I SEGRETI DEL COTONE DA CUCITO
Una delle più importanti filiere della
manifattura del cotone è la produzione del
cotone da cucito1. Generalmente il cotone da
cucito, se il filato è composto da più di tre capi
(o trefoli), subisce una doppia torcitura.
L’operazione industriale dell’unire e del
ritorcere i trefoli prende il nome di binatura, e si
svolge solitamente in due fasi: dapprima il filato
viene ritorto nello stesso verso delle fibre; poi,
nella seconda binatura, o binatura finale, la
torcitura avviene in direzione opposta a quella
della filatura. Il cotone da cucito a due o tre capi
viene ritorto una sola volta e in direzione
opposta a quella della filatura.
Nella manifattura del filo da cucito per
l’ordito, il filo, dopo essere stato binato a tre o a
sei capi, oppure binato per il lavoro
all’uncinetto, è solitamente avvolto su alcune
bobine degli orditoi. Da 100 a 360 bobine di
questo tipo vengono allocate in una rastrelliera
porta-bobine2, e poi il filato, in base ai requisiti,
viene avvolto in fasci o catene. I fili vengono
lasciati ad una certa distanza l’uno dall’altro,
così da evitare che si impiglino durante la
tintura o il candeggio.
Se il filo è destinato ad essere avvolto in
matasse, viene annaspato direttamente dalle
bobine del binatore, o, in alternativa, viene
prima schiarito in una sorta di telaio e poi
avvolto.
Dai macchinari suddetti viene preso il
filo per essere tinto o candeggiato. Quando deve
essere colorato di nero o di una tinta scura, di
regola il filo non è sottoposto a candeggio, ma
semplicemente bollito nell’acqua e poi
sottoposto alla macchina per tintura3.
Per i colori chiari il filo viene fatto
passare per una leggera bollitura in una
soluzione di soda, poi immerso in una soluzione
fredda di cloruro di calcio, dopodiché viene
lavato nell’acqua, poi nuovamente bagnato
nell’acido cloridrico diluito e, finalmente, ben
lavato.
1
Sui procedimenti industriali di produzione del
cotone da cucito, cfr. S. ECROYD, The Cotton Year Book
and diary 1910, Manchester, 1910, pp. 176-182; C. H.
CLARK, A spool of thread and how it is made, s. l., 1879.
2
In inglese creel.
3
In inglese dyeing machine.
1)
2)
3)
4)
Nel candeggio il materiale è soggetto
alle seguenti operazioni:
Viene bollito per sei ore in acqua e soda
caustica, poi messo a mollo nell’acqua e
infine lavato.
Il filo è immerso in una soluzione
sbiancante e viene preparato per
l’inacidimento attraverso un accurato
lavaggio.
In fase di inacidimento il filo viene
immerso per mezz’ora in acido solforico
diluito, poi risciacquato per mezz’ora ed
infine passato attraverso una lavatrice.
Tutte queste operazioni possono essere
ripetute per ottenere un bianco puro.
Al momento di essere rifinito il filo
attraversa una macchina a cassone
ribaltabile, contenente una soluzione di
sapone e blu oltremare, poi passa
attraverso un idroestrattore e viene
asciugato.
E BERTA… FILAVA
La storia è silenziosa quasi quanto la nascita
della conocchia, ma il fuso fu probabilmente
una delle prime invenzioni dell’uomo, e, quale
emblema del lavoro domestico femminile, lo si
ritrova dipinto sui più antichi monumenti storici.
Il progresso dalla conocchia alla mula o
filatoio intermittente4, con i suoi miglioramenti
di oggigiorno, ha avuto uno sviluppo molto
lento (Tav. I). Il filarello5, evoluzione della
conocchia, era sconosciuto in Inghilterra prima
dei tempi di Enrico VIII (1509-1547), che lo
importò in quella terra dalla lontana India (Tav.
I, fig. 1).
Per oltre 200 anni dalla sua introduzione in
Inghilterra, il filarello rimase il principale
sistema per produrre filati e filo da cucito; ma
intorno al 1765 James Hargreaves, del
Lancashire, in Inghilterra, inventò la giannetta6,
nella quale al singolo fuso (o mandrino) del
vecchio filarello, si sostituiva una batteria di 8
fusi, con una intelaiatura che girava su sé stessa.
4
5
6
In tedesco Mühle, in inglese mule-jenny.
In inglese spinning-wheel.
In inglese spinning-jenny.
Il filato, a mano a mano che veniva avvolto sui
diversi fusi, passava attraverso un gancio di
legno, tenuto in una mano dall’operaio.
Successivamente, altri 72 fusi furono aggiunti a
questi, e la giannetta divenne una forza
meccanica
di
straordinaria
importanza.
Hargreaves, spinto dai fratelli, eresse a
Nottingham una piccola fabbrica per produrre
filati con i suoi macchinari. Nel 1768 Richard
Arkwright di Preston, nel Lancashire, concepì
l’idea di filare attraverso dei rulli, ricavando dei
veli7 che, man mano che uscivano dalle carde,
erano sottoposti ad una leggera tensione che
allungava e stirava le fibre. Arkwright trovò
capitalisti interessati alla sua idea, e il modo di
perfezionare i suoi rudimentali dispositivi
meccanici. Così fu realizzata una macchina
azionata dall’energia di un cavallo, e nel 1771
fu impiantato a Cromford, nel Derbyshire, un
opificio
funzionante
grazie
all’energia
dell’acqua. Da quel momento in poi i
macchinari per la filatura meccanica conobbero
un notevole ma lento sviluppo e nel giro di 10
anni Arkwright dava lavoro nei suoi opifici a
qualcosa come 500 operai, gettando così le basi
della sua futura fortuna.
Nel 1779 Samuel Crompton, di Bolton, in
Inghilterra, inventò una macchina che
combinava i pregi delle due precedenti
invenzioni, la giannetta di Hargreaves ed il
filatoio di Arkwright, e che fu chiamata, come
detto, mula o filatoio intermittente8 (Tav. I, fig.
3). I mandrini (o fusi) erano collegati ad un
carrello che veniva fatto scorrere avanti e
indietro a breve distanza su ruote, estraendo e
stirando il velo di lana o di cotone, che
contemporaneamente veniva filato o ritorto in
filati. Le macchine di Crompton, che in origine
avevano in dotazione 22 fusi, furono
successivamente ampliate a 220 mandrini, tenuti
in funzione da un solo operaio – un vero e
proprio trionfo sul vecchio filatoio a mano. Nel
1873 circa trenta milioni di mandrini erano in
funzione in Gran Bretagna, dieci milioni negli
Stati Uniti, e diversi milioni in Francia, destinati
unicamente alla filatura del cotone.
L’INDUSTRIA
STATI UNITI
DEL COTONE DA CUCITO NEGLI
L’industria del cotone per cucire9 è tra
quelle che si sono affermate a seguito di ripetute
delusioni e fallimenti. Nel XVIII secolo negli
Stati Uniti d’America le fabbriche di lino erano
più comuni rispetto a quelle di cotone, e il filo
di lino costituiva il materiale ordinario per
cucire. Il filo di cotone era all’inizio un articolo
di modesta e dozzinale fattura, costituito da
cotone comune, formato da tre capi ritorti
insieme, e confezionato in gomitoli o matasse.
Non si sono conservate testimonianze della sua
manifattura. La prima introduzione in U.S.A del
filo di cotone avvolto su spolette lignee risale al
1820, quando la ditta John Clark, jr., & Co.,
fondata a Glasgow, in Scozia, nel 1817, aprì una
agenzia per la vendita del filo a New York.
