08/05/2011 GLI ANTECEDENTI DRAMMATICI Gli Intermedi I Madrigali drammatici o rappresentativi 1 08/05/2011 GLI INTERMEDI Tra un atto e l'altro delle commedie in prosa venivano eseguite delle composizioni piuttosto elaborate. Infatti, non vi era un sipario che si abbassasse alla fine di ogni atto, consentendo agli spettatori di alzarsi dai loro posti per chiacchierare o fumare, come avviene nei teatri moderni; il pubblico presenziava a questo tipo di spettacoli senza alcuna interruzione, rimanendo spesso in piedi per tutto il tempo (anche quattro ore!). Era dunque indispensabile che le vicende recitate fossero interrotte da qualcosa di ugualmente interessante ma profondamente diverso, per tenere desta l'attenzione degli spettatori. Gli intervalli furono allora riempiti da musiche e danze, dando luogo, così, ai cosiddetti intermedi. Essi potevano essere 'apparenti' (i musicisti, cioè, erano visibili; in tal caso le musiche erano spesso concomitanti con un'azione scenica, mimata o ballata, indipendente dalla trama della commedia principale) o 'non apparenti' (la scena rimaneva vuota, e la musica proveniva da luoghi celati alla vista del pubblico). Ai quattro intermedi necessari per separare tra loro gli abituali cinque atti, si aggiunsero talvolta inserti musicali anche all'inizio, con funzione di prologo, e alla fine della commedia; il numero degli intermedi variava dunque da quattro a sei. 2 08/05/2011 La funzione degli intermedi, tuttavia, non era quella di semplice intrattenimento: essi si ponevano infatti quasi come un 'negativo' fotografico della commedia a cui venivano associati. Se nell'azione teatrale delle commedie prevaleva la parola recitata, quasi sempre in prosa e con un contenuto tendenzialmente realistico, negli intermedi erano la musica e la danza a prendere il sopravvento, relegando in secondo piano la parola, strutturata quasi sempre in versi poetici; personaggi mitologici o allegorici creavano un'atmosfera decisamente irreale, che giustificava pienamente l'inverosimiglianza del loro esprimersi cantando. Percepita la necessità di introdurre un legame tra commedia e intermedi, questi ultimi si sottomisero spesso ad una trama che ne unificasse in qualche modo il contenuto. Ad esempio, la commedia Il granchio di Leonardo Salviati, il cui svolgimento è scandito dalle quattro ore del giorno (mattina, mezzogiorno, sera e notte), nella rappresentazione avvenuta a Firenze nel 1566 fu inframmezzata da intermedi dedicati alla quattro età dell'uomo (fanciullezza, gioventù, virilità e vecchiaia), in una sorta di parallelismo temporale. Pochi mesi prima, nel 1565 e sempre a Firenze, era stata rappresentata La cofanaria di Francesco d'Ambra con intermedi di Giovambattista Cini; in questo caso, l'azione sembra quasi scorrere su due piani tra loro correlati: la vicenda di Amore e Psiche contenuta negli intermedi si alterna con le vicende umane della commedia e, senza che i personaggi se ne rendano conto, ne influenza il decorso. 3 08/05/2011 Si giunse così alla fase in cui l'attenzione degli spettatori si polarizzò più sugli intermedi che sulle relative commedie. Da semplici cornici all'azione teatrale, gli intermedi divennero allora il centro vero e proprio della rappresentazione; al loro confronto, le commedie recitate furono spesso retrocesse a mero contorno del canto e della danza. Presso alcune corti, in occasioni particolarmente solenni (matrimoni, battesimi, ecc.) gli intermedi assunsero così una forma particolarmente sfarzosa, servendosi anche di complessi apparati scenografici e di ricchissimi costumi (tra i curatori della parte visiva di questo genere di spettacoli si annoverano perfino Leonardo da Vinci e Giorgio Vasari). Gli intermedi di questo tipo vengono definiti intermedi aulici. La città che più si distinse nell'allestimento di questi intermedi aulici fu Firenze: forse per far dimenticare le loro origini mercantili, i Medici eccelsero in quella qualità che veniva spesso loro attribuita, ovvero la magnificenza. E veramente magnifici furono i celeberrimi intermedi realizzati nel 1589 in occasione delle nozze del granduca Ferdinando I con Cristina di Lorena. Essi attorniavano la commedia parlata La pellegrina di Girolamo Bargagli, rappresentata il 2 e il 15 maggio, ma furono replicati nei giorni seguenti abbinati ad altre due commedie. I MADRIGALI DRAMMATICI 4 08/05/2011 Verso la fine del secolo fiorì in Italia un particolare tipo di madrigale. Prevalentemente umoristico, questo tipo di madrigale prevede un intreccio dialogico fra le diverse voci. Proprio per questo motivo è stato chiamato "drammatico". Ciononostante nessuna di queste composizioni fu mai concepita per la scena. Nel 1567 Alessandro Striggio pubblicò Il cicalamento delle donne al bucato, a sette voci, che in un prologo e quattro scene descrive appunto le chiacchiere delle donne che insieme fanno il bucato. La musica è vivace e realistica, l'introduzione di motivi popolari aggiunge grazia e piacevolezza, e il contrappunto piuttosto elaborato. Lo stesso si dica di altre due composizioni di Striggio, La caccia, e Il gioco di primiera (un tipico gioco di carte di allora). Il Festino della sera di giovedì grasso di Adriano Banchieri (1568 – 1634) è un "intermedio" destinato agli illustri spettatori di una corte, e in questo si distingue dai lavori di Striggio. Audio 5 08/05/2011 Audio Audio 6 08/05/2011 Audio Il saggio più originale di commedia madrigalesca è senz'altro l'Amfiparnaso (1597) di Orazio Vecchi. Si tratta di una commedia di maschere musicata tramite una serie di quattordici madrigali. Si pensa generalmente che sia stato Vecchi stesso a stendere il testo; ma pare l'abbia prima discusso con Giulio Cesare Croce, poeta comico bolognese. L'Amfiparnaso fu preceduto dalla Selva di varia ricreazione, miscellanea di madrigali giocosi da tre a dieci voci, fra i quali si trova un capriccio a cinque voci che è uno studio preliminare per l'Amfiparnaso. L'Amfiparnaso è in tre atti preceduti da un prologo in cui l'autore dichiara che la sua "commedia" è solo per le orecchie e non per gli occhi, e questo nella produzione musicale di allora costituisce senz'altro una novità. I personaggi sono maschere assai note: Pantalone, il dottor Graziano, tre servi comici ("zanni"), lo spagnolo Cardon, gli innamorati Lelio e Nisa, Lucio e Isabella, la cortigiana Ortensia e un coro di ebrei. I personaggi parlano la loro lingua o il loro dialetto: veneziano, bolognese, bergamasco, spagnolo e finto ebraico; gli innamorati si esprimono invece in italiano letterario nei soliloqui e nei dialoghi. 7 08/05/2011 La tecnica musicale impiegata è quella del madrigale dialogico; i registri femminili possono dar voce sia agli uomini che alle donne. La scena iniziale può ben dare un'idea dello stile: Ascolto O Pierulin dov'estu? (n.2) Si nota immediatamente l'interesse melodico e insieme il naturale vigore della prima frase con cui Pantalone chiama a gran voce il servo Pedrolino che in cucina sta rimpinzandosi con quanto cibo trova, in questo caso polli e piccioni. Tich tach toch (n.12) I rumori sulla scena immaginaria o fuori di essa devono essere prodotti dai cantori: quando Francatrippa bussa alla porta degli ebrei, canta "tich tach toch" su una serie di suoni brevi e secchi; nella scena precedente quando Ortensia rovescia dell'acqua sporca sulla testa di Pantalone è come se la sentissimo cadere, "flo flo flo". Il coro degli ebrei che si rifiutano di ricevere in pegno un diamante da Francatrippa perché é sabato, risuona all'interno mentre il servo bussa; si potrebbe pensare a un servizio religioso nella sinagoga, ma il loro "ebraico" non solo non ha senso ma si mescola a inflessioni dialettali tipo "l'è Sabbà cha no podem". In questa scena il contrappunto è così delicato tanto che si pensa esso intenda satireggiare la polifonia cattolica del tempo. libretto Amfiparnaso Anchor ch'al parturire (n.11) In un'altra scena Pantalone chiede al Dottor Graziano di cantare una serenata a sua figlia, che il Dottore sta per sposare. Questi canta un famoso madrigale di Cipriano de Rore, "Ancor che col partire", ma sostituisce il testo originale con un testo senza capo nè coda. Il madrigale di Rore a quattro è riprodotto fedelmente sono nella linea superiore, mentre le tre voci inferiori sono sensibilmente diverse. Si tratterebbe perciò di uno scherzo musicale; le frequenti sincopi e le scalette in crome disseminate qua e là inducono a credere che Vecchi abbia voluto mettere in caricatura un liutista non molto abile che improvvisa l'accompagnamento di una frottola. Rallegratevi meco (n. 14) E' la scena conclusiva: Isabella riceve dei regali per le sue nozze; affettuosamente ringrazia e chiede che il pubblico manifesti entusiasmo per la commedia volta al termine. 8