TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Sommario Editoriale Un autunno un po’ diverso Clima incandescente ed ancora punti interrogativi. Antonio Battista* Come ogni autunno il dibattito sulla Finanziaria tiene banco. Questa volta però c’è una differenza non di poco conto rispetto agli altri anni. Per decenni la manovra era fondamentalmente costituita dai cosiddetti tagli e il confronto, o meglio lo scontro, si incentrava su cosa e di quanto ridurre le assegnazioni precedenti. Oggi si discute a cosa e in che misura destinare le risorse maggiormente disponibili per effetto delle aumentate entrate per lo Stato degli ultimi mesi. Come era facile prevedere, da più parti sono pervenute al Governo richieste circa la destinazione di maggiori risorse finanziarie a quei settori i cui interessi si intende tutelare. Peraltro, molte delle suddette richieste sono fondate: come dare torto a chi si batte per l’innalzamento delle pensioni minime, a chi auspica sgravi fiscali per le imprese per favorire la competitività, a chi ritiene eccessiva la pressione fiscale per i lavoratori o a chi vuole potenziare i servizi pubblici che non soddisfano in tutto o in parte i bisogni dei cittadini? Ovviamente non si possono accontentare tutti, anche in considerazione degli impegni internazionali dell’Italia in campo economico e finanziario. Fatto sta che il clima istituzionale e politico è diventato incandescente tanto da mettere a serio rischio la tenuta del Governo Prodi. Le Regioni, dal canto loro, sono le Istituzioni che hanno mostrato la maggiore condivisione rispetto al disegno di legge finanziaria, apprezzando la disponibilità del Governo al confronto continuo, pur sollevando critiche anche severe, in particolare in tema di patto di stabilità interno. Per quanto riguarda la Sanità, viene richiesto un preciso impegno per sostenere il “Patto per la Salute” sottoscritto lo scorso anno, anche rivalutando il finanziamento programmato, non solo in base agli incrementi del PIL, ma anche per effetto dell’impegno assunto dal Governo di aumentare le assegnazioni alle Regioni di 2 miliardi. Restano aperte le questioni relative al ticket abolito nel 2007, ma che torna in vigore nel 2008, alla richiesta di almeno 2.5 miliardi per investimenti, alle risorse per la non autosufficienza e non ultima alla copertura degli oneri contrattuali. Il Ministro Turco si dichiara, in linea di massima, d’accordo, ma dovrà fare i conti col Ministro dell’Economia e con le aspettative degli altri suoi colleghi di governo. A complicare le cose è intervenuta la richiesta delle parti sociali di rivedere l’Accordo sul Welfare. Staremo a vedere come va a finire… * Direttore Scientifico Tholos Editrice s.r.l. -Via Ungaretti n.c. - Alberobello (Ba) tel.080.4323449 / fax 080.4327182 e-mail: [email protected] Certificazione di Qualità UNI EN ISO 9001:2000 - Certificato n° 7947 € Editoriale • Un autunno un po’ diverso A. Battista pag. 1 • Intervista al D.G., Guido Scoditti pag. 2 • Prevenzione e papillomavirus G. Grassi pag. 6 • Il Libro / Epidemiologia Manageriale S. Lorusso pag. 7 € Obiettivo: salute per tutti pag. 8 • Lo stato della popolazione pugliese S. Lorusso pag. 11 • Alcol ed incidenti stradali M. Giordano pag. 14 • Formazione dei futuri pediatri negli studi medici / R. Piazzolla pag. 16 • Farmaci antiblastici e Rischio Clinico C. Luisi, M. Lattarulo pag. 20 • Consiglio Regionale / Abolizione libretto di idoneità sanitaria pag. 26 • Il contributo del volontariato infermieristico nelle maxi emergenze R. Capotosto, ed altri pag. 34 • L’ospedale l’aereoporto L. Cosentino pag. 36 • Informazione scientifica del farmaco: il regolamento regionale pag. 38 • La Carta Europea dei diritti del Malato pag. 42 • La sicurezza alla guida nel trasporto professionale delle merci pag. 48 € Organizzazione aree tecniche pag. 52 • Sanità / Legge n.25/07 seconda variazione Bilancio di previsione 2007 pag. 58 • Il merito e il governo clinico R. Francavilla pag. 60 TuttoSanità Anno 115 5 ° n. 91 Reg. Trib. Bari 7 2007 - Settembre - ottobre 200 n. 1062 del 23-9-1991 Direttore Editoriale Mino Grassi Direttore Responsabile Enzo Lorusso Direttore Scientifico Antonio Battista Copertina e Grafica: CREATTIVA Editore THOLOS EDITRICE srl Stampa TIPOLITOGRAFIA RADIO Direzione, redazione e pubblicità Via UngarettiAlberobello - Tel. 080.4323449 - Fax 080.4327182 Sitoweb:www.tuttosanita.it e-mail:[email protected] e-mail:[email protected] Abbonamento annuo TuttoSanità: € 30,00 C.C.P. 16809709 intestato a: “Tholos Editrice s.r.l.” - Via Ungaretti Alberobello (Ba) La Direzione non si assume la responsabilità delle inserzioni pubblicitarie. Dati e notizie riportati su TuttoSanità possono essere ripresi citando la fonte. Chiuso in Tipografia il 29 Ottobre 2007 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 1 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Aziende Ospedale e territorio al centro della proposta di Piano della Salute Intervista al Direttore Generale dell’ASL BR, Guido Scoditti Stefania Lorusso D. Cosa prevede sinteticamente la proposta di Piano della Salute elaborata dalla ASL BR? R. La metodologia generale di pianificazione del Piano Regionale della Salute prevede che le Direzioni Aziendali definiscano sia la articolazione dei posti letto della rete ospedaliera sulla base delle indicazioni epidemiologiche fornite dalla Regione, sia la architettura dei servizi di assistenza primaria sul territorio, a partire dalle forme più semplici (es. studi dei Medici Medicina Generale), per poi passare a forme a complessità intermedia (es. Poliambulatori distrettuali) fino alle forme con maggiore strutturazione (es. associazioni complesse). Pertanto, lo sforzo prodotto dalla ASL di Brindisi ha inteso innanzitutto rispondere a questa duplice esigenza di pianificazione mediante le seguenti azioni: 1. articolare la rete ospedaliera in un modello coerente con la impostazione del Piano, cioè prevedendo ospedali di primo livello sedi di Pronto Soccorso attivo, quali Ceglie Messapica, Mesagne e San Pietro Vernotico (di questi due ultimi si è anche proposta la fusione in un unico P.O. previa disarticolazione dal P.O. di Brindisi), ospedali di livello intermedio sedi di DEU I livello, quali Francavilla Fontana (a presidio dell’area jonico-salentina) e OstuniFasano, fusi nel nuovo Ospedale “Brindisi nord” (a presidio dell’area nord della Provincia di Brindisi), un ospedale di riferimento sede di DEU II livello quale il P.O. “Perrino” di Brindisi. La proposta della ASL prevede, in particolare, il rafforzamento del Centro Grandi Ustionati e Chirurgia Plastica, la nasci- 2 ta di Cardiochirurgia, la conferma del Presidio riabilitativo di alta specialità di Ceglie Messapica; 2. definire e strutturare la rete di assistenza primaria sul territorio, indicando per ogni Distretto il livello di copertura assistenziale dei Medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta, delle loro forme associative semplici e complesse, la offerta di specialità ambulatoriali con le relative dotazioni tecnologiche, nonché i livelli di integrazione socio-sanitaria necessari alla presa in carico del Cittadino finalizzata alla attuazione dei percorsi assistenziali integrati, come ad esempio la assistenza domiciliare oppure il ricovero in strutture residenziali. Oltre a queste esigenze preliminari, la proposta di Piano della Salute della ASL Brindisi ha interessato altre aree assistenziali, quali la prevenzione, i ser- vizi sovra-distrettuali a tutela della salute mentale e delle dipendenze patologiche, la riabilitazione, la tutela della salute dei lavoratori in una area particolarmente a rischio come quella di Brindisi. Particolare attenzione è stata riservata alle aree tematiche prioritarie proposte dalla Regione Puglia, quali la differenza di genere (con la predisposizione di proposte specifiche per la salute della donna e del bambino), la tutela dei soggetti deboli (ad esempio con la elaborazione di progetti dedicati ai pazienti affetti da m. di Alzheimer), la funzionalità dei servizi (perseguita con la sperimentazione sulle Porte Uniche di Accesso), i rapporti tra operatori e servizi (attraverso lo sviluppo di tutte le esperienze volte ad assicurare informazione, accoglienza, tutela e partecipazione del cittadino/utente). .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. D. La ASL BR ha avviato nel mese di luglio una fase di consultazione con i cittadini che ha visto un incontro con il Comitato consultivo misto che raggruppa, com’è noto, le associazioni di volontariato. Successivamente la proposta del Piano della salute ASL è stata messa on line sul sito Internet dell’Azienda al fine di consentire a tutti i cittadini di fornire eventuali contributi e proposte. Cosa ne è venuto fuori? R. Nel luglio di quest’anno ho incontrato i rappresentanti del Comitato Consultivo Misto per presentare il Piano di Salute dell’ ASL BR, in cui l’Azienda ha illustrato i propri impegni e programmi, sottoponendoli all’attenzione delle varie Associazioni di Volontariato al fine di cogliere eventuali contributi e proposte. Il documento al momento è consultabile sul sito Internet dell’azienda ed ha lo scopo di consentire a tutti i cittadini e a tutti gli operatori la definizione di obiettivi e strategie condivise attraverso una partecipazione di ampio raggio. Tra gli impegni principali assunti dall’Azienda anche in risposta alle carenze sottolineate dal Comitato Consultivo Misto, sono previste alcune delle azioni descritte nel punto precedete, quali il potenziamento dei servizi territoriali e dell’assistenza domiciliare; progetti relativi alla realizzazione di apposite strutture residenziali per accogliere i pazienti effetti da Alzheimer, un “hospice” per i malati terminali ed un Centro per il “risveglio” dal coma vigile. L’Azienda è inoltre impegnata in un continuo percorso di formazione ed addestramento del personale sulle tematiche dell’accoglienza e dell’umanizzazione al fine di innalzare la qualità complessiva dei servizi per garantire un’assistenza sempre più efficace ed efficiente. Le Associazioni di Volontariato, dopo aver elogiato l’iniziativa della Regione Puglia in quanto fortemente coinvolgente e partecipativa nella definizione del Piano Regionale di Salute, hanno evidenziato a loro volta problematiche e bisogni ancora persistenti, tra cui in particolare programmi di prevenzione poco incisivi e la frammentazione dei servizi territoriali, da cui deriva una insufficiente risposta ai bisogni dell’assistenza domiciliare. Un ulteriore accento è stato posto sul tema dei lunghi tempi di attesa. Con queste criticità ci misuriamo continuamente, consapevoli che comunque alcuni passi avanti, anche notevoli (soprattutto a proposito dei tempi di attesa), sono stati compiuti negli ultimi due anni. D. Sempre in tema di diritti dei cittadini la ASL BR è andata avanti nella realizzazione del progetto regionale “Audit civico” con la collaborazione di Cittadinanza attiva -Tribunale del Malato. Sono stati raccolti ed elaborati diversi questionari e osservazioni relativi al funzionamento dei servizi ospedalieri. Com’è stata strutturata l’iniziativa e quali risultanze sono emerse? R. La ASL BR ha aderito al progetto regionale “Audit Civico” gestito da Cittadinanza attiva- Tribunale del Malato di Brindisi in stretta collaborazione con l’Ufficio Relazioni con il Pubblico e con le associazioni di volontariato: AISM, ACLI, ANTEAS, AUSER, L’Arca, Medici- na Democratica e Centro Studi “Don Luigi Sturzo”. Il progetto è nato dall’esigenza di sperimentare forme innovative di coinvolgimento dei cittadini nel riorientamento delle politiche per la salute per cui si è inteso, ai fini del monitoraggio, individuare le seguenti strutture ed unità operative: il P.O. “A.Perrino” di Brindisi con i relativi poliambulatori, i poliambulatori del Distretto Socio-Sanitario di Brindisi e il Servizio per le tossicodipendenze di Francavilla Fontana. Per la rilevazione dei dati, l’Audit Civico ha utilizzato come strumento di indagine dei questionari volti a monitorare la qualità dell’assistenza e delle cure, ponendo l’accento sul “punto di vista dei cittadini” al fine di verificare la rispondenza delle organizzazioni sanitarie al principio della “centralità” dell’individuo. L’analisi dei dati ha evidenziato criticità a livello di manutenzione della struttura con particolare riferimento ai servizi igienici per gli utenti e per i degenti, su cui l’Azienda si è comunque attivata per intervenire con gli opportuni correttivi il prima possibile. Da implementare sono, invece, i punti di distribuzione per bevande ed alimenti, (poichè l’unico bar esistente è ubicato al primo piano e non puo’ per- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 3 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. tanto far fronte alla fascia di utenza distribuita sui dieci piani dell’intera struttura) e gli spazi di aree di socializzazione e ricreazione destinate agli utenti. Da potenziare sono anche le informazioni che disciplinano e regolano le modalità di ingresso e di ricevimento, come le norme di comportamento a favore di utenti e familiari. Unanime è stato il giudizio positivo espresso riguardo l’organizzazione della Divisione di Pediatria in quanto lodevole è stata definita la gestione dei pazienti ( anche di quelli ad alta intensità di cura), essendo questo fornito di attrezzature tecnologiche all’avanguardia. Sarà premura di questa Azienda continuare ad ottimizzare le risorse umane e la comunicazione interna ed esterna, per promuovere la consapevolezza dei diritti e doveri dei cittadini e facilitare il loro accesso ai servizi sanitari: questa strategia ha l’ intento di coinvolgere e di rendere partecipi gli utenti affinché possano divenire i principali promotori di un continuo processo di miglioramento del funzionamento aziendale. D. Un’iniziativa interessante sul piano dell’assistenza domiciliare ha riguardato nei mesi scorsi il servizio di prelievo del sangue a domicilio nei casi in cui il cittadino è impossibilitato a recarsi presso le strutture della ASL, previa certificazione del medico di base. Il servizio è ancora attivo e che riscontri ha dato? R. Il servizio di prelievo del sangue a domicilio è regolarmente erogato in tutto il territorio aziendale nell’ambito delle prestazioni di assistenza domiciliare generale ed oncologica; esso continua ad avere un riscontro estremamente positivo, in quanto completa l’offerta assistenziale permettendo di risolvere problemi logistici non secondari quali il trasporto delle provette al Centro Prelievi di riferimento, la gestione delle procedure di prenotazione, accettazione e ritiro del referto di laboratorio. In un prossimo futuro, tale prestazione sarà associata ad altre prestazioni di 4 assistenza domiciliare attualmente non ancora contemplate, come il trasporto del paziente allettato dal domicilio per la esecuzione di indagini strumentali radiologiche, la visita domiciliare di specialisti richiesti dal Medico di Medicina Generale, l’utilizzo di tecnologie in “telemedicina” come la elettrocardiografia e la spirometria domiciliari, la gestione di terapie ad elevata complessità assistenziale che comportino anche più di un accesso infermieristico al giorno. Tutto questo, ed altro ancora, è previsto dal modello organizzativo del nuovo servizio di assistenza domiciliare contenuto nel disciplinare della gara, attualmente in corso di espletamento, al termine della quale la ASL Brindisi individuerà il “partner” privato con cui co-gestirà il servizio. D. Recentemente la ASL BR ha partecipato alla VII Conferenza interregionale italo-albanese svoltasi a Tirana che quest’anno ha trattato argomenti relativi alla emergenza urgenza in pediatria. Cosa ne è venuto fuori e cosa si prevede per il futuro per quel che riguarda la collaborazione con il Paese trans-frontaliero? R. La ASL Brindisi ha partecipato a diverse iniziative di cooperazione con l’Albania, in particolare nel settore della emergenza pediatrica. La delegazione della ASL, recatasi a Tirana e a Valona, ha potuto constatare le condizioni di estrema difficoltà in cui si dibatte la assistenza pediatrica albanese, condizionata anche dal pessimo livello delle infrastrutture che rende difficoltoso il trasferimento dei pazienti verso l’unico centro relativamente attrezzato per la rianimazione neonatale, che si trova a Tirana. In particolare, il sud dell’Albania soffre di grosse difficoltà strutturali ed infrastrutturali, oltre che di carenza dei supporti tecnologici necessari. Per questo motivo, la ASL Brindisi andrà incontro a tali difficoltà ad esempio mediante la donazione di incubatrici da trasporto all’Ospedale di Valona. Inoltre, saranno organizzati soggiorni di pediatri albanesi presso le nostre strutture, allo scopo di sviluppare la cooperazione, la formazione e l’aggiornamento continui. Infine, un punto di forza riscontrato in Albania é stata la grande determinazione degli operatori sanitari del luogo, molti dei quali si sono specializzati in Pediatria all’Università di Bari, e con i quali quindi il dialogo risulta ben avviato. .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Prevenzione Anche a Bari la campagna di prevenzione contro il papillomavirus L’iniziativa si incrocia con la proposta di legge in materia di trattamento del tumore dell’utero Gero Grassi * Il 18 settembre scorso è stata presentata la prima campagna d’informazione sulla prevenzione delle patologie da Papillomavirus umano promossa dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Il progetto “UNITI CONTRO IL PAPILLOMAVIRUS” è rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori di dieci città italiane tra cui anche la città di Bari. Il calendario degli appuntamenti prevede la presenza a Bari degli esperti della SIGO nei giorni 5-6-7 Dicembre 2007. Agiranno nei Licei “Flacco”, “Socrate”, “A. Scacchi”, “Fermi”, “Salvemini”, “G. de Nittis”- Istituto d’Arte “Pino Pascali”; ex Istituto e scuola magistrale “G. Bianchi Dottula”; Istituti Tecnici Commerciali “Calamandrei” – “Giulio Cesare” – “Guglielmo Marconi”. Il campione totale degli alunni a cui è rivolto questo progetto è di 5.000 studenti ripartiti in 72 licei e istituti superiori italiani. La scelta di rivolgere la proposta alle scuole deriva dalla constatazione che il virus è spesso trasmesso in età adolescenziale attraverso i primi rapporti sessuali, pertanto un intervento preventivo a partire dai 16 anni risulta significativo per evitare la contrazione delle malattie sessualmente trasmesse, in particolare i rischi derivanti dalla contrazione del papilloma virus e la protezione dai condilomi genitali che riguardano indistintamente ragazze e ragazzi. Il gruppo degli esperti che dall’8 Ottobre 2007 sarà presente nelle scuole italiane è composto da ginecologi della SIGO, con esperienza nel campo della pre- 6 venzione. Il progetto prevede una serie di incontri formativi dei ragazzi con i ginecologi.Al termine della lezione di formazione verrà somministrato un questionario per valutare il grado di comprensione sui temi trattati. Tale percorso formativo si pone come obiettivo la conoscenza di tutti i rischi che una non protetta attività sessuale può provocare e in particolare informa le ragazze e le donne sulla possibilità di prevenire il Papillomavirus con il vaccino che da Gennaio 2008 sarà obbligatorio per tutte le ragazze di dodici anni. Inoltre la conoscenza delle conseguenze che tale virus può arrecare, facilita la diagnosi precoce dell’infezione che ne deriva, consentendo di aggredire il tumore già nella fase della sua insorgenza con elevate possibilità di azzerarne il tasso di mortalità. A Gennaio 2007 è stata presentata la P.d.L. n. 2173 “Disposizioni in materia di trattamento del tumore dell’utero” che mi vede sottoscrittore insieme all’on. Bianchi e ad altri parlamentari. La proposta prevede l’obbligo della somministrazione del vaccino contro il Papillomavirus alla ragazze di dodici anni e propone di far rientrare tale vaccinazione nei L.E.A. (Livelli Minimi di Assistenza) in modo da uniformare l’applicazione delle norme di prevenzione in tutta Italia, visto che risulta che nelle regioni del Sud, solo il 30% delle donne beneficia di programmi pubblici di screening. La vaccinazione per le ragazze di 12 anni contro il Papillomavirus è stata già intrapresa da alcune Regioni Italiane ed entro il 1° Gennaio 2008 deve essere dif- fusa in tutte le Regioni italiane grazie ad un provvedimento del Ministro Turco. Nella giornata di presentazione del progetto “UNITI CONTRO IL PAPILLOMAVIRUS” si è voluto dare un forte segnale di attenzione alla prevenzione da parte del Governo Prodi in sinergia con il Ministero della Salute e il Ministero della Pubblica Istruzione che ha inserito questo progetto in un “Piano nazionale di benessere dello studente” che si attuerà nei prossimi mesi. La campagna informativa diventava necessaria per ridimensionare i dati in base ai quali si attribuisce al cancro al collo dell’utero la seconda causa di morte per tumore tra le giovani donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Le infezioni più gravi comportano ogni anno il contagio di 3.500 donne e la morte di 1.700, 5 decessi al giorno. La partecipazione a questo progetto di alcune scuole medie superiori di Bari è finalizzata a fare in modo che questa sperimentazione possa diventare un solido punto di riferimento per le giovani donne e uomini molto spesso in pericolo per assenza di conoscenza indipendentemente dalla propria collocazione geografica. Avendo partecipato, quale relatore, alla giornata di presentazione del progetto “Uniti contro il Papillomavirus”, ritengo di poter affermare che l’attenzione che da tempo il Ministero della Salute sta dedicando alla prevenzione delle varie malattie raggiunge obiettivi concreti. * Deputato Ulivo - Responsabile Nazionale Sanità Margherita .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Pubblicazioni L’epidemiologia manageriale, una disciplina che intercetta i reali bisogni di salute della popolazione Stefania Lorusso I bisogni di natura sanitaria da soddisfare sono gli input al Servizio sanitario che provengono dalla popolazione di riferimento. Lo stesso Servizio sanitario provvede a selezionarli e a mettere a punto una risposta adeguata, sul piano diagnostico, terapeutico e preventivo, in modo da soddisfarli in modo efficace, efficiente, equo e socialmente compatibile. Esso, infine, valuta i relativi effetti dal punto di vista medico e del paziente e si basa su questa valutazione per calibrare in maniera più mirata gli interventi successivi. È questo il concetto sui cui ruota il manuale realizzato da Antonio Battista, dirigente sanitario dell'Ares Puglia, e da Giovanni Misciagna, Direttore del Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell'IRCCS "S. De Bellis"di Castellana Grotte, incentrato sul tema "Introduzione alla Epidemiologia manageriale", edito dalla Tholos Editrice di Alberobello. Il lavoro si rivolge ai dirigenti/manager dei servizi sanitari e in generale ai professionisti, medici e non, che devono prendere decisioni nelle organizzazioni sanitarie e vogliono supportarle con un'informazione adeguata. Quindi al centro dell'attenzione degli autori l'epidemiologia dei servizi sanitari; gli effetti di questi ultimi sulla popolazione che devono servire e che giustifica la loro esistenza. Il manuale, quindi, analizza in dettaglio le metodologie attraverso le quali l'uso della epidemiologia sanitaria consente di individuare i bisogni di salute della popolazione; di valutare l'efficacia degli interventi diagnostici, terapeutici e preventivi conseguentemente posti in essere; di fare valutazioni di outcome, con gli strumenti per la valutazione degli inter- venti del servizio, sia dal punto di vista del medico che di quello del paziente. L'appendice riporta alcune indicazioni su come realizzare un Laboratorio di Epidemiologia manageriale, di ASL o di presidio ospedaliero. Il lavoro di Battista e Misciagna va ad affiancare (quasi in termini complementari) gli altri manuali esistenti che, però, trattano la epidemiologia dal punto di vista classico: individuare i determinanti della storia naturale delle malattie, concentrata su alcune tipologie più diffuse (cardiovascolari, neoplastiche, neurologiche) e su quelle di esposizione (agenti infettivi, comportamenti, tossici ambientali ed occupazionali). Un ulteriore utile contributo, quindi, a beneficio dei manager che intendono modulare i servizi sanitari sulla popolazione di riferimento, avvalendosi delle indispensabili informazioni epidemiologiche, per intercettarne i reali bisogni di salute. Concetto quest'ultimo più volte sottolineato nel corso della presentazione ufficiale del testo che ha avuto luogo a Bari 12 ottobre scorso. Hanno partecipato, oltre agli autori, l'Assessore regionale alle politiche della salute, Alberto Tedesco, il Commissario straordinario dell'ASL BA, Lea Cosentino e gli Ordinari di igiene dell'Università di Bari, Salvatore Barbuti e Giovanni Rizzo. n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 7 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Politiche internazionali “Salute per tutti, un obiettivo possibile” Un’importante assise voluta dal Forum Difesa Salute e dal People Health Movement “Salute per tutti, un obiettivo possibile” è il tema di un convegno svoltosi recentemente a Bari, voluto fortemente dal dr. Edoardo Bai, del Forum Difesa Salute, e dal dr. Sunil Deepak, del PHM (People Health Movement) per esaminare in maniera organica il tema del diritto alla salute, perseguibile solo attraverso approcci complementari fra loro, quali la formulazione di politiche sanitarie, l'implementazione di programmi sulla salute sviluppati dalla Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS), o l'adozione di specifici strumenti legali. L’evento organizzato dal Forum della Salute di Milano e dal People Health Movement, ha visto il patrocinio dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale e dell’Ares, l’Agenzia Sanitaria della Regione Puglia e la partecipazione di 8 ONG (Organizzazioni non governative). Il Forum Sociale Mondiale e il PHM hanno recentemente stretto un patto d’azione, che ha permesso la realizzazione del forum mondiale di Nairobi, nel corso del quale la Salute è stata al centro del dibattito; si è trattato di una tappa della campagna mondiale su “I diritti umani e Salute” che il PHM ha lanciato nel 2005. La campagna si basa sull’assunto che il diritto alla Salute è un diritto umano fondamentale, e che gli Stati hanno il dovere di assicurare il più alto standard di cure possibili, in accordo con la carta dell’ONU dei diritti umani e con il Commento Generale 14 che ne declina il significato nel campo della salute. Si tratta quindi, di verificare e denunciare le violazioni dei diritti umani nel campo della Salute, che non comprendono, soltanto il diritto alle cure, ma anche il diritto ai cosiddetti determinanti della salute, quali la casa , il lavoro, un ambiente 8 L’importante convegno tenutosi di recente a Bari ha gettato le basi per l’istituzione dell’Osservatorio Permanente sulla violazione dei diritti umani nel campo della Salute. sano, la pace, ecc. Il dr. Roberto Polillo, della Segreteria del Ministero della Salute, ha affrontato il tema molto delicato delle diseguaglianze nel campo della Salute. Le diseguaglanze sono sia fra un paese e l’altro, che fra una regione e l’altra dello stesso paese; un indice significativo è la speranza di vita, che varia da un minimo di 34 anni nella Sierra Leone ad un massimo di 81,9 anni in Giappone. In Italia, le differenze sono ovviamente minori, ma ugualmente significative; ad esempio fra Emilia Romagna e Campania, esiste una differenza di tre anni per gli uomini e due per le donne. Nel centro nord la mortalità infantile è al 5,7 per mille, al sud l’8,7. Alcuni studi, come quello di Torino (G. Costa) dimostrano che la speranza di vita è influenzata dal lavoro (i disoccupati vivono meno a lungo), dal titolo di studio, dal livello di benessere. Vi sono diverse teorie sulla interpretazione del rapporto fra determinanti e Salute, come la teoria del ‘corso di vita’ e quella neo-materialista. Il dibattito sulla Salute e i suoi determinanti può essere fatto risalire alla riforma sanitaria del ‘78 e ai movimenti che la precedettero, e cioè al movimento del ‘68, con le grandi questioni della salute in fabbrica, ad opera di Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica, e all’opera di Basaglia nel campo della malattia mentale. Sul piano istituzionale va notato come, il piano triennale 1998-2000, che si poneva l’obiettivo di combattere le diseguaglianze attraverso il raggiungimento di precisi obiettivi di tipo quantitativo, i successivi piani, cambiano approccio, considerando le diseguaglianze come condizione limitata a gruppi svantaggiati, come gli immigrati o gli emarginati. Negli altri paesi europei si è scelto un approccio multisettoriale, in considerazione della genesi multifattoriale delle diseguaglianze; il nostro paese si differenzia per la mancanza di tali politiche di intervento. Occorrerà quindi contrarre un nuovo patto per la salute, verso un unico grande obiettivo: ridefinire modi e forme del sistema, perché esso sia finalmente orientato verso i bisogni e le esigenze dei cittadini. Analogamente, dovrà essere sottoscritto un patto strategico nazionale contro le diseguaglianze. Il dr. Sunil Deepack, PHM, rappresenta un esempio di democrazia partecipativa mondiale, che vuole dialogare con le istituzioni mondiali e nazionali, per far valere il punto di vista dei più deboli. Il suo interlocutore privilegiato è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.). La ineguaglianza, la povertà, lo sfruttamento, la violenza e l’ingiustizia sono le radici della mancanza di Salute della gente povera ed emarginata. La campagna sui diritti umani, chiede di promuovere politiche sanitarie contro le diseguaglianze e di realizzare il diritto alla salute. Quando viene individuata una violazione si attuano le seguenti strategie: - naming and shaming (nominare e vergognare), campagne di sensibilizzazione, .