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LA DIFESA
DELLE POMACEE
• PER UNA FRUTTICOLTURA PIÙ MECCANIZZATA ED ECOLOGICA
Alternative al carbaril
per il diradamento del melo
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Il ritiro del carbaril, unica molecola diradante
efficace su tutte le varietà, obbliga a pensare a nuove
strategie. Le molecole alternative rimaste danno
risultati parziali, questo motiva l’interesse verso
il diradamento meccanico della carica dei fiori
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di Gino Bassi
U
na giusta regolazione della carica dei frutti influisce
notevolmente sulla redditività di un frutteto contribuendo nello stesso tempo sia al miglioramento qualitativo delle mele sia contrastando la naturale alternanza di
produzione. Nei fruttiferi, infatti, le fasi della formazione e accrescimento dei frutti e dell’induzione e della differenziazione
delle gemme a fiore per l’anno seguente coincidono: l’eccessiva
carica di frutti e quindi di semi favoriscono un’elevata produzione di sostanze ormonali (prevalentemente gibberelline)
che vanno a inibire la differenziazione delle gemme a fiore.
Questa situazione è pure aggravata da squilibri nutrizionali che insorgono a favore dei frutti e anche dei germogli che
possono essere innescati anche da un’eccessiva vigoria vegetativa o da pratiche colturali che la favoriscono.
La «crisi» che si è aperta nella regolazione della carica dei
frutti del melo a seguito del ritiro del carbaril, unica molecola diradante efficace su tutte le varietà e diventata da anni,
da sola o in miscela con benzil-adenina (BA), lo «standard»
nei principali ambienti melicoli italiani, obbliga a ripensare a
nuove strategie e a rivedere un po’ tutta la materia.
Foto 2 - Esempio dell’effetto del diradamento meccanico
su un mazzetto fiorale
Molecole alternative per il diradamento
Le molecole alternative rimaste forniscono solo risultati
parziali:
• NAD (amide dell’acido naftalenacetico) agisce solo su alcune cultivar e in genere in modo non sufficiente se usata da
sola;
• NAA (acido naftalenacetico) è poco usato poichè riduce la
pezzatura e favorisce la formazione di frutti pigmei;
• BA presenta limitata efficienza e non è efficace su tutte le
cultivar (ad esempio Red Delicious, Fuji). In miscela con NAA
può presentare effetti secondari spiacevoli (frutti pigmei, riduzione della pezzatura);
• etefon presenta un’azione poco prevedibile (dal non diradamento al sovradiradamento);
• ammonio tisolfato (ATS) e polisolfuro, usati come diradanti
fiorali, sono ancora poco conosciuti e sono molto dipendenti
dalle condizioni climatiche in fioritura oltre a non essere molto graditi ai frutticoltori per il pericolo delle gelate tardive.
Strategie integrate
Foto 1 - Mazzetto con frutticini di diametro 10-12 mm:
momento per effettuare l’intervento con la benzil-adenina
da sola o in miscela con NAA
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Considerato, quindi, che non esistono delle alternative altrettanto efficaci rispetto all’uso del carbaril è necessario impiegare strategie integrate che prevedono:
• una regolazione della carica dapprima con una più accurata
potatura invernale per ridurre il numero di gemme a fiore;
• un diradamento fiorale anticipato chimico o meccanico dei
fiori (dove possibile);
• se necessario integrazioni con altre sostanze attive rimaste
alla classica epoca dei 10-12 mm di diametro dei frutticini
(foto 1);
• infine potrebbe essere ancora necessario un diradamento
manuale.
supplemento a L’Informatore Agrario • 22/2009
© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.
LA DIFESA
DELLE POMACEE
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Come intervenire su varietà «facili»
Per le varietà più «facili» da diradare, quali Golden Delicious,
Pink Lady, Granny Smith e Morgenduft e in parte anche Gala,
ci si potrà avvalere ancora del trattamento a caduta petali con
NAD (oppure in alternativa il diradamento meccanico dei fiori), seguito quando necessario e non su tutte le cultivar dalla
BA sola o in miscela con NAA, ma a un dosaggio di quest’ultimo non superiore a 5 ppm. Questa strategia presenta, tuttavia,
una minor efficacia dell’uso del carbaril da solo o in miscela
con BA soprattutto in ambienti molto fertili, in annate di particolare carica e su Gala. Inoltre, come si è già detto, la miscela NAA + BA può avere effetti negativi dovuti alla presenza di
frutti pigmei e alla riduzione della pezzatura.
