GIORNALE
LOCALE
SETTIMANALE CATTOLICO MODENESE
Domenica 6 novembre 2011
FONDATO NEL 1957
POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMM. 1 DCB DI MODENA CONTIENE I.R.
Attualità
Incontri
La memoria
cristiana dei morti
L’amore ai tempi
della globalizzazione
Nuovo impianto per la cremazione:
cosa dice il Rito delle esequie
A PAGINA 2
Il Punto
Assisi, il peso
delle parole
• don Gianni Gherardi*
M
i sono riletto le parole pronunciate da Benedetto
XVI alla vigilia dell’incontro di Assisi, poi quelle della giornata del 27 ottobre, dedicata alla “riflessione e preghiera per la pace e la giustizia nel
mondo”, prima a S.Maria degli Angeli, poi nella piazza della
Basilica inferiore di S.Francesco; infine nella Sala Clementina in
Vaticano, rivolgendosi alle delegazioni che avevano partecipato
all’incontro.
C’è da essere ammirati e commossi. Il Papa ha ripetuto parole della “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII, dell’intervento di
Paolo VI all’Onu, di Giovanni Paolo II che venticinque anni fa
convocò per la prima volta i rappresentanti di tutte le religioni
ad Assisi: “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo.
In nome di Dio ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace,
Perdono e Vita. Amore!”. Tutte parole da raccogliere e non lasciare cadere: a partire dall’invito, all’udienza generale in San Pietro
il 26 ottobre, vigilia di Assisi, a vedere la realizzazione nell’oggi
dell’annuncio del Regno di pace, di cui Cristo è re, “nella grande
rete delle comunità eucaristiche che si estende su tutta la terra”.
“I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare
lupi tra i lupi”. E, commentando la spada, simbolo di San Paolo,
esclama: “non è la spada del conquistatore che costruisce la pace,
ma la spada del sofferente, di chi sa donare la propria vita”.
Ma è nell’intervento a Santa Maria degli Angeli che il Papa dà
ragione dell’incontro, mettendo a fuoco la difficile e complessa
condizione umana, a partire dall’incontro del 1986.
Due gli elementi particolarmente analizzati: il terrorismo e l’assenza di Dio con la sua negazione.
A questo punto Benedetto XVI ha fortemente contestato l’affermazione della religione come causa di violenza e, pur riconoscendo “come cristiano” che nella storia si è fatto ricorso alla violenza
in nome della fede cristiana, “pieno di vergogna”, “questo è stato
un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con
la sua vera natura”. “Il suo nome è Dio dell’amore e della pace!”.
Per questo occorre “purificare continuamente la religione dei cristiani”.
Il Papa riassume così il suo pensiero: “Ho detto che esiste una
concezione e un uso della religione attraverso il quale essa diventa fonte di violenza, mentre l’orientamento dell’uomo verso
Dio, vissuto rettamente, è una forza di pace. In tale contesto ho
rimandato alla necessità del dialogo e parlato della purificazione,
sempre necessaria, della religione vissuta. D’altra parte ho affermato che la negazione di Dio corrompe l’uomo, lo priva di misure
e lo conduce alla violenza”.
Segue a pagina 2
Presentato il libro ‘Il potere
dell’amore’ a cura del Ferrari
PAGINA 4
Restituita alla città,
dopo importanti
lavori di restauro,
la chiesa
dei gesuiti
in via dei Servi
L
• Simona Roversi*
a
presentazione
del restauro della
chiesa di San Bartolomeo, lunedì 7
novembre in mattinata, offre
ai modenesi l’occasione per
riscoprire (o scoprire per la
prima volta) un vero capolavoro di arte e fede, purtroppo
poco conosciuto e valorizzato, una delle chiese più imponenti e sorprendenti della
nostra diocesi. Molti modenesi forse, camminando frettolosamente o distrattamente
lungo via dei Servi, non si
saranno mai accorti di passare davanti ad una grandiosa
facciata, talmente grande da
essere faticosamente visibile
nella sua interezza dalla strada; e altrettanti, perciò, non
avranno neppure pensato di
entrare per scoprire cosa ci
sia al di là dell’ingresso. Proviamo ora a farlo insieme,
virtualmente.
La chiesa di San Bartolomeo
è stata per quasi 400 anni officiata dai gesuiti, ordine religioso fondato nel 1540 da
S. Ignazio di Loyola. Il duca Ercole II d’Este chiamò
a Modena la Compagnia di
Gesù già nel 1556, anche se
i religiosi si stabilirono in un
primo tempo nei pressi della chiesa delle Grazie e soltanto il 21 febbraio 1607 fu
posata la prima pietra della
nuova chiesa. Il disegno è del
gesuita Giorgio Soldati da
Lugano, architetto che aveva
già progettato nel 1582-87 la
chiesa di San Pietro a Piacenza, ricalcando il modello
della chiesa del Gesù a Roma del Vignola e di Giaco-
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Persone
Un autentico
missionario
Il ricordo di don Gianni Michelini
scomparso la settimana scorsa
PAGINA 9
Torna a splendere
San Bartolomeo
mo della Porta (1561-75).
Anche il progetto modenese
è ispirato al Gesù di Roma,
chiesa madre dell’ordine e
modello per tutti gli edifici
di culto gesuitici.
La nuova chiesa di San Bar-
to il bresciano Luca Bienni,
anch’egli gesuita e architetto.
La facciata invece fu realizzata nel 1727 dal piacentino
Andrea Galluzzi - chiamato dal duca a Modena nel
1716 come scenografo e
tolomeo, costruita sul luogo
ove sorgeva una precedente
chiesa di cui si hanno notizie
dal XII secolo, fu inaugurata
nel 1614, ma i lavori furono
completati soltanto nel 1629.
Nel frattempo, al progettista
padre Soldati era succedu-
apparatore teatrale - attivo
in quegli anni anche nella
ristrutturazione del convento dei domenicani. Rispetto
alle soluzioni inizialmente
proposte dal Soldati, quella
elaborata dall’architetto piacentino è caratterizzata da
uno stile meno sontuoso e
trionfalistico, all’insegna di
una maggiore sobrietà. La
facciata è ritmata verticalmente da quattro imponenti
lesene corinzie che sorreggono una trabeazione con alto
cornicione spezzato al centro,
in corrispondenza del finestrone archivoltato. La zona
centrale della facciata, terminante a timpano, si eleva notevolmente rispetto alle parti
laterali ed è ad esse collegata
tramite due volute arricciate. Sotto al timpano si trova
un grandioso rilievo con le
lettere “JHS” circondate da
raggiera: questo trigramma
è noto come Monogramma
di Gesù e deriva dalla sigla
“ΙΗΣ” (abbreviazione della
parola greca “ΙΗΣΟΥΣ” cioè
“Iesous” = Gesù), comparsa
in manoscritti greci del III
secolo; ebbe enorme diffusione nel XV secolo grazie
a San Bernardino da Siena
che pose il trigramma entro
un sole a dodici raggi, mentre nel 1427 papa Martino
V ordinò l’aggiunta di una
croce sopra la H maiuscola;
nel 1541 Ignazio di Loyola
lo scelse come proprio sigillo e infine la Compagnia di
Gesù lo adottò come proprio
emblema.
Nelle nicchie dell’ordine superiore sono collocate tre
grandi statue raffiguranti, al
centro, il santo titolare della
chiesa, San Bartolomeo apostolo, e ai lati i santi gesuiti
Luigi Gonzaga e Stanislao
Kostka.
Segue a pagina 7
2
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Primo piano
Il grido di
Benedetto XVI
e i dodici impegni
“
M
ai più violenza!
Mai più guerra!
Mai più terrorismo! In nome di
Dio ogni religione porti sulla
terra giustizia e pace, perdono
e vita, amore!”. Con queste parole Benedetto XVI ha chiuso
la lettura del testo dell’impegno
comune per la pace da parte dei
leader religiosi sul palco della
piazza della basilica di san Francesco. Venticinque anni dopo
l’incontro di Assisi, voluto da
Giovanni Paolo II, 300 esponenti delle fedi mondiali si sono
ritrovati in piazza san Francesco,
per il rinnovo solenne dell’impegno per la pace e per la consegna delle lampade, simbolo di
pace. “La pace è possibile, ancora
oggi!”, ha affermato il card. JeanLouis Tauran, presidente del
Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, introducendo
la cerimonia del rinnovo. “Un
comune impegno di non rassegnarci mai alle guerre e alle separazioni. Sappiamo che la fede
può vincere il dubbio, la fiducia
superare l’angoscia, la speranza
può avere la meglio sulla paura”.
Dodici impegni. Dodici gli
impegni contenuti nel testo,
letti a turno dai leader religiosi e riassunti così dal patriarca
ecumenico Bartolomeo I: “Per
costruire la pace è necessario
amare il prossimo, rispettando
la regola d’oro, ‘fa’ agli altri ciò
che vorresti fosse fatto a te’. Con
questa convinzione non ci stancheremo di lavorare nel grande
cantiere della pace”. “Ci impegniamo a proclamare la nostra
ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano
con l’autentico spirito religioso”,
ha detto il vescovo Mounib Younan, della Federazione luterana
mondiale, e a “condannare ogni
ricorso alla violenza e alla guerra
in nome di Dio o della religione.
Ci impegniamo a fare quanto è
possibile per sradicare le cause
del terrorismo”. “Ci impegniamo
ad educare le persone a rispettarsi e a stimarsi reciprocamente” in
Mai più la guerra
vista di “una convivenza pacifica
e solidale”, ha aggiunto Tarunjit
Singh Butalia, delegato per la religione Sikh. “Ci impegniamo a
promuovere la cultura del dialogo
perché crescano la comprensione
e la fiducia reciproca fra gli individui e i popoli, premesse queste
dell’autentica pace”, ha letto il
metropolita Aleksandr, del Pa-
liberamente una famiglia”. Dal
musulmano Mulina Mohammed
Zubair Abid è arrivato l’impegno
a “dialogare con sincerità e pazienza, non considerando quanto
ci differenzia come un muro invalicabile ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con
l’altrui diversità può diventare
occasione di migliore comprensione rec i p r o c a” .
“Ci impegniamo a
perdonarci vicendevolmente
gli errori
e i pregiudizi del
passato e
del presente – ha
affermato
il metropolita Mar
Gregorios,
del
Patriarcato
assiro-ortodosso di
Antiochia
– e a sostenerci nel comune sforzo per sconfiggere l’egoismo e il
sopruso, l’odio e la violenza e per
imparare dal passato che la pace
senza la giustizia non è vera pace”. Il taoista Wai Hop Tong ha
ribadito l’impegno “a stare dalla
parte di chi soffre nella miseria
e nell’abbandono, facendoci voce
di chi non ha voce e operando
concretamente per superare tali situazioni, nella convinzione
che nessuno può essere felice da
solo”. “Noi ci impegniamo a fare
nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza e al male – ha
aggiunto il buddista Phra Phommolee – e vogliamo contribuire
con tutte le nostre forze per dare all’umanità del nostro tempo
una reale speranza di giustizia e
di pace”. Poi è stata la volta dello
scintoista giapponese Tsunekiyo
Tanaka: “Noi ci impegniamo ad
incoraggiare ogni iniziativa che
promuova l’amicizia fra i popoli,
convinti che il progresso tecnologico, quando manchi un’intesa
solidale tra i popoli, espone il
mondo a rischi crescenti di distruzione e di morte”. “Noi ci
impegniamo a chiedere ai re-
triarcato di
Mosca cui
ha fatto seguito John
Upton (Alleanza battista
mondiale):
“Ci impegniamo
a
difendere
il diritto di
ogni persona
umana a vivere una degna esistenza
secondo la
propria identità culturale
e formarsi
za che “la sicurezza, la libertà e la
pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia
reciproca”. Per ultimo ha preso la
parola Guillermo Hurtado, rappresentante dei non credenti, per
la prima volta all’incontro di Assisi: “Noi, umanisti laici, in dialogo con i credenti, ci impegniamo
con tutti gli uomini e le donne
di buona volontà a costruire un
mondo nuovo. Dedichiamo ogni
sforzo affinché credenti e non
credenti vivano, nella fiducia reciproca, la ricerca comune della
verità, della giustizia e della pace”.
Invito in Sinagoga
Mons. Lanfranchi incontra la comunità ebraica modenese
I
l Rabbino Beniamino Goldstein e la Comunità ebraica di
Modena e Reggio Emilia invitano per la prima volta l’arcivescovo mons. Antonio Lanfranchi e la cittadinanza a
partecipare ad un incontro che avrà per tema il reciproco approfondimento sulla sacralità della festa, secondo la visione cristiana
e quella ebraica. Tema di questa occasione di approfondimento
reciproco “...e chiamerai il sabato delizia, consacrato al Signore e
onorato, e lo onorerai tralasciando il tuo cammino, dall’occuparti
dei tuoi affari…” (Isaia 59,v.13). L’incontro avrà luogo presso la
Sinagoga di Modena, in piazza Mazzini 26, martedì 8 novembre
alle ore 17.30.
Riflessioni
sulla
Parola
“Vegliate dunque!”
(Mt 25,13)
Segue da pagina 1
Assisi, il peso delle parole
C
sponsabili delle Nazioni di fare
ogni sforzo perché, a livello nazionale e internazionale, si edifichi e si consolidi, sul fondamento
della giustizia, un mondo di solidarietà e di pace”, ha affermato
l’ebrea Betty Ehrenberg, cui ha
fatto eco Setri Nyomi, della Comunione mondiale delle Chiese
riformate: “Noi persone di tradizioni religiose diverse non ci
stancheremo di proclamare che
pace e giustizia sono inseparabili e che la pace nella giustizia
è l’unica strada su cui l’umanità
può camminare verso un futuro
di speranza” nella consapevolez-
’è poi un’affermazione straordinaria per cui “accanto alle due realtà di religione e anti-religione…esiste anche un altro atteggiamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono
di poter credere e che, tuttavia, cercano la verità, sono alla ricerca di Dio….Esse soffrono a
motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui.
Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”…. Che essi non riescono a trovare Dio, dipende
anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio…”.
Così concludeva il suo intervento Benedetto XVI: “…vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non
desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo: Siamo animati dal
comune desiderio di essere pellegrini della verità, pellegrini della pace”:
E’ nella piazza inferiore di S.Francesco che il papa ha affermato: “Noi non siamo separati. Continueremo ad incontrarci, continueremo ad essere uniti in questo viaggio, nel dialogo, nella edificazione
quotidiana della pace, nel nostro impegno per un mondo migliore, un mondo in cui ogni uomo e ogni
donna e tutti possano vivere secondo le proprie legittime aspirazioni”.
A Roma, infine, concludendo l’incontro, oltre al saluto ai fratelli cristiani, agli ebrei, e ai rappresentanti
delle religioni del mondo, ha salutato con particolare calore “quanti rappresentano le persone di buona
volontà che non seguono alcuna tradizione religiosa, ma s’impegnano nella ricerca della verità” e ha
riconosciuto “la necessità costante degli uomini e delle donne di differenti religioni di testimoniare
che il viaggio dello spirito è sempre un viaggio di pace”. Quella tracciata è una strada impegnativa e
coraggiosa, per tutti i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà.
*direttore Ufficio diocesano comunicazioni sociali e cultura
A
G.G.
bbiamo appena celebrato tutti i Santi e ricordato
nella preghiera i Defunti: celebrazioni insieme festose e dolenti, occasioni per riflettere seriamente
sulla comunione dei Santi e sul nostro futuro.
Abbiamo ora la possibilità di vivere questa domenica nel “sapore” ancora vivo di quelle ricorrenze liturgiche, pregustando
oramai, tra due domeniche, la conclusione dell’anno liturgico.
Paolo ai Tessalonicesi scrive: “Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti... Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono
morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù, insieme con Lui”.
Aggiunge inoltre Paolo che “noi saremo sempre con il Signore…”.
Ecco allora la parabola di Gesù che ci sollecita ad essere pronti
all’incontro con Lui, lo Sposo.
Dovremmo avere come modello positivo le cinque vergini
sagge, pronte a rispondere al grido: “Eccolo sposo, andategli
incontro!”. Capaci di attrezzarsi con le lampade e l’olio necessario, cioè impegnati un una vita buona.
Fino a quando si entrerà con lui alla festa di nozze, pieni di
gioia per esserne riconosciuti degni.
L’avvertimento che il Signore dà è pieno di responsabilità e di
consolazione: vegliate dunque perché non sapete né il giorno
né l’ora.
Ed è proprio così! Senza alcuna eccezione. Nessuno sa, né può
sapere, quando il Signore gli schiuderà la porta dell’eternità.
La morte è mistero grande per ogni uomo. E’ il passaggio alla
vita senza fine. Allora l’attesa comporta il vegliare, deve essere
densa di una vita buona, di una preghiera fiduciosa, di una fede
adulta.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
3
Attualità
La memoria cristiana dei morti
A Modena entro
il 2012 il nuovo
impianto per la
cremazione: la
posizione della
Chiesa su questa
pratica, ammessa,
comprende però la
ferma contrarietà
alla dispersione
delle ceneri
• stefano malagoli
L
a notizia, a ridosso della
commemorazione
dei defunti, è destinata
ad attirare sicuramente
l’interesse. Un interesse che per la
comunità cristiana modenese ha
non solo i caratteri della notizia
di cronaca, ma assume un significato
ben più profondo.
Da alcuni giorni
squadre di operari ,
comunica il Comune di Modena, sono
lavoro per realizzare
l’impianto di cremazione delle salme
nel cimitero di San
Cataldo. L’impianto
occuperà parte di
un immobile storico, oltre mille metri
quadrati su tre piani,
che si trova sul fronte nord (ingresso da
via San Cataldo 80)
e sul lato est della
chiesa monumentale in quei locali che,
originariamente,
ospitavano, oltre alla
camera mortuaria,
gli uffici, l’abitazione del custode e altri locali per il
personale.
Entro la fine del prossimo anno
Modena disporrà dunque di un
impianto per la cremazione delle salme. Il Comune ha infatti
sottoscritto un contratto con un
raggruppamento
temporaneo
di imprese (Consorzio Co&Ge
di Imola, Officine Meccaniche
Ciroldi spa di Ganaceto, Studio
Ti società cooperativa di Rimini
e Ser.Cim srl di Bologna) per la
progettazione, la costruzione e la
gestione, in collaborazione con
l’Amministrazione comunale di
Carpi, di un impianto a due forni. Al piano terra l’ex camera ardente, un grande locale coperto
a volta, sarà destinato a ufficio di
informazione e gestione cimiteriale, mentre la restante superficie
ospiterà i due forni crematori con
il relativo ufficio. Ai piani superiori, accessibili anche con un
ascensore-montacarichi, saranno
invece ospitati il deposito salme,
la sezione di trattamento dei fumi e i locali a uso spogliatoi sia
per la cremazione che per i servizi
cimiteriali.
L’intervento, che richiede un investimento di 2 milioni 152 mila
euro oltre agli oneri di progettazione e Iva, è a carico dell’aggiudicatario della concessione, che
come controprestazione avrà il diritto di sfruttare economicamente
e funzionalmente il centro di cremazione per 15 anni. L’impianto
servirà tutta la provincia, con precedenza ai cittadini di Modena
e Carpi: fino a che non sarà in
funzione, le famiglie dei defunti
che chiedono la cremazione dovranno recarsi a Parma, Ferrara o
a Mantova. Ogni anno a Modena
si eseguono circa 3 mila funerali e
in un caso su cinque (circa 600) si
opta per la cremazione. Negli ultimi anni la richiesta di cremazione
è cresciuta e nel 2010 ha rappresentato circa il 30-35% della domanda. Fin qui, dunque la notizia
della realizzazione dell’impianto
di cremazione, pratica sulla quale,
però, è utile portare elementi di
chiarezza anche di ordine dottrinale e (la parola non spaventi)
escatologico. L’escatologia cattolica è infatti la riflessione che riguarda i tempi ultimi, quelli della
resurrezione ed è strettamente
correlata con la visione della morte e dell’aldilà; ha a che vedere
con la resurrezione dei morti,
con la Vita Eterna. E’ da qui che
parte il nuovo Rito delle esequie,
la versione italiana cioè del libro
liturgico ufficiale, utilizzato nelle
veglie di preghiera e nei funerali, redatto un paio d’anni fa dalla
Conferenza episcopale italiana
Nel rito delle esequie è stato infatti introdotto un formulario per
quanti scelgono la cremazione. La
Chiesa, pur preferendo la sepoltura tradizionale, non riprova tale
pratica, e infatti il Catechismo
della Chiesa cattolica del 1992
la prevede “se non mette in questione la fede nella risurrezione
dei corpi”. Questa pratica è dunque ammessa a meno che non sia
“voluta in disprezzo della fede,
cioè quando si intende con questo gesto affermare il nulla in cui
verrebbe ricondotto l’essere umano”. Chiarita la posizione sulla
cremazione, viene però ribadita
nel nuovo Rito delle esequie la
ferma contrarietà allo spargimento delle ceneri in natura dopo la
cremazione e alla conservazione
delle urne con i resti dei defunti
cremati in luoghi diversi dal cimitero, come a casa o in giardino. La
Chiesa intende in questo modo
evitare qualsiasi deriva panteistica o naturalistica, ma anche una
visione privatistica della morte e
forme di idolatria o feticismo (come succede per quanti chiedono
di inserire in monili da portare
addosso le ceneri del defunto…).
Per i cristiani, la memoria dei
defunti, attraverso la preghiera, e
la familiarità con il camposanto
sono un modo concreto per contrastare la prassi di disperdere le
ceneri o conservarle al di fuori del
cimitero o di una chiesa.
Significative, a tal proposito, le
parole del presidente della Cei
mons. Angelo Bagnasco che collocano il Rito delle esequie nell’orizzonte pastorale, evidenziando
la necessità di richiamare la novità
dell’annuncio di Cristo di fronte
al mistero della morte e di un’azione di catechesi
sul senso della vita e della morte a
fronte di una cultura che maschera o
esorcizza la fine.
“Anche
quando
la maschera della morte scende
sul volto dei propri cari – afferma
mons. Bagnasco
–, dunque si fa più
prossima e meno
facilmente evitabile, anche allora non
di rado si tende a
rimuovere l’evento, a scantonarlo,
a scongiurare ogni
coinvolgimento”.
Da qui deriva “la
pratica sparizione dell’esperienza
della morte e di
ogni suo simulacro
dalla scena della vita”, mentre in
una cultura come la nostra, “che
progressivamente sembra slittare
verso forme post-cristiane”, comincia ad avvertirsi sempre più l’
“influenza di talune visioni spurie
o paganeggianti” e al contempo
“una certa insufficienza catechistica”.
“Dobbiamo allora includere anche il camposanto – continua il
presidente della Cei tra i luoghi
cari alla famiglia e alla comunità.
Saper visitare il cimitero – il luogo
dei ‘dormienti’ in attesa della resurrezione finale − e lì pregare, è
un modo per bandire il macabro e
per esorcizzare il troppo demonismo della nostra cultura”. Occorre
allora “bonificare l’immagine della vita per imparare a godere realmente della stessa” e “imparare
ad invecchiare, per saper contare
i giorni e apprezzare i doni, e per
non sprecare né gli uni né gli al-
L’angolo
della
Spiritualità
Quando si
ascoltano i defunti
• don nardo masetti
T
onio si vantava di non andare mai al cimitero, nemmeno il giorno dei morti, e ne spiegava il motivo:
ne aveva avuto tanto abbastanza delle prediche
della moglie nel tempo in cui erano stati insieme,
che non aveva nessuna voglia di sentirne ancora adesso che
era morta. Non era dello stesso parere suo fratello più vecchio di lui di dieci anni. Si recava spesso sulla tomba della
moglie, al mattino presto quando non c’era ancora nessuno
in cimitero e si era abituato a parlare con la consorte come
quando era viva. Quella mattina era particolarmente preoccupato, perché il medico il giorno prima gli aveva fatto capire
che c’era qualcosa di molto preoccupante nella sua salute. E
lui raccontò tutto alla moglie. Ed ebbe la sensazione che lei
avesse iniziato a dargli risposta.
Gli ricordò che lei era morta in piena estate e che lui sulla
tomba aveva piantato un alberello nano. Aveva temuto che il
caldo soffocante di luglio e agosto lo facesse seccare. Infatti sembrò andare in crisi, ma resistette. In autunno sembrò
addirittura che mettesse qualche nuovo germoglio. Poi una
stagione avversa: l’inverno; pareva che il gelo avesse il potere
di “cuocere” la pianta al pari del sole di agosto. Uscì indenne
dall’inverso e finalmente spunto la primavera e allora…
La moglie lasciò intuire al marito che la vita aveva proprio
come le piante, le sue stagioni. Non si può giudicare un albero per una sola stagione; così la vita di una persona: può
essere misurata solamente alla fine, quando tutte le stagioni saranno complete. Se uno rinuncia all’inverno, perderà la
promessa della primavera, la ricchezza dell’estate, la bellezza
dell’autunno. La donna terminò invitando il marito, che sapeva gravemente malato, e non lasciare che il dolore di una
stagione distruggesse la gioia di ciò che verrà dopo. E che
di questa gioia immensa lei ne sapeva qualcosa… Quando
l’uomo uscì dal cimitero, fece un segno di croce così devoto, che qualcuno che vi entrava lo fissò con ammirazione e
commozione.
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“Le nostre parrocchie – questa l’esortazione finale – abbiano sempre il cimitero nel perimetro della
loro pastorale ordinaria, in modo
che questo non sia un’area separata e ghettizzata, cui rivolgersi una
volta l’anno, ma spazio della vita
così concretamente trascendente
da non affievolirsi mai, santuario
della memoria che ci fa vivamente
umani, ponte che unisce la comunità cristiana con la comunione
dei suoi Santi già presso Dio”.
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4
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Incontri
L’amore ai tempi della globalizzazione
• Laura Solieri
V
enerdì scorso, il 28
ottobre, a Palazzo
Europa, c’è stata la
presentazione del
libro “Il potere dell’amore
nell’epoca della globalizzazione” a cura di Riccardo Prandini e Gianpietro Cavazza, a cui
hanno partecipato la sociologa
Elena Esposito e monsignor
Pierangelo Sequeri.
Il tentativo di questo libro è
quello di prendere il grande
simbolo umano dell’amore
e vedere se è possibile generalizzarlo, spaziando oltre i
confini della relazione intima.
“Si tratta di un tentativo del
tutto sperimentale – hanno
detto Riccardo Prandini e
Gianpietro Cavazza durante
la presentazione del volume
–. Il sociologo Jean-Claude
Kaufmann, ad esempio, richiamato più volte nel libro,
ricostruisce l’amore come codificazione dell’intimità e vede
con gran criticità la possibilità che esso possa uscire da
quest’ambito relazionale per
circolare nella società. In queste pagine abbiamo voluto capire se è possibile il contrario,
ovvero se si può pensare che
l’amore possa circolare in altre
sfere sociali che non siano solo
quelle più intime”.
“Si tratta di un libro insolito, che ha il pregio di parlare
dell’amore usando entrambi i
registri che di solito si usano,
alternativamente, per trattare
di esso: il registro più appassionato e quello scientifico,
più distaccato – ha esordito
Elena Esposito –. Due sono
le linee guida seguite: quella
di “agape”, amore cosmico, vs
eros, amore più personalizzato.
A questa dicotomia fondamentale si collega il problema
tipico della modernità: la cre-
scente privatizzazione dell’amore cosmico che si riduce a
dimensione privata, abbandonando quella pubblica. Per
molti, questo appiattimento,
lascia un vuoto nella società,
come sostengono i vari autori
del libro. Prima della modernità, l’identità delle persone
era stabilita da contesto geografico, sociale, culturale in
cui si trovavano. Da qualche
secolo questo non vale più: ora
la nostra identità è definita da
ciò che vogliamo, dalla nostra
storia personale, dai nostri
desideri. Tutti vogliamo autorealizzarci e la conseguenza
di questo è che dall’unità si
passa a una forte differenza di
prospettive e la società si complica: ciascuno vede un mondo
diverso. La società esplode per
la molteplicità di prospettive al
suo interno e diventa enormemente complessa”. Ci troviamo così a vivere in una società
differenziata per funzioni,
non più gerarchica, ma divisa
in tanti ambiti in cui valgono
criteri, regole e razionalità diverse e per ciascuno di questi
ambiti il suo ordine è quello
prevalente. “In questa società
ciascuno di noi deve partecipare a molti ambiti diversi e per
questo l’individuo deve trovare
in se stesso la sua identità. L’amore in questo quadro rimane
una questione privata, in cui
si riconosce all’altro un’unicità assoluta. L’amore cosmico
non è compatibile con questo
approccio. La nostra società ci
suggerisce la necessità di nuovi
spazi di socialità che reclamano un’idea d’amore più ampia
e flessibile e anche gli strumenti classici dell’economia e
della finanza sembrano inadeguati a trattare questa prospettiva. Nel libro tutti gli autori
arrivano pertanto a proporre la
necessità di relazioni diverse”.
“L’io moderno nasce come oggetto di un’affezione che combatte per la sua realizzazione
il legame sociale, il bene comune, l’interesse generale, se
non ce la fa: questa è la convinzione che a un certo punto la
filosofia accetta ed è in questo
momento che l’individualità
dell’amore non ha più un compenso – ha detto mons. Sequeri
–. Non è solo “io e te e basta”:
c’è una connotazione polemica
iscritta nell’individualità moderna. All’individuo moderno
viene insegnato che libertà è
capacità di evadere il legame
sociale andando a stanare nell’amore anche
le più piccole apparenze di tale legame. Il
problema di oggi non
è solo la globalizzazione ma è anche l’uscita
dall’amore. Farei un
tentativo – conclude
Sequeri – per stabilire
se in questo contesto,
sia proprio impossibile
stabilire determinati
rapporti fra amore e
lavoro: quello che ci
manca non è semplicemente l’idea del lavoro degli affetti che
decide la qualità degli
stessi affetti? Ricordiamoci che l’amore
non è solo l’irrazionalità di fare quello che
mi ispira, ma è anche
la cocciutaggine che
mi fa dire, anche in presenza di
un’intimidazione, che una certa cosa la voglio fare lo stesso,
perché, magari, ho dato la mia
parola e non mi voglio tirare
indietro”.
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NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
5
Diocesi
Per le emergenze in Italia ed in Turchia
La Caritas
diocesana modenese
si mobilita con una
raccolta di fondi
N
onostante l’allerta
della
protezione
civile, è tragico il
bilancio accertato
delle vittime, mentre si contano ancora i dispersi
dopo le violentissime precipitazioni
che hanno colpito
in modo particolare
la zona dello Spezzino in Liguria e la
Lunigiana in Toscana.
Circa 2.000 abitazioni sono prive
dei servizi essenziali, come la luce e il
gas. Nei paesi più
colpiti mancano anche i generi
di prima necessità (acqua, pane,
medicinali….). Caritas Italiana
ha subito contattato le Caritas
coinvolte e i delegati regionali delle Caritas della Liguria e
della Toscana e segue l’evolversi
della situazione. Esprimendo
vicinanza nella preghiera si è
resa disponibile ad intervenire per sostenere le azioni delle
Chiese locali.
Per quanto riguarda la Turchia,
dopo il forte terremoto (7.2 del-
la scala Richter) che ha colpito
la zona di Van, la seconda città
in ordine di grandezza dell’Est
del paese, al confine con l’Iran,
i danni sono ingenti: gli edifici
distrutti sono numerosi e i danni non sono stati ancora identificati nel dettaglio. Van ospitava
anche un grande numero di
profughi provenienti dall’Iran
e dall’Afganistan, spesso clandestini, di passaggio. Caritas
Italiana ha espresso vicinanza a
Caritas Turchia ed è in costante
contatto. Conosce
bene la zona di Van,
avendo per anni sostenuto numerosi
progetti riguardanti
la formazione scolastica delle donne
analfabete, l’avviamento all’attività di
produzione di tappeti e la creazione
di un centro di formazione linguistica
a sostegno dei pro-
Venerdì 11 novembre all’Istituto di Musica Sacra
Un concerto apre
l’anno accademico
• Giovanni barzaghi
I
l nuovo anno accademico
all’Istituto Diocesano di Musica Sacra anche quest’anno è
partito! Pur essendoci ancora la
possibilità di accogliere qualche
iscrizione, tutti i “vecchi” corsi
hanno trovato un adeguato numero di studenti. Segno che ormai l’istituto è entrato a far parte
dei punti di riferimento vivi, per
chi vuole formarsi musicalmente all’animazione della liturgia.
Ed, effettivamente, le richieste di
operatori da parte delle parrocchie sono in aumento, e sempre
di più capita di sentire musicisti
del diocesano attivi durante le
liturgie, soprattutto quelle dome-
nicali. L’interesse intorno all’Istituto modenese è tenuto vivo
ogni anno anche grazie ai concerti
degli insegnanti, che sottolineano i momenti “forti” dell’anno
liturgico o della vita dell’Istituto.
Quindi, anche quest’anno si è organizzato il concerto di apertura
dell’anno accademico. I docenti si
alternano nei vari appuntamenti,
questa sarà la volta di due docenti
di strumento, il maestro organista
Stefano Pellini e l’insegnante di
pianoforte Roberto Penta che accompagneranno una nuova acquisizione dell’Istituto: la cantante
modenese Alice Molinari, che da
quest’anno è entrata a far parte del
corpo docenti dell’Istituto stesso. I
maestri eseguiranno un repertorio
per voce accompagnata, alternato
a brani strumentali. Come sempre sarà proposto un ascolto tratto dal grande repertorio di musica
sacra e per la liturgia che la Chiesa
ha saputo stimolare nei maestri di
tutti i secoli. Sono previste musiche di Bach, Haendel, Rossini e
Bedard. Il valore degli interpreti
e noto – e non solo ai modenesi – quindi la previsione è per una
bella e godibilissima serata, e di
grande musica. Non resta allora
che invitare tutti gli appassionati
venerdì 11 novembre prossimo,
alle ore 21, presso l’Auditorium
dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra, sito in viale Caduti in
guerra 196. L’ingresso è libero e
gratuito per tutti.
Mons. Lanfranchi rinnoverà il mandato
fughi accolti nella zona.
Questa presenza costante nel
tempo consentirà una pronta
capacità di attivazione non solo
nell’emergenza, ma soprattutto
nel medio-lungo periodo.
Info
Chi volesse contribuire, può rivolgersi agli uffici Caritas o ha
a disposizione i conti correnti (causali: Emergenza Liguria/
Toscana 2011 oppure Terremoto Turchia 2011)
Banco S. Geminiano BPVN
iban IT83L0518812900 000000004682
Banca Popolare dell’Emilia Romagna
iban IT89B05387 12900 000000030436
Unicredit
iban IT35Z02008 12930 000003106219
Banca Etica
iban IT 72X0501802 4000 0000 053060
Apostolato della Preghiera
Le intenzioni di novembre
C
uore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio
Eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze
di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti
gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
In particolare preghiamo per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa
e dai nostri vescovi:
Perché le Chiese Orientali cattoliche siano conosciute e stimate nella
loro ricchezza spirituale.
Perché il continente africano trovi in Cristo la forza per camminare
nella riconciliazione e nella giustizia.
Perché lo Spirito del Risorto ci aiuti a celebrare nella fede la memoria dei fratelli defunti.
Pregare per il clero dicendo: Cuore di Gesù, i pastori del tuo popolo
guardino alla tua carità per apprendere a fare dono della loro vita.
Ufficio Famiglia
Per mano nel deserto
D
omenica 13 novembre torna Per mano nel deserto, lo spazio di riflessione per coppie e sposi. don Federico Pigoni e
i coniugi Roberto e Maddalena Santini rifletteranno insieme su “Il lavoro è servizio”. L’appuntamento, al Centro Famiglia di
Nazareth, si apre con il silenzio, dalle 15.45 e prosegue poi con la
preghiera iniziale; meditazione su un brano biblico; un’ora di silenzio
per la preghiera personale o di coppia, con la possibilità di celebrare il
sacramento della penitenza; preghiera del Vespro, insieme ai bambini
per i quali è prevista l’animazione.
Pastorale scolastica
Il vescovo incontra i docenti
A convegno i ministri L
della comunione
’arcivescovo mons. Lanfranchi invita i docenti ad un incontro che si terrà venerdì 11 novembre, alle ore 18, presso la sala grande dell’Arcivescovado.
In tale occasione desidera condividere co i docenti, in quanto
educatori, alcune proposte per una pastorale scolastica dei docenti.
A
ll’inizio dell’anno pastorale mons. Lanfranchi
convoca i Ministri straordinari della Comunione eucaristica per il convegno diocesano
durante il quale sarà rinnovato il
“mandato”. Il convegno si svolgerà sabato 12 novembre nella
chiesa di Gesù Redentore; alle
15 accoglienza e raccolta delle tessere da parte degli inca-
ricati. Alle 15.30 la riflessione
di don Paolo Losavio, Vicario
Episcopale, sul tema “Sei giorni lavorerai…ma il settimo
giorno è in onore del Signore,
tuo Dio. Il MSCE nella prospettiva dell’impegno pastorale
dell’anno”. Alle 16.30 solenne
celebrazione dei Primi Vespri
e conferimento del mandato ai
nuovi ministri da parte dell’Arcivescovo, Monsignor Antonio
Lanfranchi.
