INTRODUZIONE
Le armi da fuoco, sin dalla loro origine, hanno avuto un ruolo nelle
redazione della storia che è da considerare come più che notevole, sia
perché impiegate su tutti i campi di battaglia degli ultimi tre secoli, sia
perché utilizzate per attentati eccellenti che, nel quotidiano, adoperate
per perpetrare reati. L'interesse per le modalità con cui, armato di una
pistola semiautomatica F.N. Browning modello 1910 calibro 9 corto,
Gravrilo Princip uccise a Sarajevo Francesco Ferdinando, scatenando
la prima guerra mondiale o gl'innumerevoli studi balistici effettuati sul
moschetto Mannlicher Càrcano modello 91/38 prodotto nel 1940
(matricola C2766) rinvenuto in possesso a Lee Harvey Oswald,
presunto assassino del presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy, sono
esempi del presupposto da cui prende origine quell'attenzione per
l'indagine balistica, e nello specifico quella forense che è l'arma da
fuoco.
Ciò premesso, partendo dall'importanza essenziale al fine di addivenire
in sede d'indagine alla ricerca (rectius riedificazione) della verità dei
fatti, sulla base delle indagini tecniche e scientifiche compiute
all'individuazione dell'arma presumibilmente impiegata, si pone termine
a questa introduzione fornendo un'indicazione circa le modalità con cui
si intende strutturare la dissertazione in materia di balistica
identificativa, analizzando nello specifico uno dei sistemi d'arma più
diffusi e “copiati” al mondo, l'Avtomat Kalašnikova, anche noto come
AK 47. Infatti è stato affermato che non meno di 50 eserciti regolari lo
adottino come arma d'ordinanza e che ne siano stati prodotti più di 100
milioni di esemplari(1). Questo fucile d'assalto è il capofila di una
vastissima serie di armi ispirate alle sue concezioni meccaniche,
balistiche e d'impiego, per lo più adottate da paesi in qualche misura
legati all'allora Unione Sovietica e aderenti al c.d.Patto di Varsavia.
Divenendo di fatto, negli anni un simbolo, sia durante la Guerra Fredda
e poi, nelle numerose guerre e rivoluzioni che sono susseguite nei paesi
più disagiati del Mondo, a tal punto di esser raffigurato sia nelle
bandiere di tre stati ( Mozambico, Timor Est e Zimbabwe ) sia nelle
bandiere di due organizzazioni come Hezbollah in Libano e le Farc in
Colombia.
Successivamente, dopo una doverosa analisi del progetto nel secondo
capitolo, diventa indispensabile conoscere con precisione le differenze
se pur minime che contraddistinguono i vari cloni o repliche del sistema
d'arma in oggetto.
Il fine dei questo elaborato (almeno stando alle intenzioni) è di rendere
riconoscibili alcuni dei cloni più diffusi dell'AK47, catalogando i marchi
identificativi (engraved inscription) degli stessi.
Evitando così, per esempio, l'errore marchiamo ma del tutto scusabile
d'identificare l'eventuale arma sottoposta, come un AK 47 AVTOMAT
KALASHNIKOV prodotto dagli arsenali ex URSS di Tula, ma nella
realtà esaminando un semplice marchio risulti essere una “copia”
M70AB2 proveniente dalle officine federali di Kragujevac nell'attuale
Repubblica Serba, nozione che potrebbe fornire in campo giudiziario un
decisivo input investigativo.
I
LA BALISTICA FORENSE E AMBITI D'INDAGINE
La definizione di balistica forense fa parte di una terminologia piuttosto
recente, coniata per sintetizzare due campi conoscitivi estesi quali quello
della balistica intesa come scienza del moto di un proiettile, e dunque
scienza esatta e sperimentale, e quello delle scienze giuridiche, di diritto
e di procedura che, come tali, sono prettamente di natura umanistica. In
sostanza, attualmente, per balistica forense – contrariamente da quanto
veniva ritenuto da alcuni autori anglosassoni, quali Goddard e Hatcher,
che vedevano il loro interesse limitato solo alla identificazione
comparativa dei reperti balistici – si deve intendere tutto ciò che ha a che
vedere con l'impiego diretto od indiretto, di una arma da fuoco,
allargando de facto i campi d'interesse. Uno di questi riguarda le armi in
generale, la loro tecnologia e il loro uso, ed è definito da alcuni autori
come balistica c.d. generale, convenzionalmente viene suddivisa in due
ulteriori campi: quella c.d. della balistica interna e della balistica
esterna.
LA BALISTICA INTERNA
La balistica interna si interessa alle armi ed al loro funzionamento ed ai
comportamenti del loro impiego combinato, con particolare attenzione ai
fenomeni che avvengono dentro l'arma prima che il proiettile inizi una
traiettoria libera.
Nello specifico campo giudiziario-investigativo, si interessa di tutte
quelle problematiche quali la natura dell'arma e del munizionamento
sequestrato ( o meglio sottoposto ), quale ne sia l'origine, se si tratti di
armi c.d. comuni o da guerra, se sono idonee all'impiego o se sono state
manomesse, il perchè di un eventuale malfunzionamento o di
un'alterazione dell'originaria potenzialità offensiva. Orbene, al fine
investigativo, sarà fondamentale avere precise indicazioni circa le
caratteristiche tecniche, la funzionalità e la classificazione normativa
delle armi e delle munizioni oggetto d'indagine e mosso quindi da questa
necessità di conoscenza nel 1920, negli Stati Uniti, Charles E. Waite
iniziò a raccogliere e catalogare tutte le armi da fuoco prodotte al
mondo. Waite, il quale nel 1923 fonderà con Philip Gravelle (coocreatore del microscopio ottico comparatore) il Bureau of Forensic
Ballistics, fu uno dei primi a comprendere l'importanza della balistica
c.d. identificativa e dello studio delle varie armi prodotte nel globo.
II
L'AVTOMAT KALASHNIKOVA , OVVERO L'AK47
Il fucile d'assalto Kalashnikov, noto anche come AK-47, la cui sigla sta
per Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda ( in cirillico Автомат
Калашникова образца 1947 года: fucile automatico Kalašnikov
modello 1947 ) è il progetto più longevo e proficuo che sia esistito dalla
seconda metà del XX secolo ad oggi. Come ogni leggenda che si rispetti,
la storia legata ai prodromi e allo sviluppo di questo sistema d'arma ha
connotati in parte nebulosi, frutto anche del clima geopolitico in cui si
trovava l'allora Unione Sovietica e il mondo intero. Infatti la storia
ufficiale afferma che il sergente dei carristi, dell'Armata Rossa, Mikhail
Timofeevitch Kalashinikov, durante il periodo di convalescenza in un
ospedale, dove era ricoverato per curare una ferita inferta durante la
battaglia di Bryansk, abbia ideato le bozze per un sistema d'arma adatto
all'utilizzo individuale come fucile d'assalto per l'esercito del Soviet, che
sostanzialmente era privo di alcun tipo di armamento valido a
fronteggiare la validità e l'affidabilità degli armamenti del III Reich.
Infatti annoverano come armamento leggero il datato moschetto Mosin
Nagant (M1891/38 - M1891/44) e il fucile
automatico Fedorov
Avtomat. Nel 1944 il sergente Kalashnikov fu assegnato all'arsenale di
stato, a Izhevsk ( attuale denominata IZHMASH ), per lo sviluppo di
un'arma lunga c.d automatica, a recupero di gas, e che incamerasse
cartucce del nuovo calibro 7.62 x 39-mm M1943 Soviet.
A tal proposito, risulta necessario precisare che, le armi c.d.
automatiche sfruttano parte dell'energia prodotta dall'esplosione della
carica di lancio per effettuare alcune operazioni in automatico. Questa
energia può essere ricavata dal movimento che il bossolo stesso imprime
all'otturatore in fase di esplosione della polvere con conseguente
aumento della pressione nella canna ( i gas della polvere combusta
spingono in avanti il proiettile ed indietro il bossolo ) ed in questo caso
si parlerà di "automatismo" a chiusura labile ( solitamente adottato per i
calibri medio piccoli ); altri sistemi sono quelli a chiusura stabile ( sia a
corto che a lungo rinculo di canna ), e quelli a recupero di gas: questi
ultimi, convogliati attraverso un foro praticato ad un tratto della canna,
vanno a spingere un pistone collegato con l'otturatore e il meccanismo di
sparo, e in questo caso si parlerà di automatismo a recupero ( rectius
sottrazione ) di gas. Le armi completamente automatiche alla pressione
del grilletto sparano una raffica continua utilizzando uno di questi
automatismi per l'espulsione del bossolo vuoto. Sia l'inserimento di un
nuovo proiettile e sia il movimento del percussore che ripete
automaticamente l'operazione di fuoco sparando a raffica avviene finché
il caricatore non esaurisce le munizioni o finché non si toglie la
pressione sul grilletto, che tramite il "disconettore" interrompe il ciclo di
sparo.
Partendo da queste specifiche, nel 1946 il progetto fu presentato e poi
sottoposto a prove ufficiali che durano per tutto l'anno e che si
conclusero nel 1947 con l'approvazione del sistema, che prese il nome di
Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda,
che tradotto significa
automatico Kalashnikov (cognome del suo ideatore), modello del 1947.
L'arma fu ufficialmente adottata dall'esercito sovietico nel 1951.
Questa riportata è la versione diffusa, che alcuni come la Cia tacciano di
essere oggetto di pura propaganda da parte del Cremlino, mosso
dall'intento di ammantare i sentimenti idealistici del popolo, abbia voluto
sfruttare il nome di un eroe di guerra come M.T. Kalashnikov,
attribuendogli totalmente lo sviluppo di un progetto, che secondo
l'intelligence Americana vide il corposo contributo di molti progettisti
tedeschi, stati fatti prigionieri. Qualunque sia la realtà un dato è
inoppugnabile, che il fucile d'assalto sovietico mutua sia dal punto di
vista
morfologico che meccanico, le soluzioni innovative e
rivoluzionarie del
“sturmgewehr “.
sistema d'arma tedesco noto come
l'stg44
Rivoluzionario era il metodo di costruzione, infatti il castello era in
lamiera
stampata,
permettendo
velocità in fase di produzione e
maggiore
leggerezza
dell'arma,
ulteriore novità furono, il sistema
c.d. a “presa di gas” e il caricatore
bifilare amovibile in lamiera a forma ricurva o c.d. a banana. Soluzione
che permetteva maggiore volume di fuoco, visto che il caricatore
prevedeva l'inserimento di 30 cartucce. È doveroso precisare che la
prima versione dell'AK-47, montante un castello stampato, si rivelò un
fiasco visti i problemi di accoppiamento tra le parti macchinate (fresate)
e quelle stampate. Così dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la
produzione di un castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per
questo i primi AK pesavo scarichi 4,3 kg, nonostante ciò la lamiera
stampata tornò con l'introduzione dell'AKM, versione più diffusa di
questa arma. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa
da un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la
molla di recupero del portaotturatore.
DATI TECNICI DELL'AK47 E DELLE VARIANTI
Il munizionamento incamerato è il calibro 7,62 x 39 già adottato nel
1943 col moschetto automatico Samozaryadnyj Karabin Simonova
detto SKS. Tale calibro, al momento dell'entrata in servizio, rappresentò
un'autentica innovazione concettuale poiché inaugurò la tendenza a
definire delle munizioni standardizzate e di prestazioni considerevoli.
Questa tendenza fu seguita dalla NATO che introdusse il calibro 7,62 x
51 mm. Il 7,62 × 39 mm è più corto del 7,62 NATO, meno preciso
nonché più lento ed ha meno gittata. Il meccanismo operativo è a
chiusura geometrica a presa ( o meglio sottrazione ) di gas con otturatore
rototraslante. Il sistema di chiusura è formato da due pezzi maggiori,
l'otturatore e il portaotturatore, che lavorano "in solido" con il pistone
della presa di gas. Il portaotturatore è dotato di un incavo sagomato per
contenere l'otturatore, munito di guida a camma per controllarne la
rotazione. L'otturatore di tipo rotante possiede due alette o tenoni di
chiusura ( quindi la rotazione necessaria è di 90 gradi ) i quali vanno a
impegnare due recessi nella culatta della canna. La canna è cromata
internamente per migliorare lo scorrimento dei proiettili e la durata
dell’anima, è lunga 414 mm le rigature sono 4 con andamento destrorso,
la tecnica di rigatura è variabile e possono trovarsi esecuzioni per
brocciatura ( intaglio a punto singolo con broccia elicoidale) oppure per
rotomartellatura. La foratura della canna degli AK-47 è varia, vista la
molteplicità delle produzioni: generalmente si può affermare che ( con
buona pace della dicitura del calibro ) la normale foratura è più
abbondante di quella dei calibri .300 statunitensi e più stretta di quella
del .303 British, pertanto il calibro effettivo ( rerctius foratura ) è di 310
millesimi di pollice. La catena di scatto, come nel suo progenitore
tedesco, si distingue per semplicità e funzionalità. Essa si basa
sull'azione di tre denti d'arresto sul cane ( infatti l'arma ha un sistema di
percussione indiretto con cane interno
). Il dente d'arresto e quello
disconnettore sono automaticamente azionati dal grilletto. Gli organi di
mira, come da tradizione delle forze armate sovietiche sono dal 1891 di
tipo aperto, formate da un mirino e da una tacca di mira installata su un
alzo tangente e graduato in misura decimale metrica, con uno sfondo
scala di 800 metri. Il c.d. mirino è formato da un piolo inserito su una
struttura vicino alla volata della canna ed è protetto da due voluminose
paratie o alette laterali. Il sistema di alimentazione standar è costituita da
un caricatore bifilare dalla capienza di 30 cartucce. I caricatori sono
realizzati in lamiera stampata e hanno forma ricurva ( detta anche a
banana ), con un sistema di aggancio estremamente robusto, composto
da un attacco anteriore e uno posteriore. Lo sgancio del caricatore
avviene azionando l’apposito pulsante posto davanti al ponticello del
grilletto. Il caricatore si estrae dalla propria sede facendolo ruotare
leggermente in avanti.
Il castello è probabilmente una delle parti più interessanti dell'arma.
I russi tentarono di copiare la costruzione in lamiera stampata dello StG44, ma in questo campo le tecnologie tedesche erano molto più avanzate
di quelle di ogni altra nazione; perciò la prima versione dell'AK-47,
montante un castello stampato, si rivelò un fiasco visti i problemi di
accoppiamento tra le parti macchinate (fresate) e quelle stampate. Così
dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la produzione di un
castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per questo l'AK pesa 4,3
kg scarico, nonostante ciò la lamiera stampata tornò con l'introduzione
dell'AKM. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa da
un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la molla di
recupero del portaotturatore. Il calcio è nel modello originario realizzato
in legno come l'astina guardamano e l'impugnatura, sono comunque
ugualmente comuni versioni dotate di un calcio pieghevole a stampella (
denominate AKS ) realizzato per saldatura di tubi di acciaio. Le finiture
sono solitamente una brunitura chimica oppure una parkerizzazione al
biossido di manganese per le parti metalliche, eccetto per l'otturatore che
viene lucidato ( negli AKM anche l'otturatore è parkerizzato ). Le parti
lignee invece sono verniciate, la presa di gas, la canna e tutte le parti a
contatto coi gas sono cromate a spessore per aumentarne la resistenza in
condizioni ostili e con munizionamento corrosivo. Il modello realizzato
dal 1947 non ha compensatore. Nel 1959 l'ormai divenuto sistema finito
modificato di nuovo, questa volta più ampiamente, portando il nome di
AVTOMAT KALASHNIKOVA MODERNIZIROVANNYJ ( fucile
automatico Kalashnikov, versione modificata ). Sull'AKM è stato
escogitato un sistema per compensare la tendenza dell'arma a impennare
a destra in alto durante il fuoco automatico: la volata nella parte
terminale è stata tagliata diagonalmente nella sua parte superiore
leggermente sulla destra. In questo modo i gas di sparo, uscendo,
imprimono una spinta intesa a stabilizzare la direzione del fucile,
contrastando l'impennamento. L'attacco per il compensatore, permette in
questo modello previa rimozione dello stesso, l'inserimento di un
dispositivo detto PBS-1 che funge da silenziatore. Questo sistema di
soppressione necessita di uno speciale munizionamento sub-sonico con
ogive più pesanti. Un ulteriore cambiamento avvenuto dal modello AK
al AKM riguarda la tacca di mira, che annovera la nuova iscrizione a
1000 metri, invece dei precedenti 800m. È doveroso precisare che il
range effettivo di fuoco è del tutto minore, limitato a circa 300-400
metri. Dal punto di vista morfologico l'AKM si differenzia anche per
una impugnatura (pistol grip) più ergonomica simile a quella di una
pistola e dal punto di vista meccanico nel selettore di fuoco. Il quale non
era presente nel modello ideato nel '47, infatti è definito con termine
anglosassone come un full auto, in quanto solo interagendo attraverso la
pressione e il rilascio dell'indice sul grilletto si può interrompere il rateo
di sparo. L'unità di innesco dell'AKM inoltre è caratterizzata da un
dispositivo di ritardo del rilascio del percursore, che serve a far ritardare
il rilascio del percursore nel fuoco automatico per pochi microsecondi.
Ciò non fa influenze il ciclico di fuoco ma impedisce eventuale
inceppamenti.
Ulteriore visibile variante è l'introduzione di un selettore di fuoco, leva
posizionata nel fianco destro del fucile. Nella posizione c.d. di sicura,
che si attiva spostando la levetta in alto, si blocca sia il gruppo di scatto
che il grilletto. La posizione centrale è per il fuoco automatico e la
posizione inferiore permette, con l'intervento del disconnettore, di
sparare per colpo singolo. Il selettore fuoco/sicura è considerato da molti
come l'unica pecca (vulnus) principale dell'intero progetto. In vero
questo selettore è lento e scomodo da azionare ( particolarmente se
l'operatore indossa dei guanti ) e, una volta attuato, produce uno scatto
forte e distintivo. Per quanto riguarda il caricatore la soluzione mutuata è
la stessa dell'AK47, sempre bifilare e ricurvo con capacità standard pari
a 30 munizioni, per disporre di maggiore capacità di fuoco fu previsto
l'inserimento sia di un caricatore tradizionale da 40 che uno circolare ( in
inglese drum) da 75 colpi, entrambi provenienti e compatibili con la
mitragliatrice leggera KALASHNIKOV RPK, acronimo di Ruchnoy
Pulenjot Kalashnikova creata nel 1961 mutuando in tutto il sistema
Kalashnikov.
RPK con caricatore detto drum da 75
In seguito, gli ultimi modelli di AKM furono assemblati con
l'impugnatura di bakelite che sostituiva quella di legno e sempre di
materiale plastico furono in nuovi caricatori dal distintivo colore
rossiccio.
Nel
1974,
l'Esercito
Sovietico
ufficialmente adottò un nuovo calibro,
in 5,45 x 39 millimetri ( .22 inces ) denominato dall'anno della sua
nascita M74, e il nuovo fucile AK74, ovviamente, non fece altro che
riportare le stesse soluzioni stilistiche e meccaniche dei precedenti
modelli, con l'unica variante riguardante il nuovo munizionamento. Gli
stati satellite iniziarono ad adottare questo calibro solo negli inizi degli
anni 80. Pur divenendo l'AK74, il nuovo equipaggiamento standard
delle truppe del Soviet, l'AKM non è stato mai ufficialmente rimosso dal
servizio ed è ancora numerosi reparti di fanteria sono ancora armati di
modelli prodotti nel 1960.
Come avvenne per l'AK47 e l'AKM, all'AK74 si affiancò una versione
con calcio c.d. a stampella ribaltabile che si differenziava per l'aggiunta
della lettera S, il cosi detto modello AKS74. E alla fine degli anni 70 per
soddisfare le esigenze
delle forze speciali ed
aviotrasportate
come
gli SpetsNaz nacque
una versione ridotta dell'AKS74 denominata AKS74U, dal suffisso U
che sta per Ukorochennyl, ossia corto.
La versione in polimero ( priva degli inseriti in laminato di legno )
dell'AK74M predisposta per l'export verso i mercati occidentali è
l'AK101, la quale incamera il calibro 5,56x45 mm Nato.
I modelli che segnano un ritorno al passato, almeno nel calibro sono
l'AK103 e AK 104 che vedono il meno affidabile M43 (cal. 7,62 x39)
favorito per il suo maggiore potere d'arresto “stopping power” rispetto al
più dotato in velocità 5,45 millimetri.
Solo recentemente con l'avvento dei modelli AK107 (cal. 5,45 x 39) e
AK108 (cal. 5,56 NATO) l'inossidabile progetto KALASHNIKOV
subisce un intervento meccanico, se pur minimo, con l'introduzione di
un secondo pistone contrapposto nel sistema di recupero di gas al fine di
stabilizzare maggiormente e rendere ancora più precisa l'arma in sede di
modalità automatica. Discorso a parte merita il fucile d'assalto AN94,
acronimo
di
AVTOMAT
NIKONOVA
anche
detto
an 94 abakan
ABAKAN,
dalla piccola cittadina dove viene prodotto. Questo modello è stato
curato dal progettista russo Gennady NIKNOV e costruito presso la
fabbrica statale della IZHMASH, ed è da considerarsi come un'altro
sistema d'arma e non come variante dell'AK74, in quanto se pur
riprendendo la meccanica a recupero di gas, si discosta introducendo la
raffica di due, selezionabile accanto alla modalità automatica e a colpo
singolo.
Accanto alla produzione c.d prettamente militare, merita una doverosa
analisi la produzione Russa del così denominato SAIGA, nome di
un'intera linea di fucili da caccia ad anima liscia e di carabine a canna
rigata, basata sul progetto provato e riprovato del fucile d'assalto
Kalashnikov AK. Questi fucili sono sviluppati e prodotti dalla fabbrica
russa IZHMASH sita nella cittadina Izhevsk, che già produce la linea
corrente del Kalashnikov. La storia di questa serie (spin off) è iniziata
durante la fine degli anni '70, quando la fabbrica di IZHMASH ha
progettato una serie di carabine semiautomatiche (in calibro 5,6x39) per
il controllo della popolazione del saiga, una specie di antilope, che
spopolava nell'allora regione del Kazakhstan. Circa 300 carabine
furono prodotte ed il progetto fu del tutto dimenticato, sino al 1993,
quando
l'IZHMASH
ha
rispolverato
l'idea
di
una
carabina
semiautomatica da caccia basata sul sistema AK, nei calibri .223 rem. e
7,62x39.
Saiga in teconopolimero cal.7,62x39
Durante la fine degli anni 90 l'IZHMASH introdusse
una versione
rinforzata dello stesso fucile, per i calibri più potenti quali il 308
Winchester e il 30-06.
Saiga cal 308 Win.
I fucili Saiga sono molto popolari in Russia ed altrove, principalmente
perché provengono da uno dei fucili di assalto più popolari nel mondo
ed anche per il prezzo competitivo. Prodotto in un certo numero di
calibri e di versioni, i fucili di Saiga possono essere utilizzati dal
mercato civile sia per la caccia ( secondo il calibro ), che per la pratica
sportiva o per l'autodifesa. Una nota speciale deve essere fatta per la
linea di carbine Saiga Mk a canna c.d. corta. La legalità di tali fucili in
base alla lunghezza della canna può variare da nazione a nazione,
ulteriore limite
può riguardare la capacità massima del serbatoio,
limitato come in Italia a 5 cartucce. Comunque in alcuni paesi in cui non
ci sono limiti sulla capienza del caricatore gli stessi fucili possono essere
dotati di caricatori da 30 del tipo drum AKM (7,62x39) o AK-101
(5,56x45/.223).
I fucili semiautomatici Saiga sono a sottrazione di gas ed usano lo
stesso sistema del fucile di assalto Kalashnikov AK. La sicura manuale,
che
come
precedente
affermato
funge anche da
Saiga mk-03
selettore, è una
copia del AK, ma prevede soltanto due posizioni, quella che comanda la
sicura ( parte superiore ) e la posizione di fuoco posizionando la leva
verso il basso, anziché tre. Come precedente menzionato il progetto
SAIGA include una serie di fucili semiautomatici ad anima liscia per le
munizioni a carica multipla nei calibri .410, 20 e 12. Per ogni calibro
esistono tre versioni, la standar con calcio fisso a carabina, quella
SAIGA S con impugnatura “a pistola” in tecno-polimero, e la versione
K accorciata .
SAIGA 12
SAIGA 12K
SAIGA cal. 410
Questi modelli ad anima liscia hanno trovato applicazione anche nel
ramo del law and enforcement sia pubblico che privato. Come detto
sopra, il Saiga 12 è basicamente simile al fucile d'assalto AK, ma con
delle eccezioni evidenti. In primo luogo, il sistema è limitato al fuoco
semiautomatico. In secondo luogo, il fusto e l'otturatore sono stati
riprogettati per accomodare le grosse cartucce del tipo rimmed (ovvero
munizione con fondello di diametro maggiore del corpo della
cartuccia ). In terzo luogo, la capienza dello serbatoio è stata limitata a 5
o 8 cartucce, alloggiate in un caricatore monofilare.
III
I CLONI DEL KALASHNIKOV
I motivi che hanno favorito la diffusione nel mondo del sistema d'arma
AK possono essere molteplici. Il primo, ed evidente, è la fama legata
alla robustezza e validità del fucile, che grazie a soluzioni innovative
come il sistema di recupero di gas a binario, cioè parallelo alla canna, ha
permesso all'esercito sovietico di impiegarlo in ogni fronte ed a ogni
temperatura ( dal deserto ai climi artici ). Il secondo è prettamente
economico, infatti grazie alla massiva riduzione dei costi di produzione
legati alla scelta del sistema di fattura a lamiera stampata,
abbandonando quello del pieno di acciaio, hanno permesso la vendita di
questo fucile a nazioni povere o a organizzazioni prive di grossi
finanziatori. L'ultimo e forse principale è quello politico, o meglio
strategico, il quale s'inserisce in quel periodo che è stato estremamente a
rischio e denominato della Guerra Fredda. Fu definita guerra fredda la
contrapposizione che venne a crearsi alla fine della seconda guerra
mondiale tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati
come Ovest ( gli Stati Uniti e
gli alleati della NATO ) ed Est
( l'U.R.S.S., e gli alleati del Patto c.d. di Varsavia ed i Paesi amici ). Tale
tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un
vero conflitto militare diretto ( la disponibilità di armi nucleari per
entrambe le parti avrebbe irreparabilmente distrutto l'intero pianeta ), si
sviluppò nel corso degli anni su vari campi: tra cui quello militare e
tecnologico. E per tale motivo, almeno fino allo sgretolamento
dell'Unione Sovietica e alla fine della Guerra Fredda, i fucili Ak e Akm
furono ampiamente esportati verso stati pro-Soviet e a regimi e a paesi
in tutto il mondo. Licenze di fabbricazione insieme ad intere linee di
produzione, furono in blocco trasferite a molti paesi aderenti al patto di
Varsavia o definiti Stati Satellite come la Bulgaria, l'Ungheria,
Romania, Cecoslovacchia, Germania Est e Jugoslavia, e ad alcuni
altri paesi comunisti come la Repubblica Popolare Cinese, la Corea
del Nord e Cuba. Anche alcuni paesi non comunisti ricevettero le
licenze di produzione in quanto considerati amici: tra cui l'Egitto, la
Finlandia e l'Iraq. Si ritiene importante sottolineare che ricevendo
tutti lo stesso know how e addirittura in molti casi gli stessi
macchinari per la produzione si sia in presenza di fucili identici, e che
a volte sono distinguibili solo per un microscopico marchio. Al giorno
d'oggi questi paesi hanno continuato a detenere le licenze o comunque a
produrre quest'arma anche in configurazione semiautomatica. Tale
diffusione, per oltre 50 eserciti, ha portato ad una diffusione di
innumerevoli modelli più o meno simili all'originale. Proprio partendo
dal presupposto che il sistema più riuscito ( diffuso ) e facile da eseguire
è anche il più copiato, è doveroso cercare di definire il termine di replica
o clone d'arma. Per replica si dovrebbe intendere quel modello che
riprende soluzioni stilistiche e meccaniche proprie di un progetto già
esistente. Dal punto di vista morfologico molti dei fucili prodotti sono
dei veri e propri cloni. Ulteriormente, negli ultimi anni si è registrato un
fenomeno da considerarsi atipico, in quanto stati totalmente scevri dalla
cultura di quest'arma e all'antitesi politicamente come l'America hanno
iniziato per motivi legati al mercato civile del collezionismo ad
importare, assemblare o addirittura produrre questo mitra.
Le fabbriche autorizzate a produrre l'ak47 e i suoi derivati nell'ex
Unione Sovietica, sono state: la fabbrica Statale di IZHEVSH,
l'arsenale di TULA e quello di POLYANY.
La
fabbrica
statale
nota
con
il
nome
di
IZHEVSKII
MECHANICHESKII ZAVOD, dall'acronimo in russo “fabbrica
meccanica di Izhevsk” è situata nella piccola cittadiana di Izhevsk,
vicino la catena montuosa degli Urali. Nel 1760 un conte russo fondò
una fabbrica metalmeccanica, che si distinse per la produzione di
cannoni. Nel 1763 fu
rilevata dal governo russo. Attualmente
è
controllata dalla IZHMASH, impresa di proprietà statale, che ha la
possibilità di concludere i propri contratti senza l'interferenza
governativa.
Questa fabbrica ha come proprio marchio di produzione ed identificativo
un triangolo al cui all'interno centralmente è allocata una freccia d'arco,
simbolo che di solito è stampigliato nei caricatori sintetici dell'AK74
(cal.5,45x39), oppure è riscontrabile soprattutto sulle impugnature dei
prodotti IZHESVK come una freccia dentro uno scudo.
La
fabbrica di Tula( Tuljskaja Gubernija ) nacque nel 1632 e nel
diciannovesimo secolo vide la sua estensione maggiore, infatti a causa
delle necessità belliche si vide aumentare il proprio organico di nuove
1400 macchine dalla Francia, per
produrre dapprima della pistola
Nagant ed in seguito altro armamento leggero e pesante. Il suo marchio
identificativo è la stella a cinque punte tipica del regime sovietico.
Ultima fabbrica dell'ex Unione è quella di Vyatskie Polyany, che
attualmente è nota sotto il nome commerciale di MOLOT.
Nel periodo dell'URSS la sua produzione era destinata al fucile
mitragliatore RPK74 e ai caricatori circolari da 45, al giorno d'oggi
produce un degno concorrente del semiautomatico ( sia a canna rigata
che ad anima liscia) SAIGA, denominato VEPR.
Il marchio proprio dell'arsenale di Polyany e MOLOT è una stella a
cinque punte inserita in uno scudo.
Nella Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) la produzione del
kalashnikov iniziò nel 1958 e l'arma ricevette la denominazione di Mpik
e la versione a calcio pieghevole era denominata Mpiks. Negli anni
successivi entrò in produzione una versione dotata di calcio e astina in
materiale plastico di colore rossiccio, ispirata all'AKM sovietico (quindi
con compensatore c.d. a “fetta di salame” e castello stampato, che fu
denominata Mpikm (Mpikms la versione con calcio pieghevole).
Fu prodotta anche una variante in calibro 22 lr, del tutto simile alla
sorella maggiore, compreso il sistema automatico, infatti questo trainer
è capace del tiro a raffica. Questa versione ricevette la denominazione
di Kkmpi 69. infine più vicina nel tempo, non va dimenticata la
versione locale dell'AK 74, in calibro 5,45 x 39 mm denominata Mpi
85.
La fabbrica che ricevette i macchinari russi fu la storica MERKEL
rinominata durante il comunismo come VEB, sita nella piccola città si
Suhl, e recava nei propri prodotti come segni, un cerchio dentro un
rombo, oppure l'alfanumerico K3 posto dentro un cerchio e a volte
poteva essere raffigurato un sole stilizzato.
La Bulgaria ha affidato la produzione del proprio ak 47 all'arsenale di
stato ( denominato Arsenal ), che usa imprimere al fine riconoscitivo,
questi numeri: il 10, 21 e 25 .
Il clone bulgaro dell'AK47 ( che incamera la cartuccia M43 ) viene
indicato come SA M-7 ( la versione corrispondente all'AKS è il SAS M7 ), quello in cal. 5,56 nato è il SA M-5, mentre il locale AK 74
( cartuccia M74 ) è disponibile nella versione SLR 102 e SLR 105.
La Polonia ha iniziato, come tutti gli altri stati producendo delle locali
versioni dei vari modelli, l'AK47 denominata PMK , l'AKS che prese
l'acronimo di PKMS e PMKM per il clone dell'AKM. In seguito si è
dedicata alla produzione di evoluzioni proprie sviluppando il loro lavoro
sul AK-74 russo anche se la maggior parte dei meccanismi sono
soluzioni originali. Il primo progetto ad aver vita fu denominato il wz.
81 (modello 81) è stato accettato dai militari in 1990 come " wz del
karabinek. 89" (modello 89). Simultaneamente una versione ridotta è
stata sviluppata ed è stata chiamata wz. 89 (Onyks). Poiché la Polonia è
diventato
un membro
NATO, è stata doverosa l'applicazione al
munizionamento NATO in 5.56 millimetri, ed
è stata sviluppata la
versione (wz.90). Come il AK-74 il c.d. Tantal è un'arma automatica a
sottrazione di gas. La grande leva che funge sia da selettore, che da
sicura, caratteristica della famiglia del Kalashnikov ha in questa arma
una funzione di sicurezza soltanto. L'interruttore di selettore è stato
spostato verso la parte sinistra dell'otturatore ed ha tre posizioni: C –
per la funzione automatica, P - singolo colpo S – raffica di 3
colpi..Alcune parti sono intercambiabili con AK-74.
I fucili wz 88 Tantal sono ancora usati dall'esercito polacco ma
dovranno essere sostituiti dal Beryl wz.96, in quanto il loro 5.45
millimetri non è più fabbricato in Polonia ed i fucili attuali sono
utilizzati soltanto per addestramento. I marchi riconoscitivi sono un 11
cerchiato per la fabbrica Lucznika Lucznik e le lettere FB inserite in
un triangolo per rappresentare la famosa fabbrica RADOM, già
produttrice durante la guerra di quella pistola semiautomatica
denominata WiS vz 35.
wz 96 standard nato
Lo stato rumeno presso l'arsenale di Cugir ha prodotto i fucili d'assalto
AIM Pistol Mitraliera 63 copia dell'AKM e l'AIMS (AKMS), e il
Wum 1
modello MK11. Quest'ultimo si differenzia dai precedenti, pur essendo
la trasposizione rumena dell'Ak74(cal.5,45), per il suo particolare calcio
intagliato, soluzione stilistica che si ritrova nei modelli WUM
1(cal.7,62x39) e WUM 2 (5,45x39).
Particolare attenzione meritano i marchi rumeni, in quanto uno di questi
possono essere confusi con quello della russa IZHEVSK, infatti il simbolo
rappresenta una piccola freccia dentro un triangolo equilatero, invece il secondo è solo un
triangolo.
Il vzor 1958 di Samopal (pistola automatica, modello del 1958) era il
fucile di assalto standard dell'esercito cecoslovacco sin dalla fine degli
anni '50 e fino alla dissoluzione del ČSSR nel 1993. Attualmente il SA
Vz.58 è ancora utilizzato dagli eserciti cechi e slovacchi, così come
venduto per l'esportazione. Il SA Vz.58 è contraddistinto da qualità dei
materiali eccellenti. Questo fucile era stato progettato dal progettista
ceco Jiří Čermák,
nell'ambito
del
progetto; KOŠTĚ,
il quale
ha avuto
inizio nel gennaio di 1956 ed il fucile è stato adottato in servizio
soltanto 2 anni dopo, nel 1958. Il fucile era fabbricato nella fabbrica di
armi di stato; Zbrojovka di Česká, situata nella città di Uherský Brod
(CZ-UB). L'esercito ceco ha l'intenzione di sostituire il SA Vz.58 con il
più nuovo sistema del fucile CZ-2000, ma le difficoltà finanziarie hanno
rallentato severamente questo processo. Il SA Vz.58 assomiglia solo
esternamente al fucile di assalto AK-47, ma internamente è
completamente differente.
Il sistema generale può essere descritto
approssimativamente come una miscela di soluzioni tra la pistola di
Walther P-38 e la chiusura della mitragliatrice ceca ZB-26 (o meglio del
Bren britannico). L'interruttore che determina la selezione di fuoco o
inserisce la
sicura è posizionato sulla parte di destra ed ha 3
posizioni( sicura, colpo singolo e automatico ). Il SA Vz.58P è il
modello standar ed ha un calcio fisso di legno (nei primi modelli) o di
laminato (modelli recenti). Il SA Vz.58V ha invece, un calcio metallico
piegabile.
Al contrario di alcune altre armi prodotte nei Paesi satelliti dell’ex
Unione sovietica quelle magiare presentano un buon livello qualitativo e
possono essere equiparate a quelle originali dei primi modelli russi. Dal
punto di vista estetico l'AK47 ungherese ( attualmente esportato col
nome di FEG SA85M ) è un perfetto clone, a differenza dei modelli
AMD – 65 e 69, i quali sono privi del tutto della cd. astina e presentano,
invece una seconda impugnatura a pistola sotto la canna.
Una menzione merita la serie Zastava M80 prodotta presso le officine
federali di Kragujevac nell'attuale Repubblica Serba, e le armi
automatiche che ne discendono ( fucile M80 e M80A, le mitragliatrici
leggere
M82 e M82A e la compatta M85) progettate in base alle
cartucce 5.56 x 45 millimetri. Le armi di questa famiglia usano lo stesso
caricatore e gli stessi elementi principali. Sono armi a sottrazione di gas,
con selezione si fuoco. I M80 e i M80A sono armi moderne di alto
potere di fuoco e dal peso contenuto. È utile precisare che i tradizionali
M70B1, in calibro 7.62 x 39 millimetri M43 sono stati oggetto di
esportazione verso lo stato medio orientale dell'IRAQ, dove sono
conosciuti col nome di TABUK modello M70B.
iscrizioni dell'zastava M70B1
Nel 1950 i militari finlandesi
riconobbero
l'esigenza
di
adottare un nuovo fucile di
assalto. Anziché procedere con
Tabuk iracheno mod70b1, marchio leone di Babilonia
un nuovo progetto decisero di
adottare e modificare alcuni dei brevetti attuati della vicina nazione
sovietica. Questa effettuata dalla Finlandia sembra quasi una scelta
naturale, visti i rapporti amichevoli con l'URSS sin dalla seconda guerra
mondiale. La Finlandia comprò sia le licenze del progetto originale
dell'AK-47 sia i macchinari di produzione, e i primi prototipi del fucile
di assalto finlandese futuro, chiamati Rk.60, in quanto presentati per la
prova militare nel 1960. Il Rk.60, essendo internamente quasi una copia
dell'AK-47, ha evidenziato solo alcune differenze esterne. Ha avuto un
calcio metallico tubolare, e un guardamano di plastica che non copre del
tutto il tubo dei gas, ed anche l'impugnatura a pistola è di plastica. La
versione definitiva prevedeva il rispristino dell'astina superiore, e con
queste modifica fu contrassegnata col nome di Rk.62. Tale modello è
finora annoverato in servizio. Durante i seguenti anni, l'azienda di stato
di Valmet, fornitore del Rk.62, ha progettato alcune ulteriori modifiche.
Le versioni per l'esportazione erano fabbricate prevedendo sia l'
originale 7.62x39mm che il calibro .223 Remington (NATO di 5.56mm).
Alcune varianti in sistema semi-automatiche, furono chiamate Valmet
78, ed erano fabbricate in 7.62x51mm (.308Win).
Valmet 62
L'esperienza, acquisita durante la guerra di Sei-giorni nel 1967, permise
di mostrare la vulnerabilità dei fucili F-N FAL, che costituivano
l'armamento principale della fanteria dello Stato d'Israele. I fucili FAL
erano troppo sensibili alla sabbia fine e alla polvere dei deserti arabi, ed
erano anche scomodi per le dimensioni da trasportare e da manovrare.
Da un lato, la stessa guerra mostrò i vantaggi dell'AK-47 Kalashnikov,
usati dalla fanteria dell'Araba( gli egiziani ero armati di Ak prodotti dalla
loro MAADI ). Dopo la fine del conflitto il Governo d'Israele decise di
sviluppare un nuovo fucile di assalto, sviluppato attorno alla nuova
cartuccia americana, conosciuta come 5.56x45mm. Durante la fine degli
anni '60 furono vagliati numerosi progetti, tra cui uno del Uziel Gall e
altro denominato GALILI. Il quale era basato sul fucile di assalto
finlandese Valmet Rk.62 ( un clone autorizzato del AK-47 ). Appena
terminate le prove nel 1973, questa nuova arma ebbe la prima prova del
fuoco proprio nello stesso anno, durante la guerra Israeliano-Araba c.d.
dello Yom Kippur. Sia i macchinari necessari che la documentazione
furono comprati dalla Valmet e trasferiti all'industria militare d'Israele
nota come IMI.
In ultima analisi, durante il primo dopo guerra la recentemente
Repubblica Popolare Cinese si scoprì amico dell'Unione Sovietica,
stabilendo un legame solido. A tal punto che il paese molto meno
avanzato adottò le armi dell'alleato più avanzato. Nel 1956, l'esercito
cinese adottò due modelli sovietici, i quali entrambi furono denominati
modello 56, ed erano progettati per incamerare il munizionamento
Sovietico 7.62 x 39mm. Uno era la carabina semiautomatica Simonov
SKS, l'altro era il fucile d'assalto del ideatore M.T.Kalashnikov.
Entrambe le armi sono state prodotte in numero ingente sia per l'esercito
di liberazione Cinese, che per l' esportazione nei vari paesi. Il fucile di
assalto modello 56 era una copia quasi esatta del AK-47 sovietico. Le
uniche differenze notevoli erano le marcature in cinese anziché in russo.
Durante l'inizio degli anni 80 l'esercito della Repubblica Popolare ha
adottato un nuovo fucile di assalto dall'origine domestica, conosciuto
come tipo 81, che ha sostituito gradualmente il tipo 56 fucili nel servizio
di prima linea. La società di NORINCO esporta la versione civile del
modello 56, naturalmente ad azione semiautomatica ed in parecchi
calibri, compreso 7,62x39 M43 e 5.56x45/.223 Remington. Un'altra nota
interessante è che i progettisti cinesi hanno prodotto una versione
compatta del tipo 56 fucile, conosciuta come modello 56C, è
apparentemente ancora in servizio presso l'esercito popolare. La
calciatura classica è fatta di legno e la versione compatta con calcio in
metallo è indicata come modello 56-1, la versione 56-2 è propria del
modello con calcio pieghevole. L'unica differenza visibile dal AK-47
sovietico è la baionetta permanentemente che può essere piegata sotto
la canna quando non è in uso.
Come in precedenza accennato, attualmente esistono solo due società in
Cina autorizzate all'esportazione dell'armamento leggero, e sono la
Polytech e la China North Industries Group (nota anche come
NORINCO). Pur non essendo dei produttori procedono ad una loro
stampigliatura su ogni singolo pezzo, che li caratterizza. I prodotti
Polytech apportano le tre cifre 386 inserite in un cerchio, mentre la
Norinco si distingue per la cifra 66 riportata all'interno di un triangolo.
Dott. MARIO NIGRI
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