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ibri del mese / segnalazioni
SACRED MUSIC.
Cornerstone Works of
Sacred Music,
Harmonia Mundi,
Arles 2009,
30 CD + pp. 204, € 4,50.
794881933501
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ipercorrendo le tappe della storia della
musica sacra, intesa non solamente come un patrimonio di opere da conservare, ma come ricerca, nelle diverse situazioni culturali, di sempre nuove configurazioni del legame fra musica, sacro e liturgia, ci si rende conto
che non esiste propriamente la «musica sacra»,
altra e autonoma rispetto alla «musica profana».
Sono esistiti, infatti, in ogni epoca modi diversi
di esprimere la relazione dell’uomo con il sacro
attraverso la musica.
Un’antologia discografica recentemente
pubblicata dall’editrice musicale francese Harmonia mundi, cerca di fare i conti con la realtà
multiforme e complessa della storia della musica sacra. In una cornice antologica si propone
una selezione di brani precedentemente pubblicati dalla stessa casa discografica. Intitolata
Sacred Music, si propone all’ascoltatore come
una raccolta dei «capolavori della storia della
musica sacra». L’opera è contenuta in un agile
cofanetto contenente 30 dischi (29 CD audio
più un CD-ROM con tutti i testi cantati) e un
ricchissimo libretto, che supera le 200 pagine. Il
tutto a un prezzo veramente molto contenuto.
Si tratta di esecuzioni in genere di alta qualità
artistica, anche se in alcuni casi disomogenee
dal punto di vista della qualità fonica (nei dischi
sono presenti incisioni realizzate a partire dalla
fine dagli anni Ottanta fino al 2007).
Come ogni antologia presenta inevitabilmente dei limiti. Metterli in evidenza costituisce una buona occasione per riflettere sulla
rappresentazione della musica sacra che vi soggiace.
Il primo è l’assenza di una parte cospicua
del repertorio sacro costituita dalla musica
strumentale. Ciò corrisponde a un pregiudizio
diffuso secondo cui la musica sacra è tale perché basata su un testo biblico o liturgico o più
in generale di contenuto o argomento «religioso», e pertanto solo la musica vocale vi può
propriamente rientrare.
Un secondo limite consiste nell’attingere la
maggior parte del materiale dal periodo che va
dal XVI al XIX secolo, trascurando una parte significativa della contemporaneità (Stravinskij e
Messiaen, fra gli altri). Infine, si nota una non
perfetta coerenza nella scelta dei criteri di organizzazione del materiale: se il criterio storico
è evidentemente preponderante, quello per
generi musicali, che lo affianca, non viene seguito sempre in maniera coerente. Lo stesso
può dirsi della suddivisione del repertorio per
aree confessionali. Non si tratta mai tuttavia di
inconsistenze che tolgano intelligibilità all’affa-
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scinante percorso attraverso il quale l’ascoltatore è accompagnato grazie anche alla guida delle note del corposo libretto trilingue (francese,
inglese e tedesco).
Si inizia così dalle prime testimonianze pervenuteci del canto liturgico appartenente al repertorio pre-carolingio. Ricostruiti grazie alla
moderna paleografia musicale (la scrittura musicale non apparirà infatti che nel X secolo e
non abbiamo pertanto testimonianze musicali
dirette del repertorio precedente), questi canti
monodici ci riportano indietro fino al V secolo
e alla molteplicità di Chiese e di tradizioni liturgiche, ognuna con la propria specifica individualità, che convivevano allora in Occidente: la
Chiesa milanese (canto ambrosiano) nel Nord
Italia, quella beneventana nel Sud, la Chiesa di
Roma, la Chiesa nella penisola iberica (rito mozarabico) e quella di rito gallicano.
È già a partire dalla tradizione ambrosiana
che è dato di scorgere alcuni aspetti della questione del rapporto della musica sacra con il repertorio profano popolare. Gli inni, per il loro
carattere comunitario e il loro stile popolare,
nascevano infatti intenzionalmente con lo scopo di attrarre e coinvolgere i fedeli, e presumibilmente alcuni di essi erano addirittura intonati su melodie preesistenti diffuse in contesto
profano. Può far sorridere oggi pensare che in
relazione a questi canti, che a noi appaiono così severi e castigati, Agostino fosse combattuto
tra il timore che la bellezza del canto potesse
distoglierlo dal contenuto spirituale della parola cantata e il riconoscimento che attraverso il
piacere dell’udito lo spirito è aiutato a innalzarsi al sentimento della devozione (cf. AGOSTINO,
Confessioni X, 33,50). Si ritrova già qui la questione dell’intelligibilità del testo che riemergerà costantemente nel corso dei secoli successivi, in particolare a partire dalla nascita della polifonia.