Qualora la non partecipazione al
Convegno volesse indicare la decisione di interrompere il servizio, è necessario avvertire, anche
telefonicamente, la segreteria
che è aperta il lunedì, il mercoledì, il venerdì dalle ore 9 alle ore
12. Nel caso di impossibilità ad
essere presente il giorno 12 novembre è, comunque, necessario
inviare la tessera in segreteria per
provvedere al suo rinnovo per
l’anno pastorale in corso.
Centro missionario animazione e formazione
La Messa mensile
L
a messa missionaria mensile sarà celebrata lunedì 7 novembre alle ore 19, nella chiesa parrocchiale di S. Teresa, a
Modena. Suor Antonella, delle suore Alcantarine di Assisi,
rientrata dall’Albania, porterà la sua testimonianza.
A questo link http://vimeo.com/31258859 potrete vedere e ascoltare alcuni momenti della Veglia Missionaria Diocesana celebrata
nella chiesa di Sant’Agostino il 21 ottobre.
Agenda della
Diocesi
Lunedì 7 novembre
ore 19 a Santa Teresa
Messa missionaria
mensile
Giovedì 10 novembre
ore 9.30 al Cfn
Consiglio presbiterale
ore 20.30 al Cfn
Formazione per
i catechisti
Sabato 12 novembre
ore 15 a Gesù Redentore
Convegno dei ministri
straordinari
Domenica 13 novembre
ore 11 a Soliera
celebrazione della
giornata
del Ringraziamento
ore 16 al Cfn
Per mano nel deserto
Agenda del
Vescovo
Domenica 6 novembre
ore 11 a Brodano
Celebrazione
della Cresima
Lunedì 7 novembre
ore 11 a San Bartolomeo
Inaugurazione restauri
ore 21 in Sala consiliare
del Comune
Presentazione Lettera
pastorale al vicariato
C. Storico
Martedì 8 novembre
ore 17.30 in Sinagoga
Incontro sul significato
della festa
Giovedì 10 novembre
ore 9.30
Consiglio presbiterale
ore 18 a Bologna, chiesa
dei Servi
Conversazione su
“L’uomo di fronte
al dolore”
Venerdì 11 novembre
ore 15.30
Consiglio episcopale
ore 18
Incontro pastorale
scolastica
Sabato 12 novembre
ore 9 a Carpi
Inaugurazione scuola
delle Figlie delle
Provvidenza
ore 15.30 a
Gesù Redentore
Congresso ministri
straordinari
Domenica 13 novembre
ore 11 a Soliera
celebrazione della
giornata
del Ringraziamento
ore 16 a San Paolo
Celebrazione
della Cresima
6
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Formazione
Il professor Gerald
Pillay della Hope
University ha
parlato al Ferrini di
un mondo (sempre
più) cristiano
• don Luca Balugani
D
avanti agli studenti dell’Istituto
di Scienze Religiose, il professor
Gerald Pillay, vice cancelliere
della Hope University, ha tenuto la propria conferenza sul
ruolo dell’Università cristiana.
È la seconda volta che Pillay
fa visita al Ferrini: la prima
volta fu nell’aprile del 2010,
ma l’importanza di questa
visita risiede nella presenza
di p. Guido Bendinelli, preside della Facoltà Teologica
dell’Emilia Romagna, a sancire la collaborazione accademica con l’Università inglese.
Lo sguardo del professor Pillay, di ascendenze indiane,
origini sudafricane e docenza
neozelandese, si è esteso alla
cattolicità della fede cristiana. Senza cattolicità non è
più possibile essere cristiani.
Lontano da Gerusalemme,
gli Ebrei si posero la domanda sul canto in terra straniera:
sognavano di essere vicini al
tempio, ma piangevano e si
chiedevano come cantare il
Signore in una terra cui non
appartenevano. Oggi la situazione di sofferenza pare essere
la medesima: come articolare
il Vangelo in un contesto di
secolarità e in una società che
non vuole ascoltare? Così aumenta il senso di nostalgia dei
tempi in cui la Chiesa aveva
una forte presenza pubblica
e i governanti ascoltavano il
Papa.
Un messaggio di speranza
La storia mostra come il ruolo
della Chiesa e del cristianesimo è grande, invisibile a chi
guarda sul breve termine: le
scuole vicino alle cattedrali
originarono le prime università; la civilizzazione è iniziata
con i testi cristiani.
Oggi la crisi mostra come le
istituzioni cui ci siamo affidati (banche, partiti politici,
sistema economico) stanno
passando. Firenze o Londra
sono state il centro economico, poi Wall Street, che non
ha superato il secolo di vita.
Il nuovo centro di gravità sta
già crescendo: Pechino e poi
magari Nuova Delhi. Tutto
questo non è affatto strano, è
sempre stato così nella storia.
L’esuberanza degli anni ’90 ha
portato ad essere indebitati
verso l’Oriente come mai e
ora è la Cina ad essere il più
grande creditore degli Stati
Uniti. In quegli anni si pensava che la democrazia liberale
avrebbe trionfato: si ebbero il
genocidio nella ex-Yugoslavia
e poi l’11 settembre. Oggi vediamo il cambiamento di regimi nel Nord Africa, ma non
si sa quale modello tutto questo seguirà. Non è poi sempre
vero che la presenza cristiana
abbia portato buoni frutti:
l’apartheid era in Sud Africa
quando questo era a maggiorana cristiana.
La sociologia della religione
scrive la storia del declino
dei leaders cristiani: in Gran
Bretagna la Chiesa è Chiesa di stato, eppure l’influenza
non è più la stessa. L’Europa
diventerà in tempo breve la
nostra minoranza, ma non è
la storia del mondo cristia-
no. Un milione di cristiani
in Cina finirono sotto traccia
eppure, senza missionari né
Bibbie, oggi i cristiani sono
50 milioni: sotto l’oppressione
sono addirittura cresciuti. Le
Filippine sono la nazione col
maggior numero di cristiani e
quasi tutti praticanti. In India
il 5% è cristiano ed è iniziato nel II secolo (prima che in
tanti altri luoghi d’Europa): è
più indigeno che in tante parti
d’Europa e stiamo parlando di
una piccola percentuale, ma di
una popolazione superiore al
miliardo, con una nuova chiesa che apre ogni mese.
Parlare di cristianesimo in declino evidenzia una prospettiva euro-centrica, ma in realtà
quella cristiana è una storia di
speranza. I cristiani in Europa stanno tornando ad essere
i cristiani del tempo prima di
Costantino, ma quello è stato
uno dei periodi più creativi
del cristianesimo: esperienze
di monachesimo, vicinanza
alla tradizione apostolica, e
tutto senza edifici e senza testi scritti, perché era una legge
scritta nel cuore.
Agli studenti che iniziano
l’anno, il professor Pillay ha
voluto lasciare cinque suggerimenti:
il futuro sta nell’unità di tutte
quante le minoranze cristiane
,che sono nel mondo 2 miliardi. Se siamo cattolici, i nostri
fratelli non sono solo i vicini,
ma quelli che sono in tutte
le parti del mondo. Il centro
mondiale del cristianesimo si
è spostato da Nord a Sud e
da Ovest a Est e non è più un
cristianesimo ‘bianco’. Il futuro può essere nella comunità
globale che dà fiducia: occorre smettere
di essere timorosi e
difensivisti.
Le comunità cristiane devono imparare
ad andare controcorrente. Newman era
un professore di Oxford e da anglicano
diventò cattolico e
fu inviato in Irlanda
per creare un’Università cattolica. Allora scrisse “Un’idea
di Università”, dove
affermava che la comunità universitaria
dovrebbe essere una
comunità alternativa.
Il luogo cristiano di
apprendimento deve
fornire un’alternativa all’utilitarismo e
al funzionalismo: la
formazione riguarda
l’intera persona.
Se la comunità è vera,
il valore di ogni individuo è sacrosanto.
Gli individui devono
anzitutto essere persone: un uomo è uomo davanti ad altre Il professor Gerald Pillay
persone (come recita
un detto zulù). Nella
comunità un individuo diven- l’unità, tutti coloro che seguota persona. Esiste una visione no Cristo sono parte dell’uutilitaristica della conoscenza: nica casa di Dio, in cui Dio
infatti la verità è diventata è Padre. È importante che
dopo l’Illuminismo solo in- i cattolici siano parte della
dagabile e razionale; ma è una questione, perché portano un
questione anche di bellezza e grande contributo a questo.
di bontà. La conoscenza deve Sono i cattolici cristiani che
diventare sapienza e questo è portano la tradizione cristialo scopo della comunità cri- na.
stiana, che rende controcor- Educazione è liberazione: a
Soweto nel 1976 molti giovani
rente.
Se anche non raggiungeremo volevano la liberazione oggi e
l’educazione domani, ma educare è già un modo di fuggire
l’oppressione. Mandela conseguì una laurea mentre era carcerato: le università possono
dare grande libertà, ma non
devono diventare il luogo dei
privilegi. L’educazione libera
anche dall’ideologia, dall’egocentrismo; e l’educazione
cristiana umanizza il mondo e crea una società umana:
d’altra parte nessuna religione
ha un Dio che diventa uomo.
Umanizzazione è proprio riempire l’umanità di divinità.
Relazione, fondamento dell’educazione
La lezione all’Istituto Ferrini del professor Bart Mc Gettrick
B
art Mc Gettrick, decano di scienze dell’educazione
presso la Hope University di Liverpool, ha tenuto ad
alcune classi dell’ISSR Ferrini una lezione magistrale
sull’importanza della relazione nell’educazione. Far fiorire l’umanità, nulla di più complicato e nulla di più semplice di
questo, è lo scopo dell’educazione nel mondo moderno. E questo obiettivo si declina in due modalità: il benessere personale e
sociale e lo sviluppare doti e talenti da mettere al servizio degli
altri. Gli studiosi delle scienze educative dedicano gran parte del
loro tempo a ‘misurare’, quando le nostre conversazioni comuni
non si basano su misure. L’educazione si preoccupa di trasformare
,attraverso incontri con altri. Infatti educare non è dare informazioni e neppure formare: è trasformare. La pericope evangelica
che ci fa comprendere meglio questo è l’incontro di Gesù con
la Samaritana. Già nel 1977, il documento vaticano sulla Scuola
cattolica affermava che l’educazione non serve ad acquisire potere, ma ha sempre lo scopo di aiutare gli altri, cosa che avviene
attraverso la relazione. Nel cammino della vita le orme sono più
importanti dei cartelli stradali e le orme significano camminare
assieme ad altre persone. Mc Gettrick ha proposto un modello
per l’apprendimento, quello della doppia elica (come il DNA):
infatti l’apprendimento è contenuto (principi, conoscenza, concetti, idee, abilità) e atteggiamento (un docente trasmette allo
studente amore o disprezzo verso la materia). E il veicolo sono
gli occhi (sorridenti o meno). Ciò che conta, in altre parole, è
la relazione, che riguarda lo spazio emozionale e spirituale. Se
il Ministero dell’Istruzione si preoccupa di contenuti, dimentica
che, accanto all’evidenza che si può misurare, c’è quella che si può
discernere. Scopo dell’educazione non è il programma scolastico:
le materie sono mezzi e non il fine in se stesso e il buon educatore, soprattutto, porta speranza e giustizia e amore. Non è la
conoscenza che struttura la mente del bambino, ma la relazione.
È questa la vera impalcatura che permette di dare un senso al
mondo. Ogni bambino dovrebbe avere il diritto di una relazione
fiduciale con un adulto responsabile (e non irresponsabile). Solo
questo consente al bambino di dare forma al mondo.
Rivolgendosi poi agli attuali e futuri docenti, il professore scozzese ha descritto tre tipi di conoscenza:
1. accademica: viene da libri, conferenze, internet;
2. professionale: si ottiene tramite l’esperienza, guardando negli
occhi gli studenti e facendoli guardare tra loro, facendoli lavorare
insieme. È una conoscenza tramite esperienza ed è parte di quel
camminare sulle orme;
3. personale: i valori, la spiritualità, il senso di bontà in ogni persona. Questo tipo di insegnamento avviene grazie alla nostra
umanità, al nostro Battesimo.
Quattro centimetri separano il dito di Adamo da quello di Dio,
nel celebre affresco della Sistina: sono centimetri non di vuoto,
ma di spazio tra l’uomo e Dio. Educare non è tenere stretta la
mano: è consentire la libertà di essere se stessi e di essere unici.
L’educazione non è controllo: è dare la libertà. L’educazione cattolica riguarda la libertà dell’individuo di vivere pienamente la
propria umanità. Ci sono atteggiamenti diversi attraverso i quali
avviene l’educazione e il buon educatore si muove lungo tutto
l’asse, avanti e indietro:
Insegnamento Apprendimento Pensiero
(didattica)
Controllo
Facilitazione
Rendere capace di…
Curriculum
Prescrizione
Educazione
personalizzata
Essere
Divenire
Consapevolezza Costante
aspirazione
Valori
Relazioni
A compendio della propria lezione, Mc Gettrick ha voluto leggere un brano preso da un testo di V. Frankl: “Un pensiero mi
trafisse: per la prima volta nella mia vita ho visto la verità come è
stata scritta da così tanti poeti, proclamata come il giudizio finale
da così tanti pensatori. La verità – che l’amore è il fine ultimo e
supremo a cui l’uomo può aspirare. Poi afferrai il significato del
più grande segreto che la poesia e il pensiero umano e ciò in cui
crediamo devono rivelare: la salvezza dell’uomo è attraverso l’amore e nell’amore”.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
7
Arte
Segue da pagina 1
Torna a splendere San Bartolomeo
Lunedì 7
novembre la
presentazione
dei restauri che
hanno interessato
le strutture e gli
interni
L
’interno è suddiviso in tre navate,
con pianta a croce
latina a bracci poco sporgenti, terminante con
abside rettangolare. Lungo le
pareti laterali si aprono quattro cappelle per lato e altre
due cappelle sono collocate
sul fondo delle navate minori.
Gli altari laterali sono arricchiti da opere di importanti
pittori del Sei-Settecento
emiliano (tra cui Sante Peranda, Giuseppe Romani, il
Pomarancio, Ludovico Lana,
Jean Boulanger), ma ciò che
colpisce e affascina, alzando
lo sguardo, è la straordinaria decorazione pittorica che
ricopre la volta della navata.
Il grandioso affresco è opera
di padre Giuseppe Barbieri
(1642-1733): poco si sa di
questo eccezionale pittore
gesuita, tranne che fu allievo
diretto del maestro dell’illusionismo pittorico barocco, il
trentino Andrea Pozzo, a cui
peraltro gli affreschi di San
Bartolomeo, fino a pochi anni fa, erano tradizionalmente
attribuiti.
Sulla semplice volta a botte
della navata, padre Barbieri è
riuscito a creare la simulazione prospettica di un secondo
tempio, sovrapposto a quello
reale della chiesa: un’architettura illusionistica che con
un sinuoso movimento di
colonne, archi, volute, trabeazioni e balaustre si protende verso l’alto dove, in
una luce aurea, è raffigurata
la volta celeste popolata da
angeli volteggianti e figure
panneggiate di santi tra le
nubi. Nel primo tratto, entrando dall’ingresso, si trova
l’Eterno Padre in trono, rappresentato come una visione di luci, circondato dagli
Apostoli. La scena sacra è
circondata da finti colonnati, terrazze, mensoloni, resi
con impareggiabile abilità
nel contrasto dei chiaroscuri
e delle tonalità, da cui fanno
capolino putti e angeli che
paiono davvero volare vertiginosi e silenziosi nella penombra della navata.
La decorazione sopra il
presbiterio raffigura, con
uno scorcio arditissimo de-
gno dei maggiori maestri
del barocco, l’Apoteosi di
San Bartolomeo; mentre
nei transetti sono dipinte
la Gloria di Sant’Ignazio (a
sinistra) e di San Francesco
Saverio (a destra).
Forse dal suo insegnante
Andrea Pozzo, padre Barbieri riprese l’idea di realizzare
una grande tela dipinta ad
imitazione della cupola: infatti, anche nella chiesa romana di Sant’Ignazio si trova
una tela “prospettica” che riproduce illusionisticamente
gli elementi architettonici e
decorativi di una cupola che
in realtà non esiste. In San
Bartolomeo, collocandosi nel
punto di osservazione ottimale indicato da un cerchio
nel pavimento, il visitatore
fatica a distinguere se ciò che
sta guardando sia finto o reale...
Gli affreschi delle navate laterali furono realizzati,
sempre con un’abile pittura prospettica, all’inizio del
XVIII secolo dal modenese
Jacopino Consetti (a cui si
devono le figure) e da Pellegrino Spaggiari da Reggio
(che dipinse gli ornati).
Il presbiterio accoglie l’altar
maggiore
in marmi
policromi con un
imponente ciborio
realizzato
nel
1620
da
Giovan Battista Bassoli,
coadiuvato
da Cecilio
Bezi e Giovan Battista
Censori,
che eseguì
gli
ornamenti
in
bronzo,
mentre le
statue
in
gesso e scagliola sono
di Antonio
Contraversi
o Traeri, detto il Cestellino.
I recenti restauri, di cui fra
pochi giorni s’inaugura un
primo stralcio, si sono rivelati molto impegnativi dal
punto di vista progettuale (a causa di un complesso
degrado delle strutture murarie della chiesa) e onerosi
da quello finanziario, e sono
stati resi possibili grazie al
sostegno economico di varie
istituzioni cittadine, tra cui la
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Gioiello dell’arte barocca e
testimone prezioso della religiosità e della fede degli ultimi quattro secoli a Modena,
la chiesa di San Bartolomeo
è sicuramente uno degli edifici di culto più interessanti e
importanti della nostra città
e della diocesi, dunque merita una visita non superficiale,
in cui l’ammirazione dei capolavori artistici possa predisporre a profondi momenti
di meditazione e preghiera.
* Ufficio diocesano
beni culturali
Restauro: un lavoro
lungo gli anni
• Augusto Gambuzzi*
H
o cominciato ad occuparmi della conservazione
della chiesa di San Bartolomeo su incarico dei
Padri Gesuiti verso la fine del 1989. La necessità di programmare un intervento nasceva dall’esigenza
di restaurare la copertura (1600 mq) ormai fatiscente e
del tutto inadeguata. I Padri Gesuiti, consapevoli che il
livello di degrado era esteso, mi chiesero se era opportuno
per la salvaguardia della chiesa prevedere anche interventi
di consolidamento delle strutture. Per questo motivo ho
condotto una campagna di rilievi sia visivi che strumentali
(allora eravamo agli albori…) che hanno tra l’altro prodotto una considerevole documentazione (fotografica e
grafica) sullo stato di solidità dell’edificio che ha portato
alla stesura del progetto di restauro.
