Anno I - Numero 52 - Venerdì 7 dicembre 2012 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 A casa i marò o a casa Terzi Anche la Nato e l’Onu avrebbero titolo per intervenire ma finora non lo hanno fatto, evidentemente non “stimolati” dall’Italia. E così l’unico atto concreto previsto dal nostro Governo resta quello di aver pagato dei soldi senza far tornare i soldati. (Gianni Fraschetti a pag. 4) IERI LA DOPPIA ASTENSIONE MENTRE BERLUSCONI RITORNA IN CAMPO L’EDITORIALE Mario Monti deve sloggiare di Francesco Storace ario Monti se ne deve andare. Sloggiare. Traslocare. Sparire. Se davvero e' questa la "direttiva" impartita da Silvio Berlusconi ai suoi parlamentari, siamo in presenza di una svolta politica di assoluto rilievo. Tardiva, certo, perché il popolo italiano ha sofferto enormemente la politica fasulla di un governo tecnico che ha inflitto solo mazzate fiscali senza ottenere un solo risultato di rilievo; ma quello che conta e' la prospettiva futura. Se ci togliete definitivamente di mezzo l'angoscia del Monti bis, per noi italiani e' un sospiro di sollievo. Si torna a sperare in una politica che sappia programmare, governare, risolvere i problemi e le soluzioni da offrire. Berlusconi l'ha compreso, anche se il suo partito ci ha messo del tempo. La Destra - che in Parlamento non c'e' - in quest'anno terribile ha manifestato ovunque il suo dissenso contro il governo Monti, a partire dalla straordinaria manifestazione dei ventimila di Roma nel marzo scorso. Ora verificheremo quali sono le intenzioni per il futuro della nostra Nazione. Al leader del centrodestra diremo di chiarire le sue proposte di natura programmatica, il rapporto con l'Europa della moneta, la fine che dovrà fare Equitalia, la politica da seguire sull'immigrazione per non far dimenticare gli italiani che scivolano sul sentiero della povertà, le tesi sulla partecipazione in tema di politiche per il lavoro. Il nostro manuale della sovranità offre abbondanti spazi di riflessione programmatica sulla natura delle politiche da garantire agli italiani. Sociali innanzitutto. Perché occorre restituire la speranza a chi l'ha persa. Noi cominceremo a dare le nostre indicazioni domenica prossima con la manifestazione che terremo al teatro Olimpico di Roma. Per il Lazio e per l'Italia. Con lealtà e passione. Come siamo abituati a fare da una vita. M Gli ultimi giorni di Monti Il Pdl lo cucina a fuoco lento Napolitano, che oggi incontra Alfano, smorza gli allarmi sulla tenuta istituzionale del Paese di Igor Traboni overno vicino alla crisi e Mario Monti vicino ad una crisi di nervi, tanto che ieri sera, anche se Napolitano aveva già detto la sua – come vedremo tra poco – il premier ha fatto sapere di attendere le valutazioni del Capo dello Stato. Il quale Napolitano, per avere un quadro completo della situazione, questa mattina incontrerà il segretario del pdl Alfano. Una giornata a dir poco convulsa quella di ieri, con il pdl che, a poche ore di distanza, ha disertato per ben due volte altrettanti voti di fiducia, prima al Senato e poi alla Camera. Una decisione nell’aria da qualche giorno e rafforzata dal vertice dell’altro ieri sera con Berlusconi a palazzo Grazioli. E poi ieri, nell’imminenza del doppio voto, è arrivata la dichiarazione del ministro Passera (“il ritorno di Berlusconi non è un bene per l’Italia”) che ha mandato su tutte le furie la gran parte del Pdl Il primo strappo c’è stato al Senato, sul decreto legge Sviluppo. Il gruppo Pdl annuncia l’astensione nei confronti del governo, pur garantendo il mantenimento del numero legale. Il dl passa lo stesso ma con soli 127 sì, ovvero una maggioranza assai risicata. Lo stesso avviene poi alla Camera, questa volta G per un decreto sugli Enti locali. Vittima di un certo disorientamento è il Pd che prima invita a gran voce Monti a recarsi al Quirinale, con una dichiarazione al vetriolo della capogruppo al Senato Finocchiaro, e poi accusa il centrodestra di comportamento irresponsabile, rincuorando Monti con le parole di Bersani. Vai avanti fino ad aprile. Il centrodestra invece resta compatto, a parte qualche fuga in avanti, come quella dell’ex ministro Franco Frattini che non segue le indicazioni del gruppo. Verso la fine della serata, arriva la dichiarazione del presidente Giorgio Napolitano che interviene richiamando tutti a "cooperare responsabilmente a una ordinata, non precipitosa e convulsa conclusione della legislatura e dell'esperienza di governo avviata nel novembre 2011. Sappiamo che la imminente conclusione della legislatura, e quindi l'avvicinarsi delle elezioni per il Parlamento, stanno suscitando crescenti tensioni tra le forze politiche, da oltre un anno impegnatesi nel sostenere un governo cui non partecipassero esponenti dei partiti. Ci sono tensioni politiche pre-elettorali che anche fuori d'Italia possono essere comprese senza suscitare allarmi sulla tenuta istituzionale del nostro Paese. Questa tenuta è fuori questione, ho il dovere di riaffer- marlo pubblicamente e mi sento in grado di farlo''. Parole che evidentemente non arrivano all’orecchio di Mario Monti, che pure – secondo alcuni osservatori – per tutta la serata è rimasto indeciso se salire o meno al Quirinale – che poco dopo afferma: "Non ho in programma nessun passo e, come credo di avere detto più di una volta, attendo di conoscere le valutazioni del Capo dello Stato". Insomma, una giornata non semplice, sulla quale in serata arriva la sconta- tezza della ricandidatura di Silvio Berlusconi (ne riferiamo a pagina 2) e che si era aperta con i nuovi drammatici dati sull’economia (ne diamo conto a pagina 3), a partire da un aumento record delle domande per la disoccupazione e delle richieste di cassa integrazione e con l’incredibile comunicato del Ministero del Tesoro a ’festeggiare’ l’aumento delle entrate tributarie, e quindi delle nuove e vecchie ma inasprite tasse “nonostante la crisi economica”. Esteri Negli anni ‘70 venne osteggiato, con De Gregori, perché cantava valori “fascisti” Battisti, ancora (e sempre) tu ucio Battisti era un ragazzo solare, 'pacioso' - come l'ha definito Mogol - e soprattutto un artista che non s'è mai venduto al 'politicamente corretto' dei suoi anni, così truci da mettere in difficoltà anche chi, come Francesco De Gregori, alla sinistra ha pur sempre guardato. Questo e tanto altro è emerso l’altro ieri sera dalla puntata dedicata da Rai Uno al cantante di Poggio Bustone. Proprio Mogol, emozionato quanto mai, ha ricordato gli anni di Battisti e di quell'Italia insulsa: "Chi parlava dell'amore, dell'amicizia, di una donna, era considerato un qualunquista, un fascista". E Mario Luzzato Fegiz, giornalista e critico musicale del Corsera, ha ricordato un drammatico episodio del 1976, nel pieno della contestazione, quando Francesco De Gregori, in concerto a Milano, venne cinto d'assedio fin dentro il ca- L merino da un gruppo di autonomi. A De Gregori venne chiesto di 'tirarsi fuori', addirittura 'di suicidarsi come Majakovski, e il cantante romano se la vide davvero brutta. Ma ritorniamo a Battisti, così libero da rifiutare anche i soldi, parecchi soldi, offerti da Agnelli in persona per un concerto. Anche questo particolare è emerso dalla lunga trasmissione, condotta con il solito fare un po' melenso di Massimo Giletti e che ha visto sfilare tanti protagonisti dell'epoca e artisti di oggi che pure a pane e Lucio Battisti sono cresciuti, da una incantevole Anna Tatangelo - la migliore rivisitazione battistiana assieme a quella di Mario Biondi e all'eccellente declamazione di una lettera di Celentano da parte di Alessio Boni - all'inutile orpello canterino di Simone Cristicchi. Economia Lazio Tassazione record e il Tesoro “esulta” Sanità in ginocchio Interessi troppo alti: prestazioni a rischio “Equitalia usuraia” a pag. 3 Carola Parisi Pordenone a pag. 6 Barbara Fruch Ilva a pag. 7 Riva: “Parlerò solo con i giudici inglesi” Robert Vignola a pag. 8 Egitto di nuovo in bilico orsi è rimasto isolato e deve pronunciare un discorso in cui annunci un probabile rinvio del referendum e dei passi indietro sui decreti emanati il 22 Novembre. 7 morti è il bilancio dell’ennesima giornata di scontri tra Fratelli Musulmani e laici. Il governo schiera in campo l’esercito. Carri armati e blindati leggeri presidiano alcuni quartieri del Cairo. Federico Campoli a pag. 5 M 2 Venerdì 7 dicembre 2012 Attualità Nonostante le dichiarazioni in senso contrario già mercoledì aveva annunciato al partito la sua candidatura Berlusconi torna in campo Il Cavaliere rompe gli indugi, annulla le primarie e abbandona la maggioranza. Poche le eccezioni nelle fila del Pdl, tra cui il rigurgito “montista” di Frattini L’Italia è il Paese che amo. Qui ho imparato il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica”. Questo era l’incipit del discorso di Silvio Berlusconi pronunciato il 26 gennaio del 1994. Che potrebbe essere ripreso, riveduto e attualizzato, per la nuova discesa in campo del Cavaliere. Infatti al termine del vertice di ieri a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore del Pdl, Berlusconi si riprende il suo partito. Annullate le primarie e abbandonata la maggioranza in un solo colpo. E’ un ritorno prepotente sulla scenda da parte del Cavaliere dopo che per 13 mesi era rimasto in sordina cedendo prima la premiership a Monti, poi la segreteria ad Alfano. Ora torna per provare a riprendersi tutto. A cominciare dalla sua creatura politica. Alfano infatti ha seguito la linea del presidente: “Avevo sempre detto che le primarie erano per la successione, ma con la candidatura di Silvio Berlusconi non sono più ne- “ cessarie”. “Ha alzato la coppa nel 2008 e ha il diritto di difendere il titolo” annuncia quindi il mite Angelino. Il bilancio del Governo Monti è fallimentare e, dopo aver minacciato in più di un’occasione di staccare la spina ai tecnici, Berlusconi chiama gli italiani a riflettere su questa esperienza governativa. E mette senza troppi complimenti Monti e i suoi ministri sul banco degli imputati: “La situazione oggi è ben più grave di un anno fa, quando lasciai il governo per senso di responsabilità e per amore del mio paese. Oggi l’Italia è sull’orlo del baratro”. Ad obbligare quindi l’ex premier a ricandidarsi non solo il suo Popolo delle Libertà, ma anche la disastrata condizione in cui versa la nazione. Ma la vera motivazione dell’ira funesta del Cavaliere sono le dichiarazioni di alcuni dei suoi dopo la riunione a palazzo Grazioli, l’intervento di Passera ad Agorà ed il “no” all’election day ripetuto del Governo. In quest’ottica va letta anche la mossa di senatori e deputati azzurri di abbandonare la maggioranza. Con poche eccezioni, tra cui il rigurgito catto-socialista di Frattini, (ansioso, in un modo o nell’altro, di poter tornare a ricoprire posti di potere o di essere nominato commissario europeo, come si evince dalle dichiarazioni: “la mia visione europea e europeista, mi impedisce di alimentare una fase di instabilità. Il paese viene prima del Pdl”) e lo strappo di Cazzola, Malgeri e Mantovano. Berlusconi si sente quindi in debito con il paese che ha governato per diversi anni e se accetta le pressioni dei suoi sostenitori, lo fa solo per amore dell’Italia. “Sono le dolorose constatazioni che determineranno le scelte che tutti insieme assumeremo nei prossimi giorni”, continua ancora l’ex Premier. Il Paese ha bisogno di una sterzata vigorosa e attorno a Berlusconi si potrebbe costituire una nuova coalizione di centrodestra, da La destra di Storace ai movimenti civici, con una rinnovata iniziativa politica alternativa alla sinistra. Non mancano comunque i dissidenti nel Pdl. Da Giorgia Meloni che su Twitter annuncia la sua contrarietà alla ricandidatura di Berlusconi, a Guido Crosetto che ieri ha abbandonato lo studio di La7 all’ennesima domanda su Berlusconi sbotta: “Basta mi sono rotto. Sicuramente ci saranno berlusconiani contenti decisi ad andare avanti così ma anche altri che dopo ieri sera probabilmente prenderanno un'altra strada”. Confessando che già nel vertice di mercoledì Berlusconi, nonostante le dichiarazioni in senso contrario dei dirigenti del partito, aveva già annunciato la sua candidatura. Salvatore Filippelli Perplessità di Montezemolo sul listone di centro “Servono volti nuovi. Non dobbiamo essere solo un’Udc allargata ad esterni alla politica” IL MOVIMENTO DI MONTEZEMOLO Potrebbero salvarsi solo alcuni fedelissimi di Fli, mentre continuano le trattative con Casini. La nuova “Lista per Monti” vuole essere equidistante dagli attuali schieramenti. Ma intanto il Premier