FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DONATORI DI SANGUE PERIODICO DI INFORMAZIONE A CURA DELLA FIDAS VERONA - DONATORI VOLONTARI DI SANGUE Spedizione in Abbonamento Postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Autorizzazione Tribunale di Verona N. 1535 del 13 Marzo 2003 La nostra squadra di Andrea Campara - presidente Fidas Verona Quando vedo un’iniziativa organizzata da un gruppo di donatori volontari di sangue e vedo presenti più di 400 persone per una biciclettata, oppure più di 200 ragazzi donatori per un torneo di calcio o più di 200 per una partita di pallavolo, beh, allora penso che la nostra squadra, la nostra Fidas Verona, sia in gran forma. È bello vedere e sentire in queste occasioni il piacere di stare insieme, orgogliosi del nostro “essere donatori” e ritengo sia importante incoraggiare ed incentivare tutte quelle iniziative che aumentino l’amicizia ed il dialogo tra donatori e allo stesso tempo stimolino colui che è titubante ad entrare a far parte della nostra associazione. Questi momenti di aggregazione, di fatto, fanno aumentare le persone disponibili ad impegnarsi ad effettuare quell’importante gesto di solidarietà che è il dono del sangue; basti pensare che nel recente torneo provinciale di calcio svoltosi a Velo Veronese, più di 40 ragazzi si sono avvicinati per la prima volta alla donazione. Un successo, una grande vittoria. Bisogna anche dire che, nelle nostre manifestazioni, lo stare insieme rafforza lo spirito di solidarietà e la consapevolezza di fare del bene per altre persone. I risultati che abbiamo raggiunto in questi anni ci gratificano degli sforzi fatti e sono diretta conseguenza di tutto l’impegno profuso. L’organizzazione di importanti iniziative promozionali sia a livello locale che provinciale, ha fatto sì che la nostra Fidas Verona sia in costante crescita sia come donazioni che come numero di donatori. Con umiltà ed impegno cerchiamo di fare in modo che siano sempre più quei momenti durante i quali possiamo divulgare il nostro messaggio, cercando di far capire a più persone possibili che non basta riconoscere che vi è un diritto alla salute e che i nostri ospedali necessitano di un numero sempre maggiore di donazioni, ma occorre adoperarsi affinché non manchi mai la disponibilità di sangue. Sapere che un trapianto è stato rimandato o che ci sia stato un differimento di qualche terapia perché non c’era disponibilità di sangue sarebbe una cocente sconfitta. Nel nostro vivere quotidiano siamo tutti presi da tanti impegni e coinvolti in un vivere frenetico, e proprio per questo assumono più importanza le nostre iniziative fatte insieme con gratuità ed impegno puntando sempre alla vittoria, ben coscienti che, per la nostra squadra, la vittoria è sapere che a tanti ammalati è tornato il sorriso e la gioia di vivere. La strada percorsa di Silvano Salvagno - pres. onorario Fidas Verona Nel numero precedente di “Noi Donatori” abbiamo percorso i primi passi che hanno condotto tre Gruppi autonomi di donatori di sangue a riunirsi in un’unica associazione, Fidas Verona, con inizio dell’operatività dal 1° gennaio 1998. Non so se siamo riusciti a ricreare l’atmosfera di quei momenti, che denotavano grande determinazione ma anche incertezza, forte volontà in alcuni ma anche dubbi in altri, che temevano forse di passare da una situazione difficile ad una peggiore. Ora vorremmo raccontare i primi tempi, dal 1998 in poi, per ricordare, e perché resti nella memoria di chi li ha vissuti, le prime esperienze, le scelte importanti, il modo di fare promozione, come ci siamo presentati al grande pubblico potenziale donatore, ed ancora come offrire la nuova comune immagine. Avevamo soltanto il nome: Fidas Verona, che avevamo scelto per confermare la collaborazione con la Federazione Italiana delle Associazioni Donatori di Sangue. Decidemmo in tempi brevi il simbolo associativo che avrebbe accompagnato l’Associazione nel suo percorso di volontariato. Tra le varie proposte venne accettata quella di un giovane grafico creativo, Roberto Solieri, che superò di misura le altre. L’immagine scelta era molto semplice nella grafica ma molto significativa: una goccia di sangue, simbolo primo della donazione; al suo interno stilizzati alcuni arcovoli dell’Arena per ricordare Verona e il territorio della nostra attività; un’ellisse che circonda il tutto ma senza chiudersi, a significare la continuità della donazione, che non può avere soluzione finché un ammalato avrà bisogno di un donatore e del suo sangue. La scelta del simbolo associativo permise di programmare alcuni mezzi per comunicare ai donatori, ma anche alla popolazione, che una nuova associazione era nata, che era la diretta emanazione di altre tre ben note e che da anni erano operative sul territorio della provincia veronese. Ecco allora i labari per tutte le sezioni, gli striscioni, i distintivi, i primi manifesti e locandine, i depliants Segue a pag. 3 DICEMBRE 2007 n. n. 119 2 vita associativa Dal Direttore Responsabile DA “NOI IN FIDAS” " di Alessandra Galetto Una nuova veste grafica, più snella e leggibile, per rendere la comunicazione con i nostri lettori più agevole e immediata: con questo numero, come subito vi apparirà chiaro, Noi Donatori inaugura dunque un nuovo look, e il cambiamento non è solo un fatto esteriore. Certo i contenuti e l’organizzazione delle sezioni del periodico Fidas restano invariati, a scrivere e parlare restano gli stessi nomi che già conoscete, ma la volontà di fondo che sta sotto questo cambiamento è importante, perché non rappresenta solo un tentativo di miglioramento estetico, ma persegue quel progetto di comunicazione efficace e “forte” che, anche con molte altre campagne e iniziative di sensibilizzazione, Fidas Verona porta avanti. E i passi avanti in questi mesi non sono mancati: come scrive il presidente Andrea Campara in apertura, alcuni momenti di aggregazione, come il torneo provinciale di calcio che si è svolto a Velo, hanno portato molte nuove e giovani iscrizioni: stesso trend positivo che emerge dalle pagine che raccontano la vita associativa, sia che si tratti dei giovani di Cadidavid, sia dell’attività a scuola a Caselle di Sommacampagna, sia dei 13 nuovi donatori di Boscochiesanuova. A questo fervore di attività che Fidas svolge con infinite energie si aggiunge anche, proprio sulla stessa linea, il cambiamento dell’impostazione grafica delle pagine che state leggendo, impostate alla stessa immediata comunicativa del nostro più generale lavoro. Ne è testimonianza la bella storia che il presidente onorario Silvano salvano prosegue a tracciare anche su questo numero delle origini e dello sviluppo di Fidas Verona: ne emerge, quale linea unitaria e fondante, una vocazione ad operare unita alla consapevolezza dell’importanza di comunicare. Nelle pagine che seguono trovate poi alcune importanti considerazioni di carattere più strettamente medico, qualche riflessione dedicata specificamente alle donne (il numero dei donatori e quello delle donatrici si stanno progressivamente avvicinando) e certamente qualche occasione di impegno alla quale ciascuno potrà dare un suo contributo. Spesso un piccolo gesto, in grado però di trasformarsi in un grande atto di generosità. periodico della FIDAS VERONA Donatori Volontari di Sangue Via Polveriera Vecchia, 2 - 37134 Verona Tel. 045/8202990 - Fax 045/8278521 www.fidasverona.it E-mail: [email protected] Grazie Donatori di Aldo Ozino Caligaris - presidente Fidas Nazionale La miastenia grave è una malattia neuromuscolare su base autoimmune, caratterizzata da una grave debolezza muscolare e non ancora ben definita, che colpisce un numero rilevante di persone e che può causare una grave compromissione della muscolatura a innervazione bulbare, dando luogo a volte a situazioni critiche che possono rappresentare un rischio per la vita del paziente. Una recente pubblicazione scientifica a cura di Roberta Ricciardi, medico neurologo, e di Giovanni Paolo Fontana, giornalista, ha messo in evidenza come la plasmaferesi terapeutica e l’utilizzo delle immunoglobuline per via endovena rappresentino due fondamentali presidi nel risolvere alcune fasi critiche del paziente miastenico, nel rallentare l’evoluzione della malattia e nel migliorare lo stato clinico delle persone affette da questa patologia. Tra le pagine del libro ho scoperto, con stupore ma con altrettanto piacere, un ringraziamento “a tutti i silenziosi e sconosciuti donatori di sangue” da parte dei tanti pazienti miastenici e degli operatori sanitari che si impegnano nella cura di questa grave patologia. È noto che la terapia trasfusionale, effettuata sia con emocomponenti labili che con emoderivati, costituisca un presidio insostituibile nelle più diverse patologie cliniche e chirurgiche: dagli interventi chirurgici di elezione e di urgenza ai trapianti d’orga- Fidas Verona saluta il presule mons. Giuseppe Zenti nuovo vescovo di Verona Il bollettino della sala stampa vaticana dell’8 maggio 2007 ha riportato l’annuncio che il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Verona, presentata da S.E. mons. Flavio Carraro, e ha nominato Vescovo di Verona, S.E. mons. Giuseppe Zenti. Il Presule è originario della diocesi veronese dove è stato ordinato sacerdote nel 1971. Dopo aver insegnato al seminario minore di San Massimo, è stato parroco di Santa Maria Immacolata a Verona, poi a Legnago e infine vicario generale del Vescovo di Verona, finché papa Giovanni Paolo II, nel 2003, non lo aveva nominato Vescovo di Vittorio Veneto. Venerdì 17 agosto 2007, la nostra Associazione nelle persone del presidente provinciale Andrea Campara, del presidente onorario Silvano Salvagno, di Lino Tirelli, Francesco Autorizzazione Tribunale di Verona n. 1535 del 13.03.2003 Presidente Fidas Verona: ANDREA CAMPARA Direttore editoriale: SILVANO SALVAGNO Direttore responsabile: ALESSANDRA GALETTO Comitato di redazione: Alessandra Galetto Silvano Muraro - Silvano Salvagno - Stefano Tassini - Lia Valente - Francesco Rossetto Rossetto e di Stefano Tassini è stata ricevuta presso il vescovado da S.E. mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona. Nel significativo e cordiale incontro, abbiamo presentato in breve, a S.E., Fidas Verona, dal progetto di unificazione dei tre gruppi storici del volontariato del dono veronese, alla costituzione dell’Associazione, e ripercorso il cammino di questi 10 anni di attività donazionale e di impegno nella promozione della cultura del dono nel nostro territorio. Il Vescovo ci ha espresso il ringraziamento per la visita e l’apprezzamento per l’impegno dei donatori associati. Nel corso di scambi di opinioni, di impressioni, di valutazioni e di prospettive, S.E. si è soffermato sull’importanza della “gratuità del dono” offrendo un gradito contributo, in termini di idee, di indirizzi e di invito di svolgere al meglio il servizio alla vita. Grafica ed impaginazione: Silvano Muraro Servizi fotografici: cav. Angelo Fasoli Archivio Fidas Verona Hanno collaborato a questo numero: prof. Glauco Pretto - dott.ssa I. Crocco dr. M. Bonifacio - A. Perbellini - E. Barbi M. Zampieri - E. Varalta - S. Troiani Stampa: Fides · Verona ni, e nella cura dei pazienti oncologici come dei talassemici o degli emofilici. La legge di riforma del Sistema Trasfusionale sottolinea come la donazione volontaria di sangue e di emocomponenti costituisca la base del sistema stesso e diventi, quindi, garanzia di buon funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale. La stessa normativa prevede un’ampia partecipazione del volontariato agli organismi di governo del sistema trasfusionale. È notizia di questi giorni l’avvenuta composizione, ed il suo insediamento, della Consulta tecnica permanente per il sistema trasfusionale, ove sono presenti quattro rappresentati del volontariato del dono. Purtroppo però, non sempre, la donazione del sangue e dei suoi componenti da parte dei donatori volontari, periodici, responsabili, anonimi e non remunerati viene tenuta in giusta considerazione. Oppure è considerata un atto scontato, o soltanto dovuto. La donazione rischia di essere sottovalutata e non sufficientemente valorizzata, sia per il suo significato etico che il suo valore di “energia vitale” che generosamente transita, sotto tante forme, dal donatore all’ammalato. Stupisce come al gesto della donazione possa non conseguire un opportuno sentimento di gratitudine! Troppo spesso, in questi giorni, leggiamo sulle pagine dei quotidiani o sentiamo tra le informazioni radiotelevisive di episodi di intolleranza, di violenza gratuita, di “bullismo” che interessano i giovani, mentre manca totalmente nell’informazione il ritorno di innumerevoli episodi di solidarietà e di generosità che permettono a molte persone di migliorare la propria qualità di vita ed a volte di sopravvivere. La donazione del sangue dovrebbe essere utilizzata come esempio di solidarietà da imitare ed essere indicata come gesto da compiere, per puro senso civico o per carità cristiana, e di cui essere grati. Ecco quindi come ai ruoli istituzionali, svolti dalle associazioni di donatori di sangue, di promozione e diffusione della cultura della donazione del sangue, di tutela della salute dei donatori e di perseguimento del loro trattamento omogeneo su tutto il territorio nazionale, si deve accompagnare quello di esplicitare un sincero sentimento di gratitudine per il silenzioso “bene” che i donatori, sempre con discrezione ed umiltà, quotidianamente compiono. Siamo prossimi alla festività natalizie e di fine anno, moltissimi saranno i doni sotto l’albero o accanto al Presepe ma nessuno sarà così prezioso e gradito come il dono di qualcosa di personale, come il dono del sangue! Grazie Donatori e Buone Feste a tutti. vita associativa 3 INTERREGIONALE FIDAS “Futuro della donazione periodica: donazione associativa o raccolta associativa” di Andrea Campara presidente Fidas Verona Ogni anno la Fidas nazionale convoca le Associazioni federate per un convegno interregionale con un tema ben definito, che è quello richiamato dal titolo. Veneto e Friuli Venezia Giulia si sono incontrati con il presidente nazionale dr. Aldo Ozino Caligaris al Tempio del Donatore di Pianezze. Riportiamo l’intervento sul tema del nostro presidente Andrea Campara. Fidas Verona, come già più volte accennato in occasione di vari congressi, non vive come suo il problema dell’abbattimento della donazione occasionale, tema di oggi. La nostra Associazione, infatti, ha un indice di donazione superiore a 2 ed è convinta che l’attuale situazione di lavoro e collaborazione con i C.T. sia sostanzialmente la scelta più che adatta per la raccolta sul territorio veronese. Le motivazioni che dovrebbero portare una associazione ad orientarsi verso la raccolta associativa, oltre al problema della donazione occasionale, potrebbero essere anche la volontà di colmare insufficienti capacità organizzative dei C.T. di prelevare quanto il territorio o zona di competenza può dare. Inoltre, ci può essere il desiderio di ottenere maggiori risorse economiche da utilizzare ovviamente a favore della donazione e della diffusione della cultura del donare. Partendo da quest’ultima considerazione ricordo che la quota che ci viene assegnata ad ogni donazione è di buona sostanza e ci permette di provvedere a tutte le necessità concordate con i responsabili sia provinciali che locali. Non sono quindi le risorse economiche a mancare, semmai qualche volta sono le risorse umane. Inoltre, noi siamo volontari ed abbiamo scelto di dedicare parte del nostro tempo libero non solo per donare un po’ del nostro sangue, ma anche per far sì che la raccolta possa soddisfare sempre la richiesta d’aiuto di chi è in difficoltà. La gente ci guarda e si avvicina quando è sicura che le nostre azioni sono mosse dal giusto spirito del volontariato. Certo in altre regioni sappiamo dell’oggettiva difficoltà di provvedere alla raccolta completa del sangue tramite i C.T. e magari, in certe situazioni, manca anche la volontà politica di incrementarla. Noi viviamo in una provincia invidiabile sotto questo aspetto. Sono attivi tre C.T. di notevole capacità supportati sul territorio da altri dieci Centri di raccolta e, quindi, c’è la possibilità di donare senza troppi disa- ...DALLA SEDE PROVINCIALE ✓ Molto positiva la situazione delle donazioni al 30/09/2007: risultano nr. 14.629 con un aumento rispetto al 2006 di nr. 358 donazioni. ✓ La Presidenza ha stabilito la data del prossimo Consiglio Provinciale, che si terrà sabato 17 novembre presso l’Istituto Don Calabria a S. Zeno in Monte. ✓ È stato deliberato l’acquisto di un pulmino da utilizzare per le varie iniziative provinciali e per le riunioni fuori provincia; un sostanzioso contributo ci è stato concesso dall’Assessorato regionale del Volontariato. ✓ A richiesta di alcune sezioni è stato predisposto un “diploma di benvenuto” per i nuovi Donatori; attenzione: questo riconoscimento non fa parte delle premiazioni ufficiali di Fidas Verona, ma è a disposizione delle sezioni che intendono consegnarlo. ✓ Sono già stati stampati i calendari 2008 di Fidas Verona; parte dei calendari verranno dati gratuitamente per l’esposizione nei pubblici esercizi, i rimanenti sono a disposizione delle sezioni che li hanno ordinati e potranno essere ritirati presso la sede provinciale. ✓ Sono state preparate circa 600.000 bustine di zucchero. Le sezioni che ne hanno fatto richiesta potranno ritirarle presso la sede provinciale. gi. Alcuni C.T. poi sono aperti anche la domenica per favorire chi non ha altra alternativa. I nostri rapporti con i Primari ed i loro collaboratori sono ottimi, per cui la situazione ci permette di fare con attenzione sia le chiamate che l’organizzazione associativa e la relativa promozione. L’unica motivazione per far cambiare strada a Fidas Verona può essere ricercata nella diversa economicità del trattamento ma sarebbe assurdo, tanto che potrebbe rovinare quanto di buono le associazioni veronesi hanno ottenuto in questi anni. Il costante incremento di donatori e donazioni della provincia di Verona ci ha portati a fine 2006 ad oltre 65.000 donazioni (Fidas e Avis) in una provincia che conta 860.000 abitanti (75 per 1000 abitanti) dei quali più del 5% extra-comunitari con scarse o nulle possibilità di avvicinarsi alla donazione. Quindi è evidente che noi continueremo sulla strada attuale che ci vede protagonisti nel volontariato del dono e rispettati collaboratori sanitari. C’è anche un’ultima considerazione sulla quale ognuno deve riflettere bene. Cosa comporterebbe un cambiamento di rotta verso la raccolta associativa? Organizzazione logistica, assunzione di medici e/o personale infermieristico, tecnici esperti acquisti di materiale, trasporto, convenzioni e nuove responsabilità; non ultimo far passare il messaggio ai donatori. Noi siamo convinti che se sappiamo colloquiare con i nostri referenti, le cose possono solo migliorare e, quindi, insistere con una sempre più assidua ed impegnata collaborazione con i C.T. è per Fidas Verona la strada da percorrere. Segue dalla 1ª pagina La strada percorsa ed altro, che ci aiutarono, e tutt’ora ci aiutano, nella diffusione dell’immagine con l’obiettivo di avvicinare nuovi donatori e fare cultura del donare. Localmente le sezioni singolarmente e per zone logistiche accettarono la nuova sfida impegnandosi nel contattare i loro donatori portando convinzione ed entusiasmo. Giornali e televisioni veronesi, stimolati nel modo opportuno, furono disponibili quando lo chiedemmo; gli amministratori pubblici ci furono vicini negli incontri importanti con la presenza e agevolando le nostre iniziative. I primari dei Centri Trasfusionali e i loro aiuti si adoperarono per gestire al meglio con noi il passaggio alla nuova associazione, continuando poi, anzi intensificando la collaborazione medico-scientifica sia nelle scuole superiori sia nelle serate informative organizzate dalle sezioni. Tutto questo movimento, proposto dalla presidenza provinciale e sviluppato da quelle locali, promosse velocemente l’immagine di Fidas Verona, tanto che dopo 3-4 anni era ben conosciuta non solo dai donatori e dai loro referenti, ma anche dalla gente comune che iniziava a comprenderne la realtà. A dare un forte contributo a questa conoscenza furono due progetti: “i progetti scuola” che annualmente portarono in migliaia di famiglie notizie, informazioni pratiche e… immagine; “il Gruppo Giovani” che invase la provincia con proposte che interessavano: lo sport ai massimi livelli veronesi, lo spettacolo e il divertimento, i luoghi del tempo libero, della cultura e ovunque ci fosse la possibilità di incontrare e parlare con la gente. Ricordare tutto sarebbe impresa assai difficile e ci limiteremo a nominare le iniziative più evidenti: - la collaborazione con l’Hellas Verona, BluVolley Marmi Lanza, C.U.S. Verona Rugby; - la partecipazione ai vari Festivalbar con promozioni mirate; - l’organizzazione di serate in discoteca, giornate nei parchi acquatici, presenze al Palaghiaccio e al Carnevale veronese; - alla “Straverona” sono centinaia i donatori che organizzati dal gruppo propongono messaggi promozionali; così pure in altre manifestazioni simili; - incontri con i giovani e gli adolescenti nei vari meeting; la fiera “Job & Orienta” è ancora un appuntamento annuale di primaria importanza; - piazza Brà offre visibilità e… gente e i Giovani nelle “giornate del Donatore” concorrono agli obiettivi associativi; sempre portando allegria, animazione e… informazione. Tutto questo movimento, unito alla comunicazione continua ed opportuna, ci fecero conoscere come associazione, accolti sempre con simpatia e stima per la nostra maniera sempre appropriata nel proporre e nel proporci. E arrivarono risultati notevoli che ci invitano a continuare su questa strada adeguando mezzi, tempi e persone; ma di questo parleremo nel prossimo “Noi Donatori” per celebrare adeguatamente i primi 10 anni di Fidas Verona. 4 vita associativa PAROLE CHIAVE (un invito ad approfondire) di Glauco Pretto La donazione del sangue Giunti, con questa quinta riflessione, a concludere il breve ma forse non inutile percorso inteso a impostare il multiforme tema “Donazione”, è arrivato il momento di concludere, cercando di approfondire il senso specifico del modo di donare “nostro”, quello che forse più di altri ci appartiene, che ciascuno ha scelto per le più varie ragioni, anche diverse tra loro, ma tutte identiche nel fine ultimo: soccorrere i fratelli che hanno bisogno del sangue in situazioni dolorose, spesso drammatiche: ”Ero malato e siete venuti a visitarmi” (Matteo 25, 36). Sembra logico, a questo punto, dare spazio a un riferimento di carattere generale. Lo poniamo in forma interrogativa: quanto un tal genere di donazione ha inciso nella psicologia dei “nostri” donatori, quanto li ha influenzati? Non ci sembra dubbio che l’elemento fondamentale, il sangue è sempre stato carico di suggestioni nell’immaginario collettivo, ha di volta in volta evocato riflessioni diverse, anche opposte tra loro, e pertanto di duplice interesse: sangue donato, sangue rubato, per esprimerci in sintesi. Agli occhi e al cuore di un cristiano poi, il sangue richiama un Uomo-Dio inchiodato sulla croce, che patisce e muore come uomo in tutto simile agli altri, e segna col suo sangue la via del proprio martirio, liberamente accettato per un bene universale. E su questa traccia divina, altro sangue, incalcolabile per motivi e valore, non misurabile sangue, sparso da molti, credenti e non credenti, in offerta volontaria per il bene dei fratelli. Di questo sangue è piena la vicenda umana: molti volti di donatori estremi ci sono noti ma innumerevoli restano gli sconosciuti, che del proprio sangue hanno fatto offerta per liberare l’umanità dai falsi altari dell’egoismo e della ferocia. Anche di questo sangue è imbevuta la terra donataci perché fossimo fratelli. È per tale ragione, per quanto di grande e miserabile il sangue significa e ci narra, che può venire a noi donatori di sangue la presunzione di essere i primi nel vastissimo cantiere della “donazione” volontaria a scopo di bene. È luogo comune anche nella letteratura la frase che si esprime con la domanda: "Cosa vale più del sangue?". È una presunzione che può tentare, è vero, ma inconsistente se la poniamo sotto i riflettori di un mondo che invoca soprattutto la donazione più alta, la suprema, quella dell’amore. E l’amore, si sa, può essere donato in mille maniere e per mille rivoli, secondo mille esigenze, per le vie più palesi e nascoste dell’animo umano. L’amore, per sua natura, è unico e multiforme, non dimentichiamolo! Chi offre il proprio sangue compie un gesto sicuramente degno di lode, tale dono è sicuramente indice di una persona consapevole, di un elemento responsabile nell’immensa comunità umana; ma solo se dentro quel sangue il donatore versa ciò che sublima l’offerta: un briciolo di sé, un granello della propria vita, del proprio tempo, del proprio sentire, del proprio pensare, del proprio godere e soffrire, un momento di amore insomma, che può sanare coloro che l’amore non hanno conosciuto o ne sono stati appena sfiorati. In caso contrario, tutto si riduce a semplice passaggio di elementi da un corpo ad un altro; elementi senza dubbio vitali ma defraudati dello spirito che ne costituisce l’essenza più profonda, questa sì vitale in ogni senso. Non sono cose nuove quelle che stiamo dicendo, sono anzi antiche quanto l’umanità. Ma fermarsi su di esse a riflettere può produrre qualche bene e far nascere qualche felice ispirazione: chi già sta donando il proprio sangue può sentirsi maggiormente motivato a continuare; chi è incerto sul passo da compiere, e indugia per qualche comprensibile timore, può cogliere il fascino che un tale dono porta sempre con sé: ciò che mi appartiene, la mia personale linfa vitale, io la offro a un fratello, a una creatura come me che non è altrettanto sana e felice, che ha bisogno anche del mio sangue per vivere, che in questo modo diventa doppiamente amico mio, fratello mio, nel quale si rispecchia, assieme al mio volto, anche il mio cuore, nella più intima gioia. Interessante ciò che in proposito scrive il prof. Italo De Sandre, docente di sociologia presso l’Università di Padova: "Forse la tradizione spirituale insisteva soprattutto sulla donazione di sé per via di mortificazione, con emozioni di registro negativo, confinando le emozioni positive nello spazio straordinario dei mistici; forse oggi si capisce che anche il donare implica una valorizzazione della gioia sia di chi riceve che di chi dona, in relazione di amicizia e non di servitù in cui si vive volentieri" (Servitium - settembre-ottobre 2006 - n°167, pag. 24: Città aperta Edizioni, Troina - Enna). Nel salutare gli amici che ci hanno seguito fin qui con pazienza, desideriamo porgere a tutti il nostro augurio di vecchi (antichi!) donatori parafrasando una frase del Maestro: "Nulla è più grande che dare un po’ di se stesso ai fratelli". E chissà che non torniamo a incontrarci! (Consigliamo la lettura dell’agevole libretto di Bruno Manghi: Fare del bene. Il piacere del dono e la generosità organizzata - Marsilio editore) Il coraggio di vivere e di ascoltarci... di Stefano Tassini Non credo che scorderò lo stupore e l’incredulità che ho provato un martedì di qualche mese fa quando, aprendo “L’Arena”, ho visto la foto di una mia amica che in questo articolo chiamerò Silvia. Il cuore mi è sobbalzato carico di angoscia quando ho letto la frase: “Ne annunciano la scomparsa i genitori…”. Silvia aveva 33 anni e un’intera vita davanti a lei. Qualche settimana prima ci eravamo incrociati per strada in auto; un rapido saluto dal finestrino. Alcuni giorni dopo ci eravamo ritrovati e avevamo scambiato due chiacchiere; il suo sguardo mi penetrava con quel suo modo di ridere che mi è sempre piaciuto. “Ciao – le dissi – è un piacere rivederti. Sembra che il tempo non passi minimamente per te, sei sempre molto bella”. Mi rispose: “Anche tu in questi ultimi quattro anni non sei cambiato. D’altronde siamo giovani noi, ci mancherebbe altro”. Giovani… già, giovani. Ci stavamo rivedendo e salutando dopo un lungo periodo in cui ci eravamo persi di vista e ora mi sembra incredibile che quell’incontro casuale fosse stato preparato da uno strano “destino” per darle un saluto definitivo. Vedevo Silvia in forma; le chiesi del lavoro e mi disse che tutto sommato le cose andavano bene, la sua carriera proseguiva e gli obiettivi da raggiungere la stimolavano a dare il meglio di se stessa. Accantonati per un attimo i pensieri, ho rivisto ancora una volta il giornale e mi sono chiesto come fosse possibile che lì ci fosse la sua fotografia. L’ho guardata e riguardata, non ci volevo credere. Ma Silvia era malata? Non mi aveva dato assolutamente questa impressione e, quando avevo parlato con lei, nulla mi aveva fatto sorgere il dubbio. Ho preso il telefono e chiamato un amico per chiedergli se mi sapeva spiegare cos’era successo. Un brivido mi ha scosso quando mi ha detto: “Purtroppo, Silvia si è tolta la vita!”. Che dire? Sì, la mia amica era malata, ma non fisicamente. L’ho immaginata nel momento in cui stava mettendo in atto la decisione ormai presa di porre fine a tutto… avrei voluto essere lì per fermarla e capire quale fosse il suo malessere. Avrei voluto abbracciarla, confortarla e farle sentire la mia presenza. Quante cose avrei voluto, ma tutto terribilmente inutile; io non ero lì. Inutile nascondersi, anch’io, come tanti altri che la conoscevano, ero colpevole per non averla capita. Mi è sempre sembrata una ragazza forte, decisa e, invece, dietro a tutto questo aveva una grande fragilità messa a dura prova da fattori a me sconosciuti. Nella mia mente si sono alternati pensieri a grande velocità. Ho conosciuto e conosco tuttora persone che lottano strenuamente contro una malattia fisica cercando in tutti i modi di aggrapparsi alla vita. Tanti di loro non ci sono riusciti. Silvia, come molti altri che hanno fatto la sua scelta, stava percorrendo il cammino della vita ed era fisicamente sana. Perché le è mancato il coraggio di vivere? Quale malessere si portava appresso? Non lo so, ma l’accaduto mi ha fatto riflettere. Il volontariato del dono del sangue o del midollo è un gesto a favore della vita tanto apprezzato e benedetto da chi ne trae giovamento. In molti malati la vita è in difficoltà e in tanti casi sta per andarsene; i donatori col loro gesto salutare la rinvigoriscono e, perché no, la ridanno alla gente che riceve questo dono. Al contrario, alcune persone con la fortuna di avere la salute, ma abbattute e deluse dai più vari fattori, rifiutano la vita e non riescono più a vederne la positività scegliendo, nei casi più estremi, di “buttarla”. Ricordo la dura battaglia combattuta da una mia amica 29enne contro la leucemia, la determinazione e la forza con cui l’ha affrontata in un duello durato molti anni, ma purtroppo non le è bastato. Allora mi chiedo perché alcuni vogliono e cercano in tutti i modi di vivere, ma non è a loro “permesso” da un triste destino, e come mai, invece, molti vivono e non vogliono “permetterselo”? Fa tutto parte del “gioco” della vita? Io credo che, malgrado le più grandi difficoltà, chi è fortunato ad avere la salute non dovrebbe pensare di fare la scelta di Silvia, ma avere il coraggio di vivere anche per chi non ha potuto farlo perché affetto da gravi malattie. È importantissimo cercare, trovare nuove energie e motivazioni anche se si è in difficoltà nella vita. Se necessario, occorre avere il coraggio di chiedere aiuto, quando chi ci sta intorno non capisce che ne abbiamo bisogno. Certamente, il mondo in cui viviamo è complesso e molte volte è sordo agli appelli lanciati, più o meno velatamente, da chi ha bisogno di supporto, ma è altrettanto vero che non credo che nessuno sia disposto ad ascoltare e aiutare. Ognuno di noi conosce persone che tengono a noi e ci hanno a cuore. È importante provare ad avere più fiducia in chi ci circonda, ma lo è altrettanto, fermarci, pensare, capire e accogliere, cercando di fare in modo che reciproco aiuto e sostegno non siano solo belle parole scritte sul vocabolario. Solo così la nostra società sarà più giusta. Ci ho pensato a lungo e mi sono convinto che se impareremo ed avremo davvero il coraggio di ascoltarci… allora Silvia non se ne sarà andata invano. vita associativa PROGETTO SCUOLA 5 Prosegue intensa la campagna di sensibilizzazione nelle scuole primarie e secondarie, appoggiata dall’Amministrazione provinciale, per far comprendere l’indispensabilità del dono del sangue. La donazione di sangue in classe di Lia Valente Un esempio di didattica sulla donazione. È possibile e anche piacevole inserire l’argomento della donazione nella didattica di classe tramite una serie di attività che richiedono un po’ di lavoro, tempo e disponibilità. Mi è capitato spesso di presentare una serie di proposte legate alla tematica della donazione nella classe nella quale insegnavo, con la collaborazione dell’insegnante di scienze che esponeva l’argomento dal punto di vista scientifico; l’obiettivo che intendo raggiungere è informare per conoscere e conoscere per informare, in modo che gli alunni diventino un naturale e veloce veicolo delle informazioni presentate. Il progetto prevede un percorso strutturato tramite una serie di lavori individuali e/o di gruppo, seguendo delle fasi operative lungo linee-guida elaborate durante le discussioni e le osservazioni emerse ogni volta che entravo nelle classi dove presentavo il video e aprivo il dibattito. Le linee-guida sono state suddivise in cinque “aree di lavoro”: 1. Area di contatto: si introduce l’argomento tramite anche una serie di domande per sondare i prerequisiti dell’argomento; prima della visione del video, distribuisco agli alunni una scheda dove possono annotare tutte le domande, le richieste, i dubbi che il filmato suscita. Alla fine del filmato raccolgo le schede e si apre il dibattito, al quale può partecipare l’insegnante di scienze ed esperti esterni. 2. Area di valori: su apposita scheda gli alunni, individualmente, completano le seguenti affermazioni: - Per la gente il sangue è… - Per la gente chi dona sangue è… e le osservazioni vengono trascritte su un cartellone appeso ad una parete della classe. 3. Area emozioni: su altre schede, ancora individualmente, gli alunni riflettono sulle seguenti richieste: - Le immagini che associo al dono del sangue. - Di fronte alla donazione la gente pensa… con successiva trascrizione sul cartellone. 4. Area informazioni: suddivisi in piccoli gruppi, gli alunni compilano uno schema suddiviso in tre sezioni: - La gente donerebbe sangue se… - Che tipo di informazioni colpirebbe di più le persone - Donerei sangue se… Tutto il materiale prodotto viene raccolto in una cartellina apposita a disposizione per la fase conclusiva delle attività. 5. Area creativa: comprende un lavoro di gruppo dove gli alunni cercano di creare degli slogan associando dei colori alle parole vita, dono, amore, sangue; successivamente decidono se creare un collage con immagini, foto, carta colorata, ecc. o un cartellone che esprima la loro rielaborazione dell’argomento. Nella seconda media di Belfiore, dove insegnavo l’anno scorso, per motivi di tempo ha potuto sviluppare solo una parte del progetto. Credo comunque che il risultato non abbia bisogno di essere commentato. Lettera degli alunni di 3ª media delle scuole “F. Chiarle” di Peschiera d.G. e “Cavalchini” di Villafranca Riceviamo e volentieri pubblichiamo: “Dopo tre anni di scuola media stiamo facendo un bilancio della nostra attività ed uno dei progetti più significativi che abbiamo affrontato è sicuramente il vostro: “Fidas - Avis… insieme nel gioco, insieme nella scuola, insieme nella vita”. Per questo noi alunni delle classi terze delle scuole medie “F. Chiarle” di Peschiera d. G. e “Cavalchini” di Villafranca vogliamo ringraziarvi per averci fatto comprendere il senso e l’importanza del dono in generale e della donazione del sangue in particolare, la cui gratuità ogni giorno può salvare delle vite; è un atto che dobbiamo compiere di nostra volontà, senza sentirci obbligati o voler ricevere qualcosa in cambio. Durante l’incontro abbiamo potuto, inoltre, approfondire il tema del volontariato che ancora al giorno d’oggi, purtroppo, molte persone sottovalutano o ignorano. Ciò che è rimasto impresso a noi ragazzi è il senso del lavoro e della collaborazione, finalizzati a garantire un futuro a chi, a causa di malattie, incidenti o altre spiacevoli situazioni stava per perderlo. Un ultimo ringraziamento per esservi assunti la responsabilità di allestire ed organizzare gli incontri tra le nostre classi. Questa breve lettera vuole testimoniare riconoscenza, ma soprattutto vuole spingervi a continuare la vostra opera di volontariato perché delle donazioni c’è sempre più bisogno e necessità”. Gli alunni delle classi terze delle scuole medie F. Chiarle e Cavalchini