Per quanto riguarda lo stato di conservazione delle strutture murarie, si è notato un complesso insieme di lesioni
che in maniera piuttosto vistosa tagliava trasversalmente
buona parte del sistema murario. I dissesti nelle strutture
verticali e, probabilmente, nelle volte di copertura apparivano ascrivibili ad un cedimento differenziale delle fondazioni, fenomeno peraltro riscontrabile in tutto il centro
storico di Modena, interessato dalla subsidenza. Questi
dissesti si evidenziavano sulla superficie dipinta con fessure di varia larghezza, lungo le quali erano riscontrabili
distacchi di intonaco. L’evento sismico del 1996 ha fortemente colpito questo edificio e, generando forti vibrazioni
sulle murature, ha contribuito in modo determinante ad
enfatizzare lo stato fessurativo. Numerosi erano anche i
danni all’intonaco causati sia dall’infiltrazione di acque
piovane sia dall’uso dell’impianto di riscaldamento ad
aria calda che contribuiva a generare dannosi fenomeni di
condensa sulle murature. Questi fenomeni hanno causato
la deformazione dell’intonaco con il distacco e la caduta
di calcinacci (anche di notevoli dimensioni) in numerose
zone.
Dopo una minuziosa campagna di indagini sia stratigrafiche che statiche, si è proceduto alla redazione di rilievi
geometrici dell’edificio, restituzioni grafiche mediante sistemi informatici, mappature e tavole tematiche a corredo
del progetto di restauro che ha previsto il consolidamento
delle murature lesionate, nonché delle volte a botte che
presentavano fessurazioni e distacchi d’intonaco, utilizzando materiali conformi alla natura dell’edificio. Si è proceduto poi al recupero delle superfici pittoriche parietali e
decorative interne della chiesa e del prospetto principale
esterno.
*Ingegnere
8
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Catechesi
Dieci parole per una vita buona
Il corso
dell’Ufficio
Catechistico
Diocesano sui
comandamenti
• don Ivo Seghedoni
N
on è impossibile, ma è infinito il compito di
vivere il grande
comandamento. Con questa
espressione, di don Giovanni
Benassi, si è concluso il corso per catechisti sui comandamenti tenutosi al Centro
Famiglia di Nazareth nei
quattro giovedì del mese di
ottobre.
Un corso nel quale ai partecipanti è stata proposta una seria e profonda rielaborazione
della propria comprensione
dei comandamenti: essi sono,
infatti, le “dieci parole” che
il Dio dell’Alleanza e della
Promessa ha dato al suo popolo.
Usciti dalle rappresentazioni
sedimentate nella cultura e
nel recente passato (tra esse
le formulazioni tipiche degli
anni ’50 come le riespressioni contestatrici del ’68) i catechisti sono stati invitati a
ripensare come hanno vissuto il rapporto con i dieci comandamenti a partire da due
decisive proposte di sr. Grazia Papola, biblista e vice-direttore dell’Istituto Superiore
di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona e don
Matteo Cavani, docente di
Teologia Morale all’Istituto
Teologico di Reggio Emilia e
all’ISSR di Modena.
Sr. Grazia, attraverso un articolato commento a Dt 5,
1-21, ha presentato le dieci
parole di Dio come proposta
alla libertà e alla responsabilità di un popolo del quale il
Signore si fa interlocutore:
le dieci parole sono un dono che rende possibile la
libertà, perché esse sono
cariche di promessa, per
una vita più piena, realizzazione del desiderio
di Dio stesso. L’obbedienza ad essi non trasforma il
dono e la promessa divina
in “ricompensa”: i comandamenti non chiedono di fatto
nessuna prestazione da fornire a Dio, nessuna forma
di sdebitamento. Il Signore, offrendoli alla libertà
del popolo, non fonda il
suo diritto, ma il diritto dell’altro: esse sono
norme che difendono
e proteggono l’individuo e il popolo dal
suo perdersi.
Don Matteo, ha indicato tre passaggi per
una rinnovata comprensione dei comandamenti come
“scuola del desiderio”: il passaggio
dalla norma alla
promessa, quello
dalla
prestazione
all’alleanza e infine il
passaggio dalla cancellazione del limite alla sua
integrazione.
La libertà è intesa dalle dieci parole come possibilità e
conseguente necessità di scegliere e di decidere di sé di
fronte al dono della salvezza
e alla promessa che lo rende
visibile. Il comandamento di
Dio è un’istruzione che mantiene aperta questa possibilità. Non si tratta né di una
prospettiva eteronoma (lex)
né autonoma (nòmos come
autorealizzazione); domanda obbedienza, intesa non
ad un’autorità che comanda
dall’esterno, ma risposta a
colui che ha dato segno della
propria affidabilità. Nel dar
credito alla promessa di Dio
magini, le canzoni che hanno
aiutato i partecipanti a fare
un vero e proprio percorso
di “ri-apprendimento” dei
comandamenti, in vista di
una riespressione pastorale finale nella quale, con
l’intervento di sintesi
proposto dall’Ufficio
Catechistico, si è
cercato di cogliere quali
Suor Grazia Papola
si custodisce il carattere
promettente della vita. Tale
carattere promettente è custodito dalla Legge, se è vissuta e percepita come carica
di promessa: essa ha la capacita di significare le esperienze della vita, non tanto in
senso arbitrario, ma perché
obbedendola si diventa capaci di cogliere i significati profondi. Se la vita, infatti, non è
vissuta come alleanza, con se
stessi, con gli altri e con Dio,
diventa una terribile battaglia
(con se stessi, con gli altri e
con Dio) e manifesta tutta la
sua forza distruttiva.
Ad accompagnare il percorso
sono stati anche i testi, le im-
Ufficio Catechistico Diocesano, percorso triennale di formazione
“Iniziamo se…”
I
l corso triennale ‘Iniziamo se… - L’iniziazione cristiana in un mondo che cambia’ – che si svolgerà nei giovedì di novembre - si prefigge lo scopo di formare i catechisti al compito di iniziare
alla fede i fanciulli con uno sguardo che sappia cogliere anche il valore dell’accompagnamento
degli adulti, perché possano realizzare e condurre un itinerario che inserisca gradualmente le persone nella vita di fede e nella vita comunitaria.
In particolare, in questo primo anno, il corso rivolgerà la sua attenzione alla Iniziazione Cristiana
intesa come cammino che coinvolge i fanciulli e gli adulti e che trova nella comunità cristiana, tutta
intera, il primo soggetto evangelizzante.
Le date.
- Giovedì 3 novembre: ‘Iniziamo se…’
- Giovedì 10 novembre: ‘…Ricominciamo…’
- Giovedì 17 novembre: ‘…Generiamo…’
- Giovedì 24 novembre: ‘…Proviamo’
Tutti gli incontri si svolgono al Centro Famiglia di Nazareth dalle 20.30 alle 22.30.
attenzioni per trasmettere le
“dieci parole di Dio” come
parole per una “vita buona”,
quella che anche tanti giovani cercano, pur nei loro nuovi
linguaggi che a volte ci spiazzano.
“Tras-formata nel mio
cammino di fede”
La testimonianza di una partecipante al corso
proposto dall’Ufficio Catechistico Diocesano
• Laura Iacono
Q
uando ho deciso di partecipare al corso sui Dieci
Comandamenti proposto dall’Ufficio Catechistico
Diocesano ero convinta di farlo in quanto catechista,
tra l’altro “arruolatasi” recentemente. Ho pensato cioè che l’obiettivo di questa formazione fosse quello di imparare nuovi
elementi ed approfondire aspetti già conosciuti del Decalogo
da trasmettere in seguito ai bambini.
Questa mia convinzione è stata stravolta per due ragioni: primo, l’obiettivo di essere formata in vista dei bambini è stato
“surclassato” dall’essere stata tras-formata in prima persona,
dall’aver fatto un passo avanti nel mio cammino di fede; secondo, questa tras-formazione è avvenuta non semplicemente
per aver appreso delle informazioni, quanto per aver guardato
alle Dieci Parole nel loro significato originale, quello dell’alleanza e della relazione di amore tra Dio e l’uomo, e tra gli
uomini stessi.
Nei quattro incontri – in cui dato per me essenziale noi partecipanti non eravamo solo un pubblico pronto ad assorbire, ma
interagenti e coinvolti con riflessioni individuali e momenti
di scambio – ho sentito e capito che le Dieci Parole parlano direttamente alla mia vita e a quella di ogni uomo perché
offrono un cammino da intraprendere a partire dai propri limiti che non vengono cancellati, quanto piuttosto integrati.
E in questo cammino di vita sperimento la gioia del sentirmi
amata a tal punto da ricevere dei doni che mi indicano la via
per tendere alla libertà; e al contempo, ritrovo la possibilità di
scelta consapevole del bene e di questa libertà che parte dalla mia comprensione ed intelligenza di essere umano. Lungi
dall’essere stati formulati in una logica di prestazione, i Comandamenti si rivelano così in una veste nuova e vera che si
colloca sulla scia del Comandamento sull’amore.
Se penso ai comandamenti in questi termini, come parole per
la mia vita, mi appare forte il legame tra essi e la mia identità
perché mi rendo conto che non fanno altro che ricordarmi chi
io sono, da dove provengo e chi voglio essere nel mio futuro.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
9
Persone
Don Gianni
Michelini è morto
giovedì 27 ottobre
investito a Modena
da un autobus. Era
malato da tempo
ed era tornato dal
Brasile, dove era
missionario a San
Paolo, proprio per
questo motivo
• Mons. Paolo Losavio
D
on Gianni Michelini è nato il 30
gennaio 1940 (71
anni fa). La sua
parrocchia in cui vive i primi
anni della sua vita è S.Pietro
in Elda. Fu ordinato sacerdote
in questa chiesa il 29 giugno
1963 (48 anni fa) da Mons.
Amici. Carattere forte, risoluto, determinato, rigoroso: non
era facile dissuaderlo dalle sue
convinzioni. Un cuore grande pieno di bontà: si faceva
Un autentico missionario
voler bene da tutti. Pieno di
zelo, instancabile, lavoratore
appassionato ed entusiasta.
Totalmente
disinteressato,
ha vissuto sempre in povertà,
dando tutto quello che aveva
e tenendo per sé solo il più
stretto necessario. Fu cappellano a Vignola, al Tempio,
e per ben dieci anni a Finale, dove i giovani di allora lo
ricordano ancora con tanta
gratitudine per quanto hanno
ricevuto da lui: si interessava a
ciascuno di loro, personalmente, anche andando a trovarli
nelle loro case, sempre con la
sua inseparabile vespa. Fu per
breve periodo Amministratore parrocchiale a Montecreto,
e Vicario coadiutore a Fiorano. Fu poi parroco allo Spirito
Santo. La parrocchia viveva
i suoi primi passi di vita. Per
5 anni avvia una pastorale di
presenza capillare, quartiere
per quartiere. E’ lì dove prende
forma quella che sarà sempre
la caratteristica del suo stile e
della sua azione pastorale: ac-
Don Gianni, a più tardi!
Caro don Gianni,
Era diventato un motivo di allegria e di amichevole presa
in giro quel tuo comporre un testo sulla missione popolare,
frutto delle tue esperienze brasiliane: doveva uscire e mai
vedeva la luce; noi parlavamo di un parto ritardato, molto
ritardato… Ormai i vicini e anche i lontani di camera erano
abituati a sentire il ticchettio della tua macchina da scrivere.
Sì, perché non ne avevi mai voluto sapere di imparare ad
usare il computer, che eravamo disposti a mettere a tua disposizione. Avevi scelto una macchina da scrivere fra le più
antiquate della casa e a fatica ne avevi accettato una più moderna, offerta da una delle persone di servizio. Quante volte, mi hai fatto attendere, prima di salire in automobile nel
cortile dell’arcivescovado, perché dovevi fare una corsa alla
cartoleria di Corso Canalchiaro, per prendere obsoleti nastri
in rosso e bleu e più spesso ancora bianchetti di correttore!
Penso che tu fossi in tutta la città l’unico acquirente di questi oggetti, per fortuna tua ancora riposti in un angoletto
nascosto del negozio. E volevi scrivere tutto in maiuscolo,
perché sostenevi che le persone anziane avrebbero faticato
meno a leggere il testo. E ticchettavi sui tasti fino a sera
tarda o fin dal mattino presto. Eri tanto preso dal lavoro che
questo costituiva un motivo di ritardo a pranzo o cena. Allora giungevi in sala quasi di soppiatto, ma non mancavi di
chiedere scusa ai commensali e al personale di servizio. Ora,
don Gianni, ci manca il ticchettio della vecchia macchina da
scrivere, dal momento che nessuno avrà mai più la cura di
usarla. Ma soprattutto di manchi tu col tuo sorriso aperto,
cordiale e sincero; anche se negli ultimi tempi, quando la
tua salute andava precipitando, si era fatto necessariamente
meno spontaneo. A volte arrivavi a pranzo in ritardo, adducendo come motivo che ti eri dimenticato di prendere le
medicine un’ora esatta prima dei pasti e che di conseguenza,
dovevi rimandare il pasto. In quelle occasioni ci dicevi immancabilmente: “A più tardi!”.
Volevi bene alla Casa del Clero. Penso sia stata questa la
causa della disgrazia. Fuggito dalla casa di cura, eri intenzionato a tornare da noi qui a Cognento. Per questo ti sei
diretto alla stazione delle corriere, per prendere il bus, come avevi fatto tante volte. E quando ne hai visto uno già in
moto, nella tua confusione mentale, hai avuto la sensazione
che ti fuggisse l’ultima occasione per tornare. Hai cercato di
fermarlo… Ora siamo noi che diciamo a te, che siedi già alla
mensa del Padre: “Gianni, a più tardi!
Don Nardo Masetti
costare personalmente tutte e
singole le persone.
Quindi la prima esperienza
brasiliana: due anni. Ma è costretto a ritornare per motivi
di salute.
In attesa di ripartire, vive un
anno e mezzo, come amministratore parrocchiale, a S.
Giuseppe, al villaggio artigiano. Un anno e qualche mese
vissuti con una intensità incredibile, “un fiume in piena”:
così lo ricordano i parrocchiani. Passa di casa in casa,
avvicina tutti senza nessuna
eccezione e a tutti propone
l’ideale di una comunità che
si modella su quella degli atti
degli Apostoli: ascolto della
parola, frazione del pane, preghiera e comunione fraterna.
Poi finalmente i 21 anni brasiliani. Il vescovo di San Paolo, dom Angelico, lo invia
missionario nella periferia
est della grande metropoli
(le case popolari di “Aguia de
haia”, 40 mila abitanti): era
abitata da famiglie di immigrati, arrivati da tutte le zone del Brasile in cerca di un
futuro migliore. In quell’area
non vi erano luoghi di culto,
ne operatori pastorali, nè cattolici praticanti. Per diversi
mesi don Gianni passa di casa in casa, invitando adulti e
giovani ad una “missione permanente di primo annunzio”.
I primi tre anni furono gli
anni della semina della parola
di Dio. Pian piano, a partire
dal quarto anno, incominciarono ad apparire i frutti della
missione: molti cattolici poco
praticanti diventarono discepoli-missionari di Gesu’ Cristo e diedero origine a quattro
comunità; nel 2001 nasce una
nuova parrocchia, la parrocchia fondata da don Gianni,
la parrocchia di Santo Spirito.
La sua dedizione è totale.
Per questo vuole essere pienamente brasiliano tra la sua
gente e chiede e ottiene l’incardinazione nella diocesi
di S.Miquel Paolista. Ma è
costretto, suo malgrado, a ritornare in Italia per motivi di
salute. Appena rimesso in sesto, si dedica al ministero della
confessione in Dumo e ancora
con il suo stile originale avvia
esperienze di missione nelle
“Avevamo ancora
bisogno di lui”
R
iportiamo un passo dall’omelia dell’arcivescovo al
funerale di don Gianni Michelini, che si è svolto a
San Pietro in Elda.
‘La tragica morte di don Gianni ci ha lasciato tutti attoniti.
Umanamente parlando avevamo ancora bisogno di lui per
tenere vivo in noi “il fuoco della missione evangelizzatrice”; quel fuoco che l’accompagnò da quando entrò in seminario fino alla sua morte. Don Gianni si è sempre sentito
missionario.
Possiamo dire che aveva ancora il suo cuore in Brasile; faticava ad accettare che, per le sue condizioni di salute, ormai
il suo Brasile fosse Modena; alla fine più che convinto si è
rassegnato, senza tuttavia lasciar venir meno quello spendersi generosamente che è proprio del missionario, che lo
portava a rendersi disponibile per le confessioni in Duomo
e per l’aiuto ai confratelli. Avevamo ancora bisogno di lui
per la testimonianza di stile di vita esseziale che ci ha offerto, per l’amore ai poveri, alla nostra Chiesa.
Avevamo ancora bisogno di lui per tenere vivi l’amore e
la passione per l’evangelizzazione (fino all’ultimo ha condiviso con un gruppo la riflessione sulla Parola di Dio e ha
lavorato per un sussidio sul primo annuncio per evangelizzare i cattolici poco praticanti).
parrocchie di Cognento e di
Baggiovara. Stava in questi ultimi giorni portando a termine
uno scritto in cui proponeva la
sua esperienza missionaria di
primo annuncio per evangelizzare i cattolici poco praticanti.
Il titolo che don Gianni aveva
posto è: “Con la vita e con la
parola annunciamo Gesù, nostro Signore e salvatore” Sono
le parole che nel modo migliore definiscono don Gianni Michelini.
Sì: era in realtà questo il titolo a lui più caro: Missionario.
Missionario è stato, nel senso
originario e più forte della parola: mandato ad annunciare
Gesù salvatore ai più lontani,
ai più poveri.
Don Gianni, il cammino dell’apostolo
1
987 Villaggio Artigiano. Parrocchia di S. Giuseppe (oggi
Gesù Redentore). Era morto don Nino Ansaloni ma arrivò dal Brasile don Gianni Michelini come un fiume in
piena! Un padre a volte severo e scomodo ma con una grande
attenzione all’essere umano e alla Chiesa che amava in modo
sfrenato; un padre che, volendo portare tutti a Cristo, ti richiamava sia personalmente sia dentro la comunità a svolgere un
ministero. Cominciò la sua missione di casa in casa con una
pergamena sotto il braccio con quattro punti: Ascolto della Parola, Eucarestia, Preghiera, Comunione fraterna. La comunità
addolorata, partì di nuovo e dalle origini. Era indispensabile
portare a tutti gli uomini le prime quattro consegne che il Signore aveva lasciato agli apostoli. Don Gianni diceva: “Io vi do
l’esempio, ho poco tempo, perchè devo tornare in Brasile, ma in
un anno prima di partire vi prometto che farò 120 ministri!” E
così inizio la sua missione, nel nostro territorio. Giorno dopo
giorno fiorirono le risposte: ministri della missione, della rappacificazione fraterna, ministri della pulizia della chiesa, della
convivialità. In alcuni quadernetti annotava la composizione
delle famiglie e le loro caratteristiche e in breve tempo riuscì a
conoscere le famiglie del territorio.
