FEDERAZIONE ITALIANA
ASSOCIAZIONI
DONATORI DI SANGUE
PERIODICO DI INFORMAZIONE A CURA DELLA FIDAS VERONA - DONATORI VOLONTARI DI SANGUE
Spedizione in Abbonamento Postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Autorizzazione Tribunale di Verona N. 1535 del 13 Marzo 2003
La nostra squadra
di Andrea Campara - presidente Fidas Verona
Quando vedo un’iniziativa organizzata da un gruppo di
donatori volontari di sangue e vedo presenti più di 400
persone per una biciclettata, oppure più di 200 ragazzi donatori per un torneo di calcio o più di 200 per una
partita di pallavolo, beh, allora penso che la nostra
squadra, la nostra Fidas Verona, sia in gran forma. È
bello vedere e sentire in queste occasioni il piacere di
stare insieme, orgogliosi del nostro “essere donatori” e
ritengo sia importante incoraggiare ed incentivare tutte
quelle iniziative che aumentino l’amicizia ed il dialogo
tra donatori e allo stesso tempo stimolino colui che è
titubante ad entrare a far parte della nostra associazione. Questi momenti di aggregazione, di fatto, fanno
aumentare le persone disponibili ad impegnarsi ad
effettuare quell’importante gesto di solidarietà che è il
dono del sangue; basti pensare che nel recente torneo
provinciale di calcio svoltosi a Velo Veronese, più di 40
ragazzi si sono avvicinati per la prima volta alla donazione. Un successo, una grande vittoria. Bisogna
anche dire che, nelle nostre manifestazioni, lo stare
insieme rafforza lo spirito di solidarietà e la consapevolezza di fare del bene per altre persone. I risultati
che abbiamo raggiunto in questi anni ci gratificano
degli sforzi fatti e sono diretta conseguenza di tutto
l’impegno profuso. L’organizzazione di importanti iniziative promozionali sia a livello locale che provinciale,
ha fatto sì che la nostra Fidas Verona sia in costante
crescita sia come donazioni che come numero di
donatori.
Con umiltà ed impegno cerchiamo di fare in modo che
siano sempre più quei momenti durante i quali possiamo divulgare il nostro messaggio, cercando di far capire a più persone possibili che non basta riconoscere
che vi è un diritto alla salute e che i nostri ospedali
necessitano di un numero sempre maggiore di
donazioni, ma occorre adoperarsi affinché non
manchi mai la disponibilità di sangue.
Sapere che un trapianto è stato rimandato o
che ci sia stato un differimento di qualche
terapia perché non c’era disponibilità di
sangue sarebbe una cocente sconfitta. Nel nostro vivere quotidiano
siamo tutti presi da tanti impegni e
coinvolti in un vivere frenetico, e
proprio per questo assumono
più importanza le nostre iniziative fatte insieme con
gratuità ed impegno
puntando sempre alla
vittoria, ben coscienti che, per la nostra
squadra, la vittoria è sapere che
a tanti ammalati è tornato
il sorriso e
la gioia di
vivere.
La strada percorsa
di Silvano Salvagno - pres. onorario Fidas Verona
Nel numero precedente di “Noi Donatori” abbiamo percorso i primi passi che hanno condotto
tre Gruppi autonomi di donatori di sangue a
riunirsi in un’unica associazione, Fidas Verona,
con inizio dell’operatività dal 1° gennaio 1998.
Non so se siamo riusciti a ricreare l’atmosfera di
quei momenti, che denotavano grande determinazione ma anche incertezza, forte volontà in
alcuni ma anche dubbi in altri, che temevano
forse di passare da una situazione difficile ad
una peggiore. Ora vorremmo raccontare i primi
tempi, dal 1998 in poi, per ricordare, e perché
resti nella memoria di chi li ha vissuti, le prime
esperienze, le scelte importanti, il modo di fare
promozione, come ci siamo presentati al grande pubblico potenziale donatore, ed ancora
come offrire la nuova comune immagine.
Avevamo soltanto il nome: Fidas Verona, che
avevamo scelto per confermare la collaborazione con la Federazione Italiana delle Associazioni Donatori di Sangue. Decidemmo in
tempi brevi il simbolo associativo che avrebbe
accompagnato l’Associazione nel suo percorso
di volontariato. Tra le varie proposte venne
accettata quella di un giovane grafico creativo,
Roberto Solieri, che superò di misura le altre.
L’immagine scelta era molto semplice
nella grafica ma molto significativa: una
goccia di sangue, simbolo primo della
donazione; al suo interno stilizzati alcuni arcovoli dell’Arena per ricordare
Verona e il territorio della nostra attività; un’ellisse che circonda il tutto ma
senza chiudersi, a significare la continuità della donazione, che non può
avere soluzione finché un ammalato avrà bisogno di un donatore e
del suo sangue. La scelta del simbolo associativo permise di programmare alcuni mezzi per
comunicare ai donatori, ma
anche alla popolazione, che una
nuova associazione era nata,
che era la diretta emanazione di
altre tre ben note e che da anni
erano operative sul territorio
della provincia veronese. Ecco
allora i labari per tutte le sezioni,
gli striscioni, i distintivi, i primi
manifesti e locandine, i depliants
Segue a pag. 3
DICEMBRE 2007
n. n.
