GRUPPO ZËRI-T PRESENTAZIONE DEL GRUPPO Il Gruppo Zëri-t è un gruppo teatrale non istituzionale sito in Roma. La sua ricerca verte sulla voce e sull'immagine, indagati in una doppia possibilità di reciproca corrispondenza o, al contrario, di radicale ed estrema dissonanza. Unica tensione comune è l’idea di uno spappolamento, di uno svuotamento del senso e dei significati, di una deflagrazione fonico-linguistica e visiva. La voce è indagata nei suoi molteplici aspetti, dall'articolazione linguistica alle possibilità insite in essa di spappolare il linguaggio: frammentazioni e ricostruzioni della parola, incrostazioni, stratificazioni, onomatopeizzazioni al limite dell'umano e sconfinanti invece nell'animale e nell'inorganico, verso una dimensione puramente sonora che ricrei quello spazio liminale tra la realtà e l'immaginazione che caratterizzava le culture di tradizione orale. Un teatro astratto e orale, che dell’oralità riprende tutte quelle modalità di esplosione del testo verbale: le deformazioni derivate dal dialetto, dalla linea melodica, dall’uso di strumenti musicali, dagli stessi criteri di trasmissione orale costituiscono il punto di partenza per individuare altre modalità di deformazione del testo. Allo stesso tempo si tratta di trovare nel testo i punti in cui esso si disperde nella propria vocalità, nell’emozionalità vincolata dai limiti del linguaggio. Altri punti di riferimento e di "studio", oltre alla musica etnica e l’etnomusicologia, sono quegli sperimentatori estremi della voce e del linguaggio che hanno caratterizzato il Novecento, nonché materiali vari di filosofia, linguistica e antropologia che possano essere utili ai fini della ricerca. Per quanto riguarda l’immagine, comune alla voce è l’idea di una sua esplosione: a partire dalle sue potenziali stratificazioni materiche e visionarie se ne esplorano le possibili deformazioni destratificando e spappolando la forma consueta, piacevole, proporzionata e armonica. La ricerca oscilla tra questi due poli: stratificazione e de-stratificazione, accumulo geologico di materie e scarnificazione radicale. Partendo dall’idea che con “immagine” si intende una fusione indistinta di scenografia, video, fotografia, costume, tutti questi elementi nella loro convivenza possono anche contraddirsi a vicenda, così che all’essenzialità di uno spazio scenico ridotto ai suoi percorsi e ai suoi flussi si possono contrapporre foto e video caratterizzati da un’idea di sedimentazione, di velature, di incrostazioni. Inoltre, la “scena” viene vista come ossatura, carne, pelle, come spazio che nella sua unicità è costretta a cambiare la propria fisionomia a seconda del luogo in cui si trovi, adattandosi di volta in volta ai vari contesti e dispiegando quindi sempre nuove potenzialità nei suoi rapporti con il pubblico, i performers e con i propri “fantasmi” di visioni, alla ricerca di quella porzione superficiale della materia - brillante, confusa, misteriosa - contenente in sè l'accumulo di materie più profonde e che rivela attraverso la sua trasparenza. Il gruppo è stato fondato nel 2003 da Alba Droboniku, Valerio Marini e Anca Gabriela Rafan. 1 FRAM(MOLLY)MENTI (BLOOM) "Fram(molly)menti (bloom)" è un lavoro sulla voce a partire dal linguaggio di James Joyce. Il monologo di Molly Bloom, precedentemente smembrato e riassemblato in fase di scrittura, viene ora esplorato nelle sue altre potenzialità di dis-organizzazione e spappolamento radicale del testo, verso una vocalità incontrollabile perchè spinta ai margini della razionalità, della comprensibilità, del linguaggio umano. "Fram(molly)menti (bloom)" si presenta come la visualizzazione sonora del passaggio da un'organizzazione ancora linguistica a una materia sonora ancora da arginare, una "massa amorfa" in cui il dissolversi fonico delle parole coincide con il loro stesso formarsi. In un tempo relativamente breve (corrispondente più o meno alla durata del sogno) una fragile "ossatura" (o partitura), contenente in sè le possibilità di debordamento del testo, viene via via distrutta e plasmata da tre voci che si fanno carico dell'esplosione polisonora del testo, ognuna con una propria qualità e un proprio corpo, ognuna seguendo un proprio percorso an-archico verso una nuova quanto ignota organizzazione sonora. Valerio Marini In "Fram(molly)menti (bloom)", video, scena e corpi vivono di una completa ibridazione. La scena si fa dall’interazione tra i performers e materiali di varia natura, l’attivazione di meccanismi rudimentali spostano l’occhio in un incessante e caotico dis-farsi dell’immagine. Vari elementi fungono da catalizzatori della scena tanto per gli attori quanto per gli spettatori: una venere ctonia che con le sue “proporzioni” inquieta lo sguardo; plastiche trasparenti impresse di un rigurgito di lettere-parole che aleggiano dappertutto. Diversi piani rendono difficile la visione: sfocano e deformano i corpi, li rendono a tratti sagome a tratti frammenti. Il flusso di coscienza viene letteralmente visualizzato nel suo scorrimento, nelle sue oscillazioni, nei suoi avanzamenti, indecisioni e ripetizioni. Anca Rafan Prima rappresentazione: Roma, 25-26/03/04, Liceo artistico “Ripetta” Repliche: Roma, 29/04/04, Spazio sociale “Nido di vespe” Roma, 26/05/04, Teatro Vascello – Sala 2 Roma, 17/07/04, Spazio sociale “Fratelli della costa” (c.o.) Latera (VT), 31/10/04, Museo della terra 2 PERFORMANCE KAMIKAZE N° 1 – OMAGGIO A MARIUS SCHNEIDER di/con Stefano Andreozzi Antonella Caione Gabriele Culurgioni Deborah Di Giacomo Lorenzo Falena Bruno Letizia Giulia Lotti Valerio Marini Ginevra Panzetti Anca Gabriela Rafan interventi visivi Anca Gabriela Rafan musiche dal vivo Lorenzo Falena ocarine realizzate da Dante Ceravolo testi tratti da “Pietre che cantano” e “La musica primitiva” di Marius Schneider ideazione e regia Valerio Marini “Performance-kamikaze n°1 – Omaggio a Marius Schneider” è una partitura di frammenti: voci maschili e femminili, percussioni, flauti, ocarine e trombe carnascialesche, testi e letture. Tutte queste sonorità (alcune indagate dal vivo, altre precedentemente registrate) cercano di fondersi, di amalgamarsi tra loro in un duplice tentativo: da una parte, creare uno spazio sonoro che immerga e sommerga pubblico e performers; dall’altra, ricreare quell’originaria “sostanza sonora” di cui Schneider ripercorre nei suoi testi la genesi mitologica e le sue infinite evoluzioni, condensazioni, ramificazioni. Non la voce umana è qui protagonista, al contrario una voce che, attraverso un farsi e disfarsi di spazi sonori e un rimandarsi continuo di risonanze, echi e frammenti verbali da un punto e da un corpo all’altro dello spazio, si cerchi in quanto ritmo, suono organico-inorganico, lingua perduta e inaccessibile: voce che, al di là della sua umanità, si ritrovi nella sua purezza esclusivamente sonora. Prima rappresentazione: Roma, 08/04/05, Spazio sociale “Nido di vespe” Repliche: Roma, “Sapienza”, Università di Roma (“Notte Bianca all’Università” Roma, 17 e 19/02/06, laboratorio rivoluzionario occupato “Gatto Selvaggio” 3 BLOOMENÒ (edizione 2007) Idea originale: Ilaria Di Carlo Voci: Gabriele Culurgioni, Giulia Lotti, Valerio Marini, Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi Operatori di scena: Valentina Cardinali, Alba Droboniku, Stefano, Erica Saretto, Anca Gabriela Rafan, Sebastiano Vacca Spazio: Ilaria Di Carlo Scultura: Ginevra Panzetti, Anca Gabriela Rafan, Enrico Ticconi Effetti sonori: Ruggero Bianchin, Lorenzo Falena Video: Anca Gabriela Rafan Riduzione testo, partiture vocali e regia: Valerio Marini Organizzazione: Giulia Lotti “Bloomenò” è la prima tappa di uno studio sulla vocalità e l’immagine del desiderio. A partire da due capitoli dell’“Ulisse” di James Joyce (“I lestrigoni – Il pranzo” e “Le sirene – La mescita”) in questa prima fase si è indagato il desiderio nella sua corporeità, direttamente connesso a due bisogni primari: il cibo e il sesso. Gli appetiti culinari e sessuali del protagonista joyciano vengono qui trasfigurati in una dimensione astratta che dei suoi pensieri e delle sue sensazioni non conserva che l’impulso, l’eterogeneità, il flusso. Al tempo stesso, si sono approfonditi altri aspetti magari estranei al testo: la relazione ambigua tra interno ed esterno, la natura avvolgente del desiderio e la metamorfosi costante cui sottomette il soggetto, fino a disperderlo in una sorta di canto delle sirene che “inteso una volta, apriva in ogni parola un abisso che invitava con forza a sparirvi dentro.” (M. Blanchot) Brulichio, ascesa, fremito, lento avvolgimento, tremito, esplosione che scuote in un frangente, discesa, groviglio, vortice e vertigine sono alcune delle potenziali forme con cui il desiderio si esprime e si manifesta nelle evoluzioni vocali, nelle deformazioni elastiche dello spazio scenico, nella scultura in perenne costruzione, trasformazione e dissolvimento, nei suoni corporei ed elettronici, nei vari frammenti video: tutti questi elementi si intrecciano, ora procedendo di pari passo, ora richiamandosi in tempi diversi, ora entrando radicalmente in contrasto tra loro. Prima rappresentazione: Roma, 13/01/07, Kollatino Underground (nell’ambito della rassegna “Installer 01”) Repliche: Roma, 19/01/07, csa La Torre (nell’ambito di “Torre Teatro”) 4 BLOOMENÒ (edizione 2008) lettura-concerto dall’Ulisse di Joyce voci Gabriele Culurgioni Giulia Lotti Valerio Marini Ginevra Panzetti suoni e registrazioni Ruggero Bianchin Lorenzo Falena riduzione testo, partiture vocali e regia sonora Valerio Marini grazie a Alessandro Panzetti – Studio Doppio Rossella Rivano Enrico Ticconi Con questa nuova versione, rispetto alla precedente, si è scelto di approfondire la portata evocatrice della voce quale veicolo e strumento privilegiato del desiderio. Attraverso una partitura vocale e sonora che intreccia il pensiero formato alle vocalità informi, voci dal vivo e voci registrate si alternano e si sovrappongono dando vita a una vera e propria “drammaturgia per le orecchie”. Prima rappresentazione: Roma, 9 febbraio 2008, Locanda Atlantide (nell’ambito di “Amigdala – corpi_vari/generi diversi”) 5 FTIÇ Una performance di/con Gabriele Culurgioni Alba Droboniku Lorenzo Falena Giulia Lotti Valerio Marini Ginevra Panzetti Ideazione e regia: Valerio Marini Nota su una vocalità del vuoto Una vocalità del vuoto, probabilmente, deve oscillare tra potenza e rarefazione. Di sicuro deve passare per una scarnificazione della presenza sonora, per una sua destratificazione. Più che una vocalità del vuoto, allora, un farsivuoto della presenza della voce, un ridursi allo spettro (eco?) di se stessa, e quindi: da un caos iniziale di ritmi, parole e modulazioni incrociati, punto di massima saturazione, quattro voci e due “rumoristi” riducono all’osso il prodursi delle loro sonorità: dal linguaggio articolato alla disarticolazione del linguaggio, dalla voce umana alla voce inorganica, quella degli oggetti, dei tarli, degli assestamenti interni di persone, cose, ambienti... Appena il tempo di una fiammata... Unica rappresentazione: Roma, 8 febbraio 2007 Via Pietro Colletta, 14 (nell’ambito di “No entertainment at all!” a cura di Francesco Ventrella e 1:1 Project) 6 PROGETTO “SCHOLA DI LILITH” - INTERFERENCE La “Schola di Lilith” è una costola del Gruppo Zëri-t ed è stata creata in occasione della performance “Interference” del TheGrossiMaglioniMagicDuo. La Schola è composta da voci cantanti (Luca Cervoni, tenore; Michele Micocci, baritono) e voci recitanti (Gabriele Culurgioni e Valerio Marini); fulcro del suo lavoro è una ricerca sulla vocalità ctonia, con riferimenti a testi e figure di origine precristiana. “Interference” consiste in una seduta medianica fatta allo scopo di invocare lo spirito di Lilith, e rappresenta una tappa del progetto “Macchina Dematerializzante e Gabinetto Spiritico per l'apparizione di corpi dispersi” del TheGrossiMaglioniMagicDuo, progetto che ruota intorno alle tematiche illusionismo/spiritismo, teletrasporto/telepatia, alla ricerca di affinità e connessioni tra i campi performativo, medianico e illusionistico. L’intervento della “Schola” altro non è che l’accompagnamento vocale dei tentativi di invocazione spiritica, attraverso l’esecuzione del “Mistero di Lilith”, un libretto di frammenti poetici ed esorcistici sulla figura di Lilith. Le voci cantanti e recitanti si alternano e si mescolano in una fusione di testi (anche in diverse lingue) e sonorità dense, stridenti, dissonanti, verso una cacofonia evocativa di atmosfere misteriche e ctonie. Unica rappresentazione: Roma, 21 settembre 2008, Baba festival di Arti Eccentriche e Culture Esplose 7 DO SPIRITS RETURN? Altra tappa del progetto “Macchina Dematerializzante e Gabinetto Spiritico per l'apparizione di corpi dispersi” del TheGrossiMaglioniMagicDuo, l’esecuzione vocale è qui affidata a due voci maschili recitanti (Gabriele Culurgioni e Valerio Marini), una cantante (Luciana Manca) e un percussionista-rumorista (Lorenzo Falena). A differenza della precedente invocazione spiritica, la dimensione ctonia è evocata da una fonosfera meno densa e più “aperta”: un happening vocale in cui le voci recitanti e la cantante sconfinano reciprocamente nelle proprie specificità formali, esplorando sonorità più informali (lamenti, grida, interiezioni vocali) che spezzano la struttura testuale. La figlia di Anu dà il seno agli esseri deboli, l’abbraccio di lei è un’insidia; lei, la divoratrice, la furia, la nemica, la ladra. Datemi i vostri figli che li allatterò, le vostre figlie, ed io metterò la mia mammella nella loro bocca. [accordo dissonante] Lilitû non si è spogliata per un proprio marito, non ha latte nel petto. [accordo dissonante] Lilith quando non trova neonati da divorare, si rivolge contro i propri. [accordo dissonante] Adamo ed Eva, qui – Lilith fuori. [accordo dissonante] Lilith vaga a notte fonda, vessando i figli degli uomini e spingendoli a rendersi impuri. [accordo dissonante] Quando lo sperma dell’uomo si disperde, formerà gli spiriti malvagi con l’aiuto di Lilith [accordo dissonante, prolungato] Et occurrent hyaenae thoibus, avellitur de tabernaculo suo fiducia eius et urges eum ad regem formidinum ibi cubat Lilith. Credono fermamente che quando lo sperma dell’uomo si disperde, esso formerà gli spiriti malvagi con l’aiuto di Lilith. [Musica: improvvisazione caosmot ica motteggiante] [prima interruzione] Unica rappresentazione: Roma, 21 marzo 2009, Adele-C Studio (nell’ambito della mostra “(Anti)Realism” 8 COUP Sonorizzazione-live di “Nine minutes” di James Riddle Testi da “Un coup de dès” di Stephane Mallarmè Una performance di/con: Gabriele Culurgioni, Alba Droboniku, Lorenzo Falena, Valerio Marini Ideazione: Valerio Marini “Nine minutes” di James Riddle e “Un coup de dès” di Stephane Mallarmè rappresentano due esempi, lontani nel tempo, di astrazione: nel primo vi è un’astrazione dell’immagine, ridotta alla pura successione temporale; nel secondo, invece, vi è un’astrazione del linguaggio, disgregato in un’impaginazione frammentaria di sensi. In entrambi i casi, tuttavia, sembra esserci un’analoga idea di partenza: quella di un Niente contenitore e generatore del Tutto. I numeri bianchi su schermo nero del video di James Riddle scandiscono e condizionano, secondo dopo secondo, una riflessione plurisonora sul Caso di Mallarmè. Tre voci e un rumorista si collocano fra due termini (NienteTutto), alla ricerca di una vocalità al confine fra parola e suono, tra suono e silenzio, voci e strumenti tra recitazione e canto, astrazione e rappresentazione... vocalità e sonorità di confine, oscillanti fra la rigida e regolare maglia del Tempo (sempre costretti a rapportarsi con esso) e una più anarchica deflagrazione delle proprie possibilità espressive. Prima rappresentazione: Roma, 23 Marzo 2009, Fanfulla (nell’ambito della serata “Antirealism”) 9 Contatti: Valerio Marini Via Tommaso Dal Molin 37 00012 Guidonia (RM) 3407405420 [email protected] 10