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. raccolta firme, lettere di protesta; - fissare benchmark, ovvero identificare indicatori di attività, valutare l’impatto e infine ricorrere ai tribunali Deepak ha elencato alcuni esempi di azioni portate avanti dal PHM: - Nel Sudafrica il trattamento con Nevirapine per l’HIV era disponibile solo in due centri di ricerca. Un tribunale ha stabilito l’obbligo dello Stato di rendere disponibile il trattamento a chiunque ne avesse bisogno. - Causa contro il governo di Ungheria: una donna nomade, nel corso di un parto cesareo con feto morto, è stata sterilizzata. Il tribunale ha obbligato il pagamento dei danni perché alla donna era stato fatto firmare il consenso informato, in una lingua a lei incomprensibile. - Causa contro il governo del Brasile: la Commissione Interamericana ha dato ragione agli indigeni Yanomami, il cui ecosistema poteva essere danneggiato dalla costruzione di una autostrada. Il governo del Brasile è stato obbligato a provvedere a spazi alternativi e a misure protettive. Purtroppo, anche dopo giudizi positivi, non sempre le sentenze vengono applicate; per questo motivo il PHM è interessato alla realizzazione di un osservatorio permanente. Il dr. Domenico Martinelli, dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia, ha fatto un excursus della legislazione italiana, riguardante i diritti umani dei migranti. Gli stranieri che entrano, a qualsiasi titolo, in Italia, hanno diritto all’assistenza sanitaria; essi sono divisi in tre categorie: - Quelli iscritti al SSN - Quelli non iscritti al SSN - Quelli che entrano in Italia per motivi di cura. Chi soggiorna in Italia per motivi di lavoro, o chi ha chiesto asilo politico o umanitario, oltre a chi è in attesa di certificato di cittadinanza, ha diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN. Chi è in Italia per motivi di studio, le badanti, il personale religioso, può iscriversi al SSN, volontariamente. Ovviamen- te, la stipula della convenzione comporta il pagamento di una polizza assicurativa. A chi non è iscritto al SSN, vengono garantite le cure di urgenza (ossia quelle prestazioni che non possono essere differite, senza pericolo di vita o danno permanente alla salute) e quelle prestazioni del SSN, previo pagamento delle relative tariffe. A coloro che non sono in regola col permesso di soggiorno vengono assicurate le cure urgenti o comunque essenziali e gli interventi di medicina preventiva a tutela della salute pubblica. Le prestazioni sanitarie erogate ad un clandestino, non comportano alcun obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria. La Regione Puglia ha messo a punto un piano degli interventi in favore degli immigrati, che prevede lo stanziamento di 500.000 euro. Il piano prevede aiuti per l’apprendimento della lingua italiana (22.000 euro), interventi per insediamenti abitativi (75.000 euro), contributi per diritto allo studio, inserimento al lavoro, iniziative culturali, attività economiche (50.000 euro) e progetti di prima accoglienza per lavoratori agricoli e stagionali (300.000 euro). Il dr. Giulio Cristoffanini, Emergency, ha presentato il “Progetto Palermo” che nasce dalla volontà di portare assistenza a chi approda sulle nostre coste; è stato stipulato un protocollo di intesa con il Direttore Generale dell’Azienda USL n.6 di Palermo per la realizzazione di un poliambulatorio rivolto agli stranieri residenti, ma anche a chi, straniero o meno, si trovi in condizioni svantaggiat. Il poliambulatorio opera autonomamente, ma in piena collaborazione con la AUSL, ed ha disponibilità del ricettario regionale per prescrivere farmaci ed accertamenti sanitari. Il progetto funziona molto bene, ed eroga già migliaia di prestazioni, a stranieri e a italiani. Per gli stranieri, i gruppi che si sono rivolti al centro provengono, soprattutto, dalla Romania, Sudan, Tunisia, Capo Verde, Ghana e Marocco. Inoltre il dr. Cristoffanini, ha presentato l’esperienza in Sudan, dove è stato di recente inaugurato un moderno centro di cardiochirurgia. Il Centro è costato molto, ma Emergency ritiene che, anche popolazioni sfavorite, come quelle centroafricane, abbiano diritto a cure di livello di eccellenza. Il dr. Andrea Micheli, Forum Difesa Salute, ha presentato i grafici sull’aspettativa di vita in Europa e in Italia; mostrando le enormi differenze fra gli Stati dell’Europa dell’Est e quelli del Settore Occidentale. L’aspettativa di vita varia in parallelo con il PIL: gli Stati con PIL più basso, hanno un’aspettativa di vita inferiore di circa cinque anni, rispetto agli Stati con PIL più elevato. In Italia esistono differenze fra nord e sud; mediamente, l’aspettativa di vita al sud, è minore di un anno rispetto al nord. Nel tempo, l’aspettativa di vita è cresciuta ovunque, ma il gap fra nord e sud è rimasto invariato. Giancarlo Brunetti, Nursing in Movimento, ha presentato la problematica legata al lavoro precario fra gli infermieri. In Italia esiste da tempo, una grave carenza di infermieri, che impedisce il raggiungimento degli obiettivi del Piano Sanitario. Si è creato, perciò, un flusso di manodopera proveniente dall’Europa (soprattutto la parte estranea alla Unione Europea) e in parte minore dall’Asia, Africa, Sudamerica. Il reclutamento di questi infermieri avviene tramite agenzie interinali o cooperative, e costituisce un bussines di 300 milioni di euro all’anno. Dal momento che questa mano d’opera spesso non è regolare, né regolarizzabile, si è costituito una sorta di caporalato che sfrutta i processi di esternalizzazione, gli appalti, le prestazioni a gettone. In definitiva, si è creata una schiera di infermieri precari, sfruttati dalle pubbliche istituzioni, ignorata dalle associazioni professionali. L’obiettivo dell’associazione nursing in movimento, è quello di raccogliere testimonianze e combattere il fenomeno del caporalato; per questo motivo si è aderito alla campagna del PHM. Il dr. Pietro Palau Giovanetti, Avvo- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 9 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. cati senza Frontiere, ha presentato il documento denominato “Commento Generale 14”; tale documento è sottoscritto da più di 150 Nazioni, fra cui l’Italia e stabilisce il diritto universale di godere del massimo standard di salute che possa essere raggiunto. “L’osservatorio su diritti umani e salute” che viene proposto, costituisce un obbligo degli Stati firmatari. La dr.ssa Maria Ruccia, Rete Città Sane Regione Puglia, ha presentato il programma Healthy Cities - Città Sane, promosso dall’OMS nel 1985, con l’intento di trasferire le strategie Salute per tutti a livello locale. Il programma si realizza attraverso un network di città, tale finalità permette, così, all’OMS di produrre linee guida innovative e strategie per il miglioramento della Salute adatte ad un contesto europeo in costante evoluzione. Inoltre l’OMS, con tale programma, fissa una delle strategie cardine per la Città Sana: l’indispensabilità dell’azione per l’equità. Appare chiaro che bisogna lavorare per impegnare sia i gruppi che rappresentano i portatori di bisogni, sia gli addetti del settore e coloro che prendono le decisioni, nello sforzo di modificare l’attuale stato dei fatti. La campagna deve fungere da elemento catalizzatore per rafforzare l’unità dei gruppi che attualmente si riferiscono al PHM e per coinvolgere altri partners e reti. L’appello è che tale processo inizi il più presto possibile nel maggior numero di paesi. I lavori sono stati coordinati dal prof. Michele Quarto, Ordinario d’Igiene presso l’Università degli Studi di Bari e dal dr. Antonio Battista, direttore dell’Area di programmazione sanitaria dell’A.R. e S. Hanno partecipato ai lavori il prof. Antonio Quaranta, Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Bari, la prof.ssa Susi Mazzei, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bari e la dott.ssa Cristina Cattafesta, dell’Organizzazione umanitaria “Un ponte per Baghdad”. Alla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo il dottor Florio attiva un centro di riferimento per la cura delle ernie discali Una tecnica innovativa, la nucleoplastica, permette oggi la cura delle ernie discali non espulse con numerosi vantaggi per il paziente. La nucleoplastica è una metodica mininvasiva per la decompressione discale, indicata per il trattamento delle ernie discali sintomatiche e non espulse. Il principio fisico sul quale si basa questa tecnica è quello del sistema idraulico chiuso: un disco intervertebrale con anulus intatto (ossia con ernia non-espulsa, condizione necessaria per eseguire la procedura) è paragonabile ad un sistema idraulico chiuso in cui anche una piccola rimozione di materiale genera un elevato decremento della pressione idraulica interna. Tramite un filo conduttore, introdotto per via percutanea nel nucleo polposo, viene indotto all’interno del disco un campo di radiofrequenza a bassa temperatura (70 gradi) che rompe i legami delle molecole di collagene con le quali viene a contatto, generando gas ionizzati che fuoriescono dall’ago utilizzato per penetrare nel disco. Ruotando la sonda per sei volte vengono creati sei canali che di fatto generano un vuoto all’interno del disco riducendo in questo modo la pressione intradiscale. «Questa innovativa procedura – ha spiegato il dottor Florio – rappresenta un passo in avanti per la cura delle ernie discali non espulse e dunque non ancora indicate per l’intervento di chirurgia tradizionale. La nucleoplastica è pertanto una tecnica che si affianca all’intervento di chirurgia classico, aumentando le opportunità di cura per pazienti affetti da questa debilitante patologia.». La nucleoplastica consente di trattare le ernie discali contenute con buoni risultati clinici a distanza (scomparsa o riduzione della sintomatologia dolorosa). È una metodica di semplice attuazione e sicura, permette un rapido recupero del paziente, purché vengano rispettate le indicazioni. L’unità operativa di radiologia interventistica di San Giovanni Rotondo (FG), di cui è direttore il dottor Florio, è luogo di eccellenza per la regione Puglia: sia per l’attività di diagnostica vascolare ed extravascolare, ma soprattutto per l’interventistica vascolare arteriosa (angioplastica, embolizzazioni, trombolisi, chemioterapia locoregionale intrarteriosa, chemioembolizzazioni), per l’interventistica vascolare venosa (angioplastica, scleroembolizzazioni del varicocele,) e per l’interventistica extravascolare (vertebroplastica, cifoplastica con palloncino, drenaggio ascessi, biopsie, ipertermia a radiofrequenza). 10 .......................................................................................................................................... n. 91 A.C. Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Epidemiologia Lo stato di salute della popolazione pugliese Cosa emerge dal Rapporto 2006 dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale Stefania Lorusso Ricoveri ospedalieri in calo, mobilità sanitaria passiva in aumento, patologie cardiovascolari e tumorali maggiori cause di decesso, tasso di abortività superiore rispetto alla media nazionale. Sono questi in estrema sintesi i dati epidemiologici salienti che emergono dal Rapporto 2006 sullo stato di salute della popolazione pugliese, redatto dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale. Emerge un quadro d’assieme che evidenzia una tendenza all’allineamento con il resto del Paese e, in particolare, del Centro-Nord: un aumento degli indici di vecchiaia e una lievitazione dell’età media. Quindi più anziani e meno popolazione attiva. Le aree che presentano la mortalità più elevata risultano la provincia di Foggia, il Nord barese e quella della BAT, fermo rimanendo, comunque, che il tasso medio rimane stabilmente inferiore a quello nazionale. Ospedalizzazione I dati evidenziano una progressiva riduzione del numero dei ricoveri annuali. Dal 2001 al 2005 il dato assoluto è passato da 930.467 (incluso i day hospital) a 818.988. In termini percentuali il calo è stato del 16,5% per quelli in regime ordinario, mentre sono cresciuti quelli di DH dell’8,2 (da 159.223 del 2001 al 172.234 del 2005). Le cause maggiori dei ricoveri sono rappresentate dalle patologie dell’apparato cardiovascolare (con un aumento dei ricoveri per infarto e una riduzione della relativa mortalità), dell’apparato digerente e di quello respiratorio. I ricoveri in mobilità passiva sono aumentati del 18,7%, sempre tra il 2001 e il 2005, con un incremento medio annuo del 3,5%. Riduzione significativa, invece, dei ricoveri inappropriati. Un dato anomalo è risultato quello dell’infezione da papilloma virus ( il 68 per cento delle donne risulta positivo alla ricerca) ” ma il problema - ha detto la prof.ssa Cinzia Germinario dell’OER - va studiato ed approfondito adeguatamente”. Aborto Il trend risulta in calo in quasi tutte le province pugliesi, anche se il tasso medio di abortività risulta superiore a quello nazionale (che è di 2,5% ogni 1000 donne). Le province con l’indice più alto sono quelle di Bari e Foggia. Le classi di età che fanno registrare il tasso di abortività più alto sono quelle comprese tra 20 e 34 anni, con un età media di 30,5 anni. Il 48% delle donne che ricorrono alla pratica dell’IVG sono coniugate. La percentuale di tagli cesarei risulta una delle più alte in Italia: 45,6%. Stili di vita Il livello di sedentarietà registrato risulta più elevato rispetto alla media nazionale: il 52,6% della popolazione non ha mai fatto attività fisica e solo il 15,9% la svolge in maniera continuativa. Per quel che riguarda il fumo, la Puglia fa registrare una percentuale del 19,1% più bassa rispetto alle media nazionale (22%). La media è di 13,3 sigarette fumate giornalmente. Infine l’obesità e l’alcool. Anche la prima risulta in crescita anche se l’Italia presenta il livello più basso in Europa per quel che riguarda gli adulti. La prevalenza dell’obesità nei pugliesi di età superiore a 18 anni risulta dell’11,5%, a fronte del dato nazionale del 9,8&, di quello meridionale (11,6%) e insulare (11,1 %). Il consumo di alcool in Puglia risulta inferiore rispetto alla media nazionale, ad eccezione dell’amaro e della birra. Il rapporto si pone, pertanto, come uno strumento fondamentale per le attività di pianificazione delle politiche socio-sanitarie e come il punto di partenza per orientare le decisioni a livello istituzionale che sempre più devono essere basate sull’evidenza e sulla conoscenza dei bisogni di salute dei cittadini, senza perdere di vista parametri di efficacia ed efficienza. Nel coniugare il rigore dell’analisi scientifica dei dati epidemiologici alla linearità di una comunicazione che si rivolge a un pubblico necessariamente più vasto di quello degli operatori sanitari, la Relazione sullo Stato di Salute può aiutare in modo fondamentale il processo di promozione della salute dei cittadini pugliesi. Grafico 1. Distribuzione dei ricoveri effettuati nelle strutture extraregionali dei residenti nella regione Puglia, per regime di ricovero n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 11 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Prevenzione Come contenere gli incidenti stradali causati da abuso di alcol? Un opportuno intervento di prevenzione condotto dal Dipartimento dipendenze patologiche di Manfredonia Matteo Giordano * All’interno della campagna di prevenzione dell’abuso di alcol nei luoghi di aggregazione giovanile promossa dal Dipartimento delle Dipendenze Patologiche della ASL provinciale di Foggia, il Sert di Manfredonia ha effettuato nell’estate del 2007 un intervento presso i locali notturni della zona, con il patrocinio dei Comuni di Manfredonia, Mattinata, Monte S. Angelo e della Provincia di Foggia. Attraverso la sensibilizzazione dei giovani frequentatori dei locali sui rischi insiti nel binomio alcol / guida di veicoli (percepibile come rischio reale e immediato in quel dato contesto) è stato anche possibile veicolare informazioni generali relative ai rischi alcol-correlati. Per effettuare gli interventi sono stati scelti 4 giovani tra i 20 e 27 anni, 2 di sesso maschile e 2 di sesso femminile, segnalati da parte della Cooperativa sociale “L’Alternativa” che da anni collabora con il Dipartimento per attività di ricerca e di prevenzione in campo alcologico; il coordinamento sul campo è stato affidato alla dott.ssa Daniela Potenza, psicologa volontaria presso il SerT. L’età degli operatori è stata una scelta precisa al fine di favorire l’identificazione da parte dei giovani fruitori dell’iniziativa con soggetti che fossero percepiti come pari e non già come appartenenti al mondo degli adulti. Ai tre operatori laureati in psicologia è stato chiesto di evitare qualsiasi atteggiamento di tipo “professionale”, controproducente in un intervento del genere. Anche l’abbigliamento è stato curato, nel senso che gli operatori hanno indossato gli abiti che normalmente utilizzano quando frequentano locali notturni, favorendo ancor più lo stabilirsi di quel clima relazionale che ci eravamo proposti di creare, non giudicante né moralistico. I contatti sono avvenuti solo su richiesta da parte dei giovani che passavano davanti alla postazione, situata in posizione strategica all’interno o all’esterno del locale; gli operatori hanno avuto il mandato di non invitare nessuno ad accostarsi alla postazione, anche per valutare il reale grado di interesse dell’iniziativa. La preparazione dell’intervento, avvenuta nei mesi precedenti (Aprile-Giugno) e coordinata dalla dott.ssa Maria De Finis, psicologa dell’U.O. di prevenzione del SerT, si è articolata in cinque momenti: 1) Corso di formazione per gli operatori che ha previsto tre incontri nei quali sono state affrontate le seguenti tematiche: “Uso e abuso di alcol”, “Atteggiamenti degli operatori”, “Alcol e guida sicura”; 2) mappatura dei posti più frequentati dai giovani nell’ambito del territorio dell’ ex ASL Fg/2 e dei principali eventi estivi che presumibilmente avrebbero attratto la fascia giovanile della popolazione; 3) contatti con le amministrazioni locali; 4) contatti con i gestori ed i dj dei locali notturni presso i quali si sono svolti gli interventi con la finalità di concordare: la sede migliore dove istallare la postazione, i messaggi da inviare da parte dei dj durante le serate, le modalità più adeguate per pubblicizzare l’iniziativa; 5) preparazione del materiale informativo da utilizzare. Gli interventi sono stati effettuati nel periodo compreso tra il 7 Luglio e il 25 Agosto 2007 presso: discoteca “Le Gardén”; discoteca “Decò”; lido S. Matteo, “Panta Rei”, lido “Baia Santa Monica”; Festa dell’Unità a Manfredonia, concerto dei “Folkabbestia”; rassegna canora “Torre dei Giganti” a Monte S. Angelo, per un totale di 17 postazioni allestite. I materiali informativi ed i supporti scelti per veicolare e sostenere il messaggio sono stati: - un computer portatile nel quale era stato installato un programma per il cal- colo del tasso alcolico; - un volantino dallo stile semplice ed immediato, mutuato dal gergo giovanile, con lo slogan “Prendi il bere per il verso giusto!”, sintesi efficace del messaggio che si intendeva lanciare, contenente consigli per non correre rischi e informazioni sul limite legale della concentrazione di alcol nel sangue per poter guidare e sulle corrispettive unità alcoliche necessarie per raggiungerlo; - un opuscolo dal titolo “Saperne di più per bere di meno” contenente informazioni più dettagliate sull’alcol riguardanti le sue caratteristiche, i luoghi comuni ad esso associati, gli effetti, i danni che provoca e le sanzioni previste dal Codice della Strada; - un regolo per il calcolo del tasso alcolico riferito alle quantità di alcol assunto, al peso ed al sesso. Oltre alla distribuzione di materiale informativo è stata offerta la possibilità a chiunque lo desiderasse di sottoporsi, con finalità esclusivamente preventive, ad un test (del tipo a “palloncino”) per l’accertamento del tasso alcolico nel sangue. L’effettuazione del test è stata assolutamente volontaria, anonima, immediata e gratuita. Risultati I test per la determinazione dell’alcolemia sono stati effettuati su un totale di circa 1100 soggetti. I volantini distribuiti sono stati 300; gli opuscoli 160; i regoli 25. Il programma computerizzato è stato utilizzato da 20 soggetti. Il numero totale di contatti è stato pari a circa 1500. Poiché si è deciso di fondare gli interventi principalmente sulla relazione informale con il target, non sono state effettuate altre rilevazioni di dati rispetto all’utenza, che avrebbero potuto rendere meno fluido il contatto. Le riflessioni riportate in seguito, pertanto, sono frutto di osservazioni da par- 14 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. te degli operatori. È stato riscontrato un grande interesse da parte dei giovani che hanno accolto favorevolmente l’iniziativa. Tutti si sono infatti avvicinati spontaneamente alla postazione allestita, alcuni mossi da curiosità, altri su invito dei dj delle discoteche. Si è trattato prevalentemente di giovani maschi (75% circa) di età compresa tra i 20 ed i 25 anni. La fascia oraria nella quale si è verificata la maggiore affluenza è stata tra le 04.30 e 06.00 del mattino, in corrispondenza alle uscite dalle discoteche. La possibilità di effettuare controlli volontari e gratuiti del tasso di alcolemia ha ottenuto una notevole partecipazione da parte dei frequentatori delle discoteche, che hanno visto in questa offerta una opportunità per "conoscere" il proprio grado di alcolemia e per poter di conseguenza regolarsi circa i vari aspetti riguardanti la guida di un autoveicolo (sicurezza della conduzione del veicolo, rischi di ritiro della patente, ecc.). Il 90% circa di coloro che hanno effettuato il test, di sesso maschile e di età non superiore ai 25 anni, dichiarava che al termine della serata si sarebbe messo alla guida dell’auto. Nella grande maggioranza dei casi è stato rilevato un tasso di alcolemia superiore al limite legale dello 0.5%. In una piccola percentuale il test ha avuto esito positivo, rilevando però un livello di alcolemia inferiore al limite legale dello 0,5%. I test hanno dato esito negativo in pochissimi casi. Il test inoltre ha permesso ai giovani di rapportare l’esito dello stesso al proprio consumo di alcool, fornendo un’ indicazione – anche se sommaria - sui i livelli di assunzione di alcolici accettabili e consentiti. È stato rilevato, infatti, che se la conoscenza del limite legale rappresenta un’informazione abbastanza diffusa, non altrettanto si può affermare circa la quantità di alcol necessaria per superarlo. In ogni caso si sono rivelate infondate le previsioni di diffusi rifiuti all’effettuazione del test, forse anche per lo stile ed il linguaggio adottati per la campagna, non valutativi e non moralistici ma vicini ai valori di coloro che frequentano le discoteche per ricerca di evasione, divertimento, ecc. Lo slogan stesso dell’iniziativa sintetizzava l’intento del progetto di promuovere in senso positivo stili di vita sani, evitando di trasmettere messaggi “terroristici” o divieti. Tale impostazione va incontro anche alle esigenze dei locali di dover dare un’immagine positiva del mondo del divertimento notturno, per cercare di rompere la rappresentazione sociale della discoteca come luogo di consumo di droghe, luogo dello “sballo”, luogo pericoloso ed è altresì compatibile con il punto di vista imprenditoriale dei gestori, che è risultato essere un elemento imprescindibile. Fondamentale è stato il rapporto con i gestori per il buon esito della campagna di prevenzione, soprattutto in termini di numero di contatti. Gli stessi, infatti, sono stati più numerosi nella discoteche in cui i gestori, sensibili ai temi della prevenzione ancor prima che il Ser.T. li contattasse , si sono mostrati più disponibili, offrendo una maggiore collaborazione in termini di materiali messi a disposizione per l’allestimento della postazione e di inviti rivolti ai ragazzi, tramite i vocalist , a sottoporsi alla prova del palloncino. Continuando a prendere in esame il numero di contatti, è stata riscontrata una notevole differenza a favore delle discoteche rispetto alle altre manifestazioni durante le quali sono state allestite le postazioni. È possibile attribuire tale differenza alla concomitanza di più fattori, tra cui non è ininfluente il fatto che le discoteche in cui hanno avuto sede gli interventi erano tutte collocate ad una distanza dai centri abitati tale da rendere necessario l’uso dell’ automobile. Il materiale informativo cartaceo non è risultato così “appetibile” come il controllo dell’alcolemia con i test , anche per la difficoltà pratica di conservarlo da parte dei frequentatori delle discoteche e dei locali; più attenzione è stata dedicata ai manifesti affissi dietro la postazione, che riportavano in dimensioni maggiori i brevi messaggi dei volantini. Altro elemento importante è risultato il luogo dove veniva allestita la postazione (tavolino e manifesti) : quando è stato possibile situarla all’interno della discoteca i contatti sono stati più numerosi. Conclusioni La valutazione dell’efficacia di questo intervento presenta non poche difficoltà, come sempre succede quando si deve sottoporre a verifica una attività di tipo preventivo. Senza alcuna velleità di trarre conclusioni definitive, tuttavia ci sembra utile definire alcuni spunti interessanti e suscettibili di approfondimento. 1- L’attività preventiva ha permesso di “fare rete “ con alcuni gestori di locali notturni, oltre che con le amministrazioni locali, creando le premesse per un lavoro comune che si svilupperà nei prossimi mesi. Forse i gestori dei luoghi del divertimento sono molto più sensibili di quanto si creda comunemente. 2- Ben 1500 giovani consumatori hanno ricevuto informazioni corrette sui rischi alcol-correlati e 1100 hanno potuto rendersi conto in maniera non astratta ma tangibile del loro grado di intossicazione alcolica rapportandolo immediatamente alla quantità di alcol consumato in quella occasione. 3- La stampa ha dato ampio risalto all’iniziativa, anche per le sue caratteristiche insolite nel nostro territorio, moltiplicando l’attenzione per i rischi alcolcorrelati. In maniera informale abbiamo ricevuto il plauso da parte di tanti genitori che hanno ora focalizzato le loro preoccupazioni (e quindi il loro interesse) non solo sull’uso di droghe ma anche su quello dell’ alcol da parte dei loro figli, rischio percepito come più concreto e reale. Ci aspettiamo, quindi, una maggiore partecipazione dei genitori alle iniziative informative che stiamo attuando negli istituti scolastici per la prevenzione dei rischi alcol-correlati. 4- Stiamo individuando strumenti e modalità di approccio diversi per i consumatori dei locali cittadini, visto che l’argomento alcol/guida pericolosa suscita molto interesse nelle discoteche e locali raggiungibili solo in auto, meno in quelli posti nelle cinte urbane. Inoltre i gestori dei locali deputati quasi esclusivamente al consumo di alcolici (pub etc), sono in generale meno sensibili alle tematiche della prevenzione e le stesse dimensioni dei locali , spessissimo di pochi metri quadrati, rendono impossibile l’utilizzo di postazioni situate all’interno. 5- Ci sembra di poter confermare la validità di un intervento condotto nei luoghi del divertimento con educatori-pari, come minimo in termini di numero di contatti . 6- Il costo complessivo dell’intervento è stato di circa 4500 euro, rappresentando un ottimo rapporto costo/ benefici. * Direttore del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche Manfredonia n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 15 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Didattica Sì alla formazione dei futuri pediatri anche negli studi medici Accordo tra l’Università di Foggia e le ASL BAT e FG Ruggiero Piazzolla * La prima convenzione finalizzata alla formazione dei Pediatri di Famiglia tra una ASL e una Università Italiana è stata firmata tra la Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università di Foggia, diretta da Massimo Pettoello-Mantovani, e le ASL pugliesi di BAT e Foggia. Come è noto, l’assistenza ai soggetti in età evolutiva in Italia è assicurata da specialisti pediatri che operano in parte presso le strutture ospedaliere ed universitarie (20% ) ed in parte sul territorio (80%) con modelli organizzativi totalmente diversi. L’aspetto per certi versi paradossale è che fino ad oggi lo specializzando in pediatria vede snodarsi il suo curriculum formativo della durata di cinque anni esclusivamente in strutture universitarie ed ospedaliere, non essendo previsto mai un tirocinio presso gli studi dei pediatri di famiglia che operano sul territorio. Di conseguenza, appena conseguita la specializzazione, il pediatra si ritrova ad operare in un contesto territoriale a lui sconosciuto con tutte le ricadute negative del caso. Per ovviare a questo inconveniente la F.I.M.P (Federazione Italiana Medici Pediatri, organizzazione sindacale e professionale che rappresenta la quasi totalità dei pediatri di famiglia) si è spesa per mettere attorno ad un tavolo e far colloquiare gli attori della formazione degli specializzandi – Università e ASL - che sono il fulcro del Servizio Sanitario Regionale. Si tratta del primo accordo del genere in Italia che prevede l’attivazione del settore della “Pediatria di famiglia e di comunità” in una scuola di specializzazione. Garantire la capacità di gestire il bambino in ambiente extra-ospedaliero, promuovere la cultura della medicina basata sull’evidenza, permettere un apprendimento praticoapplicativo in grado di completare ed arricchire le competenze teoriche: con questi obiettivi la convenzione appena firmata dalle dueASL della Puglia precorre i tempi nell’attuare la nuova riforma delle scuole di specializzazione prevista dal Ministero dell’Università, attivando un percorso formativo di grande rilievo ed impatto sul futuro assistenziale del territorio. La Puglia, attraverso le proprieASL, si pone dunque all’ avanguardia nel presentare modelli innovativi di formazione e proposte indirizzate a sviluppare programmi di gestione assistenziale integrata OspedaleTerritorio del bambino malato. Per la prima volta viene istituzionalizzata l’offerta formativa ai futuri pediatri, che si potrà svolgere proprio negli studi medici dei pediatri di libera scelta. L’accordo siglato dal Direttore Generale della ASL BAT , Portaluri (all’epoca, ndr) e dal Commissario straordinario della ASL FG Troiano, ed il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Foggia, Altomare, prevede che le strutture, le attrezzature medico-sanitarie ed i laboratori della ASL vengano messe a disposizione dei programmi di formazione degli specializzandi concordati con la Clinica Pediatrica di Foggia. Le Aziende USL si propongono dunque di sostenere il progetto comune intrapreso dalla Clinica Pediatrica dell’Università di Foggia e dalla Pediatria di Famiglia pugliese per sviluppare un dipartimento assistenziale allargato Centro-Territorio, finalizzato ad un ulteriore miglioramento della gestione e della qualità assistenziale offerta al bambino. Si parla tanto di mancanza di integrazione fra ospedale e territorio: noi crediamo che dipenda essenzialmente da fattori culturali. L’aver gettato il seme di questa integrazione, quando il professionista è nella fase formativa, sarà sicuramente foriero di buoni frutti. * Pediatra di famiglia - Segretario Regionale FIMP Puglia I testi integrali delle convenzioni Convenzione tra L’Università degli Studi di Foggia - Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel prosieguo del presente atto denominata semplicemente “Facoltà”, con sede legale in Viale L. Pinto - 71100 Foggia, rappresentata dal Preside, Prof Emanuele Altomare, nato a Bari il 12/01/1948 e L’Azienda USL FG, nel prosieguo del presente atto denominato semplicemente “Ente”, con sede legale in Foggia, rappresentato dal Commissario Straordinario Dott. Donato Troiano, Premesso che - ai Rettori delle Università è consentito stipulare convenzioni con Enti pubblici e privati al fine di avvalersi di attrezzature e servizi logistici per lo svolgimento di attività didattiche integrative di quelle universitarie finalizzate al completamento della formazione accademica e professionale (art. 27 D.P.R. 382/80); - ai fini della frequenza e delle attività pratiche nelle Scuole di Specializzazione post-laurea è riconosciuta utile l’attività svolta dagli specializzandi in strutture di servizio socio-sanitario attinenti alla specializzazione (art. 12, c. IV, D.P.R. 162/82); - il vigente Protocollo d’Intesa tra l’Università degli Studi di Foggia e la Regione Puglia per la formazione specialistica di area medica ex D.Lgs. 502/92 e s.m.i. 16 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. prevede, quali sedi formative delle Scuole di Specializzazione, l’Azienda Ospedaliero Universitaria OO.RR. di Foggia e i Presìdi Ospedalieri territoriali dotati delle cinque specializzazioni di base e in possesso dei requisiti di legge; - presso l’Università degli Studi di Foggia è attiva la Scuola di Specializzazione in Pediatria, per la formazione di medici specialisti; - presso l’Azienda USL FG sono attive le struttura assistenziali degli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria ed i PP.OO. individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia (n. 8784-III 6/ 613 del 19/03/2004) per la formazione specialistica (ex art.6, II comma del D.Lgs. 502/ 92 e successive modificazioni ed integrazioni). - le suddette strutture, presso la quale opera personale qualificato ed esperto, è provvista delle moderne dotazioni strumentali e degli ambienti idonei per lo svolgimento del tirocinio pratico-formativo previsto dall’ordinamento didattico della Scuola di Specializzazione in Pediatria. Tutto ciò premesso e considerato Le parti stipulano e convengono quanto segue Articolo 1 Le premesse costituiscono parte integrante della presente convenzione. Articolo 2 L’Ente si impegna ad ospitare, nelle proprie strutture assistenziali di riferimento presso gli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria ed i PP.OO. individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia per la formazione specialistica (n.8784-III 6/163 del 19/03/2004), gli allievi della Scuola di Specializzazione in Pediatria della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Foggia, Scuola diretta dal Prof Massimo Pettoello-Mantovani, per periodi definiti e con il consenso della Direzione della Scuola. La permanenza degli allievi presso le strutture dell’Ente sarà finalizzata allo svolgimento di attività di tirocinio per l’acquisizione di esperienza praticoapplicativa clinica. Nel periodo di permanenza degli allievi, l’Ente garantisce la possibilità di utilizzo delle proprie strutture ed attrezzature medico-sanitarie, dei laboratori e degli ausili didattici e si impegna inoltre a mettere a disposizione competenze scientifiche e tecniche per lo svolgimento delle attività didattiche integrative previste, con particolare riguardo: a) allo svolgimento di tesi di specializzazione; b) all’integrazione dello svolgimento di esercitazioni di laboratorio; e) all’esecuzione di ricerche e studi a completamento delle attività didattiche. Articolo 3 Le attività di tirocinio degli allievi si svolgeranno sotto la supervisione dei responsabile delle strutture assistenziali degli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria e dei PP.OO. dell’Azienda USL FG individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia per la formazione specialistica (n.8784-III 6/163 del 19/03/ 2004) dell’Ente. Articolo 4 Per ciascun anno accademico, le modalità di svolgimento delle attività didattiche, teoriche e pratiche, e il calendario delle stesse verranno stabilite dai competenti Organi Accademici, nel rispetto della normativa vigente. Articolo 5 La Facoltà si dichiara disponibile a fornire con modalità e forme da concordare e, comunque alle migliori condizioni possibili, la collaborazione che venisse richiesta per la realizzazione di iniziative di carattere didattico, scientifico e culturale di cui alle premesse della presente convenzione. Articolo 6 Gli allievi ammessi a frequentare le strutture di cui alla presente convenzione, durante la loro permanenza, saranno tenuti al rispetto delle norme interne dell’Ente ed all’osservanza di tutte le disposizioni che regolano i servizi sanitari ed ospedalieri in particolare. Articolo 7 Competeranno all’Ente, relativamente alla propria struttura, gli obblighi previsti dal D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 e s.m.i., in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro e dal D.M. 10 Marzo 1998, sulla sicurezza antincendio e gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro. Articolo 8 La Facoltà, nell’ambito dei contratti assicurativi stipulati in favore degli specializzandi, garantisce il controllo dosimetrico e la copertura relativa ad infortuni e malattie contratte a causa dello svolgimento del tirocinio praticoapplicativo e delle altre attività didattiche. Articolo 9 Per l’attuazione della presente convenzione non conseguirà per le Parti alcun onere finanziario. Ogni attività si svolgerà nel rispetto delle leggi e dei regolamenti di ciascuna delle istituzioni contraenti. Articolo 10 Qualsiasi controversia inerente alla presente convenzione, comprese quelle relative alla sua interpretazione, validità, esecuzione e risoluzione, sarà risolta mediante arbitrato rituale, in conformità al Regolamento della Camera arbitrale della Camera di Commercio di Foggia, da un collegio arbitrale nominato secondo detto Regolamento. Il collegio deciderà secondo diritto, nel rispetto degli artt. 806 e segg. cod. proc. civ. . Articolo 11 La presente convenzione