INTRODUZIONE Le armi da fuoco, sin dalla loro origine, hanno avuto un ruolo nelle redazione della storia che è da considerare come più che notevole, sia perché impiegate su tutti i campi di battaglia degli ultimi tre secoli, sia perché utilizzate per attentati eccellenti che, nel quotidiano, adoperate per perpetrare reati. L'interesse per le modalità con cui, armato di una pistola semiautomatica F.N. Browning modello 1910 calibro 9 corto, Gravrilo Princip uccise a Sarajevo Francesco Ferdinando, scatenando la prima guerra mondiale o gl'innumerevoli studi balistici effettuati sul moschetto Mannlicher Càrcano modello 91/38 prodotto nel 1940 (matricola C2766) rinvenuto in possesso a Lee Harvey Oswald, presunto assassino del presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy, sono esempi del presupposto da cui prende origine quell'attenzione per l'indagine balistica, e nello specifico quella forense che è l'arma da fuoco. Ciò premesso, partendo dall'importanza essenziale al fine di addivenire in sede d'indagine alla ricerca (rectius riedificazione) della verità dei fatti, sulla base delle indagini tecniche e scientifiche compiute all'individuazione dell'arma presumibilmente impiegata, si pone termine a questa introduzione fornendo un'indicazione circa le modalità con cui si intende strutturare la dissertazione in materia di balistica identificativa, analizzando nello specifico uno dei sistemi d'arma più diffusi e “copiati” al mondo, l'Avtomat Kalašnikova, anche noto come AK 47. Infatti è stato affermato che non meno di 50 eserciti regolari lo adottino come arma d'ordinanza e che ne siano stati prodotti più di 100 milioni di esemplari(1). Questo fucile d'assalto è il capofila di una vastissima serie di armi ispirate alle sue concezioni meccaniche, balistiche e d'impiego, per lo più adottate da paesi in qualche misura legati all'allora Unione Sovietica e aderenti al c.d.Patto di Varsavia. Divenendo di fatto, negli anni un simbolo, sia durante la Guerra Fredda e poi, nelle numerose guerre e rivoluzioni che sono susseguite nei paesi più disagiati del Mondo, a tal punto di esser raffigurato sia nelle bandiere di tre stati ( Mozambico, Timor Est e Zimbabwe ) sia nelle bandiere di due organizzazioni come Hezbollah in Libano e le Farc in Colombia. Successivamente, dopo una doverosa analisi del progetto nel secondo capitolo, diventa indispensabile conoscere con precisione le differenze se pur minime che contraddistinguono i vari cloni o repliche del sistema d'arma in oggetto. Il fine dei questo elaborato (almeno stando alle intenzioni) è di rendere riconoscibili alcuni dei cloni più diffusi dell'AK47, catalogando i marchi identificativi (engraved inscription) degli stessi. Evitando così, per esempio, l'errore marchiamo ma del tutto scusabile d'identificare l'eventuale arma sottoposta, come un AK 47 AVTOMAT KALASHNIKOV prodotto dagli arsenali ex URSS di Tula, ma nella realtà esaminando un semplice marchio risulti essere una “copia” M70AB2 proveniente dalle officine federali di Kragujevac nell'attuale Repubblica Serba, nozione che potrebbe fornire in campo giudiziario un decisivo input investigativo. I LA BALISTICA FORENSE E AMBITI D'INDAGINE La definizione di balistica forense fa parte di una terminologia piuttosto recente, coniata per sintetizzare due campi conoscitivi estesi quali quello della balistica intesa come scienza del moto di un proiettile, e dunque scienza esatta e sperimentale, e quello delle scienze giuridiche, di diritto e di procedura che, come tali, sono prettamente di natura umanistica. In sostanza, attualmente, per balistica forense – contrariamente da quanto veniva ritenuto da alcuni autori anglosassoni, quali Goddard e Hatcher, che vedevano il loro interesse limitato solo alla identificazione comparativa dei reperti balistici – si deve intendere tutto ciò che ha a che vedere con l'impiego diretto od indiretto, di una arma da fuoco, allargando de facto i campi d'interesse. Uno di questi riguarda le armi in generale, la loro tecnologia e il loro uso, ed è definito da alcuni autori come balistica c.d. generale, convenzionalmente viene suddivisa in due ulteriori campi: quella c.d. della balistica interna e della balistica esterna. LA BALISTICA INTERNA La balistica interna si interessa alle armi ed al loro funzionamento ed ai comportamenti del loro impiego combinato, con particolare attenzione ai fenomeni che avvengono dentro l'arma prima che il proiettile inizi una traiettoria libera. Nello specifico campo giudiziario-investigativo, si interessa di tutte quelle problematiche quali la natura dell'arma e del munizionamento sequestrato ( o meglio sottoposto ), quale ne sia l'origine, se si tratti di armi c.d. comuni o da guerra, se sono idonee all'impiego o se sono state manomesse, il perchè di un eventuale malfunzionamento o di un'alterazione dell'originaria potenzialità offensiva. Orbene, al fine investigativo, sarà fondamentale avere precise indicazioni circa le caratteristiche tecniche, la funzionalità e la classificazione normativa delle armi e delle munizioni oggetto d'indagine e mosso quindi da questa necessità di conoscenza nel 1920, negli Stati Uniti, Charles E. Waite iniziò a raccogliere e catalogare tutte le armi da fuoco prodotte al mondo. Waite, il quale nel 1923 fonderà con Philip Gravelle (coocreatore del microscopio ottico comparatore) il Bureau of Forensic Ballistics, fu uno dei primi a comprendere l'importanza della balistica c.d. identificativa e dello studio delle varie armi prodotte nel globo. II L'AVTOMAT KALASHNIKOVA , OVVERO L'AK47 Il fucile d'assalto Kalashnikov, noto anche come AK-47, la cui sigla sta per Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda ( in cirillico Автомат Калашникова образца 1947 года: fucile automatico Kalašnikov modello 1947 ) è il progetto più longevo e proficuo che sia esistito dalla seconda metà del XX secolo ad oggi. Come ogni leggenda che si rispetti, la storia legata ai prodromi e allo sviluppo di questo sistema d'arma ha connotati in parte nebulosi, frutto anche del clima geopolitico in cui si trovava l'allora Unione Sovietica e il mondo intero. Infatti la storia ufficiale afferma che il sergente dei carristi, dell'Armata Rossa, Mikhail Timofeevitch Kalashinikov, durante il periodo di convalescenza in un ospedale, dove era ricoverato per curare una ferita inferta durante la battaglia di Bryansk, abbia ideato le bozze per un sistema d'arma adatto all'utilizzo individuale come fucile d'assalto per l'esercito del Soviet, che sostanzialmente era privo di alcun tipo di armamento valido a fronteggiare la validità e l'affidabilità degli armamenti del III Reich. Infatti annoverano come armamento leggero il datato moschetto Mosin Nagant (M1891/38 - M1891/44) e il fucile automatico Fedorov Avtomat. Nel 1944 il sergente Kalashnikov fu assegnato all'arsenale di stato, a Izhevsk ( attuale denominata IZHMASH ), per lo sviluppo di un'arma lunga c.d automatica, a recupero di gas, e che incamerasse cartucce del nuovo calibro 7.62 x 39-mm M1943 Soviet. A tal proposito, risulta necessario precisare che, le armi c.d. automatiche sfruttano parte dell'energia prodotta dall'esplosione della carica di lancio per effettuare alcune operazioni in automatico. Questa energia può essere ricavata dal movimento che il bossolo stesso imprime all'otturatore in fase di esplosione della polvere con conseguente aumento della pressione nella canna ( i gas della polvere combusta spingono in avanti il proiettile ed indietro il bossolo ) ed in questo caso si parlerà di "automatismo" a chiusura labile ( solitamente adottato per i calibri medio piccoli ); altri sistemi sono quelli a chiusura stabile ( sia a corto che a lungo rinculo di canna ), e quelli a recupero di gas: questi ultimi, convogliati attraverso un foro praticato ad un tratto della canna, vanno a spingere un pistone collegato con l'otturatore e il meccanismo di sparo, e in questo caso si parlerà di automatismo a recupero ( rectius sottrazione ) di gas. Le armi completamente automatiche alla pressione del grilletto sparano una raffica continua utilizzando uno di questi automatismi per l'espulsione del bossolo vuoto. Sia l'inserimento di un nuovo proiettile e sia il movimento del percussore che ripete automaticamente l'operazione di fuoco sparando a raffica avviene finché il caricatore non esaurisce le munizioni o finché non si toglie la pressione sul grilletto, che tramite il "disconettore" interrompe il ciclo di sparo. Partendo da queste specifiche, nel 1946 il progetto fu presentato e poi sottoposto a prove ufficiali che durano per tutto l'anno e che si conclusero nel 1947 con l'approvazione del sistema, che prese il nome di Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda, che tradotto significa automatico Kalashnikov (cognome del suo ideatore), modello del 1947. L'arma fu ufficialmente adottata dall'esercito sovietico nel 1951. Questa riportata è la versione diffusa, che alcuni come la Cia tacciano di essere oggetto di pura propaganda da parte del Cremlino, mosso dall'intento di ammantare i sentimenti idealistici del popolo, abbia voluto sfruttare il nome di un eroe di guerra come M.T. Kalashnikov, attribuendogli totalmente lo sviluppo di un progetto, che secondo l'intelligence Americana vide il corposo contributo di molti progettisti tedeschi, stati fatti prigionieri. Qualunque sia la realtà un dato è inoppugnabile, che il fucile d'assalto sovietico mutua sia dal punto di vista morfologico che meccanico, le soluzioni innovative e rivoluzionarie del “sturmgewehr “. sistema d'arma tedesco noto come l'stg44 Rivoluzionario era il metodo di costruzione, infatti il castello era in lamiera stampata, permettendo velocità in fase di produzione e maggiore leggerezza dell'arma, ulteriore novità furono, il sistema c.d. a “presa di gas” e il caricatore bifilare amovibile in lamiera a forma ricurva o c.d. a banana. Soluzione che permetteva maggiore volume di fuoco, visto che il caricatore prevedeva l'inserimento di 30 cartucce. È doveroso precisare che la prima versione dell'AK-47, montante un castello stampato, si rivelò un fiasco visti i problemi di accoppiamento tra le parti macchinate (fresate) e quelle stampate. Così dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la produzione di un castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per questo i primi AK pesavo scarichi 4,3 kg, nonostante ciò la lamiera stampata tornò con l'introduzione dell'AKM, versione più diffusa di questa arma. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa da un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la molla di recupero del portaotturatore. DATI TECNICI DELL'AK47 E DELLE VARIANTI Il munizionamento incamerato è il calibro 7,62 x 39 già adottato nel 1943 col moschetto automatico Samozaryadnyj Karabin Simonova detto SKS. Tale calibro, al momento dell'entrata in servizio, rappresentò un'autentica innovazione concettuale poiché inaugurò la tendenza a definire delle munizioni standardizzate e di prestazioni considerevoli. Questa tendenza fu seguita dalla NATO che introdusse il calibro 7,62 x 51 mm. Il 7,62 × 39 mm è più corto del 7,62 NATO, meno preciso nonché più lento ed ha meno gittata. Il meccanismo operativo è a chiusura geometrica a presa ( o meglio sottrazione ) di gas con otturatore rototraslante. Il sistema di chiusura è formato da due pezzi maggiori, l'otturatore e il portaotturatore, che lavorano "in solido" con il pistone della presa di gas. Il portaotturatore è dotato di un incavo sagomato per contenere l'otturatore, munito di guida a camma per controllarne la rotazione. L'otturatore di tipo rotante possiede due alette o tenoni di chiusura ( quindi la rotazione necessaria è di 90 gradi ) i quali vanno a impegnare due recessi nella culatta della canna. La canna è cromata internamente per migliorare lo scorrimento dei proiettili e la durata dell’anima, è lunga 414 mm le rigature sono 4 con andamento destrorso, la tecnica di rigatura è variabile e possono trovarsi esecuzioni per brocciatura ( intaglio a punto singolo con broccia elicoidale) oppure per rotomartellatura. La foratura della canna degli AK-47 è varia, vista la molteplicità delle produzioni: generalmente si può affermare che ( con buona pace della dicitura del calibro ) la normale foratura è più abbondante di quella dei calibri .300 statunitensi e più stretta di quella del .303 British, pertanto il calibro effettivo ( rerctius foratura ) è di 310 millesimi di pollice. La catena di scatto, come nel suo progenitore tedesco, si distingue per semplicità e funzionalità. Essa si basa sull'azione di tre denti d'arresto sul cane ( infatti l'arma ha un sistema di percussione indiretto con cane interno ). Il dente d'arresto e quello disconnettore sono automaticamente azionati dal grilletto. Gli organi di mira, come da tradizione delle forze armate sovietiche sono dal 1891 di tipo aperto, formate da un mirino e da una tacca di mira installata su un alzo tangente e graduato in misura decimale metrica, con uno sfondo scala di 800 metri. Il c.d. mirino è formato da un piolo inserito su una struttura vicino alla volata della canna ed è protetto da due voluminose paratie o alette laterali. Il sistema di alimentazione standar è costituita da un caricatore bifilare dalla capienza di 30 cartucce. I caricatori sono realizzati in lamiera stampata e hanno forma ricurva ( detta anche a banana ), con un sistema di aggancio estremamente robusto, composto da un attacco anteriore e uno posteriore. Lo sgancio del caricatore avviene azionando l’apposito pulsante posto davanti al ponticello del grilletto. Il caricatore si estrae dalla propria sede facendolo ruotare leggermente in avanti. Il castello è probabilmente una delle parti più interessanti dell'arma. I russi tentarono di copiare la costruzione in lamiera stampata dello StG44, ma in questo campo le tecnologie tedesche erano molto più avanzate di quelle di ogni altra nazione; perciò la prima versione dell'AK-47, montante un castello stampato, si rivelò un fiasco visti i problemi di accoppiamento tra le parti macchinate (fresate) e quelle stampate. Così dopo pochissimo tempo i russi cominciarono la produzione di un castello in acciaio ricavato dal pieno, proprio per questo l'AK pesa 4,3 kg scarico, nonostante ciò la lamiera stampata tornò con l'introduzione dell'AKM. Il castello è aperto superiormente, l'apertura viene chiusa da un elemento in lamiera stampata che contribuisce a contenere la molla di recupero del portaotturatore. Il calcio è nel modello originario realizzato in legno come l'astina guardamano e l'impugnatura, sono comunque ugualmente comuni versioni dotate di un calcio pieghevole a stampella ( denominate AKS ) realizzato per saldatura di tubi di acciaio. Le finiture sono solitamente una brunitura chimica oppure una parkerizzazione al biossido di manganese per le parti metalliche, eccetto per l'otturatore che viene lucidato ( negli AKM anche l'otturatore è parkerizzato ). Le parti lignee invece sono verniciate, la presa di gas, la canna e tutte le parti a contatto coi gas sono cromate a spessore per aumentarne la resistenza in condizioni ostili e con munizionamento corrosivo. Il modello realizzato dal 1947 non ha compensatore. Nel 1959 l'ormai divenuto sistema finito modificato di nuovo, questa volta più ampiamente, portando il nome di AVTOMAT KALASHNIKOVA MODERNIZIROVANNYJ ( fucile automatico Kalashnikov, versione modificata ). Sull'AKM è stato escogitato un sistema per compensare la tendenza dell'arma a impennare a destra in alto durante il fuoco automatico: la volata nella parte terminale è stata tagliata diagonalmente nella sua parte superiore leggermente sulla destra. In questo modo i gas di sparo, uscendo, imprimono una spinta intesa a stabilizzare la direzione del fucile, contrastando l'impennamento. L'attacco per il compensatore, permette in questo modello previa rimozione dello stesso, l'inserimento di un dispositivo detto PBS-1 che funge da silenziatore. Questo sistema di soppressione necessita di uno speciale munizionamento sub-sonico con ogive più pesanti. Un ulteriore cambiamento avvenuto dal modello AK al AKM riguarda la tacca di mira, che annovera la nuova iscrizione a 1000 metri, invece dei precedenti 800m. È doveroso precisare che il range effettivo di fuoco è del tutto minore, limitato a circa 300-400 metri. Dal punto di vista morfologico l'AKM si differenzia anche per una impugnatura (pistol grip) più ergonomica simile a quella di una pistola e dal punto di vista meccanico nel selettore di fuoco. Il quale non era presente nel modello ideato nel '47, infatti è definito con termine anglosassone come un full auto, in quanto solo interagendo attraverso la pressione e il rilascio dell'indice sul grilletto si può interrompere il rateo di sparo. L'unità di innesco dell'AKM inoltre è caratterizzata da un dispositivo di ritardo del rilascio del percursore, che serve a far ritardare il rilascio del percursore nel fuoco automatico per pochi microsecondi. Ciò non fa influenze il ciclico di fuoco ma impedisce eventuale inceppamenti. Ulteriore visibile variante è l'introduzione di un selettore di fuoco, leva posizionata nel fianco destro del fucile. Nella posizione c.d. di sicura, che si attiva spostando la levetta in alto, si blocca sia il gruppo di scatto che il grilletto. La posizione centrale è per il fuoco automatico e la posizione inferiore permette, con l'intervento del disconnettore, di sparare per colpo singolo. Il selettore fuoco/sicura è considerato da molti come l'unica pecca (vulnus) principale dell'intero progetto. In vero questo selettore è lento e scomodo da azionare ( particolarmente se l'operatore indossa dei guanti ) e, una volta attuato, produce uno scatto forte e distintivo. Per quanto riguarda il caricatore la soluzione mutuata è la stessa dell'AK47, sempre bifilare e ricurvo con capacità standard pari a 30 munizioni, per disporre di maggiore capacità di fuoco fu previsto l'inserimento sia di un caricatore tradizionale da 40 che uno circolare ( in inglese drum) da 75 colpi, entrambi provenienti e compatibili con la mitragliatrice leggera KALASHNIKOV RPK, acronimo di Ruchnoy Pulenjot Kalashnikova creata nel 1961 mutuando in tutto il sistema Kalashnikov. RPK con caricatore detto drum da 75 In seguito, gli ultimi modelli di AKM furono assemblati con l'impugnatura di bakelite che sostituiva quella di legno e sempre di materiale plastico furono in nuovi caricatori dal distintivo colore rossiccio. Nel 1974, l'Esercito Sovietico ufficialmente adottò un nuovo calibro, in 5,45 x 39 millimetri ( .22 inces ) denominato dall'anno della sua nascita M74, e il nuovo fucile AK74, ovviamente, non fece altro che riportare le stesse soluzioni stilistiche e meccaniche dei precedenti modelli, con l'unica variante riguardante il nuovo munizionamento. Gli stati satellite iniziarono ad adottare questo calibro solo negli inizi degli anni 80. Pur divenendo l'AK74, il nuovo equipaggiamento standard delle truppe del Soviet, l'AKM non è stato mai ufficialmente rimosso dal servizio ed è ancora numerosi reparti di fanteria sono ancora armati di modelli prodotti nel 1960. Come avvenne per l'AK47 e l'AKM, all'AK74 si affiancò una versione con calcio c.d. a stampella ribaltabile che si differenziava per l'aggiunta della lettera S, il cosi detto modello AKS74. E alla fine degli anni 70 per soddisfare le esigenze delle forze speciali ed aviotrasportate come gli SpetsNaz nacque una versione ridotta dell'AKS74 denominata AKS74U, dal suffisso U che sta per Ukorochennyl, ossia corto. La versione in polimero ( priva degli inseriti in laminato di legno ) dell'AK74M predisposta per l'export verso i mercati occidentali è l'AK101, la quale incamera il calibro 5,56x45 mm Nato. I modelli che segnano un ritorno al passato, almeno nel calibro sono l'AK103 e AK 104 che vedono il meno affidabile M43 (cal. 7,62 x39) favorito per il suo maggiore potere d'arresto “stopping power” rispetto al più dotato in velocità 5,45 millimetri. Solo recentemente con l'avvento dei modelli AK107 (cal. 5,45 x 39) e AK108 (cal. 5,56 NATO) l'inossidabile progetto KALASHNIKOV subisce un intervento meccanico, se pur minimo, con l'introduzione di un secondo pistone contrapposto nel sistema di recupero di gas al fine di stabilizzare maggiormente e rendere ancora più precisa l'arma in sede di modalità automatica. Discorso a parte merita il fucile d'assalto AN94, acronimo di AVTOMAT NIKONOVA anche detto an 94 abakan ABAKAN, dalla piccola cittadina dove viene prodotto. Questo modello è stato curato dal progettista russo Gennady NIKNOV e costruito presso la fabbrica statale della IZHMASH, ed è da considerarsi come un'altro sistema d'arma e non come variante dell'AK74, in quanto se pur riprendendo la meccanica a recupero di gas, si discosta introducendo la raffica di due, selezionabile accanto alla modalità automatica e a colpo singolo. Accanto alla produzione c.d prettamente militare, merita una doverosa analisi la produzione Russa del così denominato SAIGA, nome di un'intera linea di fucili da caccia ad anima liscia e di carabine a canna rigata, basata sul progetto provato e riprovato del fucile d'assalto Kalashnikov AK. Questi fucili sono sviluppati e prodotti dalla fabbrica russa IZHMASH sita nella cittadina Izhevsk, che già produce la linea corrente del Kalashnikov. La storia di questa serie (spin off) è iniziata durante la fine degli anni '70, quando la fabbrica di IZHMASH ha progettato una serie di carabine semiautomatiche (in calibro 5,6x39) per il controllo della popolazione del saiga, una specie di antilope, che spopolava nell'allora regione del Kazakhstan. Circa 300 carabine furono prodotte ed il progetto fu del tutto dimenticato, sino al 1993, quando l'IZHMASH ha rispolverato l'idea di una carabina semiautomatica da caccia basata sul sistema AK, nei calibri .223 rem. e 7,62x39. Saiga in teconopolimero cal.7,62x39 Durante la fine degli anni 90 l'IZHMASH introdusse una versione rinforzata dello stesso fucile, per i calibri più potenti quali il 308 Winchester e il 30-06. Saiga cal 308 Win. I fucili Saiga sono molto popolari in Russia ed altrove, principalmente perché provengono da uno dei fucili di assalto più popolari nel mondo ed anche per il prezzo competitivo. Prodotto in un certo numero di calibri e di versioni, i fucili di Saiga possono essere utilizzati dal mercato civile sia per la caccia ( secondo il calibro ), che per la pratica sportiva o per l'autodifesa. Una nota speciale deve essere fatta per la linea di carbine Saiga Mk a canna c.d. corta. La legalità di tali fucili in base alla lunghezza della canna può variare da nazione a nazione, ulteriore limite può riguardare la capacità massima del serbatoio, limitato come in Italia a 5 cartucce. Comunque in alcuni paesi in cui non ci sono limiti sulla capienza del caricatore gli stessi fucili possono essere dotati di caricatori da 30 del tipo drum AKM (7,62x39) o AK-101 (5,56x45/.223). I fucili semiautomatici Saiga sono a sottrazione di gas ed usano lo stesso sistema del fucile di assalto Kalashnikov AK. La sicura manuale, che come precedente affermato funge anche da Saiga mk-03 selettore, è una copia del AK, ma prevede soltanto due posizioni, quella che comanda la sicura ( parte superiore ) e la posizione di fuoco posizionando la leva verso il basso, anziché tre. Come precedente menzionato il progetto SAIGA include una serie di fucili semiautomatici ad anima liscia per le munizioni a carica multipla nei calibri .410, 20 e 12. Per ogni calibro esistono tre versioni, la standar con calcio fisso a carabina, quella SAIGA S con impugnatura “a pistola” in tecno-polimero, e la versione K accorciata . SAIGA 12 SAIGA 12K SAIGA cal. 410 Questi modelli ad anima liscia hanno trovato applicazione anche nel ramo del law and enforcement sia pubblico che privato. Come detto sopra, il Saiga 12 è basicamente simile al fucile d'assalto AK, ma con delle eccezioni evidenti. In primo luogo, il sistema è limitato al fuoco semiautomatico. In secondo luogo, il fusto e l'otturatore sono stati riprogettati per accomodare le grosse cartucce del tipo rimmed (ovvero munizione con fondello di diametro maggiore del corpo della cartuccia ). In terzo luogo, la capienza dello serbatoio è stata limitata a 5 o 8 cartucce, alloggiate in un caricatore monofilare. III I CLONI DEL KALASHNIKOV I motivi che hanno favorito la diffusione nel mondo del sistema d'arma AK possono essere molteplici. Il primo, ed evidente, è la fama legata alla robustezza e validità del fucile, che grazie a soluzioni innovative come il sistema di recupero di gas a binario, cioè parallelo alla canna, ha permesso all'esercito sovietico di impiegarlo in ogni fronte ed a ogni temperatura ( dal deserto ai climi artici ). Il secondo è prettamente economico, infatti grazie alla massiva riduzione dei costi di produzione legati alla scelta del sistema di fattura a lamiera stampata, abbandonando quello del pieno di acciaio, hanno permesso la vendita di questo fucile a nazioni povere o a organizzazioni prive di grossi finanziatori. L'ultimo e forse principale è quello politico, o meglio strategico, il quale s'inserisce in quel periodo che è stato estremamente a rischio e denominato della Guerra Fredda. Fu definita guerra fredda la contrapposizione che venne a crearsi alla fine della seconda guerra mondiale tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati come Ovest ( gli Stati Uniti e gli alleati della NATO ) ed Est ( l'U.R.S.S., e gli alleati del Patto c.d. di Varsavia ed i Paesi amici ). Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un vero conflitto militare diretto ( la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe irreparabilmente distrutto l'intero pianeta ), si sviluppò nel corso degli anni su vari campi: tra cui quello militare e tecnologico. E per tale motivo, almeno fino allo sgretolamento dell'Unione Sovietica e alla fine della Guerra Fredda, i fucili Ak e Akm furono ampiamente esportati verso stati pro-Soviet e a regimi e a paesi in tutto il mondo. Licenze di fabbricazione insieme ad intere linee di produzione, furono in blocco trasferite a molti paesi aderenti al patto di Varsavia o definiti Stati Satellite come la Bulgaria, l'Ungheria, Romania, Cecoslovacchia, Germania Est e Jugoslavia, e ad alcuni altri paesi comunisti come la Repubblica Popolare Cinese, la Corea del Nord e Cuba. Anche alcuni paesi non comunisti ricevettero le licenze di produzione in quanto considerati amici: tra cui l'Egitto, la Finlandia e l'Iraq. Si ritiene importante sottolineare che ricevendo tutti lo stesso know how e addirittura in molti casi gli stessi macchinari per la produzione si sia in presenza di fucili identici, e che a volte sono distinguibili solo per un microscopico marchio. Al giorno d'oggi questi paesi hanno continuato a detenere le licenze o comunque a produrre quest'arma anche in configurazione semiautomatica. Tale diffusione, per oltre 50 eserciti, ha portato ad una diffusione di innumerevoli modelli più o meno simili all'originale. Proprio partendo dal presupposto che il sistema più riuscito ( diffuso ) e facile da eseguire è anche il più copiato, è doveroso cercare di definire il termine di replica o clone d'arma. Per replica si dovrebbe intendere quel modello che riprende soluzioni stilistiche e meccaniche proprie di un progetto già esistente. Dal punto di vista morfologico molti dei fucili prodotti sono dei veri e propri cloni. Ulteriormente, negli ultimi anni si è registrato un fenomeno da considerarsi atipico, in quanto stati totalmente scevri dalla cultura di quest'arma e all'antitesi politicamente come l'America hanno iniziato per motivi legati al mercato civile del collezionismo ad importare, assemblare o addirittura produrre questo mitra. Le fabbriche autorizzate a produrre l'ak47 e i suoi derivati nell'ex Unione Sovietica, sono state: la fabbrica Statale di IZHEVSH, l'arsenale di TULA e quello di POLYANY. La fabbrica statale nota con il nome di IZHEVSKII MECHANICHESKII ZAVOD, dall'acronimo in russo “fabbrica meccanica di Izhevsk” è situata nella piccola cittadiana di Izhevsk, vicino la catena montuosa degli Urali. Nel 1760 un conte russo fondò una fabbrica metalmeccanica, che si distinse per la produzione di cannoni. Nel 1763 fu rilevata dal governo russo. Attualmente è controllata dalla IZHMASH, impresa di proprietà statale, che ha la possibilità di concludere i propri contratti senza l'interferenza governativa. Questa fabbrica ha come proprio marchio di produzione ed identificativo un triangolo al cui all'interno centralmente è allocata una freccia d'arco, simbolo che di solito è stampigliato nei caricatori sintetici dell'AK74 (cal.5,45x39), oppure è riscontrabile soprattutto sulle impugnature dei prodotti IZHESVK come una freccia dentro uno scudo. La fabbrica di Tula( Tuljskaja Gubernija ) nacque nel 1632 e nel diciannovesimo secolo vide la sua estensione maggiore, infatti a causa delle necessità belliche si vide aumentare il proprio organico di nuove 1400 macchine dalla Francia, per produrre dapprima della pistola Nagant ed in seguito altro armamento leggero e pesante. Il suo marchio identificativo è la stella a cinque punte tipica del regime sovietico. Ultima fabbrica dell'ex Unione è quella di Vyatskie Polyany, che attualmente è nota sotto il nome commerciale di MOLOT. Nel periodo dell'URSS la sua produzione era destinata al fucile mitragliatore RPK74 e ai caricatori circolari da 45, al giorno d'oggi produce un degno concorrente del semiautomatico ( sia a canna rigata che ad anima liscia) SAIGA, denominato VEPR. Il marchio proprio dell'arsenale di Polyany e MOLOT è una stella a cinque punte inserita in uno scudo. Nella Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) la produzione del kalashnikov iniziò nel 1958 e l'arma ricevette la denominazione di Mpik e la versione a calcio pieghevole era denominata Mpiks. Negli anni successivi entrò in produzione una versione dotata di calcio e astina in materiale plastico di colore rossiccio, ispirata all'AKM sovietico (quindi con compensatore c.d. a “fetta di salame” e castello stampato, che fu denominata Mpikm (Mpikms la versione con calcio pieghevole). Fu prodotta anche una variante in calibro 22 lr, del tutto simile alla sorella maggiore, compreso il sistema automatico, infatti questo trainer è capace del tiro a raffica. Questa versione ricevette la denominazione di Kkmpi 69. infine più vicina nel tempo, non va dimenticata la versione locale dell'AK 74, in calibro 5,45 x 39 mm denominata Mpi 85. La fabbrica che ricevette i macchinari russi fu la storica MERKEL rinominata durante il comunismo come VEB, sita nella piccola città si Suhl, e recava nei propri prodotti come segni, un cerchio dentro un rombo, oppure l'alfanumerico K3 posto dentro un cerchio e a volte poteva essere raffigurato un sole stilizzato. La Bulgaria ha affidato la produzione del proprio ak 47 all'arsenale di stato ( denominato Arsenal ), che usa imprimere al fine riconoscitivo, questi numeri: il 10, 21 e 25 . Il clone bulgaro dell'AK47 ( che incamera la cartuccia M43 ) viene indicato come SA M-7 ( la versione corrispondente all'AKS è il SAS M7 ), quello in cal. 5,56 nato è il SA M-5, mentre il locale AK 74 ( cartuccia M74 ) è disponibile nella versione SLR 102 e SLR 105. La Polonia ha iniziato, come tutti gli altri stati producendo delle locali versioni dei vari modelli, l'AK47 denominata PMK , l'AKS che prese l'acronimo di PKMS e PMKM per il clone dell'AKM. In seguito si è dedicata alla produzione di evoluzioni proprie sviluppando il loro lavoro sul AK-74 russo anche se la maggior parte dei meccanismi sono soluzioni originali. Il primo progetto ad aver vita fu denominato il wz. 81 (modello 81) è stato accettato dai militari in 1990 come " wz del karabinek. 89" (modello 89). Simultaneamente una versione ridotta è stata sviluppata ed è stata chiamata wz. 89 (Onyks). Poiché la Polonia è diventato un membro NATO, è stata doverosa l'applicazione al munizionamento NATO in 5.56 millimetri, ed è stata sviluppata la versione (wz.90). Come il AK-74 il c.d. Tantal è un'arma automatica a sottrazione di gas. La grande leva che funge sia da selettore, che da sicura, caratteristica della famiglia del Kalashnikov ha in questa arma una funzione di sicurezza soltanto. L'interruttore di selettore è stato spostato verso la parte sinistra dell'otturatore ed ha tre posizioni: C – per la funzione automatica, P - singolo colpo S – raffica di 3 colpi..Alcune parti sono intercambiabili con AK-74. I fucili wz 88 Tantal sono ancora usati dall'esercito polacco ma dovranno essere sostituiti dal Beryl wz.96, in quanto il loro 5.45 millimetri non è più fabbricato in Polonia ed i fucili attuali sono utilizzati soltanto per addestramento. I marchi riconoscitivi sono un 11 cerchiato per la fabbrica Lucznika Lucznik e le lettere FB inserite in un triangolo per rappresentare la famosa fabbrica RADOM, già produttrice durante la guerra di quella pistola semiautomatica denominata WiS vz 35. wz 96 standard nato Lo stato rumeno presso l'arsenale di Cugir ha prodotto i fucili d'assalto AIM Pistol Mitraliera 63 copia dell'AKM e l'AIMS (AKMS), e il Wum 1 modello MK11. Quest'ultimo si differenzia dai precedenti, pur essendo la trasposizione rumena dell'Ak74(cal.5,45), per il suo particolare calcio intagliato, soluzione stilistica che si ritrova nei modelli WUM 1(cal.7,62x39) e WUM 2 (5,45x39). Particolare attenzione meritano i marchi rumeni, in quanto uno di questi possono essere confusi con quello della russa IZHEVSK, infatti il simbolo rappresenta una piccola freccia dentro un triangolo equilatero, invece il secondo è solo un triangolo. Il vzor 1958 di Samopal (pistola automatica, modello del 1958) era il fucile di assalto standard dell'esercito cecoslovacco sin dalla fine degli anni '50 e fino alla dissoluzione del ČSSR nel 1993. Attualmente il SA Vz.58 è ancora utilizzato dagli eserciti cechi e slovacchi, così come venduto per l'esportazione. Il SA Vz.58 è contraddistinto da qualità dei materiali eccellenti. Questo fucile era stato progettato dal progettista ceco Jiří Čermák, nell'ambito del progetto; KOŠTĚ, il quale ha avuto inizio nel gennaio di 1956 ed il fucile è stato adottato in servizio soltanto 2 anni dopo, nel 1958. Il fucile era fabbricato nella fabbrica di armi di stato; Zbrojovka di Česká, situata nella città di Uherský Brod (CZ-UB). L'esercito ceco ha l'intenzione di sostituire il SA Vz.58 con il più nuovo sistema del fucile CZ-2000, ma le difficoltà finanziarie hanno rallentato severamente questo processo. Il SA Vz.58 assomiglia solo esternamente al fucile di assalto AK-47, ma internamente è completamente differente. Il sistema generale può essere descritto approssimativamente come una miscela di soluzioni tra la pistola di Walther P-38 e la chiusura della mitragliatrice ceca ZB-26 (o meglio del Bren britannico). L'interruttore che determina la selezione di fuoco o inserisce la sicura è posizionato sulla parte di destra ed ha 3 posizioni( sicura, colpo singolo e automatico ). Il SA Vz.58P è il modello standar ed ha un calcio fisso di legno (nei primi modelli) o di laminato (modelli recenti). Il SA Vz.58V ha invece, un calcio metallico piegabile. Al contrario di alcune altre armi prodotte nei Paesi satelliti dell’ex Unione sovietica quelle magiare presentano un buon livello qualitativo e possono essere equiparate a quelle originali dei primi modelli russi. Dal punto di vista estetico l'AK47 ungherese ( attualmente esportato col nome di FEG SA85M ) è un perfetto clone, a differenza dei modelli AMD – 65 e 69, i quali sono privi del tutto della cd. astina e presentano, invece una seconda impugnatura a pistola sotto la canna. Una menzione merita la serie Zastava M80 prodotta presso le officine federali di Kragujevac nell'attuale Repubblica Serba, e le armi automatiche che ne discendono ( fucile M80 e M80A, le mitragliatrici leggere M82 e M82A e la compatta M85) progettate in base alle cartucce 5.56 x 45 millimetri. Le armi di questa famiglia usano lo stesso caricatore e gli stessi elementi principali. Sono armi a sottrazione di gas, con selezione si fuoco. I M80 e i M80A sono armi moderne di alto potere di fuoco e dal peso contenuto. È utile precisare che i tradizionali M70B1, in calibro 7.62 x 39 millimetri M43 sono stati oggetto di esportazione verso lo stato medio orientale dell'IRAQ, dove sono conosciuti col nome di TABUK modello M70B. iscrizioni dell'zastava M70B1 Nel 1950 i militari finlandesi riconobbero l'esigenza di adottare un nuovo fucile di assalto. Anziché procedere con Tabuk iracheno mod70b1, marchio leone di Babilonia un nuovo progetto decisero di adottare e modificare alcuni dei brevetti attuati della vicina nazione sovietica. Questa effettuata dalla Finlandia sembra quasi una scelta naturale, visti i rapporti amichevoli con l'URSS sin dalla seconda guerra mondiale. La Finlandia comprò sia le licenze del progetto originale dell'AK-47 sia i macchinari di produzione, e i primi prototipi del fucile di assalto finlandese futuro, chiamati Rk.60, in quanto presentati per la prova militare nel 1960. Il Rk.60, essendo internamente quasi una copia dell'AK-47, ha evidenziato solo alcune differenze esterne. Ha avuto un calcio metallico tubolare, e un guardamano di plastica che non copre del tutto il tubo dei gas, ed anche l'impugnatura a pistola è di plastica. La versione definitiva prevedeva il rispristino dell'astina superiore, e con queste modifica fu contrassegnata col nome di Rk.62. Tale modello è finora annoverato in servizio. Durante i seguenti anni, l'azienda di stato di Valmet, fornitore del Rk.62, ha progettato alcune ulteriori modifiche. Le versioni per l'esportazione erano fabbricate prevedendo sia l' originale 7.62x39mm che il calibro .223 Remington (NATO di 5.56mm). Alcune varianti in sistema semi-automatiche, furono chiamate Valmet 78, ed erano fabbricate in 7.62x51mm (.308Win). Valmet 62 L'esperienza, acquisita durante la guerra di Sei-giorni nel 1967, permise di mostrare la vulnerabilità dei fucili F-N FAL, che costituivano l'armamento principale della fanteria dello Stato d'Israele. I fucili FAL erano troppo sensibili alla sabbia fine e alla polvere dei deserti arabi, ed erano anche scomodi per le dimensioni da trasportare e da manovrare. Da un lato, la stessa guerra mostrò i vantaggi dell'AK-47 Kalashnikov, usati dalla fanteria dell'Araba( gli egiziani ero armati di Ak prodotti dalla loro MAADI ). Dopo la fine del conflitto il Governo d'Israele decise di sviluppare un nuovo fucile di assalto, sviluppato attorno alla nuova cartuccia americana, conosciuta come 5.56x45mm. Durante la fine degli anni '60 furono vagliati numerosi progetti, tra cui uno del Uziel Gall e altro denominato GALILI. Il quale era basato sul fucile di assalto finlandese Valmet Rk.62 ( un clone autorizzato del AK-47 ). Appena terminate le prove nel 1973, questa nuova arma ebbe la prima prova del fuoco proprio nello stesso anno, durante la guerra Israeliano-Araba c.d. dello Yom Kippur. Sia i macchinari necessari che la documentazione furono comprati dalla Valmet e trasferiti all'industria militare d'Israele nota come IMI. In ultima analisi, durante il primo dopo guerra la recentemente Repubblica Popolare Cinese si scoprì amico dell'Unione Sovietica, stabilendo un legame solido. A tal punto che il paese molto meno avanzato adottò le armi dell'alleato più avanzato. Nel 1956, l'esercito cinese adottò due modelli sovietici, i quali entrambi furono denominati modello 56, ed erano progettati per incamerare il munizionamento Sovietico 7.62 x 39mm. Uno era la carabina semiautomatica Simonov SKS, l'altro era il fucile d'assalto del ideatore M.T.Kalashnikov. Entrambe le armi sono state prodotte in numero ingente sia per l'esercito di liberazione Cinese, che per l' esportazione nei vari paesi. Il fucile di assalto modello 56 era una copia quasi esatta del AK-47 sovietico. Le uniche differenze notevoli erano le marcature in cinese anziché in russo. Durante l'inizio degli anni 80 l'esercito della Repubblica Popolare ha adottato un nuovo fucile di assalto dall'origine domestica, conosciuto come tipo 81, che ha sostituito gradualmente il tipo 56 fucili nel servizio di prima linea. La società di NORINCO esporta la versione civile del modello 56, naturalmente ad azione semiautomatica ed in parecchi calibri, compreso 7,62x39 M43 e 5.56x45/.223 Remington. Un'altra nota interessante è che i progettisti cinesi hanno prodotto una versione compatta del tipo 56 fucile, conosciuta come modello 56C, è apparentemente ancora in servizio presso l'esercito popolare. La calciatura classica è fatta di legno e la versione compatta con calcio in metallo è indicata come modello 56-1, la versione 56-2 è propria del modello con calcio pieghevole. L'unica differenza visibile dal AK-47 sovietico è la baionetta permanentemente che può essere piegata sotto la canna quando non è in uso. Come in precedenza accennato, attualmente esistono solo due società in Cina autorizzate all'esportazione dell'armamento leggero, e sono la Polytech e la China North Industries Group (nota anche come NORINCO). Pur non essendo dei produttori procedono ad una loro stampigliatura su ogni singolo pezzo, che li caratterizza. I prodotti Polytech apportano le tre cifre 386 inserite in un cerchio, mentre la Norinco si distingue per la cifra 66 riportata all'interno di un triangolo. Dott. MARIO NIGRI