Rivista della Comunità di Vita Cristiana “Consolata” di Torino - Edizione novembre 2002 Predicate il Vangelo ad ogni creatura Le adorazioni eucaristiche ai Santi Martiri Sulla strada di Emmaus Riflessioni sulla Comunità Indice 4 6 15 18 Predicate il Vangelo ad ogni creatura 6 di Elena Lepore Al Centro Michele Pellegrino Gioie e dolori di famiglia 7 14 Sulla strada di Emmaus 12 di Umberto Bovani Il figliol prodigo ovvero il Padre misericordioso di Carlo Zamiri Riflessioni sulla Comunità di Fulvia Mogna La situazione economica della cassa CVX di Giuseppe Mazzoleni 15 12 C’è banca e banca di Carlo Zamiri e Chiara Cellino Le adorazioni eucaristiche ai Santi Martiri di Giuseppe Maria Giordano s.j. Incontro zonale CVX del Nord Ovest di Massimo Ceppi 19 Un “consiglio”... da seguire! di Giuseppe Maria Giordano s.j. CVX Notizie - Rivista della Comunità di Vita Cristiana "Consolata" di Torino - Edizione 15 settembre 2002. Gli articoli e gli avvisi pubblicati sono anche reperibili tramite internet all’indirizzo http://cvx.too.it. E’ possibile inviare articoli o altro materiale via posta elettronica agli indirizzi: [email protected] [email protected]. Per contattare il consiglio cittadino della CVX torinese è a disposizione il numero telefonico 011.562.25.81. 3 Predicate il Vangelo ad ogni creatura di Carla Daneo "Predicate il Vangelo ad ogni creatura", Comunità Cristiana Catechesi persone disabili. Questo è il titolo del documento che finalmente è stato pubblicato dall'ufficio catechistico della Diocesi di Torino frutto di parecchi anni di incontri, condivisioni e confronti sia con il lavoro d'altre diocesi, sia con la realtà delle diverse disabilità, e tenendo conto anche delle diverse realtà parrocchiali e i modi diversi di intendere e porgere l'annuncio. Il documento è stato letto personalmente e in alcuni punti anche corretto dal nostro cardinale Poletto, che ha voluto firmare la presentazione, dando anche quel peso di ufficialità che speriamo dia a questo documento un futuro più fortunato di quanto abbiano avuto le mille pubblicazioni che spesso vengono accantonate dagli stessi parroci e mai lette. L'attesa è che le indicazioni di base in esso contenute, necessariamente generali e un po' astratte, possano davvero essere calate nella realtà e produrre come effetto un nuovo modo di fare catechesi, più aderente al rispetto di ogni persona, forse anche più efficace, magari utilizzando tecniche di comunicazione nuove e adeguate, semplificando il linguaggio e individuando l'essenziale, perché ogni ragazzo del gruppo possa scoprire l'intima relazione col Signore e rivolgersi davvero a Gesù come un amico di cui si è curiosi di sapere e condividere le idee e lo stile di vita e con cui si vuol rimanere. Utopie? Certo il libretto propone cose che a volte, confrontate con la realtà di certe nostre parrocchie, sembrano davvero inattuabili. Ma si può procedere a piccoli passi. Non si tratta di rivoluzionare ogni cosa, ma cominciare una conversione interiore che ci porti davvero a considerare ogni creatura di Dio, anche la più colpita, un soggetto attivo nell'ambito della Comunità. A volte proprio la presenza di un disabile può essere lo spunto perché attorno a lui il tessuto della Comunità si compatti un po'. Lui stesso, arrivando a vivere la disabilità e capendo di essere voluto e amato da Dio così com'è grazie all'accoglienza e dall'amore degli altri, può diventare "pietra miliare" e "edificante", per chi ignaro di handicap o con scarsa fede, si avvicini a lui. Il documento mette anche in evidenza che nessuno è avulso dal contesto in cui vive, quindi è richiesta una particolare attenzione alle famiglie. 4 È importante avere un prudente ascolto fin dalla nascita del figlio, portare un aiuto nei momenti di necessità e soprattutto sostegno spirituale nei momenti in cui il Signore può essere visto come cattivo, vendicatore, troppo esigente e le persone possono allontanarsi da Lui, sentirsi sole. La coppia e la famiglia possono avere momenti di grave crisi di fronte alle difficoltà. Il documento, poi, si addentra nelle modalità di fare catechesi e soprattutto evidenzia la necessità che la persona sia inserita in tutto il contesto della Comunità. Il catechista non sia lasciato solo a programmare e a tenere gli incontri, ma possa essere affiancato da un catechista di sostegno, abbia momenti di confronto con altri catechisti sia nella preparazione che nelle verifiche degli incontri. Dovrebbe anche raccogliere tutte le informazioni possibili presso chi vive o si occupa del disabile (famiglia, ASL, scuole e altro). Certo il documento affronta anche il tema dei sacramenti, ma non vado oltre nel riassumere! Vi invito a leggerlo e a divulgarlo. Per la presentazione di questo documento si è tenuto anche un Convegno in ottobre cui ha partecipato il Vescovo ausiliare (mons. Fiandino) e da Roma la rappresentante CEI per la catechesi ai disabili in Italia. Per ora solo una trentina di diocesi (sul totale di circa 250 in Italia) si sono attivate a formare commissioni e impegnarsi in questo campo, malgrado le direttive chiare della CEI già da alcuni anni e i ripetuti interventi del Papa. Quindi anche se il cammino è ancora lungo, siamo già contenti che la nostra diocesi sia sensibile. In seguito al convegno, abbiamo organizzato un corso per catechisti che volessero approfondire le tematiche della disabilità che tuttora si sta svolgendo ogni mercoledì sera al Cottolengo sino a fine novembre. Il corso sarà ripetuto anche nei prossimi anni e la speranza è che sempre più persone partecipino e nelle nostre parrocchie ci si ritrovi meno sprovveduti al momento dell'inserimento di persone disabili. L'intenzione della Commissione che ha preparato il documento, che continuerà i suoi "lavori", è quella di farlo conoscere e d'aiutare a metterlo in pratica. Cercheremo di presentarlo negli incontri zonali di catechisti o di vari gruppi parrocchiali, negli incontri del clero, eccetera. I membri della Commissione cercheranno anche di essere punto di riferimento per i problemi relativi alle disabilità, fornendo bibliografie, individuando anche figure professionali che gratuitamente possano essere di aiuto nei casi specifici, sia riguardo alle patologie, sia riguardo ai percorsi formativi e alle modalità di catechesi. Per questi ultimi problemi, abbiamo la fortuna qui a Torino di poterci appoggiare alla esperienza indiscutibile e pluriennale di coloro che in questo campo operano al Cottolengo. Nella mia parrocchia abbiamo cercato di concretizzare qualcosa. Abbiamo formato un gruppo di persone motivate ed esperte che cerca di prendere a cuore i disabili della parrocchia individuando con discrezione e invitando chi ancora si nasconde, accogliendo chi si presenta a chiedere un aiuto, facilitando l'integrazione nei vari gruppi parroc- chiali, preparando in anticipo l'inserimento al Catechismo, avvicinandosi alle famiglie e attivando un volontariato concreto. Il lavoro è ancora tantissimo. Per questo è importante pregare molto: questo è un invito per tutti. Vorrei anche fare un appello perché questo documento, che è stato inviato a ogni parroco, possa essere letto e conosciuto dagli animatori, dai catechisti, ecc. Quindi chi può si attivi nella propria parrocchia per farlo conoscere, aiutare ad attuarlo, e promuovere incontri, o si renda disponibile come catechista di sostegno… Credo che un impegno in questo ambito possa vivificare davvero ogni comunità parrocchiale e tutti noi potremo sperimentare l'amore e la tenerezza di Dio per ogni creatura ricordandoci di quello che Gesù ha detto: "Ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me". 5 Al Centro Michele Pellegrino Al Centro Studenti Universitari Michele Pellegrino di via Barbaroux 30, sono in programma molti incontri interessanti. sitario e di intraprendere qualche servizio concreto per chi non ne ha già uno. Giustizia nel mondo e salvaguardia del Pianeta. Venerdì 13 dicembre, ore 21. Incontro su “Energia pulita per tutti in un pianeta sostenibile. Gas inquinanti, effetto serra, energie rinnovabili.”, a cura di On. Arch. Gianni Vernetti. Albania - Italia: incontro di due civiltà La presenza di un gruppetto di studenti albanesi nel nostro Centro ci offre l'opportunità di mettere a confronto e di tentare un discernimento tra due civiltà, quella albanese e quella italiana, con vantaggi reciproci. Il gruppo si sta stabilizzando ma desidera ampliarsi, e si ritrova una volta al mese, di venerdì sera, ore 21. Ritiro Spirituale in Avvento Nel periodo che precede il Natale vivremo una giornata che ci prepari spiritualmente a questa festa, assieme agli studenti della F.U.C.I. e di altri gruppi. Sarà di sabato, 7 dicembre. Ogni domenica ci sarà la S. Messa per Universitari alle ore 21, nella chiesa S. Giovannino in C.so Vittorio Emanuele II, angolo v. Madama Cristina, a cura della Pastorale Universitaria. Amici del Cineforum Quest' anno gli appassionati del cinema godranno di una novità. Infatti dedicheremo alcuni incontri, sempre di sabato sera, alle ore 21 precise, ad una "Scuola di lettura del film", con istruzioni e dimostrazioni mediante proiezione di spezzoni di pellicola. Il tutto a cura del nostro noto specialista, dott. Luca Finatti. Sabato, 14 dicembre, 0re 21, il "Montaggio". CVX itinerario di vita cristiana Un gruppetto di Universitari prega e medita pagine di Vangelo, e poi ne partecipa agli altri le risonanze personali, ritrovandosi insieme ogni martedì alle ore 21, dalla fine di settembre, aiutati dal Padre Assistente del Centro. Ci si ripropone di portare la testimonianza evangelica nell'ambiente univer- Tempi di distensione Escursioni in montagna, gite al mare, viaggio in Albania dopo Natale, serate in allegria con cene, giochi di società, musica, festa nazionale albanese. Incontri sulla Democrazia Dopo il felice avvio con il prof. Portinaro si sta programmando una piccola organica serie di incontri su questo tema quanto mai attuale e urgente. Veglia di adorazione un invito per i cristiani Assieme ad altri giovani presenteremo a Gesù Cristo nell' Eucarestia varie realtà e necessità del mondo contemporaneo. Chiesa dei Santi Martiri, v. Garibaldi, 25. Giovedì 5 dicembre, ore 21 , “La situazione del mondo del lavoro oggi a Torino e in Italia”. Notte di Nattale Nella Chiesa dei Santi Martiri, ore 23 veglia di letture e canti della Corale " Musica Laus" diretta dal maestro Andrea Ferrero Merlino. Ore 24 s. Messa con mottetti della corale, suono d'organo, incensazione del Presepio. Gioie e dolori di famiglia Matrimonio Sono nati... Accogliamo con gioia Gabriele Cordero, figlio di Accogliamo con gioia Gabriele Cordero, figlio di Andrea e Simona, nato a Torino il 6 ottobre e Michele Tosalli, figlio di Marco e Andrea e Simona, nato a Torino il 6 ottobre, e Michele Tosalli, figlio di Marco e Irene, nato a Torino il 18 settembre 2002. Irene, nato a Torino il 18 settembre 2002. 6 Sulla strada di Emmaus di Umberto Bovani Per tre buoni motivi: Si riporta la relazione di Umberto Bovani durante l'ultimo consi1) perché nelle nostre comunità non possiamo occuparci glio nazionale dei delegati, tenutosi a Napoli dal 4 al 6 ottobre 2002. di Dio senza occuparci dell'altro. Potremmo dire che non Il testo è parzialmente in forma di appunti. possiamo occuparci di Dio senza farci carico delle fatiche nelNell'Incontro dei delegati 2001 abbiamo avviato la nostra la relazione con l'altro, perché Dio si manifesta volentieri proriflessione (TESSITORI DI RELAZIONI) cercando di defi- prio in quelle fatiche, e proprio in quelle fatiche trovando Dio nire l'ambito del problema:"la relazione intesa come esperien- troviamo la vera vita. "La vita eterna non scaturisce dall'esistenza isolata e autoza fondamentale di vita che apre ad una prospettiva evangelica inscritta nella normalità dell'esistenza umana e dei suoi sufficiente dell'uomo, né dalla sua propria forza, ma unicamente dalla vita di relazione con il suo Creatore: tale relaziolegami". Con il convegno 2002 abbiamo approfondito il tema sia ne è costitutiva del suo essere più profondo. Dio stesso non è solitudine, ma relazione sussistente: - Dio è amore - (1Gv sul versante analitico che esperienziale. In questi giorni non ci allontaneremo da questa prospetti- 4,8). Ma relazione, amore, significano vita: Dio ha fatto esiva, anzi l'intento è quello di accostarci ulteriormente al tema stere l'uomo per renderlo partecipe della sua stessa vita". (O.P. delle relazioni facendoci carico delle cose già dette (e che tro- 26) vate negli atti del convegno) alla luce anche degli orientamen2) perché sperimentiamo nella nostra vita che questo altro ti pastorali del prossimo decennio, orientamenti che dovrebbero (almeno questo è l'intento) incidere fortemente sulla vita ha un volto, non è un altro generico o vagamente definito. È colui/colei che sta strettamente al nostro fianco. Investirci delle nostre comunità ecclesiali. Cercheremo di fare tutto questo lasciandoci provocare da per le relazioni vuol dire comprometterci fino in fondo con chi è radicalmente PROSSIMO nella nostra vita. un'immagine evangelica: quella dei discepoli di Emmaus. Quindi c'è un coinvolgimento diretto, radicale che va a tocProviamo a dire prima di tutto perché è così importante care la GRAMMATICA ESISTENZIALE della nostra vita fermarsi sul tema delle RELAZIONI… prima che diventi un (l'essere genitori, l'essere figli, l'essere uomo|donna , l'essere padri e madri) inutile tormentone!!! 7 "Solo i profondi rapporti d'amore con Dio e con chi ci è ACCANTO, infatti, sanno indicarci con forza un "al di là", una verità verso la quale siamo incamminati e che sta sotto il segno dell'eternità" (O.P. 28) "Questo è l'annuncio cristiano sulla vita eterna: esso si fonda sulla Risurrezione di Cristo, ma già fin d'ora ognuno di noi può intuire e pregustare la vita eterna nella Chiesa, nella communio sanctorum, così come in ogni relazione umana segretamente trasfigurata dall'amore di Dio, in ogni esperienza di perdono accolto e donato".(O.P. 28) cazioni. Il credente adulto è colui che "comprende che l'unico modo per rivolgersi agli uomini in maniera conforme alla grazia ricevuta è quello di parlare loro in ginocchio (…) Per questo la Chiesa ha bisogno soprattutto di santi, di uomini che diffondano il BUON PROFUMO di Cristo con la loro mitezza, mostrando piena consapevolezza di essere servi della misericordia di Dio manifestatasi in Gesù Cristo" (O.P. 63) Insomma lo scorso anno dicevamo che essere TESSITORI DI RELAZIONI vuol dire saper dire i luoghi normali della nostra fede perché fanno parte della nostra vita (e quindi sono veri e non corriamo il rischio di inventarci spazi artificiali..) ma tutto questo, potremmo aggiungere, nella prospettiva evangelica dei DISCEPOLI DI EMMAUS che ci insegna a dire e a narrare questi luoghi nella SPERANZA del POI ordinandoli nella BONTÀ dell'OGGI. LA BONTÀ COME SEGNO TANGIBILE DI UNA SPERANZA CHE DIVENTA STORIA. SPERANZA E BONTÀ sono due espressioni ricorrenti negli O.P. perché danno in modo appropriato il peso e la misura della QUALITÀ della nostra vita spirituale soprattutto sul versante della trasmissione della fede. 3) perché se è vero che soltanto sulla QUALITÀ delle RELAZIONI di vita mi gioco la mia relazione con Dio allora vivere delle buone relazioni non costituisce un punto di partenza come a volte in modo un po' semplicistico siamo tentati di credere ("stiamo bene tra noi come condizione per stare bene con Dio") ma rappresenta piuttosto un orizzonte, una prospettiva che QUALIFICA una fede ADULTA. Una fede cioè che non ha bisogno di parole, una fede che vive dell'immediatezza dell'incontro di un volto perché oggi c'è bisogno di "cristiani dallo sguardo penetrante, i quali hanno intuito e intravisto la necessità di esperienze di vita, personali e comunitarie, fortemente ancorate al Vangelo per dare un avvenire alla trasmissione della fede in un mondo in forte Un aspetto vitale questo della trasmissione della fede cambiamento. (O.P. 45) Credenti che hanno compreso attraverso la loro esperien- perché la nostra associazione vive, ed ha ragione di vivere, za di vita che la qualità di una relazione si attua nella forza solo quando riesce a creare coinvolgimenti, passioni, innadella mitezza e non nell' affermazione delle proprie rivendi- moramenti. 8 mo ci sono date senza che le scegliamo(e quindi esposte all'imprevedibilità) ma anche quelle che dovrebbero garantire più stabilità, perché volute, sono intrinsecamente soggette a mutazione, cioè cambiano perché variano le condizioni nelle quali le viviamo. (si pensi a come muta una relazione affettiva importante quando subentra un nuovo evento, positivo o La nostra vita è REGOLATA dalle relazioni, ma le rela- negativo che sia). La nostra fede non prescinde ovviamente zioni non godono di un attributo quale quello della STABI- da questa IMPONDERABILITÀ che è data dalla vita nell'arLITÀ. Non solo perché buona parte delle relazioni che vivia- ticolarsi delle relazioni umane. Anzi se il compito del creden* Allora proviamo a fermarci su questo problema, proviamo a dire due questioni (a livelli esemplificativo) che ci possono far capire che cosa intendiamo per relazioni che qualificano la nostra esperienza di fede perché, semplicemente, ci pongono di fronte ad un oggi ineludibile. 9 te è continuamente comprendere l'OGGI DI DIO per sé e per l'umanità capiamo che la logica della PROVVISORIETÀ oggi è imprescindibile in un serio orientamento di fede. "Io amo parlare sovente di migrazione, nel senso che la maniera di vivere oggi il cristianesimo muta forse più profondamente di quanto non ci rendiamo conto, e c'è appunto una migrazione verso una nuova forma" (…) "Occorre accettare la LOGICA DEL RICOMINCIARE. Il cristianesimo è un fenomeno che va di inizio in inizio (citando Gregorio di Nissa). Anche nella vita di ciascuno di noi si ricomincia sempre da capo. Quindi, anche a livello storico ed ecclesiale dobbiamo pensare a un nuovo slancio, a un nuovo soffio del cristianesimo, che oggi forse non c'è, o è nascosto, esiguo; e invece si tratta di ritrovarlo. E infine tutto questo si gioca con l'altro, nella relazione, nella comunicazione". (E.Bianchi Quale fede? Morcelliana,) Bisogna allora entrare, anche se a fatica, in una logica nuova per cui la VITA SPIRITUALE non è una per sempre, ma cambia con il cambiare delle STAGIONI della vita. Pensiamo, a questo proposito, come oggi i margini di tempo in cui si fanno le così dette SCELTE DI VITA sono molto più ampie. Anzi potremmo dire che NON SI FINISCE MAI DI SCEGLIRE SULLE QUESTIONI IMPORTANTI DELLA NOSTRA VITA ( la sposa la devo scegliere continuamente) L'idea che vi sia un tempo delle scelte è un po' una favola che ormai rischia di rimanere scritta solo più nei nostri piani formativi. Oggi il tempo delle scelte è talmente dilatato che ha assunto i confini stessi della nostra esistenza, e tutto questo è logico in un tempo, quello che stiamo vivendo, nel quale nulla ci è dato solo perché una morale, una tradizione o un sapere garantisce sulla sua bontà. Proviamo a prendere il discorso un pochino più a monte. Oggi viviamo non solo una crisi dei modelli educativi ma siamo dentro, immersi in una REFRATTARIETÀ EDUCATIVA. Nessuno vuole più farsi educare da nessuno Mi sembra di percepire che la crisi dei sistemi educativi (potremmo dire dei sistemi di trasmissione dei valori) sta nel fatto che per "farli funzionare" bisogna investire sulla relazione, ma la relazione richiede TEMPO e CURA e oggi pochissimi hanno sia l'uno che l'altra. Il discorso riguardante la trasmissione della fede è totalmente dentro queste dinamiche. Per DIRE DIO OGGI non si può prescindere dalla autenticità della relazione che per essere tale deve essere VOLUTA prima e CUSTODITA poi. Per noi che ci interroghiamo su come vivere la nostra fede oggi e come testimoniarla questa questione è di radicale importanza e ci cambia molti piani di lavoro sui quali siamo abituati a lavorare. Per esempio ponendo la comunione prima della programmazione, perché è la comunione che crea coinvolgimenti. D'altra parte il credente che vive la propria fede in modo adulto è colui che la vive in modo deliberato cioè per scelta libera, non più per eredità ovvia della sua educazione e la dimensione relazionale, in questo nuovo contesto, diventa fondamentale. "Per fede adulta possiamo intendere una fede che non sia solo la semplice registrazione di un'eredità spirituale e neppure una semplice risorsa in ordine alla realizzazione di un personale progetto di vita" ( Giuseppe Angelini L'adulto che viene alla fede e la necessità di una chiesa "adulta" in La scuola cattolica 127 (1999) pp. 195-217) Dobbiamo prendere consapevolezza che oggi per l'adulto un serio coinvolgimento di fede non può che accadere in questo modo. Nelle nostre comunità ci troveremo sempre di più di fronte a questo problema, perché la prospettiva di dover gestire una "linearità educativa" in continuità (adolescenti, giovani, adulti…) sarà sempre meno realistica. Comunque su questa prospettiva ci torneremo in un'altra occasione. La nostra vita è un tendere a delle RELAZIONI VERE ED AUTENTICHE. Non possiamo farne a meno perché attraverso quella autenticità percepiamo il gusto, il sapore della vita. La nostra fede non prescinde da questa tensione anzi posAllora le nostre comunità sono realtà COINVOLGENsiamo dire che solo in quella esperienza di autenticità della relazione scorgiamo l'elemento discriminante nella trasmis- TI? luoghi nei quali COGLIERE il nuovo, luoghi dove RICOMINCIARE continuamente? Spazi nei quali fare espesione della fede. 10 rienza di relazioni all'insegna dell'AUTENTICITÀ? Non so né quante e né quali comunità potrebbero rispondere positivamente…ma non allarmiamoci è importante assumere un orizzonte condiviso è camminare in quella direzione con coraggio senza voltarsi troppe volte indietro. Una direzione che rappresenta il cuore dell'orientamento che il Papa a voluto lasciare alla comunità credente nella NMI e ripresa dai Vescovi negli OP: "La nostra programmazione pastorale non potrà non ispirarsi al "comandamento nuovo" che il Signore ci ha dato… FARE DELLA CHIESA LA CASA E LA SCUOLA DELLA COMUNIONE: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia … Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione" (NMI 42 e 43; OP 65). Mi sembra felicissima l'immagine della Chiesa (cioè l'immagine delle nostre comunità ecclesiali) come CASE e SCUOLE cioè dove si vive e dove si impara, perché solo là dove si vive o dove ci si sente comunque a casa si può apprendere (inoltre è ribaltato finalmente il concetto: non la casa piccola chiesa ma la chiesa grande casa). Insomma come dire, ed è ciò che cerchiamo di dire con insistenza alle nostre comunità da un anno, che la prima conversione da promuovere nelle nostre comunità è quella di aiutarle a manifestare l'amore di Dio attraverso una nuova qualità di relazioni libere, autentiche e gratuite. La cosa difficile è che comunità con queste caratteristiche non si organizzano ma si generano attraverso una spiritualità di comunione …che non a caso il brano dei discepoli di Emmaus ci può aiuta a capire. Proviamo a contemplare il brano di Luca 24 in questa duplice prospettiva: trinitaria e pentecostale: trinitaria perché lo sviluppo delle relazioni tra le tre persone sono relazioni nella verità di un dolore che si vuole sanare. Relazioni profondamente inscritte nella reciprocità perché nessuna delle tre persone è autosufficiente, nessuna domina, nessuna si chiude nella solitudine. Ciascuna dona, riceve e condivide in un movimento incessante. pentecostale perché Gesù se ne va, la comunione è dono di Dio e del suo Spirito. Un dono talmente grande che Cristo non ce l'ha imposta, ma l'ha invocata per noi: "Padre, ti prego per quelli che crederanno in me grazie alla loro parola: che siano una cosa sola… affinché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,21) Dimensione trinitaria e pentecostale complementari tra loro perché il brano si apre e si chiude sullo sfondo di una separazione. Perché vedete… in definitiva NOI NON ESISTIAMO, NEANCHE LE NOSTRE COMUNITÀ ESISTONO, CIÒ CHE ESISTE È CIÒ CHE SI È INTRECCIATO TRA NOI, LO SPAZIO DELLA RELAZIONE, IL TRA NOI. Come dire che tra i discepoli di Emmaus quel che esiste veramente è quella relazione di comunione espressa da quel pane spezzato INSIEME. Un gesto che ci permette di uscire dalla separazione, dalla tristezza e dalla rassegnazione. 11 Il figliol prodigo ovvero il Padre misericordioso di Maria Guttilla Mi sembra, Signore, di vederti camminare su e giù per la casa pensando a lui… che se n'è andato con la sua parte di eredità. Però non è questo che ti fa soffrire. Quante volte, caro Padre, ti sei chiesto: "Dove va mio figlio?…" No. Non gli bastava il Tuo Amore (seppur lo capiva!), ma la libertà. Tuttavia, Tu, Signore, non ti arrendevi. Qualcosa ti fa pensare che ritornerà… Lo senti nel cuore. E, sovente, vai fuori della porta, e guardi verso l'orizzonte… Chissà! Tutto può succedere nell'animo umano: il dubbio… un ripensamento…, il rimorso… 12 E… finalmente… un giorno, mentre scruti l'orizzonte, ecco… lontano… un punto nero. Una figura si delinea… Il tuo cuore di Padre non si sbaglia. Lo avvisti… Ne hai la certezza. È lui… proprio lui. Istintivamente gli corri incontro! Solo gli Angeli avranno goduto dell'incontro con tuo figlio…, della tenerezza con cui l'hai abbracciato. Non poteva essere altrimenti! Il Tuo cuore di Padre misericordioso ha fatto trionfare l'amore. Perché l'amore… il Tuo Amore… è più forte di qualunque peccato! 13 Riflessioni sulla Comunità di Fulvia Mogna Avendo occasione di parlare con molti membri della nostra comunità, mi sembra che siano due le domande di fondo più frequenti: - che senso ha assumere l'impegno permanente anziché mantenere la propria disponibilità a servire la Chiesa di volta in volta dove sembra più utile e più congeniale alle proprie caratteristiche personali? - che utilità può avere essere membri di questa comunità quando si è già impegnati in mille attività di vario genere apostolico, quando partecipare ad un incontro vuol dire sottrarre ulteriore tempo alla famiglia oppure ad attività più operative e quindi, almeno apparentemente, più utili? Alla prima domanda abbiamo cercato di rispondere già in più occasioni. Soprattutto quest'anno abbiamo avviato un piccolo "corso" di preparazione all'impegno permanente che si concluderà con un incontro di due giorni in febbraio e che dovrebbe fornire ai partecipanti gli elementi per una risposta personale convinta. Ho scritto "corso" tra virgolette perché non si tratta tanto di un vero e proprio corso formativo quanto di uno scambio di esperienze tra chi partecipa più intensamente e con ruoli di responsabilità alla vita della comunità e chi comincia ad ipotizzare un coinvolgimento maggiore. Quest'anno i "formatori" del gruppo sono padre Giancarlo Gola, Silvia e Piero Botto di Biella, Domenico Gallo di Chieri e il presidente nazionale della CVX Umberto Bovani di Cuneo. È un'esperienza che vorremmo riproporre anche l'anno prossimo e quindi ognuno può valutare fin da ora l'opportunità di aderire. La seconda domanda è più radicale, perché mette in discussione non il grado di appartenenza, ma l'appartenenza stessa. Io credo che non ci sia una risposta uguale per tutti: dipende da ciò che ciascuno cerca in relazione a ciò che la comunità può offrire. Qualcuno forse si trova a far parte della CVX per tradizione, perché proviene dall'Istituto Sociale, perché c'è stato portato senza bene sapere cosa si facesse, e non cerca proprio niente, o per disinteresse o perché ha altre fonti da cui riceve già tutto il nutrimento spirituale e l'appoggio 14 comunitario di cui ha bisogno. Per queste persone penso che la scelta più opportuna sia lasciare la CVX, magari per meglio dedicarsi alle altre attività e distribuire meno affannosamente il proprio tempo. Altri hanno trovato in passato nel loro piccolo gruppo un punto di riferimento, un sostegno e un luogo di formazione. Ma ora, con il maggior spazio dato alla comunità cittadina e l'affievolirsi dei legami col piccolo gruppo, non si ritrovano più. Avrebbero sì delle richieste, ma dubitano che la CVX, così come si va configurando, possa rispondere alle loro aspettative. A volte in questa situazione si è indotti a ridurre la propria partecipazione, nell'attesa di vedere meglio come vanno le cose. Invece a me sembrerebbe più utile, in questo intervallo di incertezza, un impegno addirittura intensificato. L'evoluzione della comunità non è decisa dall'alto, ma ciascuno può dare il proprio contributo, partecipando attivamente agli incontri cittadini, ai convegni, scrivendo sul giornalino, interpellando il consiglio cittadino direttamente o attraverso il proprio referente. È uno sforzo che sicuramente premia, se non altro perché porta ad una scelta, quale che sia, più consapevole. Altri ancora possono essere sinceramente interessati alla comunità, ma contemporaneamente impegnati in gruppi diversi e allora ogni appuntamento coincide con altri incontri e diventa un dilemma: "vado qui o vado là?", che spesso si risolve in una corsa da qui a là, partendo in anticipo da una parte e arrivando in ritardo dall'altra. A loro forse la comunità, più che tentare di accalappiarli a tutti i costi, potrebbe offrire un aiuto nella valutazione degli impegni in relazione al tempo disponibile, un discernimento che può portare sia a lasciare la comunità che ad impegnarcisi in modo meno affannoso rinunciando ad alcune altre attività. Per me, ad esempio, l'impegno permanente è stato di aiuto più per sfrondare senza rimpianto alcuni carichi che per aggiungerne altri. Infine alcuni possono essere temporaneamente costretti ad un partecipazione ridotta per problemi vari: penso ai tanti che devono assistere anche per lungo tempo familiari anziani o ammalati. A loro dovrebbe essere la comunità per prima a farsi vicina, con la preghiera, l'interessamento, l'aiuto dove possibile, e cercando di prevedere almeno qualche incontro in orari compatibili con i loro impegni. In ogni situazione e per tutti quanti noi, la comunità dovrebbe essere una preziosissima risorsa in più, che non soltanto responsabilizza ma anche che dà il sostegno utile, non l'ennesimo peso della vita da portare. Un luogo dove prima di tutto si è accolti, non risucchiati per svolgere mansioni varie; dove le piccole esperienze di condivisione possono suggerire un modo diverso di vivere le relazioni in modo più efficace di tante esortazioni astratte. Perché sia così, nonostante i limiti di ognuno, è necessaria la preghiera di tutti. So che è difficile pregare per la propria comunità, per- ché vengono prima alle mente tante situazioni personali, dei propri cari, del mondo che sembrano più urgenti, più drammatiche, che spingono più spontaneamente alla preghiera. Eppure sono certa che sia una preghiera altrettanto importante, se non altro per aver qualche volta sperimentato l'impossibilità di dare individualmente, senza una comunità a sostegno, un aiuto efficace in situazioni drammatiche. Quantomeno per questa ragione (ma forse ce ne sono anche di più profonde), penso che la preghiera per la comunità non sia tempo sottratto a cause più urgenti e, se non fosse che non mi piace dare consigli,… quasi quasi mi sentirei di suggerirla. La situazione economica della cassa CVX di Giuseppe Mazzoleni Per non dimenticare gli impegni presi da ciascuno di noi nei confronti della nostra Comunità, ci sembra utile ricordare alcune spese sostenute durante l'anno sociale 2001/2002. Le spese che hanno influito maggiormente sul bilancio sono relative al contributo che annualmente versiamo alla Comunità nazionale e ad iniziative di solidarietà di volta in volta valutate dal Consiglio cittadino. La quota sociale normale che nell'anno 2001/2002 era di £. 150.000 e ridotta era di £. 50.000, da questo anno è stata unificata in € 70 che ci permetteranno di sostenere le voci che ricordiamo qui di seguito. L'appartenenza alla Comunità Nazionale ci richiede un versamento annuale di € 2170. La nostra presenza all'Istituto Sociale e alla casa dei Santi Martiri che generosamente ci ospitano ci hanno impegnato per 1560 euro. La nostra Comunità inoltre si fa carico di forme diverse di solidarietà a seconda delle necessità del momento e delle richieste che ci vengono sottoposte. Per queste voci sono stati devoluti 1800 euro. La stampa del giornale e dell'annuario e le baby-sitter per le giornate cittadine domenicali hanno richiesto un contributo di circa 900 euro. Come ben sapete l'attività della Comunità si regge unicamente sull'introito delle nostre quote annuali; sollecitiamo perciò tutti a contribuire tempestivamente e fedelmente affinché possano essere sostenuti gli impegni assunti. 15 C’è banca e banca di Carlo Zamiri e Chiara Cellino La campagna "Banche Armate" è stata lanciata a fine '99 dalle riviste Nigrizia, Mosaico di Pace e Missione Oggi e fatta propria dall'associazione Chiama l'Africa. Vi hanno aderito tra gli altri Banca Etica, Manitese, Peacelink e Rete Lilliput. Questa iniziativa è nata dalla constatazione che la maggioranza delle Banche (soprattutto i gruppi più grossi) utilizzano il denaro raccolto tra i loro clienti e i loro proventi (spese gestione conto) anche per finanziare direttamente l'export di armi, con fideiussioni o con anticipi di pagamento ai produttori. Tutto ciò è facilmente documentabile in quanto, grazie alla legge 185, il governo è tenuto a presentare una relazione che elenca le operazioni di compravendita di armi e le banche che le finanziano. Per brevità non riportiamo i dati sulle singole banche, limitandoci a ricordare che nel 2001 l'Italia ha esportato armi per un totale di 863 milioni di Euro. Chi fosse interessato può consultare il sito della campagna "Banche Armate" (www.banchearmate.org) oppure i siti dei promotori: www.nigrizia.it, www.saveriani.bs.it/missioneoggi, www.peacelink.it/users/paxchristi/mosaicopag.htm. Chi stiamo finanziando? In generale, i criteri adottati dalle banche per selezionare i clienti meritevoli di finanziamento nelle forme più varie sono basati sulla possibilità del cliente di prestare adeguate garanzie (titoli, immobili…) a salvaguardia della restituzione. Non si indaga sulla qualità del progetto o dell'attività finanziata, né sui metodi di lavoro, né sugli obiettivi di lungo termine. In questo quadro le piccole realtà che non riescono a fornire garanzie ritenute adeguate quasi mai hanno accesso al credito. Soprattutto, con una banca tradizionale, non c'è alcuna possibilità di controllare se il nostro denaro è utilizzato per fini che ci sentiamo di condividere. Nuove opportunità per il risparmiatore. 16 Dalla fine degli anni settanta, per ovviare a questo problema, erano sorte in diverse città le Cooperative MAG (Mutua Auto Gestione), il cui scopo era (ed è) raccogliere il risparmio tra i soci per dare accesso al credito a piccole realtà, solitamente attive nell'ambito sociale, a tassi vantaggiosi. Messe in difficoltà da provvedimenti legislativi via via più restrittivi, nel 1994 la maggior parte delle MAG, con alcune significative realtà del mondo della cooperazione sociale, del volontariato e dell'associazionismo, hanno fondato la Cooperativa "Verso la Banca Etica". Nel maggio 1998 la Cooperativa si è trasformata in Banca Popolare Etica (www.bancaetica.com). La sede è a Padova, sono attivi 7 sportelli in altre città, e da poco un promotore a Torino. Lo scopo della Banca Etica è quello di raccogliere denaro con le modalità proprie della banca ed utilizzarlo per finanziare "iniziative socio economiche che si muovono nella direzione di un reale sviluppo umano e che dimostrano di produrre un beneficio sociale". Un Comitato Etico ha il compito di vigilare sulla corrispondenza fra gli obiettivi e l'attività effettiva. La Banca offre tre tipologie di conti correnti, da quello destinato ai risparmi (è caldeggiato l'acquisto di Certificati di Deposito della Banca, che possono essere anche mirati al finanziamento di iniziative specifiche) a quello più operativo, con possibilità di emissione di carta di credito, Bancomat, domiciliazione bollette e movimentazione via fax ed internet ( il libretto degli assegni non è invece ancora disponibile). Viste le finalità della Banca, la remunerazione della raccolta non è elevata, come non lo sono i tassi applicati ai finanziamenti. A Torino, inoltre, è tuttora attiva la Cooperativa MAG4 Piemonte. Alla Mag4 si può conferire capitale sociale come a tutte le cooperative. Esiste inoltre un gruppo di cooperative socie che destinano la raccolta del prestito sociale (assimilabile al risparmio) agli scopi indicati dai soci e fra questi scopi c'è l'attività della MAG4. Una di queste Cooperative è Isola, che opera attraverso la bottega Equamente. I soci risparmiatori delle cooperative ricevono un libretto, su cui sono registrati i movimenti del conto; in questo caso non sono offerti i servizi bancari usuali, ma solo la possibilità di versare e prelevare. La MAG4 utilizza il capitale sociale ed il risparmio depositato dalle cooperative socie per finanziare a tassi vantaggiosi le piccole realtà sociali, che non avrebbero accesso ai circuiti di credito tradizionali. Il tasso di remunerazione del risparmio è deliberato di anno in anno: l'obiettivo è il tasso di inflazione. Come si vede, nel caso della Banca Etica e della MAG4 la scarsa remunerazione finanziaria è compensata dagli obiettivi conseguiti che presso le banche ordinarie non sono controllabili. Come scegliere? Al consiglio CVX è parso opportuno fare un passo, piccolo ma ricco di significato, e chiudere il vecchio conto bancario della comunità cittadina per aprirne uno nuovo presso la Cooperativa Isola, destinato alle attività della MAG4. È vero che il denaro di cui disponiamo non è molto, ma il mare è fatto di tante piccole gocce… Le adorazioni eucaristiche ai Santi Martiri di Giuseppe Maria Giordano s.j. Tutti noi abbiamo sempre creduto alla preghiera e alla convenienza di offrire occasioni preparate per l'opportunità di tutti. Una di queste era l'anno scorso l'"ORA SANTA", la sera precedente il primo venerdì del mese, quasi a riprendere la preghiera di Gesù al Getzemani la notte precedente la sua Passione. I fedeli c'erano, CVX e non, ma sempre pochissimi, sia che ci trovassimo dopo cena, sia prima. Tuttavia sempre perseveranti e mai in smobilitazione. Quest'anno il Signore ha ispirato a qualcuno un nuovo entusiasmo per la preghiera e anche per l'apostolato della preghiera, quello che vuole portare altri a pregare con noi. In molti si avverte il bisogno e il piacere di una preghiera nutrita di adorazione che si espanda in spazi di silenzio. L'Eucarestia resta dunque esposta davanti a tutti e al centro di tutti. Ognuno di noi porta se stesso dinanzi al Signore che si è incarnato per essere vicino a tutti e muore per la salvezza di tutti. E con noi portiamo a Lui grossi problemi comuni per viverli insieme e per chiedere il suo intervento di salvezza. Brevi interventi - forse dovranno essere ancora più brevi - di parole, di gesti simbolici e di canti aiutano a creare l'ambientazione della preghiera su un problema fissato di volta in volta. I problemi da ottobre a dicembre sono quelli della pace, della famiglia, del lavoro, tutti contestualizzati nel tempo presente. Altra novità di quest'anno: l'adorazione non è più preparata da una sola persona, ma da varie, rappresentanti dei loro gruppi o associazioni, le quali si trovano tra di loro più di una volta per ideare e mettere a punto. Così lavorano insieme il Centro Pellegrino, le CVX, Educare Insieme del Sociale, Alleanza Cattolica e dalla prossima volta la FUCI. Forse si aggiungerà la Lega Missionaria Studenti. Questa collaborazione è un segno di comunione assai prezioso per la preghiera. L'adorazione si protrae per un'ora, concludendosi con la distribuzione dell'Eucarestia e la benedizione. Ha luogo una volta al mese, di solito il primo giovedì, alle ore 21, nella chiesa dei Santi Martiri. Il numero dei partecipanti è di gran lunga superiore all'anno scorso, ma in chiesa c'è…ancora posto. Il calendario del 2003 verrà reso noto giovedì sera 5 dicembre. Speriamo che il nuovo anno ci porti sorprese in bellezza. 17 Incontro zonale della CVX del Nord-Ovest di Massimo Ceppi Domenica 13 ottobre scorso, si è svolto presso il Centro San Carlo - CVX Immacolata Concezione di Chieri il consueto incontro zonale delle CVX del nord ovest. La giornata ha avuto come tema l'annuncio della buona notizia ai giorni nostri, partendo dagli spunti forniti dalla lettera pastorale dei vescovi ("Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia"), ed è stata strutturata alternando un primo intervento cura di Don Dario Berruto ad un momento di riflessione e condivisione in piccoli gruppi, quindi, nel pomeriggio, si sono susseguiti i due interventi di Umberto Bovani e Padre Gianni Notari. Don Dario Berruto nella sua relazione parte da una considerazione generale: la Chiesa, dopo la lettera apostolica di Papa Giovanni Paolo II ("Novo Millennio Ineunte"), si trova in un punto di non ritorno. Non si può, infatti, prescindere da due punti fondamentali: tenere lo sguardo fisso su Gesù ed essere Chiesa al servizio di Cristo. Sulla base di questa considerazione generale, ritiene si possano sviluppare due aspetti fondamentali per quello che significa oggi annunciare la buona novella: il sentirsi invitati alla santità e la preghiera. “Il richiamo alla santità oggi deve tornare ad essere per un cristiano l'obiettivo fondamentale, ai giorni nostri può sembrare anacronistico, si sente parlare poco di santità, ma questa deve essere base e obiettivo di ogni programmazione pastorale; non deve essere ridotta a semplice responsabilità ma deve indurci ad osare, a puntare in alto, ad alzare il tiro. La preghiera, per il cristiano costituisce il carburante, soprattutto per alimentare l'attività di annuncio. La preghiera è soprattutto mettersi in ascolto per capire, per cogliere quello che il Signore vuole da noi, quello che vuole indicarci; solo se riusciamo a metterci in una condizione di ascolto riusciremo a seguire la giusta strada nell'annuncio. Il richiamo alla santità e la preghiera ci portano a riflettere ed a capire che tra i destinatari del Vangelo ci siamo anche noi, noi che dobbiamo coniugare contemporaneamente formazione ed annuncio, evitando i sublimi sottointesi che evitano di farci mettere in discussione facendoci così intiepidire, rendendoci frenanti o addirittura 18 d'inciampo alla comunicazione del Vangelo. L’interrogarsi è quindi importante. Interrogarsi e pregare, soprattutto per capire quali sono le strade giuste; oggi è sempre maggiore la ricerca di trascendenza slegata dalla religione, la ricerca di un benessere spirituale intimo scollegato dal contesto sociale; per questo noi cristiani dobbiamo vivere oggi una sfida, quella di non limitarci a ridurre dentro di noi la ricchezza di Gesù, ma di portarla agli altri, vivendola nel concreto, nel quotidiano, invitando gli altri a "venire e vedere" quanto sia consolante stare insieme al Signore. In conclusione, l'invito per noi e per gli altri è di essere presenti e desiderosi di capire quali sono le vie che il Signore ci indica sapendo fare discernimento alla luce dei segni del tempo.” Gli interessanti spunti forniti da Don Dario nella sua relazione sono stati l’oggetto delle riflessioni e dei lavori dei gruppi. Successivamente al pranzo e ad un momento di relax al sole della splendida giornata che il Signore ci ha regalato, l'assemblea si è ricostituita per l'intervento di Padre Gianni e di Umberto Bovani. Padre Gianni esordisce invitandoci ad un ritorno necessario alla Parola, restituendo alla Parola il suo valore più pieno ed impedendo che questa si dissoci dalla nostra anima, ma diventi concreta, si attui nelle nostre relazioni. “Le relazioni devono essere animate dalla Parola che dà dignità e lascia agire in ciascuno di noi l'intelligenza che come dono porta alla sapienza, ad un sapere incondizionato, ad un sapere che va in profondità, che va all'essenza. È quindi fondamentale la sapienza nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo, in quella testimonianza fatta di concreto, di relazioni sociali, familiari, personali, comunitarie. La sapienza infine ci porta a comprendere nel discernimento l'importanza di una visione di insieme che non ci rende ottusi o miopi ma ci permette di considerare tutti gli aspetti evitando di fermaci alla "crosta" ma andando in profondità.” Un “consiglio”... da seguire! di Luca Icardi Il consiglio Nazionale dei delegati, svoltosi a Napoli tra il 4 ed il 6 ottobre, è stato per me occasione di respiro e di gioia. Di respiro, perché mi ha consentito di conoscere le realtà delle altre comunità italiane, scoprendone la vita, le difficoltà, gli interrogativi ed i desideri. E poi anche di gioia, grazie alla conoscenza di volti e persone che so camminare insieme a noi, spinti dall'amore vivo e incarnato di Gesù. Mi rendo conto che l'esperienza personale di incontro è irripetibile e pertanto soffre di un'incomunicabilità "ontologica", tuttavia vorrei in queste righe tentare di esprimere il frutto appassionato ed appassionante di quel trovarsi. Indubbiamente un dono prezioso che lo Spirito invita a gustare. Le Comunità di Vita Cristiana italiane desiderano essere comunità accoglienti, coinvolgenti, apostoliche ed aperte. Accoglienti, perché capaci di aprirsi agli altri, nella cura reciproca delle relazioni, in cui l'altro ha un volto ed una storia di cui mi faccio carico, abbandonando l'autoreferenzialità, cioè la dimensione della paura prepentecostale. Coinvolgenti ed apostoliche. Ebbene sì, il nostro cuore ancora desidera orizzonti di vita in cui giocarsi fino in fondo, perché il volto di Dio inscritto nel mio essere grida il bisogno di Lui, di giocarmi per il Suo Regno. Il che, come Comunità, impegna a misurarci seriamente sulle opere, più che disperderci nella programmazione di attività spesso utili soltanto a creare l'illusione di un dinamismo che cela una triste staticità. Aperte. È un invito ad un consapevole radicamento nel territorio, interrogandoci su esigenze e priorità della realtà intorno a noi, mettendoci umilmente al servizio, così da scegliere non ciò che è più facile, ma ciò che più urge. Precondizioni, queste, per essere capaci di porre segni di contraddizione e farci lievito nel mondo in cui viviamo. Alla luce di queste riflessioni sono state individuate alcune linee di indirizzo, capaci di guidare concretamente il cammino delle singole Comunità: - costruire rinnovati percorsi orientati a coniugare la vita spirituale con il quotidiano; - essere capaci di dare risposte di vita particolarmente nell'ambito del lavoro e della famiglia; - abbandonare il "senso del comodo", che ci porta a non rinunciare a nulla, e quindi a non tenere conto della comu- nità nell'organizzazione del proprio tempo; - rendere la nostra vita credibile, per rendere credibile la nostra comunità; - vivere la revisione di vita quotidiana ed educarsi alla rilettura del vissuto comunitario e personale, per educarsi a cogliere l'operosità del Signore nella nostra esistenza; - valorizzare la comunicazione e lo scambio di esperienze tra le generazioni; - sviluppare una significativa rete di relazioni tra i vari livelli della comunità. Ritengo che queste indicazioni costituiscano un valido ausilio per "prendere il polso" della nostra Comunità, così da capire dove stiamo andando e soprattutto quali criteri ci guidano. Alcune scelte dei singoli gruppi e della Comunità (penso alla riflessione sugli stili di vita, alla nuova struttura del Consiglio, alle domeniche comunitarie) già vanno nella direzione tracciata dal Consiglio dei Delegati e possiamo dirci ignazianamente consolati e confermati nel nostro operato. Altri suggerimenti (mi riferisco, ad esempio, al radicamento nel territorio, alla rilettura del vissuto comunitario) meritano di essere approfonditi. L'invito è pertanto a riflettere e pregare, stimolandoci vicendevolmente, così da rispondere hic et nunc con scelte e passi concreti all'urgenza dell'amore di Cristo che attraverso il Consiglio dei Delegati interpella la Comunità Consolata di Torino nella dinamica del magis. Umberto ha evidenziato come per noi CVX sia importante esserci, essere attenti e presenti al richiamo dei Vescovi con le nostre specificità che caratterizzano le nostre Comunità come pienamente aperte alle realtà che ci circondano ed al territorio sul quale viviamo e operiamo. L'apertura deve essere espressione di presenza che si fa carico dell'esperienza di Dio vissuta "dentro" la vita che siamo chiamati a vivere. Infine viene l'invito a riscoprire come specifico principale il binomio fede-vita, che dona senso, pienezza e sapore all'ordinario. Al termine delle riflessioni, è stata celebrata la Santa Messa, quindi dopo i saluti ciascuno ha ripreso la via di casa portando con sé le gioie degli incontri fatti, le riflessioni nate dagli interventi e la voglia di vivere la sfida odierna di annunciare il Vangelo all'interno dei mutamenti del nostro tempo. 19