ha validità di un anno a partire dalla data di sottoscrizione. Si intenderà tacitamente rinnovata di anno in anno ove non intervenga disdetta, in forma scritta, entro il termine di due mesi antecedenti la scadenza. Articolo 12 Le spese di bollo sono a carico dell’Ente. Il presente atto sarà registrato a tassa fissa, in caso d’uso, ai sensi degli n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 17 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. art. 5 e 38 del D.P.R. n. 364 del 26/10/1972. Il presente atto viene redatto in tre originali, di cui uno per ciascuna delle parti contraenti ed il terzo per l’Ufficio del Registro, in caso d’uso. Foggia, lì 5/07/2007 ******** Convenzione Tra L’Università degli Studi di Foggia - Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel prosieguo del presente atto denominata semplicemente “Facoltà”, con sede legale in Viale L. Pinto - 71100 Foggia, rappresentata dal Preside, Prof Emanuele Altomare, nato a Bari il 12/01/1948 e L’Azienda USL BAT, nel prosieguo del presente atto denominato semplicemente “Ente”, con sede legale in Andria, rappresentato dal Direttore Generale Dott. Maurizio Portaluri, nato a Brindisi il 28/ 08/1960 Premesso che - ai Rettori delle Università è consentito stipulare convenzioni con Enti pubblici e privati al fine di avvalersi di attrezzature e servizi logistici per lo svolgimento di attività didattiche integrative di quelle universitarie finalizzate al completamento della formazione accademica e professionale (art. 27 D.P.R. 382/80); - ai fini della frequenza e delle attività pratiche nelle Scuole di Specializzazione post-laurea è riconosciuta utile l’attività svolta dagli specializzandi in strutture di servizio socio-sanitario attinenti alla specializzazione (art. 12, c. IV, D.P.R. 162/82); - il vigente Protocollo d’Intesa tra l’Università degli Studi di Foggia e la Regione Puglia per la formazione specialistica di area medica ex D.Lgs. 502/92 e s.m.i. prevede, quali sedi formative delle Scuole di Specializzazione, l’Azienda Ospedaliero Universitaria OO.RR. di Foggia e i Presìdi Ospedalieri territoriali dotati delle cinque specializzazioni di base e in possesso dei requisiti di legge; - presso l’Università degli Studi di Foggia è attiva la Scuola di Specializ- zazione in Pediatria, per la formazione di medici specialisti; - presso l’Azienda USL BAT sono attive le struttura assistenziali degli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria ed i PP.OO. individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia (n. 8784-III 6/613 del 19/03/2004) per la formazione specialistica (ex art.6, II comma del D.Lgs. 502/92 e successive modificazioni ed integrazioni). - le suddette strutture, presso la quale opera personale qualificato ed esperto, è provvista delle moderne dotazioni strumentali e degli ambienti idonei per lo svolgimento del tirocinio pratico-formativo previsto dall’ordinamento didattico della Scuola di Specializzazione in Pediatria. Tutto ciò premesso e considerato Le parti stipulano e convengono quanto segue Articolo 1 Le premesse costituiscono parte integrante della presente convenzione. Articolo 2 L’Ente si impegna ad ospitare, nelle proprie strutture assistenziali di riferimento presso gli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria ed i PP.OO. individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia per la formazione specialistica (n.8784-III 6/163 del 19/03/2004), gli allievi della Scuola di Specializzazione in Pediatria della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Foggia, Scuola diretta dal Prof Massimo Pettoello-Mantovani, per periodi definiti e con il consenso della Direzione della Scuola. La permanenza degli allievi presso le strutture dell’Ente sarà finalizzata allo svolgimento di attività di tirocinio per l’acquisizione di esperienza praticoapplicativa clinica. Nel periodo di permanenza degli allievi, l’Ente garantisce la possibilità di utilizzo delle proprie strutture ed attrezzature medico-sanitarie, dei laboratori e degli ausili didattici e si impegna inoltre a mettere a disposizione competenze scientifi- che e tecniche per lo svolgimento delle attività didattiche integrative previste, con particolare riguardo: a) allo svolgimento di tesi di specializzazione; b) all’integrazione dello svolgimento di esercitazioni di laboratorio; e) all’esecuzione di ricerche e studi a completamento delle attività didattiche. Articolo 3 Le attività di tirocinio degli allievi si svolgeranno sotto la supervisione dei responsabile delle strutture assistenziali degli Ambulatori della Pediatria di Libera Scelta designati in accordo con le OO.SS. di categoria e dei PP.OO. dell’Azienda USL BAT individuati dal protocollo di intesa fra la Regione Puglia e l’Università degli Studi di Foggia per la formazione specialistica (n.8784-III 6/163 del 19/03/2004) dell’Ente. Articolo 4 Per ciascun anno accademico, le modalità di svolgimento delle attività didattiche, teoriche e pratiche, e il calendario delle stesse verranno stabilite dai competenti Organi Accademici, nel rispetto della normativa vigente. Articolo 5 La Facoltà si dichiara disponibile a fornire con modalità e forme da concordare e, comunque alle migliori condizioni possibili, la collaborazione che venisse richiesta per la realizzazione di iniziative di carattere didattico, scientifico e culturale di cui alle premesse della presente convenzione. Articolo 6 Gli allievi ammessi a frequentare le strutture di cui alla presente convenzione, durante la loro permanenza, saranno tenuti al rispetto delle norme interne dell’Ente ed all’osservanza di tutte le disposizioni che regolano i servizi sanitari ed ospedalieri in particolare. Articolo 7 Competeranno all’Ente, relativamente alla propria struttura, gli obblighi previsti dal D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 e s.m.i., in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di 18 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. lavoro e dal D.M. 10 Marzo 1998, sulla sicurezza antincendio e gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro. Articolo 8 La Facoltà, nell’ambito dei contratti assicurativi stipulati in favore degli specializzandi, garantisce il controllo dosimetrico e la copertura relativa ad infortuni e malattie contratte a causa dello svolgimento del tirocinio praticoapplicativo e delle altre attività didattiche. Centro Bio-Medico di Analisi Cliniche Direttore Sanitario: Dott. Marco Papagni Autorizzazione pubblicitaria: n.87 del 21/06/1995 Via De Cuneo , 54 - 70059 TRANI (BA) tel. 0883-588.960 0883-507.511 - fax 0883-588.713 E-mail: [email protected] Articolo 9 Per l’attuazione della presente convenzione non conseguirà per le Parti alcun onere finanziario. Ogni attività si svolgerà nel rispetto delle leggi e dei regolamenti di ciascuna delle istituzioni contraenti. Articolo 10 Qualsiasi controversia inerente alla presente convenzione, comprese quelle relative alla sua interpretazione, validità, esecuzione e risoluzione, sarà risolta mediante arbitrato rituale, in conformità al Regolamento della Camera arbitrale della Camera di Commercio di Foggia, da un collegio arbitrale nominato secondo detto Regolamento. Il collegio deciderà secondo diritto, nel rispetto degli artt. 806 e segg. cod. proc. civ. Articolo 11 La presente convenzione ha validità di un anno a partire dalla data di sottoscrizione. Si intenderà tacitamente rinnovata di anno in anno ove non intervenga disdetta, in forma scritta, entro il termine di due mesi antecedenti la scadenza. Articolo 12 Le spese di bollo sono a carico dell’Ente. Il presente atto sarà registrato a tassa fissa, in caso d’uso, ai sensi degli art. 5 e 38 del D.P.R. n. 364 del 26/10/1972. Il presente atto viene redatto in tre originali, di cui uno per ciascuna delle parti contraenti ed il terzo per l’Ufficio del Registro, in caso d’uso. Foggia, lì 8/06/2007 TuttoSanità L’informazione Sanitaria in Puglia TuttoSanità, periodico bimestrale TuttoSanitàNews, quindicinale TuttoSanità on line, la banca dati multimediale http://www.tuttosanita.it e-mail: [email protected] La Sanità Pugliese dal 2000 al 2006 è tutta QUI un o In nett D fa C co n 7 co Deliberazioni, Circolari, Determinazioni, News, Legislazione, BUR, Gazzette Ufficiali... www.tuttosanita.it - tel. 080/4323449 - [email protected] n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 19 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Farmaceutica La percezione del Rischio Clinico: la somministrazione dei farmaci antiblastici I risultati di uno studio condotto su cinque P.O. dell’Area metropolitana di Bari C. Luisi* M. Lattarulo* Il Piano Sanitario Nazionale 19982000, nell’ambito delle strategie per il cambiamento, pone, tra i diversi obiettivi, quello di migliorare la sicurezza delle strutture sanitarie pubbliche e private, nel rispetto delle disposizioni di prevenzione previste dai Decreti Legislativi 19 settembre 1994, n. 626 e 19 marzo 1996 n. 242. Uno dei rischi rilevanti nel settore sanitario è quello derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici (CTA). Nonostante siano stati riconosciuti dalla IARC (Intenational Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli agenzie internazionali come sostanze cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme del Titolo VIII del D.Lgs. 626/94 “Protezione da agenti cancerogeni”. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è loro attribuibile la menzione R45 (“Può provocare il cancro”) o la menzione R49 (“Può provocare il cancro per inalazione”). Su segnalazione dell’ISPESL, nel dicembre del 1995, la Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale ha raccomandato l’inclusione nell’allegato VIII del D.Lgs. 626/94 delle attività di preparazione, somministrazione e smaltimento di farmaci antiblastici ai fini del trattamento terapeutico. E’ ben noto che a tali attività corrispondono rischi rilevanti sia per gli operatori sanitari, che per i pazienti. L’emanazione delle Linee Guida per la Sicurezza e la Salute dei lavoratori esposti ai CTA in ambiente sanitario (provvedimento del 5 agosto 1999, pubblicato sulla G.U. del 7/10/99) ha posto le basi per il raggiungimento degli obiettivi volti alla tutela degli operatori. Da anni si sta lavorando al progetto UMaCA (Unità di Manipolazione ChemioAntiblastici) per accentrare le operazioni di allestimento in strutture dedicate. Ciò al fine di porre sotto controllo il rischio clinico connesso con tutte le fasi di tale operazione partendo dalla prescrizione fino alla consegna “sicura e garantita” del preparato alla U.O. che è deputata alla somministrazione. Poco si conosce e poco si opera ancora, purtroppo, sui rischi connessi alla fase di somministrazione e di smaltimento dei rifiuti contenenti residui di chemioterapici antiblastici. I dati di letteratura indicano che i lavoratori esposti ai CTA evidenziano conseguenti gravi effetti sulla loro salute spesso per il mancato rispetto delle già citate linee guida. La protezione da esposizioni a farmaci pericolosi è basata sui programmi di sicurezza implementati dai datori di lavoro e seguiti dai lavoratori. Tra i fattori che influenzano i livelli di esposizione dei lavoratori addetti all’allestimento dei CTA troviamo: - Le operazioni attuate sui farmaci (stoccaggio, preparazione, somministrazione e smaltimento); - Procedure di lavoro, frequenza e durata del contatto col farmaco; - Utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI). Le probabilità che un lavoratore accusi effetti nocivi dovuti a farmaci pericolosi aumentano all’aumentare della quantità e della frequenza di esposizione e con la mancanza di giuste procedure di lavoro. Le esposizioni dei lavoratori sono state valutate tramite lo studio di marker biologici di esposizione. Nessun marker biologico si è rivelato essere un buon indicatore di esposizione a farmaci pericolosi o efficace nel prevedere gli effetti avversi sulla salute [Baker e Connor 1996]. Sessink e Bos [1999] hanno notato che in 11 studi su 12 è stata riscontrata ciclofosfamide nelle urine degli operatori sanitari esaminati, ad indicare esposizio- ni continuate nonostante le misure di sicurezza adottate all’epoca. Harrison [2001] ha riscontrato che in 13 studi su 20, 6 farmaci differenti (ciclofosfamide, metotrexato, ifosfamide, epirubicina e cisplatino/carboplatino) sono stati rilevati nelle urine degli operatori sanitari. Due recenti studi hanno documentato la presenza di farmaci antineoplastici nelle urine del personale infermieristico e della Farmacia [Pethran et al. 2003; Wick et al. 2003]. Pethran ed i collaboratori hanno raccolto campioni di urina in 14 ospedali tedeschi per un periodo di oltre 3 anni. Ciclofosfamide, ifosfamide, doxorubicina ed epirubicina (ma non daunorubicina o idarubicina) e platino (da cisplatino a carboplatino) sono stati rilevati in molti campioni di urina dei partecipanti allo studio. Una ricerca statunitense ha dimostrato che l’uso di un apparecchio a sistema chiuso per un periodo di 6 mesi ha ridotto sia la concentrazione di ciclofosfamide o ifosfamide nelle urine degli operatori sanitari sia la percentuale dei campioni risultati positivi. [Wick et al. 2003]. Tracce di antiblastici sono state rilevate nelle urine degli operatori sanitari che, pur non avendoli maneggiati, erano stati potenzialmente esposti attraverso fughe di aerosol o contaminazioni secondarie di superfici lavorative, vestiti o contenitori di farmaci [Sessink et al. 1994b; Mader et al. 1996; Pethran et al. 2003]. L’obiettivo principale di questo studio, è stato quello di valutare la percezione del rischio da parte di tutto il personale sanitario (Medici, Infermieri, OTA) coinvolto nel processo di Somministrazione e Smaltimento dei CTA. Obiettivo Secondario è stato quello di valutare le eventuali azioni correttive volte alla sensibilizzazione al problema degli operatori sanitari al fine di ridurre il rischio cli- 20 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. nico sia per gli stessi che per i pazienti. Materiali e Metodi Lo studio è stato realizzato secondo il seguente percorso: € individuazione dei Presidi Ospedalieri in cui si somministrano i CTA nell’ambito dell’Area Metropolitana di Bari; € individuazione delle principali UU.OO. nell’ambito dei Presidi di cui sopra; € creazione di un Questionario Strutturato a risposta multipla; € validazione dello stesso attraverso test pilota; € somministrazione del questionario a tutto il personale coinvolto nella fase di somministrazione/smaltimento dei CTA all’interno delle UU.OO. individuate con l’esclusione dei soli soggetti che non intendano collaborare; € inserimento dei dati in un database creato ad hoc in Microsoft Access; € elaborazione degli stessi con estrazione dei dati per frequenza ed eventuali stratificazione per categoria professionale. Risultati Dall’analisi del Piano di Riordino Ospedaliero della Regione Puglia sono stati individuati i Presidi A.O. Policlinico, IRCCS Giovanni Paolo II, Ente Ecclesiastico Miulli, Stabilimento Ospedaliero S.Paolo e Stabilimento Ospedaliero Di Venere. In questi Presidi, tutti appartenenti all’Area Metropolitana Barese, sono state selezionate 19 UU.OO. (vedi tabella 1). Il questionario (consultabile su www. t u t t o s a n i t a . i t / ru b r i c a Policlinico Medicina Interna Ospedale S.Paolo Urologia Universitaria “Baccelli” - Reparto Medicina Interna Chirurgia Toracica “Interventi&Opinioni”, n.d.r), è stato strutturato per le principali operazioni “a rischio” con quesiti distinti in due parti, di cui la prima volta ad individuare le conoscenze/convinzioni individuali, la seconda finalizzata a conoscere l’effettiva realtà in cui gli stessi operano. Il questionario è stato verificato preliminarmente somministrandolo a quattro infermieri comunque coinvolti nella problematica degli CTA esterni allo studio e sono state apportate le opportune modifiche. Quindi, il questionario è stato somministrato a 126 operatori. Tutti sono risultati validamente compilati. Il personale intervistato ha presen- Ospedale Oncologico Oncologia Medica Sperimentale Day Hospital Universitaria “Baccelli” - DH Ospedale Di Venere Oncologia Medica Ospedale “Miulli” Oncoematologia - Reparto Oncoematologia DH Otorino Day Hospital Urologico Ematologia - Reparto Pneumologia Radiodiagnostica Ematologia - DH D.H. Oncologico Medicina Interna Universitaria “Bufano” Ematologia Medica DH Ematologia I° DH Tab n° 1 Ospedali Arruolati e relative U.O. tato un’età compresa tra 25 e 65 anni e tutti risultavano essere strutturati rispetto all’azienda di appartenenza, tranne il personale ausiliario che in più UO (26% circa) risultava essere appartenente a ditte appaltate all’esterno. Questi ultimi non sono stati arruolati nello studio. I soggetti che non hanno aderito alla ricerca sono stati 11. La somministrazione è stata operata sempre dallo stesso ricercatore (farmacista specializzando in Farmacia Ospedaliera, peraltro già laureato ed operatore in Scienze Infermieristiche). L’inserimento dei dati nel database ad hoc realizzato e la successiva elaborazione ha portato ai seguenti risultati: Nel 30% circa delle UUOO si effettuavano, nel periodo dell’indagine (primo semestre 2007), preparazioni di CTA in ambienti diversi da quelli centralizzati (UMACA). (GRAFICO1) Più del 85% degli OTA, il 67% dei Medici e il 55% degli Infermieri non aveva mai preso parte a corsi di aggiornamento specifici riguardanti i farmaci CTA. Per quanto riguarda la somministrazione dei CTA, fase considerata a rischio equivalente a quella della preparazione, il 50% degli OTA, il 30% dei Medici ed il 18% degli Infermieri la ritiene meno pericolosa. L’utilizzo di guanti protettivi nella somministrazione è risultato indispensa- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 21 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. bile per più del 95% delle categorie intervistate. Però il 30% dei Medici, il 25% degli Infermieri e quasi il 40% degli OTA ritiene sufficienti quelli in Vinile o in Latice laddove la normativa vigente impone l’utilizzo di guanti speciali per antiblastici (DPI CE EN 340,369,EN465,467) in tutte le fasi della manipolazione. I DDGS N°31139 dell’11/12/2001 e G.U. N° 236 del 7/10/1999, individuano tutti i DPI da indossare durante la somministrazione dei CTA: Guanti speciali per CTA, Camice in TNT, Mascherina FFP2S o FFP3S, occhiali visiera, cuffia e soprascarpe. Il 60% dei Medici e degli Infermieri, e appena il 30% degli OTA, considera indispensabili tutti i DPI sopra citati. Riproponendo il quesito sui DPI realmente impiegati, sia gli Infermieri che gli OTA, ed in percentuale minore i Medici, hanno sostenuto di indossare soltanto comuni guanti in latice e, più di rado, anche nulla (questa realtà si palesava anche agli occhi dell’intervistatore). In controtendenza circa un altro 30% di Medici ha sostenuto che il personale indossava tutti i DPI previsti (GRAFICO 2). Un’importante quesito, ha riguardato i DPI utilizzati dal personale Ausiliario durante le pulizie dei locali adibiti a trattamento e dei servizi igienici dei pazienti trattati con CTA. Anche questa domanda è stata posta prima come:”Quali sono i DPI che si dovrebbero indossare…?” (secondo la normativa vigente Mascherina FFP2 oFFP3, guanti idonei, calzari monouso) e successivamente: ”Nella sua UO, quali sono i DPI utilizzati durante le pulizie…?….?.”. Il grafico 3 si commenta da solo anche in base alle risposte date nella sezione “altro specificare”. Si evince che la categoria che si avvicina di più alla realtà con percentuali di risposte che superano il 90% è quella direttamente interessata, cioè gli OTA, seguiti dagli Infermieri (70%) e dai Medici (40%), che hanno sostenuto che il personale addetto alle pulizie indossa solo guanti in latice o vinile o addirittura a volte niente (GRAFICO 3). Un’altra problematica affrontata in questo lavoro è stata quella relativa allo smaltimento dei rifiuti derivanti dalla manipolazione dei CTA. Le normative vigenti prevedono la loro inattivazione prima dello smaltimento come Rifiuti Speciali Ospedalieri. È stato individuato come inattivatore l’Ipoclorito di Sodio da ver- sare nel contenitore dei rifiuti prima dell’avvio allo smaltimento. Questa pratica fa si che gli eventuali residui derivanti dall’incenerimento siano privi dell’effetto mutageno ad essi attribuibile. Dall’analisi delle risposte a questi quesiti è emerso che il 99% delle UO li smaltisce come rifiuti Speciali Ospedalieri, ma soltanto nel 20% dei casi viene effettuata una in attivazione chimica e non sempre con ipoclorito di sodio. Per quanto riguarda le urine dei pazienti trattati, ed in particolare per le instillazioni endovescicali, attività svolta solo nel 10% delle UU.OO. arruolate, il 60% circa degli OTA, il 30% degli Infermieri e il 20% dei medici ha risposto che le stesse vengono semplicemente smaltite nel water con il conseguente rilevante impatto ambientale. Circa il 10% degli OTA e degli Infermieri ha affermato che le urine vengono raccolte in fusti destinati allo smaltimento, metodica non conosciuta a quanto pare dai medici. Il 3% del personale ha affermato di non por- 22 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. si il problema in quanto il paziente viene dimesso dopo il trattamento. La procedura corretta da attuare è quella di inattivare prima dello smaltimento le urine con ipoclorito di sodio, procedura che può essere attuata anche a casa del paziente dopo aver dato a quest’ultimo delle semplici nozioni di educazione sanitaria. L’identificazione del personale esposto a CTA è uno tra gli obiettivi da raggiungere per ottemperare a quanto previsto dal D.Lgs. 626/94. Programmi di sorveglianza sanitaria per “Rischio Chimico” sono, inoltre, da attuare nei confronti degli stessi operatori da parte del “Medico Competente nominato” della struttura di appartenenza. In una domanda si chiedeva al personale stesso se conoscesse la categoria di rischio di appartenenza e se venissero eseguiti i controlli di sorveglianza sanitaria previsti. Per legge tali controlli devono essere effettuati ogni sei mesi per i più esposti, e/o comunque con cadenza non superiore ad un anno. Più del 70% degli Infermieri, il 45% dei Medici ed il 35% degli OTA ritiene di dover essere identificato come “esposto a rischio chimico” pur non essendolo; il 55% dei Medici ritiene di dover essere identificato come “esposto a rischio biologico” assieme al 12% circa degli Infermieri e degli OTA. Infine, il 50% degli OTA, assieme al 9% degli Infermieri, ha risposto di non sapere. Per quanto riguarda le visite di sorveglianza sanitaria è emerso che circa il 40% delle categorie intervistate esegue controlli sanitari una volta l’anno, un 15% circa ogni due anni ed il 25% e il 15%, rispettivamente dei Medici e degli Infermieri, ha sostenuto di eseguire controlli sanitari ogni 6 mesi. Per il 30% di questi si trattava di controlli previsti per altre categorie di rischio come le radiazioni ionizzanti. Infine, nella categoria di risposte “altro specificare”, sono emerse delle testimonianze da parte del 30% circa dei Medici, che ha sostenuto di non aver mai eseguito controlli sanitari in quanto appartenenti alla categoria degli universitari, ai quali si aggiunge il 40% degli OTA e circa il 20% degli Infermieri per i quali i controlli sono tanto sporadici quasi da non ricordare di averli mai eseguiti. Attenzione particolare, inoltre, è stata posta per valutare l’idoneità dei locali deputati alla somministrazione. Secondo le disposizioni ministeriali, questi dovrebbero, possibilmente, essere accentrati in un unica unità operativa o, quantomeno, possedere i requisiti minimi di idoneità quali: pavimento in materiale plastico, lavabo, idoneo sistema di areazione e kit antispandimento. Circa il 70% tra Infermieri e OTA ed il 45% dei Medici ha risposto che i locali delle loro UO non possiedono i requisiti descritti. Il 20% di tutte e tre le categorie ha evidenziato la mancanza solo di alcuni dei requisiti sopra decritti (solo il kit d’emergenza, piuttosto che l’idoneo sistema di areazione ecc). Infine, per il 35% dei medici e il 15-20% tra infermieri e OTA, i locali destinati alla somministrazione possiedono tutti i requisiti sopra citati. Conclusioni Dall’indagine è emerso che il personale risulta fortemente esposto sia a causa dell’inadeguatezza della maggior parte delle strutture in cui opera, sia per la mancanza di formazione/informazioni sulle procedure corrette da attuare e sui dispositivi di protezione individuale da indossare. In alcune circostanze, pur percependo la condizione di rischio, nulla viene attuato per sanare tale situazione. Pertanto, risulta indispensabile ed improcrastinabile la necessità di attivare n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 23 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. programmi di formazione e sensibilizzazione finalizzati alla riduzione del rischio clinico sia per gli stessi operatori che per i pazienti e l’attuazione di un monitoraggio biologico per il personale esposto, preventivamente individuato, facendo riferimento a centri nazionali indicati dall’ISS. Risulta essere urgente, inoltre, l’adeguamento alle norme vigenti degli ambienti deputati alla somministrazione, così come già avvenuto per quelli dell’allestimento. Infine, emerge la necessità di programmi di educazione sanitaria rivolti anche agli stessi pazienti, in particolare per i rischi connessi con lo smaltimento dei residui organici. evaluation ofthe carcinogenic risk of chemicals to humans. Lyons, France: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer. [www.iarc.fr]. Date accessed: March 2004. € NIOSH [2004]. Arsenic. In: NIOSH pocket guide to chemical hazards. Washington, DC: U.S. Department of Health and Human Services. Centers for Disease Control and Prevention, National Institute for Occupational Safety and HOSPITAL € Baker ES, Connor TH [1996]. Monitoring occupational exposure to cancer chemotherapy drugs. Am J Health Syst Pharm 53: 2713-2723. Autorizzata dalla Regione Puglia con Det. Dir. n.202 del 09/01/1996 Direttore Sanitario: Dott. Gianfranco Iannarelli 70124 Bari € Via Camillo Rosalba, 35-37 € tel. 080/5644111 € fax 080/5644678/5042487 e-mail: [email protected] € www.gruppovillamaria.it € Pethran A, Schieri R, Hauff K, Grimm CH, Boos K-S, Nowak D [2003]. Uptake of antineoplastic agents in pharmacy and hospital personnel. Part 1: monitoring of urinary concentrations. Int Arch Occup Environ Health 76:5-10. € Schreiber C, Radon K, Pethran A, Schieri R, Hauff K Grimm C-H, Boos K-S, Nowak D. [2003]. Uptake of ant neoplastic agents in pharmacy personnel. Part 2: stud of workrelated risk factors. Int Arch Occup Enviro Health 76:1116. € Sessink PJM, Cerna M, Rossner P, Pastorkova A, Bavarova H, Frankova K, Anzion RBM, Bos RP [1994a]. Urinary cyclophosphamide excretion and chromosomal aberrations in peripheral blood Iymphocytes after occupational exposure to antineoplastic agents. Mutat Res 309:193-199. € Sessink PJM, Van der Kerkhof MCA, Anzion RBM, Noordhoek J, Bos RP [1994b]. 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Dir. n. 6 del 01/02/99 Direttore Sanitario: Prof. Giuseppe Martines 73100 Lecce € Via Provinciale per Arnesano, Km 4 € tel. 0832/229111 € fax 0832/229819 € www.gruppovillamaria.it Sede Legale: Piazza Trisi, 16 € 48022 Lugo (RA) € Tel. 0545/909711 € fax 0545/27510 CASA DI CURA POLISPECIALISTICA VILL A VERDE VILLA AUTORIZZAZIONE COMUNALE N° 06/2001 TAR ANTO aino - Medico Spec. in Igiene Direttore Sanitario: Dr Dr.. Alessandro F Faino CARDIOLOGIA - UTIC - RIAB. CARDIOLOGICA: MEDICINA - ONCOLOGIA - PNEUMOLOGIA RIABILITAZIONE RESPIRATORIA: GERIATRIA - RIABILITAZIONE MOTONEUROLESI: RESP.LI DR. V. POLINI - DR. C. LA ROSA - Spec. in Cardiologia RESP. DR. I. MONGELLI - Spec. in Gastroenterologia RESP. DR. F. SDANGANELLI - Spec. in Reumatologia e Geriatria LABORATORIO DI ANALISI CLINICHE: RESP. MEDICO DR.SSA F. LADDOMADA Spec. in Patologia G. RESP. BIOLOGO DR. M. CARONE AMBULATORIO DI RADIOLOGIA: AMBULATORIO DI FISIOKINESITERAPIA: RESP. DR. N. DANESE - Spec. in Radiologia Medica POLIAMBULATORIO E DAY HOSPITAL: RESP. DR. M. FORMOSO - Spec. in Medicina Fisica e Riabilita.ne RESP. DR. A. FAINO - Spec. in Igiene CENTRALINO 099.7727111 74100 TARANTO - Via Golfo di Taranto n. 22 (rione salinella) - Autobus di linea n. 8 - n. 8 barrato € IARC [2004]. IARC monographs on the www.VILLAVERDETARANTO.it - e-mail:[email protected] 24 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Attività istituzionale La legge sull’abolizione del libretto di idoneità sanitaria per il personale che manipola gli alimenti Il resoconto integrale della seduta del Consiglio regionale del 17 luglio scorso in cui è stata approvata la nuova normativa Seduta del 17 Luglio 2007 DDL 27/03/2007 n. 12 PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto aggiuntivo (n. 41), reca: «DDL 27/ 03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e formazione personale alimentarista”». Ha facoltà di parlare il relatore. MARINO, relatore. Signor Presidente, colleghi consiglieri, la sicurezza alimentare rappresenta un interesse primario della collettività intera e coinvolge trasversalmente a vario titolo le Istituzioni, il mondo produttivo, il mondo scientifico. La sicurezza alimentare è attualmente al centro della discussione per i cambiamenti tumultuosi che la tecnologia ha introdotto all’interno della nostra società. Il mondo istituzionale sta provvedendo con strumenti normativi ed organizzativi che richiedono un approccio multidisciplinare ed intersettoriale con la consapevolezza che vari fattori, integrati tra loro, determinano la qualità dei servizi e dei prodotti finali. I due pilastri normativi su cui si fonda il rinnovamento dei sistemi produttivi ed il loro controllo sono: - la normativa europea sulla sicurezza dei cittadini che, con il Libro Bianco ed il Regolamento CE 178/2002, seguito dai Regolamenti CE 852-853-854-882/2004, focalizza l’attenzione al sistema di produzione degli alimenti, prevede la tracciabilità delle filiere produttive e istituisce l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare; - la riforma costituzionale dello Stato in senso federalista dalla quale scaturiscono nuovi rapporti, regole e cooperazioni tra Stato, Regioni ed Enti locali. Conseguentemente, nel campo della sanità pubblica in generale e anche della sicurezza alimentare, devono essere sviluppate ulteriormente le iniziative volte al miglioramento del sistema delle autonomie, nella ricerca di metodi innovativi di governo basati sulla efficacia e l’efficienza della gestione, sulla trasparenza e sulla garanzia di uniformità della tutela sanitaria dei consumatori a livello nazionale, evitando che si determini un contenzioso tra gli organismi titolari di tale tutela. Se il livello delle politiche che siamo chiamati a sviluppare per la sicurezza alimentare è quello che ho descritto, la funzione del libretto sanitario appare anacronistico. Infatti, la legge n. 283 del 30/04/1962, all’articolo 4, comma 1, prevede che “il personale addetto alla preparazione, produzione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari deve essere munito di apposito libretto di idoneità sanitaria”. Le modalità per il rilascio e le caratteristiche del libretto sanitario sono state indicate nel DPR n. 327/80. Sin dalla Risoluzione 785/ 1982 l’OMS ha riconosciuto che le modalità con cui il libretto viene rilasciato sono inefficaci in termini di prevenzione, in quanto gli accertamenti sanitari condotti sul personale che manipola alimenti non sono validi per prevenire la diffusione delle malattie di origine alimentare, mentre l’aggiornamento e la formazione sulla corretta applicazione delle tecnologie per la sicurezza sono da considerarsi l’approccio preventivo più corretto insieme con l’implementazione di procedure di autocontrollo adeguate. Pertanto, sulla base delle suddette considerazioni, si rende necessario proporre il presente disegno di legge regionale per semplificare le procedure relative al rilascio del certificato di idoneità sanitaria ritenuta desueta alla luce dell’evidenza scientifica e della efficacia delle prestazioni. Lo schema del provvedimento consta di 9 articoli. In particolare (art. 2) vengono definiti i destinatari della presente legge (personale alimentarista, responsabile dell’industria alimentare); viene soppresso l’obbligo del libretto sanitario prevedendo in sostituzione misure di autocontrollo, formazione e informazione (art. 3); con la previsione dell’articolo 4 viene affrontata l’esigenza che la Giunta Regionale adotti un regolamento relativo all’attivazione dei corsi di formazione ed aggiornamento per il personale alimentarista; vengono individuate le competenze delleAA.SS.LL. in materia di vigilanza ed ispezioni (art. 5); si provvede a definire contenuti e modalità per lo svolgimento di campagne informative rivolte alla popolazione (art. 6); vengono individuati gli obblighi del responsabile dell’industria alimentaria in materia di affidamento di mansioni a rischio al personale alimentarista (art. 7); con l’articolo 8 si prevede un regime sanzionatorio; da ultimo, l’articolo 9 prevede che nelle more dell’adozione da parte della Giunta regionale del regolamento vengano applicate le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 155/1997. PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale. POTI’. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. POTI’. Signor Presidente, colleghi consiglieri, desidero manifestare la mia adesione all’iniziativa. Comunico inoltre che, insieme al collega Marino, ho presentato alcuni emendamenti tecnici al disegno di legge che ne facilitano la lettura. Li ho consegnati pochi minuti fa. Pertanto, chiedo che vengano esaminati contestualmente al disegno di legge. PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Damone. Ne ha facoltà. DAMONE. Signor Presidente, colleghi del Consiglio, anch’io condivido questa proposta di legge. Era arrivato il momento di abolire il libretto sanitario, in quanto era diventato merce di scambio, a livello di uffici, per i visti sui rinnovi. In questa norma, non comprendo in maniera 26 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. concreta quale sia il controllo vero e sostanziale che le Aziende sanitarie dovrebbero effettuare. Si parla di autocertificazione, di autocontrollo, che dovrebbe essere comunicato all’Azienda. Diversamente, tutti saremmo bravi a fare una dichiarazione di autocontrollo, se poi sul piano probatorio non si potesse addurre la prova che tale autocontrollo si è verificato. Badate, gli alimenti vengono manipolati da tutti. È dunque corretta tutta la casistica prevista dal collega Marino, ma manca l’autocontrollo del soggetto tramite autodichiarazione. Credo che sia una situazione da valutare con estrema attenzione e grande rispetto. D’altra parte, siamo italiani e siamo abituati a certificare anche il sesso degli angeli. Tuttavia, nel momento in cui non vi è un controllo da parte dell’Azienda sanitaria, la popolazione rischia di subire un tipo di infezione. Dalle nostre parti, si registrano casi di epatite C molto sviluppata. Di conseguenza, avvertiamo la necessità che, almeno sotto questo aspetto, la gente esibisca gli esami di laboratorio all’ASL come prova di autocertificazione e autotutela fisica personale, il che significa anche tutelare gli utenti e i destinatari degli alimenti. PRESIDENTE. Non essendovi altri consiglieri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale. Esame articolato PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolato. Do lettura dell’articolo 1: art. 1 (Finalità) 1. La Regione, nell’esercizio delle funzioni ad essa spettanti ai sensi dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione, disciplina gli adempimenti cui deve attenersi il personale addetto alla preparazione, produzione, manipolazione, somministrazione e vendita di sostanze alimentari e di bevande, e promuove l’aggiornamento delle procedure e delle misure di prevenzione delle malattie trasmesse da alimenti. Lo pongo ai voti. È approvato. Do lettura degli articoli successivi: art .2 (Definizioni) 1. Ai sensi della presente legge si intende per: a) personale alimentarista: il personale addetto alla produzione, preparazione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari, ivi compresi il conduttore dell’esercizio ed i suoi familiari che pre- stino attività, anche a titolo gratuito, nell’esercizio stesso, destinato anche temporaneamente a venire in contatto diretto o indiretto con le sostanze alimentari; b) responsabile dell’industria alimentare: il titolare, o il responsabile specificamente delegato, dell’attività di preparazione, trasformazione, fabbricazione, confezionamento, deposito, trasporto, distribuzione, manipolazione, vendita e somministrazione di prodotti alimentari. A questo articolo è stato presentato un emendamento (n. 1) a firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale do lettura: «Alla lett. a) dopo la parola “manipolazione”, aggiungere le parole “deposito, trasporto, somministrazione” ». Lo pongo ai voti. È approvato. Pongo ai voti l’articolo 2, nel testo emendato. È approvato. art. 3 (Soppressione dell’obbligo del libretto di idoneità sanitaria) 1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge è soppresso l’obbligo del libretto di idoneità sanitaria di cui all’art. 14 della legge 30 aprile 1962, n. 283 (Modifica degli artt. 242, 243, 247, 250 e 262 del T.U. delle leggi sanitarie approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265: disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande). 2. Gli accertamenti sanitari e la relativa certificazione, previsti dall’articolo 14 della 1. 283/1962 e dagli articoli 37, 39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1980, n. 327 in materia di disciplina di produzione e vendita di sostanze alimentari e bevande, sono sostituti da misure di autocontrollo, formazione e informazione. 3. Dalla stessa data cessa l’obbligo di rinnovo del libretto di idoneità sanitaria per il personale alimentarista in possesso di libretto valido. 4. Le Aziende sanitarie locali sono tenute a rilasciare il libretto di idoneità sanitaria, anche dopo la scadenza dei termini di cui al comma precedente, ai soggetti che prestano attività lavorative nel settore alimentare in regioni ove sia richiesto il libretto medesimo. DAMONE. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. DAMONE. Signor Presidente, il comma 2 dell’articolo 3 recita: «Gli accertamenti sanitari e la relativa certificazione, previsti dall’articolo 14 della 1. 283/1962 e dagli articoli 37, 39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1980, n. 327 in materia di disciplina di produzione e vendita di sostanze alimentari e bevande, sono sostituti da misure di autocontrollo, formazione e informazione ». In tale fattispecie noi dovremmo prevedere che l’autocontrollo sia documentato da una certificazione, anche se richiesta singolarmente al cittadino, che garantisca lo stato di salute. Badate, io potrei attestare con una dichiarazione il mio buon stato di salute, pur avendo l’epatite C, mai riscontrata, che è causa di infezione e di trasmissione di virus. Per questo motivo, a mio avviso, sarebbe necessario introdurre l’autocontrollo certificato dall’interessato dal punto di vista sanitario. Dovremmo formulare un emendamento a tal riguardo. SACCOMANNO. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. SACCOMANNO. Signor Presidente, non sono intervenuto all’inizio, ma quello che ha detto, in linea generale, il collega Damone mi sembra importante. Manca, infatti, una qualsiasi forma di controllo.Anche l’autocertificazione autocontrollata che si sta proponendo crea qualche problema. Faccio notare che, nell’articolo inerente la verifica, chiediamo il controllo solo per dovere di formazione e di informazione. Anche quando da parte della Comunità Europea c’è stato l’HACCP, la certificazione era obbligatoria e consulenziale, ossia si prevedeva un certificato prodotto su tutta la catena alimentare e quant’altro. Ritengo che lo Stato, e in questo caso la Regione, laddove rientri nella sua competenza, debba trovare – mi rivolgo al collega Marino, visto e considerato che non sono presenti gli assessori competenti – la strada per riparare a questa situazione. Insomma, stiamo parlando di una regione che esce dall’emergenza del colera. Pochi mesi fa abbiamo discusso perché la Regione Puglia – non era chiara la veridicità della notizia – parlava di colera. Una mattina qualsiasi abbiamo comunicato che l’emergenza era finita, aggiungendo che non occorreva più nulla. Voglio invitare questo Consiglio a nutrire un minimo di preoccupazione. Mi sembra strano esaminare un provvedimento di tale portata in assenza dell’assessore competente. Non voglio sollevare polemiche con il collega assessore, ma riten- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 27 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. go che si tratti di una norma certamente insufficiente in termini di garanzie. Gradirei che su questo argomento, importante per tutti, vi fosse un’interlocuzione con il Governo. Quali sono i sistemi di controllo nella vendita di mitili e verdure? Stiamo abolendo il libretto, ma stiamo anche sancendo norme di controllo di pura formazione, importante quanto si vuole. Tuttavia, bisognerebbe prevedere anche una norma transitoria che ci consenta di controllare l’efficacia del sistema, senza doverci accorgere tra qualche anno di aver sbagliato. Quest’Aula, badate, si addosserebbe la responsabilità di aver deciso per una iperliberalizzazione del sistema. Signor Presidente, le chiedo di rendersi portavoce con l’assessore competente per sapere se ci sono delle misure adeguate. L’Aula deve ritrovare un interlocutore nel Governo su un argomento così importante. PRESIDENTE. Sono perfettamente d’accordo con lei. SACCOMANNO. In questo caso, potremmo sospendere la seduta e attendere l’arrivo dell’assessore competente. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’assessore Saponaro. SAPONARO, assessore al bilancio, alla programmazione, ai fondi strutturali e politiche comunitarie, alle finanze, all’economato, alla ragioneria, al controllo interno di gestione e al patrimonio. Signor Presidente, ai fini testé auspicati dai consiglieri Damone e Saccomanno, vorrei sapere se il riferimento è all’articolo 5 e se richiedono che sia ampliata l’attività di verifica. Inoltre, domando loro se hanno a disposizione una proposta migliorativa. SURICO. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. SURICO. Signor Presidente, il problema è che questa legge stabilisce norme di autocontrollo all’inizio di una attività. Tuttavia, noi sappiamo che esistono malattie che vengono trasmesse attraverso gli alimenti (salmonella, colera, per quanto riguarda il commercio di mitili, e via dicendo), di cui si potrebbero rendere responsabili anche i ristoratori. L’eventuale autocertificazione di stato di buona salute di questi soggetti sarebbe opinabile. Difatti, la certificazione la può fare essenzialmente il medico, basandosi su dati obiettivi, ovvero sugli esami di laborato- rio oggi previsti (esami colturali, il tampone faringeo ed altri), come anche quelli sierologici per l’epatite C, B e quant’altro. Ebbene, io mi domando: a seguito di tale certificazione di stato di buona salute, nel prosieguo della loro attività, come verranno controllati i soggetti interessati? Se nel tempo un soggetto contrae un’epatite C, una salmonellosi o una tubercolosi – sapete che oggi la tubercolosi, con ceppi altamente resistenti, sta diventando un nuovo incubo per l’Italia e i Paesi europei – in che modo verrà controllato, dal momento che si renderà veicolo di queste malattie? Credo, quindi, che dovrebbero essere le AA.SS.LL. ad accertare e a garantire almeno le prove basilari e i controlli semestrali ai soggetti che sono a diretto contatto, altrimenti la formazione così intesa sarebbe giustissima, ma non prevedrebbe l’accertamento diagnostico. A mio avviso, l’articolo 5 andrebbe integrato specificando che le AA.SS.LL. dovrebbero fornire, a garanzia del cittadino e degli operatori, degli esami di base che possiamo anche specificare. POTI’. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. POTI’. Signor Presidente, stiamo discutendo dell’articolo 3 e non abbiamo letto l’articolo 4 che parla della formazione del personale alimentarista e recita che la Giunta regionale, entro quattro mesi dalla pubblicazione della legge «definisce con proprio atto regolamentare » proprio quanto noi vorremmo anticipare nella discussione su questo articolo. Quindi, tutte le perplessità e tutto quello che si è detto saranno oggetto di regolamento che la Giunta dovrà definire entro quattro mesi. PRESIDENTE. Voglio avanzare la proposta più costruttiva di sospendere la trattazione di questo articolo, in quanto mi giunge notizia che l’assessore Tedesco sta per completare l’incontro con i sindacati. Se lo ritenete, potremmo accantonare momentaneamente la trattazione dell’articolo 3 e procedere all’esame degli altri articoli, oppure prendere in esame il provvedimento iscritto al punto n. 10) dell’ordine del giorno. Non essendovi osservazioni, passiamo all’esame del punto n. 10). Ripresa esame DDL 27/03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e formazione personale alimentarista” PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame del disegno di legge 27/03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e formazione personale alimentarista” dall’articolo 3, precedentemente accantonato. A questo articolo è stato presentato un emendamento a firma dei consiglieri Zullo, Cassano, Saccomanno e altri, del quale do lettura: «All’articolo 3, comma 2, dopo le parole “autocontrollo, formazione e informazione” inserire le parole “secondo la metodica di HACCP”». Ha chiesto di parlare il consigliere Zullo. Ne ha facoltà. ZULLO. Signor Presidente, nel dibattito che si è sviluppato in precedenza ho raccolto delle titubanze anche da parte della minoranza in ordine a questo articolo. Sono titubanze legittime, perché manifestano una preoccupazione sacrosanta, cioè quella di assicurare la salubrità e l’igiene degli alimenti. Voglio, però, apportare anche un contributo tecnico per il lavoro che ho svolto nella mia attività professionale. Queste norme, che prima regolamentavano il rilascio del libretto di idoneità sanitaria, oggi vengono considerate, dalla maggior parte dei tecnici igienisti, norme obsolete perché superate dall’innovazione tecnologica, dalla innovazione medica e scientifica e soprattutto dall’innovazione legislativa. Nel frattempo, infatti, è intervenuto il decreto legislativo n. 155 del 1994, che ha introdotto una nuova metodica per potere assicurare l’igiene e la salubrità degli elementi. Questa nuova metodologia si basa sulla cosiddetta pratica della HACCP, cioè, sull’individuazione dei punti critici di controllo sui quali il produttore, l’industriale, deve porre l’attenzione affinché non vi siano contaminazioni ed altro. All’interno di questo, la società italiana di igiene, unanimemente ritiene che sia superato il fatto di dover procedere ad una visita ad una alimentarista oggi, e poi rifarla dopo un anno, senza mai considerare cosa succede nel corso di questo anno. È superato anche questo concetto perché si punta molto di più alla formazione dell’operatore, si punta molto di più sulle norme di comportamento, sulle norme igieniche, eccetera. Ecco perché questo comma 2, che tanta titubanza suscita, credo che sia molto bene espresso. Noi abbiamo proposto questo emendamento proprio per dare senso compiuto a questo comma. Qui 28 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. sollecito l’attenzione dell’assessore Tedesco, sebbene – ahimé – sia un fatto notorio che non gli sono molto simpatico. È la vita che ci divide, non certo l’amicizia. Assessore, leggo testualmente l’emendamento: «dopo le parole “autocontrollo, formazione e informazione” inserire le parole “secondo la metodica del sistema HACCP”. Solo questa precisazione darà un senso al comma che potrà mettere in piena tranquillità tutte le anime presenti in questo Consiglio. MARINO, relatore. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MARINO, relatore. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima della sospensione del punto. Ritengo però che detta sospensione sia stata giusta dato che, in questo modo, è sopraggiunto anche l’assessore. Alla luce di quanto è emerso dopo la prima discussione, ho l’impressione di essere di essere all’anno zero e che in questa Regione l’igiene pubblica, con questa normativa, venga cancellata. Non è così. Devo dare atto al consigliere Zullo di essere entrato nel merito delle questioni che abbiamo di fronte e che stiamo discutendo: dal decreto legislativo n. 155/97, alla conservazione degli alimenti, al fatto che il libretto sanitario, come dicevo nella mia relazione, è diventato un fatto anacronistico che non serve e non è utile oggi vista la tecnologia di cui disponiamo, per i processi di prodotto e per le normative europee vigenti sulla tracciabilità. Certo, servono altri controlli e io credo che questo emendamento proposto prima dal consigliere Damone e successivamente tecnicamente affinato anche dal collega Zullo, si possa accogliere. È nello spirito della legge e allo stesso tempo allarga e dà sicurezza ai controlli. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’assessore Tedesco. TEDESCO, assessore alle politiche della salute. Signor Presidente, rilevo che si tratta di un emendamento estremamente tecnico difficile da valutare in quest’Aula in assenza di tecnici. Dobbiamo pertanto affidarci all’unico tecnico presente, il collega Zullo, che dà un contributo che mi auguro possa rientrare nello spirito della legge, così come l’abbiamo voluta presentare con l’attuale testo. PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTETARQUINIO PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento. È approvato. Pongo ai voti l’articolo 3, nel testo emendato. È approvato. art. 4 (Formazione ed obblighi del personale alimentarista) 1. La formazione del personale alimentarista è finalizzata a rafforzare comportamenti igienicamente corretti ed a sviluppare conoscenze in ordine al proprio stato di salute ed ai collegati pericoli di trasmissione di malattie attraverso gli alimenti. 2. La Giunta regionale entro quattro mesi dalla pubblicazione della presente legge definisce con proprio atto regolamentare: a) le mansioni a rischio ai fini dell’individuazione del personale tenuto alla frequenza dei corsi di formazione, sulla base dei dati epidemiologici e della concreta associazione fra ruolo ricoperto nel processo produttivo e rischi di trasmissione di malattie attraverso gli alimenti, tenendo conto anche delle situazioni di temporaneità tipiche del volontariato in occasione di sagre e feste popolari; b) i contenuti, le modalità di svolgimento e la periodicità dei corsi formativi e di aggiornamento in relazione alle diverse tipologie di attività svolte dal personale alimentarista di cui all’art. 2, lettera a), individuando i soggetti autorizzati ad effettuare la formazione e l’aggiornamento, nonché a rilasciare la relativa attestazione; c) le modalità ed i tempi di attivazione dei corsi di formazione ed aggiornamento, al fine di regolare la fase transitoria di progressiva sostituzione del libretto di idoneità sanitaria con l’attestato di formazione; d) la possibilità di effettuare direttamente sul posto di lavoro la formazione mediante personale qualificato, medici igienisti e tecnologi alimentari, ovvero nell’ambito della applicazione del decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 155 (Attuazione delle direttive 93143/CE e 96/3/CE concernenti l’igiene dei prodotti alimentari); e) la possibilità di intendere soddisfatto il requisito dell’avvenuta formazione con il possesso di specifici titoli di studio, fatti salvi gli aggiornamenti di cui alla lettera b). 3. Il personale alimentarista che svolge mansioni individuate come a rischio ai fini della possibile trasmissione di malattie attraverso gli alimenti, è tenuto alla frequenza di specifici corsi di formazione e di aggiornamento, con periodicità bien- nale, in materia di igiene degli alimenti ed al possesso del relativo attestato secondo le modalità disciplinate dal regolamento di cui al comma precedente. 4. L’onere della formazione e dell’aggiornamento è a carico dei datori dì lavoro. È stato presentato un emendamento (n. 2) a firma dei consiglieri Marino e Potì, del quale do lettura: «All’articolo 4, lettera c), al secondo rigo, cancellare la parola “progressiva”». Ha chiesto di parlare il consigliere Potì. Ne ha facoltà. POTI’. Signor Presidente, con la legge eliminiamo il libretto. Quindi lasciare «la fase transitoria di progressiva sostituzione» è pleonastico. Cancellare questa parola non cambia niente, perché non c’è una sostituzione progressiva, il libretto o c’è o non c’è. PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento. È approvato. È stato presentato un emendamento (n. 3), a firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale do lettura: « All’articolo 4, lettera d), secondo rigo, dopo le parole “tecnologi alimentari”, aggiungere le parole “biologi, tecnici delle prevenzione”». Lo pongo ai voti. È approvato. Pongo ai voti l’articolo 4, nel testo emendato. È approvato. art. 5 (Verifica) 1. I Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie locali, nell’ambito delle proprie competenze, verificano con regolare periodicità l’adeguatezza della formazione e dell’aggiornamento e la corretta applicazione delle norme di buona prassi igienica da parte degli operatori addetti, al fine di prevenire la contaminazione degli alimenti, sulla base delle direttive regionali all’uopo impartite. È stato presentato un emendamento a firma dei consiglieri Surico, Saccomanno ed altri, del quale do lettura: «All’articolo 5, dopo la parola “igienica” cassare i righi 4 e 5 e sostituire con il seguente periodo: “inoltre verificano l’idoneità fisica del personale alimentarista mediante apposita valutazione clinica, ematochimica e batteriologica periodica, al fine di prevenire le contaminazioni negli alimenti”». Ha chiesto di parlare il consigliere Surico. Ne ha facoltà. SURICO. Signor Presidente, colleghi, tenuto conto che abbiamo degli alimentaristi che hanno una particolare identificazione – gli operatori che commerciano per esempio mitili, latte, eccetera – e conside- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 29 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. rando anche la particolare epidemiologia infettivologica della nostra Regione credo che le AASSLL debbano garantire determinati standard clinico strumentali a tutela sia dei consumatori che degli stessi operatori. È questo il senso del nostro emendamento. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la normativa sulla formazione stia subendo delle trasformazioni, ma nell’attesa che questa diventi operativa, noi non possiamo assolutamente disattendere i controlli sugli operatori, a loro stessa tutela e dell’utenza. SACCOMANNO. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. SACCOMANNO. Signor Presidente, noto con dispiacere che l’Aula è distratta anche se mi rendo conto che si sta dibattendo solo di un libretto sanitario. Volevo chiedere all’assessore Tedesco una riflessione sulla transizione. Pur dando perfettamente ragione al collega Zullo e a quanto il consigliere Marino ha detto e riportato nella relazione riguardo a ciò che l’OMS pensa per il libretto sanitario, bisogna considerare che in molte zone della nostra regione la lavorazione dei prodotti e dei relativi percorsi alimentari, al di là del controllo sulla catena, come l’HACCP, fa venire dei dubbi e non fa stare certo tranquilli dal punto di vista sanitario. La formazione che la Giunta stabilirà quando potrà raggiungere dei risultati? Quali sono i tempi di realizzazione? E con quale efficacia? Prima che arrivasse l’assessore Tedesco dicevo che secondo me dobbiamo fare un po’ di attenzione riguardo alla verifica di queste leggi per stabilire come gestire questo momento. Una volta eliminato il libretto di idoneità sanitaria perché il mondo lo considera un sistema inadeguato e una volta che la Giunta emanerà le regole, non vi viene il dubbio che i tempi possano essere più o meno lunghi? Lascio la risposta alla vostra considerazione. Che ne è della certezza sui percorsi della salute in Puglia e dell’attenzione alla manipolazione, alla conservazione dei prodotti? Il collega Potì ha aggiunto nella sua definizione iniziale circa il ruolo dell’alimentarista, un’altra serie di accezioni in termini di manutenzione, deposito e via elencando. Si torna a parlare del fatto che si stanno verificando forme di patologie infettive provenienti dal terzo mondo – l’Africa e altri Paesi – che noi non conosciamo e che non possiamo controllare. Noi siamo una regione di frontiera che si deve aprire, giustamente, ad un’evoluzione culturale, ma non dobbiamo pensare che il libretto sia uno strumento insufficiente ed inadeguato. Quando diciamo che non è sufficiente e adeguato pensiamo che eliminarlo rappresenti una soluzione adeguata? In che cosa miglioriamo? È vero, miglioriamo il percorso di formazione, ma la formazione e la cultura richiedono tempo. La cultura si acquisisce con il tempo. La stessa cosa succede per chi conosce una lingua straniera e riesce quasi a pensare in quella lingua. Ebbene, occorre riuscire a pensare a comportamenti sani, cogenti, tranquilli dal punto di vista del percorso della sicurezza alimentare. A mio avviso, questa legge non va ancora in questa direzione. Invito, pertanto, l’assessore Tedesco ad assumersi la responsabilità e a ragionare maggiormente sul punto in oggetto. Secondo me, stiamo adottando un provvedimento in maniera frettolosa. Il collega Marino in merito al libretto sanitario ha detto che non essendo esso adeguato, va eliminato. In questo modo non ci ammoderniamo. Per farlo dovremmo trovare un sistema efficiente che superi e migliori il suddetto libretto. Sono d’accordo sulla formazione alla cultura, ma occorre tempo. Oggi ci sono tante masserie della Regione che manipolano alimenti e affini, quindi di attenzione ce ne vuole molta. In questo senso anche il modo in cui abbiamo proposto l’emendamento è inadeguato, lo so perfettamente assessore. È da limare anche nell’esposizione. In ogni caso occorre fare qualcosa affinché i sistemi di prevenzione siano efficaci. Non è sufficiente dire: «delle direttive regionali all’uopo determinate». Noi stiamo facendo una legge nell’ambito della quale un minimo di direttive, per attuare un certo percorso, vanno indicate. Se poi questo percorso si esaurirà fra tre o quattro anni, lo stabilirà lei signor assessore. Credo che tutto questo sia fondamentale per far sì che questa legge costituisca un adeguamento in minus, dovendo sostituire un provvedimento indubbiamente sorpassato. ZULLO. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà di parlare. ZULLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, so benissimo che l’intento di questa proposta è quello di deburocratizzare una procedura rimasta effetti- vamente solo un evento burocratico. Il libretto sanitario, infatti – e lo possiamo dire a piena voce –, non viene rilasciato mai dietro visita di un medico o negli uffici di igiene. Ormai non si fanno più né prelievi, né tampone muco-faringeo, né coprocoltura, come si faceva una volta. Inoltre, per andare incontro alle nuove necessità basate su studi epidemiologici, la vaccinazione obbligatoria antitifo e paratifo oggi per legge non è più obbligatoria. Questo significa che dobbiamo fare in modo che effettivamente ci sia un qualcosa di serio nell’assicurare l’igiene e la salubrità degli alimenti. La serietà risiede proprio nella formazione e nell’informazione degli operatori. Voterò contro questo emendamento, e lo farò sulla base di un principio tecnico su cui ho studiato tanti anni. Ripeto, voterò contro e spero che non se ne abbiano a male i miei colleghi di minoranza. Voterò contro perché è anacronistico pensare di sottoporre il personale alimentarista a degli esami ematochimici. Evidentemente, pensiamo di stare ancora nelle condizioni igienicosanitarie del 1962, quando sono nate quelle norme. Penso che nell’arco di questo quarantennio il nostro Paese abbia compiuto dei passi avanti verso la migliore conoscenza delle buone prassi igieniche da parte anche degli operatori alimentaristi. L’operatore alimentarista, inoltre, deve essere inserito in un circuito, in una filiera. Se si fa riferimento al fatto che ci possono essere delle mucche che hanno la tubercolosi, evidentemente vuol dire che a monte non funziona un sistema di prevenzione che deve riguardare tutta la filiera: le stalle, le mucche, le condizioni igienico-sanitarie, la sanità animale e via elencando. Potremmo anche avere un alimentarista sano o un alimentarista sottoposto tutti i giorni a dei controlli, ma se il controllo non riguarderà il ciclo completo degli alimenti, il consumatore non sarà mai tutelato. Queste sono le ragioni per cui dobbiamo puntare all’applicazione seria del sistema HACCP nelle imprese. All’interno di questo sistema sono previste la formazione e l’informazione dell’operatore, ed è su questo che si gioca la sfida di un futuro che ci veda intelligentemente impegnati nell’igiene e nella salubrità degli alimenti adoperando i canoni e i crismi più moderni della sanità pubblica odierna. 30 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. MARINO, relatore. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MARINO, relatore. Signor Presidente, stiamo svolgendo una buona discussione e di questo devo dare atto al Consiglio e ai consiglieri che sono intervenuti. È chiaro che, se passasse questo emendamento, faremmo bene a ritirare il disegno di legge e a reinserire i libretti sanitari. Questo emendamento, a mio avviso, va contro la filosofia stessa del disegno di legge. Torno a dire che con questa legge stiamo abolendo il libretto sanitario, non stiamo cancellando l’igiene pubblica, la prevenzione o il lavoro che stanno svolgendo gli operatori del settore. Dovremmo sviluppare un ragionamento ed una discussione tra di noi per capire come rafforzare la prevenzione e l’igiene pubblica, ma questo è un altro discorso. Non ha nulla a che vedere con l’abolizione del libretto sanitario. Il ragionamento pacato e consapevole del consigliere Saccomanno non risponde alla filosofia di questa legge che è una mera semplificazione. In alcuni degli emendamenti proposti da chi vi parla e dal consigliere Potì si fa riferimento a figure professionali nuove che, fino ad oggi, neanche nel campo dell’igiene pubblica, sono state utilizzate, perlomeno in questa regione. Lo sforzo deve essere quello di incamminarci, come suggeriva il collega Zullo, lungo la strada attraverso questa legge che rappresenta un tratto, ma anche mediante una seria politica di prevenzione. Occorre incamminarci lungo la strada dei processi di controllo delle catene alimentari. Occorre inoltre controllare i luoghi nei quali andiamo a comprare questi alimenti. Credo che sia questa la funzione più forte. Facciamo un richiamo all’assessore: insieme dobbiamo costruire, anche attraverso il piano della salute, una più forte e più articolata conoscenza dei processi alimentari, ma anche un controllo più incisivo su questi processi. Questa è la logica che ci deve guidare. Non possiamo tornare indietro votando questo emendamento. In qualità di Presidente della Commissione, ma credo di parlare anche a nome della maggioranza, dichiaro il parere contrario a questo emendamento. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’assessore Tedesco. TEDESCO. Colleghi, credo che il te- nore della discussione sia un tenore estremamente responsabile. Sostanzialmente pone la necessità di un salto di qualità, non soltanto nella costruzione di strategie adeguate di controllo dei processi di produzione e di manipolazione degli alimenti nel nostro sistema regionale, ma anche un problema di crescita culturale e di mentalità degli addetti ai lavori. Come diceva giustamente il collega Saccomanno, è un processo lungo e complesso nel corso del quale non vengono allentati i sistemi di controllo esistenti, che sono puntuali e che certo vanno rafforzati. Il problema che noi dobbiamo porci è quello di stabilire se la nostra rete di controllo è adeguata alla funzione, cioè se rispetto a determinate incombenze e competenze non sia il caso di forzare certi vincoli e certi blocchi sopratutto di assunzione di determinate categorie che, all’interno del servizio sanitario, svolgono un ruolo fondamentale nella tutela della salute collettiva. Non credo che l’emendamento proposto dai colleghi Surico e Saccomanno da questo punto di vista costituisca una garanzia, perché ripercorre altre modalità di controllo che pure sono individuate da altra normativa. Penso ad esempio alla legge n. 626 che riguarda il personale addetto alla lavorazione dei prodotti alimentari. Questa è la validità del problema posto dal collega Surico con l’emendamento e dal collega Saccomanno con la sua raccomandazione e colto anche dal Presidente Marino che parla di filiera della tutela della salute. L’emendamento, pertanto, non coglie l’obiettivo che si propone. Piuttosto, esso ha centrato l’obiettivo di animare una discussione ulteriore della quale il Governo non potrà non tenerne conto nell’attività di rafforzamento e di sempre migliore adeguamento di una struttura di servizi di prevenzione innanzitutto, prima ancora che di controllo, per quanto riguarda la materia di cui ci stiamo occupando. PRESIDENTE. Comunico che l’emendamento è ritirato dai proponenti. Pongo ai voti l’articolo 5. È approvato. art. 6 (Informazione alla popolazione) 1. La Giunta regionale definisce, sentite le Associazioni dei consumatori, i contenuti, le modalità e gli strumenti per lo svolgimento di adeguate campagne informative rivolte alla popolazione sulle modalità efficaci di prevenzione delle malat- tie trasmesse dagli alimenti. Lo pongo ai voti. È approvato. art. 7 (Obblighi del responsabile dell’industria alimentare) 1. Fermo restando quanto previsto dal d. lgs. 155/1997, il responsabile dell’industria alimentare deve adibire alle mansioni a rischio di cui all’articolo 4, comma 2, lettera a) il personale alimentarista in possesso della attestazione comprovante l’avvenuta formazione coerente con il tipo di attività svolta. Lo pongo ai voti. È approvato. art. 8 (Sanzioni) 1. Il mancato possesso dell’attestato di formazione per il personale alimentarista soggetto a tale obbligo ai sensi della presente legge e la violazione dell’articolo 7, è punito con una sanzione amministrativa da 250,00 a 1.000,00 euro. 2. I soggetti incaricati del controllo ai sensi della normativa vigente procedono alla applicazione della sanzione amministrativa, qualora i contravventori non provvedano ad eliminare il mancato adempimento entro il termine indicato da medesimo soggetto controllore, che comunque non dovrà essere superiore a novanta giorni. 3. I proventi rivenienti dall’azione sanzionatoria devono essere versati all’ufficio contenzioso della Regione. È stato presentato un emendamento (n. 4) a firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale do lettura: «All’art. 8, comma 1, 1° rigo, premettere la frase “Fatto salvo quanto previsto dal successivo art. 9”». Lo pongo ai voti. È approvato. È stato presentato un emendamento (n. 5) a firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale do lettura: « All’art. 8, comma 1, 2° rigo, sostituire le parole “è punito” con le parole “sono punite”». Lo pongo ai voti. È approvato. Pongo ai voti l’articolo 8, nel testo emendato. È approvato. art. 9 (Norme transitorie) 1. Nelle more dell’adozione da parte della Giunta regionale del regolamento di cui all’art. 4, comma 2, le Aziende sanitarie locali devono applicare le disposizioni di cui al d. lgs. 155/ 1997. Lo pongo ai voti. È approvato. Pongo ai voti il disegno di legge “Abolizione del libretto di idoneità sanitaria per gli alimentaristi e formazione del personale alimentarista” nel suo complesso. È approvato. È stata avanzata richiesta di urgenza. La pongo ai voti. È approvata. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. La seduta è tolta (ore 14,23). n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 31 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Emergenza Il contributo del volontariato infermieristico nelle maxi emergenze Al centro del 1° congresso nazionale CIVES svoltosi a Casarano Rosaria Capotosto*, Alessandro Paolucci **, Michele Fortuna *** Con la concessione dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con un messaggio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, si è svolto recentemente a Casarano il 1° Congresso Nazionale CIVES - Coordinamento Infermieri Volontari per l’Emergenza Sanitaria “Maxiemergenze e catastrofi: ruoli e competenze”. Le attività di protezione civile, si sa, sono costituite prevalentemente dalle problematiche legate alla previsione e prevenzione dei rischi che insistono sul nostro territorio cercando di predisporre, e spesso con non poche difficoltà, una attività di informazione rivolta alla popolazione, effettuata con utili esercitazioni, vero e proprio banco di prova di una organizzazione in grado di fornire una risposta adeguata e consona al tipo di emergenza da affrontare. La conoscenza del rischio dunque, delle sue cause, del suo svolgersi e dei suoi effetti, educa alla convivenza “intelligente” con il rischio e spinge ad adottare il comportamento più coerente con esso. Tale conoscenza deve essere capillarmente diffusa, con la consapevolezza che vite umane possono essere salvate se, al verificarsi di eventi estremi, si adottano gli opportuni protocolli sanitari e tecnici. Le competenze di Operatori Sanitari e VV.F., costituiscono dunque, la base per lo studio del rischio e possono essere conseguiti attraverso un processo di formazione continua , e attraverso l'informazione, l'educazione alla salute e le ripetute simulazioni . L’esercitazione diviene quindi uno strumento prezioso attraverso il quale è possibile testare l’efficacia e la validità di un modello di intervento per fronteggiare una grande emergenza. Nell’ambito del Meccanismo Comunitario istituito con decisione (2001/792/CE) del Consiglio dell’Unione Europea del 23 ottobre 2001, la Commissione europea prevede un’attività formativa che includa anche le esercitazioni per la simulazione delle grandi emergenze. Il Cives - Coordinamento Infermieri Volontari per l’Emergenza Sanitaria è un'Associazione autonoma non lucrativa, nata da un progetto elaborato dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, regolarmente iscritta nel registro del Servizio Nazionale di Protezione Civile. L'organizzazione di volontariato professionistico (che conta ormai numerosi Nuclei Provinciali) è costituita da Infermieri iscritti all'Albo Professionale ed è presente in iniziative di Protezione Civile al fianco delle Istituzioni dello Stato e delle autonomie locali. Seppur relativamente giovane rispetto ad altre associazioni di volontariato, CIVES è già stato coinvolto in numerose missioni di protezione civile fra le quali: Missione Arcobaleno, Emergenza Comiso, Emergenza eruzione vulcano Etna 2001 – 2002- 2003, la missione in Sri Lanka in aiuto alle popolazioni colpite dallo Tsunami, l’assistenza ai pellegrini in occasione della morte di S.S. Giovanni Paolo II, l’insediamento di S.S. Papa Benedetto XVI, il Congresso Eucaristico a Bari nel 2005, il grande evento Luis Vuitton Cup a Trapani , la partecipazione ad esercitazioni internazionali di protezione civile come EUROSOT 2005 e MESIMEX 2006. In Puglia sono stati attivati i due nuclei provinciali di Foggia e Lecce, con a capo in qualità di Referenti rispettivamente, a Foggia, la infermiera Rosaria Capotosto (componente del Comitato di Garanzia Nazionale) e a Lecce, l’infermiere Romeo Delle Donne. Ma la Puglia può essere ben orgogliosa dei suoi professionisti infermieri: sono stati infatti eletti nel Direttivo Nazionale Lorenzo De Benedittis e il Dr. Michele Fortuna, quest’ultimo con la carica di Vice-Presidente Nazionale CIVES. 34 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Parlavamo di soccorso tecnico e sanitario e tutto ciò che è stato visto di recente a Casarano (LE) nell’ambito del I° Congresso nazionale CIVES “Maxiemergenze e catastrofi, ruoli e competenze”, è di sicuro la massima espressione di ciò che dovrebbe essere l’intervento in favore delle popolazioni coinvolte in una maxiemergenza, ovvero la complementarietà fra il soccorso sanitario ed il soccorso tecnico dei VV.F. un dialogo completo al quale si giunge con persone speciali, come i Vigili del Fuoco e gli Infermieri CIVES. Essi riescono ad esprimere la massima efficienza nei soccorsi, poiché formati alle recenti disposizioni di legge e con le competenze acquisite con i vari livelli di formazione, non ultimo il livello universitario per la professione infermieristica. E ciò che hanno ribadito gli illustri e autorevoli ospiti giunti in rappresentanza delle varie Istituzioni, fra questi la Dr.ssa Adriana Volpini, in rappresentanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Dott. Guido Bertolaso, il sottosegretario al Ministero della Salute On. A. Gaglione in rappresentanza del Ministro On. L. Turco, il Gen. Michele Donvito per la Sanità Militare, il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco per la Puglia Dr. Ing. A. Volpini, il Presidente nazionale del SIS 118 Dott. Mario Costa, il Dott. M. La Pietra dell’Ufficio del Volontariato per il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, il Dott. Enrico Lumini Presidente Nazionale CIVES, il Prefetto di Lecce S.E. Dott. Gianfranco Casilli, il Sindaco di Casarano Dott. Remigio Venuti, rappresentanti della C.R.I., dell’ANPAS e delle Misericordie. Negli interventi degli autorevoli relatori, si è ribadita la necessità di avere un soccorso sempre più qualificato e professionale, lasciando confluire in maniera sinergica le singole capacità individuali. L’esercitazione che ha avuto come scenario di rischio quello di un incidente ferroviario in prossimità della stazione di Casarano, (scontro ad un passaggio a livello di un pullmann contro un treno), è stata un ottima occasione per testare e sperimentare il sistema di allertamento, e la risposta a tale evenienza. Un aiuto fondamentale alla realizzazione dell’esercitazione è venuto sicuramente dalla Prefettura di Lecce, e in particolare dalla Dr.ssa Beatrice Mariano Vice Prefetto Aggiunto, con la quale CIVES ha tro- Esercitazione di Casarano, parte integrante del 1° Congresso nazionale CIVES vato fin da subito, un punto d’intesa, importante anche il contributo della Provincia di Lecce presente con il Geom. Scarcella. Il coordinatore dell’esercitazione è stato il Dott. Gaetano Dipietro, direttore della C.O. 118 della sesta provincia pugliese BAT, il quale ben coadiuvato dal gruppo degli Infermieri CIVES, ancora una volta ha dimostrato le sue grandi capacità gestionali e operative in caso di maxiemergenza; la collaborazione con i Vigili del Fuoco (ai quali va l’apprezzamento maggiore per l’alta professionalità dimostrata ancora una volta sul campo), con la C.O. 118 di Lecce, con il Comune di Casarano, con le Forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Municipale di Casarano, Polizia Provinciale, ma anche le FF.AA. con il 61° Stormo dell’Aeronautica Militare di Galatina, presente con un proprio equipaggio durante le fasi di soccorso, coadiuvate dal capo Infermeria Col. Capone, che ha fatto sì che l’esercitazione interforze riuscisse a raggiungere gli obiettivi prefissati. Un ringraziamento particolare alle Ferrovie del Sud Est ed al personale tutto che ha collaborato attivamente alla realizzazione dell’impianto esercitativo. Concludendo, possiamo dire che il percorso formativo degli infermieri e le particolari capacità organizzative che essi sviluppano per l’esercizio della professione li rendono tra le figure professionali più idonee per la pianificazione, la valutazione e l’attuazione di un Piano Operativo di Protezione Civile. La professionalità dell’infermiere e dell’infermiere CIVES in particolare, impone che non ci sia posto per l’improvvisazione, da non confondere con la straordinaria capacità di adattamento alle condizioni che ogni scenario di maxiemergenza può presentare. Egli interpreta nel lavoro quotidiano ed in situazioni straordinarie come le maxiemergenze, una formazione conquistata nel tempo, unita ad una grande esperienza maturata sul campo. Il mondo infermieristico è da sempre, per propria cultura attento e sensibile al tema della solidarietà e dell’aiuto alle fasce deboli della società ed alle popolazioni vittime di eventi devastanti. Studiare i rischi e conoscerli, è la base per adottare tutti i provvedimenti per poterli limitare. Gestire l’assistenza in una situazione di maxiemergenza significa aver maturato, come professionista, una buona metodologia del soccorso. Bello poi, lo stretto rapporto instauratosi tra la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco della Puglia e il Coordinamento Infermieri Volontari per l’Emergenza Sanitaria, che ci fa ben sperare in un modello condiviso di intervento, con la speranza di avere ben poche occasioni di applicare detti protocolli. * Componente Comitato Garanzia Nazionale CIVES ** Vigile del Fuoco permanente, aereosoccoritore, resp. operativo prov.le S.A.F. per il Comando VV.F. Foggia *** Vice-Presidente Nazionale CIVES n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 35 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Interventi L’ospedale e la metafora dell’aereoporto L’area d’ingresso fulcro strutturale e funzionale del “sistema dei percorsi” Luigi Cosentino * Quante volte,entrando in un ospedale, ci siamo sentiti persi e disorientati davanti a un cartellone direzionale incomprensibile o a un improvvisato avviso attaccato alla bell’e meglio su una porta o su una vetrata? Quante volte per cercare un ambulatorio abbiamo incrociato la zona delle degenze o dei servizi? È possibile immaginare un ospedale a “dimensione d’uomo”, facile da interpretare, con uno spazio all’ingresso ampio e luminoso, accogliente, quale “luogo domestico” dove l’utente (paziente, visitatore) riesca a percepire in modo semplice e intuitivo la direzione da seguire senza incrociare o disturbare altri percorsi? Bisognerebbe costruire, o più realisticamente ristrutturare, l’ospedale secondo la logica organizzativa di un aeroporto. “Nulla più dell’aereoporto esprime la libertà…la trasparenza, la luminosità…l’umanità ordinata e curiosa…; tutto è preciso, scritto, detto e ribadito in diverse lingue, il destino è segnato dalla carta d’imbarco, e non puoi sbagliare aereo… e non puoi saltare per errore un’uscita…; gli aeroporti sono fatti con la ragione e per la ragione, sono concentrati di informazioni che prevedono e correggono l’errore…” (F. Merlo, 2007). In effetti la prima impressione che si ha entrando in un aeroporto è quella di ordine e regolarità dei flussi delle persone che seguono dei percorsi precisi, distinti e prestabiliti. Alla base di questa organizzazione semplice e funzionale che orienta e accompagna i passeggeri vi sono tre fattori fondamentali: 1) La segmentazione della domanda: gli utenti esprimono domande distinte (partenze, arrivi, voli nazionali, voli internazionali) che vengono gestite e soddisfatte separatamente mediante “percorsi specifici e ben identificabili”costruiti con soluzioni architettoniche che assicurano funzionalità e rapidità di collegamento tra le diverse aree; 2) La semplicità dei percorsi: il percor- so (che mette in contatto l’utente con il servizio) è reso semplice, elementare, facilmente fruibile (uso differenziato dei colori, passaggi obbligati, lingue diverse, etc.). Poche “regole semplici” e una certa “ridondanza dell’informazione” (ripetizione regolare delle indicazioni) governano il contesto organizzativo-aereoporto e guidano l’utente consentendogli di individuare con facilità il proprio percorso (es. imbarco, uscita) e di verificare regolarmente se si trova sulla strada giusta. 3) L’uso attivo dell’informazione: l’organizzazione mette a disposizione dell’utente tutte le informazioni di cui ha bisogno per trovare e seguire il proprio percorso-obbiettivo anche se, per fare questo, deve in qualche modo “attivarsi” ossia deve cercare le informazioni che sono largamente disponibili e facilmente comprensibili ; si tratta di una vera comunicazione di servizio (“comunicazione di raccordo”: tra l’organizzazione e/o parti di essa e singoli utenti). È l’esatto contrario dell’ “uso burocratico dell’informazione” (D.F.Romano, 2007) che costringe l’utente a richiedere in modo esplicito l’informazione a chi la possiede (un servizio, un ufficio, un operatore, etc.) e che, probabilmente(?!!), gliela concederà. Resta allora da chiedersi se effettivamente il modello organizzativo dell’aereoporto sia in qualche modo applicabile all’ospedale. La domanda è volutamente retorica in quanto le attuali tendenze di architettura ospedaliera adottano soluzioni progettuali che tendono ad “umanizzare” la struttura fisica consentendo quelle innovazioni organizzative capaci di soddisfare i bisogni dei pazienti che devono essere posti “al centro dell’organizzazione stessa”. Ciò vale naturalmente quando si costruisce ex novo un ospedale ma anche quando si deve ampliare e ristrutturare un vecchio ospedale. Infatti anche in ospedale afferisce una “domanda segmentata” (pazienti, visitatori, etc.) con obbiettivi dif- ferenziati (ambulatori, servizi diagnostici, degenze, uffici amministrativi, etc.) e quindi il fulcro strutturale e funzionale del “sistema dei percorsi” è l’area d’ingresso attorno alla quale l’ospedale si organizza per fasce di diversa intensità assistenziale e dalla quale si accede a tutti i percorsi identificati ( per pazienti, visitatori, operatori: funzione di accoglienza e orientamento; separazione dei differenti flussi di traffico). E tuttavia la sola configurazione organizzativa non può bastare. In una organizzazione complessa di tipo matriciale come l’ospedale il “sistema di comunicazione” assume un ruolo centrale finendo per sovrapporsi e identificarsi con l’organizzazione stessa (D.F.Romano, 2007). Nel caso specifico la “comunicazione di raccordo” ma anche la “comunicazione interpersonale”(tra operatori e utenti) che deve tendere ad avvicinare i mondi, i modi di pensare, i modelli culturali di chi eroga il servizio e di chi lo fruisce, orientando le interazioni tra persone e favorendo la costruzione di significati condivisi. È necessario “catturare i modi specifici attraverso i quali, nelle organizzazioni, così come negli ambienti di vita quotidiana, si produce senso (sensemaking)” (M.Niero, 2006); bisogna cioè individuare i modi attraverso i quali le persone (individualmente o in gruppo) costruiscono il significato delle cose e delle loro azioni. Tenendo ben a mente che il miglioramento e l’innovazione,nei sistemi complessi,emergono spontaneamente dalle “interazioni locali” degli individui e non possono essere imposti dall’ alto o dall’esterno (P.E.Plsek,2001). Ma per fare questo occorre cambiare la cultura delle organizzazioni sanitarie. Evolvere culturalmente. E qui l’impresa diventa davvero difficile. * Direttore Medico P.O. CopertinoNardò 36 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Documentazione Informazione scientifica del farmaco: il regolamento regionale Il testo integrale del R.R. 16.7.2007 n. 17 pubblicato sul BUR n. 102 del 18 luglio Regolamento Regionale 16 Luglio 2007, N. 17 - Regolamento per le attività di informazione scientifica sul farmaco, art. 48 commi 21,22,23,24 della l. 24.11.2003 n. 326. (BUR n. 102 del 18 luglio 2007) € codice identificativo dell’Azienda stessa ed eventuali aziende farmaceutiche consocia-te/associate; € autocertificazione dei requisiti previsti dall’art.122 del D.Lvo 219/06, con particolare riferimento a: Il Presidente della Giunta Regionale - Visto l’art. 121 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 22 novembre 1999 n. 1, nella parte in cui attribuisce al Presidente della Giunta Regionale l’ emanazione dei regolamenti regionali. - Visto l’art. 42, comma 2°, lett. c) della L.R. del 12/05/2004, n.7 “Statuto della Regione Puglia”. - Visto l’art. 44, comma 2°, della L.R. del 12/05/2004, n.7 “Statuto della Regione Puglia”. - Vista la L. 24/11/2003, n. 326, Art. 48 commi 21, 22, 23 e 24. - Vista la Delibera di Giunta Regionale n. 890 del 19/06/2007 di adozione di un regolamento attuativo della legge. - titolo di studio; - attività svolta sulla base di un rapporto di lavoro instaurato con un’unica impresa farmaceutica; - il nominativo del responsabile scientifico da cui dipendono gli ISF; - il responsabile aziendale della farmacovigilanza; - gli ISF devono essere dotati di tesserino di riconoscimento (foto compresa), che riporti i seguenti dati: € nome e cognome; € codice fiscale; € data inizio attività presso 1’Azienda farmaceutica; € logo e nome dell’Azienda farmaceutica; € codice identificativo a barre che individui l’ISF e l’Azienda farmaceutica; € area terapeutica nella quale l’ISF opera; € ambito territoriale e/o ASL e/o AO nelle quali l’ISF opera. Detto tesserino è fornito dalle rispettive Aziende farmaceutiche e vidimato dalla Regione Puglia, sulla base degli elenchi dei nominativi inviati all’Assessorato alle Politiche della Salute. L’informatore scientifico deve esibire il tesserino per l’accesso nelle strutture del SSR, incluse quelle convenzionate. Ogni successiva variazione dell’elenco dei nominativi dovrà essere tempestivamente (max 30 giorni) comunicata alla Regione, Assessorato alle Politiche della Salute; in caso di cessazione del rapporto di lavoro il tesserino EMANA Il seguente Regolamento: Titolo I Attività di Informazione Scientifica sui farmaci nella Regione Puglia Art.1 - Le Aziende farmaceutiche che intendono svolgere attività di informazione scientifica sui farmaci nella Regione Puglia, comunicano all’Assessorato alle Politiche della Salute: € nome, cognome, codice fiscale e data di inizio dell’attività dei propri informatori scientifici (ISF), specificando l’eventuale area terapeutica che essi rappresentano e 1’ambito territoriale in cui svolgono la loro attività; dovrà essere ritirato immediatamente dall’Azienda farmaceutica. Art. 2 - Lo svolgimento dell’attività degli ISF all’interno delle strutture del SSR, viene assicurato e agevolato dalle Direzioni delle suddette strutture attraverso 1’individuazione di locali idonei (esempio sala medici, biblioteca di reparto, studio del medico) in fasce orarie concordate con il responsabile dell’unità operativa, sensibilizzando la disponibilità dei medici e farmacisti e promuovendo la condivisione di una politica aziendale di programmazione degli incontri di informazione scientifica sui farmaci mediante visite individuali preferibilmente su appuntamento e attraverso incontri collegiali organizzati dalle Direzioni medesime e/o dal responsabile del reparto/unità operativa. Non sarà pertanto ammesso lo svolgimento dell’attività di informazione medico scientifica all’interno dei reparti di degenza nonché negli ambulatori specialistici durante l’orario di visita dei pazienti. Lo svolgimento dell’attività degli ISF negli studi medici convenzionati (MMG, PLS e Guardia Medica) avviene in apposito orario, concordato con il medico, nei giorni dal lunedì al venerdì e comunque nel rispetto del CCNL. Titolo II Servizio di Informazione scientifica sui farmaci presso tutti i medici interessati alla prescrizione Art. 3 - Al fine di agevolare la programmazione degli incontri, deve essere apposto negli studi medici convenzionati e nelle strutture del SSR un apposito cartello, su modello univoco della Regione Puglia, nel quale siano 38 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. chiaramente individuati gli orari e le modalità di ricevimento degli ISF. Art. 4 - Il numero delle visite individuali di ogni ISF ai singoli medici è quantificabile in un numero massimo di 5 (cinque) visite annuali per ogni medico interessato alla prescrizione. Qualora un ISF sia responsabile del servizio di informazione scientifica di più prodotti, il numero massimo di visite rimane comunque determinato, in 5 (cinque) per anno per medico, fatta salva l’esigenza di veicolare nuove informazioni rilevanti sull’uso appropriato dei medicinali (modifiche dell’RCP - es. nuove indicazioni terapeutiche - o nuove informazioni sulla sicurezza - es. avvertenze, eventi avversi, controindicazioni, effetti collaterali). Art. 5 - Gli ISF devono svolgere l’attività professionale prevista dalla normativa vigente, presso i medici individualmente; la presenza del capoarea o di altre figure professionali non correlate all’attività di informazione scientifica, è ammessa solo per funzioni diverse dall’informazione scientifica. Art. 6 - Gli ISF non possono svolgere alcuna attività di tipo commerciale presso le farmacie, sia ospedaliere che aperte al pubblico (convenzionate). Gli Informatori Scientifici del Farmaco non possono chiedere al farmacista informazioni sulle abitudini prescrittive dei medici. Non è consentito inoltre, agli operatori del SSN e delle farmacie convenzionate, fornire agli informatori scientifici né indicazioni relative alle abitudini prescrittive dei medici né informazioni inerenti le procedure di acquisto dei medicinali. Art. 7 - È fatto obbligo alle aziende farmaceutiche di comunicare alla Regione Puglia, Assessorato alle Politiche della Salute, ogni sei mesi, entro il 31 gennaio a il 31 luglio di ogni anno: - il numero dei medici e dei farmacisti operanti nella Regione oggetto dell’attività di informazione scientifica del farmaco; - il numero medio mensile di interventi effettuati dagli ISF presso i singoli operatori sanitari oggetto dell’at- tività di informazione scientifica. Titolo III Cessione e acquisizione di campioni gratuiti (art. 125 D. Lvo. 219/06) Art. 8 - I campioni gratuiti di cui all’art. 125 del D. Lvo. 219/06 possono essere consegnati dagli ISF, ai medici autorizzati a prescrivere il medicinale,secondo i criteri di seguito schematizzati: € due campioni a visita per ogni dosaggio o forma farmaceutica di un medicinale, esclusivamente nei diciotto mesi successivi alla prima commercializzazione del prodotto ed entro il limite massimo di 8 (otto) campioni annui per ogni dosaggio e forma; € per i farmaci in commercio da più di diciotto mesi, invece, gli ISF possono consegnare al medico non più di 4 (quattro) campioni complessivi a visita entro il limite massimo di 10 (dieci) campioni annui, scelti nell’ambito del listino aziendale. I suddetti limiti quantitativi non si applicano alla fornitura di campioni di farmaci non rimborsabili dal SSN. Art. 9 - La consegna gratuita dei campioni di medicinali, ai medici autorizzati a prescriverli, è subordinata ad una richiesta scritta – che riporti in modo leggibile la data, il nome e cognome, il timbro e la firma del medico richiedente, il numero di campioni per farmaco di ogni dosaggio e forma farmaceutica. Le Aziende farmaceutiche sono tenute a farsi consegnare dagli ISF ogni richiesta medica, conservarla per 18 mesi, e a fornire la suddetta documentazione in caso di richiesta da parte della Regione. I1 medico che ha richiesto i campioni secondo le modalità sopra descritte e secondo le qualità indicate, è direttamente responsabile della gestione e della corretta conservazione dei campioni stessi. Art. 10 - Fatto salvo quanto previsto per i campioni gratuiti non è consentita la cessione a titolo gratuito di medicinali. Per i farmaci destinati ad “uso compassionevole” o alle speri- mentazioni cliniche si fa riferimento alla specifica normativa vigente (Decreto 8.5.2003 e D. Lvo 211/2003). Titolo IV Materiale informativo (art. 120 D. Lvo. 219/06) Art. 11 - È consentito utilizzare per l’informazione al medico solo materiale autorizzato dal Ministero della Salute (ora Agenzia Italiana del Farmaco), ai sensi della normativa vigente. Ad ogni visita, gli ISF devono consegnare al medico, per ciascun medicinale presentato, il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, completo delle informazioni sul prezzo e, se del caso, delle condizioni alle quali il prodotto può essere prescritto con onere a carico del Servizio Sanitario Nazionale, fatto salvo quanto previsto dall’art. 122 del D. Lvo. 219/06. Nessun altra documentazione può essere fornita al medico se non sono trascorsi 10 giorni dalla data di deposito della documentazione stessa presso l’Agenzia Italiana del Farmaco. Detta data deve essere riportata nel materiale divulgato. In ogni caso le informazioni contenute nella suddetta documentazione devono essere conformi alla documentazione presentata ai fini del rilascio o modifica dell’Autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Pertanto nessun altro materiale, quale ad es. documentazione ad uso interno da parte dell’Azienda farmaceutica può essere utilizzato ai fini dell’informazione scientifica dagli ISF. Sono fatti salvi gli adempimenti previsti in materia di farmacovigilanza. Gli informatori Scientifici del Farmaco (ISF) devono trasmettere all’Azienda USL ogni singola reazione avversa di farmaci di cui dovessero venire a conoscenza. Art. 12 - Concessione di prodotti gratuiti promozionale di valore trascurabile (art. 123 D. Lvo. 219/06) L’art. 123 del D. Lvo. 219/06 nel quadro dell’attività di informazione e presentazione dei medicinali svolta presso i medici o farmacisti prevede il divieto di concedere, offrire o promet- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 39 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. tere premi, vantaggi pecuniari o in natura, salvo che siano di valore trascurabile e siano comunque collegabili all’attività espletata dal medico e dal farmacista. La quantificazione del predetto valore trascurabile a fissata in un massimo di 20,00 annui per Azienda farmaceutica per ogni singolo medico o farmacista. Le Aziende Farmaceutiche comunicheranno alle ASL gli omaggi di “valore trascurabile” in distribuzione ai medici e ai farmacisti indicando il valore dell’omaggio. Considerato che il valore in costo di abbonamenti alle riviste scientifiche, di testi, di documenti su supporto informatico, ecc., collegati all’attività espletata dal medico e dal farmacista è generalmente superiore a 20,00 superando quindi i limiti posti dalla determinazione della quantificazione del “valore trascurabile”, viene stabilito che la cessione gratuita di detto materiale può essere effettuata solo a favore delle unità operative delle AO/ASL. In questo caso l’Azienda farmaceutica è tenuta a darne comunicazione alle Direzioni aziendali delle ASL/ AO di appartenenza, in quanto detti prodotti si configurano come un bene comune a tutti gli operatori sanitari, dipendenti o convenzionati, dell’Azienda sanitaria della Regione. Per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta la cessione di detto materiale viene effettuata presso il Distretto di competenza, salvo diversi accordi tra medici convenzionati e azienda sanitaria. Il materiale informativo di consultazione scientifica o di lavoro, non specificamente attinente al medicinale, può essere ceduto a titolo gratuito solo alle strutture sanitarie pubbliche. Art. 13 - Convegni e congressi riguardanti i medicinali (art. 124 D. L.vo 219/06 come modifica dell’art. 48, comma 23 della L 326/2003) La normativa vigente prevede che le aziende farmaceutiche, che organizzano o contribuiscono a realizzare congressi, debbano essere previamente autorizzate dal Ministero della Salute (ora Agenzia Italiana del Farmaco) sentita la Regione o Provincia Autonoma dove ha sede 1’evento. Le Aziende farmaceutiche comunicheranno alle Aziende Ospedaliere/ Aziende Sanitarie Locali della Regione Puglia i nominativi dei medici e dei farmacisti loro dipendenti o convenzionati che a qualsiasi titolo partecipano a congressi, convegni, eventi formativi di gruppo, ECM da loro organizzati e/o promossi e/o finanziati. Gli operatori sanitari che, a qualsiasi titolo (relatori, ospiti ecc..), partecipano a iniziative promosse o finanziate da aziende farmaceutiche, devono darne preventiva comunicazione alla Azienda Sanitaria da cui dipendono. A tal fine presso il responsabile alla formazione di ogni azienda sanitaria e ospedaliera sarà istituito un registro, in analogia a quanto previsto dal comma 22 dell’articolo 48 della Legge 326/2003. Art. 14 - Vigilanza e controllo La Regione Puglia, al fine di ridurre alcune criticità dell’attuale sistema di informazione scientifica come: € insufficienza di informazioni primarie e secondarie sul rapporto rischio-beneficio dei farmaci; € insufficienti garanzie che l’informazione scientifica sia garantita, in modo uniforme, a tutti i medici; € insufficienti garanzie che l’informazione scientifica sia garantita, in modo uniforme su tutti i medicinali; € indipendenza dell’informazione scientifica; € marginalità dell’informazione scientifica pubblica; € mancanza di una informazione scientifica rivolta a strategie terapeutiche in funzione di categorie di farmaci; provvede alla costituzione, a livello regionale di apposita commissione, presieduta dall’Assessore alle Politiche della Salute o da un suo delegato, nella quale sarà previsto un rappresentante di: € Ordine dei medici; € Ordine dei farmacisti; € Medici di medicina generale; € Pediatri di libera scelta; € Medici dipendenti del SSN; € Farmacisti dipendenti del SSN; € Assessorato alle Politiche della Salute; € Farmindustria; € Associazioni degli informatori scientifici. € Delle OO.SS. Confederali maggiormente rappresentative. A detta commissione dovrà essere demandata, ad integrazione della informazione scientifica prodotta dall’industria farmaceutica, la programmazione e realizzazione, anche in collaborazione con l’industria farmaceutica, di incontri, con tutti i sanitari che operano nel bacino di utenza, su specifici temi legati all’impiego dei medicinali. La stessa Commissione dovrà avviare processi di monitoraggio continuo per l’identificazione di strumenti, modalità e azioni finalizzate all’applicazione ed alla verifica del rispetto delle disposizioni previste dal presente provvedimento nonché alla definizione di indicatori di appropriatezza dell’attività di informazione scientifica, anche in relazione all’andamento della spesa farmaceutica. La Regione Puglia dovrà, con proprio provvedimento individuare la tipologia e la gravità delle inadempienze relative al presente regolamento indicando eventuali sanzioni a carico dell’Azienda Farmaceutica titolare dell’AIC o dei sanitari inadempienti. Per tutte le altre attività di informazione scientifica rimane in vigore quanto già previsto sul tema dalla normativa vigente. Tutte le violazioni al presente provvedimento e quelle relative al D. Lvo. 219/06 verranno comunicate oltre che alle autorità competenti anche al Ministero della Salute ed all’Agenzia Italiana del Farmaco ognuno per la materia di propria competenza. Il presente Regolamento sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia ai sensi e per gli effetti dell’art. 53 comma 1 L.R.12/05/2004,n.7 “Statuto della Regione Puglia”. 40 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Documentazione La Carta Europea dei diritti del Malato Preambolo Malgrado le loro differenze, i sistemi sanitari nazionali dei paesi della Unione Europea mettono a rischio gli stessi diritti di pazienti, consumatori, utenti, famiglie, soggetti deboli e comuni cittadini. Malgrado le solenni dichiarazioni sul “Modello sociale europeo” (il diritto all’accesso universale ai servizi sanitari), numerose limitazioni mettono in discussione la effettività di questo diritto. Come cittadini europei non accettiamo che i diritti possano essere affermati in teoria e negati in pratica a causa di limiti finanziari. Questi, benché giustificati, non possono legittimare la negazione o la messa in discussione dei diritti dei pazienti. Noi non accettiamo che questi diritti possano essere proclamati nelle leggi ma non attuati, o affermati nei programmi elettorali ma dimenticati dopo la formazione di un nuovo governo. La Carta dei diritti fondamentali di Nizza è stata incorporata nella nuova costituzione europea. Essa è la base della definizione dei quattordici concreti diritti dei pazienti attualmente a rischio: il diritto a misure di prevenzione, all’accesso, alla informazione, al consenso, alla libera scelta, alla privacy e alla confidenzialità, al rispetto del tempo dei pazienti, all’osservanza di standard di qualità, alla sicurezza, alla innovazione, a evitare sofferenze e dolore non necessari, a un trattamento personalizzato, al reclamo, al risarcimento. Questi diritti sono legati anche a numerose dichiarazioni e raccomandazioni internazionali, emanate sia dalla Organizzazione mondiale della sanità che dal Consiglio d’Europa. Essi riguardano standard organizzativi e parametri tecnici, così come modelli professionali. Ogni sistema sanitario nazionale dei paesi della Unione europea si presenta in modo differente con riguardo ai diritti dei Il 29 marzo scorso si è celebrata la Giornata Europea dei diritti del malato. TuttoSanità pubblica la Carta Europea dei diritti del Malato, contenente i 14 diritti che devono essere rispettati dai Sistemi Sanitari e che hanno il loro presupposto nella Carta Europea dei Diritti Fondamentali. pazienti. Essi possono avere carte dei diritti dei malati, specifiche leggi, regolamenti amministrativi, carte dei servizi, istituzioni come il difensore civico, procedure come quelle conciliative. Altri possono non avere niente di tutto questo. In ogni caso, la presente Carta può aumentare il livello di protezione dei diritti dei malati e dei cittadini nei differenti contesti nazionali e può inoltre essere uno strumento per una armonizzazione dei sistemi sanitari nazionali che favorisca i diritti dei pazienti e dei cittadini. Ciò è della massima importanza, specialmente in relazione alla libertà di movimento all’interno della Unione europea e al processo di allargamento di essa. La Carta è offerta all’attenzione della società civile, delle istituzioni nazionali ed europee e di chiunque altro sia nella condizione di contribuire, con azioni od omissioni, alla tutela o alla violazione di questi diritti. A causa della sua connessione con la attuale realtà europea e alle linee di tendenza presenti nei servizi sanitari, la Carta potrà essere sottoposta a future revisioni e potrà essere modificata nel corso del tempo. La messa in opera della Carta sarà affidata primariamente a quelle organizzazioni di cittadinanza attiva che operano per i diritti dei pazienti al livello nazionale. Essa richiederà anche l’impegno dei professionisti della sanità, così come dei manager, dei governi, dei corpi legislativi e di quelli amministrativi. Prima parte: Diritti fondamentali 1. La Carta dei diritti fondamentali della Unione Europea - La Carta dei diritti fondamentali, che rappresenta il primo “mattone” della costituzione europea, è il principale punto di riferimento della presente Carta. Essa afferma una serie di diritti universali, non disponibili per gli organi dell’Unione e gli stati membri ai quali si applica e neppure per i singoli che ne godono. Questi diritti trascendono l’appartenenza nazionale e non sono quindi discriminati da criteri di cittadinanza, ma riguardano la persona umana come tale. Essi esistono anche quando le leggi nazionali non prevedono la loro tutela: la loro sola enunciazione generale è sufficiente per legittimare ciascuno a reclamarne la traduzione in concrete procedure e garanzie positive. Secondo l’articolo 51, infatti, le leggi nazionali devono conformarsi alla Carta di Nizza, ma questo non scavalca le costituzioni nazionali, le quali saranno applicate quando garantiscono un più alto livello di protezione (art. 53). In conclusione, i singoli diritti stabiliti nella Carta di Nizza devono essere interpretati estensivamente, cosicché il richiamo ai correlati principi generali possa coprire gli eventuali vuoti nelle singole previsioni. - L’articolo 35 della Carta di Nizza stabilisce un diritto alla salute come “diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali”. L’articolo 35, inoltre, stabilisce che l’Unione deve garantire “un alto livello di protezione della salute umana”, intendendo la salute come un bene sia individuale che sociale, ma anche come insieme dei servizi sanitari. Questa formula costituisce un 42 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. criterio direttivo per i governi nazionali: non fermarsi alle soglie di “standard minimi garantiti”, ma, nella diversità di capacità di prestazioni tra i vari sistemi, livellare in alto. - In aggiunta all’articolo 35, la Carta dei diritti fondamentali contiene molte disposizioni che si riferiscono direttamente o indirettamente ai diritti dei malati, e che è pertanto utile richiamare: la inviolabilità della dignità umana (articolo 1) e il diritto alla vita (articolo 2); il diritto alla integrità della persona (art. 3); il diritto alla sicurezza (art. 6); il diritto alla protezione dei dati personali (art. 8); il diritto alla non discriminazione (art. 21); il diritto alla diversità culturale, religiosa e linguistica (art. 22); i diritti dei bambini (art. 24); i diritti degli anziani (art. 25); il diritto a condizioni di lavoro giuste ed eque (art. 31); il diritto alla sicurezza sociale e all’assistenza sociale (art. 34); il diritto alla protezione dell’ambiente (art. 37); il diritto alla protezione dei consumatori (art. 38); la libertà di movimento e residenza (art. 45). 2. Altri riferimenti internazionali I quattordici diritti illustrati più avanti sono anche legati ad altri documenti e dichiarazioni internazionali, provenienti in particolare dalla Organizzazione mondiale della sanità e dal Consiglio d’Europa. Per quanto riguarda l’OMS, i documenti più rilevanti sono: la Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei pazienti in Europa, approvata adAmsterdam nel 1994; la Carta di Lubiana sulla riforma dell’assistenza sanitaria, approvata nel 1996; la Dichiarazione di Jakarta sulla promozione della salute nel 21mo secolo, approvata nel 1997. Per quanto riguarda il Consiglio d’Europa, va richiamata in particolare la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina del 1997, così come la Raccomandazione Rec(2000)5 per lo sviluppo di istituzioni per la partecipazione dei cittadini e dei pazienti nei processi di decisione riguardanti l’assistenza sanitaria. Tutti questi documenti considerano i diritti dei cittadini in campo sanitario come derivanti da diritti fondamentali e formano, pertanto, parte dello stesso processo in cui è inserita la presente Carta. Parte seconda: 14 diritti dei pazienti 1. Diritto a misure preventive Ogni individuo ha diritto a servizi appropriati a prevenire la malattia. Questa parte propone la proclamazione di quattordici diritti dei pazienti, che nel loro insieme cercano di rendere i diritti fondamentali richiamati sopra concreti, applicabili e appropriati alla attuale fase di transizione dei servizi sanitari. Tutti questi diritti mirano a garantire un “alto livello di protezione della salute umana” (articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali) assicurando l’alta qualità dei servizi erogati dai diversi sistemi sanitari nazionali. Essi devono essere protetti in tutto il territorio della Unione europea. Riguardo ai 14 diritti, è necessario fare alcune premesse: - La definizione dei diritti implica che sia i cittadini che gli altri attori della sanità assumano le proprie responsabilità. I diritti sono infatti correlati sia con i doveri che con le responsabilità. - La Carta si applica a tutti gli individui, riconoscendo il fatto che le differenze, come l’età, il genere, la religione, lo status socioeconomico, il livello di alfabetizzazione, ecc., possono influenzare i bisogni individuali di assistenza sanitaria. - La Carta non intende prendere posizione su questioni di tipo etico. - La Carta definisce diritti che sono validi negli attuali sistemi sanitari europei. Essa potrà essere quindi rivista e modificata per tenere conto della loro evoluzione, nonché dello sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica. - I quattordici diritti sono una concretizzazione di diritti fondamentali e, come tali, devono essere riconosciuti e rispettati indipendentemente da limitazioni finanziarie, economiche o politiche, tenendo conto dei criteri di appropriatezza. - Il rispetto di questi diritti implica il soddisfacimento sia di requisiti tecnici e organizzativi, sia di modelli comportamentali e professionali. Questi diritti, perciò, richiedono una riforma globale dei modi in cui operano i sistemi sanitari nazionali. - Ogni articolo della Carta si riferisce a un diritto e lo definisce e illustra, senza la pretesa di prevedere tutte le possibili situazioni a cui esso si riferisce. I servizi sanitari hanno il dovere di perseguire questo fine incrementando la consapevolezza delle persone, garantendo procedure sanitarie a intervalli regolari e libere da costi per i diversi gruppi di popolazione a rischio, e rendendo disponibili per tutti i risultati della ricerca scientifica e della innovazione tecnologica. 2. Diritto all’accesso Ogni individuo ha il diritto di accedere ai servizi sanitari che il suo stato di salute richiede. I servizi sanitari devono garantire eguale accesso a ognuno, senza discriminazioni sulla base delle risorse finanziarie, del luogo di residenza, del tipo di malattia o del momento di accesso al servizio. Un individuo che richieda un trattamento, ma non possa sostenerne i costi, ha il diritto di ricevere comunque il servizio. Ogni individuo ha diritto a servizi adeguati, indipendentemente dal fatto che sia stato ammesso in un piccolo o grande ospedale o clinica. Ogni individuo, anche senza regolare permesso di soggiorno, ha il diritto alle cure urgenti ed essenziali, tanto in regime di ricovero che di assistenza esterna. Un individuo che soffra di una malattia rara ha lo stesso diritto ai necessari trattamenti e medicazioni di chi soffre di una malattia più comune. 3. Diritto alla informazione Ogni individuo ha il diritto di accedere a tutti i tipi di informazione che riguardano il suo stato di salute e i servizi sanitari e come utilizzarli, nonché a tutti quelli che la ricerca scientifica e la innovazione tecnologica rendono disponibili. I servizi sanitari, così come i fornitori e i professionisti devono assicurare una informazione ritagliata sul paziente, tenendo in particolare conto le sue specificità religiose, etniche o linguistiche. I servizi sanitari hanno il dovere di rendere tutte le informazioni facilmente accessibili, rimuovendo gli ostacoli burocra- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 43 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. tici, educando i fornitori di assistenza sanitaria, preparando e distribuendo materiale informativo. Un paziente ha il diritto di accedere direttamente alla sua cartella clinica e alla sua documentazione sanitaria, di fotocopiarle, di fare domande circa il loro contenuto e di ottenere la correzione di ogni errore esse potessero contenere. Un paziente ospedaliero ha il diritto a una informazione che sia continua e accurata. Ciò può essere garantito da un “tutor”. Ogni individuo ha il diritto all’accesso diretto alle informazioni sulla ricerca scientifica, sull’assistenza farmaceutica e sulla innovazione tecnologica. Questa informazione può venire da fonti pubbliche o private, con la garanzia che essa risponda a criteri di accuratezza, attendibilità e trasparenza. 4. Diritto al consenso Ogni individuo ha il diritto ad accedere a tutte le informazioni che lo possono mettere in grado di partecipare attivamente alle decisioni che riguardano la sua salute. Queste informazioni sono un prerequisito per ogni procedura e trattamento, ivi compresa la partecipazione alla ricerca scientifica. I fornitori e i professionisti dei servizi sanitari devono dare al paziente tutte le informazioni relative a un trattamento o a una operazione a cui deve sottoporsi. Tale informazione deve comprendere i rischi e i disagi associati, gli effetti collaterali e le alternative. Questa informazione deve essere data con sufficiente anticipo (con un preavviso di almeno 24 ore) per mettere il paziente in condizione di partecipare attivamente alle scelte terapeutiche riguardanti il suo stato di salute. I fornitori e i professionisti dei servizi sanitari devono usare un linguaggio noto al paziente e comunicare con esso in un modo che sia comprensibile anche per le persone sprovviste di una conoscenza tecnica. In tutte le circostanze in cui è previsto che sia un legale rappresentante a dare il consenso informato, il paziente, che sia un minore o un adulto incapace di intendere e di volere, deve essere coinvolto quanto più possibile nelle decisioni che lo/la riguardano. Il consenso informato di un paziente deve essere ottenuto su queste basi. Un paziente ha il diritto di rifiutare un trattamento o un intervento medico e di cambiare idea durante il trattamento, rifiutando il suo proseguimento. Il paziente ha il diritto di rifiutare di ricevere informazioni circa il suo stato di salute. tamente consentito o richiesto). 5. Diritto alla libera scelta Ogni individuo ha il diritto di scegliere liberamente tra differenti procedure ed erogatori di trattamenti sanitari sulla base di adeguate informazioni. I servizi sanitari hanno il dovere di fissare tempi di attesa entro i quali determinati servizi devono essere erogati, sulla base di specifici standard e in relazione al grado di urgenza del caso. I servizi sanitari devono garantire a ogni individuo l’accesso ai servizi, assicurando la loro immediata iscrizione nel caso di liste di attesa. Ogni individuo che lo richiede ha il diritto di consultare le liste di attesa, nei limiti del rispetto della privacy. Nel caso in cui i servizi sanitari non siano in grado di fornire i servizi nel tempo massimo predeterminato, deve essere garantita la possibilità di usufruire di servizi alternativi di qualità comparabile e ogni costo da ciò derivante per il paziente deve essere rimborsato in un tempo ragionevole. I medici devono dedicare un tempo adeguato ai loro pazienti, compreso il tempo dedicato a fornire informazioni. Il paziente ha il diritto di decidere a quali esami diagnostici e terapie sottoporsi, nonché quali medici di famiglia, specialisti od ospedalieri utilizzare. I servizi sanitari hanno il dovere di garantire questo diritto, fornendo ai pazienti informazioni sui diversi centri e professionisti in grado di garantire un certo trattamento e sui risultati della loro attività. Essi devono rimuovere ogni tipo di ostacolo che limiti l’esercizio di questo diritto. Un paziente che non ha fiducia nel suo medico ha il diritto di designarne un altro. 6. Diritto alla privacy e alla confidenzialità Ogni individuo ha il diritto alla confidenzialità delle informazioni di carattere personale, incluse quelle che riguardano il suo stato di salute e le possibili procedure diagnostiche o terapeutiche, così come ha diritto alla protezione della sua privacy durante l’attuazione di esami diagnostici, visite specialistiche e trattamenti medico-chirurgici in generale. Tutti i dati e le informazioni relative allo stato di salute di un individuo, nonché ai trattamenti medici o chirurgici ai quali esso è sottoposto, devono essere considerati privati e, come tali, adeguatamente protetti. La privacy delle persone deve essere rispettata, anche nel corso dei trattamenti medici e chirurgici (esami diagnostici, visite specialistiche, medicazioni, ecc.), i quali devono svolgersi in un ambiente adeguato e in presenza di coloro la cui presenza è assolutamente necessaria (a meno che il paziente non lo abbia esplici- 7. Diritto al rispetto del tempo dei pazienti Ogni individuo ha diritto a ricevere i necessari trattamenti sanitari in un periodo di tempo veloce e predeterminato. Questo diritto si applica a ogni fase del trattamento. 8. Diritto al rispetto di standard di qualità Ogni individuo ha il diritto di accedere a servizi sanitari di alta qualità, sulla base della definizione e del rispetto di precisi standard. Il diritto a servizi sanitari di qualità richiede che le strutture sanitarie e i professionisti pratichino livelli soddisfacenti di prestazioni tecniche, di comfort e di relazioni umane. Questo implica la specificazione e il rispetto di precisi standard di qualità, fissati per mezzo di una procedura di consultazione pubblica e rivisti e valutati periodicamente. 9. Diritto alla sicurezza Ogni individuo ha il diritto di essere libero da danni derivanti dal cattivo funzionamento dei servizi sanitari, dalla malpractice e dagli errori medici, e ha il diritto di accesso a servizi e trattamenti 44 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. sanitari che garantiscano elevati standard di sicurezza. Al fine di garantire questo diritto, gli ospedali e i servizi sanitari devono monitorare continuamente i fattori di rischio ed assicurare che i dispositivi sanitari elettronici siano mantenuti in buono stato e che gli operatori siano formati in modo appropriato. Tutti i professionisti sanitari devono essere pienamente responsabili della sicurezza di ogni fase ed elemento di un trattamento medico. I medici devono essere in grado di prevenire i rischi di errori attraverso il monitoraggio dei precedenti e la formazione continua. I membri di staff sanitari che riferiscono la esistenza di rischi ai loro superiori e/ o colleghi devono essere protetti da possibili conseguenze avverse. 10. Diritto alla innovazione Ogni individuo ha il diritto all’accesso a procedure innovative, incluse quelle diagnostiche, secondo gli standard internazionali e indipendentemente da considerazioni economiche o finanziarie. I servizi sanitari hanno il dovere di promuovere e sostenere la ricerca in campo biomedico, dedicando particolare attenzione alle malattie rare. I risultati della ricerca devono essere adeguatamente disseminati. 11. Diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari Ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia. I servizi sanitari devono impegnarsi ad assumere tutte le misure utili a questo fine, come ad esempio fornendo cure palliative e semplificando l’accesso di pazienti a esse. 12. Diritto a un trattamento personalizzato Ogni individuo ha il diritto a programmi diagnostici o terapeutici quanto più possibile adatti alle sue personali esigenze. I servizi sanitari devono garantire, a que sto fine, programmi flessibili, orientati quanto più possibile agli individui, assicurando che i criteri di sostenibilità economica non prevalgano sul diritto alle cure. 13. Diritto al reclamo Ogni individuo ha il diritto di reclamare ogni qual volta abbia sofferto un danno e ha il diritto a ricevere una risposta o un altro tipo di reazione. I servizi sanitari devono garantire l’esercizio di questo diritto, assicurando (con l’aiuto di terze parti) ai pazienti informazioni circa i loro diritti, mettendoli in condizioni di riconoscere le violazioni e formalizzare il loro reclamo. I reclami devono essere fatti tramite procedure standard e facilitati da istituzioni indipendenti e/o da organizzazioni dei cittadini e non possono pregiudicare il diritto dei pazienti ad avviare un’azione legale o a perseguire procedure di conciliazione. 14. Diritto al risarcimento Ogni individuo ha il diritto di ricevere un sufficiente risarcimento in un tempo ragionevolmente breve ogni qual volta abbia sofferto un danno fisico ovvero morale e psicologico causato da un trattamento di un servizio sanitario. I servizi sanitari devono garantire un risarcimento, qualunque sia la gravità del danno e la sua causa (da un’attesa eccessiva a un caso di malpractice), anche quando la responsabilità ultima non può essere determinata con assoluta certezza. Parte terza: diritti di cittadinanza attiva I diritti contenuti in questa Carta si riferiscono all’individuo piuttosto che al cittadino poiché i diritti fondamentali superano il criterio della cittadinanza, come notato sopra. Tuttavia, ogni individuo che agisce per proteggere i suoi diritti e/o i diritti di altri esercita un atto di “cittadinanza attiva”. Questa sezione, quindi, utilizza il termine “cittadini” per riferirsi alle persone attive che operano nel territorio della Unione europea. In ordine alla promozione e alla verifica della messa in opera dei diritti dei pa- zienti stabiliti sopra, devono essere proclamati alcuni diritti dei cittadini. Essi riguardano principalmente i vari gruppi di cittadini organizzati (pazienti, consumatori, gruppi di tutela, servizi di informazione, gruppi di auto-aiuto, organizzazioni volontarie, movimenti di base, ecc.) che hanno il ruolo imprescindibile di supportare e mettere in condizione i cittadini di esercitare poteri per la tutela dei propri diritti. Questi diritti sono collegati al diritto di associazione e di iniziativa civica, contenuti nell’articolo 12, sezione 1, della Carta dei diritti fondamentali. 1. Diritto a esercitare attività di interesse generale I cittadini, sia come individui che come membri di associazioni, hanno il diritto, fondato sul principio di sussidiarietà, di svolgere attività di interesse generale per la protezione dei diritti connessi alla salute. C’è un concomitante dovere delle autorità e di tutti gli attori rilevanti di favorire e incoraggiare tale attività. 2. Diritto a svolgere attività di tutela I cittadini hanno il diritto di svolgere attività per la protezione dei diritti nell’area della salute, e in particolare: - Il diritto alla libera circolazione delle persone e delle informazioni nei servizi sanitari pubblici e privati, nei limiti del rispetto della privacy; - Il diritto di realizzare attività di verifica e di controllo al fine di misurare l’effettivo rispetto dei diritti dei cittadini nel sistema sanitario; - Il diritto di svolgere attività volte a prevenire la violazione dei diritti nel campo della salute; - Il diritti di intervenire direttamente nelle situazioni di violazione o di inadeguata protezione dei diritti; - Il diritto di comunicare informazioni e proposte, e il conseguente obbligo, da parte delle autorità responsabili dell’amministrazione dei servizi sanitari pubblici e privati, di prenderle in considerazione e di rispondere; - Il diritto alla interlocuzione pubblica con le autorità sanitarie pubbliche e private. parole, il continuo scambio di informazioni tra cittadini e istituzioni nella definizione dell’agenda; - Il principio della consultazione nelle n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 45 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. due fasi della progettazione e della decisione delle politiche, con l’obbligo da parte delle istituzioni di ascoltare le proposte delle organizzazioni dei cittadini, di dare un feedback su di esse, di consultare tali organizzazioni prima di prendere ogni decisione e di giustificare le loro decisioni se esse differiscono dalle opinioni espresse; - Il principio della partnerhsip nella implementazione delle politiche, che significa che ogni partner (cittadini, istituzioni e altri soggetti privati e sociali) sono pienamente responsabili e operano con pari dignità; - Il principio della valutazione condivisa, che implica che i risultati dell’attività delle organizzazioni civiche deve essere utilizzata come strumento per la valutazione delle politiche. Parte quarta: Linee guida per la implementazione della carta La disseminazione e l’applicazione dei contenuti di questa Carta avverranno a differenti livelli, in particolare a quello europeo, quello nazionale e quello locale. Informazione ed educazione Come strumento per informare ed educare i cittadini e gli operatori sanitari, la Carta potrebbe essere diffusa negli ospedali, nei media specializzati e in altre istituzioni e organizzazioni legate alla salute. La Carta potrebbe essere anche diffusa nelle scuole, nelle università e in tutti i luoghi in cui vengono affrontate questioni riguardanti la costruzione della “Europa dei cittadini”. Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alle attività di formazione per i medici, gli infermieri e gli altri soggetti impegnati nella sanità. Sostegno Forme di sostegno e di sottoscrizione della Carta potrebbero essere raccolte presso i soggetti del mondo sanitario e le organizzazioni dei cittadini. Quelle strutture sanitarie e quei professionisti che sottoscrivono la Carta potrebbero assumere specifici impegni per la sua attuazione. Monitoraggio La Carta potrebbe inoltre essere utilizzata come strumento di monitoraggio sullo stato dei diritti dei pazienti in Europa da parte delle organizzazioni civiche, dei mezzi di informazione e delle autorità indipendenti, con l’utilizzo di strumenti appropriati. Un rapporto periodico potrebbe essere pubblicato per favorire la consapevolezza della situazione e fissare nuovi obiettivi. Tutela La Carta potrebbe essere utilizzata per lanciare attività di tutela dei diritti dei pazienti, sia come attività di prevenzione che come azioni volte a ristabilire un diritto violato. Tali attività potrebbero essere svolte da organizzazioni della cittadinanza attiva, da istituzioni come i difensori civici, da comitati etici o da commissioni di conciliazione, da giudici di pace così come da tribunali. Istituzioni, procedure e strumenti collegati allo “spazio giuridico europeo” dovrebbero essere impiegati a questo fine. Interlocuzione Forme di interlocuzione tra gli stakeholder potranno essere organizzate sulla base dei contenuti della Carta, al fine di mettere a punto politiche e programmi per la protezione dei diritti dei pazienti. Tale dialogo dovrebbe aver luogo tra autorità di governo, aziende pubbliche e private coinvolte nella sanità, associazioni professionali e sindacati oltre che organizzazioni civiche. Budgeting In relazione ai diritti dei pazienti con- tenuti in questa Carta, potrebbero essere individuate e utilizzate quote del budget della sanità da utilizzare per la soluzione di specifiche situazioni (ad esempio, le liste di attesa), o per la tutela di coloro che sono in situazioni particolarmente critiche (come i malati psichiatrici). Il rispetto di queste quote, o lo scarto rispetto ad esse, potrebbe essere verificato nel rapporto annuale. Legislazione La Carta potrebbe essere incorporata in tutto o in parte nelle leggi e nei regolamenti nazionali ed europei, al fine di ricomprendere la tutela dei diritti dei pazienti nelle ordinarie politiche pubbliche, malgrado la possibilità di immediata messa in opera di tali diritti alla luce della Carta dei diritti fondamentali della Unione europea. 3. Diritto di partecipare al policy making nell’area della salute I cittadini hanno il diritto di partecipare alla definizione, implementazione e valutazione delle politiche pubbliche correlate alla protezione dei diritti nel campo della salute, sulla base dei seguenti principi: -Il principio della comunicazione bilaterale nella formazione dell’agenda, o, in altre. TuttoSanità L’Informazione Sanitaria in puglia www.tuttosanita.it - email: [email protected] S. Raffaele Cittadella della Carità Fondazione eretta in Ente Morale Autorizzazione comunale n° 09/03 del 29/10/2003 Casa di Cura ad indirizzo Riabilitativo: Neuromotorio, Cardiologico, Respiratorio Direttore Sanitario: Dott.ssa Grazia Maria Sponselli Specialista in Igiene e Medicina Preventiva Resp. Cardio-respiratoria: Resp. Neuromotoria: Resp. RSA e Casa Protetta: Labor. di Analisi Cliniche: Ambulatorio di Radiologia: Ambulatorio di FKT: Poliambulatorio: Medicina del Lavoro Dott. M. Orlando, Dott. V.A. Mancini, Dott. R. Semeraro, Dott.ssa A. Coppola, Dott. G. D’Onghia, Dott. V.A. Mancini, Dott.ssa G.M. Sponselli, Dott. G. Saltalamacchia Specialista Specialista Specialista Biologa Radiologo Specialista Specialista in Cardiologia in Ortopedia in Geriatria in Ortopedia in Igiene Piazzale Cittadella della Carità, 1 - 74100Taranto -Tel. 099/4732111/214 - Fax 099/4732250 http:// www.cittadelladellacarita.it - e-mail [email protected] 46 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Documentazione La sicurezza alla guida nel trasporto professionale delle merci Il testo integrale del protocollo d’intesa Regione-Inail stipulato il 18 settembre scorso Premesso che - nel Libro Bianco “La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte” l’Unione Europea ha sancito la inderogabile esigenza di porre in essere ogni opportuna strategia per diminuire il numero delle vittime della circolazione stradale motorizzata, affermando che “l’obiettivo dell’Unione in termini di sicurezza stradale deve essere quello di ridurre le vittime della strada del 50% entro il 2010”; - il Decreto Legislativo n. 285 del 1992 e successive modificazioni (cd. Codice della Strada) nell’art. 140 sancisce che “gli utenti della strada devono comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale”; - con il Decreto Legislativo n. 626 del 1994 e successive modificazioni lo Stato ha inteso creare un sistema di “misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro, in tutti i settori privati o pubblici”, anche mediante la valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza, la programmazione della prevenzione, il rispetto dei principi ergonomici, le priorità delle misure di prevenzione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale, il controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi specifici e gli interventi di informazione, formazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori ovvero dei loro rappresentanti, sulle questioni riguardanti la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, come disposto dall’art. 3 del citato Decreto; - con la Legge n. 144 del 1999, art. 32, è stato istituito il Piano Nazionale della Sicurezza stradale, quale “sistema articolato di indirizzi, di misure per la promozione e l’incentivazione di piani e strumenti per migliorare i livelli di sicurezza da parte degli enti proprietari e gestori, di interventi infrastrutturali, di misure di prevenzione e controllo, di dispositivi normativi e organizzativi, finalizzati al miglioramento della sicurezza secondo gli obiettivi comunitari.”, giunto attualmente al Secondo Bando nazionale; - con la Legge n. 340 del 2000, art. 22, è stato ulteriormente raccomandato “l’aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale” da prevedere all’interno dei PUM (Piani Urbani di Mobilità), quali strumenti programmatici per una sicurezza intesa ad ampio raggio, comprendente gli aspetti sanitari, energetici, ambientali e logistici della circolazione stradale; - la Legge Regionale n. 18 del 2004, nell’articolo 1, sancisce la promozione di “ogni iniziativa idonea a perseguire l’obiettivo di ridurre i rischi connessi alla mobilità delle persone e delle merci in tutte le sue manifestazioni e circostanze e a garantire la sicurezza nei trasporti quale valore primario che concorre a determinare la qualità della vita”; - il Piano Regionale della Prevenzione per il triennio 2005-2007 predisposto dall’Assessorato regionale alla salute - sulla scorta del Piano Nazionale della Prevenzione curato dal Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle malattie (CCM) - prevede forme di “collaborazione con la Consulta e Centro Regionale di monitoraggio e governo della sicurezza stradale, istituita dalla L.R. 25.10.2004 n. 18, art. 6”, mediante l’istituzione di un “un gruppo di lavoro multidisciplinare, costi- tuito da Assessorato, Agenzia Regionale Sanitaria e Osservatorio Epidemiologico, che coinvolga : polizia urbana, polizia stradale, carabinieri, pronto soccorso, centrali di coordinamento del 118, ACI”, al fine di promuovere azioni di sorveglianza epidemiologica e di prevenzione in ambito di sicurezza stradale; Considerato che - da studi compiuti e pubblicati dall’INAIL1 e dalla Segreteria Tecnica della Consulta Nazionale sulla Sicurezza stradale2 sono emersi, fra gli altri, i seguenti dati statistici ed epidemiologici: - un aumento – fra il 1991 ed il 2002 – del 53,3% degli autocarri adibiti al trasporto merci, in un quadro nazionale di crescita complessiva e costante della motorizzazione; - un aumento tendenziale dell’incidentalità stradale e del numero dei feriti in costante ascesa dal 1995 al 2004, con una diminuzione del trend circoscritto fra il 2003 e il 2004 dovuta all’effetto-annuncio del provvedimento legislativo noto come “patente a punti” e una delle più esigue riduzioni di mortalità fra tutti i Paesi europei; - una tendenza nazionale alla crescita del numero delle vittime, pari a circa il 2%, secondo i primi dati parziali disponibili per il 2006; - il picco più elevato di incidentalità si registra intorno alle ore 18, durante gli spostamenti dal luogo di lavoro verso le abitazioni, in presenza di fattori psicosociali dovuti allo stress da lavoro e di difficoltà di percezioni visive dovute alla riduzione della luce naturale non ancora sostituita da quella artificiale; - nel 2005 si sono verificati quasi 126.000 infortuni stradali denunciati all’INAIL, dei quali 638 mortali, che rappre- 48 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. sentano rispettivamente il 13% degli infortuni avvenuti in complesso e ben il 53% degli infortuni mortali; - nell’ambito degli infortuni stradali quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro sono circa 76mila di cui 238 mortali; - l’86% dei lavoratori infortunati ha un’età compresa fra i 18 e i 49 anni; - in Puglia, nel 2005, su un totale di 4.153 infortuni stradali denunciati all’INAIL , ben 2.329 sono accaduti in occasione di lavoro; - lo scarso ed il discontinuo coordinamento fra le Istituzioni pubbliche e private direttamente interessate alla risoluzione dei problemi della sicurezza è indicato quale uno dei fattori più deleteri per il sano e pieno sviluppo locale; Preso atto che - la Direzione Regionale dell’INAIL, l’Assessorato ai Trasporti e l’Assessorato alla Salute della Regione Puglia, movendo dalle citate indicazioni normative e dalla gravità della situazione locale in relazione alla sicurezza stradale del trasporto professionale, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, hanno individuato molteplici ragioni ed opportunità per intraprendere innovative modalità sinergiche di lavoro; - tali forme di collaborazione inter-istituzionale implicano un conseguente complessivo accrescimento nel territorio della promozione di politiche e di prassi mirate alla sicurezza delle persone; - a seguito dei diretti contatti intrapresi dalla Direzione Regionale dell’INAIL e dall’Assessorato ai Trasporti con diverse Agenzie pubbliche e private del territorio sono emerse con forza, da parte della categoria del trasporto professionale, esigenze di educazione, prevenzione e formazione nei confronti della sicurezza e dell’ergonomia, nonché la necessità del supporto istituzionale nell’introduzione e diffusione nelle Aziende dei Sistemi di Certificazione della Qualità; - il bisogno di coordinamento e di sinergia è particolarmente sentito anche da altri Soggetti istituzionali del territorio, quali le Forze dell’Ordine, le Polizie Municipali, gli Uffici decentrati del Ministero dei Trasporti (le Motorizzazioni Civili), le Province, l’ACI, le Associazioni e le Fondazioni per le vittime della strada, al fine di incentivare e rafforzare la cultura della salute e del benessere lavorativo ed organizzativo, l’etica della responsabilità, la prevenzione socio-sanitaria; Tutto quanto premesso le parti convengono di stipulare il presente Protocollo d’Intesa avente le seguenti finalità: a) Prevenzione - primaria, secondaria e terziaria - mediante la programmazione congiunta, partecipata e sistematica di iniziative estemporanee