Durante i venti anni successivi altre ditte
scozzesi invasero il mercato. Il filo era assai
resistente e di qualità molto migliore rispetto a
quello precedentemente in uso. Si componeva di
sei trefoli, due dei quali venivano dapprima
ritorti insieme in una stessa direzione, e poi tre
dei doppi trefoli venivano ritorti nella direzione
opposta. A dispetto della sua superiorità e
dell’elegante forma con cui veniva confezionato
e che lo rendeva favorito sul mercato, passò
molto tempo prima che gli industriali nazionali
si decidessero a produrlo. Negli Stati Uniti, tra il
1840 ed il 1850, diversi stabilimenti si
dedicarono a ritorcere e ad avvolgere su
rocchetti il filo da cucito, ma i loro sforzi erano
limitati unicamente alla produzione del filo a tre
capi, un prodotto meno rifinito le cui
imperfezioni venivano “mascherate” tingendo
con colori a buon mercato. Tale filo risultava di
una qualche utilità solamente per la cucitura di
stoffe sottili e di delicati tessuti damascati.
Non molto prima del 1850, la Sagamore
Company di Portsmouth, nel New Hampshire,
intraprese la cardatura del cotone a sei fili, di
qualità uguale al tipo standard di importazione.
Tuttavia, mancando la necessaria padronanza
9
7
8
In inglese slivers o rolls.
In inglese mule-jenny.
Per una breve storia dell’industria del cotone da
cucito, cfr. DEPARTMENT OF THE INTERIOR, CENSUS
OFFICE, Report on manufacturing industries in the United
States at the eleventh census: 1890, Washington, 1895,
pp. 180-182 e The great industries of the United States,
Hartford, 1873, pp. 1126-1137.
2
nella lavorazione, l’impresa si dimostrò
fallimentare e venne abbandonata.
Qualche anno più tardi, nel 1855, fu
introdotto dall’Inghilterra un tipo di filo a tre
capi, chiamato glacé o filo rifinito, la cui
superficie liscia e tornita, prodotta attraverso
mezzi meccanici, lo rendeva superiore a ogni
filo a tre capi fino ad allora in commercio,
sebbene ancora di molto inferiore al cotone a sei
capi. L’innovazione attirò l’interesse degli
industriali produttori di cotone da cucito.
La prima società che abbracciò la
produzione del filo satinato fu la Willington
Thread Company, di Willington, nel
Connecticut, una piccola azienda dotata di meno
di 100 fusi per la filatura, già presente sul
mercato sin dal 1843 o 1844, peraltro con un
prodotto abbastanza competitivo. Il processo di
finitura del filo fu brevettato e la Willington
Company fu autorizzata a farne uso. Quasi in
contemporanea la Willimantic Linen Company,
di Willimantic, sempre nel Connecticut (Tav. I,
fig. 4), che si occupava della manifattura di
tessuti in lino grezzo non candeggiato e di lacci
per scarpe, rivolse la propria attenzione alla
produzione di cotone per cucito, e si assicurò
tutti i diritti derivanti dal brevetto per cotone
satinato, tranne quelli detenuti dalla Willington
Company. Un anno o due più tardi la
Willimantic Linen Company cessò la
manifattura del lino dedicandosi completamente
a quella dei cucirini ed acquistò la fabbrica della
Willington Thread Company.
Prima del 1860 furono inventati e posti in
uso nuovi procedimenti di finitura da parte di
svariati produttori industriali in competizione
con la Willimantic Company:il cotone satinato
era prodotto dal marchio Green & Daniels di
Pawtucket, nel Rhode Island, e da diverse altre
ditte minori a Pawtucket e a Fall River.
All’inizio della guerra civile era già attiva tutta
una consistente industria specializzata in questa
branca della produzione di rocchetti di cotone
per cucito o cucirini.
Nel 1860 Timothy Merrick, che era stato
dirigente dell’Opificio Willington, e più tardi
era stato assunto dalla Willimantic Company,
formò una società per la manifattura del filo
satinato, che successivamente si ingrandì
divenendo la Merrick Thread Company.
La guerra civile fornì una notevole spinta
alla manifattura locale di cucirini, sia grazie
all’accresciuta domanda, sia per via delle
pesanti
tasse
imposte
sugli
articoli
d’importazione. Un altro fattore stava
imponendo
all’industria
americana
la
produzione del filo a sei capi: l’invenzione della
macchina da cucire (Tav. XVI). Il filo a tre capi
non era abbastanza resistente, né in alcun modo
adatto all’uso a macchina. L’unica alternativa
possibile era scegliere di produrre e fornire ciò
che i cambiamenti del mercato imponevano.
Contemporaneamente le manifatture estere che
si erano acquistate una reputazione sul mercato
americano si resero conto che, per via dei
pesanti dazi, sarebbe convenuto loro produrre
direttamente le proprie merci negli Stati Uniti,
anziché importarle.
Il decennio tra il 1860 ed il 1870 fu piuttosto
deprimente per i produttori americani di filo a
sei capi10.
Le difficoltà incontrate dai produttori di filo
costrinsero molti di loro ad abbandonare una
lotta senza speranza. Ciononostante alcuni di
essi perseverarono, ma solo la Willimantic
Linen Company e la Merrick Thread Company
proseguirono nella produzione di un articolo
esattamente uguale e quello delle marche estere,
e finalmente riuscirono a conquistarsi una
posizione ed una reputazione sul mercato.
Intanto, tre grossi produttori britannici di
filo trasferirono in America la produzione della
loro merce per il mercato americano. La prima
iniziativa imprenditoriale di tal genere fu quella
della Clark Thread Company, che eresse i propri
stabilimenti a Newark, nel New Jersey e iniziò
le operazioni nel 1865. Poco dopo il marchio J.
&P. Coats di Paisley, in Scozia, impiantò un
opificio a Pawtucket, nel Rhode Island,
conosciuto come la Conant Thread Company.
Successivamente, nel 1883, John Clark, jr., &
Co., la prima società ad introdurre in America il
cotone a sei capi, costruì gli impianti della Clark
Mile-end Cotton Company a Kearney, nel New
Jersey.
10
I principali sperimentatori erano, oltre alle già
menzionate Willimantic Linen Company, Merrick Thread
Company, e Green & Daniels, la Hadley Company di
Holyoke, nel Massachussets, e la Willston Mills, di
Easthampton, sempre in Massachussets.
3
L’INDUSTRIA DELLA SETA AMERICANA
La storia dell’industria della seta in America
subì una svolta notevole nel decennio compreso
tra il 1838 ed il 1848, quando negli Stati Uniti
sorsero svariate compagnie per la manifattura
della seta da cucito11. Tra le più celebri, oltre a
quelle sorte a Peterson, nel New Jersey, che
sarebbe divenuta la città per eccellenza di questa
industria, è da ricordare la New York and
Northampton Silk Company. Nata nel 18331834, deve la sua esistenza all’entusiasmo del
suo primo presidente, Samuel Whitmarsh, il
quale nel 1832 commissionò a Nathan Rixford
alcuni macchinari per la lavorazione della seta e
li collocò in un edificio chiamato Old Oil Mill,
sul fiume Mill, nel Massachusets, nel luogo
dove ora sorge la fiorente cittadina di Florence.
Tra gli associati di Whitmarsh vi erano anche
due membri del marchio cinese Russel & Co.
Qualche anno più tardi, nel 1839, la
speculazione sul gelso multicaule portò la
compagnia al fallimento, ma i suoi stabilimenti
rimasero aperti e funzionanti sotto la
supervisione di Joseph Conant, di Mansfield,
fino alla fine del 1840. Nel 1841 la compagnia
fu ceduta alla Associazione di Northampton per
l’Educazione e l’Industria12, nella quale erano
interessati Joseph Conant, S. L. Hill e altri;
qualche tempo dopo l’impresa assunse il nome
di Nonotuck Steam Mill, e finalmente si formò
la Nonotuck Silk Company (Tavv. XXIVXXVI), della quale S. L. Hinckley e S. L. Hill
furono rispettivamente presidente e segretario.
