LA NUOVA VOCE DEL Anno X novembre/dicembre 2010 n. 42 www.assopensmps.it PENSIONATO Direzione e Redazione: via Monna Agnese 20, 53100 Siena Tel. 0577 46 515 - 0577 236 212 Fax 0577 217 162 E-mail: [email protected] Periodico di informazioni ORGANO BIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI A RIPOSO DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA Direttore: Alberto Cavalieri Direttore Responsabile: Tullio Mori Redazione: Flavio Egni Progetto grafico: Maruska Pradelli Impaginazione: Bernard Chazine Reg. Tribunale di Siena n. 718 del 5 ottobre 2001 Stampa: Arti Grafiche Ticci, Sovicille (SI). Auguri Il Presidente ed il Comitato Direttivo di questa Associazione, in occasione delle prossime Festività, rivolgono un affettuoso augurio a tutti gli Associati ed alle loro famiglie. Un fervido augurio anche agli esponenti della Banca Monte dei Paschi di Siena Spa, della Fondazione, della Cassa di Previdenza, della Cassa di Mutua Assistenza e delle Organizzazioni Sindacali. 2 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO FONDAZIONE ACCADEMIA MUSICALE CHIGIANA a cura di Anna Maria Tiberi Quando nel 1932 inaugurò i primi otto corsi della sua Accademia musicale, il conte Guido Chigi Saracini aveva cinquantadue anni. Alle sue spalle c’era ormai una lunga esperienza di promotore e organizzatore di manifestazioni musicali, ispirate da una passione travolgente e da una nobile generosità. L’ingente patrimonio ereditato dallo zio Fabio Chigi Saracini, morto nel 1906 in un incidente di caccia, permise a Guido di assolvere numerosi impegni e di realizzare vari desideri nel campo della musica, sempre legati a Siena, la città dove era nato e dove, evidentemente, fin dalla più tenera età aveva subito il fascino di una tradizione, fondata sugli interessi e sui gusti musicali di nobili famiglie o di specifiche accademie. Non mancano, infatti, testimonianze dirette a dimostrare che la musica veniva insegnata assai presto ai rampolli della nobiltà. Sappiamo, per fare un esempio, che nel 1720 a Flavio Chigi furono regalati un violino, un flauto e una chitarra e sappiamo che clavicembalo e spinetta erano un comune arredo negli aristocratici salotti. Allievo del Collegio “Alla Querce” di Firenze, Guido Chigi (foto n. 1) – nato a Siena l’8 marzo 1880 da Antonio e da Giulia Griccioli – offre di sé, sia nelle poche immagini della giovinezza che in alcuni suoi versi, scritti, quando aveva diciotto anni, l’immagine di una persona assai sensibile, spesso portata a isolarsi in un melanconico abbandono, sognando un mondo ideale, dominato dalla musica. Durante la sua permanenza “Alla Querce” scrisse diverse composizioni, alcune pubblicate dalla Casa Ricordi dopo il 1907, quando Guido Chigi aveva già ereditato dalla zio Fabio il secondo cognome e le proprietà. Come Fabio anche Guido non ebbe discendenza. Si era sposato a Milano nel 1905 con Bianca, figlia Foto 1- Il conte allievo del Collegio ‘Alla Querce’ di Firenze LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO 3 del baritono Giuseppe Kaschmann e dalla quale divorziò nel 1926. Come appare nelle Ricordanze, il conte considerò come sue creature le istituzioni musicali, cui man mano dette impulso e vita. Quando ormai, agli albori del 1923, i lavori per il Salone dei Concerti nel palazzo Chigi Saracini erano conclusi e si attendeva solo la definitiva istallazione del grande organo sopra la porta d’ingresso del salone, la mancata consegna di questo strumento da parte della ditta torinese di Carlo Vegezzi-Bossi, che l’aveva promesso entro il mese di maggio, irritò non poco il conte. In attesa di poter degnamente inaugurare il suo salone, Guido Chigi, che aveva composto una Laude in onore della Madonna di Pancole, piccola località nei pressi di San Gimignano, ne affidò l’esecuzione al suo collaboratore Piero Baglioni. Finalmente, dopo il successo ottenuto con l’esecuzione della Laude Foto 2 - Arturo Viligiardi (1869-1936). Ritratto di Marco Enrico Bossi in San Gimignano, il 22 novembre il conte potè inaugurare il salone. Fu a (foto n. 3), del 1923 che vide contemporaneamenMarco Enrico Bossi (foto n. 2), uno degli artefici te anche l’inaugurazione del sontuoso salone di del rilancio anche a livello compositivo della musi- palazzo Chigi Saracini, appena restaurato e ridecoca strumentale in Italia che il conte Chigi affidò rato in forme neo-rococò da Arturo Viligiardi, l’incarico di scrivere una composizione da eseguire arricchito anche da simboli araldici chigiani e di in occasione dell’apertura della prima stagione di motti latini sulla musica. La scelta di questo particoncerti da lui stesso intitolata, dal motto della colare stile fu determinata da tre considerazioni, famiglia, “Micat in vertice”. Egli l’aveva fissata per sulle quali il committente e il pittore-architetto si il giorno 22 novembre, simbolicamente dedicato trovarono pienamente d’accordo: l’architettura orialla musica in quanto festa di Santa Cecilia ginaria della sala risaliva infatti al XVIII secolo, la 4 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO decorazione settecentesca con la sua fastosità ben si prestava ad ospitare concerti musicali, le superfici curve contribuivano ad una buona resa acustica dell’ambiente. I rapporti tra Marco Enrico Bossi e il conte furono cordialissimi. Fu addirittura preparato per lui un piccolo appartamento all’ultimo piano del palazzo, arredato e decorato con eleganza, perché il musicista potesse stare comodamente accanto ai lavori di costruzione dell’organo e alla preparazione dell’inaugurazione del salone. Fra i nuovi tesori artistici del palazzo, il salone era senza dubbio quello più spettacolare, con le pitture di tiepolesca audacia del Viligiardi, simboleggianti il ritorno del vittorioso esercito senese da Montaperti, con le decorazioni di gusto settecentesco, rifinite col “giallo di Siena”, marmo che proveniva dalle cave di proprietà del conte, presso la sua dimora di Palazzo al Piano, con le dieci iscrizioni latine dedicate all’arte musicale e allo stesso salone, definito “tempietto d’Euterpe” con i quadri delle sopra-porte, dedicati ai ritratti dei geni della musica: Guido Monaco, con lo sfondo dell’Abbazia di Pomposa, dove egli morì; Pierluigi da Palestrina, col magnifico chiosco cosmatesco di San Giovanni in Laterano; Claudio Monteverdi, con la prospettiva veneziana di San Marco e del Palazzo Ducale e Girolamo Frescobaldi, con la cupola di San Pietro. La scelta dei soggetti è particolarmente significativa per individuare il gusto che sottende alle intenzioni di Guido Chigi. I riquadri ritraggono, infatti, non figure classiche della storia della musica italiana bensì quattro musicisti antichi, in un certo senso tutti alle origini della musica nel nostro paese; ad essi fu idealmente dedicato il salone che il conte immaginò avrebbe risuonato delle musiche loro e della loro epoca. Infine, sopra la grande balconata, l’organo, sorto come primo e forse unico esempio in Italia di potenza melodica, completava la scenografia della sala, dove nasce e si afferma la “primogenita creatura” del conte, come lui la chiamò: la società di concerti Micat in vertice. Fra le manifestazioni musicali anticipatrici della stagione regolare di concerti “Micat in vertice” emerge interessante il 7 ottobre 1920 la presenza a Foto 3 - Arturo Viligiardi (1869-1936). Santa Cecilia martire, 1931 (bozzetto peer la statua della Cappella di Palazzo Chigi Saracini) LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO Siena di una celebrità come Pietro Mascagni che, su invito del conte, dirige, con grandissimo successo, al Teatro dei Rinnovati un grande concerto sinfonico-corale. Mascagni fu ospitato a palazzo Chigi dal conte che, ovviamente, gli riservò gli onori che il musicista meritava. Fu soprattutto l’amore per Siena che determinò in Guido Chigi l’idea di creare nella sua città una stagione regolare di concerti da camera, anche se a sorreggere le sue intenzioni fu anche una chiara percezione dell’importanza che la musica strumentale andava sempre più assumendo in Italia, considerato ancora per eccellenza il “paese del melodramma”. Non che si volesse sostituire la gloriosa tradizione operistica italiana con un repertorio strumentale in larga parte da riscoprire; l’idea era piuttosto quella di riproporre e di rivalutare quest’ultimo per collocarlo allo stesso livello dell’altra sia qualitativamente, sia quantitativamente. Dal canto suo Siena poco aveva espresso in ambito musicale nei tempi recenti e l’attività che vi si svolgeva, prima dell’intervento di Guido Chigi, era diventata piuttosto “provinciale”. Unico nome ad elevarsi al rango nazionale ed internazionali, era quello del violinista Rinaldo Franci, a cui poi fu intestata la scuola di musica comunale. Innestandosi quindi nella tradizione di riscoperta di un gusto musicale, Guido Chigi Saracini, fondò la sua attività concertistica stabile, aprendo Siena ad una più ampia e qualificata presenza di interpreti. Grazie alle sue conoscenze personali, soprattutto in ambiente fiorentino e romano, alla sua attraente persona- 5 lità, alla singolarità della sede in cui peraltro talvolta ospitava gli artisti intessendo con loro un rapporto che non sempre in altre città era possibile, Guido Chigi riuscì a far venire e a far ritornare a Siena i grandi concertisti che percorrevano l’Italia in tournée e che fino ad allora mai si erano fermati in questa città. La singolarità di questa ubicazione, dentro il palazzo dove il conte viveva (“la mia casa” la chiamava lui) contribuì fin da principio a dare alle serate una patina di eleganza aristocratica, che si incarnava nella presenza del conte stesso nel famoso “salotto rosso”, la stanza adiacente al palco la cui porta aperta inequivocabilmente la testimoniava. Guido Chigi, La chanson d’Eve 6 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO FISCO ED ALTRO: SELEZIONATI PER I NOSTRI SOCI A PROPOSITO DI LAVORI Come noto, l’attuale normativa fiscale prevede due tipologie di agevolazione in materia di interventi edilizi: a) Detrazione d’imposta del 36% (con limite massimo di € 48.000,00 per le spese sostenute) per interventi di ristrutturazione edilizia (beneficio in vigore fino al 31.12.2012); b)Detrazione d’imposta del 55% (con vari limiti di spesa in funzione delle tipologie di intervento effettuato) per spese di riqualificazione energetica degli edifici (beneficio in scadenza il 31.12.2010 poi prorogato dalla manovra finanziaria: vedi apposito articolo di seguito). Quando gli interventi vengono predisposti su fabbricati già esistenti, lasciandone inalterate caratteristiche e dimensioni, non si pongono problemi particolari in merito all’ammissibilità allo sgravio tributario se non il rispetto dell’iter burocratico previsto dalle norme (invio di comunicazioni agli Enti competenti, fatturazione delle spese con indicazione del costo della mano d’opera, pagamento con bonifico bancario, ecc.). Sull’argomento è recentemente intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 39/E del 1.7.2010, prendendo in esame due tipologie di intervento, alla luce anche delle disposizioni emanate dal Governo sul c.d. “piano casa”, peraltro variamente regolamentato dalle singole Regioni: 1 demolizione di fabbricato esistente con successiva ricostruzione; 2 ristrutturazione di fabbricato esistente con contestuale ampliamento dell’edificio. Nella prima ipotesi è possibile beneficiare delle detrazioni d’imposta solamente se la ricostruzione è “fedele”, cioè se rimangono invariate sagoma e volumetria rispetto al fabbricato demolito. Più complessa è la seconda ipotesi, in quanto la detrazione è ammessa per le sole spese sostenute per la ristrutturazione del fabbricato esistente, mentre vengono escluse quelle relative alla porzione ampliata (ad eccezione degli aumenti di cubatura che non comportino incremento della superficie calpestabile come, ad es., il rialzo di un sottotetto). Quindi per poter beneficiare, almeno parzialmente, della detrazione d’imposta, è necessario poter separare, in funzione delle porzioni ristrutturate, spese, fatture e bonifici, fermo rimanendo che per alcune tipologie Guido Chigi, Occhioni neri, Firenze, Venturini (1906 circa) Auguri LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO 7 di intervento, quale ad es. il rifacimento dell’impianto di climatizzazione invernale, la detraibilità non è comunque consentita dal momento che il tipo di lavoro non può che riguardare l’intero edificio (porzione vecchia e porzione ampliata). Per quanto concerne i lavori di cui alla lettera a), ci sono invece buone notizie, a seguito di un chiarimento fornito da ENEA d’intesa con l’Agenzia delle Entrate. L’ENEA, preposto per legge alla ricezione della documentazione tecnica dei lavori che consente l’ammissibilità ai benefici fiscali del 55%, ha infatti precisato che in caso di mancata ultimazione dei lavori entro il termine del 31.12.2010 (data di scadenza del beneficio fiscale) sono comunque detraibili le spese sostenute, fatturate e pagate entro la fine del corrente anno. Rimane comunque fermo l’obbligo d’invio della documentazione entro 90 giorni dalla ultimazione dei lavori. (Da Il Sole 24 Ore del 24 e 25.10.2010) È ARRIVATA UNA MULTA... Il Codice della Strada prevede che le violazioni, quando non è possibile la contestazione immediata, vengano notificate direttamente all’effettivo trasgressore o, qualora non identificabile, ad uno dei soggetti coobbligati in solido, quali ad esempio il proprietario del veicolo, l’usufruttuario, ecc., risultanti dai pubblici registri alla data dell’accertamento. Con le modifiche recentemente introdotte, il termine di notifica è stato ridotto da 150 a 90 giorni, con decorrenza dal 14 agosto 2010 e per le infrazioni commesse a partire da tale data. Il termine suddetto (150 o 90 giorni) è da intendersi come limite temporale per la consegna del verbale, da parte dell’ente che accerta la violazione (Polizia municipale, Polstrada, ecc.), al soggetto incaricato della notifica (di norma il Servizio Postale) al destinatario. Pertanto quest’ultimo potrà effettivamente ricevere la contestazione anche oltre il termine dei 90/150 giorni, senza che ciò comporti l’annullamento della notifica. Quest’ultima deve essere inviata a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento. Inoltre, qualora la consegna avvenga a persona diversa dal destinatario (coniuge, figlio, collaboratrice domestica, ecc.), il postino, quale soggetto incaricato della consegna, dovrà inviare, a mezzo raccomandata, una comunicazione all’effet- Guido Chigi, Bacio reso tivo destinatario della notifica per fargli presente di aver consegnato la medesima ad altro soggetto. L’eventuale mancato rispetto di questa procedura è causa di annullamento della notifica. Il verbale è valido solamente se contiene tutte le indicazioni previste dal Codice della Strada, con particolare riguardo al giorno, all’ora e alla località dove