleggiava virilità e fecondità e nel medioevo era apprezzato per il trasporto e per il lavoro che svolgeva nei campi. Spesso l’asino è stato usato come metafora per indicare il brutto rivestimento che ricopre qualcosa di prezioso che attende di essere portato alla luce. Nella favola “Pelle d'asino”, ad esempio, Charles Perrault narra di una principessa che fugge dal castello del re suo padre nascondendo le meravigliose sembianze sotto una pelle d'asino nera e bisunta e nelle “Metamorfosi” o “Asino d’oro” di Apuleio il protagonista, trasformato in asino, potrà ritrovare se stesso superando molte e difficili imprese. Una metafora appropriata per il nostro asinello dalle fattezze plebee ma dotato di straordinarie doti di umiltà, forza e pazienza. E sono proprio queste virtù che in una delle sue tele esposta in mostra il pittore Giovanni Licitra riesce con il suo pennello a sottolineare. Un asinello bianco dall’aspetto dolce e rassegnato, affaticato dai pesanti carichi e dal padrone che, seduto in groppa fuma la pipa, con passo lento avanza sul ciglio di una stradina della piana siciliana fiancheggiata da un campo su cui spiccano ulivi e fichi d’india. L'atmosfera del dipinto è di grande serenità, si respira una quiete profonda che pervade natura ed esseri viventi. Di taglio espressionista, un quadro di Gero Urso pone invece in primo piano la testa di un asino i cui occhi sembrano guardare i visitatori in modo inquisitorio. Un'immagine inquietante sottolineata da colori intensi e cupi dello sfondo in cui il cielo nero si accosta con un contrasto netto a un brillante arancione che richiama lingue di lava e al grigio scuro con riflessi metallici del corpo dell'asinello. Con il suo sguardo e il muso bianco che si protende orgoglioso l’asino vuole forse rivendicare il diritto al riconoscimento della sua dignità? Molto si potrebbe ancora raccontare dell'asino, finalmente oggi rivalutato, che ha una storia millenaria ma vi rimandiamo alla mostra di Art Action che attraverso dipinti ma anche stampe e cartoline d’epoca potrà farci riflettere su questo prezioso amico dell’uomo, rimasto tale nel tempo, incurante del fatto che l’uomo lo abbia preso a simbolo del non sapere. Le belle poesie della “nostra” Ortensia Roberta Coccoli l Centro Culturale della Cooperativa, sabato 27 febbraio si è teA nuto un incontro dedicato alla poesia di Ortensia Bugliaro, da anni collaboratrice del nostro giornale. L’evento è stato organizzato e presentato dalla pittrice Stefania Favaro, con la collaborazione di altre due poetesse di Zona 9, Antonietta Gattuso e Sandra Saita. Già insegnante alla scuola elementare Cesari, ideatrice del Progetto Urban con Maria Volpari, ha cominciato a scrivere poesie all’età di 15 anni, come ha raccontato anche suo fratello, intervenuto all’incontro. Le poesie di Ortensia, sapientemente declamate anche dalle altre poetesse, fanno parte di un libretto intitolato “I giorni della vita” e abbraccia un periodo di tempo che va dal 1964 al 2015 che Stefania ha diviso in tre parti: la prima parte va dal 1964 al 1999 e parla dell’autrice come donna, madre, figlia, con poesie che descrivono sensazioni che sono affreschi della sua interiorità. E questo lo vediamo in poesie come “Sulla sabbia”, “Al cuore”, “Arido e triste”, “Meditazione”, “2 novembre”, in cui i fiori ingialliti sono la cornice della commemorazione, o ancora in poesie più struggenti e dolci come “L’amore”, o come “Insieme”, dove le lettere t e c creano un gioco musicale, o ancora come “Sogno”, che evidenzia la forza di superare le difficoltà della vita. Tante sono le strofe regalate alla madre come appunto “Per la mamma”, oppure “Sei tu”, o ancora “Alla mamma”, quest’ultima una delle più cariche di significato e umanità, come un colloquio amoroso fra madre e figlia, sottolineato anche dalla frase finale “io sono come tu eri, tu sei come io diventerò”. La seconda parte di poesie va dal 2000 al 2005: qui la poetica di Ortensia abbraccia sopratutto un ambito più sociale, meno interiore e più attuale, legando le strofe a momenti della vita che danno un pizzico di nostalgia, come “L’estate che non c'è”, o “Figli”, o “Vecchiaia”, fino a quella che forse è la più lieta delle poesie dell’autrice, “Notte”, che vede il susseguirsi delle ore in attesa del chiarore del giorno, che illumina il vuoto, e che è forse anche una metafora della vita in cui i momenti bui si superano nella speranza del giorno che verrà. La terza e ultima parte è relativa agli ultimi lavori di Ortensia. Sono poesie dal 2010 al 2015, che esprimono la sua sensibilità vicina agli ultimi fatti di attualità. Quindi nascono “Lo sconosciuto” e “Lo straniero”, legate alla questione dei migranti, o “Giorno di Natale”, dove l'autrice ricorda i fatti di Parigi, o altre strofe semplici e musicali dedicate a un’amica, al tempo e al cuore. Niguarda internazionale Roberta Coccoli ivere a Niguarda per scelta. Succede anche V questo nella Milano dei nostri giorni. Ci è capitato di fermarci allo “Spazio Culturale MY G”, via da Filicaia 4, e di conoscere diverse mamme e signore straniere: Mary, Liat, Eloise, Rachel, che si incontrano e si confrontano davanti a una tazza di tè, o partecipano a qualche laboratorio di taglio e cucito, di cucina, o di “vision board”… Parliamo con una di loro, Tracey Waters, che arriva dalla Gran Bretagna (vedi foto a sinistra). Che cosa ti ha portato a vivere a Milano, Tracey? Sono arrivata nel febbraio del ‘94, collaborando come marketing manager, con Mtv il canale tv che a quel tempo trasmetteva solo video musicali. Dal ‘98 ho lavorato nella moda e ancora nella musica, organizzando eventi, diventando direttore della comunicazione in una multinazionale.Nel 2015 ho lasciato questa mansione e ora mi sto dedicando a insegnare inglese agli adulti e a scrivere libri per bambini. Il lavoro mi ha portato a Milano e l’amore e la famiglia mi hanno trattenuta qui. Abitavo in Zona Ticinese, ma un giorno ho avuto l’occasione di visitare Niguarda e ho deciso che questo era il posto dove volevo vivere. Che cosa ti è piaciuto in particolare di Niguarda? Mi è piaciuta la vicinanza al Parco Nord, che è un vero “polmone verde”, e poi la comodità di poter arrivare in poco tempo in centro con i mezzi pubblici, o la praticità di tante attività e negozi specifici nella zona, ma anche servizi e scuole, come per esempio la scuola “Cesari”, interessante e un po’ alternativa. Quello che più mi piace comunque è la vicinanza con la natura, poter aprire le finestre di casa e vedere tanto verde, abitando vicino al parco. E poi Niguarda ha l’aria di una piccola città, ha mantenuto la sua caratteristica di paese: qui un po' tutti si conoscono, e questo mi piace. Quali progetti hai per il tuo futuro qui? Sto per pubblicare un libro per bambini in inglese basato su una favola inventata da mio figlio, quando era piccolo, e che parla delle avventure di un bottone di legno di nome “Scru”, che alla fine riesce a trovarsi una nuova casa, e insegna che nel proprio viaggio bisogna avere anche il coraggio di cambiare. E molte volte vengo qui al “MY G” a scrivere, perché qui incontro tanti amici e genitori che mi ispirano, e alcuni di loro sono inglesi, olandesi,… bè, qui c’è anche un clima un po’ internazionale! Ti auguriamo tanta buona fortuna, signora Tracey!