IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 TAVOLA ROTONDA “Leadership e deleghe nella gestione dell’emergenza” Chairman: Dott. Luigi di Marco (esperto in leadership e gestione del personale) Interventi di: - Ing. Giovanni Damiani (CIO Banca Popolare di Milano) - Dott. Giancarlo Vannuccini (Direttore S.I. Consorzio Monte dei Paschi di Siena) - Dott. Paolo Mazzotto (Presidente Fondazione BNL, Consigliere BNL) - Ing. Alessandro Lega (VPTech) - Ing. Alessandro Musumeci (Presidente FIDA, Direttore S.I. Comune di Milano) - Dott. Carlo Tresoldi (Presidente SIA- SSB) 4. Quando si tratta di prepararsi ad affrontare situazioni di emergenza, esistono certamente delle priorità sia in senso organizzativo che operativo. Chi se ne deve occupare? 5. Quali caratteristiche devono avere i preposti agli uffici / reparti / attività? Queste caratteristiche comportamentali e caratteriali sono già previste per il ruolo da loro coperto o vanno ad aggiungersi? 6. Come si genera il senso di squadra? I singoli uffici devono fare frequenti esercitazioni? Vi è un’altra modalità? Quale? Se si, è realizzabile? E’ praticabile per una banca considerata la bassa possibilità di essere coinvolta in un disastro a differenza di alcune industrie od aziende operanti in settori a rischio? 7. Quali Competenze aggiuntive deve avere ogni componente della squadra per interagire con i colleghi? Quali i Manager di vario livello? 8. Oltre ad attrezzarsi in proprio e prevedere anche l’imprevedibile, è possibile trarre vantaggio da ciò che accade in giro per il mondo evitando possibilmente la sindrome del “tanto a noi non può accadere”? 9. Se si adotta la Business Continuity è sufficiente individuare un responsabile a cui affidarne la problematica senza destinare le opportune risorse per mantenerne costantemente operativo il processo che lo deve sostenere? Introduzione alla discussione del Dott. Luigi di Marco: Ciascuno dei presenti al convegno rappresenta una persona che dirige una parte, sia piccola che più ampia, di un’azienda. Esistono tre tipi di Leader: 1. Leader di gestione: colui che gestisce il quotidiano; 2. Leader di situazione: colui che sa gestire le emergenze e sa reagire alle situazioni contingenti; 3. Leader di visione: colui che è in grado di fare previsioni su ciò che potrebbe accadere e sa prevedere le interconnessioni e reagire di conseguenza. Un Leader che riunisce in sé le tre qualità sopra descritte può essere considerato un Leader completo. Prima di passare la parola agli intervenuti, il dott. Di Marco ricorda che la conversazione seguirà il filo di alcune domande che sono state poste prima dell’inizio del convegno. Ciascuno dei relatori, pertanto, avrà un filo logico da seguire. Le domande: 1. E’ necessario creare una Cultura Prevenzione e della Preparazione? 2. E’ auspicabile che il Top Management si senta coinvolto ed abbia un ruolo nell’affrontare in modo preparato una situazione di emergenza? 3. Se c’è Cultura della Prevenzione e della Preparazione e c’è il Coinvolgimento, quali sono le conseguenze? Il top management deve intervenire in prima persona? I coadiutori / preposti degli uffici coinvolti nella gestione della crisi devono avere delle opportune deleghe? Se sì,quali? Relazioni Conclusive della 10. IL processo di tutela è trasversale e tocca tutta l’azienda, non sarebbe opportuno far certificare quello della Business Continuity con modalità tipiche di una certificazione di terza parte? 11. Esiste in Italia/Europa una competenza capace di certificare un processo di Business Continuity? 12. Quali potrebbero essere i rapporti fra le aziende e le Istituzioni che sono coinvolte nella protezione delle infrastrutture critiche? 1 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 Ing. Giovanni Damiani L’ Ing. Damiani riporta la sua esperienza in Deutsche BanK Italia, BNL e in Banca Popolare di Milano, soffermandosi, in via preliminare, sul concetto di Continuità, un fattore indispensabile di ogni Sistema di Sicurezza Informatica. Di seguito sono elencati alcuni esempi di eventi significativi relativi alla sua esperienza in Deutsche BanK. Esempio 1. Il responsabile mondiale della realtà commerciale della Deutsche Bank gli disse che la sua principale preoccupazione era che i colleghi, recandosi in filiale, potessero lavorare con tranquillità: le informazioni, pertanto, dovevano essere fruibili, accessibili e consistenti. Non voleva preoccuparsi se lo strumento informatico funzionasse o meno, ma solo di un corretto svolgimento del proprio lavoro. Questo episodio gli ha permesso di comprendere quello che è un compito importante per un responsabile di Sicurezza Informatica e cioè garantire la fruibilità, l’accessibilità e la consistenza delle informazioni per permettere che i colleghi, in ogni momento della giornata, svolgano con tranquillità il proprio lavoro. Tutto ciò significa ragionare e perseguire, attraverso le decisioni operative, questo obiettivo forte: far sì che ogni cambiamento possa essere allineato alla garanzia della continuità operativa. In Deutsche BanK la continuità era, ed è tuttora, un valore fortissimo. L’attività si è sempre basata su tre principi fondamentali: 1. sicurezza 2. assistenza 3. qualità e il cliente è disposto a pagare di più per questo servizio. La banca ha definito strutture organizzative, processi, ruoli e responsabilità. Appena assunto in Deutsche Bank, a differenza di altre strutture, ha ricevuto un cartellino con scritto esattamente ciò che avrebbe dovuto fare in caso di emergenza, cosa avrebbe dovuto portare con sé e in quale sede si sarebbe dovuto recare per poter proseguire il suo lavoro. Questo è l’approccio alla Deutsche. Esempio 2. Altro episodio capitato in Deutsche BanK fu quello relativo all’improvvisa interruzione di un’applicazione finanziaria di grande importanza. La conseguenza fu di non permettere, a livello mondiale, l’effettuazione di operazioni finanziarie. In breve tempo, però, si erano già costituiti