ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
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Rassegna
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29 aprile 2008
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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SOMMARIO
Pag. 3 AVVOCATI: Regione determinante nel reddito del legale (il sole 24 ore)
Pag. 4 AVVOCATI: Marketing negli iper e in piazza (il sole 24 ore)
Pag. 5 SPESE GIUSTIZIA: Giustizia mangia-soldi, ma ai poveri pochi fondi
(liberomercato)
Pag. 6 SPESE GIUSTIZIA: Le spese (liberomercato)
Pag. 7 NUOVO GOVERNO: Scajola ministro della giustizia (italia oggi)
Pag. 8 ANTIRICICLAGGIO: I clienti sotto esame in studio e allo sportello
di Ranieri Razzante (il sole 24 ore)
Pag.10 ANTIRICICLAGGIO: Assegni, ultima «girata» libera (il sole 24 ore)
Pag.11 ANTIRICICLAGGIO: Gli Albi a difesa del segreto professionale
di Angela Manganaro (il sole 24 ore)
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IL SOLE 24 ORE
Avvocati. Forti differenze territoriali e di genere nel volume d’affari
Regione determinante nel reddito del legale
Per le donne introiti medi sotto la metà dei colleghi
Centottantamila professionisti iscritti all’Albo - che presto sfonderanno la barriera dei 200 mila - un quarto dei
quali neppure iscritti alla Cassa forense. Un volume di affari di 70.500 euro nel 2005, che dovrebbe coprire
anche i costi dello studio. Una forbice sempre più ampia tra i pochi benestanti e i molti in lotta per la
sopravvivenza. E le donne avvocato sembrano lavorare a un ritmo ridotto, visto che la media dell’imponibile Iva
è di poco più di 35 mila euro. Infine, l’incognita del quadro normativo, che restringe sempre più gli spazi
“artigianali” della professione, insieme con il sistema economico in rapida trasformazione e la liberalizzazione
che sta in realtà operando una selezione per censo. Sono gli indicatori contraddittori della realtà forense, stretta
tra la congiuntura del sistema Paese, non proprio felice, e l’attesa di una riforma della professione da troppi anni
considerata improcrastinabile. I dati forniti dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense (relativi al
2005, ultima elaborazione disponibile) descrivono una categoria che replica le differenze del Paese più in
generale (Nord e Nord Est più ricchi, Sud con volume d’affari mediamente pari a un terzo) e che, dietro i
numeri,nasconde comunque una crisi di crescita e di adattamento. Se la Lombardia continua a mantenere la
leadership del volume d’affari, tallonata dalla ricca provincia di Bolzano, in coda i dati di Molise, Calabria e
Basilicata descrivono condizioni di reddito da sottoccupazione. (La radice del problema — dice l’avvocato
Riccardo Rossotto, senior partner dell’omonimo studio rilevato dal padre, e associato da otto anni al britannico
Hammonds - è nell’università, che crea un eccesso di domanda, despecializzata e impreparata ad affrontare il
mercato». Mercato che negli ultimi anni è molto cambiato: «Siamo alla rivoluzione copernicana — dice Rossotto
— accanto alla professione tradizionale, imperniata sul modello “artigianale”, sta crescendo il settore delle
associazioni professionali medio- grandi, con organici da 20 a 100 avvocati. I giovani che si accostano oggi alla
professione devono pensare d’anticipo creandosi una specializzazione durante il corso di studi orientata verso il
mercato: per esempio, il diritto ambientale, o ancora l’ambito internazionale». Non c’è solo inflazione
nell’offerta a rendere sempre più precaria la condizione di quanti vogliono intraprendere la carriere forense. La
liberalizzazione e la riduzione delle prerogative professionali complicano la situazione. «La liberalizzazione
della Bersani — dice la presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, Michelina Grillo — e più in
generale le norme approvate negli ultimi anni, penso all’indennizzo diretto dei danneggiati da incidenti,
hanno prodotto un pessimo impatto sui consumatori, prima ancora che sulla categoria. Gli utenti sono
meno tutelati, non hanno avuto apprezzabili diminuzioni delle tariffe e delle polizze assicurative e, in
definitiva, vedono crescere il contenzioso». Si dovranno attendere i dati su redditi e Iva 2006 per iniziare a
capire l’impatto delle liberalizzazioni sull’attività di studio. In ogni caso, «la restrizione per legge dei
settori di mercato professionale — afferma Grillo — mette in difficoltà soprattutto le fasce deboli della
professione, e cioè in primo luogo i giovani. L’abolizione dei minimi per le prestazioni è un ulteriore colpo
