FRUSTRA FIT PER PLURA QUOD POTEST FIERI PER PAUCIORA
ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA
6 FEBBRAIO
22
DICEMBRE 2016
2015
ANNO
ANNOXIV
XIV --NUMERO
NUMERO 74
73
Meditate che
questo è stato
Primo Levi
INDEX
PAGINA
EDITORIALE
3
Soldati
31 Dicembre 2015
4
5
INCHIESTA
Siamo sicuri di conoscere il nostro passato?
6
LEVINSIDE
Hall of Fame
Olimpiadi di informatica
Notte Nazionale del Liceo Classico
Intervista al futuro
Levi On The Road
8
8
9
10
12
ATTUALITÀ
La giornata della memoria
Enrico Vanzini: l’ultimo sopravvissuto
La risposta del governo al terrore: arte e cultura
Da Palermo a Parigi: il boato del cambiamento
Il mondo (e l’ironia dei social) contro l’ISIS
I don’t care: I love it!
14
15
16
17
18
19
CULTURA E SOCIETÀ
L’incantatrice di numeri
Children for sale
I geroglifici dell’era digitale
Lampedusa Cross: fra dolore, fede e speranza
LE FIABE DI OCKHAM
Bianca e i sette noni
20
22
23
24
25
CACCIATORI DI LIBRI
La verità sul caso Quebert
Le parole che ci salvano
26
27
INDEX
PAGINA
MUSICROOM
What do you mean? I Lived, One Republic
28
TALKING MOVIES
Spy
29
SPORTIVAMENTE
SOS: combinata nordica
28
NOSCE TE IPSUM
31
DE GUSTIBUS
32
IPSE DIXIT
34
LEVIGNETTE
36
GIOCHI
37
Editoriale
EDITORIALE
Salve cari lettori!
Con il nuovo anno, oltre all’ansia per la ripresa della
scuola e ai chili in più a causa dei troppi panettoni,
arriva anche il nuovo numero del nostro caro Rasoio!
Purtroppo queste vacanze di Natale, come pensiamo
sappiate tutti, sono state segnate dalla perdita di
Lorenzo, amico prima che studente del Levi. Le nostre
condoglianze vanno alla famiglia e a chiunque lo
conosceva. Lo ricordiamo in due articoli, “31
Dicembre 2015” e “Si sta come d’autunno sugli alberi
le foglie”. Abbiamo scelto di non chiederci il perché di
un simile gesto e di non raccontare nuovamente cos’è
successo, per quello sono bastati gli altri giornali.
Abbiamo deciso di ricordarlo in modo semplice, per la
sua vita e non per la sua morte.
Anche in questo numero partono nuove rubriche,
grazie alla redazione (aperta, lo ricordiamo, a chiunque
studente abbia la passione per la scrittura), sempre più
numerosa e varia.
Complimenti agli alunni meritevoli del Levi, sia per le
borse di studio vinte sia per gli ottimi risultati
conseguiti nelle olimpiadi di informatica e di italiano.
Congratulazioni anche agli studenti del classico, che ci
hanno allietato con conferenze e incontri durante la
Notte bianca, tenutasi il 15 gennaio. Altro evento
importante è stato lo spettacolo in commemorazione
della Giornata della Memoria il 27 gennaio. E che dire
di tutti gli intrepidi ragazzi cimentatisi nella gara di scii
e snowboard? Insomma, bravi a tutti!
Per qualsiasi critica, osservazione e domanda potete
contattarci alla seguente mail:
[email protected]
ERRATA CORRIGE
Anche a noi giornalisti in erba del Rasoio di Ockham
ogni tanto scappa qualche errore. Da questo numero
in avanti, dedicheremo questo spazio, chiamato
appunto “Errata corrige” (Correggi le cose sbagliate),
agli errori commessi nei numeri precedenti.
Ecco quindi di seguito gli errori presenti nel numero
precedente che ci sono stati segnalati.
• A pag. 5, nella sesta riga del secondo paragrafo, i due
studenti eletti nella Consulta Provinciale avevano
candidamente espresso il loro dispiacere per la
famigerata censura, non uno degli studenti candidati
nel Consiglio d'Istituto. Inoltre, sempre nello stesso
articolo, nel sottotitolo si legge la parola “legenda”
anziché “leggenda”.
• A pag. 8, nella quint'ultima riga, a causa di un errore
di battitura è stato scritto “molto” anziché “molte”.
• A pag. 17, il redattore Pietro Bazzani frequenta la
3BCL, non la 3ACL.
• A pag. 25, la redattrice Silvia Lucchesi frequenta la
3BCL, non la 3BSC.
LA REDAZIONE
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22 DICEMBRE 2015
ANNO XIV - NUMERO 73
CIAO
LORENZO
SOLDATI
"Si sta come
D'autunno
Sugli alberi
Le foglie"
La celebre poesia "Soldati" di Ungaretti mi è venuta in
mente dopo qualche ora di riflessione su quanto era
accaduto. Questi versi rendono perfettamente l'idea
della caducità umana, e spiegano appieno ciò che
provavo in quel momento: ero sbalordito per
l’avvenimento, e queste parole spiegavano in modo
sintetico ma efficace la marea di pensieri che
rumoreggiavano nel mio cervello. Lorenzo è come una
foglia in autunno: si è staccato dall'albero chiamato
vita ed è atterrato altrove. Questo non vuol dire che
Lorenzo abbia smesso di esistere - quando una foglia
si stacca dal ramo non cessa di esserci. Lorenzo è
atterrato nel cuore dei suoi cari, nel cuore dei suoi
amici, nel cuore di chi non lo conosceva molto. E qui,
come una foglia, si trasformerà con il passare del
tempo in fertile terra, adatta al germogliare di nuova
vita. Per ricordarlo, dunque, dobbiamo vivere.
Dobbiamo continuare a sorridere alla vita,
ricordandolo sempre e tenendolo vivo nei nostri cuori.
In questo modo Lorenzo vivrà in eterno, e aiuterà il
germogliare e la crescita della nostra vita.
PIETRO BAZZANI 3BCL
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22 DICEMBRE 2015
ANNO XIV - NUMERO 73
31 DICEMBRE 2015
- Perché sono salito quassù? Chi
indovina?
- Per sentirsi alto.
- No [...]. Sono salito sulla cattedra
per ricordare a me stesso che
dobbiamo sempre guardare le
cose da angolazioni diverse. E il
mondo appare diverso da quassù.
Non vi ho convinti? Venite a
vedere voi stessi. Coraggio! È
proprio quando credete di sapere
qualcosa che dovete guardarla da
un'altra prospettiva.
DAL FILM “L’ATTIMO FUGGENTE”
Le notizie circolano in fretta. Passano da bocca a
bocca. Si ingigantiscono, cambiano, si trasformano. E
alla fine cosa ne rimane? Una copia imperfetta del
fatto iniziale. Una vana illusione di poter sapere, capire
e di conseguenza giudicare. Per comprendere
veramente una persona non ci si può fermare a un
singolo avvenimento o a un singolo momento della
sua vita ma bisogna cambiare punto di vista, guardarla
da un’altra prospettiva. E neanche così potremmo
pretenziosamente affermare di aver compreso tutto e
di avere la verità in tasca.
I giornali ci hanno presentato Lorenzo attraverso un
solo punto di vista incentrandosi solo sul suo ultimo
gesto e fermandosi alle apparenze: “Si suicida a soli 16
anni: dramma a Capodanno a Montebelluna”. “Male
di vivere, studente si toglie la vita a soli 16 anni”.
Da lì è cominciato tutto: obbligatori i posti vicini nella
stessa loggetta per commentare tra una battuta e un
selfie le arie de “L’elisir d’amore” di Donizzetti. La
camminata verso la stazione ci ha fatti sentire padroni
del mondo, viaggiare di notte su un treno ha un che di
magico. La nostra amicizia è nata così, in modo
semplice come ne nascono tante, raccontando pezzi
delle nostre vita: dai problemi sentimentali alla scuola,
dagli interessi e dalle passioni ai nostri sogni.
Non siamo diventati subito amici per la pelle, è stato
più un percorso, spesso in salita, che ha portato a un
affetto così forte da continuare anche ora, dopo tutto
quello che è successo.
Nei mesi successivi abbiamo potuto stringere un
legame ancora più stretto con Lorenzo, scoprendo il
suo carattere, il suo modo di fare e di pensare. Non era
di certo un leader, un ragazzo popolare, come l’hanno
dipinto molti giornali. Era una ragazzo normale come
tanti altri, con problemi normali come tanti altri.
D e t e r m i n a t o, m a i s o d d i s f a t t o, t e s t a r d o
(maledettamente testardo), lagnoso, ma anche leale,
affezionato, divertente. Insomma era lui, difficile
descriverlo con degli aggettivi. Era sua la capacità di
descrivere il mondo attraverso metafore ironiche e ben
calibrate. Ci aveva definite la sua Fragola e la sua
Panna. Le sue migliori amiche, una l’opposto dell’altra
ma che insieme formiamo la miscela perfetta.
Dilungarsi oltre non avrebbe senso, come neanche
cercare le cause che hanno portato a un simile gesto.
Come detto prima vogliamo raccontarvi la vita, non la
morte. Vogliamo che nella mente di tutti rimanga il
Lollo scherzoso che salutava con un “Salve!”, il Lollo
sempre in cerca di abbracci, il Lollo che ordinava le
pizze per teatro, il Lollo che amiamo e che non
dimenticheremo.
ELEONORA BORDIGNON 3BCL
SARA SPADETTO 3BCL
Noi vorremmo lasciarvi un ricordo di Lorenzo
diverso, perché le persone vanno ricordate in vita, non
classificate in base alla morte, ed è per questo che
siamo qui a raccontarvi la nostra storia.
Abbiamo conosciuto Lorenzo in un treno verso
Venezia il 12 febbraio 2015. Eravamo tutti vestiti in
tiro per andare a uno spettacolo al teatro “La Fenice”
con il gruppo del laboratorio teatrale “I Paladini di
Talìa”. Un’occasione più unica che rara, impreziosita
dal celebre carnevale veneziano. Le strade erano
gremite delle coloratissime e strabilianti maschere,
Piazza San Marco era unica, illuminata da un tramonto
imperdibile, accentuato dal riverbero dei canali. È
lungo questi canali, parlando del più e del meno, che
noi e Lorenzo ci siamo conosciuti un po’ meglio. È
vero, facevamo teatro insieme da qualche mese, ma
questa è stata la prima occasione per legare davvero.
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ANNO XIV - NUMERO 73
Inchiesta
SIAMO SICURI DI
CONOSCERE IL
NOSTRO PASSATO?
Abbiamo deciso di realizzare questo sondaggio per SCOPERTA DELL’AMERICA
capire se gli studenti di ogni età del liceo Levi hanno (1492 d.C.)
un’adeguata conoscenza delle date storiche più
significative del nostro passato più o meno recente. Il
Errato
Esatto
nostro scopo era quello di capire non tanto la
preparazione scolastica di ciascuno, quanto l’interesse
Prime
per la storia e la consapevolezza che l’attualità che
stiamo vivendo è il risultato del nostro passato
storico.
Seconde
Le domande che abbiamo posto a diversi gruppi di
ragazzi in base alla classe di appartenenza sono le
seguenti:
• Data della fondazione di Roma.
• Anno della scoperta dell’America.
• Inizio e fine della prima guerra mondiale.
• Anno del suffragio universale in Italia.
• In quale periodo storico ti sarebbe piaciuto vivere?
Di seguito vi riportiamo i grafici relativi a ciascuna
domanda.
FONDAZIONE DI ROMA (753 a.C.)
Errato
Esatto
Terze
Quarte
Quinte
0
4
8
12
16
Con la scoperta dell'America i risultati sono
decisamente migliori: è probabilmente uno degli eventi
più ricordati a livello mondiale. Ha segnato l'inizio
dell'età moderna che ha portato alla nascita e al
rafforzamento dello stato odierno e non solo. Questi
sono alcuni dei principali motivi che meglio ci aiutano
a giustificare la netta prevalenza di risposte corrette.
1^ GUERRA MONDIALE
(1914-1918 d.C.)
Prime
Seconde
Errato
Terze
Esatto
Quarte
Quinte
20%
0
4
8
12
16
Come possiamo vedere dal grafico, solo nelle terze le
risposte corrette superano quelle errate, mentre nelle
altre classi, soprattutto nelle prime e nelle quarte,
risulta esserci una netta prevalenza di risposte errate. A
nostro parere il risultato è dovuto al fatto che non
viene data molto importanza a questo evento storico
perché molto lontano nel tempo.
80%
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ANNO XIV - NUMERO 73
Inchiesta
Anche la data della 1^guerra mondiale risulta essere
stata appresa brillantemente dai ragazzi, probabilmente
per le recenti commemorazioni (nel 2015) per il
centenario dell’entrata in guerra dell’Italia. Infatti tutti i
mezzi di comunicazione hanno ampiamente trattato
questo momento storico e ci sono stati numerosi
eventi a riguardo anche nella zona in cui viviamo.
