“È tempo che gli italiani si proclamino
francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha
fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo…
La questione del razzismo in Italia deve essere
trattata da un punto di vista puramente
biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose.
La concezione del razzismo in Italia deve essere
essenzialmente italiana e di indirizzo
arianonordico.”
(La difesa della razza, anno 1, numero 1, 5
agosto 1938, p.2)
Razza:
Qualsiasi gruppo di individui, animali o vegetali, che per un
certo numero di caratteri comuni possono essere distinti
da altri appartenenti alla stessa specie.
La specie pertanto si suddivide in sottospecie, o razze,
caratterizzate
da
elementi
fisici
ereditariamente.
(La difesa della razza, anno 1, numero 1)
trasmissibili
Leggi Razziali:
Insieme di provvedimenti legislativi ed
amministrativi basati su un principio di
discriminazione razziale. Le prime leggi
razziali furono emanate in Germania nel
1933 da Adolf Hitler.
Manifesto della razza
i. Le razze umane esistono.
ii. Esistono grandi razze e piccole razze.
iii. Il concetto di razza è concetto puramente
biologico.
iv. La popolazione dell’Italia attuale è nella
maggioranza di origine ariana e la sua
civiltà ariana.
v. È una leggenda l’apporto di masse ingenti
di uomini in tempi storici.
vi. Esiste una ormai pura “razza italiana”.
vii. È tempo che gli italiani si proclamino
francamente razzisti.
viii.È necessario fare una netta distinzione fra
I mediterranei d’Europa (occidentali) da
una parte e gli orientali e gli africani
dall’altra.
ix. Gli ebrei non appartengono alla razza
italiana.
x. I caratteri fisici e psicologici puramente
europei degli italiani non devono essere
alterati in nessun modo.
Leggi Razziali
i. Provvedimenti per la difesa della razza
nella scuola fascista (5 sett 1938)
ii. Provvedimenti nei confronti degli ebrei
stranieri (7 sett 1938)
iii. Dichiarazione sulla razza (6 ott 1938)
iv. Provvedimenti per la difesa della razza
italiana
v. Disciplina dell’esercizio delle professioni
da parte dei cittadini di razza ebraica (29
giu 1939)
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si faccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
<< Non interrogavano tutti,solo qualcuno-Quanti anni hai?Sano o malato?- e in
base alla risposta ci indicavano due diverse direzioni. […] In meno di venti minuti
tutti noi uomini validi fummo radunati in un gruppo. Quello che accadde degli
altri,delle donne,dei bambini,dei vecchi,noi non potemmo stabilire allora né
dopo: la notte li inghiottì,puramente e semplicemente. Oggi però sappiamo che
in quella scelta rapida e sommaria,di ognuno di noi era stato giudicato se potesse
lavorare o no utilmente per il Reich. […] Sappiamo anche,che non sempre questo
pur tenue principio di discriminazione in abili e inabili fu seguito, e che
successivamente fu adottato spesso il sistema più semplice di aprire entrambe le
portiere dei vagoni,senza avvertimenti né istruzioni ai nuovi arrivati. Entravano
in campo quelli che il caso faceva scendere da un lato del convoglio; andavano in
gas gli altri. […]
Il viaggio non durò che una ventina di minuti. Poi l’autocarro si è fermato,e si è
vista una grande porta,e sopra una scritta vivamente illuminata(il suo ricordo
ancora mi percuote nei sogni): ARBEIT MACHT FREI,il lavoro rende liberi.>>
<<Siamo scesi, ci hanno fatti entrare in una camera
vasta e nuda […]Questo è l’inferno. […] Bisogna
mettersi in fila per cinque , a intervalli di due metri fra
uomo e uomo; poi bisogna spogliarsi e fare un fagotto
degli abiti in un certo modo,togliersi le scarpe ma far
molta attenzione di non farcele rubare. […]Poi viene
un altro tedesco e ci dice di mettere le scarpe in un
certo angolo,e noi le mettiamo,perché ormai è finito e
ci sentiamo fuori del mondo e l’unica cosa è obbedire.
[…] Entrano con violenza quattro con rasoi,pennelli e
tosatrici […] loro invece ci agguantano e in un
momento ci troviamo rasi e tosati.
[…]Improvvisamente l’acqua è scaturita bollente dalle
docce,cinque minuti di beatitudine; ma subito dopo
irrompono quattro che ci cacciano con urla e spintoni
nella camera attigua,che è gelida;qui altra gente
urlante ci butta addosso non so che stracci , e ci
schiaccia in mano un paio di scarpacce a suola di
legno,non abbiamo tempo di comprendere e già ci
troviamo all’aperto,e, scalzi e nudi,con tutto il corredo
in mano,dobbiamo correre fino ad un’altra baracca,a
un centinaio di metri. Qui ci è concesso di vestirsi. […]
Quando abbiamo finito non abbiamo osato levare gli
occhi l’uno sull’altro .Non c’è ove specchiarsi,ma il
nostro aspetto ci sta dinanzi,riflesso in cento visi
lividi,in cento pupazzi miserabili e sordidi. Eccoci
trasformati nei fantasmi intravisti ieri sera.>>
<<Häftling:ho imparato che io sono un Häftling.Il mio nome è 174 517.
Siamo stati battezzati,porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro.
[…]Pare che questa sia l’iniziazione vera e propria […]
Il Capo dice.- il Doktor Pannwitz ha comunicato che tre Häftlinge sono stati scelti per il
laboratorio.169 509 Brackier;175 633 Kandel; 174 517 Levi. […]Siamo tre Levi nel
Kommando 98, ma Hundert Vierundsiebzig Fünf Hundert dert Siebzehn sono io. >>
Scarica

Presentazione_2012