è avvenuta la violazione. Il termine di decadenza della notifica (90/150 giorni) decorre dal giorno dell’accertamento solo se la residenza effettiva del trasgressore coincide con quella risultante dalla carta di circolazione del veicolo. Pertanto, se la residenza è variata e il trasgressore o l’intestatario del veicolo sono persone fisiche, si possono avere due ipotesi: 1 Il destinatario della sanzione non ha denunciato la variazione di residenza all’anagrafe comunale, né alla Motorizzazione Civile (tenendo comunque presente che per le persone fisiche è sufficiente la sola denuncia al Comune): la notifica va fatta nella residenza risultante dalla carta di circolazione, ma con adempimenti particolari 8 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO Guido Chigi, Pour vous, Milano, Ricordi (1913) previsti dal Codice Civile in caso di “irreperibilità” del destinatario; 2 Il destinatario ha denunciato tempestivamente la variazione di residenza all’anagrafe comunale che però ha ritardato la dovuta comunicazione alla Motorizzazione Civile. In questi casi la giurisprudenza è abbastanza controversa, anche se la maggior parte delle sentenze ritengono corretto far decorrere il termine di notifica dalla data dell’eventuale accertamento inviato alla vecchia residenza del destinatario. Una volta ricevuto il verbale di notifica, il trasgressore può procedere, entro 60 giorni, al pagamento della sanzione in misura ridotta (in genere un quinto o un quarto dell’importo massimo), oppure può impugnare il provvedimento con ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace. Il Prefetto, entro 60 giorni dal ricevimento del ricorso, deve chiedere gli atti all’organo di polizia che ha rilevato l’infrazione e deve successivamente deliberare entro 120 giorni dalla ricezione degli atti medesimi. Nel frattempo il ricorrente sospende il pagamento e la sanzione non viene iscritta a ruolo. Il mancato accoglimento del ricorso comporterà l’emissione di un’ordinanza-ingiunzione di pagamento di una sanzione pari al doppio dell’importo minimo, avverso la quale è comunque possibile, entro 30 giorni dalla notifica, ricorrere al Giudice di Pace. Il ricorso al Giudice di Pace, anche in prima istanza, non impedisce l’iscrizione a ruolo della sanzione. In caso, invece, di ricevimento di una cartella di iscrizione a ruolo per un sanzione per la quale non sia stata consegnata precedentemente la notifica, è possibile far annullare l’iscrizione a ruolo mediante ricorso al Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica della cartella, oppure opponendosi all’esecuzione, ai sensi dell’art.615 del Codice di Proc. Civile, senza limiti di tempo, oppure opponendosi all’esecuzione, ai sensi dell’art. 617 del Cod. Proc. Civ., entro 20 giorni dalla notificazione. (Da Il Sole 24 Ore del 15.11.2010) PROVIAMO A METTERCI D’ACCORDO... Dal 20.3.2011 saranno interamente operanti, salvo slittamenti dettati da opportunità politiche, le nuove norme, introdotte dalla riforma del Codice Civile, che prevedono il tentativo obbligatorio di conciliazione prima di intraprendere una causa in materia di: 1 condominio; LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO Guido Chigi, Serenata, autografo (1903) 2 successioni ereditarie; 3 riconoscimento del danno da incidente stradale o nautico; 4 responsabilità medica; 5 contratti assicurativi, bancari o finanziari; 6 diffamazione. Il predetto tentativo dovrà essere effettuato avvalendosi dell’assistenza dei c.d. “enti mediatori”, la cui attività (requisiti professionali, formazione, tariffe) è stata regolamentata con l’emanazione del Decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n. 180 del 18.10.2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 4.11.2010. I predetti enti mediatori potranno essere sia pubblici (costituiti presso le Camere di 9 Commercio o presso ordini professionali), che privati e con il citato Decreto ne sono state definite le modalità di accesso e i requisiti dei partecipanti. La nuova normativa prevede che il tentativo di conciliazione non debba durare oltre i quattro mesi, decorsi i quali senza adesione da parte dei litiganti al verbale d’intesa, comunque proposto dal mediatore, sarà possibile intraprendere la strada della causa civile presso il Tribunale. Occorre però tenere presente che, qualora il Giudice stabilisca in sentenza un indennizzo per la parte vincente corrispondente a quello proposto nel verbale di conciliazione, la parte medesima potrà vedersi costretta al pagamento delle spese processuali. Se, invece, l’accordo verrà raggiunto entro il termine dei quattro mesi, sarà sufficiente far omologare il verbale di conciliazione ad un giudice, affinché gli accordi previsti divengano immediatamente esecutivi. Con il D.M. n. 180 sono state stabilite anche le tariffe applicabili da parte degli enti mediatori pubblici, con importi che variano in funzione del valore della lite: si parte da una tariffa minima di € 65,00 (per ciascuna delle parti) per liti di € 1.000,00 fino ad una tariffa massima di € 9.200,00 per liti il cui valore superi € 5.000.000,00. Al fine di incentivare il successo di questo nuovo strumento, sono stati previsti dal legislatore alcuni incentivi di natura fiscale: esenzione del procedimento da imposta di bollo, esenzione dall’imposta di registro dei verbali di conciliazione per importi fino a € 50.000,00, credito d’imposta (importo massimo di € 500,00) per la parte soccombente. Con l’introduzione del tentativo obbligatorio, il legislatore spera di ridurre in maniera significativa i futuri carichi di lavoro dei Tribunali Civili, attualmente “ingolfati” da un’enorme mole di procedi- 10 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO menti il cui smaltimento richiederà probabilmente il ricorso a misure straordinarie. Per finire, è da tenere presente che la “conciliazione stragiudiziale” sarà sempre e comunque possibile anche per i procedimenti avviati, sia per iniziativa delle parti, sia su disposizione del Giudice. (Da Il Sole 24 Ore del 4.11.2010) “Pensioni d’oro” La Corte Costituzionale, con sentenza n. 316 del 11.11.2010, ha confermato la legittimità del mancato riconoscimento della perequazione automatica per l’anno 2008, disposto dall’art. 1, comma 19, della Legge n. 247/2007 (Legge Finanziaria 2008), per le pensioni INPS di importo superiore a otto volte l’importo minimo. La Suprema Corte ha rilevato che il sacrificio imposto dal legislatore è di natura transitoria (limitato al solo anno 2008) e non comporta un’erosione significativa del valore del trattamento pensionistico. (Da Il Sole 24 Ore del 12.11.2010) Manovra finanziaria La Camera dei Deputati ha approvato a metà novembre un disegno di legge, denominato “Legge di stabilità”, contenente varie misure di carattere finanziario, che è attualmente all’esame del Senato. Tra le varie disposizioni, si segnala la proroga al 31.12.2011 delle agevolazioni tributarie previste per le spese sostenute per riqualificazione energetica degli edifici (sostituzione infissi, sostituzione caldaie, coibentazione tetti, ecc.). Nel disporre la proroga dei benefici, consistenti nella possibilità di detrarre il 55% delle spese sostenute (con limiti variabili in funzione della tipologia di intervento effettuato) il legislatore ha però elevato il numero delle rate annuali di utilizzo da cinque a dieci. Altre disposizioni riguardano la concessione di finanziamenti alle università, alle scuole