Registrato presso il Tribunale di Catania, n.3 del 04/04/2013
Luglio 2015
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Free Press di cultura attualità e sport - anno II n. XV
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L'editoriale
Sommario
L'EDITORIALE
Speciale
la Grande
Guerra
I luoghi della memoria
Editore: Ass. Culturale Paternò News
Direttore Responsabile: Lucia Paternò
Vice Direttore: Francesco Giordano
La Grande Guerra a Paternò
di Pina Mazzaglia
Stampa: Grafiche Cosentino.
Contatti: [email protected] 340.3832665 - Seguici su Facebook.
Registrato presso il Tribunale di Catania, n.3 del 04/04/2013.
In questo numero hanno collaborato:
Mario Consalvo, Francesco Consalvo (per la fotografia), Vincenzo Fallica, Pina Mazzaglia, Nunzio Orto, Angelica Pezzi e Domenico Zuccarotto (web master).
Un convegno per ricordare il Centenario
a Paternò … pag. 3
Relazione dell’intervento integrale dello
storico Vincenzo Fallica al Convegno sulla “Grande Guerra” ... pag. 5
Paternò News è anche on-line! w w w.paternonews.com
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Mite guerra fra Santi a Paternò … Edicola "Toto Matto" Via Vittorio Emanuele 166 - Paternò
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pag. 10
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Mostre d’Arte a Catania … pag. 13
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Cartolibreria Edicola " Millennium" Via Fiume n. 62 - Paternò
Attività del Rotary … pag. 14
Cartolibreria edicola " Edicolè" Via E. Bellia n. 93 - Paternò
Convegno sull’alimentazione a Belpasso Ricevitoria Edicola " Nicosia Giuseppe" Via Monastero n. 21 - Paternò
Cartolibreria Edicola " Gulisano Alessandro" Via G.B. Nicolosi n. 195 - Paternò
… pag. 17
Edicola di Vitale Angelo, Corso Italia n. 90 - Paternò
Carmen Consoli canta contro il femmini- Ricevitoria Lotto Triscari Santina Lucia, Via E. Bellia n. 350 - Paternò
cidio ... pag. 19
Edicola Disaim SNC - Piano Tavola
I 750 anni di Dante Alighieri … pag. 8
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N
ei luoghi della memoria dove
riposano i caduti, nelle lunghe
linee del fronte o nelle località simbolo della Grande Guerra, si ergono le
strutture che raccolgono le salme disseminate, piccoli cimiteri costruiti dalle
truppe nelle immediate retrovie. Con il
corteo delle autorità militari e civili che
da Palazzo Alessi si è spostato al monumento ai caduti a piazza Santa Barbara
ha inizio la celebrazione in occasione
del Centenario della Grande Guerra.
Dalla chiesa del Pantheon, nell’omonima piazza, rimasta aperta per le visite
tutto il pomeriggio, al monumento ai
caduti con la deposizione di una corona
d’alloro offerta dal sindaco e portata da
due vigili urbani.
Per l'occasione, tre scolaresche
del nautico di Caltagirone e
Catania hanno preso parte alla
commemorazione e poi subito dopo
al convegno che si è svolto nei locali
della Biblioteca, in via Monastero. Nel
1914 nulla poteva evitare lo scoppio
della prima guerra mondiale. A
causa di un eccezionale sviluppo
industriale erano a disposizione
di quasi tutte le nazioni europee
grandissime quantità di armi
micidiali e di flotte militari sempre
più forti. Patrocinato dal comune
di Paternò e organizzato dalle
associazioni “Paternò News” e
Marinai d’Italia, per tenere viva la
memoria come humus fondante
il futuro, la città ha onorato i suoi
caduti affinché il ricordo resti vivo e
conservi i valori fondanti di libertà. Ha
moderato l’incontro la giornalista Lucia
Paternò, che dopo i saluti ha passato
la parola al primo cittadino Mauro
Mangano, che insieme alla sua giunta, in
particolare nella persona dell’assessore
Valentina Campisano, ha reso possibile
la realizzazione dell'evento.
Il presidente Giuseppe Borzì,
dell’associazione nazionale marinai
d’Italia, "Generale ispettore Gioacchino
Russo" sede di Paternò, ha introdotto
gli ospiti, gli alti funzionari militari e
civili intervenuti. Erano presenti tra gli
altri Il prof. e ingegnere Giuseppe Conti,
presidente della FCGT Team Italia, che
ha coordinato a livello provinciale il
Progetto internazionale del Centenario
della Prima Guerra Mondiale, Legalità e
Storia. Subito dopo il Console onorario
di Turchia, il dott. Lucio Maniscalco.
Sono seguiti i saluti del Colonello
Vincenzo Giaccheddu, Comandante
del 62° Reggimento Fanteria Corazzato
“Sicilia” CasermaErminioSommaruga,
del Tenete Colonello Maggiore in
sostituzione del colonnello Vincenzo
Sicuso, Comandante della Base Aerea
di Sigonella, e del 41° Stormo Aereo
Antisom presenti nella sala gremita
della Biblioteca comunale.
Il convegno ha dato modo di
ascoltare l'interessante e tanto atteso
intervento dello storico Vincenzo
Fallica, che ha relazionato su “Storia
nella Storia. Avvenimenti e aneddoti
relativi la Grande Guerra”. A rendere
ancora più interessante l’evento
anche le foto delle lapidi scattate
da Mario e Francesco Consalvo e
Roberto Fichera, e al trombettista,
che ha suonato al momento della
posa della corona, Mario Di Mauro,
della “Banda città di Paternò” diretta
dal maestro Barbaro Finocchiaro.
I monumenti agli eroi del fronte,
gli omaggi dei paesi ai loro caduti o le semplici lapidi a ricordo degli
anonimi sacrifici dei soldati di tutte
le nazionalità, che in guerra hanno
lasciato la vita, in un pomeriggio
emozionante, denso di memoria,
di parole e strette di mano, ricco
di messaggi e di valori. Il patrimonio storico e culturale della Grande
Guerra è protetto da una apposita
legge dello Stato Italiano. La legge
78 del 2001 nasce con lo scopo di
preservare e catalogare le vestigia
della guerra, di ambo le parti. L’esposizione integrale dell’intervento del
professore Vincenzo Fallica è riportata nelle pagine successive di
questo periodico.
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5
La Grande Guerra
di Vincenzo Fallica
N
ove milioni di morti. Basta
quest’unico dato per comprendere perché la prima guerra mondiale
venga definita la “Grande Guerra”, un
conflitto dalle proporzioni esorbitanti
e impensabilmente drammatiche.
Il 28 giugno 1914 un giovane
irredentista serbo Princip uccideva a
Sarajevo a colpi di revolver l’Arciduca
Ferdinando e la moglie, pretendente
al trono austriaco. L’Austria chiese
che venisse consegnato il giovane
studente attentatore per processarlo
ma la Serbia oppose un netto rifiuto.
L’Austria il 5 luglio mandò un ultimatum
forte dell’appoggio della Germania. A
fianco della Serbia si schierò subito la
Russia poiché temeva una ulteriore
espansione della Germania nel cuore
dei Balcani.
La Serbia accettò molte delle condizioni dell’ultimatum, tranne quella
di consentire a funzionari di polizia
austriaca di fare indagini in Serbia. Era
una palese violazione della sovranità
nazionale. Il 28 luglio l’Austria dichiarò
guerra alla Serbia. Alla Germania non
rimaneva altro che schierarsi a fianco
dell’Austria. La Francia si schierò a favore della Serbia, temendo un eccessivo
espansionismo tedesco. La Germania
nelle prime fasi delle operazioni militari chiese al Belgio che le sue truppe
potessero attraversare le frontiere per
colpire la Francia alle spalle ma il Belgio oppose una dura resistenza per cui
il generale Von Moltke, comandante in
capo delle forze austro germaniche,
dichiarò guerra al Belgio attraversando
con la forza le frontiere.
A fianco della Francia attaccata si
schierò l’Inghilterra legata da un
Trattato di alleanza. Era il 4 agosto
del 1914.I giochi bellici erano ormai
fatti. Inglesi e Francesi temevano
il riarmo tedesco, l’approntamento
di un esercito forte e ben armato
nonché una flotta navale nel Baltico
a protezione dei traffici tedeschi.
La Russia, dal canto suo, paventava
l’annessione agli Asburgo della Serbia.
L’Italia di Giolitti stette a guardare e
manifestò una posizione neutralista,
che era dei socialisti contrari ad
una guerra sostenuta da proletari
e contadini. Anche la Chiesa era
contraria all’intervento in guerra
per ragioni umanitarie e per il costo
che avrebbe comportato. Benito
Mussolini, pensava ad una guerra
- lampo. In parlamento non trovò
però l’appoggio dei deputati che in
grande maggioranza si schierarono
contro l’intervento. Mussolini si
rivolse alla piazza. Si formò un ampio
schieramento che andava dalla
Destra reazionaria ai Liberali, guidati
da Albertini, direttore del “Corriere
della Sera”. A ciò va aggiunta una
continua pressione sull’Italia affinché
intervenisse nel conflitto.
Francia, Inghilterra e Russia fecero
delle proposte allettanti. Concedere
all’Italia dopo la vittoria Trento e
Trieste, Gorizia l’Istria e la Dalmazia,
il porto di Valona in Albania. A questi
si aggiungevano
i possedimenti
africani della Germania. Il Governo
italiano stipulò nell’aprile del 1915
gli accordi di Londra che sancivano
tutto quanto era stato stabilito negli
incontri diplomatici. L’Italia entrò
quindi in guerra. Il comando delle
operazioni militari fu affidato al
generale Cadorna, il quale comprese
subito che l’avanzata verso l’Austria
era impossibile per le difese nemiche
e si iniziò una lunga guerra di trincea,
fatta di assalti e di ritirate che
costarono migliaia di vite umane. Le
armi impiegate furono più micidiali
di quelle precedenti: gas tossici, carri
armati e artiglieria pesante. Nella
battaglia di Verdun (1916) i Tedeschi
subirono una dolorosa sconfitta. Nel
1916 gli Italiani dichiararono guerra
alla Germania e cercarono di varcare
i confini ma riuscirono solamente a
conquistare Gorizia.
Nel marzo del 1917 scoppiò la
rivoluzione russa che distolse dal
fronte l’esercito zarista impegnato
a frenare i bolscevichi. Il ritiro
dell’esercito russo dal fronte orientale
fu
compensato
dall’intervento
americano con un esercito di un
milione e settecentomila soldati
che diedero una svolta alle vicende
belliche. Il ritiro delle truppe russe
dal fronte orientale si rivelò una
catastrofe per l’Italia con l’avanzata
tedesca fino all’Isonzo e la disfatta
di Caporetto che costò la morte di
40.000 soldati e la cattura di 300.000
italiani. Le accuse maggiori di
imprevidenza e scarso senso tattico
furono rivolte al Cadorna il quale fu
vittima di circostanze imprevedibili.
Gli Austroungarici ebbero in tal modo
l’opportunità di spostare dal fronte
orientale migliaia di uomini e mezzi e
riversarli sul fronte italiano.
Cadde il Governo e fu eletto quello
di Vittorio Emanuele Orlando, che
scelse come capo di Stato Maggiore
il generale Armando Diaz, che riuscì
ad organizzare una efficace linea di
resistenza sul Piave,costata migliaia
di morti. Nel gennaio del 1918 il
presidente Wilson presentò una
proposta di pace in 14 punti. Era la fine
della guerra.
La pace fu firmata a Versailles il 28
giugno 1919. L’Italia ottenne quello
era stato firmato negli accordi tranne
qualche territorio. Nel Dopoguerra
si parlò di pace mutilata. Un breve
consuntivo delle vicende belliche
mostra il massacro di tanti uomini
costretti a stare lontano dalle loro
case per morire in una terra a loro
sconosciuta. Molti furono i paternesi
che persero la vita in questo immane
conflitto. Nel 1922 diversi resti di
soldati furono portati nella Chiesa
di Gesù e Maria per essere sepolti.
Quella chiesa, che è divenuta
Pantheon, conserva le spoglie mortali
di tanti nostri concittadini che si
immolarono per la Patria. I loro nomi
vivono a perenne ricordo delle nuove
generazioni e a loro rendiamo le
nostre onoranze.
Fra i nostri eroi mi piace ricordare
i Decorati di Medaglia d’argento
e fra essi Gaetano Mazzamuto
che fu decorato con tre medaglie
d’argento, tre medaglie di bronzo
tre croci al merito e una Croce di
Cavaliere d’Italia. Decorati con
medaglie d’argento: Baglio Barbaro,
Chiarenza Vincenzo, Cap. Corsaro
Carmelo, Costa Luigi, Costa Matteo,
Cunsolo Rosario, Leanza Giuseppe,
M Cap. Palumbo Giuseppe, Messina
Domenico. Decorati con Medaglia di
bronzo: Borzì Orazio, Bruno Giovanni,
Caponnetto Salvatore, Gulisano
Domenico, Messina Salvatore, Oliveri
Giuseppe, Pappalardo Giuseppe e
Schilirò Antonino.
Furono 171 i morti accertati a cui va
aggiunto un numero compreso fra
trecento e quattrocento di feriti che
trovarono la morte dopo qualche
anno. Nella Piazza Santa Barbara ad
opera dello scultore Salvatore Iuvara
fu eretto un monumento a perenne
memoria di tanti giovani che persero
la vita per difendere la Patria.
Durante i quattro anni della Guerra
furono le donne a sostituire gli uomini
assenti nei lavori dei campi, nelle
botteghe artigiane, nel commercio.
In particolare vorrei ricordare la
bachicoltura che aveva a Paternò una
lunga tradizione e anche l’allevamento
di animali da cortile. Non vi era cortile
dove non razzolavano le pollastrelle
per le uova, i conigli per la carne e in
qualche caso anche il maiale per il
salame. In quegli anni di guerra, dai
racconti che ho sentito dagli anziani, le
donne dimostrarono grande coraggio
e grande orgoglio. Anche l’epidemia
detta “La spagnola” fece tante vittime
fra la popolazione civile.
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7
Tra tradizione e cultura:
la fontana dei Malavoglia
D
i maestosa grandezza e di imponente bellezza , la Fontana dei Malavoglia è situata in piazza Giovanni Verga
a Catania e nasce proprio in onore dello
scrittore siciliano.
Il progetto scultoreo presentato
dalle abili mani di Carmelo Mendola
convinse la commissione incaricata di
scegliere tra vari candidati l’artista che
avrebbe vinto il concorso cittadino
bandito nel 1956 per la costruzione
di un monumento dedicato a Verga.
Donata della Regione Siciliana, la
scultura
venne consegnata ben
19 anni dopo, il 25 ottobre 1975, al
sindaco Domenico Magrì che onorò
insieme a numerosissimi cittadini
catanesi il padre fondatore del
Verismo .
La Fontana rappresenta
uno
degli episodi della celebre opera
Verghiniana “I Malavoglia ” in cui
avviene il secondo drammatico
naufragio della barca di famiglia, la
Provvidenza, descritto nel decimo
capitolo del romanzo; nella barca che
sta per affondare vi erano il giovane
Alessi, non visibile nella scultura, il
fratello ‘Ntoni e il nonno, il vecchio
padron ‘Ntoni.
La tensione tra i corpi addolorati, ma
al tempo stesso in piena azione è
fedele a quanto descritto da Verga .
Il gruppo scultoreo pesa sette
tonnellate, è alto tre metri, lungo nove
e largo cinque. La vasca principale
è inserita all’interno di un’altra dal
di Grazia Milazzo
diametro di 16 metri, l’una e l’altra sono
rivestite di marmo travertino di Tivoli.
A simboleggiare la tempesta che
infuria vi sono quarantasette getti
d’acqua, illuminati da ottanta riflettori
con luce bianca e dorata. L’effetto di
tali getti d’acqua tra le intersezioni
del basamento conferiscono all’intera
fontana un grande effetto scenografico.
Cosi il tragico evento destinato
dalla famiglia dei Malavoglia è oggi
simbolo di pura bellezza e nonostante
la drammaticità tipica dell’ opera
Verghiana, la Fontana è divenuta
con gli anni uno dei monumenti che
rappresenta al meglio non solo la
tradizione letteraria Italiana ma anche
l’animo di ogni “catanese”.
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9
Dante e i suoi 750 anni
O
rmai da qualche mese in tutta
Italia si succedono le celebrazioni per il 750 anniversario della nascita
di Dante Alighieri. Mostre, letture, convegni, spettacoli di teatro e altro ancora
si svolgeranno anche nelle settimane a
venire, un vasto calendario di appuntamenti che vedrà come protagoniste soprattutto città come Firenze, Ravenna,
Roma e Verona legate maggiormente al
poeta. Questo anniversario della nascita di Dante è un’importante celebrazione per la nostra lingua e la nostra cultura. A 750 anni dalla nascita del Sommo
Poeta si ricordano però tutte le sue opere, dalla "Vita Nova" al "Convivio", fino
al" De Vulgari Eloquentia", dal "De Monarchia" alle "Rime".
L’attenzione di noi siciliani fra tutte
queste opere naturalmente è rivolta
verso quel “De Vulgari Eloquentia” da
cui è nata in parte la sua poetica, in
cui si faceva elogio di quella scuola
siciliana nata alla corte di Federico
di Svevia, che avrebbe dato il via
alla nascita della lingua italiana.
Egli, scrive testualmente: “E poiché
la sede regale era in Sicilia, avvenne
che tutto ciò che i nostri predecessori
poetarono in lingua volgare, fu chiamato
siciliano: il che anch’io credo, né i miei
successori saran capaci di cambiarlo”.
Inoltre, parla del volgare illustre siciliano
come di una lingua “honorabilius atque
honorificentius” riconoscendone fin da
subito un primato linguistico rispetto
agli altri dialetti italici.
Dunque, in questi mesi di celebrazioni
si parlerà dell’Italiano e del suo
insegnamento in Italia e nel mondo,
ma tali eventi potranno essere, come ha
sostenuto Papa Francesco, motivo per
ritrovare il senso perduto o offuscato
del nostro percorso umano e sperare
di rivedere l’orizzonte luminoso in cui
brilla in pienezza la dignità della persona
umana. Infatti, l’obiettivo primario è
quello di superare tutte le selve oscure
sparse sul nostro cammino per poter
giungere, così come fece Dante, verso
“l’amor che move il sole e l’altre stelle”
(Par. XXXIII, 145).
Ma tutto questo non è molto semplice che avvenga e lo sanno bene
i paternesi che in questo momento
sembrano aver perso la retta via, non
solo perché non commemorano Dante
come meriterebbe, ma addirittura hanno pensato bene, nell’anno delle sue celebrazioni, di distruggerne il monumento in suo ricordo opera dello scultore paternese Alfio Fallica, collocato tra Piazza
Umberto e Piazza S. Barbara.
Naturalmente il mio rimprovero non è
rivolto a tutta la cittadinanza ma a quei
pochi balordi che in queste settimane
hanno deciso di mettere sotto sopra
la città rubando tombini, battenti
dei portoni di case e altri oggetti di
metallo fra cui rischiava di rimetterci
di Nunzio Orto
F
“Gli auguri di Paternò News”
Lauree
M
anuela Indaco, ha
abiola Longhitano, ha
conseguito la Laurea
conseguito la Laurea in
in Fashion Design, lo
Fashion Design, lo scorso
13 giugno, presentando l’elabo- scorso 13 giugno presentando
razione della tesi "Take a bow", la collezione hanami, ed elaborando la tesi "Hanami".
con l'omonima collezione.
le penne anche la statua di Dante, poi
fortunosamente salvata. Attualmente si
cerca con grande difficoltà di rimetterla al
proprio posto, ma nel frattempo siccome
non c’è limite al peggio, fra lo scherno
generale, c’è stato qualche simpaticone
che al posto del monumento di Dante
ha posizionato una statua di cartapesta
di “Pacchiotto”. La speranza è quella
che il busto di Dante al più presto possa
ritornare nel luogo che gli compete e
che il comune di Paternò indichi delle
iniziative per dare alla città un po’
di lustro e a Dante il giusto posto
che merita nel campo della cultura
italiana. Solo in questo modo noi
paternesi, potremmo avvicinarci alla
cultura con la C maiuscola e reagire
al degrado che rischia di divampare
nelle nostre menti.
S
ofia Noemi Sgrò, ha conseguito la
Laurea in Fashion Design, anche lei
lo scorso 13 giugno, presentando l’elaborazione della tesi " Dalilà" con l'omonima
collezione. Tutte e tre sono state seguite dal
docente, Professore Giancarlo Annino, all’Accademia Euromediterranea di Catania.
L
e congratulazioni della redazione di Paternò News alla neo laureate Fabiola, Manuela e Sofia,
l’augurio di un futuro radioso e di una sfolgorante carriera alle tre intraprendenti ragazze.
G
io r n o 2 0 giu gn o, alle
o re 1 0 ,3 0 , p res s o la
ch ie s a d e ll’ex M o n astero,
a Pate r n ò, s i s o n o u n it i in
m at r im o n io L u an a D i D io e
G i o rgio C h is ar i.
A ll’am i co e s o sten ito re d i
Pate r n ò News gli au gu r i
p iù affett u o s i d a t u tta la
re d az io n e .
Matrimoni
G
iorno 25 giugno, nella chiesa
della di “Santa Maria dell’Alto”, comunemente denominata
della “Matrice”, sulla Collina storica
paternese, nel pomeriggio, si è celebrato il matrimonio di Silvia Giangravè e Filippo Frazzetta. Alla carissima collega e al suo consorte i più sinceri auguri di una felice vita insieme
dalla redazione di “Paternò News”.
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11
I patroni di Paternò nei secoli scorsi
Una mite “Guerra di Santi”
L
’agiografia sui santi patroni di
Paternò sembra essersi da tempo cristallizzata sul dualismo tra i Santi
Vincenzo diacono, martire di Saragozza
del IV secolo, e Barbara, martire di Nicomedia del III-IV secolo. Di conseguenza,
l’approfondimento di studi sull’argomento, ha spesso prodotto conoscenze
parziali o indotto all’errore fedeli e religiosi. Un’analisi storica più approfondita
che miri ad allargare il campo d’indagine, ci fornisce invece dati interessanti,
utili a scardinare vecchie convinzioni.
Cominciamo con l’opinione comune che l’unica patrona di Paternò sia
Santa Barbara. Ciò è vero, ma solo in
parte, dato che essa è affiancata da un
compatrono, il suddetto San Vincenzo.
Per la Vergine di Nicomedia sappiamo
dai documenti (tra cui la “Giuliana”
della chiesa di Santa Barbara) che fu
proclamata patrona nel 1576 a furor di
popolo, dopo che le venne attribuito un
miracolo legato a un evento epidemico.
Tale “promozione” per la Santa significò un declassamento per San Vincenzo, degradato a compatrono, un titolo
però mai abolito.
Sulla origine del culto di San Vincenzo e sulla sua proclamazione a
principale patrono della città si sa poco,
quasi nulla. Attingendo alla tradizione
orale, dato che mancano documenti
attendibili, tale culto sarebbe stato imposto dai Moncada, feudatari e principi
di Paternò ma invisi ai paternesi per la
loro protervia. Di riflesso, la stessa avversione covata verso i Moncada sembra essersi riversata sullo stesso San
Vincenzo, attorno al quale nacquero
sinistre leggende. Una di esse racconta
di eventi nefasti, quali litigi tra i fedeli e
duelli sanguinosi durante la festa e la
processione del simulacro. Comunque
fosse i paternesi colsero l’occasione
della peste del 1576 per “sbarazzarsi” di questo santo, un santo spagnolo
imposto dagli spagnoli Moncada. Col
tempo il suo culto scemò gradualmente
fino a esaurirsi del tutto. Di lui rimane a
Paternò solamente un simulacro setteottocentesco di mediocre fattura artistica (da alcuni anni ricollocato in una
nicchia della chiesa Matrice di Santa
Maria dell’Alto), nonché un bel braccioreliquiario cinquecentesco in argento.
Fin qui si tratta per lo più di storia risaputa. Ma ciò che non si sa è che,
nel corso della sua storia Paternò ebbe
contemporaneamente diversi santi
patroni o protettori, alcuni dei quali
documentati. Ad esempio, esiste un interessante scritto l’Orazione Panegirica,
edita a Catania dal Rossio nel 1637, in
cui il suo autore Don Giuseppe Benfatto scrive: <<…all’ora quando la Città di
Paternò elegge’ e dichiarò per suo patrono il Padre San Domenico…>>. Tale
passo è di notevole importanza, e ci
fornisce la risposta ad una frase scritta
nella cornice del dipinto del 1633 raffigurante lo stesso San Domenico, e
conservato nella chiesa del Rosario: Me
protegente ne metuas, cioè “con la mia
protezione non temere”. Quindi anche
San Domenico sembra essere stato patrono di Paternò, forse dichiarato tale
di Francesco Giordano
dagli stessi Padri Domenicani che vivevano nell’annesso convento.
Lo stesso motto lo si può leggere
sul cartiglio del 1781 posto sulla facciata della chiesa dell’attuale patrona,
parole che simbolicamente vengono
fatte proferire dalla Santa, ma non finisce qui. Anche in altri dipinti di carattere religioso si riportano frasi simili. E’
il caso del Martirio di Santa Lucia del
1799, collocato nella chiesa dell’ex Monastero. Sulla cornice di questa pala
d’altare leggiamo vos semper custodiam ovvero “vi custodirò sempre”;
probabilmente anche per Santa Lucia
vi fu - da parte delle monache Benedettine che ne curavano il culto e la
devozione - un tentativo di promuovere a patrona della città la martire
siracusana.
Altra storia riguarda, invece, il culto
di Maria Bambina (di cui esiste ancora un dipinto a olio su tela), per alcuni anch’essa sarebbe stata patrona
di Paternò, ma in realtà fu semplicemente patrona del Capitolo collegiale della Chiesa Madre di Santa Maria
dell’Alto. In quest’ultimo caso siamo
quindi di fronte a un equivoco. Sarebbe invece interessante uno studio più
approfondito sul quadro di Santa Maria dell’Alto, una Madonna nera tardo
medievale venerata presso la chiesa
Madre fino alla metà del Novecento.
Secondo alcuni anch’essa sarebbe
stata patrona di Paternò, addirittura
la prima in ordine di tempo. Su tale
ipotesi, però, non esistono purtroppo ad oggi prove documentarie;
d'altronde il culto per la Madonna
nera, titolare della Matrice, non indicava direttamente il suo patrocinio sulla città. Da questo contesto
emerge quindi una situazione religiosa dinamica ma anche confusa,
un misto di reale e leggendario che,
seppure in forma più o meno pacata, non deve avere reso Paternò
esente da una “guerra di santi”, per
dirla con Verga.
Una “guerra” mite, visto che non
risultano documentate delle accese
competizioni da parte del clero ordinario, degli ordini religiosi e delle confraternite col fine di ottenere il primato
per un ordine religioso o una chiesa
col suo quartiere.
Ma come si spiega l’affollamento
dei santi patroni? Tale fenomeno
non deve stupire, poiché era tipico
dei secoli passati. Anche Paternò,
come altre città (pensiamo a Palermo
e Catania) ebbe più di un santo tutelare: autentici protettori da invocare
all’occorrenza, scelti per acclamazione
popolare o – come già detto - per tentativi e imposizioni da parte del clero.
Infatti, specialmente nel primo millennio del Cristianesimo, l’acclamazione
di un santo poteva essere proclamata
anche da istituzioni civili o perfino dal
popolo (vox populi), e capitava sovente dichiarare santi personaggi di
dubbia moralità o, addirittura, di pura
invenzione, da qui la tradizione faceva
il resto, rafforzando culti e devozione
aggiungendo elementi di pura fantasia.
Per fare luce sull’intricato problema,
può fornirci la giusta chiave di lettura
un Decreto papale col quale si cercò
di mettere ordine ai molti abusi. Si
tratta del D Decretum super electione
sanctorum in patronos del 23 marzo
1630, di papa Urbano VIII, col quale
si cercò di mettere ordine al proble-
ma dei santi protettori. Innanzitutto,
in base al Decreto, le dichiarazioni di
patronato dovevano avvenire obbligatoriamente con l’approvazione pontificia e dopo un lungo e attento iter.
Tra l'altro si esortava di ridurre il numero dei santi patroni, anche per
snellire l’affollato Calendario liturgico. Dopodiché si introdusse la distinzione tra patroni principali e secondari, ma capitava spesso che i santi
principali fossero più di uno. Pensiamo a Palermo che contò contemporaneamente ben quattro sante
patrone: Agata, Oliva, Ninfa e Cristina, subito declassate e dimenticate
con la proclamazione di Santa Rosalia con la fine della peste del 1624.
Il decreto di Urbano VIII restò in
vigore fino al 19 marzo del 1973,
quando Paolo VI semplificò le pro-
cedura di elezione, pur conservando i principi del decreto secentesco. Egli richiamò le istruzioni del
De calendariis particularibus del
1961 e del Calendaria particularia
del 1970, invitando le Chiese locali a scegliere un solo santo patrono.
Lo stesso Paolo VI andò ancora oltre
col Motu proprio Mysterii Paschalis
del 1969 quando, riformando il Calendario Romano, cancellò o limitò al
culto locale numerosi santi sulla cui
vita - e perfino sull’esistenza storica si nutrono seri dubbi. Sorte che, tra
tanti altri, toccò a santi del calibro
di San Giorgio, Santa Margherita
d’Antiochia, Santa Caterina d’Alessandria e perfino a Santa Barbara,
“vittime” illustri di una riforma che
mirò soprattutto a riequilibrarne il
culto e la devozione.
12
R
13
Padre Michele Moncada
ecentemente dei giovani
hanno ricostruito la devota
esistenza di uno dei frati più
umili e santi che la città di Paternò
abbia mai conosciuto. Si tratta di padre Michele Moncada. Dunque, una
rappresentazione teatrale dell’esempio virtuoso di questo frate cappuccino erede dei nobili Moncada, messa
in scena dai giovani della Gifra della
chiesa di San Francesco all’Annunziata, meglio conosciuta come chiesa die
Cappuccini, luogo sacro dove ancora
oggi risiedono le sue spoglie mortali.
Tuttavia sono diversi gli scritti che
narrano la vicenda di questo frate
fedele servitore di Dio, per ricostruire
la sua storia abbiamo consultato il
libretto di padre Luigi da Randazzo
e quello di Giovanni Spagnolo,
quest’ultimo edito nel 1983 dal titolo
“Nobiltà e Santità. Padre Michele
Moncada” , mentre il primo viene
pubblicato nel 1931 e porta il titolo
di “P. Michele Moncada da Paternò”.
Il testo del 1931 malgrado sia stato
scritto prima riporta in maniera
dettagliata una serie di grazie
concesse per l’intercessione di padre
Moncada, in entrambi i testi invece
è menzionato l’apparizione del frate
dopo la morte inginocchio di fronte
la Croce. L’illustre famiglia Moncada,
dal cui nobile casato giunge padre
Michele, assume la signoria della
città di Paternò nel 1456. Questa
stirpe sembra assicurare al territorio
un benessere sociale ed economico
fino a quel momento non conosciuto,
anche se non tutti amavano questa
signoria. Dall’unione di don Francesco
Moncada e donna Agatina Garsia
nasce il 6 luglio del 1701, il secondo
genito Albano Pietro Carmelo, il
futuro padre Michele Moncada.
Educato alla preghiera sin da piccolo
Pietro cresce secondo i precetti
cristiani.
Il dolore e il senso di abbandono lo
assalgono abbastanza precocemente,
con la morte del padre, un’angoscia
che viene superata o meglio compresa
grazie alla fede e alla preghiera.
Non molto tempo dopo, queste
pratiche di estrema devozione,
conducono il giovane a domandare,
pressoché timidamente, al fratello
più grande Alessandro, il permesso
di potersi iscrivere fra i chierici,
insomma di entrare a far parte della
vita ecclesiastica. “Assetato di umiltà
e nascondimento” scelse l’ordine
fondato da Francesco Caracciolo, i
caracciolini oltre ai tre voti consueti
aggiungo anche quello di non
accettare dignità ecclesiastica. Di
primo acchito sembrava congeniale
l’opzione di quest’ordine considerata
la sua indole estremamente schiva,
però in pochissimo tempo sperimentò
“sofferenze spirituali indicibili”.
Non trovando requie decide di
abbandonare ritornando a casa pur
con un’infinta contrizione d’animo e
un insondabile senso di fallimento. Si
tormentava al punto da non riuscire più
neanche a riposare quando una notte
udì le campane della vicina chiesa dei
Mostra a Catania:
di Lucia Paternò
S
Cappuccini, un suono che egli avvertì
come un richiamo (nel testo del 1983,
addirittura si parla dell’apparizione
della Madonna). Da lì la risoluzione ad
entrare in quest’ordine, nonostante il
parere negativo della sua famiglia.
Con fervore intraprende gli studi per
diventare sacerdote interrotti da una
malattia, malattia che affliggerà la sua
esistenza impedendogli di celebrare
la messa, anche quando finalmente
con caparbietà diverrà sacerdote.
Si occupava anche delle faccende
più umili nel convento anche della
pulizia e dello spazzamento; pare non
possedesse nulla, una leggenda narra
che gli fu chiesto di lasciare la celletta
per spostarsi in un’altra quindi fu
invitato a prendere tutte le sue cose
e lui ritorno dal suo superiore solo
con una scopa dicendo che i suoi averi
consistevano in quell’oggetto.
Un esempio fulgido di umiltà e
sottomissione, quello di padre
Moncada. Pur divorato da dolori
lancinanti non si sottraeva ai suoi
doveri. Quando morì a causa di
un’angina, il suo volto acquisì
un’espressione serafica e l’ultima
parola che pronunciò nello spirare fu
“Jesus”.
“Pablo Picasso e le sue passioni”
i è conclusa lo scorso 28 Giugno a Catania, nella splendida
cornice di Castello Ursino la
mostra “Picasso e le sue passioni”.
L’esposizione è stata organizzata da
Comediarting & III Millennio con il
Patrocinio del comune di Catania, a
cura di Dolores Duran e Stefano Cecchetto.
La mostra ha illustrato un percorso
completo di opere del grande
genio
spagnolo,
soprattutto
evidenziando i temi e le passioni
che hanno dato vita alla creatività
dell’artista. Sono state esposte più
di 200 opere di vario genere: piatti,
brocche, mattonelle dipinte, opere
su carta e naturalmente dipinti.
La maggior parte delle opere
provenivano da collezioni private di
tutto il mondo e dal museo di Mija
Malaga, famoso per le sue ceramiche.
La mostra è stata impreziosita da
un’istallazione multimediale, Picasso
in the cube (politic passion), che
I
raccontava il rapporto che l’artista
aveva con la politica e tutto ciò che
tale argomento influenzò nella sua
arte. Questa volta bisogna davvero
fare i complimenti a tutti coloro
che hanno voluto tale evento, in
primis l’assessore alla Cultura e al
Turismo del comune Catania, Orazio
Licandro, il quale ha espresso tutta
la sua gioia nell’aver portato alle
pendici dell’Etna un evento così
straordinario, confermando Castello
Ursino come simbolo di una città che
vuole risorgere dopo tanti anni bui.
Lo stesso assessore ha voluto
sottolineare come questo è stato
il risultato di un grande lavoro
organizzativo per restituire orgoglio
e dignità a una città splendida e al
vivace, e al dinamico territorio dalle
antiche e grandi tradizioni culturali.
Non si può naturalmente non essere
d’accoro con l’assessore e quindi
ci aspettiamo al più presto altre
iniziative del genere che possano far
risollevare un territorio come quello
di Catania e della sua provincia, che
per poter vincere la sua arretratezza
sociale non ha bisogno di aiuti
economici o di progetti stratosferici,
ma di iniziative come queste che
siano in grado di incrementare la
nostra visione del mondo.
Spiga: un patrimonio d’arte
n occasione del solstizio d’estate una
collettiva d’arte per soffermarsi sul
concetto di bello e sul senso religioso
nell’arte. L’iniziativa che è stata inaugurata
lo scorso 21 giugno ma la mostra rimane
visitabile fino al 28 giugno. Una celebrazione artistico- religiosa che prende il nome di
“Spiga: un patrimonio d’arte” per estendere al concetto di grano, spiga, il nutrimento materiale e spirituale dell’animo, come
segni emblematici che gli artisti utilizzano
sovente per rendere più palese il nesso
metafisico. L’evento è stato curato dall’associazione “Polena” in collaborazione con
la Chiesa Badia di Sant’Agata e l’Arcidiocesi
di Catania. L’obiettivo dell’iniziativa è stato
quello di puntare i riflettori sui tesori monumentali e paesaggistici del Catanese,
svelando un patrimonio artistico inaspettato. Un patrimonio materiale ma anche
immateriale che si legano a tematiche relative il grano siciliano. Esplicativa in tal senso
è la collettiva che vede esposte le opere
di artisti come: Gaetano Palumbo; opere
della collezione privata di Pina Mazzaglia
e dipinti di Giuseppe Ranno; e dipinti della collezione privata Morina, che ritraggono paesaggi rurali di fine ’800 e fine ’ 900.
di Nunzio Orto
Redazione
Luisa Trovato la presidente dell’associazione
“Polena” ha aperto il simposio artistico religioso, a seguire le autorità intervenute fra cui
Cynthia Torrisi, presidente dell’associazione
International Societas Artis, e il rettore della
chiesa padre Massimiliano Parisi che ha inaugurato l’evento artistico –religioso. Alla fine
del simposio è stato possibile, per l’uditorio
presente, visitare con una guida le settecentesche terrazze e la cupola del tempio delle
claustrali agatine della Badia, un monumento
architettonico, storico e artistico di cospicuo
valore creato dal genio artistico spirituale
dell’abate Giambattista Vaccarini.
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ROTARY CLUB Paternò Alto Simeto:
fucina di attività di servizio al territorio e alla comunità
di L.A.
G
Meeting: La magistratura Oggi. La legge è veramente uguale per tutti?
rande interesse da parte di
un folto uditorio ha suscitato
il meeting su, “ La Magistratura Oggi. La legge è veramente uguale per tutti? ”. L’evento, organizzato in
interclub con il Kiwanis Club Paternò,
presidente Angelo Galea, si è avvalso
della presenza di relatori prestigiosi: il
presidente della sezione del GIP presso il tribunale di Catania, Dott. Nunzio
Sarpietro, il GIP presso il tribunale di
Catania, dott. Francesco D’Arrigo, il
Magistrato a.r. dott. Domenico Platania il procuratore della Repubblica per
il tribunale dei minorenni dott.ssa Caterina Aiello. Nel rivolgere l’indirizzo
di saluto alle autorità civili e militari
e agli ospiti presenti in sala, il presidente del Rotary Club, Placido Lavenia
ha introdotto la problematica partendo dalla frase ricorrente nelle aule di
giustizia, “La legge è uguale per tutti”, osservando che essa esprime una
incondizionato ideale di uguaglianza,
che non sempre può essere trasposto
al concetto di giustizia. L’evidenza quotidiana, riproponendo l’antica disputa
L
Città di Paternò, prof. Mauro Mangano,
e dalla prefazione della prof. Francesca
Coluccio, rivela accanto ad una meritoria acribia filologica, un cuore palpitante di segni rivelatori. Incontrare Barbara
tra le pagine del testo non comporta solo
la ricostruzione della memoria storica della Santa martire, ma la consapevolezza di
riconoscere una donna straordinariamente
moderna che attingendo coraggio da una
grande fede va incontro alle conseguenze del suo forte sentire.
Presentazione della Rotary Community
da uno splendido balcone sul barocco di Catania
P
fra lex e ius, mostra che i giudici, come
gli uomini del resto, non sono uguali
fra loro. Successivamente ha preso la
parola al presidente Sarpietro che ha
evidenziato gli attuali carichi di lavoro
che gravano in generale sui magistrati
e le ulteriori problematiche derivanti
dalla chiusura dei tribunali distaccati. Il giudice D’Arrigo, ha auspicato un
maggior lavoro di coordinamento del
consiglio superiore della magistratu-
ra. Il Giudice Platania ha poi spiegato
per chi la legge non è uguale per tutti
con chiaro riferimento alle prerogative dei parlamentari e dei componenti del CSM. A conclusione della
serata, il presidente del club, Placido
Lavenia, ha nominato socio onorario
del Rotary Club il presidente del GIP,
Nunzio Sarpietro, già socio fondatore e primo presidente del sodalizio
cittadino.
Presentazione del libro “S. Barbara nella tradizione cristiana,
nel mondo, nella memoria cittadina e nell’iconografia”
a conferenza di presentazione del libro di Placido Lavenia,
presidente del Rotary Club, per
la ricorrenza cittadiona di “Santa Barbara delle rose”, ha suscitato un grande interesse, dimostrato dalla folta
partecipazione di un pubblico attento
che ha gremito la chiesa di Santa Barbara. L’incontro, moderato dalla Prof.
Francesca Coluccio, si è arricchito di
diversi contributi e spunti interessanti
presentati da P. Magrì e P. Alì, dall’intervento dell’ass. alla cultura del comune di Paternò Valentina Campisano, dal maestro Barbaro Messina,
ciò che potrebbe essere diversificato
nella vicenda terrena (con riferimento
alle ipotesi di non una, ma diverse S.
Barbara), diventa univoco nell’evidenza
sensoriale dell’immagine artistica che
diventa lo strumento sensoriale universale che travalica i tempi e che pone
ancor oggi la bellezza come incanto, che
reca gioia a chi la contempla. Il libro che
è arricchito da una introduzione dell’Arcivescovo di Catania Mons. Gristina,
dalla presentazione del sindaco della
ed infine dai due past governor del
Rotary, Concetto Lombardo, ufficiale di Marina, e Salvo Sarpietro, socio
del club di Paternò. Il Libro, consta di
due parti: la prima oltre a descrivere
la vicenda agiografica di S. Barbara,
rivisita la vicenda della martire come
prodromica del trionfo cristiano e presenta la vergine di Nicodemia come
modello attuale di donna moderna
nella società e nella vita odierna. Si
analizzano successivamente i simboli dell’iconografia di S. Barbara e i
diversi patrocini. Segue una attenta
disanima sulle reliquie, e la devozio-
di L.A.
ne di S. Barbara in Italia e nel Mondo.
Di poi un capitolo riguarda il culto a
Paternò e la descrizione dell’intervento di recupero dell’altarino di via
Strano. La seconda parte del libro ha
una valenza iconografica ed illustra S.
Barbara nell’arte e nelle immagini, in
questo contesto di pluralità agiografica…. e, a conclusione dell’incontro,
l’autore ha proprio evidenziato come
l’arte, il perdurare nei secoli dell’immagine nel continuo rinnovarsi del
fluire della storia, compie il miracolo
di sustanziare in un'unica singolarità
la vicenda terrena di Barbara, perché
er la prima volta dalla sua edificazione e nella sua storia,
il prestigioso monumento
del Vaccarini, l’elegantissima chiesa
dell’ex Badia di S.Agata, ha aperto le
sue claustrali terrazze, finora inaccessibili a quanti sanno apprezzare
le bellezze della città: il Rotary Club
Paternò Alto Simeto, si è ritrovato,
“nell’ora che volge al desio” del tramonto per ammirare un panorama
unico nel cuore del barocco della
città etnea. Un evento esclusivo du-
rante il quale, dopo aver ascoltato
le eterne arie di Bellini e di Puccini,
cantate dal soprano Margherita Aiello, accompagnata al pianoforte dal
maestro Salvo Lavenia, il presidente del club ha presentato la Rotary
Community associata al Club Paternò Alto Simeto, composta da ben
trenta elementi. La serata, che ha
avuto anche alcuni ospiti rotariani
provenienti dalla Cina, è continuata
all’insegna di una lieta convivialità
con un light dinner.
di L.A.
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Il circolo dell’informazione paternese
“Il Pungolo”
N
ato da poco più di due
mesi, il circolo dell’informazione “Il Pungolo” continua
la sua azione di denuncia sociale
e di solidarietà. Dopo aver posto l’attenzione sulla questione
del preoccupante aumento degli
episodi di criminalità a Paternò,
adesso, il gruppo, esprime la sua
vicinanza ai colleghi di Antenna
Sicilia, Telecolor e Telejonica. Il
principio dell’equo compenso,
del riconoscimento dei diritti
fondamentali del lavoratore anche in questa categoria, sono
stati avanzati sin dall’incipit della
sua costituzione, dunque quando
si delinea un contesto di licenziamenti così grave non può lasciare indifferente chi si pone come
obiettivo la tutela di alcuni diritti
fondamentali in uno Stato democratico. A seguire il comunicato
stampa a firma de “Il Pungolo”.
“La notizia dell’avviamento
della procedura di mobilità per
16 dipendenti, tra giornalisti e
tecnici, di Antenna Sicilia, con
l’azzeramento della redazione
giornalistica tra 70 giorni circa;
coglie di sorpresa il mondo
dell’informazione siciliana. Dopo
36 anni, la storica emittente
televisiva catanese, del gruppo
Ciancio, annuncia la sua fine.
Un’altra pagina nera per il
giornalismo siciliano sta per
essere scritta. Essa si aggiunge al
calvario vissuto lo scorso febbraio
dai 14 colleghi di Telejonica, altra
emittente del catanese del gruppo
Ciancio, licenziati al termine di
una tormentata vicenda; ed ai
17 tecnici, di Telecolor (anche
quest’emittente
di
proprietà
dei Ciancio), licenziati alcune
Redazione
settimane fa. Non è solo allarme per
il dramma occupazionale vissuto
per la categoria; in serio pericolo c’è
la libertà di espressione che solo la
presenza di una pluralità di organi
di informazione può garantire.
I giornalisti paternesi, riuniti nel
gruppo “Il Pungolo”, esprimono la
loro piena solidarietà ai colleghi
coinvolti nella vicenda; inoltre,
esprimono forte preoccupazione
per la crisi, senza precedenti, che ha
investito il mondo dell’informazione
catanese. Occorrono risposte
chiare ed immediate per evitare il
baratro che ci si presenta davanti.
Le Istituzioni non si tirino indietro,
anche loro sono chiamate a dare
risposte, rapide e precise. Non
si può continuare facendo finta
di nulla. Anche noi operatori
dell’informazione
dobbiamo
reagire e smettere di subire inermi”.
Farine dannose
S
tudi recenti dimostrano che
alcune farine, soprattutto le
bianche, possono nuocere alla salute. Il 31 Maggio 2015 presso l’aula
Consiliare del Comune di Belpasso si è tenuto il Convegno, “Farine
Bianche danno per la salute. Quali
alternative?”, organizzato dall’Associazione Belpasso “Nel Cuore” in
collaborazione con l’Assessorato alla
Cultura. È stato il primo workshop in
cui sono stati affrontati temi inerenti l’Alimentazione e la Salute, grazie
alla partecipazione del Dott. Riccardo Lojacono (farmacista) e della Dott.ssa Elena Longo (dietista).
Il padrone di casa, il sindaco Carlo
Caputo, dopo aver espresso la propria sensibilizzazione all’argomento
ed aver ringraziato il sindaco di Ra-
S
alvo Vadalà, da circa un mese,
ormai, è il direttore sportivo
della squadra del Paternò calcio. L’ASD PATERNO’ 1908, ha comunicato, lo
scorso 17 giugno, la notizia dell’accordo. Vadalà, autore negli ultimi anni di
ottime prestazioni, tra cui l’eccellente
risultato con il Viagrande nella scorsa
stagione, giunge a Paternò con tante
ambizioni e voglia di far bene. Il neo
ds si aggiunge così alla riconferma
di Franco Pannitteri, quale allenatore della squadra, mentre per quanto
riguarda la dirigenza oltre alla presidente avv. Stefania Amato e al dott.
Redazione
Vincenzo Anicito, dovrebbe aggiungersi una figura di spicco come Renato Marletta. Presto invece, verranno
via via comunicati gli ingaggi di nuovi
giocatori e del nuovo personale tecnico e dirigenziale. Il Paternò rilancia e nel giro di qualche settimana
spera di completare gli organici, per
presentarsi così al ritiro ed ai nastri
di partenza con rinnovate ambizioni.
Segno dell’impegno e della passione
che mette il nuovo allenatore anche
l’organizzazione di stage per ragazzi che ambiscono a praticare questo
sport. Infatti Vadalà, coadiuvato dalla
Società sportiva, ha organizzato degli
stage, nei giorni, 26 e 27 giugno per
giovani calciatori nati dagli anni 1996
al 2001, un’opportunità unica per seguire un’aspirazione che potrebbe divenire un mestiere.
vittime del consumismo industriale.
Nei supermercati si acquistano
sempre più beni alimentari a basso
costo lavorati a livello industriale
e ottenuti attraverso un impoverimento della materia prima, si pensi alla farina 00, dietro il suo candore si nasconde un pericolo per
la salute perché il seme del grano
è stato privato di due parti fondamentali chiamate crusca e germe.
Il discorso si è concluso con uno
sguardo al passato: rivalutazione
e ripristino di molti mulini a pietra
e riscoprire i gusti della tradizione
locale. Al termine si è svolta la degustazione allestita da: “Il Casale
del Notaio”, “Panificio Puntiddu”,
“Azienda Agricola Biologica Calvagna Mauro”.
Cinema sotto le Stelle
A
Vadalà allenatore del Paternò Calcio
galna, Salvatore Chisari, per la propria partecipazione all’evento ha
subito ceduto la parola alla dott.ssa
Longo, la quale ha illustrato l’importanza di una corretta alimentazione
accompagnata ad attività fisica.
In Italia si parla molto di “dieta mediterranea” poiché la dieta è il legame che unisce l’individuo al proprio
territorio e il “segreto della dieta
mediterranea” risiede nella sua capacità di assicurare variazione alimentare. Il Dott. Lojacono ha aperto il proprio discorso citando una
frase del Prof. Luigi Di Bella: “L’Italia
è un paese ammalato di disinformazione e la disinformazione ha una
capacità criminale inimmaginabile”,
proprio per evidenziare come molti
cittadini cadano inconsapevolmente
di Angelica Pezzi
nche quest’anno torna
un appuntamento da non
perdere per gli appassionati di cinema grandi e piccini.
La parrocchia “San Giovanni
Bosco” di Paternò, infatti, ha
organizzato la seconda edizione di “Cinema sotto le Stelle”.
Cinque serate dedicate alla
proiezione di film per tutta la
famiglia. L’evento, gratuito e
aperto a tutti, cominciato lo
scorso sabato 27 giugno con
la proiezione del film “Andiamo a quel paese” (di e con
Ficarra e Picone), proseguirà
sabato 4 luglio con “Il figlio
dell’altra” (di Lorraine Lévy,
con Emmanuelle Devos e Pascal Elbé), venerdì 10 luglio, in
collaborazione con la Commissione Vicariale della Pastorale
di Mario Consalvo
Familiare, con "Bianca come
il latte, rossa come il sangue"
(tratto dal best seller di Alessandro D’Avenia, regia di Giacomo Campiotti, con Luca Argentero, Flavio Insinna e Gaia
Weiss), sabato 11 luglio con
“Big Hero 6” (di Don Hall e Chris
Williams), e si concluderà infine
sabato 18 luglio con “Cenerentola il film” (di Kenneth Branagh con Lily James, Richard
Madden e Cate Blanchett).
La parrocchia, sotto la guida
del vicario parrocchiale Giuseppe Mirone, ha voluto organizzare questo evento con lo
scopo di creare momenti di aggregazione e riflessione sulle
diverse tematiche proposte dai
film adatti non solo per i più
giovani ma anche per gli anziani.
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Vi regaliamo una Poesia
Il paese delle vacanze
Il paese delle vacanze
sulle carte non è segnato,
ma di tutti i paesi
è certo il più beato.
Ci vanno, dopo gli esami,
scolari e studenti
e ci trovano da svolgere
temi facili e divertenti:
nuotare a rana e a farfalla,
fare un tuffo dal trampolino,
piantare la tenda
all’ombra di un pino.
Nel paese delle vacanze,
mettendo da parte i pensieri,
ci va gente di ogni specie:
operai, ragionieri,
signori e signorine
dell’alta società,
(qualcuno, a dire il vero,
tutto l’anno ci sta…)
Però conosco molti
che non ci sono mai stati.
Eppure, vi assicuro,
non si tratta di bocciati.
Laggiù non contano i voti,
contano solo i quattrini:
costa caro il mare azzurro
e costa anche l’aria dei pini.
Gianni Rodari
Carmen Consoli
canta contro il femminicidio
di Mario Consalvo
I
n campo musicale si torna a parlare di
Carmen Consoli che, grazie all’uscita del
suo ultimo album “L’abitudine di tornare”, non manca di supportare una campagna a sostegno di Telefono Rosa, associazione che si batte da anni contro la violenza
sulle donne, e di cui la cantante catanese è
ambasciatrice già dal 2010.
I temi affrontati nell’album sono molteplici
e si rivolgono alla società attuale. Da evidenziare il sostegno di altre grandi cantanti
della musica italiana (Gianna Nannini, Irene Grandi, Emma, Elisa e Nada) che si sono
ritrovate insieme, dopo l’invito della cantautrice siciliana, a cantare un brano contro la violenza sulle donne. Il singolo, intitolato “La signora del quinto piano”, tratta
la storia di una donna perseguitata dal suo
ex davanti al portone di casa con un martello in mano; la donna si reca in questura
per sporgere denuncia, ricevendo però dai
funzionari alcune rassicurazioni del tipo:
<<Non v'è ragione alcuna di aver paura>>.
La donna, tuttavia, finisce per essere tragicamente uccisa.
In questo periodo in cui il tema della
violenza è molto spesso al centro del
dibattito pubblico per i numerosi casi
di cronaca nera che vedono vittime le
donne, quasi sempre in contesti familiari, Carmen Consoli ha deciso di sostenere la nuova campagna di “ Telefono
Rosa”: le artiste hanno interpretato a
più voci un brano che affronta, con una
vena di amarezza e sarcasmo, il dramma
del femminicidio, raccontando la storia
di una donna perseguitata fino ad essere uccisa e la cui denuncia è rimasta
inascoltata. Il ricavato della vendita del
singolo sarà devoluto in beneficenza
all’associazione “ Telefono Rosa”
Liberare le vette
N
essuna limitazione per i percorsi sul Vulcano, compresa l’area sommitale. E’ questo
ciò che chiede il nuovo comitato “Etnalibera”, un gruppo di persone, prevalentemente, liberi
escursionisti, che chiede la riapertura della vetta
dell’Etna preclusa da troppo tempo. Nel 2013 sono
state emanate, dal dipartimento regionale di Protezione civile, le “Procedure di allertamento rischio
vulcanico vigenti e modalità di fruizione per la zona
sommitale del vulcano Etna”, un divieto che ad oggi,
secondo il comitato, impedirebbe di poter usufruire
di un bene patrimonio Unesco liberamente, con ricadute negative anche sul turismo e l’economia locale.
Quindi fino a questo momento è vietato l’accesso in
Redazione
vetta se non accompagnati, in assenza di criticità,
cioè quando non vi è neanche la più flebile attività eruttiva, da personale abilitato.
Il comitato “Etnalibera” ha redatto un documento nel quale chiede l’abolizione di questi divieti.
Viene avanzata anche la proposta di restituire la
totale responsabilità all’Ente Parco della gestione
dell’area protetta in maniera tale da monitorare
gli accessi quotidiani in vetta, l’aumento delle informazioni per gli escursionisti e la predisposizione di piani di fruizione durante gli eventi eruttivi.
Previsto per il prossimo 10 luglio, alle 21, in piazza Museo della Civiltà Contadina di Nicolosi, la
presentazione del documento e la raccolta firme.
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Luglio - paternonews.com