n28\a2
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
1
SOMMARIO
Rivista
degli Stenografi
fondata a Firenze nel 1877
n. 32, gennaio/marzo 1996
Organo trimestrale
della Fondazione
Francesco e Zaira Giulietti
Redazione e
Amministrazione
Piazzale Donatello 25
50132 Firenze
Tel. 055/5000042
Fax 055/5001010
Direttore responsabile
Dr. Marco Morganti
Direttore editoriale
Prof. Paolo A. Paganini
Responsabile tecnico
Nerio Neri
Hanno collaborato
a questo numero:
Vittoria Bolognesi Baviera
Elisa Castellano Polo
Emilio Catanese
Andrea Innocenzi
Attilio Ottanelli
Paolo A. Paganini
J. Roccaforte
Stampa
Grafiche Kross
Strada in Chianti (FI)
con i caratteri della
Panda fotocomposizione
Tiratura copie 9300
Spedizione in
abbonamento postale – 50%
Copia non commerciabile
Autorizzazione del
Tribunale di Firenze
n. 3604 del 22/7/1987
Nella foto di questa pagina: «Ora di
studio», 1872, opera di Giuseppe
Frattelloni di Caltanissetta, scultore in Firenze, collocata nell’atrio
della Fondazione.
2
Dalla grandezza all’agonia.
3
Elisa Castellano Polo
Così stiamo morendo.
4
Attilio Ottanelli
«Michela» ha più di cent’anni ma non li dimostra.
6
L’uomo e la macchina secondo Oscar Greco.
9
Andrea Innocenzi
Ma ora c’è la macchina che ascolta e scrive.
10
Il 13 maggio prendono il via le gare interregionali dell’I.M.S.
11
Paolo A. Paganini
Di Giovanni, lo stenografo che «inventò»
la quarta parte del Sistema.
15
1995, abbiamo ricevuto.
16
Vittoria Bolognesi Baviera
Ed ecco la perla del Sistema Gabelsberger-Noe (terza puntata).
17
Convegno della «Fondazione»
Il futuro della stenografia tra cultura e tecnologia.
20
Emilio Catanese
Ricordiamoci della memoria.
21
Non solo aride date, ma storia di idee e di apostoli.
23
Due targhe della «Fondazione» in palio a Montecatini.
24
Attilio Ottanelli
Dostoyevski incontrò Anna e galeotta fu la stenografia.
25
Lettere in redazione.
27
Episodi di Michelangelo (tavole stenografiche).
29
Lettera a Lucilio (tavola stenografica).
30
Attenti ai «radicali».
31
L’angolo dei giochi.
La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio.
La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli
studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia
e dattilografia. Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di
stenografia sia italiani che esteri.
Fondazione
Francesco e Zaira Giulietti
per lo studio, la promozione
e la divulgazione
della stenografia
Gabelsberger-Noe
Riconosciuta con D.P.R.
n. 310 del 19-1-1983
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Nerio Neri
Prof. Paolo A. Paganini
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Collegio Revisori
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Dr. Aldo Bianchi
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La collaborazione è aperta a tutti.
I manoscritti e le fotografie non si
restituiscono in nessun caso. Gli
articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le
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Contributo sostenitore a partire
da L. 20.000 da versare sul Conto
Corrente Postale n. 18025502 intestato a Rivista degli Stenografi,
Piazzale Donatello 25, 50132 Firenze.
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2
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
UNIONE STENOGRAFICA TRIESTINA
N
ell’articolo Stenografia e Linguistica
- applicazione o introduzione di Stenamante,
pubblicato sul n. 30 della « Rivista », sono stati
ricordati alcuni casi di
insegnamento della stenografia in un’Accademia, in un Liceo ed in
una Università: rispettivamente a Trieste,
1864; a Padova, 1865; e
a Bologna, 1903.
L’insegnamento della
stenografia nei Licei e
nelle Università è stato
frequentemente invocato ma mai concesso
dallo Stato. Riferendoci
sempre al passato abbiamo scoperto che i
casi qui prima riportati
non sono stati gli unici.
Durante una ricerca tra
vecchie pagine e fascicoli della « Rivista » abbiamo trovato che nel
1926 venne pubblicata
una relazione nella
quale si legge quanto
segue:
«Presso la R. Università
degli studi economici e
commerciali il Comm.
Dott. Guido Du Ban
tenne, per incarico del
Consiglio accademico,
il solito corso teoricopratico. Per conto
dell’Unione Stenografica
Triestina lo stesso Dott.
Guido Du Ban, insegnò
in due corsi, uno teori-
DALLA
GRANDEZZA
A
ALL’AGONIA
co ed uno pratico, agli
alunni riuniti dei RR.
Licei-Ginnasi Dante Alighieri e Francesco Petrarca. Pure per iniziativa
ed incarico dell’Unione,
la Prof. Maria Moro
tenne un corso teorico
ed uno pratico presso il
R. Istituto Magistrale
Giosuè Carducci».
D
al contenuto di
questa parte della relazione (si notino
le parole « il solito corso ») si desume che il
corso di stenog raf ia
presso l’Università di
Trieste veniva svolto di
anno in anno come facente parte del prog ramma di studi o
come utile materia integrativa. Inoltre, benché su iniziativa dell’Unione Stenografica
Triestina, anche i corsi
per gli alunni dei due
Licei-Ginnasi erano
certamente tenuti in
considerazione.
Proseguendo nella let-
tura della relazione si
apprende che la stenografia era stata insegnata dallo stesso Du Ban e
da altri appartenenti al
Sodalizio triestino anche in un Istituto tecnico, in una Scuola complementare e in un Istituto e Scuola commerciale. Ma ciò non fa notizia poiché, come è
noto, questa materia
era stata introdotta nell’insegnamento pubblico di questi livelli con
decreti del 1906 e 1923.
Non per l’età degli
alunni (13-14 anni) ma
per il tipo di scuola, richiama invece l’attenzione la parte finale della relazione riguardante
l’insegnamento della
stenografia « coronato
di ottimi risultati», svolto anche questo da appartenenti all’Unione
«in 21 corsi di due ore
settimanali nelle VII e
VIII classi (integrative)
delle Scuole elementari
del Comune».
ttuale, se confermata, e purtroppo molto triste
per la Scuola Gabelsberger-Noe, è invece
la notizia che l’Unione Stenografica Triestina (fondata nel
1869), della quale abbiamo ora rimarcato
la vitalità impressa da
Guido Du Ban (18771939), « erede spirituale del Noe », starebbe
per spegnersi così
come altri benemeriti
sodalizi stenografici,
silenziosamente.
Motivi economici, log istici, organizzativi
sarebbero alla base
della dolorosa situazione. Gli studiosi, gli
appassionati, gli storici della Stenog r af ia
auspicano che l’Unione Stenografica Triestina sappia presto trovare le risorse materiali e morali per superare questo angoscioso momento. Fanno
altresì voti perché tutti gli insegnanti gabelsbergeriani di Trieste
(e non solo) sappiano
trovare amore, concordia e solidarietà
per restituire alla città
e all’Italia tutto il fulgore che merita la culla della nostra stenografia.
32-a11
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
3
UNIONE STENOGRAFICA TRIESTINA
R
iceviamo
dalla
Prof.ssa Elisa Castellano Polo questa drammatica lettera che pubblichiamo integralmente.
Abbiamo tagliato soltanto
alcuni passi, non sentendoci
di divulgare particolari
troppo personali e dolorosi,
che tuttavia, conoscendoli,
rendono ancor più ammirevole l’eccezionale spirito di
dedizione e di amore di questa nostra sfortunata collega. A lei e ai suoi cari i più
fervidi auguri di una pronta
ripresa.
Paolo A. Paganini
Trieste, 2 febbraio 1996
C
aro Paolo,
come mi hai chiesto così caramente, ti invio qualche riga relativa
alla situazione dell’Unione Stenografica Triestina....
Anche se è passato qualche tempo dalla pubblicazione, nel numero 29 della Rivista degli Stenografi, della lettera della professoressa Maria Castellani, sotto il titolo « Una
vita d’amore racchiusa in
un libro », vorrei farLe
giungere il mio più commosso grazie. Con emozione ho letto nella riproduzione fotografica: «Antologia Stenografica Guido du Ban - Trieste»!
Sono la segretaria ed unica socia dell’Unione Stenografica Triestina Guido
COSÌ
STIAMO
MORENDO
di Elisa Castellano Polo
du Ban, a Trieste, e le sue
parole mi hanno fatto
sentire meno sola nella
lotta per conservare e custodire il patrimonio della
Stenograf ia in questa
città, che tante splendide
f igure di stenograf i ha
dato alla storia.
Purtroppo, attualmente,
la situazione di questa
gloriosa istituzione, che
ha compiuto 120 anni il 3
gennaio scorso, e non ha
più nemmeno una sede, è
disastrosa. I libri del suo
patrimonio, anche in lingua tedesca e francese,
sono conservati in un magazzino, di cui pago personalmente l’affitto, dopo
3 traslochi avventurosi
dalla sede di via della Valle n. 5, nella casa dell’indimenticata ed indimenticabile professoressa Silvia
Trampus, alla cui morte è
giunto immediatamente
lo sfratto.
Il primo trasloco è stato
effettuato in una stanza
all’estrema periferia di
Trieste, nella quale, con
svariati pretesti è stato
vietato l’accesso. Quando
finalmente sono riuscita
ad entrare, ho trovato i libri contenuti negli armadi con vistosissime macchie di muffa, causa una
perdita d’acqua dal piano
superiore, mai segnalata,
quelli contenuti negli scatoloni in terra, squallore
nello squallore, portavano evidenti residui di
escrementi di animali
randagi, entrati dalla porta non ben chiusa. Piangendo dalla disperazione
e dall’umiliazione (avevo
versato, sempre di tasca
mia, l’affitto anticipato di
oltre 800.000 lire), con il
braccio ancora fasciato
per i postumi di una operazione subita, ho portato via tutto, con l’aiuto
dei miei figli. Ho dovuto
inizialmente frazionare
gli scatoloni in ben otto
sedi-ricovero elemosinate
in giro tra case e garage
di amici e colleghi, persino 2 sagrestie, naturalmente pagando i vari trasporti. Poi un conoscente
mi ha affittato un magazzino, senza accesso auto,
per cui gli scatoloni sono
stati portati a braccia giù
per due rampe di scale.
Ora, quasi tutti sono lì,
tristemente imballati.
Ogni tanto vado a trovarli, con commozione e
con tristezza. Ho fatto
questo per la grata memoria che ho della mia
meravigliosa professoressa-amica Silvia Trampus,
ho fatto questo perché
amo la stenografia che
mi è compagna nello scrivere di ogni giorno, ma
non vorrei che questo
fosse un colloquio « con
un cenere muto », non
vorrei fosse un soliloquio
di insana follia. Quando
potrò mai riordinare quegli scatoloni, quel patrimonio di ricordi, se sto
sostenendo tutte le spese
con le mie poche entrate,
privandole dal mio bilancio familiare? quando ai
corsi dell’Unione Stenog raf ica, ospitati nella
Succursale di un Istituto
Tecnico cittadino, registrano 5 iscritti su 4 corsi
potenzialmente aperti?
Insegno gratuitamente
da 5 anni e quest’anno
mi aiuta mio figlio che
ha appreso la stenografia
da una bravissima collega e che naturalmente
posso non pagare. Tutto
perché la stenografia sopravviva: ecco perché il
gesto della professoressa
Castellani mi ha commosso. Questa fiaccola
che cerco di tenere accesa affinché possa passare
a nuove mani, devo lasciarla spegnere? Perché?
Non ho più parole ma lacrime.
32-a6
4
D
all’articolo « Sesso e Stenog rafia - secondo round» di
Gian Paolo Trivulzio
pubblicato sulla « Rivista degli Stenografi »,
dello scorso settembre,
si apprende che la professoressa Domenica
Pioletti Minuto di Torino 1 ha realizzato uno
studio per stenotipia
utilizzabile su macchina per scrivere portatile
a bassa rumorosità.
Questa macchina potrebbe essere valorizzata dalle moderne tecniche informatiche.
Parlando di stenotipia,
ho l’impressione che
essa sia comunemente
ritenuta un’invenzione
americana. Ciò è vero
se ci riferiamo specificamente al sistema di
Ward Ireland Stone
(m. 1956), che il 1° novembre 1911 presentò
uff icialmente la sua
macchina per stenografare ad una classe di insegnanti, circa una
trentina, riuniti presso
lo stabilimento della
Stenotype a Owensbaro
nello Stato del Kentucky, USA 2. Considerando la stenotipia
come un sistema di
scrittura abbreviata per
la ripresa della parola
parlata realizzata in caratteri di stampa, la ste-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
«MICHELA»
HA PIÙ DI
CENT’ANNI
MA NON
LI DIMOSTRA
di Attilio Ottanelli
nografia a macchina di
Antonio Michela (18151886) e lo strumento
per utilizzarla erano
g ià stati inventati da
quasi cinquant’anni. Infatti, se andiamo a consultare la « Storia delle
scritture veloci » di
Francesco Giulietti, in
una nota sulle macchine per stenografare, oltre Antonio Michela, la
cui macchina del 1863
entrò in uso al Senato
italiano il 18 dicembre
1880, troviamo i seguenti nomi di persone
e macchine: « Bivort,
Lafaurie, Grandjean,
Stenotype, PrincessSteno, ecc.». Nella stessa opera si notano una
fotografia della macchina Michela accompagnata dalla data 1863
ed una fotografia della
Grandjean con la data
1963 3.