paritarie, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, la proroga dell’esenzione (per soli cinque mesi) del ticket sulle visite specialistiche. Sono stati, inoltre, ridotti i fondi agli enti destinatari del 5 per mille del gettito Irpef e sono previsti incrementi dei biglietti dei treni regionali. Dal momento che il provvedimento deve ancora essere approvato in via definitiva, ci riserviamo di tornare sull’argomento per segnalare eventuali disposizione di interesse per gli associati. L’inaugurazione del Salone el Palazzo Chigi saracini il 22 novembre 1923 (giorno di Santa Cecilia) (Da Il Sole 24 Ore del 20.11.2011) LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO 11 RUBRICHE: DALLA REDAZIONE LA POESIA DI MARIO PETRI Potremmo definirlo come un’ape che punge. La poesia di Mario Petri coglie sempre gli aspetti umani con i loro i vizi più evidenti. LA POESIA DI ANTONIO TASSO La vena di Antonio Tasso continua nella serie di poesie riunite come “i sonetti di baffo” . Pubblichiamo di questa serie altre due poesie. La maldicenza La maldicenza è quell’argomento che è stato e resterà sempre attuale. Viene affrontato proprio nel momento che è ritenuto adatto e congeniale. Di solito si parla sempre male della persona che non è presente; questa è la prassi, come un rituale, che è nel comportamento della gente! Pertanto si ritiene pertinente: se uno non vuole essere criticato, che abbia lavorato o fatto niente, abbia o non abbia combinato guai perché male di lui non sia parlato è importante non mancare mai! I guadagni di Pottino Al tempo si faceva la bu’ata colla massaia, ’l ranno e col sapone, nel capo di Pottino c’era entrata l’idea di pote’ fare un affarone: “ La cendere, lo vedi, è ricercata: sbianca i lenzòli, lava anche ‘l coltrone, si vende bene ma… va fabbri’ata! “ e qui Pottino fece confusione. Siccome ‘un la trovava da’ grossisti né li riusciva ave’ rifornimenti pe’ ‘unn’ave’ né sorprese né ‘mprevisti di notte andò all’armadio, aprì ‘ battenti e, a rischio d’arrosti’ moglie e figlioli, bruciò –pe’ fa’ la cendere- i… lenzòli!!! Prevenzione Per via dell’influenza del maiale sarà asciugata l’acqua benedetta dalle piluzze della ‘attedrale (l’igiene dei fedeli ‘unn’è perfetta!) e poi sarà cambiato il rituale del “segno della pace”: è interdetta la strizzata di mano e, nel finale, per da’ la ‘omunione… una pinzetta! Ora, da’ retta, ‘un ciò da criti’a’: qui si tratta di fa’ la prevenzione… però, poi, al forno, quando vo a compra’ un corollo, du’ semelli e un filone e una sola dà ‘l pane e mi fa ‘l resto ‘unn’è per esse’ lezzi, ma protesto!! Luigi Norelli (vedi articolo pagina 12)- Al chiar di luna 12 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO LA PITTURA DI LUIGI NORELLI Luigi Norelli, collega di Pisa in pensione si diletta, come molti altri bravi pensionati a coltivare arti che in tanti anni di lavoro erano rimaste sopite o rimandate a tempi migliori. Ci piace sottolineare come Norelli riesca “nello sporcare le tele” , come Lui definisce questa attività, ad affrontare nei suoi lavori temi diversi. Dialogo fra un fauno e un merlo Fin da ragazzo aveva provato a sporcare qualche tela , poi giovanissimo entrato al Monte, colori, pennelli e velleità artistiche finirono nel dimenticatoio. Approdato a Siena dopo aver peregrinato per diverse filiali, è qui rimasto fino alla fine lavorando sempre nel settore della finanza (allora si chiamava Ufficio Titoli e Borsa). La sua permanenza ‘in questa bellissima città’ è stata lunga, il lavoro lo ha entusiasmato e gratificato , ma fra queste mura il destino non ha risparmiato alla sua famiglia tragici eventi. Colleghi e amici gli furono in quei momenti molto vicini e non fecero mancare la loro solidarietà e il loro affetto: “ecco perché ancora oggi, ogni volta che vengo a Siena è tutto un abbraccio o uno stringer di mani”. Ultimamente gli sono tornati a mente pennelli e colori e così , detto fatto , ha trasformato parte del garage in “studio” e di tanto in tanto passa un po’ di tempo lavorando ai suoi tentativi artistici. Gelato in alto: La leggenda del pettirosso 13 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO IL SOMMELIER DEL PANE Stiamo assistendo alla rinascita del pane, l’alimento più semplice e antico del mondo: “viene dall’Oriente, ha attraversato le infinite selezioni delle spighe, l’intelligenza di millenarie civiltà contadine, contiene il meglio delle esperienza alimentari dell’umanità. In questi ultimi tempi, si era declassato, diventando inodore, insapore, ma attualmente vive un momento di rinascita” . Il pane, oggi, sta riacquistando un ruolo importante come aveva nel passato arcaico, ma anche in tempi non troppo remoti, come alimento basilare. Il suo mondo è in fermento e delle novità interessanti sono già nate. Sta arrivando, ad esempio, il sommelier del pane, una figura nuova in grado di assaggiare e stabilire la genuinità e qualità di sfilatini, filoni e rosette, così come esiste già per il vino, l’olio, e addirittura per l’aceto e l’acqua. L’Inap, Istituto Nazionale Assaggiatori Pane, nato con l’intenzione di diffondere una nuova cultura del pane e di ridargli la giusta dignità, ha organizzato dei corsi per preparare gli interessati a questo compito. E c‘è un’altra novità, la tendenza a trasformare il normale forno in boutique del pane, da frequentare dalla mattina sino alle happy hours, dove assaggiare prodotti da forno con valore aggiunto. Un’immagine nuova del panificio con fuoco a vista, presenza dell’acqua e della pietra, un arredo funzionale, firmato da importanti designer. Si sceglie tra le molte qualità il pane preferito da portare a casa, o lo si consuma in loco insieme al vino e ad altri cibi cucinati. Mangiare in panetteria? Perché no? Una recente indagine ha appurato che il 32 per cento degli italiani mangerebbe volentieri in panetteria anche perché è meno caro che andare al fast food. In Italia sono circa 400 le varietà di pane conosciute, tra rosette, tartarughe, ciabatte, biove, coppie ferraresi, casereccio di Genzano, senza dimenticare il pane pugliese di Altamura, che è stato il primo a fregiarsi della dicitura Dop. Qualche cifra: sono 25 mila le aziende del settore panificazione con un indotto di 450 mila lavoratori. Oggi, nell’ambito dei cambiamenti in corso, oltre agli ingredienti base, acqua, farina, sale, lievito, si sono aggiunti orzo, avena, cereali diversi. Non esiste più, nella maggioranza dei casi, l’ora del pane all’alba, ma lo si sforna a tutte le ore e si realizzano molti altri prodotti come pizze, biscotti, torte, pasticcini, e via via. Dove l’artigianalità è presente in misura preponderante. NACQUERO IN TOSCANA LE PRIME BANCONOTE È in Toscana che sono nate le prime banconote italiane. Il Granducato di Toscana ha il merito di aver dato corso nel marzo 1766 – primo tra gli antichi Stati Italiani – a una vera e propria circolazione monetaria cartacea, rappresentata da biglietti al portatore, garantiti dallo Stato, rimborsabili a vista in numerario metallico col potere liberatorio di qualsivoglia pagamento. A porre le basi di questa iniziativa fu il granduca Pietro Leopoldo che fece propria l’iniziativa delle cedole del Banco Zettel, in circolazione in Austria. Fino ad allora nel nostro paese avevano circolato come cartamoneta dei titoli di credito, come i luoghi di monte, le cedole dello stato pontificio, fedi di credito dei monti e dei banchi pubblici. Nel 1817, arrivarono i biglietti della Cassa di Sconto di Firenze, che rappresentano le prime banconote emesse nel nostro Paese. Superate le turbolenze monetarie seguite all’entrata nel regno d’Italia, nel 1869 la Banca Nazionale Toscana fu autorizzata ad emettere banconote di taglio importante. Solo nel 1873, in ritardo quindi rispetto ai banchi di Napoli e Sicilia, la Banca Nazionale Toscana si dotò di biglietti di piccolo taglio. Articoli tratti da Esperienza, mensile di attualità, cultura e informazione n.9 e 10/2010 14 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO NOTIZIE DALLA PERIFERIA PERUGIA: INAUGURAZIONE Grazie all’impegno costante ed alla fattiva presenza del Responsabile di Area, Gianfranco Gamboni si è resa possibile l’apertura di un nuovo punto di riferimento per i colleghi Umbri. Pubblichiamo con piacere il reportage della Cerimonia di Inaugurazione pervenutoci dal collega Gamboni. Con la partecipazione di oltre 50 colleghi si è tenuto – il 24 Novembre scorso – un simpatico incontro conviviale presso l’Hotel Plaza per inaugurare la sede periferica di Perugia della nostra Associazione; sede ubicata nei locali dell’Agenzia n. 12 della nostra Banca in Via Martiri dei Lager, zona semicentrale facilmente raggiungibile anche con mezzi pubblici. Erano presenti il Presidente Alberto Cavalieri, il Direttore del “Giornalino” Tullio Mori e, per la Banca, il Direttore Responsabile dell’Area Umbria Marche Fausto Mecatti con alcuni collaboratori. Prendendo la parola il Rappresentante di Area Gianfranco Gamboni ha ringraziato il Direttore della Banca ed il Presidente Cavalieri per l’attenzione e la disponibilità che hanno portato al conseguimento di questo obiettivo ed i numerosi colleghi che con amicizia e simpatia sono intervenuti a questo incontro. Dopo aver ricordato che i principali motivi di questa presenza sul territorio sono quelli di creare un più stretto collegamento tra l’Associazione e gli Iscrittti, Gamboni ha ribadito di essere a disposizione di tutti, insieme ai col- leghi Manlio Nocioni ed Alfredo Mugnani, per eventuali necessità riguardanti la sanità, la previdenza e quanto altro attiene alla nostra condizione di dipendenti in quiescenza del Monte. Ha preso quindi la parola il Presidente Alberto Cavalieri il quale ha sinteticamente ripercorso le motivazioni dello stare insieme nell’Associazione, già illustrate nella relazione del cinquantenario, compendiabili nel confermare il ruolo dei dipendenti a riposo quali portatori della cultura e dei valori che hanno fatto grande e “diversa” la Banca più antica del Mondo nell’ambito dell’universo bancario, con l’augurio che questa diversità positiva possa permanere – pur nella mutata realtà e nelle difficoltà oggettive del momento – in quan- LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO 15 to riconosciuta dai giovani ed alimentata da coerenti atteggiamenti del vertice aziendale. Su questa linea lo sviluppo di realtà locali assume particolare rilievo. È seguito l’intervento del Direttore Mecatti il quale dopo aver ricordato l’importanza del Monte sia per il numero di Filiali presenti sul territorio, sia come Banca di riferimento per tutta la clientela, ha illustrato i programmi del Monte per un’ulteriore crescita della sua presenza nell’Area ed ha concluso rivolgendo un vivo ringraziamento a tutti i pensionati per l’attaccamento che dimostrano nei confronti della Banca. Al termine una simpatica cena e l’impegno a rivedersi presto. GENOVA: INCONTRO ANNUALE Riceviamo dal collega Alessandro Badino, responsabile della delegazione di Genova. Organizzata dal Gruppo di Genova dell’Associazione Dipendenti a Riposo del Monte dei Paschi di Siena il 13.11.2010 si è svolta a Genova la tradizionale riunione annuale dei soci. Dopo una fun- zione religiosa in commemorazione di tutti i colleghi defunti, ha avuto luogo l’incontro conviviale presso un noto ristorante con vista sul mare, con la partecipazione anche di diversi colleghi tuttora in servizio attivo; il ricco menù con piatti tipici della cucina ligure è stato particolarmente apprezzato dai commensali. Tra un piatto di “trofiette” ed un bicchiere di “pigato” i partecipanti all’incontro hanno passato in allegria un piacevole pomeriggio. 16 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO IL DONO E LA GIOIA di Francesco Turreni (articolo già pubblicato sul quotidiano “La Nazione”, ispirato all’autore nei momenti in cui lo stesso collaborava con la la Misericordia di Siena) “Buia e vuota alzerò la mia lanterna. E a riem- riore che promana da chi partecipa come protagopirla d’olio, così come ad accenderla, sarà il guar- nista ai grandi eventi. Mentre si avvicinavano alla vettura, con incedere solenne, ebbi appena il tempo diano della notte”. Reminiscenze gibraniane affluivano alla mia di vedere il contenitore che avrebbe accolto il memoria mentre assistevo, a tarda sera, sul piazza- cuore dopo l’espianto. Solo allora la mia mente si volse all’ignoto donale antistante l’ingresso del pronto soccorso delle Scotte, alle fasi preliminari di una complessa ope- tore. Pensai, con profondo rispetto, che tra poco, razione. Si trattava di trasferire a Cesena l’équipe qualcuno avrebbe interrotto i circuiti della vita artimedica impegnata in un espianto di cuore, con ficiale che alimentavano il vortice delle aspettative infrante di una famisuccessivo rientro a glia, di una comunità. Siena per il trapianto. Il beneficiato, sicuLa fiammante Ponramente, era stato tiac della Misericordia, avvertito. Lo immagicon le luci di posizione nai mentre alzava la accese, offriva il suo lanterna buia e vuota profilo aerodinamico ai della propria speranza, presenti, quasi a riafperché il guardiano fermare una supremadella notte la riempisse zia tecnica sulle diffid’olio e la accendesse. coltà e sulle incognite In quel momento rappresentate dalla cercai di compenetrare pioggia e dalla nebbia. il senso misterioso e Era stata appena inaupalpitante di quello gurata e sembrava anche è il mondo dei sensiosa di mostrare la timenti e delle emoziopropria utilità. ni, attraversando un I due autisti, entramfatto drammatico sebi volontari di lungo Stampa rappresentante Confratelli della Misericordia gnato dall’angoscia e corso, si muovevano che trasportano una barella a Firenze dalla sofferenza, eppure con efficienza, senza trasfigurato dalla luce tradire alcuna emozione. Avevano appena terminato il turno preceden- della misericordia e della resurrezione. I guardiani della notte (la macchina, i volontate ed avevano risposto a questa nuova emergenza, che li avrebbe impegnati l’intera nottata, senza ri, i medici, il donatore) ed il beneficiato: strani scomporsi, con quella serenità che appartiene solo rapporti. L’estremo dolore e l’estrema speranza a chi possiede la sensibilità e l’intuizione che supe- aprivano forse il medesimo orizzonte? Di nuovo, Almustafà, l’eletto, mi suggerì il rano i modi di essere banali e quotidiani di ogni significato di quegli eventi: “vi sono coloro che esistenza “normale”. L’équipe medica era costituita da tre giovani sani- donano con gioia, e questa è la loro ricompensa”. tari. I loro volti erano permeati di quella forza inte- LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO 17 CERTEZZE E RELATIVISMO di Gianfranco Gamboni Non si può certo negare che il nostro Paese sia stato interessato da crisi economiche ricorrenti, instabilità politica, ripetuti atti di terrorismo e gravi calamità naturali. Nonostante ciò l’Italia grazie al suo sistema democratico, alle sue leggi, alle