e di attività continuative da porre in essere nelle diverse fasi delle attività produttive del trasporto professionale, volte ad evitare e/o diminuire i rischi e i pericoli per la salute dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente; b) Informazione e Comunicazione istituzionale, mediante la circolazione tempestiva dei dati e delle informazioni in possesso dei singoli Soggetti sottoscrittori, il reperimento congiunto dei dati e delle informazioni in possesso degli Enti territoriali, forme di monitoraggio e di lettura integrata dei bisogni e delle risorse correlati alla sicurezza del trasporto professionale, iniziative unitarie di informazione e di sensibilizzazione alla sicurezza sociale, sanitaria, stradale, lavorativa, ambientale; c) Progettazione mirata, mediante la promozione, il sostegno e il tutoraggio di iniziative che favoriscano la sicurezza attiva e passiva e l’emersione dei bisogni dei lavoratori del trasporto professionale, al fine di individuare possibili forme di conciliazione fra tali bisogni dei lavoratori e le esigenze delle popolazioni locali, dei sistemi economici, logistici, infrastrutturali ed ambientali. Tali iniziative sono previste anche in funzione di un più efficace accesso ed utilizzo delle opportunità poste in essere dal nuovo Complemento di Programmazione dell’Unione Europea (Fondi FESR ed FSE,) per il periodo 2007-2013 e dai finanziamenti statali e locali; d) Concertazione fra Enti pubblici e privati e stakeholders, promossa dai Soggetti istituzionali sottoscrittori del presente Protocollo, volta a favorire l’interpretazione unitaria delle problematiche del mondo dell’autotrasporto delle merci, l’individuazione delle priorità degli inter- venti programmatici relativi alla prevenzione, le azioni sistematiche di benchmarking e le eventuali iniziative di ascolto partecipato e di lettura autobiografica delle informazioni da parte dei lavoratori del settore; e) Formazione programmata e progettata congiuntamente ai fini di diffondere fra i lavoratori del trasporto le conoscenze che “salvano la vita”, modificando in maniera sostanziale abitudini e comportamenti deleteri per la salute dei lavoratori e degli altri utenti della strada. In particolare, si intende promuovere e sostenere programmi formativi mirati all’educazione alla sicurezza stradale e alla corretta ergonomia dei mezzi di trasporto, alla prevenzione delle patologie professionali di tipo organico (disturbi alimentari, cardiovascolari, del sonno, problemi connessi al diabete e all’epilessia, alla disabilità e all’abuso di alcol e di stupefacenti, ..) e psicologico (disturbi da stress e da ansia, da fobie e da panico, disturbi post-traumatici e neuropsicologici,..). f) Monitoraggio e Valutazione dei dati e delle informazioni che pervengono agli Enti sottoscrittori, anche al fine di promuovere azioni di indagine e di ricerca quali-quantitativa connesse ai fenomeni evidenziati; monitoraggio e valutazione delle azioni prodotte dalle collaborazioni sancite col presente Atto d’Intesa. Al fine di rendere operativo ed immediatamente applicabile il presente Protocollo Le parti, altresì, convengono di strutturare la programmazione delle azioni previste nel presente documento mediante la costituzione di un Nucleo di Coordinamento, composto da un rappresentante delegato da ciascuna delle tre Istituzioni promotrici del presente Protocollo. Il predetto Nucleo si incontrerà – secondo le particolari esigenze emergenti allo scopo di: · individuare le priorità delle azioni di collaborazione; · convocare ed organizzare gli incontri periodici con gli altri Enti interessati nelle problematiche oggetto del presente Accordo; · contattare e coordinare gli altri Enti da coinvolgere in eventuali specifiche n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 49 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. iniziative; · raccogliere e diffondere ai citati Enti le informazioni più pertinenti ed opportune per le attività previste nel presente Accordo; · monitorare i risultati delle iniziative che scaturiscono dal Protocollo; · condurre sistematiche azioni di bottom up dei contenuti e delle proposte che pervengono dalle diverse Agenzie del territorio nei confronti dei vertici delle tre Istituzioni promotrici. Gli Enti da coinvolgere sistematicamente ella concertazione sulle iniziative previte dal presente Atto di Intesa, preso atto delle relative adesioni, sono: · Compartimento della Polizia Stradale della Puglia; · Direzione regionale Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco · Coordinamento delle Polizie Municipali · gli Uffici Provinciali della Motorizzazione Civile; · le Delegazioni provinciali dell’Automobile Club d’Italia; · la rappresentanza regionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia · l’Autorità Portuale di Bari · l’Autorità Portuale di Brindisi · l’Autorità Portuale di Taranto · Provincia di Bari · Provincia di Brindisi · Provincia di Foggia · Provincia di Lecce · Provincia di Taranto · il Comune di Bari · il Comune di Brindisi · il Comune di Foggia · il Comune di Lecce · il Comune di Taranto · il Comune di Trani · Sindacati di categoria · Associazioni di categoria · Associazioni delle Aziende interessate · Soggetti del Terzo Settore Gli Enti sopra elencati costituiscono il Tavolo tecnico che sarà convocato ogni sei mesi dal Nucleo di Coordinamento, per perseguire i seguenti obiettivi: · discutere i temi proposti dal presente Protocollo, · rappresentare le problematiche connesse al mondo dell’autotrasporto secon- A Lecce il Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale di Neuro-Oncologia (AINO) Dal 30 settembre al 3 ottobre si è tenuto a Lecce presso l’Hotel Tiziano il Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuro-Oncologia, presieduto dal dottor Antonio Montinaro, direttore dell’unità operativa di neurochirurgia dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. L’Associazione Italiana di Neuro-Oncologia (AINO) è un’associazione non-profit costituitasi nel 1989 con lo scopo di riunire ricercatori e specialisti di diverse discipline, interessati e coinvolti nello studio, nella diagnosi e nel trattamento dei tumori del sistema nervoso. «L’obiettivo – ha spiegato il dottor Montinaro - è quello di unire le forze per garantire cure di elevato livello qualitativo e di interagire e confrontare le diverse esperienze nello sforzo comune di spostare ogni volta un po’ più avanti le frontiere sempre mobili della ricerca di base e della clinica». L’AINO sostiene l’approccio multidisciplinare al paziente affetto da tumore del sistema nervoso e promuove l’informazione e la formazione professionale sugli aspetti diagnostici e terapeutici validati dai risultati della ricerca clinica. L’AINO condivide il bisogno di razionalizzare le cure al fine di garantire l’appropriatezza ed efficacia, la fruibilità delle risorse, l’equità e la tempestività di accesso a tutti i pazienti sul territorio nazionale. Per questo scopo è stato realizzato un sito web (www.neurooncologia.eu), moderno strumento di comunicazione e diffusione: un modo per farsi conoscere, per promuovere le attività di ricerca e cura nel campo della neurooncologia, per favorire lo scambio di informazioni e conoscenze tra i vari specialisti interessati. Sono particolarmente onorato – ha sottolineato il dott. Montinaro - perché per la prima volta il Congresso Nazionale della Società si è tenuto in Puglia, affidato all’unità operativa di neurochirurgia di Lecce. L’evento ha visto la partecipazione di neurochirurghi, oncologi, neuroradiologi e radioterapisti provenienti da tutta Italia, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Le sessioni scientifiche si sono tenute dal lunedì mattina fino al mercoledì pomeriggio: le numerose relazioni, che hanno suscitato tutte grandissimo interesse, hanno affrontato la biologia, la diagnostica e il trattamento di alcune neoplasie del sistema nervoso centrale, in particolare quelle che colpiscono i giovani e i bambini, e le neoplasie del midollo spinale. Il gran numero dei partecipanti all’evento hanno dimostrato il crescente interesse per la neuro-oncologia e l’esigenza di maggiore integrazione tra le diverse professionalità coinvolte. A.C. do i diversi punti di osservazione delle istituzioni coinvolte, · individuare possibili strategie per la governance del settore, · produrre istanze e proposte finalizzate alla prevenzione e alla corretta gestione delle problematiche evidenziate, · supportare il Nucleo di Coordinamento nelle attività di ricerca ed analisi delle condizioni di lavoro degli autotrasportatori e nella diffusione/pubblicizzazione delle iniziative promosse e prodotte all’interno del presente Atto di Intesa, · valutare le richieste di adesione da parte di ulteriori partners. Il presente Protocollo ha decorrenza dalla data della stipula dello stesso e ha validità triennale. Sottoscritto in Bari, il 18 settembre 2007 per la Direzione Regionale dell’INAIL (Alfredo Violante) per la Regione Puglia L’Assessore ai trasporti e alle vie di comunicazione (Mario Loizzo) L’Assessore alle politiche della salute (Alberto Tedesco) 1 Cfr. sito web www.inail.it 2 Dati forniti da Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e dal CNEL, elaborati con la collaborazione della RST (Ricerche e servizi per il Territorio. Srl) e distribuiti nel corso dell’ultima Consulta Nazionale sulla sicurezza stradale, tenutasi in Roma, il 3 aprile 2007. 50 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Documentazione Principi e criteri per l’organizzazione delle aree funzionali tecniche nelle Aziende sanitarie e ospedaliere Pubblichiamo il testo integrale del documento approvato dal Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici del Ministero della salute 1. Gli Obiettivi: la valorizzazione del governo tecnico come strumento per la sicurezza, la qualità, l’efficienza Il presente documento fornisce elementi metodologici utili al raggiungimento di un’Accordo tra lo Stato e le Regioni e Province Autonome sui principi e sui criteri organizzativi delle aree funzionali tecniche nelle Aziende sanitarie e ospedaliere. L’Accordo costituisce il presupposto per l’avvio di tempestive e coordinate azioni normative, regolamentari e programmatorie atte a favorire, all’interno dei processi di governo clinico delle strutture sanitarie, la valorizzazione del governo tecnico, riconosciuto come strumento essenziale per la sicurezza degli utenti e degli operatori, la qualità dei servizi erogati e l’ uso efficiente delle risorse destinate al mantenimento e allo sviluppo del patrimonio strutturale e tecnologico del Servizio Sanitario Nazionale. Le azioni per la valorizzazione del governo tecnico saranno quindi coerenti con la strategia generale di ammodernamento del S.S.N., che pone i bisogni dei cittadini-utenti al centro della programmazione e della gestione e riconosce il ruolo e la responsabilità delle risorse professionali nella promozione della qualità. 2. Le azioni per migliorare il governo tecnico: potenziare, integrare e coordinare le risorse professionali La diffusione crescente di tecnologie sempre più avanzate per la diagnosi, la terapia e l’assistenza delle persone malate ha radicalmente modificato il ruolo e l’approccio del medico alla malattia e alla cura. Gli strumenti che il mercato delle tecnologie mette a disposizione della sanità sono diventati l’elemento fondamentale attraverso il quale vengono prodotte e trasferite le informazioni necessarie ai medici per decidere e programmare il percorso clinico di un paziente, e hanno consentito da un lato l’esecuzione di interventi sempre più complessi su soggetti affetti da condizioni precedentemente senza risposta, dall’altro il trasferimento di attività in contesti sanitari più leggeri. L’edificio “ospedale” si presenta quindi come un contenitore ad elevata complessità tecnologica, la cui razionalizzazione e integrazione è un’esigenza sempre più pressante ed il cui livello di flessibilità strutturale ed organizzativo deve essere massimizzato. Alla necessità primaria di potenziare le competenze professionali di tipo tecnico, per poter abbracciare tutte le specialità necessarie, e di integrarne le attività, si aggiunge l’esigenza di coordinare le risposte e sviluppare le proposte che i professionisti delle aree tecniche possono fornire rispetto agli orientamenti strategici e alle esigenze operative, attraverso un dialogo costante, aperto innanzitutto con la componente medica, a partire dai professionisti medici sino alle direzioni dipartimentali e sanitarie. Le azioni normative, regolamentari e programmatorie per il miglioramento del governo tecnico in sanità sono volte a definire, a livello regionale e locale, nuovi modelli organizzativi, che consentano: € l’ impiego ottimale delle risorse professionali disponibili in organico ed il progressivo adeguamento delle loro dotazioni, per poter disporre di tutte le professionalità necessarie in misura adeguata alla complessità della gestione tecnica in sanità; € la gestione integrata dei servizi di natura tecnica e tecnico-gestionale, per migliorarne i risultati in termini di sicurezza, efficienza ed economicità; € l’attribuzione di livelli di responsabilità e di autonomia commisurati al ruolo che la componente tecnica ricopre nel funzionamento delle aziende; € un’ interazione costante e coordinata con la componente di direzione sanitaria e dipartimentale, per un ottimale sviluppo dei processi clinico-organizzativi delle strutture sanitarie. Saranno inoltre attivate, a livello nazionale e regionale, iniziative per la diffusione delle buone pratiche professionali e gestionali e delle conoscenze tecnicoscientifiche di settore. 3. Le risposte affidate alle regioni: lo schema funzionale, i livelli di responsabilità, le dotazioni minime, le specificita’ locali Per il conseguimento degli obiettivi sopra esposti, le azioni regionali, e quelle aziendali che da esse discenderanno, dovranno rispondere a quattro esigenze fondamentali: € definire i contenuti funzionali delle aree tecniche e le relazioni interne ed esterne tra le funzioni; € affidare livelli di responsabilità adeguati, che consentano il coordinamento delle gestioni di risorse professionali e strumentali, l’interazione delle aree tecniche con le direzioni sanitarie per la migliore finalizzazione delle risorse, la partecipazione attiva della componente tecnica alla pianificazione strategica aziendale; € individuare le esigenze minime di dotazione organica e di qualificazione, riferite a professionalità appropriate, per ciascuno dei principali settori tecnici (edilizia sanitaria, ingegneria clinica e sistemi informatici), che dovranno costituire la base di riferimento di ciascuna area tecnica affinché ogni azienda possa esercitare con continuità e consapevolezza i propri compiti di proprie- 52 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. tario, committente e gestore, indipentemente dall’esternalizzazione di alcune attività; € conformare sulla base delle specifiche esigenze locali l’articolazione dei modelli organizzativi e le previsioni sulla loro evoluzione. mente alle funzioni della Direzione aziendale in materia di pianificazione strategica degli investimenti strutturali e tecnologici e di gestione e sviluppo delle dotazioni strutturali e tecnologiche. 5. L’approccio: la cultura della qualità 4. Il percorso metodologico: il modello organizzativo come sintesi di scelte relative ai processi, alle professionalita’, agli ambiti territoriali Nella proposizione di principi e criteri di riferimento per la definizione di modelli regionali per l’organizzazione delle aree tecniche appare utile sviluppare considerazioni riguardanti : € l’ approccio culturale, ispirato ai principi della Qualità, che deve informare la revisione organizzativa del governo tecnico in sanità; € gli assi di riferimento entro cui si collocano le diverse configurazioni organizzative ipotizzabili, che esprimono posizioni assunte dai decisori rispetto alla gestione dei processi, alle dotazioni di risorse professionali, alla delimitazione degli ambiti territoriali di competenza; € le modalità di valutazione delle situazione esistente e di composizione delle risorse disponibili e prevedibili per una migliore soddisfazione delle esigenze; € le misure per sostenere l’aggiornamento tecnico-scientifico ed il riconoscimento e la valorizzazione delle esperienze professionali e direzionali presenti nel S.S.N. L’applicazione dei principi e dei criteri deve portare, in maniera omogenea anche se non uniforme, all’individuazione, in ambito aziendale o sovraziendale, di: € servizi specialistici, di dimensioni adeguate alla complessità delle attività gestite, inserite nel tessuto aziendale anche in caso di affidamento di talune attività a soggetti esterni; € strutture dipartimentali, che perseguano l’integrazione stabile delle attività, assicurino e rendano dinamiche le relazioni tra le strutture aziendali di linea e quelle di staff e perseguano l’ottimizzazione delle risorse; € figure dirigenziali apicali di estrazione tecnica, selezionate sulla base dell’esperienza professionale e specialistica maturata in sanità, che partecipino attiva- 5.1 La centralità dell’utente: processi ispirati ai bisogni assistenziali Qualunque sia la scelta del modello organizzativo, è necessario porre al centro del sistema il cittadino utente e di conseguenza disegnare i processi aziendali in funzione della specificità del bisogno assistenziale e dell’ottimizzazione dei livelli di risposta. L’utente percepisce i processi aziendali attraverso quattro specifiche “dimensioni di contatto”: € Salute e sicurezza (modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e di svolgimento dei percorsi assistenziali); € Ospitalità (qualità dei servizi alberghieri e di ospitalità in genere) € Accessibilità (modalità di accesso ai servizi, fruibilità e capacità di risposta delle strutture di front office); € Funzionalità dei sistemi di supporto (capacità dei sistemi di supporto di favorire il corretto funzionamento dei percorsi assistenziali e delle strutture aziendali). 5.2 La gestione delle attività per processi Le azioni di rappresentazione e riprogettazione delle organizzazioni aziendali si basano sulla definizione dei processi, ossia delle sequenze strutturata di attività ed azioni tra loro interconnesse che, attraverso l’uso combinato di metodologie e risorse, umane e strumentali, forniscono prodotti per aggiungere valore e soddisfare le esigenze dei beneficiari . Nell’interesse del beneficiario finale è necessario superare i confini delineati dal disegno delle strutture operative: così facendo si razionalizzano i percorsi e se ne garantisce l’integrazione, per raggiungere gli obiettivi in maniera più efficace ed efficiente e assicurare un più elevato livello di soddisfazione. 5.3 La responsabilità professionale Le figure professionali tecniche sono sempre più coinvolte nei principali processi assistenziali diagnostici e terapeutici. Le competenze professionali delle varie aree tecniche garantiscono che l’atto medico ed il percorso assistenziale del paziente si svolgano in una cornice di massima sicurezza possibile, sia per quel che riguarda le strutture che per quanto concerne le tecnologie. Le professionalità delle aree tecniche devono garantire che l’ uso sicuro, efficiente ed economico delle componenti strutturali di riferimento (immobili, tecnologie sanitarie e sistemi informatici) si realizzi tenendo conto delle esigenze cliniche e di organizzazione sanitaria. Ciascuna area tecnica contribuisce con le sue conoscenze specialistiche di riferimento (immobili, tecnologie sanitarie e sistemi informatici), in collaborazione con la componete sanitaria, a caratterizzare i percorsi dei pazienti nelle strutture sanitarie e la sicurezza degli stessi. Il contributo professionale delle specialità tecniche si affianca alle conoscenze sanitarie e completa l’approccio sistemico sia al governo clinico che alla riduzione del rischio clinico. 5.4 La logica cliente-fornitore: l’aspettativa di risultato come regolatore dei rapporti La gestione delle attività per processi tende a finalizzare le attività in funzione delle esigenze del cliente (esterno e/o interno), secondo un’ottica virtuosa di domanda/offerta, in modo che si abbiano scambi fra operatori efficienti, efficaci e governati in funzione delle aspettative di risultato. Ogni attività deve essere considerata “cliente” dell’attività a monte e “fornitore” dell’attività a valle, e in questa logica è possibile ottenere importanti miglioramenti acquisendo consapevolezza e sensibilità alla “cultura del servizio” e impostando secondo una dinamica “contrattuale” i rapporti di “fornitura” interna. 5.5 Il ciclo di gestione: dalla programmazione al controllo direzionale Il miglioramento continuo dei processi si basa sul ciclo pianificazione – attuazione - monitoraggio e controllo correzione. Il sistema operativo di programmazio- n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 53 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. ne e controllo si basa sulla coerenza tra le strategie aziendali e i programmi operativi di processo e sul decentramento delle attività operative e di controllo alle singole strutture titolari di budget. In fase di programmazione si pianificano gli obiettivi, con il fine di garantire la disponibilità dei beni/servizi necessari all’erogazione dei processi e di ottimizzare l’uso delle risorse. Il sistema di monitoraggio e controllo garantisce il confronto fra obiettivi concordati e risultati conseguiti, il monitoraggio dei livelli di performance e del rispetto degli standard, il monitoraggio del livello di copertura economica delle attività ed il livello di conformità dei servizi forniti, la verifica della corretta implementazione delle procedure di gestione, l’individuazione delle azioni di miglioramento. 5.6 La definizione della mission La mission della funzione tecnica fa riferimento a tre differenti ambiti di azione: € il supporto al governo strategico dell’azienda; € il governo tecnico-gestionale; € la funzione di servizio nei confronti degli utenti interni ed esterni. Gli elementi costitutivi della mission sono i seguenti: € realizzare un sistema organizzato per obiettivi ed articolato per processi, coordinato ed integrato, che ponga al centro l’unitarietà del livello di risposta all’utente e la sua soddisfazione; € organizzare i servizi in modo da garantire all’utenza interna/esterna la fruizione di percorsi tecnico-gestionali appropriati e tempestivi, in corrispondenza con i bisogni accertati; € perseguire il più alto livello di coerenza tra i processi di produzione/ erogazione delle prestazioni ed i processi tecnico-gestionali; € governare e gestire le attività secondo i più elevati standard di qualità e sulla base di criteri di efficacia ed efficienza; € produrre e migliorare continuamente protocolli, standard e linee guida, ad uso dell’attività operativa; € progettare, mettere a punto e implementare in azienda metodi, strumenti, sistemi e procedure in grado di favorire il corretto governo dei processi; € potenziare il contenuto professionale e manageriale delle attività, valorizzare il ruolo dei professionisti impegnati nel governo tecnico, accrescere la qualità professionale degli operatori attraverso un processo di formazione e aggiornamento continuo; € garantire proporzionalità tra risorse delle strutture operative e responsabilità correlate; € dare rilievo a meccanismi di comunicazione verso e tra gli operatori, al fine di accrescere la condivisione dei valori e degli obiettivi dell’azienda, favorendo l’integrazione professionale. 6. Il sistema dei riferimenti per la costruzione del modello organizzativo: componenti strutturali, processi gestionali, ambiti territoriali 6.1 Il sistema dei riferimenti Nell’articolazione delleAree Tecniche la declinazione delle Unità Organizzative componenti può far riferimento: € ai diversi componenti strutturali del sistema (Immobili, Tecnologie Sanitarie, Sistemi Informatici e di Comunicazione); € ai processi gestionali (Rinnovo e Sviluppo, Mantenimento, Gestione Operativa, Gestione Gare, Gestione Inventari e Amministrazione Patrimoniale, Gestione di Progetti Complessi, Gestione di Strumenti Finanziari); € agli ambiti territoriali di competenza, individuati su scala aziendale o sovraziendale. In alcuni contesti gli orientamenti regionali o locali possono consigliare l’adozione, su uno stesso territorio, di livelli operativi differenziati, affiancando o sostituendo alle gestioni su scala aziendale la gestione cooperativa di alcuni acquisti o di alcuni servizi. Non appare necessario, nel rispetto delle autonomie aziendali e regionali, assegnare una prevalenza ad uno dei tre aspetti sopra indicati, e la suddivisione dell’area tecnica in strutture organizzative e operative può far riferimento sia ai sottosistemi componenti che ai processi. Un’articolazione organizzativa che associ le unità organizzative e operative ai sottosistemi strutturali e tecnologici, e nella quale siano quindi sottolineate le differenze tra le specializzazioni professionali, appare necessaria quando una stessa competenza professionale debba essere impiegata per i diversi processi, fermo restando che ognuna delle tre componenti fondamentali (immobili, tecnologie sanitarie, sistemi informatici) richiede competenze diverse e appropriate. Un’articolazione basata sui processi pone in secondo piano la logica della specializzazione. Nelle configurazioni più semplici il Rinnovo e lo Sviluppo, ossia gli investimenti, saranno distinti dal Mantenimento e dalla Gestione Operativa, differenziando le Unità operative per competenze specialistiche ad un livello sottostante. E’ evidente che talune attività, quali quelle inerenti la gestione delle tecnologie sanitarie, devono comunque essere integrate in una logica unitaria, che parte dalla programmazione degli acquisti e finisce con la dismissione. In questo periodo di vita sono erogate tutte le attività che devono assicurare il mantenimento funzionale ed in sicurezza, e le informazioni di follow-up inerenti alla manutenzione e sicurezza devono essere considerate un parametro fondamentale da tenere in considerazione sia nella programmazione che nella politica degli acquisti. Nell’articolazione organizzativa si può inoltre tener conto delle analogie procedurali che sussistono, per sottosistemi diversi, in alcuni processi tecnico-amministrativi (ad es. la gestione delle gare, dei contratti o degli inventari), e del fatto che alcuni obiettivi, quali la sicurezza degli utenti e degli operatori o l’uso razionale dell’energia, vengono perseguiti trasversalmente per tutti i sottosistemi. In particolare devono essere analizzate e definite le relazioni tra gestione dei processi tecnici e gestione dei rischi, sia clinici che lavorativi. Nelle attività dei servizi aziendali deputati alla gestione dei rischi sono infatti rilevanti gli impulsi e gli impatti direttamente connessi alle attività di gestione tecnica dei beni strumentali. La riorganizzazione e l’integrazione di quest’ultime produce quindi i suoi effetti sulla riduzione dei rischi e sull’adozione di misure di prevenzione e di protezione. 54 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. 6.2 Componenti strutturali e aree di riferimento L’articolazione proposta sottolinea per un verso le differenze gestionali tra patrimonio immobiliare e patrimonio mobiliare e per l’altro il particolare valore strategico che assumono le tecnologie direttamente destinate alla diagnosi e alla cura e le tecnologie per il trattamento delle informazioni, sanitarie e gestionali. Si fa riferimento quindi a tre aree specialistiche principali. I professionisti tecnici che vi afferiscono devono avere esperienze professionali specifiche e/o gli indirizzi di studio che l’accademia prevede. Le attività più avanti descritte, per singola area specialistica, si possono realizzare, per garantire il massimo dell’integrazione verticale (immobili, ingegneria clinica, tecnologie informatiche) nell’ambito di una autonomia organizzativa oltreché professionale. La presenza di queste aree specialistiche, deve essere garantita indipendentemente dall’affidamento all’esterno di alcune attività ed anzi in questo caso ha funzione di controllo e governo delle attività esternalizzate. Immobili La componente Immobili, che comprende sia la parte edilizia che quella impiantistica, si identifica con il patrimonio immobiliare strumentale: i programmi di investimento e di mantenimento che la riguardano sono quindi funzionali all’erogazione delle prestazioni di salute ed alla gestione delle strutture aziendali nel rispetto delle esigenze dimensionali, distributive, di controllo ambientale e di sicurezza. Nella gestione degli immobili rientra quella dei sistemi impiantistici (centrali, reti e punti di utilizzazione), che per la complessità e la diversità delle tipologie di impianto chiama in causa molteplici competenze specialistiche. La gestione degli immobili si esplica anche attraverso le seguenti attività: · Valutazione di alternative di investimento attraverso analisi costi-benefici o analisi del valore; · Programmazione e gestione degli interventi di manutenzione preventiva e predittiva; · Collaudi e verifiche periodiche; · Gestione della sicurezza degli impianti e verifica dei requisiti di progetto nel tempo; · Controlli di sicurezza, funzionalità e qualità; · Gestione dell’energia, utilizzo razionale delle risorse energetiche, analisi delle possibilità di utilizzo di risorse rinnovabili e minimizzazione del rischio ambientale; · Analisi del ciclo di vita dei materiali; · Ricerca e sviluppo applicata ai materiali; · Valutazione preventiva dell’impatto dei cantieri in ospedale e attuazione di misure preventive del rischio, in collaborazione con la direzione sanitaria. Tecnologie Sanitarie - Ingegneria Clinica Per Tecnologie Sanitarie si intendono i dispositivi medici (cosi come definiti nel D.Lgs. 46/1997 e nel D. Lgs. 332/2000) costituiti da apparecchiature, sistemi ed impianti, compresi i loro componenti hardware e software. La gestione del parco tecnologico si esplica anche attraverso le seguenti attività: · Valutazione di sistemi sanitari o procedure cliniche mediante la tecnica “technology assessment” o “technology management”; · Programmazione degli acquisti di tecnologie; · Valutazione degli acquisti di tecnologie; · Gestione delle tecnologie (codifiche e classificazione, inventario, …); · Collaudi di accettazione; · Gestione della manutenzione correttiva e preventiva e delle attività conseguenti; · Gestione della sicurezza delle tecnologie; · Controlli di sicurezza, funzionalità e qualità; · Formazione sull’utilizzo delle tecnologie; · Integrazione delle tecnologie nell’ambiente ospedaliero; · Informatica clinica ed “information technology” applicata ai Dispositivi Medici; · Ricerca e sviluppo applicata ai Dispositivi medici. Sistemi Informatici e di Comunicazione Il patrimonio tecnologico di natura in- formatica comprende le infrastrutture e i sistemi di comunicazione, telematica e telefonica, e le componenti hardware a supporto dei sistemi informativi aziendali (server, sistemi operativi, postazioni di lavoro utente, strumenti di produttività individuale, strumenti di workgroup). La gestione del sistema informatico si esplica anche attraverso le seguenti attività: · Valutazione delle esigenze informative delle attività cliniche e delle attività gestionali; · Programmazione degli acquisti; · Gestione dei sistemi hardware e delle reti; · Collaudi di accettazione; · Gestione della manutenzione evolutiva e dello sviluppo di nuove applicazioni; · Gestione della sicurezza; · Controlli di sicurezza, funzionalità e qualità; · Integrazione delle tecnologie informatiche e di comunicazione con quelle di ingegneria clinica e quelle impiantistiche. Si possono adottare ulteriori classificazioni se si fa riferimento alla distinzione tra parte edilizia e parte impiantistica, oppure se si da rilevanza anche ai beni mobili utilizzati per la logistica (autoveicoli, arredi, apparecchiature non medicali). 6.3 Processi gestionali Rinnovo e Sviluppo Il processo Rinnovo e Sviluppo garantisce le funzioni inerenti la gestione dei programmi di investimento relativi al patrimonio. In particolare comprende, per quanto di competenza, l’individuazione dei fabbisogni aziendali, l’elaborazione dei programmi di investimento, la gestione delle fasi di progettazione e di realizzazione delle trasformazioni del patrimonio aziendale. La programmazione delle nuove acquisizioni di dispositivi medici richiede competenze specialistiche di ingegneria clinica, e la valutazione delle nuove apparecchiature assume quindi rilevanza particolare nella definizione del processo e delle strutture organizzative chiamate ad attuarlo. Mantenimento Il processo Mantenimento garantisce le funzioni inerenti la gestione dei programmi n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 55 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. di mantenimento. In particolare comprende, per quanto di competenza, l’individuazione dei fabbisogni aziendali di intervento sul patrimonio esistente e la realizzazione dei programmi di mantenimento. Nello svolgimento di tali attività, il processo si avvale del contributo delle funzioni preposte alla gestione operativa dei beni. Gestione Gare Il processo Gestione Gare di appalto garantisce le funzioni amministrative e contabili inerenti la gestione dei programmi di investimento e di mantenimento. In particolare, assicura lo svolgimento delle procedure di affidamento (delle prestazioni di progettazione, dei lavori, degli acquisti di beni strumentali, dei servizi agli immobili e in particolare di quelli di manutenzione) e la gestione dei relativi contratti, provvedendo anche alla rendicontazione periodica della spesa. Gestione Inventari e Amministrazione Patrimoni Il processo Gestione Inventari e Amministrazione Patrimoni garantisce le funzioni inerenti la gestione amministrativa e contabile del patrimonio, immobiliare e mobiliare, e le procedure informatiche per la tenuta degli inventari, nonché l’espletamento delle procedure di alienazione e di dismissione di beni immobili e mobili e, in caso di necessità, quelle di acquisto di beni immobili. Gestione Operativa (atti e controlli per le fasi esecutive) Il processo Gestione Operativa assicura la gestione delle fasi di attuazione. Le funzioni assicurate dal processo comprendono in particolare l’effettuazione delle fasi di consegna, installazione e collaudo, liquidazione fatture, inventariazione operativa, nonché l’espletamento delle procedure di donazione e di prova, visione e comodato. Garantisce la gestione esecutiva dei servizi agli immobili affidati all’esterno, dei servizi logistici, dei contratti di fornitura e delle utenze di rete. Gestione dei Progetti Complessi Il processo assicura il governo dei progetti che implicano la partecipazione di più ambiti organizzativi aziendali (mo- delli organizzativi, tecnologie e strutture, risorse umane, etc.) per la realizzazione di obiettivi strategici temporizzati e legati ad obblighi esterni ben definiti (p.e. progetti plurisettoriali finanziati dalla programmazione comunitaria o dalla programmazione regionale integrata). Gestione degli Strumenti Finanziari Considerata l’attuale fase di trasformazione e diversificazione delle fonti finanziarie di riferimento delleAziende sanitarie, il processo assicura il presidio delle attività di reperimento di risorse ricorrenti, straordinarie e di progetto e dei relativi obblighi di rendicontazione e garanzia. 6.4 Ambiti territoriali Le strutture organizzative sono normalmente impostate su scala aziendale ma in funzione della complessità delle tecnologie, delle dimensioni dei patrimoni gestiti, dei territori serviti, delle competenze professionali disponibili si possono adottare strutture sovraziendali, consortili o di area vasta. Le Regioni possono inoltre costituire strutture specializzate su attività di particolare complessità (progettazione, predisposizione gare), che diano supporto a tutte le aziende regionali. Nel caso di aziende che abbiano competenza su territori molto vasti o che comprendano al loro interno presidi numerosi o di elevata complessità può rivelarsi utile un’articolazione operativa su base zonale sub-aziendale. 7. Modalità di valutazione della situazione esistente e di composizione delle risorse 7.1 La ricognizione della situazione esistente Le azioni normative, regolamentari e programmatorie devono prendere avvio da una conoscenza approfondita della situazione esistente, utile per conseguire in tempi brevi i primi risultati, ottimizzando l’uso risorse già disponibili, e per prefigurare percorsi sostenibili e mirati. L’attività di ricognizione deve riguardare sia le risorse umane operanti all’attualità sia gli assetti organizzativi fino ad oggi autonomamente individuati dalle aziende, riconducendo le unità componenti ad un numero di tipologie ridotto ma rap- presentativo delle principali differenze. Le strutture aziendali coinvolte nel governo tecnico delle aziende, anche se afferenti a responsabilità di tipo amministrativo o sanitario, devono essere censite con riferimento a tutte le attività tecniche e tecnico-gestionali (acquisti, affidamenti, inventari etc.), per consentire valutazioni sulle relazioni tra le attività e tra i processi e sulle opportunità di riorganizzazione. La ricognizione delle risorse umane deve riguardare non solo quelle operanti con rapporto strutturato ma anche quelle che contribuiscono temporaneamente o parzialmente o indirettamente ai processi tecnici e tecnico-gestionali. La ricognizione delle risorse di personale in organico è volta a determinarne la composizione in termini di consistenza, specializzazione, profilo funzionale e inquadramento giuridico-economico, nonché ad accertare il grado di copertura delle dotazioni previste. È altresì necessaria la ricognizione, con valutazione dei costi sostenuti e delle metodologie impiegate per la verifica dei risultati, delle competenze professionali acquisite mediante: € incarichi dirigenziali; € incarichi professionali, individuali o a società di servizi; € affidamento di servizi, manutenzione e gestione, comprensivi o meno delle specifiche responsabilità professionali e tecniche. 7.2 L’integrazione professionale, organizzativa e di processo Le strutture dipartimentali di natura tecnica o tecnico-gestionale e le Direzioni tecniche devono assicurare il coordinamento, l’unitarietà e l’appropriatezza nell’erogazione dei servizi attraverso tre livelli di integrazione: € l’integrazione organizzativa, cioè l’ottimizzazione e la razionalizzazione nell’uso delle risorse, tramite un utilizzo sinergico ed economicamente compatibile dei fattori produttivi (risorse umane, strumentali e beni di consumo), della logistica e degli spazi; € l’integrazione di processo, ovvero la lettura integrata delle attività in ottica di processo, nel rispetto dell’eccellenza dei percorsi operativi e della completezza ed efficacia delle prestazioni; 56 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. € l’integrazione professionale, cioè lo scambio continuo di competenze ed esperienze tecniche, in grado di valorizzare, capitalizzare e diffondere le conoscenze, innalzare i livelli di professionalità, migliorare la qualità dei servizi e contribuire alla creazione di “valore” per gli utenti, per gli operatori e per l’azienda. L’integrazione consente di orientare la logica “verticale” delle unità operative, attraverso l’approccio per processi, ad una gestione unitaria delle risorse economiche, umane e strumentali. 7.3 La definizione delle funzioni di competenza La definizione delle funzioni di competenza delle diverse strutture viene articolata nelle 4 fasi all’interno delle quali viene convenzionalmente suddiviso l’insieme delle attività (in coerenza con il ciclo pianificazione – attuazione monitoraggio e controllo - correzione): € Programmazione, fase finalizzata alla programmazione delle attività di processo (compresa l’attività contrattuale per l’affidamento a soggetti esterni di forniture, lavori e servizi); € Attuazione, fase finalizzata alla realizzazione delle attività operative di processo. € Monitoraggio, fase finalizzata al monitoraggio ed al controllo delle attività di processo. € Normazione, fase finalizzata alla definizione, al mantenimento ed all’aggiornamento del sistema di regole di processo. 7.4 L’attribuzione delle responsabilità Le Direzione tecniche dipartimentali e strategiche, secondo gli ambiti ed i livelli di competenza che saranno ad esse assegnate, con le loro articolazioni organizzative, € sovrintenderanno all’efficace ed efficiente utilizzo delle strutture ad esse afferenti e garantiranno lo svolgimento delle attività di competenza da parte del personale dedicato, gestendo e coordinando le risorse umane, economiche e strumentali di pertinenza, nel rispetto della programmazione concordata, degli obiettivi attribuiti e delle risorse disponibili; € parteciperanno alla programmazione strategica attraverso la condivisione delle politiche aziendali, l’individuazione dei fabbisogni tecnici, la defini- zione dei piani di attività e dei livelli di servizio, la definizione degli indicatori critici di performance e dei parametri di misurazione e valutazione; € saranno dotate di elevata autonomia gestionale, soggetta a rendicontazione analitica, e saranno organizzate in centri di costo/responsabilità; € saranno titolari di budget e come tali definiranno i piani operativi e di servizio, nel rispetto delle risorse assegnate e degli obiettivi definiti dalla Direzione Generale; € attueranno, organizzeranno, verificheranno e controlleranno il raggiungimento degli obiettivi, nel rispetto dei criteri d’efficacia (soddisfazione del cliente) ed efficienza (rispetto del vincolo di risorse ed ottimizzazione dei livelli di produttività); € analizzerano gli scostamenti tra gli obiettivi di piano e le performance realizzate, sia a livello di Direzione che di singole Unità componenti, adottando le eventuali azioni correttive. 8. Misure di sostegno per l’aggiornamento continuo ed il riconoscimento e la valorizzazione delle capacità professionali e dirigenziali maturate A livello nazionale e a livello regionale devono essere assunte iniziative che portino alla crescita delle capacità professionali e dirigenziali, in particolare di quelle tipiche del settore sanitario, finalizzate a: € dare impulso ad una più ampia e mirata offerta formativa professionale, universitaria e post-universitaria; € diffondere e trasferire le esperienze operative più efficaci e innovative. 8.1 Formazione Sulla scorta dell’esperienza maturata per l’aggiornamento professionale continuo del personale sanitario devono essere progettati, sperimentati e sviluppati sistemi per l’Educazione Continua dei Tecnici, per favorire il costante adeguamento delle conoscenze all’evoluzione tecnologica e scientifica di settore. L’evoluzione dell’offerta formativa deve essere bilaterale, deve cioè consentire ai tecnici di prendere consapevolezza delle trasformazioni in atto nelle attività diagnostiche e terapeutiche e deve permettere al personale sanitario di compren- dere le principali innovazioni introdotte nella realizzazione e nella gestione dei sistemi strutturali e tecnologici. Particolare attenzione deve essere riservata alla formazione del personale e tecnico sulla gestione dei rischi clinici e lavorativi e sull’uso e sul funzionamento delle tecnologie sanitarie. In considerazione della ridotta disponibilità di corsi di qualificazione professionale, di laurea e di specializzazione destinati ai tecnici che operano o vorrebbero operare nel settore sanitario, appare opportuna un’opera di sensibilizzazione delle istituzioni didattico-scientifiche, per la promozione di corsi di studio specifici, che si rivelerà più efficace in presenza di un reale ampliamento delle opportunità lavorative. 8.2 Valorizzazione delle esperienze professionali e dirigenziali Il livello centrale e il livello regionale hanno titolo per elaborare indirizzi per la valorizzazione delle competenze professionali aziendali, attraverso la formazione continua sul campo e l’affidamento di specifiche attività gestionali e tecniche. A livello centrale potrà inoltre essere promossa, anche con la collaborazione del Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti del Ministero della Salute, € l’istituzione di organismi, permanenti o temporanei, in cui siano rappresentati Stato e Regioni, per l’osservazione e la diffusione di buone pratiche professionali e dirigenziali; € l’esame di temi tecnici su tavoli interistituzionali e l’elaborazione di norme tecniche di settore. 8.3 Requisiti e criteri per l’assegnazione degli incarichi Per l’efficacia e la trasparenza dei procedimenti finalizzati al potenziamento delle dotazioni organiche a all’acquisizione temporanea di risorse professionali potranno essere individuati € requisiti formativi e curriculari per l’accesso ai ruoli professionali tecnici; € criteri per il conferimento degli incarichi dirigenziali apicali e di coordinamento, in relazione ai profili specialistici delle tre aree di riferimento. n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 57 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Documentazione Cosa prevede in materia sanitaria la legge n. 25/07 di seconda variazione al Bilancio di previsione 2007 della Regione Il testo integrale dello stralcio della L.R. 3.8.2007 n. 25 pubblicato sul BUR n. 112 del 3 agosto scorso Legge regionale 3.8.2007 n. 25 “Assestamento e seconda variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2007” Omissis Art. 17 (Modifica all’articolo 36 della legge regionale 12 gennaio 2005, n. 1) 1. Al comma 1 bis dell’articolo 36 (Strutture riabilitative psichiatriche private. R.r. 7/2002) della legge regionale 12 gennaio 2005, n. 1, aggiunto dall’articolo 32 della legge regionale 9 agosto 2006, n. 26 e successivamente modificato dall’articolo 26 della legge regionale 16 aprile 2007, n. 10, le parole “30 aprile 2007” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2007, ovvero sino alla data di entrata in vigore delle nuove tariffe da adottare con provvedimento di Giunta regionale”. Art. 18 (Legge regionale 15 dicembre 1993, n. 27 – Trasferimento funzioni) 1. Le funzioni per l’esercizio delle attività di trasporto infermi e di feriti previste dalla legge regionale 15 dicembre 1993, n. 27 (Disciplina per l’autorizzazione e la vigilanza per il trasporto di infermi e feriti), e successive integrazioni e modificazioni in capo alla Regione sono trasferite alleASL, nel cui ambito hanno sede il richiedente e le sedi operative. Art. 19 (Modifica all’articolo 19 della legge regionale 9 agosto 2006, n. 26) 1. L’articolo 19 della legge regionale 9 agosto 2006, n. 26 (Interventi in materia sanitaria), è sostituito dal seguente: Art. 19 (Contratti per prestazioni domiciliari) 1. I direttori generali, ferma restando la piena operatività delle strutture pubbliche, che a tal fine possono utilizzare personale della continuità assistenziale mediante estensione dell’orario di lavoro, stipulano contratti con i presidi accreditati per l’erogazione di prestazioni di riabilitazione in forma domiciliare, insistenti nel rispettivo territorio e/o in altri ambiti territoriali, rivolte alla presa in carico dei soggetti portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, tenendo conto del fabbisogno determinato nell’ambito territoriale di ciascuna ASL. 2. La stipula degli accordi contrattuali di cui al comma 1 deve essere ispirata dal raggiungimento dei seguenti obiettivi: a) esercizio pieno del diritto alla libera scelta da parte dell’utente, in coerenza con quanto stabilito dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), e dall’articolo 2, comma 3, della legge regionale 3 agosto 2006, n. 25 (Principi e organizzazione del servizio sanitario regionale); b) facilità di accesso per l’utente e riduzione dei tempi di attesa. 3. Al fine di garantire un’adeguata assistenza sanitaria domiciliare assicurando l’integrazione degli interventi sociosanitari, il servizio sanitario regionale (SSR) promuove il potenziamento dell’assistenza medica e infermieristica a domicilio erogata nelle forme dell’assistenza domiciliare sanitaria. A tal fine è assicurata la formazione del personale dedicato e l’integrazione dell’assistenza domiciliare con le strutture distrettuali e la medicina di base per la realizzazione della rete dei servizi territoriali omogenea su tutto il territorio regionale. Art. 20 (Piano d’interventi per la donazione e il trapianto di organi) 1. Al fine di incentivare e riorganizzare l’intero processo di donazione-trapian- Codice prestazione 40194 40193 11994 54983 90396 91136 91356 91582 91583 91584 91585 91586 91587 Biopsia microistologica con aspirazione forzata automatica sotto gui da steroetassica Biopsia microistologica con aspirazione forzata Automatica sotto guida ecografica Correzione dei vizi di refrazione (con laser a eccimeri tecnica lasik o lamellare) Dialisi peritoneale domiciliare nipd e OCPD Rapamicina (sirolimus) dosaggio con metodica HPCL Elastasi 1 pancreatica/feia Peptide natriuretico cerebrale (BNP o NT-PROBNP) Anticorpi anti-endomisio IGA (EMA) (IGG, IGA) Anticorpi anti-transglutaminasi (TTG) (IGG, IGA) HLA Per identificazione degli aplotipi DQ2 e DQ8 Anticorpi ANTI-DESMOGLEINA 1 (DSG1) EIA Anticorpi ANTI-DESMOGLEINA 3 (DSG3) EIA Anticorpi B.P. 180 EIA 58 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. to, le ASL e le aziende ospedaliero-universitarie istituiscono presso le unità operative (UO) di rianimazione un’articolazione semplice il cui responsabile è individuato tra i dirigenti medici in servizio presso la stessa UO. 2. Il responsabile dell’articolazione semplice di cui al comma 1 assume anche l’incarico di coordinatore locale per le attività di donazione e prelievo nelle strutture sanitarie territoriali e di quanto previsto per la globale attività trapiantologica. Art. 21 (Livelli essenziali di assistenza – LEA) 1. Sono inserite nel nomenclatore tariffario regionale le seguenti prestazioni specialistiche ambulatoriali non previste dal decreto ministeriale 22 luglio 1996: 2. Nell’ambito delle iniziative umanitarie, sono erogate a carico del SSR le prestazioni non usufruibili nel loro paese dai cittadini extracomunitari, nel limite di euro 800 mila. 3. Il maggiore onere riveniente dall’attuazione dei commi 1 e 2 è posto a carico del bilancio autonomo della Regione. Art. 22 (Comando di personale dirigenziale del comparto sanità) 1. Per le materie attinenti la sanità è consentito il comando presso l’amministrazione regionale di personale dirigenziale delle aziende sanitarie o delle aziende ospedaliere. La Regione per il periodo di utilizzo rimborsa all’amministrazione di provenienza il trattamento economico complessivo in godimento, in conformità alle vigenti disposizioni contrattuali del comparto sanità. Art. 23 (Modifiche alla legge regionale 4 agosto 2004, n. 14) 1. Le disposizioni di cui al comma 6 dell’articolo 11 (Medicina dei servizi) della l.r. 14/2004, così come modificato dall’articolo 33 della l.r. 1/2005, sono estese al personale del profilo professionale di veterinario collaboratore, titolare di rapporto convenzionale alla data del 31 dicembre 2006. Giurisprudenza Consiglio di Stato: merito prevalga su spoil system Nel settore della salute pubblica il concetto di ‘merit system’ deve prevalere su quello dello ‘spoil system’. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato nelle motivazioni dell’ordinanza con la quale ha reintegrato in servizio l’ex D.G. dell’Asl di Frosinone, Carlo Mirabella, licenziato nell’agosto del 2005 dalla giunta regionale Marrazzo dopo essere stato nominato dalla precedente giunta Storace. Il Consiglio di Stato ha chiamato in causa una pronuncia della Corte Costituzionale che, “nel dichiarare l’illegittimità costituzionale della disposizione legislativa applicata dai provvedimenti regionali oggetto del gravame, ha evidenziato che le Asl, in quanto strutture cui spetta di erogare l’assistenza e le prestazioni sanitarie nell’ambito del servizio sanitario regionale, assolvono compiti di natura essenzialmente tecnica, e ha precisato che lo sforzo di una costituzione democratica, oggi che al potere si alternano i partiti, deve tendere a garantire una certa indipendenza ai funzionari dello Stato, per avere un’amministrazione obiettiva della cosa pubblica e non un’amministrazione dei partiti”. Inoltre la “dipendenza funzionale del dirigente non può divenire dipendenza politica”, sicché il dirigente stesso “non può essere messo in condizioni di precarietà che consentano la decadenza senza la garanzia del giusto procedimento”. CASE DI CURA RIUNITE VILLA SERENA E NUOVA SAN FRANCESCO SRL Sede operativa Villa Serena Direttore Sanitario dott. Nicola Ciavarella (Aut. n. 261 del 13.12.96) Viale Europa, 12 - 71100 Foggia Tel. 0881.309911 - Fax 0881.309957 www.clinicheriunite.it - [email protected] Sistema qualità certificato UNI EN ISO 9001:2000 Certiquality - Certificato n. 3762/1 Sede operativa Nuova San Francesco Direttore Sanitario dott. Gerardo Di Miscio (Aut. n. 170bis del 9.11.95) Viale degli Aviatori, 128 - 71100 Foggia Tel. 0881.659211 - Fax 0881.659206 www.clinicheriunite.it - [email protected] Sistema qualità certificato UNI EN ISO 9001:2000 Certiquality - Certificato n. 5519 n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 59 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Interventi Il merito e il governo clinico Ruggiero Francavilla * È stato firmato il primo contratto nazionale di lavoro, quello dei dipendenti ministeriali, che prevede dei premi “a merito” legati alla valutazione dei cittadini. Gli utenti esprimeranno la efficienza e il gradimento del servizio reso dall’ufficio nel suo insieme o da un impiegato individualmente. Anche gli avanzamenti di carriera saranno legati ai risultati e non più alla sola anzianità. Nel contratto sono state inserite delle precise metodologie di valutazione con le quali viene accertato il conseguimento degli obiettivi prefissati. Determinante sarà il grado di soddisfazione dei cittadini: una sorta di “pagella” per gli impiegati sui servizi ricevuti. Uno dei capitoli più innovativi della relazione di fine semestre europeo aveva il titolo “Centralità della conoscenza, qualità delle competenze, primato del talento e del merito” di Angela Merkel. I passi in avanti della CGIL Anche la CGIL ha fatto di recente grossi passi avanti sul piano culturale abbandonando un egualitarismo che spesso si riduceva a un livellamento verso il basso. Lo stesso segretario Epifani ha preso a parlare di merito e di incentivi individuali. In uno scenario più ampio, quello mondiale, non possiamo pensare di vincere la sfida con dei competitors numericamente superiori ( i paesi asiatici) se non con la qualità della prestazione individuale. Questo sarà possibile solo se metteremo a punto dei criteri di selezione che individuino il talento e premino il merito. Anche in sanità vi è un grosso pro- “Occorre una legislazione che sposti il timone dalle mani di chi ha interesse a conquistare il consenso dell’elettore, costi quel che costi, alle mani di un professionista che ha interesse a conquistare il consenso del cittadino malato” blema di selezione delle risorse umane che si lega fortemente al miglior utilizzo delle risorse finanziarie con l’obiettivo finale di produrre salute di qualità a un costo compatibile. La soluzione potrebbe essere il governo clinico. Dal termine anglosassone “clinical governance” si intende un programma di gestione e miglioramento della qualità e della efficienza di una attività medica. La “clinical governance” Il programma mira, nell’ambito di un budget assegnato con ampia facoltà e libertà di spesa, a trattare il maggior numero possibile di casi garantendo la qualità del trattamento. La quantità è garantita dalla responsabilità personale del Direttore medico nell’operare le scelte di personale, attrezzature e protocolli gestionali con le risorse disponibili. La qualità è garantita dall’aderenza a linee guida nazionali e internazionali. Il Direttore stabilisce il numero dei collaboratori (medici, infermieri, ausiliari, amministrativi), li sceglie e fissa dei premi per obiettivi di qualità e quantità. Il Direttore decide gli acquisti di apparecchiature, i services di manutenzione e i tempi di utilizzo per la sua U.O. e per gli esterni. Il programma di governo clinico deve prevedere una sistematica azione di aggiornamento del personale in tutte le sue forme (lezioni, stages, seminari, convegni) con incentivi premianti la partecipazione del personale ai programmi di miglioramento della qualità. I vantaggi di un buon sistema di governo clinico sono numerosi sia in termini di indicatori di salute, sia in termini economici. Si pensi ai costi della non-qualità in termini di errori in medicina, che possono aumentare del 30-40% i costi della U.O. La non-qualità genera costi aggiuntivi, mentre la qualità genera risparmi. Il potere decisionale nel governo clinico passa dai politici e dai dirigenti amministrativi ai medici, pur nel rispetto dei vincoli di bilancio. Per comprendere appieno il senso della affermazione suddetta è utile fare degli esempio preso dall’attualità sanitaria del nostro territorio. Il caso della Neurochirurgia di Andria Di recente il primario neurochirurgo di Andria ha rappresentato la necessità di trasferire a Barletta l’attività del suo reparto. Ha motivato tale esigenza con una puntuale rassegna delle disfunzioni strutturali e dei disservizi organizzativi che i pazienti neurochirurgici subiscono all’interno dell’ospedale di Andria. Ritiene lo stesso medico che l’ospedale di Barletta offra una situazione strutturale e funzionale migliore. Destinatario ultimo di questa richiesta è l’interesse del malato! La risposta è arrivata istantaneamente dal sindaco di Andria e da un assessore che con argomenti puramente campa- 60 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. nilistici hanno invitato il neurochirurgo a dimettersi. Un servizio di endoscopia chiede un colonscopio della stessa marca del gastroscopio e compatibile con il sistema video in dotazione. Riceve invece un colonscopio di altra marca connesso ad una seconda colonna video con una spesa tre volte maggiore. Un servizio di neurologia cerca un elettrofisiologo; non può bandire un concorso per una figura siffatta; dovrà accontentarsi del primo in graduatoria sperando che sia un elettrofisiologo. Parliamo di concorsi! Chi sceglie i primari? La politica o meglio i politici attraverso l’ambito di discrezionalità che la legge riconosce al Direttore Generale. Egli sceglie da un elenco di medici ritenuti idonei da una commissione. Ma il Direttore Generale non viene eletto, bensì nominato dai politici regionali e quindi...il merito si va a far benedire. La stessa cosa si verifica a cascata nei concorsi che assegnano a un direttore medico un certo numero di collaboratori, che non ha scelto. Questo gruppo di operatori dovrebbe perseguire gli obiettivi concordati dal direttore. Gli incentivi, se ci saranno, saranno uguali per tutti meritevoli e non. Una realtà da modificare Questa è la realtà attuale che dobbiamo affrettarci a modificare se non vogliamo essere sorpassati dai nostri competitors asiatici, i quali non producono solo t-shirt ma anche trapianti d’organo! Occorre una legislazione che sposti il timone dalle mani di chi ha interesse a conquistare il consenso dell’elettore, costi quel che costi, alle mani di un professionista che ha interesse a conquistare il consenso del cittadino malato. * Divisione Malattie Infettive - Bisceglie Segretario aziendale CGIL Medici ASL BAT Giurisprudenza Tariffe laboratori analisi: TAR Lecce rimette atti alla Corte Costituzionale "... Le difficoltà che alle strutture private derivano dall’applicazione delle regole di cui all’art. 1, comma 796, let. o) della L. n. 296/2006 (Legge finanziaria dello Stato 2007, ndr) ed all’art. 33 L.R. n. 10/2007 (Legge di bilancio 2007 della Regione Puglia, ndr) sono in grado di compromettere anche la piena esplicazione del diritto di cui all’art. 32 Cost. (Diritto alla salute, ndr), visto che le strutture private accreditate potrebbero incontrare difficoltà a garantire la piena funzionalità dei servizi, il che, in un sistema che vede la sanità publica non in grado di assicurare tempestivamente l’erogazione delle prestazioni sanitarie, può compromettere il diritto alla salute e il diritto di libera scelta dei cittadiniutenti". È questo uno dei passaggi centrali della ordinanza del TAR Lecce, II sezione, pubblicata il 19 ottobre scorso, che ha definito incostituzionali le norme delle legislazione predentemente specificata che hanno imposto il taglio del 20% delle tariffe per i laboratori d'analisi privati accreditati. Il TAR ha sollevato, quindi, la questione della legittimità costituzionale delle normativa statale e regionale specificata per contrasto con gli artt. 32, 41, 97 e 117 della Costituzione, sospendendo il giudizio e rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale che si dovrà pronunciare nel merito. Il ricorso era stato presentato dal Coordinamento regionale Coordinamento Regionale della San. Priv. Accr. – Area Patologia Clinica (SNaBiLP_FEDERBIOLOGI – ANISAP – COSPEA – AIPaC Priv. Accr. – CORSA Lecce – SBV Patologia Clinica). L'ordinanza evidenzia anche che "la presenza significativa degli operatori privati nel SSN risponde ad esigenze insopprimibili dell’Amministrazione sanitaria, la quale non riesce, con le proprie strutture, a garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie a favore degli utenti, per cui non si potrebbe nemmeno sostenere che le strutture private, se ritengono non convenienti le tariffe, possono “uscire” dal sistema. Spetta invece all’Amministrazione competente, previa adeguata istruttoria, decidere se rilasciare o meno l’accreditamento (questo, in base alla legislazione pugliese, compete alla Regione) e stabilire annualmente il volume di prestazioni che intende acquistare dai privati (questo compete invece alle ASL territoriali); nel momento in cui rilascia l’accreditamento e fissa i tetti di spesa annuali, l’Amministrazione sanitaria riconosce di aver bisogno dell’ausilio degli operatori privati, i quali vanno però adeguatamente remunerati". Anche il richiamo al rispetto degli obblighi comunitari e alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009 non appare utile, sia perché tali ragioni non possono essere opposte, in assenza di adeguata istruttoria, agli operatori privati, sia perché non appare costituzionalmente giustificata l’incisione di interessi privati in nome delle sempre invocate ragioni di contenimento della spesa pubblica. Secondo il TAR Lecce, “in materia sanitaria, il contenimento della spesa può essere perseguito attraverso incisivi controlli sulla congruità delle prescrizioni mediche e attraverso una migliore organizzazione complessiva e non solo mediante tagli alle tariffe (le quali ben possono essere ridotte, ma solo se ne dimostri l’incongruità)". n. 91 Settembre-Ottobre 2007 .......................................................................................................................................... 61 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. Ad Ostuni un seminario per medici di medicina generale dedicato alla chirurgia mininvasiva nelle patologie vertebrali Si è tenuto ad Ostuni il seminario di aggiornamento rivolto principalmente a medici di medicina generale dal titolo “La chirurgia mininvasiva nelle lesioni vertebrali e nelle patologie del disco” organizzato dal dott. Francesco Loconte, direttore dell’unità operativa complessa di ortopedia e traumatologia del presidio ospedaliero di Ostuni. «Il motivo principale per cui ho inteso organizzare tale evento – ha spiegato il dott. Loconte – è stato per diffondere le ultime novità per la diagnosi e la cura delle patologie vertebrali e del disco, soprattutto per i pazienti anziani che risultano purtroppo i più colpiti da tali malattie molto spesso invalidanti. Il medico di medicina generale è il primo interlocutore di questi pazienti e, pertanto, è importante che sia costantemente informato per indirizzare al meglio i propri pazienti che spesso si trasferiscono dalla nostra regione per mancanza di informazione». Durante l’incontro, dopo l’introduzione ai lavori del dott. Loconte, si è discusso di lombalgie meccaniche, lesioni vertebrali, traumatiche e degenerative, tecniche chirurgiche mininvasive come la cifoplastica con palloncino, la vertebroplastica e la nucleoplastica, riabilitazione della colonna vertebrale prima e dopo la chirurgia. Tra le tecniche mininvasive presentate la cifoplastica, nata negli Stati Uniti nel 1998 per il trattamento percutaneo delle fratture vertebrali osteoporotiche, una procedura che raccoglie l’eredità della vertebroplastica mettendone a frutto l’esperienza e condividendone le indicazioni. Si tratta di una pratica chirurgica utilizzata per ristabilire la posizione originale delle vertebre in seguito a fratture da osteoporosi, traumi o tumori: si utilizza, infatti, anche nelle metastasi se c’è un danno solo all’osso del corpo vertebrale. È una procedura mini-invasiva che consiste nella riespansione delle vertebre crollate: il medico fa una piccola incisione di circa un centimetro nella schiena del paziente per creare un passaggio nell’osso fratturato. Attraverso il passaggio colloca un piccolo palloncino ortopedico nella vertebra fratturata. Il palloncino viene poi gonfiato con cura dal medico, che solleva la vertebra che ha subito il crollo, cercando di ripristinare l’anatomia vertebrale. Questa è una fase cruciale nel processo di correzione della colonna vertebrale. Il palloncino viene successivamente rimosso, lasciando uno spazio vuoto all’interno della vertebra; lo spazio viene quindi riempito con un materiale specifico, il polimetilmetalcrilato (PMMA), utilizzato per sostenere l’osso e prevenire altri cedimenti. Questo processo crea una sorta di ingessatura interna che tiene in posizione l’osso riparato. Questa innovativa metodica permette al paziente di eliminare completamente il dolore provocato dalle terminazioni nervose all’interno dell’osso, di alzarsi dopo poche ore e di tornare a casa nelle quarantotto ore successive all’intervento. Altra tecnica di recente utilizzo, di cui si è discusso durante il seminario, è la nucleoplastica: una metodica mini-invasiva per la decompressione discale, indicata per il trattamento delle ernie discali sintomatiche e non espulse. Il principio fisico sul quale si basa questa tecnica è quello del sistema idraulico chiuso: un disco intervertebrale con anulus intatto (condizione necessaria per eseguire la procedura) è paragonabile ad un sistema idraulico chiuso in cui anche una piccola rimozione di materiale genera un elevato decremento della pressione idraulica interna. La nucleoplastica utilizza la tecnologia della coblazione (“Cold Ablation”): in questo processo tramite la tecnologia della radiofrequenza bipolare si ottiene la rimozione di tessuto con minimo danno termico alle strutture ed ai tessuti adiacenti. I relatori presenti al seminario sono stati i medici dell’unità operativa complessa di ortopedia e traumatologia del presidio ospedaliero di Ostuni: Massimiliano di Viesto, Alfonso Ambrosone e Orazio Recchia. A.C. 62 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007 TuttoSanità ............................................................................................................................................................................................................................................................. 64 .......................................................................................................................................... n. 91 Settembre-Ottobre 2007