Alle macchine prima
nominate può aggiungersi la Palantype, concepita per la lingua in-
glese dalla francese Camille Palanque. Il brevetto è del 1939, ma la
produzione in serie, a
causa degli eventi bellici, ebbe inizio nel
1946 4. Vi è inoltre la
Princess-Steno, costruita ad Augsburg (Baviera) e presentata alla
Fiera di Hannover nel
1963. A quel momento
non vi erano notizie di
effettive esperienze
pratiche; il sistema stenotipico appariva tuttavia ben congegnato e il
tocco della tastiera lievissimo 5.
P
er quanto a mia conoscenza con le
pubblicazioni e le notizie che mi sono pervenute attraverso il tempo (attualmente purtroppo scarse), tra le
macchine per stenografare qui prima citate
sono state introdotte in
Italia la Grandjean e la
Stenotype.
Della Grandjean ricor-
do che vi sono stati corsi a Milano e a Roma;
non sono a conoscenza
se ne vengono tenuti
attualmente. Moltissimi anni fa vidi io stesso
una Grandjean in Firenze presso un privato. Mi sembrò già vecchia, il che significava
che vi era qualcuno che
se ne era interessato
ancora prima.
La stenotipia americana è stata introdotta in
Italia dal professor
Marcello Melani di Firenze con la Stenograph e la Stenotype,
modello questo tecnologicamente avanzato
con l’inserimento di un
piccolo calcolatore che
realizza la traduzione
in tempo reale dei dati
stenografici, consen-
1 F. Giulietti: «Storia delle scrittura veloci», ed. Giunti-Barbera,
Firenze, 1968, p. 395.
2 « R.d.St. » n. 1/1966: « Ward
Stone Ireland inventore della
Stenotipia», p. 6 (da «The National Shorthand Reporters »,
Oskaloosa, Jowa, USA.
3 V. opera citata alla nota 1,
p. 434, e tavola fuori testo n. 27.
4 Da « The National Shorthand
Reporters », Oskaloosa, Jowa,
USA, n. Nov. 1975: «Palantypist
Bette Ferguson», e n. Gen. 1983:
«How British Palantype reporters are helping the deaf».
5 « R.d.St. » n. 2/1967, p. 25: « I
nuovi metodi di scrittura
veloce», da «Neue Stenographische Praxis», marzo 1964.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
tendone la stampa immediata su una qualsiasi stampante e/o l’immissione istantanea nelle memorie di un computer. Il sistema è basato sul principio ortografico della lingua italiana 6. La tastiera, composta di 23 tasti, è diversa da quella americana:
ha alcune lettere diverse o in altre posizioni,
fisse sulla linea di scrittura, per ottenere una
sequenza che risponda
meglio alle esigenze di
efficienza operativa per
la nostra lingua.
5
fessor Roberto Alessandri, 1900-1970), per esaminare il sistema stenotipico e la possibilità di
adattarlo all’italiano applicando le norme abbreviative e le sigle della Stenografia Gabelsberger-Noe. Al completamento dello studio fu
chiesta la disponibilità
della Casa ad adeguare
una macchina eseguendo i cambiamenti di caratteri ritenuti opportuni per passare alla sperimentazione pratica. La
risposta fu negativa,
poiché, veniva asserito,
Sequenza lettere Stenotype
USA: STKPWHRAO*EUFRPBLGTSDS
It.: SPCTHVRIA*EOCSTHPRIEAO
A
proposito di variazioni delle tastiere delle macchine
per stenog rafare, o
macchine per stenotipia, citerò due episodi,
di cui il primo è ormai
noto soltanto allo scrivente.
Nel 1965 vi fu uno
scambio di corrispondenza fra la Stenograph
e l’Istituto Stenografico
Toscano di Firenze (era
allora presidente il pro-
la macchina era idonea
per tutte le lingue. Non
avendo l’Istituto scopi
commerciali, fu ringraziato per il manuale e le
informazioni ricevute,
e la pratica archiviata.
Un episodio simile avvenne alcuni anni prima del 1984, quando un
Istituto professionale di
Stato di Bergamo, dopo
avere sperimentato la
Grandjean, la cui tastiera originale era predisposta per il francese,
La macchina Michela. È al Senato dal 1880.
chiese alla Casa madre
parigina una variazione
della tastiera. Ma non ci
fu niente da fare. La
Casa sosteneva che la
macchina andava bene
così poiché poteva scrivere in tutte le lingue
europee ed era usata in
vari organismi internazionali 7.
A
l febbraio 1989 le
macchine per
stenotipia esistenti sul
mercato italiano e utilizzabili per l’impiego
nella verbalizzazione
giudiziaria risultavano
la Michela, la Stenotype
e la Mael 8 . A questa
fase di identificazione o
selezione faceva poi seguito la sperimentazione del servizio di stenotipia elettronica per la
documentazione degli
atti stabiliti dal nuovo
codice di procedura penale. La Michela era
proprio la moderna discendente dell’invenzione del professor Antonio Michela, ancora
in uso al Senato, essa
pure certamente aggiornata.
Con applicazioni della
tecnologia elettronica
ed informatica, nel
1989-1991 le macchine
per stenotipia più progredite potevano già,
con dispositivi incorporati ed altri ausiliari propri o di altra orig ine
(computer, ecc.), memorizzare, decodificare,
trasmettere e stampare
ciò che era stato ripreso,
da passare poi alla revisione e alla stesura, testuale o riassuntiva, del
documento finale.
T
ornando ora alla
stenografia applicata alle macchine
per scrivere ricorderò
che nel 1972 il professor
Carlo Niccoli (m. 1988),
cancelliere stenografo,
insegnante dei corsi di
perfezionamento della
stenografia, presidente
dell’Istituto Stenografico Toscano di Firenze
(1971-1982) e della Fondazione « Francesco e
Zaira Giulietti » (19831985), pubblicò nel
1972 il suo studio
« DATLSTNIA - Dattilostenografia ». Il suo
metodo è strettamente
ispirato alle regole e
alle sigle della Stenograf ia GabelsbergerNoe, tanto che, diciamo « simbolicamente », osserva anche le
posizioni sotto e al disopr a della linea di
scrittura.
Ne iniziò la sperimentazione con una sua ex allieva, ma la interruppe
per sopravvenuti impegni della collaboratrice
e per non trascurare la
conduzione del Sodalizio di cui si apprestava
ad organizzare la memorabile celebrazione
del centenario della
fondazione 9.
q
6 Marcello Melani: «Metodo italiano di Stenografia a macchina
computerizzata», Stenotype Italia s.r.l., Firenze (estratto).
7 «Specializzazione», Firenze, n.
Gen.-Mar. 1984 - Guido Bertoletti: «Studio sulla Grandjean».
8 Consiglio Superiore della Magistratura: « Relazione preliminare sui sistemi di stenotipia »,
23-2-1989.
9 « R.d.St. » n. 5-6/1988, p. 2:
« Carlo Niccoli », e n. 7/1989,
p. 2: « Carlo Niccoli cancelliere
stenografo».
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6
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
L’UOMO E LA MACCHINA
SECONDO OSCAR GRECO
Riproduciamo tre pagine della rivista stenografica “Tirone” del 1890. A parte qualche termine
un po’ desueto, l’articolo potrebbe essere stato scritto oggi.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
7
8
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
32-a13
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
«
9
MA ORA C’È
LA MACCHINA
CHE ASCOLTA
E SCRIVE
V
oiceType IBM» è
la denominazione di un apparecchio
che scrive, in caratteri
comuni, le parole pronunciate da un ‘operatore’ davanti allo schermo dello stesso. Mi riprometto di dire di più
attorno a tale apparecchio, in un altro articolo; ora mi limito a citare alcuni dati relativi
allo stesso, e a ricordare
alcune notizie riguardanti apparecchi analoghi.
In verità, da alcuni decenni si parla e si scrive
attorno ad apparecchi
ideati per scrivere le parole di un dettatore.
Trascrivo alcune notizie in merito, tratte dalla rivista « Stenografia
culturale».
«Si ha notizia dei tentativi che si stanno facendo in
alcuni Paesi per perfezionare speciali ‘macchine
per scrivere automaticamente’ mentre si parla
(Sonografo dell’ingegnere svizzero Dreyfus-Frad e Electrostyl
del francese Albert Ducroc)», 1974.
«Da alcuni anni, si stanno sperimentando ‘macchine elettroniche’ che
trascrivono, in caratteri
comuni, le parole pronunciate davanti ad un microfono», 1983.
di Andrea Innocenzi
Sono ricordati, inoltre,
i due ideatori citati e il
g iapponese Kinichi
Maeda.
«Un gruppo molto attivo
opera a Roma, presso il
centro di ricerca IBM di
via Giorgione, ed è diretto
dal dottor Giampiero Volpi. Proprio a questo gruppo si deve la realizzazione di un prototipo per il
riconoscimento automatico del linguaggio parlato
presentato ufficialmente
nel luglio scorso. Questo
sistema, il primo del genere sviluppato in Europa,
trascrive in tempo reale le
frasi pronunciate in italiano, tratte da un vocabolario di tremila parole,
riuscendo a identificare
correttamente più del 95
per cento dei termini »,
1986.
I
l 7 Dicembre 1995,
fu consegnato insieme al quotidiano «Corriere della Sera », un
‘dépliant’ dell’IBM, nel
quale una pagina era
dedicata all’apparecchio «VoiceType IBM».
Trascrivo alcune frasi
dal detto ‘dépliant’.
« VoiceType Dictation
IBM cambierà radicalmente la tua vita. VoiceType Dictation IBM è un
programma di riconoscimento vocale, installabile
su tutti i personal computer, ...che consente di registrare qualsiasi testo semplicemente parlando. Riconosce la tua voce e scrive ad una velocità di
80/100 parole al minuto».
« Sono disponibili 23.000
parole di base e la possibilità di aggiungerne 2.000
personalizzate».
Chi, per tanto tempo,
ha pensato di ideare
tale apparecchio, o di
comprendere, almeno,
il principio di funzionamento dello stesso,
non poteva non sentire
forte lo stimolo di vederlo e di impiegarlo. È
quello che è accaduto a
me. Per motivi vari –
che non ha alcuna importanza di citare –
solo il primo febbraio
scorso, ho potuto vedere il meraviglioso apparecchio.
Due giovani, distinti e
bravi, Luca Romani e
Fabio Loccisano, mi fecero vedere in funzione
l’apparecchio. Non nascondo che mi commossi: sentire la voce
dell’Operatore e vedere, dopo circa un secondo, le parole pronunciate scritte esattamente sullo schermo,
mi sembrava un evento
magico; era invece un
fatto concreto, reale, ripetibile e dimostrabile.
Il mio pensiero corse
subito al «dottor Giampiero Volpi e ai suoi
Collaboratori del «centro di ricerca IBM di via
Giorgione».
Sono stati onorati e
compensati adeguatamente G. Volpi ed i
suoi Collaboratori?
M
i viene in mente
quanto ho pensato altre volte: si onorano, si premiano e si
coprono di denari coloro che primeggiano negli sport, nei teatri, nei
cinema, negli spettacoli
televisivi; mentre non
si conoscono, o li ricordano solamente alcuni,
10
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
gli Scienziati, gli Astronomi, i Filosof i, gli
Scrittori, i Poeti, gli
Esploratori, gli Inventori, i Tecnici e quanti
hanno donato molto ai
Confratelli.
Sì, è vero che gli Uomini eccelsi, nei settori di
attività ricordati, sono
conosciuti e onorati da
tutti i Popoli, di tutti i
tempi; ma è altrettanto
vero, purtroppo, che
tanti Uomini illustri,
che hanno fatto conoscere le opere degli Uomini eccelsi, o che le
hanno perfezionate e
migliorate, non sono
mai, o quasi mai, ricordati e onorati.
S
i pensi, ad esempio, agli ‘automezzi’ (che ci danno
tante gioie e, a volte,
tanti dolori); conoscia-
mo gli inventori primi:
Barsanti, Matteucci, Lenoir, Daimler, Diesel;
conosciamo pure Ford,
Agnelli ecc.; ma chi conosce o chi ricorda coloro che hanno ideato
nuovi meccanismi,
nuovi congegni, nuovi
apparecchi e i nuovi
strumenti che rendono
le « autovetture » veri
gioielli della tecnica?
Per rendersi conto della
IL 13 MAGGIO PRENDONO IL VIA
LE GARE INTERREGIONALI DELL’I.M.S.
Anche quest’anno si svolgeranno
a Milano, dal 13 maggio in poi, le
«Gare interregionali ’96», che già
da vent’anni vengono organizzate
dall’Istituto di Magistero Stenografico.