Foto 4 - L’efficacia del diradamento meccanico è subito visibile
dal «tappeto» di petali sul terreno
La macchina impiegata
La macchina impiegata è stata la spazzolatrice Darwin (foto 3), ideata da Hermann Gessler, un frutticoltore tedesco del
lago di Costanza, costituita da un solo rotore dotato di numeSu varietà più «difficili», quali Red Delicious e soprattutto Fuji, rosi fili di plastica della lunghezza di circa 60 cm che si applica
poco o per nulla sensibili ai suddetti trattamenti, i risultati sono preferibilmente davanti alla trattrice. Per variare l’efficacia del
sicuramente incerti e probabilmente insoddisfacenti.
diradamento si può «giocare» sulla velocità di avanzamento
In situazioni normali si può prevedere
tra i 5 e gli oltre 10 km/ora e sulla velocil’impiego di diradanti fiorali: 1-2 trattatà di rotazione dell’albero rotante (circa
La spazzolatrice Darwin
menti con ATS oppure un trattamento
2-300 rpm). La capacità di lavoro è noteimpiegata, ideata da un frutticoltore
con etefon a caduta petali. Per Fuji, nelle
vole, circa 1,5-2 ha/ora, quindi con una
tedesco, ha una capacità di lavoro
annate di carica, si può eseguire un tratspazzolatrice nel periodo utile possono
notevole, circa 1,5-2 ettari/ora
tamento con etefon in pre-fioritura seguiessere lavorati oltre un centinaio di etto da 1 o 2 trattamenti sempre fiorali con
tari, meno se la fioritura è breve come
ATS. Ma i risultati, come si è già detto,
quella di quest’anno.
sono più incerti e i melicoltori dovranno prendere «dimesti- Quando intervenire. Importante è la scelta del momento di intervento: i migliori risultati si sono ottenuti
chezza» con l’uso di queste sostanze attive.
all’inizio della fioritura (foto 4). Interventi più precoci sono più efficaci, ma asportano completamente il mazzetto
Il diradamento meccanico
fiorale e possono favorire uno svuotamento eccessivo in
Questo contesto piuttosto incerto motiva l’interesse che sta alcune parti dell’albero, troppo tardivi possono provocasuscitando la regolazione meccanica della carica dei fiori (foto 2), re danni ai frutti.
Si ribadisce la necessità di avere frutteti di spessore contetecnica peraltro testata da tempo nel biologico e in altri Paesi europei quali Svizzera e Germania dove peraltro sono state nuto e quindi del buon lavoro che si ottiene su cultivar spur e
su allevamenti a biasse; ma anche i frutteti con varietà stanmesse a punto le macchine e le modalità di esecuzione.
Vantaggi. Il diradamento meccanico dei fiori presenta dei si- dard allevati a spindel possono essere adattati con semplici
curi vantaggi quali l’efficacia su tutte le cultivar; l’indipendenza operazioni di potatura.
dalle condizioni climatiche; la possibilità di essere integrata con
Per una frutticoltura più meccanizzata
il diradamento chimico e manuale; il rispetto per l’ambiente.
Svantaggi. Per contro è una tecnica ancora poco conosciued ecologica
ta nei nostri ambienti, poco gradita ai frutticoltori per il periTale strategia può peraltro aprire a una nuova frutticoltucolo di gelate tardive, parimenti ai diradanti fiorali, necessita
una forma stretta del frutteto (spessore inferiore al metro e ra più meccanizzata e più ecologica: non solo diradamento
mezzo), ha scarsa selettività sui fiori e causa qualche danno ma anche potatura e controllo delle malerbe meccanico che
permetterebbero una riduzione consistente di diradanti, braalla vegetazione sia pur molto contenuto.
chizzanti e diserbanti.
Foto 3 - La spazzolatrice Darwin in azione durante le prove
E ciò anche in considerazione del fatto che le novità chimidimostrative realizzate nel Veronese
che per il controllo della carica per il prossimo futuro al momento non sono molte: oxamil dà poche speranze per la sua
tossicità superiore al carbaril; metamitron, impiegato come
erbicida per la bietola, risulta interessante per la bassa tossicità,
per l’ottima efficacia anche sulle cultivar più difficili (Fuji), ma
è molto difficile da dosare con facilità di sovradiradamento,
oltre al fatto che provoca un forte stress alla pianta; formiato
di calcio (il sale calcico dell’acido formico) impiegato in Germania come concime, di cui però poche sono le conoscenze
pratiche sul campo come diradante.
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...e su varietà «difficili»
Gino Bassi
Istituto sperimentale di frutticoltura, Provincia di Verona
[email protected]
22/2009 • supplemento a L’Informatore Agrario
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