Nel frattempo, dal 1838, a Windsor Locks,
nel Connecticut, era iniziata la manifattura di
sete da cucito e di confezione di fili ritorti, ad
opera del marchio J.H. Hayden & Son, che
cominciò ben presto a lavorare seta greggia
d’importazione.
Nel 1839 Rixford e Dimock si misero in
affari a Mansfield, ottenendo un discreto
successo per alcuni anni; nel 1840 William H.
11
Sulla storia dell’industria della seta americana e
sulle vicende delle principali compagnie manifatturiere di
seta da cucito, cfr. WM. C. WYCKOFF, American silk
manufacture, New York 1887, in particolare le pp.19sgg., e L.P. BROCKETT, The Silk Industry in America,
1876, in particolare le pp. 67-74.
12
Northampton Association of Education and
Industry.
Jones, di North Manchester, in Connecticut,
intraprese la manifattura di sete per cucire,
ricavate da seta di provenienza americana. Il
prodotto ottenuto era di qualità eccellente, come
dimostrarono i numerosi riconoscimenti da parte
dell’American Institute; in seguito, però, la
difficoltà di procurarsi bachi da seta americani
lo indusse a cessare l’attività nel 1856.
V.J. Messinger iniziò l’attività della seta
a Canton, nel Massachusets, nel 1839; qualche
mese dopo si associò con Lemuel Cobb, fratello
di J.H. Cobb, e si trasferì a Needham, dove
rimase diversi anni effettuando lavori di cucito,
spighette di seta e cotone ritorti, e frange
ornamentali. All’incirca nel 1844 Messinger
tornò a Canton, e, in società con suo fratello,
impiantò l’azienda col nome di Messinger &
Brother. Essi continuarono la manifattura di seta
da cucito e seta ritorta fino al 1863, quando
l’azienda passò a Charles Foster e a J. W. C.
Seavey, che lavorava alla Messinger & Bro. sin
dal 1853. Il marchio assunse così la
denominazione di J. W. C. Seavey & Co., che
nel 1869 mutò in Seavey, Foster & Bowman.
Diventati dei grandi produttori industriali, i loro
marchi favoriti, il Lion e l’Eureka (Tav.
XXVII), godettero di notevole reputazione. La
popolarità del filo ritorto da 10 yarde13 Eureka
per asole fu tale da indurre gli altri produttori di
filati ritorti per asole a seguire lo stesso metodo
di avvolgere il filato su un piccolo rocchetto,
sistema adoperato per la prima volta proprio dal
marchio Eureka. Tale perfezionamento fu
adottato verso il 1870. Il cucirino da 10 yarde
risultò da subito comodissimo per i sarti, dato
che conteneva la quantità di filo sufficiente per
lavorare un intero vestito. Il marchio Eureka
introdusse anche altre notevoli migliorie dal
punto di vista dello stile e della qualità delle sete
ritorte.
CUCIRINI DELLA LUCCHESIA
Il genere di lavorazione del cotone dei filati
cucirini si è sviluppato in Italia a partire
dall’ultimo decennio del XIX sec. In quel
periodo furono impiantati molti opifici, quasi
tutti nella provincia di Lucca. Nel 1901 tali
13
La iarda è una misura di lunghezza pari a 0.914
m.
4
fabbriche contavano «1.731 operai impiegando
454 cavalli di forza idraulica e 355 di forza a
vapore»14. In quell’anno Ugo Tombesi annotava
che «in Italia non si sanno ancora confezionare
bene i rocchetti per inesperienza della mano
d’opera e per mancanza di legname adatto, che
si fa venire dalla Norvegia. I cucirini
propriamente detti sono fatti con filati ritorti di
eccellente qualità, cioè di cotone pettinato – F.
Macò o Sea Island. Per la tintura,
l’apparecchiatura e per tutta la lavorazione
precedente e susseguente, che è lunghissima, il
costo si aggrava assai: basti dire che il costo del
filato greggio al confronto del cucirino si eleva
nella proporzione approssimativa del 250 %»15.
Il Tombesi citava anche l’opificio Cantoni,
sottolineando però che esso non aveva una vera
fabbricazione di filati cucirini, limitandosi alla
preparazione dei cosiddetti Sewing Napoli, ossia
filati ritorti preparati in matassine ma non su
rocchetti.
Quanto ai dazi doganali, prima del 1888 i
filati cucirini di produzione italiana non
avevano voce a sé, ma il Circolo Industriale e
Commerciale di Milano aveva già sostenuto
che: «per sollevare tale industria giova imitare
l’esempio della Germania, dove, pur essendo
fiorente simile industria, vuolsi alzare il dazio
d’importazione dei cucirini da 70 a 120 marchi,
e ciò unicamente a titolo di protezione
precauzionale.
Domandasi
pertanto
l’introduzione di una nuova voce di tariffa di
lire 150 al quintale, esclusivamente per filati
cucirini, di qualunque numero e capi e
comunque preparati, sia greggi che bianchi o
tinti, e calcolando il peso lordo come peso netto,
cioè considerando il peso del legno o del cotone
come peso di filato. Il dazio domandato
apparisce ragionevole se si considera che in
Italia i produttori di filati cucirini sono costretti
a ritirare dall’estero, e quindi gravata di dazio,
la maggior parte del filato greggio ritorto, il
cotone Macò, da essi adoperato»16.
E il Parlamento si affrettò a porre un dazio
sui filati cucirini in ragione di lire 110 per
quintale17.
Nel 1891 a Milano fu costituita la società
anonima Fabbriche italiane di filati cucirini
(Fifc), «con un capitale primitivo di lire
400.000 rappresentato da n. 3200 azioni al
portatore di lire 125 ciascuna interamente
versate»18. La società era il risultato della
fusione di due preesistenti aziende interessate
alla produzione di filati da cucire. La prima,
nata inizialmente da una attività che
l’industriale cotoniero Eugenio Cantoni aveva
iniziato insieme ad un socio svizzero (la Sheller
& C.), era in seguito confluita nel Cotonificio
Cantoni. La seconda, Niemack & C., era stata
avviata a Lucca con maggior fortuna da un
imprenditore tedesco, Carlo Niemack.
Nell’elenco degli attestati di trascrizione per
Marchi e Segni distintivi di fabbrica, rilasciati
dal Ministero dell’agricoltura, dell’industria e
del commercio nella seconda quindicina del
mese di aprile 1895, compaiono tra l’altro sei
domande presentate dalla ditta Fabbriche
italiane di filati cucirini, datate al 10 ed al 13
marzo di quell’anno19. Interessante la
descrizione dei tratti caratteristici del marchio
che sarebbe stato «dalla richiedente usato per
contraddistinguere i filati di cotone di sua
fabbricazione applicandolo sui rocchetti
contenenti i detti prodotti»20. Esso consisteva in
un «tondino di carta litografata avente nel centro
la parola: Garantiti seguita da un numero
indicante la misura in yards. All’ingiro leggesi:
Fabbriche Italiane di Filati Cucirini – Milano –
Lucca. Nella parte inferiore del tondino vedesi
un circolo con margine rosso contenente un'
àncora e le iniziali C.N.»21.
Sebbene la nuova società avesse ereditato le
sedi produttive e la direzione tecnica della
tedesca Niemack & C., non riuscì mai ad
acquisire un assetto amministrativo, produttivo
e commerciale stabile, e fu facile bersaglio per
la concorrenza italiana ed estera.
