ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
18 ottobre 2007
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
1
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag. 3 OUA: Obiettivo Costituente per la Giustizia (italia oggi)
Pag. 4 FINANZIARIA: Processo online, mancano 30 mln (italia oggi)
Pag. 5 FINANZIARIA: Diffusione processo civile telematico (italia oggi)
Pag. 6 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: I magistrati contrari al turn over
(il sole 24 ore)
Pag. 7 STUDI LEGALI:Tutti i pro e i contro delle alternative per far crescere lo studio
(italia oggi)
Pag. 8 MAGISTRATURA ONORARIA: Le toghe onorarie in carica per 12 anni
(il sole 24 ore)
Pag. 9 MAGISTRATURA ONORARIA: Onorari, sì alla riforma (italia oggi)
Pag.10 PROFESSIONI: Qualifiche, Senato prudente (il sole 24 ore)
Pag.11 PROFESSIONI: Qualifiche, è bagarre (italia oggi)
Pag.12 ANTIRICICLAGGIO: Antiriciclaggio dimagrito (italia oggi)
Pag.13 GIUDICI DI PACE: Giudici di pace, in 5 mesi ricorsi aumentati dell’80%
(il tempo)
Pag.14 GOVERNO: Va in soffitta il reato di concussione (italia oggi)
Pag.15 GOVERNO: Via libera anche al risarcimento civile (italia oggi)
Pag.16 PENALE: Domani inchieste più facili con il prelievo del Dna (italia oggi)
Pag.17 STUDI DI SETTORE: Studi di settore verso l'adeguamento (italia oggi)
2
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
La richiesta dell'Organismo unitario dell'avvocatura al termine della II Conferenza nazionale
Obiettivo Costituente per la giustizia
E il ministro Clemente Mastella chiede avvocati più preparati
Una Costituente per la giustizia che recuperi il ruolo della giustizia come servizio al cittadino.
L'idea arriva l'ultimo giorno della Conferenza nazionale organizzata dall'Oua, momento finale in
cui le forze associative e di corrente di avvocatura e magistratura si siedono insieme al tavolo dell'
inedito think-tank di tre giorni concluso sabato scorso a Roma tra operatori di giustizia, mondo
imprenditoriale, istituzionale e politico nel segno della giustizia italiana. «Abbiamo già incassato
il consenso di esponenti della magistratura e della politica come Fabio Roia del Csm e Pino
Pisicchio, presidente della commissione giustizia della camera dei deputati», assicura la
presidente Michelina Grillo. «Da oggi si apre un cantiere di idee, aperto a tutti, in vista
dell´appuntamento dell´anno prossimo a Bologna con il Congresso nazionale forense».
I CONTENUTI. Magistratura onoraria a indici di produttività mai visti prima e in via di sobbarcarsi il
pesante arretrato della togata, troppi riti nel processo civili e risorse materiali e umane insufficienti a
fronteggiare una domanda di giustizia dove anche le multe stradali finiscono in Cassazione. Processi
lumaca a 810 giorni per un appello, oltre 1 miliardo e 400 milioni di costo annuale per la magistratura
togata e nemmeno 200 milioni all'anno per la non togata. Si sono riportate cifre e si sono denunciati i
casi di sprechi e malagiustizia invocando l'urgenza del processo telematico, dell'informatizzazione degli
uffici giudiziari, della revisione delle circoscrizioni giudiziarie e della responsabilizzazione dei capi
degli uffici. Nel vivo del dibattito diviso in tre sessioni, testimonianze di rilievo come quella di Cuno
Tarfusser, procuratore capo a Bolzano che ha ridotto del 68% le spese totali a parità di volume di
servizio e di Mario Barbuto, presidente del tribunale di Torino.
IL MINISTRO AGLI AVVOCATI. Interpretato dall' Oua come «un segnale incoraggiante per la
ripresa di un dialogo fino a ora frammentario tra la politica e gli operatori della giustizia», il
discorso di Mastella scivola piano: non scontenta ma nemmeno contenta una platea di interlocutori
difficili con un piede fuori dalla lunga stagione calda post Bersani di scioperi e proteste a suon di
fischietti sotto le finestre di Palazzo Chigi e con l'altro ancora dentro il braccio di ferro con il
parlamento per la riforma delle professioni. Il ministro parla della «necessità di superare le
contrapposizioni esistenti tra i diversi attori del processo per convogliare le migliori energie di tutti
verso il miglioramento e il recupero di funzionalità del sistema giustizia. «Pilastro, questo, non solo
dell'ordinamento democratico per la difesa dei diritti individuali e la sicurezza dei cittadini ma anche un
elemento determinante della competitività economica del paese», riconosce sull'onda di quanto
affermato il giorno prima dal direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta. «Il
malfunzionamento della giustizia disincentiva gli investimenti industriali, rende più difficile la nascita
di nuove imprese e produce un impatto negativo sull'efficienza dei mercati finanziari». Ha esortato
quindi la platea a guardare insieme alla trasformazione in atto destinata a subire ulteriori accelerazioni
come «la globalizzazione su scala mondiale della prestazione dei servizi professionali, l'applicazione di
nuove tecnologie e l'integrazione europea con il suo portato di concorrenza e di moltiplicazione delle
fonti normative». In ultimo, ha sintetizzato in quattro punti il nuovo modello di avvocatura:
«Semplificazione amministrativa e razionalizzazione delle regole processuali, innovazione tecnologica,
acquisizione del sapere intesa come qualificazione professionale mediante nuovi meccanismi di
selezione e miglioramento qualitativo del tirocinio, rinnovamento dell'Ordine professionale degli
avvocati e delle forme di rappresentanza della categoria». Marzia Paolucci
3
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Nonostante il guardasigilli promette l'avvio entro il 2010 la Finanziaria non stanzia un euro
Processo online, mancano 30 mln
Il mingiustizia vorrebbe presentare un emendamento ad hoc
Si fa presto a dire processo telematico. Il ministro della giustizia Clemente Mastella, intervenuto alla
seconda conferenza nazionale della giustizia organizzata la settimana scorsa dall'Organismo unitario
dell'avvocatura, ha promesso che il progetto sarebbe andato avanti. Ma gli uffici tecnici del ministero
sono più scettici.