resta alla finestra In quasi tutte le regioni Italiafutura si appoggia presso normali attività di imprenditori suoi simpatizzanti Anche le sedi Terzo polo: Fini snobbato da tutti sono future l nuovo centro di Montezemolo e Riccardi, di Bonanni, di Olivero (Acli) e della società civile cattolica, deve ancora prendere una forma e un nome, scegliere una leadership e fare le liste elettorali, ma già si erge a censore. Vogliono essere “terzi” rispetto agli attuali schieramenti per restare lontani dai due partiti che hanno in comune un passato di governo “populista che ha provocato tanti disastri in questi venti anni” come esplicitamente scritto sul sito di Italia Futura. Dunque, si boccia il Pd di Bersani che con Vendola realizzerebbe un’alleanza poco omogenea, sulla stessa scia dell’Unione che portò al Governo Prodi nel 2006, per circa due anni; ma anche il Pdl in stato confusionale. Si cercano “volti nuovi” ha detto il Presidente della Ferrari, ma questo sembra un esercizio puramente retorico. Infatti i montezemolini sono vicini a Casini e Fini che tutto sono tranne che volti nuovi. La strategia della strana coppia Udc-Fli è quella di forzare la mano a Montezemolo e Riccardi per presentarsi alla convention di lancio, prevista prima di natale, con un simbolo comune per iniziare la I campagna elettorale. Hanno capito che il rischio di ritrovarsi schiacciati al centro di nuovo da Berlusconi e Bersani è alto. Ma i promotori della “Lista per Monti” vogliono acchiappare dagli elettori in libera uscita dal Pdl e da quel milione di cittadini che ha votato Renzi e che probabilmente non voterà Bersani. Per questo sono in cerca di “volti nuovi”. Ma nonostante il tentativo di fare la lezione di morale, quello di Montezemolo non è un pregiudizio politico, ma un ragionamento di puro marketing elettorale. Gli elettori del Pdl non vedono di buon occhio la presenza del Presidente della Camera, e Casini non gode del favore dei renziani. Ed è la stessa persona che ha dichiarato: ”non possiamo dare l’idea che Italia Futura sia una specie di Udc allargata con qualche esterno alla politica”. Per questo il Premier Monti continua a restare alla finestra, e dato lo stallo della lista che porta il suo nome, sembra ancora lontano dal concedere un esplicito consenso. L’ostacolo principale resta Gianfranco Fini, perché Casini e Montezemolo continuano a trattare sulla convention a dicembre e sulla nascita della Lista Monti. Secondo indiscrezioni sarebbero condivisi solo i nomi di alcuni futuristi come Giulia Bongiorno e Benedetto Della Vedova che non hanno un passato politico nella destra missina, ma che fine faranno invece i Granata ed i Briguglio? Così il leader del mini-partito Fli, snobbato da Montezemolo, sta cercando casa. Ha già annunciato di volersi ricandidare alla Camera e, qualche tempo fa, ha teso l’esca al Segretario Pdl, sperando in una rottura col Cavaliere, ma Alfano lo ha ignorato. Quindi spara a zero sui suoi ex colleghi di partito, i cosiddetti “colonnelli”, La Russa e Gasparri sopra tutti, che secondo Fini, “sono tali perché hanno sempre bisogno di un generale”. E le sue dichiarazioni in cui si erge a comandante delle truppe vengono derise a stretto giro di posta. Il senatore Pdl Achille Totaro, infatti, risponde con sarcasmo: “ha ragione. I colonnelli hanno bisogno di generali. Purtroppo talvolta ne incontrano anche alcuni come Badoglio. E comunque stanno peggio taluni generali che sono rimasti senza colonnelli e senza esercito”. S.F. on c’è dubbio: Italiafutura ha grandi ambizioni. Grandissime, se si considera che la lenta discesa in campo, quasi alla Wanda Osiris, di Luca Cordero di Montezemolo sulla scena politica nazionale, potrebbe secondo alcuni ancora portarlo addirittura all’ascesa verso Palazzo Chigi. Eppure, nei due anni che hanno caratterizzato la gestazione, non si è brigato troppo nell’antica pratica di costruire una rete territoriale. Sede di potere - In questo Italiafutura è davvero un partito nuovo. Tanto che anche le sedi sono… future. Lo ha scoperto Libero, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, che in un reportage ha svelato le difficoltà che un ipotetico sostenitore del movimento di Montezemolo dovrebbe affrontare per prendere con esso un contatto “non virtuale”. Perché di sedi vere e proprie, in giro per il Paese, praticamente Italiafutura non ne ha. Piange il telefono - Ecco allora che si appoggia in Abruzzo ad una agenzia assicurativa di Teramo, in Basilicata a uno studio di grafica web, in Emilia Romagna a una fabbrica di Faenza che realizza barre per torni, e così via. Il giornale lo ha scoperto N alzando il telefono (a ripetizione) e cercando di contattare i vari responsabili territoriali: spesso all’altro capo del filo gli hanno risposto commessi, segretari, singoli imprenditori. Le faremo sapere - Si badi bene: non si è in presenza di indirizzi errati, o falsi. I recapiti sono in effetti rispondenti. Il fatto è che, con la prassi di appoggiarsi presso le attività di persone compiacenti, evidentemente sostenitori di Italiafutura, magari si risparmia ma non si dà quell’impronta di efficienza sulla quale è impostata l’immagine di LCdM. “Abbiamo la stessa sede legale” oppure “lasci il numero, la faremo richiamare dal responsabile” diventa così il leit-motiv dei dialoghi. Montezemoliano doc - L’unico Italiafuturista che ha risposto convinto è stato Gigi Picciau, dalla sua enoteca di Cagliari. Che però sembra quasi contestare la linea del partito… “Se il nostro candidato premier è Monti è una roba da 10-12%, valeva la pena metterci tanto entusiasmo? Se si candida Montezemolo invece possiamo raggiungere il 20%”. Il Monti-bis, insomma, non vale un brindisi neanche qui. Robert Vignola 3 Venerdì 7 dicembre 2012 Economia Da quando al comando c’è Monti gli italiani pagano un miliardo di tributi in più ogni mese Più tasse. E il Tesoro fa festa Incredibile comunicato del ministero: nonostante la crisi economica incassiamo di più. Ecco il lungo e triste elenco dei balzelli aumentati nell’ultimo anno, ad iniziare dalle accise sulla benzina di Igor Traboni iù tasse per tutti con il governo tecnico. E più esattamente, da quando sulla tolda di comando c’è Mario Monti, un miliardo di tasse in più ogni mese, euro più euro meno. Occhio, però, perché mica finisce qui: in arrivo c’è la seconda e ben più pesante rata dell’Imu, dopo che per la prima abbiamo già tirato fuori 4 miliardi. In media si pagherà (e mancano solo oggi e domani per mettersi in regola) il 53% in più, altro che noccioline. Ma visto che i tecnici di Monti non hanno saputo neanche far di conto, gli esperti – quelli veri – già segnalano un ulteriore buco di 7 miliardi, per cui è imminente l’arrivo di nuove tasse. E, nel caso al governo dovesse assurgere il Bersani da Bettola, il Pd già prospetta una sorta di ‘patrimonialona’, una super tassa su proprietà e redditi che, nel caso dovesse passare soprattutto la linea di Nichi Vendola (come pare probabile) consterebbe addirittura in una aliquota del 75% sopra il milione di euro. Ma torniamo ai conti delle tasse. A snocciolare i dati è… l’assassino a cui evidentemente piace tornare sul luogo del delitto, ovvero il Ministero del Tesoro, che tira fuori il lungo e assai triste elenco dei tributi affibiati P ai cittadini, con tanto di aumenti, sia in percentuale che in soldoni. “Pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa, la dinamica delle entrate tributarie conferma la tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all'analogo periodo dello scorso anno”, così annuncia trionfale il ministero del tesoro. Le imposte dirette sono aumentate del 5% (+8.234 milioni di euro). Il gettito Ire evidenzia un lieve incremento dello 0,3% (+442 milioni di euro) che riflette l'andamento positivo delle ritenute sui redditi dei dipendenti privati (+1,9%) e delle ritenute sui redditi dei dipendenti pubblici e da pensione (+0,4%) che compensa l'andamento delle ritenute dei lavoratori autonomi (-4,6%) e delle ritenute d'acconto applicate ai pagamenti relativi ai bonifici disposti dai contribuenti per beneficiare di oneri deducibili o di spese per le quali spetta la detrazione d'imposta. Positivo (sempre e solo ovviamente per lo Stato sanguisuga) anche il gettito dell'autoliquidazione (+1,0% pari a +137 milioni di euro). In crescita il gettito IRES che si attesta a 20.578 milioni di euro (+1,1%, pari a +231 milioni di euro). Tra le altre imposte dirette si registra un significativo incremento dell'imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale (+2.866 milioni di euro, pari a +53,9%) influenzata da diversi fattori di carattere tecnico-normativo e, in particolare, dalla riforma del regime di tassazione delle rendite finanziarie. Le imposte indirette fanno rilevare un incremento complessivo del 2,8% (+4.109 milioni di euro). Al netto dell'imposta sostitutiva una tantum sul leasing immobiliare la crescita delle imposte indirette è risultata pari a 3,7% (+5.368 milioni di euro). In aumento il gettito delle imposte sulle transazioni che nel complesso aumenta del 29,3%. In crescita assai significativa l'imposta di bollo che registra un incremento del 126,6% (+3.082 milioni di euro) dovuto alle modifiche normative apportate con i provvedimenti della seconda metà del 2011 alle tariffe di bollo applicabili su conti correnti, strumenti di pagamento, titoli e prodotti finanziari, nonché all'anticipo del versamento dell'acconto sull'imposta di bollo. Sul risultato incide positivamente, inoltre, il versamento del 16 luglio del ''bollo speciale per le attività finanziarie scudate''. Tra le altre imposte indirette in crescita il gettito dell'imposta di fabbricazione sugli oli minerali (+22,0% pari a +3.485 milioni di euro) sostenuto dagli aumenti delle aliquote di accisa disposti dalle recenti manovre varate anche dopo il terremoto in Emilia.. In flessione il gettito dell'imposta di consumo sul gas metano (-20,5% pari a -804 milioni di euro) a causa del mec- canismo di versamento dell'imposta e del calcolo del conguaglio sui consumi dell'anno precedente. Tra le entrate relative ai giochi, che si riducono complessivamente dell'6,7% (-765 milioni di euro), si evidenzia l'andamento positivo delle lotterie istantanee (+4,5% pari a +53 milioni di euro) e delle entrate derivanti dagli apparecchi e congegni di gioco (+1,3% pari a +40 milioni di euro). Occhio, però, perché mica finisce qui: in arrivo c’è la seconda e ben più pesante rata dell’Imu, dopo che per la prima abbiamo già tirato fuori 4 miliardi . In media si pagherà (e mancano solo oggi e domani per mettersi in regola) il 53% in più, altro che noccioline. Ma visto che i tecnici di Monti non hanno saputo neanche far di conto, gli esperti – quelli veri – già segnalano un ulteriore buco di 7 miliardi, per cui è imminente l’arrivo di nuove tasse. I CONTI CHE NON TORNANO Altri 260mila precari e lo Stato non sa più cosa fare ltri precari nelle pubbliche amministrazioni. I tagli interesseranno tutti i settori, dall’Istruzione alla Sanità passando per gli impiegati dei ministeri. Negli enti previdenziali e negli enti parco dovrebbero esserci 3.300 eccedenze di personale non dirigenziale. Che poi, cumulate alle 4.028 già previste per le prime 50 amministrazioni dello Stato, portano il totale a 7.300 persone in esubero nelle amministrazioni centrali dello Stato. Queste le prime proiezioni dei numeri del Conto 2011 redatto dalla Ragioneria generale. A rivelarli il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, secondo A cui nella P.A. ci sono più di 260.000 precari considerate tutte le forme di flessibilità. Per tutti questi lavoratori, non è possibile pensare a una “stabilizzazione di massa” ha detto con cinismo il Ministro. Nel dettaglio, il conto della Ragioneria segnala che ci sono 130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali dello Stato. ”Non si può pensare a una stabilizzazione di massa - ha detto chiaramente Patroni Griffi - sarebbe contro il dettato costituzionale” e annullerebbe la possibilità di entrata nelle amministrazioni pubbliche dei giovani. L’Italia scende ancora in classifica: ora è dietro la Romania e davanti la Bulgaria Corruzione, una piaga senza fine Secondo la Transparency International, le difficoltà in cui versa il nostro Paese “pesano in maniera grave sugli investimenti esteri”. Intanto salta l’amministratore delegato della Saipem di Giuseppe Sarra n altro indice negativo per il nostro paese. Secondo il rapporto annuale della Transparency International (un'organizzazione non governativa che si occupa della corruzione, non solo politica) l’Italia è scesa dal 72esimo posto al 69esimo su 174 al mondo, con un punteggio di 42 su 100, in materia di trasparenza e legalità. Un dato allarmante. Basti pensare che il Sud Africa, la Macedonia, la Romania e il Ghana precedono il nostro paese mentre siamo “virtuosi” rispetto alla Bulgaria, il Marocco, la Liberia ed il Trinidad e Tobago. Per l’associazione la corruzione, non comporta soltanto una mancanza di eticità e moralità, ma influenzano in modo negativo l’economia e la credibilità del Paese nel mondo. La Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda, invece, rappresentano le nazioni più “oneste” del pianeta (tutti e tre con uno voto di 90/100). Per quali motivi la Transparency International ha espresso un giudizio così “pesante” nei confronti dell’Italia? Certamente la classe U politica, dai primi anni ’50 fino ad oggi, non è stata capace di promuovere delle leggi che abbiano estirpato, o almeno limitato, uno dei mali più presenti nelle viscere della società italiana: la corruzione. Un cancro che si sta proliferando su tutta la penisola, infatti, per via di controlli inefficienti e delle esorbitanti tasse che colpiscono i cittadini onesti, i quali rappresentano lo zoccolo duro dell’economia italiana, nel nostro paese è in continuo aumento l’evasione fiscale e si fanno sempre più frequenti i furti ed i suicidi. Certamente i gravi fatti di cronaca che hanno trovato spazio su tutti i quotidiani italiani, negli ultimi tempi, spiegano quanto sia profonda e presente la corruzione in Italia. Nella Saipem, una delle società più importanti del gruppo Eni, è in atto un vero e proprio terremoto nella plancia di comando. La società è coinvolta in indagini proprio per corruzione, relativa ad alcuni contratti stipulati in Algeria. Nel vortice dell’inchiesta sono finiti due dirigenti dell’azienda: Franco Tali, amministratore delegato (cui sono state chieste e ottenute le dimissioni) e Franco Varone, top ma- nager. Al riguardo, attraverso una nota, la Saipem: “ritiene che la propria attività sia stata svolta nel rispetto delle leggi”. A Roma, le forze dell’ordine hanno arrestato 14 persone: 6 avvocati, 5 commercialisti e 2 imprenditori. Secondo l’accusa i professionisti permettevano il pagamento di crediti inesistenti a spese dei fallimenti. Tra i fermati spicca il nome di Piercarlo Rossi, ex fidanzato del giudice Chiara Schettini (membro del collegio dove sono state discusse alcune cause finite al vaglio della Procura). A Napoli, invece, quattro marescialli della Guardia di Finanza sono stati arrestati con l’accusa di corruzione. Due settimane fa, sempre nella capitale, alcuni vigili sono finiti nel mirino della Procura, i quali – secondo gli inquirenti - avrebbero chiesto dei soldi ai fratelli Bernabei per togliere le multe fantasma che gli erano state inflitte. 4 Venerdì 7 dicembre 2012 I due marò Riportiamoli a casa Focus La lotta alla pirateria ha una valenza significativa per le Nazioni Unite ma viene disatteso un problema che potrebbe rientrare anche nell’articolo 5 della Carta dell’Alleanza Anche la Nato e l’Onu tacciono Finora l’unico atto concreto del nostro Governo è stato il pagamento di una somma che non è neppure servita a riportare i soldati in Italia di Gianni Fraschetti erzi si ostina a non rispondere alle domande che gli abbiamo rivolto ma sicuramente non avrà potuto fare a meno di constatare anche lui che ormai nel mondo non contiamo più un tubo. Certo dopo che a dirigere il nostro dicastero degli esteri si erano avvicendati D’Alema, Fini, Frattini e lo stesso Terzi , difficile che il risultato potesse essere diverso ma anche per le persone meno ottimiste, come il sottoscritto, un simile disastrato scenario, come quello che abbiamo sotto gli occhi, era veramente fuori dai possibili orizzonti. Si sperava di rimanere almeno avvolti nei pannicelli caldi della nostra rassicurante mediocrità. In effetti noi una politica estera non l’ avevamo mai avuta. Forse Craxi, qualcosa, pagandola anche a caro prezzo ma per il resto la nostra politica estera era stata sempre concepita dall’ “italian desk” del Segretario di Stato americano. Figurarsi poi se a De Mita o a Forlani o magari ad Occhetto o allo stesso D’Alema fregava qualcosa della politica estera. Niente di niente, bastava rispondere presto e bene ai suggerimenti che ci venivano dati e D’Alema Premier ci ha dimostrato nei fatti come, quando ha spedito i nostri bombardieri nei cieli della Serbia. Anche lui ben attento ad attaccare il somarello dove volevano i nostri potenti alleati di oltre oceano ed una lugubre anticipazione del comportamento che avremmo tenuto poi con la Libia. Dunque, nonostante i toraci gonfi ed i proclami, abbiamo contato sempre pochino ma non eravamo mai scesi in basso come adesso però. La trimurti Napolitano, Monti, Terzi ci ha veramente condotti oltre. Là dove era difficile ipotizzare di potere mai arrivare. Qualcuno ricordava il caso Battisti, e faceva notare che è la quarta volta nel giro di un breve lasso di tempo che l’ Italia si fa ridere in faccia e prendere per il naso. In effetti… Per la storia della Libia ci siamo fatti comandare a bacchetta da francesi, inglesi, americani nel più incredibile atto di autolesionismo dal dopoguerra , poi ci siamo fatti umiliare da inglesi e nigeriani nella vicenda dell’ ostaggio italiano ed infine ci stiamo facendo prendere a per- T nacchie, pure belle sonore, da brasiliani e indiani. In un'ipotetica classifica sul nostro attuale peso politico globale, direi che siamo in serie B e ci posizioniamo tra il Burundi e San Marino. In piena zona retrocessione. In effetti avevamo una lunga e consolidata tradizione di zerbini dei più grossi, ma ormai stiamo scoprendo a nostre spese che non hanno paura di noi neanche i piccoli. Chiunque passa, se gli garba, ci tira un bel calcione negli stinchi. E noi non solo non protestiamo ma ringraziamo pure, ovviamente. E dunque i due Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre continuano a restare in India, trattenuti lontano dall’Italia in virtù di un vero e proprio sequestro arbitrario. Una storia che si trascina ormai da quasi un anno, a riprova dell’incapacità ed imperizia del governo tecnico guidato da Mario Monti. Il ministro degli Esteri poi, Giulio Terzi di Santagata, vanterà pure svariati titoli nobiliari che evidentemente gli conferiscono un certo “allure” nei balli di ambasciata ed al Carnevale di Venezia ma ha dimostrato una totale incapacità al “fare” una volta messo alla guida della nostra diplomazia e ciò nonostante un curriculum che sulla carta appariva di tutto rispetto. L’ennesima fregatura rifilata da Fini agli italiani. È vero che una crisi come questa l’Italia non l’aveva mai affrontata ma di certo tutta la nostra fragilità congenita e tutte le nostre magagne sono venute impietosamente alla luce rendendoci totalmente impotenti Cosa ha ottenuto l’Italia dal 15 febbraio, giorno in cui i due Marò sono stati coinvolti a forza dagli indiani in una vicenda nella quale erano rimasti uccisi due pescatori, ad oggi? Assolutamente nulla. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono stati accusati di omicidio sulla base di prove totalmente e grossolanamente fabbricate a tavolino (la sola perizia balistica grida vendetta), ma il nostro Ministro degli esteri non solo non ha saputo fare la voce grossa ma ha fatto appiattire l’ Italia su un profilo talmente basso che l’ha portata a scomparire dal palcoscenico internazionale e mediatico del quale è rimasta padrona assoluta l’India e per ben 291 giorni i due Marò sono stati sottoposti a varie forme di carcerazione: dalla camera detentiva all’al- bergo sorvegliato. Assolutamente incompatibili con il loro status di militari in servizio. L’Italia ha poi pagato un riscatto di 290.000 euro, come facciamo sempre, ma nonostante questo non è riuscita a far tornare i due militari in Patria. Latorre e Girone, infatti, sono stati semplicemente scarcerati dietro cauzione, con l’obbligo di non allontanarsi dall’India e dalla zona di competenza del Commissariato di Kochi. Ormai è passato quasi un anno ed i Marò e le loro famiglie continuano ad attendere un processo che viene rimandato di settimana in settimana. Nel frattempo le prove che li scagionerebbero spariscono e diventano sempre più deboli, mentre l’India falsifica altre prove ed il governo italiano continua a trascinarsi nell’indolenza e nell’ignavia. Incapace persino di parlare. Ci risulta addirittura che durante il primo interrogatorio a cui sono stati sottoposti ed in contrasto con tutte le norme consuetudinarie, sembra che le Autorità italiane non abbiano assicurato a Massimiliano e Salvatore nemmeno un interprete “giurato”, accreditato presso l’Ambasciata italiana. È stato infatti preferito un Vescovo indiano di religione cattolica, probabilmente amico delle famiglie dei due poveri pescatori uccisi. Monti e Terzi avrebbero potuto avvalersi della collaborazione di Onu, Comunità Europea, Nato, e se non proprio imitare gli Usa fare almeno qualcosa di simile. A inizio luglio un pescatore indiano è rimasto infatti ucciso al largo delle coste degli Emirati Arabi Uniti, in una zona di attracco solitamente frequentata da navi della marina militare statunitense, ma nessun Marine americano è finito in carcere in India. L’ambasciatore americano presso gli EAU, pur confermando l’episodio, ha fatto sapere che sono stati sparati colpi di arma da fuoco dopo che il peschereccio degli indiani (oltre alla vittima, altri tre sono rimasti feriti) ha ripetutamente ignorato gli avvertimenti e le segnalazioni regolamentari, continuando ad avvicinarsi alla nave Usa ad alta velocità. Dopo aver espresso le condoglianze del governo americano alle famiglie della vittima e dei feriti, il comunicato si è chiuso laconicamente con l’affermazione che si sta indagando sul caso e che l’ambasciata indiana a Washington è in permanente contatto con il Pentagono per seguirne gli sviluppi. Chi “sta indagando” sul caso? Ovviamente gli americani, non gli indiani. Identico episodio, totalmente differente il modo di gestirlo. Tutto avviene infatti in un contesto internazionale assolutamente indifferente. L’ONU tace anche se la lotta alla pirateria ha una valenza significativa per le Nazioni Unite. La NATO disattende un problema che potrebbe rientrare nell’articolo 5 della Carta dell’Alleanza. L’Unione Europea con la propria rappresentante, la totalmente inutile Lady Asthon, dichiara che “Non sarebbe corretto per l’UE intervenire in una questione che è posta dinanzi alle competenti istanze giudiziarie di uno Stato Straniero”. Tutti ci rifuggono quasi fossimo degli appestati. E questo sarebbe il ritrovato prestigio internazionale dell’ Italia? L’ignavia del governo Monti, in primis del ministro Terzi, ha umiliato profondamente le Forze Armate del nostro paese. L’unico atto concreto è stato il pagamento di una somma che non è neppure servita a riportare i soldati in Italia. Un bilancio fallimentare per un Ministro che e’ stato un fallimento su tutta la linea, anche dove apparentemente sembra avere fatto bene, come nel caso di Rossella Urru. Nessuno lo sa e non se ne e’ parlato per niente ma anche sulla sua liberazione si è giocato un braccio di ferro diplomatico del quale noi siamo stati semplici spettatori. Fin troppo pericoloso. Il regista silenzioso è stato Nicolas Sarkozy, l'ex presidente della Repubblica francese che aveva immaginato di sfruttare il caso dei tre cooperanti rapiti in Algeria per imporre la supremazia di Parigi nell'Africa del nord. Il progetto era quello di far entrare in azione le forze speciali d'oltralpe per stanare i rapitori e per tentare di liberare gli ostaggi. Tutto era quasi pronto ma il piano non prevedeva alcuna garanzia sulla sorte di Rossella Urru e dei suoi colleghi spagnoli. L'irruzione, comunque, è saltata all'ultimo momento, solo perché i rischi - secondo l'ex capo dell'Eliseo - erano troppo alti e un fallimento avrebbe potuto compromettere la campagna elettorale già entrata nel vivo. Sarkozy non è stato rieletto e il successore François Hollande non ha ripreso in mano il progetto di incursione in Mali. Gli stessi francesi, con un piano simile e giusto qualche tempo prima, avevano provocato uno spargimento di sangue in Niger. Quella volta erano stati uccisi sia i rapitori che gli ostaggi e proprio per questo si temeva che il governo Sarkozy portasse avanti il suo piano per l'incursione in Mali, dove si trovava la prigione di Rossella Urru. Da Parigi, la notizia di un blitz delle teste di cuoio, è arrivata in Italia tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Quando sulla sorte di Rossella Urru non si sapeva quasi nulla. All'inizio si parlava di indiscrezioni, ma nei giorni successivi alcune agenzie di stampa hanno confermato l'idea di Sarkozy. Due settimane dopo, giusto per aumentare la tensione, si è consumato il dramma di Franco Lamolinara, l'ingegnere italiano rapito in Nigeria e morto durante un blitz a sorpresa delle forze speciali britanniche. Abbiamo rischiato che in Mali si ripetesse la stessa tragedia. I francesi non avevano a cuore la liberazione dei cooperanti, ma volevano dimostrare la loro forza militare ai gruppi armati e ai governi del Nord Africa. Il tutto nel silenzio e nell’inazione più totali da parte di Terzi e del governo italiano. 5 Venerdì 7 dicembre 2012 Esteri Sette morti e quasi un migliaio di feriti, il governo schiera i carri armati ma il Presidente è rimasto solo Egitto di nuovo sull’orlo della guerra civile Morsi rimane sempre più isolato. 17 consiglieri si sono dimessi e insieme a loro anche il presidente della tv di Stato. Fratelli Musulmani e laici, intanto, si affrontano per le strade del Cairo a colpi di arma da fuoco embra di essere tornati indietro di un anno e mezzo fa, quando i manifestanti lanciavano pietre e bottiglie molotov contro i soldati di Hosni Mubarak. 7 morti, centinaia di feriti e 305 persone arrestate fino ad ora. Questo è l’ultimo tragico resoconto dell’ennesima giornata di violenze in Egitto. Intanto, per le strade del Cairo sono stati schierati diversi carri armati, camionette per il trasporto dei soldati e blindati leggeri, mentre l’esercito trasforma il palazzo presidenziale in un avamposto militare, ripulendo le strade dai manifestanti e disponendo filo spinato intorno al perimetro. Piovono accuse di repressione, ma il Capo della Guardia Repubblicana assicura che le forze armate non sono state schierate per questa ragione. L’Egitto ha potuto registrare un’altra giornata di violenti scontri tra i Fratelli Musulmani e i militanti dell’oppo- S sizione. Le due fazioni si sono affrontate a colpi di pietre, molotov, bastoni e coltelli. Anche alcuni colpi di arma da fuoco sono stati esplosi durante i tafferugli. Diverse sedi di partito sono state date alle fiamme. Ad Alessandria, il quartier generale dei Fratelli Musulmani è stato preso d’assalto. Il risultato è stato di decine di feriti trai sostenitori di Morsi. I dimostranti hanno, poi, affrontato la polizia nel quartiere di Heliopolis. Ormai i laici considerano il presidente egiziano completamente illegittimo. Sulle violenze si pronuncia anche il vicario patriarcale della Chiesa Copta Cattolica, Yuhanna Kolta, sottolineando come siano un “prezzo” necessario da “pagare per il progresso e la democrazia”. Ribadisce, poi, come tutta la Chiesa Cristiana non stia prendendo parte a queste proteste, perché “la religione deve restare fuori dalla politica”. Per questo motivo, i copti, insieme ai cattolici e agli anglicani, si sono dimessi dall’Assemblea Costituente. Ora, anche l’Università Al-Azhar, il più prestigioso istituto islamico del mondo, ha chiesto al presidente di fare marcia indietro sui decreti. Il Patriarca copto, Teodoro II, invece, si oppone con esplicita fermezza al governo. La battaglia si combatte anche sul piano istituzionale. Dimissioni a raffica negli ambienti dei sostenitori del governo, che mettono seriamente in crisi Morsi. Essam el Amir, il presidente della tv di Stato egiziano, ha lasciato anche lui il suo incarico in segno di protesta contro la gestione del paese. Anche il vicepresidente dei Fratelli Musulmani se n’è andato. Inoltre, sono 17 i consiglieri di Morsi ad aver rassegnato le dimissioni. Intanto, al palazzo presidenziale il presidente Mohamed Morsi è sempre più isolato. Tenta di recuperare consensi in extremis evitando di oscurare alcune televisioni indipendenti, come invece era stato annunciato. Ma non è servito a niente. Solo i salafiti, i musulmani più fanatici, gli rimangono interamente fedeli. Il Capo di Stato ha convocato un vertice di urgenza che vedrà impegnati il premier Hisham Qandil, il capo dell’intelligence e della Guardia Repubblicana, i ministri della Difesa, della Giustizia, dell’informazione e dell’Interno. La situazione si fa sempre più tesa, mentre chi critica il governo trova solo problemi. Il premio Nobel el Baradei si è schierato contro i Fratelli Musulmani sin dall’inizio dei disordini. Ora è indagato per spionaggio e sedizione. Ma non è il solo. Insieme a lui sono sotto indagine altri cinque leader dell’opposizione. In particolare, Amr Moussa è accusato di essersi incontrato con il Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, per complottare contro il proprio paese. Accuse gravi che vengono ribadite ormai quasi quotidianamente da più parti del governo egiziano. Ormai, Primavera Araba non è più un sinonimo di libertà e democrazia. Federico Campoli Cadono bombe su Damasco, mentre sale la paura per il possibile utilizzo di armi chimiche Siria, siamo alla battaglia finale Mistero sulle sorti di Bashar al-Assad. Alcune voci lo vorrebbero pronto alla fuga in America Latina, ma dall’Ecuador arriva la smentita. USA in preda all’isteria per l’utilizzo di gas nervino da parte del regime, ma nessuna conferma l regime siriano sembra avere le ore contate. Le forze di opposizione mandano un messaggio video sulla probabile “ora zero”, cioè il “collasso del regime”. Sono diversi i paesi, tra cui l’Italia, che hanno già riconosciuto il fronte anti-Assad come unico rappresentante legittimo del popolo siriano. Intanto, cominciano a cadere le prime bombe su Damasco. L’ultima sfida tra ribelli e lealisti è, ormai, in atto. Il comando del Free Syrian Army ha annunciato di aver conquistato una base militare a Shabaa, sobborgo della capitale. Un alone di mistero è piombato, invece, sulle intenzioni del presidente siriano. Corrono voci di una sua possibile fuga in America Latina. Secondo alcuni avrebbe preso già accordi con alcuni Capi di Stato tramite il proprio viceministro degli Esteri, Fayssal Mekdad, che si è recato in visita a Cuba, Nicaragua, Venezuela ed Ecuador. Ma da Bogotà arrivano le smentite. “Nessun cittadino siriano ha chiesto asilo nel nostro paese, tantomeno il presidente” dichiara il Ministro degli esteri ecuadoregno, Ricardo Patino. Dagli altri paesi non giunge nessuna voce. Sale allarmante, invece, l’isteria americana sul possibile utilizzo di armi chimiche da parte dell’esercito lealista. Ma, come riferisce la NBC, non sono ancora stati montati gli armamenti necessari per attuare l’attacco, nè Bashar al-Assad ha ancora consentito l’utilizzo del gas nervino per fermare l’avanzata dei ribelli. Nonostante ciò, salgono unanimi le critiche per il loro eventuale utilizzo. F.Ca. I La crisi mediorientale nei rapporti israelo-palestinesi C’è spazio per un’iniziativa diplomatica italo-europea ll'indomani del voto dell'Onu, con il consenso dell'Italia, per il riconoscimento della Palestina come stato non membro delle Nazioni Unite, Israele annuncia nuovi e massicci insediamenti a Gerusalemme ed in Cisgiordania, una ''ritorsione'' viene subito giudicata dall'Anp.Il ministro degli esteri Giulio Terzi ha convocato alla Farnesina l'ambasciatore israeliano a Roma, Naor Gilon, al quale il Segretario Generale della Farnesina, Michele Valensise e non Terzi ha espresso, in coerenza con la posizione dell'Alto rappresentante europeo per la politica estera, Catherine Ashton, la ''contrarieta'' dell'Italia all'iniziativa di Israele per le ''conseguenze negative'' che essa ha ''sul processo di pace''. La situazione e' oggettivamente carica di tensione. La fragile tregua tra l'Anp ed Israele per gli scontri in Cisgiordania che ha preceduto il voto all'Onu rischia di non reggere. Anche perche', nel frattempo, i due paesi ''garanti'' della tregua, Stati Uniti ed Egitto, anche se per ragioni diverse, dimostrano di aver perso credibilita' agli occhi dei due contendenti. Il ''no'' degli Usa all'Onu per la Palestina ha soddisfatto Israele ma non i palestinesi mentre l'Egitto e' ora alle prese con le forti tensioni interne che indeboliscono non poco il presidente Mohamed Morsi dalle propensioni dittatoriali. Ma c'e' di piu'. La mossa europea di convocare gli ambasciatori israeliani, secondo una fonte israeliana citata in forma anonima dalla stampa di Tel, è "essenzialmente una mossa Usa". Un'interpretazione che sembra adombrare un nuovo capitolo del confronto fra il presidente Usa Barack Obama e il leader Benyamin Netanyahu alle prese, tra l'altro, con le imminenti ele- A zioni politiche del 22 gennaio prossimo. E le cui recenti decisioni - ha aggiunto la stessa fonte - farebbero sentire "umiliata" l'amministrazione Usa. La fonte anonima israeliana citata dalla stampa ha spiegato che "gli americani sono in una posizione difficile'' avendo appoggiato Israele all'Onu contro l'accredito palestinese e non si aspettavano che Israele reagisse con l'annuncio di nuovi insediamenti. In presenza di una situazione che si sta oltremondo complicando allontanando l'obiettivo e nella constatazione che i due paesi, Stati Uniti ed Egitto, ''garanti'' della tregua in Cisgiordania e potenziali ''traghettatori'' di pace , hanno entrambi perso della loro forza contrattuale, la ''palla'' passa all'Europa che come prima mossa dovrebbe, sulla base della sostanziale unita' e coerenza sinora dimostrate, riportare in ambito Onu tutta la questione. In questa sede l'Europa dovrebbe chiedere, sulla base del combinato disposto delle risoluzioni Onu sinora approvate riguardante la ''contesa'' isaelo-palestinese, che la comunita' internazionale si pronunci affinche' si ricreino le condizioni per tornare al negoziato tra le due parti finalizzato a creare due ''Stati per due popoli''. Riteniamo che l'Italia, anche sulla base delle ultime decisioni adottate, in ordine di tempo, dovrebbe svolgere un ruolo di forte capacita' propulsiva nella direzione enunciata. La credibilita' dell'Italia va di pari passo con le scelte chiare compiute dal suo governo per collaborare a sciogliere nodi e risolvere questioni internazionali all'insegna della pace, sicurezza e stabilita', come e' richiesto per la regione mediorientale. Domenico Campana 6 Venerdì 7 dicembre 2012 Italia DA ROMA E DAL LAZIO HERPES Sanità di Luca Casciani Il “bisturi” di Bondi Dipendenti Idi assedio al Vaticano E negli ospedali i reparti chiudono E spunta il problema precari: da gennaio scade il contratto a 3400 persone opo l’ingresso su Twitter, il Papa si troverà davanti un altro ‘frutto’ della modernità. Un ‘flash mob’ durante l’Angelus. In un giorno importante come quello dell’Immacolata saranno tutti in piazza, vestiti di bianco, per dire basta “alla fame”. Ormai da quattro mesi senza stipendio, i dipendenti del gruppo Idi Sanità, cui fanno capo le tre strutture ospedaliere: Idi e San Carlo di Roma e Villa Paola di Capranica, si sono dati appuntamento per domani a San Pietro. Dopo le proteste, gli scioperi della fame, le promesse ed i ‘pellegrinaggi’ di molti politici, il silenzioso corteo si farà comunque (nonostante le rassicurazioni sullo sblocco dei fondi e la fine del presidio sul tetto dell’ospedale San Carlo). Cercheranno di attirare l’attenzione sfidando il ‘no’ della Santa Sede a qualsiasi manifestazione nel cuore del Vaticano. “È in corso una vertenza sindacale dovuta al mancato pagamento degli stipendi dal mese di luglio ai 1800 lavoratori D del gruppo Idi Sanità. -Scrivono ancora gli organizzatori, in una nota- Il motivo del mancato pagamento risiede nel fatto che i religiosi avrebbero procurato un dissesto finanziario (circa 800 milioni di Euro) sul quale la procura di Roma e la Direzione distrettuale antimafia hanno aperto un’inchiesta con l’ipotesi di “associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e all’evasione tributaria”. Ma al di là delle inchieste, la situazione della sanità nel Lazio resta drammatica soprattutto a causa dei tagli del subcommissario Bondi: rimane in piena emergenza anche il policlinico universitario Agostino Gemelli. Per le strutture religiose come il Fatebenefratelli dell'Isola Tiberina e il San Pietro, l'Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) ha annunciato dal 6 dicembre “per esaurimento del budget coperto dagli accordi con la Regione Lazio, non potremo più garantire al cittadino le prestazioni in convenzione col servizio sanitario pub- blico”. In risposta ai tagli di Enrico Bondi si parla di “drastiche azioni come il blocco delle visite specialistiche e delle attività ambulatoriali e non straordinarie, pur continuando comunque le prestazioni di pronto soccorso, le rianimazioni, l'oncologia, le aree materno-infantili”. I ABBANDONATO IL POLO NATATORIO COSTATO 16 MILIONI Viale Marconi, tuffo negli sprechi Il Polo natatorio di Viale Marconi, costato la bellezza di 16 milioni di euro, è allo stato attuale da buttare. oveva essere una struttura all’avanguardia, modernissima. Sono 3 anni però, che le rassicurazioni sul completamento dei lavori sono state disattese. I lavori sarebbero dovuti terminare entro la fine di ottobre, ma tutto è ancora fermo. Realizzato in occasione dei mondiali di nuoto nel 2009, celebrato con una grande cerimonia di inaugurazione, l’impianto oggi è in condizioni disastrose ed è inutilizzato, con due piscine coperte non ancora ultimate, una piscina all’aperto completamente abbandonata, una palestra inagibile ed una sala conferenze da terminare .Questo il quadro della situazione. Ma basta vederlo il Polo e ci si rende subito conto che la situazione è davvero al limite del degrado: discariche abusive, campi rom, campi di calcio, ma soprattutto un ambiente trascurato ai limiti della decen- D za. Nessun cartello che segnali l’inizio o la fine dei lavori, ma nemmeno chi dovrebbe gestirli. L’unica presenza è quella della vigilanza, di operai al lavoro nessuna traccia da tempo. E i 16 milioni spesi per costruire questo gigantesco palazzetto? Buttati, almeno ad oggi. L’impianto è stato utilizzato solamente il mese dei mondiali dagli atleti, per poi essere subito abbandonato. Senza dimenticare, poi, che un anno fa si registrarono problemi di instabilità strutturale, peraltro smentiti dalle successive verifiche. Il delegato allo sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi ha sottolineato che le attività per il completamento dei lavori sono di competenza esclusiva dell’Unità Tecnica di Missione e che c’è un ordinanza del 2010 che stabilisce questo. “Nell’ultima riunione, di due settimane fa, è arrivata la notizia che sono riusciti a reperire i fondi per il completamento della struttura”. “Omertà e disprezzo delle regole, non ci sono altri termini per definire il comportamento di Palazzo Chigi dinnanzi a questo”, ha tuonato Andrea Catarci, presidente dell’XI Municipio. La soluzione? Secondo Catarci, l’unico modo per uscire da questo stato di cose, sarebbe il rilevamento dell’area da parte del Comune e fare un nuovo bando. Paolo Signorelli servizi sanitari del Lazio, insomma, cadono come foglie d’autunno. Ci sarebbe anche il problema dei precari: sono 3400, dei quali 1400 medici. Se non saranno prorogati i loro contratti, da gennaio andranno ad allungare la fila dei disoccupati. Altri record per l’Italia di Monti in arri- vo… L’adesione di Morra a La Destra sarà ufficializzata nel corso di un incontro che si terrà sabato 15 dicembre a L’Aquila. Un incontro particolarmente atteso nche per definire le linee di qui alle regionali di fine 2013. Carola Parisi RIFIUTI TRA LADISPOLI E CERVETERI Il “compost” trasloca, La Destra protesta Mellone: “Pascucci la smetta di fare favori al collega Paliotta” erveteri non può farsi caC rico dei rifiuti di Ladispoli sotto il falso nome di “compost”. È quanto asserisce Emilio Mellone, de La Destra di Cerveteri, che non manca di criticare duramente il sindaco Alessio Pascucci (Idv) e il suo collega di Ladispoli Crescenzo Paliotta (Pd). Melloni, nel suo lungo ed articolato intervento, ripercorre le tappe del rovente dibattito sui rifiuti sul litorale Nord di Roma, senza dimenticare lo spauracchio di Pizzo del Prete, a lungo agitato. Intanto, sotto sotto, mentre si terrorizzava la popolazione con la discarica di Roma l’impianto di compostaggio, osteggiato dai cittadini di Monteroni (Ladispoli) prendeva un’altra strada. Ma, dice Melone, “al sindaco di Cerveteri non è riuscito il “giochetto” di fare baccano corredato dai suoi regolari “teatrini” per distogliere l’attenzione a noi cittadini di Cerveteri sull’ennesimo fatto scandaloso, attenzione, Paliotta (sindaco di Ladispoli) e Pascucci (sindaco di Cerveteri) ci stanno regalando la mondezza del loro amato comune… Ladispoli. È vergognosa la visibile pendenza che ha il sindaco di Cerveteri nel favorire il comune di Ladispoli penalizzando, inevitabilmente, il comune di Cerveteri. Senza ritegno e senza vergogna, Alessio Pascucci dice: “Il compost qui a Cerveteri? Non vedo quale sia il problema” . Il rampollo della famiglia Boffi-Brazzini, sostenuto da Maruccio nella campagna elettorale, questa volta l’ha detta proprio grossa, e i cerveterani se vogliono un po’ di bene ai loro figli, dovrebbero unirsi al nostro appello: Sindaco di Cerveteri si dimetta, e per le prossime votazioni amministrative le consigliamo di candidarsi nel suo amato territorio di Ladispoli”. P.R. La giustizia? È giusta ad intermittenza uando si può parlare di giustizia giusta? Se domattina “prendo” un disabile, gli faccio indossare abiti cenciosi e scalzo, in pieno Inverno, lo obbligo a chiedere l’elemosina ad un semaforo, vengo condannato? Se non mando a scuola i miei figli minori di 14 anni e li spedisco a borseggiare nella metropolitana oppure ad impietosire i passanti nelle vie del centro, vengo condannato? Se violento un ragazza molto giovane, la picchio per indurla a piegarsi ai miei voleri e la sbatto sul marciapiede a prostituirsi, vengo condannato? Se insieme ad altri compari, con puntuale ciclicità, occupo illegalmente un pezzo di Roma vendendo oggetti di qualunque genere ed in mezzo a questi anche refurtiva provento di colpi negli appartamenti, vengo condannato? Se mi piazzo nei pressi di alcuni locali e con modi molto “spicci” faccio capire che bisogna pagare una sorta di pizzo per il parcheggio oppure potrebbe capitare qualcosa di molto spiacevole all’auto, vengo condannato? Ho usato la formula dubitativa perché in questi casi, l’unica certezza è che se a commettere questi reati è un italiano, la pena è certa ma se, al contrario, i responsabili sono stranieri, e senza molta fantasia capirete di quale etnia, il tutto viene ricondotto nei termini di una cultura legata alla libertà totale che implica il non rispetto della proprietà altrui e che alcuni giudici ritengono predominante rispetto al nostro codice penale. Quando si parla erroneamente di razzismo sarebbe interessante ascoltare le vittime di questi comportamenti tollerati da una società buonista, e fin troppo democratica, che, altrove, sarebbero classificati come indesiderati. Così come gli autori. Q Luca Casciani, ogni mattina, dal Lunedì al Venerdì, dalle 10.00 alle 13.30 su RTR 99 Radio Ti Ricordi www.rtr99.it 7 Venerdì 7 dicembre 2012 Pordenone Milano “Strozzati” dalle tasse La sentenza Italia DAL NORD La ‘Ndrangheta sulla sanità Equitalia indagata per tassi da usura Condannato dirigente Asl di Pavia Anche Carlo Chiriaco tra i quaranta condannati nel processo Una decina di esposti al Tribunale L’agenzia applica aggravi del 40, 50 e 70% rispetto al debito originario Equitalia: usurai di stato”. Da tempo è il “coro” che si innalza dai cittadini, stanchi della pressione dell’Agenzia. E ora quella frase è diventata un’accusa: Equitalia avrebbe infatti applicato tassi oltre la soglia dell’usura, arrivando a far pagare al contribuente, aggravi del 40, 50 e 70% rispetto al debito originario. Per questo, a fine novembre, presso il Tribunale di Pordenone, sono stati depositati una decina di esposti per usura. Ora toccherà alla Procura indagare e verificare se le doglianze corrispondono al vero. “La legge – spiega il referente de “Lo Sportello”, associazione che offre solidarietà e assistenza agli imprenditori in difficoltà – è chiara e individua il tasso di usura non solo nelle cifre iscritte come interessi, ma anche sommando tutte le altre voci che si aggiungono al debito originario “ come le sanzioni, gli interessi e l’aggio di Equitalia. Ebbene, le perizie di parte confermerebbero che, dalla somma di tali voci, si supererebbe di gran lunga la soglia dell’usura, con cartelle esattoriali che avrebbero superato il milione di euro”. A rendere ancora più significativa l’azione intrapresa, sono le denunce di alcuni imprenditori, stanchi di essere “strozzati” dalla cartelle esattoriali, depositate alcuni giorni fa presso la Guardia di Finanza. Una situazione, purtroppo, che colpisce molti italiani che si vedono arrivare a casa le cartelle dell’Agenzia e, nel momento in cui non provvedono a salarle, rischiano il pignoramento dei propri beni. A questo punto si attende la decisione della Procura chiamata a decidere se gli interessi di Equitalia possono paragonarsi all’usura. B.F. di primo grado sulle infiltrazioni della cosca in Lombardia e mani della ‘Ndrangheta anche sulla sanità. Spunta infatti anche none del dirigente Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, tra le quaranta persone condannate dal Tribunale di Milano nel processo di primo grado con rito ordinario nato dall'indagine “Infinito” sulle infiltrazioni della cosca in Lombardia. La sentenza è arrivata ieri nell'aula bunker in via Filangeri a Milano, a pochi passi dal carcere di San Vittore. Tra gli inputati, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, droga e usura, anche l’ex direttore della struttura sanitaria di Pavia, condannato a 13 anni. Secondo l’ipotesi accusatoria Chiriaco sarebbe stato “elemento di raccordo tra gli alti esponenti della ‘ndrangheta lombarda e alcuni esponenti politici”, avendo favorito gli interessi economici della cosca “garantendo appalti pubblici e proponendo varie iniziative immobiliari”. Non solo, l’ex direttore avrebbe anche procurato “voti della ‘ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni comunali e regionali”. Nel processo, terminato con 40 condanne e 3 assoluzioni, la pena più alta è L Non ci sono i soldi per i mutui, boom di pignoramenti nel 2012 e famiglie non riescono più a pagare il mutuo e i pignoramenti delle case volano alle stelle. A dirlo sono i numeri: circa 46mila i pignoramenti quest'anno, un +22,8% rispetto al 2011. Dato destinato ad aumentare vertiginosamente se si considera il lasso temporale dal 2008 a oggi, in questo caso le espropriazioni raddoppiano, crescendo del 100% (raddoppiato) con ben 100mila immobili che vanno all’asta. A rendere noti i numeri da capogiro è un’indagine di Adusbef e Federconsumatori secondo i dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 settembre 2012 e proiettati al 31 dicembre 2012. Il rapporto dei consumatori evidenzia che i pignoramenti sulle case sono aumentati nel 2012 rispetto all’anno precedente di oltre 8500 unità, con un aumento del 5,2%, passando da oltre 37.000 a 45.859. La previsione per la fine dell’anno si attesterà, secondo le stime, ad un aumento complessivo del 22%; tutto ciò comporterà, visto che l’aumento dei pignoramenti tra il 2008 ed il 2011 è stato del 75 % circa, il raddoppio complessivo dei pignoramenti delle abitazioni in Italia nell’ultimo quinquennio. In questi cinque anni ben 100mila famiglie hanno quindi perso la casa. Nel monitoraggio su 37 principali Tribunali, le dieci città più colpite dall’incremento di pignoramenti rispetto al 2011, risultano essere: Prato +50,7%, Bolzano +44,3%, Cagliari +41,1%, In termini assoluti (il maggior numero di pignoramenti) a Milano l’aumento maggiore con 981 provvedimenti e 6.130 pignoramenti stimati nel 2012; seguito da L Roma, con +884provvedimenti e 3.591 pignoramenti stimati nel 2012; terza Torino (con + 837 e 3.471 pignoramenti), quarta Monza (+403 e 1.857); quinta Verona (+ 398 e 2.472). In questa crisi, quindi, si perde il lavoro e, di conseguenza, la casa. Non stupisce quindi sapere che ben un italiano su tre è costretto a rivolgersi ai centri della Caritas in cerca di un aiuto. B.F. stata infitta al presunto boss di Desio Pio Candeloro con 20 anni di carcere; il “capo dei capi” della 'ndrangheta in Lombardia è stato condannato a 18 anni, 16 invece per il boss Vincenzo Novella. All'imprenditore Ivano Perego sono stati inflitti 12 anni con in aggiunta la pena accessoria della inabilitazione all'esercizio di imprese commerciali per dieci anni. Per la maggior parte dei condannati è stata inflitta anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'applicazione di 3 anni di libertà vigilata a pena espiata. I giudici dell'ottava sezione penale hanno stabilito anche che alcuni condannati debbano provvedere ai risarcimenti: un milione di euro li incasserà la regione Lombardia (200 mila soltanto da Chiriaco), 500 mila euro andranno invece alla presidenza del Consiglio dei ministri, così come al ministero della Difesa e al commissario straordinario per le misure antiracket e anti-usura (50 mila La Spezia e Piacenza Torino, Modena e Pisa Incidenti sul lavoro: due morti Studenti in piazza contro il governo on si ferma l’ondata di incidenti mortali sul lavoro. A La Spezia un operaio è morto mercoledì sera dopo essere stato travolto da una pesante cancellata all'interno dell'ex stabilimento S. Giorgio, acquisito da poco dal gruppo Malacalza. La vittima, un 42enne di Villafranca Lunigiana (Massa Carrara) era dipendente di una ditta di serramenti e stava posizionando con altri due colleghi una grosso cancello in uno degli ingressi. La cancellata, pesante oltre una tonnellata, gli è caduta addosso. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo dei soccorritori. Nulla da fare anche per il 74enne i Piacenza, ex muratore in pensione, che stava effettuando piccoli lavori di ristrutturazione al castello di Statto in Valtrebbia quando muovendo un carrucola da una finestra è precipitato facendo un volo di circa sei metri. L’uomo è morto mercoledì sera, qualche ora dopo l’incidente, all'ospedale di Piacenza. S N tudenti in piazza ieri in diverse città d’Italia con slogan contro Monti, Profumo, "contro l'austerità" e "i tagli alla scuola". A Torno corteo di studenti ha raggiunto la Mole Antoneliana esponendo uno striscione con scritto "Vogliamo il pane ma anche le rose" (rievocando un film di Ken Loach, che ha rifiutato un premio al Festival del cinema di Torino in solidarietà dei lavoratori precari della Rear). Il corteo ha lanciato uova contro la sede del Miur e sono stati accesi alcuni fumogeni. Momenti di tensione e disordini anche a Modena un gruppetto di giovani ha cercato di forzare la cancellata della sede di Confindustria in via Bellinzona. Tre agenti rimasti intossicati dal fumo mentre uno studente è rimasto ferito. Anche a Pisa gli studenti si sono fatti sentire, i giovani hanno occupato per circa mezz'ora la stazione centrale, poi si sono diretti all'ufficio scolastico provinciale, esponendo uno striscione, e hanno occupato un ex cinema. euro), mentre il ministero dell'Interno riceverà 250 mila euro. Sono stati previsti risarcimenti anche a favore della provincia di Monza e Brianza (300 mila euro), della regione Calabria (200 mila euro), dei comuni di Seregno, Desio, Bollate e Pavia (300 mila euro ciascuno). Al termine della lettura della sentenza non sono mancati i dissensi, alcuni dei familiari hanno urlato “vergogna” e “Regione Lombardia mafia”. Barbara Fruch Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 37890101 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) Cell. 347 6927261 06 94546475 8 Venerdì 7 dicembre 2012 Italia Basilicata Napoli Taranto Fiumi di sangue L’inchiesta sull’Ilva All’indomani dell’assassinio di Scampia Nuovo omicidio, ucciso davanti alla pizzeria Ancora paura alla scuola materna: in aula solo tre bambini su ottanta uovo delitto nel napoletano, mentre ancora non si spegne il clima di terrore dopo l’assassinio di Scampia. Ieri mattina, a Calvizzano, è stato ucciso, davanti a una pizzeria, Luigi Felaco, pregiudicato già noto alle Forze dell’Ordine, figlio di Giuseppe, ras del clan Polverino – Nuvoletta, deceduto nel novembre del 2011 e nipote di Angelo Nuvoletta, boss di Marano. I killer (due), hanno sparato decine di colpi di pistola diretti al volto, letteralmente sfregiato. Secondo gli investigatori, la dinamica del delitto farebbe pensare a una nuova vendetta tra clan. Intanto, alla scuola materna “Eugenio Montale” di Scampia, alla ripresa delle lezioni, ha vinto la paura. All’indomani dell’agguato camorristico nel quale ha perso la vita Luigi Lucente, pregiudicato legato al gruppo degli “scissionisti”, nell’istituto scolastico, si sono presentati solo 3 bambini su 80. D’altronde, se l’ennesimo oimicidio della guerra di camorra in atto ormai da tempo ha destato più scalpore degli altri, è stato proprio perché è avvenuto in un luogo tanto sensibile, come una scuola frequentata. “Non mi aspettavo N nulla di meglio - dice Enzo Montesano, il preside dell’intero circolo didattico – Ma alcune mamme ci hanno detto che già da domani le cose andranno meglio. Me lo auguro con tutto il cuore – continua – Altri genitori, invece, hanno protestato, sostenendo che i cancelli dei viali esterni dovrebbero essere sempre chiusi, ma questo è assurdo. Per motivi di sicurezza – conclude – se si verifica qualche calamità, quei varchi pedonali devono restare aperti; la scuola non si può trasformare in un carcere”. La polizia, nel frattempo, sta passando al setaccio il quartiere della faida. Controlli a tappeto nella “Vanella Grassi”, roccaforte del gruppo camorrista, rivale degli “scissionisti”. L’agguato mortale contro Lucenti, ritenuto un uomo del clan “Abbinante” – sostengono gli inquirenti - sarebbe stata una risposta all’omicidio di Mirko Romano, boss emergente della zona nemica, ucciso con due colpi di proiettili e ritrovato, tre giorni fa, disteso sulla superstrada di Melito, in direzione di Giugliano (Napoli). Sanità Asl, denunciati 16 manager Fabio Riva si fa vivo da Londra: parlerà con i giudici inglesi Intanto continua il braccio di ferro per il dissequestro dei prodotti finiti che può far ripartire le attività del gruppo ov’è Fabio Riva? Riflette sulle rive del Tamigi. L'ex amministratore delegato dell'Ilva e attuale vice presidente di Riva fire Group, irreperibile dallo scorso 26 novembre quando fu emessa nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, ha scritto una lettera indirizzata ai suoi avvocati milanesi, i quali l'hanno poi consegnata alla Procura del capoluogo jonico. “Ho deciso di mettermi a disposizione dell'autorità inglese”, ha scritto, chiedendo ai D DAL CENTRO E DAL SUD suoi legali di riferire questa decisione alla magistratura tarantina. Ora la Procura potrebbe chiedere l'estradizione di Riva che è accusato di numerosi reati, tra i quali associazione a delinquere, concorso aggravato in una serie di reati ambientali, concorso in corruzione in atti giudiziari e in falso. Intanto detto il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, è tornato ieri sull’argomento dell’attività presso il polo industriale, affermando che “se noi non abbiamo a disposizione questo materiale dobbiamo ritardare la piena operatività dell'impianto, che potrà riprendere a lavorare a pieno regime non prima di 15 giorni”. Il riferimento è in particolare all’istanza di dissequestro dei prodotti finiti presentata dall'azienda, per rientrare in possesso di circa un milione e 700mila tonnellate di acciaio, del valore complessivo di un miliardo di euro. La magistratura ha concesso la restituzione degli impianti dell'area a caldo, adeguandosi al decreto firmato dal presidente della Repubblica, ma ha detto no al dissequestro della produzione. Un braccio di ferro, anzi d’acciaio, che continua. Robert Vignola Federico Colosimo Sprechi per oltre 100 mila euro in Basilicata Presunto sperpero nella sanità. Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Potenza ha inoltrato alla Procura regionale della Corte dei Conti un'informativa contenente gli estremi di una segnalazione per danno all'erario (di oltre 100 mila euro) e la denuncia di 16 dirigenti (tutti i direttori generali ed amministrativi delle Asl Potenza 2, Matera 4 e delle Aziende Sanitarie di Potenza e Matera). Con lo scopo di controllare la spesa pubblica, la Gdf si è soffermata sulla mancata attivazione di più postazioni di 'sanificazione delle ambulanze' del servizio di emergenza-urgenza del 118. Secondo gli inquirenti, le ambulanze provenienti da 36 presidi territoriali percorrevano fino a 400 km per raggiungere e rientrare dall'unica postazione attivata nella Regione (azienda di autolavaggio sita a Sant'Arcangelo). ''Con intuibili diseconomie gestionali - hanno spiegato gli agenti delle fiamme gialle - quali chilometraggi ingenti, costi rilevanti di carburante, usura consistente dei mezzi, spese elevate di missione e, particolare non secondario, indisponibilità del mezzo, sottraendolo alle altre emergenze sanitarie''. I dirigenti sanitari segnalati alla Corte dei Conti sono proprio ritenuti responsabili di non aver attivato ''altre 'postazioni di sanificazione' come, peraltro, appositamente previsto da una specifica legge regionale''. Cagliari, scoppia il giallo nel carcere di Is Arenas Corigliano Calabro Firenze Ancona e Firenze Tre agenti massacrano quattro cuccioli La Destra attiva la battaglia rifiuti Crolli ai caselli: aperte le indagini Figli tentano di uccidere il padre l direttore della casa circondariale Pierluigi Porcu: “Aspettiamo l'esito delle indagini, ho piena fiducia nel lavoro della magistratura” C ontinua la protesta de La Destra sui rifiuti. Nei giorni scorsi i militanti del partito di Storace hanno affisso uno striscione alla sede del Municipio. Chiaro il significato: “È ora di ripulire Corigliano”. “Abbiamo volutamente scelto una città in regime di ordinaria amministrazione - hanno dichiarato il dirigente nazionale, Salvatore Filippelli, ed il neocommissario cittadino, Gabriele Romanello - per non innescare sterili polemiche politiche riguardo alla riapertura, o meno, della discarica di Bucita che raccoglierebbe i rifiuti dell’intero bacino ionico. La Regione e la Provincia hanno abbandonato le amministrazioni locali dinanzi alla cittadinanza e il decoro delle nostre aree urbane è fortemente in pericolo. È ora di concentrare gli sforzi e dare la massima priorità alla ricerca di soluzioni credibili e di contrasto anche alle cosiddette ‘Ecomafie’. Si convochi un tavolo tecnico tra Regione, Provincia e comuni senza innalzare barricate ideologiche, che non risolvono i problemi dei cittadini”. L a procura e la Dia di Firenze stanno indagando alcuni imprenditori campani che hanno avuto in appalto lavori per caselli autostradali. Le indagini sono finalizzate su chi ha realizzato i caselli autostradali di Firenze Nord (A1), Valdarno (A1), Viareggio, Rosignano (Li) (A12), il nuovo cavalcavia in ferro e del nuovo casello autostradale di Capannori (Lu), località Frizzone (A11). Tra il 2008 ed il novembre scorso, ci sono stati gravi cedimenti strutturali che in alcune circostanze hanno messo in pericolo la incolumità degli automobilisti. Dubbi sui capitali di dubbia provenienza delle società, sono stati riscontrati infatti tentativi di corruzione dei rappresentanti degli enti committenti. Trovate fraudolente modifiche dei disegni progettuali, soprattutto nella parte relativa alle saldature delle pensiline, gli imprenditori indagati e alcuni tecnici collusi, ovviavano alle ripetute contestazioni di non conformità dei lavori da parte delle varie stazioni appaltanti. I ualora fosse vero, sarebbe un episodio agghiacciante. Il fatto risalirebbe nel 2011 nel carcere di Is Arenas a Cagliari. Tre agenti della Polizia Penitenziaria avrebbero massacrato i cani di alcuni detenuti. Sono finiti sotto inchiesta il sovrintendente Giorgio Diana e gli assistenti Italo Pili e Antioco Scanu. Dovranno rispondere di uccisione di animali, omessa denuncia e atti persecutori. Adel Chabba, un detenuto marocchino, era presente allo sterminio e, stando al suo racconto, due anni fa Antioco Scanu disse di aver ricevuto l'ordine di uccidere i cani. I carcerati si ribellarono ma non sortirono nessun effetto e il militare massacrò tre dei quattro cuccioli. Il quarto venne ritrovato senza vita qualche giorno dopo. A questo punto, Chabba si sarebbe rivolto al sovrintendente Diana per denunciare l'accaduto ma il sottoufficiale gli avrebbe risposto: "Stai zitto o ti trasferiamo in un altro istituto". Ancora non si conosce il movente della mattanza, Q forse la tensione tra agenti e reclusi. Sulla vicenda è intervenuto il direttore della colonia penale di Cagliari, Pierluigi Porcu: "Aspettiamo l'esito delle indagini, ho piena fiducia nel lavoro della magistratura. Non mi era giunta alcuna notizia di un fatto del genere e sono piuttosto scettico visto che si tratta di tre poliziotti assegnati al distaccamento a questure che amano molto gli animali. Non li ritengo capaci di un simile gesto". G.S. valori familiari si distruggono e addirittura i figli si ribellano ai padri, tentando di ucciderli. A Corinaldo (Ancona), un 36ienne pregiudicato con problemi di droga armato di una grossa mazza e di un coltello, stava per ammazzare il padre di 85 anni al culmine di una lite. Quando sono arrivati i carabinieri si è avventato anche contro di loro, minacciando di distruggere la casa, ''perché tanto mio padre non me la lascerà in eredità''. Altro episodio a Firenze, dove un ventunenne è stato arrestato ieri mattina con l'accusa di tentato omicidio: durante una lite, in un'abitazione della famiglia in via San Salvi, il giovane ha colpito il padre di 57 anni con una katana, una spada giapponese, staccandogli un pollice. L'uomo è stato trasportato all'ospedale di Careggi in prognosi riservata e sottoposto a intervento chirurgico. La discussione tra i due sarebbe scaturita dal fatto che il ventunenne aveva lasciato per tutta la notte una finestra aperta. 9 Venerdì 7 dicembre 2012 Cultura Si inaugura questa sera, con il “Lohengrin”, la nuova stagione lirica della Scala di Milano Wagner sfida i duecento anni di Verdi L’opera del genio tedesco, tra psicanalisi e patologia emotiva, si esalta nella rivisatazione del regista Claus Guth che punta sulla critica socio-politica di Carola Parisi ggi è Sant’Ambrogio. Ricorrenza tradizionale per inaugurare la nuova stagione lirica della Scala di Milano. Il ‘Lohengrin’ di Wagner aprirà le danze. Ma come? E Verdi, ed il suo bicentenario? Nessun omaggio al compositore italiano. Così è stato deciso. Stasera andrà in scena l’opera del ‘del geniale pazzo tedesco’. Dopo la ‘primina’ del 4 dicembre, riservata ad un pubblico under 30, che ha accolto l’anteprima con 10 minuti di applausi, si aspetta la vera inaugurazione di stasera in pompa magna. Eppure la scelta dell’opera wagneriana ha già sollevato un vespaio di dicerie e polemiche: c’è chi sostiene che porti addirittura jella. Sicuramente così non è ma un primo grave intoppo c’è stato. Un’indisposizione ha costretto, martedì scorso, il soprano Anja Harteros a dare forfait, lasciando il palco alla sostituta Anne Petersen. Ancora in dubbio la sua presenza alla prima. Diretta dal grande Daniel Barenboim e con il regista Claus Guth (già noto per versioni ‘noir’ di grandi classici come il Don Giovanni, che presentò a Salisburgo nel 2008), vuole dare alla favola dei fratelli Grimm, a cui si ispira il libretto O di Wagner, una lettura particolare ed ipnotica: tra psicanalisi e patologia emotiva. Nel programma di sala, edito dalla Scala, Ronny Dietrich, curatore della drammaturgia dello spettacolo, ha scritto: “Claus Guth e Christian Schmidt (scenografo e costumista) ambientano il loro allestimento nel periodo stesso in cui l'opera fu composta, il 1848, dunque in un momento di cambiamenti epocali: la crescente industrializzazione, la diminuita importanza del singolo a favore di una massa omologata e la crescente razionalizzazione dei sentimenti provocarono un profondo anelito alle figure e ai motivi della saga del Graal e di re Artù, dietro il quale si celava ben più dell'infatuazione romantica per un Medioevo idealizzato. Certo non a caso Wagner definì il Lohengrin un'opera romantica, -prosegue Dietrich- e, sebbene l'azione si svolga nella prima metà del X secolo, i riferimenti al presente - nonché alla biografia stessa dell'autore - sono così evidenti che è avvincente ricostruire queste fila. ” Oltre alla lettura psicanalitica dei personaggi Guth punta sulla critica socio-politica. “In tempi di cambiamenti sociali estremi, il capitale dà forma nuova alle strutture, una guerra è alle porte. Tutto viene riorganizzato razio- nalmente, eppure le cose appaiono sempre più confuse”- scrive il regista di Francoforte. E continua: “Il mondo viene registrato e catalogato, eppure si desidera ardentemente proprio ciò che va oltre la ragione. Solo uno che vede da fuori, un'anima vergine, può fare da guida in un contesto simile, AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA AL TEATRO DI NAPOLI Tutti Muti per il Boccanegra Il carisma del doge “corsaro” trionfa nella versione intimistica ed avvolgente del dramma a cui Verdi lavorò per 25 anni oma sceglie Verdi. Ma l’opera non è tra le più conosciute. ‘Simon Boccanegra’ va in scena al Teatro dell’Opera, diretto, per la prima volta, da Riccardo Muti. Dopo la prima del 27 novembre (con un trionfante inno di Mameli, applaudito dal palco reale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Mario Monti), che ha ufficialmente aperto la stagione lirica romana, lo spettacolo resterà fino all’11 dicembre. Nessuna melodia famosa accompagna una creazione poco popolare. Tutto ruota intorno ad una storia tortuosa e articolata. Un ‘dramma profondamente politico’. E, visti i presenti all’inaugurazione, mai opera fu più azzeccata. Una cinica allegoria del potere. Del resto, è il melodramma al quale Verdi lavorò, tra la versione veneziana del 1857 a quella milanese del 1881, per quasi venticinque anni. Un carisma racchiuso nel ruolo centrale di Simone, il doge ‘corsaro’. Si racconta che Verdi abbia R in seguito confidato al nipote Carrara di aver voluto bene a questo personaggio “come si vuol bene al figlio gobbo.” Le passioni torbide e irrisolte che animano quest'opera buia, complessa e tormentata, sono destinate a sciogliersi solo con il trascorrere del tempo, ovvero con l'approssimarsi della morte. Eppure la versione che ne ha dato soddisfacendo tale aspirazione collettiva. Tuttavia, guai a chi improvvisamente non dovesse più rispondere alle aspettative.” Muti risulta intimistica, avvolgente e piena di sfumature. Attraverso una concertazione capillare, la rappresentazione è un esempio mirabile di tragedia recitata in musica, riuscendo a ricalcare in pieno la plasticità delle opere verdiane. Eccellente George Petean nei di ‘Simon Boccanegra’. L’opera finisce, infatti, per capovolgere i conven- zionali rapporti di forza tra i personaggi: non solo il protagonista è il baritono, ma il suo vero antagonista non è il tenore (come di consueto) bensì il basso, interpretato da Dmitri Beloselskiy nella parte di Fiesco. Il tenore squillante Francesco Meli è Gabriele Adorno e Maria Agresta, la soavissima Amelia. C.P. Ecco la ‘Traviata’ secondo Ozpetek Al San Carlo messa in scena una versione dell’opera verdiana diretta magistralmente dal regista italo-turco n maestro del cinema contemporaneo a servizio dell’opera lirica. È quello che succede al San Carlo di Napoli dove il pluripremiato Ferzan Ozpetek ha accettato di dirigere la messa in scena della ancor più famosa ‘Traviata’ di Giuseppe Verdi. Abbandonata momentaneamente la macchina da presa, il regista, stavolta teatrale, assieme allo scenografo Daniele Ferretti e al costumista Alessandro Lai ha lavorato portando in scena un’ opera mozzafiato. Grande cura dei dettagli e un colpo di scena finale davvero emozionante con Violetta che macchia la sua delicata camicia da notte bianca con il suo stesso sangue. Non una scelta casuale quella verdiana per il bicentenario che ricorre proprio quest’anno: un’aperta sfida poi all’altro olimpo della lirica italiano, la Scala di Milano che invece ha deciso di investire la nuova stagione sul ‘Lohengrin’ di Wagner. Da subito si nota il tocco ecclettico del regista italo-turco: oltre la novità del sangue in scena, U d’accordo con il direttore Michele Mariotti (reduce dal successo della Carmen a New York), ha scelto di ambientare la storia nel 1910, con un salto temporale arricchito da atmosfere parigine liberamente ispirate alle opere proustiane. ‘Spazio astratto di luce’: così definisce la scenografia Dante Ferretti, che ha adornato la scena con i colori forti dei damaschi e dei velluti, tavolini dalle gambe curve e divani soffici in pieno stile novecentesco. Anche i costumi, nel rispetto della tradizione, presentano quel tocco estroso che affascinerà il pubblico: una passione per il dettaglio garantita dall’esperienza della sartoria sancarlina di Giusy Giustino e della Tirelli. Anche il cast non deluderà le attese degli spettatori, vista l’alta professionalità garantita dalle selezioni ozpetekiane: Carmen Gianattasio, Cinzia Forte, Saimir Pirgu,Tomislav Murek, Vladimir Stoyanov, Simone Piazzola, Giuseppina Bridelli e Daniela Innamorati. Francesca Ceccarelli 10 Venerdì 7 dicembre 2012 Sanità Lo Stato ancora non si fida e la proibisce ai minori di sedici anni – E Bruxelles vorrebbe vietare l’esposizione dei pacchetti delle “bionde” Sigaretta elettronica? OK al 55% E’ la percentuale di coloro che hanno smesso di fumare con questo sistema secondo uno studio dell’Università di Catania – Ma anche altri metodi possono aiutare di Federico Colosimo Smettere di fumare è facilissimo, lo so perché l’ho fatto un migliaio di volte”. La frase dello scrittore e umorista Mark Twain, è tanto celebre quanto non vera. Il fumo è dipendenza, è droga e provoca il cancro. Consideriamo infatti che il tabacco è composto da oltre 4.000 sostanze chimiche. Di queste, più di 50, sono cancerogene. Sono oltre 80.000 le persone che muoiono ogni anno in Italia a causa del fumo di sigaretta e 5,4 milioni le vittime nel mondo. E’ partendo da questo dato allarmante che il ministero del “Welfare” ha dato il via alla Campagna di comunicazione nel 2009: “Il fumo ti uccide, difenditi”. Non esiste una cura miracolosa per smettere di fumare, né tanto meno un rimedio uguale per tutti. Per alcuni può essere più semplice, per altri più complicato. Ecco, però, secondo numerose statistiche, alcuni suggerimenti che possono aiutare a rinunciare al pericoloso vizio. Sigaretta elettronica - L’Università di Catania, ha pubblicato, su “Journal of medicine”, uno studio sull’efficacia della sigaretta elettronica. Alla ricerca, hanno partecipato 40 persone. “ Dall’indagine, emerge chiaramente che queste aiutano a ridurre o eliminare l’abitudine al fumo nel 55% dei casi. I pazienti sono stati sottoposti a cinque visite in 24 settimane durante le quali sono stati valutati l’uso del prodotto e il numero di sigarette fumate. Il 32,5% dei partecipanti ha ridotto di almeno il 50% il numero di sigarette fumate al giorno, con una riduzione media da 25 a 6 sigarette tradizionali. Ma lo Stato Italiano, non sta favorendo questa nuova iniziativa. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, il 28 settembre scorso, ha vietato la vendita della sigaretta elettronica ai minori di sedici anni. L’ordinanza, è valida per sei mesi. Dall’Osservatorio, spiegano: “giusto il tempo per avere maggiori certezze scientifiche”. Ma l’emendamento suona però come un campanello d’allarme. Lo Stato italiano e i tabaccai hanno paura del nettissimo calo delle vendite di tabacco negli ultimi mesi. A proposito dei tabaccai: circa 500mila in tutta Europa, guidati dal presidente della Fit (federazione italiana tabaccai), Giovanni Risso, hanno espresso il dissenso su quello che potrebbe introdurre la direttiva sul tabacco che l’Unione Europea sta per apportare. Il provvedimento potrebbe prevedere il divieto di esposizione delle sigarette nelle tabaccherie, il pacchetto anonimo e con immagini scioccanti e l’eliminazione degli ingredienti aromatici usati nella lavorazione del tabacco stesso. I libri – Allen Carr, saggista britannico, con il libro “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo”, ha riscosso molto successo. Non solo per le oltre sei milioni di copie vendute, ma per i risultati ottenuti. Milioni di persone in tutto il mondo, leggendo questo manuale, hanno smesso di fumare. Non usa tattiche intimidatorie, ma capitolo dopo capitolo, dimo- PRENDI ESEMPIO DAL BARCELLONA Segui la campagna mediatica di Puyol, Xavi Iniesta e Valdes “Quit Smoking With Barça” È lo slogan usato per lanciare la campagna antifumo promossa dai campioni del mondo del Barcellona e dalla Commissione Europea, affinchè si possa vincere la dipendenza dalla nicotina. Una vera e propria scommessa quella del club blaugrana a tifosi e non, una partita dura contro il fumo, da giocare fino all’ultimo minuto. La procedura da seguire per aderire all’iniziativa è semplice: basta che i fumatori si registrino sul programma FCB iCoach (anche su iPhone e Android) e compilino un breve questionario per identificare il tipo di allenamento di cui hanno bisogno per rinunciare al proprio vizio. Testimonial dell’iniziativa? Carles Puyol, Andreas Iniesta, Victor Valdes e Xavi Hernandez che, attraverso sms e consigli personalizzati offrono spunti su come smettere. Ogni giorno le quattro stelle del Barca sono a disposizione per rispondere alle domande dei fumatori. Un percorso su misura che, passo dopo passo, guida verso una vita senza sigarette. “Ti sentirai meglio, più forte, più in salute…Imbattibile”, dicono in coro i quattro giocatori del team spa- gnolo nel video per il lancio della campagna. E' quasi un anno che il club Blaugrana ha introdotto il divieto di fumare al Camp Nou per incoraggiare i tifosi ad adottare uno stile di vita più sano: “Rendere le nostre strutture e il nostro stadio un posto senza fumo è stato un traguardo importante” - ha dichiarato il presidente del Club Sandro Rosell durante la conferenza per promuovere l’iniziativa- “Voi tifosi ci aiutate sempre. Ora tocca a noi aiutarvi. Siamo sempre al vostro fianco e non c'è mai stato un momento migliore di questo per smettere". In Europa sono 140 milioni i fumatori, 11 milioni solo in Italia. “Speriamo che questa iniziativa, forte dello status del Barcellona – dichiara Paola Testori Coggi, direttrice generale per “Salute e consumatori” alla Commissione Europea, - possa ispirare altre persone a vivere una vita senza fumo”. Ma per smettere di fumare bisogna davvero volerlo. “Se si dice solo “VORREI” è meglio aspettare e riflettere- spiegano al Centro antifumo del San Camillo- chiudere con il tabacco significa cambiare le proprie abitudini di vita e prenderne altre”. Questo significa limitare i caffè per non cadere nell’abbinamento caffè-sigaretta, ma anche evitare di frequentare luoghi dove si fuma ed ancora limitare l’alcol . La Commissione Europea è fiduciosa che la reputazione del Barcellona, uno dei più grandi club del mondo, possa incoraggiare molti a liberarsi dal vizio. Per avere maggiori informazioni sulla campagna “Quit smoking with Barca” si può visitare il sito www.quitsmokingwithbarca.eu . Paolo Signorelli stra come è possibile, serenamente, liberarsi dalla schiavitù del fumo. “The Times”, il quotidiano britannico, dopo l’uscita del libro, titolava: “Allen Carr distrugge il mito che smettere di fumare sia difficile”. Terapie alternative – I rimedi naturali per combattere la dipendenza dal fumo sono vari: ipnosi, agopuntura e omeopatia. L’ipnosi, per esempio, può essere di grande aiuto. Grazie ai comandi formulati nelle sedute, la persona imprime nella sua mente la convinzione che l’odore e il sapore di sigaretta, nicotina e tabacco, siano sgradevoli. L’agopuntura, è invece quasi indolore. Si pratica seguendo il percorso dei nervi collocati su 24 meridiani collegati agli organi e alle ghiandole. L’omeopatia - Interviene sui sintomi dell’astinenza da fumo con pillole o preparati non medicinali e quindi senza effetti collaterali. A chi decide di smettere di fumare, si consiglia poi di consumare molta frutta e verdura ricca di Vitamina “C”, dal potere antiossidante. In questo modo, si ridurranno i sintomi di astinenza che normalmente hanno durata di 3 mesi. Corsi di gruppo e Ospedali – La “Lega italiana lotta contro i tumori” (Ente Pubblico che opera sotto il Ministero della Salute), organizza corsi gratuiti collettivi, come pure molti ospedali romani: “Policlinico Umberto I°, “San Camillo”, “Santo Spirito” e il “San Filippo Neri”, tutti dotati di veri e propri centri antitabacco dove è possibile essere aiutati da psicologi. Smettere di fumare, aiuta poi a levare o quantomeno a limitare, altri vizi dannosi per il nostro organismo. Come l’alcool e il caffè, prodotti che il fumatore abbina, come conseguenza, alla sigaretta. 11 Venerdì 7 dicembre 2012 Salute Turismo medico Meglio l’utile (e il dilettevole) Siti web e tour operator virtuali offrono pacchetti completi: prestazioni sanitarie di qualità e viaggi o chiamano ‘turismo medico’, ma ha poco a che fare con le vacanze. Si tratta piuttosto di un vero e proprio ‘nomadismo sanitario’. Decine di migliaia di persone prendono l'aereo per farsi curare all'estero. E sta diventando una pratica sempre più frequente. Sarebbero 4 milioni i pazienti-turisti che ogni anno si spostano in giro per il mondo, dando vita ad un vero e proprio business, con un giro di affari pari a 30 miliardi di dollari. I primi a darsi da fare sono gli operatori del web: sono ‘spuntate’ agenzie virtuali e i siti web che offrono ed organizzano tour, includendo trattamenti medici o estetici. Oltre all'intervento, in alcuni casi, viene offerto anche un giro turistico nella città che ospita il paziente. Soprattutto L nel nostro Paese, il turismo medico si sta diffondendo con particolare vigore. Infatti, almeno un italiano su cinque rinuncia a una visita odontoiatrica per problemi economici. E allora perché non scegliere un paese dell’est europeo o del Sud est asiatico, per ritrovare un sorriso smagliante? Sono oltre 20mila gli italiani che vanno fuori confine per farsi curare i denti, soprattutto in Romania che raccoglie il 70% delle richieste. cializzazione universitaria e una consolidata esperienza, di macchinari modernissimi, ma in cui i costi dei salari, burocrazia, servizi e tasse sono ancora ridotti. Chi sono i turisti-pazienti: Principalmente sono cittadini di Paesi ricchi, UE e USA in testa, che, a causa di costi esorbitanti della sanità o di lunghe liste di attesa per gli interventi, si rivolgono a Paesi emergenti, dotati di personale medico con un’ottima spe- Come funziona: Il primo dubbio da sciogliere è legato alla qualità dei servizi offerti. Non sempre “economico” è sinonimo di bassa qualità, anzi: nella maggioranza dei casi si parla di standard qualitativi elevatissimi, in generale quanto di meglio offre il mercato. I medici degli ospedali, delle cliniche e degli studi medici si sono formati all’estero nelle migliori università americane o europee. Scelgono di ritornare nel loro Paese di origine dove i 20-30.000 € l’anno che guadagnano, contro i probabili 300.000 in Europa, permettono loro una qualità della vita superiore. Il personale infermieristico ha un costo di circa un terzo rispetto alla media europea. Spesso irrisori i costi di costruzione e di affitto, i servizi di manutenzione e la bolletta energetica sono molto più leggeri e la tassazione spesso molto favorevole, grazie agli incentivi messi in campo dai governi. I pazientituristi si trovano a risparmiare dal 40 all’80%, rispetto agli stessi interventi effettuati a casa con tempi di attesa ridicoli ed attraverso lunghe trafile burocratiche. Se a tutto ciò si aggiunge l’assistenza pre e post-intervento e la capacità di creare pacchetti che comprendono voli scontatissimi, trasporti, intervento, soggiorno per i familiari, soggiorno di convalescenza e magari una vera e propria vacanza nel luogo prescelto, ecco che l’offerta diventa molto allettante. La prospettiva di potersi curare e fare un viaggio ad un prezzo inferiore di quello che costerebbe una sola delle due opzioni nel proprio paese, è un dato di fatto. Soprattutto in un momento come questo, in cui la sanità pubblica in Italia è in bilico sull’orlo del baratro. Carola Parisi IL CASO Curarsi nell’Ue: più facile e sicuro Una direttiva sancisce la possibilità di andare senza difficoltà in qualsiasi Paese della Comunità europea: il conto lo pagano le Asl na direttiva che cambierà il modo di curarsi in Europa: ad un anno dalla sua uscita la 24 del 2011 ha messo in moto la macchina burocratica anche in Italia dove si sta lavorando per permettere l’abbattimento di qualsiasi tipo di barriera nelle cure mediche. Si tratta di una norma che permetterà a tutti i cittadini dell’Unione Europea di usufruire di prestazione mediche in qualsiasi struttura sanitaria del territorio rimettendo il pagamento di quest’ultime alle Asl di provenienza, più o meno ciò che accade oggi per coloro che si rivolgono all’ospedale di una regione italiana diversa dalla propria. “Un impulso senza precedenti al tema della mobilità sanitaria U internazionale”: così il Ministero della Salute definisce il fenomeno che permetterà di riprodurre a livello europeo ciò che già accade nelle realtà locali. Nel caso in cui si tratti di prestazioni di alta specialità il sistema sanitario nazionale già si fa carico delle spese mediche degli italiani che si recano all’estero: movimenti che solo nel 2010 sono costati allo Stato quasi 164 milioni di euro contro circa 87 milioni portati nel paese dai pazienti in entrata. Tutto l’iter è comunque accompagnato dalla Rete che permetterà ai pazienti sia di consultare i dati relative alle migliori strutture sia di prenotare eventuali visite mediche attraverso l’accesso a dei ‘contact point’, vero e propri centri di snodo delle richieste. In Italia l’iniziativa sarà messa in pratica a partire dal prossimo autunno, previo accordo tra le Regioni, il Governo e l’Unione Europea. Un altro passo molto delicato e importante sarà quello dell’adeguamento dei tariffari che dovranno essere omogenei per tutti i paesi per non creare scompensi nelle casse di uno a svantaggio dell’altro. Uno dei risultati positivi della Direttiva 24 sarà quello di creare all’interno dell’Ue un network di eccellenze, in cui i cittadini-pazienti saranno liberi di scegliere, a parità di costo, i migliori centri di eccellenza in circolazione. Francesca Ceccarelli Dentista all’estero? No, grazie L’Italia ancora restia alle cure oltre confine, in special modo se si tratta dei ‘cari’ denti on la salute non si scherza e gli italiani lo sanno bene: ancora di più se si parla di denti. A dimostrazione della diffidenza dei pazienti dello stivale lo si riscontra già dai dati forniti dall’Andi, Associazione Nazionale Dentisti Italiani: solo il 4% dei soggetti interessati si è rivolto all’estero per effettuare cure odontoiatriche e tra questi quasi la metà dichiara che non lo rifarebbe, mentre l’81% degli italiani non è disposto a caercare trattamenti al di là dei confini nazionali e infine solo il 15% pur non avendo mai provato, non tralascerebbe questa opportunità. In un periodo di crisi come questo è facile subire il richiamo di prestazioni mediche low cost che nel caso dei trattamenti dentali portano numerosi italiani in paesi come la Croazia o la Romania dove le parcelle dei professionisti sono umanamente tollerabili dalle tasche già martoriate delle famiglie. A conferma di tale tendenza il fatto che dall’inizio della recessione il numero di italiani che si reca dal dentista è calato e addirittura in aumento la percentuale di coloro che rinunciano totalmente a curarsi per mancanza di denaro. L’intervento più richiesto è quello di implantologia: a conferma di questo trend anche Claudio Vittoni, presidente del Collegio Italiano Odontotecnici che afferma:” In Italia operano 1200 dentisti e oltre 420 imprese odontoiatriche, l’orizzonte non è tutto roseo. Soprattutto fra i produttori di protesi dentarie”- aggiunge Vittoni- “resta ancora il problema dell’abusivismo. Non solo: bisogna ancora lavorare sulla trasparenza, perché nonostante la legge 47/2007 prescriva una serie di garanzie, come la certificazione da dare al paziente per assicurare la tracciabilità e conformità dei materiali usati per gli impianti dentali, questa nella maggior parte dei casi non vien consegnata”. F.Ce. C Piansano (Silvio Menicucci)aria) ipio Gruppo “La Destra” V Munic Ronciglione (Pietro Santam no ni) an rco er Ma ip nni ec Pa rt (Giova nia (Angelo Morgantini) sa (Luigi Leone) Tarquilla (Teresa Sestito Cascitti) i -Ca ion Ina io az sor leg ren de mp ti Co en gu tra Ve le se partito Operatori sanitari iscritti al ni van e mi lit anti Gio n Sa ra alie di Rieti ped dell’Azienda Os Federazione Provinciale Em ma C ili) RM e A o RM enz L Lor AS , Federazione Provinciale disi)Ro la e del a” (Alfio Guarnieri a Fornara) e Autoferrotranvieri “La De,str dre Albano (Marco Chiandus hi) ion (An o Sez doc tro An siis arco) Allumiere (Bruno Appetecc Atac(responsabili Pino Deo Per Amatrice (Silvio Di Giamm ldi) i) ma tell Gri gia ian Bru i) Luc izio nch so, aur Fra ina squ Anzio (M (Pa e Claudio Comis ros rgo Bo luce) iara Ch tta ) rlo nzi (Ca oce tia Inn Os na e Artena (Vito Perugini) bri ion Sez Cantalice (Sa ana red (Lo Destra” Atac Sport fa “La Far e Ardea (Simone Centore) di ion ovo Sez Nu l ste 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Francavilla (Carm ampiero ) Gruppo di studio politiche urb ino cch San Donato Val Comino (Gi era) Bo na pan bri Trip Vasto (Sa (Mauro Mancini) Volante) Orvieto (Marco oro lav del he itic pol i) dio ian stu Alv di rdo enze Gruppo Sora (Ricca Passero) Federazione Provinciale di Fir li) Bel le nie (Da o (Massimo Visconti) pin Su Stroncone (Donatella Gentili) delle attieli) Gruppo di studio dei porti eras Veroli (Giuseppe Fratarcang ) cia Sca no efa orno vità marittime (St Federazione e tribuFederazione Provinciale di Liv o ) Gruppio di studio problematich erazione Provinciale di Vitaerb lara di Monz a le Ma Fed cia no vin cia Pro (Lu o Livorn tarie (Monica Nassisi) urezza e III° (segretario provinciale AndrePierpaolo e Brianza sic la ile sul sab dio pon stu res di ca ia, ppo Gru Scaramucc (Massimo Meloni) Federazione Provinciale di Luc cchio) Do na ) Vig settore (Fabrizio Pochiero) sociale, qua ma Pas (Daniele Rivieri, Em Gruppo di studio sul mutuoabili (Lean- Bagnaia (Francesco Fusi) ne 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