capacità ed al lavoro dei cittadini (per citare alcune certezze) si è enormemente sviluppata fino a diventare, come tutti sanno, una delle più importanti realtà economiche del mondo. Questa notevole crescita ha prodotto però, come era logico prevedere, forti cambiamenti specialmente negli ultimi venti anni. Determinante per questi cambiamenti è stata la totale apertura delle frontiere, fenomeno che va sotto il nome di “globalizzazione” e che ci ha trovato, purtroppo, assai impreparati. Globalizzazione che creando un più stretto contatto con altri popoli portatori di culture e tradizioni diverse, da un lato ha permesso il miglioramento degli scambi e delle relazioni internazionali, ma dall’altro ha favorito l’arrivo indesiderato di tante persone che attratte dal nostro “benessere”sono venute in Italia non per cercare un posto di lavoro, ma per compiere atti delittuosi contro la vita ed il patrimonio dei nostri concittadini. Sono arrivate anche, per la verità, tante persone oneste e laboriose che hanno consentito la risoluzione di problemi familiari come l’assistenza agli anziani e l’espletamento di lavori e servizi che noi italiani non vogliamo più fare, ma queste persone sono andate ad accrescere la domanda di abitazioni e di servizi con ciò aggravando la nostra già fragile situazione e l’onere per le pubbliche finanze. Questo maggiore afflusso di stranieri portatori di culture,religioni,usi e costumi diversi unito alla crescente disaffezione nei valori tradizionali da parte dei nostri cittadini sono state poi, a mio giudizio, le principali cause della diffusione, anche in Italia, del “relativismo”, posizione filosofica che, come è noto, non pone una netta linea di demarcazione tra il bene ed il male e nega l’esistenza di verità assolute. In nome di una presunta libertà il relativismo vuole accreditare l’immagine di una società aperta dove tutto può essere permesso e cancellare il pieno rispetto delle norme esistenti considerato segno di debolezza e stantio conformismo. Obiettivamente non possiamo non riconoscere la validità del “relativismo culturale” quando raccomanda il rispetto delle diverse culture e dei valori in esse professati, ma da cattolici lo rifiutiamo quando mette in dubbio le verità rivelate che sono alla base della nostra fede. Così come rifiutiamo il relativismo quando i principi ed i comportamenti permessi nelle diverse culture violano la nostra Costituzione e le nostre leggi. Sono convinto che la crescente diffusione del relativismo non può che aggravare le difficoltà presenti nella nostra attuale realtà ( per citarne alcune la pesante crisi economica di cui non si riesce a vedere la fine che rende estremamente difficile l’ottenimento o il mantenimento del posto di lavoro;la inadeguatezza degli strumenti posti a difesa dello stato democratico; il progressivo abbandono dei valori etici; l’adesione ai partiti politici non più per motivi ideologici, ma quasi esclusivamente per motivi di convenienza; il progressivo abbassamento del livello culturale dei nostri cittadini; la crescente disgregazione delle famiglie). È necessario ed urgente quindi che ci amministra, consapevole del difficile momento che stiamo vivendo e pensando al futuro delle giovani generazioni, deve far approvare dal Parlamento, oltre le tanto attese riforme, norme che richiamandosi ai nostri valori fondamentali meglio tutelino e garantiscano lo stato di diritto Il nostro impegno di cittadini dovrà essere forte perché oltre ad essere più rispettosi delle leggi dovremo abituarci a vivere in una società che sarà sempre più multirazziale e multiconfessionale. Dovremo quindi essere più tolleranti, più disponibili, più attenti ai bisogni ed alle necessità degli altri, ma inflessibili nella difesa della nostra identità e della nostra libertà. 18 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO È bastata una breve apparizione in video di Nicola di Bari, con il capo affondato in un bel cappello, per accendere la mente alla rievocazione di quel apparentemente superfluo ma salutare capo d’abbigliamento. Nicola calzava un bel feltro di alta fattura, peccato che la circonferenza interna fosse di qualche centimetro più larga della misura della testa, così che gli si appoggiava sulle orecchie, di per se già ben evidenti, allargandole fino a renderle somiglianti a quelle famose di topo Gigio. Nei tempi andati per le donne il copricapo, per entrare nei luoghi Sacri era un capo necessario in sostituzione del velo mentre nell’effimero, modellato nelle forme più svariate, un segno di eleganza da sfoggiare nelle cerimonie, indice di civettuola raffinatezza. Da Parigi venivano dettate le linee della moda, cappellini dalle fogge più bizzarre, cloche, boleri, turbanti, impreziositi da accessori di piume, spille, fili di agrette, nastri e velette, cappelli che per il ritmo assunto oggi dalla vita sono stati abbandonati e sostituiti da più pratiche anche se sofisticate acconciature. Per gli uomini era un accessorio abituale che completava l’abbigliamento, i feltri Panizza e i più famosi Borsalino rappresentavano l’apice dell’eleganza. Il cappello (con i quattro schiaccioni) che James Stewart usava nei film nelle parti di giornalista era diventato un mito per i giovani. I lavoratori dei campi, anche se in modo meno borghese, ricorrevano all’uso di questo indumento per ripararsi dai raggi del sole e dalle intemperie; la paglia di Firenze a larghe falde, come un vezzo copriva il capo delle donne durante le operazioni di semina e di raccolto nei campi e le mondine nelle risaie, mentre i vecchi cappellacci, spesso usati e di seconda mano, erano indispensabili ai contadini. Nella stagione estiva con il cambio dell’abbigliamento anche il cappello si adeguava con modelli più leggeri e sofisticati; le matasse di paglie colorate venivano abilmente cucite nelle più svariate fogge e coni esotici provenienti dal lontano oriente davano forma a esclusivi costosi modelli. Per gli uomini il cappello di paglia era segno di distinzione e variava dal semplice e modesto cucito, al raro e costoso Panama Montecristo fino alla famosa ed eccentrica paglietta rigida, LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO di cui oltre a Stanlio & Ollio ne fece un indimenticabile gag Nino Taranto. Per l’uomo era anche il mezzo di distinzione personale che si manifestava nell’incontro, lo stile nel porgere il segno di rispetto, quel tocco di garbata galanteria nel sollevare leggermente il cappello dal capo accompagnando il gesto con un inchino appena accennato che ingentiliva il saluto. Il copricapo ci accompagnava nel corso della vita, dalla cuffietta ricamata che completava quella sacrificante fasciatura che ci irrigidiva nella culla come mummie, al berrettone di lana o di feltro simile a una padella posata sul capo, con quel “pirulino” al centro che non si sa a cosa servisse. Indossavamo le berrette quelle ordinarie che avevano un bottone automatico per fissare la visiera, i raffinati fantini tipo college di Jack Emerson cuciti a spicchi, i baschi ornati con qualche nastro, cappellini di svariate forme che imbarazzavano per introdurci alla prima eleganza giovanile. Per la cerimonia della prima comunione, c’era chi sceglieva le divise militari con galloni, alamari, bottoni dorati e berretti con la visiera lucida, tutte cose che imbaldanzivano i bambini protagonisti distogliendoli dall’essenza della funzione che li vedeva accostarsi per la prima volta alla cena Eucaristica. A quei, purtroppo pochi privilegiati che potevano avanzare negli studi, all’atto della conquista del libretto con la matricola universitaria, nel pieno orgoglio dei familiari, veniva regalato il berretto a feluca del colore della facoltà: bianco (lettere-filosofia), rosso (medicina), nero (ingegneria), verde (chimica-matematica), blu (legge), grigio (economia) 19 che nell’ambiente goliardico significava il periodo della spensierata gioiosa giovinezza che formava nello studio i futuri quadri dirigenti. La feluca di anno in anno era arricchita da oggettini, medaglie, piume e i più disparati fronzoli appiccicati sulle falde fino alla frangia che indicava la conclusione degli studi. Per tanti significava un indimenticabile ciclo della vita e con cura era riposta e ben custodita accanto a quella bustina o basco che nella disciplina dei quindici o diciotto mesi di naja aveva concluso il periodo della gioventù. Nostalgica epopea romantica di una gioventù studiosa ma spensierata e gaudente ormai da anni emarginata nel ghetto dell’infantilismo intellettuale soffocata dalla superiorità di movimenti culturali che hanno rinnovato la società civile che ci circonda. Per l’uso di tutti è omologato il berretto tipo baseball, adatto per ogni età, personalizzabile con i colori e le insegne distintive per qualificare l’appartenenza ai vari club. Così tutti con il berrettino diventato icona del look casual, per il bambino, il tempo libero del professionista, lo sportivo che fa jogging calzandolo magari con la visiera all’indietro, l’anziano che lo adatta serioso alla sua terza età. Il cappello che rimane sempre uguale e attuale è quello verde con la penna nera, simbolo ineguagliabile dell’umiltà, del sacrificio, del volontariato nella dedizione verso il prossimo, orgoglio di chi l’ha indossato con amore e dignità per la Patria: il cappello d’Alpino. A lui onore e gloria: chapeau! Sergio Gradi – Rivoli (To) 20 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO LA CUCINA DELLE FESTE a cura di Flavio Egni Tagliolini in passato di ceci Una ricetta gradevole da servire magari anche come antipasto o come piatto di apertura ad uno più importante. Tralascio la preparazione dei tagliolini, che volendo si possono trovare di buona qualità anche già preparati. Ingredienti per il passato di ceci: ceci, aglio, rosmarino, pomodori, sale, olio extra vergine di oliva. Tenete in ammollo i ceci per almeno 12 ore, quindi metteteli in una pentola coperti di acqua che non deve superare di 2 o 3 dita il loro livello. Aggiungete un rametto di rosmarino, uno spicchio d’aglio non sbucciato, poco sale ed un cucchiaio d’olio . Fate cuocere a fuoco basso con pentola coperta per circa tre ore. In una pentola dalle dimensioni adeguate mettete dell’olio extra vergine di oliva (due o tre cucchiai) uno spicchio d’aglio in camicia schiacciato uno o due rametti di rosmarino, fate insaporire e togliete l’aglio, aggiungete i pomodori freschi passati al setaccio (uno o due secondo dimensioni), salate, fate cuocere per qualche minuto, quindi aggiungete i ceci che avrete preventivamente passato al setaccio. Io non consiglio di frullarli con i moderni frullatori ad immersione perché nel migliore dei casi resterebbero dei piccoli residui delle bucce che non sarebbero per niente piacevoli da mangiare. La quantità dovrà variare a seconda dei piatti da fare, tenete comunque presente che dopo aver aggiunto anche l’acqua di cottura dei ceci o eventualmente altra acqua se necessaria, il composto deve risultare sempre cremoso. Lasciate cuocere almeno 10/15 minuti a fuoco basso, aggiungete i tagliolini e una volta cotti servire ben caldo. BUON APPETITO !!! 21 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO Pollo in galantina Pici all’aglione I Pici sono una ricetta povera della tradizione senese, la cui origine è contesa tra diversi paesi del sud della Provincia di Siena. Sicuramente a Celle Sul Rigo sono maestri nel rispettare e nel mantenere la tradizione di questo gustoso piatto. Almeno è lì che ho imparato ad apprezzarlo e lì che di tanto in tanto colgo l’occasione per rinnovarne i sapori. È un piatto sconsigliato a chi non gradisce il gusto dell’aglio che ovviamente deve invece essere molto intenso. Pici ingredienti per 4 persone: mezzo kg di farina, un bicchiere di acqua, un cucchiaio di olio, un pizzico di sale. Impastate insieme gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio e compatto, lasciatelo riposare per un quarto d’ora circa, quindi stendetelo fino ad uno spessore di 7 – 8 mm. Tagliate a strisce circa della stessa misura, poi lavoratele una alla volta con le mani fino ad ottenere uno spaghettone lungo e dalla forma irregolare. Cospargeteli con una spruzzatina di farina e copriteli fino al momento della cottura. Aglione ingredienti: 8/10 spicchi di aglio, abbondanza di pomodori freschi (possibilmente), o in scatola a pezzetti finissimi, olio extra vergine di oliva, sale, peperoncino a piacere. Pestate gli spicchi d’aglio fino a ridurli in una crema, passarli in abbondante olio facendo attenzione di cuocere a fuoco moderato affinché non prendano colore, aggiungete il peperoncino se gradito, quindi i pomodori freschi passati al setaccio, salate e fate cuocere per circa dieci minuti. Cuocete i pici in abbondante acqua salata, scolateli e conditeli con il sugo all’aglione. I pici sono ottimi conditi anche con altri ingredienti: al cacio e pepe, alle briciole, con un ottimo ragù di carne o meglio con un ragù di anatra. BUON APPETITO!! È un piatto di mezzo eccezionale, provatelo a fare e vedrete che non ha nulla a che vedere con quello che siamo normalmente abituati a comprare. Ingredienti: un pollo disossato che potrete richiedere al vostro macellaio o trovare nei buoni supermercati, 300 gr di magro macinato di vitello, 300 gr di magro macinato di maiale, 100 gr di prosciutto crudo tagliato a dadini, 100 gr di lingua salmistrata tagliata a dadini, 30 gr di pistacchi, 2 uova intere, pezzetti piccoli di polpa del pollo tolta dalle varie parti dove abbonda, tartufo (se piace), sale, pepe. Preparate il composto per riempire il pollo mettendo tutti gli ingredienti di cui sopra in un recipiente mischiando energicamente; quando tutto sarà ben amalgamato riempire il pollo già disossato. Cucite le parti che saranno rimaste aperte nella disossatura con ago e filo da cucina, quindi avvolgetelo strettamente in un panno bianco che chiuderete alle estremità legandolo. Mettetelo a bollire per circa un’ora e mezzo in abbondante acqua salata. A cottura ultimata togliete il pollo, ponetelo su un tagliere e metteteci sopra un peso affinché raffreddando prenda una forma leggermente schiacciata. È consigliabile aspettare almeno 24 ore prima di servirlo. Di contorno potrete servire uno sformato di gobbi. (cfr. n. 38 del nostro giornale). BUON APPETITO !!! 