anno del 50° Coordinate Bancarie (Codice IBAN) IT65 R 05034 01637 000000001558 n.6 - 2015 domenica 15 febbraio avvisi DOMENICA 15 febbraio - 11.30 celebrazione con gli SPOSI che celebrano il decimo anniversario del loro matrimonio. - 15.00 incontro catechesi genitori e ragazzi 2a elementare. - 15.30 Celebrazione Battesimi - 17.00 Incontro preparazione Cresime adulti. Martedì 17 febbraio - ore 21.00 in parrocchia SCUOLA DI TEOLOGIA (6°) Giovedì 19 febbraio - SCUOLA INFANZIA in CARNEVALE. - ore 17.00 ragazzi catechesi ... in maschera! - ore 21.00 CPP. Venerdì 20 febbraio - dalle 18.30 in oratorio si mangia ... liberamente... è carnevale ... Lunedì 16 febbraio - ore 21.00 corso d i preparazio- Sabato 21 febbraio ne al matrimonio (7°). - Carnevale in ORATORIO - ore 15.00 ritrovo per la sfilata. leggi i manifesti in bacheca. DOMENICA 22 febbraio PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA - ore 11.00 Incontro genitori d i 5a elementare -- - ore 17.00 Incontro preparazione Cresime adulti. PER-DONO Il cristianesimo significa decisione, svolta, rinuncia, anzi ostilità nei confronti dell’uomo vecchio e passato. “È quasi una geniale ossessione del cristianesimo fare a pezzi tutti gli schemi.” Cristo riduce completamente in rovina l’uomo passato, colpisce e il colpo duole di più proprio lì dove esso ha colpito le intenzioni apparentemente più nobili di una perfetta moralità. Ci domandiamo: qual è dunque questo uomo vecchio e passato di cui si parla? È il peccatore contrapposto al giusto, il morale contrapposto all’immorale? Il pubblicano contrapposto al fariseo, cioè colui che non ha fatto nulla, contrapposto a colui che ha fatto tutto? Ci piacerebbe assai rispondere di sì a queste domande; però se lo facessimo, invano Cristo sarebbe venuto in questo mondo, invano sarebbe morto in croce e invano sarebbe risorto. Questo è l’abisso di fronte al quale ci troviamo con la nostra domanda. Un fariseismo frettolosamente sicuro di sé e abituato a pensare in maniera troppo confidenziale a propo- sito di Dio ha pronunciato il suo sì deciso a queste domande e continua a pronunciarlo anche oggi: basta che giudichiamo la nostra vita - sembra dire - secondo i criteri della moralità e della spiritualità, e non secondo i criteri della natura sensibile, per poter tenere la contabilità di ogni giorno e di ogni periodo della nostra vita e, alla fine, anche se una volta avessimo sbagliato, questo passo falso sarebbe cancellato dal gran numero di opere eccellenti che potremmo esibire. E così alla fine della nostra vita ci presenteremmo con i conti in ordine davanti a Dio e non ne richiederemmo altro che la convalida del tutto ovvia. Così si diceva duemila anni fa e così si continua a dire ancor oggi, anche se in maniera più scaltra e dissimulata. Il ritratto del fariseo rispecchia religiosità distorta di molti che pensano di poter rivendicare dei diritti dinanzi a Dio per la loro osservanza scrupolosa. Dio non vuole il fariseo che si sente giusto e moralmente a posto, ma il peccatore pentito che ha acquisito la santa conoscenza di sé e che non ha preteso, bensì chiesto. “Dio va invocato”. Supplicare è attendere dal di fuori la vita o la morte. In ginocchio, nella posizione che meglio consenta al vincitore di tagliare il collo con un colpo di spada… Così trascorre nel silenzio qualche minuto di attesa. Il cuore si svuota di tutti i suoi attaccamenti, raggelato dal contatto imminente della morte. Si riceve una vita nuova, fatta puramente di misericordia. Bisocontinua ... «Qualcuno, magnifico e leggero, passato prima, lasciò pagato il conto per noi, ci rese liberi, assolti..» ... continua gnerebbe pregare Dio così. I conti non tornano mai, con Dio. Nulla è in parità, nemmeno la vita più perfetta. Più che crearci assicurazioni statiche, il Vangelo ci urta con la sua mobilità, che minaccia le certezze che via via costruiamo. Ci espropria. “Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto”. Dio non è con noi quando preghiamo così, ma quando condividiamo con gli altri. Chi disprezza un uomo non potrà mai ottenere nulla. Niente di ciò che disprezziamo negli altri ci è completamente estraneo. Spesso ci aspettiamo dagli altri più di quanto noi stessi siamo disposti a dare. Perché finora abbiamo riflettuto in modo così poco realistico sull’uomo, sulla sua debolezza? Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. Un giorno madre Teresa stava parlando con un noto criminale e ladro di Calcutta. La gente del posto era scandalizzata da ciò che vedeva. “Madre, ma lei sa chi è quello?” (certo che lei lo sapeva!). “No, chi è?”. “E’ un boss della malavita!”. “Ah sì... pensavo fosse solo una persona”. L’unico rapporto fruttuoso con gli uomini - e specialmente con i deboli - è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro. Ogni fariseo non vedrà altro che pubblicani. Ogni Gesù non vedrà altro che persone e uomini da amare. Dio non ha disprezzato gli uomini, ma si è fatto uomo per amore loro. La croce è la figura eminente del perdono, ossia di una risposta d’amore che illumina la fraternità di tutti. Ecco la fonte paterna del perdono. Perdonare è amare come il Padre ama, è farsi padre all’altro senza che questo escluda il resto dei fratelli, poiché “il perdono che procede dalla paternità è il solo che sia senza limiti, senza condizioni, senza garanzie”. Eccedere sulla logica, è il perdono: “Ogni giorno”, di nuovo. Nell’origine latina di questa parola si trova un riferimento al “dono”. Tra dono e perdono, c’è perlomeno questa affinità: l’uno e l’altro, dono per dono, hanno un rapporto essenziale. Non c’è dono senza perdono, né perdono senza dono. Gratis. Di quale gratuità? Esente da prezzo e da pedaggio. Qualcuno, magnifico e leggero, passato prima, lasciò pagato il conto per noi, ci rese liberi, assolti. State bene, diletti parrocchiani. ** catechesi del Papa ** ** catechesi del Papa ** ** catechesi del Papa ** ** catechesi del Papa ** Il Padre (continua) Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi vorrei svolgere la seconda parte della riflessione sulla figura del padre nella famiglia. La volta scorsa ho parlato del pericolo dei padri “assenti”, oggi voglio guardare piuttosto all’aspetto positivo. Anche san Giuseppe fu tentato di lasciare Maria, quando scoprì che era incinta; ma intervenne l’angelo del Signore che gli rivelò il disegno di Dio e la sua missione di padre putativo; e Giuseppe, uomo giusto, «prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24) e divenne il padre della famiglia di Nazaret. Ogni famiglia ha bisogno del padre. Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette» (Pr 23,15-16). Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio. Questo padre non dice: “Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io”. No, non gli dice semplicemente qualcosa. Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così: “Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai ri- conosciuto pienamente quando eri giovane e incerto. Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso – continua il padre -, quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre”. È così ciò che dice un padre saggio, un padre maturo. Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine (tuo papà) Un padre sa bene quanto costa trasmettere questa eredità: quanta vicinanza, quanta dolcezza e quanta fermezza. Però, quale consolazione e quale ricompensa si riceve, quando i figli rendono onore a questa eredità! È una gioia che riscatta ogni fatica, che supera ogni incomprensione e guarisce ogni ferita. La prima necessità, dunque, è proprio questa: che il padre sia presente nella famiglia. Che sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E che sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada: padre presente, sempre. Dire presente non è lo stesso che dire controllore! Perché i padri troppo controllori annullano i figli, non li lasciano crescere. Il Vangelo ci parla dell’esemplarità del Padre che sta nei cieli – il solo, dice Gesù, che può essere chiamato veramente “Padre buono” (cfr Mc 10,18). Tutti conoscono quella straordinaria parabola chiamata del “figlio prodigo”, o meglio del “padre misericordioso”, che si trova nel Vangelo di Luca al capitolo 15 (cfr 15,11-32). Quanta dignità e quanta tenerezza nell’attesa di quel padre che sta sulla porta di casa aspettando che il figlio ritorni! I padri devono essere pazienti. Tante volte non c’è altra cosa da fare che aspet- tare; pregare e aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità, misericordia. Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi. Una volta ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: “Io alcune volte devo picchiare un po’ i figli … ma mai in faccia per non avvilirli”. Che bello! Ha senso della dignità. Deve punire, lo fa in modo giusto, e va avanti. Se dunque c’è qualcuno che può spiegare fino in fondo la preghiera del “Padre nostro”, insegnata da Gesù, questi è proprio chi vive in prima persona la paternità. Senza la grazia che viene dal Padre che sta nei cieli, i padri perdono coraggio, e abbandonano il campo. Ma i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare. La Chiesa, nostra madre, è impegnata a sostenere con tutte le sue forze la presenza buona e generosa dei padri nelle famiglie, perché essi sono per le nuove generazioni custodi e mediatori insostituibili della fede nella bontà, della fede nella giustizia e nella protezione di Dio, come san Giuseppe. (4 FEBBRAIO 2015) DIALOGO TRA LE CHIESE Card. ONAIYEKAN in DUOMO Il card. Onaiyekan è arcivescovo della diocesi di ABUJA, capitale federale della NIGERIA; è presidente della conferenza espiscopale nigeriana, riveste altre responsabilità con la chiesa universale, partecipa alla lotta contro la tratta della schiavitù, una piaga che colpisce più di 2,4 milioni di persone al mondo e rende ai criminali, secondo stime al ribasso, 32 miliardi di dollari l’anno. In Duomo, a Milano il 10/02/ 2015, esordisce con questa espressione: «La tomba dell’uomo bianco - White man’s grave, così era chiamata la Nigeria nel 1860 quando gli europei morivano tantissimi per malaria e solo i missionari avevano il coraggio di avventurarsi nel Paese. Nigeria delle contraddizioni: «piena di risorse umane e naturali, ma anche di povertà. Di profondi valori spirituali e religiosi, ma anche di corruzione, conflitti e guerre fratricide». Ha conosciuto il colonialismo, «un crimine storico» che ha caratterizzato l’Africa nell’ottocento e ha lasciato «come eredità positiva la fede cattolica». Nel 1960, nel Paese, erano presenti 10 vescovi: tutti bianchi. Oggi le Diocesi sono più di 52 e i vescovi sono nigeriani perché il Signore chiede a noi di essere le guide di noi stessi». La Nigeria ha 180 milioni di abitanti: metà musulmani, metà cristiani. I cat tolici, spiega Onaiyekan, sono la Chiesa più organizzata, «ma negli ultimi anni stanno prendendo piede i pentecostali, che si ispirano ai predicatori americani. Non convertono islamici o pagani, ma attirano fedeli cristiani. Nella condizione di difficoltà lavorative, economiche e precarie in cui versiamo, tanti si lasciano attirare da chi promette miracoli, anche se non si avverano». «Ho 71 anni: non siamo una Chiesa giovane. Ma una realtà caratterizzata da tre tappe fondamentali: «Il Concilio Vaticano II, che ha coinciso più o meno con la fine del colonialismo. Mentre in Africa parlavamo della riconquista dell’autonomia, la Chiesa a Roma celebrava l’apertura al mondo: per noi era notizia di gioia, soprattutto la possibilità di celebrare la Messa nelle lingue locali». In secondo luogo la visita di papa Montini in Uganda, primo Pontefice a raggiungere l’Africa subsahariana: «Lanciò questa sfida: “Potete e dovete avere una Chiesa africana. Dovete essere missionari di voi stessi”. I sacerdoti di allora colsero queste parole con tutto il cuore e la Chiesa iniziò un grande progresso». Terzo, il Sinodo africano del 1994, «che si concentrò sull’evangelizzazione verso il nuovo millennio». Anche su queste radici è cresciuto un albero che oggi frutta «sempre più battesimi», «e molte vocazioni religiose. Ma «il desiderio del Signore è che i cristiani riscoprano la loro fede, la vivano con coerenza, si interessino della società con uno stile cristiano». La Diocesi guidata da Onaiyekan sta crescendo con la città. ABUJA, infatti, fino al 1980 non era niente più che savana. Finché il Governo decise di trasferire da «Il desiderio del Signore è che i cristiani riscoprano la loro fede, la vivano con coerenza, si interessino della società con uno stile cristiano». Lagos a lì, nel nulla al centro del Paese, la sua capitale amministrativa federale. Ora la città, spiega, ha quasi 3 milioni di abitanti, più di 50 parrocchie, 150 sacerdoti di cui più di metà locali. «Cattolici e musulmani praticano la loro fede con sincerità racconta -. Se un cattolico non va a Messa la domenica, il suo amico musulmano gli chiederà come mai non ci è andato». «Boko Haram è un gruppo di pazzi fanatici, meno di 5 mila persone, che fa cose atroci e non rappresenta la comunità islamica nigeriana - spiega Onaiyekan -. Hanno ucciso cristiani e distrutto chiese, ma uccidono tutti quelli che non sono Carnevale ambrosiano inizia il Martedì grasso proseguendo fino a sabato 21 febbraio … quando nel resto d’Italia si respira già il clima austero della Quaresima. Il tema del Carnevale ambrosiano dei ragazzi, quello che precede Expo 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita», svelerà i «dietro le quinte» dei piatti che ci invidiano in tutto il mondo, dando vita a fornelli, pentole, tegami e posate mai visti prima, a nuovi e strampalati elettrodomestici multiuso e al design creativo di cucine inimmaginabili, costruite ad hoc per le sfilate e le feste di Carnevale in tutta la Diocesi. «Pela, taglia, trita, cuoci» è il titolo della festa che si terrà attorno al sabato grasso ambrosiano, il prossimo 21 febbraio. Per chi interessa, le manifestazioni sono nelle varie piazze di Milano. NOI siamo coinvolti più semplicemente nel CARNEVALE DOMESTICO che ha come punto forte la sfilata di SABATO 21 ore 15.00 con partenza in ORATORIO, e con quanto segue . . . a tutti buon carnevale, non è festa inutile, per chi bene intende ... comunicazioni economiche CCB e num. IBAN vedi in testata OFFERTE RACCOLTE II domenica di febbraio per coprire il fondo/debito per ristrutturazione, sono state:1.794,92€. Al 13 febbraio 2015 la situazione economica da ripianare per le spese straordinarie eseguite, è: 58.913,18 €. liberamente possiamo contribuire … grazie a tutti! d’accordo con loro, anche musulmani». Non basta però, aggiunge, «che i fedeli islamici prendano le distanze da questi fanatismi, come dall’Isis in Iraq e Siria, o da Al Qaeda in Maghreb o da Shabaab in Somalia. Devono fare qualcosa, devono parlare a loro, solo i musulmani possono parlare ai musulmani, perché si capiscono e si ascoltano. Devono dire ai fanatici che ciò che fanno è contro l’Islam». Qualcosa sta accadendo in questo senso: notevoli interventi degli Iman musulmani; quelli del Re di Giordania; il libretto in preparazione nella più importante università dell’Islam sunnita con i principi fondamentali islamici che l’Isis ha frainteso; e i 140 capi islamici più importanti del mondo hanno firmato una lettera aperta ad Al Baghdadi, califfo dell’autoproclamato Stato Islamico. Noi cristiani dobbiamo appoggiare questi tentativi musulmani di autocorrezione». Pretendendo però anche «che il Governo faccia la sua parte, contro le armi e le bombe di Boko Haram». E siccome Isis è anche un’ideologia, ci vuole una teologia precisa e illuminata, da ambo le parti, per cambiare la loro mentalità.» Il popolo, le religioni, il governo, tutti devono fare la loro parte per liberci dalla schiavitù e dalla violenza. LA TRAGEDIA CONTINUA Altri morti, altre vittime nel Mediterraneo. NON possiamo essere indifferenti. Le autorità civili soccorrono, e il Papa ci fa pregare e ricordare che il SOCCORSO alle vittime è sempre impellente e urgente. Nell’emergenza umanitaria si soccorre, non c’è tempo per le chiacchere. Sul soccorso a tutte le forme di necessità il cristiano ha il giudizio definitivo della sua vita. Insieme con l’emergenza, gli Stati e anche il comandamento cristiano ci educano A SRADICARE IL MALE NELLA SUA ORIGINE, a sradicare le cause delle tragedie umane, che provengono dall’oppressione, dalle dittature, che privano i loro cittadini della libertà e possibilità di vivere, tragedie che provengono dalle guerre, da organismi di malaffare che organizzano la tratta degli schiavi, uomini donne, bambini, organismi criminali ai quali non interessa la vita delle persone, ma solo il denaro e l’avidità che si fa idolo assoluto. DUE SUGGERIMENTI UTILI per la lotta contro il male: - I GIORNALISTI invitano a non fare pubblicità per televisione delle crudeltà dell’ISIS e dei loro emuli e invitano a oscurare tutti i siti che ne fanno propaganda perché suscitano solo paura la cattiva consigliera, suscitano emulazione e l’inganno dell’attrazione con vane promesse. Bisogna invece fare propaganda del LAVORO DI VOLONTARIATO e di tutte quelle forme con cui i PAESI e le ORGANIZZAZIONI CRISTIANI O NO AIUTANO I POVERI: mostrare che il bene vince il male; che il bene è di più del male; pensiamo alle mamme, alle famiglie che si aiutano tra di loro, a quanta gente, anche degli stranieri, si dedicano con eroismo a salvare la vita … bisogna suscitare l’emulazione del bene! - GLI STATI hanno l’obbligo della difesa dei cittadini, e la difesa deve essere EFFICACE anche se PROPORZIONATA, compito difficile ma necessario. Deve essere efficace a fermare sia il bandito come il gruppo terroristico. La difesa efficace è possibile solo agli Stati tra di loro organizzati, solo un’Europa Unita può essere efficace. Ma in questo tempo in una EUROPA uscita dalla più terribile guerra dell’umanità, shoah, foibe, i campi stermino, Srebreniza ... non ha più voglia di guerre, non ha voglia di spendere soldi per le ARMI CHE UCCIDONO. I cittadini responsabili, (in guardia dai folli razzisti e guerrafondai), si fanno sentire in mille maniere, e ci fanno conoscere che in EUROPA CI SONO TANTE INIZIATIVE per la DIFESA NONVIOLENTA: cresce il controllo per il libero commercio delle armi, per l’eliminazione delle armi di uccisione di massa… ma soprattutto cresce l’impegno all’educazione alla nonviolenza nelle scuole, all’organizzazione dei CORPI CIVILI DELLA PACE, alla RICERCA DI ARMI NONLETALI che mirano a fermare il criminale senza fare stragi. Tutto questo va incoraggiato. Le parole d’ordine per gli Stati sono: investire per la difesa reale ed efficace, investire per il soccorso ai civili e alle vittime, per la difesa da ideologie e partiti razzisti e di esclusione, e per l’educazione alla nonviolenza e alla solidarietà. Tutto questo va incoraggiato. (P. Natalino) Vita di parrocchia e questo foglio si leggono anche sul sito parrocchiacristore.com