per chi, come gli under 40, non ha forza contrattuale con i grandi committenti, come banche e grandi
imprese». Una speranza potrebbe arrivare dalla riforma della professione: «Il nuovo Governo — continua
Michelina Grillo — dovrebbe pensare a intervenire anche sulla leva fiscale per favorire la nascita, direi a
questo punto il mantenimento, degli studi di giovani avvocati. E riordinare infine il lavoro dipendente dei
professionisti, sempre più diffuso nella prassi. Bisogna uscire dal luogo comune della lobby corporativa:
un buon servizio legale, competente e fornito da avvocati e non da improbabili “consigliori’, è
principalmente nell’interesse della collettività». Ma non è detto che l’approccio a una congiuntura negativa, e
forse ormai strutturale, debba essere difensivistico. «In questi 30 anni di attività — conclude Rossotto —
abbiamo assunto centinaia di nuove leve; oggi dico che Conta il curriculum scolastico, l’eventuale master, il
possesso delle lingue - l’inglese è basic - la conoscenza delle tecnologie informatiche e infine “l’occhio
brillante”, che dimostri curiosità e determinazione. Il futuro è aprire la strada ai servizi dell’impresa che guarda
all’estero». Alessandro Galimberti
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IL SOLE 24 ORE
NUOVE TENDENZE
Marketing negli iper e in piazza
L’avvocato esce dallo studio e fa marketing anche su pubblica piazza, o assistenza dentro i centri
commerciali. La catena Ipercoop Lombardia da tre anni offre consulenza legale gratuita ai 740 mila
soci registrati nei 18 punti vendita in regione. «Dal 2005 abbiamo fornito risposte a 6 mila utenti - dice
Valter Molinaro, responsabile dei servizi “Perte” - un terzo su problemi condominiali, il 30% sul diritto
di famiglia, il resto su contrattistica e codice della strada». Ipercoop ha siglato un accordo con gli
Ordini provinciali, ‘arruolando” avvocati con più di 10 anni di anzianità, pagati a forfait con adesione a
un codice comportamentale, nel rispetto della deontologia delle toghe. Da gennaio invece l’Ordine
degli avvocati di Milano ha aperto lo Sportello del cittadino, pubblicizzato con brochure nelle stazioni
della metropolitana. In poco più di tre mesi ci sono stati 894 contatti telefonici, approdati 359 colloqui
con l’avvocato. I professionisti che si sono messi a disposizione per il nuovo servizio sono, finora, 95.
«Il nostro obiettivo è portare la giustizia il più possibile vicino alla gente — dice il presidente
dell’Ordine, Paolo Giuggioli - e possiamo già dire di averlo raggiunto».
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LIBEROMERCATO
Un Paese in contraddizione
Giustizia mangia-soldi, ma ai poveri pochi fondi
L’Italia spende più di tutti i Paesi europei, ma risparmia negli aiuti per chi non si può permettere
l’avvocato
Il rapporto European Judicial Systems sul sistema della giustizia in Europa è un po’ lungo (oltre 200
pagine), del resto è noto che i burocrati di Bruxelles sono un po’ verbosi e tendono ad eccedere, forse
per meglio giustificare la propria esistenza, ma il rapporto in questo caso è davvero molto interessante.
Io ne ho condensato quelli che mi parevano i dati più significativi per avere una idea dei costi e dei
ricavi relativi della giustizia in Italia. Ne risultano una serie di tabelle. Ho anche selezionato i paesi di
riferimento, scegliendo quelli che mi parevano più rilevanti per farsi un’idea comparata di come
funziona la giustizia in Italia, ma invito il lettore davvero interessato a guardarsi le tabelle complete. I
dati che riporto riferiscono al 2004 (ma la commissione ha anche dati per il 2002). Sommando la spesa
per tribunali e pubblici ministeri, l’Italia spende più di tutti i paesi che abbiamo preso a riferimento. Più
della Svezia. Ma non disperiamoci, c’è una voce della giustizia su cui risparmiamo, su cui spendiamo
meno di chiunque altro. Forse è ima sorpresa, forse no: gli aiuti a coloro che non si possono permettere
gli avvocati. Come spesso succede in Italia, difendiamo il socialismo come scusa per rimpinguare le
caste. Ma poi, i poveri e gli oppressi, beh, che lo stato aumentasse il bilancio per la giustizia e allora sì
che potremmo occuparci dei poveri e degli oppressi. I dati non sono riportati in tabella, ma per il
patrocinio dei non abbienti in percentuale al Pil spendiamo meno di Lettonia, Lituania, Moldavia,
Polonia, Turchia... Si noti l’ultra liberista Regno Unito, che spende poco per tribunali e pubblici
ministeri, ma tanto per gli patrocinio dei non abbienti.
COSA “COMPRA” LO STATO. È difficile definire un sistema di indicatori di qualità e di efficienza della
giustizia. Il rapporto si sofferma soprattutto sulla questione della lunghezza dei processi. Questi sono i
dati contenuti. Il numero dei procedimenti civili in Italia non è abnorme - apparentemente non siamo
particolarmente litigiosi: tanto quanto la Francia, in particolare. Abbiamo però molti appelli (in
percentuale quasi doppia alla Francia). E soprattutto, i casi pendenti al primo gennaio 2005 sono quasi 3
volte quelli della Francia. Non sarà un gran ché questo come indicatore. il Cepej avrebbe anche una
misura dicasi pendenti da più di 3 anni, misura molto più utile della lunghezza dei processi a dare una
idea della qualità e dell’efficienza della giustizia, ma il dato per l’Italia non è riportato, purtroppo.
Alcuni esempi di lunghezza media di specifici classi di processi civili sono riportati per alcuni paesi
(non per Germania, Regno Unito, Svezia). Anche se la maggioranza dei divorzi sono infatti
consensuali, la misura qui riportata è quella rilevante, perché da un’idea dei tempi della giustizia civile
quando serve, e cioè quando c’è conflitto fra le parti. La situazione, per quanto riguarda i processi
penali non è molto diversa. Anche nel caso dei processi penali abbiamo 3 volte più procedimenti
pendenti che in Francia, a fronte però di un numero maggiore di procedimenti ogni anno. A confrontarsi
con il Regno Unito viene da piangere. Il rapporto ha molli, molti altri dati, soprattutto anche confronti
qualitativi. Tutta informazione interessante per andare un pò a fondo alla domanda, Cos’è che non
funziona? E molto difficile però usarla questa informazione, proprio perché i sistemi sono così diversi,
e io così ignorante al riguardo, che preferisco per ora fermarmi qui. Ma ci proverò. Alberto Bisin
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ITALIA OGGI
La squadra di governo verso l'assetto definitivo. Ma non sono escluse sorprese dell'ultim'ora
Scajola ministro della giustizia
Lo sviluppo economico va a un siciliano, Angelino Alfano
Claudio Scajola dato fin qui come probabile ministro allo Sviluppo economico potrebbe invece finire a
via Arenula in qualità di Guardasigilli. Tra i candidati ministri l'esponente politico ligure è quello che
assomiglia maggiormente alla vecchia guardia democristiana: è spendibile in varie caselle di governo.
Così, è a lui che il futuro premier Silvio Berlusconi ha pensato di fronte alla raffiche di veti che sono
arrivati sul nome di Elio Vito. Il settore della giustizia è fondamentale per qualsiasi governo e
particolarmente adesso, dopo l'esperienza traumatica dell'ex ministro Clemente Mastella indagato con
la moglie e poi prosciolto. Scajola ha l'autorevolezza necessaria per riportare un clima sereno e allo
stesso tempo offrire la garanzia di un ruolo politico forte nei confronti della magistratura. Proprio i
requisiti che Berlusconi sta cercando. Ma l'operazione ha messo in moto parecchie caselle. Elio Vito,
infatti, a questo punto potrebbe andare a ricoprire il ruolo di ministro ai rapporti con il parlamento già
opzionato dal portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Oppure restare proprio a bocca asciutta, perché
a cascata Bonaiuti potrebbe ritornare sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega alla
comunicazione del governo e Daniele Capezzone vedrebbe ridimensionato il suo ipotetico ruolo di
portavoce unico. Ma La conseguenza più importante dell'operazione-Scajola è decisamente l'arrivo di
un ministero di peso per la Sicilia che altrimenti sarebbe stata rappresentata in prima fila solo da
Stefania Prestigiacomo alle Pari opportunità.
Nel ruolo pesante arriverebbe non l'ex viceré Gianfranco Micciché, ma il quarantenne Angelino Alfano.
A lui le Attività produttive nel nuovo superministero che accorperà anche le Comunicazioni e il
Commercio estero. Di lui Berlusconi si fida ciecamente e ha anche tutta la stima del neo-governatore
Raffaele Lombardo. Fatto che ha un certo peso nella scelta. Con l'ex governatore della Puglia, Raffaele
Fitto, cercherà di portare avanti le rivendicazioni del Sud in un governo che forse troppo in fretta è stato
catalogato pericolosamente sbilanciato verso il Nord. Franco Adriano
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IL SOLE 24 ORE
I clienti sotto esame in studio e allo sportello
di Ranieri Razzante
Controlli più accurati sull'identità della clientela e sugli scopi delle operazioni finanziarie e
professionali. È un'altra delle novità che gli italiani troveranno allo sportello da domani. Cambia infatti
l'approccio al cliente, nel senso voluto dalla direttiva contro il riciclaggio e dal conseguente decreto
231/07. In verità, le norme su quella che viene definita «adeguata verifica» della clientela sarebbero in
vigore dal 29 dicembre 2007, ma una proroga implicita è stata concessa date le difficoltà interpretative
e i tempi stretti a disposizione per predisporre gli strumenti più adatti all'assolvimento dell'obbligo. Nel
frattempo, la maggior parte degli intermediari finanziari si sono adeguati predisponendo le nuove
"schede" che andranno sottoposte a ogni cliente che instaura rapporti ex novo o compie operazioni
occasionali.
L'«adeguata verifica». Consiste in quattro adempimenti:
- l'identificazione del cliente, e di colui per conto del quale eventualmente opera. Egli dovrà declinare le
generalità complete di entrambi, soprattutto se rappresenta una persona giuridica. In questo caso,
l'intermediario o professionista dovranno accertare i reali poteri di rappresentanza;
- l'identificazione del cosiddetto "titolare effettivo", ossia della persona che detiene, di diritto o di fatto,
il controllo della persona giuridica-cliente. Si tratta della persona nel cui effettivo interesse l'operazione
o il rapporto chiesti all'intermediario o al professionista vengono effettuati;
- la dichiarazione dello «scopo e della natura» del rapporto instaurato con una semplice frase del cliente
che dichiara, per esempio, che apre il conto corrente «per esigenze di gestione della tesoreria
aziendale», o che chiede il mutuo «per acquisto prima casa», o che chiede assistenza all'avvocato per la
costituzione di una società «ai fini di inserire i figli in un'attività lavorativa». Sembra banale, ma non
esiste uno schema-tipo delle schede, né tantomeno delle dichiarazioni da rilasciare, per cui ci si affiderà
alla fantasia del cliente o all'esperienza degli operatori;
- il monitoraggio costante del rapporto. Si tratta dell'archiviazione delle informazioni raccolte in un
"contenitore", che si immagina informatico (ma nulla vieta che sia cartaceo), onde verificarne nel
tempo l'attendibilità con riferimento all'operatività del cliente.
Non bisognerà farsi carico di attività "investigative", ma effettuare un controllo (proprio come si fa sui
crediti concessi dagli intermediari finanziari), sulla base anche delle informazioni già disponibili,
poiché contenute nelle anagrafiche dei clienti e negli archivi unici già obbligatori per la normativa
antiriciclaggio.
Il profilo di rischio. Il tutto confluirà in una sorta di "profilo di rischio" di esposizione al riciclaggio,
anche inconsapevole, del cliente all'utilizzo indebito dei canali tradizionali di operatività dei riciclatori.
Non si tratta di una "schedatura", anche perché, tra l'altro, in calce a ogni scheda dovrà esserci
l'informativa specifica sul trattamento di quei dati a soli fini antiriciclaggio. La compilazione e la
sottoscrizione da parte della clientela sono obbligatorie sia nel caso di accensione di rapporti nuovi, sia
per rapporti già esistenti (su richiesta dell'intermediario), sia per operazioni occasionali di importo pari
o superiori a 15mila euro (si pensi a un semplice cambio di assegni da parte di non cliente della banca).
In ogni caso, gli intermediari e i professionisti saranno obbligati a chiedere la scheda, a prescindere dai
valori in gioco, quando abbiano motivi di sospetto sull'operazione o non siano sicuri della veridicità e
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completezza dei dati già forniti. L'aspetto fastidioso di tali richieste risiede nella dichiarazione del
titolare effettivo, anche perché alla sua mancata esplicitazione seguirà l'obbligatorio rifiuto, per
intermediari e professionisti, di instaurare il rapporto ovvero di compiere l'operazione richiesta.
Per l'indicazione falsa o mendace da parte del cliente è prevista la sanzione penale (arresto da sei mesi a
tre anni). Le disposizioni possono sembrare eccessive, ma è bene rammentare che non si tratta di dati
cosiddetti "sensibili" e che, tutto sommato, essi (si pensi al titolare effettivo o al rappresentante legale)
possono essere anche di dominio pubblico, ad esempio attraverso una visura camerale. Peraltro, il
rifiuto di collaborazione, ingiustificato se si pensa all'estrema personalità e fiduciarietà dei rapporti di
cui parliamo, non costituirebbe un buon indice per il prosieguo della relazione.
QUATTRO PASSAGGI
Le novità
Da domani sono previsti controlli più approfonditi sugli obiettivi delle operazioni finanziarie e
sull'identità dei clienti
Le verifiche
Sono quattro i principali adempimenti previsti dalle nuove norme:
– in primo luogo è prevista l'identificazione del cliente e del soggetto per il quale eventualmente egli
opera
– poi va identificato il «titolare effettivo», cioè chi detiene il controllo della persona giuridica-cliente
– quindi va dichiarato lo scopo del rapporto che si instaura;
– infine, il rapporto va monitorato giorno per giorno, con la raccolta delle informazioni necessarie
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IL SOLE 24 ORE
Assegni, ultima «girata» libera
Da domani serve il codice fiscale - Oltre i 5 mila euro solo titoli non trasferibili
Ancora oggi e poi si cambia: da domani non si potranno più girare assegni da 5 mila euro in su e i carnet in
distribuzione saranno già muniti dalla clausola «non trasferibile». Ma attenzione a non buttare i vecchi libretti
che si dovessero avere nel portafoglio: si potranno utilizzare fino ad esaurimento (con qualche avvertenza).
Nuovi limiti, sempre da domani, anche per i passaggi di contanti e per i libretti al portatore.
Le misure del DLg 231/07. Scattano infatti domani le nuove regole su assegni, contanti e titoli al portatore
previste dal decreto legislativo 231/07, contenente misure volte a contrastare riciclaggio, evasione fiscale e
criminalità, riducendo, tra l’altro, il più possibile le transazioni tramite assegni e contanti. Se in effetti gli assegni
(453 milioni emessi nel 2006, per un importo totale di quasi 1.200 miliardi e un valore medio di circa 2.600 euro,
secondo gli ultimi dati Abi-Banca d’Italia) attualmente coprono il 2% dei pagamenti effettuati in Italia, il cash fa
ancora la parte del leone (intorno al 90%).
Per aiutare i cittadini alle prese con la nuova disciplina, l’Abi — in collaborazione con Banca d’Italia e ministero
dell’Economia - ha messo a punto un vademecum «Assegni: cambia tutto» disponibile gratuitamente in oltre due
milioni di copie agli sportelli e sul sito stesso dell’Associazione bancaria (www.abi.it). Ma ecco, in sintesi, che
cosa è bene sapere, anche per evitare pesanti sanzioni.
Assegni nuovi. A partire da domani gli assegni (bancari, postali, circolari e cambiari) di importo pari o superiore
a 5 mila curo devono riportare la clausola «non trasferibile» (già stampata sui nuovi modelli) nonché il nome o la
ragione sociale del beneficiario. Resta possibile dotarsi di cheque in «forma libera», cioè senza la clausola «non
trasferibile»: andranno però richiesti alla banca (o alle Poste) in forma scritta, costeranno 1,5 euro l’uno (a titolo
d’imposta di bollo) e potranno essere emessi esclusivamente per importi inferiori a 5 mila curo. Solo questi
assegni potranno essere «girati», ma per ogni girata si dovranno indicare, sul retro, il nome e il codice fiscale del
«giranti» (della persona fisica o, nel caso di società, della società stessa): impossibile incassare il titolo se
mancano questi dati. Nessuna girata possibile per gli assegni intestati «a me stesso», «a me medesimo»: è
ammesso all’incasso, in banca o in posta, solo chi li ha emessi. Quanto agli assegni “avanzati’ nel cassetto, si
potranno utilizzare liberamente per importi inferiori a 5 mila euro (senza imposta di bollo); invece se si vorranno
emettere per valori pari oppure oltre questa soglia, andrà apposta la dicitura «non trasferibile». E se si dovesse
essere beneficiari di un assegno emesso in passato oppure oggi stesso? Nessuna paura, si potranno
tranquillamente incassare.
Contanti e libretti. Da domani si riduce anche la possibilità di trasferire contanti, libretti di deposito e titoli al
portatore: il limite massimo scende infatti da 12.500 a 5 mila euro (a 2 mila se il trasferimento avviene tra
soggetti che svolgono attività di money transfer). Stesso giro di vite anche per i libretti al portatore: dal 30 aprile
non è più consentito aprirne uno per un valore pari o superiore a questo tetto. E chi il 30aprile si trovasse in
possesso di uno più libretti oltre il valore soglia, avrà 14 mesi di tempo (la deadline è il 30 giugno 2009) per
mettersi in regola. Tre le alternative percorribili: l’estinzione, il prelievo della somma in eccedenza, la
trasformazione in “nominativo”. Quanto all’eventuale cessione di un libretto, da domani occorrerà comunicare
alla banca i dati della persona cui lo cediamo e la data della cessione.
Le sanzioni. La nuova disciplina interviene anche sul versante delle sanzioni: in caso di compilazione o utilizzo
scorretto degli assegni vanno dall’1 al 40% dell’importo trasferito; in caso di libretto non regolarizzato entro il
termine stabilito si rischia di pagare dal 10 al 20% del saldo. Rossella Cadeo
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Gli Albi a difesa del segreto professionale
di Angela Manganaro
È difficile capire, quando si muove denaro, chi sta davvero dietro un'operazione. C'è sproporzione tra
controllo e possibile illecito. Si potrebbe violare il segreto professionale, quindi la Costituzione. Troppi
compiti investigativi per professioni che restano pur sempre «liberali». Sono i difetti delle norme
antiriciclaggio vecchie e nuove (le prime in vigore da due anni, le ultime da domani) elencati dagli
Ordini di notai, avvocati e commercialisti. Da quando è entrato in vigore il decreto legislativo 56/2006
che recepisce la seconda direttiva Ue sull'antiriciclaggio, i professionisti devono segnalare le operazioni
se sospettano "lavaggio" di denaro sporco e, da dicembre, di piani terroristici. Da domani devono
segnalare eventuali infrazioni perché si abbassa la soglia per la circolazione del contante, da 12.500 a
5mila euro. Gli avvocati fanno presente che nel resto d'Europa i nuovi obblighi stanno creando
problemi di costituzionalità. «Siamo favorevoli alla lotta al riciclaggio – dice Guido Alpa, presidente
del Consiglio nazionale forense – ma due sentenze delle Corti costituzionali belga e francese hanno
rilevato un contrasto tra segnalazione e segreto professionale. Anche se i primi dati dicono che i legali
ne fanno sono pochissime (7 su un 174 segnalazioni fatte dai professionisti nel 2007 ndr), perché meno
coinvolti, stiamo studiando un modo per rendere le direttive Ue compatibili con l'articolo 24 della
Costituzione». I notai guardano ai problemi che crea l'indagine sul cliente. «Siamo soddisfatti per
l'alleggerimento degli oneri formali di raccolta dei dati rispetto al decreto 56/2006 – dice Cesare Licini,
che si occupa di antiriciclaggio per il Consiglio nazionale del Notariato –. Con le nuove regole abbiamo
però più difficoltà perché è complesso capire il titolare effettivo, cioè la persona a cui fa capo la
situazione giuridica: non abbiamo né vorremmo avere poteri inquisitori». Anche perché, dall'altra parte
della scrivania, ci sono «società fiduciarie ossessionate dalla segretezza». I commercialisti vedono
nell'imposta di bollo di 1,50 euro per ogni assegno libero «un eccesso di delega». Enricomaria Guerra,
esperto della materia per il Consiglio nazionale riassume il malcontento così: «Il testo unico che
raccoglierà le nuove norme è stato redatto senza aver ascoltato le nostre proposte. C'è troppa
sperequazione tra oneri e onori: abbassare la soglia per assegni vuol dire che i commercialisti dovranno
segnalare anche pagamenti cash da 5.100 euro. Non è nemmeno comprensibile perché in alcuni
controlli ci sovrapponiamo alla Guardia di finanza. Adesso stiamo cercando un confronto e aspettiamo
chiarimenti». La lettura delle regole sulle operazioni frazionate diverge tra le categorie. «Al contrario
dei notai, non crediamo che se si paga in più tranche e in contanti, una fattura superiore a 5mila euro ci
sia infrazione», dice Guerra. I notai, invece, vorrebbero «un'interpretazione funzionale della norma»:
«Se lo scopo è rendere tracciabile il pagamento, quando entra nell'atto notarile non ha bisogno di
ulteriori controlli», osserva Licini.
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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani