I SEGRETI DEL COTONE DA CUCITO Una delle più importanti filiere della manifattura del cotone è la produzione del cotone da cucito1. Generalmente il cotone da cucito, se il filato è composto da più di tre capi (o trefoli), subisce una doppia torcitura. L’operazione industriale dell’unire e del ritorcere i trefoli prende il nome di binatura, e si svolge solitamente in due fasi: dapprima il filato viene ritorto nello stesso verso delle fibre; poi, nella seconda binatura, o binatura finale, la torcitura avviene in direzione opposta a quella della filatura. Il cotone da cucito a due o tre capi viene ritorto una sola volta e in direzione opposta a quella della filatura. Nella manifattura del filo da cucito per l’ordito, il filo, dopo essere stato binato a tre o a sei capi, oppure binato per il lavoro all’uncinetto, è solitamente avvolto su alcune bobine degli orditoi. Da 100 a 360 bobine di questo tipo vengono allocate in una rastrelliera porta-bobine2, e poi il filato, in base ai requisiti, viene avvolto in fasci o catene. I fili vengono lasciati ad una certa distanza l’uno dall’altro, così da evitare che si impiglino durante la tintura o il candeggio. Se il filo è destinato ad essere avvolto in matasse, viene annaspato direttamente dalle bobine del binatore, o, in alternativa, viene prima schiarito in una sorta di telaio e poi avvolto. Dai macchinari suddetti viene preso il filo per essere tinto o candeggiato. Quando deve essere colorato di nero o di una tinta scura, di regola il filo non è sottoposto a candeggio, ma semplicemente bollito nell’acqua e poi sottoposto alla macchina per tintura3. Per i colori chiari il filo viene fatto passare per una leggera bollitura in una soluzione di soda, poi immerso in una soluzione fredda di cloruro di calcio, dopodiché viene lavato nell’acqua, poi nuovamente bagnato nell’acido cloridrico diluito e, finalmente, ben lavato. 1 Sui procedimenti industriali di produzione del cotone da cucito, cfr. S. ECROYD, The Cotton Year Book and diary 1910, Manchester, 1910, pp. 176-182; C. H. CLARK, A spool of thread and how it is made, s. l., 1879. 2 In inglese creel. 3 In inglese dyeing machine. 1) 2) 3) 4) Nel candeggio il materiale è soggetto alle seguenti operazioni: Viene bollito per sei ore in acqua e soda caustica, poi messo a mollo nell’acqua e infine lavato. Il filo è immerso in una soluzione sbiancante e viene preparato per l’inacidimento attraverso un accurato lavaggio. In fase di inacidimento il filo viene immerso per mezz’ora in acido solforico diluito, poi risciacquato per mezz’ora ed infine passato attraverso una lavatrice. Tutte queste operazioni possono essere ripetute per ottenere un bianco puro. Al momento di essere rifinito il filo attraversa una macchina a cassone ribaltabile, contenente una soluzione di sapone e blu oltremare, poi passa attraverso un idroestrattore e viene asciugato. E BERTA… FILAVA La storia è silenziosa quasi quanto la nascita della conocchia, ma il fuso fu probabilmente una delle prime invenzioni dell’uomo, e, quale emblema del lavoro domestico femminile, lo si ritrova dipinto sui più antichi monumenti storici. Il progresso dalla conocchia alla mula o filatoio intermittente4, con i suoi miglioramenti di oggigiorno, ha avuto uno sviluppo molto lento (Tav. I). Il filarello5, evoluzione della conocchia, era sconosciuto in Inghilterra prima dei tempi di Enrico VIII (1509-1547), che lo importò in quella terra dalla lontana India (Tav. I, fig. 1). Per oltre 200 anni dalla sua introduzione in Inghilterra, il filarello rimase il principale sistema per produrre filati e filo da cucito; ma intorno al 1765 James Hargreaves, del Lancashire, in Inghilterra, inventò la giannetta6, nella quale al singolo fuso (o mandrino) del vecchio filarello, si sostituiva una batteria di 8 fusi, con una intelaiatura che girava su sé stessa. 4 5 6 In tedesco Mühle, in inglese mule-jenny. In inglese spinning-wheel. In inglese spinning-jenny. Il filato, a mano a mano che veniva avvolto sui diversi fusi, passava attraverso un gancio di legno, tenuto in una mano dall’operaio. Successivamente, altri 72 fusi furono aggiunti a questi, e la giannetta divenne una forza meccanica di straordinaria importanza. Hargreaves, spinto dai fratelli, eresse a Nottingham una piccola fabbrica per produrre filati con i suoi macchinari. Nel 1768 Richard Arkwright di Preston, nel Lancashire, concepì l’idea di filare attraverso dei rulli, ricavando dei veli7 che, man mano che uscivano dalle carde, erano sottoposti ad una leggera tensione che allungava e stirava le fibre. Arkwright trovò capitalisti interessati alla sua idea, e il modo di perfezionare i suoi rudimentali dispositivi meccanici. Così fu realizzata una macchina azionata dall’energia di un cavallo, e nel 1771 fu impiantato a Cromford, nel Derbyshire, un opificio funzionante grazie all’energia dell’acqua. Da quel momento in poi i macchinari per la filatura meccanica conobbero un notevole ma lento sviluppo e nel giro di 10 anni Arkwright dava lavoro nei suoi opifici a qualcosa come 500 operai, gettando così le basi della sua futura fortuna. Nel 1779 Samuel Crompton, di Bolton, in Inghilterra, inventò una macchina che combinava i pregi delle due precedenti invenzioni, la giannetta di Hargreaves ed il filatoio di Arkwright, e che fu chiamata, come detto, mula o filatoio intermittente8 (Tav. I, fig. 3). I mandrini (o fusi) erano collegati ad un carrello che veniva fatto scorrere avanti e indietro a breve distanza su ruote, estraendo e stirando il velo di lana o di cotone, che contemporaneamente veniva filato o ritorto in filati. Le macchine di Crompton, che in origine avevano in dotazione 22 fusi, furono successivamente ampliate a 220 mandrini, tenuti in funzione da un solo operaio – un vero e proprio trionfo sul vecchio filatoio a mano. Nel 1873 circa trenta milioni di mandrini erano in funzione in Gran Bretagna, dieci milioni negli Stati Uniti, e diversi milioni in Francia, destinati unicamente alla filatura del cotone. L’INDUSTRIA STATI UNITI DEL COTONE DA CUCITO NEGLI L’industria del cotone per cucire9 è tra quelle che si sono affermate a seguito di ripetute delusioni e fallimenti. Nel XVIII secolo negli Stati Uniti d’America le fabbriche di lino erano più comuni rispetto a quelle di cotone, e il filo di lino costituiva il materiale ordinario per cucire. Il filo di cotone era all’inizio un articolo di modesta e dozzinale fattura, costituito da cotone comune, formato da tre capi ritorti insieme, e confezionato in gomitoli o matasse. Non si sono conservate testimonianze della sua manifattura. La prima introduzione in U.S.A del filo di cotone avvolto su spolette lignee risale al 1820, quando la ditta John Clark, jr., & Co., fondata a Glasgow, in Scozia, nel 1817, aprì una agenzia per la vendita del filo a New York. Durante i venti anni successivi altre ditte scozzesi invasero il mercato. Il filo era assai resistente e di qualità molto migliore rispetto a quello precedentemente in uso. Si componeva di sei trefoli, due dei quali venivano dapprima ritorti insieme in una stessa direzione, e poi tre dei doppi trefoli venivano ritorti nella direzione opposta. A dispetto della sua superiorità e dell’elegante forma con cui veniva confezionato e che lo rendeva favorito sul mercato, passò molto tempo prima che gli industriali nazionali si decidessero a produrlo. Negli Stati Uniti, tra il 1840 ed il 1850, diversi stabilimenti si dedicarono a ritorcere e ad avvolgere su rocchetti il filo da cucito, ma i loro sforzi erano limitati unicamente alla produzione del filo a tre capi, un prodotto meno rifinito le cui imperfezioni venivano “mascherate” tingendo con colori a buon mercato. Tale filo risultava di una qualche utilità solamente per la cucitura di stoffe sottili e di delicati tessuti damascati. Non molto prima del 1850, la Sagamore Company di Portsmouth, nel New Hampshire, intraprese la cardatura del cotone a sei fili, di qualità uguale al tipo standard di importazione. Tuttavia, mancando la necessaria padronanza 9 7 8 In inglese slivers o rolls. In inglese mule-jenny. Per una breve storia dell’industria del cotone da cucito, cfr. DEPARTMENT OF THE INTERIOR, CENSUS OFFICE, Report on manufacturing industries in the United States at the eleventh census: 1890, Washington, 1895, pp. 180-182 e The great industries of the United States, Hartford, 1873, pp. 1126-1137. 2 nella lavorazione, l’impresa si dimostrò fallimentare e venne abbandonata. Qualche anno più tardi, nel 1855, fu introdotto dall’Inghilterra un tipo di filo a tre capi, chiamato glacé o filo rifinito, la cui superficie liscia e tornita, prodotta attraverso mezzi meccanici, lo rendeva superiore a ogni filo a tre capi fino ad allora in commercio, sebbene ancora di molto inferiore al cotone a sei capi. L’innovazione attirò l’interesse degli industriali produttori di cotone da cucito. La prima società che abbracciò la produzione del filo satinato fu la Willington Thread Company, di Willington, nel Connecticut, una piccola azienda dotata di meno di 100 fusi per la filatura, già presente sul mercato sin dal 1843 o 1844, peraltro con un prodotto abbastanza competitivo. Il processo di finitura del filo fu brevettato e la Willington Company fu autorizzata a farne uso. Quasi in contemporanea la Willimantic Linen Company, di Willimantic, sempre nel Connecticut (Tav. I, fig. 4), che si occupava della manifattura di tessuti in lino grezzo non candeggiato e di lacci per scarpe, rivolse la propria attenzione alla produzione di cotone per cucito, e si assicurò tutti i diritti derivanti dal brevetto per cotone satinato, tranne quelli detenuti dalla Willington Company. Un anno o due più tardi la Willimantic Linen Company cessò la manifattura del lino dedicandosi completamente a quella dei cucirini ed acquistò la fabbrica della Willington Thread Company. Prima del 1860 furono inventati e posti in uso nuovi procedimenti di finitura da parte di svariati produttori industriali in competizione con la Willimantic Company:il cotone satinato era prodotto dal marchio Green & Daniels di Pawtucket, nel Rhode Island, e da diverse altre ditte minori a Pawtucket e a Fall River. All’inizio della guerra civile era già attiva tutta una consistente industria specializzata in questa branca della produzione di rocchetti di cotone per cucito o cucirini. Nel 1860 Timothy Merrick, che era stato dirigente dell’Opificio Willington, e più tardi era stato assunto dalla Willimantic Company, formò una società per la manifattura del filo satinato, che successivamente si ingrandì divenendo la Merrick Thread Company. La guerra civile fornì una notevole spinta alla manifattura locale di cucirini, sia grazie all’accresciuta domanda, sia per via delle pesanti tasse imposte sugli articoli d’importazione. Un altro fattore stava imponendo all’industria americana la produzione del filo a sei capi: l’invenzione della macchina da cucire (Tav. XVI). Il filo a tre capi non era abbastanza resistente, né in alcun modo adatto all’uso a macchina. L’unica alternativa possibile era scegliere di produrre e fornire ciò che i cambiamenti del mercato imponevano. Contemporaneamente le manifatture estere che si erano acquistate una reputazione sul mercato americano si resero conto che, per via dei pesanti dazi, sarebbe convenuto loro produrre direttamente le proprie merci negli Stati Uniti, anziché importarle. Il decennio tra il 1860 ed il 1870 fu piuttosto deprimente per i produttori americani di filo a sei capi10. Le difficoltà incontrate dai produttori di filo costrinsero molti di loro ad abbandonare una lotta senza speranza. Ciononostante alcuni di essi perseverarono, ma solo la Willimantic Linen Company e la Merrick Thread Company proseguirono nella produzione di un articolo esattamente uguale e quello delle marche estere, e finalmente riuscirono a conquistarsi una posizione ed una reputazione sul mercato. Intanto, tre grossi produttori britannici di filo trasferirono in America la produzione della loro merce per il mercato americano. La prima iniziativa imprenditoriale di tal genere fu quella della Clark Thread Company, che eresse i propri stabilimenti a Newark, nel New Jersey e iniziò le operazioni nel 1865. Poco dopo il marchio J. &P. Coats di Paisley, in Scozia, impiantò un opificio a Pawtucket, nel Rhode Island, conosciuto come la Conant Thread Company. Successivamente, nel 1883, John Clark, jr., & Co., la prima società ad introdurre in America il cotone a sei capi, costruì gli impianti della Clark Mile-end Cotton Company a Kearney, nel New Jersey. 10 I principali sperimentatori erano, oltre alle già menzionate Willimantic Linen Company, Merrick Thread Company, e Green & Daniels, la Hadley Company di Holyoke, nel Massachussets, e la Willston Mills, di Easthampton, sempre in Massachussets. 3 L’INDUSTRIA DELLA SETA AMERICANA La storia dell’industria della seta in America subì una svolta notevole nel decennio compreso tra il 1838 ed il 1848, quando negli Stati Uniti sorsero svariate compagnie per la manifattura della seta da cucito11. Tra le più celebri, oltre a quelle sorte a Peterson, nel New Jersey, che sarebbe divenuta la città per eccellenza di questa industria, è da ricordare la New York and Northampton Silk Company. Nata nel 18331834, deve la sua esistenza all’entusiasmo del suo primo presidente, Samuel Whitmarsh, il quale nel 1832 commissionò a Nathan Rixford alcuni macchinari per la lavorazione della seta e li collocò in un edificio chiamato Old Oil Mill, sul fiume Mill, nel Massachusets, nel luogo dove ora sorge la fiorente cittadina di Florence. Tra gli associati di Whitmarsh vi erano anche due membri del marchio cinese Russel & Co. Qualche anno più tardi, nel 1839, la speculazione sul gelso multicaule portò la compagnia al fallimento, ma i suoi stabilimenti rimasero aperti e funzionanti sotto la supervisione di Joseph Conant, di Mansfield, fino alla fine del 1840. Nel 1841 la compagnia fu ceduta alla Associazione di Northampton per l’Educazione e l’Industria12, nella quale erano interessati Joseph Conant, S. L. Hill e altri; qualche tempo dopo l’impresa assunse il nome di Nonotuck Steam Mill, e finalmente si formò la Nonotuck Silk Company (Tavv. XXIVXXVI), della quale S. L. Hinckley e S. L. Hill furono rispettivamente presidente e segretario. Nel frattempo, dal 1838, a Windsor Locks, nel Connecticut, era iniziata la manifattura di sete da cucito e di confezione di fili ritorti, ad opera del marchio J.H. Hayden & Son, che cominciò ben presto a lavorare seta greggia d’importazione. Nel 1839 Rixford e Dimock si misero in affari a Mansfield, ottenendo un discreto successo per alcuni anni; nel 1840 William H. 11 Sulla storia dell’industria della seta americana e sulle vicende delle principali compagnie manifatturiere di seta da cucito, cfr. WM. C. WYCKOFF, American silk manufacture, New York 1887, in particolare le pp.19sgg., e L.P. BROCKETT, The Silk Industry in America, 1876, in particolare le pp. 67-74. 12 Northampton Association of Education and Industry. Jones, di North Manchester, in Connecticut, intraprese la manifattura di sete per cucire, ricavate da seta di provenienza americana. Il prodotto ottenuto era di qualità eccellente, come dimostrarono i numerosi riconoscimenti da parte dell’American Institute; in seguito, però, la difficoltà di procurarsi bachi da seta americani lo indusse a cessare l’attività nel 1856. V.J. Messinger iniziò l’attività della seta a Canton, nel Massachusets, nel 1839; qualche mese dopo si associò con Lemuel Cobb, fratello di J.H. Cobb, e si trasferì a Needham, dove rimase diversi anni effettuando lavori di cucito, spighette di seta e cotone ritorti, e frange ornamentali. All’incirca nel 1844 Messinger tornò a Canton, e, in società con suo fratello, impiantò l’azienda col nome di Messinger & Brother. Essi continuarono la manifattura di seta da cucito e seta ritorta fino al 1863, quando l’azienda passò a Charles Foster e a J. W. C. Seavey, che lavorava alla Messinger & Bro. sin dal 1853. Il marchio assunse così la denominazione di J. W. C. Seavey & Co., che nel 1869 mutò in Seavey, Foster & Bowman. Diventati dei grandi produttori industriali, i loro marchi favoriti, il Lion e l’Eureka (Tav. XXVII), godettero di notevole reputazione. La popolarità del filo ritorto da 10 yarde13 Eureka per asole fu tale da indurre gli altri produttori di filati ritorti per asole a seguire lo stesso metodo di avvolgere il filato su un piccolo rocchetto, sistema adoperato per la prima volta proprio dal marchio Eureka. Tale perfezionamento fu adottato verso il 1870. Il cucirino da 10 yarde risultò da subito comodissimo per i sarti, dato che conteneva la quantità di filo sufficiente per lavorare un intero vestito. Il marchio Eureka introdusse anche altre notevoli migliorie dal punto di vista dello stile e della qualità delle sete ritorte. CUCIRINI DELLA LUCCHESIA Il genere di lavorazione del cotone dei filati cucirini si è sviluppato in Italia a partire dall’ultimo decennio del XIX sec. In quel periodo furono impiantati molti opifici, quasi tutti nella provincia di Lucca. Nel 1901 tali 13 La iarda è una misura di lunghezza pari a 0.914 m. 4 fabbriche contavano «1.731 operai impiegando 454 cavalli di forza idraulica e 355 di forza a vapore»14. In quell’anno Ugo Tombesi annotava che «in Italia non si sanno ancora confezionare bene i rocchetti per inesperienza della mano d’opera e per mancanza di legname adatto, che si fa venire dalla Norvegia. I cucirini propriamente detti sono fatti con filati ritorti di eccellente qualità, cioè di cotone pettinato – F. Macò o Sea Island. Per la tintura, l’apparecchiatura e per tutta la lavorazione precedente e susseguente, che è lunghissima, il costo si aggrava assai: basti dire che il costo del filato greggio al confronto del cucirino si eleva nella proporzione approssimativa del 250 %»15. Il Tombesi citava anche l’opificio Cantoni, sottolineando però che esso non aveva una vera fabbricazione di filati cucirini, limitandosi alla preparazione dei cosiddetti Sewing Napoli, ossia filati ritorti preparati in matassine ma non su rocchetti. Quanto ai dazi doganali, prima del 1888 i filati cucirini di produzione italiana non avevano voce a sé, ma il Circolo Industriale e Commerciale di Milano aveva già sostenuto che: «per sollevare tale industria giova imitare l’esempio della Germania, dove, pur essendo fiorente simile industria, vuolsi alzare il dazio d’importazione dei cucirini da 70 a 120 marchi, e ciò unicamente a titolo di protezione precauzionale. Domandasi pertanto l’introduzione di una nuova voce di tariffa di lire 150 al quintale, esclusivamente per filati cucirini, di qualunque numero e capi e comunque preparati, sia greggi che bianchi o tinti, e calcolando il peso lordo come peso netto, cioè considerando il peso del legno o del cotone come peso di filato. Il dazio domandato apparisce ragionevole se si considera che in Italia i produttori di filati cucirini sono costretti a ritirare dall’estero, e quindi gravata di dazio, la maggior parte del filato greggio ritorto, il cotone Macò, da essi adoperato»16. E il Parlamento si affrettò a porre un dazio sui filati cucirini in ragione di lire 110 per quintale17. Nel 1891 a Milano fu costituita la società anonima Fabbriche italiane di filati cucirini (Fifc), «con un capitale primitivo di lire 400.000 rappresentato da n. 3200 azioni al portatore di lire 125 ciascuna interamente versate»18. La società era il risultato della fusione di due preesistenti aziende interessate alla produzione di filati da cucire. La prima, nata inizialmente da una attività che l’industriale cotoniero Eugenio Cantoni aveva iniziato insieme ad un socio svizzero (la Sheller & C.), era in seguito confluita nel Cotonificio Cantoni. La seconda, Niemack & C., era stata avviata a Lucca con maggior fortuna da un imprenditore tedesco, Carlo Niemack. Nell’elenco degli attestati di trascrizione per Marchi e Segni distintivi di fabbrica, rilasciati dal Ministero dell’agricoltura, dell’industria e del commercio nella seconda quindicina del mese di aprile 1895, compaiono tra l’altro sei domande presentate dalla ditta Fabbriche italiane di filati cucirini, datate al 10 ed al 13 marzo di quell’anno19. Interessante la descrizione dei tratti caratteristici del marchio che sarebbe stato «dalla richiedente usato per contraddistinguere i filati di cotone di sua fabbricazione applicandolo sui rocchetti contenenti i detti prodotti»20. Esso consisteva in un «tondino di carta litografata avente nel centro la parola: Garantiti seguita da un numero indicante la misura in yards. All’ingiro leggesi: Fabbriche Italiane di Filati Cucirini – Milano – Lucca. Nella parte inferiore del tondino vedesi un circolo con margine rosso contenente un' àncora e le iniziali C.N.»21. Sebbene la nuova società avesse ereditato le sedi produttive e la direzione tecnica della tedesca Niemack & C., non riuscì mai ad acquisire un assetto amministrativo, produttivo e commerciale stabile, e fu facile bersaglio per la concorrenza italiana ed estera. 17 14 U. TOMBESI, L’industria cotoniera italiana alla fine del secolo XIX, Pesaro, Gualtiero Federici, 1901, p. 71. 15 Ibidem. 16 Atti della Commissione d’Inchiesta per la revisione delle tariffe doganali, Roma, 1886. U. TOMBESI, L'industria cotoniera, cit., p. 154. F. PICCINELLI, Le società industriali italiane per azioni, Milano, Hoepli, 1902, p. 302. 19 «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», 111 (10 maggio 1895), p. 2265-2267. 20 Ivi, p. 2265. 21 Ivi. 18 5 L’azienda venne così assorbita, al termine di non felici avvicendamenti di gestione, dal gruppo multinazionale J.&P. Coats Ltd, assumendo la denominazione di Cucirini Cantoni Coats (CCC)22, che conservò anche dopo l’uscita di scena della famiglia Cantoni (Tav. XXXIII). La guida sapiente del manager scozzese James Henderson ed il periodo bellico favorirono il processo di acquisizione da parte dell’azienda di ampia quota sul mercato estero, oltre che di una notevole credibilità finanziaria. Il prestigio e il ruolo guida nel settore culminarono negli anni Venti. Nel 1931 la CCC acquistò le Industrie Sete Cucirine ed il marchio Tre Cerchi, che divenne leader sul mercato delle spagnolette con una vasta gamma di filati mercerizzati. Anche nel secondo dopoguerra la CCC continuò, sotto la guida di Henderson, a riscuotere risultati estremamente positivi, inserendosi tra l’altro nella produzione di cerniere lampo e nella commercializzazione in Italia delle lane Patons. Negli anni Novanta l’azienda attraversò un periodo di ristrutturazione che portò la capogruppo a cedere il settore dei filati industriali ad una consociata, la Coats Italia Filati industriali. Il pacchetto azionario di controllo, su un capitale che dal 1977 è attestato sui 6.000.000.000 di euro, è sempre in mano alla casa madre inglese. SENZA AGO… NON SI CUCE! L’origine dell’ago si perde nella notte dei tempi. Per cucire, molto probabilmente, i primitivi utilizzavano quanto trovavano in natura, come pietre sbrecciate e ossicini d’uccello appuntiti. Ancora oggi, alcune popolazioni indigene delle rive dell’Oceano 22 Sulla storia della Cucirini Cantoni Coats spa, cfr. Gli archivi d’impresa nell’area milanese. Censimento descrittivo, a cura di D. BIGAZZI, Milano, Editrice bibliografica, 1990, pp. 140 e 141; R. ROMANO, Il Cotonificio Cantoni dalle origini al 1900, in «Studi storici», 1975, 2, pp. 461-494; F. BOVA, La Cucirini Cantoni Coats e il settore dei cucirini in Italia, in «Storia in Lombardia», 1987, 1, pp. 49-97; F. BOVA, L’evoluzione di una grande azienda cotoniera: la Cucirini Cantoni Coats dal 1912 al 1939, in «Annali di storia dell’Impresa», III, 1987, pp. 323-368. Pacifico usano spine aguzze e gli eschimesi robuste lische di pesce. Nell’età della pietra, l’ago era un punteruolo d’osso, più o meno curvo, forato prima al centro, poi a una estremità, come quelli rinvenuti nella caverna alla Fontana degli Ammalati (Museo di Varese) o come quello più elaborato proveniente dalla Nuova Zelanda ed esposto al Museo Etnografico “Pigorini” di Roma. Con l’età del bronzo appaiono lunghi aghi, per l’appunto di bronzo con cruna tonda od ovale, uguali a quelli egiziani di 40 secoli or sono, conservati nel Museo del Louvre. Nella sua forma attuale l’ago fu introdotto in Europa dagli Arabi nel 1300. Con l’invenzione del filo di ferro e di acciaio trafilato, sorsero a Norimberga, agli inizi del Quattrocento, le prime fabbriche di aghi; già nel 1550 i fabbricanti di Norimberga costituivano una speciale corporazione. Dalla Germania il monopolio passò poi alla Spagna e quindi all’Inghilterra, il cui prodotto si distingueva in tutto il mondo per l’ottima qualità. Tra le invenzioni del 1838 è da ricordare una macchina per la fabbricazione degli aghi da cucire, brevettata dagli inglesi Cocker e figlio di Sheffield, i quali trovarono «la maniera d’indorare assai bene gli aghi da cucire, per cui riescono di un bellissimo aspetto, e ciò che più importa non vengono mai intaccati dalla ruggine»23. La macchina riduceva il filo d’acciaio alla giusta sottigliezza, lo drizzava, lo tagliava alla dovuta lunghezza, ne aguzzava la punta, gli scavava la cruna, lo bruniva, e produceva ben 40 aghi “del tutto finiti”»24 al minuto. «Gl’inventori sono ora occupati a stabilire cinquanta di queste macchine, le quali servite da soli cinque uomini potranno somministrare giornalmente un milione due cento mila aghi. L’operazione di fare la punta agli aghi era stata fino ad ora pericolosa per l’operaio, perché la sottilissima polvere metallica gli volava negli occhi e nella gola. Colla nuova macchina all’incontro, la punta è 23 G. E. M.POPPE, Manuale di tecnologia, Padova 1821, p.107. 24 Nuova macchina per la fabbricazione degli aghi da cucire, in «La fama», 3, 129 (26 ottobre 1838), p. 516. 6 fatta in modo che la salute la più delicata non può soffrire il minimo danno»25. Oltre alle manifatture inglesi (Tav. XXXVI), nelle quali si fabbricavano aghi da cucire di assoluta perfezione26, nel XIX secolo esistevano fabbriche di pregio anche in Francia e in Germania. Le fabbriche francesi più rinomate erano quelle di Aigle, Troyes, Francheville e di Bourg; a queste non erano inferiori le altre di Vaels presso Aquisgrana, nelle quali si fabbricavano annualmente 500 milioni di aghi. Le migliori fabbriche tedesche erano a Schwabach, ed esse producevano, da sole, ogni anno, circa 200 milioni di aghi; tra le altre, per quantità e qualità dei lavori si ricordano le manifatture di Furth, di Norimberga, di Iserjohn, di Menden, di Cölln sul Reno, di Monheim in Baviera, di Durlach, di Neustadt nei pressi di Vienna e di Potsdam. In Italia solo nei primi anni del Settecento si formarono le corporazioni dei mercanti di agugge. Le macchine più efficienti per fare gli aghi furono inventate, però, in America nel 1918: riuscivano a produrre più di 2.000 aghi l’ora. Un oggetto così elementare è il risultato di una complessa catena di lavorazione che offre l’esempio tipico della divisione del lavoro. Un ago, prima di essere messo in commercio, passa per le mani di più di 80 operai. Il famoso trattato di economia di Adam Smith parte appunto dalla lavorazione degli aghi, per commentare il sistema della catena di lavoro. Enzo Pio Pignatiello 25 Ibidem. Sulle manifatture inglesi di aghi, cfr. M. T. MORRALL, History and description of needle making, Manchester, 1862. 26 7 2. 1. 3. 4. TAVOLA I – DALL’ARCOLAIO ALLA MULA: 1. “Il filatoio comune è una delle macchine più ingegnose che siansi immaginate per far le veci del Fuso. Eseguisce due operazioni distinte, vale a dire, di torcere la stoppia del lino o della canapa, e di avvolgerla sopra un rocchello” (da L.S. LENORMAND, Nuovo dizionario universale tecnologico o di arti e mestieri, vol. VI, Venezia 1834, p. 47); 2. Un momento della lavorazione della seta presso lo stabilimento “Corticelli” di Florence, in Massachussets: una operaia, con l’ausilio di un apposito bobinatore, avvolge il filo sui rocchetti (1905); 3. “Mula” o filatoio intermittente automatico, brevettato dalla ditta “John Hetherington & Sons” di Manchester nel 1890; 4. Veduta dell’opificio della “Willimantic Linen Company” di Willimantic, in Connecticut (1873). 8 L'utilizzo delle cartoline promozionali a scopo pubblicitario ebbe inizio nell'ultimo terzo del XIX secolo. In quel periodo le aziende avvertirono il bisogno di inaugurare un nuovo modo di fare propaganda per distinguere l'ampia gamma di prodotti disponibili ai consumatori. Le cartoline promozionali venivano distribuite ai clienti dei negozi direttamente dai rivenditori, o, in alternativa, sigillate in merci imballate, andando così a costituire l'espediente pubblicitario più diffuso del XIX secolo. Dunque, verso la metà del XIX secolo, e sul finire di esso, le compagnie che producevano caffè, sapone, thè, e materiale per cucire erano solite distribuire, insieme ai propri prodotti, cartoline variopinte, quale mezzo per pubblicizzare la propria azienda. Gli annunci pubblicitari di solito riproducevano bambini in costume o in ambientazioni chiaramente legate alle varie stagioni. Il verso delle cartoline riportava il nome e l'ubicazione dell'azienda che aveva fornito la cartolina, ed informazioni aggiuntive sui pregi del prodotto o dei prodotti pubblicizzati. vengono Nelle pagine seguenti riprodotte, raggruppandole per soggetti rappresentati o per ditta pubblicizzata, alcune stupende cartoline pubblicitarie dei filati cucirini prodotti da manifatture inglesi e statunitensi attive in epoca Vittoriana (1837-1901). 9 2. 1. 3. 4. 5. Tavola II- BAMBINI: 1. Cucirino di cotone a 6 fili da 200 yarde prodotto dal marchio scozzese “J&P Coats”; 2. Rocchetto di filo N.36 della “Clark Mile-end Cotton Company”, nel New Jersey; 3. e 5. Cucirini con marchio di fabbrica “O.N.T”, prodotti dalla “Clark Thread Company”. “O.N.T.” era l’acronimo di “Our New Thread”, che era uno speciale cotone a 6 fili per cuciture a macchina, ed in breve divenne il primo marchio americano di cotone da cucito, da ricamo e per uncinetto, disponibile in una ampia gamma di colori; 4. Cucirino della “Willimantic Linen Company” del Connecnticut. 10 1. 2. 3. 5. 4. Tavola III- BAMBINI: 1. Cucirino di cotone da 200 yarde della “J & P Coats”; 2. Rocchetto di filo N.30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 3. Cucirino di cotone N. 50 della “J & P Coats”; 4. e 5. Cucirini marchio “O.N.T” della “Clark Thread Company”. “O.N.T.” fu il primo filo nero in assoluto ad essere prodotto. 11 1. 3. 2. 4. Tavola IV- BAMBINI E COTONE MARCA “O.N.T.”: 1. “Niente può essere più forte dell’amore materno e del cotone O.N.T. ” (Cartolina sagomata a forma di cucirino); 2. “IL SEGRETO del cucire bene è l’utilizzo dei cucirini di cotone O.N.T”; 3. “Cucirino di cotone O.N.T, duro da battere”; 4. “I vestiti dei bambini, stesi tra i due pali, sono appesi al filo di cotone O.N.T” (Cartolina sagomata a forma di cucirino). 12 1. 2. 4. 3. 5. TAVOLA V- BAMBINI: 1. “Non preooccuparti, Johnnie! Ora te lo cucio con il cotone cucirino O.N.T. Sarà come nuovo e mamma non si accorgerà di nulla”; 2. “Il cotone cucirino O.N.T., ecco cosa ti serve!”; 3. “Andando alla “Sewing Society” a bordo del filo Willimantic”; 4. Filo di cotone J & P Coats; 5. “Guarda fisso il filo “Kerr” e sorridi, per favore”. 13 2. 1. 3. 5. 4. TAVOLA VI- BAMBINI E CUCIRINI “KERR & CO” E “WILLIMANTIC”: 1.“Provate il cotone “Kerr”, l’invincibile ed indispensabile”; 2. I pattini dei bambini in pista hanno rocchetti di cotone “Kerr” in luogo delle rotelle; 3. “Il cotone “Kerr” conquista il dolce”; 4. “Metterò una cintura di filo “Willimantic” attorno alla terra in quaranta minuti”; 5. “Il nuovo cotone Kerr a rocchetti è adatto a tutte le macchine da cucire”. 14 1. 3. 2. 4. 5. TAVOLA VII - BAMBINI E CANI: 1. Cucirino di filo N.3° prodotto dalla “Clark Mile-end Cotton Company”; 2. Rocchetto di cotone marchio “O.N.T.”; 3., 4., 5. “Cucirini J & P, il migliore cotone a 6 fili, bianco, nero e a colori, per uso manuale e a macchina”. 15 1. 3. 2. 4. 5. TAVOLA VIII- BAMBINI E NONNE: 1. Cucirini “J & P Coats”; 2. Rocchetti di cotone marca “O.N.T.”; 3. Cucirini prodotti dalla “Merrick Thread Company”, del Connecticut; 4. Rocchetti di filo N.30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 5. “Il cotone O.N.T è il migliore! Portamene altri!”. 16 1. 2. 3. 5. 4. TAVOLA IX - PESCATORI E FOLLETTI: 1. Rocchetti di cotone a 6 fili prodotto dalla “Merrick Thread Company”; 2. e 3. Cucirini “J & P Coats”; 4. Rocchetti di cotone N 30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 5. Cucirini di cotone del marchio di fabbrica “O.N.T.”. 17 1. 3. 2. 5. 4. TAVOLA X - ANIMALI: 1. Cucirini di cotone a 6 fili N. 50, marca “J & P Coats”; 2. Cucirini di cotone a 6 fili N. 40, marca “J & P Coats”; 3. “L’arrivo di Jumbo” (cotone cucirino marca O.N.T.); 4. “Jumbo al bar” (cotone cucirino marca O.N.T.); 5. “Jumbo deve procedere, perché trainato dal filo Willimantic” (“Willimantic Linen Company”). 18 1. 2. 3. 4. TAVOLA XI- SCENE BUFFE: 1. e 2. Cartolina apribile con una storia a vignette, il cui morale è: “Veramente felice sarà quell’uomo i cui vestiti sono cuciti col cotone cucirino O.N.T, che è in vendita ovunque”; 3. Rocchetti di cotone N 30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 4. “Gulliver e i lillipuziani” (cotone cucirino a 6 fili marca O.N.T.). 19 1. 2. 3. 5. 4. 6. TAVOLA XII- PROVE DI RESISTENZA DEL COTONE CUCIRINO: 1. Cucirini di cotone N.60 a 6 fili e di cotone “Glacé” N.70, per cuciture a mano e a macchina, prodotto dalla ditta “Brook”; 2. Cotone della “Merrick Thread Company”; 3. “Come tenere vostro marito a casa, la sera” (Cotone cucirino N.36 della “Clark Mile-end Cotton Company”); 4. “La campana del vespro” (Rocchetti di cotone a 6 fili della “Willimantic Linen Company”); 5. Cotone cucirino marca O.N.T della “Clark Mile-end Cotton Company”; 6. Filo di cotone della “J & P Coats”. 20 1. 2. 3. 5. 4. 6. TAVOLA XIII- VARIETA’: 1. Cartolina pubblicitaria con marchio di fabbrica del filo di lino irlandese, prodotto dalla “Barbour Brothers & Co” di New York; 2. Cotone cucirino N.36 della “Clark Mile-end Cotton Company” con veduta di Piazza S.Pietro a Roma e ritratto di Re Umberto di Savoia; 3. Cartolina pubblicitaria del cotone cucirino della “J & P Coats”, con marchio di fabbrica per gli Stati Uniti e campionario dei colori disponibili; 4. “Magari questi bottoni fossero stati cuciti dall’inizio col filo di cotone “J & P Coats”!”; 5. “Scegliete la migliore tonalità” (Cotone cucirino J & P Coats”; 6. Cotone cucirino n. 40 da 200 iarde della “Clark Mile-end Cotton Company”, premiato con medaglia d’oro a Parigi nel 1878. 21 1. 2. 3. 4. 5. TAVOLA XIV- SOGGETTI ORIENTALI: Originalissime cartoline pubblicitarie del cotone a 6 fili prodotto dalla “J & P Coats”, con soggetti tratti dal “Mikado”, opera comica in due atti, composta da Gilbert e Sullivan nel 1885: 1. Katisha, nobile signora un po’ matura, innamorata di Nanki-Poo; 2. Yum Yum, una delle tre sorelle pupille di Ko-Ko, Gran Giustiziere di Titipu; 3. Le tre signorine uscite dal collegio; 5. Il Mikado, imperatore del Giappone. La cartolina numero 4. rappresenta tre personaggi asiatici, dei quali uno è intento a cucire e gli altri due sono impegnati a trasportare rocchetti di filo N.40 da 200 iarde, marca O.N.T. 22 1. 3. 2. 5. 4. TAVOLA XV - SOGGETTI VARI: 1. Cartolina in cromolitografia (1880) pubblicitaria del cotone cucirino “J & P Coats”, “il migliore filo a 6 trefoli”, con cui i personaggi raffigurati trasportano via mare dall’Egitto il celebre “ago di Cleopatra, il più grande ago al mondo”, antico obelisco in granito rosa, ora collocato a New York.; 2. Un ginnasta cammina in equilibrio sul filo di cotone cucirino “standard” a 6 fili della “Merrick Thread Company”; 3. Rocchetti di cotone cucirino N. 30 prodotti dalla “Clark Mile-end Cotton Company”; 4. “La libertà illumina il mondo, proprio come il cotone a 6 fili della “Merrick Thread Company”, il migliore sul mercato”; 5. Cartoncino pubblicitario dei rocchetti di cotone a 6 fili marca “J & P Coats”. 23 1. 2. Tavola XVI- J & P COATS PER CUCITURE A MANO E A MACCHINA: 1. “Il mio amore per te sarà sempre forte ed affidabile, come questo filo”; 2. “Il cotone J & P Coats funziona come un incanto e non si spezza mai”. I filati cucirini marca J & P Coats si prestavano bene sia per il lavoro a mano che per quello a macchina, e d erano disponibili in tinta bianca, nera o colorata. 24 1. 2. 3. TAVOLA XVII – J & P COATS: 1., 2., 3., Recto, verso e lati interni di una graziosa cartolina promozionale apribile dei cucirini di cotone marca O.N.T., sagomata a forma di bambola. Le ditte che pubblicizzavano i propri prodotti, ciascuna attraverso un set di 16 cartoline sagomate a bambola, erano: “Clark Mile-end Cotton Company” per il cotone da cucito, da uncinetto e da rammendo marca “O-N-T”; “Marshall & Co.” per i filati di lino e “Milward Helix” per gli aghi da cucito. 25 2. 1. TAVOLA XVIII- JAMES CHADWICK & BRO.: 1. e 4. Recto e verso di una cartolina pubblicitaria dei rocchetti di cotone a 6 fili da 200 yarde marchio “Chadwick”, “ineguagliato per cuciture a mano e per ogni tipo di macchina da cucire”; 2. Etichetta tonda utilizzata per contraddistinguere i rocchetti di cotone marca “Chadwick” nel 1935; 3. “Questo filato cucirino è notevole per la sua elasticità e grande resistenza, ed è superiore a tutti gli altri cucirini per cuciture a mano e a macchina. Raccomandiamo inoltre il cotone da uncinetto “Chadwick”, come il migliore per tutti i lavori delicati” (dal verso della cartolina). 4. 3. 26 1. 2. 4. 3. Tavola XIX - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. “J & P Coats, il migliore filo a 6 trefoli, bianco, nero e colorato, per cuciture a mano e a macchina”; 2., 3., 4., “Usate il meglio! Cotone cucirino della ditta “Clark”, marca O.N.T, in bianco, nero indelebile e tutta la gamma di nuovi colori. Desideriamo richiamare speciale attenzione al nostro cotone nero indelebile, tinto attraverso un nuovo procedimento, che rende il colore davvero incancellabile, e, allo stesso tempo, non inficia la resistenza del filo. Gli indumenti cuciti con i cucirini marca O.N.T di colore nero non scoloriscono mai dopo essere stati lavati o indossati. Provate gli aghi Milward Helix. Ogni ago perfetto”. La cartolina N.2 mostra ambedue le targhette rotonde applicate rispettivamente sul lato superiore ed inferiore di ciascun rocchetto, specificando che il filo veniva avvolto su cucirini di colore bianco. 27 1. 2. 3. TAVOLA XX - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. Cartolina promozionale del “Bobinatore J & P Coats”, brevettato il 12 ottobre 1880. “Riunisce insieme rocchetti disparati, e li dispone in modo ordinato. Preserva il cotone perfettamente pulito e la semplicità con cui ciascun cucirino può essere prelevato, attraverso un facile sollevamento della graffa, garantisce economia nell’uso del filo”; 2. Cartolina promozionale dei cotone a 6 fili prodotto dalla “J & P Coats”; 3. “Gli industriali Clark, produttori del cotone cucirino marca O.N.T, di Newark, nel New Jersey, e di Paisley, in Scozia, danno lavoro a 5.200 operai. Le loro manifatture producono giornalmente una quantità di filo sufficiente a compiere quattro giri intorno al globo. Utilizzano una potenza di 6.000 cavalli, consumano 43.000 tonnellate di carbone ogni anno, ovvero 140 tonnellate giornaliere. I fabbricanti dell’O.N.T. sono i maggiori produttori industriali dei rocchetti di cotone al mondo”; 4. Calendario per l’anno 1880-1881, distribuito dalla “J & P Coats, il migliore cotone a 6 fili in vendita presso tutte le mercerie e i negozi di minuterie”. 4. 28 1. 2. 3. Tavola XXI - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. Cartolina promozionale dei cucirini marca O.N.T., con la litografia del “Palazzo delle Arti Meccaniche”, eretto a Chicago in occasione della Esposizione Colombiana del 1893; 2. “Il cavaliere del ditale d’argento sfida il mondo”. Cartolina promozionale del filo “Willimantic”, il migliore per le cuciture a macchina; 3. Cartolina promozionale del filo “Willimantic” per le cuciture a macchina, in cui si legge l’avviso: “Abbiamo testato a fondo il nuovo cotone cucirino “Willimantic” a 6 fili, soffice e rifinito, trovandolo superiore ad ogni altro sul mercato, e lo raccomandiamo caldamente agli agenti, acquirenti ed utenti di tutte le macchine da cucire”. Segue un elenco con le firme di 7 compagnie di macchine per cucire, che garantiscono per il cotone “Willimantic”, tra cui la “Wheeler & Wilson Manufacturing Co”, la “Domestic Sewing Machine Company” e la “White Sewing machine Company”. 29 TAVOLA VERSO: XXII - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL In alto una scatola di bobine confezionate di filo della “Merrick Thread Company” da 200 iarde per macchine da cucire. Al lato sono riprodotti due certificati, redatti rispettivamente dalla “Singer Manufacturing Company” e dalla storica fabbrica di corsetti “Worcester Corset Company” e datati al 1° maggio 1879, che garantiscono sulla superiorità del cotone cucirino “Merrick” nelle cuciture a macchina. In basso stampa pubblicitaria delle bobine confezionate “Merrick Thread” per macchine da cucire a navetta (1880). Erano disponibili di colore nero o bianco, e di misure dal n. 50 al n. 100. 30 2. 1. TAVOLA XXIII - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. Tabella con le combinazioni ago-filo, in base al tipo di cucitura da eseguire e in relazione ai diversi modelli e alle differenti marche di macchine da cucire. A un numero di ago minore corrisponde un ago di spessore più piccolo; mentre più alto è il numero, maggiore lo spessore del rispettivo ago. Anche la numerazione di un filo è indice del suo spessore, ma può essere di due tipi: secondo il sistema detto “diretto”, o “titolazione”, più il numero è elevato, più il filo è grosso; secondo il sistema detto “indiretto”, o “numerazione”, invece, più il numero è alto, più il filo è fino; 2. “Se la donna che legge questa cartolina, quando desidera un rocchetto di cotone, comprerà il cotone cucirino O.N.T. della ditta Clark, avrà il miglior filo per cuciture a mano e a macchina. E’ avvolto su spolette di colore bianco. Il lato inferiore di ciascun cucirino si presenta come segue”; 3. Cartolina promozionale del cotone “J. & P. Coats”, in occasione della Esposizione Internazionale del cotone, svoltasi ad Atalanta, in Georgia, nel 1881. 3. 31 1. 2. 3. 4. 5. TAVOLA XXIV - NONOTUCK SILK COMPANY E MARCHIO CORTICELLI: 1. e 2. Copertina e pagina interna della “carta dei colori della seta cucirina marchio Corticelli per sarti”, distribuita dalla “Nonotuck Silk Company” nei primi del Novecento; 3. Una spoletta di seta cucirina Corticelli, numero 1164. Nel campionario della ditta, ad ogni codice numerico corrispondeva un colore del filo. Gli stabilimenti Corticelli erano stati fondati a Florence, nel Massachussets, nel 1838; 4.“Se la donna che riceve questa cartolina, quando avrà bisogno di seta da cucito e filato ritorto, chiederà il marchio Corticelli, otterrà la migliore seta in assoluto”; 5. “Il meglio è il più economico: Corticelli, rocchetti di seta e filati ritorti, seta da tricot di Florence, nera e colorata”. 32 1. 3. 2. 4. TAVOLA XXV - MARCHIO CORTICELLI: 1. Stampa pubblicitaria della seta cucirina e della seta lavata da ricamo, prodotta dalla ditta Corticelli (1902); 2. Stampa promozionale dei cucirini di seta Corticelli. “Uno dei segreti della superiorità della seta marchio Corticelli su tutte le altre risiede nelle migliori e più lunghe fibre di seta grezza, scrupolosamente selezionate, utilizzate nella sua fabbricazione. Il risultato è un filo di seta perfettamente liscio, rotondo ed assai resistente” (1902); 3. “Seta cucirina Corticelli, troppo resistente da spezzare” (1902); 4. Stampa pubblicitaria del filato ritorto per borse Corticelli, “uno filo composto tre trefoli, sottoposto ad una speciale torcitura, facile a lavorarsi e assai forte. Non può essere superato nella realizzazione di borse, borsette da signora e altri articoli da intreccio” (1902). Il logo della società, noto come “il gattino di Corticelli”, divenne sinonimo di seta cucirina di qualità. 33 1. 2. 3. TAVOLA XXVI - MARCHIO CORTICELLI: 1. Le seterie Corticelli di Florence, i maggiori stabilimenti per la lavorazione della seta a livello mondiale (1902); 2. Stampa pubblicitaria dei gomitoli di seta marca Corticelli per lavori all’uncinetto e tricot (1902); 3. Scatoletta contenente due bozzoli di bachi da seta allevati dalla ditta Corticelli, utilizzati per dimostrazioni pratiche nell’insegnamento scolastico. Ogni scatoletta veniva venduta al prezzo di 5 centesimi, e poteva essere ordinata e ricevuta per posta dagli insegnanti. Erano inoltre previsti prezzi scontati nel caso di richieste di lotti di grosse dimensioni (1902). 34 2. 1. 4. TAVOLA XXVII - MARCHI CORTICELLI ED EUREKA NELLE CARTOLINE VITTORIANE: 1.Cartolina pubblicitaria delle sete cucirine marchio Corticelli; 2. e 4. Cartoline pubblicitarie delle sete cucirine marchio Eureka, “ogni cucirino garantito”; 3. Verso di una cartolina pubblicitaria con l’indicazione delle varietà di sete cucirine per punti, per ricamo, per borse, per uncinetto e per tricot, prodotte dalla “Eureka Silk Manufacturing Company”. La seta era confezionata in gomitoli o matassine, oppure in rocchetti, distinti in base alla lunghezza in iarde o al peso in once. 3. 35 2. 1. 3. 4. 5. 6. TAVOLA XXVIII – BRAINERD & ARMSTRONG COMPANY: 1., 2., 3. Pagine di un campionario di colori di sete cucirine per ricami e per punti di riempimento, prodotte dalla compagnia, che possedeva una fabbrica a New London, nel Connecticut (primi Novecento); 4. e 6. Cartoline pubblicitarie delle sete cucirine “Brainerd & Armstrong”, con l’esortazione rivolta alle massaie: “Donne, provatele! ”; 5. Stampa pubblicitaria dei rocchetti di seta “Brainerd & Armstrong”, “i migliori al mondo” con l’invito: “Donne, richiedeteli al vostro negoziante di fiducia!” (1882). 36 TAVOLA XXIX – BARBOUR & SONS: Inserzione pubblicitaria dei filati cucirini per scarpe, confezioni e macchine da cucire, prodotti dalla ditta “Wm. Barbour and Sons” di Lisburn, in Irlanda (da «Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del 1883). La compagnia venne fondata Lisburn nel 1785 da John Barbour, che acquistava dalla Scozia il lino da filare. William, il figlio di John Barbour , rilevò la compagnia, che divenne così la “William Barbour & Sons”. Essa aveva una sede a Londra ed una a Manchester, ed i suoi filati di lino ricevettero innumerevoli premi di merito nel corso di fiere e mostre internazionali, tra cui l’Esposizone Universale di Parigi del 1878. Nel 1898 la “Barbour & Sons” si fuse con altri produttori industriali di filo per dare vita alla “Linen Thread Company”, dedita alla produzione di filati di lino ed altro, reti, funi e spago. 37 TAVOLA XXX – FINLAYSON, BOUSFIELD & CO.: Inserzione pubblicitaria dei filati di lino fabbricati dalla ditta “Finlayson, Bousfield & Co.”, in «Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del 1883. Si trattava di grossi produttori industriali di fili di lino, che possedevano grandi opifici a Johnstone, presso Glasgow (Scozia) ed una piccola fabbrica a Grafton, nel Massachussets. Capo della firma “Finlayson, Bousfield & Co.” era James Finlayson, membro della Casa dei Comuni britannica. L’inserzione reca applicate 4 etichette circolari per rocchetti di “filo di lino di qualità extra per macchine da cucire N. 60 da 2 once”. 38 TAVOLA XXXI – MARSHALL & CO.: Inserzione pubblicitaria dei filati di lino fabbricati dalla ditta inglese “Marshall & Co.”, in «Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del 1883. La firma, con sede a Shrewsbury, fu fondata nel 1788 ed i suoi prodotti ottennero medaglie e riconoscimenti a tutte le esposizioni internazionali nel corso delle quali cui vennero esibiti. L’inserzione reca applicate 3 etichette circolari destinate ad essere applicate su rocchetti di filo di lino N. 50 da 2 once per macchine da cucire, su spolette da 200 iarde di filo a tre trefoli per cuciture a macchina o a mano, e su rocchetti di filo ritorto a 6 trefoli per cuciture a macchina. 39 1. 3. 2. 4. TAVOLA XXXII – COTONI INGLESI TEDESCHI E SCOZZESI: 1. Cartoncino pubblicitario del cotone cucirino marca “Anchor”, “il migliore per cuciture a mano e a macchina”, prodotto dalla “Clark & Co.” (primi Novecento); 2. Stampa pubblicitaria della fabbrica berlinese J.B. Wünsch, che produceva filati, tessuti, canutiglie, cordoncini, passamanerie e rocchetti di fili d’oro e d’argento (1894); 3. Verso di una cartolina vittoriana pubblicitaria dei cucirini di cotone da 200 iarde, marca “J. & P. Coats”, “il migliore filo a 6 trefoli”. La cartolina riporta anche il marchio di fabbrica per gli Stati Uniti d’America; 4. Stampa pubblicitaria della ditta “Marsland, Son & Company”, di Blackfriars, presso Manchester, specializzata nella filatura e manifattura di cotone da cucito a 2, 3, 6 e 9 trefoli, cotone da tricot e da rammendo e da uncinetto (1862). 40 2. 1. 3. 5. 4. TAVOLA XXXIII – CUCIRINI CANTONI COATS (C.C.C) E S.I.G.A.: 1. Stampa pubblicitaria dei filati da ricamo della “Cucirini Cantoni Coats”: “hanno lo splendore e la solidità degli antichi ricami italiani” (prima metà del Novecento); 2. Stampa-omaggio della “Cucirini Cantoni Coats”, promozionale di un concorso di ricamo, bandito nel 1940, con 3.400 premi in palio; 3. Scatola di cartone contenente “1 kilo netto di cotone perlato per calze, marca “Pellicano” depositata, in 20 matasse, 50 grammi garantiti”, prodotto dalla “Cucirini Cantoni Coats”. La ditta aveva sedi a Milano, Lucca, Genova, Intra, Napoli e Trieste (primi Novecento); 4. Inserzione pubblicitaria dei filati da ricamo marca “Astra”, fabbricati dalla “C.C.C” di Milano, in «Mani di fata», XVI, 3 (1 marzo 1941). I 6 stabilimenti della ditta fornivano lavoro a 6.000 operai; 5. Coperchio di una scatoletta di cartone contenente cotone per calze marca “Borsa”, fabbricato dalla ditta “S.I.G.A.” con sedi a Lucca, Gallicano e Napoli (prima metà XX sec.). 41 TAVOLA XXXIV – SETE CUCIRINE RIUNITE E MARCA C.M.S. : Inserzioni pubblicitarie in «Mani di fata» degli anni 1932-1934. I filati pubblicizzati sono quelli per ricamo, bianchi e colorati, marca “C.M.S.”, distribuiti dalle “Sete Cucirine Riunite” di Milano: “Sono brillanti allo sguardo, morbidi, lisci, scorrevoli all’uso e in più di effetto inalterato dopo le lavature e di colorito costante esposti alla luce”; “Sono sempre i preferiti dai grandi laboratori di ricami, dalle scuole professionali, dagli istituti femminili”; “Per i vostri ricami adoperate sempre questi filati”. 42 2. 1. 3. 4. TAVOLA XXXV – FILATI CUCIRINI : 1. Inserzione pubblicitaria dei filati per ricami marca “Ancora”, prodotti dalla “Cucirini Cantoni Coats”, in «Mani di fata», X, 3 (1 marzo 1934). Essi venivano tinti a mezzo di “colori “Astra” solidi”; 2. Due cucirini di cotone bianco a 6 fili da 200 iarde per cuciture a macchina, della “J & P Coats” (primi del Novecento); 3. e 4. Rocchetto di filo verde ritorto per cuciture a macchina, fabbricato dalla “Singer Manufacturing Company” (primi del Novecento); 5. Cucirino da 400 iarde di filo per cuciture a macchina, della “Cucirini Cantoni Coats” (primi del Novecento); 6. Cucirini del primo Novecento per lavori a macchina; si distinguono: cotone nero lucido N.90 da 400 iarde (365 metri) della “Cucirini cantoni Coats”; cotone bianco N.40 “marca Borsa”; cotone bianco N. 50 lucido da 100 iarde; cotone bianco N.80 da 400 iarde “glacè”; cotone bianco da 91 metri, marca “Sovrana” della “Cucirini Cantoni Coats”. Quest’ultima marca veniva pubblicizzata come “il filo perfetto per cucire tessuti di seta”. 5. 6. 43 2. 1. 3. 4. TAVOLA XXXVI – AGHI: 1. Cartolina promozionale degli aghi da cucito prodotti dalla “H. Milward & Son”, di Redditch, in Inghilterra (epoca Vittoriana). La storia del marchio ebbe inizio all’incirca nel 1700, ma ainizialmente si trattava solo di una piccola fonderia di aghi da cucito ed uncini. Entro la metà del XIX secolo la compagnia era diventata una delle più affermate nel settore in tutto il Regno Unito, e, tra il 1853 ed il 1922, ottenne ben 30 medaglie di merito alle diverse esposizioni e fiere commerciali internazionali cui partecipò. Ancora oggi la “H. Milward & Son” produce una vasta gamma di aghi da cucito per lavori manuali e per macchine da cucire; 2. Aghi nelle differenti fasi di fabbricazione (1862). La fabbricazione usa come materia prima il filo di acciaio ad alto tenore di carbonio. Gli aghi si classificano con un numero in relazione alla loro grossezza (aghi del nr. 1, del nr. 6 ecc.); in un chilogrammo di aghi ne entrano 40.000 del nr. 12, 11.000 del nr. 6 e così via; 3. Agoraio a libretto di epoca vittoriana; 4. Armi araldiche del fabbricante di aghi (da M.T. MORRALL, History and description of needle making, Manchester 1862, p.44). 44