comitati di intervento e comitati di crisi, portando alla risoluzione tempestiva del problema (solo 2 giorni). Relazioni Conclusive Esempio.3. Ha assistito al licenziamento di un consulente dovuto al fatto di non aver consegnato la documentazione richiesta nei tempi stabiliti dal processo. Oggi si sente una fortissima sensibilità sulla continuità come valore; purtroppo però tale valore si percepisce solo nel momento in cui viene a mancare. Esempio 4. Sua esperienza in BPM. Di recente la banca è stata vittima di un attacco esterno: la minaccia da parte di un cliente di far saltare tutti i dati e le informazioni della banca a causa di un virus inserito nel sistema, un virus che ad una tale data e ora avrebbe cancellato tutto. In quel caso è emerso quanto il concetto della continuità e della gestione del rischio sia soprattutto un fatto culturale che va costruito nel tempo: • è un problema di organizzazione perché bisogna avere chiari quali sono i compiti e le responsabilità e come bisogna operare; • è un problema di leadership perché le persone siano in grado di prendere decisioni in rapidità e sapendole comunicare in maniera efficace; • è un problema di competenze e conoscenze sapere come e cosa deve essere fatto. E’ ovvio, però, che non si può normare tutto ed in situazioni di stress assumono un ruolo fondamentale anche le proprie personali capacità di intervento. Bisogna fare anche molta attenzione alla cultura. Una dovuta preparazione richiede tempo. BPM è una realtà molto strutturata sulla quale però c’è ancora da intervenire. Dott. Giancarlo Vannuccini Il dott. Vannuccini riporta una esperienza diversa rispetto alla precedente: ha avuto la possibilità di vedere sotto varie sfaccettature la stessa realtà e di approfondire il ruolo del personale. A suo avviso l’elemento personale e l’organizzazione sono preziosi in uguale misura. È pertanto importante: • conoscere il ruolo delle persone in azienda – è importante disporre di personale competente che conosca la materia per garantire sia la sicurezza, ma anche per far crescere la Società; • conoscere l’organizzazione in profondità in modo di sapere come potrebbe reagire la realtà aziendale in caso di emergenze. Tali elementi sono necessari, in particolare, per poter prendere decisioni veloci. Nell’emergenza le strutture coinvolte sono tante. MPS ha il vantaggio/svantaggio di avere più sedi. “Vantaggio” in quanto la molteplicità di sedi permette di continuare l’operatività fisicamente in luoghi diversi senza subire disagi, “svantaggio” in quanto, senza una condivisione di informazioni, dati ed esperienze tra sedi 2 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 differenti, non si potrebbe fare fronte comune alle emergenze. Per quanto possano essere codificate le procedure, di fronte a situazioni d’emergenza il problema è di non riuscire ad attivarsi velocemente, di non coordinarsi in tempi veloci. La soluzione proposta sulla base di queste considerazioni è di svolgere, nel quotidiano, ripetute esercitazioni basate sulla simulazione dei possibili eventi. Lo svantaggio è che tale soluzione necessita l’utilizzazione di molte risorse, anche economiche. Il vantaggio consiste nel poter analizzare in anticipo la reazione dell’azienda nel suo complesso in modo da poter individuare le carenze del sistema e ripartire da alcuni punti fermi per risolvere le emergenze. Ad oggi non si sono avuti particolari problemi, probabilmente perché erano preparati sempre ad eventi più gravi di quelli effettivamente accaduti. È necessario portare esperienze reali e riconoscibili in tutte le situazioni. Inoltre servono persone inserite al posto giusto che nel quotidiano svolgano correttamente il proprio lavoro, e che sappiano anche gestire bene le eventuali emergenze. Servono persone che, all’interno della stessa realtà, si conoscano e che sappiano collaborare, coscienti che nelle emergenze potrebbero dover fare a meno anche di qualcuno, dato che non tutti reagiscono come previsto in situazioni di forte stress. È importante individuare un responsabile della business continuity in grado di attivare, in emergenza, un processo basato sul quotidiano. Serve un riferimento nei processi collaudati. Dott. Paolo Mazzotto Il dott. Mazzotto fa riferimento alla domanda posta relativa a qual è il ruolo del Top Management in azienda. A suo avviso è senz’altro la gestione del business in continuità. Ma che cos’è la gestione dell’emergenza? Se abbiamo un’emergenza evidentemente si sarà verificato un fatto naturale o umano che ha determinato una crisi. Nulla ci assicura che il “responsabile” nominato per affrontare l’emergenza non sia stato vittima dell’emergenza stessa. Pur lavorando sull’imponderabile c’è comunque la necessità di avere una struttura di carattere gerarchico di ausilio alle emergenze. A suo avviso in Italia siamo sottoposti a troppe normative che rendono l’attività estremamente disciplinata e che a volte descrivono anche cose date per scontate. Il pericolo è che se pensiamo di risolvere l’emergenza sulla base di risorse che sono state strutturate e educate per risolvere un determinato problema, rischiamo di minimizzare l’idea di emergenza riducendola solo ad un fatto di organizzazione. Il rischio è di ingessare la struttura. Relazioni Conclusive Pertanto non è auspicabile una struttura verticale, che irrigidisce la struttura, mentre si potrebbe immaginare una struttura orizzontale, che disciplina ruoli e responsabilità, ma con un forte interscambio di informazioni. L’idea dello scambio di cultura dovrebbe essere portato anche all’esterno, ovvero creare una funzione a matrice, definire le procedure e necessariamente avere una leadership di gruppo moderna che sappia prendere le decisioni per andare avanti e superare l’emergenza. A livello di direzione il leader dovrà creare e diffondere una cultura dell’emergenza. È necessario saper superare l’emergenza non basandosi sulla gerarchia, ma sulla professionalità. Ing. Alessandro Musumeci Il dott. Musumeci risponde alla domanda relativa a come gli aspetti della politica possono influenzare la sicurezza. Il problema si inquadra nell’ambito della Pubblica Amministrazione, con la necessità di porre particolare attenzione agli aspetti legati alla riservatezza delle informazioni. Infatti, dal suo punto di vista, più che l’aspetto politico ciò che conta è la riservatezza delle informazioni. La realtà che porta come esempio è quella milanese, nella quale il politico esercita una forte influenza su tutti gli aspetti, cercando di condividere le informazioni e le organizzazioni della sicurezza. Nella Pubblica Amministrazione la sicurezza è un po’ carente perché tutti sono coinvolti dalle emergenze. Ad oggi una grossa sfida è data dal passaggio dallo sportello tradizionale allo sportello telematico. La sfida è data da: - continuità del servizio; - riservatezza delle informazioni; - affidabilità del servizio. A Milano sono coinvolti contemporaneamente il settore informatico e il settore organizzativo al fine di evitare la fuga di dati e notizie. Si cerca di proteggere la fuga con misure tecniche e organizzative, ad esempio limitando gli accessi o mediante l’uso di procedure specifiche. Inoltre, nello svolgimento della loro attività è importantissima la collaborazione con le Forze dell’Ordine ed in particolare con la Polizia delle Telecomunicazioni, grazie alla quale sono riusciti a prevenire molte situazioni di rischio. Un altro esempio che l’ing. Musumeci riporta è il caso di black out di informazioni che ha permesso di verificare sul campo la business continuity nel settore della Pubblica Istruzione. A Milano è molto sentito il problema di riservatezza dei dati dei cittadini. Servono procedure di Disaster Recovery per prevenire crisi anche per quanto riguarda i dati. Un’annotazione che viene sollevata nel corso della discussione è relativa al fatto che nella popolazione 3 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 manca questa cultura della sicurezza, in particolar modo manca la cultura della prevenzione. Molto probabilmente, a suo avviso, le banche sono più avanti rispetto alla PA in tema di sicurezza. Oggi Milano aspetta di avere la guida dell’EXPO 2015 (evento che impatta in modo molto forte sulla Business Continuity e sul Disaster Recovery) e che porta a Milano e nell’interland migliaia di persone. È importante il confronto con il mondo bancario per poter apprendere nuovi approcci e nuove tecniche per incrementare il livello di sicurezza. Ing. Alessandro Lega L’analisi dell’ Ing. Lega si rivolge alla situazione italiana rispetto a quella europea ed alle interconnessioni fra le due realtà. Quando parliamo di Business Continuity parliamo di un processo. L’indole nazionale latina cerca di privilegiare la capacità di improvvisare quindi la creatività, anche se è più d’ausilio la disciplina, in particolare modo se supportata dalla cultura. Si può notare come diverse aziende tedesche, che sono al pari dell’Italia nella gestione delle emergenze, hanno molta più disciplina, che supporta in modo più efficace la gestione delle emergenze. La popolazione italiana, però, non è preparata a questo cambiamento di approccio. L’ing. Lega si è trovato a gestire emergenze non solo in ambito aziendale, ma anche in ambito mondiale, ad esempio essendo parte del comitato olimpico di Atlanta. Altri episodi che porta ad esempio sono relativi al volo New York – Parigi o a quanto è accaduto e accade tuttora in Georgia. Se dovesse spiegare questi episodi e commentare cosa è accaduto due anni fa nello stesso paese in occasione di Katrina, direbbe che sono due realtà diverse. In occasione di un evento noto ci si prepara, si fanno prove, nascono dei comitati (ad esempio per le Olimpiadi), ma non è sempre così. Non accade così per fenomeni naturali quali i tifoni – ricorrenti in alcune regioni del mondo – perché bisogna investire, chiedere fondi alla popolazione per attivarsi e prepararsi, ma il rischio che in quell’ anno l’evento non si verifichi disincentiva ad attivarsi per il timore di perdere milioni di dollari. Le diversità nell’approccio alle emergenze, in Italia, in Europa e nel Mondo dipendono dalla serietà con cui si affrontano le cose, è quindi un problema di leadership. Normalmente nelle crisi si fa ricorso al responsabile di sicurezza, ma nessuno garantisce che questa sia una soluzione. La sicurezza all’inizio è un mix di disciplina e di creatività, in Italia la creatività non manca; nei momenti di crisi ha notato che è tutta l’organizzazione che si attiva per risolvere il problema, a partire dalla segretaria fino ai massimi vertici, viceversa nella realtà tedesca, ad esempio, non ciò non accade mai, poiché si Relazioni Conclusive attengono in maniera molto rigida ai compiti e alle responsabilità definite nel processo. In Italia ci si organizza, anche se poi c’è carenza nella parte disciplinare, forse a causa dei costi, o forse addirittura per una forma di scaramanzia propria della nostra popolazione. Sicuramente servono certificazioni sulla sicurezza dei processi e delle attività, serve la verifica da parte di enti esterni all’azienda, in merito al funzionamento di un processo. Oggi la difficoltà maggiore è acquisire queste certificazioni. Negli Stati Uniti d’America è stata approvata la legge che regolamenta le modalità per attuare il processo di best management, ritenendo necessario la previsione di regole certe per poter agire, Gli inglesi di conseguenza, hanno messo in piedi una business continuity inventando la bs 25999-1 e 2. In Italia le aziende sono in attesa che la BS 25999 diventi una norma ISO. Dott. Carlo Tresoldi Il dott. Tresoldi, quando era Direttore Centrale in Banca d’Italia, si è trovato a gestire il rifinanziamento del sistema bancario. Oggi si occupa di verificare che le regole definite rispondano agli obiettivi che si erano posti. Sicuramente il problema della gestione delle emergenze si è imposto dopo il disastro del Settembre 2001, quando ci si è resi conto della interdipendenza che esiste tra paesi e all’interno di ogni paese. Il problema delle emergenze non poteva essere risolto all’interno di un singolo istituto in quanto la crisi di un intermediario si ripercuote su tutti gli altri intermediari. Ad oggi non esiste ancora una cultura di sistema e di consapevolezza delle interdipendenze. Il principale problema è la cultura di sistema che va declinata e che diventa: 1. 2. 3. un problema di reputazione (per un intermediario il fatto di non avere strutture preventive e sistemi di sicurezza fa inevitabilmente diminuire la sua reputazione); un problema di utenza (non c’è consapevolezza e si trascura l’utenza); problema del contesto di riferimento (è necessario diffondere la cultura di sistema, perché se manca un tassello di un singolo processo, i problemi si ripercuotono sul funzionamento di tutti gli altri processi). L’obiettivo deve essere quello di declinare la cultura di sistema nel modo descritto fino ad ora. Una prima analisi può essere rivolta agli strumenti che sono stati adottati per affrontare il problema della cultura di sistema. I primi strumenti sono quelli che la Banca d’Italia e la Consob hanno previsto per gli intermediari. Il primo 4 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 modo per creare una cultura di sistema è responsabilizzare il capo della struttura, quindi il CdA e non solo il singolo responsabile delle emergenze. Il CdA a sua volta deve delegare ai sottoposti la responsabilità delle attività da porre in essere. Un esempio è il D.lgs 231/2001 relativo alla responsabilità amministrativa degli enti per illeciti commessi da apicali o sottoposti nell’interesse e a vantaggio degli stessi. La responsabilità ricade sul Consiglio e sarà compito di quest’ultimo delegare un responsabile dell’amministrazione a svolgere le attività per suo conto. A sua sensazione, la cultura di sistema non è stata molto ben compresa, forse non sono ancora state ben recepite le disposizioni BI, anche se si inizia a ragionare in un’ottica di prevenzione (come fanno ad esempio le agenzie di rating che oggi considerano nelle loro valutazioni anche le misure adottate dagli intermediari per prevenire le emergenze). Una ulteriore analisi può riguardare le esercitazioni e simulazioni. Esiste un problema di competenza, di cultura, di piano, di divisione di compiti e responsabilità, ma oltre a questi aspetti bisogna tener conto della realtà. Ci sono problemi infiniti e bisogna considerare che la realtà è in continuo movimento, e pertanto è necessario un addestramento continuo: la soluzione si trova nel “Learning by doing” permanente che porti a scoprire le mancanze del sistema. Questo piano oggi viene portato avanti a livello di Banca Centrale Europea, mediante esercitazioni a livello europeo. Tali esercitazioni sono ripetute negli anni per osservare la reazione di soggetti diversi (ad esempio per vedere come reagiscono le Autorità di Vigilanza dei vari paesi, tra loro non coordinate), perché è un problema di procedure informatiche, è un problema di collateral, di garanzie, è un problema complesso. Nel prossimo futuro l’esercitazione sarà fatta sugli aspetti informatici della tecnologia. In tal modo si cerca di far emergere le mancanze dei sistemi per poterli risolvere. In Giappone, ad esempio, hanno fatto una simulazione di sistema ipotizzando che tre intermediari fossero usciti dal mercato; di conseguenza dovevano essere attivati dei siti secondari. In corso di simulazione hanno scoperto che questi siti secondari non erano collegati tra loro. Questo significa che era mancata la cultura di sistema. A livello di sistema ci si dovrebbe chiedere per quale motivo 5000 persone che si occupano di finanza in Italia sono racchiuse tutte in un chilometro quadrato che è il centro di Milano e perché tutte le analisi fatte da BI non sono riuscite a spostare dal centro di Milano neanche le 50 persone più a rischio. La BI non può obbligare, ma può solo invitare. Pertanto chiede ai relatori un’ opinione sulle caratteristiche che dovrebbe avere il responsabile di sicurezza, caratteristiche che andrebbero evidenziate dal responsabile delle risorse umane nel momento dell’assunzione. È infatti vero che di fronte alle emergenze ci vogliono piani, strutture, persone, ma a suo avviso ci vuole anche: a) grande capacità di capire situazioni complesse; b) estrema velocità nella comprensione del problema; c) grande capacità di reagire in fretta; d) grande capacità di mettere in piedi azioni che blocchino l’effetto domino. Servono persone capaci di capire, di decidere e di coinvolgere. Relativamente all’analisi di leadership e deleghe, afferma che servono piani di emergenza e non solo responsabili di sicurezza. Servono persone capaci di reagire e ragionare in fretta. 2. Capacità di capire, decidere e coinvolgere sono le caratteristiche di un responsabile di sicurezza. Ma c’è spesso confusione tra manager e leader. Qual è la loro opinione tra queste due figure? Spesso assistiamo anche alle conseguenze della mancanza della pena. 3. Allacciandosi al problema della certezza della pena, c’è un problema di governance della prevenzione. La responsabilità di chi deve organizzare una struttura per risolvere possibili temi relativi alla crisi. Alla base di un’efficace gestione delle situazioni di emergenza, serve la fiducia interpersonale in modo da operare insieme e fare fronte comune senza avere sospetti. Esistono inoltre sistemi certificati per capire dove è stato l’errore che ha causato la crisi (definendo deleghe e responsabilità); inoltre è necessario portare a livello di governance (inteso come alta professionalità) il problema organizzativo. Domande alla tavola Qual è il livello di professionalità in Italia oggi? 1. Premesso che è vero che il sistema bancario è più strutturato e preparato rispetto al sistema della Pubblica Amministrazione, sulla cultura c’è ancora molto da fare. Possiamo parlare di emergenza straordinaria (attentato terroristico con degli aerei) o di emergenza ordinaria, intesa nel senso di eventi su vasta scala, di durata breve, ma che determinano un effetto domino a catena. Relazioni Conclusive Risposta Ing. Giovanni Damiani 1. concorda con quanto detto anche se un’azienda non si può dotare di competenze e di leader solo per queste 5 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 situazioni di emergenza. Servono persone che sappiano svolgere bene il lavoro quotidianamente ma che siano anche in grado di reagire efficientemente alle situazioni di crisi. Risposta Dott. Carlo Tresoldi 2. Un leader normalmente è anche un manager, ma non è sempre vero il contrario. Leadership e coordinamento a suo avviso devono essere considerati a tre livelli: 1. Risposta Dott. Giancarlo Vannuccini A suo avviso non è necessario rivolgersi al servizio Risorse Umane dell’azienda per trovare persone con caratteristiche specifiche del responsabile di sicurezza. Servono persone capaci a livello di governance ed è necessario dividere bene compiti e responsabilità fra tutti coloro che operano nella routine, in modo da renderli pronti a prendere decisioni in casi di emergenza. In particolare a suo avviso sarebbero necessari due siti primari e due siti operativi pronti all’uso; forse questo è l’unico modo per stare veramente “tranquilli”. 2. 3. Paese (servirebbe un collegamento con le autorità pubbliche nazionali – es. Presidenza del Consiglio – ma molto difficile da realizzare) sistema finanziario (la Banca d’Italia è responsabile con l’esterno del Sistema finanziario. In BI il leader è colui che ha il più ampio potere nell’azienda perché può prendere decisioni sia prima che dopo l’emergenza.) singola azienda (vedere nel caso concreto a chi affidare la responsabilità delle emergenze, in alcuni casi il Direttore Generale potrebbe essere la soluzione migliore) Non è necessario avere un sito secondario ma forse è più utile avere due siti primari che operano contemporaneamente. Risposta Dott. Paolo Mazzotto La sua attenzione si focalizza sul discorso delle deleghe in quanto, a suo avviso, rischiano di rendere troppo burocratica l’operatività aziendale. Relativamente invece alla differenza tra manager e leader, afferma che, a seguito di un evento di crisi, il Manager chiede “chi è stato”, mentre invece il leader vuol comprendere “perché si è verificato”. Risposta Ing. Alessandro Musumeci Relativamente alla prima domanda considera che effettivamente in Italia, in particolar modo a Milano, non sono tranquilli. Anche se esistono centri presidiati, la popolazione non è pronta ad affrontare certe situazioni. Milano è la città italiana con il maggior numero di telecamere, presidio a posteriori. In occasione dell’EXPO 2015 il Comune di Milano sta valutando di inserite tecniche a priori che permettano un controllo sul movimento delle persone. Un esempio è l’ECOPASS (tesserino per entrare nel centro di Milano), utile per sapere esattamente chi entra nel centro della città. Altro aspetto da evidenziare è che mentre negli USA in ogni ufficio pubblico ci sono metal detector, in Italia sono ancora pochissimi gli uffici attrezzati. Intervento Ing. Anthony Wright Quando si parla di leadership, si deve tenere presente che può essere di vario tipo (esemplificativa, carismatica, di potere,…), e, inoltre, che spetta al manager valutare il grado di autonomia dei sottoposti. Un aspetto importante da rilevare è che, quando si parla dell’importanza delle “lesson learned”, si ha la necessità di tenere traccia anche degli episodi che si sono conclusi positivamente, che sono molti di più di quelli negativi (che potrebbero anche non essere mai accaduti, per bravura e per una serie di fortunate coincidenze). Inoltre, riferendosi alle motivazioni che lo hanno spinto a portare su questo tavolo tali temi, afferma che di fronte alle situazioni di emergenza le persone si fanno prendere dal panico, proprio perché si sentono sole davanti ad eventi non accaduti in precedenza. Le simulazioni pertanto sono una soluzione per cercare di prevenire questa sensazione di disagio e di solitudine, facendo sentire le persone coinvolte come parte di un gruppo che opera insieme. Risposta Ing. Alessandro Lega Nell’analisi tra Leader e Manager, afferma che la figura del manager si sostanzia in una carica, mentre il leader no, è una qualità, una caratteristica personale. Inoltre in Italia spesso il manager non si assume responsabilità. Al contrario il leader si attiva per trovare soluzioni. Relazioni Conclusive 6 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 TAVOLA ROTONDA “Abbiamo parlato della sicurezza sotto vari profili. Possiamo parlare un attimo delle prospettive, viste anche da chi è in contatto con le Istituzioni, il Consumatore, i Giovani?” I Chairman: Ing. Anthony Cecil Wright, Presidente ANSSAIF Interventi di: Dott. Fabio Picciolini, Segretario Gen.le ADICONSUM Dott. Elio Ciaccia, Consigliere CNEL e Presidente SImpresa Prof. Michele Crudele, Direttore del Centro ELIS Tale libretto, visualizzato prima della pubblicazione da ADICONSUM, è risultato non del tutto chiaro per il consumatore medio, ma ha evidenziato la possibilità di miglioramenti attraverso rapporti costruttivi tra Associazioni dei Consumatori e ABI. Le soluzioni, al fine di far sentire il cliente più vicino alla realtà bancaria, sono state di: 1. 2. Dott. Fabio Picciolini L’intervento del dott. Picciolini focalizza la sua attenzione sulla tipologia di comunicazione tra le strutture, quali anche la Banca e il mondo dei consumatori. In particolare la domanda principale che proviene più frequentemente dal mondo dei consumatori è se la Banca possa essere considerata effettivamente sicura. Considerando che il sistema bancario italiano è uno dei più sicuri, ne deriva che forse esiste un problema di comunicazione tra Banca e Clienti, ovvero c’è discrasia tra l’intermediario e il cliente finale. Il dott. Picciolini incentra la discussione in particolare su due aspetti: 1. 2. c’è paura che un conto on-line non sia sufficientemente sicuro. Pertanto c’è diffidenza nell’usare la carta di credito anche per fare delle semplici operazioni on - line. esiste un problema assicurativo: nella maggior parte dei casi, in occasione del verificarsi di problemi relativi all’utilizzo della carta di credito da parte di un cliente, ad esempio per smarrimento o clonazione della stessa, per la banca la causa è sempre da ricercare nel cattivo utilizzo da parte del cliente, onde evitare il risarcimento. Si potrebbe immaginare, pertanto, una forma di assicurazione collettiva, finalizzata a tutelare il cliente da eventuali perdite non attribuibili a sue colpe. Un esempio relativo al problema di comunicazione è relativo al libretto informativo che l’ABI sta predisponendo per la diffusione alla clientela bancaria relativo all’utilizzo del sistema obbligatorio IBAN. Relazioni Conclusive utilizzare il “tu” al posto del “lei”; fornire, già dalle prime pagine del testo informativo, la definizione chiara e dettagliata di alcuni termini che, se posticipata numerose pagine dopo, renderebbero incomprensibile il contenuto del testo ed inefficace la comunicazione. Dott. Elio Ciaccia Il dott. Ciaccia porta come testimonianza la sua esperienza di membro del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Le attività del Consiglio permettono l’attivazione di tavoli di confronto tra persone di elevata professionalità accomunate da analoghi interessi ed obiettivi. Alcuni esempi di argomenti trattati riguardano: 1. la globalizzazione della finanza e le relazioni fra questa e le esigenze di sviluppo di aree che interessano il sistema paese; 2. la dematerializzazione nei flussi documentali ed amministrativi ( ad esempio per ordini, consegna, fatturazione, pagamenti ) in modo tale da ottenere un innalzamento qualitativo dei relativi processi. L’Italia è un paese formato principalmente da piccolemedie imprese che si pongono sul mercato in forme organizzative di filiera o di distretto. Al fine di sviluppare ulteriormente la loro posizione sul mercato è necessario rafforzare le relazioni tra clienti e fornitori instaurando rapporti basati in misura crescente sulla fiducia e sulla sicurezza. Gli elementi che danno certezza sull’identità di ogni soggetto che opera sul mercato forniscono fiducia e concorrono allo sviluppo. 7 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 Due fattori sono in proposito di rilevante significato: 1. la promozione della cultura della sicurezza tra i soggetti che hanno responsabilità verso e nelle comunità di business e più in generale della collettività; 2. la valutazione di come figure specialistiche quali quelle che si riconoscono nell’associazione ANSSAIF possano contribuire alla diffusione del valore della sicurezza come fattore competitivo. Prof. Michele Crudele L’intervento del prof. Crudele focalizza l’attenzione sul tema relativo alla consapevolezza, da parte dei giovani, sulla sicurezza. È necessario nell'analisi della situazione distinguere gli adolescenti dai bambini. I primi sono ragazzi che utilizzano le tecnologie senza freni e non danno importanza alla sicurezza, se non quando vedono rischi immediati di perdere soldi. Non percepiscono il valore economico dei beni immateriali (documenti, musica, film) ai quali accedono con strumenti leciti e illeciti. Il problema deriva anche dal cattivo esempio dei genitori, che non esitano a utilizzare Internet per scaricare canzoni e film. A suo avviso non è più possibile recuperare il livello di legalità di questa categoria di ragazzi (salvo casi personali), in quanto troppo esposta alla negatività (pirateria, violenza, erotismo). L'esposizione continua alla negatività porta alla perdita di sensibilità, a tal punto da non far percepire più il fatto di fare qualcosa di non corretto o illegale. I bambini, invece, hanno ancora la possibilità di essere educati alla legalità informatica, in modo tale da far capire loro la differenza tra cose “buone” e cose “cattive”. È necessario farla percepire come valore etico e non come semplice rispetto di regole stabilite da un'autorità civile, visto che le norme cambiano da Paese a Paese. La proposta che ne de deriva è quella di effettuare una “campagna di educazione alla legalità informatica” rivolta ai maestri delle scuole primarie per arrivare ai bambini. Infatti questo processo educativo non può condotto dai genitori di oggi, che non sono in grado di insegnare il retto uso dell'informatica e delle telecomunicazioni, sia per ignoranza, che per cattiva abitudine. Il rischio è che anche i genitori di domani (attuali adolescenti) siano cattivi maestri, perché abituati alla negatività di oggi. Perciò le energie formative dovrebbero essere concentrate sui maestri. Relazioni Conclusive Interventi Si potrebbe allargare il discorso della legalità non solo agli aspetti informatici, ma anche al resto. Ci sono troppi comportamenti illegali da parte degli adulti. Con riguardo ai sistemi di pagamento, va detto che molte cose stanno cambiando in senso positivo, anche per effetto degli incisivi interventi normativi e delle Autorità di controllo. Nel rapporto banca/cliente, va sicuramente migliorato il sistema di comunicazione, rendendolo più semplice e trasparente; le stesse banche ne trarrebbero benefici sul piano dell’efficienza operativa attraverso la riduzione degli oneri connessi alla gestione dei reclami e del relativo contenzioso (al riguardo pesano anche inadeguati comportamenti e/o inadempienze da parte delle associazioni dei consumatori, come, ad esempio, sull’applicazione della normativa sui bonifici cross-border). La trasparenza è prevalentemente come un adempimento normativo (compliance alle leggi e alle normative di Vigilanza), mentre sono ancora deboli i passi verso la sua attivazione come efficace leva per la fidelizzazione della clientela e il miglioramento dei servizi offerti. In tema di singoli strumenti di pagamento, è in atto un’intensa azione tesa a elevare la qualità dei servizi resi, ancorata ad approcci end-to-end e a uno stretto monitoraggio dei risultati finali del funzionamento dei diversi circuiti. Significativi gli interventi attuati, o in corso, in materia di assegni e bonifici. Sui primi rileva la fissazione di un limite massimo di 7 giorni alla loro “disponibilità” (destinato a ulteriori abbassamenti), che ha eliminato l’ampia e ingiustificata disparità tra banche (con punte vicine ai 20 giorni). Sui bonifici, la SEPA e la recente Direttiva comunitaria sui sistemi di pagamento spingono verso l’applicazione di condizioni di maggiore certezza e tempestività sulla loro esecuzione, fissando in tre giorni il termine di esecuzione (da ridurre gradualmente a uno) e regolando in modo trasparente adempimenti e responsabilità dei diversi partecipanti al servizio (con formalità prossime al riconoscimento di una “responsabilità oggettiva” in capo all’intermediario ordinante). Un cenno a parte merita il problema delle frodi sulle carte di pagamento, in aumento specie in quelle di debito. Raramente esse si sono tradotte in perdite per il possessore della carta; la chiara emersione di punti di vulnerabilità presso i merchant sono alla base di recenti interventi, incentrati sul potenziamento e sull’incentivazione dei meccanismi di sicurezza (eliminazione dei terminali più a rischio e adozione di nuove specifiche di sicurezza) e sulla connessa revisione delle regole di attribuzione delle responsabilità e delle perdite subite (attivazione della liability shift e revisione del sistema di autoassicurazione); decisiva, al riguardo, si prospetta una più rapida e regolare migra - 8 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 zione al microcircuito, che impegna sia le Autorità sia i diversi partecipanti al circuito. Da ultimo, è assai significativa, al riguardo, l’istituzione presso il Ministero dell’Economia – Ufficio Centrale Antifrode sulle carte di pagamento (UCAMP) di un archivio per la prevenzione delle frodi su carte di pagamento. Un aspetto particolare attiene alla funzionalità del circuito POS, la cui resiliency si è fatta cruciale a seguito della concentrazione dei punti di acquisto e del rapido sviluppo dei pagamenti via Pagobancomat. Ripetuti incidenti di fermo del circuito e talune criticità legate al complesso sistema autorizzativo inducono ormai a considerare attentamente il problema della continuità di servizio del circuito, valutando i necessari interventi tecnico-operativi atti a isolare i punti di crisi e a circoscrivere al massimo gli effetti sistemici di eventuali malfunzionamenti (tra cui l’introduzione, in uno con l’attivazione del “microcircuito”, di sistemi di autorizzazioni off-line). Forse esiste un problema nella multicanalità, anche se questo fa parte della concorrenza dei prodotti. Le tecnologie stanno evolvendo, ma non sempre sono riconosciute e usate dai consumatori. Il problema pertanto, consiste nella mancanza di garanzie sul rispetto di certi standard di sicurezza da parte dei fornitori di servizio. La soluzione da parte delle banche, potrebbe trovarsi nell’informare il pubblico sull’esistenza di un livello minimo di sicurezza al di sopra del quale il cliente dovrebbe sentirsi sicuro e stare tranquillo. L’incremento del livello di sicurezza potrebbe innalzare il livello di fiducia riposta dal cliente nella banca, anche supportato dal fatto che, in caso di inefficienze, dovrebbe essere la banca stessa a risponderne. Intervento prof. Marco Strano - ICAA “Attacchi dall’esterno e dell’interno dell’Azienda: profili criminali, rischi e possibili contromisure” L’intervento del Prof. Strano pone l’attenzione sugli attacchi all’azienda, che possono essere distinti in due categorie, esterni ed interni. Ad oggi, l’analisi degli attacchi esterni è costituita da due filoni di ricerca: 1. 2. Preventivo, che prevede l’osservazione e lo studio di un campione di soggetti sui quali viene applicata una strategia di analisi per comprendere il livello della percezione del crimine e della sicurezza che questi soggetti hanno; tale livello viene poi misurato per poter intervenire con formazione mirata seguita da possibili verifiche sull’effettiva diminuzione del rischio di un crimine. Consuntivo, ovvero cosa fare nel momento in cui è già successo il crimine, vale a dire se la prevenzione non è stata efficace. Tale filone si chiama CRIMINAL PROFILING. Attualmente, però, sul tema dei crimini informatici c’è poco materiale anche perché in Italia sono gli unici psicologi ad occuparsi di tale argomento. Quando si parla di scienze forensi in campo digitale servono comunque metodi standard per l’acquisizione di prove che, insieme a studi e procedure, rappresentano una prassi che tutto il mondo sta percorrendo. Prove, studi e procedure sono competenze che si trovano sempre. A questi elementi di analisi, poi, ne andrebbe aggiunto anche un quarto: il Criminal Profiling. In particolare, nel momento in cui si chiede una prima opinione sul possibile autore del crimine, il gruppo ICAA offre, a chi non è psicologo ma solo un forense, degli strumenti di supporto per il loro lavoro. La filosofia del profiling prevede che si cerchi di individuare le persone che più di altre hanno le caratteristiche del possibile autore del crimine. Proprio in quanto ipotesi, non vengono eliminati gli altri sospetti, ma si parla di “gerarchizzazione dei sospetti”. Su tale argomento esistono due scuole di pensiero: 1. Relazioni Conclusive offender profiling: in caso di reato, cerca di capire il profilo di chi ha commesso il crimine. Si parla pertanto di “analisi del comportamento”, svolta mediante la creazione di indicatori di comportamento. Ad esempio, nel caso di un dipendente con un 9 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 comportamento “tipico”, se il comportamento ad un tratto diventasse “atipico”, si accenderebbe un alert per notificare la modifica dell’atteggiamento che potrebbe essere legata ad un comportamento illegale. Nel concreto si considera l’esistenza di un comportamento tipico e si valutano quegli aspetti che esulano da quel comportamento per ricercare le anomalie. Tale metodo si basa appunto, su deduzioni logiche. Un comportamento è atipico secondo diverse scuole di pensiero: 1. 2. 3. metodo deduttivo (il comportamento osservato esula dalla normalità sulla base di deduzioni logiche); induttivo (statisticamente è atipico ma non implica necessariamente l’esistenza di un comportamento illecito); con tale metodo si ricerca una soluzione nella statistica, considerando la memoria storica dei comportamenti vecchi; misto tra i due, che prevede l’analisi dei comportamenti sulla base del metodo induttivo portato avanti con un continuo collegamento all’analisi deduttiva, finalizzata a correggere, di volta in volta, il risultato dell’analisi. Anche nella continua ricerca di strumenti per diminuire la rosa dei sospetti esistono diversi approcci: 1. classico: deduttivo basato su valutazioni logiche 2. induttivo: basato sulla statistica 3. misto (usato dalla maggior parte dei profiling. Viene usata la statistica corretta sulla base di elementi oggettivi) 4 Reti neurali, metodo che si affida all’intelligenza artificiale. Tale metodo, sulla base delle prove fatte, ha avvicinato l’analisi fino al 70/80% alla realtà. Studi fatti dal Secret Service Cert, hanno analizzato un campione di soggetti per determinare le caratteristiche dell’autore di un comportamento criminale; il risultato di tale analisi ha portato ad individuare delle caratteristiche che sono comunissime tra i dipendenti (insoddisfazione sul luogo di lavoro, paga insoddisfacente, …). L’analisi svolta in questo modo è risultata inutile, in quanto le caratteristiche individuate sono proprie di quasi tutti i dipendenti delle Società. Tale analisi, oltretutto, è stata svolta su una base dati estremamente limitata – 23 casi. Ciò che in tale sede viene suggerito è l’utilizzo di uno strumento più pratico. Analizzando le categorie di persone che possono commettere crimini sono di 3 tipi: 1. high profile insider (HPI) (un dipendente molto esperto nel suo lavoro che compie un crimine essendone perfettamente cosciente, ad esso sono noti anche i rischi della sua attività illecita) Relazioni Conclusive 2. 3. low profile insider (LPI) (soggetti che sottostimano la possibilità di essere scoperti e non considerano il loro illecito come qualcosa di estremamente grave) anaware insider (soggetti che commettono illeciti senza neanche rendersene conto. Spesso accade perché non conoscono la normativa di riferimento) Tali soggetti, seppur pericolosità analoga. con profili diversi, hanno La soluzione proposta a questo tipo di analisi ha seguito diversi step: in origine era stato proposto un Data Base nel quale venivano inseriti degli eventi. Ciascun evento era semplificato in una serie di variabili: a. b. c. AMBIENTE - dimensioni, livello di sicurezza interno, scena del crimine, … EVENTO – contenente informazioni sull’evento, il danno, obiettivo del crimine, … AUTORE – caratteristiche dell’autore quali età, sesso, … Il Data Base è stato alimentato con questi elementi (di provenienza sia statistica che logica…) e, nel momento in cui si è ritenuto che il sistema fosse addestrato, avendo all’interno un numero di casi sufficiente per fare delle analisi, si è proceduto ad inserire degli INPUT ottenendo in uscita degli OUTPUT relativi al profilo del potenziale autore del crimine. Un ulteriore passo avanti è stato fatto dall’utilizzo della rete neurale. I vantaggi della rete neurale: Rispetto al DB, che fornisce dati asettici e non connessi tra loro, il sistema neurale considera anche il nesso delle variabili fornendo informazioni più vicine al modo di ragionare umano. Punti di riflessione: a) un sistema così sarebbe auspicabile che fosse implementato dall’Organizzazione di una Società. Per gli HPI non esistono molti dati, mentre, al contrario, la base di dati inseriti è elevata per gli LPI. Inconveniente delle reti neurali: un inconveniente può derivare dalla scelta dei nodi (correlazioni tra le variabili) che se non scelti nella giusta maniera, possono fare incorrere nel rischio che la rete fornisca risultati estremamente banali o che vada in crash. Tuttavia i costi sono bassi e alla portata di molti. Ad oggi, il sistema è implementato con dati inseriti in maniera autonoma, ma sarebbe auspicabile implementare il sistema con dati provenienti direttamente dall’organizzazione. 10 / 11 IV Convegno Nazionale Castel Gandolfo, Hotel Villa degli Angeli 14-15 Settembre 2007 Interventi: DOM.: Come sono stati in grado di addestrare i dati ad oggi? RISP.: Sulla base di 100 casi forniti direttamente dai soci in via anonima. In totale sono casi veri e casi artificiali contenenti variabili legate alla statistica. DOM.: Si è detto che servono 5/6 min per implementare il Data Base. In tal caso sarebbe auspicabile la centralizzazione delle informazioni? RISP.: Non è necessario. Vengono inseriti INPUT. C’è necessità di capire come promuovere all’interno delle Società il vantaggio di usare questo sistema di centralizzazione. DOM.: Nelle grandi organizzazioni, a seguito di un crimine, si riesce sempre ad individuare il colpevole. Il problema principale è sempre quello di prevenire l’illecito per capire dove intervenire e come agire per prevenirlo più che sapere il colpevole. RISP.: Lo stesso sistema usato come Data Base fornisce indicazioni di tipi statistico utili per fare anche analisi preventive. Per la prevenzione, però, non è necessario dotarsi di un sistema esperto. DOM.: Come andamento dei crimini c’è stato un cambiamento? RISP.: Non si sa e non si saprà mai. In Italia i dati sugli Insider non sono attendibili. Ad oggi gli attacchi interni sono più numerosi di quelli esterni. Relazioni Conclusive 11 / 11