Sempre più orientate verso l’interdisciplinarietà e la simulazione
professionale, per essere maggiormente aderenti alla realtà lavorativa contemporanea, le gare
di quest’anno saranno così strutturate:
Gara 1: Stenografia - Riservata agli
allievi di 1° e 2° anno I.T.C.
Gara 2/3: Stenografia - Aperta a
tutti con graduatorie separate.
Gara 4/5: Ortostenocalligrafia Aperta a tutti (intersistematica).
Gara 6: Stenografia e Stenotipia
professionisti - Aperta a tutti.
Gara 7/A: Dattilografia velocità Su PC o macchina per scrivere Aperta a tutti con graduatorie separate.
Gara 7/B: Dettatura al PC - Aperta
a tutti.
Gara 8: Gara C.E.E. - Articolata in
quattro prove linguistiche e multi-
mediali - Aperta a tutti - Iscrizioni
anche a una sola prova.
Gara 9/A: Calcolo computistico Aperta a tutti.
Gara 9/B: Contabilità elettronica
al PC - Aperta a tutti.
Gara 10: Resocontazione concettuale in lingua italiana - Aperta a
tutti.
Gara 11: Avviamento alla sintesi
concettuale - Aperta a tutti.
Gara 12 (A e B): Dalla traccia al testo - Con PC o macchina per scrivere - Aperta a tutti.
Gara 13 (A e B): Trattamento del
testo - Con PC o macchina per
scrivere - Aperta a tutti.
Gara 14 (A e B): Stenovideo (Simulazione professionale) - Con PC o
macchina per scrivere - Aperta a
tutti.
Gara 15: NEON - Aperta a tutti.
Per più dettagliate informazioni rivolgersi a:
Istituto di Magistero Stenografico
Corso di Porta Romana 116/A 20121 MILANO
Tel. 02/58314882
genialità, delle capacità
inventive e pure delle
doti artistiche di alcuni,
di molti Tecnici, basta
esaminare le « ruote »
degli autoveicoli: si riconoscerà che la «parte
della ruota », compresa
tra il «mozzo» e il «copertone o pneumatico», varia da tipo a tipo
di automezzo, e che è
sempre piacevole a vedersi per la varietà e la
bellezza del disegno
della stessa.
La maestria dei Tecnici,
rivelata nella costruzione delle ruote, richiama
alla mente la genialità
degli stessi rivelata nella
progettazione dei motori degli autoveicoli,
del cambio, del carburatore, dei freni, della
carrozzeria e degli organi di trasmissione, di
lubrificazione, di illuminazione ecc. degli
stessi.
I
cortesi Lettori di
questo ‘scritto’ potrebbero legittimamente chiedersi: «Che relazione vi è tra gli autoveicoli e la scrittura »?
Mi sia permesso di rispondere, senza l’intenzione di offendere alcun individuo e alcun
popolo: «Se gli Studiosi
e gli Esperti di grafia, si
fossero comportati
come i Tecnici, tutti i
Popoli disporrebbero di
scritture comuni e stenografiche migliori di
quelle oggi impiegate e
pienamente rispondenti
alle esigenze degli Uomini del nostro tempo».
30-a2
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
11
DI GIOVANNI
G
uglielmo Di
G i ov a n n i giornalista stenog rafo,
uomo di cultura, studioso della lingua e della stenografia, ci ha lasciato in eredità un patrimonio di scritti, di
annotazioni, di riflessioni, che partendo dalla Stenografia, in quanto « pratica », vissuta e
sofferta (con amore) in
prima persona, travalicano i confini del mestiere per collocarsi in
una dimensione di autonomi, originali valori
culturali. Per inciso e
solo per nostra polemica amarezza, annotiamo quanto questi valori evidenzino le manchevolezze di uno Stato che, nella sua cecità
(dovuta a non conoscenza o a calcolato disegno o ad ambigue
utopie tecnologiche),
ha relegato nel cimitero degli elefanti una disciplina che avrebbe
dovuto avere ogni diritto e piena dignità nel
processo di formazione
culturale dell’uomo.
In uno studio del 1975,
«Moderni criteri didattici
da introdurre nell’insegnamento della Stenograf ia per meglio adeguarla alle esigenze della
società attuale », troviamo una serie di consi-
LO STENOGRAFO
CHE «INVENTÒ»
LA QUARTA PARTE
DEL SISTEMA
di Paolo A. Paganini
derazioni che rivestono, proprio oggi, un’attualità quanto mai inquietante, perché ci inducono a constatare la
fumosa incapacità della
nostra classe dirigente,
quando vara riforme
che dovrebbero portare
verso la Stenotipa (sic!)
– art. n° 134 – e rimasto in larga parte inapplicato.
Di Giovanni, g ià nel
1975, poneva l’accento
sul fatto che «nei dibattimenti, testimonianze
esauribili in pochi minuti
A quindici anni dalla scomparsa
«rilanciamo» le intuizioni
linguistiche e stenografiche
di un geniale professionista
l’Italia all’altezza dei
paesi tecnicamente e
culturalmente più progrediti, ma che, invece,
si vanificano, per miopia o insipienza, trascurando di preparare quadri che a queste riforme diano attuazione
compiuta.
Ci riferiamo – per
esempio – alla riforma
del codice di procedura
penale, che prevede la
verbalizzazione del
processo penale attra-
si prolungano pietosamente, per consentire al
cancelliere-forzato di
tracciare, con la scrittura
ordinaria, il riassunto
delle parole del teste, dettate dal presidente».
E ancora: «Un cancelliere stenografo ridurrebbe
almeno della metà la durata di questa fase del dibattimento », così come
« tanti altri momenti e
atti dell’amministrazione
della Giustizia potrebbero
essere sottratti alla len-
tezza », ormai proverbiale, di un iter che,
troppo spesso, si conclude con la scarcerazione degli imputati
per decorrenza dei termini (soprattutto i
mega- processi che vedono alla sbarra eserciti di mafiosi, camorristi, ecc., tutti, più o
meno regolarmente, rimessi in libertà).
P
olemica a parte,
quanti e dove sono
gli stenografi, che dovrebbero permettere
l’americanizzazione dei
procedimenti penali su
tutto il territorio nazionale? Quanto tempo
occorrerà, per formare
dei quadri all’altezza
della situazione, quando la scuola, luogo deputato alla formazione,
culturale e pratica, degli stenograf i, non è
stata nemmeno in grado di formare i cosiddetti « stenografi commerciali » (la connotazione spregiativa non è
nostra, ma nasce dalla
constatazione, amara,
di come la stessa Pubblica Istruzione li abbia
considerati allievi di serie B, destinati ad un
marginale ruolo di esecutori, padroni di alcuni stereotipi di linguagg io, che non vanno
12
molto al di là della
«Spettabile ditta, in riferimento alla pregiata
Vs. del...», «in attesa di
pronta risposta, porgiamo cordiali saluti»)?
La scuola che dovrebbe
preparare, « prevedere,
anzi antivedere, offrire,
proporre, stimolare adeguamenti, ammortamenti, miglioramenti, conquiste » (Di Giov.: ibidem),
sa solo andare a rimorchio di un sistema in
cui si tende a banalizzare tutto, in primo luogo
l’Italiano, che subisce la
colonizzazione selvaggia dell’imperialismo
linguistico anglo-americano; ne consegue un
impoverimento nella
formazione culturale
dei giovani, per i quali,
in omaggio alla dilagante civiltà dell’immagine
acritica, occorre semplificare al massimo ogni
concetto, mentre, come
sostiene Di Giovanni,
« il meglio richiede studio
e fatica e gli strumenti migliori, quelli intellettuali
non meno di quelli materiali, sono i più articolati
e complessi».
I
l primo strumento è
la lingua, nella sua
duplice articolazione,
orale e scritta, e la lingua italiana, per essere
posseduta dignitosamente, richiede uno
studio analitico, che
trova nella Stenografia,
anzi nel sistema Gabelsberger-Noe in maniera
ottimale, una forma di
realizzazione, tale da
far sì che, essa Stenografia, venga definita
«ancilla linguae» o, più
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
GUGLIELMO DI GIOVANNI
23-10-1907: nasce a Castelmauro, nel Molise
10-5-1981: muore a Milano
1934-1960 redattore stenografo al «Corriere della sera»
1960-1968 capo dell’ufficio dei redattori stenografi
1969
«Abbreviazioni professionali libere»
1978
«Nuove abbreviazioni professionali»
modernamente e con
più determinazione,
«linguistica applicata».
Di Giovanni ha colto
appieno questo ulteriore valore della Stenografia, tanto che ne auspicava l’insegnamento
addirittura nella scuola
elementare, quando il
bambino ha intatta « la
straordinaria capacità di
assimilare tutto ciò che
viene presentato allo stato
‘finito’, di assorbire immagini, nozioni semplici,
di incamerare il significato di suoni nell’apprendimento delle lingue straniere».
Le parole del Di Giovanni, il quale ancora
una volta rivela la lungimiranza del dotto, sono
tanto più vere oggi, nel
momento in cui la
scuola elementare, appunto, ha introdotto
nei suoi prog rammi
l’insegnamento della
lingua straniera. Se riteniamo il bambino in
grado di accostarsi ai
complicati meccanismi
della lingua italiana (per
non parlare dell’aritmetica), se valutiamo indispensabile offrirgli l’abc
di un bilinguismo che
lo plasmi cittadino eu-
ropeo, ha ragione Di
Giovanni, quando auspica il conseguimento,
in tenera età, di un «bilinguismo grafico », che
completerebbe il bagaglio culturale del bambino, con l’acquisizione
allo stato di potenza, di
un’abilità che potrà essere, in seguito, coltivata ed accresciuta, sia
praticamente che teoricamente, realizzandosi
come «prezioso strumento ausiliario di studio, di
lavoro, di comunicazione».
Ma, avverte Di Giovanni, non è indifferente la
scelta del sistema, per
realizzare un programma di formazione così
ambizioso e completo.
Il sistema (il Gabelsberger-Noe, dunque) deve
rispondere a determinati requisiti, primo fra
tutti quello della scientificità, cioè dello stretto rapporto con la lingua, la quale, essendo
vasta e complessa, esige
che la Stenografia sappia « piegarsi, adattarsi,
plasmarsi a quella vastità,
a quella complessità »,
che poggi, cioè, su «una
perfetta conoscenza della
lingua».
Con ciò, Di Giovanni
intende « la padronanza
della grammatica, della
sintassi, dell’analisi logica, nonché un’ottima cognizione del patrimonio
lessicale », perché se « la
Stenograf ia è scrittura
sintetica e intuitiva, che
omette tutto ciò che si può
desumere dai vincoli
grammaticali, sintattici e
logici che legano le parole
fra loro», si deve avvale-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
re di una perfetta conoscenza proprio di quei
vincoli grammaticali,
sintattici e logici.
A sua volta, il sistema
deve avere una sua
struttura g rammaticale, rigorosa e precisa, « che si studi e si impari come una lingua »,
una serie di regole
teoriche, il cui rispetto non sia f ine a se
stesso, ma venga imposto dalla consapevolezza che la violazione delle leggi, dovuta a scarsa padronanza dei loro meccanismi, vanif ica l’utilizzo stesso del sistema.
S
cientificità, dunque, cui si deve
accompagnare la corsività del tracciato, in
un’armonica fusione di
razionalità e naturalezza, « il corsivo essendo la
manifestazione calligrafica più congeniale alla
mano dell’uomo».
La corsività permette di
ridurre al minimo i danni della deformazione
che, fatalmente, si accompagna alla velocità,
meta ultima della Stenografia.
Velocità, che si consegue anche attraverso
l’automatizzazione,
ma, avverte Di Giovanni, « avere il segno automatizzato o automatico,
che dir si voglia, non è a
rigore un fattore completo
di velocità, perché bisogna
superare, con rapidità e
precisione, la fase di esecuzione grafica. La rapidità esecutiva è assicurata
normalmente dalla pron-
13
tezza e completezza del
concepimento, meglio ancora dell’automatismo;
ma la precisione?
Il segno viene immaginato
perfetto nella mente. La
sua esecuzione è un onere
puramente materiale, però
non di poco conto. La
preoccupazione di eseguirlo il più vicino possibile
alla perfezione, per garantirsi la rilettura, – consapevoli che in Stenografia
basta un nonnulla grafico
per scaraventarci da una
parola all’altra – e quella
di eseguirlo il più prestamente possibile, debbono
trovare il modo di conciliarsi, per evitare che si
pregiudichino reciprocamente. Automatizzare il
segno vuol dire concepirlo
istantaneamente, senza
intervento del pensiero,
appena udita la parola...
In pratica, l’automatizzazione è sempre parziale e
relativa, dato l’enorme
numero di parole che ricorrono anche nella prosa
comune. Si tratta di migliaia».
C
irca tremila sono
le parole del linguaggio corrente e, secondo Di Giovanni, devono diventare bagaglio di tutti gli studenti,
o, per lo meno, devono
essere state stenografate tutte in fase di apprendimento, «sì che, al
termine della grammatica
non ci sia, in pratica, parola nuova per lo studente».
A questo devono concorrere sia l’insegnante,
sia il libro di testo.
Alla f igura dell’insegnante Di Giovanni restituisce quella grandezza e quella nobiltà
che, troppo spesso in
questi ultimi tempi,
sono state mortificate,
ma che devono saldamente poggiare su una
professionalità indiscutibile che permetta di
trasferire al discente
dottrina e abilità.
« È indispensabile che
l’insegnante dia il meglio
di sé, con slancio inesausto, seguendo, curando,
assistendo i suoi alunni
uno per uno, come fosse il
loro personale insegnante
privato. ... il soccorso dell’insegnante deve arrivare a tutti. È evidente che
in quest’opera amorosa,
oculata e molteplice, il
docente non avrà molto di
sé da dare, sempre per
quanto attiene l’abilità,
se egli medesimo non ne
ha a suo tempo conseguita una di rispettabile rango.
Come può esprimersi in
cifra una siffatta abilità?
Non saranno certo le sessanta parole al minuto,
che qualunque buon dattilografo raggiunge a macchina e che chiunque abbia una conoscenza pratica di qualsiasi celere scrittura può agevolmente
tracciare. A nostro parere
non ci vogliono meno di
cento parole al minuto.
Principalmente perché le
cento parole al minuto
non si raggiungono «naturalmente», al termine della teoria, come le sessanta, ma richiedono un eser-
Novembre 1969 a Bologna per la riunione del Comitato Nazionale del Sistema Gabelsberger-Noe e del
Comitato Centrale dell’ANISDEC. Riconoscibili da sinistra: Roberto Alessandri e Ugo Andreini, il sesto,
sempre da sinistra è Guglielmo Di Giovanni, e poi: Jolanda Terenzani, Ada Beltrami, Giuseppe Quitadamo, Paolo A. Paganini e, all’estrema destra: Ada Garbislander, Lorena Alessandri e Alberto Marchiori.
14
cizio che non si sostiene
senza una genuina passione per l’arte stenografica.
Questa velocità, insomma, costituisce la garanzia minima che l’insegnante ama la sua materia e che di conseguenza,
egli cercherà di trasfondere la sua passione nei discenti, curandone lo studio, gli esercizi e i progressi con la sollecitudine e
l’amore che la nostra disciplina richiede.
Una velocità inferiore,
raggiungibile senza amore
e senza sforzo da chicchessia, farebbe dell’insegnamento della Stenografia
una professione rifugio,
poco più di un espediente
per vivere, un mezzuccio
per diventare « professore », con grave mortificazione dell’arte stenografica e ...della stessa dignità
dell’insegnante».
Fatica, dunque, e sacrificio, non disgiunti da
una costante opera di
approfondimento della
conoscenza della lingua, che l’insegnante
opererà in prima persona, per trasferirla contemporaneamente agli
studenti: « Infatti, oltre
alla grammatica e alla
sintassi, bisogna continuamente arricchire il patrimonio lessicale dei discenti, con tutti gli aggiornamenti imposti dal suo
continuo sviluppo.
Bisogna tenere presente
che l’apporto di neologismi e di parole straniere
non ha praticamente sosta. Il nostro linguaggio è
già ricco di termini e locuzioni latine, che hanno
sempre offerto ai nostri
mezzi espressivi ausili
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
preziosi e raff inati. Ad
essi si aggiungono, in misura che oggigiorno è divenuta imponente, voci di
lingue straniere che, con
l’intensificarsi dei contatti e degli scambi fra i popoli entrano nell’uso di
prepotenza e lo stenografo
non può ignorarle, rimanendo, all’udirle, con la
penna in aria.
Sicché incombe al docente
di Stenografia, nell’ultima fase dell’insegnamento, il compito di istruire
gli allievi sui motti e sulle
locuzioni latine che ricorrono più sovente nella prosa italiana, e di aggiornarli sui neologismi e sulle
voci straniere entrati nel
patrimonio lessicale. L’insegnante non trascuri di
esprimere un giudizio sui
neologismi buoni e cattivi,
nonché sulle voci straniere
utili, perché non hanno le
corrispondenti italiane, e
inutili, cioè barbarismi
esibizionistici e deturpanti. Delle voci straniere,
come di quelle latine, l’insegnante avrà cura di
spiegare il signif icato,
l’ortografia, l’ortoepia e il
segno stenografico più opportuno».
P
er quanto riguarda
il libro di testo, Di
Giovanni sottolinea la
necessità che «abbia una
precisa caratteristica: tutte le regole e le eccezioni
debbono essere motivate. Il
testo non sia una esposizione pura e semplice dei
principi e delle norme del
Sistema, non presenti il
Sistema come una macchina smontata, con i pezzi bene allineati, ma prenda in esame e renda ragio-
ne di ogni pezzo. ... Le regole e le eccezioni immotivate vengono allogate nella memoria, quelle motivate vengono recepite dalla memoria e dal raziocinio. Per questo fatto esse
resteranno profondamente
impresse nella mente e godranno di più grande rispetto».
Coerentemente alle
proprie convinzioni,
spinto dall’amore per
questa disciplina, che
egli considerava parte
integrante nella formazione dello studente
(dell’uomo dunque) e
che ‘sentiva’ alla portata
di tutti, proprio come il
linguaggio – in quanto
possibilità comunicativa
posseduta da ciascuno –
Di Giovanni pose mano
ad una «Grammatica ragionata del Sistema Gabelsberger-Noe », in cui
ogni regola, ogni eccezione avrebbe dovuto
essere motivata, in maniera semplice e chiara,
subito applicata in una
miriade di esempi, tesi a
coprire la quasi totalità
delle parole che costituiscono il frasario corrente.
L’amorosa fatica venne
interrotta dalla morte,
ma l’opera può definirsi
compiuta (andrebbe organizzata) e costituisce
la premessa ideale a
quelle « Abbreviazioni
professionali libere », che
sono il punto più alto
dell’applicazione del
Gabelsberger- Noe, la
dimostrazione pratica
di come proprio la
scientificità del sistema
permetta la libertà massima di varianti, che
traggono la loro forza e
la loro autorevolezza
dal rigore delle leggi, le
quali, impedendo ogni
velleitarismo, consentono l’espressione compiuta dell’arte.
«Il rispetto del sistema» è
dogma per Di Giovanni. Rispetto delle regole
di formazione delle parole, rispetto delle regole di abbreviazione.
« Solo con l’assoluta padronanza di tutta la teoria grammaticale e di tutte le regole abbreviate è
consentito allo stenografo,
che lavora spesso al limite
delle proprie possibilità,
forgiare nuove abbreviazioni. Importante è che
queste innovazioni, felici
o poco felici che siano,
vengano edificate tenuto
presente tutto il Sistema,
già bene e compiutamente
applicate per anni. Solo a
questa condizione si può
esercitare la libertà di innovare, con una certa probabilità di trarne personalmente un vantaggio,
ma con una probabilità
assai piccola (non si può
escluderla, trattandosi di
arte) di avere elaborato
una innovazione utile anche agli altri».
In effetti, ribadisce Di
Giovanni nella prefazione alle « Abbreviazioni
professionali libere »
(1969), «la forza intrinseca della teoria del sistema
Gabelsberger-Noe, con la
ricchezza dei suoi segni,
delle loro simbiosi e dei
simbolismi di forma e di
posizione, sorretta e governata da una geniale e
organica struttura di
principi e di norme, ha
creato fra la parola e il se-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
15
gno non un tramite di regolette spoglie, messe assieme più o meno ingegnosamente, ma un vero tessuto connettivo di concetti, che lega i segni alle parole, conduce da queste a
quelli e viceversa. Per cui
il gabelsbergeriano acquista il ‘senso del segno’.
Egli avverte, cioè, con l’inconscio, prima ancora che
con il ragionamento, la rispondenza fra lo stenogramma e la parola ch’esso rappresenta. Questo
‘senso gabelsbergeriano
S
i prenda, per
esempio, la desinenza ‘ente’, che Di
Giovanni (riprendendo
l’idea del collega prof.
Luigi Bottani) abbrevia,
mediante l’incrocio di
una ‘e’ con un segno
precedente.
mano come non vi siano
confini chiusi per realizzare un continuo sviluppo
o, se si vuole, una continua felice evoluzione dei
principi teorico- tecnici
sui quali si fonda il Gabelsberger-Noe (Ugo Andreini).
È giusto, pertanto, che
accanto alle tre parti
del sistema trovi posto
questo ‘corpus’ di abbreviazioni, che, seppur empiricamente
elaborate, come Di
Giovanni dichiara nella
crescente ……………
ruggente
……………
accidentalmente ……
detergente ……………
scadente ………………
acquirente ……………
fondente
scrivente
……………
adiacente ……………
mittente ………………
sorridente ……………
apparente ……………
occidente ……………
spiacente ……………
appariscente …………
occidentale
…………
sporgente ……………
appartenente …………
occorrente ……………
tenente ………………
ascendente ……………
perdente
……………
vivente ………………
assistente ……………
recente ………………
accidente ……………
assorbente ……………
rovente ………………
accidentale
…………
combattente …………
del segno’ ha una vastità e
una profondità sconosciute ed offre, perciò, affascinanti prospettive di esplorazione e di sfruttamento.
I suggerimenti dell’esperienza non sono che aspetti della utilizzazione di
tale ‘senso’ acquisito».
Frutto di trent’anni di
professione, questo libretto apre nuovi orizzonti, un mondo tutto
da scoprire, da cui le pa-
L’arditezza tocca il vertice in precedentemente: tre e sovrapposte, a
partire dalla seconda
ausiliare, in cui la prima
rappresenta il prefisso,
la seconda -ente, la terza la desinenza avverbiale -mente.
La raccolta « Nuove abbreviazioni professionali
libere», del 1975, propone ulteriori geniali riduzioni; le quali confer-
sua modestia, tuttavia
non tradiscono, anzi
elevano a dignità d’arte la razionalità e la rigorosità del sistema, ribadendone l’auctoritas
di un classicismo che
non è fine a se stesso,
che non si cristallizza
in stereotipi, ma si perpetua nel sapersi modellare alle esigenze
del divenire della lingua.
……………
role, e i segni che le rappresentano – quasi «intima armonia che le governa » – balzano con
tutta la potenza della
loro logica e tutta la bellezza del loro mistero.
1995
ABBIAMO
RICEVUTO
dall’Estero
• Pikakirjoituslehti
Lauttasaarentie
21/A/7
Helsinki, Finlandia.
• Bollettino
dell’Institut
International
de Sténographie
Duployé
21 rue Croulebarbe,
75013 Paris, Francia.
• Bollettino della
Sächsische
Landesbibliothek Stenografische
Sammlung
Postfach 100467,
D-01074 Dresden,
Germania.
• Winklers
Illustrierte
Winklers Verlag
Gebrüder Grimm
Postfach 111552
6100 Darmstadt,
Germania.
• Der Schweizer
Stenograf
di Basilea - c/o
Schätzle Otto
Riggenbachstrasse 49
4600 Olten,
Svizzera.
• Revue Suisse
de Secrétariat
Côte 81-2000
Neuchâtel
Svizzera.
• The Transcript
N.Y.S.C.R.A.
531 Main St.
New York,
NY 10044 - U.S.A.
dall’Italia
• La Rivista
della Scuola
Via G. Ripamonti 40
20136 Milano.
• Specializzazione
Via Ricasoli 9
50122 Firenze.
32-a1
16
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
EDIZIONI A CONFRONTO
A
ffrontiamo ora
la nostra indagine sulla Terza parte del
Sistema, l’Abbreviazione Logica, considerata
giustamente la « perla
del sistema Gabelsberger-Noe» dove si ritrovano tutto il genio inventivo dell’Autore e la
capacità di esprimere la
parola mediante i minimi elementi indispensabili all’esatta rilettura
rispettando le leggi della fonetica e dell’etimologia. In questa terza
parte, ovviamente facoltativa, è stata sviluppata una teoria non
sempre facile, ma di
grande importanza per
il raggiungimento delle
alte velocità oratorie,
scopo principale di
ogni sistema stenografico.
Con una oculata applicazione della A.L. lo
stenografo è in grado
di seguire gli oratori
più veloci senza nulla
tralasciare e senza, successivamente, trovare
difficoltà nella esatta rilettura dello stenoscritto, perché come tutti
sappiamo, le abbreviazioni sono intimamente legate al nesso logico
del periodo. Indubbiamente è richiesta, da
parte dello stenografo,
una buona conoscenza
ED ECCO
LA PERLA
DEL SISTEMA
GAB.-NOE
TERZA PUNTATA
di Vittoria Bolognesi Baviera
della nostra lingua, ma
proprio questo rappresenta il lato positivo
perché costringe chi
vuole applicare in elevato grado l’A.L. a studiare non solo la grammatica italiana, ma le
origini delle nostre parole per poter poi scrivere soltanto quella
parte che foneticamente o strutturalmente è
indispensabile per la
sua interpretazione.
Nella seconda edizione
i revisori del testo hanno giustamente cercato
di chiarire subito il concetto linguistico-grammaticale relativo alla
radice e alle desinenze
di derivazione, declinazione, coniugazione
delle parole italiane,
concetto purtroppo
non sempre molto
chiaro a studenti e non.
Vengono dati suggerimenti per agevolare la
rilettura, e cioè abbreviazione delle parole
che con «facilità e sicu-
rezza » possono essere
rilevate dal nesso dell’intera proposizione,
non abbreviare parole
per scrivere le quali la
mano deve percorrere
lo steso spazio come
per le intere, parole che
hanno già una sigla e,
soprattutto, non abbreviare parole semplici
secondo le regole stabilite per le composte.
Il capitolo si apre con
l’Abbreviazione Formale
anziché con la radicale.
Nella parte introduttiva viene esposto in
modo sufficientemente
chiaro in che cosa consiste questa abbreviazione cioè, come è ben
noto, «nell’indicare le desinenze di declinazione,
coniugazione e derivazione sulla seconda linea ausiliaria eliminando la radice perché il solo soggetto
della proposizione desterà
in noi l’idea del suo predicato».
Segue la esposizione
formale dei verbi anzi-
ché, come in seguito
vedremo, quella formale delle parole semplici.
L’esposizione dell’Abbreviazione Formale
dei verbi è divisa in due
paragrafi: A) come già
detto, e B) relativa all’aggiunta di una o due
consonanti radicali immediatamente precedenti la desinenza
quando questa presenti
desinenze uguali con
senso diverso, o il senso
non aiuti all’esatta rilettura.
Successivamente c’è
il capitolo dei verbi
composti abbreviabili con le sole particelle prepositive: es. adopera = ad
deporre = de
ecc.
oppure con la particella prepositiva e con la
desinenza di coniugazione, es. discendente
.
Segue l’Abbreviazione
dei sostantivi ed aggettivi sia di parola semplice che composta.
Per le parole semplici
nulla di particolare da
rilevare, per le composte è stato modificato
l’enunciato perché
troppo sintetico. Infatti
è detto: « Sostantivi ed
aggettivi composti abbre-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
viati per mezzo della loro
prima parte e della desinenza della seconda».
Gli esempi sono stati
modificati nelle edizioni successive.
Particolarità grafiche: si
nota Sicilia
(da
sconsigliare) e Annibale
.
L’autore, dagli esempi
che seguono, dava la
precedenza all’Abbreviazione formale anche
quando poteva essere
applicata la radicale. Infatti vediamo: mondo
ali
.
L’esperienza professionale consiglia invece di
rispettare più che possibile l’accento perché
questo aiuta moltissimo nell’interpretazione
del segno abbreviato.
Altra curiosità graf ica: vostro
dove-
re
. Forme, ovviamente, completamente
decadute.
Fra gli esempi delle frasi con parole composte
notiamo: a coloro
che
di lui
di te
concordia
opuscolo
.
Si passa quindi all’«Abbreviazione a suono»,
chiamata successivamente «radicale». Infatti tutta la A.L. è a suono
perché come già detto
si mette prevalentemente in evidenza la
parte più sonora della
parola. Giusto quindi il
successivo cambiamento.
17
Dopo una introduzione
dove viene spiegato
come con l’Abbreviazione formale si può cadere in errore in quanto
una medesima desinenza può essere comune a
vari verbi, sostantivi ed
aggettivi, entra nel vivo
delle regole. Tale introduzione è stata poi soppressa in quanto l’abbreviazione radicale
viene esposta prima
della formale e quindi
non è il caso di parlare
ancora di desinenze.
Nel paragrafo A è esposta la regola relativa alle
parole abbreviabili per
mezzo di vocale o dittongo medio sulla seconda linea aus.
Dagli esempi si rileva
che « ruppe » veniva
nua a notare la preferenza data alla Formale
senza rispettare l’accen-
scritto
anziché
,
muscolo
chiuso
anziché
.
Giuoco e fuoco
è
quindi evidente che inizialmente si potevano
portare sulla 2ª tutte le
vocali medie e solo successivamente tale abbreviazione è stata limitata a parole con vocale
A in radice.
Infine si passa alla mista. Nel par. A si conti-
to e perciò giunto
ecc.
Nell’abbreviazione mista di parole composte
viene suggerito di dare
la preferenza all’abbreviazione mediante le
particelle prepositive e
della vocale media della
sillaba radicale, anziché, come è stato fatto
successivamente, della
particella prepositiva
più la sillaba di radice
CONVEGNO DELLA FONDAZIONE PRESSO IL GRUPPO GIUNTI
IL FUTURO DELLA STENOGRAFIA
TRA CULTURA E TECNOLOGIA
Sabato 11 maggio p.v., presso la sede del Gruppo Editoriale Giunti - Villa
La Loggia - Firenze - Via Bolognese 165 alle ore 10, la Fondazione «Francesco e Zaira Giulietti», congiuntamente all’Istituto Mignini di Perugia,
ricorderà, in una pubblica cerimonia, ILDEBRANDO AMBROSI (Perugia
1850 - Livorno 1915). Eclettica Figura di docente, stenografo, linguista, calligrafo e pubblicista, l’Ambrosi fu, tra l’altro, fondatore dell’Istituto Stenografico Toscano (1877) e della «Rivista degli Stenografi».
La celebrazione consentirà inoltre di ricordare i cinquant’anni dell’Istituto
Mignini e di onorare la memoria del suo fondatore, Romano Mignini (1920-1954).
Il pomeriggio, sempre nella stessa sede, la Fondazione Giulietti, in collaborazione con la Federazione Stenografica Italiana Gabelsberger-Noe e dell’Associazione Stenografica Magistrale Italiana Gabelsberger-Noe, organizzerà un incontro sul tema «STENOGRAFIA TRA CULTURA E TECNOLOGIA. QUALE FUTURO?».
Saranno presenti docenti, professionisti e i rappresentanti dei Sistemi stenografici italiani. Sarà un’occasione per dibattere ed esaminare la situazione
didattica e professionale della stenografia, alla luce dei nuovi programmi e
dell’attuale realtà occupazionale e lavorativa.
In serata, la Fondazione Giulietti metterà a disposizione un pullman per
consentire l’eventuale rientro dei convegnisti a Montecatini, dove, domenica
12, sono in programma l’assemblea dell’EUSI e le premiazioni dei vincitori dei
Campionati nazionali polivalenti 1996 - EUSI.
Per eventuali, ulteriori informazioni rivolgersi a: Fondazione Giulietti - Piazzale
Donatello 25 - 50132 Firenze - Tel. 055/5000042 - Fax 055/5001010.
18
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Il testo termina con le
sigle parlamentari.
Manca il capitolo delle
omissioni di parola.
3ª edizione
Le osservazioni generali introduttive alla terza
parte, molto sintetiche
nella seconda edizione,
sono state ampliate e
per la prima volta si
parla di parte materiale e
formale della parola. Ne
viene spiegato, in
modo abbastanza chiaro, il significato.
Scompare la «Abbreviazione a suono» e appare la tripartizione a tutti
nota ancora oggi: radi-
della parola semplice:
es. proruppe
.
Tale abbreviazione può
essere fatta senza l’aggiunta della desinenza
della parola o con tale
aggiunta. Ed infine indicando la «u» media per
mezzo della desinenza
sotto base. Infine presenta le regole dell’abbreviazione mediante la
particella prepositiva e
della consonante iniziale della radice.
Come si nota si tratta
prevalentemente di una
esposizione delle regole
in modo diverso dall’attuale, ma il concetto di
fondo è quello ancora
oggi adottato, e il segno
stenografico non ha subito mutamenti. Nulla
di particolare per quanto riguarda i segni stenografici.
cale, formale e mista.
Ovviamente le parole
vengono divise in semplici e composte e le relative regole sono presentate in due paragrafi
distinti.
Gli esempi sono quasi
totalmente cambiati e
sotto il profilo grafico
notiamo alcune differenze rispetto all’attuale modo di rappresentare le parole. Notiamo
almeno
(senza
innalzamento della l)
ultimo
(non era
stata ancora apportata
la modifica della « u »
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
iniziale con il segno alfabetico), continuiamo
a vedere: nostro
vostro
albero
avere
Giuseppe
sepolto
ebbe
ebbero
.
Nell’abbreviazione formale è stato ampliato il
cappello introduttivo e
vengono dati suggerimenti circa la scelta dell’abbreviazione formale
rispetto alla radicale.
Alcune particolarità
grafiche nelle frasi di
esempio: domandò
navigazione diligenza
dovere
richiudeva
dicendo con cui
.
Abbreviazione mista:
La esposizione non subisce variazioni.
Particolarità grafiche:
non sa
in cui
.
Il testo termina con le
sigle parlamentari.
4ª edizione
È pressoché identica
alla terza. Nell’Abbreviazione formale di parole composta è stata
modificata la presentazione della regola. Si
legge infatti: «nei verbi
composti talvolta con la
sola particella prepositiva » anziché « colla particella prepositiva »,
come nella 3ª edizione.
Troviamo corretta la
parola diligenza
non sa
.
19
32-a5
20
N
e parla anche Alberoni, noto psicologo, sul « Corriere della
Sera »: « la colpa di questa
abissale ignoranza, il non
sapere a memoria una poesia se non quella che il cantastorie Fiorello ha musicato con versi del grande Carducci ma che per i nostri
alunni è decisamente di
Fiorello e solo di Fiorello...».
Diceva dunque Alberoni
«la colpa è di una concezione pedagogica che si è affermata negli ultimi 20/30
anni, secondo cui imparare
delle cose a memoria è dannoso, è nozionismo. Nella
scuola italiana, salvo poche
eccezioni, non si impara a
memoria più niente... Per
imparare bisogna possedere
uno schema logico entro cui
collocare oggetti, fatti, accadimenti. Bisogna ricordare con assoluta precisione concetti, nomi, personaggi, altrimenti non si capisce nulla, non si ricorda
nulla».
Ricordare, ecco la nota
dolente. Se non si è abituati, se non si è esercitati, ovvero se non si esercita o non si allena la memoria, la memoria fa cilecca e soprattutto non è
pronta a soccorrerci.
Non parliamo degli antichi stenografi in quanto
si dice fossero migliaia e
migliaia le sigle da apprendere, non essendovi
sino a Tirone dei veri si-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
RICORDIAMOCI
DELLA
MEMORIA
di Emilio Catanese
stemi stenografici (anzi
tachigraf ici)! e anche
dopo e fino ai tempi nostri se pure in numero di
gran lunga inferiore col
G.N. e, in fondo anche
col Meschini.
Diciamo però che la memoria serve allo stenografo non tanto nella rilettura perché il professionista deve basarsi
ADDIO A UN «RAGAZZO DEL ’99»
Il 3 febbraio scorso, in una casa di riposo di
Merate, dove era ricoverato da diversi anni,
dapprima con la moglie, poi, purtroppo, solo,
si è spento il più vecchio giornalista lombardo
e il decano dei giornalisti stenografi italiani,
Damiano Cumer. Era nato il 26 ottobre del
1899 ad Ala di Trento. «Ragazzo del ’99», al
ritorno dal primo conflitto mondiale, era
entrato come stenografo al «Corriere della
Sera», svolgendo anche le mansioni di segretario di redazione della «Lettura» di Dino Buzzati ed Emilio Radius.
Dopo la seconda guerra mondiale, si dimise
dal «Corriere della Sera» per passare al «Corriere Lombardo», come redattore agli esteri.
Terminò la sua attività professionale alla «Notte».
Alla famiglia le più sincere condoglianze dell’ormai striminzito Gruppo Lombardo Giornalisti Stenografi e della nostra rivista.
esclusivamente su quanto scritto dato che deve
essere in grado di rileggere il proprio stenoscritto a distanza di tempo (o
di far rileggere: chiarissimi gli stenoscritti di Crea
che durante una mia brevissima sostituzione estiva di uno stenografo, al
« Corriere », ebbi modo
di battere insieme ai
miei. Solo che i suoi stenoscritti derivavano da
una velocità di 150 parole al minuto, i miei naturalmente da molto, molto meno).
La memoria serve soprattutto quando l’oratore (con questo termine
ormai desueto indichiamo chiunque venga stenografato) nella foga del
suo dire accelera in chiusura di un periodo o nel
punto più rilevante del
discorso e allora la memoria soccorre per recuperare, eventuali parole
sfuggite, nel successivo
momento di sosta che
permetterà a chi parla di
riprendere fiato.
Ritorniamo all’allenamento della memoria da
farsi sin dalla scuola elementare ove si usavano
diversi accorg imenti
mnemonici perché gli
alunni ricordassero con
facilità ad esempio i
nomi delle Alpi: Marittime, Cozie, Graie ecc.
con la frase « ma con
gran pena le reca giù»; o
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
il famoso « 30 giorni ha
novembre ed april giugno e settembre...»; o ancora questa volta per i
giocatori di poker «come
quando fuori piove», per
ricordare l’ordine di valore dei semi: cuori, quadri,
fiori, picche; e chi ha fatto il ginnasio ha mai dimenticato? « spero, promitto, iuro, reggono l’infinito futuro », o ancora,
e ce n’è per tutti: le «ossa
di cane» che servono a ricordare i gas dell’aria: ossigeno, azoto, cripto,
argo, neon, elio. E per finire: gobba a levante
luna calante, gobba a ponente luna crescente o «il
volume della sfera sai
qual è 3/4 PIgreco r3 »,
ma l’elenco potrebbe
continuare.
Come si vede, da sempre
vi fu il problema della
memoria e il vanto di chi
ricordasse di più. Esistono libri che parlano di
mnemonica sin dai tempi
antichi: da Simonide da
Zoa che fu detto l’inventore dell’arte della memoria a San Concordio
autori di un trattato sulla
memoria artificiale, all’
« Ars memoriae » di Publicio o l’« Ars reminiscendi » di Giambattista
Porta (1575); e tra coloro
che ebbero una memoria
formidabile tutti ricordano Pico della Mirandola
nato nel 1463 e morto
giovanissimo (1494), ma
prima di lui: Origene
Alessandrino (250) che a
memoria citava tutti i testi antichi, il cieco Giovanni da Palestina (325) e
il diacono Valente, che
passavano per veri prodigi, e Papa Gregorio III e a
tanti altri.
Tanti e diversi gli autori
21
moderni ai giorni nostri
cercano di offrirci possibilità di meglio, e molto,
ricordare.
Come si vede, da sempre
ci fu il problema del ricordare. Esistono libri e
libri, abbiamo detto, che
insegnano, usando particolari tecniche, come
procedere per meglio e
più a lungo « tenere a
mente».
Ma in psicologia si dice
ancora che uno dei mezzi è quello vecchio, della
ripetizione, perché fa
meglio imprimere nella
mente un fatto, una data
o altro.
Noi crediamo che come
al solito sia utile usare un
allenamento particolare
per esercitare la mente a
ricordare, si tratti di poesie, periodi, numeri, figure di oggetti. Ma poiché a
noi interessa il ricordo
della parola parlata, un
buon esercizio potrebbe
essere quello del far ritenere un seguito di parole
dettate (aventi naturalmente nesso logico, dapprima). Cominciando da
due o tre o quattro per
poi arrivare a un numero
sempre maggiore.
E per rifarmi a quanto ho
appreso, ai miei tempi, al
Magistero, ricorderò che
questo era il metodo che
usava con noi il dottor
Andreini, direttore del
Magistero, toscano, che
era solito procedere con
dettature a «strappo» facendo succedere a periodi detti a velocità normale, periodi sia pur brevi a
velocità elevate. Sì che si
era costretti ad accelerare la «manualità» ma soprattutto ad esercitare la
comprensione e la memoria.
CRONOLOGIA STENOGRAFICA
NON SOLO
ARIDE DATE
MA STORIA
DI IDEE
E DI APOSTOLI
«
C
hi avrà la pazienza di scorrere queste note di cronologia stenografica italiana, date con sobri accenni, perché questa è
cronologia e non storia
– scriveva Giuseppe Aliprandi nella sua introduzione – scorgerà, attraverso l’infittirsi delle
notizie l’affermarsi graduale dell’idea stenografica».
Iniziando dal 1806 (e
non dal 1796) 1 e riprendendo soltanto le principali notizie in cadenza decennale è possibile offrire una « occhiata » al sorgere della richiesta di stenografia e
del suo sviluppo fino al
1956. La «Cronologia»,
a suo tempo pubblicata
dalla « Rivista », finisce
infatti col 1962.
Per degnamente onorare Giuseppe Aliprandi,
del quale il 26 novembre dell’anno scorso è
stato celebrato a Padova il centenario della
nascita (v. R. d. S. n.
31), è però doveroso
precisare che la miriade
di notizie registrate dalla «Cronologia» formano nel loro complesso
un vasto «affresco» dalla cui lettura emerge
una visione storica della rinascita della stenografia in Italia, del suo
insegnamento, della
sua diffusione, dei suoi
«apostoli», dei suoi impieghi e dei suoi professionisti.
Anziché della elaborazione di uno stenografo,
la «Cronologia» dell’Aliprandi meriterebbe il
paziente lavoro di analisi e sintesi di uno storiografo capace di interpretarla e trascriverla in
una narrazione che faccia comprendere l’importanza culturale, sociale ed economica avu-
1 La «Cronologia» inizia con la
seguente notizia: «1796, 15 maggio: i Francesi entrano a
Milano », e finisce, secondo
quanto pubblicato sulla « Rivista», col 1962, riportando ben
34 notizie.
22
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
ta dalla Stenografia tradizionale nel corso di oltre un secolo, e che essa
non è una disciplina da
trascurare o peggio ancora da buttare nel dimenticatoio.
Attilio Ottanelli
* * *
Nota: Sono contrassegnate con un asterisco le notizie che si riferiscono alla
Scuola Gabelsberger-Noe.
1806, 6 novembre: il
Conte Giuseppe Luosi
(1755-1830) Ministro
della Giustizia e della
Polizia sotto la Repubblica Cisalpina, nel 1805
Gran Giudice Ministro
della Giustizia invia da
Milano a S.A.I. il Principe Eugenio Napoleone
di Francia, un rapporto
nel quale si chiede che
per facilitare il compito
della Giustizia si usi largamente della stenografia. Chiede pertanto
abili stenografi parigini
onde costituire una
scuola.
1806: Pietro Moscati
(1739-1824), dal 1801 incaricato della Direzione
della istruzione pubblica, poi presidente del
I.R. Istituto Lombardo,
« insiste sulla utilità del
progetto ». Propone di
mandare a Parig i un
giovine abile (e mette
in vista il Dr. Gherardini).
1816: tal Forlani si sarebbe occupato di una
riduzione per la lingua
italiana della « Graphodromie » di Astier (Paris, 1816).
1826: Carlo Filippo
Dupuy pubblica a
Como il suo « Metodo
migliorato di Stenografia Italiana».
1826: Il Canonico
Taddeo Consoni pubblica a Padova il «Nuovo Sistema Universale e
completo di Stenografia ». Il Consoni fu un
alunno del Dupuy, ma
nel libro non si accenna
al maestro.
1826: il «Giornale dell’Italiana Letteratura »
di Padova esalta il libro
del Consoni.
1836: « Nuovo Metodo di Stenografia Italiana ». Siena (Anonimo).
1836: Filippo Delpino
pubblica a Milano la
terza edizione del suo
Sistema.
1836: Gregorio Notarjanni pubblica a Napoli un «Sistema di Stenografia».
* 1856: Enrico Noe presenta alla Società Stenografica di Vienna il frutto dei primi suoi studi
per ridurre alla lingua
italiana il sistema Gabelsberger.
* 1866: Leone Bolaffio
inizia la propaganda della stenografia Gabelsberger-Noe a Padova.
* 1866: Enrico Noe
pubblica nel giornale
triestino «L’Alba» degli
articoli sulla utilità della
stenografia.
* 1876, 22 aprile: Circolo
Stenografico, Piacenza.
* 1876, 28 dicembre: Ildebrando Ambrosi apre
a Firenze un corso di
stenografia 2.
* 1876: Ernesto Zezi –
con il sussidio della Provincia – apre a Cremona un corso di stenografia all’Istituto Tecnico (58 iscritti).
1876: la « Gazzetta
d’Italia »
annuncia
l’apertura a Messina di
un corso di stenografia
Taylor-Amanti per opera di M. A. Botteri, ex
deputato al Parlamento.
* 1876: la «Illustrazione
Italiana» (n. 25-26) pubblica un articolo sulla
stenografia dettato da
Arnaldo Marin.
* 1876: stenografi secondo il sistema Gabelsberger-Noe (Niccolini e Cerf ) sostituiscono stenografi secondo
il sistema Magnaron al
Consiglio Comunale di
Trieste.
1876: Valentino Presani insegna stenografia
presso il R. Istituto Tecnico di Udine.
* 1886, 1 marzo: ricostituzione della Società
Stenografica Bolognese
(Dal Ferro, Buzzoni).
* 1886: circolare Coppino con la quale si raccomanda la istituzione di
corsi serali di stenografia
nei vari istituti tecnici.
* 1886, 6 dicembre: corso serale presso l’Istituto Tecnico di Cremona
(Ruggeri), 46 iscritti.
* 1886: Circolo Stenografico di Trani.
1896, 14 febbraio: Domenico Manzoni, Enrico Majetti, Giuseppe
Fenzi, Ambrogio Negri,
Luigi Cattaneo presentano – in seguito a incarico – al Ministro della
P.I. la relazione relativa
al conferimento delle
patenti di abilitazione
all’insegnamento della
stenografia.
* 1896, 20 maggio: la
«Perseveranza» di Milano accenna all’uso della
stenografia nelle amministrazioni private.
* 1896, 2 giugno: l’on.
Pilade Mazza parla alla
Camera dei deputati a
favore della stenografia.
* 1896, 11 giugno: ricostituzione della Associazione Stenografica Milanese (Marin).
* 1896, 18 giugno: Circolo Stenografico Milanese (Bergmann).
* 1896, 26-29 settembre:
al Primo Congresso Internazionale della Scuola Gabelsberger-Noe
l’Italia è rappresentata
da Cariani, De Manincor, Camin, Greco.
* 1896: Collegio degli
Stenografi Professionisti Italiani. Venezia
(Greco).
1896: Emilio Budan
inizia a Trieste il servizio stenografico per un
giornale.
1896: l’on. Federico
Garlanda tiene alla romana « Associazione
della Stampa» una conferenza stenografica accennando alla questione degli stenog raf i
commerciali.
1906, 7-9 settembre:
Primo Congresso degli
Stenografi Professionisti a Milano (Castoldi),
istituzione di una Unione Stenografica Professionale.
* 1906, 1 ottobre: Istituto Stenodattilografico a
Milano (Nicoletti).
1906, 19 dicembre: la
Presidenza della Camera dei Deputati sancisce
il principio della pluralità dei sistemi stenografici.
* 1906, 31 dicembre: Istituto di Propaganda Ste-
2 Segue poi, nel 1877, sempre in
Firenze, la fondazione dell’Istituto Stenografico Toscano e
della «Rivista degli Stenografi».
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
nograf ica (Palermo).
* 1906: Guido Du Ban
inizia l’insegnamento
della stenografia presso
la Scuola Superiore di
Commercio di fondazione Revoltella (Trieste).
* 1926, 16 gennaio: bando di concorso per stenografi alla Camera dei
Deputati (solo per stenografi secondo il sistema di Enrico Noe).
1926, 25 gennaio: nuove disposizioni scolastiche abbassano la prova
di velocità per gli esami
di licenza delle Scuole
complementari e degli
Istituti Tecnici inferiori:
60 parole al minuto (per
10 minuti).
* 1926, 5 giugno: l’Associazione Magistrale Stenografica Italiana annuncia il risultato per il
Concorso nazionale per
una storia della stenografia (vince Giuseppe
Aliprandi).
1926, 15 giugno: è bandito un concorso intersistematico per due posti di stenografo alla Camera dei Deputati. « I
concorrenti dovranno
subire un esame pratico
per dimostrare la loro
abilità nella stenografia
dando prova di rapidità,
chiarezza e razionale
correzione nella trascrizione del proprio stenoscritto».
* 1926, 4 luglio: Primo
Congresso Nazionale
dell’Insegnamento Stenografico indetto dalla
« Associazione Stenografica Magistrale Italiana » Sistema Gabelsberger-Noe.
* 1926, 4 luglio: inaugurazione a Milano di una
via a Enrico Noe.
* 1926, 18-22 settembre:
si tiene a Milano il XII
23
Congresso internazionale di stenografia.
1926, 31 ottobre: a Torino, III Congresso Nazionale dell’insegnamento stenografico.
1946, 11 agosto: il presidente dell’Assemblea
costituente (Roma) ammonisce i deputati a
parlare dalla tribuna:
« altrimenti gli stenografi non possono raccogliere le loro parole».
1946, 4 ottobre: a Palermo, congresso della
stampa. Relazione Pisana sul lavoro degli ste-
nog raf i g iornalisti.
1946, 4 ottobre: Decreto ministeriale per la
qualifica di stenografo
giudiziario.
1956, 1 maggio: III
Congresso dei giornalisti stenografi, Bologna,
relazione Giuseppe Farulli.
1956, 27 giugno: Processo a Roma per lo
«Scandalo delle aree fabbricabili», (Comune di
Roma). Il tribunale richiede i resoconti stenografici delle sedute del
Consiglio comunale.
1956, 25-29 agosto:
XIV Congresso Nazionale della Scuola Gabelsberger-Noe a Bari
(Primo Scatellato).
1956, 18 novembre:
«Gazzetta del Mezzogiorno», Bari. Dà notizie di una cartolina
scritta in stenografia e
decifrata davanti al tribunale.
1956, 25 novembre:
Processo Rebecchini a
Roma. Si ricorda un
verbale del Consiglio
comunale di Roma stenografato.
DUE TARGHE DELLA FONDAZIONE GIULIETTI
IN PALIO A MONTECATINI
D al 1° al 12 maggio 1996, si svolgerà in
Montecatini Terme la 48° edizione dei
Campionati Nazionali Polivalenti, organizzati dall’Ente Unitario del Segretariato Italiano - EUSI - sede sociale:
Via Silvio Benco 56 - 00177 Roma Tel. 06/21702630
Fax 06/2757630.