119
2
vita associativa
Dal Direttore
Responsabile
DA “NOI IN FIDAS”
"
di Alessandra Galetto
Una nuova veste grafica, più snella
e leggibile, per rendere la comunicazione con i nostri lettori più agevole
e immediata: con questo numero,
come subito vi apparirà chiaro, Noi
Donatori inaugura dunque un nuovo
look, e il cambiamento non è solo un
fatto esteriore. Certo i contenuti e
l’organizzazione delle sezioni del
periodico Fidas restano invariati, a
scrivere e parlare restano gli stessi
nomi che già conoscete, ma la
volontà di fondo che sta sotto questo
cambiamento è importante, perché
non rappresenta solo un tentativo di
miglioramento estetico, ma persegue quel progetto di comunicazione
efficace e “forte” che, anche con
molte altre campagne e iniziative di
sensibilizzazione, Fidas Verona
porta avanti.
E i passi avanti in questi mesi non
sono mancati: come scrive il presidente Andrea Campara in apertura,
alcuni momenti di aggregazione,
come il torneo provinciale di calcio
che si è svolto a Velo, hanno portato molte nuove e giovani iscrizioni:
stesso trend positivo che emerge
dalle pagine che raccontano la vita
associativa, sia che si tratti dei giovani di Cadidavid, sia dell’attività a
scuola a Caselle di Sommacampagna, sia dei 13 nuovi donatori di Boscochiesanuova.
A questo fervore di attività che Fidas
svolge con infinite energie si aggiunge anche, proprio sulla stessa linea,
il cambiamento dell’impostazione
grafica delle pagine che state leggendo, impostate alla stessa immediata comunicativa del nostro più
generale lavoro. Ne è testimonianza
la bella storia che il presidente onorario Silvano salvano prosegue a
tracciare anche su questo numero
delle origini e dello sviluppo di Fidas
Verona: ne emerge, quale linea unitaria e fondante, una vocazione ad
operare unita alla consapevolezza
dell’importanza di comunicare.
Nelle pagine che seguono trovate
poi alcune importanti considerazioni
di carattere più strettamente medico, qualche riflessione dedicata specificamente alle donne (il numero
dei donatori e quello delle donatrici
si stanno progressivamente avvicinando) e certamente qualche occasione di impegno alla quale ciascuno potrà dare un suo contributo.
Spesso un piccolo gesto, in grado
però di trasformarsi in un grande
atto di generosità.
periodico della
FIDAS VERONA
Donatori Volontari
di Sangue
Via Polveriera Vecchia, 2 - 37134 Verona
Tel. 045/8202990 - Fax 045/8278521
www.fidasverona.it
E-mail: [email protected]
Grazie Donatori
di Aldo Ozino Caligaris - presidente Fidas Nazionale
La miastenia grave è una malattia
neuromuscolare su base autoimmune, caratterizzata da una grave debolezza muscolare e non ancora ben
definita, che colpisce un numero rilevante di persone e che può causare
una grave compromissione della
muscolatura a innervazione bulbare,
dando luogo a volte a situazioni critiche che possono rappresentare un
rischio per la vita del paziente.
Una recente pubblicazione scientifica
a cura di Roberta Ricciardi, medico
neurologo, e di Giovanni Paolo
Fontana, giornalista, ha messo in evidenza come la plasmaferesi terapeutica e l’utilizzo delle immunoglobuline
per via endovena rappresentino due
fondamentali presidi nel risolvere
alcune fasi critiche del paziente miastenico, nel rallentare l’evoluzione
della malattia e nel migliorare lo stato
clinico delle persone affette da questa patologia. Tra le pagine del libro
ho scoperto, con stupore ma con
altrettanto piacere, un ringraziamento
“a tutti i silenziosi e sconosciuti donatori di sangue” da parte dei tanti
pazienti miastenici e degli operatori
sanitari che si impegnano nella cura
di questa grave patologia.
È noto che la terapia trasfusionale,
effettuata sia con emocomponenti
labili che con emoderivati, costituisca
un presidio insostituibile nelle più
diverse patologie cliniche e chirurgiche: dagli interventi chirurgici di elezione e di urgenza ai trapianti d’orga-
Fidas Verona saluta il presule
mons. Giuseppe Zenti
nuovo vescovo di Verona
Il bollettino della sala stampa vaticana dell’8 maggio 2007 ha riportato
l’annuncio che il Santo Padre ha
accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Verona,
presentata da S.E. mons. Flavio
Carraro, e ha nominato Vescovo di
Verona, S.E. mons. Giuseppe Zenti.
Il Presule è originario della diocesi
veronese dove è stato ordinato
sacerdote nel 1971.
Dopo aver insegnato al seminario
minore di San Massimo, è stato parroco di Santa Maria Immacolata a
Verona, poi a Legnago e infine vicario generale del Vescovo di Verona,
finché papa Giovanni Paolo II, nel
2003, non lo aveva nominato
Vescovo di Vittorio Veneto.
Venerdì 17 agosto 2007, la nostra
Associazione nelle persone del presidente provinciale Andrea Campara,
del presidente onorario Silvano
Salvagno, di Lino Tirelli, Francesco
Autorizzazione Tribunale di Verona
n. 1535 del 13.03.2003
Presidente Fidas Verona: ANDREA CAMPARA
Direttore editoriale: SILVANO SALVAGNO
Direttore responsabile: ALESSANDRA GALETTO
Comitato di redazione: Alessandra Galetto Silvano Muraro - Silvano Salvagno - Stefano
Tassini - Lia Valente - Francesco Rossetto
Rossetto e di Stefano Tassini è stata
ricevuta presso il vescovado da S.E.
mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di
Verona. Nel significativo e cordiale
incontro, abbiamo presentato in
breve, a S.E., Fidas Verona, dal progetto di unificazione dei tre gruppi
storici del volontariato del dono veronese, alla costituzione dell’Associazione, e ripercorso il cammino di
questi 10 anni di attività donazionale
e di impegno nella promozione della
cultura del dono nel nostro territorio.
Il Vescovo ci ha espresso il ringraziamento per la visita e l’apprezzamento per l’impegno dei donatori associati.
Nel corso di scambi di opinioni, di
impressioni, di valutazioni e di prospettive, S.E. si è soffermato sull’importanza della “gratuità del dono”
offrendo un gradito contributo, in termini di idee, di indirizzi e di invito di
svolgere al meglio il servizio alla vita.
Grafica ed impaginazione: Silvano Muraro
Servizi fotografici: cav. Angelo Fasoli Archivio Fidas Verona
Hanno collaborato a questo numero:
prof. Glauco Pretto - dott.ssa I. Crocco
dr. M. Bonifacio - A. Perbellini - E. Barbi
M. Zampieri - E. Varalta - S. Troiani
Stampa: Fides · Verona
ni, e nella cura dei pazienti oncologici come dei talassemici o degli emofilici. La legge di riforma del Sistema
Trasfusionale sottolinea come la
donazione volontaria di sangue e di
emocomponenti costituisca la base
del sistema stesso e diventi, quindi,
garanzia di buon funzionamento del
Sistema Sanitario Nazionale. La
stessa normativa prevede un’ampia
partecipazione del volontariato agli
organismi di governo del sistema trasfusionale. È notizia di questi giorni
l’avvenuta composizione, ed il suo
insediamento, della Consulta tecnica
permanente per il sistema trasfusionale, ove sono presenti quattro rappresentati del volontariato del dono.
Purtroppo però, non sempre, la
donazione del sangue e dei suoi
componenti da parte dei donatori
volontari, periodici, responsabili, anonimi e non remunerati viene tenuta in
giusta considerazione. Oppure è
considerata un atto scontato, o soltanto dovuto. La donazione rischia di
essere sottovalutata e non sufficientemente valorizzata, sia per il suo
significato etico che il suo valore di
“energia vitale” che generosamente
transita, sotto tante forme, dal donatore all’ammalato. Stupisce come al
gesto della donazione possa non
conseguire un opportuno sentimento
di gratitudine!
Troppo spesso, in questi giorni, leggiamo sulle pagine dei quotidiani o
sentiamo tra le informazioni radiotelevisive di episodi di intolleranza, di
violenza gratuita, di “bullismo” che
interessano i giovani, mentre manca
totalmente nell’informazione il ritorno
di innumerevoli episodi di solidarietà
e di generosità che permettono a
molte persone di migliorare la propria
qualità di vita ed a volte di sopravvivere. La donazione del sangue
dovrebbe essere utilizzata come
esempio di solidarietà da imitare ed
essere indicata come gesto da compiere, per puro senso civico o per
carità cristiana, e di cui essere grati.
Ecco quindi come ai ruoli istituzionali, svolti dalle associazioni di donatori
di sangue, di promozione e diffusione
della cultura della donazione del sangue, di tutela della salute dei donatori e di perseguimento del loro trattamento omogeneo su tutto il territorio
nazionale, si deve accompagnare
quello di esplicitare un sincero sentimento di gratitudine per il silenzioso
“bene” che i donatori, sempre con
discrezione ed umiltà, quotidianamente compiono. Siamo prossimi
alla festività natalizie e di fine anno,
moltissimi saranno i doni sotto l’albero o accanto al Presepe ma nessuno
sarà così prezioso e gradito come il
dono di qualcosa di personale, come
il dono del sangue!
Grazie Donatori
e Buone Feste a tutti.
vita associativa
3
INTERREGIONALE FIDAS
“Futuro della donazione periodica:
donazione associativa o raccolta associativa”
di Andrea Campara
presidente Fidas Verona
Ogni anno la Fidas nazionale convoca le Associazioni federate per
un convegno interregionale con un
tema ben definito, che è quello
richiamato dal titolo. Veneto e
Friuli Venezia Giulia si sono incontrati con il presidente nazionale dr.
Aldo Ozino Caligaris al Tempio del
Donatore di Pianezze. Riportiamo
l’intervento sul tema del nostro
presidente Andrea Campara.
Fidas Verona, come già più volte
accennato in occasione di vari congressi, non vive come suo il problema
dell’abbattimento della donazione
occasionale, tema di oggi. La nostra
Associazione, infatti, ha un indice di
donazione superiore a 2 ed è convinta
che l’attuale situazione di lavoro e collaborazione con i C.T. sia sostanzialmente la scelta più che adatta per la
raccolta sul territorio veronese.
Le motivazioni che dovrebbero portare
una associazione ad orientarsi verso la
raccolta associativa, oltre al problema
della donazione occasionale, potrebbero essere anche la volontà di colmare insufficienti capacità organizzative
dei C.T. di prelevare quanto il territorio
o zona di competenza può dare.
Inoltre, ci può essere il desiderio di
ottenere maggiori risorse economiche
da utilizzare ovviamente a favore della
donazione e della diffusione della cultura del donare. Partendo da quest’ultima considerazione ricordo che la
quota che ci viene assegnata ad ogni
donazione è di buona sostanza e ci
permette di provvedere a tutte le
necessità concordate con i responsabili sia provinciali che locali. Non sono
quindi le risorse economiche a mancare, semmai qualche volta sono le risorse umane. Inoltre, noi siamo volontari
ed abbiamo scelto di dedicare parte
del nostro tempo libero non solo per
donare un po’ del nostro sangue, ma
anche per far sì che la raccolta possa
soddisfare sempre la richiesta d’aiuto
di chi è in difficoltà. La gente ci guarda
e si avvicina quando è sicura che le
nostre azioni sono mosse dal giusto
spirito del volontariato. Certo in altre
regioni sappiamo dell’oggettiva difficoltà di provvedere alla raccolta completa
del sangue tramite i C.T. e magari, in
certe situazioni, manca anche la volontà politica di incrementarla. Noi viviamo
in una provincia invidiabile sotto questo
aspetto. Sono attivi tre C.T. di notevole
capacità supportati sul territorio da altri
dieci Centri di raccolta e, quindi, c’è la
possibilità di donare senza troppi disa-
...DALLA SEDE PROVINCIALE
✓ Molto positiva la situazione delle donazioni al 30/09/2007: risultano nr.
14.629 con un aumento rispetto al 2006 di nr. 358 donazioni.
✓ La Presidenza ha stabilito la data del prossimo Consiglio Provinciale,
che si terrà sabato 17 novembre presso l’Istituto Don Calabria a S.
Zeno in Monte.
✓ È stato deliberato l’acquisto di un pulmino da utilizzare per le varie iniziative provinciali e per le riunioni fuori provincia; un sostanzioso contributo ci è stato concesso dall’Assessorato regionale del Volontariato.
✓ A richiesta di alcune sezioni è stato predisposto un “diploma di benvenuto” per i nuovi Donatori; attenzione: questo riconoscimento non
fa parte delle premiazioni ufficiali di Fidas Verona, ma è a disposizione delle sezioni che intendono consegnarlo.
✓ Sono già stati stampati i calendari 2008 di Fidas Verona; parte dei
calendari verranno dati gratuitamente per l’esposizione nei pubblici
esercizi, i rimanenti sono a disposizione delle sezioni che li hanno
ordinati e potranno essere ritirati presso la sede provinciale.
✓ Sono state preparate circa 600.000 bustine di zucchero.
Le sezioni che ne hanno fatto richiesta potranno ritirarle presso la
sede provinciale.
gi. Alcuni C.T. poi sono aperti anche la
domenica per favorire chi non ha altra
alternativa. I nostri rapporti con i
Primari ed i loro collaboratori sono ottimi, per cui la situazione ci permette di
fare con attenzione sia le chiamate che
l’organizzazione associativa e la relativa promozione. L’unica motivazione
per far cambiare strada a Fidas Verona
può essere ricercata nella diversa economicità del trattamento ma sarebbe
assurdo, tanto che potrebbe rovinare
quanto di buono le associazioni veronesi hanno ottenuto in questi anni. Il
costante incremento di donatori e
donazioni della provincia di Verona ci
ha portati a fine 2006 ad oltre 65.000
donazioni (Fidas e Avis) in una provincia che conta 860.000 abitanti (75 per
1000 abitanti) dei quali più del 5%
extra-comunitari con scarse o nulle
possibilità di avvicinarsi alla donazione. Quindi è evidente che noi continueremo sulla strada attuale che ci
vede protagonisti nel volontariato del
dono e rispettati collaboratori sanitari.
C’è anche un’ultima considerazione
sulla quale ognuno deve riflettere
bene. Cosa comporterebbe un cambiamento di rotta verso la raccolta
associativa?
Organizzazione logistica, assunzione
di medici e/o personale infermieristico,
tecnici esperti acquisti di materiale, trasporto, convenzioni e nuove responsabilità; non ultimo far passare il messaggio ai donatori. Noi siamo convinti che
se sappiamo colloquiare con i nostri
referenti, le cose possono solo migliorare e, quindi, insistere con una sempre più assidua ed impegnata collaborazione con i C.T. è per Fidas Verona la
strada da percorrere.
Segue dalla 1ª pagina
La strada percorsa
ed altro, che ci aiutarono, e tutt’ora ci
aiutano, nella diffusione dell’immagine
con l’obiettivo di avvicinare nuovi donatori e fare cultura del donare.
Localmente le sezioni singolarmente e
per zone logistiche accettarono la nuova
sfida impegnandosi nel contattare i loro
donatori portando convinzione ed entusiasmo. Giornali e televisioni veronesi,
stimolati nel modo opportuno, furono
disponibili quando lo chiedemmo; gli
amministratori pubblici ci furono vicini
negli incontri importanti con la presenza
e agevolando le nostre iniziative. I primari dei Centri Trasfusionali e i loro aiuti
si adoperarono per gestire al meglio con
noi il passaggio alla nuova associazione, continuando poi, anzi intensificando
la collaborazione medico-scientifica sia
nelle scuole superiori sia nelle serate
informative organizzate dalle sezioni.
Tutto questo movimento, proposto dalla
presidenza provinciale e sviluppato da
quelle locali, promosse velocemente
l’immagine di Fidas Verona, tanto che
dopo 3-4 anni era ben conosciuta non
solo dai donatori e dai loro referenti, ma
anche dalla gente comune che iniziava
a comprenderne la realtà. A dare un
forte contributo a questa conoscenza
furono due progetti: “i progetti scuola”
che annualmente portarono in migliaia
di famiglie notizie, informazioni pratiche
e… immagine; “il Gruppo Giovani” che
invase la provincia con proposte che
interessavano: lo sport ai massimi livelli
veronesi, lo spettacolo e il divertimento,
i luoghi del tempo libero, della cultura e
ovunque ci fosse la possibilità di incontrare e parlare con la gente.
Ricordare tutto sarebbe impresa assai
difficile e ci limiteremo a nominare le iniziative più evidenti:
- la collaborazione con l’Hellas Verona,
BluVolley Marmi Lanza, C.U.S. Verona
Rugby;
- la partecipazione ai vari Festivalbar
con promozioni mirate;
- l’organizzazione di serate in discoteca,
giornate nei parchi acquatici, presenze al
Palaghiaccio e al Carnevale veronese;
- alla “Straverona” sono centinaia i
donatori che organizzati dal gruppo propongono messaggi promozionali; così
pure in altre manifestazioni simili;
- incontri con i giovani e gli adolescenti
nei vari meeting; la fiera “Job & Orienta”
è ancora un appuntamento annuale di
primaria importanza;
- piazza Brà offre visibilità e… gente e i
Giovani nelle “giornate del Donatore”
concorrono agli obiettivi associativi;
sempre portando allegria, animazione
e… informazione.
Tutto questo movimento, unito alla
comunicazione continua ed opportuna,
ci fecero conoscere come associazione,
accolti sempre con simpatia e stima per
la nostra maniera sempre appropriata
nel proporre e nel proporci.
E arrivarono risultati notevoli che ci invitano a continuare su questa strada adeguando mezzi, tempi e persone; ma di
questo parleremo nel prossimo “Noi
Donatori” per celebrare adeguatamente
i primi 10 anni di Fidas Verona.
4
vita associativa
PAROLE CHIAVE (un invito ad approfondire)
di Glauco Pretto
La donazione del sangue
Giunti, con questa quinta riflessione, a concludere il breve ma
forse non inutile percorso inteso a impostare il multiforme tema
“Donazione”, è arrivato il momento di concludere, cercando di
approfondire il senso specifico del modo di donare “nostro”,
quello che forse più di altri ci appartiene, che ciascuno ha scelto per le più varie ragioni, anche diverse tra loro, ma tutte identiche nel fine ultimo: soccorrere i fratelli che hanno bisogno del
sangue in situazioni dolorose, spesso drammatiche: ”Ero malato e siete venuti a visitarmi” (Matteo 25, 36).
Sembra logico, a questo punto, dare spazio a un riferimento di
carattere generale. Lo poniamo in forma interrogativa: quanto
un tal genere di donazione ha inciso nella psicologia dei “nostri”
donatori, quanto li ha influenzati? Non ci sembra dubbio che l’elemento fondamentale, il sangue è sempre stato carico di suggestioni nell’immaginario collettivo, ha di volta in volta evocato
riflessioni diverse, anche opposte tra loro, e pertanto di duplice
interesse: sangue donato, sangue rubato, per esprimerci in sintesi. Agli occhi e al cuore di un cristiano poi, il sangue richiama
un Uomo-Dio inchiodato sulla croce, che patisce e muore come
uomo in tutto simile agli altri, e segna col suo sangue la via del
proprio martirio, liberamente accettato per un bene universale.
E su questa traccia divina, altro sangue, incalcolabile per motivi
e valore, non misurabile sangue, sparso da molti, credenti e non
credenti, in offerta volontaria per il bene dei fratelli. Di questo
sangue è piena la vicenda umana: molti volti di donatori estremi
ci sono noti ma innumerevoli restano gli sconosciuti, che del
proprio sangue hanno fatto offerta per liberare l’umanità dai falsi
altari dell’egoismo e della ferocia. Anche di questo sangue è
imbevuta la terra donataci perché fossimo fratelli.
È per tale ragione, per quanto di grande e miserabile il sangue
significa e ci narra, che può venire a noi donatori di sangue la
presunzione di essere i primi nel vastissimo cantiere della
“donazione” volontaria a scopo di bene. È luogo comune anche
nella letteratura la frase che si esprime con la domanda: "Cosa
vale più del sangue?". È una presunzione che può tentare, è
vero, ma inconsistente se la poniamo sotto i riflettori di un
mondo che invoca soprattutto la donazione più alta, la suprema,
quella dell’amore. E l’amore, si sa, può essere donato in mille
maniere e per mille rivoli, secondo mille esigenze, per le vie più
palesi e nascoste dell’animo umano. L’amore, per sua natura, è
unico e multiforme, non dimentichiamolo!
Chi offre il proprio sangue compie un gesto sicuramente degno
di lode, tale dono è sicuramente indice di una persona consapevole, di un elemento responsabile nell’immensa comunità
umana; ma solo se dentro quel sangue il donatore versa ciò che
sublima l’offerta: un briciolo di sé, un granello della propria vita,
del proprio tempo, del proprio sentire, del proprio pensare, del
proprio godere e soffrire, un momento di amore insomma, che
può sanare coloro che l’amore non hanno conosciuto o ne sono
stati appena sfiorati. In caso contrario, tutto si riduce a semplice
passaggio di elementi da un corpo ad un altro; elementi senza
dubbio vitali ma defraudati dello spirito che ne costituisce l’essenza più profonda, questa sì vitale in ogni senso.
Non sono cose nuove quelle che stiamo dicendo, sono anzi antiche quanto l’umanità.
Ma fermarsi su di esse a riflettere può produrre qualche bene e
far nascere qualche felice ispirazione: chi già sta donando il proprio sangue può sentirsi maggiormente motivato a continuare;
chi è incerto sul passo da compiere, e indugia per qualche comprensibile timore, può cogliere il fascino che un tale dono porta
sempre con sé: ciò che mi appartiene, la mia personale linfa
vitale, io la offro a un fratello, a una creatura come me che non
è altrettanto sana e felice, che ha bisogno anche del mio sangue per vivere, che in questo modo diventa doppiamente amico
mio, fratello mio, nel quale si rispecchia, assieme al mio volto,
anche il mio cuore, nella più intima gioia.
Interessante ciò che in proposito scrive il prof. Italo De Sandre,
docente di sociologia presso l’Università di Padova: "Forse la
tradizione spirituale insisteva soprattutto sulla donazione di sé
per via di mortificazione, con emozioni di registro negativo, confinando le emozioni positive nello spazio straordinario dei mistici; forse oggi si capisce che anche il donare implica una valorizzazione della gioia sia di chi riceve che di chi dona, in relazione
di amicizia e non di servitù in cui si vive volentieri" (Servitium -
settembre-ottobre 2006 - n°167, pag. 24:
Città aperta Edizioni, Troina - Enna).
Nel salutare gli amici che ci hanno seguito fin
qui con pazienza, desideriamo porgere a tutti
il nostro augurio di vecchi (antichi!) donatori
parafrasando una frase del Maestro: "Nulla è
più grande che dare un po’ di se stesso ai
fratelli".
E chissà che non torniamo a incontrarci!
(Consigliamo la lettura dell’agevole libretto di
Bruno Manghi: Fare del bene. Il piacere del dono e
la generosità organizzata - Marsilio editore)
Il coraggio di vivere
e di ascoltarci...
di Stefano Tassini
Non credo che scorderò lo stupore e l’incredulità che ho provato un martedì di qualche
mese fa quando, aprendo “L’Arena”, ho visto
la foto di una mia amica che in questo articolo chiamerò Silvia. Il cuore mi è sobbalzato
carico di angoscia quando ho letto la frase:
“Ne annunciano la scomparsa i genitori…”.
Silvia aveva 33 anni e un’intera vita davanti a
lei. Qualche settimana prima ci eravamo
incrociati per strada in auto; un rapido saluto
dal finestrino. Alcuni giorni dopo ci eravamo
ritrovati e avevamo scambiato due chiacchiere; il suo sguardo mi penetrava con quel
suo modo di ridere che mi è sempre piaciuto. “Ciao – le dissi – è un piacere rivederti.