Perché servono soldi. Esattamente 60 milioni di euro di cui la metà solo per il processo civile
telematico. Soldi che allo stato attuale proprio non ci sono. Il disegno di legge per la Finanziaria 2008
non ha previsto nemmeno un euro. La tabella B della ddl di bilancio, che stanzia risorse per
investimenti previsti da leggi da approvare nel corso dell'anno è a secco. Dunque il rischio è di
ritrovarsi anche con i contratti con gli operatori già conclusi senza la possibilità di onorarli, come è già
successo due anni fa.
Il ministro Mastella non demorde e i suoi uffici hanno già predisposto un emendamento che potrebbe
essere deposito oggi in commissione bilancio al senato, che si sta occupando della manovra di bilancio
in prima battuta, a cura del relatore Giovanni Legnini (Ulivo). La proposta chiede una autorizzazione di
spesa di 25 milioni di euro almeno per il 2008. Per tamponare la situazione anche se non è scontato che
ci si riesca. Perché, fanno sapere dalla Dgsia, la direzione generale dei servizi informativi di via
Arenula, servono soldi per pagare gli straordinari del personale necessari per informatizzare i dati.
C'è l'attività di formazione che deve essere capillare e che deve coinvolgere anche i magistrati. E c'è da
aggiungere che anche gli avvocati dovrebbero fare la loro parte e iniziare a spendere qualche soldino
per fornire agli iscritti agli albi i punti di accesso. L'ordine di Milano lo ha fatto ma tra le sedi pilota di
avvio del processo telematico è l'unico.
Il Dgsia ha stimato i costi delle attività più urgenti, partendo proprio dal processo civile telematico (si
veda tabella in pagina). Altrettanti milioni, più o meno, ce ne vogliono per la informatizzazione del
settore penale.
Per lo sviluppo del software del processo telematico vero e proprio servono 4 milioni euro. Per il
progetto detto Sicp, per lo sviluppo del software dei registri penali è stato stimato che occorrono circa 5
milioni di euro. Per la distrettualizzazione dei sistemi dell'area penale e la realizzazione del nodo
distrettuale penale 13 milioni di euro, per il passaggio dei dati dal cartaceo ai registri informatizzati ben
8 milioni e 400 mila euro.
Al sistema informativo esecuzione e sorveglianza penale occorrerebbero un milione e 600 mila euro per
quello Sippi, dedicato alle misure di prevenzione, un altro milione e mezzo. Claudia Morelli
4
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
5
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
IL SOLE 24 ORE
Ordinamento giudiziario. Si organizzano i vertici degli uffici costretti a lasciare
I magistrati contrari al turn over
C’è chi come il procuratore di Torino Marcello Maddalena ha già messo la questione nelle mani di un
legale. C’è chi aspetta ancora di decidere, visto che c’è tempo sino all’inizio di dicembre. Di sicuro
però si profila un’medita battaglia giuridica. Con i magistrati, per una volta, nella parte di chiede
giustizia e non è chiamato a renderla. Nel mirino ci sono le disposizioni dell’ordinamento giudiziario,
da poco in vigore, che istituisco- no un rigido criterio di temporaneità degli incarichi direttivi e
semidirettivi negli uffici giudiziari. Dopo Otto anni tutti a casa, nello stesso ufficio o ad altro incarico.
A essere interessati dal limite di permanenza sono più di 300 magistrati che entro febbraio dovranno
lasciare l’incarico e adesso si stanno organizzando per fronteggiare l’emergenza. Il 30 ottobre ad
Ariano Irpino il primo appuntamento dei “resistenti”. Già una trentina le adesioni, tra le quali quella di
Maddalena. Ma molte altre sono in arrivo. In vista un ricorso collettivo al Tar del Lazio oppure una
pioggia di ricorsi individuali davanti ai Tar locali. Con la possibilità di una sospensiva che potrebbe
avere un impatto immediato sul Csm che da qualche settimana lavora a tappe forzate per bandire i
concorsi per i posti che si renderanno disponibili. Numerosi i nodi da sciogliere. A partire dalla platea
dei soggetti coinvolti. Il Csm ha respinto un’interpretazione della disciplina del nuovo ordinamento
giudiziario proposta dai vertici degli uffici giudiziari torinesi (il procuratore generale Giancarlo Caselli,
il presidente del tribunale Mario Barbuto, il procuratore capo Maddalena) secondo la quale al 27
gennaio zoo8 gli unici soggetti interessati dal turn over sarebbero stati i capi degli uffici dai 71 anni in
su. L’ondata di trasferimenti quindi avrebbe coinvolto “solo” un centinaio di magistrati. Ma dal
Consiglio è arrivato semaforo rosso, favorendo un’interpretazione allargata degli otto anni di
permanenza nell’incarico. A non convincere i magistrati che si preparano ad aprire l’offensiva, oltre ai
rischi di possibile dispersione del patrimonio di conoscenze acquisite (discorso che riguarda soprattutto
le procure), c’è però anche il percorso di rientro, O meglio l’assenza di una disciplina che riconosca il
livello di professionalità raggiunto, in maniera da non fare apparire il passaggio da un posto all’altro
come una dequalificazione. Da generale a soldato semplice o, fuor di metafora, per esempio, da capo
procuratore a semplice sostituto, da presidente di Corte d’assise a giudice collegiale, non sono infatti
soluzioni che a molti sembrano accettabili. In questo, si sottolinea, è lo stesso ordinamento a dimostrare
una scarsa coerenza, visto che prevede un certo numero di verifiche di professionalità per arrivare al
vertice di un ufficio giudiziario e poi si retrocedono i magistrati a posti per cui le verifiche sono minori
di quelle già superate. C’è poi la possibile questione di legittimità costituzionale, un carta che verrà
sicuramente giocata. A essere violato ci sarebbe l’articolo 107 della Costituzione, commi 1 e 3, che
stabiliscono l’inamovibilità dei magistrati che non hanno demeritato, bocciando retrocessioni
d’imperio, e la distinzione solo per l’esercizio di funzioni. Giovanni Negri
6
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
A lezione di Marketing
Tutti i pro e i contro delle alternative per far crescere lo studio
Come spesso si sente dire, viviamo in una società in costante crescita: non stupisce, quindi, che si
desideri altrettanto intensamente che cresca anche la propria realtà lavorativa. Certo, per alcuni studi
crescere è imperativo ma per altri potrebbe non rivelarsi la scelta migliore: in tutti i casi ciò che
realmente conta è valutare appieno le conseguenze e gli impatti che una decisione di questo genere
comporta. Effettivamente, dovendo segmentare il mercato, la prima dimensione che viene utilizzata è il
numero di professionisti presenti in studio, e ciò è abbastanza sorprendente se si considera che sia gli
avvocati/commercialisti sia i clienti, dovendo scegliere una variabile rappresentativa dell'attività svolta,
sono concordi nel considerare l'importanza del fatturato e dei profitti. D'altra parte è vero che prima
ancora di descrivere in quali attività è specializzato lo studio, dove è situato e se ha avuto successo fino
a quel momento, si tende a specificare quanti professionisti vi operano. La maggior parte di riviste e
giornali indica, fin dalle prime righe, quanti partner e quanti junior sono presenti in studio. La
«quantità» di professionisti diviene un fattore critico se l'incarico è particolarmente complesso e, quasi
quotidianamente, diverse piccole realtà si trovano a difendere le proprie ridotte dimensioni nei confronti
di clienti preoccupati di non trovare le necessarie competenze e, nel complesso, di non ricevere un
servizio adeguato. Come se il raggiungimento di una certa massa critica (qual è il numero magico? 50,
100 professionisti?) fosse garanzia di qualità. Quale che sia la realtà di riferimento, è però vero che la
crescita dimensionale è il fattore comune dei piani strategici di moltissimi studi e che, attorno a essa,
ruotano tutta una serie di altre decisioni, non ultima quella inerente le modalità con cui realizzarla. In
questo senso, vi sono tre possibilità: si può crescere internamente, scegliendo giovani e neo laureati
freschi di facoltà. Molti sono convinti che questa sia la via preferibile, l'unica veramente possibile, per
aumentare le dimensioni dello studio: attenzione però a non dimenticare le, ovvie, difficoltà legate alla
necessità di insegnare e nutrire le risorse più giovani. Pur scegliendo i migliori dalle migliori università
e garantendo loro un adeguato programma di mentoring, si devono, comunque, considerare i tempi e i
costi della loro formazione e, in questo senso, è rischioso (non corretto) considerare la crescita interna
come l'unica soluzione possibile per fare un salto dimensionale. All'altro estremo si può realizzare la
crescita dello studio attraverso una fusione con un'altra o diverse altre realtà. Anche questa scelta non è
del tutto priva di difficoltà. Infatti, è necessario considerare il «salto» culturale che comporta, sia