La domenica riferiva alla comunità il lavoro svolto, sottolineava l’importanza di ogni persona e incoraggiava a continuare il
cammino. Il fiume in piena cominciava a far emergere le basi per
la costruzione della nuova comunità; l’amore per il Signore e per
i fratelli cominciava a far luce. Dopo un anno e mezzo una domenica ci salutò: “Mi dispiace, sono arrivato solo a 87 ministri,
io parto, il resto lo farà il Signore”. Le persone, i ministri come
li chiamava lui, iniziarono a lavorare in parrocchia e lo fanno
ancora tutte oggi, la maggior parte a Gesù Redentore, qualcuno
dove il Signore lo ha posto. Ma oggi siamo tutte abbracciate
insieme a Lui e lo presentiamo al Padre. Don Gianni, non ti
dimenticheremo mai, sarai sempre con noi!
La nostra comunità ha avuto altri sacerdoti che l’hanno lasciata:
don Armando Covili, son Gianni Ferrari (prete operaio), son
Antonio Mantovani, son Giuseppe Guicciardi, son Nino Ansaloni, don Galasso Andreoli (cappellano delle fabbriche anche
nel nostro territorio); ognuno di loro ha seminato veramente
tanto, e semi unici, rari e preziosi. Signore aiuta noi a proseguire,
a portare i frutti di quello che abbiamo ricevuto da queste vite
donate e sante.
Anna Gazzetti e Iuna Marastoni
10
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Mass media
Pluralismo a rischio
I direttori delle testate aderenti alla Fisc (la Federazione italiana dei settimanali cattolici che conta in tutta Italia 189
giornali che raggiungono ogni settimana centinaia di migliaia di lettori), hanno sottoscritto, insieme ad altri responsa-
S
ignor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei, nella Sua qualità di più autorevole rappresentante
e custode della democrazia costituzionale per significarLe il
rischio imminente di chiusura
che coinvolge un centinaio di
giornali politici, cooperativi,
non profit e di idee e la conseguente perdita del lavoro per
svariate migliaia di giornalisti e
poligrafici.
Questo gravissimo evento sarà
la conseguenza inesorabile del
taglio del Fondo per l’editoria
deciso dal Governo, se non interverranno immediate misu-
re atte a ripristinarlo, sia pure
nell’entità – peraltro assai modesta e nel tempo già considerevolmente ridotta – stabilita per
gli anni precedenti.
Chi Le scrive è perfettamente
consapevole dei problemi di bilancio dello Stato e della necessità di ridurre la spesa pubblica,
eliminando ogni fonte di spreco.
Anche nel mondo dell’editoria,
dove è indispensabile un’opera
di bonifica per distinguere, sulla
base di rigorosi criteri, i giornali «veri» dalle testate inventate
a bella posta per lucrare sulle
erogazioni pubbliche. Abbiamo
da anni indicato soluzioni di
maggior rigore e trasparenza,
idonee ad evitare lo sperpero di
denaro pubblico. Il recente Regolamento solo in parte le ha
recepite, pertanto mentre chiediamo l’adeguamento del Fondo
torniamo a proporre ulteriori
criteri per consentire da un lato
risparmi o e dall’altro una più
rigorosa selezione nell’accesso
alle risorse.
Senza questo intervento, il taglio “lineare” prodotto sortirà il
risultato di buttare il bambino
con l’acqua sporca.
Siamo certi, Signor Presidente, che comprenderà quale
vulnerazione democratica si
determinerebbe se il pluralismo dell’informazione subisse
un’amputazione delle proporzioni annunciate.
Grazie, signor Presidente
I
l presidente della Fisc, Francesco Zanotti, commenta con queste parole la risposta del
presidente della Repubblica alla lettera sul taglio dei fondi per l’editoria.
“Esprimo un immenso grazie a nome mio personale e di tutti i direttori dei giornali che
aderiscono alla Fisc al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la tempestiva
risposta all’appello contro i tagli ai fondi per l’editoria firmato anche dagli stessi direttori.
Oltre alla gratitudine per l’attenzione riservata, ringraziamo per la condivisione circa ‘la preoccupazione per i rischi che ne potrebbero derivare (dai tagli lineari, ndr) di mortificazione
del pluralismo dell’informazione’. Il Presidente ha aggiunto che non mancherà di manifestare
il suo punto di vista al governo.
Con il suo intervento il presidente Napolitano ha dato notevole risalto alla nostra richiesta
che non mira a conservare alcun privilegio, ma solo a garantire il pluralismo informativo.
Inoltre abbiamo appreso con favore che lo stesso Presidente ha apprezzato la sensibilità che i
firmatari hanno manifestato in merito all’urgenza di ‘un’opera di bonifica’ nel settore e anche
‘la disponibilità a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato risparmi e dall’altro una
più rigorosa selezione nell’accesso alle risorse’. Tutto ciò conferma la linea che la Fisc da tempo porta avanti e che si riassume nelle due parole ‘rigore ed equità’ che nelle sedi istituzionali e
no abbiamo proposto come principi da mettere in campo per il riordino dell’intero comprato
dei fondi all’editoria”.
bili di testate di diverso orientamento culturale e politico, una lettera inviata nei giorni scorsi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella quale esprimono i timori per i tagli dei contributi all’editoria. Questo il testo della lettera.
In edicola rimarrebbero i giornali che hanno alle spalle editori
potenti, che drenano pressoché
tutta la pubblicità, compresa
quella degli inserzionisti istituzionali. Il perimetro dell’informazione si comprimerebbe
drasticamente, rimanendo appannaggio di pochi gruppi privilegiati.
Il tempo a disposizione per evitare il tracollo è talmente breve
che già domani sarebbe troppo
tardi.
Per questo, Signor Presidente,
noi che rappresentiamo testate
del più diverso orientamento
culturale e politico, Le chiediamo un intervento utile a scongiurare un epilogo disastroso.
Nella nostra qualità di direttori
dei giornali sottoscrittori della
presente, Le chiediamo anche di
volerci incontrare, in modo da
rendere vieppiù chiari i termini
delle nostre valutazioni e delle
nostre proposte.
E il Quirinale
risponde
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha immediatamente risposto alla lettera dei direttori di centinaia di giornali, compresi quelli dei settimanali Fisc.
C
ari amici, ho letto con attenzione la vostra lettera e mi rendo
ben conto dell’importanza degli argomenti che mi avete illustrato in polemica con l’annunciato taglio ‘lineare’ al Fondo
per l’editoria. Condivido la preoccupazione per i rischi che ne
potrebbero derivare di mortificazione del pluralismo dell’informazione.
E non mancherò di manifestare questo mio punto di vista al governo.
Ho, nello stesso tempo, trovato altamente apprezzabile, nella vostra lettera, la sensibilità per l’urgenza di ‘un’opera di bonifica’ in questo settore
e la disponibilità ‘a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato
risparmi e dall’altro una più rigorosa selezione nell’accesso alle risorse’.
Credo che quanto più darete seguito concreto a questi vostri intendimenti, tanto più ne guadagnerà in efficacia la sollecitazione, che faccio
mia, per una riconsiderazione delle decisioni del governo”.
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12
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
dalla Città
Nel ricordo di don Galasso Oltremare a cena con Libera
Il 10 novembre
la messa in San
Faustino
L
’appuntamento
annuale per ricordare insieme
la “partenza per
il cielo” del nostro, più che
mai presente in mezzo
a noi, amato Don, è alle
porte. Come in passato, la
Santa Messa in sua memoria sarà celebrata il 10
novembre in S. Faustino
alle ore 19. “Siamo certi –
invitano le Piccole Sorelle
Sulla tavola lavoro
e legalità
insieme a don Franco - che
ci sarai per ricordare, per
pregare e per chiedere grazie e benedizioni al nostro
carissimo Padre e fratello
che ci ha preceduti nella
casa del Signore e per continuare a camminare sulle
sue orme di “galoppino del
Signore”, nella convinzione
che egli non ci abbandonerà mai! Ti saluteremo con
fraterno affetto e saremo
contenti di consegnarti il
messaggio del nostro don
Galasso, come lui ha vissuto sempre: “Lavoro e festa”
contenuto in un libretto che
potrai leggere e meditare in
un secondo tempo”.
S
abato 12 novembre
la coop. Oltremare
festeggia i suoi 20
anni con la coop.
Placido Rizzotto, del gruppo di Libera Terra Mediterraneo. L’appuntamento
è nella parrocchia di San
Faustino: alle ore 18 incontro con i gruppi che hanno
partecipato ai campi estivi
di Libera: racconto delle
Vescovo e sindaco a confronto sul lavoro
C
Festa. L’arte che accompagna
la Festa” con la partecipazione
della Corale del Duomo diretta
dal m° Bononcini e di Renato
Cavani, storico dell’Arte. Quindi altri due appuntamenti: il
primo giovedì 19 gennaio 2012
alle ore 21 alla Circoscrizione 1
(p.zza Redecocca) sul tema “Il
lavoro di domani. Quale evoluzione del lavoro” con Alessandro
Monzani, di Confcooperative e
membro dell’Ufficio diocesano
di Pastorale Sociale del Lavoro
e William Ballotta, segretario
Piazza Pomposa
Tempo di caldarroste bio
D
omenica 6 novembre dalle ore 14.30 in Piazza Pomposa
“Tempo di caldarroste al mercato biologico” una domenica con caldarroste, vin brulè, tisane naturali, gnocco fritto
e crescentine, laboratorio del gusto e tanta musica. Dalle 14.30
spadellatura delle caldarroste di Castel Del Rio, punti informativi su alimentazione e salute, tisane naturali e thè pregiati puri e
aromatizzati a cura di Provisos di Parma, vin brulè a cura dell’Associazione La Pomposa. Alle 15 “Alla scoperta delle mele antiche”
laboratorio del gusto a cura di G. Negroni dell’associazione Civiltà
contadina. Nella piazzetta dietro la chiesa: gli amici di Ermes faranno gnocco fritto e crescentine dalle 11 alle 13 e dalle 15.00, il
ricavato sarà devoluto in beneficenza. Alle 16.00 Musica jazz con
Patty Gibertoni Quartet.
le prenotazioni è possibile chiamare la Bottega
d’Oltremare di Modena, Calle di Luca 18, Tel
059217335; oppure inviare una mail a [email protected].
Parrocchia Sant’Agostino
Vicariato Centro Storico: lunedì 7 novembre
redere
nell’Uomo,
sperare nel Futuro” è
un percorso di riflessioni ed approfondimenti sui
temi della vita divenuto ormai
tradizione per il vicariato del
Centro Storico. Quest’anno
la serie di quattro incontri
si ripropone di sviluppare il
tema pastorale “Festa e Lavoro”. L’apertura è in grande
stile: lunedì 7 novembre alle ore 21 nella sala consiliare
del Municipio di Modena si
parlerà del “Senso del lavoro
nella comunità locale. Scelte, mode, stili
di vita”: a questa serata, che rimanda ai
temi affrontati nella
lettera pastorale sul
quale sta riflettendo
la comunità diocesana,
partecipano
Giorgio Pighi, sindaco di Modena e
lo stesso arcivescovo
mons. Antonio Lanfranchi..Il ciclo di
conferenze continua
poi con una serata,
giovedì 24 novembre alle ore 21 in
Duomo, sul tema
“La bellezza per la
loro testimonianze, alle 20
cena con prodotti di Libera e del commercio equo e
solidale. Alle ore 21 tavola rotonda con Valentina
Fiore della coop. Placido
Rizzotto, Gerardo Bisaccia, referente di
Libera Modena
e Vittorio Reggiani, presidente della coop.
Oltremare, sul
tema: il progetto di Libera
Terra, il lavoro
per la legalità,
i prodotti. Per
provinciale Cisl; il secondo appuntamento è domenica 19 febbraio alle ore 21 nella chiesa di
S. Biagio (via del Carmine) sul
tema “Musica di Festa”: serata
col coro Tomas Luis de Victoria
di Castelfranco.Il percorso, proposto congiuntamente da Vicariato cittadino del centro storico
e circoscrizione 1 del Comune
di Modena, è proposto e raccomandato a tutti gli adulti e alle
famiglie delle parrocchie del
Centro Storico. Riferimenti e
registrazioni degli incontri sono
disponibili sul sito www.vicariatocentrostoricomo.org .
Coro rumeno ortodosso in concerto
N
on sarà un semplice
concerto, ma un momento di preghiera di
grande bellezza. Venerdì 4 novembre il coro rumeno ortodosso Psalmodia Varadi Ensis,
di Orodea, diretto dal padre dr.
Mihai Brie sarà ospite della
parrocchia di Sant’Agostino e
proporrà alcuni inni liturgici
ortodossi. Il concerto sarà anche l’occasione per vivere un
momento di comunione ecumenica con padre Costantino
e i fratelli della parrocchia Ortodossa Rumena. L’inizio del
canto liturgico è previsto per le
21 e, per chi viene alla messa
delle 19, ci sarà un buffet prima del concerto.
Incontri con gli alunni delle elementari
Il dialetto a scuola
L
a Società del Sandrone, nell’intento di concretizzare la divulgazione del dialetto modenese, ha promosso una serie di
iniziative con gli alunni delle scuole elementari, in accordo
con l’amministrazione comunale. Il primo degli incontri si terrà il 10
novembre poi, i successivi, a cadenza settimanale, fino al 29 marzo
2012, tutti i giovedì dalle 9 alle 11 presso la sede in P.za Domenico
6. Le maschere modenesi: Sandrone, Pulonia e Sgorghiguelo, intratterranno i giovani spettatori recitando brani dialettali ed illustrando
episodi della storia cittadina. Il gruppo de “l’Ocarina Bianca” farà
rivivere i tradizionali burattini in legno in una farsa in vernacolo. Sarà presente anche il “nonno modenese” Pino Ligabue. La mattinata
si concluderà con una merenda sandroniana: bensone modenese e
tortelli alla marmellata.
Domenica 6 la manifestazione podistica
CorriModena 2011
T
utti i podisti, ski rollers e rollers della città domenica 6 novembre parteciperanno alla CorriModena. I conocrrenti alla
manifestazione sportiva non competitiva più celebre di Modena, con una quota associativa di un solo euro, potranno procedere
di passo o di corsa e scegliere il percorso intero di 17.5 km o concludere ai traguardi intermedi dei 3.5, 5 e 10.7 km. La CorriModena è
concomitante alla 8° CorriScuola modenese. La partenza è alle 9.30
dalla via Emilia Centro, angolo via San Carlo, con arrivo in Piazza
Grande.
Per info e iscrizioni: tel. 059 217497
A Modena un progetto sociale europeo
Il valore del volontariato
M
odena aderisce al progetto 4SEE, la rete per l’economia
sociale ed il volontariato che, finanziato dall’Unione europea con il programma Europa per i cittadini, si pone
l’obiettivo di promuovere, a livello continentale, incontri e dibattiti
sul tema della gratuitità coinvolgendo istituzioni, soggetti del privato e del terzo settore, volontari e cittadini. A Modena il progetto
verrà presentato lunedì 7 novembre alle 17 presso la sala del Consiglio Provinciale, in viale Martiri della Libertà. A seguire si terranno altri due eventi tematici per lo sviluppo di dinamiche relazionali
orientate allo sviluppo di idee e progetti: il primo a Modena, dal
16 al 20 aprile 2012, il secondo in Grecia, ad Aegion, dal 21 al 31
agosto 2012, entrambi sul tema “La rilevanza sociale dell’economia
sociale”. L’iniziativa vede la partecipazione della Provincia di Modena, di sette comuni modenesi, Modena, Formigine, Maranello,
Nonantola, Pavullo, Sassuolo e Savignano sul Panaro, di 4 enti
pubblici europei, un comune albanese, uno polacco, uno irlandese
e uno greco, e di tre soggetti del terzo settore, il Centro Culturale
F. L. Ferrrai, il Centro Servizi per il Volontariato di Modena e il
comitato di gestione fondo speciale per il volontariato dell’Emilia
Romagna.
Un negozio per donne in difficoltà
A favore della mamme
I
l centro di Aiuto alla Vita “L. Capitelli” nell’ambito della propria
attività ha attuato un’iniziativa per raccogliere fondi destinati a
sostenere le maternità problematiche. A Modena, in Via Morse
13 è stato inaugurato un punto vendita di abiti femminili e giochi a
prezzi estremamente convenienti. Il locale è aperto tutte le mattine
ed è gestito da volontari. Tutti gli articoli in vendita sono stati donati
da chi apprezza e condivide le finalità assistenziali dell’associazione,
rivolte principalmente ad aiutare donne sole con bambini in tenera
età e donne che, vivendo gravi situazioni di disagio, meditano di interrompere la loro gravidanza. Fare del bene a chi è in difficoltà può
essere facile. Le nostre mamme affronteranno meglio la maternità
sapendo che qualcuno sarà loro vicino per un po’ di tempo.
Parrocchia San Paolo
Torna il tradizionale ritiro di Gaiato
L
a parrocchia San Paolo Apostolo organizza, come ogni anno,
il tradizionale ritiro spirituale a Gaiato di Pavullo: un’occasione importante di ritrovo e di formazione, per pregare assieme
secondo la spiritualità cristiana, rinnovare e migliorare la propria vita
interiore. Appuntamento sabato 19 e domenica 20 novembre con
mons. Giuseppe Verucchi, arcivescovo di Ravenna, che guiderà il ritiro. Per motivi organizzativi iscriversi appena possibile telefonando
a Roberto Manicardi: tel. 059 350649, 338 9793713.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
13
dalla Pianura
San Martino nel segno della tradizione
Bomporto festeggia
il santo di Tours:
tante proposte per
riscoprire sapori e
prodotti di una volta
• Laura Solieri
D
a sabato 5 a
domenica
13
novembre
a
Bomporto ritorna il tradizionale appuntamento con la Fiera di San
Martino. Anche quest’anno,
come ha sottolineato il sindaco Alberto Borghi, l’idea a cui
si è ispirata l’organizzazione
della Fiera è quella di cercare
di rappresentare il volto autentico della manifestazione,
nell’origine e funzione storica, economica e culturale,
di una tradizione contadina
che rivive nelle feste sull’aia,
nel momento della P’caria,
dei giochi di una volta, dei
mercati contadini. Sabato 5
A San Felice
il ricordo del
giornalista,
impegnato nella
stampa cattolica
C
erimonia
molto
semplice ma significativa quella
avvenuta
lunedì
24 ottobre durante l’incontro
conviviale per gli operatori
parrocchiali in occasione della
festa patronale: l’intitolazione
di una sala del “Centro don
Bosco” di San Felice al prof.
Riccardo Pellati, sanfeliciano
doc. Egli nacque a San Felice
il 25 febbraio 1923. Laureato
presso l’Università di Modena, giornalista, insegnante, fu
poeta dialettale e vice presidente dell’Unione Cattolica
Stampa Italiana. Redattore da
novembre, a partire dalle ore
16, prenderà il via l’edizione
2011, con il taglio ufficiale del
nastro, che avverrà presso la
sede municipale alle ore 16.30,
accompagnato dalla sfilata e la
mostra di auto d’epoca.
Questa manifestazione rappresenta un momento forte
per la comunità bomportese
(e non solo), che si riunisce nel
ricordo della lunga tradizione
che accompagna la Fiera, del
significato profondo che questa ha sempre rappresentato
nel panorama delle festività
modenesi.
Diversi sono i progetti rievocativi allestiti in questa edizione
come, ad esempio, “Bomporto
sull’aia”, previsto per domenica 6 novembre, che mira a far
rivivere la giornata della cosiddetta P’caria con animazioni,
assaggi di prodotti gastronomici e giochi tradizionali per
bambini, accanto ai quali non
mancheranno momenti di
degustazione delle tipicità locali nell’area dedicata di Borgobuono e non solo.
Nelle giornate di sabato 5 e sabato 12 grande festa per famiglie e bambini con gli asinelli
di Gombola e spettacoli di saltimbanchi ed esibizioni degli
artisti di strada. Numerosi anche gli appuntamenti culturali
ed artistici previsti, a partire
dalla X Biennale degli Artisti
locali presso la Sala civica del
Tornacanale e dalla mostra
di Luca Taglini nello spazio
espositivo 41zero30.
E ancora: giornata dedicata
agli assaggi e alla conoscenza
dell’aceto balsamico tradizionale di Modena; concerti di
musica tradizionale (si esibiranno il Coro degli alpini bergamaschi, il gruppo milanese
dei Barabam e quello emiliano
delle Pivenelsacco, i “canti della libertà” dell’arpa celtica di
Francesco Benozzo); concerti
di intrattenimento (previsti
ogni sera presso il Teatro Tenda); lo show “MO pensa te” di
Andrea Barbi, volto noto di
Trc TeleModena.
Da non dimenticare infine gli
appuntamenti con il premio
San Martino d’Oro, preceduto dall’anteprima del progetto teatrale sui 150 anni
dell’Unità d’Italia, a cura di
Lorenzo Sentimenti e della
sua “Fabbrica dei Sogni”, e la
presenza di una delegazione
bomportese a Bologna giovedì
9 novembre, all’interno della
manifestazione “Urbanpromo
2011”, dove verrà organizzato
un “aperitivo
culturale” per
promuovere
il territorio
bompor tese
ed il Lambrusco di Sorbara.
Le nove giornate di Fiera
saranno allietate anche
dal mercato
tradizionale,
dal mercato
contadino, dal
mercato “Versilia – Forte
dei Marmi”,
nonché dal-
le proposte del mercato degli
artisti dell’ingegno. Per i palati
più esigenti sarà in funzione
presso il Teatro Tenda il ristorante con cucina rigorosamente
modenese e la pizzeria, il tutto
allietato ogni sera dalle note
delle più importanti orchestre
di ballo liscio. Nei week end
interessati dalla Fiera e durante la giornata di San Martino
(venerdì 11 novembre) sarà
invece attivo “Borgobuono
– Un borgo da gustare”, che
proporrà pietanze tipiche,
accompagnate dall’immancabile Lambrusco, proposto dalle cantine locali. Per
consultare il programma
completo è possibile visitare il sito web www.comune.
bomporto.mo.it.
Una sala per Riccardo Pellati
sempre del settimanale cattolico modenese “Nostro Tempo”,
collaborò per oltre 60 anni alla
stampa cattolica, avendo iniziato
ad appena 16 anni, sotto la guida di mons. Pietro Paltrinieri, a
collaborare nella redazione del
periodico parrocchiale “La Voce
del Parroco”.
Dal 1972 al 1985 svolse un corso di giornalismo autorizzato
dal Provveditorato agli Studi di
Modena presso la scuola media
statale “Giosuè Carducci” di
Modena; esperienza proposta da
RAI 3 nel febbraio 1981.
Nel 1989 vinse ad Ercolano il
premio nazionale di poesia dialettale ”Premio Paolo VI – una
poesia per la pace”; nel 1992 si
affermò col primo premio al
concorso nazionale di poesia
dialettale a Castelnuovo
Garfagnana. Fu collaboratore
della redazione modenese de
“Il Resto del Carlino”. Autore
di numerose pubblicazioni, fu
ideatore del Premio Nazionale
di Poesia dialettale “Guido Modena”.
In considerazione di particolari
benemerenze il Presidente della Repubblica il 27 dicembre
1994 gli conferì l’onorificenza
di Cavaliere al merito della Repubblica.
Morì a San Felice il 16 aprile 2007. A quattro anni dalla
scomparsa i sanfeliciani hanno
ricordato con affetto il proprio
concittadino rimasto
sempre molto legato
al proprio paese natale
nel quale faceva ritorno
spesso e del quale era
particolarmente fiero.
Svolse con grande dedizione per parecchi
anni l’incarico di vice
Presidente dell’Unione
cattolica stampa italiana (UCSI): in pratica,
alla stampa cattolica,
dedicò una parte importante della sua vita, dando il meglio di
sè. Dobbiamo essergli
tutti grati per avere
svolto questo importantissimo
compito
con grande obiettività
ed imparzialità.
Associazioni
San Felice, Rivara e San Biagio
Convegno regionale
per ArcheoNonantola
Il Medioevo ritrovato della bassa modenese
S
• L.S.
abato 29 ottobre la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ha organizzato ad Ozzano dell’Emilia un importante convegno regionale del Volontariato
Archeologico, a cui ArcheoNonantola è stato invitato a partecipare, presentando un poster che illustra le sue attività nell’ambito
del territorio. L’associazione nonantolana è stata inoltre selezionata, insieme ad altre diciassette tra le trentacinque partecipanti
(le associazioni che hanno aderito all’invito e hanno partecipato
al convegno provengono da diverse città dell’Emilia Romagna),
per relazionare sulle iniziative svolte e sul suo impegno per la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico. Il convegno
è stato presieduto dal Soprintendente per i Beni Archeologici
dell’Emilia Romagna Filippo Maria Gambari.
L
a sala parrocchiale
della chiesa di San Felice sul Panaro ospiterà sabato 5 novembre
alle ore 15.30 il convegno dal
titolo “Le chiese di San Felice,
Rivara e San Biagio nel Medioevo – Storia e tradizione alle
origini di tre Parrocchie della
Bassa Modenese”. L’evento è
curato dalle parrocchie dell’Unità Pastorale con la collaborazione del Gruppo Studi della Bassa
Modenese, dell’Associazione
culturale “Marino Silvestri”,
dell’Associazione “Il Porto” e il
patrocinio del Comune di San
Felice. Relatori della giornata
saranno tre qualificati esperti:
Paolo Golinelli, Paolo Campagnoli e Mauro Calzolari.
Paolo Golinelli, docente di Storia medioevale presso l’Università di Verona, presenterà il tema
“L’organizzazione plebana nella
bassa modenese dal IX al XII
secolo”.
Paolo Campagnoli, dottorato
di ricerca in Topografia antica
all’Università di Bologna svolgerà alcune basilari “Considerazioni storiche e topografiche sulla
chiesa di San Felice”: un’analisi
sulle ipotesi delle varie mutazioni nel tempo. Mauro Calzolari,
docente di Topografia Antica
presso l’Università di Ferrara,
interverrà sulla “Tradizione delle origini nelle fonti scritte: l’anno 551 per la pieve di San Felice,
l’anno 961 per le Chiese di Rivara e San Biagio”. La relazione sarà di specifica importanza,
ricorrendo il 1050° anniversario
della “scissione” delle parrocchie
di Rivara e San Biagio dalla
chiesa d’origine, la pieve di San
Felice. Dalle relazioni degli
studiosi emergerà l’antica
comunità della pieve di San
Felice, che ci farà riflettere
sul percorso nella storia della
nostra Unità Pastorale, verso
il disegno che Dio ha preparato per le tre comunità. La
voce della storia diventa così
una testimonianza, capace di
mettere in relazione meglio
con il territorio, l’umanità, la
spiritualità; un messaggio testimone dei tempi, luce della
verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell’antichità (Cicerone).
14
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
dalla Pedemontana
A Spilamberto
sarà presentato
un volume sulle
chiese
del territorio
U
n volume dedicato agli edifici
religiosi del territorio spilam-
bertese.
La presentazione del libro
‘Spilamberto: gli edifici
sacri del territorio’ si terrà
venerdì 4 novembre alle
21, presso lo Spazio Eventi L. Famigli, in viale Rimembranze 19.
Saranno presenti Francesco
Lamandini, sindaco di Spilamberto, Maria Cristina
Vecchi, autrice del libro e
Graziano Giacobazzi, coordinatore degli archivi parrocchiali di Spilamberto.
La serata sarà una preziosa
occasione per approfondire
alcuni temi affrontati nel
volume della Vecchi, edito
dal comune di Spilamber-
Storia degli edifici sacri
to e dedicato in particolare
alle tre chiese parrocchiali:
S. Vito Martire, S. Adriano
III° papa e S. Giovanni Battista. Poi tutti gli oratori e
conventi: dall’antico ospizio
di S. Bartolomeo all’oratorio
di Corticella, da Collecchio
a Belvedere, da S. Eusebio al
Convento degli Agostiniani,
da S. Maria al Monastero
delle Cappuccine, senza dimenticare la chiesa del Carmine, S. Liberata, ecc.
Un libro che ripercorre la
storia di Spilamberto anche
attraverso diverse fotografie,
molte delle quali inedite, basandosi su documenti storici,
grazie alla preziosa collaborazione di Graziano Giacobazzi.
La pubblicazione “Spilamberto: guida agli edifici sacri
del territorio” è acquistabile
presso l’Urp del Comune, le
edicole e librerie del territorio.
Castelnuovo piange ‘Lalla’
E’ morta Maria Laura Reggiani, sindaco del paese
C
on una cerimonia semplice, sobria, in linea con
la sua personalità
e conclusa da un momento di preghiera e con la lettura di alcuni brani biblici,
Castelnuovo Rangone ha
salutato Maria Laura ‘Lalla’ Reggiani, sindaco del comune morta dopo una lunga
malattia. Presenti moltissimi
cittadini, le autorità civili, il
parroco di Castelnuovo don
Isacco Spinelli.
Maria Laura Reggiani ha
affrontato con grande forza
d’animo una malattia che da
tempo la costringeva a sottoporsi a cure dolorose, lottando contro un male che si era
manifestato più di un anno
fa. Nonostante questo, aveva
deciso di portare avanti, fino
a quando le forze l’hanno
sostenuta, il mandato che i
cittadini di Castelnuovo le
avevano affidato alle elezio-
ni amministrative del giugno
2009. Nel mese di gennaio,
Lalla aveva reso pubblica la
notizia della sua malattia.
“In lei – ricordano i colleghi
della Giunta Comunale - viveva una passione civile autentica e disinteressata, unita ad un
grande affetto per i propri concittadini. Un amore e un senso
di responsabilità talmente forte che l’hanno spinta a sottrarre tempo ed energie alla sua
stessa salute pur di dedicarsi
alla cosa pubblica. Le parole
non possono non esprimere
l’ammirazione per l’esempio
che Lalla, col coraggio della
sua testimonianza, ha dato a
tutti noi”. Per i dipendenti del
Comune, prima che sindaco e
assessore, Lalla era stata una
collega. E non si contano le
manifestazioni d’affetto che
sono giunte da istituzioni, associazioni e singoli cittadini.
Una solidarietà e una vicinanza che possono soltanto in
parte alleviare il dolore della
famiglia, della figlia Valeria
con Claudio e gli adorati nipotini Aurora e Alessandro,
del fratello Renzo, della madre
Luisa, del compagno Mario,
dei parenti e dei tanti amici di
Lalla.
Lalla Reggiani era nata il giorno di Natale del 1948.
Savignano
Sono giornalisti, bellezza!
S
arà Paolo Mieli l’apripista, mercoledì 9 novembre alle 21, della rassegna ‘Sono giornalisti,
bellezza’, una serie di appuntamenti con alcuni dei nomi più importanti del panorama giornalistico italiano, intervistati da Pier Luigi Senatore, presso il teatro La Venere di Savignano
sul Panaro. La rassegna, promossa dal comune di Savignano in collaborazione con la Libreria dei
Contrari di Vignola e Radio Bruno, investigherà temi e peculiarità del giornalismo italiano di oggi e proseguirà il 19 novembre con Luca Telese, giornalista di punta de Il fatto quotidiano. Alfio
Caruso sarà invece il protagonista della serata del 30 novembre, mentre Marcello Sorgi quella del
7 dicembre. La rassegna si chiuderà il 13 dicembre con l’incontro con Toni Capuozzo.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
15
dall’Appennino
Don Bruno prete da 30 anni A Toni la ‘Castagna d’Oro’
Montecreto
La comunità del
paese appenninico
ha festeggiato
l’anniversario di
sacerdozio del parroco
U
n pomeriggio di
Chiesa quello vissuto dall’Unità Pastorale montesina
domenica 9 ottobre.
Alle ore 16.00 tutte le 11 comunità parrocchiali si sono
ritrovate per festeggiare il
proprio parroco don Bruno
che ricordava 30 anni dalla
sua ordinazione sacerdotale,
avvenuta il 19 settembre 1981
per l’imposizione della mani di
Mons. Bruno Foresti.
La celebrazione si è aperta con
la processione nella quale, con
il proprio stendardo e con una
candela accesa, in mano ad un
ragazzo, con scritto il nome
della parrocchia, erano visivamente rappresentate tutte
le comunità presenti. Tutta la
S. Messa presieduta da don
Bruno e concelebrata da don
Paolo e don Cristian (parroci
in vicine parrocchie della diocesi di Bologna) è stata caratterizzata da un forte senso di
unità. Il suono ed il canto sono
stati condotti da membri delle
diverse comunità così come le
letture e le preghiere dei fedeli
nonché la processione offertoriale hanno visto protagonisti
rappresentanti delle diverse
parrocchie che don Bruno con
pazienza, impegno e tanta tenacia segue e ama.
Significativa la presenza dei
diaconi Pierluigi e Ferdinando
e dei diversi ministri istituiti (tra
gli altri Tonino
e Gianmarco) che con
don
Bruno
collaborano
per non far
mai mancare
un momento
di preghiera
domenicale
in ogni singola comunità
che si raduna
per celebrare
e vivere, alla
luce della fede, il giorno
del Signore,
anche quando è assente il sacerdote. Tanti
i ragazzi presenti che hanno
con questa celebrazione iniziato l’anno catechistico. Presente
le istituzioni, nella persona del
Sindaco a testimoniare come la
presenza e l’opera di don Bruno
siano profondamente radicate
nella comunità montesina.
Don Bruno, che ha scelto per
questa celebrazione i medesimi
testi proclamati in occasione
della sua prima S. Messa, ha
evidenziato come il suo impegno e quello di tutti i laici in
ogni comunità risponde all’essere tutti strumenti del Signore
nella vita quotidiana e nei diversi momenti della vita; strumenti
del Signore per essere portatori
di bene, di speranza, di fede.
La S.Messa partecipata e vissuta
da numerose famiglie e da tante
persone è stata motivo per ringraziare don Bruno per quanto
quotidianamente compie per
tutte le nostre comunità per
essere vicino a tutti. L’augurio
finale a lui rivolto riassume uno
dei significati di un pomeriggio
di fede e di chiesa di un’intera
unità pastorale “….Un grande
grazie ti diciamo oggi carissimo
don, un grazie che vogliamo si
traduca in un impegno costante
da parte di ognuno di noi per
non farti mai mancare il sostegno, la collaborazione e l’aiuto
necessario per poter continuare a svolgere la tua missione in
mezzo a noi. Noi insieme con te
per mantenere viva nelle nostre
piccole comunità, con l’aiuto
dello Spirito di Dio, la luce della
fede.”
Il saluto
del Sindaco “in
forma
di zirudella”,
che ha
ricordato come
il nostro
parroco
opera
con dedizione
totale ed
impegno
per tutte
le comunità parrocchiali a lui affidate,
e quello dello stesso don Bruno
che ha raccontato la propria vita
sempre “in forma di zirudella” (saluti particolarmente apprezzati per il particolare stile)
hanno concluso la celebrazione
religiosa a cui è seguito un momento di fraternità per continuare e concludere una giornata
di profonda unità “insieme con
il nostro Don”.
Un resoconto per la speranza
L
’andata a Riccione per l’Assemblea
Organizzativa Regionale della Fnp non è
stata una scampagnata: tre giorni di lavoro, di
discussione, di analisi, di proposte sul come
rispondere, come organizzazione, non solo ai problemi
locali, ma anche nazionali, mondiali. E’ stato un buon
lavoro. “Nel pomeriggio c’è la possibilità di andare a San
Patrignano a visitare la struttura di Muccioli”.
La proposta inaspettata, la curiosità di conoscere questa
realtà mi hanno spinto a parteciparvi. Della comunità
di San Patrignano sapevo ben poco: una struttura che
accoglie i tossicodipendenti, un mezzo ospedale e un
mezzo riformatorio, un recinto dove mettere insieme
tutte le mele marce prodotte dalla nostra società, un
serraglio…?
San Patrignano: il cartello stradale ci avverte che siamo
arrivati. Siamo un’ottantina di pensionati, anziani, con
una vita alle spalle, che hanno più o meno vissuto le
strettezze del dopoguerra, della ricostruzione, per i quali
il tema della droga è apparso come problema creato dal
benessere, dalla crisi dei valori, una fuga dalla realtà , come
nel caso dell’alcolismo: l’alcol per i poveri, la droga per
i ricchi. Con queste superstizioni ho varcato il cancello
del check point; c’erano dei ragazzi ad attenderci con un
bracciale di servizio al braccio.
“Non si può fumare”: è per me un sacrificio che accetto
come un dovere e penso che dovrei entrare anch’io in
una struttura del genere. Abbiamo percorso un vialetto
di selciato ben curato. Giunti ad un fabbricato abbiamo
visitato una falegnameria enorme, ben illuminata con
ragazze e ragazzi al lavoro: distratti dalla nostra presenza,
ci hanno sorriso. Usciti fuori, si è aperta una vallata estesa,
a perdita d’occhio: una conca divisa in campi arati, uliveti,
vigneti, frutteti, punteggiata qua e là da piccole costruzioni:
case coloniche. Ci è stato detto che tutta la tenuta è stata
utilizzata da Muccioli per la realizzazione di San Patrignano.
“Muccioli ha iniziato il tutto mettendo a disposizione dei
ragazzi solo alcune roulottes”.
Saliamo verso le scuderie. Mi fermo per osservare quella che
mi sembra una cappella.“Quello accanto è il nostro cimitero”.