Calendario delle Gare:
Mercoledì 1° maggio: Gare professionali Prove qualificazioni resocontisti - Associazioni culturali e Centri di Formazione
professionale - Indipendenti.
Da giovedì 2 maggio a martedì 7 maggio:
Gare Istituti Professionali statali, parificati e non.
Da mercoledì 8 a sabato 11 maggio: Gare
Istituti Tecnici statali, parificati e non.
Gare previste
Elabografia (dattilo PC); Trattamento testo; Elaborazione testo e dati (PC); Internet; Componimento (ET, ETV, PC); Videoscrittura (ETV); Calcolo elettronico
(LOGOS); Calcolo computistico (LOGOS, PC); Tecnica d’ufficio (LOGOS,
PC); Contabilità (PC); Dattilografia; Dattilografia in lingua estera (velocità); Trascrizione in lingua estera (Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo); Corrispondenza com.le in lingua estera; Segretariato Segretariato (PC); Segretariato (’92,
IGEA, ERICA, BROCCA); Videosegretariato (ETV); Stenografia - Stenografia
(trascrizione PC); Stenotipia - Stenotipia
«real time»; Lingue estere (Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo).
Premiazioni:
Domenica 12 maggio, alle ore 18, fra i
tanti premi e riconoscimenti assegnati ai
vincitori delle varie gare, saranno anche
consegnate due targhe della Fondazione
Giulietti all’Istituto Tecnico e all’Istituto
Professionale che si saranno maggiormente distinti.
Domande di iscrizione:
Entro il 24 aprile le scuole dovranno inviare alla Segreteria dell’EUSI la domanda d’iscrizione debitamente compilata.
Quota d’iscrizione:
Lire 15.000 per ciascuna gara.
Servizi alberghieri:
Sono assicurati e gestiti direttamente
dalla « Promozione Albergatori Montecatini» - Piazza Italia 6 - 51016 Montecatini Terme (PT)
Tel. 0572/75365
Fax 0572/771546
Prenotazioni entro il 24 aprile.
Notiziario EUSI 1996:
Riporterà il calendario particolareggiato
delle gare, i regolamenti di valutazione, i
prezzi degli alberghi, il modello delle domande d’iscrizione alle gare eccetera.
30-a12
24
C
on la presentazione
delle note biografiche riguardanti Charles J.
H. Dickens, Giovanni Papini, Abraham Lincoln (n.
27/ 1994), George Bernard
Shaw, Ulisse Contri
(n. 29/1995) ed ora con
quella relativa a Fiodor M.
Dostoyevski, ci sembra di
potere affermare che, direttamente o indirettamente,
la Stenografia ha contribuito in vari modi alla formazione della personalità
di uomini molto o poco conosciuti, o alla creazione
delle loro opere. In alcuni
casi ha influenzato il corso
della loro vita, caso forse
unico quello di Lincoln 1,
oppure ha avuto un duplice
ruolo, come vedremo, in
quello di Dostoyevski.
Ricordiamo che la « Rivista » attende per questa
rubrica la collaborazione
dei Lettori per casi analoghi, cioè di uomini illustri
od anche di persone poco
conosciute la cui attività
principale finale non sia
stata quella di stenografo.
Saranno debitamente indicati gli autori degli scritti
che perverranno alla «Rivista».
Fiodor Mikhailovich
Dostoyevski (1822-1881
- Romanziere).
Pressato dal suo editore
per la consegna del romanzo « Il giocatore »,
Dostoyevski, consigliato
di prendere una stenografa, fece pertanto una
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
DOSTOYEVSKI
INCONTRÒ
ANNA
E GALEOTTA
FU LA
STENOGRAFIA
ricerche e sintesi di Attilio Ottanelli
visita a P. M. Olchin che,
per ordine del ministro
dell’istruzione, dava lezioni di stenografia russa
basata sul sistema di Gabelsberger. Gli fu suggerita Anna Grigoryevna,
una giovanissima allieva
che studiava la stenografia sperando di poter poi
svolgere qualche lavoro
di dettatura e guadagna-
re qualche soldo da spendere in libri, per andare a
teatro o per fare un viaggio.
Anna, più giovane del
romanziere di ventisei
anni, non avrebbe forse
ottenuto il permesso di
lavorare in casa di un
uomo se il padre non fosse stato un ammiratore
del celebre scrittore e
non avesse ritenuto che
egli fosse molto più attempato. La ragazza
pensava di potere intrattenere lo scrittore sui
suoi romanzi, ma Dostoyevski fu rude, la rimproverò di scrivere lentamente, la fece rileggere e
le disse che non aveva capito niente. La giovane
Anna fu tentata di abbandonare subito il lavoro ma, per non arrecare
dispiacere al suo maestro, fece la trascrizione,
a casa, e tornò da Dostoyevski. Non immaginava allora che avrebbe
sposato lo scrittore e che
avrebbe stenografato i
suoi lavori per ben quattordici anni.
L’opera fu terminata in
tempo e il romanziere,
avendo compreso di non
poter fare a meno della
stenografa, le propose di
continuare a lavorare
con lui ai primi capitoli
di «Delitto e Castigo».
Celebrato il matrimonio
nel 1867, lui aveva 46
1
Vedi « R. d. St. » n.
14/1990, pag. 15 - Leonard J.
Karpowiez: I 7 dibattiti di
Abraham Lincoln - «La gente
era particolarmente interessata a ciò che Lincoln aveva
da dire; le riprese di questi
dibattiti contribuirono a far
conoscere al popolo americano la grande umanità e
sincerità della convinzione
di Lincoln».
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
anni e la piccola segretaria soltanto 20, andarono
in Svizzera e vi rimasero
per quattro anni. Anna
tenne un diario in stenograf ia, dal quale venti
anni più tardi trascrisse e
pubblicò il periodo aprile- agosto 1867. Dei quattro blocchi stenografici
soltanto tre furono poi
trascritti dalla signorina
Poshemanskaya che dovette imparare lo stesso
sistema studiato da
Anna; non solo, ma dovette avvalersi anche di
appositi studi per la decifrazione di sigle personali. Questa ricerca fu possibile mediante il confronto con una parziale
trascrizione di Anna del
Diario dell’Autore dettato
da Dostoyevski alla moglie-segretaria.
Il diario ha dato preziose
informazioni sulle origini di alcuni elementi contenuti nei romanzi. Anna
aveva disposto che i quattro blocchi fossero distrutti, ma furono conservati e il blocco numero tre fu trascritto oltre
cento anni dopo la stesura delle note e pubblicato. Anna riteneva che
nessuno sarebbe stato in
grado di decifrare le sue
sigle arbitrarie e i suoi
stenogrammi ridotti al
minimo di segni o tratti.
E, soprattutto, non voleva che estranei analizzassero le sue annotazioni
più intime; inoltre, non
voleva lasciare un ritratto
del famoso scrittore, fondato su impressioni spesso scritte in momenti di
collera o di disperazione.
Si apprende dal diario
che alla sera Dostoyevski
dettava le bozze del manoscritto per il romanzo
« L’Idiota » e che Anna
25
trascriveva le note stenografiche durante la notte
e gli dava una bella copia
al mattino: abitudine
piuttosto faticosa per la
moglie incinta. Significative, l’attesa alla stazione
del ritorno del marito dal
tavolo della roulette,
dopo aver perduto tutto
e lasciato il soprabito in
garanzia all’albergatore,
e la ricerca del sostegno
dell’editore nel periodo
di grande difficoltà. Altrettanto signif icativi,
episodi del Dostoyevski
che ride o che trova piacevole andare in cucina a
macinare il caffè.
La vita del grande romanziere russo era stata
per molti anni caotica ed
infelice. Sposata Anna
Grigoryevna, essa gli apportò nella restante parte
della sua vita una grande
misura di equilibrio e felicità. E tutto questo in aggiunta ad un contributo di
notevole professionalità maturata nella Stenografa
Anna al suo «servizio», con
benèf ici riflessi, osiamo
supporre, anche sulla produzione letteraria di Dostoyevski *.
* Le ultime righe in corsivo
sono state aggiunte dall’Estensore dell’articolo. Le
notizie biografiche sono state tratte da Dostoyevski dipinto da sua figlia, su La vérité sténographique, Parigi, 1964 (v.
« R. d. St. » n. 12/1990, pag.
11: Dostoyevski e la Stenografia) e da Deciphering the
Shorthand Diary of Dostoyevski’s Wife, di Christian Hougard, professore dell’Università di Copenaghen, su The
National Shorthand Reporter,
USA, 1982 (v. « R. d. St. » n.
19/ 1992, pag. 26: Il diario stenografico della signora Dostoyevski).
Lettere in
Redazione
Questa stupenda arte
potrà dare ancora molto
Egregio Sig. Direttore,
sono un’abbonata alla Vostra « Rivista degli Stenografi » che ricevo puntualmente con mio grande piacere.
Diciassette anni fa ho conseguito la qualifica per Segretaria D’Azienda, qualifica che non ho mai sfruttato. Faccio la casalinga a
tempo pieno ma l’amore
per la Stenografia non mi è
mai svanito. Mi addolora
leggere che la Stenografia
è stata espulsa dagli Istituti
Tecnici Commerciali e
Professionali. Non sono
una nostalgica del passato,
ma sono convinta che questa stupenda arte potrà
dare ancora molto. Per
questo credo che la Stenografia insieme all’uso di tastiere, dalla macchina da
scrivere al computer potrà
essere oggetto di studio
per le scuole medie.
Le scrivo per avere un suo
parere e le chiedo cosa possiamo fare noi (genitori,
associazioni stenografiche
e tutte quelle persone che
hanno avuto nel corso di
studi la possibilità di imparare la Stenografia) affinché la Stenografia entri a
pieno titolo nelle scuole.
Colgo l’occasione di suggerirLe di dedicare più spazio alle letture stenografiche.
Nell’attesa d’avere una risposta, distintamente la saluto.
(Lettera firmata)
Aidone, 2-12-1995
Una passione durevole
per tutta la vita
Spett.le Direzione,
ringrazio sentitamente per
le « Riviste degli Stenografi» ricevute ieri e da
me richieste telefonicamente.
Come ho detto, sono
un’insegnante di questa
stupenda disciplina, che
racchiude in se utilità, fascino, mistero!
Già Dante nella « Divina
Commedia » le chiamò
«lettere mozze!».
Io scrissi al Direttore nel
n° 2 della Rivista, dopo
aver ricevuto il n° 1, leggendo la quale rimasi
26
profondamente commossa!
Conservo la vostra Rivista
fin dal ’58!
La mia lettera f irmata
Anna Zucchelli Faverio si
intitolava « Una passione
durevole per tutta la vita».
Mi congratulo ancora con
voi e sono profondamente
sicura che la Stenografia
non morirà mai perché vivrà sempre nel cuore di chi
l’ha amata e l’ama.
Essa è un patrimonio inesauribile di sapere, è un arricchimento per la formazione intellettuale, culturale ed infine professionale.
Fu il mio primo amore perché è Arte e l’Arte si ama!
Io ho amato genitori, parenti da bambina, poi il marito il quale purtroppo mi
ha lasciato un anno fa, le figlie, cani, gatti ecc., ma
quell’amore nascosto, tutto
mio, quel «godimento culturale», (parole vostre), mi
ha accompagnata e mi accompagnerà tutta la vita!
Mi congratulo ancora con
Voi per gli articoli interessantissimi e per l’impostazione e l’eleganza conferita
alla rivista.
Aggiungo che il mio amore
lo trasmetto ai miei ragazzi
a scuola, dove attualmente
insegno, perché, solo insegnando con amore si trasmette amore; al contrario
insegnando con indifferenza si trasmette indifferenza,
purtroppo!
Quanti odiano questa stupenda Arte di Scrivere nel
minor tempo possibile,
perché a questi ragazzi non
è stata trasmessa la cosa
più importante: l’amore!
Con simpatia
Anna Zucchelli Faverio.
Bologna, 28-11-1995
Contribuisce
a formare
il carattere
In riferimento alla Rivista
degli Stenografi n. 31 vor-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
rei contraddire ciò che è
scritto nell’articolo: « A
proposito di velocità » di
Alessandro Galanti, in
quanto, secondo me, tutti i
sistemi stenografici rappresentano un’arte e quindi
per raggiungere ottimi risultati è importante che il
docente nutra passione per
la stenografia, qualunque
sia il sistema, a tal fine ho
anche pubblicato un libro
che raccoglie tutti e quattro i sistemi stenografici ed
è intitolato « La stenografia: una lezione di vita». Infatti, secondo me, questa
materia contribuisce a formare il carattere in quanto
richiede applicazione, impegno assiduo ed organizzazione nel metodo di lavoro per un buon apprendimento ed uso della stenografia. È utile quindi per
sollecitare quella volontà
che occorre ad ogni individuo nel compimento di
qualsiasi forma di attività.
A me personalmente piace
moltissimo il sistema Meschini, l’ho insegnato ai
corsi di recupero scolastici
estivi ottenendo buoni risultati.
Ma la più eclatante soddisfazione l’ho avuta questa
estate perché ho insegnato
stenografia ad un alunno
mio amico che non l’aveva
mai studiata in quanto proveniente dall’I.T.I. e per
fare il passaggio all’I.T.C.
ha avuto bisogno di lezioni
di stenografia ossia di tutto
il programma della I e della
II classe (sistema Meschini); in un totale di 16 lezioni in un mese sono riuscita
a fare tutto il programma
del biennio e l’esame che
ha fatto è stato più che sufficiente.
Sono pienamente d’accordo invece per quanto riguarda l’opinione del Prof.
Alessandro Galanti sul sistema Stenital, in quanto
l’applicazione di tale metodo richiede una capacità di
sintesi che è molto sogget-
tiva e quindi difficilmente
adattabile a chi lo volesse
apprendere.
Lorella Spagnesi
Cecina
Rifiutati
sulla stessa barca
Si legge molto spesso sul V.
giornale delle frustrazioni
che devono subire i docenti di dattilografia nel dover
dividere la nuova disciplina
L.T.T.D. con i cugini di stenografia. Appare sorprendente che dei docenti che
debbano promuovere se
non altro il concetto della
flessibilità del sapersi adattare ai vari cambiamenti
nel mondo del lavoro, possano avanzare la pretesa di
essere gli unici eredi della
nuova disciplina.
Oggi non si fa altro che
dire ai nostri giovani che
cambiare lavoro almeno 2
o 3 volte nella vita, sapersi
riciclare diventa fondamentale e oggi più di ieri, che la
scuola cerca di infondere
una formazione e soprattutto una cultura capace di
dare gli strumenti cognitivi
per potersi districare nel labirinto del mondo del lavoro e della vita sociale, dove
i calciatori fanno i parlamentari; i parlamentari
fanno i calciatori; gli imprenditori occupano la
Pubblica Istruzione e
quant’altro.
In questo panorama così
variegato qualcuno trova il
coraggio di dire che la sua
materia è più vicina e più
adatta a quell’insegnamento.
Come è possibile dover
leggere ancora queste
cose, come è possibile non
riuscire a vedere oltre il
proprio naso, sfociando in
una guerra tra poveri dimenticando (si badi bene
che qui non si tratta di laureati in sociologia su cattedre di matematica cosa
che io ritenevo ingiusta)
che da sempre i docenti di
Steno sono abituati a convivere con i noti Gabelsberger, Meschini, Cima,
Stenital e non ultima Michela e Stenograph; trovandosi a contatto con
queste macchine e con la
video scrittura quando ancora i laboratori di dattilografia erano pieni di macchine manuali.
La mia non vuole essere
una polemica ma ci si sente
male a dover essere rifiutati
da chi sta nella stessa barca
e naviga le stesse acque.
La convivenza è entrata in
crisi e il problema si è reso
palese quando l’accorpamento delle due discipline
nella 76/A ha provocato
un taglio delle ore che a
prescindere dai disag i,
« Docenti in soprannumero
ecc. », risultano comunque
insufficienti per svolgere
un programma così vasto e
articolato. Un prolungamento fino in quinta anche negli Istituti Tecnici
della 76/A potrebbe essere
la soluzione per assolvere il
carico di lavoro inerente
alla disciplina e nel contempo far rientrare i tanti
colleghi costretti ad « emigrare ».
Apriamo le nostre menti
dunque e lottiamo insieme
se vogliamo rispetto e dignità, e non avanziamo discorsi corporativi che riguardino il proprio orticello, non lasciamo che le
cose scivolino sempre sulle
nostre teste e ricadano
sempre su di noi «poveri e
ignari ». Se oggi troviamo
docenti costretti a fare per
tre « Steno-Dattil-T. Testi »,
ed altri costretti dopo decenni di onesta professione
a rifarsi la valigia di cartone, allora è giunto il momento di associare le nostre forze a far sentire la
nostra voce unita.
Prof. Carmelo Forrisi
Battipaglia
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
27
EPISODI DI MICHELANGELO
28
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Piero Bargellini
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
29
LETTERA A LUCILIO
Trascrizione e autografia di J. Roccaforte, Chicago, Il., USA
32-a4
30
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
L’ANGOLO DELLA SALUTE
Nostra intervista al Dott.
Prof. Fabio Rinaldi, specialista in dermatologia.
I
l sole, il vento, il caldo, il freddo, i raggi
ultravioletti, gli ambienti male aerati, l’inquinamento atmosferico, il fumo: tutto sembra attentare alla salute
della nostra pelle, la
quale si difende come
può.
Cioè, come?
« Poiché è impossibile vivere in un ambiente sano
e non inquinato, bisogna
almeno cercare di limitarne i danni, seguendo alcune non difficilissime precauzioni: evitare lunghe
esposizioni solari; seguire
una dieta equilibrata
(completa di tutto quanto
è necessario alla pelle:
carne, pesce, frutta, verdura, alimenti integrali,
latte)».
— Perché una dieta
corretta è utile alla pelle?
«Perché è soprattutto ricca di sostanze anti “radicali liberi”, sostanze cioè
che contengono vitamina
A, betacarotene, vitamina
E, vitamina C, vitamina
K, selenio. In caso di ca-
ATTENTI
AI
«RADICALI»
(Testo raccolto da Paolo A. Paganini)
renze alimentari sarà pertanto utile ricorrere con
giudizio a degli integratori dietetici».
— Cosa sono dunque
questi tanto vituperati
«radicali liberi»?
« L’organismo e le cellule
cutanee vivono grazie all’ossigeno, che è una delle
sostanze indispensabili
per vivere. L’ossigeno arriva alla pelle trasportato
dal sangue e nelle cellule
svolge il suo lavoro fondamentale. Nella pelle,
però, l’ossigeno arriva in
una forma non stabile,
ma composta da due molecole legate l’una all’altra. Quando le due molecole di ossigeno si staccano, nel cuore della cellula
si formano i cosiddetti
“radicali liberi” di ossigeno, che hanno un effetto
dannoso, tossico per le
cellule cutanee. Il corpo
umano e le cellule cutanee
sono tuttavia provvisti di
meccanismi di auto-difesa contro i radicali liberi.
Tali meccanismi sono soprattutto rappresentati
da quelle sostanze, delle
quali abbiamo detto prima».
— Le attenzioni, le creme per la pelle, le precauzioni contro i raggi
ultra-violetti eccetera
possono dunque ritardare l’invecchiamento
della cute, ma non arrestarlo. Perché?
« Secondo molti studi
scientifici, le cellule che
compongono la pelle seguono il tempo scandito
da un “orologio biologico” che regola la vita di
tutte le cellule del corpo
umano. Dove sia e come
funzioni questo “meccanismo” a tempo, non è conosciuto. Si sa comunque
che, generalmente dopo i
trent’anni, le cellule cuta-
nee si modificano a causa
di alterazioni biologiche
specifiche. Invecchiano,
insomma. Anche perché
diminuisce la capacità di
auto-riparazione delle
cellule dagli effetti degli
agenti ossidanti e, soprattutto, dei famosi “radicali
liberi”».
— Ogni tentativo di difesa è dunque inutile?
« Prevenire e rallentare il
processo d’invecchiamento, con una sana alimentazione e con l’uso di
qualche crema idratante,
non è mai inutile. Invecchiare bene, con un
aspetto sano e gradevole,
è più sopportabile che ritrovarsi rugosi ed emaciati. L’uomo ha la sensazione della propria decadenza vedendo soprattutto i segni dell’invecchiamento della pelle. In
fondo, nel ritardarne o
attenuar ne gli effetti,
unitamente a un pizzico
di filosofia e un po’ di
buonumore, senza sperare in alchimistiche illusioni di elisir di lunga
vita, sta il segreto d’una
esistenza serena ed armoniosa... nonostante
qualche ruga e alla faccia
dei radicali liberi »!
29-a4
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
QUANDO TIRONE INCONTRA EDIPO
L’ a n g o l o
dei
giochi
a cura di Giuseppe Capezzuoli
In stenografia non si usano gli apostrofi ed
ecco che una frase – signora che soffre – può
acquistare quattro diversi significati:
signora che soffre
signora che s’offre
s’ignora che soffre
s’ignora che s’offre
e, in un discorso, sta a chi ascolta trovare la versione esatta.
Per essere pignoli, in stenografia, omettendosi
anche le desinenze verbali, è possibile leggere
anche altre varianti:
signora che soffre
signora che s’offre
signore che soffre
signore che s’offre
signore che soffrono
signori che soffrono
signore che s’offrono
signori che s’offrono
s’ignora che soffra
s’ignora che s’offra
s’ignora che soffre
s’ignora che s’offre
s’ignora che soffrono (o soffrano)
s’ignora che s’offrono (o s’offrano)
ed anche: s’ignora che soffri (tu!).
È evidente come si moltiplica la necessità di
seguire il discorso e il testo per trovare la versione esatta. Eppure in molti casi la stenografia
permette di riportare in caratteri normali dei
testi che non hanno richiesto una particolare
attenzione. A rischio, però, di fare degli «sfondoni».
Ne ricordo alcuni curiosi, commessi in genere
dalle allieve più brave: eccoli:
— Una ditta veneziana che per indirizzo aveva
31
«Calli dei Dogi»; le arance «tarocco» diventate
«barocco» e, per finire, in una lettera che sosteneva la bontà di una marmellata in cui erano
state trovate tracce di bucce: «Nella buccia sta
l’aroma particolare di ogni frutto» è diventato
«nella buccia sta la Roma...»!! Errore ripetuto, a
distanza di anni, da due delle migliori allieve
della «Manzoni».
In enimmistica la possibilità di una duplice lettura delle stesse lettere alfabetiche prende il
nome di «Frase doppia».
Ve ne do un esempio risolto e altri da... risolvere.
(3,5,7 = 8,7)
AMACA
G. Stolfi
Val letto sospeso = Valletto sospeso
1. (3,7,5 = 8,7)
CONSULTO MEDICO
Ugo d’Este
2. (7,4 = 5,6)
NON VOLLE BUGIE
Aliada
3. (1,6,1,4 = 2,5,5)
NEMICO DI FIANCO
Oleandro
4. (5,6 = 2,5,4)
MISERO SOSPETTO
Il Girovago
5. (2,4,5, = 6,5)
VIZIO DEL BERE
Paride
Ed ora qualche indovinello
(da Il Labirinto e Penombra)
6. IL NUDO D’ESTATE
Specialmente s’è caldo, questo piace
e fan gola le forme appetitose.
Due pezzi, un pezzo... e poi che c’è di male
se qualcuno lo vuole anche integrale.
Ciampolino
32
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
7. UN TIPO DA EVITARE
Pieno d’aria com’è, suole gonfiarsi
per i colpi di testa, ma va aggiunto
che ai piedi altrui sa pure rotolarsi...
Sì, va messo alla porta, è questo il punto.
Zoroastro
CRUCIVERBA
1
7
2
3
5
8
6
9
10
8. I FRATELLI D’INZEO
In gamba ognora (son sempre appaiati)
a ferrea disciplina han fatto il callo:
pur dal sesso gentil molto apprezzati,
notissimi essi son per il cavallo.
Penna Nera
4
11
12
13
14
15
Soluzioni del n. 31
MUSA VELATA
1. (Anagramma)
Silvia, salivi (Leopardi)
2. (Scarto)
Spirto, spiro (Foscolo)
3. (Cambio di iniziale)
Vesta, desta (D’Annunzio)
4. (Scarto iniziale)
Varia, aria (D’Annunzio)
5. (Anagramma)
Libera, alberi (Prati)
S
O
U N
P
V
I
E C C
L
C
A
O
C C
A
U N
E
O
S
L I
H I
L
M A
IL SOGNO
DI ODISSEO
T A
E
C
A R G O
E
M
V O
E
Fra coloro che hanno mandato le soluzioni
dei giochi del numero scorso, sono stati estratti i nomi di:
Simonetta Simonetto
Via Fabio Filzi 19 - 20124 Milano
Diego Scotti
Via Milite Ignoto 9 - 20075 Lodi
Mimmo Spina
Via Val Maira 15 - 20162 Milano
Anna Sallustio
Via Prov.le per Terlizzi - Pal. INA CASA
70056 Molfetta (Bari)
Ai vincitori saranno inviati in premio volumi
del Gruppo Giunti.
ORIZZONTALI
2. Si risparmiano le sere.
7. Scavan la terra.
9. Riunisce gli alpini.
10. Raggiungere lo scopo.
12. Sembra una a corsiva.
14. Un Ramazzotti, ma non amaro.
15. Un quarto di uno stomaco.
VERTICALI
1. Tentativi.
2. Un po’ di genio.
3. È una i lunga.
4. Fortunato tiro ai dadi.
5. Poco frequenti.
6. Ci dà la luce.
8. Una parte del corpo ... femminile.
11. Ha bevuto troppo.
13. A teatro può bastare.
N.B. In corsivo le definizioni aventi attinenza con la
stenografia.
UN SUPERPREMIO
Fra tutti coloro che avranno inviato entro
la fine di maggio il maggior numero di soluzioni, verranno eccezionalmente estratti quattro nominativi ai quali saranno inviate altrettante annate di enigmistica classica, offerte dalla B.E.I. di Modena (Biblioteca Enigmistica Italiana) più una pubblicazione del Gruppo Giunti.
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