Ed è proprio sul passaggio dalla monodia
alla polifonia che l’antologia si sofferma a partire dal terzo disco: qui il canto gregoriano, nato
dall’incontro tra la tradizione romana e quella
gallicana, diviene il punto di partenza per costruzioni musicali che progressivamente si rendono autonome sia ritmicamente sia testualmente, in particolare nella forma del mottetto,
acuendo così la disputa riguardante la comprensibilità dei testi liturgici.
Il percorso passa poi rapidamente alla fioritura del contrappunto vocale, dal tardo Medioevo fino al Rinascimento, concentrando l’attenzione sulla nascita dell’ordinario della messa
come ciclo musicale (cf. P. SEQUERI, La risonanza
del sublime, Studium, Roma 2008).
Dal 7° disco in poi l’ascoltatore è introdotto nel periodo barocco, che, con pochissime
eccezioni, copre la raccolta fino al 22° disco. In
questa dettagliata rassegna si assiste al sorgere
di nuovi generi musicali all’interno del repertorio sacro dal mottetto, all’oratorio, fino alla cantata. Il linguaggio musicale sacro assume ora stilemi e tecniche compositive tipiche della musica profana, permettendo spesso un ricercato
sfarzo cerimoniale verso il quale anche la Chie-
sa cattolica si mostra indulgente. Dal 22° CD il
percorso si organizza in un primo momento per
contiguità tematica: ecco allora quattro requiem a partire da Mozart (che viene rappresentato nella raccolta da questa unica composizione), tra i quali viene inserita anche l’op. 45 di
Brahms, nonostante non segua la scansione liturgica di una «messa per i defunti» ma sia invece una libera composizione per coro e orchestra su testi biblici scelti dal compositore stesso. Due dischi vengono poi dedicati alla musica
sacra del periodo romantico. Non poteva mancare la grandiosa Missa solemnis di Beethoven
e alcuni mottetti di Mendelsshon e di Bruckner.
Si giunge così all’età contemporanea, a cui
sono dedicati solo due CD (se si eccettua la
presenza della composizione di Ernst Krenek
nell’8° disco). Qui possiamo ascoltare, accanto
alle composizioni del neoclassico Francis Poulenc, che mostrano il rinnovato interesse della
musica contemporanea per la liturgia, Mass di
Leonard Bernstein, in cui il compositore strappa
la musica sacra al contesto ecclesiale per operare una sorta di teatralizzazione della messa.
Molto interessante è infine l’ultimo CD, interamente dedicato alla musica della tradizione
ortodossa, partendo dal periodo barocco per
concludere con un vespro vigiliare di Sergej Rachmaninov.
Un percorso d’ascolto complesso che, se
pur non esaustivo della storia della musica sacra, permette d’approfondire alcuni degli snodi
più interessanti del suo sviluppo, portandoci fino alle soglie del presente.
Riccardo Castagnetti
Un percorso corale
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ell’ottobre 2009 è uscito il Repertorio nazionale di canti per la liturgia a cura della Conferenza episcopale italiana, dopo aver ricevuto la recognitio della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Esso «non
vuole sostituirsi ai repertori esistenti – ha
dichiarato mons. Crociata, segretario generale della CEI –, approvati dall’autorità ecclesiastica competente, ma intende assumere
un carattere di esemplarità, favorendo la diffusione di un patrimonio nazionale».
Per comprendere il significato della proposta è utile scorrere le pagine di Musica e
assemblea – la rivista pubblicata dalle EDB
ed espressione del gruppo Universa Laus
area italiana – che nel n. 2 del 2009 ne fa una
rapida presentazione. Anche il primo numero del 2010 d’Armonia di voci – la rivista trimestrale di Elledici che si occupa di studio e
ricerca nell’ambito del canto liturgico fondata nel 1946 – ne parla, tramite grafica e
contenuti rinnovati. A partire da questo numero, poi, i fascicoli presenteranno e commenteranno, divisi per tempi liturgici, i canti
del Repertorio.
M.E. G.
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