Proseguo; non ci è permesso entrare nelle stalle: avranno
avuto una quarantina di poste; sono famosi i cavalli di san
Patrignano. Vado oltre, perché il gruppo si sta allontanando:
non vorrei perdermi tra tante costruzioni, vialetti. Il canile
è ben curato: le gabbie sono ampie, accoglienti; i cani sono
tranquilli e ogni gabbia riporta il loro nome e la dieta. Due
cagnolini si rincorrono avanti e indietro, lungo un lato della
recinzione, un cane enorme, in grado di sbranarli: giocano.
Scendiamo: il tempo trascorre veloce. La vallata è illuminata
dal tramonto: uno spettacolo di colori. Dall’alto osservo le
varie costruzioni: l’officina, dove un ragazzo ci saluta con
un gesto della mano, la tipografia che visitiamo. “Degli
artigiani vengono qui ad istruire i ragazzi, così, quando
tra qualche anno usciranno, avranno un’occupazione”. Un
ragazzo ci fa da cicerone e ci spiega le varie tecniche di
stampa: la cosa è così complicata che non memorizzo e, del
B
agno di folla,
domenica scorsa
a Montecreto,
nell’ambito della 26a
Festa della Castagna,
per Luca Toni. Il bomber di Serramazzoni,
Campione del Mondo di calcio nel 2006 e
Scarpa d’Oro nello stesso anno come miglior
cannoniere europeo, ha
ricevuto dal sindaco,
Maurizio Cadegiani, il premio “Castagna d’Oro”, che annualmente
è consegnato a un personaggio del mondo della cultura, dello spettacolo o dello sport. Toni, è arrivato in paese verso le 16 e ha visitato
gli stand nei quali i volontari hanno preparato tutte le varie specialità
che si possono ottenere dalla castagna e dai suoi derivati. Immediatamente riconosciuto, è stato pedinato dai fan per tutto il percorso,
trasformatosi in uno stillicidio di richieste di foto e autografi, fino al
palco del Palafesta, dove è stato premiato e dove ha parlato dei suoi
successi e delle sue esperienze. “Il calcio mi ha dato tutto – ha detto
– . La mia è stata una crescita graduale, che mi ha portato a raggiungere i traguardi più importanti ai quali un giocatore possa ambire: il
titolo di Campione del Mondo e quello di miglior goleador europeo,
al quale sono particolarmente affezionato. Molto gratificante è stata
anche l’esperienza tedesca al Bayern, dove ho giocato con fuoriclasse
assoluti come Robben e Ribery. Con loro era facile fare gol”. La Festa della Castagna, aiutata a differenza dello scorso anno, da un tempo accettabile, ancora una volta si è dimostrata una delle più amate
e seguite nel numeroso panorama degli appuntamenti autunnali in
Appennino. I visitatori si sono divisi fra gli stand gastronomici, gli
spettacoli della Mabo Band e dei Nati Suonati, le esibizioni dei mastri casari e degli antichi mestieri e il mercatino allestito all’interno
dello splendido Parco dei Castagni, reso particolarmente suggestivo
dai colori dell’autunno. Decisamente soddisfatta, così, l’organizzazione, con in testa la Pro Loco, con la quale ha collaborato l’Amministrazione Comunale, insieme ai commercianti, agli artigiani, agli
operatori del settore turistico e alla vera anima delle festa, ovvero i
volontari.
A cura di
Federazione Nazionale Pensionati - Sindacato Territoriale di Modena
41124 Modena - via Emilia Ovest, 101
Tel. 059/890846 Fax 059/828456
resto non m’importa d’imparare: m’interessa osservare i
ragazzi che stanno operando tra mille colori ad acqua, ad
inchiostro. Passiamo oltre: una ragazza sta confezionando
un orsacchiotto con una pelliccia; mi soffermo a parlare
con lei. Mi sorride e mi mostra come si applicano gli occhi.
Usciamo: c’è il teatro, aree e strutture per i vari sport; alcuni
bimbi giocano, pattinano: sono i figli di ragazzi che lì si sono
costruiti una famiglia. Perché lì anche i rapporti tra i due
sessi devono sottostare alla regola di “essere consapevoli di
assumersi delle responsabilità nel pieno rispetto reciproco”.
All’auditorium ci sediamo ed alcuni ragazzi rispondono
alle nostre domande.
“I ragazzi dopo qualche tempo hanno dei permessi per
attività all’esterno e per rientrare in famiglia”.
“Siamo i vostri nonni e ci sentiamo responsabili della
vostra situazione”. Andiamo a cena. Una cascatella
d’acqua illuminata ci indica il refettorio , una costruzione
ampissima in legno lamellare , mille posti a sedere , quattro
tavoli a noi riservati . Entra una marea di 800 ragazzi,
una lunga fila di “camerieri” ben visibili per la divisa è
in attesa davanti alla cucina. C’è brusio, ma non è mai
chiasso. Improvvisamente risuonano due battiti di mani:
tutti si alzano in un immediato, assoluto, intenso minuto
di silenzio. Per noi inaspettato e commovente!
Tanti ragazzi si fanno il segno della croce.
Lega FNP di Pavullo, Celso Vecchi
16
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Scienza e vita
L’aumento del
ricorso ai farmaci
nella cura dei
disturbi mentali
• G.B. Cavazzuti*
I
n un articolo pubblicato
recentemente su Nostro
Tempo (5-06-2011), segnalavo l’impressionante
crescita del numero delle malattie mentali che saranno definite dal prossimo DSM, bibbia
internazionale della psichiatria.
Si salirà dalle 128 del 1952 alle
357 del 1994 alle presumibili oltre 500 del 2013. L’allarme
non sta soltanto nel supposto
aumento dei disturbi mentali
nella nostra società. A questo
proposito si resta perplessi di
fronte ai risultati di una ricerca
del National Institute of Mental Health americano, secondo il
quale il 46% della popolazione
presenterebbe questi disturbi,
ma ancor più nel considerarli
altrettante malattie, in quanto
vi si comprendono problemi
esistenziali, stress, vizi, disabilità, comportamenti socialmente
scorretti, ecc., creando così sempre nuove categorie patologiche.
Una conseguenza inevitabile di
questa autentica esplosione nosografica è l’emergere appunto
dei malati immaginari, cui fa
riscontro l’allargarsi del mercato
dei farmaci. Non si esagera dicendo che una buona parte delle
signore ha nelle borsette il Tavor
o il Prosac e che in quasi tutte le
case ci sono le gocce del Valium.
Ma il discorso dovrebbe estendersi anche al di fuori dell’am-
Malattie, malati e medicina
bito psichiatrico. Tutti noi, o
quasi, siamo soliti dire di “avere”
qualche malattia. L’etichetta è
stata fornita dal medico, oggi
anche dai mass media. Se non
siamo informati di quale malattia soffriamo, riteniamo di
subire una ingiustizia. Sembra
che si debbano curare le malat-
tie e non le persone. Protestiamo
contro le malattie incurabili, ma
incurabili semmai siamo noi, in
quella circostanza. Anche chi
muore deve morire di qualche
malattia. Oggi non si dice più
che una persona muore di vecchiaia (i medici scrivevano una
volta “per senectus” o “marasma
senile”) o di crepacuore, come
per la scomparsa di una persona
cara. Più in generale, sembra che
ci siamo dimenticati che a uno
stesso processo morboso ogni
individuo può reagire in modo
diverso.
Non vi è dubbio che questa
mentalità ostacola il rapporto tra malato e medico, perchè
quest’ultimo deve diagnosticare
comunque la malattia (e può
essere anche una diagnosi di comodo) e prescrivere una terapia
specifica, meglio una politerapia.
Questa mentalità porta
anche facilmente alla sostituzione del
medico, fino
al cosiddetto
“doctor shopping”.
Ne
consegue che
il medico non
conosce il suo
malato (che
non è soltanto
tale, ma è una
persona che
ha una sua
storia, le sue
idee, le sue
esigenze) e il
malato non conosce il medico.
Anzi per lo più vede soltanto
qualche medico (dell’ospedale,
del pronto soccorso) deputato a
“scovare” la malattia.
Al punto in cui siamo, possiamo
andare anche oltre. Il computer
potrebbe essere in grado di assemblare i sintomi che presentiamo e le loro percentuali e
garantirci la diagnosi, i farmaci
adeguati e infine il responso
sulle possibilità di guarigione.
E ciò comporterebbe l’inutilità
del medico, vale a dire la fine
della medicina, quanto meno
della medicina antropologica.
Ma anche rifiutando questa
prospettiva paradossale, bisogna
ammettere che oggi il rapporto
fiduciario tra medico e malato
è inficiato dalla tecnologia diagnostica e terapeutica, alla quale
sembra spettare l’ultima parola
(spesso anche la prima). Al reperto dell’indagine strumentale
o di laboratorio (domani anche
genomica) segue spesso l’automatismo della prescrizione
terapeutica eludendo la valutazione clinica del caso. Questo
può verificarsi anche quando
vengono evidenziate alterazioni anatomiche o funzionali che
non causano lesioni organiche
o morbilità, ma semplici deviazioni della cosiddetta normalità
e che non producono disturbi.
Si ritiene allora che ciò che si
è scoperto possa preludere alla
insorgenza di una malattia e si
procede a un trattamento profilattico
Una condizione caratteristica
è quella della età senile, nella
quale la decadenza delle funzioni biologiche si accompagna
ad una serie di disabilità, le quali
vengono curate come malattie,
complicando la vita dell’anziano, a cui spesso gioverebbero di
più l’ascolto e la comprensione
dei suoi malesseri da parte del
medico. Ci si comporta come
se l’organismo dell’anziano sia
una macchina da riparare e non
faccia parte di una persona, che
ha coscienza, cultura, memoria e
emozioni.
Associazioni
Un 2012 con il botto
assieme al Centro
Turistico Acli
•e.c.
N
on sai ancora come
festeggiare il tuo ultimo dell’anno? Cosa aspetti? Unisciti
al CTA e trascorri un capodanno indimenticabile in un luogo
meraviglioso. La scelta come
sempre è vasta tra i tanti viaggi
organizzati dal Centro Turistico
Acli e le proposte sono una più
allettante dell’altra, basta decidere: Italia o Turchia?
Una delle città più antiche e
vivaci del pianeta: Istanbul, una
metropoli in fermento, designata al cosmopolitismo, ospite
delle più diverse etnie, snodo di
commerci internazionali e meta
turistica ambita. Antica capitale
di tre imperi, quello Romano,
quello Bizantino e quello Ottomano, con un’eredità storica senza eguali, oggi si presenta come
una moderna città europea dal
Speciale Capodanno
carattere decisamente orientale. Tra storia, natura e cultura,
sul Mar Nero si affaccia infatti
anche il presente, fatto di urbanizzazione e di attrazioni che
vanno dai moderni alberghi, agli
infiniti ristoranti, ai negozi di
lusso di un artigianato prezioso
di tappeti, ceramica e meravigliosi gioielli. L’antica Costantinopoli a portata di mano, grazie
alla guida esperta del Centro
Turistico Acli che permetterà a
tutti i partecipanti di calcare le
vie un tempo percorse da crociati e giannizzeri, di lasciarsi
travolgere dalla sua straordinaria miscela di suoni e immagini,
di immergersi nell’atmosfera di
una delle città più affascinanti e
romantiche del globo. Quattro
giorni alla scoperta della città
turca adagiata sul Bosforo con
partenza prevista il 30 dicembre
e ritorno il 2 gennaio con volo
Bologna-Istanbul e pernottamento in hotel centrale 4 stelle
con prima colazione.
Per tutti coloro che invece sono
legati alla propria terra e vogliono salutare il 2011 in patria, il
CTA propone 3 giorni a Caserta
e Ciociaria. Si parte in pullman
il 30 dicembre da Modena e nel
pomeriggio si arriva ad Agnani,
nota come la città dei Papi per
aver dato i natali ad Innocenzo
III, Gregorio IX, Alessandro
IV e Bonifacio VIII. Qui visita
guidata dell’interessante centro storico con la cattedrale e la
cripta S. Magno, vero gioiello
d’arte tardo bizantina, e il Palazzo dei Papi. Successivamente
trasferimento a Cassino e sistemazione in hotel. Sabato 31
dicembre partenza per Caserta
e sosta al bellissimo borgo San
Leucio, piccola frazione dov’è
tutt’ora presente l’antica seteria
che vantava produzioni di seta per tutta Europa e non solo:
ancor oggi le sete di San Leucio
si possono trovare in Vatica-
no, al Quirinale e nello Studio
Ovale della Casa Bianca. Qui
visita guidata del complesso
riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e
trasformato da Ferdinando IV
Borbone da residenza reale in
opificio della seta dotato di borgo operaio. La visita mostrerà il
grandioso progetto borbonico,
le tecniche di lavorazione ed i
macchinari utilizzati. Nel primo
pomeriggio visita guidata alla
Reggia di Caserta, chiamata la
Versailles dei Borboni, alla scoperta dei meravigliosi interni e
dello spettacolare giardino. La
sera gran cenone di capodanno.
Il 1° gennaio visita dell’Abbazia
di Montecassino, dove fu fondato l’ordine dei Benedettini, con
possibilità di partecipare alla
Santa Messa. Nel pomeriggio
rientro a Modena.
Pre info e prenotazioni: tel. 338
4108554, [email protected],
www.aclimodena.it/cta
Nondimeno, per quanto possa parere utopstico, si deve
presumere che si possa ancora recuperare quella relazione
interpersonale che certamente
esisteva nella medicina del passato. Innanzitutto bisogna opporsi all’abuso dei farmaci, alla
smania del farmaco “nuovo” o
più costoso (salvo poi protestare
contro il sistema sanitario che
non lo rimborsa). Se è consentita una battuta, ritornando al
malessere mentale, in altri tempi il bicchiere di vino e il sigaro
(o semplicemente il “cambiare
aria”) erano in molti casi più efficaci degli attuali psicofarmaci.
Del resto in certi pazienti è stata
dimostrata una identica utilità
dello psicofarmaco e del placebo (e quest’ultimo non ha effetti
collaterali!). Sono anche noti i
successi della omeopatia nelle
malattie psicosomatiche. Sempre in questo campo non si può
esimersi dal citare la psicanalisi
che, in effetti, rappresenta il capovolgimento della terapia delle
malattie, nella fattispecie la cura
non del cervello, ma della mente.
Peraltro il metodo psicanalitico,
a prescindere dalle riserve teoriche e dalla necessità di una
laboriosa preparazione dello
psicanalista, trova i suoi limiti
nella lunga durata dei trattamenti e nel suo costo, non sopportabile dalla maggioranza dei
pazienti. Fortunatamente molti
disordini mentali sono episodici
e non abbisognano di programmi psicoterapeutici prolungati,
ma piuttosto di una affettuosa
attenzione a una storia e a una
situazione individuale, quindi di
una condivisione dei problemi
del malato.
La stessa arte medica, del resto,
si costruisce non solo e non tanto con lo studio delle malattie,
ma soprattutto con l’esperienza
dei casi clinici. E questa ha una
dimensione etica, perchè presuppone un colloquio aperto alla
speranza.
* presidente “Scienza e vita” Modena
Nostro Tempo - Settimanale cattolico modenese
Redazione via Formigina, 319 Modena
tel. e fax. 059/344885 - [email protected]
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Realizzazione e impaginazione: MediaMo – Moka
Direttore responsabile: Stefano Malagoli
Coordinatore di redazione: Paolo Seghedoni
In redazione: don Marco Bazzani, Luca Beltrami, Marcella
Caluzzi, Giancarlo Cappellini, Andrea Cavallini, Mariapia
Cavani, Elena Cristoni, don Gianni Gherardi, Simone
Lazzaretti, don Massimo Nardello, Giulia Vellani
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Morandi, padre Lorenzo Prezzi, don Giuliano Gazzetti, Rossana
Arletti, Egidio Iotti
Hanno collaborato: don Luca Balugani, Giovanni Barzaghi,
Alice Benatti, Paolo Buldrini, Giovan Battista Cavazzuti, Marco
Costanzini, Augusto Gambuzzi, Anna Gazzetti, Laura Iacono,
Valentina Lanzilli, mons. Paolo Losavio, Iuna Marastoni,
don Nardo Masetti, Lucia Rolando, Simona Roversi, don Ivo
Seghedoni, Laura Solieri, Francesco Zanotti
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Esposito, Chiara Ferrin, Luigi Ottani
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Pubblicità
Contattare MediaMo tel 059/350269 - [email protected]
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
17
Scuola
Lezione di responsabilità
Agnese Moro,
figlia dello statista
ucciso dalle Br,
ha incontrato gli
studenti modenesi
• Alice Benatti*
M
ercoledì 26 ottobre nell’aula
magna dell’Itis
Corni di Modena diverse classi provenienti dagli istituti Corni, Selmi
e Sigonio hanno incontrato
Agnese Moro, figlia del grande
statista vittima del terrorismo
degli Anni di Piombo. Ognuno di noi, ragazzi professori,
conosceva la vicenda di Moro
politico.
Quello che Agnese ci ha presentato mercoledì è stato invece il Moro uomo, con la sua
naturale propensione all’ascolto e al dialogo, con la sua
smisurata passione per l’insegnamento, con i suoi ideali di
libertà, democrazia e giustizia e
con il suo tenero affetto per la
famiglia.
Agnese ha poi brillantemente
risposto alle domande di noi
ragazzi che hanno pian piano
spostato la discussione sulla società in cui viviamo, “impantanata” in una crisi valoriale oltre
che economica, e in particolare
sulla politica italiana degli ultimi vent’anni.
Se dovessi riassumere la riflessione di Agnese con una parola
la prescelta sarebbe senz’altro
responsabilità. La responsabilità che si presero le Brigate
Rosse dell’uccisione di Moro, la
responsabilità individuale che i
cittadini faticano ad assumersi,
la stessa responsabilità di cui i
nostri politici si incaricano solo formalmente attuando talora
una democrazia degli interessi
privati, delle regole e del voto
come una unica forma di sovranità popolare. La situazione
che Moro si trovò ad affrontare
negli anni ’70 è analoga a quella
in cui ci troviamo attualmente:
una democrazia “bloccata”e un
governo “paralizzato” causa di
pericolose tensioni sociali. La
risposta di Moro fu trovata
mediante il coinvolgimento del
Partito Comunista, la cosiddetta “strategia dell’attenzione”, frutto di un programma
di “democrazia del
valore umano” che
non potè avere piena
attuazione. Quello a
cui assistiamo oggi,
invece, è il governo
di una maggioranza sempre meno in
grado di fronteggiare l’emergenza del
Paese a cui si contrappone un’opposizione fortemente
divisa e incapace di
proporre un’alternativa valida. Credo
che il messaggio che
Agnese Moro
Agnese ha voluto
trasmettere sia quello di uscire una buona volta dalla “comoda” logica nella lotta al cambiamento, a
del lamento e cominciare inve- dire “mi riguarda”, a non farsi
ce ad attivarci in prima persona “pestare i piedi” da chi abusa
del proprio potere e a diventare
i veri protagonisti del cammino
verso un nuovo modello di democrazia che pone al centro il
valore della persona.
