Alla Segreteria Nazionale SLC CGIL Alla Segretaria Regionale Poste SLC CGIL e p.c. O.P.N. per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro Oggetto: Vendita dei Gratta e Vinci, isteria commerciale ed accordo Video terminalisti del 25 marzo 2010. Relazione incontro tra OO.SS. ed Azienda del 30/05/2011 Il gg 30/05/2011 in Viale Europa, 190 ore 16:00 si è tenuto un incontro di II livello tra tutte le OO.SS. ed Azienda. Presenti per l’Azienda R I. con il Dr. Ferdinando Vicini e M.P. con l’Ing. Luciano Tola Tema dell’incontro è la vendita dei “Gratta e Vinci” da sportello in netta violazione dell’accordo sindacale del 25 marzo 2010. Il motivo che ha costretto le OO.SS. a tale incontro è stato l’unanime riscontro della mancata contabilizzazione della vendita dei “GeV”, al pari di molte altre operazioni di sportello, dal contatore delle operazioni in relazione alla fruizione delle pause previste dall’accordo vigente in oggetto da parte degli operatori OSP. Ciò ha causato, atteggiamenti interpretativi, intimidatori e repressivi, da parte di piccoli e medi dirigenti nei riguardi di lavoratori che rappresentavano ad essi, coerentemente all’art. 20 Dlg. 81/08, i rischi e gli impatti sulla salute e la sicurezza propria e dei colleghi. Interpretazioni ritorsive e antisindacali se si considera che su salute e sicurezza a subire tali singolari comportamenti sono quadri sindacali e RSU/ RLS di diverse OO.SS. Forse a causa degli onnipresenti e controproducenti budget (con cui si tenta di comprare motivazioni estrinseche annichilendo, ed è qui il danno maggiore, le motivazioni intrinseche ed il senso di appartenenza degli operatori OSP),. forse per l’abuso eccessivo del potere direttivo ad essi concesso. Probabile una equa concausa. Si è persino ricordato all’azienda quanto espresso dal dettato costituzionale (art. 32 e art. 41) e dal codice civile (art. 2087 che oltre a porre la sicurezza a carico del datore di lavoro prevede la massima sicurezza tecnica-organizzativa-procedurale concretamente fattibile. Pertanto non tollera il limite della fattibilità tecnica e/o economica ) oltre al summenzionato Dlg. 81/08 ove in relazione ai comportamenti e le responsabilità in carico ai debitori di sicurezza (datore di lavoro, dirigenti e preposti) si ravvede una elevata correlazione con la competenza del c.p. in riferimento alla omissione dolosa di cautele contro la sicurezza e gli infortuni sul lavoro. Un secondo aspetto che tutte le OO.SS. hanno evidenziato è che lo stabilire un budget sulla vendita dei “GeV” (euro 550,00 medie giornaliere) con l’indicazione perentoria circa la necessità di profilare gli operatori OSP sulle modalità di esposizione e proposizione per la vendita risulta in netto contrasto con il fatto che dal 01/01/2011 il gioco del “Gratta e Vinci” è stato riconosciuto come “gioco d’azzardo” poiché, di fatto, si esprimono disposizioni la cui direzione va in senso diametralmente opposto a quella espressa dai valori sanciti dalla RSI e condivisi in azienda. R.I. dopo un primo giro di interventi di tutte le OO.SS prende la parola sostenendo che “tutte le operazioni vengono conteggiate dal contatore delle pause e che l’accordo non viene assolutamente violato”. Tale affermazione ha suscitato il disappunto e le doglianze di tutte le OO.SS. in quanto risulta evidente il maldestro tentativo di negare l’evidenza. M.P. dopo una premessa iniziale ove riconosce le ragioni e le circostanze espresse dalle OO.SS. tenta di aggirare il problema spiegando che negli UP c’è chi li contabilizza al momento della vendita e chi alla fine. Sempre M.P. spiega, inoltre, che il nuovo sistema operativo SDP che entrerà a regime va a recuperare in quanto contabilizza operazioni che di fatto tali non sono. Tali affermazioni hanno sollevato