17
14
U. TOMBESI, L’industria cotoniera italiana alla
fine del secolo XIX, Pesaro, Gualtiero Federici, 1901, p.
71.
15
Ibidem.
16
Atti della Commissione d’Inchiesta per la
revisione delle tariffe doganali, Roma, 1886.
U. TOMBESI, L'industria cotoniera, cit., p. 154.
F. PICCINELLI, Le società industriali italiane per
azioni, Milano, Hoepli, 1902, p. 302.
19
«Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», 111 (10
maggio 1895), p. 2265-2267.
20
Ivi, p. 2265.
21
Ivi.
18
5
L’azienda venne così assorbita, al termine di
non felici avvicendamenti di gestione, dal
gruppo multinazionale J.&P. Coats Ltd,
assumendo la denominazione di Cucirini
Cantoni Coats (CCC)22, che conservò anche
dopo l’uscita di scena della famiglia Cantoni
(Tav. XXXIII). La guida sapiente del manager
scozzese James Henderson ed il periodo bellico
favorirono il processo di acquisizione da parte
dell’azienda di ampia quota sul mercato estero,
oltre che di una notevole credibilità finanziaria.
Il prestigio e il ruolo guida nel settore
culminarono negli anni Venti.
Nel 1931 la CCC acquistò le Industrie Sete
Cucirine ed il marchio Tre Cerchi, che divenne
leader sul mercato delle spagnolette con una
vasta gamma di filati mercerizzati.
Anche nel secondo dopoguerra la CCC
continuò, sotto la guida di Henderson, a
riscuotere risultati estremamente positivi,
inserendosi tra l’altro nella produzione di
cerniere lampo e nella commercializzazione in
Italia delle lane Patons.
Negli anni Novanta l’azienda attraversò un
periodo di ristrutturazione che portò la
capogruppo
a cedere il settore dei filati
industriali ad una consociata, la Coats Italia
Filati industriali. Il pacchetto azionario di
controllo, su un capitale che dal 1977 è attestato
sui 6.000.000.000 di euro, è sempre in mano
alla casa madre inglese.
SENZA AGO… NON SI CUCE!
L’origine dell’ago si perde nella notte dei
tempi. Per cucire, molto probabilmente, i
primitivi utilizzavano quanto trovavano in
natura, come pietre sbrecciate e ossicini
d’uccello appuntiti. Ancora oggi, alcune
popolazioni indigene delle rive dell’Oceano
22
Sulla storia della Cucirini Cantoni Coats spa,
cfr. Gli archivi d’impresa nell’area milanese. Censimento
descrittivo, a cura di D. BIGAZZI, Milano, Editrice
bibliografica, 1990, pp. 140 e 141; R. ROMANO, Il
Cotonificio Cantoni dalle origini al 1900, in «Studi
storici», 1975, 2, pp. 461-494; F. BOVA, La Cucirini
Cantoni Coats e il settore dei cucirini in Italia, in «Storia
in Lombardia», 1987, 1, pp. 49-97; F. BOVA, L’evoluzione
di una grande azienda cotoniera: la Cucirini Cantoni
Coats dal 1912 al 1939, in «Annali di storia
dell’Impresa», III, 1987, pp. 323-368.
Pacifico usano spine aguzze e gli eschimesi
robuste lische di pesce.
Nell’età della pietra, l’ago era un punteruolo
d’osso, più o meno curvo, forato prima al
centro, poi a una estremità, come quelli
rinvenuti nella caverna alla Fontana degli
Ammalati (Museo di Varese) o come quello più
elaborato proveniente dalla Nuova Zelanda ed
esposto al Museo Etnografico “Pigorini” di
Roma.
Con l’età del bronzo appaiono lunghi aghi,
per l’appunto di bronzo con cruna tonda od
ovale, uguali a quelli egiziani di 40 secoli or
sono, conservati nel Museo del Louvre.
Nella sua forma attuale l’ago fu introdotto in
Europa dagli Arabi nel 1300. Con l’invenzione
del filo di ferro e di acciaio trafilato, sorsero a
Norimberga, agli inizi del Quattrocento, le
prime fabbriche di aghi; già nel 1550 i
fabbricanti di Norimberga costituivano una
speciale corporazione. Dalla Germania il
monopolio passò poi alla Spagna e quindi
all’Inghilterra, il cui prodotto si distingueva in
tutto il mondo per l’ottima qualità.
Tra le invenzioni del 1838 è da ricordare
una macchina per la fabbricazione degli aghi da
cucire, brevettata dagli inglesi Cocker e figlio di
Sheffield, i quali trovarono «la maniera
d’indorare assai bene gli aghi da cucire, per cui
riescono di un bellissimo aspetto, e ciò che più
importa non vengono mai intaccati dalla
ruggine»23. La macchina riduceva il filo
d’acciaio alla giusta sottigliezza, lo drizzava, lo
tagliava alla dovuta lunghezza, ne aguzzava la
punta, gli scavava la cruna, lo bruniva, e
produceva ben 40 aghi “del tutto finiti”»24 al
minuto. «Gl’inventori sono ora occupati a
stabilire cinquanta di queste macchine, le quali
servite da soli cinque uomini potranno
somministrare giornalmente un milione due
cento mila aghi. L’operazione di fare la punta
agli aghi era stata fino ad ora pericolosa per
l’operaio, perché la sottilissima polvere
metallica gli volava negli occhi e nella gola.
Colla nuova macchina all’incontro, la punta è
23
G. E. M.POPPE, Manuale di tecnologia, Padova
1821, p.107.
24
Nuova macchina per la fabbricazione degli aghi
da cucire, in «La fama», 3, 129 (26 ottobre 1838), p. 516.
6
fatta in modo che la salute la più delicata non
può soffrire il minimo danno»25.
Oltre alle manifatture inglesi (Tav. XXXVI),
nelle quali si fabbricavano aghi da cucire di
assoluta perfezione26, nel XIX secolo esistevano
fabbriche di pregio anche in Francia e in
Germania. Le fabbriche francesi più rinomate
erano quelle di Aigle, Troyes, Francheville e di
Bourg; a queste non erano inferiori le altre di
Vaels presso Aquisgrana, nelle quali si
fabbricavano annualmente 500 milioni di aghi.
Le migliori fabbriche tedesche erano a
Schwabach, ed esse producevano, da sole, ogni
anno, circa 200 milioni di aghi; tra le altre, per
quantità e qualità dei lavori si ricordano le
manifatture di Furth, di Norimberga, di Iserjohn,
di Menden, di Cölln sul Reno, di Monheim in
Baviera, di Durlach, di Neustadt nei pressi di
Vienna e di Potsdam.
In Italia solo nei primi anni del Settecento si
formarono le corporazioni dei mercanti di
agugge.
Le macchine più efficienti per fare gli aghi
furono inventate, però, in America nel 1918:
riuscivano a produrre più di 2.000 aghi l’ora. Un
oggetto così elementare è il risultato di una
complessa catena di lavorazione che offre
l’esempio tipico della divisione del lavoro. Un
ago, prima di essere messo in commercio, passa
per le mani di più di 80 operai. Il famoso trattato
di economia di Adam Smith parte appunto dalla
lavorazione degli aghi, per commentare il
sistema della catena di lavoro.
Enzo Pio Pignatiello
25
Ibidem.
Sulle manifatture inglesi di aghi, cfr. M. T.
MORRALL, History and description of needle making,
Manchester, 1862.
26
7
2.
1.
3.
4.
TAVOLA I – DALL’ARCOLAIO ALLA MULA: 1. “Il filatoio comune è una delle macchine più ingegnose che siansi immaginate per far le
veci del Fuso. Eseguisce due operazioni distinte, vale a dire, di torcere la stoppia del lino o della canapa, e di avvolgerla sopra un
rocchello” (da L.S. LENORMAND, Nuovo dizionario universale tecnologico o di arti e mestieri, vol. VI, Venezia 1834, p. 47); 2. Un
momento della lavorazione della seta presso lo stabilimento “Corticelli” di Florence, in Massachussets: una operaia, con l’ausilio di
un apposito bobinatore, avvolge il filo sui rocchetti (1905); 3. “Mula” o filatoio intermittente automatico, brevettato dalla ditta
“John Hetherington & Sons” di Manchester nel 1890; 4. Veduta dell’opificio della “Willimantic Linen Company” di Willimantic, in
Connecticut (1873).
8
L'utilizzo delle cartoline promozionali a scopo pubblicitario ebbe
inizio nell'ultimo terzo del XIX
secolo. In quel periodo le
aziende avvertirono il bisogno
di inaugurare un nuovo modo
di fare propaganda per
distinguere l'ampia gamma di
prodotti
disponibili
ai
consumatori.
Le cartoline promozionali
venivano distribuite ai clienti dei negozi direttamente dai rivenditori,
o, in alternativa, sigillate in merci imballate, andando così a costituire
l'espediente pubblicitario più diffuso del XIX secolo.
Dunque, verso la metà del XIX secolo, e
sul finire di esso, le compagnie che
producevano caffè, sapone, thè, e materiale
per cucire erano solite distribuire, insieme ai
propri prodotti, cartoline variopinte, quale
mezzo per pubblicizzare la propria azienda.
Gli annunci pubblicitari di solito
riproducevano bambini in costume o in
ambientazioni chiaramente legate alle varie
stagioni.
Il verso delle cartoline riportava il nome
e
l'ubicazione
dell'azienda
che
aveva fornito la
cartolina, ed informazioni aggiuntive sui
pregi del prodotto o dei prodotti
pubblicizzati.
vengono
Nelle
pagine
seguenti
riprodotte, raggruppandole per soggetti
rappresentati o per ditta pubblicizzata,
alcune stupende cartoline pubblicitarie dei
filati cucirini prodotti da manifatture inglesi
e statunitensi attive in epoca Vittoriana
(1837-1901).
9
2.
1.
3.
4.
5.
Tavola II- BAMBINI: 1. Cucirino di cotone a 6 fili da 200 yarde prodotto dal marchio scozzese “J&P Coats”; 2. Rocchetto di filo N.36 della
“Clark Mile-end Cotton Company”, nel New Jersey; 3. e 5. Cucirini con marchio di fabbrica “O.N.T”, prodotti dalla “Clark Thread
Company”. “O.N.T.” era l’acronimo di “Our New Thread”, che era uno speciale cotone a 6 fili per cuciture a macchina, ed in breve divenne
il primo marchio americano di cotone da cucito, da ricamo e per uncinetto, disponibile in una ampia gamma di colori; 4. Cucirino della
“Willimantic Linen Company” del Connecnticut.
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1.
2.
3.
5.
4.
Tavola III- BAMBINI: 1. Cucirino di cotone da 200 yarde della “J & P Coats”; 2. Rocchetto di filo N.30 della “Clark Mile-end Cotton
Company”; 3. Cucirino di cotone N. 50 della “J & P Coats”; 4. e 5. Cucirini marchio “O.N.T” della “Clark Thread Company”. “O.N.T.” fu il
primo filo nero in assoluto ad essere prodotto.
11
1.
3.
2.
4.
Tavola IV- BAMBINI E COTONE MARCA “O.N.T.”: 1. “Niente può essere più forte dell’amore materno e del cotone
O.N.T. ” (Cartolina sagomata a forma di cucirino); 2. “IL SEGRETO del cucire bene è l’utilizzo dei cucirini di
cotone O.N.T”; 3. “Cucirino di cotone O.N.T, duro da battere”; 4. “I vestiti dei bambini, stesi tra i due pali, sono
appesi al filo di cotone O.N.T” (Cartolina sagomata a forma di cucirino).
12
1.
2.
4.
3.
5.
TAVOLA V- BAMBINI: 1. “Non preooccuparti, Johnnie! Ora te lo cucio con il cotone cucirino O.N.T. Sarà come nuovo e mamma
non si accorgerà di nulla”; 2. “Il cotone cucirino O.N.T., ecco cosa ti serve!”; 3. “Andando alla “Sewing Society” a bordo del filo
Willimantic”; 4. Filo di cotone J & P Coats; 5. “Guarda fisso il filo “Kerr” e sorridi, per favore”.
13
2.
1.
3.
5.
4.
TAVOLA VI- BAMBINI E CUCIRINI “KERR & CO” E “WILLIMANTIC”: 1.“Provate il cotone “Kerr”, l’invincibile ed
indispensabile”; 2. I pattini dei bambini in pista hanno rocchetti di cotone “Kerr” in luogo delle rotelle; 3. “Il
cotone “Kerr” conquista il dolce”; 4. “Metterò una cintura di filo “Willimantic” attorno alla terra in quaranta
minuti”; 5. “Il nuovo cotone Kerr a rocchetti è adatto a tutte le macchine da cucire”.
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1.
3.
2.
4.
5.
TAVOLA VII - BAMBINI E CANI: 1. Cucirino di filo N.3° prodotto dalla “Clark Mile-end Cotton Company”; 2.
Rocchetto di cotone marchio “O.N.T.”; 3., 4., 5. “Cucirini J & P, il migliore cotone a 6 fili, bianco, nero e a colori,
per uso manuale e a macchina”.
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1.
3.
2.
4.
5.
TAVOLA VIII- BAMBINI E NONNE: 1. Cucirini “J & P Coats”; 2. Rocchetti di cotone marca “O.N.T.”; 3. Cucirini
prodotti dalla “Merrick Thread Company”, del Connecticut; 4. Rocchetti di filo N.30 della “Clark Mile-end
Cotton Company”; 5. “Il cotone O.N.T è il migliore! Portamene altri!”.
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1.
2.
3.
5.
4.
TAVOLA IX - PESCATORI E FOLLETTI: 1. Rocchetti di cotone a 6 fili prodotto dalla “Merrick Thread Company”; 2. e 3. Cucirini
“J & P Coats”; 4. Rocchetti di cotone N 30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 5. Cucirini di cotone del marchio di
fabbrica “O.N.T.”.
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1.
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2.
5.
4.
TAVOLA X - ANIMALI: 1. Cucirini di cotone a 6 fili N. 50, marca “J & P Coats”; 2. Cucirini di cotone a 6 fili N. 40, marca “J &
P Coats”; 3. “L’arrivo di Jumbo” (cotone cucirino marca O.N.T.); 4. “Jumbo al bar” (cotone cucirino marca O.N.T.); 5.
“Jumbo deve procedere, perché trainato dal filo Willimantic” (“Willimantic Linen Company”).
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1.
2.
3.
4.
TAVOLA XI- SCENE BUFFE: 1. e 2. Cartolina apribile con una storia a vignette, il cui morale è: “Veramente felice
sarà quell’uomo i cui vestiti sono cuciti col cotone cucirino O.N.T, che è in vendita ovunque”; 3. Rocchetti di cotone
N 30 della “Clark Mile-end Cotton Company”; 4. “Gulliver e i lillipuziani” (cotone cucirino a 6 fili marca
O.N.T.).
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1.
2.
3.
5.
4.
6.
TAVOLA XII- PROVE DI RESISTENZA DEL COTONE CUCIRINO: 1. Cucirini di cotone N.60 a 6 fili e di cotone “Glacé” N.70, per cuciture
a mano e a macchina, prodotto dalla ditta “Brook”; 2. Cotone della “Merrick Thread Company”; 3. “Come tenere vostro marito a
casa, la sera” (Cotone cucirino N.36 della “Clark Mile-end Cotton Company”); 4. “La campana del vespro” (Rocchetti di cotone a 6
fili della “Willimantic Linen Company”); 5. Cotone cucirino marca O.N.T della “Clark Mile-end Cotton Company”; 6. Filo di
cotone della “J & P Coats”.
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1.
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3.
5.
4.
6.
TAVOLA XIII- VARIETA’: 1. Cartolina pubblicitaria con marchio di fabbrica del filo di lino irlandese, prodotto dalla “Barbour Brothers &
Co” di New York; 2. Cotone cucirino N.36 della “Clark Mile-end Cotton Company” con veduta di Piazza S.Pietro a Roma e ritratto di Re
Umberto di Savoia; 3. Cartolina pubblicitaria del cotone cucirino della “J & P Coats”, con marchio di fabbrica per gli Stati Uniti e
campionario dei colori disponibili; 4. “Magari questi bottoni fossero stati cuciti dall’inizio col filo di cotone “J & P Coats”!”; 5. “Scegliete la
migliore tonalità” (Cotone cucirino J & P Coats”; 6. Cotone cucirino n. 40 da 200 iarde della “Clark Mile-end Cotton Company”, premiato
con medaglia d’oro a Parigi nel 1878.
21
1.
2.
3.
4.
5.
TAVOLA XIV- SOGGETTI ORIENTALI: Originalissime cartoline pubblicitarie del cotone a 6 fili prodotto dalla “J &
P Coats”, con soggetti tratti dal “Mikado”, opera comica in due atti, composta da Gilbert e Sullivan nel 1885: 1.
Katisha, nobile signora un po’ matura, innamorata di Nanki-Poo; 2. Yum Yum, una delle tre sorelle pupille di
Ko-Ko, Gran Giustiziere di Titipu; 3. Le tre signorine uscite dal collegio; 5. Il Mikado, imperatore del Giappone.
La cartolina numero 4. rappresenta tre personaggi asiatici, dei quali uno è intento a cucire e gli altri due sono
impegnati a trasportare rocchetti di filo N.40 da 200 iarde, marca O.N.T.
22
1.
3.
2.
5.
4.
TAVOLA XV - SOGGETTI VARI: 1. Cartolina in cromolitografia (1880) pubblicitaria del cotone cucirino “J & P
Coats”, “il migliore filo a 6 trefoli”, con cui i personaggi raffigurati trasportano via mare dall’Egitto il celebre
“ago di Cleopatra, il più grande ago al mondo”, antico obelisco in granito rosa, ora collocato a New York.; 2. Un
ginnasta cammina in equilibrio sul filo di cotone cucirino “standard” a 6 fili della “Merrick Thread Company”;
3. Rocchetti di cotone cucirino N. 30 prodotti dalla “Clark Mile-end Cotton Company”; 4. “La libertà illumina il
mondo, proprio come il cotone a 6 fili della “Merrick Thread Company”, il migliore sul mercato”; 5. Cartoncino
pubblicitario dei rocchetti di cotone a 6 fili marca “J & P Coats”.
23
1.
2.
Tavola XVI- J & P COATS PER CUCITURE A MANO E A MACCHINA: 1. “Il mio amore per te sarà sempre forte ed
affidabile, come questo filo”; 2. “Il cotone J & P Coats funziona come un incanto e non si spezza mai”. I filati
cucirini marca J & P Coats si prestavano bene sia per il lavoro a mano che per quello a macchina, e d erano
disponibili in tinta bianca, nera o colorata.
24
1.
2.
3.
TAVOLA XVII – J & P COATS: 1., 2., 3., Recto, verso e lati interni di una graziosa cartolina promozionale apribile
dei cucirini di cotone marca O.N.T., sagomata a forma di bambola. Le ditte che pubblicizzavano i propri
prodotti, ciascuna attraverso un set di 16 cartoline sagomate a bambola, erano: “Clark Mile-end Cotton
Company” per il cotone da cucito, da uncinetto e da rammendo marca “O-N-T”; “Marshall & Co.” per i filati di
lino e “Milward Helix” per gli aghi da cucito.
25
2.
1.
TAVOLA XVIII- JAMES CHADWICK & BRO.: 1. e 4. Recto e verso di una
cartolina pubblicitaria dei rocchetti di cotone a 6 fili da 200 yarde marchio
“Chadwick”, “ineguagliato per cuciture a mano e per ogni tipo di macchina da
cucire”; 2. Etichetta tonda utilizzata per contraddistinguere i rocchetti di
cotone marca “Chadwick” nel 1935; 3. “Questo filato cucirino è notevole per
la sua elasticità e grande resistenza, ed è superiore a tutti gli altri cucirini per
cuciture a mano e a macchina. Raccomandiamo inoltre il cotone da uncinetto
“Chadwick”, come il migliore per tutti i lavori delicati” (dal verso della
cartolina).
4.
3.
26
1.
2.
4.
3.
Tavola XIX - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. “J & P Coats, il migliore filo a 6 trefoli, bianco, nero e colorato, per cuciture a
mano e a macchina”; 2., 3., 4., “Usate il meglio! Cotone cucirino della ditta “Clark”, marca O.N.T, in bianco, nero indelebile e tutta la
gamma di nuovi colori. Desideriamo richiamare speciale attenzione al nostro cotone nero indelebile, tinto attraverso un nuovo
procedimento, che rende il colore davvero incancellabile, e, allo stesso tempo, non inficia la resistenza del filo. Gli indumenti cuciti con i
cucirini marca O.N.T di colore nero non scoloriscono mai dopo essere stati lavati o indossati. Provate gli aghi Milward Helix. Ogni ago
perfetto”. La cartolina N.2 mostra ambedue le targhette rotonde applicate rispettivamente sul lato superiore ed inferiore di ciascun
rocchetto, specificando che il filo veniva avvolto su cucirini di colore bianco.
27
1.
2.
3.
TAVOLA XX - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. Cartolina
promozionale del “Bobinatore J & P Coats”, brevettato il 12 ottobre
1880. “Riunisce insieme rocchetti disparati, e li dispone in modo
ordinato. Preserva il cotone perfettamente pulito e la semplicità con
cui ciascun cucirino può essere prelevato, attraverso un facile
sollevamento della graffa, garantisce economia nell’uso del filo”; 2.
Cartolina promozionale dei cotone a 6 fili prodotto dalla “J & P
Coats”; 3. “Gli industriali Clark, produttori del cotone cucirino marca
O.N.T, di Newark, nel New Jersey, e di Paisley, in Scozia, danno
lavoro a 5.200 operai. Le loro manifatture producono giornalmente
una quantità di filo sufficiente a compiere quattro giri intorno al
globo. Utilizzano una potenza di 6.000 cavalli, consumano 43.000
tonnellate di carbone ogni anno, ovvero 140 tonnellate giornaliere. I
fabbricanti dell’O.N.T. sono i maggiori produttori industriali dei
rocchetti di cotone al mondo”; 4. Calendario per l’anno 1880-1881,
distribuito dalla “J & P Coats, il migliore cotone a 6 fili in vendita
presso tutte le mercerie e i negozi di minuterie”.
4.
28
1.
2.
3.
Tavola XXI - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO: 1. Cartolina promozionale dei cucirini marca O.N.T., con la litografia del “Palazzo
delle Arti Meccaniche”, eretto a Chicago in occasione della Esposizione Colombiana del 1893; 2. “Il cavaliere del ditale d’argento sfida il
mondo”. Cartolina promozionale del filo “Willimantic”, il migliore per le cuciture a macchina; 3. Cartolina promozionale del filo
“Willimantic” per le cuciture a macchina, in cui si legge l’avviso: “Abbiamo testato a fondo il nuovo cotone cucirino “Willimantic” a 6 fili,
soffice e rifinito, trovandolo superiore ad ogni altro sul mercato, e lo raccomandiamo caldamente agli agenti, acquirenti ed utenti di tutte le
macchine da cucire”. Segue un elenco con le firme di 7 compagnie di macchine per cucire, che garantiscono per il cotone “Willimantic”, tra
cui la “Wheeler & Wilson Manufacturing Co”, la “Domestic Sewing Machine Company” e la “White Sewing machine Company”.
29
TAVOLA
VERSO:
XXII - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL
In alto una scatola di bobine
confezionate di filo della “Merrick Thread
Company” da 200 iarde per macchine da cucire.
Al lato sono riprodotti due certificati, redatti
rispettivamente dalla “Singer Manufacturing
Company” e dalla storica fabbrica di corsetti
“Worcester Corset Company” e datati al 1°
maggio 1879, che garantiscono sulla superiorità
del cotone cucirino “Merrick” nelle cuciture a
macchina.
In basso stampa pubblicitaria delle bobine
confezionate “Merrick Thread” per macchine
da cucire a navetta (1880). Erano disponibili di
colore nero o bianco, e di misure dal n. 50 al n.
100.
30
2.
1.
TAVOLA XXIII - CARTOLINE PUBBLICITARIE DAL VERSO:
1. Tabella con le combinazioni ago-filo, in base al tipo di
cucitura da eseguire e in relazione ai diversi modelli e alle
differenti marche di macchine da cucire. A un numero di
ago minore corrisponde un ago di spessore più piccolo;
mentre più alto è il numero, maggiore lo spessore del
rispettivo ago. Anche la numerazione di un filo è indice
del suo spessore, ma può essere di due tipi: secondo il
sistema detto “diretto”, o “titolazione”, più il numero è
elevato, più il filo è grosso; secondo il sistema detto
“indiretto”, o “numerazione”, invece, più il numero è alto,
più il filo è fino; 2. “Se la donna che legge questa
cartolina, quando desidera un rocchetto di cotone,
comprerà il cotone cucirino O.N.T. della ditta Clark, avrà il
miglior filo per cuciture a mano e a macchina. E’ avvolto
su spolette di colore bianco. Il lato inferiore di ciascun
cucirino si presenta come segue”; 3. Cartolina
promozionale del cotone “J. & P. Coats”, in occasione
della Esposizione Internazionale del cotone, svoltasi ad
Atalanta, in Georgia, nel 1881.
3.
31
1.
2.
3.
4.
5.
TAVOLA XXIV - NONOTUCK SILK COMPANY E MARCHIO CORTICELLI: 1. e 2. Copertina e pagina interna della “carta dei colori della
seta cucirina marchio Corticelli per sarti”, distribuita dalla “Nonotuck Silk Company” nei primi del Novecento; 3. Una spoletta di
seta cucirina Corticelli, numero 1164. Nel campionario della ditta, ad ogni codice numerico corrispondeva un colore del filo. Gli
stabilimenti Corticelli erano stati fondati a Florence, nel Massachussets, nel 1838; 4.“Se la donna che riceve questa cartolina, quando
avrà bisogno di seta da cucito e filato ritorto, chiederà il marchio Corticelli, otterrà la migliore seta in assoluto”; 5. “Il meglio è il più
economico: Corticelli, rocchetti di seta e filati ritorti, seta da tricot di Florence, nera e colorata”.
32
1.
3.
2.
4.
TAVOLA XXV - MARCHIO CORTICELLI: 1. Stampa pubblicitaria della seta cucirina e della seta lavata da ricamo,
prodotta dalla ditta Corticelli (1902); 2. Stampa promozionale dei cucirini di seta Corticelli. “Uno dei segreti
della superiorità della seta marchio Corticelli su tutte le altre risiede nelle migliori e più lunghe fibre di seta grezza,
scrupolosamente selezionate, utilizzate nella sua fabbricazione. Il risultato è un filo di seta perfettamente liscio,
rotondo ed assai resistente” (1902); 3. “Seta cucirina Corticelli, troppo resistente da spezzare” (1902); 4. Stampa
pubblicitaria del filato ritorto per borse Corticelli, “uno filo composto tre trefoli, sottoposto ad una speciale
torcitura, facile a lavorarsi e assai forte. Non può essere superato nella realizzazione di borse, borsette da signora e
altri articoli da intreccio” (1902). Il logo della società, noto come “il gattino di Corticelli”, divenne sinonimo di
seta cucirina di qualità.
33
1.
2.
3.
TAVOLA XXVI - MARCHIO CORTICELLI: 1. Le seterie Corticelli di Florence, i maggiori stabilimenti per la
lavorazione della seta a livello mondiale (1902); 2. Stampa pubblicitaria dei gomitoli di seta marca Corticelli per
lavori all’uncinetto e tricot (1902); 3. Scatoletta contenente due bozzoli di bachi da seta allevati dalla ditta
Corticelli, utilizzati per dimostrazioni pratiche nell’insegnamento scolastico. Ogni scatoletta veniva venduta al
prezzo di 5 centesimi, e poteva essere ordinata e ricevuta per posta dagli insegnanti. Erano inoltre previsti prezzi
scontati nel caso di richieste di lotti di grosse dimensioni (1902).
34
2.
1.
4.
TAVOLA XXVII -
MARCHI CORTICELLI ED EUREKA NELLE
CARTOLINE VITTORIANE: 1.Cartolina pubblicitaria delle sete
cucirine marchio Corticelli; 2. e 4. Cartoline pubblicitarie delle
sete cucirine marchio Eureka, “ogni cucirino garantito”; 3.
Verso di una cartolina pubblicitaria con l’indicazione delle
varietà di sete cucirine per punti, per ricamo, per borse, per
uncinetto e per tricot, prodotte dalla “Eureka Silk
Manufacturing Company”. La seta era confezionata in
gomitoli o matassine, oppure in rocchetti, distinti in base alla
lunghezza in iarde o al peso in once.
3.
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2.
1.
3.
4.
5.
6.
TAVOLA XXVIII – BRAINERD & ARMSTRONG COMPANY: 1., 2., 3. Pagine di un campionario di colori di sete cucirine per ricami e per
punti di riempimento, prodotte dalla compagnia, che possedeva una fabbrica a New London, nel Connecticut (primi Novecento); 4. e
6. Cartoline pubblicitarie delle sete cucirine “Brainerd & Armstrong”, con l’esortazione rivolta alle massaie: “Donne, provatele! ”; 5.
Stampa pubblicitaria dei rocchetti di seta “Brainerd & Armstrong”, “i migliori al mondo” con l’invito: “Donne, richiedeteli al vostro
negoziante di fiducia!” (1882).
36
TAVOLA XXIX – BARBOUR & SONS: Inserzione pubblicitaria dei filati cucirini per scarpe, confezioni e macchine da cucire, prodotti
dalla ditta “Wm. Barbour and Sons” di Lisburn, in Irlanda (da «Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del
1883). La compagnia venne fondata Lisburn nel 1785 da John Barbour, che acquistava dalla Scozia il lino da filare. William, il figlio
di John Barbour , rilevò la compagnia, che divenne così la “William Barbour & Sons”. Essa aveva una sede a Londra ed una a
Manchester, ed i suoi filati di lino ricevettero innumerevoli premi di merito nel corso di fiere e mostre internazionali, tra cui
l’Esposizone Universale di Parigi del 1878. Nel 1898 la “Barbour & Sons” si fuse con altri produttori industriali di filo per dare vita
alla “Linen Thread Company”, dedita alla produzione di filati di lino ed altro, reti, funi e spago.
37
TAVOLA XXX – FINLAYSON, BOUSFIELD & CO.: Inserzione pubblicitaria dei filati di lino fabbricati dalla ditta “Finlayson, Bousfield
& Co.”, in «Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del 1883. Si trattava di grossi produttori industriali di fili
di lino, che possedevano grandi opifici a Johnstone, presso Glasgow (Scozia) ed una piccola fabbrica a Grafton, nel Massachussets.
Capo della firma “Finlayson, Bousfield & Co.” era James Finlayson, membro della Casa dei Comuni britannica. L’inserzione reca
applicate 4 etichette circolari per rocchetti di “filo di lino di qualità extra per macchine da cucire N. 60 da 2 once”.
38
TAVOLA XXXI – MARSHALL & CO.: Inserzione pubblicitaria dei filati di lino fabbricati dalla ditta inglese “Marshall & Co.”, in
«Journal of domestic appliances and Sewing Machine Gazette» del 1883. La firma, con sede a Shrewsbury, fu fondata nel 1788 ed i
suoi prodotti ottennero medaglie e riconoscimenti a tutte le esposizioni internazionali nel corso delle quali cui vennero esibiti.
L’inserzione reca applicate 3 etichette circolari destinate ad essere applicate su rocchetti di filo di lino N. 50 da 2 once per macchine
da cucire, su spolette da 200 iarde di filo a tre trefoli per cuciture a macchina o a mano, e su rocchetti di filo ritorto a 6 trefoli per
cuciture a macchina.
39
1.
3.
2.
4.
TAVOLA XXXII – COTONI INGLESI TEDESCHI E SCOZZESI: 1. Cartoncino pubblicitario del cotone cucirino marca “Anchor”, “il
migliore per cuciture a mano e a macchina”, prodotto dalla “Clark & Co.” (primi Novecento); 2. Stampa pubblicitaria della
fabbrica berlinese J.B. Wünsch, che produceva filati, tessuti, canutiglie, cordoncini, passamanerie e rocchetti di fili d’oro e
d’argento (1894); 3. Verso di una cartolina vittoriana pubblicitaria dei cucirini di cotone da 200 iarde, marca “J. & P. Coats”,
“il migliore filo a 6 trefoli”. La cartolina riporta anche il marchio di fabbrica per gli Stati Uniti d’America; 4. Stampa
pubblicitaria della ditta “Marsland, Son & Company”, di Blackfriars, presso Manchester, specializzata nella filatura e
manifattura di cotone da cucito a 2, 3, 6 e 9 trefoli, cotone da tricot e da rammendo e da uncinetto (1862).
40
2.
1.
3.
5.
4.
TAVOLA XXXIII – CUCIRINI CANTONI COATS (C.C.C) E S.I.G.A.: 1. Stampa pubblicitaria dei filati da ricamo della “Cucirini
Cantoni Coats”: “hanno lo splendore e la solidità degli antichi ricami italiani” (prima metà del Novecento); 2. Stampa-omaggio della
“Cucirini Cantoni Coats”, promozionale di un concorso di ricamo, bandito nel 1940, con 3.400 premi in palio; 3. Scatola di cartone
contenente “1 kilo netto di cotone perlato per calze, marca “Pellicano” depositata, in 20 matasse, 50 grammi garantiti”, prodotto dalla
“Cucirini Cantoni Coats”. La ditta aveva sedi a Milano, Lucca, Genova, Intra, Napoli e Trieste (primi Novecento); 4. Inserzione
pubblicitaria dei filati da ricamo marca “Astra”, fabbricati dalla “C.C.C” di Milano, in «Mani di fata», XVI, 3 (1 marzo 1941). I 6
stabilimenti della ditta fornivano lavoro a 6.000 operai; 5. Coperchio di una scatoletta di cartone contenente cotone per calze marca
“Borsa”, fabbricato dalla ditta “S.I.G.A.” con sedi a Lucca, Gallicano e Napoli (prima metà XX sec.).
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TAVOLA XXXIV – SETE CUCIRINE RIUNITE E MARCA C.M.S. : Inserzioni pubblicitarie in «Mani di fata» degli anni 1932-1934. I
filati pubblicizzati sono quelli per ricamo, bianchi e colorati, marca “C.M.S.”, distribuiti dalle “Sete Cucirine Riunite” di
Milano: “Sono brillanti allo sguardo, morbidi, lisci, scorrevoli all’uso e in più di effetto inalterato dopo le lavature e di colorito
costante esposti alla luce”; “Sono sempre i preferiti dai grandi laboratori di ricami, dalle scuole professionali, dagli istituti
femminili”; “Per i vostri ricami adoperate sempre questi filati”.
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TAVOLA XXXV – FILATI CUCIRINI : 1.
Inserzione pubblicitaria dei filati per ricami
marca “Ancora”, prodotti dalla “Cucirini
Cantoni Coats”, in «Mani di fata», X, 3 (1
marzo 1934). Essi venivano tinti a mezzo di
“colori “Astra” solidi”; 2. Due cucirini di
cotone bianco a 6 fili da 200 iarde per cuciture
a macchina, della “J & P Coats” (primi del
Novecento); 3. e 4. Rocchetto di filo verde
ritorto per cuciture a macchina, fabbricato
dalla “Singer Manufacturing Company”
(primi del Novecento); 5. Cucirino da 400
iarde di filo per cuciture a macchina, della
“Cucirini Cantoni Coats” (primi del
Novecento); 6. Cucirini del primo Novecento
per lavori a macchina; si distinguono: cotone
nero lucido N.90 da 400 iarde (365 metri) della
“Cucirini cantoni Coats”; cotone bianco N.40
“marca Borsa”; cotone bianco N. 50 lucido da
100 iarde; cotone bianco N.80 da 400 iarde
“glacè”; cotone bianco da 91 metri, marca
“Sovrana” della “Cucirini Cantoni Coats”.
Quest’ultima marca veniva pubblicizzata
come “il filo perfetto per cucire tessuti di seta”.
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TAVOLA XXXVI – AGHI: 1. Cartolina promozionale degli aghi da cucito prodotti dalla “H. Milward & Son”, di Redditch, in
Inghilterra (epoca Vittoriana). La storia del marchio ebbe inizio all’incirca nel 1700, ma ainizialmente si trattava solo di una piccola
fonderia di aghi da cucito ed uncini. Entro la metà del XIX secolo la compagnia era diventata una delle più affermate nel settore in
tutto il Regno Unito, e, tra il 1853 ed il 1922, ottenne ben 30 medaglie di merito alle diverse esposizioni e fiere commerciali
internazionali cui partecipò. Ancora oggi la “H. Milward & Son” produce una vasta gamma di aghi da cucito per lavori manuali e
per macchine da cucire; 2. Aghi nelle differenti fasi di fabbricazione (1862). La fabbricazione usa come materia prima il filo di
acciaio ad alto tenore di carbonio. Gli aghi si classificano con un numero in relazione alla loro grossezza (aghi del nr. 1, del nr. 6
ecc.); in un chilogrammo di aghi ne entrano 40.000 del nr. 12, 11.000 del nr. 6 e così via; 3. Agoraio a libretto di epoca vittoriana;
4. Armi araldiche del fabbricante di aghi (da M.T. MORRALL, History and description of needle making, Manchester 1862, p.44).
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