22 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO Capitone nel tegame Il Capitone come noto è un pesce simile all’anguilla, ma che raggiunge dimensioni più ragguardevoli. Dalle nostre parti si trova in vendita nelle pescherie solamente nel periodo Natalizio. In Toscana nei tempi passati era un piatto tipico delle feste, nelle campagne poteva ancora (oggi non più) essere trovato nei corsi d’acqua ed era pertanto un piatto ricco, diverso ed a buon mercato. Anche in casa mia è stato oggetto del menù di Natale per più di una volta. Ingredienti: Capitone di buone dimensioni (per sei persone almeno un Kg e mezzo), 2 cipolle di media grandezza, una costa di sedano, una manciata di prezzemolo, olio extra vergine di oliva, un bicchiere di vino rosso, 2/3 pomodori freschi o in scatola a pezzetti fini, sale, pepe. In un capiente tegame mettete nell’olio un battuto di cipolle, sedano e prezzemolo. Fatelo rosolare girando spesso per non farlo attaccare. Preparate il capitone, dopo averlo ben pulito, lavato, tolto le interiora, senza spellarlo, tagliatelo a tocchetti di 5/6 cm. ed aggiungetelo al soffritto quando questo avrà preso un bel colore biondo. Fate rosolare il capitone ed unite il vino, dopo che sarà evaporato salate e pepate. Aggiungete i pomodori passati al setaccio o quelli in scatola fini già pronti. Fate cuocere a fuoco basso fino a che si sarà formato un bel sughetto. Servite ben caldo. BUON APPETITO !!! Augper uri un Sereno Natale ed un Felice Anno Nuovo 23 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO NUOVI SOCI Sono entrati a far parte della nostra Associazione i seguenti nuovi Soci: AFFINITA COSIMO – Messina ANASTASIO CATERINA – Amalfi ANGELUCCI TIZIANO – Manciano ANICHINI PATRIZIA – Castelnuovo Berardenga ANTOGNOLI GIANFRANCO – Viareggio BACCARINI MIRCO – Castel Guelfo BALDELLI GIORGIO – Montepulciano BALSANO ANGELO – Roma BARALDI CARLO – Mantova BARCHI CARLO – Pistoia BARLUZZI PATRIZIA – Castelnuovo Berardenga BECUCCI ANTONIO – Monticiano BENCINI FIORENZA – San Giovanni Valdarno BENEFORTI DARIO – Firenze BERNABUCCI GIANNI – Montignoso BETTINI FABIO – Montaione BINDI SETTIMIO – Bucine BISCARINI CLAUDIO – Perugia BISOGNI MARCO – Roma BONDIELLI GIUSEPPE – Massa BORGIANNI FRANCA – Colle Val d’Elsa BOTTARI LUCA – Viareggio BOTTEGHI MARCO – Rimini BOVARI AURELIO – Senigallia BRILLO SIMONETTA – Castelnuovo Berardenga BRINDANI LIVIA – Reggio Emilia BRUSCHETINI GABRIELLA – Firenze BUCCIANTI FABRIZIO – Firenze BUETI SERFAINO – Colle Val D’Elsa BUFANO PIETRO – Empoli BUNGARO ANNA MARIA – Vaglia BURCHIELLA SILVANO – San Casciano Bagni BURRESI CESARE – Poggibonsi CASALE ANGELO – Spadafora CASTELLANO ANTONIO – Pistoia CALCATERRA FRANCESCO – Roma CANNAVO’ ROBERTO – Roma CAPPELLETTI PAOLO – Siena CAPUZZIMATI FIORENZO – San Marzano CARADONNA NICOLA – Taranto CARATOZZOLO ANTONIO – Buttapietra CARBONERO GIUSEPPE – Torino CAZZANIGA GIOVANNI BATTISTA – Cisliano CENNI ROSSANA – Siena CHELI MORENO – San Casciano Val di Pesa CICALONI EMILIO – Cetona CINI FRANCA – Sovicille CIRILLO SILVANO – Sovignana Vinci CIOPPI ALFIO – Poggibonsi COLOMBI ROBERTO – Zinasco COLONNA MARTINO – Bari COPPINI MARCO – Carmignano CORNUTI GIUSEPPE – Siena COSENTINO GUIDO – Torre del Greco CUDICIO LORETTA – Milano CULLA ROBERTA – Torino CURRADI MASSIMO – Ruffina D’ANDREA GIOVANNI – Roma DE PAOLIS MARIO – Galatina DE TUGLIE MARIA – Taranto DEL VENUTO CARMELINA – Sesto San Giovanni DONATI MARCELLO – Arezzo DONNINI GIOVANNA – Firenze FALASCHI FRANCO – Sinalunga FANFANI GIANNI – Firenze FATUZZO GIUSEPPE – San Gregorio di Catania FONTANESI MARIA – Roma FRANCO MARIO – Crispiano GENTILE GAETANO – Triggiano GHIANDAI PAOLA – Arezzo GIANNINI ESTERA – Pescia GIGLIONI VALENTINO – Città della Pieve GIOLLI LUISA – Poggibonsi GIOVANNITTI GIUSEPPE – Trani GIUGANINO DANIELA – Roma GRANDIS ORNELLA – Roma GRAZZINI SERGIO – Badia Alpino GRAZZINI SIMONETTA – Firenze GRECO ROCCO – Palmi GRIGIOTTI LUCIANO – Lucignano IEMMOLO CALOGERO – Licata IMPERATORE ROCCO – Genova INDRIZZI GIAN FRANCO – Siena LA FORGIA PAOLO ANNA – Molfetta LA MOTTA BRUNO – San Nicola la Strada LANDI ANGELO – Monticiano LANDRIANI SERFAINO – Motta Visconti LENZINI ROBERTO – Castelnuovo Berardenga LEONI ERNESTO – Milano LUCIANI RENZA – Sarzana LUCIOLI ALBERTO – Acquaviva di Montepulciano LUPPI MARIO – Latina LODI NEDDA – Firenze MALATESTA FRANCA – Pescara MALPELO LUIGI – Montepulciano MARANGELLA FRANCESCO – Grottaglie MARAVENTANO DIEGO – Palermo I NOSTRI LUTTI Comunichiamo con vivo cordoglio la scomparsa dei Colleghi: BARTALINI GIOVANNI – Siena CARINI GAETANO – Siena CERRETANI FOSCO – Orvieto CORAMUSI GIORGIO – Roma DE FERRANTE ANGELO – San Paolo Belsito FRANCI CESARINO – Chiusi GAROFOLO RITA PIA – Siena GRANAI MARIA – Siena LANZI GIUSEPPE – Campagnatico MAMMARELLA ALBERTO – Lastra a signa PARRINI MARIO – Siena PETRI CESARE – Massa ROSSI ADINO – Siena CONTRIBUTI VOLONTARI Sono pervenuti alla nostra Associazione, per le proprie attività organizzative e per il periodico ‘LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO’, contributi volontari da parte dei seguenti Colleghi: GALARDI MARIA LUISA VED. GRANAI – Siena NENCINI ANNA MARIA VED. CORSINI – Siena Versamenti pervenuti dalla Delegazione di Firenze: ABRAM ERMINIO BERTI ERMANNO BOZZI PAOLO BULLI ANDREA BUONAPROLE FERRUCCIO CESARI BALLONI MARIA CENI IRMA CHECCHI SANDRA FANTASTICHINI LUIGI FANUCCI GIULIANO GANDI CARLA GIULIANI NEDA GUELFI PANERAI MARIA LUISA LANDI GIUSEPPINA LUTI ANNA MACCHIAVELLI EMILIO MARGHERI VALERIA MESSINA GIOVANNA MULINACCI BRUNO NACCI FERNANDO NOTARI PIOLI IONE NUTI ANNA PESTELLI DINO ROSSETTI PICCIOLI DIVA TESI EDOARDO 24 LA NUOVA VOCE DEL PENSIONATO “ FACITE AMMUINA “ di Mario Masseti Chissà quante volte, anche noi toscani, avremo pronunciato, magari a sproposito, la parola ‘Ammuina’, gergale prettamente napoletano, ma entrata in uso comune per indicare sia confusione che modo di porsi in maniera subdola e appariscente, per ottenere dal prossimo quanto desiderato. “Per renderti importante stai facendo un’ammuina!” Ci avranno apostrofato chissà quante volte con questo termine, solitamente in modo scherzoso, ma spesso anche offensivo. Eppure ‘ammuina’ ha origini più che nobili, specialmente al sud: una volta stava a significare un modo, magari gentile, per entrare nelle grazie del prossimo, con parole, doni, o attività al di fuori del comune . L’espressione ‘ammuina’ colpì anche il grande Horatio Nelson, il vincitore di Trafalgar, visconte ed ammiraglio della flotta inglese, anche se a Napoli, nel 1799 patrocinò la spietata rappresaglia contro gli esponenti della Repubblica partenopea. Fu proprio lui, consapevole della disciplina imposta a bordo delle navi di linea britanniche, a suggerire alla Segreteria di Stato borbonica un bizzarro contegno, da attuarsi a bordo dei navigli, facendo eseguire ai marinai, e soprattutto ai ‘terrazzaniì, la componente non qualificata della ciurma, spesso arruolata a forza, un comportamento, oggi ridicolo, suggerito dal termine ìammuinaì, capace di esaltare, agli occhi delle autorità del Regno e degli stranieri, la capacità e l’efficenza della flotta. Qualche anno dopo la morte di Nelson, avvenuta durante la battaglia navale di Trafalgar, l’Ammiragliato napoletano emise un regolamento che, all’epoca, doveva risultare estremamente efficente. Lo riportiamo tale quale come appare nel documento ufficiale: Regno delle Due Sicilie - COLLEZIONE DE’ REGOLAMENTI della Marina. Anno 1841 N° 266 (N° 6975.) REGOLAMENTO da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina. Napoli, 20 Settembre 1841. CAPITOLO XIX Art. 27 - FACITE AMMUINA - All’ordine “Facite Ammuina”: tutti chilli che stanno a prora, vann’a poppa e chilli che stann’a poppa vann’a prora; chilli che stann’a dritta vann’a sinistra e chilli che stann’a sinistra vann’a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann’ncoppa e chilli che stanno n’coppa vann’abbascio, passann’ tutti p’o stesso pertuso; chi nun tiene nient’a ffa, s’arameni a ‘cca e a ‘lla. Ordine: “FACITE AMMUINA”!!! N. B. : Da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno.