Cultura & Società
il nuovo giornale
S
iete in pasticceria. Di
fronte a voi due superbe
torte. La prima è una millefoglie: uno strato di vaniglia, uno di cioccolato. Ancora vaniglia, cioccolato. La seconda è una torta in cui tutti
gli ingredienti sono mescolati
tra loro, ma i sapori restano distinti, comunque identificabili.
Quella che sembra una fantasia stimolata da un improvviso appetito, in verità è la metafora efficace del vecchio e del
nuovo modello economico
della società italiana, oggetto
della seconda lezione della
Scuola di Sussidiarietà promossa dall’Amministrazione
provinciale. Relatore, il professor Gianmaria Martini, docente di Economia politica presso
l’Università degli Studi di Bergamo, che ha intrattenuto una
incuriosita platea sul tema
“Sussidiarietà, economia e territorio”.
Torniamo alla metafora culinaria, il cui autore non è un
pasticciere con la sensibilità di
un economista, ma di Lester
Salamon, uno dei maggiori
esperti del terzo settore al
mondo.
NON PIÙ BARRIERE TRA
STATO, PROFIT E NO PROFIT. La millefoglie rappresenta una società in cui i vari settori - il pubblico, il profit ed il
no profit - sono divisi da barriere incomunicabili tra loro.
“Ciascuno si occupa di un
campo differente: la Pubblica
amministrazione da sempre
ha infatti servito gli interessi
pubblici, il profit quelli privati
e il no profit fa, secondo la
mentalità comune, la carità ha spiegato il prof. Martini -. I
tre attori da sempre sono stati
concepiti in un rapporto di
conflittualità reciproca, depositari e tutori di interessi spesso confliggenti tra loro. La
conseguenza è l’adozione da
Venerdì 16 aprile 2010
IL PROF. MARTINI: “LA MILLEFOGLIE?
UN MODELLO ECONOMICO SORPASSATO”
La metafora utilizzata dal docente di economia politica alla Scuola di Sussidiarietà. Prossima lezione il 17 aprile
to è responsabile della risposta
che offre ai bisogni della comunità e delle risorse che mette a disposizione per raggiungere tali obiettivi.
I partecipanti alla seconda lezione della Scuola di Sussidiarietà in
Provincia. A lato, il prof. Martini durante il suo intervento.
LIONS CLUB INTERNATIONAL,
CONGRESSO DI PRIMAVERA
abato 17 aprile, presso
la Sala degli Arazzi del
Collegio Alberoni (in
via Emilia Parmense, 77) a
Piacenza, si svolge il Congresso di Primavera del
Distretto 108 ib 3 del Lions
Club International, con
inizio lavori alle ore 9.
Il “Distretto 108 ib 3”
comprende i Lions Club e
i Leo Club delle province
di Piacenza, Pavia, Lodi e
Cremona. È prevista la
partecipazione di circa 300
Lions delegati e delle massime autorità cittadine.
In questa occasione verrà presentato il nuovo go-
S
vernatore distrettuale candidato per l’anno 20102011, il dott. Franco Rasi,
piacentino, del Lions Club
Piacenza Gotico.
L’ordine del giorno prevede l’apertura della cerimonia con il saluto di Renato Sambugaro, governatore distrettuale uscente.
A seguire, gli interventi di
Giovanni Rigone, Salim
Moussan e Leo Lia Pasotti.
Durante i lavori si svolgerà la premiazione dei
vincitori dei concorsi “Un
poster per la Pace” e “Cittadinanza umanitaria”.
parte dello Stato di norme coercitive, che tendono cioè a tenere ai margini il profit ed il
no profit”.
Non a caso, mister Salamon
è colui che ha coniato il modello della “new governance”,
ovvero del modello che promuove la partnership e va
verso la collaborazione tra i
tre attori (i nostri vaniglia e
cioccolato).
Tutti, al contrario di quanto
si è pensato da sempre, hanno
il diritto di partecipare alla costruzione di un modello economico innovativo. Certo, alcuni miglioramenti sono necessari per far decollare questo
nuovo modo di fare politica
sociale, il più “esplosivo” dei
quali è quello che gli economisti chiamano “accountability”,
che significa che tutti i soggetti coinvolti in un processo ne
sono responsabili. Detto in altri termini, significa che lo Sta-
UNA NUOVA RESPONSABILITÀ PER LE ISTITUZIONI. “In questi anni, le istituzioni pubbliche hanno fatto
un errore. Come il padre che,
iscritto il figlio all’università,
dopo il primo anno va a controllare il libretto per vedere
quanti esami ha superato e con
quali voti, così il sistema pubblico non si è mai dato dei
meccanismi di controllo dei risultati della spesa. In Italia non
abbiamo una Pubblica Amministrazione in grado di dire al
cittadino che paga le tasse: «Mi
hai dato 100, 20 li ho messi lì e
mi hanno reso 50»” - ha esemplficato il professor Martini -.
Il federalismo fiscale non servirà a nulla se non ci sarà questo meccanismo. Le istituzioni
devono dotarsi di strumenti
che consentano di verificare i
risultati delle scelte politiche”.
La prima implicazione di
questo nuovo modello di responsabilità delle istituzioni è
che i funzionari pubblici sono
chiamati ad avere maggiori
competenze. “Perché se prima
dovevano solo controllare che
tornassero i conti di bilancio,
oggi dovranno andare a vedere se determinate scelte sono
state efficaci e in che misura”.
La seconda implicazione è
un nuovo concetto di trasparenza, per cui chi siede al tavolo del nuovo modello economico deve rispondere agli
altri soggetti (primi fra tutti, i
Acli infforma
E’
strano, ma capita spesso che dopo l’annuncio,
da parte di un qualche
organismo di statistica
o di controllo, di problemi legati all’occupazione, esaurita
la preoccupazione nel giro di
poche ore, il tutto si riduca, al
massimo, ad un freddo dato
statistico.
È successo anche questa
volta.
Precisamente quando l’Istat
ha comunicato che il tasso disoccupazione nel quarto trimestre 2009 è salito all’8,6%
(dato non destagionalizzato),
il livello più alto dal 2001. I
senza lavoro hanno raggiunto
quota 2,145 milioni di unità,
369mila in più rispetto allo
stesso periodo 2008. Nel quarto trimestre inoltre il numero
di occupati cala dell’1,8%, pari
a 428 mila unità rispetto allo
stesso periodo del 2008. Nella
media del 2009 - sottolinea
l’Istat l’occupazione si riduce
su base annua del 1,6% (-380
mila unità). La situazione più
critica si registra sempre tra i
giovani, penalizzati da contratti di lavoro spesso discontinui e privi di significativi sussidi. Tra i 15 e i 24 anni il tasso
di disoccupazione è pari al
28,2%, in aumento di 0,8 punti
su gennaio (7,6 punti superiore alla media della Zona euro,
che è del 20,6%).
“La disoccupazione in Italia
sarebbe ovviamente molto più
alta se non fosse per la Cassa
integrazione”, commenta Gilles Moec, economista di Deutsche bank, a proposito della
forbice fra Italia ed Europa.
Istat classifica infatti i dipen-
11
MOGLIE E TRE FIGLI
DA MANTENERE
La prima questione che il Governo
deve affrontare è quella del “non lavoro”
denti in Cassa integrazione come occupati poiché formalmente sono solo “temporaneamente” sospesi dal lavoro.
Quanti di costoro, al termine del periodo di Cassa integrazione, riprenderanno a lavorare?
Mi piange il cuore quando, a
commento di questi numeri,
sento dire che: “I dati medi del
nostro Paese sono sostanzialmente dati di tenuta migliore
degli altri Paesi e che sull’occupazione il dato italiano è
migliore della media europea”
(Tremonti), oppure che: “Peg-
giori dei dati italiani sono stati
quelli di molti Paesi tra i quali
Francia, Svezia, Spagna che
addirittura supera il 18% e gli
stessi Stati Uniti nel 2009 hanno registrato una disoccupazione al 9,3%” (Sacconi).
È questa la risposta che dovevo dare a quel padre di famiglia (in cassa integrazione
con moglie e tre figli da mantenere) che non più di dieci giorni fa è passato nell’allevamento di suini in cui lavoro per
chiedere se assumevano personale (il sesto in due mesi)?
Vogliamo dare delle risposte
concrete a queste situazioni?
Non dimentichiamoci che
alla causa del lavoro è connessa la causa della democrazia.
Per questo le Acli hanno formulato alcune proposte contenute nel documento “Verso un
nuovo Statuto dei lavori” che
riassumo di seguito.
La prima questione che il
governo deve affrontare è
quella del non lavoro. Le Acli
chiedono di investire in politiche formative in grado di aggiornare e migliorare le competenze professionali adeguandole alle esigenze del
mercato. Per dare maggiori
opportunità formative a tutti i
lavoratori «è indispensabile riconoscere il diritto individuale
alla formazione introducendo
la detraibilità fiscale dei costi
sostenuti da ogni lavoratore
per il proprio miglioramento
professionale». Ma è necessario anche introdurre, coerentemente con il recente accordo
tra governo regioni e parti sociali ‘Linee guida per la formazione nel 2010’, «un sistema
nazionale di certificazione delle competenze allo scopo di
garantire la portabilità e il riconoscimento di ogni apprendimento acquisito in qualsiasi
contesto».
Le Acli chiedono al governo
di individuare ed attuare una
nuova strategia di politica industriale «che tenga presente
la vocazione manifatturiera
italiana, investa in quei settori
cittadini) e deve essere disposto a farsi valutare da quelli in
un contesto competitivo. “Un
altro esempio può essere utile: la valutazione dei docenti
universitari deve essere favorita, perché consente alle famiglie di poter scegliere la sede accademica migliore per i
propri figli. Che non sarà
semplicemente quella che ha
un buon nome, ma quella dove lavorano persone preparate”. Un vero cambio di prospettiva, insomma. Che ribalta il meccanismo vigente per
conferire al cittadino il ruolo
del protagonista, che è posto
nella condizione di scegliere e
di cambiare”.
Non è una strada facile da
percorrere. Il modello del passato, che esclude un sistema
misto, cioè anche a partecipazione di soggetti provenienti
dal no profit, è duro a morire.
“Recentemente ho letto un
bando per l’appalto dei servizi
degli asili nido di un Comune
vicino a quello in cui abito. I
requisiti richiesti ai partecipanti di fatto avrebbero escluso la partecipazione di soggetti nuovi. Così va a finire che la
torta verrà spartita tra gli stessi attori che da sempre operano in quel territorio”.
La prossima lezione è in calendario sabato 17 aprile, dalle
ore 9 presso la Sala Consiglio
della Provincia di Piacenza
(via Garibaldi, 50). Il prof. Luca Pesenti, docente di Programmazione del welfare locale all’Università Cattolica di
Milano, parla di “Sussidiarietà
e servizi alla persona”.
Cristina Ibba
ACLI sezione provinciale di Piacenza
viale Beverora, 18/b
Tel. 0523.338593
in cui l’Italia è ancora all’avanguardia e sulle reti di piccole e
medie imprese del made in
Italy». Una politica industriale
- insistono le Acli - «che valorizzi le diversità strutturali e
vocazionali delle ‘economie’
del Paese e dedichi un’attenzione specifica alla sostenibilità ambientale, sviluppando le
diverse filiere produttive presenti sul territorio, investendo
in particolare nei settori di
maggiore potenzialità (energie
rinnovabili, turismo, agro-alimentare di qualità, servizi alla
persona), anche grazie a una
leva fiscale differenziata per i
settori strategici».
Sul piano della tutela dei diritti di chi perde il lavoro, le
Acli sostengono l’urgenza di
una riforma degli ammortizzatori sociali che punti a «superare il dualismo del mercato
del lavoro, che oggi sfavorisce
i lavoratori cosiddetti atipici e
quelli delle piccole e piccolissime imprese». Di qui la richiesta di estendere la Cassa integrazione «a tutti i settori produttivi e a tutte le tipologie
contrattuali in caso di ristrutturazione e crisi aziendale», e
estendere altresì l’indennità di
disoccupazione «a tutti i lavoratori, atipici compresi, che abbiano maturato 12 mesi di lavoro, introducendo l’obbligo
di partecipazione attiva a percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo».
Ma intanto resta sempre il
problema di quel padre di famiglia in cassa integrazione
con moglie e tre figli da mantenere.
Roberto Agosti
Gesù è risorto,
non è qui...
vi precede
in Galilea
l nostro Dio riempie il
cuore dell’uomo del Suo
amore, un amore capace di
far nascere la speranza e
l’esperienza della libertà.
Leggendo il giornale e
guardando la tv, si ha quasi
l’impressione che il Signore
sia risorto nelle veglie pasquali, nella liturgia, ma che
tutto ciò non trovi riscontro
nella vita concreta dell’uomo
che a volte sembra andare in
direzione opposta a quella
proposta dall’amore di Dio.
Anche i Vangeli parlano di
questo rifiuto nel racconto
dei discepoli di Emmaus che
tornavano alle loro case lasciando Gerusalemme delusi
e senza progetti; un viandante però si affiancò e camminava con loro. Al primo momento non lo hanno riconosciuto, il loro cuore era fermo
nel progetto di un regno terreno che Gesù doveva inaugurare, ma con la sua morte
tutto era crollato.
Colpiscono le parole del
racconto: “Resta con noi, Signore, il giorno ormai declina”... “Lo riconobbero nello
spezzare il pane”.
La condivisione, la comunione, l’apertura al prossimo
e a Dio ci fa aprire gli occhi
sulla strada della nostra vita.
Don Giuseppe Sbuttoni
assistente ecclesiastico
I
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