Fasc-1960-b [Roma,] l gennaio 1960 MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO1 [AUGURI PER IL NUOVO ANNO]* Nella Liturgia di oggi dominano tre pensieri: Il primo pensiero ci viene suggerito dall'ottava del Santo Natale ed è un pensiero di lode e di ringraziamento al Padre Celeste che ci ha mandato il Salvatore perché prendesse su di sé i nostri mali, i nostri peccati e desse a noi i suoi beni, la sua grazia. Ecco perché tra gli uomini si è introdotto l'uso cristiano di scambiarsi gli auguri nelle feste natalizie. Il secondo pensiero, la Liturgia di oggi, lo rivolge a Maria perché, è per mezzo suo, che il Padre ci ha dato Gesù. La Chiesa perciò nell'Oremus della Messa prega Dio per intercessione di «Colei per cui meritiamo di ricevere l'Autore della vita». Il terzo pensiero ci viene dalla festa della Circoncisione, la quale ricorda anche l'imposizione del nome, che per volere di Dio, fu dato al Salvatore: «Vocatum est nomen eius Jesus». Gli fu posto nome Gesù com'era stato chiamato dall'angelo prima che nel seno materno fosse concepito (Lc. 2, 21). E va bene che in questa circostanza noi ci rivolgiamo con il pensiero a Gesù Maestro che nel presepio ha inaugurato la sua grande scuola, scuola che è superiore a qualsiasi Università terrena, scuola alla quale devono accedere tutti gli uomini. Ma in questa scuola si è accetti soltanto se si è accompagnati e raccomandati da Maria. Un quarto pensiero poi ci è suggerito dalla particolare circostanza del 1° dell'anno. Dobbiamo 1* 1 Quartino, senza alcuna indicazione della data di stampa, ma la stampa deve essere stata immediata. esprimere a Dio tutta la nostra profonda riconoscenza per averci fatto pervenire a questo nuovo anno. Quanti hanno come noi iniziato il 1959 e sono già passati all'eternità!... Perché il Signore ci concede un altro anno? La risposta la troviamo nel catechismo: per conoscere, amare, servire Dio e per poterlo poi godere in Paradiso. Sono tre i fini per cui siamo sulla terra. Non sappiamo se questo nuovo anno, che per misericordia di Dio incominciamo, lo potremo anche finire, sappiamo però che tutto il tempo che ci è concesso ci è dato unicamente per fare un passo avanti nella conoscenza, nell'amore e nel servizio di Dio. E' questo il fine di ogni anno, di ogni mese, di ogni giorno, di ogni ora. Il Signore che ci domanderà conto di ogni minuto, tanto più esigerà il resoconto dei mesi e degli anni! 1° - Ognuno perciò, faccia specialmente quest'anno lo sforzo di conoscere meglio il Signore mediante lo studio diligente del Catechismo, mediante le letture spirituali e le meditazioni ben fatte, le prediche e le istruzioni riflettute ecc. Conoscere Dio, conoscere quello che è sua volontà, conoscere ciò che dobbiamo fare per piacergli e per meritare il Paradiso. Quanta gioia ci procurerà in punto di morte lo sforzo fatto ogni giorno, ogni anno della vita per conoscere sempre meglio il Signore! 2° - Non basta però conoscere! E' necessario amare! Amare Dio significa orientare sempre più verso di Lui la nostra vita per iniziare già qui sulla terra quell'unione che si perpetuerà in cielo. Oh! allontaniamo dal nostro cuore i desideri inutili, l'amore alle vanità, alle soddisfazioni terrene. Non 2* cerchiamo più quello che piace a noi ma quello che piace a Dio! Il nostro cuore palpiti solo per Dio! E le cose tutte siano amate solo in Dio, come dice San Francesco di Sales: «Amate le persone care nel Signore, nelle braccia di Gesù!». Orientare quindi il cuore verso Dio, non in generale, ma in particolare. Fare delle buone confessioni che ci distacchino dal peccato e ci riportino a vivere sempre più nell'amore e nell'unione con Dio. Fare delle Comunioni fervorose, delle Visite intime perché tutto il nostro essere si stabilisca in Dio. Egli ci ama! Parliamo a Lui con confidenza; offriamogli spesso il cuore; e quest'oggi rinnoviamo solennemente i voti battesimali e i voti religiosi. Questa rinnovazione va fatta sovente nell'anno ma in modo particolare va fatta oggi, particolarmente dopo la Comunione col proposito di orientare tutta la vita verso il cielo. E si orienta la vita verso il cielo con la conoscenza, l'osservanza, la penetrazione della Liturgia; col fare nostra la preghiera della Chiesa. Ma che non sia una preghiera fatta soltanto a fior di labbra, ma una preghiera fatta col cuore e con la vita. Belle cerimonie, bei canti! 3° - Il terzo fine per cui Dio ci concede un nuovo anno è la fedeltà nel suo servizio. Servire Dio più fedelmente! Ciò significa compiere il suo volere non soltanto nelle grandi ma anche nelle minime disposizioni, nel compimento dei doveri della giornata: studio ben fatto, scuola seguita bene, apostolato compiuto con entusiasmo, disciplina quotidiana osservata con amore; osservanza delle Costituzioni, dei comandamenti, particolarmente di alcuni comandamenti che ci riguardano più da vicino. La fedeltà al servizio di Dio importa inoltre l'accettazione di tutti gli indirizzi che vengono dati, 3* l'accettazione dei consigli che si ricevono in confessione e la corrispondenza a tutte le grazie particolari che il Signore concede all'anima. Si arriverà poi alla conclusione della vita! Si arriverà al Paradiso! Mirare lassù! Tutto passa! Solo il Signore è immortale mentre gli uomini mutano continuamente sulla terra! Dio ci invita continuamente al cielo. Mettiamo in ogni azione le intenzioni di Gesù, le intenzioni per cui Egli si immola sugli altari! Non ce ne possono essere delle migliori. Sia quella di oggi una giornata di ringraziamento: ringraziare il Padre che ci ha dato il Figlio suo; ringraziare Maria che ci ha dato il Redentore! ringraziare il Maestro Divino che è venuto a tracciarci la via. Incominciare santamente la novena a Gesù Maestro e proporre di acquistare una conoscenza maggiore di Dio, un amore più intenso a Lui, una fedeltà più diligente nel suo servizio. Allora i giorni saranno pieni di meriti e l'anno, quando giungeremo al termine, costituirà per noi una grande consolazione. Alla fine della vita il nostro incontro con Gesù sarà un incontro felice: Vieni servo buono e fedele, perché mi hai conosciuto sempre meglio, perché mi hai amato sempre di più, perché mi hai servito sempre più fedelmente! La Messa sia seguita da tutti con questi sentimenti: offrire il Sangue benedetto di Gesù per intercessione e le preghiere di Maria; per l'intercessione e le preghiere di S. Paolo. Molto raccolto sia il 1° giorno dell'anno che deve essere il modello di tutti gli altri giorni di questo nuovo anno che vi auguro lieto e santo. 4* CONVEGNO CATECHISTICO PAOLINO2 Ariccia 7 - 10 gennaio 1960 2 Tre meditazioni tenute ad Ariccia al primo Convegno catechistico delle Figlie di San Paolo. I titoli sono: Come seguire Gesù Maestro (4-6), Seguire Maria discepola e maestra (pp. 32-37), Il nostro spirito e il nostro apostolato (73-76). C’è la registrazione. PRIMO GIORNO Prima Meditazione del Primo Maestro COME SEGUIRE GESU' MAESTRO E' stata ben scelta la data di questo Convegno: siamo, infatti, nella Novena a Gesù Maestro. Trattare l'argomento catechistico ha un'importanza somma, perché l'attività catechistica costituisce la parte fondamentale dell'apostolato paolino. La Chiesa ci è maestra in questo: Essa dà il catechismo ai piccoli, ai giovani, agli adulti e agli anziani. Sempre il catechismo, perché è fondamentale! Il resto è di approfondimento. Cominciamo stamattina a trattare l'argomento che mediteremo anche nei giorni seguenti: come seguire Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Come seguirlo nella nostra pietà, nella formazione religiosa paolina, nell'apostolato. Il nostro metodo non è il «nostro» soltanto, perché non è un metodo riservato, ma è il Metodo, quello che Nostro Signore ha insegnato con la sua vita stessa. Noi abbiamo da portare tutto l'uomo a Dio. Non possiamo farlo cristiano soltanto nella mente, o cristiano solo nei sentimenti, o cristiano soltanto nella preghiera o nelle opere. E' necessario che l'uomo viva Gesù Cristo con tutto il suo essere e in tutto il suo essere, giacché Cristo è l'unica Via per andare al Padre. Dobbiamo fare cristiano tutto l'uomo! Non possiamo far crescere soltanto un membro, per es. una mano; bisogna che l'uomo cresca proporzionatamente: nelle braccia, nelle gambe, nel cuore, nei polmoni, ecc. Diversamente andrebbe soggetto ad una morte prematura, anche repentina. Vi sono persone che hanno una pietà non giusta perché non illuminata. Fanno consistere il loro cristianesimo in pratiche di pietà che tante volte non sono le fondamentali. Gesù si è fatto per gli uomini il Messo, il Mediatore presso Dio e si è presentato come Via, Verità e Vita. Onorarlo quindi come il nostro modello, come la strada obbligatoria per arrivare a Dio; e nello stesso tempo vivere la sua dottrina per pensare come Lui. Non si deve disgiungere la meditazione dal pensiero abituale della giornata. La meditazione accende il lume, ma questo lume deve poi guidarci nella giornata. In sostanza abbiamo da portare tutto l'uomo a Dio e assorbire in noi la vita di Cristo in quanto è Via, Verità e Vita. 4* Viverlo! Dobbiamo essere innestati in Lui. Prima eravamo piante selvatiche, ma poi è avvenuto l'innesto nel Battesimo e questo innesto si è poi sempre vivificato nella S. Comunione e nella Messa. L'innesto opera nella pianta in cui viene messo, al punto che i frutti che essa produce hanno il colore, il sapore, la qualità comunicata dall'innesto. Dopo l'innesto ognuno di noi è trasformato in «alter Christus». Il cristiano vero è un altro Cristo. La religione è insieme dogma, morale e culto, ma non teoricamente soltanto e in modo frazionario. I tre aspetti sono fusi perché l'uomo è unico; non è fatto a... scompartimenti! In lui tutte le facoltà sono interferenti e tutte poste al servizio di Dio. Sfuggire a questa dottrina è sottrarci al fine per cui siamo sulla terra che è appunto quello di conoscere, amare, servire Dio per poi goderlo. Questo è il fine ultimo di ogni uomo. Il metodo paolino è il Metodo Unico. Abbiamo poi da considerare come il modo di pensare, di operare e di vivere la vita paolina è per noi obbligatorio anche in forza delle Costituzioni. Nelle Costituzioni si dice, infatti, che tutta la pietà deve essere informata a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; così la vita stessa religiosa; così lo studio; così l'apostolato, ecc. Questo è lo spirito della Congregazione! Questo è lo spirito paolino. Noi, nella vita paolina, dobbiamo soltanto (e non è poco) realizzare la vita di Gesù Cristo nel modo più perfetto possibile. Non abbiamo delle specialità, ma dobbiamo soltanto vivere e far vivere Gesù Cristo così com'è: Via, Verità e Vita! Qualche volta Gesù Maestro potrebbe rivolgere ad alcune persone il rimprovero fatto a Tommaso e agli Apostoli: «Da tanto tempo sono con voi e ancora non mi conoscete!». Da tanto tempo sei paolina e non mi conosci ancora! Una vera istituzione religiosa è tanto più perfetta quanto porta a vivere al massimo Gesù Cristo! E tutto l'apostolato nostro non ha che lo scopo di far vivere più profondamente la vita cristiana. Il Papa Pio XI aveva scritto nell'Enciclica «Illius Divini Magistri»: «Dopo che il Padre celeste ha inviato sulla terra per la nostra salvezza il Figlio suo che è Via, Verità e Vita non ci rimane che da seguire questo modello». Ogni frazionamento di metodo, ogni frazionamento delle potenze dell'uomo, porta allo sbandamento. Voi paoline, che avete avuto la grazia di essere state formate così integralmente, non lasciatevi sbandare, non lasciatevi derubare della parte migliore. Tutto ciò che contribuisce a formare il cristiano e il religioso è buono; ma quello che avete ricevuto in Congregazione è buonissimo. Tuttavia vi sono e vi saranno sempre tentazioni 5* contro lo spirito religioso; il diavolo è nemico di tutti i cristiani, ma specialmente dei religiosi. Per poter meglio comprendere e meglio vivere la dottrina di Gesù Maestro Via, Verità e Vita rivolgiamoci a Maria. La devozione a Maria, Discepola e Maestra, ci aiuterà a penetrare la devozione al Maestro Divino, ce la farà intendere nel vero senso. La nostra vita spirituale ci viene da Lei, che è la Madre del Salvatore Gesù, il quale ha conquistato la grazia. Lei ne fu ripiena. Maria ci è Maestra con la saggezza dei suoi consigli, con i suoi esempi di virtù. Rivolgersi spesso a Maria sia per quello che noi dobbiamo apprendere e sia per quello che noi dobbiamo dare come «Maestri». Il titolo di «maestra» alle Figlie di San Paolo è stato dato, non perché ci sia in voi una grande istruzione, ma perché, unite alla Chiesa, dando il catechismo, dando il Vangelo, diventiate Maestre. Se voi non apprezzaste questo, non apprezzereste la vostra vocazione. E per vivere la vostra vocazione bisogna che vi inseriate nella Chiesa e attraverso la Chiesa, in Gesù Cristo. Allora la vostra vocazione diventa nobile. Ma se vi allontanate dalla linea tracciata, rischiate di diventare commercianti. Gesù Cristo faceva il falegname (e ce ne sono tanti anche oggi di falegnami!) ma faceva prima di tutto il Redentore. E tanto redimeva il mondo quando piallava come quando era sulla croce! Bisogna rendere il lavoro apostolico, redentivo. E così mantenersi nel vero spirito, non degradarsi! Vi sono alle volte tentazioni di voler fare il meglio, ma per volere fare il meglio si perde l'essenziale. Dovrei fare ora le applicazioni cominciando dalla pietà; per ora vi invito a leggere le «introduzioni» alle diverse pratiche di pietà come ci sono sul libro delle preghiere: come fare la meditazione, come ascoltare la Messa, come fare la Comunione, come fare l'adorazione ecc. Vi sono confessioni che non costruiscono mai, perché ci si ferma alle mancanze esteriori le quali hanno la radice nei pensieri! Sanare la radice! Le azioni non sono che i frutti di essa. E' necessaria molta preghiera per lavorare in profondità su noi stessi. Per progredire ci vogliono sempre due cose: la grazia del Signore e lo sforzo personale. Veri esami di coscienza! Vere confessioni! Vere Messe! Vere adorazioni! Che tutto quello che apprendete in questi giorni dallo Spirito Santo e dai buoni oratori che avete invitato non serva solo all'apostolato, ma serva prima di tutto alla vostra vita. Solo se si vive, quello che si dice o si scrive avrà influenza sugli altri. Abbiate molte grazie in questi giorni! Non pensate però solo a dare, ma a prendere. Maria prima fu discepola, dopo fu Maestra! 6* SECONDO GIORNO Seconda Meditazione del Primo Maestro SEGUIRE MARIA DISCEPOLA E MAESTRA «Che cos'è la vita religiosa?» avevo domandato una volta da ragazzo al confessore ordinario che avevamo. Mi rispose: «Vivere da cristiani e meglio il cristianesimo». E cioè una fede più profonda, un amore più fervente e una imitazione, una sequela di Gesù, più completa. Essere cristiani significa conoscere Gesù, amare Gesù, imitare Gesù. Il religioso vuole conoscerlo più perfettamente, amarlo più perfettamente e seguirlo, imitarlo, più perfettamente fino a imitare la sua povertà, castità e obbedienza. Un Corso di Esercizi o un Ritiro mensile, o un altro qualsiasi ritiro, come questo, tende qui: conoscere meglio Gesù, amarlo di più, seguirlo più perfettamente. «Se vuoi essere perfetto, vieni, lasciando tutto, e seguimi». L'apostolato nostro è per fare dei cristiani che conoscano, amino e seguano Gesù. Perfetti cristiani nel loro genere, nella loro qualità. E se abbiamo da fare dei religiosi, delle religiose, insegnare a conoscere, amare e servire meglio Gesù, cioè a imitarlo meglio. E se noi vogliamo essere maestri di cristianesimo, della vita cristiana, dobbiamo far conoscere Gesù, fino a un certo punto, se si tratta di cristiani, o meglio se si tratta di persone che tendono alla vita religiosa. E farlo amare di più e farlo imitare meglio. A volte si danno troppe cose accidentali e meno l'essenziale. Dare la essenza del cristianesimo, perché la vita paolina ha il suo scopo di santificazione che è questo: far conoscere più perfettamente Gesù. E nello stesso tempo dare Gesù alle anime com'è, coi mezzi moderni. Lo spirito è lì. Possiamo adoperare tutti i mezzi moderni, ma lo spirito è nel far conoscere, amare, seguire Gesù. E' nel periodico Via, Verità e Vita. Nei catechismi dare Gesù Via, Verità e Vita. Nella produzione delle edizioni dare Gesù Via, Verità e Vita. Nella formazione delle Aspiranti dare Gesù Via, Verità e Vita. Il cristianesimo vissuto secondo lo spirito di Paolo, sotto la protezione di Maria, guidati da Maria, poiché «Conceptus est de Spiritu Sancto, 32* natus ex Maria Virgine, et homo factus est». Il cristiano, il religioso, la religiosa, dallo Spirito Santo, ex Maria Virgine, cristiano e religioso factus est. Abbiamo da intendere bene Maria, la Maestra che ci conduce al Maestro. Maria in qualità di discepola e di maestra. Il disegno di Dio è che andiamo a Lui per mezzo di Maria. Il Padre celeste ci ha dato il Figlio suo per mezzo di Maria, la Quale era stata discepola dell'Antico Testamento e mise il suo impegno poi a imparare il Nuovo Testamento da Gesù nella sua vita privata, pubblica, e nella predicazione, dagli apostoli, dopo la venuta dello Spirito Santo. Ecco, se avete da fare un passo in questo ritiro, sta in questo: se voi imparate a conoscere, seguire, amare di più Gesù e lo volete dare completamente, bisogna darlo come egli è: Via, Verità e Vita. Diversamente potrete imparare tante cose; come uno potrebbe imparare a comporre, stampare, brossurare, legare, vendere dei libri e fare degli abbonamenti, ma è lo spirito che dobbiamo dare e lo spirito sta lì. Se non imparate questo, il presente ritiro varrebbe proprio poco, sebbene impariate della tecnica, impariate delle cose esterne. Bisogna che ci sia l'anima, lo spirito. Allora avete da considerarvi come Maria. Comprendere il disegno di Dio. Maria lo compì perfettamente perché era docile, perché era umile: «Ecce ancilla Domini». Altrimenti noi impariamo da tanti, sappiamo parlare, sappiamo anche insegnare la strada agli altri e non facciamo noi la strada. I sacerdoti hanno indicato a Erode dove doveva nascere il Bambino Gesù, ma non si sono mossi a cercarlo. Non andiamo solamente a insegnare la strada agli altri; prima farla, e poi dire agli altri: venite e seguitemi. Maria ebbe questa missione. Quando i pastori andarono a Betlemme trovarono Gesù nelle braccia di Maria. Quando i magi arrivarono a Betlemme trovarono Gesù in braccio a Maria. Maria lo mostrò e lo presentò poi al Tempio dove Simeone e Anna lo riconobbero. Come conobbero i primi discepoli Gesù? Lo conobbero come il Messia. Non soltanto come un uomo buono, ma come il Messia, come Colui che era il mandato da Dio per redimere l'uomo. Maria in ogni tempo ci fa conoscere Gesù come comporta il tempo, la situazione, le occasioni. Per far conoscere Gesù il miracolo del cambiamento dell'acqua in vino: «Et cognoverunt Eum discipuli Ejus». Lo conobbero come taumaturgo, come Messia e lo seguirono. Ma gli Apostoli dopo che erano stati alla scuola di Gesù per tre anni ne avevano capito poco, anche se lo seguivano. Tante volte si segue una strada, ma la si capisce poco. Questo avviene anche fra di noi. Quando gli apostoli accompagnarono Gesù per l'ascensione al cielo, 33* ed era l'ultima mattina che lo vedevano, gli chiesero: «Lo costituisci adesso il regno d'Israele?». Pensavano che ormai Egli si mostrasse Re e loro fossero i ministri di un regno temporale, come sarebbe un governo ai nostri tempi. Avevano capito niente, ma Maria si prese cura di loro, li raccolse nel cenacolo e li fece pregare affinché venisse lo Spirito Santo a illuminarli e far loro capire chi era Gesù: il Salvatore, il re delle anime, il capo di quel regno che un giorno Egli presenterà al Padre, quando sarà compiuto il numero degli eletti. Pregarono con la guida di Maria, ed ecco che discese lo Spirito Santo, restarono illuminati, capirono chi era Gesù e conobbero la natura del nuovo regno, che è la Chiesa. E allora conoscendo chi era Gesù Cristo e la missione loro affidata, Pietro fece quella magnifica predica. E mentre prima aveva tanta paura da arrivare a dire «Io non conosco quell'uomo» dopo non solo mostrò di conoscerlo, ma lo predicò Figlio di Dio, Incarnato, risorto da morte, e rinfacciò ai farisei il delitto che avevano commesso, uccidendo Gesù. Maria poi ci mostrerà Gesù in paradiso. A una lettera di una persona molto afflitta, risposi una volta di pensare alle parole: «mostraci dopo questo esilio Gesù, frutto benedetto del tuo seno». Quella persona mi rispose: «Vorrei che me lo mostrasse un poco anche sulla terra». Va bene! Allora, conosci la Eucaristia e il Vangelo. Conosci la missione di Gesù e il cristianesimo nella sua essenza. Chi è che fa bene l'apostolato? Colui che dà il cristianesimo nella sua essenza. Questo lo dimostra assai bene il libro: «Il sillabario del cristianesimo». Il catechismo è fatto così e il modo di darlo non è né dell'uno né dell'altro, è quello di Gesù il quale ha sempre associato il dogma, la morale, il culto. E le sue ultime insistenze furono sul culto, non solo perché morì sulla croce, e quindi il suo sacrificio fu l'essenza della Redenzione, ma anche perché andando al Getsemani si preoccupò di esortare gli apostoli alla preghiera, di invitarli a pregare: «vegliate e pregate». Ci vuole sempre la preghiera; perché è inutile che noi diciamo: questo è il dogma, questa è la morale del cristianesimo, se non c'è la grazia per viverlo, per credere e per amare il Signore. La suora si faccia un'altra Maria: mostrare Gesù sempre nel senso considerato ieri: Gesù è Via, Verità e Vita. In questa visione viene lo spirito giusto nella formazione delle aspiranti, il catechismo ben fatto. Se non è ben fatto il catechismo, può esser esercizio di memoria, di recitazione, ma sarà incompleto. Il Concorso Veritas è completo quando c'è tutto: Via, Verità e Vita. La vita dell'uomo è completa quando è vita intellettuale, vita di retto sentimento e vita buona, morigerata, santa. Prendere questa strada: prima la discepola Maria, poi la maestra 34* Maria, la quale sarà maestra anche quando non parla, quando, per esempio, presenta Gesù nel presepio. I gradi del suo magistero sono prima a Betlemme, poi al tempio, quindi alle nozze di Cana, nel Cenacolo, e in cielo: «mostraci dopo questo esilio Gesù». Se noi passiamo per Maria, comprendiamo il cristianesimo, i disegni di Dio e la vostra missione essenziale. Se non fosse così dovremmo disfar le case e portar via mattone per mattone. Non saremmo vere apostole paoline. Ora qualche applicazione. La meditazione è ordinata a conoscere, amare e servire di più Gesù. Per segnare (dividere le parti) potreste anche fare in questo modo: la meditazione è di 30 minuti: 10 minuti per la mente e poi, come nella visita, si può fare un canto e una preghiera a fine del primo punto. Dopo, altri 10 minuti in cui ci impegniamo per conoscere se noi veramente serviamo Gesù, se lo seguiamo nella via più perfetta: si può dire un'Ave Maria che ci intrometta nella terza parte: amare Gesù. Preghiera. Per la Visita al SS. Sacramento mi pare che la facciate meglio, dividete bene le parti. Prima la parte che riguarda la santificazione della mente: Io sono la Verità. Poi si passa alla santificazione della vita: Io sono la Via. Quindi si passa all'unione con Dio: Io sono la Vita. Non è più solo l'esteriore, ma c'è l'intimità con Dio di tutto il nostro cuore. Tendere soltanto a Dio. Dio fine, la sua gloria, la nostra eterna felicità. Vi amo sopra ogni cosa, Bene infinito e nostra eterna felicità. La Messa ugualmente. Si dà molta importanza alla parte riguardante la tecnica esteriore. Si sono esaminati i vari punti storici. Bisogna dire che il giansenismo non è del tutto finito. Vi sono proprio delle cose che non ci portano ancora all'essenza del cristianesimo e all'essenza della vita religiosa, che è il cristianesimo vissuto perfettamente. Vi sono esteriorità. Voi avete una ricchezza in Gesù Maestro Via, Verità e Vita che è insostituibile. E' la vostra particolarità. E' il vostro carattere. Che uso si deve fare delle cose che si sentono qua e là, dal conferenziere tale, tal'altro? Noi stiamo sul binario, se si è bene inteso il Maestro divino e l'ufficio della Maestra celeste che ci immette nel Maestro divino, in maniera di viverlo completamente, totalmente. Noi dobbiamo avere le rotaie ben segnate. Poi tutte le altre cose esterne non si devono accettare quali vengono esposte nella loro - diciamo - completezza. Noi da ogni cosa dobbiamo imparare ciò che ci fa meglio vivere e dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Le altre cose sono per istruzione. Tutte le cose sono belle e buone quando ci portano lì. Bisogna dire che c'è la tendenza e la tentazione a cercare il pane e la minestra del vicino. C'è molto, alle volte fino a tal punto che si 35* allontana il treno dalle rotaie. Allora seguono i disastri. Se la suora è così fedele al suo spirito sarà sempre contenta. Ma se non è così, non sarà felice perché non è totalmente di Dio. Dio è la felicità nostra e la beatitudine in cielo e in terra, per quanto è possibile sulla terra. Se c'è questo sentiamo la beatitudine, la gioia, la soddisfazione della vita paolina. Diversamente no. Una delle più belle consolazioni quando si legge una lettera e si sente una protesta è sempre questa: come sono felice della mia vocazione! Qual'è la cagione? Si è seguito Gesù Via, Verità e Vita e cioè si è presa tutta l'istruzione, tutto l'indirizzo nella parte dello spirito, tutto l'indirizzo della vita religiosa che poi si deve manifestare sia nella condotta interna dell'Istituto, sia nell'attività dell'apostolato. Stimare tutti gli istituti, ma il vostro amarlo più di tutti, perché è il dono di Dio, perché è la vostra ricchezza e sarà la vostra felicità e beatitudine sulla terra e in paradiso. Così bisogna che sia fatta la scuola. Si dice profondità e non si arriverà mai alla profondità completa, ma che non s'impianti solo su un bastone. Ne occorrono tre! Allora su tre pali, uniti assieme, si impianta il pilastro e lì si innalza la vita e l'apostolato paolino. C'è da riformare parecchio nella scuola. C'è da rivedere un po' il Catechismo e la redazione. E c'è da rivedere un po' tutta la vita interna. Prima rivedere il nostro lavoro interiore. Vi sono persone che si fissano su un punto e nessuna cosa le smuove. E' un grande orgoglio. Non prendono le cose e vanno a cercare ciò che non troveranno mai e abbandonano la mensa che ci ha preparato il Figlio di Dio incarnato e a cui ci invita Maria. Questo sforzo è sempre stato costante nelle Figlie di San Paolo. Bisogna che dica che la Prima Maestra, pur nella sua semplicità, è la più profonda che io conosca tra le Figlie di San Paolo nel conoscere Gesù. Come Gesù è. La sua fede! E come Gesù è nostro nutrimento: la sua pietà. E come noi dobbiamo darlo: quella parola: «questo fa del bene; questo non fa del bene» che la Prima Maestra dice, comprende tutto. Non c'è nulla di escluso. Vi rappresenta bene Colei che fu Discepola e Maestra. Quindi seguirla, ma con umiltà. Non fare un ceto: «Noi siamo le intellettuali». Se foste solo intellettuali o se foste soprattutto intellettuali bisognerebbe dire che si comincia a diffidare. Bisogna essere profonde nella conoscenza, nell'amore, nell'osservanza religiosa e nell'apostolato pratico. Che cosa facciamo con tanta carta, se poi diamo della panna montata? I milioni se ne vanno giù per il Tevere portati al mare, e ne segue l'esaurimento delle forze. Voi siete nate per essere perfette cristiane, perfette religiose e perfette apostole. Come ci ha prese il Signore. Con questo non vorrei che nessuna credesse che ci fosse qui un rimprovero. C'è un'esortazione di uno che ama la Congregazione vostra e che desidera che sia tenuta sopra le sue rotaie perché possa correre. 36* Domandare perdono e cercare di riparare e soprattutto ringraziare degli immensi beni che il Signore vi ha dato e che voi avete accettato. La professione si accetta nello spirito, non nelle macchine che stampano, penne che scrivono, ecc. Sta là, in quegli articoli Via, Verità e Vita. Allora si è veramente paoline. Voi volete esserlo e avete sempre studiato di esserlo, e lo domandiamo per intercessione di Maria che avvenga e si faccia sempre meglio. Io sono contento della vostra Congregazione. Ma bisogna che noi non scartiamo dalle rotaie. Si potrebbe obiettare: e, ma questo dice così, quello cosà... Nei primissimi tempi che il Maestro Giaccardo era a Roma, una volta mi scrisse: «Non c'è veste violacea, e non c'è veste rossa, e non c'è veste nera che tenga. Noi siamo paolini e dobbiamo tenere la nostra strada». Raccogliere tutto il buono che viene a destra e a sinistra, ma per camminare meglio, senza lasciarci deviare. Guardate che la Congregazione è bella! E' tutta una ricchezza come è composta; è tutto un dono di Dio. Riconoscenza e amore sempre più vivo a Gesù che l'ha voluta, a Maria che l'ha introdotta gradatamente in questa vita religiosa paolina. 37* TERZO GIORNO Terza Meditazione del Primo Maestro IL NOSTRO SPIRITO E IL NOSTRO APOSTOLATO Avete scelto una data molto felice per il vostro Convegno, perché quest'oggi tutti i nostri Sacerdoti celebrano la Messa ad onore di Gesù Maestro, il principale Catechista, il catechista Uomo-Dio. Il messaggio della messa di Gesù Maestro ispira e dà la sostanza, il contenuto del Catechismo senza, diciamo, aver avuto un fine particolare. La messa di Gesù Maestro è stata fissata, per autorità, alla domenica seguente l'Epifania. Il movimento della nostra devozione verso Gesù Maestro era cominciato proprio in questo tempo, al principio di gennaio anzi. E quindi resta anche un ringraziamento da farsi al Signore che ha voluto indirizzare l'Istituto verso il suo spirito. Ora avete già fatto i vostri propositi e avete ricevuto istruzioni e vi siete anche date istruzioni vicendevoli, sia per la parte teorica come per la parte pratica. Comunque si faccia, il Catechismo deve sempre avere lo stesso contenuto. Se avete avuto in mano i progetti del nuovo Catechismo, che vorrebbero proporre, vi sarete accorte che due sono i progetti preparati. Uno segue il catechismo di Pio X, per il suo valore intrinseco e perché Pio X è un santo, e i santi hanno sempre qualcosa di originale da dire, comprendono sempre meglio le anime, i bisogni, le mentalità. Pio X poi aveva fatto tutta la trafila pastorale e aveva quindi avuto un'esperienza speciale. Quindi il primo progetto è di conservare il Catechismo di Pio X, aggiungendovi quelle domande che allora non erano necessarie e che oggi invece sono richieste. Allora, ad esempio, non si trattava del cinema, non si trattava della radio e della televisione. Quindi non si trattava neppure dei problemi che si riferiscono a queste nuove tecniche. D'altra parte oggi vi sono peccati nuovi e la dottrina stessa della Chiesa è stata predicata meglio, quindi un aggiornamento del catechismo è molto opportuno e questa è una ispirazione che ha guidato i compilatori nell'aggiornare il catechismo di Pio X. Il secondo progetto raddoppia le domande del catechismo comune: se il primo ha 540-550 domande, il secondo ne ha 1050-1100. Supera in sostanza, le mille domande. Le risposte sono in generale più 73* lunghe. D'altra parte ha pure dei meriti. Il primo è questo: ha 1'introduzione. A San Paolo avevamo una introduzione al catechismo «Introduzione allo studio della Dottrina Cristiana», l'avete tradotto anche in America (Stati Uniti). Perché oggi non si può più cominciare a dire: «Chi ci ha creati?». «Ci ha creato Dio». Subito vien domandato: Ma c'è questo Dio? e per qual fine ci ha creati? Il materialismo ha invaso un po' tutto lo spirito attuale; alcuni sono diventati materialisti fino in fondo e allora bisogna pensare alla spiritualità dell'anima. L'uomo ha un'anima spirituale. Diciamo quali sono i misteri principali della fede, ma bisogna prima provare l'autorità della Chiesa perché viene domandato: «E chi me lo dice che vi è un Dio in tre Persone»? Quindi noi dobbiamo provare che la Chiesa è stabilita Maestra dell'umanità, dobbiamo provare che la Chiesa è governata dal Romano Pontefice, che la Chiesa è infallibile e che questa infallibilità è nel Papa medesimo, infatti, quando Egli parla ex Cathedra ha la stessa infallibilità che ha la Chiesa raccolta in concilio, che hanno i Vescovi uniti al Papa. Dunque bisogna che ci sia una introduzione e l'introduzione corrisponderebbe al primo volume della teologia, alla Fondamentale, all'Apologetica. Ci vuole una piccola fondamentale ridotta a Catechismo e quindi l'abbiamo composta e pubblicata ed è utile che venga presa, spiegata, altrimenti dopo non credono a niente perché sono imbevuti degli errori che van serpeggiando ai giorni nostri. Il secolo attuale ha tanto di buono, ma ha anche i suoi mali e gravi, tra cui l'ignoranza religiosa, la diffusione del Comunismo ateo. E questo spirito è entrato un po' ovunque. Perciò già i giovanetti si domandano: «E perché questo? chi me lo dice questo?» allora bisogna dare una introduzione al catechismo. Poi, siccome c'è bisogno di preparare meglio le persone, abbiamo fatto anche il catechismo sociale, la sociologia, il catechismo vocazionario e il Catechismo Mariano, di cui per ora è uscito solo il primo volume. E' nello spirito cristiano che noi dobbiamo passare per Maria. Mi pare di averlo anche già ricordato, che bisogna capire i disegni di Dio. E come Dio ha voluto che la Redenzione si compisse per Maria, così Dio vuole che essa si applichi per Maria. Quindi il Catechismo Mariano ha la sua importanza e se anche non lo si può far studiare tutto, chi fa il Catechismo deve tenerlo presente. Maria ha l'ufficio di applicare i frutti della Redenzione in quanto Mediatrice della grazia. Se togliamo Maria, noi ci priviamo di un mezzo importante e necessario, e vogliamo dare le cose a rovescio di come le ha disposte il Signore. Le catechiste imparino sempre a fare entrare Maria. Si incominci a portare i bambini a Maria. Voi siete tutte devote della Madonna. L'avete dimostrato anche nel tempo in cui Maria Pellegrina ha fatto il giro delle città d'Italia. Portare a 74* Maria. Come Gesù ha voluto nascere da Maria ed essere educato da Maria. Vorrei che, non lo dico per comando, ma come una cosa che mi sta sommamente a cuore e che è importante in sé: si leggesse e si meditasse bene l'ultimo San Paolo. Voi l'avete riportato sulla vostra circolare: quello è fondamentale. Manca ancora il quarto punto; bisognava che non facessimo la circolare troppo lunga e, d'altra parte, doveva uscire. Sull'entrata del Santuario «Regina Apostolorum» si è inciso con lettere di bronzo, «Maria Mater, Magistra, Regina». Vi insegnerà molte cose. Come Maria è la prima religiosa, così bisogna dire la «Salve Regina» perché Maria ci insegni la vita religiosa. La vita religiosa come è descritta nelle Costituzioni e come è nello spirito della Chiesa. Quanto poi alla lezione del Catechismo, Maestra Lucina ha già spiegato tutto e voi sapete com'è. Le lezioni devono essere conformi al pensiero di oggi. E nell'uomo ci sono varie facoltà. Formare tutto l'uomo. Bisogna che noi formiamo tutto il cristiano e il cristiano non è solamente corpo né solamente anima. E' persona e bisogna che facciamo la persona cristiana, cioè tutto il composto umano: anima e corpo. Quanto a scrivere, scrivete già così, mi pare almeno per quel che vedo adesso. Vorrei quasi dirvi una parola di confidenza ed è questa: siccome tarda tanto a penetrare nelle persone, anche in persone distinte, questo concetto giusto, esatto; a voi è stata assegnata, confidata la missione di tenerlo vivo e farlo penetrare. Per questo si è insistito che uscisse il periodico catechistico e che si intitolasse «Via, Verità e Vita». Avete anche lì una missione: portare nel mondo, nel popolo, il concetto che bisogna fare cristiano l'uomo, tutto l'uomo e portare tutto l'uomo a Dio, passando attraverso Colui che è Via, Verità e Vita. Non c'è altra strada che questa. Non vi è salvezza se non in Gesù Cristo aggiunge San Pietro, e non c'è uomo in cui si possa sperare perché la nostra salute è in Gesù Cristo. Abbiamo messo quattro Sacerdoti che si dedichino unicamente allo studio del Divino Maestro. E perché poi possiate godere i frutti di questo studio, a suo tempo verrà stampato un libro. Sono quattro Sacerdoti laureati che hanno atteso dalla loro ordinazione fino ad ora a studi speciali. Stanno nella casa degli scrittori e prestano servizio religioso alla casa di cura «Regina Apostolorum». Quanto alla formazione delle Novizie ho la convinzione che viene data bene in questo senso. Quanto alla parte della scuola, mi sembra che bisogna fare presso a poco quello che si è sempre detto e, poiché c'è già lo sforzo, farlo sempre meglio. Voi non avendo da rendere conto dei vostri studi ad esterni, potete farlo più facilmente; i nostri devono dare gli esami fuori e per l'Ordinazione devono dare quattro esami e 75* bisogna quindi uniformarsi un po' a quel modo vecchio, che non è ancora del tutto aggiornato. Voi siete più libere. Quindi l'insegnamento sempre portato alla pratica, sempre insegnare una verità tenendo conto di come la scrivereste, come la presentereste in una conferenza. Questo è importante per quello che ho detto: Introduzione allo studio della Dottrina cristiana. Arrivare fino lì e far fare dei compiti, degli esercizi presso a poco come facciamo fare alle Pastorelle. Ogni sera esse devono esporre qualche cosa, una per volta, come se dovessero fare Catechismo, oppure una conferenzina. E non possono fare professione se non sono ritenute capaci di compiere la loro missione che è di aiutare le opere della Parrocchia fra cui il catechismo è fondamentale. Quindi far fare dei compiti che si riducano alla pratica. Adesso avete fatto bene a tenere questo convegno. Tuttavia voi non avete da fare propriamente tutto quello che può essere stato detto da coloro che fanno solo l'opera catechistica, perché noi lo facciamo specialmente sotto l'aspetto di stampa, di cinema, di radio, di televisione. Noi dobbiamo dare il Catechismo non facendolo nelle classi, ma insegnandolo specialmente con i mezzi moderni. Gli altri devono darlo con i mezzi tradizionali: la predicazione, il Catechismo Parrocchiale, nelle scuole. A voi tutta questa istruzione serve per poter scrivere in ordine a questo e parlare in ordine a questo, non che dobbiate diventare poi le Catechiste nelle Parrocchie. Questo non è il vostro ufficio, e neppure dovete andare nelle scuole se non per eccezione. E tuttavia dovete sapere tutto ciò che riguarda questo campo perché si scriva e si parli nel modo conveniente. Tanto più dovete sapere poi se per qualche tempo dovete andare negli Uffici Catechistici Diocesani. Ciò è molto utile, e da farsi, anche se non è propriamente del tutto la parte vostra. Adesso è necessario e bisogna dire che vi mette in una posizione di influire sul movimento catechistico delle diocesi, il che è cosa importantissima. Quanto poi alla parte spirituale, bisogna ricordare ciò che è stampato nel libro delle preghiere come introduzione alle varie pratiche. L'introduzione generale, da principio, poi c'è l'introduzione che spiega come fare l'esame di coscienza, la Comunione, la Confessione, come ascoltare la Messa, come fare la Visita al SS.mo, la Meditazione, ecc. Vi sono delle cose che fanno proprio per noi e bisogna vivere quello spirito lì. Allora si dà. Se lo abbiamo e se lo viviamo. Se una ha proprio l'impegno: voglio amare il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, dopo viene da sé che anche parlando di cose che sembrano lontane dall'argomento, sempre lo riproduce, lo esprime in qualche maniera, lo esprime nella stessa vita pratica. Allora farà una buona meditazione; una buona Comunione, ascolterà una buona Messa, preparerà buone Confessioni. Sempre la formazione completa. Non ho più bisogno di spiegarlo questo, avendolo già scritto. Bisogna seguirlo. 76* 1.a predica IL LAVORO SPIRITUALE*3 Il Signore vi ha preparato un bel posto, una bella casa per gli esercizi spirituali; voi avete preparato i1 cuore alla sua grazia? Certamente i1 Signore ha disposto tutto quello che vuole darvi in questi santi giorni di luce, di conforto, di buona volontà, di grazia, di santità, di letizia. A noi sta portare le disposizioni buone. Le disposizioni sono specialmente l'umiltà: sapere che abbiamo bisogno di tutto; e la fede, la fede nel Signore, il quale può tutto, e che ha già dato a voi tante grazie. Oltre la creazione, dal battesimo ad oggi quante grazie! Il Signore vi ha scelte per essere interamente sue. Il giorno della Professione è giorno grande! L'anima si incontra con Dio per possederlo tutto e per donarsi tutta a Lui per 1a vita, la morte e l'eternità, sempre. Portare quindi le disposizioni di umiltà, di fede. Ora una prima considerazione sopra il lavoro principale che avete da disporre in questi giorni: il lavoro interiore. Nelle Costituzioni due sono gli articoli fondamentali. Due articoli che riassumono tutti gli altri. Gli altri sono applicazioni pratiche. Il primo articolo riguarda il fine generale della Congregazione: la gloria di Dio e la santificazione nostra, mediante l'osservanza dei voti nella vita comune, cioè uniformando la nostra vita alla comunità, alle Costituzioni. Voi nel giorno della Professione prendete e scegliete la spiritualità. Non c'è più soltanto la spiritualità cristiana, spiritualità francescana, 1* 3 Trentaduesimo. Contiene quattro prediche tenute ad Ariccia alle novizie in preparazione alla professione il 18 giugno. I temi sono: Il lavoro spirituale), Le prediche inutili , L'apostolato, La meditazione. C’è la registrazione. domenicana, o altra. La spiritualità vostra è quella descritta nelle Costituzioni. Se si devia da questa si rinuncia alla santità, e se si segue bene quel che c'è nelle Costituzioni si assicura la santità. Che grande cosa il libro delle Costituzioni bene meditato, tenuto a memoria e considerato come il vostro direttore spirituale! Quante cose si cercano in giro e in tanto si hanno nel cassetto! E più di tutto si devono avere nel cuore: lo spirito paolino descritto nelle Costituzioni. Il secondo articolo riguarda l'apostolato; su questo ci fermeremo dopo. Il lavoro spirituale in che cosa consiste? Per le anime che hanno sincera volontà di farsi sante è semplice il lavoro spirituale, ed è così: I.o Voglio procurare la gloria di Dio e la mia santificazione, come dice il I.o articolo delle Costituzioni. II.o Questa gloria di Dio e questa santificazione la procuro con il fare la volontà di Dio. Allora due conseguenze: a) -- Accetterò sempre quello che vuole il Signore, la volontà di Dio con indifferenza, sia riguardo al posto, all'ufficio... Accetterò tutto: anche la malattia, anche se sarò tenuta in meno considerazione. b) -- Compirò nel miglior modo il volere di Dio. Quindi per chi non si vuole creare dei problemi e non vuole perdere tempo in molte letture varie e seguire tanti consigli, la santificazione è sempre: 1) gloria di Dio; e santità personale; 2) questa si ottiene mediante il compimento della volontà di Dio; 3) due conseguenze: accetterò tutto quello che vuole Dio; farò il meglio possibile tutto quello che Iddio vuole da me. 2* Qui sta il lavoro spirituale. Quindi il grande principio: io devo glorificare Dio e farmi santa. Poi dovunque si sia, qualsiasi ufficio si abbia, in qualunque condizione fisica e spirituale uno si trovi, qualsiasi prova si riceva e qualunque difficoltà si presenti: il volere di Dio. Questo vi assicura la gloria di Dio e la vostra santificazione. Qui sta il principio, le applicazioni poi sono: l'accettazione e il compimento della volontà di Dio. Questo richiede un lavoro spirituale intenso, il quale si fa mediante l'emendazione e la purificazione dei difetti e mediante la conquista delle virtù e dello spirito paolino. Togliere ciò che è contrario al volere di Dio, ciò che è male: in primo luogo togliere i1 peccato. Quindi in questa prima parte degli Esercizi l'esame di coscienza sopra il peccato, i difetti, le abitudini non buone, la tiepidezza, la mancanza di spirito religioso, di pietà. Togliere ciò che dispiace a Dio, anche nel carattere. Chi ha un carattere sanguigno, chi collerico, chi più nervoso e chi più flemmatico. In ogni carattere c'è tanto del buono e ci sono anche dei pericoli. Togliere ciò che nel nostro carattere non va bene, specialmente togliere quello che è contrario alla vita di comunità, e ciò che è contrario a quello che il Signore vuole da noi in particolare. Togliere il male. Questo lavoro si organizza negli Esercizi, ma si compie poi nell'anno intiero. Sempre lavorare per correggersi. Mettere sempre impegno. In questi giorni ho letto questo proposito del Canonico Chiesa: «Ogni volta che mi sfuggirà un atto di impazienza, riparerò col mettere una lira per i poveri o per la restaurazione della Chiesa». Allora la lira aveva un valore. Una penitenza... Chi ha buona volontà la manifesta in tutto. Insistere sopra il difetto o i difetti che 3* maggiormente impediscono la nostra santificazione. Poi occorre mettere i1 bene; e questo significa voler vivere meglio i1 nostro spirito e cioè vivere in Gesù Cristo. Che Gesù viva nei nostri pensieri, nei sentimenti, nella volontà, nel nostro cuore. Volere solamente ciò che vuole Lui, amare ciò che ama Lui. Mettere Gesù Cristo in noi. E questo si fa poco per volta, imitando Gesù nelle varie virtù, per esempio: imitarlo nell'umiltà, nella carità, e questo farlo nei pensieri, nei sentimenti, nelle parole, nelle azioni, un po' per giorno, con sforzo. Gli Esercizi si concludono con due propositi o meglio un proposito che riguarda la nostra vita individuale, lo spirito di fede, di pietà, la pazienza, l'obbedienza, secondo la virtù che più è necessaria, e poi un programma che riguarda l'ufficio da compiere, le relazioni con le altre persone che sono in casa, quindi la vita comune. Perciò i propositi hanno come due parti: una riguardante la persona, poiché il Signore ci chiederà conto delle grazie ricevute, e che ci devono portare alla santità; secondo, ci chiederà conto di quello che dovevamo fare in riguardo alla nostra particolare missione. Gli Esercizi si devono quindi finire con un proposito e un programma che saranno benedetti da Dio anche per mezzo del confessore. Ora però al punto in cui siete: parte state per iniziare e parte state per conchiudere il Noviziato, l'attenzione particolare va sull'osservanza. Per chi deve iniziare i1 proposito principale è: «Nel noviziato prenderò tutto ciò che mi daranno: tutto, sia che riguardi la scuola, sia quello che mi diranno come indirizzo o correzione, sia quello che riguarda l'osservanza, il silenzio, la pratica dell'obbedienza, della pietà, ecc. Fatevi aiutare da Gesù, da Maria Regina, 4* da San Paolo, e poi da chi dirige e guida il Noviziato perché vi illumini, vi corregga, vi incoraggi, vi sostenga, in sostanza vi esorti ad essere quel che dovete essere: buone religiose. Entrate in Noviziato buone cristiane e dovete uscire buone religiose. E perché si esca tali, nel Noviziato si devono praticare le stesse cose che si dovranno poi praticare da professe. Quindi l'osservanza della povertà, castità, obbedienza e vita comune, non per voto perché non c'è ancora, ma per virtù. E provandovi così a vivere già la vita paolina, alla fine potrete dire: questa vita mi soddisfa, mi piace. E farete i1 passo decisivo se vorrete veramente abbracciare la vita paolina. Negli esercizi dunque si dispone il programma e i propositi. Per chi deve fare la professione certamente già si impegna e allora si ricordano e si riassumono le istruzioni avute in Noviziato e negli Esercizi e si deduce quello che ci ha fatto più bene. E quello che ci sembra più importante si fissa con lo scritto. E quando avrete fatto la vostra Professione quello è ciò che si deve leggere almeno nel ritiro mensile, meglio ancora nella confessione settimanale. Come ho vissuto la vita paolina, come ho praticato ciò che ho imparato durante il Noviziato? Questo è il lavoro interiore in generale, ma questo lavoro interiore deve essere sempre controllato per renderci conto se progrediamo o no. Se uno va sulla strada e sta fermo, non raggiungerà mai la meta. Voi dovete tendere sempre alla perfezione, imitare Gesù e allora bisogna muoversi. In ogni confessione vedere se si progredisce, chiederci: ho progredito o non ho progredito, ho osservato i miei propositi o non li ho osservati, perché progredire vuol dire: pro - gressus; fare dei passi. Ma se uno non migliora, se sta fermo, non fa dei passi e non arriva alla santificazione, 5* non pratica il I.o art. delle Costituzioni. Occorre esaminarci sempre, non dimenticare la nostra anima, non dimenticare l'obbligo grave di una persona che ha fatto i voti, cioè l'obbligo di tendere alla perfezione. Questo deve essere il pensiero predominante: camminare. Rendersi conto ogni settimana e ogni mese. Dovrebbe essere la prima cosa che si dice in confessione: ho fatto qualche passo, non ho progredito. Oppure, ho progredito, ma il lavoro non è stato fatto del tutto bene. Quando poi ritornerete per i vostri Esercizi, considerando il lavoro di tutto l'anno si potrà dire una parola con maggiore chiarezza. Grazie a Dio ho progredito. Ho osservato il I.o articolo delle Costituzioni, ho sempre teso verso la santità e la perfezione. Oppure: ho fatto un po' meno. E se poi uno avesse fatto niente? Si noti sempre questo: il primo anno dopo la professione è molto decisivo. Secondo il passo che uno prende camminerà poi nella vita. Se uno prende un passo lento, fa poca strada; se prende un passo svelto fa più strada, se sta fermo non fa niente di strada, non cammina. Il primo anno è decisivo in quanto avrà influenza su tutto il corso della vita. Si prende allora un po' la piega. Guai a lasciarsi cadere nel primo anno. Si sa già che la vita sarà più difficile. E' vero che si potrà sempre ritornare a posto e riprendere la strada per riguadagnare il tempo perduto, mettendo più fede, più amore a Dio, ma è sempre una cosa molto difficile. Se invece si conserva e si aumenta il fervore del Noviziato, allora il cammino sarà buono, come se uno parte con una macchina buona e ben fornito di tutto l'occorrente. Guai a lasciarsi cadere il primo anno! E se in qualche momento sentiste un po' di rimorso e sentiste diminuire il fervore con cui siete 6* andate all'altare a fare la Professione, ricordate di tenervi in relazione con la maestra di Noviziato: vi sarà di grande aiuto, avvertire il primo pericolo e subito notificarlo, dare l'allarme a voi stesse. Vigilate! «Vigilate et orate» è il precetto, è l'ammaestramento di Gesù Maestro. Il lavoro interiore ho detto che è il lavoro principale. Come si deve fare? Poche parole. Ci vogliono due cose, la preghiera e la buona volontà. Il progresso sarà in proporzione della preghiera. Le difficoltà si superano mediante la preghiera, la via si facilita e si abbrevia mediante la preghiera. Non da soli. «Non ego autem»; sì, io, ma non solo, «gratia Dei mecum», la grazia di Dio con me. Perciò la volontà e la preghiera insieme; la preghiera che ottiene la grazia, l'aiuto di Dio. Mai lasciar cadere la preghiera! Il giorno in cui si lasciasse un po' cadere la preghiera, sarebbe un principio del quale non si conosce la fine, cioè non si sa dove ci conduce. Può anche essere che ci sia più spinta all'Apostolato, al fare. La suora ha diritto al tempo di pregare quanto è prescritto dalle Costituzioni. Però ha anche il dovere di mettere la buona volontà e pregare davvero! Perché c'è un modo diverso di fare la pietà in chi è fervoroso e in chi è tiepido. Vi è chi utilizza al massimo il tempo della Visita, e chi invece va vagando con la mente e quindi non la fa del tutto bene, oppure perde un po' di tempo. E allora la visita rimane abbreviata. Le due condizioni per il progresso sono: la preghiera e la buona volontà. La buona volontà sempre. E quando ci accorgiamo che subentra un po' di tiepidezza, fare subito una bella visita al SS. Sacramento per riprendere il fervore, fare una confessione con più attenzione, con maggior 7* dolore, e ricorrere a chi può aiutare. Non restare 1ì incerti e fermi. No. Ecco: questo per iniziare bene i vostri Esercizi. Così vi porteranno tanta letizia, tanta buona volontà. 2.a Predica LE PREDICHE INUTILI* Perché una meditazione, una predica sia utile, si richiede che il tempo dei riflessi sia tanto lungo quanto è lunga la predica. Diversamente il frutto è molto scarso e le prediche si riducono ad avere un risultato mediocre. Questo per le istruzioni e particolarmente per le meditazioni. Quando uno si mette a parlare col Signore delle cose sentite, e mette la sua anima davanti a Dio, si domandi: Signore, come sono io? Come mi vedi? La mia anima piace a Te? Che cosa ti piace della mia anima? Che cosa non ti piace nella mia vita? La meditazione si fa quando si inizia la conversazione con Dio. La vera visita comincia quando si entra in colloquio con Dio, non quando si entra in Chiesa. Quando uno viene in Chiesa e non parla col Signore, allora la visita non è incominciata. Così in particolare delle meditazioni, delle istruzioni durante gli Esercizi Spirituali. Vi manca del tempo nell'orario e questo bisogna che sia corretto subito, perché il risultato sarebbe minore e già che si fanno tanti sacrifici perché gli Esercizi diano buon risultato, fate anche questo. Il risultato poi è quella conversazione col Signore che porta ai propositi, che porta a metterci davanti a Dio come se ci presentassimo al tribunale 8* di Dio per essere giudicati, oppure se noi, diventati figli prodighi ritornassimo al Padre, dopo che abbiamo mancato, oppure quando vogliamo entrare nell'intimità col Signore, come quando Maria, sorella di Marta, s'intrattenne col Salvatore in un locale un po' appartato. Imparare a parlare con Dio vuol dire imparare a pregare. Nella meditazione non sono necessari molti pensieri, ma intrattenersi molto col Signore, perché non si cambi la meditazione in lettura spirituale o in studio. Non si pensi che l'istruzione religiosa sia già virtù. L'istruzione religiosa ci serve per ampliare l'oggetto della fede. La fede richiede la grazia di Dio. Uno può avere molta istruzione, ma non avere fede. Rousseau diceva che la parola del Vangelo lo conquideva, ammirava il Vangelo, però non aveva la fede. Parlare bene col Signore. Adesso veniamo all'argomento dell'istruzione e cioè «fare la Professione intera» e prepararsi per chi entra in Noviziato a fare un giorno la Professione intera, se tale è il volere di Dio. Per fare la Professione per intero, il dono totale di noi a Dio, s'intende di dargli la mente, perché i pensieri siano santi, dargli il cuore, perché vogliamo amare e cercare solo Lui, la sua gloria, il suo amore, il suo Paradiso e intanto conformare la nostra volontà alla volontà di Dio, seguire il Signore osservando i Comandamenti, le virtù religiose, le altre virtù cardinali e morali. Dare totalmente il nostro essere a Dio. Fermiamoci a questo: bisogna dare il cuore a Dio, escludere simpatie e antipatie. Simpatia vuol dire far distinzione fra sorella e sorella. Antipatia vuol dire pure far distinzione fra sorella e sorella. Simpatia vuol dire usare preferenza verso una, antipatia vuol dire il contrario, non volere con una persona e con diverse persone 9* usare quella benignità e gentilezza e buon tratto che si usa con un'altra. Se c'è antipatia si è inclinati a pensar male della persona antipatica, a interpretare il male, a giudicare poco bene, poco favorevolmente, si è inclinati a compiacersi quasi per il male che ha e a rattristarsi per invidia del bene che ha; poi trattare con minor bontà la persona che ci è antipatica. La simpatia è il rovescio e cioè amare solo quella persona, e voler quella compagnia e non quella delle altre. Vuol dire scusare sempre quella persona anche quando ha sbagliato, pensarne piuttosto in bene, sempre compatirla, favorirla e parlarne in bene. Vuol dire anche essere un po' disturbati nel cuore alle volte, in modo che l'affetto non sale più solo verso il Tabernacolo e i sentimenti del cuore non rimangono solo per Lui, non si cerca più che Gesù soltanto domini tutto lo spirito e il cuore. Conseguenza: odiare le simpatie e le antipatie. Mai toccarsi con le mani: «Nec manu, nec corde, nec phantasia, nec verbis, nec operibus» è scritto nei propositi di una santa persona. Né le mani, né le parole, né la fantasia, né il pensiero, né il cuore, né le azioni per simpatia o per antipatia. Rettitudine! Siamo di Gesù e non vogliamo fare il cuore a pezzi per darne un pezzo all'uno e un pezzo all'altro. Il cuore deve essere dato intero a Gesù. Nel Noviziato educarsi a questa pienezza di amore verso Gesù e vivere verginalmente. Vivere castamente vuol dire avere un amore solo: Gesù, Gesù e il suo Paradiso, la sua grazia, la sua bontà. Faccio un pezzo di predica che è inutile quasi, cioè da cui spero poco frutto... (C'è un libretto intitolato: «Prediche inutili»). Quali prediche sono inutili? Una è questa: 10* predicare che le confessioni siano brevi. Non si ascolta! S. Giuseppe Cafasso diceva che anche il maggior delinquente del mondo poteva confessarsi in quattro minuti! Ma le suore non hanno mica ucciso e rubato a tante persone per non finirla più... Il Sacerdote (adesso capitemi bene!) deve avere la direzione spirituale quanto a giudicare se il peccato è grave o leggero; quanto a indicare il mezzo di santificarsi, cioè il proposito principale e una volta all'anno, perché il proposito si fa agli Esercizi, quanto a fuggire le occasioni del peccato; quanto alla vocazione deve dire: «Nel complesso hai segni di vocazione», dopo che ha per molto tempo conosciuto una persona. Non fate però mai la direzione spirituale per lettera. Se vi è qualche cosa potete manifestarla alle vostre Maestre. Qualche volta una può dire: non oso. Se non osate dirlo alla Maestra, c'è anche il Primo Maestro. Per certi casi potete scrivere al Primo Maestro, ma mica poi... perché io ho da corrispondere con oltre sette mila persone. Guai se tutte scrivessero una lettera al giorno! Dunque: quattro righe mi bastano, purché siate abbastanza chiare, non siete delle persone misteriose che hanno dei grandi problemi. No, siete state formate nella semplicità e vi è in voi tanta buona volontà. Cose brevi. E quando si deve rispondere, il libro di meditazione che stiamo usando dice: rispondere con monosillabi. Posso così? Sì. Posso così? No. E' tutta la risposta. Est, est, non, non: dice Gesù. Brevissime. Ma la direzione spirituale non fatela per lettera. Quella può essere per problemi particolari. Dunque: confessioni brevi. Per tutte le altre cose, eccetto quelle che ho nominato, la direzione da chi dovete prenderla? Per otto o nove decimi dalle vostre Maestre. Ma una può pensare: quella figliola dell'Azione 11* Cattolica sta al confessionale parecchio e fa la direzione abbondante, ecc. Le figliuole dell'Azione Cattolica che vivono nel mondo, hanno più bisogno di direzione spirituale. A voi la direzione spirituale del confessore solo per quei quattro casi. Per il resto ci sono le Maestre. Perché? Perché negli Istituti religiosi si deve vivere in continuità tutta la vita, se uno abbraccia l'Istituto. Allora è necessario che l'aspirante, la novizia si faccia conoscere bene dalle Maestre e che essa conosca bene l'Istituto, perché, se poi si deve vivere tutta la vita in quell'Istituto, con quelle regole ecc., è necessario che ci sia una intimità maggiore. Invece la collegiale, la signorina dell'Azione Cattolica, la donna comune, non deve poi vivere in comunità tutta la vita e allora la direzione può essere esterna. Invece negli Istituti religiosi deve essere molto più interna, dalle Maestre. Del resto avete persone così competenti, così desiderose della vostra santità, e premurose per il vostro bene, che potete confidarvi. Non è però necessario manifestare la coscienza, i peccati, questo generalmente non conviene farlo, eccetto che si dovesse dire qualche cosa in generale per avere un giudizio sopra la vita che intendete abbracciare, in quanto dal passato si può conoscere se quella persona è fatta per quella vita particolare. Sarà una predica inutile questa? Non state mai al confessionale più di quattro minuti. Alle volte però non dipende da voi... Può darsi. Non aggiungiamo altro. Adesso facciamo ancora un'altra predica inutile. Le relazioni con i parenti. Bisogna che pensiate che entrate in una nuova famiglia e il vostro cuore deve essere messo lì. «Chi non rinuncia a suo padre, a sua madre, 12* ai suoi fratelli e sorelle e a tutto quello che possiede non è degno di Me».. Allora non si può fare professione. Le Costituzioni devono essere osservate: quando è ammalato gravemente il padre o la madre, non per tutti i cugini, nipoti e pronipoti e tutti quelli che sono parenti in Adamo. E' necessario che vi affliggiate e che andiate a trovarli? Pregate! Questo voler tanto facilmente vivere della famiglia, non è secondo lo spirito religioso. Se si rinuncia alla famiglia bisogna che l'amore si sopranaturalizzi e quindi non trovare sempre le consolazioni nella famiglia, nella troppa frequenza a scrivere e voler sapere tutti i particolari e voler dare tutte le minime notizie. Ciò distrae dalla vita religiosa. Poi è necessario che non si facciano certe preferenze, non si facciano doni e regali e non si partecipi alle loro feste. Certune vogliono andare anche quando si sposano i fratelli, vogliono andare quando c'è la Prima Comunione della nipotina. Aiutarli con la preghiera, questo è vero amore. Così è necessario che si lasci da parte quella preoccupazione di voler trovare l'impiego all'uno e all'altro e seguire che cosa succede della nipotina, ecc. Le Costituzioni dicono che una non può fare Professione se ha a carico i genitori ai quali sia obbligata a provvedere, ma una volta che si è provveduto, basta. Poi se vengono in necessità, solo in qualche caso estremo potete parlarne alla Prima Maestra. Ma in generale voi non avete l'incarico e quindi tenetevi nella via giusta. Chiedere troppo frequentemente di andare in famiglia e poi prolungare la dimora in famiglia è un errore e si finisce coll'essere un po' distratti e non dare tutte le forze all'Istituto. Invece quando si fa la professione si intende di dare tutti i pensieri, le premure, le preoccupazioni, le preghiere, le attività, il tempo 13* alla Congregazione: allora si fa un dono a Dio della propria vita. Si pensa allora che dalla famiglia naturale si è passati alla famiglia dei figli di Dio. Allora gli interessi nostri sono gli interessi di Dio e delle anime, cioè la nostra santificazione e l'apostolato. Ora queste cose considerarle bene; anche nelle istruzioni durante il Noviziato chiarire bene quale sia lo spirito della Chiesa, perché arrivate alla Professione si deve essere giunte ad un certo grado di virtù, di santità e di osservanza religiosa. Le buone religiose arrivate a questo punto, prendono la strada che sale verso la perfezione, camminano decise e lavorano per quello; altre invece cominciano a prendere la via che discende, e così: meno perfezione, meno osservanza, meno delicatezza, meno carità; giudicano, condannano, vogliono sapere il perché di questo, il perché di quello, perché quella è andata in quel dato ufficio e perché quell'altra è ancora superiora dopo tre anni. Tutte queste cose costituiscono i pettegolezzi di una comunità e quando entrano queste cose tutto va alla rovina. Guardate tutte le cose in Dio; guardate a Dio che ci guida! Siamo ancora lontani dalla santità. Il terzo grado di santità dice S. Ignazio è questo: «Per quanto sta da noi e se non va contro la gloria di Dio, desiderare più la povertà che la ricchezza, vivere più in angustie e in strettezze che in abbondanza». Incominciare ad avere camere tanto comode e quello stare un po' più ad adornarsi non porta alla perfezione. Amare il culto di Dio; per Dio non è mai basta, per noi ve n'è sempre d'avanzo. Se si vuole salire in santità, per quanto sta da noi desiderare di essere disprezzati più che essere stimati, messi in vista, giudicati in bene, e per quanto sta da noi essere più amanti della 14* sofferenza, delle umiliazioni che non di ciò che fa piacere e che ci porta consolazione. In sostanza essere più inclinati ad amare la povertà del presepio, la vita comune di Gesù a Nazaret fino a trent'anni, nell'Apostolato cercare di imitare Gesù nella sua vita pubblica e nelle sofferenze che ha incontrato e con cui ha chiuso la sua vita terrena. Siamo ancora molto lontani da questa perfezione; perciò sforziamoci di salire e farci santi presto. Il Signore benedica la vostra buona volontà e se cercherete di essere raccolte nei riflessi. avrete molta luce, perché i riflessi sono più utili della predica. Si possono fare gli esercizi senza nessuna predica e per lo più io li preferisco, ma non si possono fare gli Esercizi senza i riflessi e la preghiera. I riflessi ci portano all'esame e agli atti di amor di Dio, e la preghiera ci ottiene le grazie. 3.a Predica L'APOSTOLATO* Siamo usciti dalle mani di Dio che ci ha creati e siamo venuti sulla terra, poi ritorneremo a Dio, come dice Gesù: «Veni a Patre meo in hoc mundo ecc...». Gesù venne dal Padre e venne in questo mondo a fare la missione che gli aveva affidata il Padre. Quella era la vocazione sua. Poi ritornava al Padre. Siamo entrati nel mondo senza alcun merito, creati senza alcun merito nostro, battezzati senza 15* alcun merito nostro; ma quando usciremo dal mondo dovremo avere meriti nostri per entrare nella Casa paterna, nella casa di Dio. Siamo venuti in questo mondo a compiere la volontà di Dio, siamo mandati sulla terra a fare qualche commissione, qualche incarico, ossia per corrispondere alla vocazione, poi il Signore ci chiamerà e se avremo fatto la sua volontà, cioè se avremo corrisposto alla vocazione, Paradiso eterno! Felicità eterna! La vita è breve, ma in ogni minuto noi possiamo aumentare i meriti e presentarci al Signore ricchi. Da poverissimi possiamo presentarci al Signore ricchi, ricchi per la nostra buona volontà, per la corrispondenza alla vocazione alla quale Gesù ha comunicato le sue grazie. Mediante la buona volontà e la grazia di Dio noi possiamo santificarci e compiere cioè quella missione che il Signore ci ha affidato. La missione è segnata nel secondo articolo delle Costituzioni e cioè: la Congregazione è per la diffusione della dottrina, della morale e del culto cristiano, non con i mezzi soliti della predicazione o del catechismo orale, ma con i mezzi audiovisivi, mediante le macchine, la stampa, il cinema, la radio e la televisione e potete aggiungere altri mezzi simili che sono i filmini, i dischi di cui avete già iniziato a fare qualche cosa. Ecco i mezzi che dovete usare per diffondere la dottrina cristiana, la morale cristiana, il culto cristiano cioè la liturgia. Questo è l'apostolato. Quest'anno poi abbiamo un particolare apostolato da compiere, sempre l'apostolato della stampa, cioè delle edizioni, «la Bibbia». L'anno biblico che va dal 30 di questo mese, festa di S. Paolo, anno 1960, fino al 30 Giugno del 1961. Anno biblico che cosa significa? Che la propaganda dev'essere concentrata in modo speciale lì e dobbiamo istruirci sulla Bibbia, conoscere l6* meglio la Bibbia, produrre meglio la Bibbia, cioè la parte tecnica farla sempre meglio. Dobbiamo diffondere la Bibbia perché entri in ogni famiglia, perché sia messa in luogo d'onore e perché sia letta e praticata. Dal 1920 circa in avanti in Italia si sono diffusi circa 14 milioni di Vangeli con molte Bibbie, ma, attualmente, data la propaganda protestante molti desiderano più facilmente la Bibbia che non il solo Vangelo. Il Vangelo è parte fondamentale, ma molti vogliono leggerla tutta e la vogliono tradotta dai testi originali in cui fu scritta. L'apostolato che cosa è? Apostolato è compiere ciò che ha fatto Maria. Ha dato Gesù al mondo, dando Gesù Maestro Via Verità e Vita. Dando Gesù Via ci ha dato la morale cristiana, dandoci Gesù Verità ci ha dato la dogmatica, la verità, la dottrina e dandoci Gesù Vita ci ha dato la grazia. Dio ha voluto così: che suo Figlio passasse per Maria e suo Figlio ha portato la morale, la dottrina, il culto e la liturgia. Tutto questo tesoro è passato per Maria e per mezzo di lei è venuto a noi. Noi rappresentiamo Maria nell'atto di offrirci Gesù che è il frutto benedetto del suo seno. Voi che cosa fate? Lo stesso, quello che ha fatto Maria: Ella ha dato al mondo Gesù Cristo fisico; così voi dando al mondo la dottrina, la morale e il culto cristiano date Gesù mistico che è la Chiesa stessa, cioè il complesso dei fedeli, il complesso di quelli che vivono in dipendenza dal Romano Pontefice e credono alla dottrina, al Vangelo e vogliono vivere secondo il Vangelo. Avete un apostolato così alto per cui siete paragonate e conformate all'apostolato di Maria che è poi l'apostolato di Gesù. 17* Gesù che cosa ha dato? Apostolato vuol dire portare il bene. E quali beni maggiori di quelli che ha portato Gesù dal cielo? Se gli uomini non accolgono i beni che Gesù ha portato dal Cielo, essi non possono arrivare alla vita eterna. Chi non crede è già condannato, chi non segue Gesù vive in peccato. Se uno trasgredisce la legge di Dio anche in un solo comandamento pecca e non può salvarsi. Se uno non accetta la grazia e non riceve i Sacramenti, il Battesimo ecc., come avrà la vita eterna? Gesù ha portato questo dal cielo e che cosa portate voi in propaganda se non questo? La morale di Gesù, la vita che Gesù Cristo ci ha portato, i mezzi di grazia perché gli uomini se ne servano ed abbiano quindi la vita eterna. Il Signore vi ha elevato ad una dignità grande: collaborare con Maria, collaborare con Gesù per la salvezza delle anime e per la gloria di Dio. I1 Signore non poteva darvi qualche cosa di più che associarvi all'opera della Chiesa, all'opera del Sacerdote. La parola di Dio è affidata al Sacerdote e agli Apostoli ai quali Gesù ha detto: «Andate e predicate e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzate...». La dottrina è affidata al Sacerdote e voi collaborate con il Sacerdote. Al Sacerdote parroco in una parrocchia è affidata la dottrina cristiana ed egli deve predicare, deve fare il Catechismo, egli deve guidare le anime, egli deve santificarle mediante i Sacramenti; orbene nella parrocchia il parroco si associa collaboratori e collaboratrici. Queste sono le catechiste in primo luogo e poi tutti quelli che lavorano nelle opere cattoliche, che preparano ai sacramenti, ecc. Ecco la vostra unione con il parroco, cioè la vostra unione con il Sacerdote. E sia che si tratti dell'opera catechistica e sia che si tratti dell'opera 18* «Ut unum sint», cioè del lavoro per la purezza della fede, e sia che si tratti della Società Biblica internazionale cattolica; sempre dev'essere affidata al Sacerdote e a voi la partecipazione a questo ministero di predicare la dottrina cristiana e di conservarla pura e diffondere questa dottrina cristiana particolarmente con la Bibbia e con la Tradizione e con tutti i mezzi moderni che voi adoperate. I mezzi moderni, sono i mezzi più fruttuosi, più larghi e più celeri per arrivare alle anime. Quante anime non hanno ancora ricevuto il messaggio di Gesù Cristo! Allora, se vi moltiplicate, se conservate il vostro spirito, se animate dallo spirito paolino cercherete di entrare di nazione in nazione, questo significa accelerare il regno di Dio, e spandere la Chiesa, condurre le anime a Gesù Cristo e salvare queste anime. Se ciascheduna di voi conoscesse bene a quale missione è chiamata, sarebbe piena di gioia e direbbe con la Madonna: «Mi ha dato cose grandi Colui che è potente» cioè Dio: «Cose grandi ha fatto di me». Una grande vocazione veramente! Una grande vocazione in una Congregazione che è bella, che è modello per le sue Costituzioni e che è agile nei suoi movimenti e che evidentemente è benedetta da Dio perché il moltiplicarsi delle vocazioni sono tutte prove di Dio, prove con cui Dio manifesta che è con voi e che la Congregazione gli è cara e che egli vuole servirsi della Congregazione per i suoi fini: cioè, la sua gloria e la salvezza degli uomini. Se fossimo capaci di stare sempre nell'umiltà, se ci guardassimo dalla vana compiacenza! Qualche volta si dice: «So già questo e faccio già quello... so muovermi ecc...». Se noi sapessimo tenerci sempre nell'umiltà quante cose farebbe il Signore! 19* Umiltà e fede nello stesso tempo, perché l'umiltà porta la fede e la fede suppone l'umiltà. L'apostolato si divide in tre parti: la redazione, la tecnica e la diffusione. 1) La redazione. Per questo ci sono gli studi, che saranno indirizzati a formare le Maestre per istruire, le Maestre di noviziato, e coloro che fanno la redazione. 2) La tecnica poi la conoscete; il rumore delle macchine si fa sentire nelle nostre case. Si lavora nella parte tecnica sia quando si attende alla compositoria, come alle macchine, come alla legatoria. La tecnica non riguarda solo la stampa, ma anche l'apostolato del cinema, il quale è uguale all'altro, non sono diversi apostolati, ma sono come un unico apostolato con diversi mezzi. L'apostolato della stampa parla più all'occhio perché si vede, l'apostolato del cinema parla all'occhio, al cuore e all'udito. L'apostolato della radio parla specialmente all'udito. L'apostolato della televisione parla insieme all'udito e all'occhio, anzi la televisione unisce insieme i vantaggi della radio e quelli del cinema. L'apostolato è unico ma si serve di diversi mezzi, ma sempre mezzi tecnici moderni ed efficaci. Che cosa bisogna fare per attendere all'apostolato vostro? In primo luogo è necessario che ci sia la retta intenzione: gloria di Dio, santità nostra, tanto da esserne investiti in modo tale da sentire queste intenzioni affinché neppure un passo, neppure una parola, neppure un respiro sia ordinato ad altro che a questo: gloria di Dio e santità nostra. Che nulla vada perduto del tempo, che nulla vada perduto dei pensieri, dei sentimenti, della salute; tutto indirizzato alla gloria di Dio e alla pace degli uomini, alla santità e alla salvezza. 20* Si capisce, che bisogna anche fare riposo e il riposo si fa, però ordinato a mantenerci nel servizio di Dio. Si deve prendere cibo ordinato a mantenerci nell'apostolato; e la stessa propaganda la quale viene fatta e per la quale si hanno le offerte, e si ritira il denaro, anche quello non uno solo che non sia per la Congregazione e le opere della Congregazione, non un soldo che sia per arricchirci o per approfittarne; no, sempre quello che dice l'articolo terzo: «prendere quello che è necessario per il sostentamento, e necessario per lo sviluppo della Congregazione». Non si può rimanere senza offerte! Il prete non può stare senza le offerte della Messa. Il prete, cioè il parroco non può stare senza l'introito che gli viene dall`Ufficio, che sarà il podere o le offerte dei fedeli o sarà la parte che viene dal Governo come congrua, perché il Signore non ha dispensato l'apostolo dal mangiare, dal riposare. Quindi è necessario che vi sia quello che riguarda la vita presente. Rettitudine di intenzione! 3) Buona volontà. Bisogna capire questo che noi non abbiamo da fare soltanto i tipografi e i librai, soltanto la tecnica del cinema e l'agenzia del cinema, noi dobbiamo dare quella che è la verità, dobbiamo insegnare al popolo a vivere secondo la legge di Dio e usare i mezzi di salvezza e cioè: i Sacramenti specialmente. Dobbiamo dare edizioni nostre, con larghissima preferenza. Le altre cose non si devono esporre in generale in vetrina né sul banco; quelle si danno se vengono richieste per fare un servizio a1 Sacerdote e ai fedeli che si presentano. Ciò che è proprio la sostanza e che costituisce l'apostolato paolino è dare quello che viene attraverso la nostra redazione: redazione fatta dal sacerdote e redazione, quando viene approvata, fatta dalla suora. Quindi occorre che ci dedichiamo in modo deciso alle nostre edizioni; 21* per le altre quel tanto che è di servizio alle anime e cioè perché venendo lì per prendere un vostro libro se ne desiderano anche un altro non debbano andare in un'altra libreria. Voi non siete chiamate per gli oggetti religiosi. Per gli oggetti religiosi si deve fare anche lì un servizio molto limitato, non potete fabbricarli e non potete diventare negozianti di oggetti religiosi. Negoziare vuol dire comprare e poi aumentare il prezzo e quindi guadagnare (immutata re). Non è come comprare la carta da stampa; la si lavora e si produce il libro; questa non è negoziazione, è apostolato. Come le Pie Discepole non devono mettere tipografia, le Figlie di S. Paolo non possono mettere laboratorio di confezione di cose sacre, oppure di produzione di calici o altre cose simili. Ognuno nella sua via! Si tende a fare un po' di confusione, ma questo non piace al Signore. Se uscissero fuori dalla loro strada le Pie Discepole e voi che siete le Figlie di San Paolo non avreste più le benedizioni così abbondanti sopra l'apostolato. L'apostolato che dovete compiere è segnato nelle Costituzioni. Sempre meno oggetti religiosi. Le Pie Discepole devono anche diffondere quello che riguarda la Liturgia, questo appartiene anche a loro: il Messalino, per esempio e va bene, ma devono prenderlo da voi o dalla Pia Società San Paolo: così voi dovete prendere da loro ciò che riguarda la parte degli oggetti religiosi. Non uscire di strada, eh! che vorrebbe dire mancare poi delle benedizioni e vorrebbe dire diminuire le forze nel vostro vero apostolato e vorrebbe dire in pratica correre presso i soldi. Un po' di servizio sì, ma ridotto nella misura giusta. Allora l'apostolato dev'essere fatto con retta intenzione, con buona volontà. 22* Avere preferenza in modo assoluto, non esclusivo, ma assoluto, alle edizioni nostre: ciò che è scritto da noi, tradotto da noi e presentato da noi; tenersi nella via delle edizioni: libri, periodici, pellicole, parlare alla radio; far in modo di arrivare a quella che è la vostra parte. E già in alcune nazioni si fanno i primi esperimenti; e poi alla televisione, ma vedete come andiamo adagio! Per ottenere le benedizioni di Dio, camminare ciascheduno nella propria via; diversamente non si sarebbero fatto due famiglie, come generalmente dovete lasciare il Catechismo ai bambini alle Pastorelle. Non siete chiamate per fare il Catechismo! Si può fare qualche piccolo servizio, ma come di aggiunta e sempre temporaneo. Così non potete avere altro apostolato: i vocazionari, dovete avere sì la ricerca delle vocazioni vostre, ma non nel senso che lo ha l'Istituto Regina Apostolorum, perché quello deve guardare tutte le vocazioni, fare la propaganda per tutte le vocazioni, per tutti gli Apostolati. E' un'altra cosa. Se ci fosse solo una cosa da fare basterebbe un Istituto. Sono certo della vostra buona volontà. Preghiamo in questi Esercizi per avere una grande luce. Avviene talvolta che ripetendo sempre una azione, si finisce con il credere che sia buona, come abituandosi a fare una cosa, si finisce con il pensare che sia proprio la migliore, la via retta. Come quando si ha un difetto, alla fine uno si persuade che è una virtù; ma non è una virtù. Sempre più luce, sempre più consolazioni, sempre più letizia, sempre più gli occhi rivolti al cielo: il Padre celeste mi aspetta, faccio le commissioni che mi ha affidato e poi vado a ricevere la ricompensa eterna! Sia lodato Gesù Cristo! 23* 4.a Predica LA MEDITAZIONE* Gli Apostoli domandarono un giorno al Signore: «Doce nos orare», «Insegnaci a pregare». E allora il Signore Gesù rispose: «Quando pregate dite così: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, ecc...». Il Padre nostro comprende tutto quello che abbiamo da pensare, sperare e domandare al Signore. Vi è la preghiera vocale e vi è la preghiera mentale. La preghiera vocale è quella che si fa nella Liturgia, il Breviario, la Messa; è sempre preghiera vocale, poche volte, pochissime volte vi è anche connessa un poco di preghiera mentale. Poi preghiere vocali sono quelle che si recitano al mattino e alla sera, il rosario, la Via Crucis, il canto sacro, tutte queste sono preghiere vocali. Tuttavia non vuol dire che si debba pregare solamente con la voce, cioè con la lingua, vi deve essere dentro l'intenzione, cioè capire ciò che si dice, sentire ciò che si dice e, oltre che pensare internamente, sentire il bisogno della grazia e rivolgersi al Signore perché ci dia la grazia. Questa viene completata con la parola, quindi suppone la preghiera mentale e aggiungendo la voce, diviene preghiera vocale. La preghiera mentale che cos'è? La preghiera mentale è quella che si fa specialmente nel nostro interno con la mente, con il cuore, con la volontà, con il pensiero, con il ragionamento e con espressioni di fede, di speranza, di carità. La visita per lo più è fatta come preghiera 24* mentale. Ma soprattutto la preghiera mentale è la meditazione. Che cos'è la meditazione? La meditazione è una preghiera discorsiva e progressiva, per cui si riflette su qualche verità per conoscerla meglio e per portarla alla pratica. Per la meditazione occorre in primo luogo prepararsi, preparare lo spirito, l'anima. Le persone che vogliono meglio attendere e ricavare più frutto dalla meditazione, pensano l'argomento la sera prima: domani mediterò su questo, supponiamo sul Paradiso, sulla morte, mediterò le beatitudini del Vangelo, mediterò la vita di Maria, di Gesù, mediterò sulle Epistole di S. Paolo, ecc. Questo serve a ricavar maggior frutto; meditare la morte, per esempio, perché voglio prepararmi bene e stare sempre pronta, affinché se venisse all'improvviso non mi trovi impreparata in una condizione spirituale non buona. Quindi è molto utile leggere alla sera almeno l'argomento della meditazione del giorno seguente. Al mattino rievocare col pensiero l'argomento della meditazione e appena si va alla meditazione si chieda la grazia di essere illuminati da Dio e penetrare quell'argomento. Poi mettersi alla presenza di Dio, cercare di essere penetrati da questo pensiero che Dio mi segue dappertutto: mi segue di notte, mi segue di giorno, mi segue in casa e fuori casa, mi segue quando sono solo e quando sono in compagnia, mentre sono nell'apostolato e mentre ho un po' di tempo libero. Dio mi vede, mi vede dappertutto. Mi vede e mi porge la sua grazia e vi è una mano che nota tutto quello che si fa, quello che si pensa: la mano di Dio; perché tutto sia portato un giorno al giudizio. Prima dunque preparare l'argomento. Pregare prima di iniziare la meditazione; c'è 25* bisogno allora della luce di Dio per capire bene l'argomento e penetrarlo, e portarlo alla conclusione pratica. Quindi il Veni Creator Spiritus detto bene mettendosi alla presenza di Dio e invocare anche l'aiuto di Maria che è Maestra e modello delle sante meditazioni. Maria conservava le parole che sentiva da Gesù e le meditava nel suo cuore; Maria viveva in una meditazione abituale di santi pensieri. Qual è il luogo più conveniente per la meditazione? E' la Chiesa, se poi non ci si può andare o non si ha la cappella in casa, allora scegliere un posto dove sia facile conservare il raccoglimento, che non vi siano cose che disturbano, anche evitare che durante la meditazione vi siano rumori, movimenti, preoccupazioni. Bisogna formarsi una santa solitudine, perché se continuano i pensieri, per es: adesso si deve partire per la propaganda e adesso si deve provvedere quella cosa e poi quell'altra, allora il discorso con Dio non comincia. Quindi cercare di allontanare i pensieri. Solitudine esterna per quanto si può; sempre poi la solitudine interna. La posizione nel meditare: si deve stare inginocchiati? si deve stare seduti? si deve stare in piedi? La posizione non è prescritta: in generale non una posizione troppo comoda e neppure una posizione che richieda troppo sacrificio. Se una è ammalata non può esigere da se stessa di prendere una posizione che non può tenere per la sua salute. Non troppo comodi e ho detto, non troppo scomodi. Si può stare qualche poco di tempo inginocchiati e qualche poco di tempo seduti; o viceversa, stare seduti per la lettura e inginocchiati quando incomincia il colloquio con Dio; ma non c'è una regola fissa. 26* Ciò che è regola di prudenza è: non troppo comodi, né troppo scomodi nel meditare. Altra cosa: l'argomento da scegliere, su che cosa meditare. In generale si adoperino i libri e se avete il registratore meditate sugli argomenti che si sono già uditi in Casa, nell'Istituto, particolarmente quelli che riguardano la vita religiosa paolina. Lì c'è il pane di casa. Con i libri si conservano quelle meditazioni e con il registratore si sente di nuovo anche la voce. Il pane di casa in primo luogo; quando invece è libera la scelta dell'argomento, possibilmente in ogni casa ci sia il libro uguale per tutte e si faccia proprio la meditazione in comune. E' vero che si può anche fare distintamente e cioè: due persone vogliono questo argomento e preferiscono il tal libro e due altre vogliono un altro libro, un altro argomento, ma più si fanno le cose in comune, meglio è. Poi naturalmente si deve prendere un ordine in generale: supponiamo la domenica la liturgia cioè: il Vangelo, l'Epistola della Messa. Oppure ci sono le feste principali come: la Pasqua, il Natale, la Pentecoste, come l'Assunzione e l'Immacolata Concezione, ecc...è poi utile al sabato preferire la Madonna. Argomenti della vita di Maria e delle virtù di Maria, o l'intercessione di Maria e Maria come modello della religiosa. Nella settimana se poi gli argomenti non sono ancora determinati: Gesù Maestro, cioè il Vangelo, quando c'è un Vangelo ben spiegato con applicazioni pratiche, le lettere di S. Paolo e la vita di S. Paolo quando sono ben spiegate e la vita di S. Paolo esposta bene e ordinata alla meditazione e in ordine alla imitazione. La prima settimana del mese, poi, gli argomenti sono già determinati: è bene seguire questi. 27* Mai dimenticare i Novissimi. I Novissimi ogni anno vanno di nuovo meditati, particolarmente quando si arriva ai mesi che sono tra l'estate e l'inverno, quando la natura stessa invita a pensieri più profondi e quindi per l'Italia novembre, dicembre. Novissimi! Che cosa sia la vita, come termina la vita, la morte, il giudizio, il paradiso, il purgatorio, l'inferno, la risurrezione finale e il giudizio universale, l'eternità. Argomenti questi che fanno sempre buona impressione nell'anima. Poi vi sono i tempi, supponiamo, il mese di gennaio ad onore di Gesù Maestro, il mese di giugno ad onore di S. Paolo e i mesi di maggio e ottobre a Maria; il mese di maggio con argomenti vari sulla Madonna, ottobre, invece, più facilmente, argomenti sul rosario, poi argomenti che portino all'odio al peccato e portino alla considerazione dei doveri della religiosa. Oggi vi sono tanti libri scritti per religiose più forse in Italia che all'estero, ma anche all'estero vi sono libri per religiose molto utili. Si può ricorrere anche a questi, tuttavia ricordare che la vita religiosa è uguale per tutte sostanzialmente, ma il secondo fine dell'Istituto varia; chi ha la scuola, chi ha le missioni, chi le edizioni, chi ha le opere caritative; prendere ciò che è più conforme alla nostra vocazione quanto all'argomento. E' bene che sia la Superiora a leggere o è bene che le singole suore abbiano il libro? Meglio se le singole suore hanno il libro in mano. Tuttavia pur avendo il libro uguale, una non è uguale all'altra, ossia come la sorella, perché non ci sono due anime perfettamente uguali. Per un'anima che è già abituata a meditare, basta leggere un pensiero, pochi pensieri; invece una persona che non è capace a meditare, molte volte deve leggere una intera meditazione, anche un po' lunga, perché non trova così facile cominciare 28* il discorso con Dio, non riesce a esporre la sua anima davanti a Dio, a sentire Gesù, non sa come rispondere a Gesù e come parlarGli del passato, del presente e del futuro. A mano a mano che le anime si sentono portate a entrare più presto nel colloquio con Gesù, allora leggeranno anche meno. Può essere che vi sia un'anima che sia arrivata ad una certa facilità nel meditare, può essere che basti un argomento per una settimana. Quando un pensiero alimenta lo spirito, quando un argomento corrisponde ai bisogni dell'anima si può anche ritornare frequentemente lì sopra. Ci sono persone che hanno meditato almeno per una settimana il Padre Nostro; ci sono sette domande, sette giorni di meditazione; e persone che hanno meditato un mese il Padre Nostro. Ci sono anche delle belle spiegazioni del Padre Nostro. Ci sono delle persone alle quali fa impressione il comando di Gesù: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio». Esse sentono nell'anima un invito di Dio alla perfezione, ecco allora è lo Spirito Santo che lavora. Lasciarlo lavorare, non interrompere quel raccoglimento, quei pensieri o quei sentimenti di pietà, di devozione. Dunque non sospendere, ma assecondare l'opera dello Spirito Santo. A un certo punto si sente di più che Dio vive in noi e allora gli lasciamo la libertà di lavorare. Mentre prima, quando sappiamo ancora poco meditare, l'iniziativa viene da noi, dopo viene di più dall'azione dello Spirito Santo che abita in noi. «Se uno mi ama, dice Gesù, noi veniamo in quest'anima e abitiamo in quest'anima». Lasciare, quindi, che lo Spirito Santo lavori; se però uno si accorge che cade nella distrazione, allora continui la lettura. Quanto al modo di meditare, sempre, come 29* regola, applicare l'intelletto, la mente; applicare il sentimento, il cuore; applicare la volontà. La mente: i pensieri; il cuore: i sentimenti che vengono dalle verità che si considerano. Sentimenti di fede, di speranza, di carità o di pentimento o di proposito o di desiderio, ecc... E poi si verrà alla preghiera e si può allora pregare più abbondantemente e si conchiude con i propositi. Ma una persona può dire: «Non riesco a meditare». Comincia a fare una breve meditazione, poi poco alla volta imparerai a fare meglio. Questo «Doce nos orare» si deve ripetere: «Signore; insegnami a pregare». E' una grazia che il Signore comunica all'anima. Ma se proprio una persona soffre delle aridità ostinate e delle vere distrazioni dalle quali non riesce a sottrarsi, dica allora il rosario in maniera che realmente preghi. Prima avrà letto il tratto di libro che voleva meditare e poi per non lasciarsi trasportare dalle distrazioni, per non vivere nell'aridità e non conchiudere niente, dica il rosario per osservare i propositi fatti negli esercizi o i propositi fatti nell'ultima confessione, così si supplisce e la meditazione è fatta. Cerchi però di umiliarsi e dica: «Signore, non so parlare con Te, so chiacchierare con tanta gente e non so fare quattro parole con Te. Io ti invito a venire nell'anima mia, ma faccio come uno che invita un amico a venire in casa e poi lo pianta lì, in parlatorio e non va a vederlo, non sa parlare con lui, non sa rivolgergli quattro parole». Umiliarsi molto di non saper parlare con Dio con il quale gli Angeli parlano in continuità; con i Santi i quali con Dio parlano in continuità. Se non impariamo a parlare con Dio, come possiamo andare in Paradiso, quando non 30* prendiamo gusto sulla terra, quando non ci abituiamo a parlare con Dio. Ma io non so pregare; dì cinquanta volte «Fatemi santa». Fatti un'altra coroncina, se sei superba: «Gesù mansueto ed umile di cuore, fammi il cuore simile al tuo». Se invece sei pigra o sei tiepida: «Oh, Gesù, accendi nell'anima mia il tuo amore». Dirlo cinquanta volte facendo anche scorrere la coroncina. Insistere! Domandare quella grazia e un giorno e due, e un anno e dieci anni. Leggendo il proposito del Canonico Chiesa, dal 1904 al 1924, si legge sempre lo stesso proposito. Quando uno vuole proprio ottenere una virtù si ostina, finché ha imparato a praticare quella virtù. La conclusione della meditazione, allora, deve portare ai buoni propositi e all'abbondanza di preghiera. Si può recitare una coroncina: la coroncina di S. Paolo a cui viene legata la grazia della vocazione, la corrispondenza alla vocazione; la coroncina a S. Giuseppe; si può recitare un mistero di rosario, si può recitare il Miserere, oppure la preghiera «Ricordatevi, o piissima Vergine Maria», oppure le preghiere che sono abbondanti nel nostro libro di orazioni. Sempre scegliere nostre preghiere! Avere un certo metodo. Per esempio durante gli Esercizi prima della meditazione del mattino e quella della sera cantare il Veni Creator Spiritus e il Veni Sancte Spiritus ecc.: sono le due preghiere, le due invocazioni, i due inni da cantarsi, o da recitarsi prima della meditazione. Poi negli Esercizi, in principio canti che portino al pentimento: «Da quella croce, o Dio», oppure: «Perdon, caro Gesù». Non va mai bene incominciare con «Paradiso». Paradiso, sarà alla conclusione: e poi non cantare quelle lodi che non si sa da dove vengono. State alle nostre lodi, alle nostre preghiere. Lì lo spirito paolino, lì è trasfuso, nel libro delle preghiere, 31* e non sono messe a caso, sono messe per lo spirito paolino. Nella Messa che canti ci vogliono? Ci vogliono canti conformati alla Messa, al sacrificio. In principio può essere la preghiera che il Signore illumini la mente: Epistola e Vangelo. Poi si entra nella parte sacrificale, quella che è propriamente di sacrificio: dall'Offertorio fino al Pater e quindi canti eucaristici, i canti della Passione e non altre cose che portano lontano, e poi dal Pater Noster in avanti vi è da pensare che la terza parte della Messa è la Comunione; allora si può cantare il Pater Noster ad esempio, e dopo la comunione se si canta ancora, chiedere le grazie. In sostanza sono tre i canti che dovete particolarmente ripetere, e cioè quelli che riguardano Gesù Maestro, quelli che riguardano la Regina degli Apostoli, quelli che riguardano S. Paolo. Quanto alla meditazione vi sono ancora altre avvertenze, ma ciò che è più importante è ricavarne i frutti e conservarli durante la giornata, affinché facciamo come dice S. Francesco di Sales, ossia dopo la meditazione raccogliere i pensieri principali che avete avuto in un mazzetto da odorare durante la giornata e cioè richiamare quei pensieri e propositi con i quali si è conchiusa la meditazione del mattino. 32* PREDICHE DEL PRIMO MAESTRO PER UN RITIRO MENSILE 15 Agosto 1960 ROMA - FIGLIE DI SAN PAOLO Ottobre 1960 PREDICHE DEL PRIMO MAESTRO PER UN RITIRO MENSILE4* 15 Agosto 1960 I Prendiamo ad argomento di queste tre meditazioni le parole di Gesù: «Exivi a Patre»; «Veni un mundum»; «Iterum relinquo mundum et vado ad Patrem». «Sono uscito dal Padre Celeste e sono venuto in questo mondo. Ora lascio il mondo e torno al Padre». Così è sunteggiata da Gesù stesso la sua vita terrena e il prolungamento di questa vita terrena al di là nell'eternità. Anche Maria venne in questo mondo e compì la sua missione. Lasciò il mondo e oggi è glorificata in cielo. Esultano i beati, gli angioli, ed esulta la Chiesa, festeggiando il trionfo della Madre Celeste. Così è anche la vita di ognuno di noi: modellata sulla vita di Gesù e di Maria. Siamo usciti dalle mani di Dio, siamo venuti in questo mondo, stiamo qui compiendo quello che il Signore vuole da noi, lasceremo il mondo e torneremo al Padre dal quale siamo venuti. 3* 4 Trentaduesimo che riporta le tre meditazioni del ritiro del 15 agosto 1960: Siamo usciti dalle mani creatrici di Dio, Abbiamo una missione da compiere in questa vita, Renderemo conto della nostra vocazione. C’è la registrazione. SIAMO USCITI DALLE MANI CREATRICI DI DIO* Questo ritiro ha anche il compito di riassumere i ritiri e gli esercizi che in gran parte voi avete già fatto quest'anno. Rivedere un po' l'andamento della nostra vita spirituale. Che siamo usciti dalle mani di Dio, è chiaro. Bisogna tenere presente che siamo qui a compiere qualche cosa che Dio vuole, ma che presto usciremo da questo mondo e torneremo a Dio; ma dobbiamo tornare non come siamo venuti, a mani vuote; bensì con le mani piene del bene raccolto. «Venientes autem veniunt cum exultatione, portantes manipulos suos». Ritorneremo a Dio portando i manipoli di grano, i meriti che avremo accumulato. Siamo usciti da Dio: per la misericordia di Dio ebbe origine il nostro corpo; per la creazione di Dio Padre ebbe origine la nostra anima che fu unita al corpo e così esiste la nostra persona, esiste l'uomo. Poi nel battesimo abbiamo ricevuto l'altra vita, la vita spirituale, la vita della grazia, che deve durare nella vita presente e deve prolungarsi in eterno: «credo la vita eterna». Ecco il nostro corpo, ecco la nostra anima, ecco la grazia di Dio in noi: formiamo come una cosa sola. «Conosci te stesso»: questo è l'apice della sapienza. Conoscere noi stessi, meditare su noi stessi. Abbiamo prima di tutto un corpo; sì, un corpo il quale è composto di polvere. E' uscita in questi giorni quella parte dell'Enciclopedia cattolica di oggi che porta il titolo: «L'uomo, polvere 4* vivente» e fa considerare a lungo come la nostra carne e le nostre ossa sono formate della stessa materia di cui sono formati i corpi degli uccelli, dei pesci e degli animali in genere. Abbiamo da tenerci molto umili. «Tu sei polvere, e in polvere ritornerai», ma a me piace sempre aggiungere: «...e risorgerai», perché questa polvere che sarà rimasta di noi nel sepolcro, sarà chiamata a vita nuova nel giorno della risurrezione. Il nostro corpo del quale a volte abbiamo cure eccessive, il corpo fatto di fango e di elementi comuni anche ad altri corpi materiali, questo corpo che caratteristiche ha? Sì, le mani di Dio hanno formato questo corpo in una maniera meravigliosa; il corpo umano è oggetto di ammirazione da parte degli studiosi, ma guardando bene e considerandolo sotto l'aspetto morale, in quali condizioni è attualmente? Siamo sempre tentati dal corpo, specialmente da tre passioni principali, e cioè la pigrizia, la sensualità e la golosità che sono cause di molti mali. La pigrizia può facilmente generare in noi tiepidezza, freddezza, languore. La golosità può fare eccedere l'uomo nel nutrirsi e nel desiderare quello che meglio soddisfa il gusto. E' sempre vero che ne uccide più la gola che la spada, come diceva il proverbio antico. La sensualità è causa di tante rovine; e dobbiamo sempre vigilare, perché il nostro corpo, nell'ordine di Dio, deve stare soggetto all'anima. Il corpo è unito all'anima perché l'aiuti a farsi dei meriti. Per esempio: adesso venite da vespro e il corpo a che cosa ha servito? avete cantato, siete state in ginocchio, avete pregato. Il corpo deve essere il servo dell'anima, non il 5* padrone; non deve comandare all'anima, ma deve obbedire. Bisogna trattarlo come un buon figliolo, ma considerarlo sempre soggetto all'anima: questo è il destino del corpo. Ma dopo il peccato originale è sottentrato in noi il disordine e la ribellione: la parte inferiore si ribella alla parte superiore. Occorre la grazia di Dio perché possiamo rafforzare la nostra volontà in modo da tenere a freno il corpo e il corpo non trascini l'anima nell'eterna dannazione; e non sia la causa per cui tante anime si fanno meno sante per pigrizia, per golosità, per sensualità. Questo corpo che dobbiamo santificare facendolo obbedire, (perché l'anima che ha la ragione deve pure provvedere a questo corpo anche se è polvere), questo corpo un giorno uscirà glorioso dal sepolcro. Non finisce là nel camposanto la storia del corpo, ma si perpetua nella eternità. Voler bene al corpo, ma nel giusto senso; se è necessario si usa anche la medicina per tenere il corpo in forza e perché possa servire all'anima, all'apostolato, e arricchisca l'anima obbedendole. Il corpo è tanto meschino. Una volta ho fatto la meditazione sopra questo punto alle Figlie di S. Paolo, quando ancora erano in Cappella: «Le miserie del corpo» e ho sentito dopo i commenti: «Quanto ci ha fatto bene! ci ha fatto passare l'ambizione, ci ha fatto rientrare in noi; ci ha fatto ricordare quale è la cura che dobbiamo avere del corpo quando è santificato dalle acque battesimali e specialmente dalla S. Comunione. Ci ha fatto pensare come dobbiamo santificare i sensi». Inoltre, in noi, a formare l'uomo, c'è la parte 6* principale: cioè l'anima. L'anima creata per ognuno; l'anima che è la parte spirituale e quindi immortale. Potevamo non essere creati: ma una volta creati abbiamo l'anima immortale che non cesserà di vivere, o felice in cielo, o disgraziata nell'eterno fuoco, assieme al corpo. L'anima ha la ragione, ha la volontà, è libera: essa deve quindi dominare sul corpo e deve guidarlo. Ma, ripetiamo, per il peccato originale si sono stabilite nell'uomo come due leggi, l'una contraria all'altra; e vi è sempre nell'uomo una lotta: quella di cui parla S. Paolo. «La carne ha desideri contrari allo spirito; e lo spirito desideri contrari alla carne». L'anima quando ha ben meditato, ben conosciuto il suo fine, e che cosa l'aspetti al termine della vita presente, vuole ciò che è bello, ciò che è buono, ciò che è santo, ciò che è vero. La lotta che viene da parte del corpo molte volte offusca il pensiero e travolge i desideri dello spirito. La sentiamo questa lotta in noi? Certamente tutti la sentono. S. Paolo la descrive bene, con parole forti e vivaci. Ora l'anima bisogna che domini; l'anima deve sovrastare; deve tenere a freno la fantasia, la memoria, gli occhi, la lingua, il tatto, tutti i sensi. L'anima deve dettare le leggi della santità al corpo; l'anima deve stabilire un regolamento, un orario che sia adatto a noi, e ciascuno di noi. L'anima deve avere un programma di lavoro interiore, che è lavoro di perfezionamento. L'anima è quella che sente la vocazione, che concepisce che cosa sia e a che cosa serva la vita nostra. In questo non è il corpo, ma l'anima che deve 7* guidare. Quante persone si arrendono al corpo! e cioè sottomettono lo spirito ai desideri della carne! E quante persone invece -- e sono i santi -dominano le tendenze del corpo, e fortificano il corpo, e lo guidano, ed esigono dal corpo ciò che si deve esigere: la santità. Dominare il corpo costantemente: questo è il vero amore che l'anima deve portare al corpo. Procurargli la felicità eterna. Oh se noi fossimo capaci di ragionare sempre così! Il corpo di un dannato, quando sarà risuscitato, e andrà con l'anima all'inferno, che cosa dirà all'anima? «Tu che avevi la ragione, tu che sapevi il destino che ti aspettava, perché hai ceduto? perché mi hai accontentato? per portarmi poi qui a penare eternamente?». L'anima deve guidare il corpo costantemente. In terzo luogo noi siamo composti di grazia; poiché il cristiano è composto di corpo, anima, e di vita soprannaturale, cioè della grazia. Questa grazia è stata infusa in noi nel battesimo e da allora siamo diventati cristiani quali siamo. Che cosa è la grazia? La grazia è quel dono ineffabile di Dio per cui acquistiamo la vita più preziosa, la vita soprannaturale. Per mezzo della grazia abita in noi lo Spirito Santo e Gesù stesso vive in noi. La grazia è quel dono ineffabile per cui noi possiamo amare Iddio, possiamo lavorare per l'eternità, possiamo guadagnare meriti. Diventiamo per essa i figli di Dio, e come figli, anche eredi e coeredi di Gesù Cristo. Questa grazia come ci sublima! Per la grazia nasce in noi la fede necessaria per la salvezza; nasce la speranza e nasce la carità: nasce cioè la vita teologale. Alla vita teologale, 8* necessaria a tutti per potersi salvare, si aggiunge in noi la vita religiosa, in cui la grazia aumenta e accresce la sua azione. La grazia comunica forza all'anima perché guidi il corpo. La grazia illumina la mente; la grazia ci porta all'unione con Dio; la grazia è quella veste nuziale per cui l'anima è ammessa al cielo. Vi può essere la prima grazia: quella del battesimo o la grazia di colui che si è confessato e si è liberato dal peccato grave. Ma vi è anche una grazia più intensa, vivissima, splendente. Contempliamo la grazia di Maria. Dal momento della sua Immacolata Concezione fino al giorno del tramonto, quale aumento di grazia! Le anime che amano tanto Iddio, come sono belle ai suoi occhi! Se noi avessimo un po' più di fede, i nostri ragionamenti, i nostri sentimenti, i nostri desideri, sarebbero tanto diversi da quelli che molte volte minacciano di entrare nella nostra anima. Crescere in noi la grazia. La nostra vita è sacra. Non si può esporre al pericolo la vita che è sacra e non si può esporre neppure la vita del prossimo. Noi siamo obbligati a mortificare il corpo nelle sue voglie non giuste. La vita è sacra e tutto deve essere ordinato ai beni eterni. Il corpo è per il bene supremo: Dio, il paradiso, il possesso di Dio, la gloria, il gaudio di Dio. Ai beni supremi deve essere ordinato tutto lo sforzo dell'anima. Non si legga quello che è solo curiosità; non si guardi quello che accontenta la fantasia o qualche altro senso ancora! Tutto deve essere ordinato. Ogni lettura, ogni discorso, ogni movimento, ogni respiro: per 9* i beni supremi, per la vita eterna, per la gloria di Dio. E la stessa anima è ordinata ai beni supremi. Quando vi è per esempio la vocazione, bisogna seguirla. Vi sono altri modi di vivere; altri hanno preso altre strade: ma siccome tutto è ordinato al bene supremo, a Dio, sommo bene ed eterna felicità, chi ha la vocazione lascia anche quella vita semplicemente cristiana, che pure è buona. Quando il Signore offre il meglio, la vocazione, si deve seguire. Tutto ordinato a Dio, ai beni supremi, tutto: anche le cose più care, anche il bene a volte, per un bene maggiore. A volte questo altro bene può sembrare a prima vista inferiore; ma davanti a Dio è superiore e allora tutto deve essere sacrificato al bene supremo: alla gloria di Dio e alla nostra santificazione. Conoscere noi stessi: come è il nostro corpo e dove finisce il nostro corpo, e vedere di amarlo cristianamente per procurargli la felicità, perché abbia da risorgere glorioso e avere poi quei doni di gloria che Maria già gode in paradiso. Maria Assunta in cielo è la Madre che ha preceduto i suoi figli, che ci aspetta lassù, che ci offre la grazia perché teniamo la sua strada. Considerare cosa è la nostra anima e come il peccato originale abbia cambiato un po' tutto l'uomo e messo in condizioni peggiori. Riflettere quindi sulla necessità di ricorrere sempre alla preghiera. Riflettere sulla preziosità della grazia e come la grazia si possa aumentare. Tutto ordinare alla eternità. La vita è un prologo, è un'introduzione alla vera vita e da questa breve vita dipende la vita eterna. 10* Questi pensieri ci dominano? ci guidano? sono quelli che continuamente ci stanno presenti nei nostri ragionamenti? che ci sostengono? sono essi vivi nella nostra anima? Pensiamo noi secondo la fede? o ragioniamo troppe volte secondo il senso e secondo le vedute umane? La maggior parte degli uomini guardano solo alla terra, pensano solo alla vita presente. E mentre voi state facendo il ritiro che ne è di molti? Basta leggere ciò che ha scritto il Card. Montini di Milano sopra i peccati che si commettono sotto il pretesto delle vacanze e delle ferie. Ma per la grazia di Dio voi avete ragionato bene e vi siete raccolte davanti a Gesù per perfezionarvi, per aumentare la grazia. Sì, avanti! Siamo nella lotta, ma Iddio non ci lascia soli: ci dà la sua grazia. Avanti! Continuiamo a pregare e la vittoria sarà nostra. Allora ritorneremo al Padre, ma torneremo felici e sentiremo il suo invito: «Perché sei stato fedele nel poco, ecco, sarai costituito sul molto. Entra nel gaudio del tuo Signore». 11* II. ABBIAMO UNA MISSIONE DA COMPIERE IN QUESTA VITA* Nel Rosario, quest'oggi, dobbiamo dire di preferenza i Misteri Gloriosi, particolarmente i due ultimi che ricordano l'Assunzione di Maria in Cielo e la sua glorificazione. Maria è incoronata Regina del mondo, di tutti i Santi e di tutti gli Angeli. Ella partecipa alla gloria del Figlio come aveva partecipato sulla terra alla sua missione. Ella aveva tutto compiuto quello che era il volere di Dio e compiuto perfettamente; come il suo programma sulla terra era sempre stato quello di fare la volontà di Dio, così l'ultima volontà di Dio fu che Maria sedesse Regina, non soltanto di gloria, ma anche di misericordia. Madre di misericordia e, per questo, dispensiera delle grazie, mediatrice universale di grazie per noi. Ricordarlo questo a Maria e dirle: «Giacché hai la chiave dei tesori di Dio, approfittane per me. Apri i tesori di Dio e discendano questi tesori abbondanti sull'anima mia, sulla Congregazione, su tutta la Famiglia Paolina». Queste grazie si vedono scendere sempre più abbondanti. * * * Abbiamo considerato come il Signore ci ha messi su questa terra; ha creato il nostro corpo e la nostra anima; ci ha comunicato la vita soprannaturale, la quale è un dono assai superiore alla vita naturale. «Sono uscito dal Padre». Quando Gesù disse 12* queste parole, stava per essere immolato sulla croce. Erano gli ultimi giorni della sua vita terrena. Uscito dal Padre, Gesù venne in questo mondo: «veni in mundum». Venne a compiere una missione il Figlio di Dio: a redimere l'umanità dall'errore, dal vizio e dalla morte. Venne come Maestro, come Sacerdote e come Ostia. Anche noi abbiamo una missione da compiere, così come l'ebbe Maria. «Veni in mundum» e viviamo nel mondo ognuno con la propria missione, coi propri doni, con le particolari circostanze, così che ognuno possa dire con fiducia sul letto di morte: «Vado al Padre che mi aspetta nella sua casa». Maria venne preparata alla sua missione altissima, perché doveva a sua volta preparare alla umanità il Maestro, l'Ostia, il Sacerdote eterno. Il Signore prepara ogni anima alla propria missione. Maria per essere preparata fu concepita senza macchia originale. Doveva essere il Tabernacolo santo e purissimo del Figlio di Dio, il quale abitava nel seno del Padre e doveva venire ad abitare fra noi: «et habitavit in nobis». E Maria venne preparata fin da piccola, poi da fanciulla e da giovinetta al suo ministero, alla sua vocazione. Tanto che il Signore nella sua infinita provvidenza dispose che si potessero conciliare la maternità più alta e la verginità più pura. Dispose che l'una e l'altra cosa fossero tenute dapprima così nascoste e poi fossero pubblicate in maniera così opportuna, affinché gli uomini non potessero avere occasione alcuna di accusa. E Maria docile alla volontà di Dio si piegò al mistero che in Lei si doveva compiere e accettò 13* la sua missione e la compì perfettamente, fino ad accompagnare la salma di suo Figlio al sepolcro e attendere al compimento della promessa risurrezione. Continuò la sua missione rispetto alla Chiesa, portandola nascosta fra le sue braccia, come già aveva portato il Figlio suo. Anche noi, ciascuno di noi, fu preparato. Quando Dio crea un'anima non la manda nel mondo comunque, senza più curarsene: sarebbe un Padre snaturato. Ma nessuno è buono se non Dio, il nostro Padre Celeste. Quindi fornì l'anima di tutto quello che le occorreva di doni naturali: il corpo, l'intelligenza, le buone tendenze, le disposizioni. Poi fornì l'anima nostra, nel Battesimo, delle grazie soprannaturali; poiché quando si tratta di una missione tale come la vita religiosa, ci vogliono grazie speciali. Non basta dire: «Voglio, mi piace»; ci vogliono grazie speciali. Queste furono infuse nell'anima; queste Dio ti ha preparato perché ti ha amato fin dall'eternità. E ti ha preparato a quello che Egli voleva, al compimento del suo volere divino. Quelle grazie e quei talenti si sono sviluppati e si è dato segno di possedere appunto quelle capacità necessarie per una vocazione che è venuta poi manifestandosi attraverso a tante circostanze di tempo, di luogo, di persone. Ed eccovi arrivate nella vostra missione; arrivate sul campo del lavoro, duplice lavoro: santificarsi, perché questo è il primo fine dello stato religioso; e compiere un apostolato, quello segnato, con l'intelligenza e con le forze. In sostanza: dar gloria a Dio e cercare il bene delle anime con le circostanze e con i mezzi che il Signore ha disposto. La volontà di Dio si è manifestata sopra di voi 14* per mezzo dei talenti, delle qualità che avete mostrato e delle grazie che avete ricevute. E' tutto un complesso di cose attraverso le quali Dio manifesta la sua volontà. Per una persona che non ha mai salute e passa la sua vita fra sofferenze continue, la volontà di Dio è che compia un'opera di redenzione per l'umanità, un ministero di salvezza che sta accanto al ministero di Gesù Crocifisso. Così, col consiglio del Confessore, con l'ammissione da parte delle Superiore, con il vostro «Sì» generoso, eccovi nella missione paolina. Vita religiosa in genere: poiché tutti i doveri della vita religiosa entrano anche nella vita paolina. Nelle Costituzioni l'86 per cento degli articoli sono di Diritto Canonico e c'è poco da disputare e da pensare. Dobbiamo obbedire alla Chiesa nella sua volontà generale, nella sua legislazione canonica religiosa. Poi il rimanente degli articoli riguarda la condizione specifica della vita vostra che è vita paolina. Eccovi quindi mandate su questa terra a compiere una missione. Il Padre Celeste vi manda come ha mandato il Figlio a compiere la sua missione; come ha mandato Maria a cooperare alla Redenzione. Compite anche voi quello che vuole Iddio, trafficando i talenti che vi ha dato nella creazione e nel Battesimo, e poi successivamente nei vari sacramenti ricevuti, e nella Professione: preparata dall'aspirantato e dal noviziato, e fatta dopo maturo esame e dopo molta preghiera. Il Signore ricompensa solo quello che si fa secondo la sua volontà e niente altro, fosse anche santissimo, fossero pure prodigi, ma operati contro la volontà di Dio (se fosse mai possibile 15* operarli contro la volontà di Dio). Ricompensa solo e sempre quello che Egli ha disposto e vuole. Per poter dire alla fine con serenità: «Lascio il mondo e vado al Padre», occorre aver fatto la volontà del Padre. Come sarà consolante poter dire: «Ormai sono stanco; le forze vengono meno; gli anni segnati da Dio ormai sono finiti: lascio questa vita. Ho sempre fatto il divino volere; adesso compirò l'ultima volontà di Dio: l'accettazione della morte. Seguirà l'invito del Padre «Veni sponsa Christi: vieni, o sposa del mio Figliuolo Gesù»! La volontà del Signore è espressa ora nelle Costituzioni. Tutto secondo le Costituzioni, sempre secondo le Costituzioni, tutte secondo le Costituzioni: sia chi occupa un posto più elevato, sia chi si trova in un posto meno elevato, dove è ancora più facile farsi santi. Ecco: le Costituzioni sono la volontà di Dio sicura. Non c'è bisogno allora di andare in cerca di conoscerla. La volontà di Dio è espressa lì, ed è sigillata dalla firma stessa del Papa. E' Lui che le ha approvate. Dobbiamo avere un culto per la volontà di Dio: e dobbiamo sempre badare che quello che facciamo, quello che diciamo, quello che tralasciamo, sia secondo il volere di Dio. «Il culto della regola» e «Il culto dei voti» sono magnifici libri. Si potranno forse fare delle osservazioni circa il contenuto, -- poiché la dottrina cattolica è vero che non cambia ma ha bisogno di essere sempre meglio penetrata e chiarita -- ma sostanzialmente sono bei libri. Culto della regola: cioè portare ad essa un grande rispetto, essendo la volontà di Dio per noi, per ciascuno di noi. Culto dei voti, i quali ci servono 16* per praticare meglio la virtù, per meglio vivere la vita di povertà, di castità e di obbedienza. Culto della volontà di Dio segnata dal Vicario di Gesù Cristo. Nessun dubbio a questo riguardo: niente da aggiungere e niente da togliere. Ma ognuna abbia questo culto! Il libro principale da tenersi e da leggersi è proprio il libro delle Costituzioni: e non è solamente da leggersi, ma anche da meditare; e soprattutto da vivere, da praticare. Mi hanno detto che dando l'esame sulle Costituzioni si sapevano bene: questo è solo un primo passo. Bisogna ritenerle come il principale Direttore spirituale, perché è solo lì che arricchite l'anima vostra! Ed è solo quello che il Signore pagherà. Meditarle! e se è prescritto che si leggano una volta all'anno, questo è come il grido della Chiesa quando dice: «Ricevere la Comunione almeno una volta all'anno». La Chiesa dice «almeno una volta all'anno» ma desidera e propone a tutti coloro che sono veramente cristiani di andare più spesso, e se è possibile anche rendere la Comunione quotidiana. Pane quotidiano il pane della volontà di Dio. Volontà di Dio, non soltanto il pane eucaristico, ma anche il pane della mente e dello spirito. Qui non ci sono dubbi, non ci sono discussioni. Tutto secondo le Costituzioni: e dove queste sono generali, ad esempio riguardo all'obbedienza, interviene poi la disposizione del superiore a determinare. Se vi cambiano di posto o di ufficio, c'è da accettare e non da discutere se c'è stata questa ragione o quell'altra che abbia determinato quel trasferimento o quell'altro. Obbedire con semplicità: «Ecce ancilla Domini»! O meglio: potete farvi 17* una domanda: mi potrò far santa anche là? Come ha fatto Maria che chiese all'Angelo: «Come avverrà ciò se io non conosco uomo?». La risposta sarà che nel volere di Dio ognuna si può far santa. Per questo è designato l'ufficio, è designato l'orario. A questo è ordinato il trasferimento e la casa dove si va; i mezzi che si dovranno adoperare; l'apostolato che si dovrà compiere in quella determinata maniera. Per questo è determinato l'ordine degli studi, l'ordine della pietà, l'ordine che riguarda la buona formazione religiosa. Queste disposizioni particolari che discendono dai principi generali delle Costituzioni, sono tutte determinazioni della volontà di Dio manifestate da chi guida. Non c'è dubbio. «Signore, faccio questo e sono sicura di fare la tua volontà. Eccomi sempre pronta. Ecce ancilla Domini. E sono felice di sapere il tuo volere; di non doverlo andare a cercare come devono fare tante volte i cristiani, anche i migliori». Questo culto delle Costituzioni e dei voti, come si sente nel cuore? come si amano queste Costituzioni? come si meditano queste Costituzioni? Dare importanza alla lettera, ma più ancora allo spirito delle Costituzioni. Naturalmente la regola non esclude l'infedeltà alla propria vocazione. Ogni tanto rileggo quel capitolo di S. Paolo della Lettera ai Romani dove dice: «...ho un continuo dolore nel mio cuore per i miei connazionali che hanno rigettato il Cristo». Questo è il continuo dolore di chi sta a capo dell'Istituto, di chi deve indirizzare verso la perfezione e verso l'apostolato: l'infedeltà delle persone! l'infedeltà di chi tradisce la vocazione, 18* di chi non vi corrisponde! Il diavolo tenta tutti, ma tenta in modo speciale quelli che si consacrano a Dio, e vorrebbe strapparli dalle mani di Gesù. Occorre pregare e tenersi attaccate alle Costituzioni. Quando si comincia con diversità di spirito, con un po' di sbandamento intellettuale, morale, spirituale, economico, formativo, allora si aprono le porte. Forse sarà anche solo uno spiraglio, ma... «aria di fessura è aria di sepoltura» dice un proverbio.. Bisogna non aprire nessuno spiraglio. Bisogna essere pazzi per la regola! cioè: non si ragiona lì sopra, si obbedisce! Promettete il vostro amore a Gesù con quella lingua con cui al mattino toccate le sue carni. Amate Gesù con quel cuore ove Egli entra affinché si elevi. E poiché le Costituzioni paoline vengono date a modello per gli altri Istituti, potete avere, anche in questa stima che ne hanno quelli che sono fuori dalla Congregazione, un incoraggiamento. Qualche volta l'ultimo libro che si legge, e non si legge tutto, è proprio quello delle Costituzioni! Siete venute per compiere questa missione paolina di santificazione e di apostolato. Santificazione con quei mezzi determinati, con quell'orario particolare, con quelle disposizioni, in quell'ufficio, con quella salute più o meno robusta, con quelle difficoltà in cui ci si trova, di persone magari che hanno un altro carattere, e di apostolato che è anche un po' difficile. Una persona mi diceva tempo fa: «Se c'era una cosa a cui sentivo ripugnanza in Congregazione, era quella. Nemmeno a farlo apposta, mi hanno 19* sempre affidato quel lavoro e son ancora lì. E ora lo faccio volentieri, sebbene mi senta tanto inclinata ad altro. E Dio sia benedetto. Anche se mi lasceranno fino all'ultimo momento, compirò questo dovere generosamente, meglio che saprò, perché so che questa è la volontà di Dio». Si dirà: «Tanti desideri di bene restano insoddisfatti». E Gesù non era venuto per tutto il mondo? eppure si è limitato alla Palestina, e purtroppo là ha trovato una incorrispondenza tale, che non si sa spiegare. C'è una sola frase che la spiega: «...siete sempre stati sordi di orecchi e duri di cuore». Che sia sempre ben impressa questa convinzione: qui mi è chiara la via della mia santificazione e del mio apostolato. Voglio percorrerla bene, senza deviazioni, né storture, né arresti. E se anche mi capita di cadere per la strada, mi rialzerò subito e continuerò in quella via retta di cui non ho dubbio, e che mette capo alla Celeste Gerusalemme, alla città beata. Oggi alla Madonna fare questa proposta perché la presenti a Gesù: «Che io sappia compiere tutta, solo, sempre, la volontà di Dio. La mia vocazione voglio custodirla a qualunque costo; difenderla da tutte le tentazioni interne ed esterne». Quando ci si è impegnati dopo anni di preghiere, dopo anni di prove, e dopo essersi consigliate, e dopo l'approvazione dell'autorità delle superiore: chi può dubitare? non c'è più niente di incerto. Tutti i mezzi che la Chiesa mette a disposizione si sono usati per conoscere la volontà di Dio e si sono esauriti, perché dubitare? Il dubbio tante volte è già peccato; ed è già 20* peccato se ci si ferma volentieri su questo dubbio. Un pensiero disonesto che si segue volontariamente, ma davvero volontariamente, non dite che è peccato? e questo dubbio che rovina una vita, non credete che sia peccato? Non voglio creare scrupoli, ma solo illuminare sulla realtà e sulla verità. Mi diceva Don Trosso prima di morire, e fu l'ultima sua parola che mi disse: «Il Signore ci manda su questa terra a fare qualche commissione. Quando abbiamo finito, ritorniamo da Lui. Io ora ho finito e vado». Quando ritorniamo da Lui e gli portiamo ciò che abbiamo fatto, Lui ci dà il premio. Ma se invece di compiere la commissione avuta, il figlio si fermasse a giocare sulla piazza, a giocare anche i soldi e sprecarli, che cosa gli direbbe il padre al ritorno? Ognuna è mandata dal Padre: ognuna pensi alla propria missione; ognuna confermi alla fine del Ritiro, durante la Messa solenne, al momento della elevazione, la propria donazione: «Tutta mi dono, offro e consacro. Per la vita e per l'eternità. Conformerò la mia vita alle presenti Costituzioni in un culto vero e continuo ai voti e alla regola». 21* III. RENDEREMO CONTO DELLA NOSTRA VOCAZIONE* L'oremus della Messa e del Breviario di oggi ha questa espressione: «ad superna semper intenti». Considerando Maria SS. Assunta abbiamo anche noi il cuore sempre teso verso il paradiso. Non è inutile l'invito del Sacerdote nella Messa: «Sursum corda» a cui voi rispondete: «Habemus ad Dominum». I cuori li abbiamo lassù e li avete veramente consacrati al Signore i vostri cuori. Che stupenda, meravigliosa, santificatrice azione si compie nella professione! Che bella cosa, che cosa preziosa essere tutte di Dio intieramente, senza riserve, senza eccezioni, senza nostri programmi, senza progetti e suggerimenti diversi da quelli che non fossero conformi allo spirito della Congregazione! Qualcuna può essere che sbagli nella sua consacrazione, e che, anche consegnando il corpo, non consegni lo spirito. Consegnare il corpo al Signore si può fare anche nel mondo, in famiglia, col voto di castità. Ma è lo spirito che conta: lo spirito paolino. Non sto e non posso scendere ai particolari. Già tante volte voi lo avete considerato, desiderato, e con buona volontà vi siete adattate. E' lo spirito che bisogna consegnare! Talvolta si vuol fare una cosa, e si insiste perché si pensa che sia un bene. Può essere un bene in sé; in generale: ma che sia poi un bene in particolare, per voi, e di merito per voi, questa è un'altra cosa. E' lo spirito che entra in primo luogo 22* nell'obbedienza e che deve in primo luogo esaminarsi quando si ammette alla professione religiosa una figliuola. Che sia capace a questo, o che sia capace a quello, è cosa ben diversa. Il distintivo, il segno decisivo per giudicare di una vocazione, è l'amore all'Istituto, cioè alle regole, allo spirito, all'apostolato, al modo di vivere, alle persone che ci sono, che ci guidano, che ci stanno accanto; anche a quelle che ancora aspirano a far parte dell'Istituto, cioè le aspiranti; o che ancora non sono entrate. Al mattino io dico sempre agli Angeli Custodi: «Voi, o Angeli Custodi, che sapete quali giovani siano fatte per le Figlie di S. Paolo, guidatele perché arrivino, perché si formino, perché corrispondano»! Noi non sappiamo tutte quelle che il Padre Celeste creando ha destinate alla Congregazione, ma gli Angeli Custodi lo sanno. Che le illuminino e le guidino. «Semper ad superna intenti»: sempre gli occhi verso Dio. Allora tutte le obiezioni scadono da sé. Cadono tutte le nostre... sante ispirazioni. Noi a volte le crediamo ispirazioni, ma non sono ispirazioni: sono tentazioni. Tentazioni che si camuffano da ispirazioni: o davanti a noi, che ci illudiamo e ci inganniamo, o anche davanti alle altre, perché appaiono consigli ottimi e invece sono causa di diminuzione di spirito, causa di diminuzione di amore alla Congregazione, causa di rallentamento nell'azione di santificazione, nell'apprezzamento dello spirito paolino e anche dell'apostolato. Pensiamo che la vita vera comincia al di là e che qui è solo preparazione. Maria si è preparata alla vita dell'aldilà, che è quella di continuare 23* l'apostolato che aveva qui in terra. Prima si era presa cura di Gesù; poi si era presa cura, secondo la raccomandazione di Gesù, degli Apostoli, dei primi cristiani; e lassù ha cambiato solo luogo, non ha cambiato apostolato. Continuerete anche voi in cielo il vostro apostolato. Non andando casa per casa, come ora; ma facendo arrivare casa per casa la parola di Dio. Continuerete così. Continuerete a pregare per l'apostolato paolino che è così complesso. Oggi può essere tanto utile anche la diffusione della parola di Dio per mezzo di dischi. I dischi sono ora molto in uso: in Francia, in un mese, se ne sono diffusi circa 5.000.000. Non erano certo tutti santi. Ma quelli che ho ricevuto io dal Brasile, quelli, sì che sono santi perché sono spiegazione di catechismo e possono essere portati nelle famiglie ed essere uditi dai grandi e dai piccoli. Dopo questa vita renderemo conto a Dio della vocazione che ci ha dato; dei talenti che ci ha dato; della salute, della vita più o meno lunga. Renderemo conto prima dell'impegno messo nella nostra santificazione; e secondo, dell'impegno messo nell'apostolato. Maria rese anche Lei conto della sua vita; subì anche Lei il giudizio, certo; ma vi son due giudizi: il giudizio «ultionis» e il giudizio «retributionis». Il giudizio «ultionis» è quello del castigo, per chi ha peccato gravemente e va di là con dei debiti con la divina giustizia. Ma il giudizio «retributionis» sta nel proporzionare il premio alla santità raggiunta sulla terra. Maria subì questo giudizio: proporzionare il premio, la gloria, il potere, la corona in Paradiso. Il giudizio «retributionis» è il giudizio 24* della ricompensa ed è quello che subiscono anche le anime elette che escono dalla vita presente totalmente di Dio, dopo aver soddisfatto a tutti i debiti con Lui, e dopo aver raccolti innumerevoli meriti. Il giudizio noi lo descriviamo tante volte in particolari quasi, diciamo, materializzati per intenderci. Ma il giudizio è una illuminazione di Dio nell'anima, la quale vedrà se è degna o no di avere subito il Paradiso, o se merita il Purgatorio o l'inferno. E l'anima allora va da sé in Paradiso, perché la forza dei suoi meriti la innalza. L'anima dannata va subito all'inferno, perché è la gravità, il peso dei suoi peccati che la trascina e la piomba all'inferno. Consideriamo che la morte è la porta dell'eternità. Affacciamoci qualche volta a quello che è l'al di là. Sentiremo i canti felici dei beati; i gemiti delle anime purganti; le grida disperate dei dannati nell'inferno. Veramente disperate, cioè senza speranza. A cosa dunque dobbiamo pensare? al paradiso. Sempre volgere l'occhio al paradiso. Verranno esaminati tutti i doni ricevuti. Da una parte del libro (diciamo così per usare un linguaggio umano per intenderci) saranno scritte tutte le grazie ricevute per diventare suore, consacrate a Dio nei voti. Adesso tutto questo complesso di grazie è per la preparazione all'eternità. Ora è il tempo di lavorare. Supponiamo che ci sia una maestra che faccia tutti gli studi e li faccia stupendamente bene. Quando ha ricevuto tutti i suoi diplomi, ha la strada aperta. Se non fa scuola, se non insegna, tutte le grazie antecedenti sono sprecate. Non sprechiamo le grazie della 25* gioventù! Non sprecare le grazie della vocazione! Ma utilizzare al massimo le grazie ricevute fino alla professione perpetua. Farle rendere al massimo. Quello che è stato dato nell'aspirantato e nel noviziato, è tutto grazia. Se una dicesse: «E... allora ero novizia. Ma adesso...». E vuoi prendere i doni e sprecarli? Adesso è il tempo di utilizzare. Ognuna avrà il premio se avrà corrisposto ai tesori di grazia ricevuti. Quanti doni hai? Vi è chi ha più salute e vi è chi ha una bella voce; vi è chi ha una bella intelligenza e chi forse ne avrà un po' meno; vi è chi ha più abilità nell'apostolato di redazione, e chi nell'apostolato della tecnica. Ognuna deve utilizzare i suoi doni, utilizzare al massimo i suoi doni, o in un ufficio o in un altro. «Piace a Dio e piace anche a me. Piace a Dio che io utilizzi i tesori di grazie e io li voglio utilizzare». Vi sono anime che hanno degli inviti a salire! Questo che mi sta più a cuore di dire. Vi sono anime tra di voi che hanno più inviti a salire, in una unione più perfetta con Dio. In quella fusione di cuori quasi, di volontà e di mentalità con Gesù. Fusione di affetti. Gli affetti di Gesù siano i miei affetti; i voleri di Gesù i miei voleri; i pensieri di Gesù i miei pensieri. Anzi è Gesù che vive nella mia mente. Io gli presto il cervello per pensare, ma è Lui che pensa in me. Io gli presto il cuore affinché ami Lui con me il Padre Celeste e le anime. Gli presto la volontà, perché voglio quello che Egli vuole in me. E non solo gli presto ma -- se sono docile -- è Lui che vive in me. Vive Lui in me, ama Lui in me, vuole Lui in me, opera Lui in me, fa l'apostolato Lui in me. 26* A questa intima comunicazione con Gesù siete chiamate. Tabernacoli viventi; suore che vanno di casa in casa portando nel loro cuore, che è un tabernacolo, Gesù. E' il realizzarsi di quella preghiera al Divin Maestro «che la mia presenza sia sempre santificatrice». Vi sono delle cose che sono più forti del libro e più forti di quello che potete dire. La presenza di una suora degna e santificatrice, desta pensieri di fede; fa riflettere e porta ad un esame di coscienza: altri pensano all'eternità e io a che cosa penso? La vista di queste suore fa pensare a quel Paolo che correva e che ha battuto tante strade. Anche queste suore battono tante strade e portano il pensiero di Dio, e portano un piccolo raggio di fede. Quasi quasi sono da invidiarsi da chi sta sempre in casa... Ma ognuna deve fare la sua parte, si capisce. In ogni casa, come dice l'Apostolo, vi sono vasi d'oro, d'argento e di legno. Tutti però, se compiono la loro parte, avranno la gloria. Gesù dirà a chi ha ricevuto cinque talenti: «Perché sei stato fedele e hai amministrato bene i cinque talenti, vieni nel gaudio del tuo signore». E a colui che ne ha ricevuti due, la stessa sentenza: «Poiché sei stato fedele ad amministrare due talenti, vieni nel gaudio del tuo signore». Nessun orgoglio e nessuna umiliazione umana. Nessuno è più grande di chi compie il volere di Dio in sincerità, stia sopra o stia sotto. Nessuno è più grande e più caro a Dio e avrà maggior premio di chi compie fedelmente il volere di Dio. Pensate a Maria quando andava ai campi, 27* quando al mattino preparava il grano e lo macinava, o preparava il pane per la giornata. Pensatela mentre faceva il bucato, nelle conversazioni con Gesù, mentre attendeva nello stesso tempo ai lavori domestici. E' tutto quello che fa la grandezza di un'anima la volontà di Dio, la corrispondenza alla vocazione di Dio. Sei un mattone messo al fondo, nelle fondamenta? Quanti mattoni nelle fondazioni sono quelli che sostengono le Congregazioni e hanno maggior merito! Il Signore penserà poi a metterli su, nei capitelli, al vertice delle colonne, e magari sulla cupola di quel tempio di Dio, là, dove sta Maria. «Signum magnum apparuit in coelo: mulier amicta sole» come canterete nell'introito della Messa. Ragioniamo con fede. I giudizi, le parole umane, le conversazioni, i discorsi, non coprano lo spirito! Perché si può coprire lo spirito e rendere più faticosa la via della santificazione ad altre. E se invece i discorsi sono tutti ispirati da buono spirito, se i fatti e gli esempi che si vedono sono ispirati da buono spirito, allora si facilita, e si vive in serenità e si cammina verso il cielo. «Poiché sei stata fedele nel poco, ti costituirò sul molto: entra nel gaudio del tuo Signore». Doppio premio! Inserite nell'apostolato della Chiesa, in qualunque ufficio siate, anche se preparate il caffè o scopate il corridoio, dal momento che si forma un corpo solo, appare tutta la vostra dignità: associate allo zelo sacerdotale, associate al ministero del docente «docete omnes gentes». 28* Vi penso così: numerose. E lo sarete in proporzione dell'umiltà. E ricordiamo tutti che noi contribuiremo allo Istituto nella misura dell'umiltà. Non vale niente l'essere io qui a parlare e voi a sentire; come non vale niente ad essere maestre in cattedra o scolare nel banco. Se tutte due hanno lo stesso amore che le guida, contribuiscono tutte due ugualmente all'Istituto. E siccome ho detto che deve anche essere un ritiro che riassume, ecco le conclusioni: esame di coscienza su tutto l'anno, dall'ultimo ritiro mensile. Anzi, dall'ultimo corso di Esercizi ad oggi. Da una parte pensare alle grazie ricevute e dall'altra alla corrispondenza. Offrire al Signore quello che si è fatto di bene «e se qualche bene ho compiuto, accettatelo». E chieder perdono delle incorrispondenze e del male. Il nostro esame sia una confessione spirituale. Confessarsi a Gesù che è nel Tabernacolo. Alcune credono di non dire mai abbastanza al Confessore. No. «Moltissime cose -- diceva il Canonico Chiesa -- ditele a Gesù e ditele a Maria, come anime che amano la Madre». E ci additava il quadro della Madonna del Buon Consiglio. In Seminario, la devozione mariana che ci inculcava, era alla Madonna del Buon Consiglio. «Vedete -- diceva -- la Madonna del Buon Consiglio tiene sul braccio il Bambino dalla parte sinistra. Il Bambino posa l'orecchio sul cuore della Mamma a sentirne i consigli. La Madonna poi gli prende il piedino per incamminarlo a seguire i consigli». Così ci spiegava sempre il quadro quando eravamo chierici e ci faceva la novena alla Madonna del Buon Consiglio predicata. 29* Confidarsi a Maria. Confessione spirituale anche a Maria. Con Maria si osa di più e si dice tutto. Sentire. E siccome è sempre difficile ascoltare i consigli e metterli in pratica, allora «prendimi un po' il piede... aiutami a camminare». Pensieri santi, sentimenti santi, parole sante, azioni sante, apostolato santo, spirito paolino, e -- in particolare -- la volontà di Dio su di te. Se stanotte hai male ai denti: quella è la volontà di Dio su di te proprio nei particolari. La volontà di Dio non solo in generale, ma in particolare. Non solo come risulta in generale dai Comandamenti e dai consigli evangelici, ma anche in particolare nelle Costituzioni, approvate dall'autorità della Chiesa; e, più in particolare ancora, nelle disposizioni che vengono date. Ora vi do la benedizione sopra le menti, sopra i cuori, sopra le volontà, e anche sui corpi: che siano santi e che tutte le forze siano consumate nel volere di Dio fino all'estremo, quando noi faremo quel che ha fatto quel santo. Dopo essere stato 45 anni portinaio, porta le chiavi al Superiore e gli dice: «Questa volta non ne posso proprio più. Non posso più reggerle le chiavi». Allora c'è il paradiso che attende. Fino all'ultimo! non siamo così facili e scusarci, così facili a metterci ormai da parte, a dire: «Adesso ho la mia età...». Appunto perché siamo più vicini al paradiso e abbiamo la nostra età, dobbiamo avere più zelo. Come quel martire che avvicinandosi alla catasta di legna già accesa, diceva: «Su, piedi, camminate svelti». Era vecchio, ma buttò via il bastone e si sforzò di camminare svelto. 30* Spendere fino all'ultimo le forze; poi... poi ci sarà il riposo eterno. Raccomandatevi anche alle sorelle più fervorose che sono passate all'eternità. Io mi raccomando sempre, e raccomando sempre le nostre Congregazioni. Esse che sono già al sicuro, porgano la mano a noi che siamo ancora qui nella tempesta, nel mare burrascoso. Parlare a loro che ci sono vicine, che ci hanno lasciato i loro esempi e che presso Dio hanno il potere di intercessione. ___________________________________________ Pro manuscripto ___________________________________________ 31* Albano, 20 agosto 19605 NEL 1° DECENNIO* della Casa di Cura «Regina Apostolorum» Oggi ricordiamo S. Bernardo. E' la data in cui nel 1914 si è dato inizio alla Famiglia Paolina, molto modestamente, secondo il suo spirito. Siccome tutto era proceduto dal Tabernacolo, così si è fatta la funzione di inizio con un'ora di adorazione solenne: la prima della nostra minima famiglia: la prima adorazione solenne come comunità. Voi ricordate oggi un'altra data e cioè l'inizio di questa Casa di Cura «Regina Apostolorum» per le Suore. Innalziamo quindi il ringraziamento al Signore e insieme innalziamo anche la preghiera di supplica. Si sono iniziati i lavori di ampliamento di questa Casa di Cura: possa essa ampliare la sua funzione, la sua missione e presentare, particolarmente alle Suore che ne volessero approfittare, un luogo di riposo spirituale e di ristoro materiale e fisico. Fermiamoci su quattro pensieri: 1. Adorare il Signore il Quale nella sua misericordia ha fatto quello che ha fatto, e cioè tutto. Tutto è Suo, tutto viene da Lui. Noi tutt'al più gli abbiamo prestato un po' la mano, l'opera: 26* 5 Nel fascicolo: Prediche del Primo Maestro tenute alle Suore della Clinica "Regina Apostolorum" di Albano, pp.26-32. C’è la registrazione. l'opera intellettuale e l'opera fisica. Ci siamo prestati come strumenti. Ma tante volte lo strumento è veramente impari alle forze e alle necessità. Il Signore ha fatto tutto ciò che Egli ha voluto. Adorare Lui come principio di tutto: «Deus a quo cuncta bona procedunt»: Signore da cui procede ogni bene. Dieci anni fa si è dato principio: ogni giorno il Signore ha dato la sua grazia e la sua benedizione in tante forme. Adorare il Signore come il principio di tutto, affinché nessuno si glorii. A volte noi mettiamo i bastoni nelle ruote del carro della Provvidenza; poi il Signore raddrizza le nostre vie un po' storte e di nuovo ci porta sulla strada giusta. Adorare il Signore. 2. Ringraziarlo perché è intervenuto con la sua luce a illuminare chi guida, a illuminare chi cura; è intervenuto con la sua luce specialmente a illuminare chi predica e chi confessa e che, in sostanza, fa la parte principale. E' intervenuto con la sua luce a dare tante ispirazioni, a orientare meglio tante anime, perché il Signore quando permette o manda qualche avversità o contrarietà ha i suoi fini altissimi. Sono in primo luogo la sua gloria, e poi la nostra santificazione. E quante ispirazioni! e come ha giovato a tante questo «requiescite pusillum» non solo fisicamente, ma spiritualmente! Nella pace e nella serenità di una clinica che invita al raccoglimento, alla bontà, alla carità, quanto è più facile sentire la voce di Dio e quanto è più facile accettare i nostri mali dalla bontà di Dio e dalla sua misericordia. Quanto è più facile allora dai mali ricavare il maggior frutto di gloria 27* a Dio, di soddisfazione per i nostri peccati, e di orientamento per la vita che il Signore vuole ancora darci. E particolarmente orientamento della vita all'eternità. Casa di Cura in doppio senso quindi, in particolare di cura spirituale che procede in primo luogo da coloro che predicano, da coloro che confessano, da coloro che amministrano i Sacramenti, che celebrano le Messe e compiono le varie funzioni. Ringraziare il Signore. 3. Domandare perdono delle nostre colpe. Qualche volta i mali ci vengono perché siamo stati cattivi e allora facciamo la penitenza e siamo felici di compierla quaggiù. Anzi è bene che ognuna faccia questo patto col Signore: «Non purgatorio, ma fare quaggiù tutta la penitenza dovuta ai miei peccati, affinché l'anima mia uscendo dal corpo sia subito illuminata dalla luce eterna: «lux aeterna luceat ei», e cioè dagli splendori del cielo, dagli splendori della divina Maestà. Il Paradiso! Poi domandare perdono se ci sono state anche solo delle cose imperfette. Per quanto lo spirito sia buono, tuttavia qualche imperfezione c'è sempre finché siamo sulla terra; e in qualunque luogo siamo, siamo sempre povere creature inclinate al male. Quindi domandare perdono di tutte le imperfezioni e se caso mai ci fosse stata qualche mancanza, qualche peccato, che il Signore ci usi misericordia, non guardi alla nostra miseria, e non tenga conto della nostra indegnità. Sia quindi anche una giornata di riparazione, oltre che di ringraziamento. 4. Finalmente una giornata di supplica: perché 28* questa Casa corrisponda a tutta la missione che ha e che finora ha compiuto con gioia, con sacrificio, con soddisfazione, anche umana, di coloro che sono venute qui e hanno avuto le cure. Supplica. Siano offerte le mortificazioni e dolori, e siano offerti al Signore perché la Casa continui a compiere la sua missione, e s'ingrandisca, e possa compiere sempre più largamente ed efficacemente il compito suo. Offrite le vostre mortificazioni, i vostri dolori, il vostro lavoro, il vostro sacrificio e le fatiche delle persone che compiono il servizio, il servizio umile, quotidiano. Sì! offrite questo. Nello stesso tempo pensare che da qui sono anche partite anime per volare al cielo e quindi possiamo contare sulla loro intercessione. Intercessione: esse presso il Signore ottengono grazie sempre più abbondanti, perché questa Casa in primo luogo sia una Casa di salute spirituale, una Casa di santificazione. Poi sia pure anche la Casa di Cura, affinché allungando la vita a tante persone consacrate a Dio, queste persone possano ancora lavorare, acquistare ancora altri meriti, farsi più sante, lavorare nella Chiesa di Dio, e quindi glorificare il Signore e aiutare l'Istituto da cui provengono. Oh sì! pregare per questo. Pregare perché i lavori che si iniziano e che in parte sono già iniziati dopo lunga preparazione - e preparazione anche laboriosa! - possano procedere alacremente, possano procedere e condurre a termine una costruzione che sia la più adatta spiritualmente. Perché il primo intento, il primo problema che si impone colui che vuole 29* costruire è sempre il problema morale, affinché tutto possa procedere in ordine, sia facile la sorveglianza, sia più facile elevarsi a Dio, sia più facile andare al Tabernacolo, avvicinarsi alla chiesa. Sì, che tutto proceda nel volere santo di Dio. Diciamo al Signore che non guardi alla nostra indegnità e che per le nostre miserie non castighi coloro che un giorno verranno qui: nella mente di Dio è già come se fossero qui perché il Signore non ha nulla di futuro, ma ha solo e sempre presente. E poi pregare perché tutte le persone che verranno possano ricevere tutto il ristoro spirituale, fisico e materiale. Così diamo uno sguardo al passato e uno al futuro. Al passato per adorare, ringraziare, riparare e supplicare; e al futuro per proporre e supplicare. Proporre di santificare i giorni che si passeranno qui. Che queste mura e questi luoghi che un giorno parleranno al giudizio di Dio, siano i testimoni della pazienza che avete avuto, delle sofferenze sopportate, del lavoro fatto, dell'apostolato che avete esercitato notte e giorno. Parlino queste mura in favore vostro al giorno del giudizio! E nello stesso tempo supplicare perché chi viene, venga con buone disposizioni; chi vi ha degenza, santifichi la sua camera, il suo letto e tutta la sua giornata; e chi serve faccia tutto e sempre in ispirito soprannaturale; e che a tutti coloro che cooperano in qualunque maniera, il Signore dia la grazia di farsi santi. Che cosa volete desiderare ancora su questa terra? Avete rinunciato a tutto e vi siete private di tutto. Siete forse ora figliuole diseredate perché cattive? No. Siete figliuole di Dio, il quale vi 30* ha cambiato l'eredità. Siete eredi di Dio, coeredi di Cristo. Che bella eredità vi è stata promessa! e non può mancare. Non è come le promesse degli uomini la promessa di Dio. Dio è fedelissimo e noi diciamo sempre di cuore: «ut digni efficiamur promissionibus Christi». Che noi siamo degni di ricevere quanto Dio ci ha promesso. Diciamo delle cose così belle nella Messa, specialmente quando la Messa si avvicina alla consacrazione e poi nell'offerta che si fa a Dio subito dopo l'elevazione: l'offerta dell'Ostia divina per la gloria della Santissima Trinità, l'offerta dell'Ostia divina per tutto il paradiso, per tutti coloro che sono passati all'eternità e che possono essere in purgatorio, e poi «pro nobis quoque peccatoribus»: anche per noi tutti peccatori. «Deus, veniae largitor et humanae salutis amator:... O Signore che sei pronto a dare il perdono, deh! non guardare i nostri meriti, perché non ne abbiamo o ne abbiamo così pochi. Tu sei Colui che dai il perdono: quindi noi veniamo a Te, non per gloriarci dei nostri meriti o a domandarti le grazie perché le meritiamo, ma unicamente perché Tu sei il Signore del perdono. Guarda quindi alla tua misericordia e non ai nostri demeriti». Avanti dunque, in serenità. Da questo colle, che è una specie di monte Albano rispetto alla pianura verso Roma, guardate al cielo. Si vuole che la Casa di cura sia in un bel posto, in alto, che ci sia aria buona; ma io aggiungo: che si veda anche bene il cielo, che si pensi al paradiso. Sia pure in alto la Casa, ma i cuori siano ancor più in alto: «Sursum corda!». E immaginate che dietro a quelle stelle ci sono altre stelle che sono le vostre sorelle. «Stella a 31* stella differt in claritate»: una più splendente dell'altra, secondo i meriti. Al nostro posto, là, c'è già la nostra stella. «Stella a stella differt in claritate». Dunque gara per crescere in meriti, per essere una più santa dell'altra, una più caritatevole dell'altra, una più paziente dell'altra, una più servizievole dell'altra. Una santa gara! «Emulamini!...» dice S. Paolo. Emularsi nel bene, nel santificarsi. 32 MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO In preparazione alla festa di S. Tecla L'UMILTA'6 Bisogna che la novena alla festa di Santa Tecla sia fatta con tutto il nostro essere: pensieri retti, umili; sentimenti retti, umili; apostolato retto, umile; relazione vicendevole retta, umile. L'umiltà sarà la sorgente sempre viva della grazia per voi e per l'Istituto. La Prima Maestra vi dà in questo un esempio in cui tutte, senza eccezione, potete rispecchiarvi. L'ha sempre dato, fin dagli inizi della Congregazione. Il suo atteggiamento è stato sempre semplice, umile, raccolto. Il can. Chiesa disse un giorno vedendola passare: «Quella è un'anima eletta» e non la conosceva ancora, come l'ha poi conosciuta in seguito. E' stata canonizzata la Mazzarello che, pur non essendo istruita, ha guidato tanto bene il suo Istituto. La sapienza non dipende dalle nostre elucubrazioni, ma dalla grazia dello Spirito Santo. Alla Prima Maestra dovete tutto e devo anch'io molto perché mi ha illuminato e orientato in cose e circostanze liete e tristi; è stata di conforto nelle difficoltà che intralciavano il cammino. 6 Stampato, quartino. La data, 15 settembre 1960, è stata giunta a mano nelle copie conservate da sr Epifania. Non c’è la registrazione. L'umiltà è un clima in cui si deve sempre vivere; bisogna che ci sia umiltà di pensiero, di giudizio, non solo come individui, ma anche come membri dell'Istituto. Bisogna che in esso ciascuno faccia il suo compito bene, perché noi siamo un organismo. Ognuno deve pensare che è un membro e che deve servire agli altri membri per osservare i primi due articoli delle Costituzioni, ai quali tutti gli altri sono indirizzati. Considerarsi persone importanti, capaci di dare un grande contributo è un grave errore. Le teste piccole sono sempre orgogliose, considerano solo se stesse. Umiltà nella redazione ci vuole, nella tecnica, nella propaganda. Chi fa una cosa e chi ne fa un'altra, così l'Istituto va avanti; tutte si è al servizio di esso. Avere la massima stima dell'Istituto. Credere che la Congregazione ha tutto ciò che porta alla santità e all'apostolato. Il fare a meno delle Costituzioni o il pensare indipendentemente da esse è orgoglio. Quando si trattava di approvare le Costituzioni, chi doveva esaminarle disse: «Si vede che si è provveduto a tutto». Si è religiose e paoline, prima di tutto. La Prima Maestra è illuminata da Dio: ha avuto un lume tale nello scegliere i soggetti per i vari uffici che qualche volta sono rimasto meravigliato anch'io. Custodite il vostro tesoro. L'Istituto cresce con l'opera di tutte, cresce come fa la pianta succhiando dal terreno la linfa vitale, la quale attraverso il tronco si diffonde in tutte le parti della pianta. Si deve crescere per alimentazione interna, non per sovrapposizione. Portare umilmente il proprio contributo alla Congregazione, non superbamente, ma umilmente. Nelle Costituzioni c'è tutto; ma bisogna meditare di più e penetrare più a fondo i singoli articoli. Far ben il proprio ufficio con umiltà. Usare bene i nostri poveri talenti per l'Istituto. Chi ha studiato di più deve essere più umile, perché capisce meglio che siamo nulla. Vi vorrei tutte come la Prima Maestra. Niente senza di lei e con lei tutto. Non sono molto amico delle feste rumorose, delle lettere, dei canti speciali, ecc. Preferisco l'esercizio delle virtù e la imitazione di chi viene festeggiata. Seguire la Prima Maestra umilmente, docilmente; compiere affettuosamente ciò che dice: non resistere alla sua volontà, aiutarla con la preghiera; fare in modo che non debba portare il peso della sua responsabilità con pena. Umiltà di cuore, umiltà vera: di pensiero, di giudizio, di sentimento. Non aspirare a ciò che non conviene. Umiltà nell'apostolato, compiendo bene il proprio ufficio, qualunque esso sia. Ieri sera ho predicato il ritiro ai sacerdoti commentando il Deuteronomio dove si tratta delle mormorazioni degli ebrei contro le disposizioni di Mosè. Più tardi mi si avvicinò un sacerdote degnissimo, che ha un ufficio importante, e osservò che tra noi si nota un impoverimento morale. «Quali credi tu che siano le cause?» gli domandai. Mi rispose: «Tre, che poi sono una sola: le chiacchiere nei cortili, le chiacchiere nei corridoi, le chiacchiere sui marciapiedi. Ad avere sempre la bocca aperta si perde lo spirito». Quante volte si creano dei fastidi per le molte chiacchiere! Chi parla molto è come una bottiglia senza il turacciolo: poco per volta, quasi insensibilmente, si svuota. Chi chiacchiera molto perde lo spirito. Rettitudine nei giudizi ci vuole, docilità; non tante chiacchiere! Mantenere alto il livello morale dell'Istituto, non abbassarlo, anzi accrescerlo. Amare ciò che è dell'Istituto, stimarlo. Procurare che l'Istituto cresca. Esso deve svilupparsi per la sua vitalità interiore, non per sovrapposizione. Chiedere al Signore queste grazie per intercessione della Madonna. Meditazione del Primo Maestro [Roma], 23 - 9 - 1960 FESTA DI SANTA TECLA7 Con la celebrazione della festa liturgica di S. Tecla la Chiesa ci invita alla gioia. S. Tecla è la prima martire del cristianesimo, come il primo martire è S. Stefano. 1. - La festa di oggi ci invita alla gioia, particolarmente perché la vita di questa santa, conclusasi col martirio, è un programma; ma è anche un programma di vita la Prima Maestra che di questa santa porta il nome. Se ci fosse in tutte la pietà e l'umiltà che ha la Prima Maestra si godrebbe realmente una gran pace sempre, interna ed esterna, pur nelle difficoltà che nella vita sono immancabili e che aumenteranno se noi saremo buoni; cresceranno in proporzione dell'età; in proporzione della corrispondenza alla grazia; aumenteranno se noi le meriteremo, perché il Signore le manda a chi le sa sostenere, affinché si faccia più santo. La pietà della Prima Maestra è nota a tutte ed è apprezzata da tutte, non soltanto per la quantità di preghiera, per la fedeltà esterna alle pratiche, ma soprattutto per la qualità. La bontà della preghiera è nella sua qualità. Uno potrebbe avere una bottiglia 1* 7 Ottavo, senza alcuna indicazione di stampa, ma certamente immediata. C’è la registrazione. piena di liquore o piena d'acqua; sarebbe sempre una bottiglia piena, ma vi sarebbe grande diversità fra un liquido e l'altro. Così è per le pratiche di pietà: esteriormente si potrebbero fare meglio di altre, perché si sa cantare meglio ad esempio, perché il contegno esterno pare più devoto ecc., ma la qualità della preghiera potrebbe essere tanto scadente perché la bontà di essa dipende più dalle disposizioni interne, dai sentimenti di umiltà, di fede, di perseveranza che dalla perfezione esterna. Guardare alla qualità delle preghiere come bisogna guardare alla qualità delle vocazioni, e non al numero di esse. Il Signore può favorirci anche quanto al numero; però ciò che importa è la qualità in primo luogo, in secondo luogo è il numero. Per la qualità una può valere più di cinque, e cinque forse non valgono una. Ognuna è certamente favorita da Dio di doni, di qualità naturali, di talenti, ma vi sono in particolare le grazie, le virtù, i doni spirituali che bisogna desiderare e far fruttificare. Vedere come sta la nostra preghiera innanzi a Dio. Nell'Oremus della Messa si domanda al Signore la grazia di saper imitare gli esempi della Santa, e l'esempio più fulgido della vita di S. Tecla è la fede; fede profonda, fede che pervade tutta la vita. Acquistiamo la virtù della fede! Fede nella preghiera; fede nella bontà del Signore; quella fede che è fiducia e che ci porta ad abbandonarci nelle braccia di Dio e ad accettare quello che il Padre Celeste dispone. La fede non consiste soltanto nell'insistere per ottenere quella determinata grazia, ma nel saperci abbandonare nelle mani di Dio anche dopo aver chiesto e non aver ottenuto. Dire al Padre Celeste: sai 2* meglio di me di che cosa ho bisogno; io mi arrendo alla tua sapienza e al tuo amore. Il primo frutto da ricavare quindi dalla festa di oggi sia questo: migliorare la nostra pietà, non solamente con la fedeltà alle pratiche ma per la qualità di esse. 2. - Santa Tecla è martire; ella ha subìto le pene dei martiri, ha subìto tormenti superiori alla fortezza naturale della donna, perché il suo amore la rese più forte dei carnefici. Non facciamoci illusioni: abbracciando la vita religiosa si abbraccia la croce! Buona parte del Vangelo è incluso e sintetizzato in questa frase di Gesù: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua!». Rinnegare noi stessi vuol dire contraddire le nostre inclinazioni naturali non buone e a volte anche buone ma che occorre immolare al Signore. Molte volte se ne deve fare un'offerta a Dio perché la prima condizione per piacergli è il rinnegamento della volontà, rinnegamento dei sentimenti, delle tendenze del cuore per obbedire all'invito della grazia. La vita della religiosa è essenzialmente una vita di obbedienza. «Prenda la sua croce e mi segua». Accettare tutte le croci! Le croci sono sempre tante! Quando tuttavia un'anima è ben preparata a portare la croce il Signore aumenterà il numero e anche la qualità delle croci che manda. Certamente chi vuol fare maggior bene deve avere più pazienza. Alle volte potranno essere croci grosse, che si vedono all'esterno, come sarebbe ad esempio una malattia, un ufficio che non è gradito ecc., ma il più delle volte sono pene che si soffrono nell'interno. La croce non va 3* considerata come un castigo; generalmente per chi si consacra a Dio essa non è mai un castigo, ma anche se fosse tale, sarebbe un castigo di amore, disposto cioè dall'amore di Dio perché si faccia la penitenza quaggiù. Generalmente per l'anima consacrata la croce è un'occasione offerta dalla Misericordia di Dio perché si possa salire più in alto, meritare di più. L'orrore alla croce è orrore alla perfezione, è orrore alla santità. Non possono stare assieme santità e compiacimento, santità e soddisfazione. Chi segue Gesù avrà tutta la vita crocifissa. Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio. Generalmente quando si pensa alle sofferenze di Gesù lo si pensa elevato alla vista di tutti, crocifisso sul Calvario; la sua croce invece cominciò nel presepio con l'umiliazione: il Figlio di Dio Altissimo, il Figlio uguale al Padre e allo Spirito Santo si umiliò fino a farsi uomo! Uomo! Dio che si fa uomo! Che umiliazione! Pensare se un uomo dovesse vivere da bestia!... Dio, infinito nella sua potenza, sapienza, grandezza, maestà, misericordia, si veste di umana carne, di quella terra che ha creato lui da secoli. Che umiliazione profonda! Oh, come si umiliò il Figlio di Dio nell'Incarnazione! Poi al presepio, nella fuga in Egitto, nell'obbedienza a Nazaret, nel lavoro umile e poi in tutta la sua vita pubblica; infine nella passione e morte! Un martirio continuato fu la sua vita. Impariamo da S. Tecla, la prima martire, a prendere le nostre piccole croci quotidiane che sono poi qualche cosa di insignificante in confronto a quelle di Gesù e dei santi. Farsi religiose e voler godere è una contraddizione. Chi viene per riposare sbaglia strada! Chi vuole 4* che tutto sia secondo il proprio modo di vedere sbaglia! Occorre portare sempre la croce sul petto, ma non mostrarla soltanto all'esterno; portarla nel cuore soprattutto; abbracciarla ed amarla. Come si può amare una cosa disgustosa? Come una medicina che non piace al gusto, senza lamentarsi, senza volere che tutti s'accorgano, senza far pesare la croce sugli altri, senza volerla dimezzare. Gli uomini non sono capaci, in generale, a consolarci: solo dal Signore viene la vera consolazione e la vera forza. Allora parlarne con Gesù, specialmente nella Visita e nella Comunione. 3. - S. Tecla, oltre che martire, fu vergine; quindi due glorie: quella della verginità e quella del martirio; ella è ornata di due emblemi: della palma e del giglio. Ringraziare il Signore per la nostra bella vocazione! Si porti fino al paradiso il giglio immacolato, profumato dalle opere di apostolato. Chi compie con amore e fedelmente le opere di apostolato, specialmente, chi si dedica alla diffusione, unisce al giglio anche la palma del martirio, non nel senso che generalmente si dà a questa parola, ma nel senso in cui ne parla S. Francesco di Sales: sono martiri anche coloro che spendono e consumano la vita faticando per il prossimo, che spendono la loro vita in opere di carità e portando la verità per carità, mettendo così la vita al servizio di Dio e delle anime. Nell'esercizio dell'apostolato sono compendiate, si può dire, tutte le sette opere di misericordia spirituale. La vostra vocazione è vocazione al martirio incruento, ma vero! Vocazione al martirio quotidiano della verginità, dell'obbedienza, dell'apostolato! 5* Stiamocene umili, a capo inclinato, pensando che si è delle anime favorite da Dio, che si è cariche delle grazie di Dio. Il Signore vi ha scelte fra tante! Riconoscenza umile al Signore, e avanti nella semplicità. Difendere sempre il giglio, renderlo sempre più profumato con l'apostolato, e in cielo vi attenderà il doppio premio. Tenere viva la fede; vivere di fede perché quando questa vita languisce non si capisce più niente. Ci sono persone che non capiscono niente e non si sa da che parte tirarle su perché hanno poca fede. La fede è radice di tutto il bene, è la radice di tutta la pianta. Se in una pianta non c'è radice, anche se bella all'esterno, anche se carica di fiori e di foglie dopo un po' seccherà. Non si può vivere senza radice! Fede dunque! Prendiamo esempio dalla Santa di oggi. Umiliamoci un po'. Ci sono persone che hanno una esteriorità che si presenta bene ma sono come piante vuote all'interno. L'abito esterno non dà la fede! E' un grave errore che si commette, quello di dare più spesso importanza alla vestizione esterna, alla presa dell'abito che non alla vestizione interna delle virtù. Occorre che la fede sia profonda perché questa possa poi maturare e fiorire nella carità. Sempre l'atto di fede, sempre il credo, sempre atti di fede nelle varie occasioni; nelle pratiche di pietà, ad esempio; prima della Comunione, all'inizio della Messa, quando ci si mette all'apostolato. Si vive la vocazione paolina, oppure si cammina ai margini? Vi è sempre chi cammina nel centro 6* della strada e vi è sempre chi cammina ai margini della strada. Esaminarsi bene. Sembra che si cammini con le altre a volte, e forse esteriormente è così, ma dentro e davanti a Dio, come si procede? Cresce in noi lo spirito di fede e progrediamo in esso? Progrediamo nella speranza? Cresce in noi l'amor di Dio e delle anime? Che cosa vogliamo dare a questo mondo così povero di Gesù Cristo? Egli solo è la grande ricchezza! L'unica ricchezza dell'umanità! Godere della festività odierna prendendo esempio di pietà vera, pietà che nasce dall'umiltà, dalla confidenza, dalla perseveranza. Considerare la vita religiosa come un quotidiano martirio specialmente per chi fatica di più, specialmente per certe mansioni come la diffusione, che è la principale parte della vostra attività, sebbene tutto abbia in sé un valore intrinseco. Poi custodire lo spirito, la delicatezza; custodire il giglio e coltivare la palma. La giornata sia offerta al Signore sempre con le intenzioni che sono espresse nel «Cuore divino di Gesù»; ma a Gesù che si immola sugli altari raccomandiamo specialmente la Prima Maestra. 7* MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO*8 14 dicembre 1960 [RINGRAZIAMENTO, RIPARAZIONE, PREGHIERA] Penso che tutte abbiate ascoltato la S. Messa e fatto la Comunione in suffragio delle due Sorelle, di cui ieri abbiamo ricevuto l'annunzio di morte per incidente. Come io ho celebrato la Messa per loro. Questi pensieri ci richiamano alla riflessione sopra di noi. E' utile che queste riflessioni le riduciamo a tre. Siamo al termine dell'anno 1960. Prima riflessione sia quindi ringraziare il Signore di tutti i benefici e le grazie ricevute nell'anno che sta per terminare. 2. Riparare le nostre mancanze per non portarne la responsabilità all'anno seguente. 3. Pregare il Signore perché conceda a noi, se così piacerà alla sua Divina Maestà, di farci pervenire al 1961. Che sia un anno santo e lieto nel Signore. Perciò il Te Deum in ringraziamento, il Magnificat, che ognuna può recitare, di tanto in tanto, nel corso di questo mese che chiude l'anno. Recitare il Miserere in spirito di riparazione, il Veni Creator per ottenere lumi e per impetrare le grazie necessarie a incominciare bene l'anno seguente. 1. Riconoscenza. Siamo abituati più a domandare grazie che non a ringraziare per quelle che 1* 8 Ottavo di formato leggermente più grande, senza data di stampa, ma certamente immediata. C’è la registrazione. già ci sono state concesse. Non ringraziamo mai abbastanza. Se noi conoscessimo che cosa significa la Comunione! Poterla fare ogni giorno! Conoscessimo la grazia che è la Bibbia! E ne leggessimo tutti i giorni un po'! Conoscessimo il beneficio della vocazione! Conoscessimo il beneficio di essere membri della Chiesa Cattolica, figli della Chiesa. Noi troveremmo materia così grande per eccitare la riconoscenza nei nostri cuori. Il «Deo gratias» suonerebbe tanto spontaneo nella nostra bocca e nel nostro cuore. Sì, si sta per conchiudere l'anno e per grazia di Dio siamo qui. La nostra presenza stessa dice che il Signore ci ha conservati. Consideriamo tutte le grazie intime che ogni anima ha ricevuto, nel corso dell'anno, per mezzo dei Sacramenti, Comunione, Confessione. Le comunicazioni divine attraverso questo Sacramento. Il coraggio, la fortezza per compiere ogni giorno l'apostolato, la buona volontà di emendazione e di conquista nella virtù. Tanti buoni esempi che abbiamo attorno a noi. Tante parole che abbiamo ascoltato, parole di saggezza, parole che si possono dire parole di Dio. Tutti i meriti, che ognuno, giorno per giorno, ha acquistato con l'osservanza religiosa, l'osservanza degli orari, la generosità, la dedizione nel compimento del proprio dovere. Oh sì, tutto è venuto da Dio: la luce dello Spirito Santo, la sapienza del Figlio, la potenza del Padre Celeste! Sapessimo che cosa vuol dire ascoltare una Messa! Che cosa significa trattenersi una ora al giorno in intimità con Gesù, presente nell'Eucaristia! Avremmo amato di vederlo almeno una volta, per un istante: e lo abbiamo tutto il giorno in mezzo a noi! Riconoscenza è dovere. Riconoscenza è anche 2* mezzo di preghiera. Anzi le quattro specie di preghiera sono: L'adorazione: riconoscere il Signore come sommo bene ed eterna felicità. Ringraziare: «Grati estote», siate riconoscenti. Poi viene la propiziazione-riparazione e la supplica. Quindi, questi giorni che ancora restano per finire l'anno, tutti siano passati in spirito di ringraziamento. Quello che facciamo nella giornata farlo con diligenza, con amore, in ringraziamento, anche di quelle grazie che quasi non vorremmo: per esempio: certe prove, certe tentazioni, certi disturbi interni e certe cose che succedono all'esterno, e che pure sono occasioni permesse dalla Divina Bontà per la nostra santificazione. Ringraziare delle Costituzioni: la via della santità. Chi possiede la devozione alle Costituzioni ha già un tesoro, perché conosce già la sua strada. Ognuna deve poter dire: «So quello che devo fare». Non ci sarà allora nessun dubbio per raggiungere la santità. 2: Riparazione. Rimediare, prima di chiudere l'anno alle deficienze che si sono commesse. Il Signore ha moltiplicato i nostri giorni. Nel libro di preghiere, che avevo quando ero chierico, si leggeva questa espressione: «Signore, che moltiplicando i miei giorni, non faccio che moltiplicare le ingratitudini...». Quante ingratitudini abbiamo da riconoscere nell'anno 1960? Quando è che cessiamo di peccare? Cerchiamo, almeno, di non acconsentire a certe imperfezioni, a certe mancanze di corrispondenza alle grazie del Signore. Che cosa facciamo nella nostra vita se non ci santifichiamo? A che ci servono i giorni? All'amor proprio, forse; a far vedere ciò che sappiamo, a far mostra di quello che facciamo, perché si possa essere considerati dagli uomini e averne una misera soddisfazione. Dio, l'eternità! Quando 3* suona la campana che invita a cantare il Te Deum, noi possiamo pensare: quest'anno è già alle porte dell'eternità e mi aspetta per il giudizio. Beato chi troverà alle porte dell'eternità meriti e meriti. Che non ci sia del passivo. Se guardiamo il libro dei conti, alla destra in una colonna viene segnato l'attivo, alla sinistra il passivo, cioè il debito. Se noi siamo buoni la colonna dell'attivo non la cancelliamo mai. Se invece ci gloriamo del bene fatto, ci compiacciamo di noi stessi, cancelliamo. Ma, a parte questo, la colonna del passivo bisogna farla scomparire, mentre bisogna lavorare per conservare sempre l'attivo. Per la misericordia di Dio questo ci sarà facile compierlo. Si faccia una buona confessione annuale. Non è necessario andare a particolarità. Si può dire qualche cosa di più umiliante, ma senza farsene una necessità. Mirare a domandare il perdono di tutto quello che in noi c'è stato di manchevolezza, di miseria, di cadute o anche soltanto il lasciare passare gli anni inutilmente, il non progredire. Ogni anno porta con sé una grandissima responsabilità. Tu hai ricevuto un altro anno di grazie: hai progredito nello spirito di fede? nello spirito della speranza cristiana? nell'amore vero a Dio? nella carità verso il prossimo? nello zelo per la salute delle anime? nello spirito soprannaturale? L'anno non deve accusarci. Davanti a Dio non deve essere portata nessuna passività. Ripariamo in questi ultimi giorni con maggior fervore, con umiltà, con esami di coscienza diligenti, con confessioni accompagnate da molto dolore, non da molte parole; col desiderio di non macchiare l'anno prossimo. Che grazia è questa, poter offrire al Signore i meriti di Gesù Cristo in riparazione delle nostre mancanze, per cancellare il passivo! 4* «Hanno lavato le loro anime nel sangue dell'Agnello», dice l'Apocalisse. Laviamo nel sangue dell'Agnello le nostre macchie. E ricordiamo che siamo le membra del Corpo mistico di Gesù Cristo e che possiamo godere dei frutti della Passione di N. S. G. C., dei meriti di Maria e di Santi. Prendiamo tutto ciò che possiamo di lì, giacché troviamo così pochi meriti nelle nostre giornate, nei nostri anni di vita. Ripetiamo spesso, durante il giorno, «Gesù mio, misericordia» e almeno alcune parole del Miserere, se non troviamo sempre il tempo di recitarlo intero: «Amplius lava lava me ab iniquitate mea». Terzo pensiero di guida per questi ultimi giorni dell'anno: invocare le grazie per l'anno 1961, se il Signore vorrà concedercelo. La grazia di iniziarlo bene, di perseverare sempre con una vita di fervore. Disporsi interiormente con la buona volontà. Non ricambiare con peccati alle tante grazie che il Signore vorrà concederci nel corso dei nostri giorni, non resistere alla forza che vorrà infonderci, alla salute che vorrà darci; alle grazie della Comunione, della Messa, alle buone ispirazioni, ai sentimenti di fede. Chiediamo al Signore di non offenderlo mai, di approfittare di tutte le occasioni per santificare sempre più l'anima nostra; di approfittare di tutto quello che Egli vorrà disporre nei nostri riguardi: ci piaccia o no. Anche se a Lui piacesse chiamarci a sé nel corso del 1961. Che il tempo che avrò passato sia stato un tempo di preparazione, tutto ordinato verso l'eternità, verso il cielo! Ognuna poi ha dei bisogni particolari, e sa quale lavoro spirituale deve compiere, quel lavoro spirituale che si è proposta nel corso degli Esercizi. Nel 1961, piacendo al Signore, faremo altri Esercizi, e allora 5* dovremo fare i conti e vedere se l'anno spirituale trascorso ha portato frutti. Perciò ognuna confermi i propositi fatti negli ultimi Esercizi. Ognuna adoperi i mezzi grandissimi di santificazione che la Divina Provvidenza mette a disposizione delle anime nostre. Che tutta la Congregazione si santifichi, tutte insieme, non solo una. Dalla santificazione di ognuna dipende la santificazione dell'Istituto. Pensiamo che l'Istituto ha solo un fine principale: la santificazione dei membri. A tale fine si ordina anche l'altro fine dell'apostolato. Siete chiamate alla santità! Corrispondiamo a questa vocazione così bella e di privilegio? Gesù che ha voluto che il nostro cuore non si perdesse in cose di mondo perché lo voleva tutto per Sé. Egli è geloso, non vuole che il nostro cuore si perda in affetti che sono alieni da Lui: per esempio attaccamento alle cose, quando non c'è la povertà; desiderio di libertà; curiosità di appagare gli occhi, il sentimento; letture che non si devono fare... Anche per l'obbedienza: la volontà nostra è data a Dio. Adorare la volontà di Dio, accettarla, qualunque essa sia: sia che questa volontà ci venga manifestata per mezzo di chi guida, sia che ci venga manifestata direttamente dal Signore, come quando il Signore permette un male, una tentazione. La volontà di Dio accettata e corrisposta secondo le circostanze. Sempre la volontà del Signore. La delicatezza di coscienza, la delicatezza con Gesù. La festa dell'Immacolata ci ha ricordato che Maria fu preservata dalla colpa per essere degno tabernacolo del Figlio di Dio che si sarebbe incarnato in Lei. E questi sono i giorni in cui Maria compie il suo apostolato di Regina Apostolorum: l'apostolato di dare Gesù al mondo. Lo presenta 6* nel presepio ai pastori, lo presenta ai Magi e poi lo presenterà al tempio di Dio ecc Ricordiamo più spesso, in questi giorni Maria, Regina Apostolorum e prendiamo da Lei coraggio per seguirla e compiere il nostro apostolato. Certo la preparazione più bella è quella di ricevere il Bambino Gesù, come si presenta; Egli è la Via, la Verità e la Vita fin dal Presepio. Ma si è fatto bambino. Facciamoci bambini anche noi. La santa piccolezza! Segreto di santità. Così passeremo bene l'anno, se al Signore piacerà darcelo, e si conchiuderà bene l'anno che sta per finire. L'orgoglio, l'amore proprio, fuori. «Se non vi farete piccoli come questo bambino non entrerete nel Regno dei Cieli»: perché capissimo questo il Figlio di Dio si è Incarnato e fatto bambino. Prima ha fatto, poi ci ha insegnato. Allora concludiamo: Vi è in noi la riconoscenza, sentiamo, cioè, questo dovere? lo compiamo bene? verso Dio? Il Te Deum o, se vi è più facile, il Magnificat, l'Inno di ringraziamento alla Madonna. Recitare umilmente il Miserere nel segreto del nostro cuore e anche con le labbra quando ne abbiamo occasione. Dire spesso il Veni Creator Spiritus. Che lo Spirito Santo infonda nei nostri cuori tutti i suoi doni. Le virtù teologali, le virtù cardinali, le virtù morali, affinché noi non siamo sempre ciechi, non ragioniamo sempre umanamente, non consideriamo solo quello che è il presente. Che viviamo col pensiero al di là, al di là! Poiché in realtà per questo ci siamo consacrati a Dio. 7*