Fasc-1960-b
[Roma,] l gennaio 1960
MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO1
[AUGURI PER IL NUOVO ANNO]*
Nella Liturgia di oggi dominano tre pensieri:
Il primo pensiero ci viene suggerito dall'ottava del
Santo Natale ed è un pensiero di lode e di ringraziamento
al Padre Celeste che ci ha mandato il Salvatore
perché prendesse su di sé i nostri mali, i nostri
peccati e desse a noi i suoi beni, la sua grazia. Ecco
perché tra gli uomini si è introdotto l'uso cristiano di
scambiarsi gli auguri nelle feste natalizie.
Il secondo pensiero, la Liturgia di oggi, lo rivolge
a Maria perché, è per mezzo suo, che il Padre ci ha
dato Gesù. La Chiesa perciò nell'Oremus della Messa
prega Dio per intercessione di «Colei per cui
meritiamo di ricevere l'Autore della vita».
Il terzo pensiero ci viene dalla festa della
Circoncisione, la quale ricorda anche l'imposizione del
nome, che per volere di Dio, fu dato al Salvatore:
«Vocatum est nomen eius Jesus». Gli fu posto nome Gesù
com'era stato chiamato dall'angelo prima che nel
seno materno fosse concepito (Lc. 2, 21).
E va bene che in questa circostanza noi ci
rivolgiamo con il pensiero a Gesù Maestro che nel
presepio ha inaugurato la sua grande scuola, scuola che è
superiore a qualsiasi Università terrena, scuola alla
quale devono accedere tutti gli uomini. Ma in questa
scuola si è accetti soltanto se si è accompagnati e
raccomandati da Maria.
Un quarto pensiero poi ci è suggerito dalla
particolare circostanza del 1° dell'anno. Dobbiamo
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Quartino, senza alcuna indicazione della data di stampa, ma la stampa deve essere stata immediata.
esprimere a Dio tutta la nostra profonda riconoscenza per
averci fatto pervenire a questo nuovo anno. Quanti
hanno come noi iniziato il 1959 e sono già passati
all'eternità!...
Perché il Signore ci concede un altro anno?
La risposta la troviamo nel catechismo: per
conoscere, amare, servire Dio e per poterlo poi godere
in Paradiso.
Sono tre i fini per cui siamo sulla terra.
Non sappiamo se questo nuovo anno, che per
misericordia di Dio incominciamo, lo potremo anche
finire, sappiamo però che tutto il tempo che ci è
concesso ci è dato unicamente per fare un passo avanti
nella conoscenza, nell'amore e nel servizio di Dio. E'
questo il fine di ogni anno, di ogni mese, di ogni giorno,
di ogni ora. Il Signore che ci domanderà conto
di ogni minuto, tanto più esigerà il resoconto dei
mesi e degli anni!
1° - Ognuno perciò, faccia specialmente quest'anno
lo sforzo di conoscere meglio il Signore mediante
lo studio diligente del Catechismo, mediante le letture
spirituali e le meditazioni ben fatte, le prediche e le
istruzioni riflettute ecc. Conoscere Dio, conoscere
quello che è sua volontà, conoscere ciò che dobbiamo
fare per piacergli e per meritare il Paradiso.
Quanta gioia ci procurerà in punto di morte lo
sforzo fatto ogni giorno, ogni anno della vita per
conoscere sempre meglio il Signore!
2° - Non basta però conoscere! E' necessario
amare! Amare Dio significa orientare sempre più verso
di Lui la nostra vita per iniziare già qui sulla terra
quell'unione che si perpetuerà in cielo.
Oh! allontaniamo dal nostro cuore i desideri
inutili, l'amore alle vanità, alle soddisfazioni terrene. Non
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cerchiamo più quello che piace a noi ma quello che
piace a Dio! Il nostro cuore palpiti solo per Dio! E
le cose tutte siano amate solo in Dio, come dice San
Francesco di Sales: «Amate le persone care nel
Signore, nelle braccia di Gesù!».
Orientare quindi il cuore verso Dio, non in generale,
ma in particolare. Fare delle buone confessioni
che ci distacchino dal peccato e ci riportino a vivere
sempre più nell'amore e nell'unione con Dio.
Fare delle Comunioni fervorose, delle Visite
intime perché tutto il nostro essere si stabilisca in Dio.
Egli ci ama! Parliamo a Lui con confidenza;
offriamogli spesso il cuore; e quest'oggi rinnoviamo
solennemente i voti battesimali e i voti religiosi. Questa
rinnovazione va fatta sovente nell'anno ma in modo
particolare va fatta oggi, particolarmente dopo la
Comunione col proposito di orientare tutta la vita verso
il cielo. E si orienta la vita verso il cielo con la
conoscenza, l'osservanza, la penetrazione della Liturgia;
col fare nostra la preghiera della Chiesa. Ma che non
sia una preghiera fatta soltanto a fior di labbra, ma
una preghiera fatta col cuore e con la vita. Belle
cerimonie, bei canti!
3° - Il terzo fine per cui Dio ci concede un nuovo
anno è la fedeltà nel suo servizio. Servire Dio più
fedelmente! Ciò significa compiere il suo volere non
soltanto nelle grandi ma anche nelle minime disposizioni,
nel compimento dei doveri della giornata: studio
ben fatto, scuola seguita bene, apostolato compiuto
con entusiasmo, disciplina quotidiana osservata con
amore; osservanza delle Costituzioni, dei comandamenti,
particolarmente di alcuni comandamenti che
ci riguardano più da vicino.
La fedeltà al servizio di Dio importa inoltre
l'accettazione di tutti gli indirizzi che vengono dati,
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l'accettazione dei consigli che si ricevono in confessione e
la corrispondenza a tutte le grazie particolari che il
Signore concede all'anima.
Si arriverà poi alla conclusione della vita! Si
arriverà al Paradiso! Mirare lassù! Tutto passa! Solo
il Signore è immortale mentre gli uomini mutano
continuamente sulla terra! Dio ci invita continuamente
al cielo.
Mettiamo in ogni azione le intenzioni di Gesù, le
intenzioni per cui Egli si immola sugli altari! Non ce
ne possono essere delle migliori.
Sia quella di oggi una giornata di ringraziamento:
ringraziare il Padre che ci ha dato il Figlio suo;
ringraziare Maria che ci ha dato il Redentore!
ringraziare il Maestro Divino che è venuto a tracciarci
la via.
Incominciare santamente la novena a Gesù Maestro
e proporre di acquistare una conoscenza maggiore
di Dio, un amore più intenso a Lui, una fedeltà più
diligente nel suo servizio. Allora i giorni saranno
pieni di meriti e l'anno, quando giungeremo al termine,
costituirà per noi una grande consolazione.
Alla fine della vita il nostro incontro con Gesù
sarà un incontro felice: Vieni servo buono e fedele,
perché mi hai conosciuto sempre meglio, perché mi
hai amato sempre di più, perché mi hai servito
sempre più fedelmente!
La Messa sia seguita da tutti con questi sentimenti:
offrire il Sangue benedetto di Gesù per intercessione
e le preghiere di Maria; per l'intercessione e le
preghiere di S. Paolo.
Molto raccolto sia il 1° giorno dell'anno che deve
essere il modello di tutti gli altri giorni di questo
nuovo anno che vi auguro lieto e santo.
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CONVEGNO CATECHISTICO PAOLINO2
Ariccia 7 - 10 gennaio 1960
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Tre meditazioni tenute ad Ariccia al primo Convegno catechistico delle Figlie di San Paolo. I titoli
sono: Come seguire Gesù Maestro (4-6), Seguire Maria discepola e maestra (pp. 32-37), Il nostro spirito
e il nostro apostolato (73-76). C’è la registrazione.
PRIMO GIORNO
Prima Meditazione del Primo Maestro
COME SEGUIRE GESU' MAESTRO
E' stata ben scelta la data di questo Convegno: siamo, infatti,
nella Novena a Gesù Maestro.
Trattare l'argomento catechistico ha un'importanza somma,
perché l'attività catechistica costituisce la parte fondamentale
dell'apostolato paolino. La Chiesa ci è maestra in questo: Essa dà il
catechismo ai piccoli, ai giovani, agli adulti e agli anziani. Sempre il
catechismo, perché è fondamentale! Il resto è di approfondimento.
Cominciamo stamattina a trattare l'argomento che mediteremo
anche nei giorni seguenti: come seguire Gesù Maestro Via, Verità
e Vita. Come seguirlo nella nostra pietà, nella formazione religiosa
paolina, nell'apostolato.
Il nostro metodo non è il «nostro» soltanto, perché non è un
metodo riservato, ma è il Metodo, quello che Nostro Signore ha
insegnato con la sua vita stessa. Noi abbiamo da portare tutto l'uomo
a Dio. Non possiamo farlo cristiano soltanto nella mente, o cristiano
solo nei sentimenti, o cristiano soltanto nella preghiera o nelle
opere. E' necessario che l'uomo viva Gesù Cristo con tutto il suo
essere e in tutto il suo essere, giacché Cristo è l'unica Via per
andare al Padre.
Dobbiamo fare cristiano tutto l'uomo! Non possiamo far crescere
soltanto un membro, per es. una mano; bisogna che l'uomo cresca
proporzionatamente: nelle braccia, nelle gambe, nel cuore, nei
polmoni, ecc. Diversamente andrebbe soggetto ad una morte prematura,
anche repentina.
Vi sono persone che hanno una pietà non giusta perché non
illuminata. Fanno consistere il loro cristianesimo in pratiche di
pietà che tante volte non sono le fondamentali.
Gesù si è fatto per gli uomini il Messo, il Mediatore presso Dio
e si è presentato come Via, Verità e Vita. Onorarlo quindi come il
nostro modello, come la strada obbligatoria per arrivare a Dio; e
nello stesso tempo vivere la sua dottrina per pensare come Lui.
Non si deve disgiungere la meditazione dal pensiero abituale
della giornata. La meditazione accende il lume, ma questo lume deve
poi guidarci nella giornata.
In sostanza abbiamo da portare tutto l'uomo a Dio e assorbire
in noi la vita di Cristo in quanto è Via, Verità e Vita.
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Viverlo! Dobbiamo essere innestati in Lui. Prima eravamo piante
selvatiche, ma poi è avvenuto l'innesto nel Battesimo e questo
innesto si è poi sempre vivificato nella S. Comunione e nella Messa.
L'innesto opera nella pianta in cui viene messo, al punto che i frutti
che essa produce hanno il colore, il sapore, la qualità comunicata
dall'innesto. Dopo l'innesto ognuno di noi è trasformato in «alter
Christus». Il cristiano vero è un altro Cristo.
La religione è insieme dogma, morale e culto, ma non teoricamente
soltanto e in modo frazionario. I tre aspetti sono fusi perché
l'uomo è unico; non è fatto a... scompartimenti! In lui tutte le
facoltà sono interferenti e tutte poste al servizio di Dio.
Sfuggire a questa dottrina è sottrarci al fine per cui siamo
sulla terra che è appunto quello di conoscere, amare, servire Dio per
poi goderlo. Questo è il fine ultimo di ogni uomo.
Il metodo paolino è il Metodo Unico.
Abbiamo poi da considerare come il modo di pensare, di operare
e di vivere la vita paolina è per noi obbligatorio anche in forza
delle Costituzioni. Nelle Costituzioni si dice, infatti, che tutta la
pietà deve essere informata a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; così la
vita stessa religiosa; così lo studio; così l'apostolato, ecc. Questo è
lo spirito della Congregazione! Questo è lo spirito paolino.
Noi, nella vita paolina, dobbiamo soltanto (e non è poco)
realizzare la vita di Gesù Cristo nel modo più perfetto possibile. Non
abbiamo delle specialità, ma dobbiamo soltanto vivere e far vivere
Gesù Cristo così com'è: Via, Verità e Vita!
Qualche volta Gesù Maestro potrebbe rivolgere ad alcune
persone il rimprovero fatto a Tommaso e agli Apostoli: «Da tanto
tempo sono con voi e ancora non mi conoscete!». Da tanto tempo sei
paolina e non mi conosci ancora! Una vera istituzione religiosa è
tanto più perfetta quanto porta a vivere al massimo Gesù Cristo!
E tutto l'apostolato nostro non ha che lo scopo di far vivere più
profondamente la vita cristiana.
Il Papa Pio XI aveva scritto nell'Enciclica «Illius Divini Magistri»:
«Dopo che il Padre celeste ha inviato sulla terra per la nostra
salvezza il Figlio suo che è Via, Verità e Vita non ci rimane
che da seguire questo modello».
Ogni frazionamento di metodo, ogni frazionamento delle potenze
dell'uomo, porta allo sbandamento.
Voi paoline, che avete avuto la grazia di essere state formate
così integralmente, non lasciatevi sbandare, non lasciatevi derubare
della parte migliore. Tutto ciò che contribuisce a formare il cristiano
e il religioso è buono; ma quello che avete ricevuto in Congregazione
è buonissimo. Tuttavia vi sono e vi saranno sempre tentazioni
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contro lo spirito religioso; il diavolo è nemico di tutti i cristiani,
ma specialmente dei religiosi.
Per poter meglio comprendere e meglio vivere la dottrina di
Gesù Maestro Via, Verità e Vita rivolgiamoci a Maria.
La devozione a Maria, Discepola e Maestra, ci aiuterà a
penetrare la devozione al Maestro Divino, ce la farà intendere nel vero
senso.
La nostra vita spirituale ci viene da Lei, che è la Madre del
Salvatore Gesù, il quale ha conquistato la grazia. Lei ne fu ripiena.
Maria ci è Maestra con la saggezza dei suoi consigli, con i suoi
esempi di virtù. Rivolgersi spesso a Maria sia per quello che noi
dobbiamo apprendere e sia per quello che noi dobbiamo dare come
«Maestri».
Il titolo di «maestra» alle Figlie di San Paolo è stato dato,
non perché ci sia in voi una grande istruzione, ma perché, unite
alla Chiesa, dando il catechismo, dando il Vangelo, diventiate
Maestre. Se voi non apprezzaste questo, non apprezzereste la vostra
vocazione. E per vivere la vostra vocazione bisogna che vi inseriate
nella Chiesa e attraverso la Chiesa, in Gesù Cristo. Allora la vostra
vocazione diventa nobile. Ma se vi allontanate dalla linea tracciata,
rischiate di diventare commercianti. Gesù Cristo faceva il falegname
(e ce ne sono tanti anche oggi di falegnami!) ma faceva prima di
tutto il Redentore. E tanto redimeva il mondo quando piallava
come quando era sulla croce! Bisogna rendere il lavoro apostolico,
redentivo. E così mantenersi nel vero spirito, non degradarsi! Vi
sono alle volte tentazioni di voler fare il meglio, ma per volere fare
il meglio si perde l'essenziale.
Dovrei fare ora le applicazioni cominciando dalla pietà; per ora
vi invito a leggere le «introduzioni» alle diverse pratiche di pietà
come ci sono sul libro delle preghiere: come fare la meditazione,
come ascoltare la Messa, come fare la Comunione, come fare
l'adorazione ecc. Vi sono confessioni che non costruiscono mai, perché
ci si ferma alle mancanze esteriori le quali hanno la radice nei
pensieri!
Sanare la radice! Le azioni non sono che i frutti di essa.
E' necessaria molta preghiera per lavorare in profondità su noi
stessi. Per progredire ci vogliono sempre due cose: la grazia del
Signore e lo sforzo personale. Veri esami di coscienza! Vere
confessioni! Vere Messe! Vere adorazioni!
Che tutto quello che apprendete in questi giorni dallo Spirito
Santo e dai buoni oratori che avete invitato non serva solo
all'apostolato, ma serva prima di tutto alla vostra vita.
Solo se si vive, quello che si dice o si scrive avrà influenza
sugli altri.
Abbiate molte grazie in questi giorni! Non pensate però solo
a dare, ma a prendere. Maria prima fu discepola, dopo fu Maestra!
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SECONDO GIORNO
Seconda Meditazione del Primo Maestro
SEGUIRE MARIA DISCEPOLA E MAESTRA
«Che cos'è la vita religiosa?» avevo domandato una volta da
ragazzo al confessore ordinario che avevamo. Mi rispose: «Vivere da
cristiani e meglio il cristianesimo». E cioè una fede più profonda, un
amore più fervente e una imitazione, una sequela di Gesù, più completa.
Essere cristiani significa conoscere Gesù, amare Gesù, imitare
Gesù. Il religioso vuole conoscerlo più perfettamente, amarlo più
perfettamente e seguirlo, imitarlo, più perfettamente fino a imitare la sua
povertà, castità e obbedienza.
Un Corso di Esercizi o un Ritiro mensile, o un altro qualsiasi
ritiro, come questo, tende qui: conoscere meglio Gesù, amarlo di più,
seguirlo più perfettamente. «Se vuoi essere perfetto, vieni, lasciando tutto,
e seguimi».
L'apostolato nostro è per fare dei cristiani che conoscano, amino e
seguano Gesù. Perfetti cristiani nel loro genere, nella loro qualità. E se
abbiamo da fare dei religiosi, delle religiose, insegnare a conoscere,
amare e servire meglio Gesù, cioè a imitarlo meglio. E se noi vogliamo
essere maestri di cristianesimo, della vita cristiana, dobbiamo far conoscere
Gesù, fino a un certo punto, se si tratta di cristiani, o meglio se si
tratta di persone che tendono alla vita religiosa. E farlo amare di più
e farlo imitare meglio.
A volte si danno troppe cose accidentali e meno l'essenziale. Dare la
essenza del cristianesimo, perché la vita paolina ha il suo scopo di
santificazione che è questo: far conoscere più perfettamente Gesù. E nello
stesso tempo dare Gesù alle anime com'è, coi mezzi moderni. Lo spirito
è lì. Possiamo adoperare tutti i mezzi moderni, ma lo spirito è nel
far conoscere, amare, seguire Gesù. E' nel periodico Via, Verità e Vita.
Nei catechismi dare Gesù Via, Verità e Vita. Nella produzione delle
edizioni dare Gesù Via, Verità e Vita. Nella formazione delle Aspiranti
dare Gesù Via, Verità e Vita.
Il cristianesimo vissuto secondo lo spirito di Paolo, sotto la
protezione di Maria, guidati da Maria, poiché «Conceptus est de Spiritu Sancto,
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natus ex Maria Virgine, et homo factus est». Il cristiano, il religioso, la
religiosa, dallo Spirito Santo, ex Maria Virgine, cristiano e religioso
factus est.
Abbiamo da intendere bene Maria, la Maestra che ci conduce al
Maestro. Maria in qualità di discepola e di maestra.
Il disegno di Dio è che andiamo a Lui per mezzo di Maria. Il
Padre celeste ci ha dato il Figlio suo per mezzo di Maria, la Quale era
stata discepola dell'Antico Testamento e mise il suo impegno poi a
imparare il Nuovo Testamento da Gesù nella sua vita privata, pubblica, e
nella predicazione, dagli apostoli, dopo la venuta dello Spirito Santo.
Ecco, se avete da fare un passo in questo ritiro, sta in questo: se voi
imparate a conoscere, seguire, amare di più Gesù e lo volete dare
completamente, bisogna darlo come egli è: Via, Verità e Vita.
Diversamente potrete imparare tante cose; come uno potrebbe
imparare a comporre, stampare, brossurare, legare, vendere dei libri e fare
degli abbonamenti, ma è lo spirito che dobbiamo dare e lo spirito sta lì.
Se non imparate questo, il presente ritiro varrebbe proprio poco, sebbene
impariate della tecnica, impariate delle cose esterne. Bisogna che ci sia
l'anima, lo spirito.
Allora avete da considerarvi come Maria. Comprendere il disegno di
Dio. Maria lo compì perfettamente perché era docile, perché era umile:
«Ecce ancilla Domini».
Altrimenti noi impariamo da tanti, sappiamo parlare, sappiamo
anche insegnare la strada agli altri e non facciamo noi la strada. I
sacerdoti hanno indicato a Erode dove doveva nascere il Bambino Gesù, ma
non si sono mossi a cercarlo. Non andiamo solamente a insegnare la
strada agli altri; prima farla, e poi dire agli altri: venite e seguitemi.
Maria ebbe questa missione. Quando i pastori andarono a Betlemme
trovarono Gesù nelle braccia di Maria. Quando i magi arrivarono a
Betlemme trovarono Gesù in braccio a Maria. Maria lo mostrò e lo presentò
poi al Tempio dove Simeone e Anna lo riconobbero.
Come conobbero i primi discepoli Gesù? Lo conobbero come il
Messia. Non soltanto come un uomo buono, ma come il Messia, come
Colui che era il mandato da Dio per redimere l'uomo.
Maria in ogni tempo ci fa conoscere Gesù come comporta il tempo,
la situazione, le occasioni. Per far conoscere Gesù il miracolo del
cambiamento dell'acqua in vino: «Et cognoverunt Eum discipuli Ejus». Lo
conobbero come taumaturgo, come Messia e lo seguirono.
Ma gli Apostoli dopo che erano stati alla scuola di Gesù per tre
anni ne avevano capito poco, anche se lo seguivano.
Tante volte si segue una strada, ma la si capisce poco. Questo
avviene anche fra di noi.
Quando gli apostoli accompagnarono Gesù per l'ascensione al cielo,
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ed era l'ultima mattina che lo vedevano, gli chiesero: «Lo costituisci
adesso il regno d'Israele?». Pensavano che ormai Egli si mostrasse Re
e loro fossero i ministri di un regno temporale, come sarebbe un governo
ai nostri tempi.
Avevano capito niente, ma Maria si prese cura di loro, li raccolse
nel cenacolo e li fece pregare affinché venisse lo Spirito Santo a
illuminarli e far loro capire chi era Gesù: il Salvatore, il re delle anime, il
capo di quel regno che un giorno Egli presenterà al Padre, quando sarà
compiuto il numero degli eletti.
Pregarono con la guida di Maria, ed ecco che discese lo Spirito
Santo, restarono illuminati, capirono chi era Gesù e conobbero la natura del
nuovo regno, che è la Chiesa.
E allora conoscendo chi era Gesù Cristo e la missione loro affidata,
Pietro fece quella magnifica predica. E mentre prima aveva tanta paura
da arrivare a dire «Io non conosco quell'uomo» dopo non solo mostrò
di conoscerlo, ma lo predicò Figlio di Dio, Incarnato, risorto da morte,
e rinfacciò ai farisei il delitto che avevano commesso, uccidendo Gesù.
Maria poi ci mostrerà Gesù in paradiso.
A una lettera di una persona molto afflitta, risposi una volta di
pensare alle parole: «mostraci dopo questo esilio Gesù, frutto benedetto del
tuo seno». Quella persona mi rispose: «Vorrei che me lo mostrasse un
poco anche sulla terra». Va bene! Allora, conosci la Eucaristia e il
Vangelo. Conosci la missione di Gesù e il cristianesimo nella sua essenza.
Chi è che fa bene l'apostolato? Colui che dà il cristianesimo nella
sua essenza. Questo lo dimostra assai bene il libro: «Il sillabario del
cristianesimo». Il catechismo è fatto così e il modo di darlo non è né
dell'uno né dell'altro, è quello di Gesù il quale ha sempre associato il dogma,
la morale, il culto. E le sue ultime insistenze furono sul culto, non solo
perché morì sulla croce, e quindi il suo sacrificio fu l'essenza della
Redenzione, ma anche perché andando al Getsemani si preoccupò di esortare
gli apostoli alla preghiera, di invitarli a pregare: «vegliate e pregate».
Ci vuole sempre la preghiera; perché è inutile che noi diciamo: questo
è il dogma, questa è la morale del cristianesimo, se non c'è la grazia per
viverlo, per credere e per amare il Signore.
La suora si faccia un'altra Maria: mostrare Gesù sempre nel senso
considerato ieri: Gesù è Via, Verità e Vita.
In questa visione viene lo spirito giusto nella formazione delle
aspiranti, il catechismo ben fatto. Se non è ben fatto il catechismo, può
esser esercizio di memoria, di recitazione, ma sarà incompleto. Il Concorso
Veritas è completo quando c'è tutto: Via, Verità e Vita. La vita
dell'uomo è completa quando è vita intellettuale, vita di retto sentimento e
vita buona, morigerata, santa.
Prendere questa strada: prima la discepola Maria, poi la maestra
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Maria, la quale sarà maestra anche quando non parla, quando, per esempio,
presenta Gesù nel presepio. I gradi del suo magistero sono prima a
Betlemme, poi al tempio, quindi alle nozze di Cana, nel Cenacolo, e in
cielo: «mostraci dopo questo esilio Gesù».
Se noi passiamo per Maria, comprendiamo il cristianesimo, i disegni
di Dio e la vostra missione essenziale. Se non fosse così dovremmo
disfar le case e portar via mattone per mattone. Non saremmo vere
apostole paoline.
Ora qualche applicazione.
La meditazione è ordinata a conoscere, amare e servire di più Gesù.
Per segnare (dividere le parti) potreste anche fare in questo modo:
la meditazione è di 30 minuti: 10 minuti per la mente e poi, come nella
visita, si può fare un canto e una preghiera a fine del primo punto.
Dopo, altri 10 minuti in cui ci impegniamo per conoscere se noi veramente
serviamo Gesù, se lo seguiamo nella via più perfetta: si può dire un'Ave
Maria che ci intrometta nella terza parte: amare Gesù. Preghiera.
Per la Visita al SS. Sacramento mi pare che la facciate meglio,
dividete bene le parti. Prima la parte che riguarda la santificazione della
mente: Io sono la Verità. Poi si passa alla santificazione della vita: Io
sono la Via. Quindi si passa all'unione con Dio: Io sono la Vita. Non
è più solo l'esteriore, ma c'è l'intimità con Dio di tutto il nostro cuore.
Tendere soltanto a Dio. Dio fine, la sua gloria, la nostra eterna
felicità. Vi amo sopra ogni cosa, Bene infinito e nostra eterna felicità.
La Messa ugualmente. Si dà molta importanza alla parte riguardante
la tecnica esteriore. Si sono esaminati i vari punti storici. Bisogna dire
che il giansenismo non è del tutto finito. Vi sono proprio delle cose che
non ci portano ancora all'essenza del cristianesimo e all'essenza della
vita religiosa, che è il cristianesimo vissuto perfettamente.
Vi sono esteriorità.
Voi avete una ricchezza in Gesù Maestro Via, Verità e Vita che è
insostituibile. E' la vostra particolarità. E' il vostro carattere.
Che uso si deve fare delle cose che si sentono qua e là, dal
conferenziere tale, tal'altro? Noi stiamo sul binario, se si è bene inteso il
Maestro divino e l'ufficio della Maestra celeste che ci immette nel Maestro
divino, in maniera di viverlo completamente, totalmente.
Noi dobbiamo avere le rotaie ben segnate. Poi tutte le altre cose
esterne non si devono accettare quali vengono esposte nella loro
- diciamo - completezza. Noi da ogni cosa dobbiamo imparare ciò che ci fa
meglio vivere e dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
Le altre cose sono per istruzione. Tutte le cose sono belle e buone
quando ci portano lì.
Bisogna dire che c'è la tendenza e la tentazione a cercare il pane e
la minestra del vicino. C'è molto, alle volte fino a tal punto che si
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allontana il treno dalle rotaie. Allora seguono i disastri. Se la suora è così
fedele al suo spirito sarà sempre contenta. Ma se non è così, non sarà
felice perché non è totalmente di Dio. Dio è la felicità nostra e la
beatitudine in cielo e in terra, per quanto è possibile sulla terra. Se c'è
questo sentiamo la beatitudine, la gioia, la soddisfazione della vita paolina.
Diversamente no. Una delle più belle consolazioni quando si legge una
lettera e si sente una protesta è sempre questa: come sono felice della
mia vocazione! Qual'è la cagione? Si è seguito Gesù Via, Verità e Vita
e cioè si è presa tutta l'istruzione, tutto l'indirizzo nella parte dello
spirito, tutto l'indirizzo della vita religiosa che poi si deve manifestare sia
nella condotta interna dell'Istituto, sia nell'attività dell'apostolato.
Stimare tutti gli istituti, ma il vostro amarlo più di tutti, perché è il
dono di Dio, perché è la vostra ricchezza e sarà la vostra felicità e
beatitudine sulla terra e in paradiso.
Così bisogna che sia fatta la scuola. Si dice profondità e non si
arriverà mai alla profondità completa, ma che non s'impianti solo su un
bastone. Ne occorrono tre! Allora su tre pali, uniti assieme, si impianta
il pilastro e lì si innalza la vita e l'apostolato paolino.
C'è da riformare parecchio nella scuola. C'è da rivedere un po' il
Catechismo e la redazione. E c'è da rivedere un po' tutta la vita interna.
Prima rivedere il nostro lavoro interiore. Vi sono persone che si
fissano su un punto e nessuna cosa le smuove. E' un grande orgoglio. Non
prendono le cose e vanno a cercare ciò che non troveranno mai e
abbandonano la mensa che ci ha preparato il Figlio di Dio incarnato e a cui
ci invita Maria.
Questo sforzo è sempre stato costante nelle Figlie di San Paolo.
Bisogna che dica che la Prima Maestra, pur nella sua semplicità, è la più
profonda che io conosca tra le Figlie di San Paolo nel conoscere Gesù.
Come Gesù è. La sua fede! E come Gesù è nostro nutrimento: la sua
pietà. E come noi dobbiamo darlo: quella parola: «questo fa del bene;
questo non fa del bene» che la Prima Maestra dice, comprende tutto.
Non c'è nulla di escluso. Vi rappresenta bene Colei che fu Discepola e
Maestra. Quindi seguirla, ma con umiltà. Non fare un ceto: «Noi
siamo le intellettuali». Se foste solo intellettuali o se foste soprattutto
intellettuali bisognerebbe dire che si comincia a diffidare. Bisogna essere
profonde nella conoscenza, nell'amore, nell'osservanza religiosa e
nell'apostolato pratico. Che cosa facciamo con tanta carta, se poi diamo della
panna montata? I milioni se ne vanno giù per il Tevere portati al mare,
e ne segue l'esaurimento delle forze. Voi siete nate per essere perfette
cristiane, perfette religiose e perfette apostole.
Come ci ha prese il Signore.
Con questo non vorrei che nessuna credesse che ci fosse qui un
rimprovero. C'è un'esortazione di uno che ama la Congregazione vostra e che
desidera che sia tenuta sopra le sue rotaie perché possa correre.
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Domandare perdono e cercare di riparare e soprattutto ringraziare
degli immensi beni che il Signore vi ha dato e che voi avete accettato. La
professione si accetta nello spirito, non nelle macchine che stampano, penne
che scrivono, ecc. Sta là, in quegli articoli Via, Verità e Vita. Allora si è
veramente paoline. Voi volete esserlo e avete sempre studiato di esserlo, e
lo domandiamo per intercessione di Maria che avvenga e si faccia sempre
meglio.
Io sono contento della vostra Congregazione. Ma bisogna che noi non
scartiamo dalle rotaie.
Si potrebbe obiettare: e, ma questo dice così, quello cosà... Nei
primissimi tempi che il Maestro Giaccardo era a Roma, una volta mi scrisse:
«Non c'è veste violacea, e non c'è veste rossa, e non c'è veste nera che
tenga. Noi siamo paolini e dobbiamo tenere la nostra strada».
Raccogliere tutto il buono che viene a destra e a sinistra, ma per
camminare meglio, senza lasciarci deviare.
Guardate che la Congregazione è bella! E' tutta una ricchezza come
è composta; è tutto un dono di Dio. Riconoscenza e amore sempre più
vivo a Gesù che l'ha voluta, a Maria che l'ha introdotta gradatamente in
questa vita religiosa paolina.
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TERZO GIORNO
Terza Meditazione del Primo Maestro
IL NOSTRO SPIRITO E IL NOSTRO APOSTOLATO
Avete scelto una data molto felice per il vostro Convegno, perché
quest'oggi tutti i nostri Sacerdoti celebrano la Messa ad onore di
Gesù Maestro, il principale Catechista, il catechista Uomo-Dio.
Il messaggio della messa di Gesù Maestro ispira e dà la sostanza,
il contenuto del Catechismo senza, diciamo, aver avuto un fine
particolare. La messa di Gesù Maestro è stata fissata, per autorità, alla
domenica seguente l'Epifania. Il movimento della nostra devozione
verso Gesù Maestro era cominciato proprio in questo tempo, al
principio di gennaio anzi. E quindi resta anche un ringraziamento da
farsi al Signore che ha voluto indirizzare l'Istituto verso il suo spirito.
Ora avete già fatto i vostri propositi e avete ricevuto istruzioni
e vi siete anche date istruzioni vicendevoli, sia per la parte
teorica come per la parte pratica. Comunque si faccia, il Catechismo
deve sempre avere lo stesso contenuto. Se avete avuto in mano i
progetti del nuovo Catechismo, che vorrebbero proporre, vi sarete
accorte che due sono i progetti preparati.
Uno segue il catechismo di Pio X, per il suo valore intrinseco
e perché Pio X è un santo, e i santi hanno sempre qualcosa di
originale da dire, comprendono sempre meglio le anime, i bisogni, le
mentalità. Pio X poi aveva fatto tutta la trafila pastorale e aveva
quindi avuto un'esperienza speciale. Quindi il primo progetto è di
conservare il Catechismo di Pio X, aggiungendovi quelle domande
che allora non erano necessarie e che oggi invece sono richieste.
Allora, ad esempio, non si trattava del cinema, non si trattava della
radio e della televisione. Quindi non si trattava neppure dei problemi
che si riferiscono a queste nuove tecniche. D'altra parte oggi
vi sono peccati nuovi e la dottrina stessa della Chiesa è stata
predicata meglio, quindi un aggiornamento del catechismo è molto
opportuno e questa è una ispirazione che ha guidato i compilatori
nell'aggiornare il catechismo di Pio X.
Il secondo progetto raddoppia le domande del catechismo
comune: se il primo ha 540-550 domande, il secondo ne ha 1050-1100.
Supera in sostanza, le mille domande. Le risposte sono in generale più
73*
lunghe. D'altra parte ha pure dei meriti. Il primo è questo: ha
1'introduzione. A San Paolo avevamo una introduzione al catechismo
«Introduzione allo studio della Dottrina Cristiana», l'avete tradotto
anche in America (Stati Uniti). Perché oggi non si può più
cominciare a dire: «Chi ci ha creati?». «Ci ha creato Dio». Subito vien
domandato: Ma c'è questo Dio? e per qual fine ci ha creati? Il
materialismo ha invaso un po' tutto lo spirito attuale; alcuni sono
diventati materialisti fino in fondo e allora bisogna pensare alla
spiritualità dell'anima. L'uomo ha un'anima spirituale.
Diciamo quali sono i misteri principali della fede, ma bisogna
prima provare l'autorità della Chiesa perché viene domandato: «E
chi me lo dice che vi è un Dio in tre Persone»? Quindi noi dobbiamo
provare che la Chiesa è stabilita Maestra dell'umanità, dobbiamo
provare che la Chiesa è governata dal Romano Pontefice, che
la Chiesa è infallibile e che questa infallibilità è nel Papa medesimo,
infatti, quando Egli parla ex Cathedra ha la stessa infallibilità che
ha la Chiesa raccolta in concilio, che hanno i Vescovi uniti al Papa.
Dunque bisogna che ci sia una introduzione e l'introduzione
corrisponderebbe al primo volume della teologia, alla Fondamentale,
all'Apologetica. Ci vuole una piccola fondamentale ridotta a Catechismo
e quindi l'abbiamo composta e pubblicata ed è utile che venga
presa, spiegata, altrimenti dopo non credono a niente perché sono
imbevuti degli errori che van serpeggiando ai giorni nostri. Il secolo
attuale ha tanto di buono, ma ha anche i suoi mali e gravi, tra
cui l'ignoranza religiosa, la diffusione del Comunismo ateo. E questo
spirito è entrato un po' ovunque. Perciò già i giovanetti si domandano:
«E perché questo? chi me lo dice questo?» allora bisogna
dare una introduzione al catechismo.
Poi, siccome c'è bisogno di preparare meglio le persone, abbiamo
fatto anche il catechismo sociale, la sociologia, il catechismo
vocazionario e il Catechismo Mariano, di cui per ora è uscito solo il
primo volume. E' nello spirito cristiano che noi dobbiamo passare
per Maria. Mi pare di averlo anche già ricordato, che bisogna capire
i disegni di Dio. E come Dio ha voluto che la Redenzione si compisse
per Maria, così Dio vuole che essa si applichi per Maria. Quindi
il Catechismo Mariano ha la sua importanza e se anche non lo si può
far studiare tutto, chi fa il Catechismo deve tenerlo presente.
Maria ha l'ufficio di applicare i frutti della Redenzione in quanto
Mediatrice della grazia. Se togliamo Maria, noi ci priviamo di un
mezzo importante e necessario, e vogliamo dare le cose a rovescio di
come le ha disposte il Signore. Le catechiste imparino sempre a fare
entrare Maria. Si incominci a portare i bambini a Maria. Voi siete
tutte devote della Madonna. L'avete dimostrato anche nel tempo in
cui Maria Pellegrina ha fatto il giro delle città d'Italia. Portare a
74*
Maria. Come Gesù ha voluto nascere da Maria ed essere educato da
Maria. Vorrei che, non lo dico per comando, ma come una cosa che
mi sta sommamente a cuore e che è importante in sé: si leggesse e
si meditasse bene l'ultimo San Paolo. Voi l'avete riportato sulla
vostra circolare: quello è fondamentale. Manca ancora il quarto
punto; bisognava che non facessimo la circolare troppo lunga e, d'altra
parte, doveva uscire. Sull'entrata del Santuario «Regina Apostolorum»
si è inciso con lettere di bronzo, «Maria Mater, Magistra,
Regina». Vi insegnerà molte cose. Come Maria è la prima religiosa,
così bisogna dire la «Salve Regina» perché Maria ci insegni la
vita religiosa. La vita religiosa come è descritta nelle Costituzioni e
come è nello spirito della Chiesa.
Quanto poi alla lezione del Catechismo, Maestra Lucina ha già
spiegato tutto e voi sapete com'è. Le lezioni devono essere conformi
al pensiero di oggi. E nell'uomo ci sono varie facoltà. Formare tutto
l'uomo. Bisogna che noi formiamo tutto il cristiano e il cristiano
non è solamente corpo né solamente anima. E' persona e bisogna
che facciamo la persona cristiana, cioè tutto il composto umano:
anima e corpo.
Quanto a scrivere, scrivete già così, mi pare almeno per quel che
vedo adesso. Vorrei quasi dirvi una parola di confidenza ed è questa:
siccome tarda tanto a penetrare nelle persone, anche in persone
distinte, questo concetto giusto, esatto; a voi è stata assegnata,
confidata la missione di tenerlo vivo e farlo penetrare. Per questo si è
insistito che uscisse il periodico catechistico e che si intitolasse «Via,
Verità e Vita». Avete anche lì una missione: portare nel mondo,
nel popolo, il concetto che bisogna fare cristiano l'uomo, tutto
l'uomo e portare tutto l'uomo a Dio, passando attraverso Colui che è Via,
Verità e Vita. Non c'è altra strada che questa. Non vi è salvezza
se non in Gesù Cristo aggiunge San Pietro, e non c'è uomo in cui
si possa sperare perché la nostra salute è in Gesù Cristo.
Abbiamo messo quattro Sacerdoti che si dedichino unicamente
allo studio del Divino Maestro. E perché poi possiate godere i frutti
di questo studio, a suo tempo verrà stampato un libro. Sono quattro
Sacerdoti laureati che hanno atteso dalla loro ordinazione fino
ad ora a studi speciali. Stanno nella casa degli scrittori e prestano
servizio religioso alla casa di cura «Regina Apostolorum».
Quanto alla formazione delle Novizie ho la convinzione che
viene data bene in questo senso.
Quanto alla parte della scuola, mi sembra che bisogna fare
presso a poco quello che si è sempre detto e, poiché c'è già lo sforzo,
farlo sempre meglio. Voi non avendo da rendere conto dei vostri
studi ad esterni, potete farlo più facilmente; i nostri devono dare
gli esami fuori e per l'Ordinazione devono dare quattro esami e
75*
bisogna quindi uniformarsi un po' a quel modo vecchio, che non è
ancora del tutto aggiornato. Voi siete più libere. Quindi l'insegnamento
sempre portato alla pratica, sempre insegnare una verità tenendo
conto di come la scrivereste, come la presentereste in una conferenza.
Questo è importante per quello che ho detto: Introduzione allo
studio della Dottrina cristiana. Arrivare fino lì e far fare dei compiti,
degli esercizi presso a poco come facciamo fare alle Pastorelle.
Ogni sera esse devono esporre qualche cosa, una per volta, come se
dovessero fare Catechismo, oppure una conferenzina. E non possono
fare professione se non sono ritenute capaci di compiere la loro
missione che è di aiutare le opere della Parrocchia fra cui il catechismo
è fondamentale. Quindi far fare dei compiti che si riducano alla
pratica. Adesso avete fatto bene a tenere questo convegno. Tuttavia voi
non avete da fare propriamente tutto quello che può essere stato
detto da coloro che fanno solo l'opera catechistica, perché noi lo
facciamo specialmente sotto l'aspetto di stampa, di cinema, di radio, di
televisione. Noi dobbiamo dare il Catechismo non facendolo nelle
classi, ma insegnandolo specialmente con i mezzi moderni. Gli altri
devono darlo con i mezzi tradizionali: la predicazione, il Catechismo
Parrocchiale, nelle scuole. A voi tutta questa istruzione serve per
poter scrivere in ordine a questo e parlare in ordine a questo, non
che dobbiate diventare poi le Catechiste nelle Parrocchie. Questo non
è il vostro ufficio, e neppure dovete andare nelle scuole se non per
eccezione. E tuttavia dovete sapere tutto ciò che riguarda questo campo
perché si scriva e si parli nel modo conveniente. Tanto più dovete
sapere poi se per qualche tempo dovete andare negli Uffici Catechistici
Diocesani. Ciò è molto utile, e da farsi, anche se non è propriamente
del tutto la parte vostra. Adesso è necessario e bisogna dire
che vi mette in una posizione di influire sul movimento catechistico
delle diocesi, il che è cosa importantissima.
Quanto poi alla parte spirituale, bisogna ricordare ciò che è
stampato nel libro delle preghiere come introduzione alle varie pratiche.
L'introduzione generale, da principio, poi c'è l'introduzione che
spiega come fare l'esame di coscienza, la Comunione, la Confessione,
come ascoltare la Messa, come fare la Visita al SS.mo, la Meditazione,
ecc. Vi sono delle cose che fanno proprio per noi e bisogna vivere
quello spirito lì. Allora si dà. Se lo abbiamo e se lo viviamo.
Se una ha proprio l'impegno: voglio amare il Signore con tutta la
mente, tutto il cuore, tutte le forze, dopo viene da sé che anche
parlando di cose che sembrano lontane dall'argomento, sempre lo
riproduce, lo esprime in qualche maniera, lo esprime nella stessa
vita pratica. Allora farà una buona meditazione; una buona Comunione,
ascolterà una buona Messa, preparerà buone Confessioni. Sempre
la formazione completa. Non ho più bisogno di spiegarlo questo,
avendolo già scritto. Bisogna seguirlo.
76*
1.a predica
IL LAVORO SPIRITUALE*3
Il Signore vi ha preparato un bel posto, una
bella casa per gli esercizi spirituali; voi avete
preparato i1 cuore alla sua grazia? Certamente i1
Signore ha disposto tutto quello che vuole darvi in
questi santi giorni di luce, di conforto, di buona
volontà, di grazia, di santità, di letizia. A noi sta
portare le disposizioni buone. Le disposizioni
sono specialmente l'umiltà: sapere che abbiamo
bisogno di tutto; e la fede, la fede nel Signore, il
quale può tutto, e che ha già dato a voi tante
grazie. Oltre la creazione, dal battesimo ad oggi
quante grazie!
Il Signore vi ha scelte per essere interamente
sue. Il giorno della Professione è giorno grande!
L'anima si incontra con Dio per possederlo
tutto e per donarsi tutta a Lui per 1a vita, la
morte e l'eternità, sempre.
Portare quindi le disposizioni di umiltà, di fede.
Ora una prima considerazione sopra il lavoro
principale che avete da disporre in questi giorni:
il lavoro interiore.
Nelle Costituzioni due sono gli articoli
fondamentali. Due articoli che riassumono tutti gli
altri. Gli altri sono applicazioni pratiche.
Il primo articolo riguarda il fine generale
della Congregazione: la gloria di Dio e la
santificazione nostra, mediante l'osservanza dei voti
nella vita comune, cioè uniformando la nostra vita
alla comunità, alle Costituzioni.
Voi nel giorno della Professione prendete e
scegliete la spiritualità. Non c'è più soltanto la
spiritualità cristiana, spiritualità francescana,
1*
3
Trentaduesimo. Contiene quattro prediche tenute ad Ariccia alle novizie in preparazione alla
professione il 18 giugno. I temi sono: Il lavoro spirituale), Le prediche inutili , L'apostolato, La
meditazione. C’è la registrazione.
domenicana, o altra. La spiritualità vostra è quella
descritta nelle Costituzioni. Se si devia da questa si
rinuncia alla santità, e se si segue bene quel che
c'è nelle Costituzioni si assicura la santità.
Che grande cosa il libro delle Costituzioni
bene meditato, tenuto a memoria e considerato
come il vostro direttore spirituale! Quante cose si
cercano in giro e in tanto si hanno nel cassetto!
E più di tutto si devono avere nel cuore: lo
spirito paolino descritto nelle Costituzioni.
Il secondo articolo riguarda l'apostolato; su
questo ci fermeremo dopo.
Il lavoro spirituale in che cosa consiste?
Per le anime che hanno sincera volontà di
farsi sante è semplice il lavoro spirituale, ed è così:
I.o Voglio procurare la gloria di Dio e la mia
santificazione, come dice il I.o articolo delle
Costituzioni.
II.o Questa gloria di Dio e questa santificazione
la procuro con il fare la volontà di Dio. Allora
due conseguenze:
a) -- Accetterò sempre quello che vuole il
Signore, la volontà di Dio con indifferenza, sia
riguardo al posto, all'ufficio... Accetterò tutto:
anche la malattia, anche se sarò tenuta in meno
considerazione.
b) -- Compirò nel miglior modo il volere di
Dio.
Quindi per chi non si vuole creare dei problemi
e non vuole perdere tempo in molte letture varie
e seguire tanti consigli, la santificazione è sempre:
1) gloria di Dio; e santità personale; 2) questa
si ottiene mediante il compimento della
volontà di Dio; 3) due conseguenze: accetterò tutto
quello che vuole Dio; farò il meglio possibile tutto
quello che Iddio vuole da me.
2*
Qui sta il lavoro spirituale. Quindi il grande
principio: io devo glorificare Dio e farmi santa.
Poi dovunque si sia, qualsiasi ufficio si abbia, in
qualunque condizione fisica e spirituale uno si
trovi, qualsiasi prova si riceva e qualunque
difficoltà si presenti: il volere di Dio. Questo vi
assicura la gloria di Dio e la vostra santificazione.
Qui sta il principio, le applicazioni poi sono:
l'accettazione e il compimento della volontà di Dio.
Questo richiede un lavoro spirituale intenso,
il quale si fa mediante l'emendazione e la
purificazione dei difetti e mediante la conquista
delle virtù e dello spirito paolino.
Togliere ciò che è contrario al volere di Dio,
ciò che è male: in primo luogo togliere i1 peccato.
Quindi in questa prima parte degli Esercizi
l'esame di coscienza sopra il peccato, i difetti, le
abitudini non buone, la tiepidezza, la mancanza
di spirito religioso, di pietà. Togliere ciò che
dispiace a Dio, anche nel carattere. Chi ha un
carattere sanguigno, chi collerico, chi più nervoso
e chi più flemmatico. In ogni carattere c'è tanto
del buono e ci sono anche dei pericoli. Togliere
ciò che nel nostro carattere non va bene,
specialmente togliere quello che è contrario alla vita di
comunità, e ciò che è contrario a quello che il
Signore vuole da noi in particolare.
Togliere il male. Questo lavoro si organizza
negli Esercizi, ma si compie poi nell'anno
intiero.
Sempre lavorare per correggersi. Mettere
sempre impegno. In questi giorni ho letto questo
proposito del Canonico Chiesa: «Ogni volta che mi
sfuggirà un atto di impazienza, riparerò col mettere
una lira per i poveri o per la restaurazione
della Chiesa». Allora la lira aveva un valore.
Una penitenza... Chi ha buona volontà la manifesta
in tutto. Insistere sopra il difetto o i difetti che
3*
maggiormente impediscono la nostra santificazione.
Poi occorre mettere i1 bene; e questo significa
voler vivere meglio i1 nostro spirito e cioè vivere
in Gesù Cristo. Che Gesù viva nei nostri pensieri,
nei sentimenti, nella volontà, nel nostro cuore.
Volere solamente ciò che vuole Lui, amare
ciò che ama Lui. Mettere Gesù Cristo in noi. E
questo si fa poco per volta, imitando Gesù nelle
varie virtù, per esempio: imitarlo nell'umiltà, nella
carità, e questo farlo nei pensieri, nei sentimenti,
nelle parole, nelle azioni, un po' per giorno,
con sforzo. Gli Esercizi si concludono con
due propositi o meglio un proposito che riguarda
la nostra vita individuale, lo spirito di fede, di
pietà, la pazienza, l'obbedienza, secondo la virtù
che più è necessaria, e poi un programma che
riguarda l'ufficio da compiere, le relazioni con le
altre persone che sono in casa, quindi la vita
comune.
Perciò i propositi hanno come due parti: una
riguardante la persona, poiché il Signore ci
chiederà conto delle grazie ricevute, e che ci devono
portare alla santità; secondo, ci chiederà conto di
quello che dovevamo fare in riguardo alla nostra
particolare missione. Gli Esercizi si devono quindi
finire con un proposito e un programma che
saranno benedetti da Dio anche per mezzo del
confessore.
Ora però al punto in cui siete: parte state per
iniziare e parte state per conchiudere il Noviziato,
l'attenzione particolare va sull'osservanza. Per chi
deve iniziare i1 proposito principale è: «Nel
noviziato prenderò tutto ciò che mi daranno: tutto,
sia che riguardi la scuola, sia quello che mi
diranno come indirizzo o correzione, sia quello che
riguarda l'osservanza, il silenzio, la pratica
dell'obbedienza, della pietà, ecc.
Fatevi aiutare da Gesù, da Maria Regina,
4*
da San Paolo, e poi da chi dirige e guida il
Noviziato perché vi illumini, vi corregga, vi incoraggi,
vi sostenga, in sostanza vi esorti ad essere quel che
dovete essere: buone religiose. Entrate in Noviziato
buone cristiane e dovete uscire buone religiose.
E perché si esca tali, nel Noviziato si devono
praticare le stesse cose che si dovranno poi praticare
da professe. Quindi l'osservanza della povertà,
castità, obbedienza e vita comune, non per voto
perché non c'è ancora, ma per virtù. E provandovi
così a vivere già la vita paolina, alla fine
potrete dire: questa vita mi soddisfa, mi piace. E
farete i1 passo decisivo se vorrete veramente
abbracciare la vita paolina.
Negli esercizi dunque si dispone il programma
e i propositi.
Per chi deve fare la professione certamente
già si impegna e allora si ricordano e si riassumono
le istruzioni avute in Noviziato e negli Esercizi
e si deduce quello che ci ha fatto più bene. E
quello che ci sembra più importante si fissa con
lo scritto. E quando avrete fatto la vostra Professione
quello è ciò che si deve leggere almeno nel
ritiro mensile, meglio ancora nella confessione
settimanale. Come ho vissuto la vita paolina,
come ho praticato ciò che ho imparato durante il
Noviziato? Questo è il lavoro interiore in generale,
ma questo lavoro interiore deve essere sempre
controllato per renderci conto se progrediamo o
no. Se uno va sulla strada e sta fermo, non
raggiungerà mai la meta. Voi dovete tendere
sempre alla perfezione, imitare Gesù e allora
bisogna muoversi. In ogni confessione vedere se si
progredisce, chiederci: ho progredito o non ho
progredito, ho osservato i miei propositi o non li ho
osservati, perché progredire vuol dire: pro - gressus;
fare dei passi. Ma se uno non migliora, se sta fermo,
non fa dei passi e non arriva alla santificazione,
5*
non pratica il I.o art. delle Costituzioni.
Occorre esaminarci sempre, non dimenticare la
nostra anima, non dimenticare l'obbligo grave di una
persona che ha fatto i voti, cioè l'obbligo di
tendere alla perfezione.
Questo deve essere il pensiero predominante:
camminare. Rendersi conto ogni settimana e ogni
mese. Dovrebbe essere la prima cosa che si dice
in confessione: ho fatto qualche passo, non ho
progredito. Oppure, ho progredito, ma il lavoro
non è stato fatto del tutto bene. Quando poi
ritornerete per i vostri Esercizi, considerando il
lavoro di tutto l'anno si potrà dire una parola con
maggiore chiarezza. Grazie a Dio ho progredito.
Ho osservato il I.o articolo delle Costituzioni, ho
sempre teso verso la santità e la perfezione.
Oppure: ho fatto un po' meno. E se poi uno avesse
fatto niente? Si noti sempre questo: il primo
anno dopo la professione è molto decisivo. Secondo
il passo che uno prende camminerà poi nella
vita. Se uno prende un passo lento, fa poca strada;
se prende un passo svelto fa più strada, se sta
fermo non fa niente di strada, non cammina.
Il primo anno è decisivo in quanto avrà
influenza su tutto il corso della vita. Si prende
allora un po' la piega. Guai a lasciarsi cadere nel
primo anno. Si sa già che la vita sarà più difficile.
E' vero che si potrà sempre ritornare a posto
e riprendere la strada per riguadagnare il tempo
perduto, mettendo più fede, più amore a Dio, ma
è sempre una cosa molto difficile. Se invece si
conserva e si aumenta il fervore del Noviziato, allora
il cammino sarà buono, come se uno parte con
una macchina buona e ben fornito di tutto
l'occorrente.
Guai a lasciarsi cadere il primo anno!
E se in qualche momento sentiste un po' di
rimorso e sentiste diminuire il fervore con cui siete
6*
andate all'altare a fare la Professione, ricordate
di tenervi in relazione con la maestra di
Noviziato: vi sarà di grande aiuto, avvertire il
primo pericolo e subito notificarlo, dare l'allarme a
voi stesse.
Vigilate! «Vigilate et orate» è il precetto, è
l'ammaestramento di Gesù Maestro. Il lavoro
interiore ho detto che è il lavoro principale. Come
si deve fare? Poche parole. Ci vogliono due cose,
la preghiera e la buona volontà. Il progresso sarà
in proporzione della preghiera. Le difficoltà si
superano mediante la preghiera, la via si facilita
e si abbrevia mediante la preghiera. Non da soli.
«Non ego autem»; sì, io, ma non solo, «gratia
Dei mecum», la grazia di Dio con me.
Perciò la volontà e la preghiera insieme; la
preghiera che ottiene la grazia, l'aiuto di Dio. Mai
lasciar cadere la preghiera! Il giorno in cui si
lasciasse un po' cadere la preghiera, sarebbe un
principio del quale non si conosce la fine, cioè
non si sa dove ci conduce.
Può anche essere che ci sia più spinta
all'Apostolato, al fare. La suora ha diritto al tempo
di pregare quanto è prescritto dalle Costituzioni.
Però ha anche il dovere di mettere la buona
volontà e pregare davvero! Perché c'è un modo
diverso di fare la pietà in chi è fervoroso e in chi
è tiepido. Vi è chi utilizza al massimo il tempo
della Visita, e chi invece va vagando con la
mente e quindi non la fa del tutto bene, oppure
perde un po' di tempo. E allora la visita rimane
abbreviata.
Le due condizioni per il progresso sono: la
preghiera e la buona volontà. La buona volontà
sempre. E quando ci accorgiamo che subentra un
po' di tiepidezza, fare subito una bella visita al
SS. Sacramento per riprendere il fervore, fare
una confessione con più attenzione, con maggior
7*
dolore, e ricorrere a chi può aiutare. Non restare
1ì incerti e fermi. No.
Ecco: questo per iniziare bene i vostri Esercizi.
Così vi porteranno tanta letizia, tanta buona
volontà.
2.a Predica
LE PREDICHE INUTILI*
Perché una meditazione, una predica sia utile,
si richiede che il tempo dei riflessi sia tanto
lungo quanto è lunga la predica. Diversamente il
frutto è molto scarso e le prediche si riducono ad
avere un risultato mediocre. Questo per le istruzioni
e particolarmente per le meditazioni. Quando
uno si mette a parlare col Signore delle cose
sentite, e mette la sua anima davanti a Dio, si
domandi: Signore, come sono io? Come mi vedi?
La mia anima piace a Te? Che cosa ti piace
della mia anima? Che cosa non ti piace nella mia
vita? La meditazione si fa quando si inizia la
conversazione con Dio. La vera visita comincia
quando si entra in colloquio con Dio, non quando si
entra in Chiesa. Quando uno viene in Chiesa e
non parla col Signore, allora la visita non è
incominciata. Così in particolare delle meditazioni,
delle istruzioni durante gli Esercizi Spirituali. Vi
manca del tempo nell'orario e questo bisogna che
sia corretto subito, perché il risultato sarebbe
minore e già che si fanno tanti sacrifici perché gli
Esercizi diano buon risultato, fate anche questo.
Il risultato poi è quella conversazione col Signore
che porta ai propositi, che porta a metterci
davanti a Dio come se ci presentassimo al tribunale
8*
di Dio per essere giudicati, oppure se noi, diventati
figli prodighi ritornassimo al Padre, dopo che
abbiamo mancato, oppure quando vogliamo
entrare nell'intimità col Signore, come quando
Maria, sorella di Marta, s'intrattenne col Salvatore
in un locale un po' appartato. Imparare a parlare
con Dio vuol dire imparare a pregare. Nella
meditazione non sono necessari molti pensieri, ma
intrattenersi molto col Signore, perché non si
cambi la meditazione in lettura spirituale o in
studio. Non si pensi che l'istruzione religiosa sia
già virtù. L'istruzione religiosa ci serve per
ampliare l'oggetto della fede. La fede richiede la
grazia di Dio. Uno può avere molta istruzione,
ma non avere fede. Rousseau diceva che la parola
del Vangelo lo conquideva, ammirava il Vangelo,
però non aveva la fede.
Parlare bene col Signore. Adesso veniamo
all'argomento dell'istruzione e cioè «fare la
Professione intera» e prepararsi per chi entra in
Noviziato a fare un giorno la Professione intera, se
tale è il volere di Dio.
Per fare la Professione per intero, il dono
totale di noi a Dio, s'intende di dargli la mente,
perché i pensieri siano santi, dargli il cuore,
perché vogliamo amare e cercare solo Lui, la sua
gloria, il suo amore, il suo Paradiso e intanto
conformare la nostra volontà alla volontà di Dio,
seguire il Signore osservando i Comandamenti, le
virtù religiose, le altre virtù cardinali e morali.
Dare totalmente il nostro essere a Dio.
Fermiamoci a questo: bisogna dare il cuore a Dio,
escludere simpatie e antipatie.
Simpatia vuol dire far distinzione fra sorella
e sorella. Antipatia vuol dire pure far distinzione
fra sorella e sorella. Simpatia vuol dire usare
preferenza verso una, antipatia vuol dire il contrario,
non volere con una persona e con diverse persone
9*
usare quella benignità e gentilezza e buon tratto
che si usa con un'altra.
Se c'è antipatia si è inclinati a pensar male
della persona antipatica, a interpretare il male,
a giudicare poco bene, poco favorevolmente, si è
inclinati a compiacersi quasi per il male che ha
e a rattristarsi per invidia del bene che ha; poi
trattare con minor bontà la persona che ci è
antipatica.
La simpatia è il rovescio e cioè amare solo
quella persona, e voler quella compagnia e non
quella delle altre. Vuol dire scusare sempre quella
persona anche quando ha sbagliato, pensarne
piuttosto in bene, sempre compatirla, favorirla e
parlarne in bene. Vuol dire anche essere un po'
disturbati nel cuore alle volte, in modo che
l'affetto non sale più solo verso il Tabernacolo e i
sentimenti del cuore non rimangono solo per Lui,
non si cerca più che Gesù soltanto domini tutto
lo spirito e il cuore.
Conseguenza: odiare le simpatie e le antipatie.
Mai toccarsi con le mani: «Nec manu, nec corde,
nec phantasia, nec verbis, nec operibus» è
scritto nei propositi di una santa persona. Né le
mani, né le parole, né la fantasia, né il pensiero,
né il cuore, né le azioni per simpatia o per
antipatia. Rettitudine! Siamo di Gesù e non
vogliamo fare il cuore a pezzi per darne un pezzo
all'uno e un pezzo all'altro. Il cuore deve essere
dato intero a Gesù.
Nel Noviziato educarsi a questa pienezza di
amore verso Gesù e vivere verginalmente. Vivere
castamente vuol dire avere un amore solo: Gesù,
Gesù e il suo Paradiso, la sua grazia, la sua bontà.
Faccio un pezzo di predica che è inutile quasi,
cioè da cui spero poco frutto... (C'è un libretto
intitolato: «Prediche inutili»).
Quali prediche sono inutili? Una è questa:
10*
predicare che le confessioni siano brevi. Non si
ascolta!
S. Giuseppe Cafasso diceva che anche il maggior
delinquente del mondo poteva confessarsi in
quattro minuti! Ma le suore non hanno mica
ucciso e rubato a tante persone per non finirla più...
Il Sacerdote (adesso capitemi bene!) deve avere
la direzione spirituale quanto a giudicare se
il peccato è grave o leggero; quanto a indicare
il mezzo di santificarsi, cioè il proposito principale
e una volta all'anno, perché il proposito si
fa agli Esercizi, quanto a fuggire le occasioni del
peccato; quanto alla vocazione deve dire: «Nel
complesso hai segni di vocazione», dopo che ha
per molto tempo conosciuto una persona.
Non fate però mai la direzione spirituale per
lettera. Se vi è qualche cosa potete manifestarla
alle vostre Maestre. Qualche volta una può dire:
non oso. Se non osate dirlo alla Maestra, c'è
anche il Primo Maestro. Per certi casi potete
scrivere al Primo Maestro, ma mica poi... perché io
ho da corrispondere con oltre sette mila persone.
Guai se tutte scrivessero una lettera al giorno!
Dunque: quattro righe mi bastano, purché siate
abbastanza chiare, non siete delle persone misteriose
che hanno dei grandi problemi. No, siete
state formate nella semplicità e vi è in voi tanta
buona volontà. Cose brevi. E quando si deve
rispondere, il libro di meditazione che stiamo
usando dice: rispondere con monosillabi. Posso
così? Sì. Posso così? No. E' tutta la risposta. Est,
est, non, non: dice Gesù. Brevissime. Ma la
direzione spirituale non fatela per lettera. Quella può
essere per problemi particolari. Dunque: confessioni
brevi. Per tutte le altre cose, eccetto quelle
che ho nominato, la direzione da chi dovete
prenderla? Per otto o nove decimi dalle vostre Maestre.
Ma una può pensare: quella figliola dell'Azione
11*
Cattolica sta al confessionale parecchio e fa la
direzione abbondante, ecc. Le figliuole dell'Azione
Cattolica che vivono nel mondo, hanno più bisogno
di direzione spirituale. A voi la direzione spirituale
del confessore solo per quei quattro casi. Per
il resto ci sono le Maestre.
Perché? Perché negli Istituti religiosi si deve
vivere in continuità tutta la vita, se uno abbraccia
l'Istituto. Allora è necessario che l'aspirante,
la novizia si faccia conoscere bene dalle Maestre
e che essa conosca bene l'Istituto, perché, se poi
si deve vivere tutta la vita in quell'Istituto, con
quelle regole ecc., è necessario che ci sia una
intimità maggiore.
Invece la collegiale, la signorina dell'Azione
Cattolica, la donna comune, non deve poi vivere
in comunità tutta la vita e allora la direzione
può essere esterna. Invece negli Istituti religiosi
deve essere molto più interna, dalle Maestre. Del
resto avete persone così competenti, così desiderose
della vostra santità, e premurose per il vostro
bene, che potete confidarvi. Non è però
necessario manifestare la coscienza, i peccati, questo
generalmente non conviene farlo, eccetto che si
dovesse dire qualche cosa in generale per avere
un giudizio sopra la vita che intendete abbracciare,
in quanto dal passato si può conoscere se
quella persona è fatta per quella vita particolare.
Sarà una predica inutile questa? Non state mai
al confessionale più di quattro minuti. Alle volte
però non dipende da voi... Può darsi. Non
aggiungiamo altro.
Adesso facciamo ancora un'altra predica
inutile.
Le relazioni con i parenti. Bisogna che pensiate
che entrate in una nuova famiglia e il vostro
cuore deve essere messo lì.
«Chi non rinuncia a suo padre, a sua madre,
12*
ai suoi fratelli e sorelle e a tutto quello che
possiede non è degno di Me»..
Allora non si può fare professione. Le
Costituzioni devono essere osservate: quando è
ammalato gravemente il padre o la madre, non per
tutti i cugini, nipoti e pronipoti e tutti quelli che
sono parenti in Adamo. E' necessario che vi
affliggiate e che andiate a trovarli? Pregate!
Questo voler tanto facilmente vivere della famiglia,
non è secondo lo spirito religioso. Se si rinuncia
alla famiglia bisogna che l'amore si sopranaturalizzi
e quindi non trovare sempre le consolazioni
nella famiglia, nella troppa frequenza a scrivere
e voler sapere tutti i particolari e voler dare
tutte le minime notizie. Ciò distrae dalla vita
religiosa. Poi è necessario che non si facciano certe
preferenze, non si facciano doni e regali e non si
partecipi alle loro feste. Certune vogliono andare
anche quando si sposano i fratelli, vogliono
andare quando c'è la Prima Comunione della
nipotina. Aiutarli con la preghiera, questo è vero
amore. Così è necessario che si lasci da parte
quella preoccupazione di voler trovare l'impiego
all'uno e all'altro e seguire che cosa succede della
nipotina, ecc. Le Costituzioni dicono che una non
può fare Professione se ha a carico i genitori ai
quali sia obbligata a provvedere, ma una volta
che si è provveduto, basta. Poi se vengono in
necessità, solo in qualche caso estremo potete
parlarne alla Prima Maestra.
Ma in generale voi non avete l'incarico e
quindi tenetevi nella via giusta. Chiedere troppo
frequentemente di andare in famiglia e poi prolungare
la dimora in famiglia è un errore e si finisce
coll'essere un po' distratti e non dare tutte le
forze all'Istituto. Invece quando si fa la professione
si intende di dare tutti i pensieri, le premure, le
preoccupazioni, le preghiere, le attività, il tempo
13*
alla Congregazione: allora si fa un dono a Dio
della propria vita. Si pensa allora che dalla
famiglia naturale si è passati alla famiglia dei figli
di Dio. Allora gli interessi nostri sono gli
interessi di Dio e delle anime, cioè la nostra
santificazione e l'apostolato.
Ora queste cose considerarle bene; anche nelle
istruzioni durante il Noviziato chiarire bene
quale sia lo spirito della Chiesa, perché arrivate
alla Professione si deve essere giunte ad un certo
grado di virtù, di santità e di osservanza religiosa.
Le buone religiose arrivate a questo punto,
prendono la strada che sale verso la perfezione,
camminano decise e lavorano per quello; altre
invece cominciano a prendere la via che discende, e
così: meno perfezione, meno osservanza, meno
delicatezza, meno carità; giudicano, condannano,
vogliono sapere il perché di questo, il perché di
quello, perché quella è andata in quel dato ufficio
e perché quell'altra è ancora superiora dopo tre
anni. Tutte queste cose costituiscono i pettegolezzi
di una comunità e quando entrano queste cose
tutto va alla rovina. Guardate tutte le cose in Dio;
guardate a Dio che ci guida!
Siamo ancora lontani dalla santità. Il terzo
grado di santità dice S. Ignazio è questo: «Per
quanto sta da noi e se non va contro la gloria
di Dio, desiderare più la povertà che la ricchezza,
vivere più in angustie e in strettezze che in
abbondanza».
Incominciare ad avere camere tanto comode
e quello stare un po' più ad adornarsi non porta
alla perfezione. Amare il culto di Dio; per Dio
non è mai basta, per noi ve n'è sempre d'avanzo.
Se si vuole salire in santità, per quanto sta
da noi desiderare di essere disprezzati più che
essere stimati, messi in vista, giudicati in bene,
e per quanto sta da noi essere più amanti della
14*
sofferenza, delle umiliazioni che non di ciò che
fa piacere e che ci porta consolazione. In
sostanza essere più inclinati ad amare la povertà
del presepio, la vita comune di Gesù a Nazaret
fino a trent'anni, nell'Apostolato cercare di imitare
Gesù nella sua vita pubblica e nelle sofferenze
che ha incontrato e con cui ha chiuso la sua
vita terrena.
Siamo ancora molto lontani da questa
perfezione; perciò sforziamoci di salire e farci santi
presto.
Il Signore benedica la vostra buona volontà
e se cercherete di essere raccolte nei riflessi. avrete
molta luce, perché i riflessi sono più utili della
predica. Si possono fare gli esercizi senza nessuna
predica e per lo più io li preferisco, ma non
si possono fare gli Esercizi senza i riflessi e la
preghiera. I riflessi ci portano all'esame e agli atti
di amor di Dio, e la preghiera ci ottiene le grazie.
3.a Predica
L'APOSTOLATO*
Siamo usciti dalle mani di Dio che ci ha creati
e siamo venuti sulla terra, poi ritorneremo a
Dio, come dice Gesù: «Veni a Patre meo in hoc
mundo ecc...».
Gesù venne dal Padre e venne in questo mondo
a fare la missione che gli aveva affidata il
Padre. Quella era la vocazione sua. Poi ritornava
al Padre.
Siamo entrati nel mondo senza alcun merito,
creati senza alcun merito nostro, battezzati senza
15*
alcun merito nostro; ma quando usciremo dal mondo
dovremo avere meriti nostri per entrare nella
Casa paterna, nella casa di Dio. Siamo venuti in
questo mondo a compiere la volontà di Dio, siamo
mandati sulla terra a fare qualche commissione,
qualche incarico, ossia per corrispondere alla
vocazione, poi il Signore ci chiamerà e se avremo
fatto la sua volontà, cioè se avremo corrisposto
alla vocazione, Paradiso eterno! Felicità eterna!
La vita è breve, ma in ogni minuto noi
possiamo aumentare i meriti e presentarci al Signore
ricchi. Da poverissimi possiamo presentarci al
Signore ricchi, ricchi per la nostra buona volontà,
per la corrispondenza alla vocazione alla quale
Gesù ha comunicato le sue grazie. Mediante la
buona volontà e la grazia di Dio noi possiamo
santificarci e compiere cioè quella missione che il
Signore ci ha affidato.
La missione è segnata nel secondo articolo
delle Costituzioni e cioè: la Congregazione è per la
diffusione della dottrina, della morale e del culto
cristiano, non con i mezzi soliti della predicazione o
del catechismo orale, ma con i mezzi audiovisivi,
mediante le macchine, la stampa, il cinema, la
radio e la televisione e potete aggiungere altri
mezzi simili che sono i filmini, i dischi di cui
avete già iniziato a fare qualche cosa. Ecco i mezzi
che dovete usare per diffondere la dottrina cristiana,
la morale cristiana, il culto cristiano cioè la
liturgia. Questo è l'apostolato.
Quest'anno poi abbiamo un particolare apostolato
da compiere, sempre l'apostolato della stampa,
cioè delle edizioni, «la Bibbia».
L'anno biblico che va dal 30 di questo mese,
festa di S. Paolo, anno 1960, fino al 30 Giugno
del 1961. Anno biblico che cosa significa? Che la
propaganda dev'essere concentrata in modo speciale
lì e dobbiamo istruirci sulla Bibbia, conoscere
l6*
meglio la Bibbia, produrre meglio la Bibbia, cioè
la parte tecnica farla sempre meglio. Dobbiamo
diffondere la Bibbia perché entri in ogni famiglia,
perché sia messa in luogo d'onore e perché sia
letta e praticata.
Dal 1920 circa in avanti in Italia si sono
diffusi circa 14 milioni di Vangeli con molte
Bibbie, ma, attualmente, data la propaganda
protestante molti desiderano più facilmente la Bibbia
che non il solo Vangelo. Il Vangelo è parte
fondamentale, ma molti vogliono leggerla tutta e la
vogliono tradotta dai testi originali in cui fu
scritta.
L'apostolato che cosa è? Apostolato è compiere
ciò che ha fatto Maria. Ha dato Gesù al
mondo, dando Gesù Maestro Via Verità e Vita.
Dando Gesù Via ci ha dato la morale cristiana,
dandoci Gesù Verità ci ha dato la dogmatica, la
verità, la dottrina e dandoci Gesù Vita ci ha
dato la grazia. Dio ha voluto così: che suo Figlio
passasse per Maria e suo Figlio ha portato la morale,
la dottrina, il culto e la liturgia. Tutto questo
tesoro è passato per Maria e per mezzo di lei è
venuto a noi.
Noi rappresentiamo Maria nell'atto di offrirci
Gesù che è il frutto benedetto del suo seno.
Voi che cosa fate?
Lo stesso, quello che ha fatto Maria: Ella ha
dato al mondo Gesù Cristo fisico; così voi dando al
mondo la dottrina, la morale e il culto cristiano
date Gesù mistico che è la Chiesa stessa, cioè il
complesso dei fedeli, il complesso di quelli che
vivono in dipendenza dal Romano Pontefice e
credono alla dottrina, al Vangelo e vogliono vivere
secondo il Vangelo.
Avete un apostolato così alto per cui siete
paragonate e conformate all'apostolato di Maria che
è poi l'apostolato di Gesù.
17*
Gesù che cosa ha dato? Apostolato vuol dire
portare il bene. E quali beni maggiori di quelli
che ha portato Gesù dal cielo? Se gli uomini non
accolgono i beni che Gesù ha portato dal Cielo,
essi non possono arrivare alla vita eterna.
Chi non crede è già condannato, chi non segue
Gesù vive in peccato.
Se uno trasgredisce la legge di Dio anche in
un solo comandamento pecca e non può salvarsi.
Se uno non accetta la grazia e non riceve i Sacramenti,
il Battesimo ecc., come avrà la vita eterna?
Gesù ha portato questo dal cielo e che cosa portate
voi in propaganda se non questo? La morale di Gesù,
la vita che Gesù Cristo ci ha portato, i mezzi
di grazia perché gli uomini se ne servano ed
abbiano quindi la vita eterna.
Il Signore vi ha elevato ad una dignità grande:
collaborare con Maria, collaborare con Gesù
per la salvezza delle anime e per la gloria di Dio.
I1 Signore non poteva darvi qualche cosa di
più che associarvi all'opera della Chiesa, all'opera
del Sacerdote. La parola di Dio è affidata al Sacerdote
e agli Apostoli ai quali Gesù ha detto: «Andate
e predicate e fate miei discepoli tutti i popoli,
battezzate...».
La dottrina è affidata al Sacerdote e voi
collaborate con il Sacerdote.
Al Sacerdote parroco in una parrocchia è affidata
la dottrina cristiana ed egli deve predicare, deve
fare il Catechismo, egli deve guidare le anime,
egli deve santificarle mediante i Sacramenti; orbene
nella parrocchia il parroco si associa collaboratori
e collaboratrici. Queste sono le catechiste
in primo luogo e poi tutti quelli che lavorano nelle
opere cattoliche, che preparano ai sacramenti, ecc.
Ecco la vostra unione con il parroco, cioè la
vostra unione con il Sacerdote. E sia che si tratti
dell'opera catechistica e sia che si tratti dell'opera
18*
«Ut unum sint», cioè del lavoro per la
purezza della fede, e sia che si tratti della Società
Biblica internazionale cattolica; sempre dev'essere
affidata al Sacerdote e a voi la partecipazione
a questo ministero di predicare la dottrina
cristiana e di conservarla pura e diffondere questa
dottrina cristiana particolarmente con la Bibbia e
con la Tradizione e con tutti i mezzi moderni che
voi adoperate.
I mezzi moderni, sono i mezzi più fruttuosi,
più larghi e più celeri per arrivare alle anime.
Quante anime non hanno ancora ricevuto il
messaggio di Gesù Cristo! Allora, se vi moltiplicate,
se conservate il vostro spirito, se animate dallo
spirito paolino cercherete di entrare di nazione
in nazione, questo significa accelerare il regno di
Dio, e spandere la Chiesa, condurre le anime a
Gesù Cristo e salvare queste anime.
Se ciascheduna di voi conoscesse bene a quale
missione è chiamata, sarebbe piena di gioia e
direbbe con la Madonna: «Mi ha dato cose grandi
Colui che è potente» cioè Dio: «Cose grandi ha
fatto di me».
Una grande vocazione veramente! Una grande
vocazione in una Congregazione che è bella, che
è modello per le sue Costituzioni e che è agile nei
suoi movimenti e che evidentemente è benedetta
da Dio perché il moltiplicarsi delle vocazioni sono
tutte prove di Dio, prove con cui Dio manifesta
che è con voi e che la Congregazione gli è cara
e che egli vuole servirsi della Congregazione per
i suoi fini: cioè, la sua gloria e la salvezza degli
uomini.
Se fossimo capaci di stare sempre nell'umiltà,
se ci guardassimo dalla vana compiacenza! Qualche
volta si dice: «So già questo e faccio già quello...
so muovermi ecc...». Se noi sapessimo tenerci
sempre nell'umiltà quante cose farebbe il Signore!
19*
Umiltà e fede nello stesso tempo, perché
l'umiltà porta la fede e la fede suppone l'umiltà.
L'apostolato si divide in tre parti: la redazione,
la tecnica e la diffusione.
1) La redazione. Per questo ci sono gli studi,
che saranno indirizzati a formare le Maestre per
istruire, le Maestre di noviziato, e coloro che
fanno la redazione.
2) La tecnica poi la conoscete; il rumore
delle macchine si fa sentire nelle nostre case. Si
lavora nella parte tecnica sia quando si attende
alla compositoria, come alle macchine, come alla
legatoria. La tecnica non riguarda solo la stampa,
ma anche l'apostolato del cinema, il quale è uguale
all'altro, non sono diversi apostolati, ma sono
come un unico apostolato con diversi mezzi.
L'apostolato della stampa parla più all'occhio perché
si vede, l'apostolato del cinema parla all'occhio, al
cuore e all'udito. L'apostolato della radio parla
specialmente all'udito. L'apostolato della televisione
parla insieme all'udito e all'occhio, anzi la
televisione unisce insieme i vantaggi della radio e
quelli del cinema.
L'apostolato è unico ma si serve di diversi
mezzi, ma sempre mezzi tecnici moderni ed efficaci.
Che cosa bisogna fare per attendere
all'apostolato vostro?
In primo luogo è necessario che ci sia la
retta intenzione: gloria di Dio, santità nostra, tanto
da esserne investiti in modo tale da sentire queste
intenzioni affinché neppure un passo, neppure
una parola, neppure un respiro sia ordinato ad
altro che a questo: gloria di Dio e santità nostra.
Che nulla vada perduto del tempo, che nulla
vada perduto dei pensieri, dei sentimenti, della
salute; tutto indirizzato alla gloria di Dio e alla
pace degli uomini, alla santità e alla salvezza.
20*
Si capisce, che bisogna anche fare riposo
e il riposo si fa, però ordinato a mantenerci nel
servizio di Dio. Si deve prendere cibo ordinato
a mantenerci nell'apostolato; e la stessa propaganda
la quale viene fatta e per la quale si hanno
le offerte, e si ritira il denaro, anche quello non
uno solo che non sia per la Congregazione e le
opere della Congregazione, non un soldo che sia
per arricchirci o per approfittarne; no, sempre
quello che dice l'articolo terzo: «prendere quello
che è necessario per il sostentamento, e necessario
per lo sviluppo della Congregazione». Non
si può rimanere senza offerte! Il prete non può
stare senza le offerte della Messa. Il prete, cioè
il parroco non può stare senza l'introito che gli
viene dall`Ufficio, che sarà il podere o le offerte
dei fedeli o sarà la parte che viene dal Governo
come congrua, perché il Signore non ha dispensato
l'apostolo dal mangiare, dal riposare. Quindi
è necessario che vi sia quello che riguarda la
vita presente. Rettitudine di intenzione!
3) Buona volontà. Bisogna capire questo che
noi non abbiamo da fare soltanto i tipografi e i
librai, soltanto la tecnica del cinema e l'agenzia
del cinema, noi dobbiamo dare quella che è la
verità, dobbiamo insegnare al popolo a vivere
secondo la legge di Dio e usare i mezzi di salvezza e
cioè: i Sacramenti specialmente. Dobbiamo dare
edizioni nostre, con larghissima preferenza. Le
altre cose non si devono esporre in generale in
vetrina né sul banco; quelle si danno se vengono
richieste per fare un servizio a1 Sacerdote e ai fedeli
che si presentano. Ciò che è proprio la sostanza e
che costituisce l'apostolato paolino è dare quello
che viene attraverso la nostra redazione: redazione
fatta dal sacerdote e redazione, quando viene
approvata, fatta dalla suora. Quindi occorre che ci
dedichiamo in modo deciso alle nostre edizioni;
21*
per le altre quel tanto che è di servizio alle anime
e cioè perché venendo lì per prendere un
vostro libro se ne desiderano anche un altro non
debbano andare in un'altra libreria.
Voi non siete chiamate per gli oggetti religiosi.
Per gli oggetti religiosi si deve fare anche lì
un servizio molto limitato, non potete fabbricarli
e non potete diventare negozianti di oggetti religiosi.
Negoziare vuol dire comprare e poi aumentare
il prezzo e quindi guadagnare (immutata re). Non
è come comprare la carta da stampa; la si lavora
e si produce il libro; questa non è negoziazione,
è apostolato. Come le Pie Discepole non devono
mettere tipografia, le Figlie di S. Paolo non
possono mettere laboratorio di confezione di cose
sacre, oppure di produzione di calici o altre cose
simili.
Ognuno nella sua via!
Si tende a fare un po' di confusione, ma
questo non piace al Signore.
Se uscissero fuori dalla loro strada le Pie
Discepole e voi che siete le Figlie di San Paolo non
avreste più le benedizioni così abbondanti sopra
l'apostolato. L'apostolato che dovete compiere è
segnato nelle Costituzioni. Sempre meno oggetti
religiosi. Le Pie Discepole devono anche diffondere
quello che riguarda la Liturgia, questo appartiene
anche a loro: il Messalino, per esempio e va
bene, ma devono prenderlo da voi o dalla Pia
Società San Paolo: così voi dovete prendere da loro
ciò che riguarda la parte degli oggetti religiosi. Non
uscire di strada, eh! che vorrebbe dire mancare
poi delle benedizioni e vorrebbe dire diminuire
le forze nel vostro vero apostolato e vorrebbe
dire in pratica correre presso i soldi.
Un po' di servizio sì, ma ridotto nella misura
giusta. Allora l'apostolato dev'essere fatto con retta
intenzione, con buona volontà.
22*
Avere preferenza in modo assoluto, non esclusivo,
ma assoluto, alle edizioni nostre: ciò che è
scritto da noi, tradotto da noi e presentato da
noi; tenersi nella via delle edizioni: libri, periodici,
pellicole, parlare alla radio; far in modo di
arrivare a quella che è la vostra parte.
E già in alcune nazioni si fanno i primi
esperimenti; e poi alla televisione, ma vedete come
andiamo adagio! Per ottenere le benedizioni di
Dio, camminare ciascheduno nella propria via;
diversamente non si sarebbero fatto due famiglie,
come generalmente dovete lasciare il Catechismo
ai bambini alle Pastorelle. Non siete chiamate
per fare il Catechismo! Si può fare qualche
piccolo servizio, ma come di aggiunta e sempre
temporaneo. Così non potete avere altro apostolato:
i vocazionari, dovete avere sì la ricerca delle
vocazioni vostre, ma non nel senso che lo ha
l'Istituto Regina Apostolorum, perché quello deve
guardare tutte le vocazioni, fare la propaganda per
tutte le vocazioni, per tutti gli Apostolati. E'
un'altra cosa. Se ci fosse solo una cosa da fare
basterebbe un Istituto.
Sono certo della vostra buona volontà.
Preghiamo in questi Esercizi per avere una grande
luce. Avviene talvolta che ripetendo sempre una
azione, si finisce con il credere che sia buona,
come abituandosi a fare una cosa, si finisce con
il pensare che sia proprio la migliore, la via retta.
Come quando si ha un difetto, alla fine
uno si persuade che è una virtù; ma non è una
virtù.
Sempre più luce, sempre più consolazioni,
sempre più letizia, sempre più gli occhi rivolti
al cielo: il Padre celeste mi aspetta, faccio le
commissioni che mi ha affidato e poi vado a
ricevere la ricompensa eterna!
Sia lodato Gesù Cristo!
23*
4.a Predica
LA MEDITAZIONE*
Gli Apostoli domandarono un giorno al Signore:
«Doce nos orare», «Insegnaci a pregare». E
allora il Signore Gesù rispose: «Quando pregate
dite così: Padre nostro, che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, ecc...».
Il Padre nostro comprende tutto quello che
abbiamo da pensare, sperare e domandare al
Signore.
Vi è la preghiera vocale e vi è la preghiera
mentale.
La preghiera vocale è quella che si fa nella
Liturgia, il Breviario, la Messa; è sempre
preghiera vocale, poche volte, pochissime volte vi è
anche connessa un poco di preghiera mentale.
Poi preghiere vocali sono quelle che si recitano
al mattino e alla sera, il rosario, la Via Crucis, il
canto sacro, tutte queste sono preghiere vocali.
Tuttavia non vuol dire che si debba pregare
solamente con la voce, cioè con la lingua, vi deve
essere dentro l'intenzione, cioè capire ciò che si
dice, sentire ciò che si dice e, oltre che pensare
internamente, sentire il bisogno della grazia e
rivolgersi al Signore perché ci dia la grazia. Questa
viene completata con la parola, quindi suppone la
preghiera mentale e aggiungendo la voce, diviene
preghiera vocale.
La preghiera mentale che cos'è? La preghiera
mentale è quella che si fa specialmente nel
nostro interno con la mente, con il cuore, con la
volontà, con il pensiero, con il ragionamento e
con espressioni di fede, di speranza, di carità.
La visita per lo più è fatta come preghiera
24*
mentale. Ma soprattutto la preghiera mentale è
la meditazione.
Che cos'è la meditazione? La meditazione è
una preghiera discorsiva e progressiva, per cui si
riflette su qualche verità per conoscerla meglio e
per portarla alla pratica.
Per la meditazione occorre in primo luogo
prepararsi, preparare lo spirito, l'anima. Le persone
che vogliono meglio attendere e ricavare più
frutto dalla meditazione, pensano l'argomento la
sera prima: domani mediterò su questo, supponiamo
sul Paradiso, sulla morte, mediterò le beatitudini
del Vangelo, mediterò la vita di Maria, di
Gesù, mediterò sulle Epistole di S. Paolo, ecc.
Questo serve a ricavar maggior frutto; meditare
la morte, per esempio, perché voglio prepararmi
bene e stare sempre pronta, affinché se venisse
all'improvviso non mi trovi impreparata in una
condizione spirituale non buona. Quindi è
molto utile leggere alla sera almeno l'argomento
della meditazione del giorno seguente.
Al mattino rievocare col pensiero l'argomento
della meditazione e appena si va alla meditazione
si chieda la grazia di essere illuminati da Dio
e penetrare quell'argomento.
Poi mettersi alla presenza di Dio, cercare di
essere penetrati da questo pensiero che Dio mi
segue dappertutto: mi segue di notte, mi segue di
giorno, mi segue in casa e fuori casa, mi segue
quando sono solo e quando sono in compagnia,
mentre sono nell'apostolato e mentre ho un po' di
tempo libero. Dio mi vede, mi vede dappertutto.
Mi vede e mi porge la sua grazia e vi è una mano
che nota tutto quello che si fa, quello che
si pensa: la mano di Dio; perché tutto sia portato
un giorno al giudizio.
Prima dunque preparare l'argomento.
Pregare prima di iniziare la meditazione; c'è
25*
bisogno allora della luce di Dio per capire bene
l'argomento e penetrarlo, e portarlo alla conclusione
pratica. Quindi il Veni Creator Spiritus
detto bene mettendosi alla presenza di Dio e
invocare anche l'aiuto di Maria che è Maestra e
modello delle sante meditazioni. Maria conservava
le parole che sentiva da Gesù e le meditava
nel suo cuore; Maria viveva in una meditazione
abituale di santi pensieri.
Qual è il luogo più conveniente per la meditazione?
E' la Chiesa, se poi non ci si può andare
o non si ha la cappella in casa, allora scegliere un
posto dove sia facile conservare il raccoglimento,
che non vi siano cose che disturbano, anche
evitare che durante la meditazione vi siano rumori,
movimenti, preoccupazioni.
Bisogna formarsi una santa solitudine, perché se
continuano i pensieri, per es: adesso si deve partire
per la propaganda e adesso si deve provvedere
quella cosa e poi quell'altra, allora il discorso con
Dio non comincia.
Quindi cercare di allontanare i pensieri.
Solitudine esterna per quanto si può; sempre poi la
solitudine interna.
La posizione nel meditare: si deve stare
inginocchiati? si deve stare seduti? si deve stare in
piedi? La posizione non è prescritta: in generale non
una posizione troppo comoda e neppure una
posizione che richieda troppo sacrificio. Se una è
ammalata non può esigere da se stessa di prendere
una posizione che non può tenere per la sua
salute.
Non troppo comodi e ho detto, non troppo
scomodi. Si può stare qualche poco di tempo
inginocchiati e qualche poco di tempo seduti; o viceversa,
stare seduti per la lettura e inginocchiati quando
incomincia il colloquio con Dio; ma non c'è una
regola fissa.
26*
Ciò che è regola di prudenza è: non troppo
comodi, né troppo scomodi nel meditare.
Altra cosa: l'argomento da scegliere, su che
cosa meditare. In generale si adoperino i libri e se
avete il registratore meditate sugli argomenti che si
sono già uditi in Casa, nell'Istituto, particolarmente
quelli che riguardano la vita religiosa paolina.
Lì c'è il pane di casa. Con i libri si conservano
quelle meditazioni e con il registratore si sente di
nuovo anche la voce.
Il pane di casa in primo luogo; quando invece
è libera la scelta dell'argomento, possibilmente
in ogni casa ci sia il libro uguale per tutte e si
faccia proprio la meditazione in comune. E' vero
che si può anche fare distintamente e cioè: due
persone vogliono questo argomento e preferiscono
il tal libro e due altre vogliono un altro
libro, un altro argomento, ma più si fanno le
cose in comune, meglio è.
Poi naturalmente si deve prendere un ordine
in generale: supponiamo la domenica la liturgia
cioè: il Vangelo, l'Epistola della Messa. Oppure
ci sono le feste principali come: la Pasqua, il
Natale, la Pentecoste, come l'Assunzione e
l'Immacolata Concezione, ecc...è poi utile al sabato
preferire la Madonna. Argomenti della vita di
Maria e delle virtù di Maria, o l'intercessione di
Maria e Maria come modello della religiosa.
Nella settimana se poi gli argomenti non sono
ancora determinati: Gesù Maestro, cioè il
Vangelo, quando c'è un Vangelo ben spiegato con
applicazioni pratiche, le lettere di S. Paolo e la
vita di S. Paolo quando sono ben spiegate e la
vita di S. Paolo esposta bene e ordinata alla
meditazione e in ordine alla imitazione.
La prima settimana del mese, poi, gli
argomenti sono già determinati: è bene seguire
questi.
27*
Mai dimenticare i Novissimi. I Novissimi
ogni anno vanno di nuovo meditati, particolarmente
quando si arriva ai mesi che sono tra l'estate
e l'inverno, quando la natura stessa invita a
pensieri più profondi e quindi per l'Italia
novembre, dicembre. Novissimi! Che cosa sia la
vita, come termina la vita, la morte, il giudizio,
il paradiso, il purgatorio, l'inferno, la
risurrezione finale e il giudizio universale, l'eternità.
Argomenti questi che fanno sempre buona
impressione nell'anima. Poi vi sono i tempi,
supponiamo, il mese di gennaio ad onore di Gesù
Maestro, il mese di giugno ad onore di S. Paolo e i
mesi di maggio e ottobre a Maria; il mese di maggio
con argomenti vari sulla Madonna, ottobre,
invece, più facilmente, argomenti sul rosario, poi
argomenti che portino all'odio al peccato e portino
alla considerazione dei doveri della religiosa.
Oggi vi sono tanti libri scritti per religiose
più forse in Italia che all'estero, ma anche all'estero
vi sono libri per religiose molto utili. Si può
ricorrere anche a questi, tuttavia ricordare che la
vita religiosa è uguale per tutte sostanzialmente, ma
il secondo fine dell'Istituto varia; chi ha la scuola,
chi ha le missioni, chi le edizioni, chi ha le opere
caritative; prendere ciò che è più conforme alla
nostra vocazione quanto all'argomento.
E' bene che sia la Superiora a leggere o è
bene che le singole suore abbiano il libro?
Meglio se le singole suore hanno il libro in
mano. Tuttavia pur avendo il libro uguale, una
non è uguale all'altra, ossia come la sorella,
perché non ci sono due anime perfettamente uguali.
Per un'anima che è già abituata a meditare,
basta leggere un pensiero, pochi pensieri; invece
una persona che non è capace a meditare, molte
volte deve leggere una intera meditazione, anche
un po' lunga, perché non trova così facile cominciare
28*
il discorso con Dio, non riesce a esporre
la sua anima davanti a Dio, a sentire Gesù, non
sa come rispondere a Gesù e come parlarGli del
passato, del presente e del futuro. A mano a mano
che le anime si sentono portate a entrare più
presto nel colloquio con Gesù, allora leggeranno
anche meno.
Può essere che vi sia un'anima che sia
arrivata ad una certa facilità nel meditare, può
essere che basti un argomento per una settimana.
Quando un pensiero alimenta lo spirito, quando
un argomento corrisponde ai bisogni dell'anima
si può anche ritornare frequentemente lì sopra.
Ci sono persone che hanno meditato almeno per
una settimana il Padre Nostro; ci sono sette
domande, sette giorni di meditazione; e persone che
hanno meditato un mese il Padre Nostro. Ci sono
anche delle belle spiegazioni del Padre Nostro. Ci
sono delle persone alle quali fa impressione il
comando di Gesù: «Siate perfetti come è perfetto
il Padre mio». Esse sentono nell'anima un invito
di Dio alla perfezione, ecco allora è lo Spirito
Santo che lavora. Lasciarlo lavorare, non
interrompere quel raccoglimento, quei pensieri o
quei sentimenti di pietà, di devozione. Dunque
non sospendere, ma assecondare l'opera dello
Spirito Santo. A un certo punto si sente di più
che Dio vive in noi e allora gli lasciamo la libertà
di lavorare. Mentre prima, quando sappiamo
ancora poco meditare, l'iniziativa viene da noi,
dopo viene di più dall'azione dello Spirito Santo
che abita in noi. «Se uno mi ama, dice
Gesù, noi veniamo in quest'anima e abitiamo in
quest'anima».
Lasciare, quindi, che lo Spirito Santo lavori; se
però uno si accorge che cade nella distrazione,
allora continui la lettura.
Quanto al modo di meditare, sempre, come
29*
regola, applicare l'intelletto, la mente; applicare
il sentimento, il cuore; applicare la volontà.
La mente: i pensieri; il cuore: i sentimenti
che vengono dalle verità che si considerano.
Sentimenti di fede, di speranza, di carità o di
pentimento o di proposito o di desiderio, ecc... E poi
si verrà alla preghiera e si può allora pregare più
abbondantemente e si conchiude con i propositi.
Ma una persona può dire: «Non riesco a meditare».
Comincia a fare una breve meditazione, poi poco
alla volta imparerai a fare meglio. Questo «Doce
nos orare» si deve ripetere: «Signore; insegnami a
pregare». E' una grazia che il Signore comunica
all'anima.
Ma se proprio una persona soffre delle aridità
ostinate e delle vere distrazioni dalle quali non
riesce a sottrarsi, dica allora il rosario in maniera
che realmente preghi.
Prima avrà letto il tratto di libro che voleva
meditare e poi per non lasciarsi trasportare dalle
distrazioni, per non vivere nell'aridità e non
conchiudere niente, dica il rosario per osservare i
propositi fatti negli esercizi o i propositi fatti
nell'ultima confessione, così si supplisce e la
meditazione è fatta. Cerchi però di umiliarsi e dica:
«Signore, non so parlare con Te, so chiacchierare con
tanta gente e non so fare quattro parole con Te. Io
ti invito a venire nell'anima mia, ma faccio come
uno che invita un amico a venire in casa e poi
lo pianta lì, in parlatorio e non va a vederlo,
non sa parlare con lui, non sa rivolgergli quattro
parole».
Umiliarsi molto di non saper parlare con Dio
con il quale gli Angeli parlano in continuità; con
i Santi i quali con Dio parlano in continuità.
Se non impariamo a parlare con Dio, come
possiamo andare in Paradiso, quando non
30*
prendiamo gusto sulla terra, quando non ci abituiamo
a parlare con Dio.
Ma io non so pregare; dì cinquanta volte «Fatemi
santa». Fatti un'altra coroncina, se sei superba:
«Gesù mansueto ed umile di cuore, fammi il cuore
simile al tuo». Se invece sei pigra o sei tiepida:
«Oh, Gesù, accendi nell'anima mia il tuo amore».
Dirlo cinquanta volte facendo anche scorrere la
coroncina. Insistere! Domandare quella grazia e un
giorno e due, e un anno e dieci anni. Leggendo
il proposito del Canonico Chiesa, dal 1904 al
1924, si legge sempre lo stesso proposito. Quando
uno vuole proprio ottenere una virtù si ostina,
finché ha imparato a praticare quella virtù.
La conclusione della meditazione, allora,
deve portare ai buoni propositi e all'abbondanza di
preghiera. Si può recitare una coroncina: la
coroncina di S. Paolo a cui viene legata la grazia
della vocazione, la corrispondenza alla vocazione;
la coroncina a S. Giuseppe; si può recitare un
mistero di rosario, si può recitare il Miserere,
oppure la preghiera «Ricordatevi, o piissima
Vergine Maria», oppure le preghiere che sono
abbondanti nel nostro libro di orazioni.
Sempre scegliere nostre preghiere! Avere un
certo metodo. Per esempio durante gli Esercizi
prima della meditazione del mattino e quella della
sera cantare il Veni Creator Spiritus e il Veni
Sancte Spiritus ecc.: sono le due preghiere, le due
invocazioni, i due inni da cantarsi, o da recitarsi
prima della meditazione. Poi negli Esercizi,
in principio canti che portino al pentimento: «Da
quella croce, o Dio», oppure: «Perdon, caro Gesù».
Non va mai bene incominciare con «Paradiso».
Paradiso, sarà alla conclusione: e poi non cantare
quelle lodi che non si sa da dove vengono. State
alle nostre lodi, alle nostre preghiere. Lì lo spirito
paolino, lì è trasfuso, nel libro delle preghiere,
31*
e non sono messe a caso, sono messe per lo
spirito paolino.
Nella Messa che canti ci vogliono? Ci vogliono
canti conformati alla Messa, al sacrificio. In
principio può essere la preghiera che il Signore
illumini la mente: Epistola e Vangelo. Poi si entra
nella parte sacrificale, quella che è propriamente
di sacrificio: dall'Offertorio fino al Pater e quindi
canti eucaristici, i canti della Passione e non
altre cose che portano lontano, e poi dal Pater
Noster in avanti vi è da pensare che la terza parte
della Messa è la Comunione; allora si può cantare
il Pater Noster ad esempio, e dopo la comunione
se si canta ancora, chiedere le grazie.
In sostanza sono tre i canti che dovete
particolarmente ripetere, e cioè quelli che riguardano
Gesù Maestro, quelli che riguardano la Regina degli
Apostoli, quelli che riguardano S. Paolo.
Quanto alla meditazione vi sono ancora altre
avvertenze, ma ciò che è più importante è
ricavarne i frutti e conservarli durante la giornata,
affinché facciamo come dice S. Francesco di Sales,
ossia dopo la meditazione raccogliere i pensieri
principali che avete avuto in un mazzetto da odorare
durante la giornata e cioè richiamare quei pensieri
e propositi con i quali si è conchiusa la
meditazione del mattino.
32*
PREDICHE DEL PRIMO MAESTRO
PER UN RITIRO MENSILE
15 Agosto 1960
ROMA - FIGLIE DI SAN PAOLO
Ottobre 1960
PREDICHE DEL PRIMO MAESTRO
PER UN RITIRO MENSILE4*
15 Agosto 1960
I
Prendiamo ad argomento di queste tre
meditazioni le parole di Gesù: «Exivi a Patre»;
«Veni un mundum»; «Iterum relinquo mundum et
vado ad Patrem».
«Sono uscito dal Padre Celeste e sono venuto
in questo mondo. Ora lascio il mondo e torno al
Padre».
Così è sunteggiata da Gesù stesso la sua vita
terrena e il prolungamento di questa vita terrena
al di là nell'eternità.
Anche Maria venne in questo mondo e compì
la sua missione. Lasciò il mondo e oggi è
glorificata in cielo. Esultano i beati, gli angioli, ed
esulta la Chiesa, festeggiando il trionfo della
Madre Celeste.
Così è anche la vita di ognuno di noi: modellata
sulla vita di Gesù e di Maria. Siamo usciti
dalle mani di Dio, siamo venuti in questo mondo,
stiamo qui compiendo quello che il Signore vuole
da noi, lasceremo il mondo e torneremo al
Padre dal quale siamo venuti.
3*
4
Trentaduesimo che riporta le tre meditazioni del ritiro del 15 agosto 1960: Siamo usciti dalle mani
creatrici di Dio, Abbiamo una missione da compiere in questa vita, Renderemo conto della nostra
vocazione. C’è la registrazione.
SIAMO USCITI DALLE MANI CREATRICI
DI DIO*
Questo ritiro ha anche il compito di riassumere
i ritiri e gli esercizi che in gran parte voi
avete già fatto quest'anno. Rivedere un po'
l'andamento della nostra vita spirituale.
Che siamo usciti dalle mani di Dio, è chiaro.
Bisogna tenere presente che siamo qui a compiere
qualche cosa che Dio vuole, ma che presto
usciremo da questo mondo e torneremo a Dio;
ma dobbiamo tornare non come siamo venuti, a
mani vuote; bensì con le mani piene del bene
raccolto. «Venientes autem veniunt cum exultatione,
portantes manipulos suos». Ritorneremo a
Dio portando i manipoli di grano, i meriti che
avremo accumulato.
Siamo usciti da Dio: per la misericordia di
Dio ebbe origine il nostro corpo; per la creazione
di Dio Padre ebbe origine la nostra anima
che fu unita al corpo e così esiste la nostra
persona, esiste l'uomo. Poi nel battesimo abbiamo
ricevuto l'altra vita, la vita spirituale, la vita
della grazia, che deve durare nella vita presente
e deve prolungarsi in eterno: «credo la vita eterna».
Ecco il nostro corpo, ecco la nostra anima,
ecco la grazia di Dio in noi: formiamo come una
cosa sola. «Conosci te stesso»: questo è l'apice
della sapienza. Conoscere noi stessi, meditare su
noi stessi.
Abbiamo prima di tutto un corpo; sì, un corpo
il quale è composto di polvere. E' uscita in questi
giorni quella parte dell'Enciclopedia cattolica di
oggi che porta il titolo: «L'uomo, polvere
4*
vivente» e fa considerare a lungo come la nostra
carne e le nostre ossa sono formate della stessa
materia di cui sono formati i corpi degli uccelli,
dei pesci e degli animali in genere. Abbiamo da
tenerci molto umili. «Tu sei polvere, e in polvere
ritornerai», ma a me piace sempre aggiungere:
«...e risorgerai», perché questa polvere che
sarà rimasta di noi nel sepolcro, sarà chiamata
a vita nuova nel giorno della risurrezione. Il
nostro corpo del quale a volte abbiamo cure
eccessive, il corpo fatto di fango e di elementi
comuni anche ad altri corpi materiali, questo
corpo che caratteristiche ha? Sì, le mani di Dio
hanno formato questo corpo in una maniera
meravigliosa; il corpo umano è oggetto di ammirazione
da parte degli studiosi, ma guardando bene
e considerandolo sotto l'aspetto morale, in quali
condizioni è attualmente? Siamo sempre tentati
dal corpo, specialmente da tre passioni principali,
e cioè la pigrizia, la sensualità e la golosità
che sono cause di molti mali.
La pigrizia può facilmente generare in noi
tiepidezza, freddezza, languore. La golosità può
fare eccedere l'uomo nel nutrirsi e nel desiderare
quello che meglio soddisfa il gusto. E' sempre
vero che ne uccide più la gola che la spada,
come diceva il proverbio antico. La sensualità è
causa di tante rovine; e dobbiamo sempre vigilare,
perché il nostro corpo, nell'ordine di Dio, deve
stare soggetto all'anima.
Il corpo è unito all'anima perché l'aiuti a farsi
dei meriti. Per esempio: adesso venite da vespro
e il corpo a che cosa ha servito? avete cantato,
siete state in ginocchio, avete pregato. Il
corpo deve essere il servo dell'anima, non il
5*
padrone; non deve comandare all'anima, ma deve
obbedire. Bisogna trattarlo come un buon figliolo,
ma considerarlo sempre soggetto all'anima:
questo è il destino del corpo.
Ma dopo il peccato originale è sottentrato in
noi il disordine e la ribellione: la parte inferiore
si ribella alla parte superiore. Occorre la
grazia di Dio perché possiamo rafforzare la
nostra volontà in modo da tenere a freno il corpo
e il corpo non trascini l'anima nell'eterna
dannazione; e non sia la causa per cui tante anime
si fanno meno sante per pigrizia, per golosità, per
sensualità. Questo corpo che dobbiamo santificare
facendolo obbedire, (perché l'anima che ha
la ragione deve pure provvedere a questo corpo
anche se è polvere), questo corpo un giorno
uscirà glorioso dal sepolcro. Non finisce là nel
camposanto la storia del corpo, ma si perpetua
nella eternità.
Voler bene al corpo, ma nel giusto senso; se
è necessario si usa anche la medicina per tenere
il corpo in forza e perché possa servire all'anima,
all'apostolato, e arricchisca l'anima obbedendole.
Il corpo è tanto meschino. Una volta ho fatto la
meditazione sopra questo punto alle Figlie di
S. Paolo, quando ancora erano in Cappella: «Le
miserie del corpo» e ho sentito dopo i commenti:
«Quanto ci ha fatto bene! ci ha fatto passare
l'ambizione, ci ha fatto rientrare in noi; ci
ha fatto ricordare quale è la cura che dobbiamo
avere del corpo quando è santificato dalle acque
battesimali e specialmente dalla S. Comunione.
Ci ha fatto pensare come dobbiamo santificare
i sensi».
Inoltre, in noi, a formare l'uomo, c'è la parte
6*
principale: cioè l'anima. L'anima creata per
ognuno; l'anima che è la parte spirituale e quindi
immortale. Potevamo non essere creati: ma una
volta creati abbiamo l'anima immortale che non
cesserà di vivere, o felice in cielo, o disgraziata
nell'eterno fuoco, assieme al corpo.
L'anima ha la ragione, ha la volontà, è libera:
essa deve quindi dominare sul corpo e deve guidarlo.
Ma, ripetiamo, per il peccato originale si sono
stabilite nell'uomo come due leggi, l'una contraria
all'altra; e vi è sempre nell'uomo una lotta:
quella di cui parla S. Paolo. «La carne ha
desideri contrari allo spirito; e lo spirito desideri
contrari alla carne». L'anima quando ha ben
meditato, ben conosciuto il suo fine, e che cosa
l'aspetti al termine della vita presente, vuole ciò
che è bello, ciò che è buono, ciò che è santo, ciò
che è vero. La lotta che viene da parte del corpo
molte volte offusca il pensiero e travolge i desideri
dello spirito. La sentiamo questa lotta in noi?
Certamente tutti la sentono. S. Paolo la descrive
bene, con parole forti e vivaci.
Ora l'anima bisogna che domini; l'anima deve
sovrastare; deve tenere a freno la fantasia, la
memoria, gli occhi, la lingua, il tatto, tutti i sensi.
L'anima deve dettare le leggi della santità al
corpo; l'anima deve stabilire un regolamento,
un orario che sia adatto a noi, e ciascuno di
noi.
L'anima deve avere un programma di lavoro
interiore, che è lavoro di perfezionamento.
L'anima è quella che sente la vocazione, che
concepisce che cosa sia e a che cosa serva la vita
nostra.
In questo non è il corpo, ma l'anima che deve
7*
guidare. Quante persone si arrendono al corpo!
e cioè sottomettono lo spirito ai desideri della
carne! E quante persone invece -- e sono i santi -dominano le tendenze del corpo, e fortificano
il corpo, e lo guidano, ed esigono dal corpo
ciò che si deve esigere: la santità.
Dominare il corpo costantemente: questo è il
vero amore che l'anima deve portare al corpo.
Procurargli la felicità eterna. Oh se noi fossimo
capaci di ragionare sempre così! Il corpo di un
dannato, quando sarà risuscitato, e andrà con
l'anima all'inferno, che cosa dirà all'anima? «Tu
che avevi la ragione, tu che sapevi il destino che
ti aspettava, perché hai ceduto? perché mi hai
accontentato? per portarmi poi qui a penare
eternamente?».
L'anima deve guidare il corpo costantemente.
In terzo luogo noi siamo composti di grazia;
poiché il cristiano è composto di corpo, anima,
e di vita soprannaturale, cioè della grazia. Questa
grazia è stata infusa in noi nel battesimo e da
allora siamo diventati cristiani quali siamo.
Che cosa è la grazia? La grazia è quel dono
ineffabile di Dio per cui acquistiamo la vita più
preziosa, la vita soprannaturale. Per mezzo della
grazia abita in noi lo Spirito Santo e Gesù stesso
vive in noi. La grazia è quel dono ineffabile
per cui noi possiamo amare Iddio, possiamo
lavorare per l'eternità, possiamo guadagnare
meriti. Diventiamo per essa i figli di Dio, e come figli,
anche eredi e coeredi di Gesù Cristo.
Questa grazia come ci sublima!
Per la grazia nasce in noi la fede necessaria
per la salvezza; nasce la speranza e nasce la carità:
nasce cioè la vita teologale. Alla vita teologale,
8*
necessaria a tutti per potersi salvare, si
aggiunge in noi la vita religiosa, in cui la grazia
aumenta e accresce la sua azione.
La grazia comunica forza all'anima perché
guidi il corpo. La grazia illumina la mente; la grazia
ci porta all'unione con Dio; la grazia è quella
veste nuziale per cui l'anima è ammessa al cielo.
Vi può essere la prima grazia: quella del
battesimo o la grazia di colui che si è confessato e
si è liberato dal peccato grave. Ma vi è anche una
grazia più intensa, vivissima, splendente.
Contempliamo la grazia di Maria. Dal
momento della sua Immacolata Concezione fino al
giorno del tramonto, quale aumento di grazia!
Le anime che amano tanto Iddio, come sono
belle ai suoi occhi! Se noi avessimo un po' più di
fede, i nostri ragionamenti, i nostri sentimenti, i
nostri desideri, sarebbero tanto diversi da quelli
che molte volte minacciano di entrare nella
nostra anima.
Crescere in noi la grazia.
La nostra vita è sacra. Non si può esporre al
pericolo la vita che è sacra e non si può esporre
neppure la vita del prossimo. Noi siamo obbligati
a mortificare il corpo nelle sue voglie non
giuste. La vita è sacra e tutto deve essere ordinato
ai beni eterni. Il corpo è per il bene supremo:
Dio, il paradiso, il possesso di Dio, la gloria, il
gaudio di Dio. Ai beni supremi deve essere
ordinato tutto lo sforzo dell'anima. Non si legga
quello che è solo curiosità; non si guardi quello
che accontenta la fantasia o qualche altro senso
ancora! Tutto deve essere ordinato. Ogni lettura,
ogni discorso, ogni movimento, ogni respiro: per
9*
i beni supremi, per la vita eterna, per la gloria
di Dio.
E la stessa anima è ordinata ai beni supremi.
Quando vi è per esempio la vocazione, bisogna
seguirla. Vi sono altri modi di vivere; altri hanno
preso altre strade: ma siccome tutto è ordinato al
bene supremo, a Dio, sommo bene ed eterna
felicità, chi ha la vocazione lascia anche quella
vita semplicemente cristiana, che pure è buona.
Quando il Signore offre il meglio, la vocazione,
si deve seguire. Tutto ordinato a Dio, ai beni
supremi, tutto: anche le cose più care, anche il
bene a volte, per un bene maggiore. A volte
questo altro bene può sembrare a prima vista
inferiore; ma davanti a Dio è superiore e allora
tutto deve essere sacrificato al bene supremo: alla
gloria di Dio e alla nostra santificazione.
Conoscere noi stessi: come è il nostro corpo
e dove finisce il nostro corpo, e vedere di amarlo
cristianamente per procurargli la felicità, perché
abbia da risorgere glorioso e avere poi quei
doni di gloria che Maria già gode in paradiso.
Maria Assunta in cielo è la Madre che ha preceduto
i suoi figli, che ci aspetta lassù, che ci offre
la grazia perché teniamo la sua strada.
Considerare cosa è la nostra anima e come
il peccato originale abbia cambiato un po' tutto
l'uomo e messo in condizioni peggiori. Riflettere
quindi sulla necessità di ricorrere sempre alla
preghiera.
Riflettere sulla preziosità della grazia e come
la grazia si possa aumentare. Tutto ordinare alla
eternità. La vita è un prologo, è un'introduzione
alla vera vita e da questa breve vita dipende la
vita eterna.
10*
Questi pensieri ci dominano? ci guidano? sono
quelli che continuamente ci stanno presenti nei
nostri ragionamenti? che ci sostengono? sono
essi vivi nella nostra anima?
Pensiamo noi secondo la fede? o ragioniamo
troppe volte secondo il senso e secondo le vedute
umane? La maggior parte degli uomini guardano
solo alla terra, pensano solo alla vita presente.
E mentre voi state facendo il ritiro che ne è
di molti? Basta leggere ciò che ha scritto il Card.
Montini di Milano sopra i peccati che si commettono
sotto il pretesto delle vacanze e delle ferie.
Ma per la grazia di Dio voi avete ragionato bene
e vi siete raccolte davanti a Gesù per perfezionarvi,
per aumentare la grazia. Sì, avanti!
Siamo nella lotta, ma Iddio non ci lascia soli:
ci dà la sua grazia. Avanti! Continuiamo a pregare
e la vittoria sarà nostra. Allora ritorneremo
al Padre, ma torneremo felici e sentiremo il suo
invito: «Perché sei stato fedele nel poco, ecco,
sarai costituito sul molto. Entra nel gaudio del
tuo Signore».
11*
II. ABBIAMO UNA MISSIONE DA COMPIERE IN
QUESTA VITA*
Nel Rosario, quest'oggi, dobbiamo dire di
preferenza i Misteri Gloriosi, particolarmente i due
ultimi che ricordano l'Assunzione di Maria in
Cielo e la sua glorificazione.
Maria è incoronata Regina del mondo, di tutti
i Santi e di tutti gli Angeli. Ella partecipa alla
gloria del Figlio come aveva partecipato sulla
terra alla sua missione. Ella aveva tutto compiuto
quello che era il volere di Dio e compiuto
perfettamente; come il suo programma sulla terra
era sempre stato quello di fare la volontà di Dio,
così l'ultima volontà di Dio fu che Maria sedesse
Regina, non soltanto di gloria, ma anche di
misericordia. Madre di misericordia e, per questo,
dispensiera delle grazie, mediatrice universale
di grazie per noi. Ricordarlo questo a Maria
e dirle: «Giacché hai la chiave dei tesori di
Dio, approfittane per me. Apri i tesori di Dio e
discendano questi tesori abbondanti sull'anima
mia, sulla Congregazione, su tutta la Famiglia
Paolina». Queste grazie si vedono scendere
sempre più abbondanti.
* * *
Abbiamo considerato come il Signore ci ha
messi su questa terra; ha creato il nostro corpo
e la nostra anima; ci ha comunicato la vita
soprannaturale, la quale è un dono assai superiore
alla vita naturale.
«Sono uscito dal Padre». Quando Gesù disse
12*
queste parole, stava per essere immolato sulla
croce. Erano gli ultimi giorni della sua vita terrena.
Uscito dal Padre, Gesù venne in questo mondo:
«veni in mundum». Venne a compiere una
missione il Figlio di Dio: a redimere l'umanità
dall'errore, dal vizio e dalla morte. Venne come
Maestro, come Sacerdote e come Ostia.
Anche noi abbiamo una missione da compiere,
così come l'ebbe Maria. «Veni in mundum» e
viviamo nel mondo ognuno con la propria missione,
coi propri doni, con le particolari circostanze,
così che ognuno possa dire con fiducia sul
letto di morte: «Vado al Padre che mi aspetta
nella sua casa».
Maria venne preparata alla sua missione
altissima, perché doveva a sua volta preparare alla
umanità il Maestro, l'Ostia, il Sacerdote eterno.
Il Signore prepara ogni anima alla propria
missione. Maria per essere preparata fu concepita
senza macchia originale. Doveva essere il
Tabernacolo santo e purissimo del Figlio di Dio, il
quale abitava nel seno del Padre e doveva venire
ad abitare fra noi: «et habitavit in nobis».
E Maria venne preparata fin da piccola, poi
da fanciulla e da giovinetta al suo ministero, alla
sua vocazione. Tanto che il Signore nella sua
infinita provvidenza dispose che si potessero
conciliare la maternità più alta e la verginità più
pura. Dispose che l'una e l'altra cosa fossero
tenute dapprima così nascoste e poi fossero
pubblicate in maniera così opportuna, affinché gli
uomini non potessero avere occasione alcuna di
accusa.
E Maria docile alla volontà di Dio si piegò al
mistero che in Lei si doveva compiere e accettò
13*
la sua missione e la compì perfettamente, fino
ad accompagnare la salma di suo Figlio al sepolcro
e attendere al compimento della promessa
risurrezione. Continuò la sua missione rispetto
alla Chiesa, portandola nascosta fra le sue
braccia, come già aveva portato il Figlio suo.
Anche noi, ciascuno di noi, fu preparato.
Quando Dio crea un'anima non la manda nel mondo
comunque, senza più curarsene: sarebbe un Padre
snaturato. Ma nessuno è buono se non Dio,
il nostro Padre Celeste. Quindi fornì l'anima di
tutto quello che le occorreva di doni naturali: il
corpo, l'intelligenza, le buone tendenze, le
disposizioni. Poi fornì l'anima nostra, nel Battesimo,
delle grazie soprannaturali; poiché quando si
tratta di una missione tale come la vita religiosa,
ci vogliono grazie speciali. Non basta dire: «Voglio,
mi piace»; ci vogliono grazie speciali. Queste
furono infuse nell'anima; queste Dio ti ha
preparato perché ti ha amato fin dall'eternità. E
ti ha preparato a quello che Egli voleva, al
compimento del suo volere divino. Quelle grazie e
quei talenti si sono sviluppati e si è dato segno
di possedere appunto quelle capacità necessarie
per una vocazione che è venuta poi manifestandosi
attraverso a tante circostanze di tempo, di luogo,
di persone. Ed eccovi arrivate nella vostra
missione; arrivate sul campo del lavoro, duplice
lavoro: santificarsi, perché questo è il primo
fine dello stato religioso; e compiere un apostolato,
quello segnato, con l'intelligenza e con le forze.
In sostanza: dar gloria a Dio e cercare il bene
delle anime con le circostanze e con i mezzi che
il Signore ha disposto.
La volontà di Dio si è manifestata sopra di voi
14*
per mezzo dei talenti, delle qualità che avete
mostrato e delle grazie che avete ricevute. E' tutto
un complesso di cose attraverso le quali Dio
manifesta la sua volontà. Per una persona che non ha
mai salute e passa la sua vita fra sofferenze
continue, la volontà di Dio è che compia un'opera di
redenzione per l'umanità, un ministero di
salvezza che sta accanto al ministero di Gesù
Crocifisso.
Così, col consiglio del Confessore, con
l'ammissione da parte delle Superiore, con il vostro
«Sì» generoso, eccovi nella missione paolina.
Vita religiosa in genere: poiché tutti i doveri della
vita religiosa entrano anche nella vita paolina.
Nelle Costituzioni l'86 per cento degli articoli
sono di Diritto Canonico e c'è poco da disputare
e da pensare. Dobbiamo obbedire alla Chiesa
nella sua volontà generale, nella sua legislazione
canonica religiosa. Poi il rimanente degli articoli
riguarda la condizione specifica della vita vostra
che è vita paolina.
Eccovi quindi mandate su questa terra a
compiere una missione. Il Padre Celeste vi manda
come ha mandato il Figlio a compiere la sua
missione; come ha mandato Maria a cooperare alla
Redenzione. Compite anche voi quello che vuole
Iddio, trafficando i talenti che vi ha dato nella
creazione e nel Battesimo, e poi successivamente
nei vari sacramenti ricevuti, e nella Professione:
preparata dall'aspirantato e dal noviziato, e fatta
dopo maturo esame e dopo molta preghiera.
Il Signore ricompensa solo quello che si fa
secondo la sua volontà e niente altro, fosse anche
santissimo, fossero pure prodigi, ma operati
contro la volontà di Dio (se fosse mai possibile
15*
operarli contro la volontà di Dio). Ricompensa
solo e sempre quello che Egli ha disposto e vuole.
Per poter dire alla fine con serenità: «Lascio il
mondo e vado al Padre», occorre aver fatto la
volontà del Padre. Come sarà consolante poter
dire: «Ormai sono stanco; le forze vengono
meno; gli anni segnati da Dio ormai sono finiti:
lascio questa vita. Ho sempre fatto il divino volere;
adesso compirò l'ultima volontà di Dio:
l'accettazione della morte. Seguirà l'invito del Padre
«Veni sponsa Christi: vieni, o sposa del mio
Figliuolo Gesù»!
La volontà del Signore è espressa ora nelle
Costituzioni. Tutto secondo le Costituzioni,
sempre secondo le Costituzioni, tutte secondo le
Costituzioni: sia chi occupa un posto più elevato,
sia chi si trova in un posto meno elevato, dove è
ancora più facile farsi santi.
Ecco: le Costituzioni sono la volontà di Dio
sicura. Non c'è bisogno allora di andare in cerca di
conoscerla. La volontà di Dio è espressa lì, ed è
sigillata dalla firma stessa del Papa. E' Lui che
le ha approvate. Dobbiamo avere un culto per
la volontà di Dio: e dobbiamo sempre badare
che quello che facciamo, quello che diciamo,
quello che tralasciamo, sia secondo il volere di Dio.
«Il culto della regola» e «Il culto dei voti»
sono magnifici libri. Si potranno forse fare delle
osservazioni circa il contenuto, -- poiché la
dottrina cattolica è vero che non cambia ma ha
bisogno di essere sempre meglio penetrata e
chiarita -- ma sostanzialmente sono bei libri.
Culto della regola: cioè portare ad essa un grande
rispetto, essendo la volontà di Dio per noi, per
ciascuno di noi. Culto dei voti, i quali ci servono
16*
per praticare meglio la virtù, per meglio vivere
la vita di povertà, di castità e di obbedienza.
Culto della volontà di Dio segnata dal Vicario di
Gesù Cristo. Nessun dubbio a questo riguardo:
niente da aggiungere e niente da togliere. Ma
ognuna abbia questo culto! Il libro principale da
tenersi e da leggersi è proprio il libro delle
Costituzioni: e non è solamente da leggersi, ma
anche da meditare; e soprattutto da vivere, da
praticare.
Mi hanno detto che dando l'esame sulle
Costituzioni si sapevano bene: questo è solo un
primo passo. Bisogna ritenerle come il principale
Direttore spirituale, perché è solo lì che arricchite
l'anima vostra! Ed è solo quello che il Signore
pagherà. Meditarle! e se è prescritto che si
leggano una volta all'anno, questo è come il grido
della Chiesa quando dice: «Ricevere la Comunione
almeno una volta all'anno». La Chiesa dice
«almeno una volta all'anno» ma desidera e
propone a tutti coloro che sono veramente
cristiani di andare più spesso, e se è possibile anche
rendere la Comunione quotidiana. Pane quotidiano
il pane della volontà di Dio. Volontà di Dio,
non soltanto il pane eucaristico, ma anche il pane
della mente e dello spirito. Qui non ci sono dubbi,
non ci sono discussioni. Tutto secondo le
Costituzioni: e dove queste sono generali, ad
esempio riguardo all'obbedienza, interviene poi la
disposizione del superiore a determinare. Se vi
cambiano di posto o di ufficio, c'è da accettare
e non da discutere se c'è stata questa ragione o
quell'altra che abbia determinato quel trasferimento
o quell'altro. Obbedire con semplicità:
«Ecce ancilla Domini»! O meglio: potete farvi
17*
una domanda: mi potrò far santa anche là? Come
ha fatto Maria che chiese all'Angelo: «Come
avverrà ciò se io non conosco uomo?». La risposta
sarà che nel volere di Dio ognuna si può far
santa.
Per questo è designato l'ufficio, è designato
l'orario. A questo è ordinato il trasferimento e
la casa dove si va; i mezzi che si dovranno
adoperare; l'apostolato che si dovrà compiere in
quella determinata maniera. Per questo è
determinato l'ordine degli studi, l'ordine della pietà,
l'ordine che riguarda la buona formazione religiosa.
Queste disposizioni particolari che discendono
dai principi generali delle Costituzioni, sono
tutte determinazioni della volontà di Dio
manifestate da chi guida. Non c'è dubbio.
«Signore, faccio questo e sono sicura di fare la tua
volontà. Eccomi sempre pronta. Ecce ancilla
Domini. E sono felice di sapere il tuo volere; di non
doverlo andare a cercare come devono fare tante
volte i cristiani, anche i migliori».
Questo culto delle Costituzioni e dei voti,
come si sente nel cuore? come si amano queste
Costituzioni? come si meditano queste Costituzioni?
Dare importanza alla lettera, ma più ancora
allo spirito delle Costituzioni.
Naturalmente la regola non esclude l'infedeltà
alla propria vocazione. Ogni tanto rileggo quel
capitolo di S. Paolo della Lettera ai Romani dove
dice: «...ho un continuo dolore nel mio cuore
per i miei connazionali che hanno rigettato
il Cristo». Questo è il continuo dolore di chi sta
a capo dell'Istituto, di chi deve indirizzare verso
la perfezione e verso l'apostolato: l'infedeltà
delle persone! l'infedeltà di chi tradisce la vocazione,
18*
di chi non vi corrisponde! Il diavolo tenta
tutti, ma tenta in modo speciale quelli che si
consacrano a Dio, e vorrebbe strapparli dalle
mani di Gesù.
Occorre pregare e tenersi attaccate alle
Costituzioni. Quando si comincia con diversità di
spirito, con un po' di sbandamento intellettuale,
morale, spirituale, economico, formativo, allora
si aprono le porte. Forse sarà anche solo uno
spiraglio, ma... «aria di fessura è aria di sepoltura»
dice un proverbio.. Bisogna non aprire nessuno
spiraglio. Bisogna essere pazzi per la regola! cioè:
non si ragiona lì sopra, si obbedisce!
Promettete il vostro amore a Gesù con quella
lingua con cui al mattino toccate le sue carni.
Amate Gesù con quel cuore ove Egli entra
affinché si elevi.
E poiché le Costituzioni paoline vengono date
a modello per gli altri Istituti, potete avere, anche
in questa stima che ne hanno quelli che sono fuori
dalla Congregazione, un incoraggiamento.
Qualche volta l'ultimo libro che si legge, e non
si legge tutto, è proprio quello delle
Costituzioni!
Siete venute per compiere questa missione
paolina di santificazione e di apostolato. Santificazione
con quei mezzi determinati, con quell'orario
particolare, con quelle disposizioni, in quell'ufficio,
con quella salute più o meno robusta, con
quelle difficoltà in cui ci si trova, di persone
magari che hanno un altro carattere, e di
apostolato che è anche un po' difficile.
Una persona mi diceva tempo fa: «Se c'era una
cosa a cui sentivo ripugnanza in Congregazione,
era quella. Nemmeno a farlo apposta, mi hanno
19*
sempre affidato quel lavoro e son ancora lì. E ora
lo faccio volentieri, sebbene mi senta tanto
inclinata ad altro. E Dio sia benedetto. Anche se
mi lasceranno fino all'ultimo momento, compirò
questo dovere generosamente, meglio che saprò,
perché so che questa è la volontà di Dio».
Si dirà: «Tanti desideri di bene restano
insoddisfatti». E Gesù non era venuto per tutto il
mondo? eppure si è limitato alla Palestina, e
purtroppo là ha trovato una incorrispondenza tale,
che non si sa spiegare. C'è una sola frase che la
spiega: «...siete sempre stati sordi di orecchi
e duri di cuore».
Che sia sempre ben impressa questa
convinzione: qui mi è chiara la via della mia
santificazione e del mio apostolato. Voglio percorrerla
bene, senza deviazioni, né storture, né arresti. E
se anche mi capita di cadere per la strada, mi
rialzerò subito e continuerò in quella via retta di cui
non ho dubbio, e che mette capo alla Celeste
Gerusalemme, alla città beata.
Oggi alla Madonna fare questa proposta
perché la presenti a Gesù: «Che io sappia compiere
tutta, solo, sempre, la volontà di Dio. La mia
vocazione voglio custodirla a qualunque costo;
difenderla da tutte le tentazioni interne ed
esterne».
Quando ci si è impegnati dopo anni di preghiere,
dopo anni di prove, e dopo essersi consigliate,
e dopo l'approvazione dell'autorità delle
superiore: chi può dubitare? non c'è più niente di
incerto. Tutti i mezzi che la Chiesa mette a
disposizione si sono usati per conoscere la volontà
di Dio e si sono esauriti, perché dubitare?
Il dubbio tante volte è già peccato; ed è già
20*
peccato se ci si ferma volentieri su questo dubbio.
Un pensiero disonesto che si segue volontariamente,
ma davvero volontariamente, non dite che
è peccato? e questo dubbio che rovina una vita,
non credete che sia peccato? Non voglio creare
scrupoli, ma solo illuminare sulla realtà e sulla
verità.
Mi diceva Don Trosso prima di morire, e fu
l'ultima sua parola che mi disse: «Il Signore ci
manda su questa terra a fare qualche commissione.
Quando abbiamo finito, ritorniamo da Lui.
Io ora ho finito e vado».
Quando ritorniamo da Lui e gli portiamo ciò
che abbiamo fatto, Lui ci dà il premio. Ma se
invece di compiere la commissione avuta, il figlio
si fermasse a giocare sulla piazza, a giocare
anche i soldi e sprecarli, che cosa gli direbbe il
padre al ritorno?
Ognuna è mandata dal Padre: ognuna pensi
alla propria missione; ognuna confermi alla fine
del Ritiro, durante la Messa solenne, al momento
della elevazione, la propria donazione: «Tutta
mi dono, offro e consacro. Per la vita e per
l'eternità. Conformerò la mia vita alle presenti
Costituzioni in un culto vero e continuo ai voti
e alla regola».
21*
III. RENDEREMO CONTO DELLA NOSTRA
VOCAZIONE*
L'oremus della Messa e del Breviario di oggi
ha questa espressione: «ad superna semper intenti».
Considerando Maria SS. Assunta abbiamo anche
noi il cuore sempre teso verso il paradiso.
Non è inutile l'invito del Sacerdote nella
Messa: «Sursum corda» a cui voi rispondete:
«Habemus ad Dominum». I cuori li abbiamo lassù
e li avete veramente consacrati al Signore i vostri
cuori. Che stupenda, meravigliosa, santificatrice
azione si compie nella professione! Che bella
cosa, che cosa preziosa essere tutte di Dio intieramente,
senza riserve, senza eccezioni, senza nostri
programmi, senza progetti e suggerimenti diversi
da quelli che non fossero conformi allo spirito
della Congregazione! Qualcuna può essere che sbagli
nella sua consacrazione, e che, anche consegnando
il corpo, non consegni lo spirito. Consegnare
il corpo al Signore si può fare anche nel mondo,
in famiglia, col voto di castità. Ma è lo spirito
che conta: lo spirito paolino. Non sto e non posso
scendere ai particolari. Già tante volte voi lo
avete considerato, desiderato, e con buona
volontà vi siete adattate. E' lo spirito che bisogna
consegnare!
Talvolta si vuol fare una cosa, e si insiste perché
si pensa che sia un bene. Può essere un bene
in sé; in generale: ma che sia poi un bene in
particolare, per voi, e di merito per voi, questa è
un'altra cosa.
E' lo spirito che entra in primo luogo
22*
nell'obbedienza e che deve in primo luogo esaminarsi
quando si ammette alla professione religiosa una
figliuola. Che sia capace a questo, o che sia
capace a quello, è cosa ben diversa.
Il distintivo, il segno decisivo per giudicare di
una vocazione, è l'amore all'Istituto, cioè alle
regole, allo spirito, all'apostolato, al modo di
vivere, alle persone che ci sono, che ci guidano,
che ci stanno accanto; anche a quelle che ancora
aspirano a far parte dell'Istituto, cioè le
aspiranti; o che ancora non sono entrate.
Al mattino io dico sempre agli Angeli Custodi:
«Voi, o Angeli Custodi, che sapete quali giovani
siano fatte per le Figlie di S. Paolo, guidatele
perché arrivino, perché si formino, perché
corrispondano»! Noi non sappiamo tutte quelle che
il Padre Celeste creando ha destinate alla
Congregazione, ma gli Angeli Custodi lo sanno. Che
le illuminino e le guidino.
«Semper ad superna intenti»: sempre gli
occhi verso Dio. Allora tutte le obiezioni scadono
da sé. Cadono tutte le nostre... sante ispirazioni.
Noi a volte le crediamo ispirazioni, ma non
sono ispirazioni: sono tentazioni. Tentazioni che
si camuffano da ispirazioni: o davanti a noi,
che ci illudiamo e ci inganniamo, o anche
davanti alle altre, perché appaiono consigli ottimi
e invece sono causa di diminuzione di spirito,
causa di diminuzione di amore alla Congregazione,
causa di rallentamento nell'azione di santificazione,
nell'apprezzamento dello spirito paolino
e anche dell'apostolato.
Pensiamo che la vita vera comincia al di là e
che qui è solo preparazione. Maria si è preparata
alla vita dell'aldilà, che è quella di continuare
23*
l'apostolato che aveva qui in terra. Prima si era
presa cura di Gesù; poi si era presa cura,
secondo la raccomandazione di Gesù, degli
Apostoli, dei primi cristiani; e lassù ha cambiato
solo luogo, non ha cambiato apostolato. Continuerete
anche voi in cielo il vostro apostolato. Non
andando casa per casa, come ora; ma facendo
arrivare casa per casa la parola di Dio. Continuerete
così. Continuerete a pregare per l'apostolato
paolino che è così complesso. Oggi può essere
tanto utile anche la diffusione della parola di
Dio per mezzo di dischi. I dischi sono ora molto
in uso: in Francia, in un mese, se ne sono
diffusi circa 5.000.000. Non erano certo tutti
santi. Ma quelli che ho ricevuto io dal Brasile,
quelli, sì che sono santi perché sono spiegazione di
catechismo e possono essere portati nelle famiglie
ed essere uditi dai grandi e dai piccoli.
Dopo questa vita renderemo conto a Dio della
vocazione che ci ha dato; dei talenti che ci ha
dato; della salute, della vita più o meno lunga.
Renderemo conto prima dell'impegno messo nella
nostra santificazione; e secondo, dell'impegno
messo nell'apostolato.
Maria rese anche Lei conto della sua vita;
subì anche Lei il giudizio, certo; ma vi son due
giudizi: il giudizio «ultionis» e il giudizio
«retributionis». Il giudizio «ultionis» è quello del
castigo, per chi ha peccato gravemente e va di là
con dei debiti con la divina giustizia.
Ma il giudizio «retributionis» sta nel
proporzionare il premio alla santità raggiunta sulla
terra. Maria subì questo giudizio: proporzionare il
premio, la gloria, il potere, la corona in Paradiso.
Il giudizio «retributionis» è il giudizio
24*
della ricompensa ed è quello che subiscono
anche le anime elette che escono dalla vita
presente totalmente di Dio, dopo aver soddisfatto a
tutti i debiti con Lui, e dopo aver raccolti
innumerevoli meriti.
Il giudizio noi lo descriviamo tante volte in
particolari quasi, diciamo, materializzati per
intenderci. Ma il giudizio è una illuminazione di
Dio nell'anima, la quale vedrà se è degna o no
di avere subito il Paradiso, o se merita il
Purgatorio o l'inferno. E l'anima allora va da sé in
Paradiso, perché la forza dei suoi meriti la
innalza. L'anima dannata va subito all'inferno,
perché è la gravità, il peso dei suoi peccati che
la trascina e la piomba all'inferno.
Consideriamo che la morte è la porta dell'eternità.
Affacciamoci qualche volta a quello che è
l'al di là. Sentiremo i canti felici dei beati; i
gemiti delle anime purganti; le grida disperate dei
dannati nell'inferno. Veramente disperate, cioè
senza speranza.
A cosa dunque dobbiamo pensare? al paradiso.
Sempre volgere l'occhio al paradiso.
Verranno esaminati tutti i doni ricevuti. Da
una parte del libro (diciamo così per usare un
linguaggio umano per intenderci) saranno scritte
tutte le grazie ricevute per diventare suore,
consacrate a Dio nei voti. Adesso tutto questo
complesso di grazie è per la preparazione all'eternità.
Ora è il tempo di lavorare. Supponiamo che
ci sia una maestra che faccia tutti gli studi e li
faccia stupendamente bene. Quando ha ricevuto
tutti i suoi diplomi, ha la strada aperta. Se non fa
scuola, se non insegna, tutte le grazie antecedenti
sono sprecate. Non sprechiamo le grazie della
25*
gioventù! Non sprecare le grazie della vocazione!
Ma utilizzare al massimo le grazie ricevute
fino alla professione perpetua. Farle rendere
al massimo. Quello che è stato dato nell'aspirantato
e nel noviziato, è tutto grazia. Se una
dicesse: «E... allora ero novizia. Ma adesso...».
E vuoi prendere i doni e sprecarli? Adesso è il
tempo di utilizzare. Ognuna avrà il premio se
avrà corrisposto ai tesori di grazia ricevuti. Quanti
doni hai? Vi è chi ha più salute e vi è chi ha
una bella voce; vi è chi ha una bella intelligenza
e chi forse ne avrà un po' meno; vi è chi ha più
abilità nell'apostolato di redazione, e chi nell'apostolato
della tecnica. Ognuna deve utilizzare i suoi
doni, utilizzare al massimo i suoi doni, o in
un ufficio o in un altro. «Piace a Dio e piace
anche a me. Piace a Dio che io utilizzi i tesori
di grazie e io li voglio utilizzare».
Vi sono anime che hanno degli inviti a salire!
Questo che mi sta più a cuore di dire. Vi sono
anime tra di voi che hanno più inviti a salire,
in una unione più perfetta con Dio. In quella
fusione di cuori quasi, di volontà e di mentalità
con Gesù. Fusione di affetti. Gli affetti di Gesù
siano i miei affetti; i voleri di Gesù i miei
voleri; i pensieri di Gesù i miei pensieri. Anzi è
Gesù che vive nella mia mente. Io gli presto il
cervello per pensare, ma è Lui che pensa in me.
Io gli presto il cuore affinché ami Lui con me il
Padre Celeste e le anime. Gli presto la volontà,
perché voglio quello che Egli vuole in me. E non
solo gli presto ma -- se sono docile -- è Lui che
vive in me. Vive Lui in me, ama Lui in me,
vuole Lui in me, opera Lui in me, fa l'apostolato
Lui in me.
26*
A questa intima comunicazione con Gesù siete
chiamate. Tabernacoli viventi; suore che vanno
di casa in casa portando nel loro cuore, che è
un tabernacolo, Gesù. E' il realizzarsi di quella
preghiera al Divin Maestro «che la mia presenza
sia sempre santificatrice».
Vi sono delle cose che sono più forti del
libro e più forti di quello che potete dire. La
presenza di una suora degna e santificatrice, desta
pensieri di fede; fa riflettere e porta ad un esame
di coscienza: altri pensano all'eternità e io
a che cosa penso? La vista di queste suore fa
pensare a quel Paolo che correva e che ha battuto
tante strade. Anche queste suore battono tante
strade e portano il pensiero di Dio, e portano un
piccolo raggio di fede. Quasi quasi sono da
invidiarsi da chi sta sempre in casa... Ma ognuna
deve fare la sua parte, si capisce. In ogni casa,
come dice l'Apostolo, vi sono vasi d'oro, d'argento
e di legno. Tutti però, se compiono la loro
parte, avranno la gloria. Gesù dirà a chi ha
ricevuto cinque talenti: «Perché sei stato fedele
e hai amministrato bene i cinque talenti, vieni
nel gaudio del tuo signore».
E a colui che ne ha ricevuti due, la stessa
sentenza: «Poiché sei stato fedele ad amministrare
due talenti, vieni nel gaudio del tuo signore».
Nessun orgoglio e nessuna umiliazione umana.
Nessuno è più grande di chi compie il volere
di Dio in sincerità, stia sopra o stia sotto.
Nessuno è più grande e più caro a Dio e avrà
maggior premio di chi compie fedelmente il volere
di Dio.
Pensate a Maria quando andava ai campi,
27*
quando al mattino preparava il grano e lo macinava,
o preparava il pane per la giornata.
Pensatela mentre faceva il bucato, nelle
conversazioni con Gesù, mentre attendeva nello stesso
tempo ai lavori domestici. E' tutto quello che fa
la grandezza di un'anima la volontà di Dio, la
corrispondenza alla vocazione di Dio.
Sei un mattone messo al fondo, nelle fondamenta?
Quanti mattoni nelle fondazioni sono quelli
che sostengono le Congregazioni e hanno maggior
merito! Il Signore penserà poi a metterli
su, nei capitelli, al vertice delle colonne, e magari
sulla cupola di quel tempio di Dio, là, dove sta
Maria. «Signum magnum apparuit in coelo:
mulier amicta sole» come canterete nell'introito
della Messa.
Ragioniamo con fede. I giudizi, le parole
umane, le conversazioni, i discorsi, non coprano
lo spirito! Perché si può coprire lo spirito
e rendere più faticosa la via della santificazione
ad altre. E se invece i discorsi sono tutti ispirati
da buono spirito, se i fatti e gli esempi che si
vedono sono ispirati da buono spirito, allora si
facilita, e si vive in serenità e si cammina verso il
cielo. «Poiché sei stata fedele nel poco, ti
costituirò sul molto: entra nel gaudio del tuo
Signore».
Doppio premio! Inserite nell'apostolato della
Chiesa, in qualunque ufficio siate, anche se
preparate il caffè o scopate il corridoio, dal
momento che si forma un corpo solo, appare tutta la
vostra dignità: associate allo zelo sacerdotale,
associate al ministero del docente «docete omnes
gentes».
28*
Vi penso così: numerose. E lo sarete in
proporzione dell'umiltà.
E ricordiamo tutti che noi contribuiremo allo
Istituto nella misura dell'umiltà. Non vale niente
l'essere io qui a parlare e voi a sentire; come
non vale niente ad essere maestre in cattedra
o scolare nel banco. Se tutte due hanno lo
stesso amore che le guida, contribuiscono tutte
due ugualmente all'Istituto.
E siccome ho detto che deve anche essere un
ritiro che riassume, ecco le conclusioni: esame di
coscienza su tutto l'anno, dall'ultimo ritiro mensile.
Anzi, dall'ultimo corso di Esercizi ad oggi. Da
una parte pensare alle grazie ricevute e dall'altra
alla corrispondenza. Offrire al Signore quello
che si è fatto di bene «e se qualche bene ho
compiuto, accettatelo». E chieder perdono delle
incorrispondenze e del male. Il nostro esame sia
una confessione spirituale. Confessarsi a Gesù che
è nel Tabernacolo. Alcune credono di non dire
mai abbastanza al Confessore. No. «Moltissime
cose -- diceva il Canonico Chiesa -- ditele a
Gesù e ditele a Maria, come anime che amano la
Madre». E ci additava il quadro della Madonna
del Buon Consiglio. In Seminario, la devozione
mariana che ci inculcava, era alla Madonna del
Buon Consiglio. «Vedete -- diceva -- la Madonna
del Buon Consiglio tiene sul braccio il Bambino
dalla parte sinistra. Il Bambino posa l'orecchio
sul cuore della Mamma a sentirne i consigli. La
Madonna poi gli prende il piedino per
incamminarlo a seguire i consigli».
Così ci spiegava sempre il quadro quando
eravamo chierici e ci faceva la novena alla
Madonna del Buon Consiglio predicata.
29*
Confidarsi a Maria. Confessione spirituale
anche a Maria. Con Maria si osa di più e si dice
tutto.
Sentire. E siccome è sempre difficile ascoltare
i consigli e metterli in pratica, allora «prendimi
un po' il piede... aiutami a camminare».
Pensieri santi, sentimenti santi, parole sante,
azioni sante, apostolato santo, spirito paolino, e
-- in particolare -- la volontà di Dio su di te.
Se stanotte hai male ai denti: quella è la
volontà di Dio su di te proprio nei particolari. La
volontà di Dio non solo in generale, ma in
particolare. Non solo come risulta in generale dai
Comandamenti e dai consigli evangelici, ma
anche in particolare nelle Costituzioni, approvate
dall'autorità della Chiesa; e, più in particolare
ancora, nelle disposizioni che vengono date.
Ora vi do la benedizione sopra le menti, sopra
i cuori, sopra le volontà, e anche sui corpi: che
siano santi e che tutte le forze siano consumate
nel volere di Dio fino all'estremo, quando noi
faremo quel che ha fatto quel santo. Dopo essere
stato 45 anni portinaio, porta le chiavi al
Superiore e gli dice: «Questa volta non ne posso
proprio più. Non posso più reggerle le chiavi».
Allora c'è il paradiso che attende.
Fino all'ultimo! non siamo così facili e
scusarci, così facili a metterci ormai da parte, a
dire: «Adesso ho la mia età...». Appunto perché
siamo più vicini al paradiso e abbiamo la
nostra età, dobbiamo avere più zelo. Come quel
martire che avvicinandosi alla catasta di legna
già accesa, diceva: «Su, piedi, camminate svelti».
Era vecchio, ma buttò via il bastone e si
sforzò di camminare svelto.
30*
Spendere fino all'ultimo le forze; poi... poi
ci sarà il riposo eterno.
Raccomandatevi anche alle sorelle più fervorose
che sono passate all'eternità. Io mi raccomando
sempre, e raccomando sempre le nostre
Congregazioni. Esse che sono già al sicuro, porgano
la mano a noi che siamo ancora qui nella
tempesta, nel mare burrascoso.
Parlare a loro che ci sono vicine, che ci hanno
lasciato i loro esempi e che presso Dio hanno
il potere di intercessione.
___________________________________________
Pro manuscripto
___________________________________________
31*
Albano, 20 agosto 19605
NEL 1° DECENNIO*
della Casa di Cura «Regina Apostolorum»
Oggi ricordiamo S. Bernardo. E' la data in cui
nel 1914 si è dato inizio alla Famiglia Paolina,
molto modestamente, secondo il suo spirito. Siccome
tutto era proceduto dal Tabernacolo, così si è
fatta la funzione di inizio con un'ora di adorazione
solenne: la prima della nostra minima famiglia:
la prima adorazione solenne come comunità.
Voi ricordate oggi un'altra data e cioè l'inizio
di questa Casa di Cura «Regina Apostolorum»
per le Suore.
Innalziamo quindi il ringraziamento al Signore
e insieme innalziamo anche la preghiera di
supplica. Si sono iniziati i lavori di ampliamento
di questa Casa di Cura: possa essa ampliare la
sua funzione, la sua missione e presentare,
particolarmente alle Suore che ne volessero
approfittare, un luogo di riposo spirituale e di
ristoro materiale e fisico.
Fermiamoci su quattro pensieri:
1. Adorare il Signore il Quale nella sua
misericordia ha fatto quello che ha fatto, e cioè
tutto. Tutto è Suo, tutto viene da Lui. Noi tutt'al
più gli abbiamo prestato un po' la mano, l'opera:
26*
5
Nel fascicolo: Prediche del Primo Maestro tenute alle Suore della Clinica "Regina Apostolorum" di
Albano, pp.26-32. C’è la registrazione.
l'opera intellettuale e l'opera fisica. Ci siamo prestati
come strumenti. Ma tante volte lo strumento
è veramente impari alle forze e alle necessità. Il
Signore ha fatto tutto ciò che Egli ha voluto.
Adorare Lui come principio di tutto: «Deus a quo
cuncta bona procedunt»: Signore da cui procede
ogni bene.
Dieci anni fa si è dato principio: ogni giorno
il Signore ha dato la sua grazia e la sua benedizione
in tante forme. Adorare il Signore come il
principio di tutto, affinché nessuno si glorii. A
volte noi mettiamo i bastoni nelle ruote del carro
della Provvidenza; poi il Signore raddrizza le
nostre vie un po' storte e di nuovo ci porta sulla
strada giusta.
Adorare il Signore.
2. Ringraziarlo perché è intervenuto con la sua
luce a illuminare chi guida, a illuminare chi cura;
è intervenuto con la sua luce specialmente a
illuminare chi predica e chi confessa e che, in
sostanza, fa la parte principale.
E' intervenuto con la sua luce a dare tante
ispirazioni, a orientare meglio tante anime, perché
il Signore quando permette o manda qualche
avversità o contrarietà ha i suoi fini altissimi.
Sono in primo luogo la sua gloria, e poi la nostra
santificazione. E quante ispirazioni! e come ha
giovato a tante questo «requiescite pusillum»
non solo fisicamente, ma spiritualmente!
Nella pace e nella serenità di una clinica che
invita al raccoglimento, alla bontà, alla carità,
quanto è più facile sentire la voce di Dio e quanto
è più facile accettare i nostri mali dalla bontà di
Dio e dalla sua misericordia. Quanto è più facile
allora dai mali ricavare il maggior frutto di gloria
27*
a Dio, di soddisfazione per i nostri peccati, e
di orientamento per la vita che il Signore vuole
ancora darci. E particolarmente orientamento
della vita all'eternità.
Casa di Cura in doppio senso quindi, in
particolare di cura spirituale che procede in primo
luogo da coloro che predicano, da coloro che
confessano, da coloro che amministrano i
Sacramenti, che celebrano le Messe e compiono
le varie funzioni.
Ringraziare il Signore.
3. Domandare perdono delle nostre colpe.
Qualche volta i mali ci vengono perché siamo
stati cattivi e allora facciamo la penitenza e siamo
felici di compierla quaggiù. Anzi è bene che
ognuna faccia questo patto col Signore: «Non
purgatorio, ma fare quaggiù tutta la penitenza
dovuta ai miei peccati, affinché l'anima mia uscendo
dal corpo sia subito illuminata dalla luce eterna:
«lux aeterna luceat ei», e cioè dagli splendori
del cielo, dagli splendori della divina Maestà.
Il Paradiso!
Poi domandare perdono se ci sono state anche
solo delle cose imperfette. Per quanto lo spirito
sia buono, tuttavia qualche imperfezione c'è
sempre finché siamo sulla terra; e in qualunque
luogo siamo, siamo sempre povere creature inclinate
al male. Quindi domandare perdono di tutte
le imperfezioni e se caso mai ci fosse stata qualche
mancanza, qualche peccato, che il Signore ci
usi misericordia, non guardi alla nostra miseria,
e non tenga conto della nostra indegnità.
Sia quindi anche una giornata di riparazione,
oltre che di ringraziamento.
4. Finalmente una giornata di supplica: perché
28*
questa Casa corrisponda a tutta la missione
che ha e che finora ha compiuto con gioia, con
sacrificio, con soddisfazione, anche umana, di
coloro che sono venute qui e hanno avuto le cure.
Supplica.
Siano offerte le mortificazioni e dolori, e siano
offerti al Signore perché la Casa continui a
compiere la sua missione, e s'ingrandisca, e possa
compiere sempre più largamente ed efficacemente
il compito suo.
Offrite le vostre mortificazioni, i vostri dolori,
il vostro lavoro, il vostro sacrificio e le fatiche
delle persone che compiono il servizio, il servizio
umile, quotidiano. Sì! offrite questo.
Nello stesso tempo pensare che da qui sono
anche partite anime per volare al cielo e quindi
possiamo contare sulla loro intercessione.
Intercessione: esse presso il Signore ottengono
grazie sempre più abbondanti, perché questa Casa
in primo luogo sia una Casa di salute spirituale, una
Casa di santificazione. Poi sia pure anche la Casa
di Cura, affinché allungando la vita a tante persone
consacrate a Dio, queste persone possano ancora
lavorare, acquistare ancora altri meriti, farsi
più sante, lavorare nella Chiesa di Dio, e quindi
glorificare il Signore e aiutare l'Istituto da cui
provengono.
Oh sì! pregare per questo.
Pregare perché i lavori che si iniziano e che
in parte sono già iniziati dopo lunga preparazione
- e preparazione anche laboriosa! - possano
procedere alacremente, possano procedere e
condurre a termine una costruzione che sia la più
adatta spiritualmente. Perché il primo intento, il
primo problema che si impone colui che vuole
29*
costruire è sempre il problema morale, affinché
tutto possa procedere in ordine, sia facile la
sorveglianza, sia più facile elevarsi a Dio, sia più
facile andare al Tabernacolo, avvicinarsi alla chiesa.
Sì, che tutto proceda nel volere santo di Dio.
Diciamo al Signore che non guardi alla nostra
indegnità e che per le nostre miserie non castighi
coloro che un giorno verranno qui: nella mente
di Dio è già come se fossero qui perché il
Signore non ha nulla di futuro, ma ha solo e
sempre presente.
E poi pregare perché tutte le persone che
verranno possano ricevere tutto il ristoro spirituale,
fisico e materiale. Così diamo uno sguardo al passato
e uno al futuro. Al passato per adorare, ringraziare,
riparare e supplicare; e al futuro per proporre
e supplicare. Proporre di santificare i giorni
che si passeranno qui. Che queste mura e
questi luoghi che un giorno parleranno al giudizio
di Dio, siano i testimoni della pazienza che
avete avuto, delle sofferenze sopportate, del lavoro
fatto, dell'apostolato che avete esercitato notte
e giorno. Parlino queste mura in favore vostro
al giorno del giudizio!
E nello stesso tempo supplicare perché chi
viene, venga con buone disposizioni; chi vi ha
degenza, santifichi la sua camera, il suo letto e
tutta la sua giornata; e chi serve faccia tutto e
sempre in ispirito soprannaturale; e che a tutti
coloro che cooperano in qualunque maniera, il
Signore dia la grazia di farsi santi.
Che cosa volete desiderare ancora su questa
terra? Avete rinunciato a tutto e vi siete private
di tutto. Siete forse ora figliuole diseredate perché
cattive? No. Siete figliuole di Dio, il quale vi
30*
ha cambiato l'eredità. Siete eredi di Dio, coeredi
di Cristo. Che bella eredità vi è stata promessa! e
non può mancare. Non è come le promesse degli
uomini la promessa di Dio. Dio è fedelissimo e
noi diciamo sempre di cuore: «ut digni efficiamur
promissionibus Christi». Che noi siamo degni
di ricevere quanto Dio ci ha promesso.
Diciamo delle cose così belle nella Messa,
specialmente quando la Messa si avvicina alla
consacrazione e poi nell'offerta che si fa a Dio subito
dopo l'elevazione: l'offerta dell'Ostia divina per la
gloria della Santissima Trinità, l'offerta dell'Ostia
divina per tutto il paradiso, per tutti coloro che
sono passati all'eternità e che possono essere in
purgatorio, e poi «pro nobis quoque peccatoribus»:
anche per noi tutti peccatori. «Deus, veniae
largitor et humanae salutis amator:... O Signore
che sei pronto a dare il perdono, deh! non
guardare i nostri meriti, perché non ne abbiamo
o ne abbiamo così pochi. Tu sei Colui che dai il
perdono: quindi noi veniamo a Te, non per gloriarci
dei nostri meriti o a domandarti le grazie
perché le meritiamo, ma unicamente perché Tu
sei il Signore del perdono. Guarda quindi alla tua
misericordia e non ai nostri demeriti».
Avanti dunque, in serenità.
Da questo colle, che è una specie di monte
Albano rispetto alla pianura verso Roma, guardate
al cielo. Si vuole che la Casa di cura sia in un
bel posto, in alto, che ci sia aria buona; ma io
aggiungo: che si veda anche bene il cielo, che si
pensi al paradiso. Sia pure in alto la Casa, ma i
cuori siano ancor più in alto: «Sursum corda!».
E immaginate che dietro a quelle stelle ci sono
altre stelle che sono le vostre sorelle. «Stella a
31*
stella differt in claritate»: una più splendente
dell'altra, secondo i meriti.
Al nostro posto, là, c'è già la nostra stella.
«Stella a stella differt in claritate». Dunque gara
per crescere in meriti, per essere una più santa
dell'altra, una più caritatevole dell'altra, una più
paziente dell'altra, una più servizievole dell'altra.
Una santa gara! «Emulamini!...» dice S. Paolo.
Emularsi nel bene, nel santificarsi.
32
MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO
In preparazione alla festa di S. Tecla
L'UMILTA'6
Bisogna che la novena alla festa di Santa Tecla
sia fatta con tutto il nostro essere: pensieri retti,
umili; sentimenti retti, umili; apostolato retto,
umile; relazione vicendevole retta, umile.
L'umiltà sarà la sorgente sempre viva della
grazia per voi e per l'Istituto.
La Prima Maestra vi dà in questo un esempio
in cui tutte, senza eccezione, potete
rispecchiarvi. L'ha sempre dato, fin dagli inizi
della Congregazione. Il suo atteggiamento è
stato sempre semplice, umile, raccolto.
Il can. Chiesa disse un giorno vedendola
passare: «Quella è un'anima eletta» e non la
conosceva ancora, come l'ha poi conosciuta in
seguito.
E' stata canonizzata la Mazzarello che, pur
non essendo istruita, ha guidato tanto bene il
suo Istituto. La sapienza non dipende dalle
nostre elucubrazioni, ma dalla grazia dello
Spirito Santo. Alla Prima Maestra dovete tutto e
devo anch'io molto perché mi ha illuminato e
orientato in cose e circostanze liete e tristi; è
stata di conforto nelle difficoltà che
intralciavano il cammino.
6
Stampato, quartino. La data, 15 settembre 1960, è stata giunta a mano nelle copie conservate da sr
Epifania. Non c’è la registrazione.
L'umiltà è un clima in cui si deve sempre
vivere; bisogna che ci sia umiltà di pensiero, di
giudizio, non solo come individui, ma anche
come membri dell'Istituto. Bisogna che in esso
ciascuno faccia il suo compito bene, perché noi
siamo un organismo. Ognuno deve pensare che
è un membro e che deve servire agli altri
membri per osservare i primi due articoli delle
Costituzioni, ai quali tutti gli altri sono
indirizzati. Considerarsi persone importanti,
capaci di dare un grande contributo è un grave
errore. Le teste piccole sono sempre orgogliose,
considerano solo se stesse.
Umiltà nella redazione ci vuole, nella
tecnica, nella propaganda. Chi fa una cosa e chi
ne fa un'altra, così l'Istituto va avanti; tutte si è
al servizio di esso.
Avere la massima stima dell'Istituto. Credere
che la Congregazione ha tutto ciò che porta alla
santità e all'apostolato. Il fare a meno delle
Costituzioni o il pensare indipendentemente da
esse è orgoglio.
Quando si trattava di approvare le
Costituzioni, chi doveva esaminarle disse: «Si
vede che si è provveduto a tutto».
Si è religiose e paoline, prima di tutto. La
Prima Maestra è illuminata da Dio: ha avuto
un lume tale nello scegliere i soggetti per i vari
uffici che qualche volta sono rimasto
meravigliato anch'io.
Custodite il vostro tesoro. L'Istituto cresce
con l'opera di tutte, cresce come fa la pianta
succhiando dal terreno la linfa vitale, la quale
attraverso il tronco si diffonde in tutte le parti
della pianta.
Si deve crescere per alimentazione interna,
non per sovrapposizione.
Portare umilmente il proprio contributo alla
Congregazione, non superbamente, ma
umilmente.
Nelle Costituzioni c'è tutto; ma bisogna
meditare di più e penetrare più a fondo i singoli
articoli.
Far ben il proprio ufficio con umiltà. Usare
bene i nostri poveri talenti per l'Istituto. Chi ha
studiato di più deve essere più umile, perché
capisce meglio che siamo nulla.
Vi vorrei tutte come la Prima Maestra.
Niente senza di lei e con lei tutto.
Non sono molto amico delle feste rumorose,
delle lettere, dei canti speciali, ecc. Preferisco
l'esercizio delle virtù e la imitazione di chi viene
festeggiata. Seguire la Prima Maestra
umilmente, docilmente; compiere
affettuosamente ciò che dice: non resistere alla
sua volontà, aiutarla con la preghiera; fare in
modo che non debba portare il peso della sua
responsabilità con pena.
Umiltà di cuore, umiltà vera: di pensiero, di
giudizio, di sentimento. Non aspirare a ciò che
non conviene. Umiltà nell'apostolato,
compiendo bene il proprio ufficio, qualunque
esso sia.
Ieri sera ho predicato il ritiro ai sacerdoti
commentando il Deuteronomio dove si tratta
delle mormorazioni degli ebrei contro le
disposizioni di Mosè. Più tardi mi si avvicinò un
sacerdote degnissimo, che ha un ufficio
importante, e osservò che tra noi si nota un
impoverimento morale. «Quali credi tu che
siano le cause?» gli domandai. Mi rispose: «Tre,
che poi sono una sola: le chiacchiere nei cortili,
le chiacchiere nei corridoi, le chiacchiere sui
marciapiedi. Ad avere sempre la bocca aperta si
perde lo spirito».
Quante volte si creano dei fastidi per le molte
chiacchiere!
Chi parla molto è come una bottiglia senza il
turacciolo: poco per volta, quasi
insensibilmente, si svuota. Chi chiacchiera
molto perde lo spirito.
Rettitudine nei giudizi ci vuole, docilità; non
tante chiacchiere! Mantenere alto il livello
morale dell'Istituto, non abbassarlo, anzi
accrescerlo.
Amare ciò che è dell'Istituto, stimarlo.
Procurare che l'Istituto cresca. Esso deve
svilupparsi per la sua vitalità interiore, non per
sovrapposizione.
Chiedere al Signore queste grazie per
intercessione della Madonna.
Meditazione del Primo Maestro
[Roma], 23 - 9 - 1960
FESTA DI SANTA TECLA7
Con la celebrazione della festa liturgica di S. Tecla
la Chiesa ci invita alla gioia. S. Tecla è la prima
martire del cristianesimo, come il primo martire
è S. Stefano.
1. - La festa di oggi ci invita alla gioia,
particolarmente perché la vita di questa santa, conclusasi
col martirio, è un programma; ma è anche un
programma di vita la Prima Maestra che di questa
santa porta il nome.
Se ci fosse in tutte la pietà e l'umiltà che ha la
Prima Maestra si godrebbe realmente una gran pace
sempre, interna ed esterna, pur nelle difficoltà che
nella vita sono immancabili e che aumenteranno se
noi saremo buoni; cresceranno in proporzione
dell'età; in proporzione della corrispondenza alla
grazia; aumenteranno se noi le meriteremo, perché il
Signore le manda a chi le sa sostenere, affinché si
faccia più santo.
La pietà della Prima Maestra è nota a tutte ed è
apprezzata da tutte, non soltanto per la quantità di
preghiera, per la fedeltà esterna alle pratiche, ma
soprattutto per la qualità. La bontà della preghiera è
nella sua qualità. Uno potrebbe avere una bottiglia
1*
7
Ottavo, senza alcuna indicazione di stampa, ma certamente immediata. C’è la registrazione.
piena di liquore o piena d'acqua; sarebbe sempre una
bottiglia piena, ma vi sarebbe grande diversità fra un
liquido e l'altro. Così è per le pratiche di pietà:
esteriormente si potrebbero fare meglio di altre, perché si
sa cantare meglio ad esempio, perché il contegno esterno
pare più devoto ecc., ma la qualità della preghiera
potrebbe essere tanto scadente perché la bontà di
essa dipende più dalle disposizioni interne, dai
sentimenti di umiltà, di fede, di perseveranza che dalla
perfezione esterna.
Guardare alla qualità delle preghiere come bisogna
guardare alla qualità delle vocazioni, e non al
numero di esse. Il Signore può favorirci anche
quanto al numero; però ciò che importa è la qualità in
primo luogo, in secondo luogo è il numero. Per la
qualità una può valere più di cinque, e cinque forse
non valgono una. Ognuna è certamente favorita da
Dio di doni, di qualità naturali, di talenti, ma vi sono
in particolare le grazie, le virtù, i doni spirituali
che bisogna desiderare e far fruttificare. Vedere
come sta la nostra preghiera innanzi a Dio.
Nell'Oremus della Messa si domanda al Signore
la grazia di saper imitare gli esempi della Santa, e
l'esempio più fulgido della vita di S. Tecla è la fede;
fede profonda, fede che pervade tutta la vita.
Acquistiamo la virtù della fede! Fede nella
preghiera; fede nella bontà del Signore; quella fede che
è fiducia e che ci porta ad abbandonarci nelle braccia
di Dio e ad accettare quello che il Padre Celeste
dispone. La fede non consiste soltanto nell'insistere
per ottenere quella determinata grazia, ma nel saperci
abbandonare nelle mani di Dio anche dopo aver
chiesto e non aver ottenuto. Dire al Padre Celeste: sai
2*
meglio di me di che cosa ho bisogno; io mi arrendo
alla tua sapienza e al tuo amore.
Il primo frutto da ricavare quindi dalla festa di
oggi sia questo: migliorare la nostra pietà, non
solamente con la fedeltà alle pratiche ma per la qualità
di esse.
2. - Santa Tecla è martire; ella ha subìto le pene
dei martiri, ha subìto tormenti superiori alla fortezza
naturale della donna, perché il suo amore la rese
più forte dei carnefici.
Non facciamoci illusioni: abbracciando la vita
religiosa si abbraccia la croce! Buona parte del Vangelo
è incluso e sintetizzato in questa frase di Gesù:
«Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua!».
Rinnegare noi stessi vuol dire contraddire le
nostre inclinazioni naturali non buone e a volte anche
buone ma che occorre immolare al Signore. Molte
volte se ne deve fare un'offerta a Dio perché la
prima condizione per piacergli è il rinnegamento della
volontà, rinnegamento dei sentimenti, delle tendenze
del cuore per obbedire all'invito della grazia. La
vita della religiosa è essenzialmente una vita di
obbedienza. «Prenda la sua croce e mi segua».
Accettare tutte le croci! Le croci sono sempre
tante! Quando tuttavia un'anima è ben preparata a
portare la croce il Signore aumenterà il numero e anche
la qualità delle croci che manda. Certamente chi vuol
fare maggior bene deve avere più pazienza. Alle volte
potranno essere croci grosse, che si vedono all'esterno,
come sarebbe ad esempio una malattia, un ufficio
che non è gradito ecc., ma il più delle volte sono
pene che si soffrono nell'interno. La croce non va
3*
considerata come un castigo; generalmente per chi si
consacra a Dio essa non è mai un castigo, ma anche
se fosse tale, sarebbe un castigo di amore, disposto
cioè dall'amore di Dio perché si faccia la penitenza
quaggiù. Generalmente per l'anima consacrata la croce
è un'occasione offerta dalla Misericordia di Dio
perché si possa salire più in alto, meritare di più.
L'orrore alla croce è orrore alla perfezione, è
orrore alla santità. Non possono stare assieme santità e
compiacimento, santità e soddisfazione. Chi segue
Gesù avrà tutta la vita crocifissa. Tutta la vita di Cristo
fu croce e martirio. Generalmente quando si pensa
alle sofferenze di Gesù lo si pensa elevato alla vista di
tutti, crocifisso sul Calvario; la sua croce invece
cominciò nel presepio con l'umiliazione: il Figlio di
Dio Altissimo, il Figlio uguale al Padre e allo Spirito
Santo si umiliò fino a farsi uomo! Uomo! Dio che
si fa uomo! Che umiliazione! Pensare se un uomo
dovesse vivere da bestia!... Dio, infinito nella sua
potenza, sapienza, grandezza, maestà, misericordia,
si veste di umana carne, di quella terra che ha
creato lui da secoli. Che umiliazione profonda! Oh,
come si umiliò il Figlio di Dio nell'Incarnazione!
Poi al presepio, nella fuga in Egitto, nell'obbedienza
a Nazaret, nel lavoro umile e poi in tutta la sua vita
pubblica; infine nella passione e morte! Un martirio
continuato fu la sua vita.
Impariamo da S. Tecla, la prima martire, a prendere
le nostre piccole croci quotidiane che sono poi
qualche cosa di insignificante in confronto a quelle
di Gesù e dei santi.
Farsi religiose e voler godere è una contraddizione.
Chi viene per riposare sbaglia strada! Chi vuole
4*
che tutto sia secondo il proprio modo di vedere
sbaglia! Occorre portare sempre la croce sul petto,
ma non mostrarla soltanto all'esterno; portarla nel
cuore soprattutto; abbracciarla ed amarla. Come si può
amare una cosa disgustosa? Come una medicina che
non piace al gusto, senza lamentarsi, senza volere
che tutti s'accorgano, senza far pesare la croce sugli
altri, senza volerla dimezzare. Gli uomini non sono
capaci, in generale, a consolarci: solo dal Signore
viene la vera consolazione e la vera forza. Allora
parlarne con Gesù, specialmente nella Visita e nella
Comunione.
3. - S. Tecla, oltre che martire, fu vergine;
quindi due glorie: quella della verginità e quella del
martirio; ella è ornata di due emblemi: della palma e
del giglio.
Ringraziare il Signore per la nostra bella vocazione!
Si porti fino al paradiso il giglio immacolato,
profumato dalle opere di apostolato. Chi compie con
amore e fedelmente le opere di apostolato, specialmente,
chi si dedica alla diffusione, unisce al giglio
anche la palma del martirio, non nel senso che
generalmente si dà a questa parola, ma nel senso in cui
ne parla S. Francesco di Sales: sono martiri anche
coloro che spendono e consumano la vita faticando
per il prossimo, che spendono la loro vita in opere
di carità e portando la verità per carità, mettendo
così la vita al servizio di Dio e delle anime.
Nell'esercizio dell'apostolato sono compendiate, si
può dire, tutte le sette opere di misericordia spirituale.
La vostra vocazione è vocazione al martirio
incruento, ma vero! Vocazione al martirio quotidiano
della verginità, dell'obbedienza, dell'apostolato!
5*
Stiamocene umili, a capo inclinato, pensando che si è
delle anime favorite da Dio, che si è cariche delle grazie
di Dio. Il Signore vi ha scelte fra tante! Riconoscenza
umile al Signore, e avanti nella semplicità.
Difendere sempre il giglio, renderlo sempre più
profumato con l'apostolato, e in cielo vi attenderà il
doppio premio.
Tenere viva la fede; vivere di fede perché quando
questa vita languisce non si capisce più niente.
Ci sono persone che non capiscono niente e non si
sa da che parte tirarle su perché hanno poca fede.
La fede è radice di tutto il bene, è la radice di tutta
la pianta. Se in una pianta non c'è radice, anche
se bella all'esterno, anche se carica di fiori e di foglie
dopo un po' seccherà. Non si può vivere senza
radice!
Fede dunque! Prendiamo esempio dalla Santa di
oggi. Umiliamoci un po'. Ci sono persone che hanno
una esteriorità che si presenta bene ma sono come
piante vuote all'interno. L'abito esterno non dà la
fede! E' un grave errore che si commette, quello di
dare più spesso importanza alla vestizione esterna,
alla presa dell'abito che non alla vestizione interna
delle virtù.
Occorre che la fede sia profonda perché questa
possa poi maturare e fiorire nella carità. Sempre
l'atto di fede, sempre il credo, sempre atti di fede nelle
varie occasioni; nelle pratiche di pietà, ad esempio;
prima della Comunione, all'inizio della Messa,
quando ci si mette all'apostolato.
Si vive la vocazione paolina, oppure si cammina
ai margini? Vi è sempre chi cammina nel centro
6*
della strada e vi è sempre chi cammina ai margini
della strada. Esaminarsi bene. Sembra che si
cammini con le altre a volte, e forse esteriormente è
così, ma dentro e davanti a Dio, come si procede?
Cresce in noi lo spirito di fede e progrediamo in esso?
Progrediamo nella speranza? Cresce in noi l'amor
di Dio e delle anime? Che cosa vogliamo dare a
questo mondo così povero di Gesù Cristo? Egli solo è
la grande ricchezza! L'unica ricchezza dell'umanità!
Godere della festività odierna prendendo esempio
di pietà vera, pietà che nasce dall'umiltà, dalla
confidenza, dalla perseveranza. Considerare la vita
religiosa come un quotidiano martirio specialmente per
chi fatica di più, specialmente per certe mansioni
come la diffusione, che è la principale parte della
vostra attività, sebbene tutto abbia in sé un valore
intrinseco. Poi custodire lo spirito, la delicatezza;
custodire il giglio e coltivare la palma.
La giornata sia offerta al Signore sempre con le
intenzioni che sono espresse nel «Cuore divino di
Gesù»; ma a Gesù che si immola sugli altari
raccomandiamo specialmente la Prima Maestra.
7*
MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO*8
14 dicembre 1960
[RINGRAZIAMENTO, RIPARAZIONE, PREGHIERA]
Penso che tutte abbiate ascoltato la S. Messa
e fatto la Comunione in suffragio delle due
Sorelle, di cui ieri abbiamo ricevuto l'annunzio di
morte per incidente. Come io ho celebrato la
Messa per loro. Questi pensieri ci richiamano alla
riflessione sopra di noi. E' utile che queste riflessioni
le riduciamo a tre.
Siamo al termine dell'anno 1960. Prima
riflessione sia quindi ringraziare il Signore di tutti i
benefici e le grazie ricevute nell'anno che sta per
terminare.
2. Riparare le nostre mancanze per non
portarne la responsabilità all'anno seguente.
3. Pregare il Signore perché conceda a noi,
se così piacerà alla sua Divina Maestà, di farci
pervenire al 1961. Che sia un anno santo e lieto
nel Signore. Perciò il Te Deum in ringraziamento,
il Magnificat, che ognuna può recitare, di tanto
in tanto, nel corso di questo mese che chiude
l'anno. Recitare il Miserere in spirito di
riparazione, il Veni Creator per ottenere lumi e per
impetrare le grazie necessarie a incominciare bene
l'anno seguente.
1. Riconoscenza. Siamo abituati più a domandare
grazie che non a ringraziare per quelle che
1*
8
Ottavo di formato leggermente più grande, senza data di stampa, ma certamente immediata. C’è la
registrazione.
già ci sono state concesse. Non ringraziamo mai
abbastanza. Se noi conoscessimo che cosa significa
la Comunione! Poterla fare ogni giorno! Conoscessimo
la grazia che è la Bibbia! E ne leggessimo
tutti i giorni un po'! Conoscessimo il beneficio
della vocazione! Conoscessimo il beneficio
di essere membri della Chiesa Cattolica, figli
della Chiesa. Noi troveremmo materia così grande
per eccitare la riconoscenza nei nostri cuori. Il
«Deo gratias» suonerebbe tanto spontaneo nella
nostra bocca e nel nostro cuore. Sì, si sta per
conchiudere l'anno e per grazia di Dio siamo qui. La
nostra presenza stessa dice che il Signore ci ha
conservati.
Consideriamo tutte le grazie intime che ogni
anima ha ricevuto, nel corso dell'anno, per mezzo
dei Sacramenti, Comunione, Confessione. Le
comunicazioni divine attraverso questo Sacramento.
Il coraggio, la fortezza per compiere ogni giorno
l'apostolato, la buona volontà di emendazione e
di conquista nella virtù. Tanti buoni esempi che
abbiamo attorno a noi. Tante parole che abbiamo
ascoltato, parole di saggezza, parole che si possono
dire parole di Dio. Tutti i meriti, che ognuno,
giorno per giorno, ha acquistato con l'osservanza
religiosa, l'osservanza degli orari, la generosità, la
dedizione nel compimento del proprio dovere. Oh
sì, tutto è venuto da Dio: la luce dello Spirito
Santo, la sapienza del Figlio, la potenza del Padre
Celeste! Sapessimo che cosa vuol dire ascoltare
una Messa! Che cosa significa trattenersi una
ora al giorno in intimità con Gesù, presente
nell'Eucaristia! Avremmo amato di vederlo almeno
una volta, per un istante: e lo abbiamo tutto il
giorno in mezzo a noi!
Riconoscenza è dovere. Riconoscenza è anche
2*
mezzo di preghiera. Anzi le quattro specie di
preghiera sono: L'adorazione: riconoscere il Signore
come sommo bene ed eterna felicità. Ringraziare:
«Grati estote», siate riconoscenti. Poi viene la
propiziazione-riparazione e la supplica. Quindi,
questi giorni che ancora restano per finire l'anno,
tutti siano passati in spirito di ringraziamento.
Quello che facciamo nella giornata farlo con
diligenza, con amore, in ringraziamento, anche di
quelle grazie che quasi non vorremmo: per esempio:
certe prove, certe tentazioni, certi disturbi
interni e certe cose che succedono all'esterno, e
che pure sono occasioni permesse dalla Divina
Bontà per la nostra santificazione. Ringraziare delle
Costituzioni: la via della santità. Chi possiede la
devozione alle Costituzioni ha già un tesoro, perché
conosce già la sua strada. Ognuna deve poter
dire: «So quello che devo fare». Non ci sarà
allora nessun dubbio per raggiungere la santità.
2: Riparazione. Rimediare, prima di chiudere
l'anno alle deficienze che si sono commesse.
Il Signore ha moltiplicato i nostri giorni. Nel
libro di preghiere, che avevo quando ero chierico,
si leggeva questa espressione: «Signore, che
moltiplicando i miei giorni, non faccio che
moltiplicare le ingratitudini...». Quante ingratitudini
abbiamo da riconoscere nell'anno 1960? Quando
è che cessiamo di peccare? Cerchiamo, almeno,
di non acconsentire a certe imperfezioni, a certe
mancanze di corrispondenza alle grazie del Signore.
Che cosa facciamo nella nostra vita se non ci
santifichiamo? A che ci servono i giorni? All'amor
proprio, forse; a far vedere ciò che sappiamo,
a far mostra di quello che facciamo, perché
si possa essere considerati dagli uomini e averne
una misera soddisfazione. Dio, l'eternità! Quando
3*
suona la campana che invita a cantare il Te Deum,
noi possiamo pensare: quest'anno è già alle porte
dell'eternità e mi aspetta per il giudizio. Beato
chi troverà alle porte dell'eternità meriti e meriti.
Che non ci sia del passivo. Se guardiamo il libro
dei conti, alla destra in una colonna viene segnato
l'attivo, alla sinistra il passivo, cioè il debito. Se
noi siamo buoni la colonna dell'attivo non la
cancelliamo mai. Se invece ci gloriamo del bene fatto,
ci compiacciamo di noi stessi, cancelliamo. Ma, a
parte questo, la colonna del passivo bisogna farla
scomparire, mentre bisogna lavorare per conservare
sempre l'attivo. Per la misericordia di Dio
questo ci sarà facile compierlo.
Si faccia una buona confessione annuale. Non
è necessario andare a particolarità. Si può dire
qualche cosa di più umiliante, ma senza farsene
una necessità. Mirare a domandare il perdono di
tutto quello che in noi c'è stato di manchevolezza,
di miseria, di cadute o anche soltanto il lasciare
passare gli anni inutilmente, il non progredire.
Ogni anno porta con sé una grandissima
responsabilità. Tu hai ricevuto un altro anno di grazie:
hai progredito nello spirito di fede? nello spirito
della speranza cristiana? nell'amore vero a Dio?
nella carità verso il prossimo? nello zelo per la
salute delle anime? nello spirito soprannaturale?
L'anno non deve accusarci. Davanti a Dio non
deve essere portata nessuna passività. Ripariamo in
questi ultimi giorni con maggior fervore, con umiltà,
con esami di coscienza diligenti, con confessioni
accompagnate da molto dolore, non da molte
parole; col desiderio di non macchiare l'anno
prossimo. Che grazia è questa, poter offrire al
Signore i meriti di Gesù Cristo in riparazione
delle nostre mancanze, per cancellare il passivo!
4*
«Hanno lavato le loro anime nel sangue
dell'Agnello», dice l'Apocalisse. Laviamo nel sangue
dell'Agnello le nostre macchie. E ricordiamo che
siamo le membra del Corpo mistico di Gesù Cristo
e che possiamo godere dei frutti della Passione
di N. S. G. C., dei meriti di Maria e di Santi.
Prendiamo tutto ciò che possiamo di lì, giacché
troviamo così pochi meriti nelle nostre giornate,
nei nostri anni di vita. Ripetiamo spesso, durante
il giorno, «Gesù mio, misericordia» e almeno
alcune parole del Miserere, se non troviamo
sempre il tempo di recitarlo intero: «Amplius lava
lava me ab iniquitate mea».
Terzo pensiero di guida per questi ultimi giorni
dell'anno: invocare le grazie per l'anno 1961,
se il Signore vorrà concedercelo. La grazia di
iniziarlo bene, di perseverare sempre con una vita
di fervore. Disporsi interiormente con la buona
volontà. Non ricambiare con peccati alle tante
grazie che il Signore vorrà concederci nel corso
dei nostri giorni, non resistere alla forza che
vorrà infonderci, alla salute che vorrà darci; alle
grazie della Comunione, della Messa, alle buone
ispirazioni, ai sentimenti di fede. Chiediamo al
Signore di non offenderlo mai, di approfittare di
tutte le occasioni per santificare sempre più l'anima
nostra; di approfittare di tutto quello che Egli
vorrà disporre nei nostri riguardi: ci piaccia o
no. Anche se a Lui piacesse chiamarci a sé nel
corso del 1961. Che il tempo che avrò passato sia
stato un tempo di preparazione, tutto ordinato
verso l'eternità, verso il cielo! Ognuna poi ha dei
bisogni particolari, e sa quale lavoro spirituale
deve compiere, quel lavoro spirituale che si è
proposta nel corso degli Esercizi. Nel 1961,
piacendo al Signore, faremo altri Esercizi, e allora
5*
dovremo fare i conti e vedere se l'anno spirituale
trascorso ha portato frutti. Perciò ognuna confermi
i propositi fatti negli ultimi Esercizi. Ognuna
adoperi i mezzi grandissimi di santificazione che
la Divina Provvidenza mette a disposizione delle
anime nostre. Che tutta la Congregazione si
santifichi, tutte insieme, non solo una. Dalla
santificazione di ognuna dipende la santificazione
dell'Istituto. Pensiamo che l'Istituto ha solo un fine
principale: la santificazione dei membri. A tale
fine si ordina anche l'altro fine dell'apostolato.
Siete chiamate alla santità! Corrispondiamo a questa
vocazione così bella e di privilegio? Gesù che
ha voluto che il nostro cuore non si perdesse in
cose di mondo perché lo voleva tutto per Sé. Egli
è geloso, non vuole che il nostro cuore si perda
in affetti che sono alieni da Lui: per esempio
attaccamento alle cose, quando non c'è la povertà;
desiderio di libertà; curiosità di appagare gli occhi,
il sentimento; letture che non si devono fare...
Anche per l'obbedienza: la volontà nostra
è data a Dio. Adorare la volontà di Dio, accettarla,
qualunque essa sia: sia che questa volontà
ci venga manifestata per mezzo di chi guida, sia
che ci venga manifestata direttamente dal Signore,
come quando il Signore permette un male,
una tentazione. La volontà di Dio accettata e
corrisposta secondo le circostanze. Sempre la volontà
del Signore. La delicatezza di coscienza, la
delicatezza con Gesù.
La festa dell'Immacolata ci ha ricordato che
Maria fu preservata dalla colpa per essere degno
tabernacolo del Figlio di Dio che si sarebbe
incarnato in Lei. E questi sono i giorni in cui Maria
compie il suo apostolato di Regina Apostolorum:
l'apostolato di dare Gesù al mondo. Lo presenta
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nel presepio ai pastori, lo presenta ai Magi
e poi lo presenterà al tempio di Dio ecc
Ricordiamo più spesso, in questi giorni Maria,
Regina Apostolorum e prendiamo da Lei coraggio
per seguirla e compiere il nostro apostolato.
Certo la preparazione più bella è quella di
ricevere il Bambino Gesù, come si presenta; Egli è
la Via, la Verità e la Vita fin dal Presepio. Ma
si è fatto bambino. Facciamoci bambini anche noi.
La santa piccolezza! Segreto di santità. Così
passeremo bene l'anno, se al Signore piacerà darcelo,
e si conchiuderà bene l'anno che sta per finire.
L'orgoglio, l'amore proprio, fuori. «Se non
vi farete piccoli come questo bambino non entrerete
nel Regno dei Cieli»: perché capissimo questo
il Figlio di Dio si è Incarnato e fatto bambino.
Prima ha fatto, poi ci ha insegnato.
Allora concludiamo: Vi è in noi la riconoscenza,
sentiamo, cioè, questo dovere? lo compiamo
bene? verso Dio? Il Te Deum o, se vi è più
facile, il Magnificat, l'Inno di ringraziamento alla
Madonna. Recitare umilmente il Miserere nel
segreto del nostro cuore e anche con le labbra
quando ne abbiamo occasione. Dire spesso il Veni
Creator Spiritus. Che lo Spirito Santo infonda nei
nostri cuori tutti i suoi doni. Le virtù teologali, le
virtù cardinali, le virtù morali, affinché noi non
siamo sempre ciechi, non ragioniamo sempre
umanamente, non consideriamo solo quello che è il
presente. Che viviamo col pensiero al di là, al di
là! Poiché in realtà per questo ci siamo
consacrati a Dio.
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Fasc-1960-b - Opera Omnia