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Maschile
Eco
Retrò
Con il
cappuccio
il giaccone
in pelliccia
di Fendi per lui.
La versione
bianca del
coat corto di
Anna Sui,
a fasce con
inserti di pelle.
Grigio piombo
il foulard in
pelliccia di
Ermanno Scervino
dal sapore
assolutamente
retrò.
TRA
l’abito
PARENTESI)
Rosa pastello
la versione totale
di Blumarine:
giacchino e abito.
Anche la bag,
color naturale
è in pelliccia.
Vera o falsa, graphic pop o punk
la pelliccia sfida il grande freddo
LINDA D’ADDIO
A
nche quest’inverno la pelliccia c’è e
si “vede” perché è soprattutto in versione colorata ha sfilato sulle passerelle e ora… in città. Dalle ispirazioni punk
di Fendi alle declinazioni pop di Jean Paul
Gaultier, la tendenza più hot la vuole eccentrica e vivace. Dai capospalla agli accessori, c’è chi la pensa anche sulle astine degli
occhiali. Gli stilisti per questo genere che è
diventato ormai una costante di stagione si
sono davvero sbizzarriti facendola sfilare
senza alcuna remora per ciò che riguarda
colore, stile, forma e pelo.
Vera o finta, lunga o rasata, a chiazze, strisce o patch, con colori più o meno sgargianti, la pelliccia sfida il freddo a colpi di
tinte forti e brillanti e forme voluminose ed
estreme. Dimenticate il classico e discreto
bordo di pelo su polsi e cappucci, l’imperativo fashion è “osare” e farsi tentare dal genere punk di Fendi, dalla versione segnaletica di Vionnet, dall’interpretazione graphic
pop di Gaultier, dalle proposte geometriche
di Jo No Fui, dalle pellicce in stile tavolozza
di Roberto Cavalli o da quelle lussuose e
animalia
Total look
sexy di Tom Ford. Ecco che la rilancia in
grande stile Miuccia Prada, bellissimo il suo
cappotto di astrakan rosa cipria stretto in
vita da una cintura. Blumarine preferisce il
monocromo dalle tonalità accese, Emporio
Armani osa con le versioni multicolor. Patch
il bomberino zippato di Jean Paul Gaultier, a
fasce il modello di Just Cavalli. Oversize il
cappotto di Max Mara.
Visone, volpe, mongolia ma anche astrakan, volumi esagerati e forme stravaganti, la
L’imperativo fashion è
“osare” e farsi tentare
da geometrie eccentriche
pelliccia mostra il suo lato più wild. E mette
d’accordo fautori del vero e sfegatati animalisti con le tante versioni ecologiche declinate nei capi must have, dai cappotti ai gilet.
“Politicamente e socialmente corretti” i
modelli bon ton lunghi e bianchi di Anna
Sui che non rinuncia alla sua vena eccentrica con proposte a righe e color block. Lunghe e scure simili a dress coats le pellicce di
Giorgio Armani che si affiancano a gilet e
cappotti con applicazioni in pelliccia sinte-
tica. Eco, a tinta unita, a righe o maculati, i
boleri corti di Elisabetta Franchi. Neri i modelli di Karl Lagerfeld e Kenzo, bianchi
quelli di Rocha e Stella McCartney, verde petrolio quelli di Maison Martin
Margiela. Fra i marchi low cost punta sui toni pastello come il rosa il
colosso svedese H&M, mentre
Asos si sbizzarrisce con pellicciotti colorati, cappotti maculati
o black. Il maculato impera anche
da Zara mentre è oversize e lungo
per Topshop.
La pelliccia arricchisce le borse più
classiche di Louis Vuitton, dai bauletti alle shopping bag: l’iconico bauletto Speedy della maison viene proposto in
pelliccia di visone, stessa sorte tocca alle
pochette da sera.
Fendi riporta la pelliccia anche in versione
maschile in tante e diverse versioni, lunghezze e colori, spesso esagerata.
Voluminosa ed elegante la versione chiara
che arriva al bacino, ultrablack il modello
lungo alla caviglia in stile gotico. Immancabile anche nei dettagli dei cappotti, colli,
imbottiture interne e stivali.
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Combattere le reazioni al cibo
è una guerra difficile da vincere
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
E
e reazioni avverse al cibo rappresentano la terza
malattia allergica più frequente dopo l’allergia
alle pulci e la dermatite atopica. In più della
metà dei casi è associata ad una delle precedenti patologie. Come lei avrà certamente avuto modo di
osservare, le manifestazioni cutanee possono a
volte essere l’unico segnale di tale patologia; l’età
di insorgenza non aiuta molto ad indirizzare una
diagnosi precoce, in quanto può comparire a qualunque età. Una caratteristica che si può ancora osservare è la scarsa reazione alla somministrazione di
cortisone.
Sulla cute purtroppo le manifestazioni cliniche sono
varie ed aspecifiche. Nel cane in particolare si può
avere un prurito generalizzato e non stagionale
e le aree colpite sono le stesse dell’atopia, vale a
dire padiglioni auricolari, cute perioculare e perilabilale, aree ventrali e podali. L’unico aiuto prezioso, secondo alcuni ricercatori, è dato dalla presenza di tali lesioni a livello di perineo (area intorno alla zona anale).
gregio dottore, scrivo a lei nella speranza che possa aiutare il mio cane ad
uscire da un tunnel che lo tormenta da
qualche tempo. Il cane è un setter inglese maschio, di cinque anni, e da un po’
di tempo soffre di un fastidioso prurito su tutto il corpo. A volte il pelo
cade e sulla cute si vengono a
formare aree arrossate; le
orecchie, però, rappresentano un vero e proprio
dramma! Sono state curate
nei modi più svariati con risultati pessimi. Ora, dopo
numerose ipotesi e altrettante
terapie è stata pure ipotizzata la
presenza di una reazione avversa al
cibo e proposta una terapia alimentare particolare. Siamo finalmente
sulla strada giusta? L
Nel quadro da lei descritto tale zona non viene citata,
mentre invece mi sembra di capire che il problema principale sia rappresentato dalle otiti croniche ricorrenti che
sono anche esse indicative di tale patologia. Come è stato
già ribadito in passato, nella gestione di tali patologie ha
un ruolo fondamentale l’esclusione di una quantità consistente di altre patologie cutanee e non, associata all’uso
di un trial nutrizionale.
Da quanto accennato, mi sembra che tale strada non
sia stata ancora intrapresa ; il trial nutrizionale si basa essenzialmente sull’uso di una dieta ad eliminazione, ovviamente sulla base della precedente dieta. Tale dieta va
seguita dalle 8 alle 12 settimane e consiste essenzialmente in una somministrazione di una unica fonte proteica
mai assunta in precedenza dall’animale. Se la risposta è
positiva si reintroduce il cibo di prima per verificare il tutto. Questo tentativo sembra molto facile da adottare e gestire, ma posso assicurare che le reazioni avverse al cibo
rappresentano una vera “guerra” da cui non sempre si
esce vincitori.
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