relativamente al fatto che studi diversi hanno diversi modus operandi, diversi valori di fondo e, spesso,
diverse visioni del proprio futuro, sia con riguardo al fatto che in una fusione, necessariamente, una
realtà assume una posizione dominante rispetto all'altra e, in fondo, non sono tanti gli studi di successo
di piccole medie e dimensioni propensi a farsi «assorbire». Il risultato è che molte fusioni coinvolgono
studi diversi da quelli idealmente preferibili e ciò si traduce in un aumento delle difficoltà accennate in
precedenza e in un incremento degli sforzi gestionali necessari a rendere le due realtà compatibili. Il
vero problema è che rimuovere/limitare i rischi e i possibili danni culturali derivanti da una fusione
richiede molto più lavoro di quanto la maggior parte degli studi siano pronti a fare. L'opzione che resta
è quella di far entrare altri professionisti senior (i cosiddetti lateral) un po' alla volta. Nell'articolo che
seguirà approfondiremo questa terza alternativa di crescita proponendo alcune riflessioni. Ci piacerebbe
raccogliere le Vostre esperienze: se volete, potete inviare i Vostri commenti e le Vostre riflessioni a:
[email protected] Silvia Hodges e Giulia Picchi
7
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
IL SOLE 24 ORE
Le toghe onorarie in carica per 12 anni
In dirittura d’arrivo la riforma della magistratura onoraria. Il ministero della Giustizia rompe gli indugi
nella trattativa con le rappresentanze sindacali e annuncia la prossima presentazione in Consiglio dei
ministri di un disegno di legge che affronterà in maniera complessiva tutta la materia. Non solo
modifiche per i giudici di pace, quindi, ma anche per viceprocuratori onorari e giudici onorari di
tribunale, con l’obiettivo - spiega il ministero in un comunicato — di mettere in campo risorse
aggiuntive ai giudici togati per affrontare l’emergenza dell’arretrato che, tra l’altro, espone
l’amministrazione a consistenti risarcimenti per la violazione del principio di ragionevole durata del
processo. Ai giudici onorari arriva da parte di via Arenula il riconoscimento di un’attività «utile e
importante anche in rapporto alla mole del contenzioso e all’organico reale della magistratura di
carriera». Sia nella giustizia civile sia in quella penale. In questo senso, nel progetto, ci sarà il
coinvolgimento dei giudici di pace all’interno dei tribunali, probabilmente con obblighi di presenza e
svolgimento di udienze settimanali, di partecipazione ai collegi giudicanti in molte materie (dovrebbero
essere esclusi, tra l’altro, il diritto fallimentare e societario). Il provvedimento fornirà un quadro preciso
per aspetti cruciali come i requisiti, il conferimento, i controlli e le sanzioni disciplinari. Sul fronte
delicato della durata dell’incarico, i giudici onorari che entreranno in servizio dopo l’entrata in vigore
’della riforma potranno contare su un massimo di 12 anni di incarico (4 anni rinnovabili per 3 volte),
ma è esclusa qualsiasi forma di stabilizzazione ritenuta incompatibile con l’onorarietà della funzione
attribuita. Quanto ai giudici già in servizio, il comunicato si limita a precisare che saranno previste
«norme di articolata conferma, modulata sui tempi, per i magistrati onorari già in carica, al fine di non
disperdere esperienze già acquisite». Espressione, per ora, abbastanza fumosa che sembra lasciare
aperta la porta per conferme anche per periodi più lunghi. Il compenso sarà collegato ai provvedimenti
adottati o richiesti, secondo il tipo di funzione, ma il disegno stabilirà anche interventi previdenziali di
tipo complementare. Specifiche disposizioni inseriranno poi controlli periodici di professionalità e di
produttività e rimedi disciplinari fino alla revoca dell’incarico. G.Ne.
8
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Onorari, sì alla riforma
Il ministero della giustizia rompe gli indugi sui giudici onorari e annuncia di essere pronto a inviare al
consiglio dei ministri il ddl di riforma. Dopo numerose riunioni con i rappresentanti sindacali dei
giudici onorari e di pace, evidentemente via Arenula ha superato i dubbi e ha immaginato un sistema
che mira a utilizzare le toghe anche per contribuire all'eliminazione di quell'arretrato. Per via Arenula è
arrivato il momento di dotare la magistratura onoraria, formata innanzitutto da giudici di pace e giudici
onorari di tribunale «di una disciplina organica, necessaria per individuare compiutamente i requisiti ai
fini del conferimento dell'incarico, i compiti che possono essere assegnati ai giudici onorari, i compensi
unitari per i provvedimenti resi, la durata dell'incarico, i controlli anche disciplinari». «L'incarico, di cui
nel provvedimento si puntualizzano i requisiti, le modalità di conferimento e le incompatibilità, è
previsto di durata sufficiente per la migliore utilizzazione delle capacità professionali, ma limitato nel
tempo secondo conferme quadriennali non superiori a tre, escludendosi ipotesi di stabilizzazione
incompatibili con l'onorarietà della funzione attribuita». Quanto ai magistrati già in servizio «il ddl
prevede norme di articolata conferma al fine di non disperdere esperienze già acquisite». «Le funzioni
comprendono quelle attualmente devolute ai giudici di pace nonché parte del rito monocratico sia civile
che penale dei giudici ordinari, con la possibilità di applicazione, entro precisi limiti per materia, anche
ai collegi». Il compenso sarà correlato «prevalentemente ai provvedimenti adottati o richiesti, secondo
il tipo di funzione, in modo da rimarcare la tempestività della risposta di giustizia».
9
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
IL SOLE 24 ORE
Il parere chiede di precisare i requisiti dette associazioni
Qualifiche, Senato prudente
Un via libera con tre osservazioni. Questo l’esito del voto in Commissione giustizia al Senato per il
decreto legislativo sul riconoscimento delle qualifiche professionali, che recepisce la direttiva
2005/36 e ora approda al Consiglio dei ministri (probabilmente il 23 ottobre). Dopo il parere
delle due Commissioni della Camera (Attività produttive e Giustizia) che chiedono di accelerare
il processo ai riconoscimento delle associazioni dei professionisti senza Albo, stabilendo
lo strumento attraverso cui individuarle (un semplice decreto ministeriale, si veda il «Sole-24 Ore»
dell’11ottobre), arrivano i rilievi dei senatori. La Commissione ha dato parere favorevole al decreto
legislativo, ma con tre osservazioni. Come memorandum per il Governo. Primo: c’è un rischio di
eccesso di delega per un provvedimento che dovrebbe decidere solo sulle qualifiche professionali,
e che invece si potrebbe “sostituire” al nuovo testo sulla riforma delle professioni. Secondo: si
suggerisce di precisare meglio i requisiti da cui dipende l’ammissione delle associazioni
ai tavoli di negoziazione europei. In particolare, la Commissione del Senato chiede di rimpolpare
l’articolo 25, comma 3 che fissa i requisiti, pretendendo l’effettività dell’esercizio dell’attività svolta e
la sussistenza dei titoli di studio per gli iscritti alle associazioni (almeno il diploma di scuola media
superiore), o in alternativa, la prova dello svolgimento dell’attività da un determinato numero di anni. Il
terzo suggerimento è lavorare sulla distinzione tra professioni ordinistiche e no, nel senso di specificare
meglio le differenze e separarne le sorti. Quello del Senato è un voto “prudente ma non ostativo»,
secondo Pierluigi Mantini, il relatore del testo alla Camera e di quello sulla riforma delle professioni. E
sottolinea: il voto si è chiuso «con osservazioni e non condizioni». Ci sono dunque tutte le condizioni
per “una prosecuzione serena dell’iter che dovrebbe portare al riconoscimento che l’Europa ci chiede».
10
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Qualifiche, è bagarre
Cup di Torino in pressing sulla direttiva qualifiche. Con una lettera al capo dello stato, Giorgio
Napolitano, il presidente della Consulta permanente degli ordini e collegi professionali della provincia
piemontese, Amos Giardino, ha chiesto infatti di eliminare «gli abusi di delega presenti nell'attuale
testo, ripristinando i principi della direttiva 2005/36/Ce». La missiva fa seguito all'assemblea del 15
ottobre, dove si è deliberato di «procedere autonomamente, con urgenza, senza attendere l'intervento
del Cup nazionale o dei Consigli nazionali», contro l'attuale testo. Sempre ieri c'è stato anche l'appello
di Assoprofessioni al governo, perché, al contrario, non venga modificato, in consiglio dei ministri, il
dlgs uscito dalle commissioni parlamentari giustizia e attività produttive. A questo scopo, la
Confederazione ha inviato una lettera al premier, Romano Prodi, e al ministro per le politiche Ue,
Emma Bonino, a firma del presidente e del segretario generale, Giorgio Berloffa e Roberto Falcone.
Con l'invito a «preservare la stesura dell'articolo 25». Mario Valdo
11
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Oggi l'ok al parere sul dlgs da parte delle commissioni giustizia-finanze del senato
Antiriciclaggio dimagrito
Amministrazione del personale senza obblighi
Ritoccare la rubrica delle disposizioni antiriciclaggio dei professionisti estendendo il riferimento non
solo ai professionisti ma anche ad altri soggetti svolgenti attività analoghe, mentre nelle materie escluse
dall'antiriciclaggio sono da ricomprendere anche gli adempimenti in materia di amministrazione del
personale. Sono queste due delle osservazioni indicate nell'articolato parere sullo schema di decreto
legislativo in tema di antiriciclaggio che le commissioni riunite finanze e giustizia del senato voteranno
oggi. Ma in particolare sul primo punto, secondo quanto ItaliaOggi è in grado di anticipare, potrebbe
esserci una fumata nera nella fase di recepimento delle indicazioni del senato. Mentre il via libera nella
stesura definitiva del provvedimento potrebbe arrivare per l'esclusione dagli obblighi antiriciclaggio
degli adempimenti in materia di amministrazione del personale. Non trova posto, neanche nel parere del
senato, la modifica all'articolo 42 che rende possibile anche alle associazioni non regolamentate
(tributaristi) la possibilità di ricevere gli invii delle segnalazioni delle operazioni sospette (si veda
ItaliaOggi del 6 ottobre 2007). Il parere della commissione presieduta da Giorgio Benvenuto chiude poi
con una raccomandazione: invita il governo a valutare una revisione degli strumenti di pagamento nel
sopprimere i titoli al portatore indipendentemente dal loro importo eliminando l'istituto del libretto al
portatore. La raccomandazione però potrebbe determinare, laddove fosse accolta, un eccesso di delega.
Il parere poi ricalca molte delle indicazioni già arrivate al ministero dell'economia con il parere delle
equivalenti commissioni della camera. Cristina Bartelli
12
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
IL TEMPO
Il motivo. Il segretario nazionale Longo: «Il problema dipende dal fatto che alle cartelle esattoriale
Giudici di pace, in 5 mesi ricorsi aumentati dell’80%
W «Negli ultimi cinque mesi il carico di ricorsi è aumentato dell’80 per cento, e nella maggior parte dei
casi gli utenti chiedono l’annullamento di multe elevate anche nel ‘94: una mole di lavoro pari a decine
e decine di migliaia di fascicoli». A lanciare l’allarme è il segretario nazionale dei giudici di pace,
Gabriele Longo, che non usa mezzi termini nell’analizza-. re la difficile situazione nella quale lavorano
gli uffici della Capitale. «Fino alla scorsa primavera - spiega il segretario - sulle nostre scrivanie
arrivavano opposizioni a verbali di multe, adesso invece dobbiamo pronunciarci su ricorsi presentati
contro cartelle esattoriali». Il problema secondo Longo, dipende dal fatto che alle cartelle esattoriali non
viene quasi mai allegato il verbale della contravvenzione e neanche la notifica effettuata all’utente.
«Quelle che ci troviamo a esaminare non sono altro che riproduzioni dei verbali. In diversi casi
abbiamo verificato che si trattava di errori commessi dal Comune nel notificare le contravvenzioni agli
automobilisti». Negli uffici di via Teulada vengono presentati ricorsi per procedimenti amministrativi e
civili ben diversi da quelli che si riferiscono alle contravvenzioni. «Fino a qualche mese fa il rapporto
tra opposizioni contro le multe e gli altri fascicoli era pari a sei a quattro; adesso siamo arrivati invece a
un rapporto di sette a tre. Stiamo cercando di gestire un fenomeno che dipende soprattutto dalla
mancanza di verbali e notifiche allegate alle cartelle esattoriali, che in alcuni casi fanno riferimento a
sanzioni elevate addirittura nel 4 per passaggio con il semaforo rosso e per divieto di sosta. Come fa un
cittadino a ricordarsi se più di dieci anni fa ha ricevuto o meno la notifica di una multa?».
Ieri sera comunque, al termine di una riunione a Palazzo Valentini, dove erano presenti il prefetto Carlo
Mosca, l’assessore al bilancio Marco Causi, l’ad di Gerit, la società che gestisce la riscossione delle
multe, Renzo Leone, il difensore civico e il suo vice, Ottavio Marotta e Mauro Passerotti, è stato deciso
di incontrare anche i giudici di pace al più presto per giungere a una soluzione del problema multe
«pazze». Quest’ultimi infine da mesi sono sul piede di guerra anche contro il Ministero per la mancanza
di risorse umane e per pretendere il pagamento di una serie di arretrati. Proprio ieri pomeriggio c’è stato
infatti un incontro con i vertici del dicastero per cercare di mettere la parola al braccio di ferro. Augusto
Parboni
13
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Importanti novità nei delitti contro la p.a. nel ddl del governo che ratifica la convenzione europea
Va in soffitta il reato di concussione
Ma il privato d'ora in poi sarà sempre imputato di corruzione
Il reato di concussione va in soffitta. Ma per i pubblici ufficiali che costringano con violenza, minaccia
o abuso di potere i privati a pagare per ottenere favori o atti contrari a un dovere d'ufficio non ci sarà
alcuno sconto. Saranno direttamente processati per estorsione e rischieranno fino a 20 anni di
reclusione oltre a una multa compresa tra 1.032 e 3.098 euro. Mano pesante anche nei confronti del
concusso che non potrà più contare sulle scappatoie ora offerte dall'articolo 317 del codice penale. La
norma, abbondantemente utilizzata negli anni di Tangentopoli per indurre gli imprenditori a confessare
dietro la garanzia dell'impunibilità concessa a chi era stato costretto da un pubblico amministratore a
elargire denaro, sarà infatti abrogata. Questa è una delle principali novità contenute nel ddl di ratifica
della convenzione penale sulla corruzione di Strasburgo approvato venerdì scorso dal governo. Il
provvedimento punta ad adeguare l'ordinamento interno alle disposizioni europee che impongono agli
stati aderenti di adottare linee di condotta uniformi in tema di delitti contro la p.a. Le disposizioni che
sanzionano attualmente i comportamenti di tipo corruttivo saranno infatti ricondotte a un'unica
fattispecie che assorbirà la concussione per induzione e la corruzione propria e impropria cancellando,
con questa specifica finalità, gli articoli 317, 318, 319-bis, 320, 321 e 322-bis del codice penale. Le
diverse tipologie di reato saranno assorbite dal nuovo articolo 319 sulla corruzione che non consentirà,
tra l'altro, di fare più distinzioni tra chi ha corrotto spontaneamente un pubblico ufficiale e chi, invece,
ha scelto la via dell'illegalità perché sottoposto a indebite pressioni da parte del titolare dell'ufficio. Il
ddl guarda però con maggior severità al comportamento illecito degli amministratori e raddoppia da
cinque a dieci anni la pena della reclusione prevista per lo stesso reato portando da cinque a sei anni
quella invece posta a carico del privato. Il giudice avrà facoltà di dimezzarla soltanto se il soggetto è
stato indotto a dare o promettere denaro per «evitare il pericolo di un danno ingiusto». Misure ancora
più pesanti graveranno invece sui pubblici ufficiali che assumano atteggiamenti coercitivi nei confronti
dei cittadini per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. Pugno di ferro anche per la corruzione in
atti giudiziari che si verificherà indipendentemente dall'accertamento della volontà del giudice di aver
voluto favorire o danneggiare una parte in processi penali, civili e amministrativi. Il massimo della pena
applicabile in quest'ultimo caso passerà da otto a 12 anni a prescindere dal fatto che la sentenza abbia
prodotto l'irrogazione di un'ingiusta condanna alla reclusione, mentre sarà prevista, come ulteriore
conseguenza del reato, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Debutta poi nel codice penale la
nuova fattispecie di traffico di influenze illecite che andrà a sostituire e ad ampliare la portata del reato
di millantato credito. Diventerà, in buona sostanza, più difficile per chi opera a stretto contatto con
funzionari pubblici chiedere mance o procurarsi altro tipo di vantaggi in cambio della mediazione
offerta al cittadino per sveltire una pratica o più semplicemente fornire informazioni e documenti
depositati presso gli archivi by-passando il normale iter burocratico. Offrire in modo interessato e al di
fuori di un'attività legalmente riconosciuta servizi destinati ad andare a segno grazie alle buone
conoscenze e ai contatti vantati all'interno dell'amministrazione comporterà, infatti, la reclusione da tre
a sette anni (attualmente va da uno a cinque) con ulteriori aggravanti nell'ipotesi in cui a millantare
credito sia proprio un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio come per esempio un
avvocato. All'applicazione della stessa pena, sia pure in misura ridotta, da ora in avanti si esporrà anche
chi abbia sollecitato il traffico di influenze. Mentre sino a ora a fare i conti con la giustizia viene
chiamato solo chi abbia vantato credito per trarne profitto. Marco Gasparini
14
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Via libera anche al risarcimento civile
Stretta a doppio binario nella lotta alla corruzione. Il cdm ha infatti approvato venerdì scorso anche il
ddl che dà immediata attuazione alla parte della convenzione civile di Strasburgo sui meccanismi di
tutela giudiziale previsti a favore di chi abbia subito danni per effetto di delitti commessi contro la p.a. e
sanzionati dal trattato anche sotto il profilo penale (si veda l'altro articolo in pagina). Il provvedimento
varato dal governo su iniziativa del ministero della giustizia contiene solo le norme necessarie a rendere
eseguibile l'accordo ma non interviene sulla legislazione vigente che è già stata adeguata ai principi
sanciti dal Consiglio d'Europa nel 1999 con provvedimenti di diversa natura. Per quanto riguarda i
risarcimenti, la Convenzione stabilisce che la parte lesa abbia diritto al ristoro integrale delle
conseguenze subite sul piano patrimoniale, incluso il mancato guadagno (lucro cessante) e gli eventuali
danni morali. Per fare in modo che il danno collegato a reati di tipo corruttivo sia risarcibile è però
necessario che la persona chiamata a rispondere in sede civile della propria condotta abbia commesso o
autorizzato l'atto di corruzione e che sussista un nesso di causalità tra la medesima condotta e il
pregiudizio subito. Nell'ipotesi in cui il reato sia stato commesso da più di un pubblico ufficiale, gli
autori, precisa il trattato, possono essere chiamati in giudizio contestualmente e devono rispondere in
modo solidale dell'eventuale sentenza di condanna al risarcimento.
15
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
La camera ha approvato giovedì scorso il disegno di legge del governo per il prelievo coatto. Ora dovrà
esprimersi il senato
Domani inchieste più facili con il prelievo del Dna
Non ci sarà più bisogno del consenso degli indagati per effettuare prelievi attraverso i quali tracciare il loro
profilo genetico e aiutare così la giustizia ad accertare la verità.
La proposta di legge approvata nei giorni scorsi dall'aula della camera modifica il codice di procedura penale
estendendo a tutti i reati gravi (come l'omicidio, la rapina o l'estorsione) la norma prevista finora solo per i casi di
terrorismo. Il testo licenziato da Montecitorio (S. 1849), basato su una proposta governativa e su due proposte di
legge dei deputati di An Manlio Contento e Filippo Ascierto, è frutto di una mediazione attenta a limitare con
numerosi paletti una novità che incide sulla libertà personale e la riservatezza degli individui. Tanto da aver
scatenato colossali polemiche in Francia nei giorni scorsi, dopo che il senato ha approvato una norma che
introduce i test genetici agli immigrati candidati al ricongiungimento familiare. Tenendo conto della delicatezza
della materia, dunque, il ddl passato ora all'esame di palazzo Madama restringe la misura ai soli reati per i quali
sia previsto l'ergastolo o la reclusione non inferiore a tre anni. L'ordinanza con la quale il giudice potrà ordinare i
test del Dna, come il prelievo di capelli, peli o mucosa, o altri accertamenti medici, dovrà essere motivata. E il
caso in cui si procede d'ufficio, quando manchi il consenso dell'indagato o dell'imputato da sottoporre alla
perizia, dovrà essere «assolutamente indispensabile alla prova dei fatti». Il prelievo forzato del Dna o altri esami
invasivi saranno poi vietati quando possono nuocere alla salute della persona oggetto dell'accertamento o del
nascituro (come per esempio i raggi X), o se secondo la scienza medica possono provocare «sofferenze di non
lieve entità». A garanzia della persona sottoposta ai test, inoltre, il legislatore ha previsto la nullità dei rilievi se
questa non è assistita da un difensore. Stesse garanzie nel caso di accertamenti su una persona non indagata né
imputata, ma rafforzate in tal caso dall'obbligo del giudice di specificare nell'ordinanza le ragioni per le quali
l'accertamento del fatto non può essere svolto diversamente. L'intento di preservare la libertà e la riservatezza
della persona è alla base anche del ruolo assegnato al gip, al quale toccherà decidere sulla richiesta del pm di
procedere ai test quando questi si rendano necessari nella fase delle indagini preliminari. Sempre il gip, entro 72
ore dalla richiesta, dovrà convalidare o meno il decreto con il quale, nei casi urgenti di irreparabile pregiudizio
alle indagini, il pm abbia proceduto all'effettuazione coattiva degli accertamenti.
Altra novità riguarda i minori e le altre persone incapaci, che potranno essere sottoposti al prelievo con il
consenso dei genitori o dei tutori. Il ddl impone, infine, che all'esito della perizia il giudice ordini al perito o
consulente che ha effettuato l'analisi l'immediata distruzione del campione prelevato, salvo che la conservazione
non sia assolutamente indispensabile. In ogni caso, dopo l'eventuale archiviazione del procedimento, o dopo una
sentenza definitiva, la cancelleria dovrà procedere alla distruzione dei campioni biologici. Questa disposizione è
stata introdotta a seguito di un acceso dibattito parlamentare sulla necessità o meno di conservare il Dna in
apposite banche dati e in quali strutture, terminato con lo stralcio delle relative norme. Il tema, particolarmente
scottante viste anche le implicazioni relative alla privacy, è ora all'esame del governo, che sta predisponendo un
disegno di legge ad hoc. «Il ddl prevede l'istituzione di un laboratorio centrale per la raccolta, l'analisi e la
conservazione dei campioni di che avrà sede presso il ministero della giustizia, e l'istituzione di una banca dati
dei profili genetici analizzati che sarà tenuta dal ministero degli interni e servirà per le investigazioni ai fini di
identificazione degli autori di reati», ha spiegato il guardasigilli, Clemente Mastella.
Il governo sta lavorando tenendo in conto da un lato l'orientamento espresso a settembre dal garante per la
privacy, secondo cui le banche devono «avere solo finalità di identificazione delle persone, e dunque non
contenere campioni biologici, ma profili (sequenze alfanumeriche)»; e dall'altro l'esigenza di adeguare l'Italia alla
linea degli altri paesi Ue, molti dei quali già utilizzano le banche del Dna nella lotta al crimine e nella
cooperazione giudiziaria con gli altri stati.
16
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Alla camera viene presentato oggi un pdl, a firma Ceccuzzi, che va incontro alle richieste delle pmi
Studi di settore verso l'adeguamento
Gli indicatori di normalità sperimentali resteranno per il 2008
La prossima Finanziaria potrebbe porre rimedio alle falle degli studi di settore che avevano sollevato le proteste
già prima dell'estate da parte dei contribuenti e dell'ordine dei commercialisti.
Dopo l'intervento legislativo del 3 agosto scorso che ha modificato per il 2006 l'applicazione degli indicatori di
normalità economica, la camera potrebbe a breve intervenire nuovamente sull'istituto in vigore oramai dal 1993.
Viene infatti presentata oggi a Montecitorio una proposta di legge di alcuni parlamentari della maggioranza che
cerca di risolvere il problema delle norme previste dalla legge Finanziaria 2007 per gli anni 2008 e 2009, rimaste
in sospeso dopo la legge di agosto. La proposta odierna passerà al vaglio della commissione finanze nei prossimi
giorni e i firmatari mirano a inserirla nella prossima manovra di bilancio, in modo da essere in vigore già per il
prossimo anno fiscale. Al centro della proposta gli indicatori di normalità economica, divenuti «sperimentali» per
il 2007 a seguito dell'intervento legislativo in extremis di quest'estate, e che rimarrebbero tali, una volta in vigore
le modifiche, anche per il 2008.
«Ci accontenteremmo per il momento che gli indicatori restassero sperimentali almeno per il prossimo anno
fiscale», ha detto Franco Ceccuzzi, primo firmatario del disegno di legge, «vorremmo che gli studi tornassero
alla loro originaria natura statistica per rilevare la produzione di ricchezza in un determinato settore perché non
possono essere una minimum tax».
Nel dicembre 2006 governo e associazioni di categoria avevano siglato un protocollo d'intesa sugli studi di
settore che mirava a migliorare la capacità di intervento di questo strumento in modo da non trasformarli in
strumento di accertamento indiscriminato.
Il testo, dunque, tenta di correre ai ripari visto che le nuove disposizioni hanno abbattuto il numero dei
contribuenti risultati «congrui» con le ultime dichiarazioni, passati cioè dal 70% del 2005 al 50% circa registrato
dagli studi del 2006.
Numeri che hanno sollevato la scorsa estate le proteste dei commercialisti e delle associazioni di categoria
davanti all'elevato numero di aziende non più congrue a causa dei nuovi indicatori.
«Non è possibile che ci sia uno scostamento tale in un periodo così breve, significa che lo strumento ha fallito»,
ha commentato Ceccuzzi, «se si usano 200 modelli le analisi diventano grossolane ed è più difficile risultare
congrui». Il disegno di legge mira inoltre a sancire definitivamente la non retroattività delle norme tributarie
messa in discussione per gli studi di settore dalle regole che consentono l'accertamento anche sugli anni
precedenti (fino al 2005), nel caso il contribuente risulti non congruo. «Si tratta di un principio che deve essere
garantito per non alterare gli equilibri d'azienda», ha proseguito Ceccuzzi.
La proposta, su cui i firmatari contano di trovare una larga maggioranza in aula con i voti di parte
dell'opposizione, vuole anche ribaltare il principio consolidatosi per consuetudine per cui debba essere il
contribuente, una volta partiti gli accertamenti, a dimostrare di non aver evaso e conferendo invece all'Agenzia
delle entrate l'onere delle prove. «Qualora ci fossero degli scostamenti dovrebbe essere l'Agenzia a portare gli
elementi probatori», ha concluso Ceccuzzi, «e non il contribuente a dimostrare perché non ha raggiunto quel
livello». Arturo Gerace
17
Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431
www.oua.it - e-mail: [email protected][email protected]
Scarica

Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani