LUCIA
Scriviamo queste righe a quasi un anno di distanza dal nostro cammino, perché Luciano ci ha
chiesto di aggiungere la nostra esperienza alla pagina “Partire con i bambini”. Scriviamo
volentieri la nostra storia, anche se nella nostra famiglia bambini piccoli non ce ne sono più e il
nostro cammino è stato fatto proprio quando anche il più piccolo di noi poteva cavarse.
Noi siamo una famiglia di 5 persone, Paolo, Lucia, Francesca, Giacomo e Stefano. All’epoca del
viaggio Francesca aveva 15 anni, Giacomo 12 e Stefano 9.
Il nostro cammino è in realtà iniziato molti anni fa nel 1993, quando improvvisamente, a poco
più di un mese di vita, Giacomo ebbe un grave episodio di insufficienza respiratoria e fu
ricoverato d’urgenza in rianimazione. I giorni che seguirono furono molto difficili per noi, e una
nostra vicina di casa decise di partire per Santiago per pregare per Giacomo, ci fece promettere
che, appena possibile, anche noi saremmo partiti, a piedi! Il nostro «appena possibile» è stato un
po’ lungo, dopo Giacomo è arrivato Stefano e prima che tutti fossimo in grado di percorrere un
pezzetto significativo del cammino sono passati parecchi anni.
Poi finalmente l’anno scorso abbiamo potuto mantenere la nostra promessa. Abbiamo preparato
5 zaini, dividendo il peso a seconda delle possibilità di ciascuno, e siamo partiti.
All’inizio i ragazzi erano un po’ impauriti, tutta la nostra organizzazione erano le credenziali e i
biglietti aerei di andata e ritorno Bologna/Madrid, poi però quando siamo arrivati ad Astorga e
siamo entrati nel primo albergue, hanno capito di non essere soli e che il babbo e la mamma non
erano quei pazzi scatenati che potevano sembrare.
Abbiamo suddiviso il cammino da Astorga a Santiago in dodici tappe, mediamente di 20/25
chilometri l’una, cercando di partire presto alla mattina per potere arrivare a destinazione prima
che fosse troppo caldo (nel Bierzo) o troppo tardi per trovare un posto, tutti vicini, in albergue
(in Galizia): Astorga, Rabanal del Camino, Molinaseca, Cacabelos, Villafranca del Bierzo,
Trabadelo, O’ Cebreiro, Triacastela, Sarria, Portomarin, Palas de Rei, Ribadiso do Baixo, Santa
Irene e finalmente Santiago.
Il cammino non è mai stato troppo faticoso, anche se, come molti penso, ci siamo accorti di
esserci portati da casa molto più del necessario… lo zaino ci ricorda passo dopo passo, quanta
zavorra riteniamo «indispensabile». Neanche Stefano ha mai sofferto particolarmente la
stanchezza, se si eccettua la tappa da Ribadisio a Santa Irene percorsa interamente sotto l’acqua
battente con i sentieri trasformati in fiumiciattoli dove lui affondava fino a metà gamba!
Per 12 giorni siamo stati «la famiglia italiana», accolti, attesi e coccolati da tutti i pellegrini, da
chi comperava le caramelle prima di superarci, a chi ci teneva il posto in camera, sapendo che
saremmo arrivati, e nei giorni successivi all’arrivo a Santiago, girando per le strade, era tutto un
saluto e un abbraccio con le persone che avevamo incontrato lungo il cammino. La gioia più
grande comunque è stata arrivare in cattedrale tutti insieme, ringraziare del grande regalo che ci
era stato fatto, essendo tutti quanti pienamente partecipi di questa esperienza. E’ valsa davvero
la pena di aspettare tanti anni!
Lucia
e questo è il diario di Francesca (15 anni)
EL NUESTRO CAMINO……..
Partenza…
Un giorno a metà giugno siamo partiti da casa nostra
con gli zaini sulle spalle e ci siamo diretti verso l’
aeroporto di Bologna. Ammetto che eravamo tutti
piuttosto nervosi, Teto continuava a chiedere cosa
sarebbe successo se l’aereo fosse caduto, io pensavo
anche al fatto che nessuno di noi sapeva una parola di
spagnolo. L’ aereo(che non è caduto) ci ha portati fino
a Madrid, dopodiché con la metropolitana siamo
arrivati senza problemi alla stazione. Da lì abbiamo
preso il treno per Astorga dove abbiamo trovato un
refugio, un luogo in cui i pellegrini passano la notte e
l’ hospitalero ci ha trovato una camera tutta per noi(cosa più unica che rara). Così è iniziato el
nuestro camino. 1^ tappa Astorga ­ Rabanal del Cammino
Siamo partiti verso le 7.00 a stomaco vuoto a causa dei bar che non aprivano prima delle 9.00.
La strada era pressoché pianeggiante e si trattava in buona parte di un sentiero fiancheggiato da
una parte dalla strada dall’altra da pietre rosse che mio fratello dall’ aereo aveva scambiato per
rape. Alle 9.00 ci siamo fermati a fare colazione con un pezzo di tostada e, poco dopo, a dire le
lodi. Dopodiché abbiamo continuato e, fra una sosta e l’altra, abbiamo attraversato diversi
paesini accomunati dalla forma dei campanili e dalle cicogne. Dopo un paio d’ore abbiamo
imboccato la strada asfaltata e dopo una breve salita siamo arrivati a Rabanal, un paesino simile
a quelli già attraversati, dove ci siamo fermati. Il rifugio era fornito di un parco interno e di una
cucina perfettamente funzionante(cosa abbastanza rara almeno per cinque persone).
L’hospitalera ci ha accolto gentilmente e ha dato ai fratelli una speciale crema contro le
vesciche. Abbiamo conosciuto anche Giancarlo e Fabiana,una coppia di romani intenzionati ad
arrivare a Ponferrada l’indomani con cui abbiamo trascorso la serata. Durante le chiacchiere
serali ci raccontano di essere in attesa di tre bimbi che adotteranno il prossimo autunno.
Abbiamo continuato a sentirci per tutto il cammino e anche dopo anche se per rincontrarci
abbiamo dovuto aspettare le vacanze di Natale!
2^ tappa Rabanal ­ Molinaseca:
Il paesaggio era cambiato: prima sembrava un vasto altopiano, ora era tutto saliscendi, su
collinette punteggiate di giallo, viola e varie tonalità di verde. Ci siamo fermati a dir lodi alla
croce di ferro, dove i pellegrini lasciano qualcosa che si sono portati da casa, noi non ci avevamo
pensato ma nel libretto delle lodi abbiamo scovato l’immagine della madonna che viene venerata
nella nostra parrocchia, così abbiamo lasciato quella. Abbiamo scattato 2 foto e siamo ripartiti. Il
terreno poi era tutto in discesa e non trovavamo un posto all’ombra dove fermarci a mangiare,
alla fine ci siamo fermati praticamente in un burrone. Dopo pranzo per gli ultimi chilometri il
sentiero costeggiava un territorio vittima di un incendio. Faceva molto caldo ma si capiva che di
lì a poco sarebbe venuto giù il diluvio; i chilometri erano 2 in più del previsto. Molinaseca era un
paese attraversato da un fiume dove la gente faceva il bagno. Poco dopo il nostro arrivo nel
refugio però ha cominciato a piovere, quindi niente bagno, con gran delusione di Teto. Il rifugio
era meno bello di quello prima anche se l’hospitalero era molto simpatico e, al contrario della
notte precedente, abbiamo dormito in tenda.
3^ tappa Molinseca ­ Cacabelos:
Quando siamo partiti era ancora fresco e in 1 ora e mezzo siamo arrivati a Ponferrada, dove io
e i miei fratelli abbiamo fatto colazione mentre i nostri genitori cercavano un Bancomat, poi
abbiamo fatto un giro per il centro storico della città passando davanti al castello, infine siamo
usciti dalla città e abbiamo proseguito su una strada asfaltata su faceva molto più caldo. Dopo
pranzo mancavano solo pochi chilometri su una stradina bianca, costeggiata da viti nane, tramite
la quale siamo giunti a Cacabelos, Il rifugio era quasi in fondo al paese quindi ci abbiamo messo
un po’ a trovarlo. Era arancione con un grande piazzale e diviso in stanzette da 4 posti, la
cucina qui non c’ era proprio cosi per cenare siamo usciti.
4^ tappa Cacabelos ­ Trabadelo:
Quella che ci aspettava era una tappa piuttosto breve mirata ad avvicinarci a O'Cebreiro. Per la
prima parte era su un sentiero che ci ha portato fino a Villafranca,un bel paese, dove ci siamo
fermati vicino alla chiesa per dire lodi, dopodiché siamo andati a fare colazione in un buco di bar
dove però il cibo era buono e la gente efficiente, c’era anche un computer. Dopo Villafranca la
strada proseguiva sulla pista amarilla, dipinta di giallo e costeggiante la statale; di conseguenza
percorrerla non è stato il massimo del divertimento. Verso mezzogiorno siamo arrivati a
Trabadelo, un paesino piuttosto piccolo. L’hospitalero non c’era, ma il rifugio era aperto così
siamo entrati e abbiamo cercato una camera in attesa del suo ritorno, anche se la cucina non
funzionava bene (non c'era il gas) il posto rimaneva carino. Fortunatamente nel paese c'era un
negozio dove abbiamo comprato da mangiare.
5^ tappa Trabadelo ­ O’Cebreiro:
Ci avevano descritto il Cebreiro come un monte alto, sassoso e scosceso…invece non era
nessuna di queste cose. Quando siamo partiti era ancora buio e faceva quasi freddo, dopo un po’
di strada asfaltata abbiamo imboccato un sentiero in mezzo al bosco che ad un certo punto per
qualche centinaio di metri si è fatto effettivamente un po’ ripido. Poi siamo usciti dal bosco e il
sentiero proseguiva in mezzo ad alti arbusti di erica e altre piante, in alcuni punti era
costeggiato da un muretto, guardando in basso si poteva godere di un bellissimo panorama. Ad
un certo punto abbiamo superato il confine della Galizia e poco dopo siamo arrivati al villaggio
di O’ Cebreiro, un paese molto bello. Il rifugio era chiuso cosi prima siamo andati a mangiare il
famoso pulpo gallego. Era buonissimo. Dopo siamo entrati nel rifugio, che al contrario degli altri
era diviso in grandi camerate (da adesso in poi sarà quasi sempre così perché il numero dei
pellegrini aumenta) e ci siamo messi in fila per la doccia. Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro
per il paese e visitato alcune case celtiche. 6^ tappa O’ Cebreiro­ Triacastela:
Oggi la tappa era leggera. A O’ Cebreiro c’erano anche un gruppo di ragazzi spagnoli che
iniziavano da lì il cammino. La tappa era tutta a saliscendi, infatti inizialmente c’è stato un pezzo
di salita, come se non fossimo saliti su di un monte giusto il giorno prima, dopo, un interminabile
discesa. La Galizia era più verde del Bierzo, il clima nebbioso, non c’era traccia delle cicogne che
prima si vedevano su ogni campanile. L’albergue in cui siamo stati si trovava all’inizio del paese.
Sulle prime c’è sembrato in stile caserma militare, mentre in realtà era un bel posto diviso in
camerette per 4 persone. Siccome la cucina non funzionava per la cena siamo usciti ed in uno
dei ristoranti ci hanno servito una buonissima e abbondantissima paella, ma cominciavo ad avere
nostalgia della pasta.
7^ tappa Triacastela ­Sarria:
Siamo arrivati fino a Sarria, una città abbastanza grande e brutta dove case nuove dipinte di
rosa si affiancavano a vecchie abitazioni color grigio cemento. Oggi sono stata svegliata alle 5.30
in modo da arrivare alle 8 a Samos per dire le lodi con i benedettini che, in occasione della festa
di san Giovanni, ne hanno fatto un’intera messa cantata. La chiesa costruita in pietra grigia dava
un aspetto piuttosto deprimente al paesaggio e ho avuto l’impressione che i sacerdoti vi si
uniformassero. Dopo questa deviazione che ha allungato il percorso di 4 km abbiamo proseguito
fino a Sarria dove siamo arrivati verso l’una. L’albergo era carino ma la cucina non funzionava;
abbiamo passato la serata alla festa\fiera di S.Giovanni dove io ho mangiato una pizza al
salsichon, una specie di salame.
8^ tappa Sarria ­ Portomarin:
Oggi siamo partiti piuttosto lentamente poi, dopo colazione, siamo avanzati in modo più spedito.
Il panorama era molto bello e abbiamo attraversato diversi campi e boschetti percorrendo più
dei sentieri che la strada asfaltata, il sole era coperto, quindi non ci ha dato noia e cosi nell’una
siamo arrivati a destinazione: come tappa non era molto impegnativa. Portomarin era un paese
molto bello vicino ad un lago artificiale per far posto al quale la città è stata smontata e
rimontata più in alto, la cucina del rifugio era inutilizzabile, almeno per 5 persone, cosi siamo
dovuti andare a mangiare fuori, cosa di cui inizio a stancarmi, ma in compenso c’è un bel parco
tutto intorno al refugio dove mi sono strappata i pantaloni. Dopo cena abbiamo ascoltato la
messa e siamo andati a dormire.
9^ tappa Portomarin ­ Palas de Rei:
Oggi la tappa era da 25 km, c’era anche un enorme gruppo di ragazzi ed un corteo di persone
che percorrevano gli ultimi 100 km. Il panorama non era gran che, il tempo altrettanto brutto,
ma entrambi miglioravano andando avanti e, dopo una breve ma dura salita, abbiamo notato,
con gran sorpresa, un bosco in cui eucalipti dal profumo intenso spiccavano tra il resto della
vegetazione. Siamo arrivati a destinazione nell’una, il rifugio, diviso in camerate, non era
bellissimo, la cucina non aveva pentole quindi abbiamo pranzato in una pulperia. Nel tardo
pomeriggio abbiamo incontrato una famiglia di trevigiani con 3 bimbi: Francesco, Filippo e
Giacomo di 8, 5 e 2 anni; loro facevano il cammino in bicicletta: il più piccolo in una carriolina,
Filippo in tandem dietro la madre e Francesco in bici; mia madre aveva letto di loro su internet
ma non pensavamo di incontrarli, invece è successo; più tardi abbiamo cenato insieme a loro in
un ristorante divertendoci molto.
10^ tappa Palas de Rei ­ Ribadisio:
Ormai mancano solo due tappe e siamo molto eccitati. Anche oggi abbiamo fatto 25 km fino a
Ribadiso. La strada era in buona parte in mezzo a un bosco in cui accanto ai castagni e alle
conifere crescevano anche molti eucalipti, abbiamo attraversato anche alcuni torrenti e, a circa
metà strada siamo passati per Melide, una città abbastanza grande e non molto bella. Siamo
arrivati a Ribadiso insieme a molti altri pellegrini. Il rifugio è tra i più belli che abbiamo
incontrato, vicino ad un ruscello dove Teto ha fatto subito il bagno. La cucina era funzionante e
fornita di pentole per cui finalmente abbiamo potuto mangiare quella pasta che ci portavamo
dietro da Cacabelos, in compenso però siamo andati fino ad Arzua per fare la spesa.
11^ tappa Ribadisio ­ Sant’Irene:
Oggi ha piovuto tutto il giorno. A dire il vero all’inizio della camminata c’era un bellissimo
arcobaleno, pessimo presagio, infatti dopo poco ha cominciato a piovere ed in alcuni punti i
sentieri in mezzo agli eucalipti formavano dei veri e propri torrenti d’acqua, sterco e fango, così
abbiamo percorso 200 m affondando quasi fino alla caviglia(non sto esagerando).
Fortunatamente era la penultima tappa dunque gli scarponi fradici non erano un gran problema.
Il rifugio era circa 1 km fuori dal paese, in verità avremo dovuto proseguire oltre, ma a causa
del maltempo ci siamo fermati. Inutile dire che la cucina non funziona, così a pranzo abbiamo
mangiato dei panini enormi (i bocadillos) e per la cena siamo tornati indietro fino al bar del
paese, fortunatamente aveva smesso di piovere e abbiamo anche trovato dei fogli di giornale da
mettere negli scarponi.
12^ tappa Sant’Irene­ Santiago!!
Finalmente…..Santiago
Oggi abbiamo fatto l’ ultima tappa. Il tempo in
confronto al giorno precedente era bello. La tappa era
di circa 20 km, all’inizio pensavamo di fermarci al
Gozo, un rifugio in cui ci si può fermare per tre giorni,
ma alla fine abbiamo deciso di proseguire fino a
Santiago un po’ per il desiderio di arrivare, un po’ per
motivi pratici. Anche durante quest’ultima tappa
abbiamo visto diversi eucalipti anche perché abbiamo
preferito non percorrere la statale. Ad un certo punto
è cominciata la salita per il monte Gozo dove non ci
siamo fermati ma siamo scesi per un paio di km fino
a Santiago. Abbiamo trovato un albergue chiamato
“Aquario” a mezz’ora di strada dal centro, un luogo abbastanza strano, con le pareti colorate e
decorate con diversi disegni e dove, ci ha detto l’hospitalero, stavano anche i trevigiani, giunti lì
un paio di giorni prima, così abbiamo deciso di fermarci. Abbiamo incontrato i trevigiani in
piazza e ci hanno detto che ai bimbi non volevano dare la compostela perché non avevano
ancora fatto la comunione, alla fine però a Francesco l’avevano concessa ugualmente.
Lo strano era quando tutte le persone che avevamo incontrato, perso lungo il cammino e
rincontrate a Santiago ci salutavano per la strada: i trevigiani, due coppie di inglesi e altri che
non ricordo; non abbiamo più rivisto Giancarlo e Fabiana, ma questo sapevamo che sarebbe
successo.
Il giorno dopo il nostro arrivo siamo andati nella basilica di Santiago che abbiamo visitato: era
molto bella, ma un po’ troppo decorata per i miei gusti, poi abbiamo ascoltato la messa dei
pellegrini durante la quale sono stati letti i nomi di chi aveva preso la compostela quel giorno.
La sera siamo andati a casa Manolo, un’ occasione per rivedere gli altri pellegrini e per mangiare
degli ottimi peperoncini fritti.
Dopo due giorni passati a Santiago abbiamo preso il pullman per Finisterre, dove realmente
finisce il pellegrinaggio. Un signore ci aveva avvertito che secondo lui non valeva la pena del
viaggio in pullman ma noi siamo stati subito di parere contrario. Una volta scesi dal pulman ci
siamo incamminati verso il faro di Capo Fisterre, guardando in basso siamo rimasti meravigliati
dalla vista dell’oceano, per quel che riguarda me e i miei fratelli era la prima volta che lo
vedevamo e infatti Teto aveva gia da un bel pezzo cominciato a dire che lui voleva fare il
bagno, quindi siamo tornati indietro fino ad una spiaggetta che avevamo adocchiato all’andata.
Qui Teto, spogliatosi a velocità turbo, è corso a tuffarsi nell’acqua gelata tra gli applausi di un
gruppo di bagnanti. Anche io e Giacomo abbiamo fatto il bagno, anche se con un po’ meno
entusiasmo, i nostri genitori invece non ne hanno voluto sapere. Abbiamo passato lì il resto della
giornata, ma ci è bastato per bruciarci. Verso le cinque siamo tornati indietro e così si è concluso
el nuestro camino.
Francesca
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lucia el nuestro camino……..