LA PRIMA VOLTA DELLE
DONNE AL VOTO IN ITALIA
(10 Marzo 1946)
Errato
Esatto
Prime
Seconde
frequenti, sono molto vari, ma il periodo storico
maggiormente “gettonato” è quello della Belle époque.
Probabilmente lo sfarzo della torre Eiffel, il grande
sviluppo delle arti e le innovazioni industriali e
tecnologiche hanno affascinato la maggior parte di voi.
Ci siamo divertite a raccogliere le vostre risposte, e ci
scusiamo per aver interrotto la ricreazione di alcuni di
voi. Non ci siamo particolarmente stupite per le
numerose date errate, sappiamo quanto possa essere
noioso e alle volte faticoso memorizzare le diverse
date storiche, e come facilmente finiscano nel
dimenticatoio! Tuttavia riteniamo che questo
sondaggio possa essere uno stimolo per andare a
rivedere non solo le singole date ma anche e
soprattutto per approfondire gli eventi che hanno
segnato la nostra storia.
Chiudiamo con una celebre frase di Cicerone: "La
storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della
memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità".
Terze
Quarte
ELEONORA DALLA BETTA 3BCL
REBECCA DE MARTIN 3BCL
ALESSANDRA MARIN 3BCL
Quinte
0
3
6
9
12
Esattamente 70 anni fa, le donne italiane poterono
votare per la prima volta. Molti di voi non ricordavano
la data di questo evento, forse dando per scontato un
diritto del genere, ma speriamo che d'ora in poi teniate
in mente l'anno di un traguardo così importante per la
popolazione femminile italiana.
IN QUALE PERIODO STORICO
AVRESTI VOLUTO VIVERE?
Antichità Classica
1800
Belle Epoque
1900
Futuro
0
5,5
11
16,5
22
Riuscite ad indovinare a chi ci siamo ispirate per
sottoporvi quest'ultima domanda? Ebbene sì, proprio
a Miss Italia 2015!
I risultati, di cui vi abbiamo riportato solo le scelte più
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ANNO XIV - NUMERO 73
LEVInside
HALL OF
FAME
E’ proprio il caso di dirlo: gli studenti del Levi non si
smentiscono mai. Dove ci sono premi, concorsi, borse
di studio, ci sono sempre loro tra i vincitori.
Ecco gli ultimi premiati (in ordine di tempo,
naturalmente!):
almeno uno dei due linguaggi di programmazione,
Pascal o C/C++, per essere in grado di individuare gli
errori negli algoritmi dei quesiti.
Nonostante sia stato il primo anno, il nostro liceo ha
ottenuto buoni risultati, infatti 7 alunni su un massimo
di 8 sono stati selezionati per partecipare alla fase
successiva in quanto hanno ottenuto un punteggio
superiore alla media nazionale.
Il prossimo appuntamento è il 14 Aprile per la fase
territoriale, in luogo ancora da definirsi.
Ecco i nomi dei nostri studenti selezionati:
JONA BENETAZZO
TOBIA STEFANI, della classe 2BSA, ha vinto una
Borsa di studio del Rotary Club di Camposampiero
(PD) per il Concorso "Per un'etica della vita buona".
ANNACHIARA BORDIN, di 4DSC e
CHRISTIAN FERRARO di 5CSC sono risultati
tra i vincitori delle borse di studio Chiara Giavi, che
premia ragazzi che eccellono sia nello sport che nello
studio. Annachiara pratica la scherma, mentre
Christian è campione di nuoto.
Infine, last but not least, la 3ASA ha prodotto un
video che ha vinto il concorso"All-In", promosso dalla
Cooperativa Il Sestante in collaborazione con i Comuni
del Montebellunese, nell'ambito del progetto di
Educazione alla salute sulla prevenzione dei rischi e
delle dipendenze.
A tutti, i complimenti e le congratulazioni della
Redazione del Rasoio di Ockham!
LA REDAZIONE
OLIMPIADI DI
INFORMATICA
4ASA
TOMMASO MENEGHIN
CHIARA TAROZZO
4ASA
4ASA
ALESSANDRO NANDI
3BSA
SEBASTIANO ROSSI 4ASA
MARCO STECCA 3ASA
MARCO RONCATO 3ASA
Da ricordare anche gli ottimi piazzamenti dei sei
alunni di quinta che hanno partecipato.
Parlando della mia esperienza vi posso dire che mi ero
iscritta un po’ per curiosità, un po’ per gioco e un po’
per sfida verso me stessa, non aspettandomi
minimamente i risultati ottenuti, che mi hanno
sorpreso e di cui sono felice. La gara non è stata
troppo difficile e un po’ di impegno per i novanta
minuti a disposizione ha portato i suoi frutti.
In bocca al lupo a tutti coloro che con me si
cimenteranno nella fase successiva!
CHIARA TAROZZO 4ASA
Le Olimpiadi Italiane di Informatica nascono da una
collaborazione tra MIUR (Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca) ed AICA (Associazione
Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) e
sono un’occasione per far emergere e valorizzare le
eccellenze della scuola italiana.
Quest’anno sono state inserite tra le varie competizioni
scolastiche e si sono svolte per la prima volta nel
nostro istituto il 18 Novembre. Vi hanno partecipato
49 alunni di diverse classi. La gara è rivolta agli
studenti della scuola secondaria di secondo grado a cui
si richiedono le competenze per risolvere esercizi di
logica più o meno complessi e la conoscenza di
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ANNO XIV - NUMERO 73
LEVInside
NOTTE NAZIONALE
DEL LICEO
CLASSICO
Lettura di brani classici, interventi di filosofia, storia,
inglese, greco, latino. Ma anche danza, teatro,
recitazione, musica, esperimenti scientifici, vestiti
simili a quelli degli antichi, degustazioni di piatti tipici
dei Greci e dei Romani: questi gli ingredienti che
hanno contribuito alla buona riuscita della “Notte
Nazionale del Liceo Classico”, iniziativa nazionale
svoltasi nel nostro liceo il 15 gennaio scorso, come in
gran parte dei Licei Classici d'Italia. Serata in cui,
dalle 18 alle 22.30, la nostra scuola è stata aperta a
tutta la cittadinanza: sono arrivati studenti, ex
studenti, genitori, nonni, amici, ragazzi di terza media
interessati a intraprendere il percorso di questo
i n d i r i z z o. M a a n c h e p e r s o n e c h e e r a n o
semplicemente curiose di capire in che condizione è il
liceo Classico. Questo è stato infatti uno dei motivi
principali per cui è nata questa iniziativa: far capire
che questo indirizzo non è morto, come alcuni
vogliono farci credere, ma probabilmente è più vivo
che mai. Far capire anche che il Classico non è una
scuola ancorata al passato, rimasta alle sole lezioni
frontali e alle nozioni da imparare a memoria, ma che
c'è anche tanto altro. Ragazzi eccellenti non solo dal
punto di vista del rendimento ma anche per quanto
riguarda il mondo della musica, della danza e dello
spettacolo.
Così le circa 500 persone che hanno partecipato
all'iniziativa hanno potuto scegliere tra un programma
contenente molte attività diverse: dalla derivazione
greca e latina delle parole inglesi, alla dimostrazione
fisica dei paradossi di Zenone, passando per la
recitazione di monologhi tratti da Shakespeare o di
parte del quinto canto dell'Inferno o delle opere di
Plauto, senza dimenticare la riproduzione di quadri
viventi. Il tutto inframezzato dai bravissimi ragazzi
dell'orchestra, che in pochi giorni sono riusciti a
preparare tre pezzi e a suonarli in maniera notevole, e
da un rinfresco nel quale erano presenti
riproposizioni di ricette greche e latine.
Da segnalare anche il grande successo del “processo
al Liceo Classico”, nel quale tutti i presenti, riuniti in
aula magna, dopo aver sentito l'accusa e la difesa della
nostra scuola, sono stati chiamati a votare per la
condanna o l'assoluzione di questo indirizzo.
Risultato? Liceo Classico ampiamente assolto.
SILVIA LUCCHESI 3BCL
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ANNO XIV - NUMERO 73
LEVInside
INTERVISTA AL
FUTURO
GIURISPRUDENZA
“Mi interessa molto il futuro: è lì che passerò il resto
della mia vita.” (Anonimo)
Quante volte ci siamo persi a fantasticare su cosa fare
della nostra vita, su quali sogni contano davvero per
noi e sugli obiettivi che vogliamo perseguire? Il primo
step è stata la scelta della scuola superiore, ma il passo
decisivo che ci avvicina al nostro futuro sarà
l’università. Purtroppo o per fortuna, la scelta della
facoltà è decisamente ampia. Per questo motivo
comincia da questo numero una nuova rubrica nella
quale verrà intervistato un ex allievo del “Levi” ora alle
prese con i corsi universitari, in modo da poter gettare
uno sguardo al di là della maturità.
La prima facoltà presa in esame è giurisprudenza.
L’intervistata ha preferito rimanere anonima. Ha 21
anni, si è diplomata al Liceo Classico e ora frequenta il
terzo anno di giurisprudenza a Treviso, sede staccata di
Padova.
PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA
FACOLTÀ?
per mangiare quello che mi sono portata da casa purtroppo da noi non c'è la mensa. Se tra il pranzo e le
lezioni pomeridiane c'è del tempo libero cerco di
sfruttarlo studiando per conto mio in aula studio,
finché i compagni non ti implorano di aggiungerti al
torneo di carte che ormai sta coinvolgendo sempre più
studenti. Si parte sempre con il solito monito “solo
una partita eh”, per poi finire a chiedere rivincite su
rivincite. Concluse anche le ultime lezioni faccio la
solita maratona per tentare di prendere il primo treno
utile per arrivare a casa il prima possibile. Una volta
arrivata, mi riposo un po’ e, se avanza del tempo, mi
metto sui libri fino a cena.
CHE CORSI STAI SEGUENDO?
In questo semestre ho seguito i due corsi previsti,
diritto commerciale e diritto amministrativo.
QUAL È IL CORSO CHE FINORA
TI È PIACIUTO DI PIÙ? E
QUELLO PIÙ IMPEGNATIVO?
Ho scelto questa facoltà perché sono sempre stata
interessata ai problemi di attualità che si sentono
quotidianamente alla TV e si leggono nei giornali. Ho
iniziato quindi a studiare diritto per poter discutere
questi argomenti dal punto di vista giuridico e
partendo dalla discussione trovare soluzioni concrete.
Il corso che finora mi è piaciuto di più è stato quello di
diritto privato, con particolare riguardo al diritto di
famiglia, quello più complicato invece diritto
commerciale.
PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA
UNIVERSITÀ?
Il rapporto con i docenti finora è stato sempre buono,
essendo una sede piccola è più semplice avere rapporti
diretti con loro, fermarli in corridoio per chiedere un
chiarimento o presentarsi ai ricevimenti settimanali
previsti da regolamento. A parte qualche mail a cui
non si riceve risposta, sono quasi tutti disponibili.
Ho scelto l’università di Padova sia per la qualità che,
come è risaputo, caratterizza questa antica università,
sia per la vicinanza a casa.
FAI LA PENDOLARE OPPURE
VIVI LÍ?
Poiché frequento la vicina sede di Treviso faccio la
pendolare.
QUAL È LA TUA GIORNATA
TIPO?
È molto semplice: mi sveglio alle 7 e dopo una veloce
colazione corro a prendere il treno delle 8. Dopo una
breve passeggiata arrivo all’università e vado a seguire
le prime lezioni mattutine. Alla pausa pranzo scendo
COM’È IL RAPPORTO CON I
DOCENTI?
COME TI ORGANIZZI CON LO
STUDIO?
Nella mia sede cercano di raggruppare tutte le lezioni
in tre giorni, solitamente i primi tre della settimana.
Rimane dunque quello che chiamiamo il “weekend
lungo di studio”. Essendoci quattro giorni liberi è più
facile organizzare lo studio, suddividendolo tra la
mattina e il pomeriggio. Questo ovviamente vale per i
periodi di lezione, poi quando inizia la sessione esami
si è a casa e ci si impegna per studiare il più possibile,
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ANNO XIV - NUMERO 73
LEVInside
cercando sempre di ritagliarsi i propri spazi la sera o i
fine settimana per ricaricare le batterie.
COME SONO GLI ESAMI?
Gli esami sono misti: ci sono quelli obbligatori e quelli
opzionali (che quindi si scelgono a piacere), alcuni solo
orali, alcuni solo scritti e altri sia orali che scritti.
CONSIGLIERESTI QUESTA
FACOLTÀ? COSA DIRESTI A CHI
VUOLE INTRAPRENDERE LA
TUA STESSA STRADA?
Certo che consiglio questa facoltà! È parecchio
impegnativa però al di là del futuro che ognuno avrà o
sceglierà di avere, ti crea una forma mentis particolare,
utile nella vita in generale. A chi è intenzionato a fare
la mia stessa scelta consiglio la costanza nello studio,
proprio quello che i prof ci supplicano di mantenere al
liceo, serve molto per stare al passo con gli esami e
non trovarsi da subito con l’acqua alla gola. E per
ultimo, l’ansia è sempre dietro l’angolo, basta tenerla a
bada e andare avanti con sicurezza. Non sarà facile, ma
con l’impegno le soddisfazioni arrivano, come per ogni
cosa.
QUAL È L’EPISODIO PIÙ
DIVERTENTE CAPITATO
ALLÚNIVERSITÀ?
Ci sono parecchi episodi simpatici, tra questi mi viene
in mente il professore di economia che in sede di
esame, passando a controllare la corrispondenza tra
noi e la foto presente nel libretto, faceva un suo
personale commento: “Ora sta decisamente meglio...”
oppure “Il capello riccio le dona di più!”. C'è sempre
qualche motivo per sorridere anche nell’ansia da
esame!
VUOI DIRE QUALCOSA AI TUOI
EX COLLEGHI ANCORA
STUDENTI DEL LEVI?
Ai miei colleghi liceali vorrei dire di vivere al meglio
questi anni, forse a voi ora non sembra ma passano
davvero in fretta. All’università è molto diverso, si è in
tanti e non ci si vede tutti i giorni, si creano piccoli
gruppi spesso un po' per caso, non esiste più la
dimensione gruppo di classe, quindi godetevelo al
meglio questo aspetto, mischiate l’impegno costante
con l’allegria e il sorriso. Non lo avrei mai pensato, ma
il liceo un po’ mi manca! Quando siete alle prese con
la scelta della facoltà, non ce n'è una giusta o una
sbagliata, scegliete quello che più vi piace e che vi
sentite a pelle, sarà sicuramente la scelta migliore!!
ELEONORA BORDIGNON 3BCL
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LEVInside
LEVI ON THE
ROAD
Continua la rubrica nella quale studenti del nostro
liceo raccontano la loro esperienza all'estero. Buona
lettura!
COME TI CHIAMI?
Mi chiamo Cecilia Menegon e sono in 4Acl.
IN CHE STATO TI TROVI?
Mi trovo in Ohio, negli Stati Uniti.
COME È STATO AFFRONTARE
UN VIAGGIO COSÌ LUNGO?
Il viaggio non è stato troppo lungo. Siamo partiti in
gruppo da Roma, abbiamo fatto un volo fino a Londra
e da lì abbiamo preso un aereo per New York.
Quest'ultimo volo è durato nove ore. Infine ne
abbiamo preso un altro per Cleveland. Siamo stati
sempre tra italiani e abbiamo legato subito, scherzando
tutto il tempo. Abbiamo guardato ore e ore di film
quindi quando siamo arrivati a Cleveland è stato
difficile rendersi conto di essere davvero lì.
COME MAI HAI SCELTO DI
ANDARE ALL'ESTERO?
Per l'esperienza soprattutto e anche per non studiare
greco e latino per un anno.
A CHE LIVELLO ERI CON
L'INGLESE PRIMA DI PARTIRE?
E ORA?
CHE MATERIE STUDI?
Studio anatomia, letteratura inglese, matematica, fisica,
storia/governo americano, chimica e latino.
PARTECIPI AD ATTIVITÀ
POMERIDIANE O
EXTRASCOLASTICHE?
Vivo il sogno americano facendo la cheerleader, ma
sono abbastanza imbarazzante e scoordinata. Sono nel
Yearbook, che è un club nel quale facciamo foto agli
studenti e agli eventi scolastici e le mettiamo insieme
per preparare l'annuario.
VI DANNO COMPITI PER CASA?
SE SÌ, TANTI?
Ci danno compiti per casa ma non troppi, dato che la
scuola finisce più tardi e molti studenti fanno sport e
attività pomeridiane organizzate dalla scuola (la
maggior parte dei professori allena una squadra).
TI MANCANO LA SCUOLA E LA
VITA IN ITALIA?
A volte mi mancano le persone che frequentavo in
Italia e mi manca un sacco il caffè italiano.
COME SONO LE STRUTTURE
DELLA SCUOLA CHE
FREQUENTI?
Credo che il mio livello di inglese fosse buono. Ora è
sicuramente migliorato anche se la mattina appena
sveglia non riesco proprio a parlare. A volte sogno in
inglese ed è stranissimo.
La scuola non è nuovissima ma ha tantissimi laboratori
(in quello di anatomia ci hanno fatto dissezionare un
gatto, è stata dura), computer, palestre, piscina, mensa,
campi da tennis, calcio, baseball e football. Gli studenti
non devono comprare i libri, ma ogni classe ha i suoi e
li restituisce a fine anno.
CI SONO DIFFERENZE TRA I
DUE SISTEMI SCOLASTICI? SE
SÌ, QUALI?
DESCRIVI LA TUA GIORNATA
TIPO
La scuola qui è completamente diversa: andiamo a
scuola dal lunedì al venerdì e il sabato stiamo a casa.
Le lezioni iniziano alle 8 e finiscono alle 3 con una
pausa per il pranzo. Abbiamo le stesse materie ogni
giorno. Per ogni lezione abbiamo cinque minuti per
cambiare classe e lasciare i libri negli armadietti.
Mi alzo verso le 6.30/7 e vado a scuola, alle 12
abbiamo mezz'ora per il pranzo e poi rimango a scuola
fino alle 15. Torno a casa e di solito (se non ho
allenamento per diventare una cheerleader provetta)
faccio i compiti e qualche attività in famiglia. Poi verso
le 19 ceniamo.
FRUSTRA FIT PER PLURA QUOD POTEST FIERI PER PAUCIORA
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22 DICEMBRE 2015
ANNO XIV - NUMERO 73
LEVInside
COME È LA TUA FAMIGLIA
OSPITANTE?
La mia famiglia ospitante mi piace davvero tanto. La
mia host mum si chiama Jackie, ha 29 anni ed è la mia
professoressa di anatomia. Racconta alla classe le cose
imbarazzanti che faccio e dico. Il mio host dad si
chiama Dan, ha 30 anni e fa il dentista. Non hanno
figli ma hanno un cane che si chiama Dexter, che ogni
mattina salta sul mio letto e mi lecca la faccia. Mi trovo
davvero bene con loro anche se è difficile vederli come
genitori visto che sono così giovani, ma voglio loro
molto bene.
HAI CONOSCIUTO ALTRI
EXCHANGE STUDENTS DI
ALTRE NAZIONALITÀ?
Nella zona in cui vivo ci sono parecchi exchange
students, non di tante nazionalità diverse. E' davvero
facile legare con queste persone e andare d'accordo,
soprattutto perché notiamo tutti abitudini strane degli
americani e le prendiamo in giro insieme.
CONSIGLIERESTI QUESTA
ESPERIENZA AD ALTRI
RAGAZZI?
Sì, consiglierei questa esperienza, ma non
necessariamente con Intercultura o in paesi che
possono sembrare più “facili” come gli Stati Uniti o
altri paesi europei.
SALUTA I TUOI COMPAGNI DEL
LEVI
Ciao splendidi, mi mancate!
FRANCESCA AMADIO 3ACL
FRUSTRA FIT PER PLURA QUOD POTEST FIERI PER PAUCIORA
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ANNO XIV - NUMERO 73
Attualità
LA GIORNATA
DELLA MEMORIA
PER NON DIMENTICARE
È strano e terribile pensare a quello che è successo in
quegli anni del '900.
Al giorno d’oggi viviamo in un’Europa in cui ognuno
gode di libertà di pensiero, una società in cui ognuno
può scegliere, dove ciascuno di noi può creare un
proprio futuro senza paura, o almeno senza la paura
che si provava allora.
Abbiamo imparato ad avere rispetto per gli altri,
rispetto per come sono, rispetto per la loro religione,
rispetto per il colore della loro pelle, rispetto per la
loro cultura.
Siamo cresciuti in questa società, ed è difficile
immaginare come la mente umana possa essere
arrivata ad atti così terribili in passato.
Come può una persona pensare che un'altra sia
sbagliata solo perché è diversa? Ma è quello che è
successo.
Un uomo, Hitler, spalleggiato da altri uomini crudeli
come lui, è arrivato a distruggere molte persone
perché non erano come lui, sperando di conservare
quella che per lui era la “razza ariana”, la “razza pura”.
La cosa terribile è che molti gli hanno dato retta,
anziché scegliere il dissenso come arma per contrastare
queste folli ideologie.
La maggior parte delle vittime era formata da ebrei,
ma non solo: anche disabili, zingari, tutti coloro
etichettati come “diversi”. Iniziarono ad essere
discriminati, maltrattati, deportati, uccisi, sterminati.
Erano trattati come animali, non c'era rispetto e molti
erano a conoscenza di tutto ciò.
Coloro che alla fine li liberarono non potevano credere
all'orrore che quell'uomo aveva creato.
Milioni di ebrei morti, senza motivo.
Mi chiedo ancora: com'è possibile? Tutti quegli
innocenti, che vivevano con il terrore nel cuore, non
potevano avere pace, vivevano nell’ansia aspettando il
giorno in cui sarebbero entrati in un campo da cui non
sarebbero più usciti. Il dolore che provavano non si
può nemmeno immaginare. Uno sterminio di uomini,
donne, bambini innocenti.
Alcuni sono usciti vivi, ma non riesco a immaginare il
panico di coloro che cercavano di nascondersi e
sfuggire a quella terribile realtà.
Non riesco a immaginare il terrore negli occhi di madri
e padri che si vedevano sottrarre i propri figli, e di
questi ultimi nel vedere i propri genitori forse per
l'ultima volta.
Non possiamo dimenticare proprio perché dobbiamo
essere sicuri che questa atrocità non si ripeta più.
Per questo, il 27 gennaio è oggi la Giornata della
Memoria, per conoscere i terribili fatti accaduti, per
non dimenticare ciò che è successo, ma soprattutto per
scegliere la pace.
EMMA DAMATAR 1ACL
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ANNO XIV - NUMERO 73
Attualità
ENRICO VANZINI:
L’ULTIMO SOPRAVVISSUTO
INTERNATO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU,
VI TRASCORSE UN ANNO. RACCONTÒ DELL'ESPERIENZA
VISSUTA SOLTANTO SESSANT'ANNI DOPO
A volte c'è il dovere morale di
raccontare la storia di alcune
persone. Oggigiorno infatti i mezzi
d'infor mazione nazionali e
internazionali preferiscono dar
spazio alle biografie di personaggi
noti (attori, politici, artisti in
generale), tralasciando
inevitabilmente quelle di persone
comuni e del tutto o parzialmente
sconosciute; ciò avviene anche
quando si deve in qualche modo
testimoniare i fatti accaduti durante
la Seconda Guerra Mondiale.
Per questo motivo ho pensato di raccontarvi la storia
quasi sconosciuta di un uomo, che penso valga la pena
di essere raccontata. Mi riferisco a Enzo Vanzini, un
anziano signore che ho conosciuto qualche anno fa
durante un incontro alle scuole medie. La sua storia mi
ha colpito nel cuore e fatto riflettere, perciò mi
appresto ad esporla anche a voi, dato che ritengo
fondamentale che una volta ascoltata una
testimonianza, ognuno debba diventare a sua volta
testimone.
Enrico Vanzini nasce in un paesino in provincia di
Varese il 18 novembre 1922.
Con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale, nel
1939, a soli diciassette anni, Vanzini viene arruolato
come artigliere e inviato in Grecia dove resta sino al
settembre del 1943, quando le milizie tedesche lo
deportano in Germania a seguito dell'armistizio (3
settembre 1943) firmato dall'Italia con gli Alleati.
Qui, per un anno, è costretto ai lavori forzati presso
l'industria bellica tedesca a Ingolstadt. Nel 1944, dopo
aver tentato la fuga approfittando dei bombardamenti
aerei delle forze alleate ed essere stato catturato, viene
internato nel campo di concentramento di Dachau, a
nord-ovest di Monaco di Baviera.
Il numero di matricola assegnatogli è il 123343, già
appartenuto ad un detenuto deceduto, mentre è inviato
alla baracca 8, nella sezione dei detenuti lavoratori.
Il lavoro di Enrico Vanzini è senz'altro quello più
terribile e disumano che potesse essere svolto in quei
campi di per sé brutali.
È infatti membro del
Sonderkommando (tradotto letteralmente “unità
speciale”), un gruppo di internati che deve collaborare
con le SS allo sterminio degli altri internati; in
particolare il compito principale è
quello di rimuovere i corpi dalle
camere a gas e di cremarli. Oltre a
questa tremenda azione, a cui è
costretto, pena la sua istantanea
eliminazione, Vanzini è testimone
di per versi esperimenti,
apparentemente a scopo
scientifico, condotti dai reparti
medici delle SS utilizzando i
deportati come cavie.
Il 29 aprile 1945 l'esercito degli
USA irrompe a Dachau e libera i
reclusi ancora superstiti, tra cui c'è
anche Vanzini, segnato fisicamente e psicologicamente.
Quando torna a casa dalla sua famiglia dopo ben
cinque anni, è pelle ed ossa, pesa soltanto 29 chili ed è
riconosciuto a stento dai suoi genitori.
Una volta ritornato a casa, passate le difficoltà iniziali
del dopoguerra, Vanzini trova un lavoro, si sposa e ha
dei figli.
Per sessant'anni non accenna minimamente alla
situazione che ha vissuto, soffre dentro sé stesso, ma
mai e poi mai si confida coi suoi familiari. Solo alla
veneranda età di novant'anni decide di confessare, di
confidarsi, di raccontare ciò che ha vissuto sulla sua
pelle.
La decisione di diffondere la sua esperienza è mirata in
modo particolare agli studenti delle scuole secondarie
di primo e secondo grado della Marca Trevigiana.
Vanzini motiva così la scelta di focalizzare le sue
energie nei giovani: “Io dico tutto ciò che ho
sofferto a questi ragazzi, che sappiano cosa vuol
dir la sofferenza, che sappiano cosa vuol dire la
vita in quei lager.”
Attualmente Enrico Vanzini è l'unico membro del
Sonderkommando italiano ancora in vita e continua a
recarsi in vari istituti della Marca Trevigiana portando
la sua testimonianza.
Recentemente, dopo essere stato insignito della
Medaglia d'Onore dal Presidente della Repubblica, ha
pubblicato con Rizzoli il libro che racconta i mesi
trascorsi a Dachau “L'ultimo sonderkommando
italiano” ed è stato il protagonista del documentario
“Dachau - Baracca 8 Numero 123343 - Enrico
Vanzini”, realizzato da Marca Trevigiana.
GIANLUCA VETTORETTO 3ACL
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Attualità
LA RISPOSTA DEL GOVERNO
AL TERRORE: ARTE E
CULTURA
UN BUONO DI 500 EURO PER INIZIATIVE CULTURALI AI
NEO DICIOTTENNI
Teatri, musei, concerti e cultura. Ecco di cosa
potranno beneficiare i neo diciottenni con la “carta
bonus”. A dirlo è il premier Renzi il 24 Novembre
durante l’evento ‘Italia, Europa: una risposta al
terrore’.
Il presidente del Consiglio per sconfiggere il
terrorismo stabilisce due miliardi di euro; uno da
investire in sicurezza, l’altro in cultura. Sulla scia della
legge sulla Buona Scuola, dopo il bonus per i
professori, adesso anche i diciottenni potranno
usufruire della cosiddetta Card Cultura.
Da inserirsi nella Legge di Stabilità 2016, il buono già
previsto per i professori sarà esteso a tutti i ragazzi che
compiranno diciotto anni durante quest’anno. Ci
saranno poi cinquanta milioni di euro per borse di
studio. Perché “chi è meritevole di studiare non può
essere fermato per questioni di reddito", dice Renzi
aggiungendo “Anche questo è un pezzo della risposta
al terrore”. Il bonus del valore di 500 euro che il
governo ha stabilito per i 550mila maggiorenni
quest’anno, sarà usufruibile in iniziative culturali.
Ancora si sa ben poco sul come e quando verrà
erogato questo bonus. Molto probabilmente si tratterà
di una carta elettronica personale dal valore
nominale di 500 euro utilizzabile sui circuiti
telematici di pagamento a maggiore diffusione sul
territorio nazionale. Attualmente è da verificare se la
carta per i maggiorenni potrà essere utilizzata per
acquistare biglietti per teatro, cinema, musei, mostre,
concerti, eventi culturali, o libri o anche altro
materiale.
Per conoscere le modalità e le indicazioni su come
utilizzare i soldi del bonus 18 anni, si dovrà attendere
l’inserimento e l’approvazione definitiva della
misura nella Legge di Stabilità. Questa legge
tuttavia va approvata annualmente, quindi non è certo
che questo provvedimento sarà fruibile anche per il
prossimo anno. Come pure le FAQ del Ministero che
oltre alla spiegazione su come e dove poter spendere i
500 euro, forniranno anche l’elenco delle strutture e
degli eventi culturali accessibili con la “Card Cultura” e
le spese ammesse, come è già stato fatto dal MIUR per
il bonus docenti.
Nonostante non ci siano al momento delle direttive
ufficiali, abbiamo comunque chiesto ai prossimi
diciottenni del Levi come usufruirebbero dei 500 euro
della Card Cultura:
Silvia (Scientifico bilinguismo): “Principalmente penso
che li userei per spettacoli teatrali o cinematografici.”
Linda (Classico): “Penso che li utilizzerei per concerti
e mostre (in particolare artistiche e fotografiche)”.
Marco (Scienze applicate): “Credo in concerti e
cinema.”
Elena (Classico): “Li utilizzerei in libri scolastici.”
Giorgia (Scientifico): “Se si potesse li userei per le
tasse universitarie.”
Sara (Scienze applicate): “Io comprerei libri e materiale
per progetti.”
Giulia (Classico): “Mi piace leggere, per cui userei il
buono per comprare libri.”
Jacopo (Scienze applicate): “Beh.. una buona
calcolatrice, libri e attrezzature informatiche
(Arduino).”
Francesca (Scientifico): “Credo che spenderei i 500
euro in libri di scuola oppure un tablet e cinema.”
Serena (Classico): “Vorrei utilizzarli in corsi e
certificazioni, e magari anche in attività artistiche.”
Tante sono state le polemiche per questo
provvedimento, ma noi non possiamo che guardare
con occhi positivi un investimento nella cultura e nei
giovani, sicure che sarà sfruttato al meglio dalle nuove
generazioni.
SARA SPADETTO 3BCL
VALENTINA VIDOTTO 3BCL
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Attualità
DA PALERMO A PARIGI: IL
BOATO DEL CAMBIAMENTO
“Coloro che vivono e si nutrono di
violenza hanno perso la dignità
umana. Sono meno che uomini, si
degradano da soli, per le loro
scelte, al rango di animali.”
Parole del beato Don Pino Puglisi
nella messa del 25 luglio 1993.
Meno di due mesi prima di essere
ucciso dalla mafia perché “troppo
scomodo”, circa un anno dopo gli
attentati ai giudici Falcone e
Borsellino. Attentati che, nella loro
crudeltà, hanno aperto gli occhi a
tutti coloro che dicevano che la
mafia non esisteva. Hanno dato la
forza di rialzare la testa e reagire a
tutte le persone che erano sfruttate
e vivevano nel terrore. Ancor più,
hanno fatto capire a tutti che la
mafia deve essere combattuta,
nonostante ciò che può fare nei
nostri confronti, per il bene di tutte
le altre persone che vivono vicino a
noi.
Proprio come gli attentati di Parigi
del 13 Novembre scorso, che
hanno aperto gli occhi a
chi
pensava che l'ISIS non fosse un
problema vicino. Questi attentati
hanno colpito il cuore della nostra
Europa, della nostra civiltà. E
l'Europa ha avuto paura, proprio
come le vittime della mafia. Per un
paio di giorni c'è stato un silenzio
agghiacciante. Silenzio di terrore.
Silenzio atipico per un venerdì, per
un sabato, per una domenica.
Silenzio proprio come quello
dell'omertà. E i pianti. Pianti dei
parenti delle vittime, dei loro amici,
dei loro conoscenti e di chi queste
persone neanche le conosceva. Poi
però l'Europa ha deciso di reagire.
Tutti i cittadini si sono come
risvegliati da un letargo, con un
boato. Un urlo di liberazione e di
rabbia per quelle persone che sono
morte ingiustamente. Perché si
trovavano nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Boato come
quello che è stato provocato dai 15
quintali di esplosivo scoppiati al
passaggio delle macchine del
giudice Falcone, di sua moglie e
della sua scorta. Boato che ha fatto
volare via le loro macchine,
facendoli morire sul colpo e
sfigurando i loro volti.
Boato che ha spinto gli stessi
parenti, amici, conoscenti e
p e r s o n e c o mu n i ch e p r i m a
piangevano a far sentire la loro
voce. A portare presso i luoghi
degli attentati lettere, pensieri, fiori,
disegni e piccoli oggetti in ricordo
di tutte quelle vittime.
Proprio come succede in Sicilia, a
Palermo. Dove, tra i palazzi e i
negozi, in mezzo al cemento
spunta un grande albero. E' l'albero
dedicato a Falcone e Borsellino.
Albero che dal 1992 raccoglie
pensieri e ricordi su due grandi
uomini che hanno cambiato la
storia di questa città, della Sicilia e
dell'Italia intera. Passandoci
davanti, oltre a una strana
sensazione di malinconia e
tristezza, non si può fare
a meno di provare un
po' di orgoglio. Essere
orgogliosi dei due
giudici, di ciò che hanno
fatto, del fatto che
fossero Italiani, persone
comuni, proprio come
noi. Persone che hanno
sacrificato la loro vita
per una causa più
grande, per permettere
di vivere in maniera
migliore a tutti i Siciliani
che sarebbero venuti
dopo di loro. Persone
che non sono morte
invano. Anzi. Grazie a
loro il nostro paese è un
posto migliore. Grazie a
loro oggi la gente lotta
per quello in cui crede.
Per quello che ritiene sia
giusto. Grazie a loro
oggi si parla di mafia. E
grazie a questo dialogo si tenta di
sconfiggerla. In maniera pacifica.
Proprio come bisognerebbe fare
con l'ISIS. Queste vittime non
d e vo n o m o r i r e i nva n o, m a
spronare a qualcosa. A migliorare i
nostri rapporti, a tentare di trovare
una soluzione pacifica. Non
devono insinuare in noi paura
verso le persone islamiche e non
dobbiamo collegare l'Islam al
terrorismo, dato che non tutti gli
islamici sono estremisti e terroristi.
Proprio come non tutti i Siciliani
sono mafiosi. Anzi, in tutti due i
casi i Siciliani e gli Islamici sono le
principali vittime della situazione in
cui si trovano.
E allora, viva il dialogo costruttivo.
Soprattutto tra i più giovani, nelle
scuole. Perché, come diceva don
Pino: “Con loro siamo ancora in
tempo, l'azione pedagogica può
essere efficace”. Sarà efficace.
SILVIA LUCCHESI 3BCL
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Attualità
IL MONDO (E L’IRONIA
DEI SOCIAL) CONTRO
L’ISIS
!
“DEVO ANDARE A VEDERE STAR WARS.” COSÌ RISPONDE IL
MONDO, ORMAI STANCO DI ESSERE DILANIATO DALLA
GUERRA E DAL DOLORE, ALLA CHIAMATA ALLE ARMI
DELL’ISIS
L’ennesima feroce chiamata alle armi. L’ennesimo
discorso che maschera con l’Islam la sete di potere di
uomini spietati. L’ennesimo messaggio di odio.
L’ennesima pubblicazione su Twitter legata allo Stato
islamico. 24 minuti che incitano a unirsi alla lotta
armata per la supremazia di quella che erroneamente
definiscono religione islamica.
ridicolizzare l’appello dell’Is. “Domenica c’è Star Wars,
magari dopo” risponde sul noto social un ragazzo.
Tante le persone impossibilitate ad arruolarsi perché
impegnate a guardare Netflix. “Scusa Is, questo
musulmano si è appena svegliato e ha bisogno di un
caffè e di un weekend di Natale a fianco alla sua
famiglia”. E tra un’accusa e l’altra rivolta ai principi
professati dai terroristi viene sottolineata la difficoltà
di raggiungere la Siria e l’Iraq "con questi trasporti
ferroviari". E poi il football è fondamentale, non c’è
guerra che tenga.
Tweet spiritosi ma taglienti che testimoniano il
cambiamento avvenuto. Dopo l’attentato di Parigi il
mondo si è svegliato, si è reso conto del pericolo
comune, ha colorato i suoi monumenti più
rappresentativi con il simbolico tricolore francese. I
governi hanno espresso il loro dolore, si sono
mobilitati per combattere questo cancro che minaccia
la terza guerra mondiale.
Anche le genti di tutto il mondo si sono svegliate. E
hanno deciso di reagire, neutralizzando l’Isis attraverso
messaggi tanto ironici quanto significativi. Non ci
accontentiamo più di guardare i notiziari con volti
preoccupati ma sicuri che nulla di tutto ciò ci riguarda.
Le persone si stanno rendendo conto del pericolo e
allo stesso tempo della differenza tra Isis e Islam,
accumunati solo dalla lettera iniziale. Della differenza
tra un kalashnikov e un dibattito interreligioso
pacifico. Della differenza tra portare il velo per fede e
essere costrette a indossare sempre il burqa.
Non è una novità quella di affidare a un social network
i propri ideali perversi. Sono cambiate tante cose però
dagli ultimi messaggi pubblicati. In mezzo ci sono stati
paura, rabbia, odio. Ci sono stati sogni infranti, ideali
calpestati e speranza fatta a pezzi. Ci sono stati
insensati attentati e spietate uccisioni per inutili scopi.
Stavolta non è nemmeno servita Anonymous per
Testimonianza di una rete di sostegno che si sta
formando per tutti i musulmani, prime vittime di
questo terrorismo senza religione né giustificazione.
Come dimostra il gesto di uno sconosciuto che ha
pagato la cena di una famiglia musulmana all’insaputa
della stessa. L’unica traccia del suo gesto nello
scontrino: “Pagato. Buon Natale. Bellissima famiglia.”
ELEONORA BORDIGNON 3BCL
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ANNO XIV - NUMERO 73
Attualità
I DON'T CARE: I
LOVE IT!
“E ricordatemelo quanto è bello questo
Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di
scoprire tutto quello che nasconde prima
ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.”
ALESSANDRO D’AVENIA, “IL PRIMO
GIORNO CHE VORREI”!
Prendo il telecomando. Click. Accendo la TV. Una
serie di immagini mi passano davanti agli occhi: il
mondo che cade a pezzi, l’umanità in rovina e i vertici
del potere incapaci. A cominciare dalla nostra Italia.
Dopo le immagini, sono le parole a colpirmi. Frasi,
post sui social network, articoli che dibattono,
accusano, diffamano sempre lei – la nostra Italia. !
Decido di disconnettermi, di staccare per un po’. Ed è
solo allora che guardandomi intorno capisco perché la
nostra cara Italia viene definita con questo nome, Bel
Paese. !
Tante le critiche che si potrebbero muovere. Tanti gli
aspetti che si potrebbero migliorare. Ma non è di
questo che voglio parlare. Troppo spesso l’Italia viene
bistrattata, calpestata, messa da parte. Troppo spesso
validi cervelli in fuga trovano riparo in altri Stati. Le
cause sono chiare (in primo luogo le scarse
opportunità offerte dal territorio), ma le conseguenze?
Le scuole italiane sono celebri per l’educazione che
offrono, educazione che forma tanto la mente quanto
la persona. Molto apprezzati sono i ricercatori e gli
studiosi all’estero, mentre la meritocrazia in Italia è
quasi nulla. Ma se tutti i giovani andassero all’estero,
che ne sarebbe dell’Italia? Ci lamentiamo tanto delle
penose condizioni in cui si ritrova, ma siamo i primi a
dover lottare per cambiare la situazione. Se non noi,
chi?!
E come non ricordare l’immensa ricchezza di cui
godiamo e che spesso scordiamo: in oltre tremila anni
di storia l’Italia è diventata tutta un museo, un libro
aperto tre le mani. Nessun altro Stato al mondo può
vantare un patrimonio culturale così vasto ed
eterogeneo. Dai candidi marmi di Canova alla raffinata
Venere di Botticelli. Dalla pretenziosa cupola di Santa
Maria del Fiore alla superba Cappella Sistina. Il tutto
incorniciato da scenari paesaggistici di una bellezza
stupefacente. A questo si aggiungono anche grandi
autori: Dante, Manzoni, Calvino, Levi, personaggi di
cui il nostro paese si può vantare a buon diritto. Un
privilegio per noi poterli leggere in lingua originale. !
Tanti sono gli stranieri che vorrebbero vivere in Italia,
un motivo ci dovrà pur essere. Possiamo anche solo
accennare ad alcune eccellenze che caratterizzano il
Bel Paese, come l’agroalimentare che vanta prodotti di
prima qualità, il ricercato marchio made in Italy
della moda, l’industria aerospaziale, le macchine
utensili da sempre in guerra con la Germania.!
La lista potrebbe continuare all’infinito. Forse
dovremmo imparare a criticare un po’ meno e ad
amare un po’ di più l’Italia. Imparare ad andare
orgogliosi di quello che – giustamente – viene
definito “Bel Paese”. !
E se anche non vi avessi convinto con queste
argomentazioni, volete davvero andare all’estero e
rinunciare all’inimitabile caffè italiano? No grazie, io
resto.!
ELEONORA BORDIGNON 3BCL
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Cultura e Società
L'INCANTATRICE DI
NUMERI
SIGNORINA AUDACE PER IL SUO TEMPO, ADA LOVELACE VA
RICORDATA NON SOLO COME ESEMPIO DI DONNA
EMANCIPATA MA ANCHE PER LE SUE GENIALI INTUIZIONI,
FONDAMENTALI PER LA SUCCESSIVA CREAZIONE DEI
COMPUTER.
Immaginatevi di passeggiare per le strade di una
Londra ottocentesca, ombrellino in mano per ripararvi
dai timidi raggi di sole. Donne imbellettate in abiti di
taffettà affollano le strade. Un odore penetrante di
carbone colpisce i sensi, facendovi spostare
l’attenzione sulla fuliggine che ricopre gli edifici. Nelle
botteghe si sente il rumore delle penne d’oca che
graffiano la carta. Da una carrozza scende una donna
ben vestita dall’aria aristocratica e indipendente.
Decidete di avvicinarvi. È allora che notate il fagotto
che porta in braccio, una bambina ancora ignara del
caotico contesto cittadino in cui è stata trascinata. Ed è
qui che inizia la nostra storia.
Ada Lovelace nasce il 10 dicembre 1815
in seguito al matrimonio molto discusso
tra il poeta Lord Byron e la matematica
Anne Isabella Milbanke. Dopo solo un
anno dalla nascita della figlia la madre si
trasferisce a Londra, città cosmopolita,
centro della recente rivoluzione
industriale, aperta al cambiamento e alle
novità. Ben presto Ada si trova al centro
di circoli aristocratici e culturali nei quali
cresce, e che le danno la possibilità di
ricevere un’istruzione di alto livello, di
certo all’epoca insolita per una donna.
Fin da piccola ricalca le orme della madre
(definita “principessa dei
parallelogrammi” da Lord Byron),
dimostrando predisposizione
per le
scienze, la logica e la matematica.
Ma è solo il 5 giugno 1833 che in uno di
questi circoli farà l’incontro che le
cambierà la vita, dandole modo di
sviluppare in maniera incredibile le
proprie potenzialità e i propri sogni.
Char les Babba ge, matematico
scontroso accomunato dalle stesse
passioni, divenne suo mentore, amico e
collega, il primo a capire realmente la
portata del talento di Ada, tanto da
definirla “incantatrice di numeri”. Gli
bastò mostrarle il prototipo (strano,
insolito, audace) di una macchina
calcolatrice per affascinarla a tal punto
da dedicare la sua intera vita a quel
progetto. Quello in cui investì senza
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esitazioni tutta sé stessa è una macchina capace di
svolgere calcoli automaticamente semplicemente
girando degli ingranaggi. Un’ambizione veramente
molto alta considerando il panorama dell’epoca:
l’invenzione del telegrafo è dietro l’angolo, mentre
bisognerà aspettare ancora un po’ per oggetti per noi
molto comuni – quasi scontati – come l’anestesia, la
coca cola o il cinema.
La collaborazione tra i due studiosi purtroppo non
diede mai a risultati concreti. Il progetto si sviluppò e
portò all’ideazione di una macchina calcolatrice dalle
dimensioni immense e dai costi proibitivi, che infatti
non riuscirono a realizzare. Ma non bastò questo né la
perdita di fiducia del governo britannico (che smise di
finanziarli nel 1842) a fermarli. Ormai le loro menti
concepivano traguardi ben più alti: la macchina
analitica, capace di operazioni molto più complesse.
A questo punto Ada non solo spinse l’amico a
pubblicare le loro ricerche, consapevole degli
importanti risultati ottenuti, ma andò oltre. Arrivò a
immaginare qualcosa di cui nemmeno Babbage era
stato capace: trasformare la macchina analitica in un
computatore.
che dall’ottobre 2009 si festeggia l’Ada Lovelace Day,
giornata svolta a promuovere i ruoli femminili
“nel mondo delle scienze, della tecnologia,
dell’ingegneria e della matematica”. Mondo troppo
spesso dominato da giacche e cravatte, a volte precluso
alle donne.
Ada Lovelace morì il 27 ottobre 1852 all’età di 36 anni.
Ma il suo sogno e la validità dei suoi progetti non si
fermarono né con la sua morte né con la realizzazione
dei primi computer. Forse il merito più grande di
questa donna non va tanto agli ammirevoli calcoli,
quanto al coraggio nell’affrontare gli ottusi pregiudizi e
i luoghi comuni di un mondo (solo?) all’epoca tutto al
maschile.
ELEONORA BORDIGNON 3BCL
SARA SPADETTO 3BCL
Aggiungendo diverse note all’articolo che esponeva i
progressi suoi e del collega, capì che il macchinario
poteva fare molto più che manipolare numeri. La
macchina analitica funzionava con un meccanismo di
input per inserire i dati, uno che permetteva di
rielaborarli e uno di output che forniva i risultati. Ada
intuì che assegnando un simbolo ad ogni numero si
aumentavano le potenzialità della macchina,
permettendo di programmarla e quindi di fornirle
degli strumenti di ragionamento paragonabili ai
moderni software. Un concetto mai anche solo
accennato o minimamente pensato. “The Analytical
Engine weaves algebraic patterns just as the Jacquard
loom weaves flowers and leale”. “La macchina
analitica tesse pattern algebrici esattamente come il
telaio Jacquard [uno dei primi telai automatici della
storia] tesse fiori e foglie”, come affermerà lei stessa.
Ad ogni modo i progetti geniali di Ada Lovelace e
Babbage verranno accantonati, messi da parte ma non
dimenticati. È su di essi, e in particolare sulle
annotazioni di Ada, che Alan Turing cento anni dopo
si baserà (dopo l’invenzione dei primi computer a
scopi bellici) per capire che i numeri utilizzati
potevano essere associati ad altro, fino a risolvere
addirittura algoritmi. Fu così che il sogno di una
ragazza aristocratica inglese con la passione per i
numeri e di un burbero matematico all’inizio della sua
carriera venne realizzato.
Ma la storia non finisce qui. Secondo una stima
statunitense le donne che lavorano nell’ambito
scientifico e informatico sono diminuite negli ultimi
vent’anni, con un 34% di occupazioni “rosa” in questo
settore nel 1990 contro il 27% del 2011. È per questo
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CHILDREN FOR SALE
“Qui abbiamo a che fare con il
vivente e il vivente non è una
merce, un prodotto monetizzabile.
Dei poveri non vogliamo più
nemmeno la forza lavoro, ci
bastano le macchine. Ai poveri non
resta che diventare essi stessi
macchine, affittando o vendendo il
proprio corpo, parti di quel corpo
o i suoi prodotti derivati».
Onfray in un’intervista rilasciata
alla rivista “Vita”
GPA . Gestazione per altri.
Maternità surrogata. Utero in
affitto. Tanti i nomi per indicare
un’unica cosa: il cieco desiderio di
diventare genitori, anche a costo di
pratiche contro natura dai costi
proibitivi. Tre le categorie di cui
fanno parte i cosiddetti “genitori
d’intenzione” troviamo coppie in
cui la donna è sterile, coppie
omosessuali e persone sole. Queste
persone si vedono impossibilitate
per motivi evidentemente
scientifici ad avere un figlio. La
soluzione c’è? Certo che si, in un
mondo dove la ricerca è talmente
avanzata da pretendere di ottenere
tutto non ci si fa mancare proprio
nulla. “Gestazione per altri”. Ecco
il rimedio.
Il procedimento è apparentemente
semplice: i genitori d’intenzione
cercano una donna che possa
portare avanti la gestazione al loro
p o s t o. Pe r
f a r l o
contattano
apposite
ag enzie che
o f f r o n o
cataloghi di
portatrici
disponibili. Si
firma un
contratto, si
discutono le
condizioni di
consegna del
bimbo, si
stabiliscono le spese legali, quelle
sanitarie e il compenso per la
madre. Procedure che ricordano
l’acquisto di un immobile, di
un’attività, di un oggetto.
A questo punto si prelevano il
seme e gli ovuli dei genitori
d’intenzione. In caso di single o
coppie di due donne o di due
uomini il patrimonio genetico
mancante viene preso da estranei.
Ovuli e spermatozoi vengono poi
fecondati e impiantati nell’utero
della madre portatrice.
L’intervento è rischioso e molto
complesso, frequenti sono gli
aborti spontanei. L’operazione va
quindi spesso ripetuta più e più
volte prima che sortisca il risultato
voluto. Se il figlio non è conforme
ai desideri e alle aspettative dei
genitori d’intenzione, la madre è
costretta ad abortire senza potersi
opporre e a iniziare di nuovo il
procedimento. Subito dopo il parto
la madre deve abbandonare il figlio
e spedirlo ai genitori di intenzione
che lo hanno ordinato.
Viene chiamato “utero in affitto”,
ma è molto di più di un egoistico
desiderio di maternità. L’utero in
affitto è un contratto
commerciale con lo scopo di
arricchire le agenzie che sfrutta il
corpo di una donna. L’utero in
affitto comporta l’abbandono di un
bambino da parte della madre e
permette di comprare un figlio con
una spesa proibitiva che va dai 110
ai 120 mila dollari negli USA, di
cui 30-40 mila dollari arrivano alla
madre surrogata. Ne deriva che
solo le coppie più abbienti possono
intraprendere un simile percorso,
spesso a discapito di donne
costrette dalla povertà e dalla
mancanza di sostegno a vendere e
denigrare il proprio corpo in
questo modo. Un diritto di pochi
fondato sul bisogno di tanti.
Lo denuncia anche Aldo Busi
(scrittore gay dichiarato) sul
Corriere. «Voi […] sapete chi sono
queste donne da voi degradate a
bestie produttrici di placenta,
sapete dove stanno e si dibattono
forse insensibili e immobili, andate
a prenderle […] e se queste donne
hanno bisogno di cure, è vostro
dovere provvedervi al massimo
livello economico e affettivo. Una
volta fatto ciò, potrete rispondere
al sorriso di questi neonati con un
sorriso mondato finalmente dalla
cattiva coscienza che io almeno
presupporrei in me se fossi al
vostro posto, perché qualche
dovuto passaggio nella
maturazione sentimentale e civile
bisogna proprio averlo saltato per
essere dei padri e degli educatori
felici sulla pelle di madri alienate,
lontane, allontanate, vive e morte a
sé: vive in vitro».
Segno che il problema dell’utero in
affitto non è una questione
derivante da discriminazioni o
omofobia. Si tratta di capire se è
davvero giusto esaudire ogni
nostro capriccio, ricorrendo alla
scienza dove la natura non arriva.
Perché la vita – non
dimentichiamolo – non è un gioco.
ELEONORA BORDIGNON
3BCL
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I GEROGLIFICI
DELL’ERA DIGITALE
GLI EMOJI, MEGLIO CONOSCIUTI IN ITALIANO COME FACCINE,
SONO SEMPRE PIÙ USATI DAI FREQUENTATORI DELLA RETE, MA
PROVOCANO EFFETTI COLLATERALI NON INDIFFERENTI SULLA
SCRITTURA DI NOI RAGAZZI.
Facebook, Instagram, Whatsapp e tutti gli altri social
network sono ormai sommersi e tappezzati di faccine
che compaiono, secondo dati statistici aggiornati, in
ben più del 50% dei post e delle didascalie che
accompagnano le foto. Se queste inizialmente erano
solo accostamenti di segni di punteggiatura la cui
forma riproduceva in modo stilizzato un’espressione
facciale umana - ad esempio, per esprimere felicità,
in un messaggio era sufficiente accostare i due punti
ad una parentesi tonda :) - , ora anche le cosiddette
emoticon (parola nata dall’unione di emotion e icon)
si sono evolute e, come avvenne più di quindici secoli
fa all’interno della civiltà micenea quando dalla
complessa scrittura ideogrammatica lineare A si
passò a una forma meno complessa e più efficace
lineare B, con l’avvento dei computer e degli
smartphone, da una quindicina d’anni si parla di
emoji, veri e propri pittogrammi. Questi sono in
continuo aumento, tanto che ormai se ne contano
più di 850 solo su Whatsapp, e non rappresentano
più solamente emozioni e sentimenti. Si sono evoluti
a tal punto da poter sostituire intere frasi. Uno degli
esempi più classici è l’emoji che rappresenta una
mano con il pollice in su, che ha varie accezioni,
tutte comunque per esprimere approvazione. Tra le
tante si possono citare “mi piace”, “sono d’accordo”,
“va bene” e significati affini. Per quanto possano
essere ritenute stupide e infantili, queste faccine
hanno un vantaggio indiscutibile, ovvero quello di
poter essere comprese da chiunque,
indipendentemente dalla lingua parlata. Un’altra
agevolazione è il risparmio di tempo. Infatti, anziché
digitare più lettere per comporre parole e frasi,
adoperando gli emoji basta cliccare una sola volta.
Da qualche anno se ne fa grande uso, che sia questa
solo una moda temporanea? Forse sì, come è
successo con il text language, il linguaggio
abbreviato, impiegato frequentemente fino a qualche
anno fa e oggi ormai quasi del tutto in disuso. E se
invece gli emoji si affermassero tanto da soppiantare
la nostra lingua e da riportarci ad un tempo in cui
non veniva utilizzata la scrittura come la intendiamo
noi oggi? Difficile da dire, in molti credono che
questo possa accadere negli anni a venire, io di certo
non me lo auguro. L’uso, o per meglio dire, l’abuso
di faccine da parte di noi giovani è solamente un
danno che ci rende difficile esprimere e far trasparire
la gioia, il dolore, l’amore e ogni altra emozione a
parole. Non è facile riuscire a comunicare queste
sensazioni o emozioni attraverso il linguaggio, però
non sempre si può ricorrere ad un emoji come
soluzione. È bene quindi che queste simpatiche e
graziose faccine vengano utilizzate con la
consapevolezza che non possono sostituire parole,
sentimenti o intere frasi e che quindi vengano
considerate come parte aggiuntiva al testo scritto.
FRANCESCA AMADIO 3ACL
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LAMPEDUSA CROSS:
FRA DOLORE, FEDE E
SPERANZA
Busti di filosofi, cariatidi direttamente dall’Eretteo,
frontoni del Partenone, la Stele di Rosetta, tutte opere
affascinanti e di enorme valore, ma ciò che ha
catturato di più la mia attenzione nell'ultima visita al
British Museum, non è stato nessuno di questi
capolavori. L’opera che mi ha colpito maggiormente
non risale infatti a secoli fa, bensì al 2013. Non ha
dimensioni monumentali: misura solo 35 cm. Non è
stata nemmeno costruita con un materiale prezioso,
semplicemente in legno. Tuttavia questo è un legno
particolare, di un valore implicito e immenso: esso
infatti proviene dai resti di una nave carica di migranti
africani affondata nel 2013 nelle acque del
Mediterraneo, rappresenta il ricordo delle 348 persone
morte ed è simbolo di speranza per le 151 che, invece,
ce l’hanno fatta . Sto parlando della cosiddetta “The
Lampedusa Cross”, l’ultima opera acquisita dal
celeberrimo museo inglese.
L’idea e la realizzazione sono di un artigiano di
Lampedusa, Francesco Tuccio, il quale ha deciso di
donare la sua opera al Museo, ringraziandone il
direttore per “avere richiamato l’attenzione sul grande
fardello che questo pezzo di legno rappresenta” e per
aver dato la possibilità ai visitatori futuri provenienti da
tutto il mondo di riflettere su un momento molto
triste per l’intera umanità.
L’opera è un simbolo con un significato davvero
profondo, che ha lasciato piacevolmente stupita me e
allo stesso modo anche molti altri visitatori, che,
incuriositi e allo stesso tempo coinvolti, si fermavano
ad ammirarla. Essa ha un compito assai importante:
far conoscere le drammatiche vicende che colpiscono
alcuni paesi anche a coloro che magari si sentono più
distanti o non direttamente toccati, col fine di
sensibilizzare e unire le persone in una “battaglia” che
ponga fine a questo strazio. In questi ultimi anni infatti
sono moltissimi gli uomini, le donne e addirittura i
bambini che, pieni di speranze di salvezza, libertà e
pace, continuano a rischiare la propria vita in viaggi su
barconi sfasciati per arrivare in nazioni piene di
promesse. Solo nel 2014 sono morte più di 3000
persone, 21500 negli ultimi venticinque anni, secondo i
dati di Fortress Europe. Sono numeri che fanno
rabbrividire, non si può continuare così. È giunta l’ora
di agire e risolvere questo problema attraverso la
collaborazione e l’aiuto reciproco fra stati e cittadini,
senza partire dal presupposto che ciò sia solo
un’irrealizzabile utopia, perché con la speranza e la
determinazione tutto è possibile.
Come Francesco Tuccio, anche noi, seppur nel nostro
piccolo, possiamo e dobbiamo trovare un modo per
essere d’aiuto, per dipingere questa grigia tragedia di
giallo, di verde e di azzurro, come i colori della croce
di Lampedusa. I colori della speranza e del coraggio
presenti nei cuori dei migranti, ma anche i colori di
quel mare, talvolta funesto e talvolta salvifico, e
soprattutto delle lacrime che tratteniamo a stento al
ricordo delle vittime. Così una piccola croce di legno
racchiusa in una teca di vetro in una delle grandi sale
del British Museum, vista velocemente, quando ormai
stavano annunciando la chiusura del museo, mi ha
fatto riflettere profondamente e superare ogni tipo di
pregiudizio e visione pessimistica che talvolta giornali
e media ci presentano. In casi come questi le riflessioni
sono fondamentali a capire cosa non funziona, a
mettersi nei panni dell’altro e dovrebbero portare ad
una soluzione. Solo attraverso la fede e la solidarietà,
valori racchiusi in una scultura simbolica quale la
“Lampedusa Cross”, si potrà porre fine a questa
tremenda strage che non può continuare, non deve
continuare!
FRANCESCA AMADIO 3ACL
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Le Fiabe di Ockham
BIANCA E I SETTE
NONI
COME UNA FAVOLA PUÒ NASCONDERE GRANDI VERITÀ
ATTUALI
C’era una volta… una ragazza di nome Bianca che si
stava preparando per andare ad una festa, stranamente
invitata da una sua compagna di classe a cui non era
mai stata molto legata, Grimilde.
Quando fu pronta uscì di casa per recarsi al locale
dove si sarebbe tenuto il party. Arrivata lì incontrò la
sua “amica” e, dopo aver parlato un po’, iniziarono a
ballare, attratte dalla musica della band che si stava
esibendo: un gruppo chiamato I Sette Noni. Le
ragazze iniziarono a rilassarsi e a divertirsi, anche
grazie all’aiuto di alcuni drink alcolici.
I sette noni, preoccupati per Bianca, le rimasero
accanto fino a quando non si riprese e il giorno
seguente la riaccompagnarono a casa.
Per averla aiutata quella sera, Bianca iniziò a pensare a
Carlo come il suo “ principe azzurro” .
Essendo molto diffuso, ricorrente e attuale, abbiamo
voluto trattare il tema dell’alcool e quello dell’amicizia,
che non sempre si rivela tale.
MARGERITA FELTRIN 1ASC
Quando furono stanche di ballare, si avvicinarono al
bancone del bar e Grimilde ebbe una “grande idea”:
propose a Bianca di fare una gara per vedere chi
sarebbe riuscita a bere più bicchieri di vodka alla mela,
superalcolico che entrambe adoravano. Bianca accettò,
non molto convinta ma desiderosa di dimostrare
all’amica che non era da meno. Quello che però Bianca
non sapeva era il reale scopo di questa sfida: infatti
Grimilde, invidiosa del fatto che l’amica sembrasse
sempre migliore in ogni situazione, aveva corrotto il
barista, che avrebbe fatto ubriacare Bianca mentre a lei
avrebbe dato solo acqua, facendola così rimanere
sobria.
Dopo alcuni drink Bianca iniziò a sentirsi male e ad
avere la nausea. Cercò quindi un po’ di aria fresca,
uscendo dal retro dopo essersi allontanata dall’amica
con una scusa.
Lì trovò il cantante della band dei Sette Noni che in
quel momento stava facendo una pausa. Si rese
immediatamente conto che la ragazza non stava molto
bene. Le andò incontro chiedendole se poteva darle
una mano e lei inconsciamente si affidò a lui.
Il ragazzo che in seguito si presentò come Carlo chiese
aiuto anche ai suoi sei amici e insieme la portarono al
pronto soccorso. Non sapendo in quale altro modo
aiutarla la consegnarono nelle mani dei medici che la
assistettero fino al giorno seguente, dandole dei
farmaci che la avrebbero aiutata a stare meglio.
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Cacciatori di Libri
LA VERITÀ SUL CASO
HARRY QUEBERT
NOLA KELLERGAN, QUINDICI ANNI, SCOMPARE NEL 1975 AD
AURORA, NEW HAMPSHIRE. TRENTATRÈ ANNI DOPO, LA
SOLUZIONE DEL CASO
Accaniti lettori del nostro amato e pluripremiato
giornalino d’istituto, passate bene le vacanze? Ci
auguriamo che tra panettoni, pandori, cenoni e
cioccolate calde (e magari qualche compito) abbiate
trovato il tempo di leggere qualche libro.
Per questo numero del Rasoio abbiamo avuto l’ardire
di cambiare genere letterario: questa volta vi
consigliamo uno stuzzicante romanzo giallo.
“La verità sul caso Harry Quebert”, nonostante possa
apparire molto voluminoso, uno di quei libri che in
gergo chiamiamo “mattone”, si legge con estrema
facilità. Dalla prima all’ultima pagina vi coinvolgerà a
tal punto che non riuscirete a far nulla finchè non
l’avrete finito. I frequenti colpi di scena, sapientemente
inseriti nel testo dall’esperta penna dell’autore svizzero,
rendono il racconto un best-seller appassionante e
ricco di suspence, ma anche piacevole e scorrevole.
TITOLO “La verità sul caso Harry Quebert”
AUTORE Joel Dicker
CASA EDITRICE Bompiani
GENERE Giallo
PRIMA EDIZIONE 2012
Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di quindici
anni, scompare misteriosamente nella tranquilla
cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della
polizia non danno alcun esito. Nessuno riesce a capire
cosa le sia avvenuto.
Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane
scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo
mestiere: il cosiddetto blocco dello scrittore, un
periodo nel quale un autore non riesce più a trovare
l’ispirazione per scrivere i suoi racconti.
Al culmine di questo momento di blocco, Marcus
decide di rivolgersi all’unica persona che poteva
aiutarlo a ritrovare la capacità di scrivere, lo stesso
uomo che l’aveva fatto diventare uno scrittore: Harry
Quebert. Quest’ultimo è un noto autore americano ed
è stato professore di Marcus all’università e, ora
pensionato, vive ad Aurora, nel New Hampshire. I due
durante gli anni passati insieme hanno instaurato un
rapporto di profonda amicizia.
Dopo il breve soggiorno di Marcus nella cittadina, che
non ha giovato alla sua ispirazione, nella casa di Harry
alcuni giardinieri, incaricati dallo stesso scrittore, fanno
una macabra scoperta: sepolte sotto un metro di terra
rinvengono le ossa di una quindicenne, in seguito
identificata come Nola Kellergan.
Harry viene arrestato. Marcus abbandona New York
per aiutare il suo amico e dopo varie indagini l’abile
scrittore riesce a dare un ordine ai fatti che colpirono
la piccola comunità di Aurora trentatrè anni prima,
portando a galla la verità sul caso Harry Quebert.
CAMILLA GAZZOLA 2ACL
GIANLUCA BEGHIN 3ACL
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Cacciatori di Libri
LE PAROLE CHE CI
SALVANO
LA FORZA DI UN LIBRO CHE FA RIFLETTERE
Più di mezzo secolo fa una grave malattia afflisse il
mondo, spazzando via ogni briciolo di umanità. Da
anziani a giovani, da padri di famiglia a politici, tutti
vennero infettati da un morbo che ancora oggi
riscuote una certa macabra fama. Così cerchiamo di
alleggerire il fardello che abbiamo dentro in qualsiasi
modo. E cosa c’è di meglio se non un buon libro?
TITOLO ‘’L’amico ritrovato’’ o ‘’Réunion’’
AUTORE Fred Uhlman
CASA EDITRICE Feltrinelli!
GENERE romanzo autobiografico
PRIMA EDIZIONE 1971!
Siamo nella primavera del 1932 e Hans Schwarz,
giovane di origine ebrea, vive a Stoccarda, città della
Germania meridionale, con la sua famiglia. Un giorno
nella sua classe arriva un nuovo compagno, Konradin
Von Hohenfels. Dopo alcune settimane i due
divengono inseparabili e tra loro si instaura una
profonda amicizia, fatta di quotidiana frequentazione.
I due giovani passano tutti i pomeriggi insieme,
passeggiando nei viali e parlando dei più svariati
argomenti.
Un giorno Hans invita l’amico a casa, presentandolo ai
genitori. Solo dopo parecchio tempo anche Konradin
decide di ricambiare l’invito portando l’amico nella sua
grande dimora, ma sempre in assenza dei suoi genitori.
Hans Schwarz inizia a domandarsi le motivazioni di
questo strano comportamento dell’amico. Presto arriva
alla triste spiegazione e da quel momento per i due
giovani nulla è più come prima…
Un libro breve ma che nella sua sommarietà riesce a
colpire il lettore in un modo che nemmeno i grandi
romanzi sanno fare. L’autore ha deciso di concentrarsi
maggiormente sulle vicende, tralasciando dialoghi e
descrizioni che avrebbero reso il libro noioso.
I personaggi sono semplici, veri e non troppo costruiti
poiché rappresentano la cruda realtà.
Il romanzo non è molto scorrevole, ma il messaggio
che ci dona fa trascurare anche le carenze.
L’amico ritrovato è denso di significati ma non risulta
troppo pesante, riesce a far riflettere senza dare l’idea
di un saggio che insegna a vivere.
Da L’amico ritrovato è stato tratto un film uscito nel
1989, ispirato al libro, ma mi sento comunque in
dovere di consigliarvi questo breve libro che potrete
leggere dappertutto.
MICHELA FERRACIN 1ACL
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MusicRoom
WHAT DO YOU MEAN?
I LIVED, ONE REPUBLIC
Salve a tutti, ragazze e ragazzi! Quest'anno abbiamo
deciso di proporre questa nuova rubrica che avrà come
scopo quello di farvi scoprire il vero significato delle
canzoni, ovvero la storia che si cela dietro alla scrittura
di un testo musicale. Per questo primo articolo
abbiamo scelto “I lived” perché secondo noi trasmette
un messaggio importante. Probabilmente molti di voi
avranno già sentito questa canzone, ma vi siete mai
chiesti cosa cercano di dirci con queste parole gli One
Republic?
“I lived” è un elogio alla forza e alla vita. Per realizzare
questo pezzo, la band si è ispirata alla storia di Bryan
Warnecke, un americano che da sempre lotta contro la
fibrosi cistica cercando di realizzare i propri sogni. Egli
ha percorso oltre 1200 miglia in giro per gli USA
raccogliendo 300mila dollari da destinare alla ricerca
sulla sua malattia.
Questa canzone è un chiaro messaggio di speranza.
L'augurio è quello di vivere intensamente i giorni, i
mesi, gli anni che la natura e il destino vorranno
regalarci, di non sprecare il tempo che ci è stato
concesso e di poter dire, alla fine, di aver vissuto.
Ci è concesso intervenire solo sul presente, mentre
non ci è concesso conoscere né tantomeno
determinare il futuro. Nonostante le cadute lungo il
cammino, le ossa rotte, gli occhi arrossati, l'unica via
d'uscita possibile per sé stessi e per gli altri è quella di
accogliere sia la gioia che il dolore con passione.
'Carpe diem': cogliete ogni occasione, ogni
opportunità, ogni gioia che vi si presenta oggi, senza
troppi timori per il futuro perché la vita si vive una
volta sola!
REBECCA DE MARTIN 3BCL
ALESSANDRO NANDI 3BSA
Hope that you fall in love
And it hurts so bad The only way you can know You gave it all you had And I hope that you don’t suffer
But take the pain Hope when the moment comes, You’ll say
Spero che tu ti innamori E che ti faccia così tanto male
L'unico modo in cui puoi capire
Che hai dato via tutto quello che avevi
E spero che tu non soffra Ma che che ti rimanga in mente il dolore
Spero che quando il momento verrà
Tu dirai I, I, I
I did it all I, I, I
I did it all I owned every second that this world could
give I saw so many places, the things that I
did Yeah with every broken bone I swear I lived
Io... Ho fatto tutto
Io... Ho fatto tutto
Ho posseduto ogni singolo secondo che il
mondo potesse donarmi
Ho visto così tanti luoghi, le cose che ho fatto
Sì, con tutte le ossa rotte
Giuro che ho vissuto
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Talking Movies
SPY
SPY WON'T JUST EXCEED YOUR EXPECTATIONS; IT’LL
SHATTER THEM.
'Spy' is a 2015 American action comedy film written
and directed by Paul Feig.
Susan Cooper (Melissa McCarthy) is a desk-bound
CIA employee without the licence to kill; her job is to
remotely guide the agent Bradley Fine (Jude Law) on
his missions. She secretly has a crush on him.
During one of his missions, while searching for a
suitcase nuclear device, Fine kills Boyanov, the only
man who knows the location of this suitcase bomb; so
the agency learns that maybe Boyanov's daughter
Rayna (Rose Bryne) knows the location of the device,
and decides to send Fine to infiltrate her house.
But, while Susan is watching online, Rayna shoots
Fine, who dies.
boss agrees, on the condition that she has to stay away
from Boyanov's daughter.
However, Susan's life outside the office isn't exactly
easy!
One day she meets Rayna inside a casino and prevents
her assassination; for this reason, the agent Cooper
becomes part of Boyanov's daughter's inner circle.
You should see the film and see how Susan, a really
unlikely spy, starts an amazing but extremely amusing
operation.
I enjoyed this film because it's the perfect combination
of an action film and a comedy, so it's eventful and
also really good fun!
At this point there is a problem to solve for the
agency: Boyanov's daughter already knows all the their
top agents' identities, so they don't have anyone to
send on a new mission.
I also like the fact that the main character is a woman;
in the great majority of action films, the hero is a man.
In this case, a short plumpy woman tries to save the
world, performing incredible actions.
The agent Cooper volunteers to become a field agent,
and, due to the fact that she's unknown to Rayna, her
REBECCA DE MARTIN 3BCL
FRUSTRA FIT PER PLURA QUOD POTEST FIERI PER PAUCIORA
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ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA
22 DICEMBRE 2015
ANNO XIV - NUMERO 73
Sportivamente
S.O.S. ( SPORT OLIMPIONICI
SCONOSCIUTI)
COMBINATA NORDICA
DUE SPORT IN UNO
La combinata
nordica nacque
in Norvegia
grazie alla
competizione tra
gli atleti del salto
con gli sci e quelli
dello sci di fondo:
infatti entrambi
ritenevano che la
loro disciplina
fosse più dura
dell’altra. Si
hanno notizie di
gare sin dal
XVIII secolo, ma
la prima competizione vera e propria si svolse nel 1892
ad Oslo.
La combinata nordica è presente nel programma
olimpico invernale sin dalla prima edizione del 1924
come sport individuale, mentre a partire dal 1988 è
stata introdotta anche la gara a squadre.
I campionati mondiali si disputano sin dal 1925;
mentre la Coppa del Mondo é organizzata ogni anno a
partire dal 1979-1980 dalla Federazione Internazionale
di Sci.
Storicamente la combinata nordica è uno sport solo
maschile, ma dopo 1998 sono state organizzate anche
competizioni femminili, che però non sono ancora
presendi alle Olimpiadi e ai Mondiali.
Fuori dalla Norvegia questo sport è diffuso anche in
Finlandia, Germania, Austria e Giappone, paesi che
dominano da sempre le competizioni internazionali.
L’Italia gode di una visibilità maggiore in questo sport
dopo i mondiali di Vancouver del 2010, nei quali
Alessandro Pittin vinse la prima medaglia azzurra nella
specialità.
1-La gara individuale Gundersen, che prevede un
salto dal trampolino seguito da 10km di fondo. Il
primo classificato del salto è il primo a partire nella
prova dello sci di fondo; chi taglia per primo il
traguardo nella prova di fondo vince la gara di
combinata.
2- La gara con partenza in linea che prevede, prima la
prova di sci di fondo e poi la gara di salto. Chi ottiene
il punteggio complessivo più alto tra fondo e salto
vince la combinata.
3- La gara a squadre segue lo stesso meccanismo
dell’individuale ma vi partecipano squadre composte
da quattro atleti. Ogni atleta effettua due salti e la gara
di fondo è una staffetta 4x5 km.
La combinata nordica è uno sport invernale in cui i
concorrenti gareggiano in due distinte discipline dello
sci nordico: sci di fondo e salto con gli sci.
La prova di sci di fondo viene valutata tramite tempo
di percorrenza fatto segnare al traguardo, mentre la
prova di salto viene valutata sommando la lunghezza
del salto e il punteggio relativo allo stile.
In questa disciplina ci sono tre tipi di competizioni:
Dopo aver analizzato questo sport, lo consigliamo alle
persone amanti del salto, dell’altezza e della resistenza
e a coloro che amano provare tante e forti emozioni.
Le gare più importanti sono i Giochi Olimpici
Invernali, i campionati Mondiali e la Coppa del
Mondo, organizzati dalla Federazione Internazionale
sci (FIS). Il trofeo consegnato al vincitore della Coppa
del Mondo è una sfera di cristallo , che rappresenta il
mondo, su un piedistallo.
Oggi la combinata nordica è l’unica disciplina dei
Giochi Invernali solo maschile.
Le piste più importanti e famose nelle quali si può
praticare la combinata nordica sono:
1-La pista Holmenkollen, situata in una collina nella
parte nord di Oslo, la capitale della Norvegia. E’
attrezzata con il trampolino per il salto con gli sci più
antico al mondo e con numerose piste di sci di fondo.
La pista è una delle più importanti attrazioni turistiche
della Norvegia con oltre un milione di visitatori
all’anno.
2-La pista che si trova nella località di Ramsau in
Austria, attrezzata per la pratica dello sci nordico. Ha
ospitato numerose tappe della Coppa del Mondo di
combinata nordica e i Mondiali del 1999.
ANGELICA POLONIATO 1ASP
ELEONORA PACCAGNAN 1ASP
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ANNO XIV - NUMERO 73
Nosce Te Ipsum
NOSCE TE IPSUM
CITAZIONI PIÙ BELLE IN OCCASIONE DELLA GIORNATA
DELLA MEMORIA
“È un gran miracolo che io non abbia
rinunciato a tutte le mie speranze perché esse
sembrano assurde e inattuabili. Le conservo
ancora, nonostante tutto, perché continuo a
credere nell'intima bontà dell'uomo. “
Anna Frank, “Il diario di Anna Frank"
"Forse non farò cose importanti, ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani
morirò, magari prima di quel tedesco, ma
tutte le cose che farò prima di morire e la mia
morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti
i pensieri che sto facendo adesso influiscono
sulla mia storia di domani, sulla storia di
domani del genere umano"
Italo Calvino, "Il sentiero dei nidi di
ragno"
“Tutti parlano di pace, ma non si può realizzare la pace all’esterno
se si coltivano nel proprio animo la collera o l’odio.”
Dalai Lama
“Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare"
Primo Levi, ”Se questo è un uomo"
"Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe
sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana,
l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al
principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di
virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea"
Primo Levi, "L’assimetria della vita”
"Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma abbiamo subito smesso,
perché era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi , più squallidi. Ed era così
faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo.”
Primo Levi
“La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è
un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di
pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là,
perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno
scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un
pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla
vita”
Testimonianza di Mario Rigoni Stern
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ANNO XIV - NUMERO 73
De Gustibus
DE GUSTIBUS
Muffin alla carota
Voglia di qualcosa di dolce? Questi dolcetti sono a bassissimo
contenuto di colesterolo e grassi saturi. Pensate che un
dolcetto di questo tipo fornisce pressoché le stesse calorie di
una brioche industriale, ma è molto più sana, oltre che buona!
Ingredienti
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250 g di carote grattugiate
70 g di mandorle tritate finemente (o farina di mandorle)
120 g di zucchero
1 uovo bio
180 g di farina di frumento bio tipo “0”
50 g di fecola di patate
8 g di lievito
1 bustina di vanillina
60 cc di olio extravergine d’oliva
60 cc di spremuta d’arancia
Preparazione
Mettete in una ciotola l’uovo sgusciato e lo zucchero e mescolate il composto finché risulterà chiaro e spumoso,
aggiungete le carote grattugiate, la farina di mandorle, la farina setacciata, il lievito e la vanillina, poi l’olio e la
spremuta d’arancia. Amalgamate il tutto, il composto dovrà essere piuttosto fluido. Con l’aiuto di un cucchiaio
versate l’impasto in 12 stampini da muffin e infornate in forno statico per 25-30 minuti a 180°C.
Panini dolci al cioccolato
La ricetta è veramente semplicissima! In meno di mezz’ora
otterrete un’ottima merenda per voi e per i vostri amici.
Ingredienti
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200 g di farina (100 g di 00 e 100 g di integrale),
120 g di yogurt bianco naturale,
50 g di zucchero,
40 g di gocce di cioccolato,
20 g di olio extravergine d’oliva,
1/2 bustina di lievito.
Procedimento
Versate in una ciotola le farine, il lievito e lo zucchero. Aggiungete lo yogurt e l’olio, poi mescolate. Impastate il
tutto e inglobate bene anche le gocce di cioccolato. Formate delle palline con le mani (a me ne sono venute 7) e
infornate in forno ventilato a 180° per circa 15 minuti.
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De Gustibus
Frittelle
Ecco che ritorna il carnevale con i suoi colori felici e scoppiettanti che possono riportare la gioia in ogni
ambiente; per questo motivo ho deciso di presentarvi una ricetta adatta al periodo… le frittelle! Ma non le solite
frittelle che tutti noi possiamo trovare al panificio, in pasticceria o al supermercato, ma quelle che di solito
vengono vendute dagli ambulanti nelle sagre e nelle feste di paese.
Ingredienti
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50g di zucchero
10g di sale fino
25g di lievito di birra
250ml di latte
100g di burro
Scorza grattugiata di 2 limoni
200g di farina
1 bacca di vaniglia
Olio di semi (q.b.)
Procedimento
Togliete il burro dal frigorifero e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente.! Mettete in un contenitore il
latte a temperatura ambiente, scioglietevi il sale e lo zucchero, poi aggiungete la scorza grattugiata dei 2 limoni.!
Versate il composto di latte in un recipiente capiente e lavorate l'impasto a mano, aggiungete i semini della
vaniglia e 1/3 della farina; impastate bene fino ad ottenere una pastella fluida e aggiungete il lievito sbriciolato.
Lavorate ancora per qualche minuto e incorporate un po' alla volta tutta la restante farina, continuate a impastare
fino ad ottenere un composto morbido ed elastico, quindi incorporate anche il burro e lavorate ancora l'impasto
finché risulta morbido ed elastico.!Ungete di olio di semi i palmi delle mani e l'interno di una ciotola abbastanza
grande. Prendete l'impasto, ponetelo nella ciotola e spennellate leggermente la sua superficie con dell'olio di semi
di arachidi; mettetelo a lievitare per circa 1 ora e ½ ponendo la ciotola in un luogo privo di correnti d’aria e fonti
di calore (dovrà raddoppiare il suo volume).!Inumidite uno strofinaccio da cucina pulito e coprite l’impasto delle
frittelle: questo servirà a prevenire il formarsi di una crosticina dura sulla superficie. Quando l'impasto delle
frittelle avrà raggiunto il doppio del suo volume, trasferitelo su un piano e formate un lungo bastone che
taglierete a pezzetti e con cui formerete delle palline.!Disponete le palline su di un canovaccio pulito e asciutto,
distanziandole tra di loro di almeno 2-3 cm; ricopritele con un altro canovaccio, attendendo circa 20 minuti per la
seconda lievitazione. Passati i 20 minuti, allargate con le mani le palline di impasto per renderle piatte e circolari
facendo molto sottile (quasi trasparente) il centro della frittella e i bordi un po' più spessi.!Scaldate dell’olio per
friggere le frittelle, immergete la frittella nell'olio e aspettate che prendano colore da entrambi i lati.!Adagiate le
frittelle già pronte su un vassoio e servitele calde.
CHIARA BERTI 3ACL
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Ipse Dixit
IPSE DIXIT
LE CITAZIONI DEI NOSTRI PROFESSORI
MORELLATO
Prof. : “Ma ragazzi, io non vi interrogo mica! Chiacchiero con voi. Io non vi spiego cose: vi racconto delle storie!
C'era una volta…"
Prof. : “Il codice genetico è universale, un po' come i cd di musica. Non è che se ne mettete uno in macchina o in
un computer o nello stereo di casa una volta vi mette un pezzo rock o un'altra un canto gregoriano.”
PERISELLO
Facendo affondi (ovviamente durante l'ora di educazione fisica)
Prof. : ”Stendete la gamba dietro ragazzi, che non è un esercizio propedeutico alla genuflessione!”
MARTINI
Parlando di innesto
E. : “Ma prof. , che differenza c’è tra innestare e incalmare?”
Prof. : “Innestare s’è dialetto!! Datemi un gene di intelligenza così te incalme!”
Parlando di come prevenire i tumori
G. (studente maschio): “Ma cos’è questo Pap test?”
Prof. : “È quando ti prelevano un pezzettino del collo dell’utero e…”
G. : “Ma prof, scusi, io non ho mica l’utero eh!!”
LANARO
Parlando di un soldato rappresentato in un quadro
Prof. : “Questo soldato è simile a quale altra opera che abbiamo visto?”
D. : “Al San Giorgio!”
Prof. : “Bravo! E di chi è..?”
D. : “Ehm.. Michelangelo…”
Prof. : “Ma no, è di Donatello!”
D. : “Scusi prof, mi confondo sempre con le ‘Tartarughe Ninja’.”
DE SANTI
Mentre descriveva il cielo di un’opera di Giorgione
Prof. : “Perché quando viene una tromba d'aria... Chi riesce a fermarla? Maledetta! L'an pasà a me ga anca spacà
el canceo de casa!”
Mentre spiegava come veniva rappresentata la figura di Dio durante il Rinascimento, si rivolge alla classe:
Prof. : “Voi avete mai visto Dio?"
Nessuno risponde... Allora il prof. aggiunge:
Prof. : ”Nemmeno l'ultimo dì dell'anno co do litri de prosecco?!”
BOTTERO
Prof. : “C’è un aneddoto che narra di come Talete osservando le stelle cadde in un pozzo…”
D. : “E fu così che scoprì l’acqua!”
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Ipse Dixit
DA RE
Prof. : “… e questa è chiamata mutazione silente. E a voi viene in mente…”
Alunni: “Albus Silente…”
Prof. : “… ecco, lo sapevo.”
SMANIO
Spiegando il principio di conservazione dell’energia con un esempio in termini di denaro, per poi concludere con una riflessione…
Prof. : “Ragazzi, bisogna dire, però, che non è tanto vero che i soldi si conservano, come fa l’energia. Il sistema
risulta essere non isolato, perché arrivano le tasse…”
Nel mezzo di una lunga lezione, gli alunni vengono risvegliati da un…
Prof. : “F., smetti di accarezzare il tuo compagno!”
BORDIGNON
Vedendo un’alunna distratta a guardare nel vuoto…
Prof. : “Ehi B.! Ciao, come va? Ci sei, ce la fai, sei connessa?”
B. : “Circa…”
Prof. : “Be’, è già qualcosa.”
Quarta ora del sabato, nel mezzo di una spiegazione di Platone…
Prof. : “Seguite, alle 21.10, su Accademia 1, il canale televisivo dedicato alla filosofia di Platone, ‘Evasioni dal
Carcere’, ne vedremo delle belle.”
Sempre il sabato alla quarta ora…
Prof. : “Non sono un “grillino”… anche perché non gracido…”
DANIELI
Interrogando sulla Divina Commedia…
Prof. : “Da chi era formata la ‘Bella scuola’?”
F. : “Ma non era la ‘Buona scuola’?”
Prof. : “… QUELLA È DI RENZI!”
Prof. : “Z. , vorrei avere una pinza per tirarti fuori la… la lingua!”
Interrogando in poesia…
Prof. : “Quali sono le rime semantiche?”
L’alunno non risponde, smarrito…
Prof. : “C., le rime semantiche!”
C. : “Ah! Ok. “scialla”…”
Prof. : “No, le rime semantiche! “Scialla” è una bestemmia.”
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ANNO XIV - NUMERO 73
NUMBER SEVEN
2016 - JANUARY
GIOCHI
CRUCIVERBA
ILLUSTRATO
Nello schema qui
accanto sono presenti i
nomi dei soggetti
raffigurati che il
risolutore dovrà via via
cancellare.
A gioco ultimato, le
lettere restanti, prese
nell'ordine, daranno il
nome di un pittore.
LA REDAZIONE
PROFESSORESSA REFERENTE
Nicoletta Galante
CODIRETTORI
Francesca Amadio 3ACL, Eleonora Bordignon
3BCL, Silvia Lucchesi 3BCL
SETTORE GRAFICO
Arturo Caseley 3BSC, Gaia Gasparetto 2BSC, Stefano Panziera 4ASA
SETTORE TECNICO
Federico Ferro 3BSC
REDATTORI
Francesca Amadio 3ACL, Pietro Bazzani 3BCL, Gianluca Beghin 3ACL,
Chiara Berti 3ACL, Chiara Bordignon 1ACL, Eleonora Bordignon 3BCL,
Rachele Cominella 3ACL, Grazia Conte 1ACL, Emma Damatar 1ACL,
Eleonora Dalla Betta 3BCL, Rebecca De Martin 3BCL, Davide De Nardo
3BCL, Margherita Feltrin 1ASC, Michela Ferracin 1ACL, Federico Ferro
3BSC, Gaia Gasparetto 2BSC, Camilla Gazzola 2ACL, Marco Golino
1CSA, Giada Guzzo 2BSA, Silvia Lucchesi 3BCL, Alessandra Marin 3BCL,
Anna Merlo 3ACL, Davide Mondin 3ACL, Nausicaa Naibo 1ASC,
Eleonora, Paccagnan 1ASP, Gianluca Pasi 5DSC, Marta Poloni 1ASC,
Angelica Poloniato 1ASP, Lorenzo Portaluri 3DSC, Sara Spadetto 3BCL,
Tobia Stefani 2BSA, Gianluca Vettoretto 3ACL, Valentina Vidotto 3BCL
[email protected]
Puoi trovare il Rasoio di Ockham anche online. Visita http://www.iisprimolevi.gov.it
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