Pediatri vs SOS Tata: i punti critici del metodo Estivill
di Daniela Zacchi – 25 Settembre 2013
«Esprimiamo ancora una volta il nostro dissenso per i
metodi per “educare i bambini piccoli a dormire” che si
basano sull’estinzione graduale del pianto. Sappiamo
ormai dalla ricerca scientifica, se non bastasse il buon
senso, che la fisiologia dell’essere umano prevede che
riceva delle cure di tipo prossimale da parte della madre e
degli adulti che se ne prendono cura, e che la pretesa che
un bambino piccolo si addormenti da solo e dorma per
tutta la notte senza richiedere la presenza e il contatto
dell’adulto, oltre ad essere anti-fisiologica ed irrealistica,
può provocare confusione nei genitori e grande stress nei
bambini. Questi metodi possono minare fin dalla
primissima infanzia la fiducia negli adulti e quindi in se
stessi e interferire con lo stabilirsi di una sana relazione
genitori-figli, oltre ad interferire (se il bambino è piccolo)
con l’allattamento al seno».
Questo è uno stralcio della lettera aperta che l’Associazione Culturale Pediatri ha inviato a
Vincenzo Spadafora, Garante per la protezione dell’infanzia e dell’Adolescenza, per chiedergli di
intervenire affinché le trasmissioni televisive non promuovano il ricorso a questi sistemi senza che
allo stesso tempo informino adeguatamente i genitori. A scatenare la reazione dei pediatri è stata in
particolare una puntata della trasmissione SOS Tata andata in onda sabato 14 settembre su La7,
durante la quale un bimbo di appena 12 mesi veniva lasciato piangere solo nel suo lettino, chiuso in
camera, perché imparasse ad addormentarsi da solo.
Ma che cos’è il metodo di estinzione graduale del pianto o metodo Estivill?
Si tratta di un metodo illustrato nel libretto “Fate la nanna”, il
quale si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber,
direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston, e reso
pubblico nel 1985 tramite il libro “Solve Your Child’s Sleep
Problems”.
In breve, tale tecnica può essere descritta così:
• Introdurre una routine da ripetere ogni sera prima
dell’addormentamento (ad esempio bagnetto caldo,
pigiama, lettura di una storia, ecc.), poi mettere il bambino
nel lettino e uscire dalla stanza.
• Se il bambino inizia a piangere, lasciare trascorrere periodi
di tempo controllati prima di rientrare, aumentandoli
gradualmente (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti,
poi 10, e così via).
• Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza
prenderlo in braccio.
• Il bambino, nel giro di una settimana, si abituerà a restare da solo.
Autorevoli associazioni mondiali hanno prodotto documenti ufficiali in cui si mette in guardia dai
possibili rischi collegati a questo metodo. Vediamone alcuni.
Dalla parte del bambino
Il pianto del bambino esprime principalmente un’esigenza (fame, sete, freddo, caldo,
malessere, etc.) oppure uno stato d’animo (stanchezza, tristezza, agitazione, paura, etc.).
Non rispondere al suo pianto ed evitare di confortarlo, gli insegna a non cercare conforto emotivo
quando è in una situazione di disagio. Questo vuol dire che perde fiducia nelle persone che si
prendono cura di loro.
Inoltre, i bambini sviluppano un attaccamento più sicuro quanto più la loro richiesta di conforto e
rassicurazione è soddisfatta dai genitori, sia di giorno sia di notte.
Da un punto di vista psicologico, il pianto ignorato rappresenta una mancanza di efficacia nella
comunicazione tra bambino e genitori: «Ho freddo e piango, mamma o papà venite a coprirmi, ma
né mamma né papà arrivano, perché? Ho paura, ma nessuno viene a consolarmi, come mai?
Mamma o papà non vengono, sono solo», questo è il messaggio che impara un bambino sottoposto
a metodo Estivill.
È importante, invece, che i genitori siano in grado di trasmettere sicurezza e regolazione emotiva,
elaborando i vissuti dei loro figli sin da piccoli, tranquillizzandoli e accudendoli anche di notte.
Allora il messaggio diventa: «Mamma e papà ci sono sempre per me. Dormo sereno, perché se li
cerco, loro ci saranno», se ad esempio il bambino ha paura di notte, non lo fa per sfinire o mettere
alla prova, ha davvero paura, i mostri sotto il letto sono reali e guai a sminuire queste sue
sensazioni.
• Intorno ai sei mesi di vita, il bambino sperimenta l’ansia da separazione, deve cioè elaborare
il concetto che se la madre (o altra figura parentale di riferimento) si allontana, non lo
abbandonerà, ma ritornerà in un secondo momento.
Questo processo di elaborazione si esprime spesso con irrequietezza, difficoltà ad addormentarsi,
frequenti risvegli notturni, pianti disperati quando la mamma si allontana anche solo per
raggiungere un’altra stanza. Può durare diversi mesi, ma è essenziale per l’equilibrio psichico anche
in età adulta, rappresenta pertanto una parte naturale del processo di crescita, che si supera con il
progredire dei processi cognitivi e della sicurezza emozionale.
•
Che cosa possiamo fare come genitori?
Esistono molti libri sull’accudimento dei bambini,
che si presentano spesso come manuali d’istruzioni
dove attingere magiche ricette universali di felicità
per genitori e figli.
L’errore è proprio pensare che i bambini siano tutti
uguali!
Non tutti dormono per 11 ore senza mai svegliarsi,
non tutti mangiano primo, secondo, contorno e
frutta 2 volte al giorno, non tutti tolgono il
pannolino a 2 anni etc., perché ogni bambino è
meravigliosamente unico!
Questo non vuol dire che non bisogna insegnare un metodo al bambino per imparare a dormire
bene, ma è necessario conoscerlo, comprendere i suoi bisogni, e quindi elaborare un “metodo” che
sia cucito su misura per lui.
È importante quindi ascoltare il proprio bambino e le sue esigenze, prepararlo alla nanna con calma
e un rituale sempre uguale che dia sicurezza e continuità (ad esempio leggere una storia) con uno
dei due genitori seduto vicino al lettino, fino a quando non si sarà addormentato. In questo modo
non si sentirà abbandonato, ma imparerà rilassarsi prima della nanna.
Ricordiamoci, infine, che il bisogno di contatto e di rassicurazione dei bambini non va mai ignorato
né di giorno, né di notte, solo così avremo bambini oggi e adulti domani capaci di sintonizzarsi con
i bisogni emotivi e di dare valore al mondo affettivo.
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Spazio psicologia – Pediatri contro sos tata