l’indignazione e l’opposizione di tutte le OO.SS. In primo luogo, perché i “GeV” sia che si registrino a sistema al momento della vendita (di fatto è la procedura corretta visto che risulta obbligatoria l’emissione della ricevuta fiscale) ovvero alla fine l’operazione non viene comunque conteggiata dal contatore delle operazioni mentre l’operatore trascorre del tempo di fronte al terminale. In secondo luogo, perché è inammissibile che non vi sia omogeneità di processo tra diversi UP. In terzo luogo, il sistema SDP apre il pop-up per la fruizione della pausa dopo 140 operazioni. Infine, ma non per importanza, si desidera precisare che la procedura di chiusura contabile sul sistema del PT SHOP oltre ad essere una ulteriore e distinta operazione rispetto a quella della registrazione di vendita dei “GeV” impatta sensibilmente sulla tempistica prevista, necessaria, per ottemperare alle procedure obbligatorie contabili relative a quanto normato per la chiusura di fine turno degli OSP. Si è anche fatto notare che lo stesso problema dei “GeV” si verifica con la novità, introdotta contestualmente, relativa all’obbligo da parte degli operatori OSP di dover usare il CRM (occorre compilare campi obbligatori concernenti i dati anagrafici del cliente, telefono, CF, orario appuntamento scegliere il consulente e compilare il campo note al fine di dettagliare la necessità del cliente) al fine di fissare appuntamenti tra clienti e sala consulenza. R.I. sottolinea che le operazioni da conteggiare sono solo quelle contabili finanziarie. E’ a questo punto che si determina una rottura definitiva con R.I. in quanto tutte le OO.SS snocciolano ciascuna una lunghissima serie di operazioni ed attività che vincolano gli OSP al terminale senza che le stesse vengano conteggiate. Inoltre nell’accordo del 25 marzo 2010 si parla di 95 operazioni prevedendo un ulteriore incontro di verifica, mai avvenuto, per dicembre 2010. Visto che il monitoraggio degli UP con il sistema Wodse esprime in modo cristallino che in gran parte degli UP si è registrato il superamento della soglia delle 20 ore settimanali e, pertanto, “possono essere considerati video terminalisti tutti gli operatori di sportello di Poste Italiane”, il tavolo Regionale Lazio ha espressamente ed unanimemente dichiarato che l’accordo del 25 marzo 2010 calato nel contesto degli UP è evidentemente in “pejus” rispetto la legge ordinaria e che accordi aziendali sono consentiti se, e solo se, migliorativi. Per fare memoria ed aiutare la comprensione di coloro che, per motivi istituzionali, sono da troppo tempo lontani dalla quotidianità e dall’operatività degli OSP si considera utile elencare e dettagliare alcune tra le principali attività, vere e proprie operazioni, che non vengono conteggiate al fine della fruizione delle pause da parte dei video terminalisti. E di tutta evidenza che se si fanno 95 affrancature dopo 10 minuti si va in pausa, ma se si apre, ad esempio, un Libretto di Risparmio, si attiva una carta prepagata Postepay, oppure una Sim PosteMobile , un Telegramma (più o meno lungo ovvero singolo o multiplo) o un servizio Seguimi non si raggiungono le 95 operazioni nello stesso tempo (è possibile anche che non sia raggiunto affatto se il caso vuole che di queste operazioni ne capitano diverse), visto la lungaggine delle procedure. Eppure l’operatore sta lo stesso davanti al terminale. A tal proposito si desidera sottolineare che R.I. ha dichiarato, inequivocabilmente, “che la maggior parte degli operatori non raggiunge le 95 operazioni o le raggiunge solo a fine turno”. Se si fa un bollettino, vale una operazione, se il cliente paga con bancomat, vale due operazioni, una raccomandata vale una operazione ma se l’operatore OSP si becca il cliente con raccomandate in distinta (anche 100) vale come una sola operazione. Ancora peggio. Se si lavora in 3270 (sistema operativo usato per le modifiche e/o attivazioni carte di debito Postamat, visione di radicamento del conto relativo ad un assegno ecc.), se si fa una lista dei movimenti ad un correntista (ogni correntista la chiede alla fine delle operazioni) o titolare di carta prepagata, se si controlla il DMS (per la verifica delle procedure da seguire da effettuare durante la relazione con un cliente), se si accede (come si deve a fronte di pagamento assegni, vaglia, apertura di rapporti continuativi ecc.) al sistema “Oracolo” (non vale forse, in termini di tempo a video, almeno 4 o 5 bollettini?), spesso stampandolo, per la verifica del documento d’identità (NB. il numero ed i rinnovi per le nuove patenti date le minuscole dimensioni dei caratteri richiedono uno sforzo visivo titanico) e del codice fiscale, se si apre il sito web di Poste Italiane (quanti bollettini o, che è lo stesso, operazioni vale?) per erogare informazioni, leggendole testualmente, corrette ed omogenee al cliente verso il quale viene svolta azione di proattività (costantemente e pressantemente richiesta e pretesa dall'azienda) e se una volta convinto il cliente l’operatore gli fissa un appuntamento con la sala consulenza tramite l’apertura dell’applicativo “CRM” (anche qui il tempo impiegato a video non vale 4 o 5 bollettini?) o si vende un "Gratta e Vinci" il contatore delle operazioni non le conteggia come tali. Non le conteggia affatto. Se l’operatore trascrive un Telegramma, usando la tastiera e rivolgendo lo sguardo al monitor, vale una sola operazione. Ma il telegramma può essere di poche righe o di qualche pagina, singolo o multiplo , ma nessun peso specifico viene assegnato a seconda della lunghezza e/o quantità. Il Telegramma vale sempre e solo una operazione senza mai valutare la variabile “tempo” di esposizione al video. Si desidera aggiungere, a questo punto, la descrizione di un caso particolare che si verifica moltissime volte durante la giornata lavorativa soprattutto per l’UP Roma VR. Su tutti gli assegni postali viene riportata la dicitura Piazza S. Silvestro. La conseguenza è che in tale ufficio giungano vanamente, da ogni dove, una quantità infinita di clienti che ne chiedono il pagamento. Essi, gli ignari i clienti, devono sopportare inutilmente la lunga attesa mentre gli operatori devono eseguire una serie di attività (che non sono conteggiate come operazioni) al fine di verificare l’ufficio di radicamento di colui che ha emesso l’assegno. L’operatore deve prima disconnettersi dal PGO (premere esc dalla schermata principale del PGO editare “attività interne” e poi disconnessione) entrare in 3270, connettersi (digitare inix e poi userid e pwd invio e poi pausa) , digitare “TPGM” scegliere il tasto 2 e poi il 9 (evidenza singolo assegno) digitare il numero dell’assegno e premere invio. A questo punto deve guardare nella nuova schermata in alto a sinistra il frazionario dell’UP ove il rapporto continuativo è stato instaurato ed in alto a destra l’UP di attuale radicamento (o di eventuale trasferimento del conto). Dopo aver segnato il frazionario deve premere due volte F3 (per tornare alla schemata iniziale) e digitare la voce “UFPT” ove inserendo il frazionario si visualizza a sistema la denominazione dell’UP (ad esempio “Roma 94” la via ed il tel. dell’UP di radicamento del conto) dettare le informazioni al cliente che immancabilmente e giustamente richiede, adiratissimo per la vana attesa dovuta ad una indicazione fuorviante, anche gli orari di apertura al pubblico. Pertanto il povero operatore deve uscire dalla 3270, tornare sulla schermata principale del PGO premere il tasto “Esc” editare la voce “applicazioni web” poi la voce “altre operazioni”. Successivamente deve digitare in alto a destra della schermata la “URL” del sito di Poste (www.poste.it), selezionare la voce “privati” poi la voce “cerca ufficio postale” selezionare la città ed il cap. e selezionare (cliccando due volte con il mouse) l’UP cercato. Solo a questo punto visualizza gli orari di apertura dell’UP cercato e comunicarlo al cliente. Dopo tutto quanto sopra e dopo aver congedato il cliente rientrare nel PGO per loggarsi nuovamente 25 righe per descrivere questa singola attività dell’operatore OSP. Qualche minuto per un operatore esperto ma che non viene comunque conteggiato. Ritardando pesantemente la fruizione della pausa e risultando a riposo o inattivo visto che il contatore delle operazioni non è stato movimentato. Orbene, al di la delle opinioni di merito sull’accordo de 25 marzo 2010 a cui si deve comunque il merito del riconoscimento degli OSP quali video terminalisti, esistono molte operazioni che pur costringendo gli operatori davanti al terminale non vengono conteggiate dal contatore delle operazioni. Ciò in chiara violazione dello stesso. Tutto ciò mette a repentaglio la salute e la sicurezza dei lavoratori.OSP.. Come è stato chiaramente sottolineato dalle OO.SS. l’80% dell’attività operativa degli operatori OSP, quella non conteggiata come operazioni finanziarie, ciò che può definirsi “altro” è tutta “Tastiera e Video”. Tutta tunnel carpale, tenosinovite e disturbi oculari. Ma non è solo questo. E’ anche, nella totalità dell’orario di lavoro, una dannosissima postura in totale assenza di DPI con gli operatori del 90% degli UP esposti ad abbagliamenti di luce diretta sugli occhi (le vetrine non sono mai adeguatamente schermate e la luce non giunge mai a 45° sul terminale). Aggiungendo infine le insopportabili condizioni generate dal microclima e dall’assoluta mancanza di circolazione di aria respirabile. Senza dimenticare l’ abnorme stress lavoro-correlato cui l’OSP viene quotidianamente sottoposto sia da parte della clientela sia da parte dei superiori preposti in termini di controllo a distanza ed esasperanti pressioni commerciali. Tutte attività, quelle non conteggiate, per le quali non risulta essere stato redatto da parte aziendale, in violazione della legge ordinaria, il Documento della Valutazione dei rischi così come fatto nel 2008 per il Call Center di Viale Asia 90. E’ di tutta evidenza che, date le circostanze summenzionate, anche i 10 minuti di cambio attività risultano gravemente peggiorativi. In conclusione il tavolo Regionale Lazio unitario invita con decisione tutte le Segreterie Nazionali ad aprire un confronto con l’Azienda al fine di indurla ad adempiere al debito di salute e sicurezza che la legge gli impone. Costringendola a rimuovere i piccoli e medi dirigenti che usano le discipline come mezzo doloso di intimidazione al fine di non assumersi le responsabilità di legge previste in materia di salute e sicurezza. Formarli ed educarli di modo da consentirgli di comprendere, una volta per tutte, che la gerarchia non è “Potere su….” ma “Poter contare su…” In altri termini si richiede espressamente un nuovo e corretto accordo nazionale ove le pause siano legate al tempo di esposizione al video e non all’alea di operazioni aventi, per loro natura, peso specifico diverso. Si chiede inoltre che le pause vengano definite, per la concomitanza delle circostanze summenzionate, come interruzione dell’attività lavorativa e per un tempo di 15 minuti ogni due ore. Le pause vanno in automatico a partire dall’inizio del servizio . Basta solo traslare quanto già esistente e perfettamente funzionante c/o il Call Center di Viale Asia mediante l’applicativo Archimede. Certi di un pronto adeguamento alle regole, inviamo cordiali saluti. Roma 30/05/2011 Le Segreterie Regionali