Sembra che il tempo non passi minimamente per te, sei sempre molto bella”. Mi rispose:
“Anche tu in questi ultimi quattro anni non sei
cambiato. D’altronde siamo giovani noi, ci
mancherebbe altro”. Giovani… già, giovani.
Ci stavamo rivedendo e salutando dopo un
lungo periodo in cui ci eravamo persi di vista
e ora mi sembra incredibile che quell’incontro casuale fosse stato preparato da uno
strano “destino” per darle un saluto definitivo.
Vedevo Silvia in forma; le chiesi del lavoro e
mi disse che tutto sommato le cose andavano bene, la sua carriera proseguiva e gli
obiettivi da raggiungere la stimolavano a
dare il meglio di se stessa. Accantonati per
un attimo i pensieri, ho rivisto ancora una
volta il giornale e mi sono chiesto come fosse
possibile che lì ci fosse la sua fotografia. L’ho
guardata e riguardata, non ci volevo credere.
Ma Silvia era malata? Non mi aveva dato
assolutamente questa impressione e, quando avevo parlato con lei, nulla mi aveva fatto
sorgere il dubbio. Ho preso il telefono e chiamato un amico per chiedergli se mi sapeva
spiegare cos’era successo. Un brivido mi ha
scosso quando mi ha detto: “Purtroppo,
Silvia si è tolta la vita!”. Che dire? Sì, la mia
amica era malata, ma non fisicamente. L’ho
immaginata nel momento in cui stava mettendo in atto la decisione ormai presa di
porre fine a tutto… avrei voluto essere lì per
fermarla e capire quale fosse il suo malessere. Avrei voluto abbracciarla, confortarla e
farle sentire la mia presenza. Quante cose
avrei voluto, ma tutto terribilmente inutile; io
non ero lì. Inutile nascondersi, anch’io, come
tanti altri che la conoscevano, ero colpevole
per non averla capita. Mi è sempre sembrata una ragazza forte, decisa e, invece, dietro
a tutto questo aveva una grande fragilità
messa a dura prova da fattori a me sconosciuti.
Nella mia mente si sono alternati pensieri a
grande velocità. Ho conosciuto e conosco
tuttora persone che lottano strenuamente
contro una malattia fisica cercando in tutti i
modi di aggrapparsi alla vita. Tanti di loro non
ci sono riusciti. Silvia, come molti altri che
hanno fatto la sua scelta, stava percorrendo
il cammino della vita ed era fisicamente
sana. Perché le è mancato il coraggio di
vivere? Quale malessere si portava appresso? Non lo so, ma l’accaduto mi ha fatto
riflettere. Il volontariato del dono del sangue
o del midollo è un gesto a favore della vita
tanto apprezzato e benedetto da chi ne trae
giovamento. In molti malati la vita è in difficoltà e in tanti casi sta per andarsene; i donatori col loro gesto salutare la rinvigoriscono e,
perché no, la ridanno alla gente che riceve
questo dono. Al contrario, alcune persone
con la fortuna di avere la salute, ma abbattute e deluse dai più vari fattori, rifiutano la vita
e non riescono più a vederne la positività
scegliendo, nei casi più estremi, di “buttarla”.
Ricordo la dura battaglia combattuta da una
mia amica 29enne contro la leucemia, la
determinazione e la forza con cui l’ha affrontata in un duello durato molti anni, ma purtroppo non le è bastato. Allora mi chiedo perché alcuni vogliono e cercano in tutti i modi di
vivere, ma non è a loro “permesso” da un triste destino, e come mai, invece, molti vivono
e non vogliono “permetterselo”? Fa tutto
parte del “gioco” della vita? Io credo che,
malgrado le più grandi difficoltà, chi è fortunato ad avere la salute non dovrebbe pensare di fare la scelta di Silvia, ma avere il
coraggio di vivere anche per chi non ha potuto farlo perché affetto da gravi malattie. È
importantissimo cercare, trovare nuove energie e motivazioni anche se si è in difficoltà
nella vita. Se necessario, occorre avere il
coraggio di chiedere aiuto, quando chi ci sta
intorno non capisce che ne abbiamo bisogno. Certamente, il mondo in cui viviamo è
complesso e molte volte è sordo agli appelli
lanciati, più o meno velatamente, da chi ha
bisogno di supporto, ma è altrettanto vero
che non credo che nessuno sia disposto ad
ascoltare e aiutare. Ognuno di noi conosce
persone che tengono a noi e ci hanno a
cuore. È importante provare ad avere più
fiducia in chi ci circonda, ma lo è altrettanto,
fermarci, pensare, capire e accogliere, cercando di fare in modo che reciproco aiuto e
sostegno non siano solo belle parole scritte
sul vocabolario. Solo così la nostra società
sarà più giusta.
Ci ho pensato a lungo e mi sono convinto
che se impareremo ed avremo davvero il
coraggio di ascoltarci… allora Silvia non se
ne sarà andata invano.
vita associativa
PROGETTO
SCUOLA
5
Prosegue intensa la campagna di sensibilizzazione
nelle scuole primarie e secondarie, appoggiata
dall’Amministrazione provinciale, per far comprendere l’indispensabilità del dono del sangue.
La donazione di sangue
in classe
di Lia Valente
Un esempio di didattica sulla donazione. È possibile e anche piacevole
inserire l’argomento della donazione nella didattica di classe tramite una
serie di attività che richiedono un po’ di lavoro, tempo e disponibilità.
Mi è capitato spesso di presentare una serie di proposte legate alla tematica della donazione nella classe nella quale insegnavo, con la collaborazione dell’insegnante di scienze che esponeva l’argomento dal punto di vista
scientifico; l’obiettivo che intendo raggiungere è informare per conoscere e
conoscere per informare, in modo che gli alunni diventino un naturale e
veloce veicolo delle informazioni presentate.
Il progetto prevede un percorso strutturato tramite una serie di lavori individuali e/o di gruppo, seguendo delle fasi operative lungo
linee-guida elaborate durante le discussioni e le osservazioni emerse ogni volta che entravo nelle classi dove presentavo il video e aprivo il dibattito.
Le linee-guida sono state suddivise in
cinque “aree di lavoro”:
1. Area di contatto: si
introduce l’argomento
tramite anche una
serie di domande per
sondare i prerequisiti
dell’argomento;
prima della visione
del video, distribuisco agli alunni una scheda
dove possono annotare
tutte le domande, le richieste, i
dubbi che il filmato suscita. Alla
fine del filmato
raccolgo
le
schede e si
apre il dibattito, al
quale può partecipare l’insegnante di scienze
ed esperti esterni.
2. Area di valori: su apposita scheda gli alunni, individualmente, completano le seguenti affermazioni:
- Per la gente il sangue è…
- Per la gente chi dona sangue è…
e le osservazioni vengono trascritte su un cartellone appeso ad una parete della classe.
3. Area emozioni: su altre schede, ancora individualmente, gli alunni riflettono sulle seguenti richieste:
- Le immagini che associo al dono del sangue.
- Di fronte alla donazione la gente pensa…
con successiva trascrizione sul cartellone.
4. Area informazioni: suddivisi in piccoli gruppi, gli alunni
compilano uno schema suddiviso in tre sezioni:
- La gente donerebbe sangue se…
- Che tipo di informazioni colpirebbe di più le persone
- Donerei sangue se…
Tutto il materiale prodotto viene raccolto in una cartellina
apposita a disposizione per la fase conclusiva delle attività.
5. Area creativa: comprende un lavoro di gruppo dove gli
alunni cercano di creare degli slogan associando dei colori alle parole vita, dono, amore, sangue; successivamente
decidono se creare un
collage con immagini,
foto, carta colorata,
ecc. o un cartellone
che esprima la loro
rielaborazione dell’argomento.
Nella seconda media di Belfiore, dove insegnavo l’anno scorso, per motivi
di tempo ha potuto sviluppare solo una parte del progetto.
Credo comunque che il risultato non abbia bisogno di essere commentato.
Lettera degli alunni di 3ª media
delle scuole “F. Chiarle” di Peschiera d.G.
e “Cavalchini” di Villafranca
Riceviamo e volentieri
pubblichiamo:
“Dopo tre anni di scuola
media stiamo facendo
un bilancio della nostra
attività ed uno dei progetti più significativi che
abbiamo affrontato è
sicuramente il vostro:
“Fidas - Avis… insieme
nel gioco, insieme nella
scuola, insieme nella
vita”.
Per questo noi alunni
delle classi terze delle
scuole medie “F. Chiarle”
di Peschiera d. G. e
“Cavalchini” di Villafranca
vogliamo ringraziarvi
per averci fatto comprendere il senso e l’importanza del dono in
generale e della donazione del sangue in particolare, la cui gratuità
ogni giorno può salvare
delle vite; è un atto che
dobbiamo compiere di
nostra volontà, senza
sentirci obbligati o voler
ricevere qualcosa in
cambio.
Durante l’incontro abbiamo potuto, inoltre,
approfondire il tema del
volontariato che ancora al giorno d’oggi,
purtroppo, molte persone sottovalutano o
ignorano.
Ciò che è rimasto impresso a noi ragazzi è
il senso del lavoro e della collaborazione,
finalizzati a garantire un futuro a chi, a
causa di malattie, incidenti o altre spiacevoli situazioni stava per perderlo.
Un ultimo ringraziamento per esservi
assunti la responsabilità di allestire ed
organizzare gli incontri tra le nostre classi.
Questa breve lettera vuole testimoniare
riconoscenza, ma soprattutto vuole spingervi a continuare la vostra opera di volontariato perché delle donazioni c’è sempre
più bisogno e necessità”.
Gli alunni delle classi terze
delle scuole medie
F. Chiarle e Cavalchini
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