* studentessa Istituto “C.Sigonio”
Salute
Quando la dipendenza è patologica
Settimana della
salute mentale: i
dati statistici forniti
dall’Osservatorio
epidemiologico nel
modenese
A
• Lucia Rolando
lla chiusura della
Settimana della Salute Mentale, il 28
ottobre scorso, sono
stati presentati i dati statistici,
aggiornati al 2010, sulle dipendenze patologiche. Diffusi
attraverso le testate locali nei
giorni successivi e disponibili
sul sito internet www.saluter.
it/dipendenze/, i dati possono
prestarsi ad interessanti inferenze sociologiche sullo stato
della comunità modenese.
Gianni Morandi, responsabile
dell’Osservatorio Epidemiologico, costituito secondo una
direttiva regionale del ’91 in
tutte le province della regione,
ha rilevato come Modena sia
all’avanguardia per la messe
di dati resi disponibili. Principalmente il report si basa sul
confronto fra i dati del ’97-’98
e gli ultimi dati del 2010; nel
complesso vi è un aumento
in percentuale dell’utenza per
tossicodipendenza in carico
(sono 1501 casi) rispetto alla
popolazione residente nella
provincia di Modena (da 3,4
a 3,8 per mille). In calo, sempre in percentuale, i soggetti
eroinomani in carico (dal 92
al 66% e compresi nella fascia
di età più elevata di utenti,
con età media sui 38 anni). In
aumento corrispettivo, invece,
coloro che abusano di cocaina
e di cannabis (al primo posto
fra i nuovi utenti, nel 44% dei
casi): quest’ultima droga sta
interessando una più larga fascia di età (un terzo di nuovi
utenti ha più di trent’anni di
età media, comprendendo anche “i vecchi” assuntori degli
anni settanta). I giovanissimi
sono più facilmente adescati
dagli spacciatori con un’eroina
di scarto a basso costo, “Cobret”, scaldata su stagnola, i
cui vapori inalati, spesso con
passaggi in gruppo, fanno
scivolare inavvertitamente in
breve tempo verso l’astinenza
e la dipendenza. Non mancano poi nelle serate di “sballo”
assunzioni di alcool e un mix
di altre droghe eccitanti e sedative, le une per contrastare
gli effetti delle altre, con il fenomeno conseguente di poliabuso, sempre più frequente
nei giovani. Dai dati si desume poi che sono triplicati gli
utenti in carico per alcolismo
(900).
Colpisce, nei nuovi utenti che
accedono al servizio, sempre
in percentuale e rispetto al reale aumento complessivo degli
accessi, la costante tendenza
alla diminuzione dell’accesso
spontaneo (calato dal 47% nel
2008 al 26 % nel 2010 per le
sostanze, e sempre nel 25% gli
accessi spontanei per abuso
di alcol). Sono aumentati invece gli accessi coatti, sia su
invio della Prefettura (dal 25
al 33% per abuso alcolico nel
2010 in occasione dei controlli nelle discoteche), sia dalle
Commissione Medico-Locale
per guida in stato di ebrezza
(per il 10%). Un terzo degli
invii della nuova utenza è da
altri servizi sanitari, Centri di
Salute Mentale psichiatrici,
Ospedali, Servizi Sociali...
Peraltro, come spiega il dott.
Claudio Ferretti, le valutazioni d’esito dei trattamenti sono
sempre più positive. L’astinenza viene raggiunta a seguito della presa in carico del
servizio dal 60% di abusatori
di alcol e dal 65% di abusatori di sostanze. Un soggetto
su tre, comunque, migliora
nonostante non arrivi alla
conclusione del programma
di trattamento, e questa circostanza sta ad indicare un contatto positivo con il servizio.
Il dott. Claudio Annovi ha
riferito di 900 utenti in trattamento per alcool e 1.200
contatti/anno per alcolismo:
sono 207 i nuovi utenti nel
2010. Significativo l’invio dei
Medici di Medicina Generale nel 10% dei casi, i quali
peraltro hanno meno capacità
di rilievo nelle tossicodipendenze (solo nel 3,7%). All’aumento di controlli sulle strade,
non corrisponde uno spiccato
aumento di segnalazioni di
infrazione, il che significa l’efficacia dell’ opera di prevenzione.
I fumatori trattati nei corsi nel
2010 sono stati 226 e il 60%
di utenti riesce a smettere
secondo un programma di 12
incontri. A Modena, secondo un’intervista telefonica a
domicilio a campione,
il 29% della popolazione avrebbe problemi
di tabagismo. Vi sono
7 centri antifumo sul
territorio priovinciale e
per una migliore incidenza sulle complicanze, si stanno avviando
nuove collaborazioni
alla dimissione di pazienti dalle Cliniche
ospedaliere di Cardiologia e Pneumologia.
Sono infine state seguite 62 persone per gioco
d’azzardo, casistica in
costante aumento.
In sintesi si può rilevare
che, a fronte del calo di
accessi spontanei, probabilmente per carente
consapevolezza di problematicità delle dipendenze patologiche nella
popolazione, i buoni risultati di esito ai trattamenti di cura dei servizi
sanitari fanno pensare
ad un efficace sinergia
fra gli invii coatti per i
provvedimenti legislativi in vigore (Prefettura,
Commissioni Medico
Locali, Medici Competenti
per le mansioni a rischio sul
lavoro), e l’organizzazione dei
servizi nella risposta di presa
in carico.
Nel concludere la conferenza
stampa, Claudio Ferretti ha
rilevato l’attenzione nell’implementare la campagna di
prevenzione con l’informa-
zione attraverso i media e sul
territorio, con iniziative in collaborazione con gli operatori
delle tre comunità terapeutiche (Angolo, Centro di Solidarietà e Libera Associazione
Genitori): nelle scuole sono
stati raggiunti 6.925 studenti e, con loro, anche gli insegnanti e le famiglie.
18
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Solidarietà
Il racconto
della maratona
BetlemmeGerusalemme:
trentuno i
modenesi presenti
• Valentina Lanzilli
S
ettantacinque
atleti
palestinesi, trenta israeliani, circa duecento
italiani e una delegazione di ottanta haitiani. Sono questi i numeri dell’ottava
edizione della Maratona della
Pace Betlemme-Gerusalemme, organizzata dal Centro
Verso la pace
come questi” – hanno commmentato i tre ex calciatori
no ha preso il via alle 7.30 dalla
piazza della Mangiatoia, vicino
alla Basilica della Natività. La
partita di calcio tra israeliani,
palestinesi, italiani e haitiani
è stato il momento più intenso, quasi surreale. Per un’ora
infatti sport, condivisione e
divertimento hanno preso il
posto di tensioni, perquisizioni e controlli ai quali ogni
giorno i pochi palestinesi che
hanno il permesso di entrare
a Gerusalemme si devono sottoporre. Nutrita come sempre
la delegazione modenese, 31
in tutto guidati da Stefano
Prampolini, Gianni Ferragu-
della corsa. Presente anche don
Franco Borsari, parroco della
Madonnina e tanti altri, molti
dei quali per la prima volta in
Terra Santa. Per tutti l’emozione di aver assaporato le bellezze e le contaddizioni di questa
terra e la speranza che prima
o poi quel check point possa
rimanere aperto per sempre
e per tutti, e non solo simbolicamente in occasione della
Maratona. Durante l’iniziativa
non è mancata la presentazione del libro “Nato a Betlemme”
proprio vicino alla Basilica della Natività; alla serata hanno
partecipato circa cento persone
emozionati alla partenza della
Maratona, che anche quest’an-
ti e Luigi Ottani, che hanno
partecipato a tutte le edizioni
e molti dei protagonisti delle
storie raccolte nel volume.
Sportivo Italiano e dall’Opera Romana Pellegrinaggi, con
l’obiettivo di portare in Terra
Santa un piccolo messaggio di
pace attraverso lo sport. Una
pace lontana, difficile, flebile
come la fiamma della fiaccola
olimpica, che dopo essere stata
accesa dall’atleta paralimpica
Giusy Versace, si è spenta più
volte durante il percorso tra le
due città, divise da un muro
alto nove metri e lungo ormai
900 km. Il muro della “sicurezza” per gli israeliani, dichiarato
illegale dalla comunità internazionale, continua a crescere
inesorabile, distruggendo la
possibilità di qualsiasi contatto e conoscenza tra due popoli
sempre più lontani. “Costruire
ponti, non muri”, aveva detto Papa Giovanni Paolo II, al
quale è stata simbolicamente
dedicata questa maratona nel
giorno dell’anniversario dell’inizio del suo pontificato. Oltre
alla madrina di questa edizione
Giusy Versace, acclamati anche gli altri testimonial, tutti
ex calciatori della nazionale
italiana, Damiano Tommasi,
Gigi Di Biagio e Angelo Peruzzi che hanno raccolto l’invito e insieme alle loro famiglie
hanno preso parte alla marcia,
partecipando anche al quadrangolare di calcio a 5 che si
è svolto all’interno del check
point che divide Betlemme da
Gerusalemme. “Una bellissima
manifestazione, grazie al potere dello sport, che riesce ancora
ad unire le persone anche in
luoghi tormentati dai conflitti
Appuntamenti
Al Redentore
continuano i
concerti d’organo
V
enerdì 21 ottobre, all’organo di
Gesù
Redentore
doveva tenere il
concerto Thierry Escaich ma
la sera prima ha rinunciato
per malattia. Si è raccolta la
disponibilità di Riccardo Castagnetti che ha preparato in
tempi record un programma,
tenendo conto delle scelte
del primo e della vigilia dei
santi e dei morti e suonando
con professionalità e maturità
interpretativa. Musiche eco di
parole di morte e vita eterna,
che hanno dato una grande
serenità; parole dalla cantata
di Bach “Aus tiefer Not sch-
Musica per l’ecumenismo
rei ich zu dir” (Dal profondo dell’angoscia a te grido),
parafrasi del Salmo 130 De
profundis, domande sui limiti
umani, gioia dalla grazia. In
chiusura Castagnetti è stato
sollecitato a improvvisare su
un frammento dello spiritual
“When the Saints Go Marching In”, prova difficile a cui
l’esecutore ha risposto con
competenza, e momento di
gioia.
Alla fine volge anche la stagione che, al titolo “Eco della Parola nella città perché
canti la Chiesa”, ha tenuto
fede proponendo musiche
evocatrici di cultura religiosa
e di spiritualità e letture importanti della Bibbia e della
tradizione cristiana.
In programma nei prossimi
giorni due momenti ecumenici ulteriori: domenica 20
novembre e 4 dicembre i
vespri d’organo dell’organista
modenese Alessandro Manni,
e un evento in collaborazione: il 22 novembre alle 21 il
concerto di santa Cecilia “Ultravox” per coro, soli e organo
della Corale “Luigi Gazzotti”
diretta da Giulia Manicardi.
Gli esecutori internazionali
di valore hanno offerto alla
città qualcosa di profondamente bello, di riposante e
interpellante. Abbiamo ascoltato sopra tutti Bach, Mendelsshon, Liszt, Buxtehude e
Mozart, poi autori originali e
fini: Olivier Messiaen e Jean
Langlais del ‘900 francese, gli
italiani Corelli e Bossi, i tedeschi Regger e Reubke.
Una testimonianza umile, un
lavoro serio, l’offerta della relazione amichevole, proposte
alte e il finanziamento indispensabile, con cui Banca popolare dell’Emilia Romagna
e Confapi Piccole e Medie
imprese di Modena si sono
resi sensibili; un pubblico che
ha saputo aspettare a gustare,
prima sollecitato ad apprendere poi appagato, sollecitato da brani immensamente
complessi, carezzato da suoni comprensibili e vicini. La
gente, giudice onesto e credibile, mostra di apprezzare.
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
19
Csi sport e sociale
Csi con “Marta
e Maria” a favore
delle donne
Lo sport maestro di vita
tratta e di violenza
psico-fisiche e il centro per l’ascolto per
progetti domiciliari
e territoriali. “Nata
per dare una mano alle vittime della
tratta, l’associazione
Marta e Maria nel
corso degli anni si
è espansa e ad oggi si occupa di tutte
le sfaccettature del
disagio femminile –
racconta il presidente dell’associazione
don Domenico Malmusi – Al suo interno ci occupiamo di
• marco costanzini
L
’integratore sociale
a base di sport, lo
slogan del Csi di
Modena non può
essere più adatto per presentare l’attività che la sede
modenese del Centro Sportivo Italiano porta avanti con
l’associazione Marta e Maria.
Nata legalmente nel 1997
da un gruppo di volontari,
l’associazione svolge un’importante azione di sostegno
a giovani donne italiane e
straniere in condizioni di
disagio psico-fisico. Cosa
c’entra questo con lo sport?
“Lo sport viene utilizzato in
senso educativo - risponde
prontamente Egle Saltini,
operatrice sportiva Csi, da 5
anni attiva nell’associazione –
Utilizziamo l’attività sportiva
per fare gruppo, per scaricare
le tensioni nervose, per imparare a conoscere se stessi e a
stimarsi un po’ di più. Il gioco
inoltre impone delle regole e
imparare a rispettarle è una
lezione fondamentale anche
per la vita quotidiana. Con
queste ragazze facciamo prevalentemente pallavolo, ma
anche danza e nuoto, in modo che imparino a mettersi
in gioco su diversi campi e in
diversi ambienti. La difficoltà
principale di questa attività
– spiega Egle – è il fatto che
il nostro intervento spesso
sia limitato ai brevi periodi
di permanenza delle giovani
che risiedono nella comunità. Altre volte però le ragazze rimangono qui anche per
anni e allora è più semplice
stabilire con loro un rapporto
di fiducia e aiutarle più efficacemente. Il nostro compito
è quello di coinvolgerle, farle
sentire importanti e reinserirle nella società.” L’organizzazione è articolata in strutture
che ospitano le ragazze e in
percorsi socio-educativi d’integrazione sociale attraverso colloqui individuali con
educatori ed altre figure professionali, inserimento in
percorsi scolastici d’italiano
e corsi professionali, tutela
della salute psico-fisica, attività ludico ricreative, orientamento nel mondo del lavoro
ed assistenza legale. Le principali strutture d’accoglienza dell’associazione Marta e
donne maggiorenni, per lo
più vittime della tratta, e di
ragazze minorenni lontane
dalle famiglie con diverse
problematiche. Le giovani
che ospitiamo sono di diverse
nazionalità: italiane, africane, sudamericane e asiatiche,
tutte alla ricerca di una vita
migliore. Quello che noi vogliamo offrire loro è un’alternativa. Diventiamo per loro
una comunità, una famiglia
e prepariamo per loro diversi
percorsi educativi attraverso
la formazione, lo sport e le
attività ludiche. Diamo loro
regole e aiuti concreti per entrare nella società.”
Maria sono:
la pronta accoglienza “La
C o c c i n e l l a” ,
per
ragazze
minorenni in
stato d’abbandono, la comunità educativa
“Il Girasole”
per
ragazze
minorenni a
rischio
d’emarginazione,
appartamenti
protetti
per
madri e figli
“Casa Aurora”,
appar tamenti protetti per
giovani donne vittime di
Salute mentale e sport,
un progetto da portare avanti
A Sassuolo il torneo
“malattia mentale vs
disabilità mentale”
la soddisfazione
nelle parole
dell’organizzatore
H
a deciso di puntare
al sociale e non si
ferma più: continuano le iniziative
del Csi che mescolano lo sport
alla socialità. Con questo obiettivo il 25 ottobre, nell’ambito
della Settimana della salute
mentale, si è tenuto un torneo
di pallavolo e calcetto tra ragazzi affetti da disturbi mentali a Sassuolo presso la palestra
parrocchiale di Braglia. Tra gli
organizzatori Mauro Stefani
di Idea Volley: “Si è trattato di
un evento unico nel suo genere e dalla riuscita straordinariamente positiva. Abbiamo
messo a contatto per la prima
volta ragazzi affetti da disabilità mentale, quindi con ritardo
mentale, e ragazzi affetti da
malattie mentali di vario genere in cura presso il Centro
di Salute Mentale di Sassuolo.
In totale abbiamo formato sei
squadre di calcetto e tre squa-
dre di pallavolo e nel corso della mattinata abbiamo realizzato
l’intero torneo. Temevamo ci
potessero essere incomprensioni tra le due realtà che siamo
andati ad unire, invece è filato
tutto liscio e anche i ragazzi a
fine giornata erano molti soddisfatti. Al termine del torneo
ci siamo poi fermati a mangiare
tutti insieme con un pranzo offerto dalla parrocchia di Braida
a cui hanno partecipato un centinaio di persone. L’ottima riuscita dell’iniziativa - continua
Stefani – è stata un input per
progettare un percorso futuro
insieme. Ho infatti proposto
agli altri soggetti partecipanti
l’attivazione di un’attività spor-
tiva continuativa e costruttiva
che metta ripetutamente a confronto queste due realtà. Due
realtà che sonofacce della stessa
medaglia: la difficoltà. A dimostrazione di questo impegno,
il giorno successivo al torneo,
i ragazzi delle diverse squadre
si sono incontrati nuovamente
per una camminata sul Secchia, sempre nell’ambito della
Settimana della salute mentale.
Vogliamo che questo sia solo
l’inizio di una cooperazione
produttiva a sostegno di tutti i
diversi tipi di disagio mentale –
conclude l’organizzatore - nella
convinzione che il pericolo più
grave per questi ragazzi sia l’isolamento.”
La danza tra piazza e salute
Palcoscenici Urbani
I
n occasione della Settimana della Salute, promossa dal 5
al 13 novembre dai comuni di Fiorano, Formigine, Maranello, Prignano e Sassuolo, il Centro Sportivo Italiano
di Modena organizza una rassegna di danza aperta a tutte le
scuole di danza di Modena e provincia, anche non affiliate al
Csi. “Palcoscenici Urbani” si terrà sabato 12 novembre a partire dalle 20.30 presso il Teatro Carani di Sassuolo e sarà un
evento di grande visibilità per tutte le scuole partecipanti che
potranno confrontarsi tra loro attraverso i diversi stili di danza: classico, moderno e hip hop. La partecipazione è gratuita e
aperta a tutti i ragazzi e adulti allievi delle scuole iscritte. Tra
sport, salute e socialità il Csi è sempre in prima linea.
20
NostroTempo
Domenica 6 novembre 2011
Cultura
Con il
coordinamento del
Teatro dei venti uno
spettacolo portato
in scena dai detenuti
della casa di lavoro
di Castelfranco
Emilia
E
Come Caligola
prima dello spettacolo ispirato all’opera di Camus.
C’era tutta l’attesa delle
oggetti in scena, un solo costume, un mantello rosso di
velluto, il simbolo del potere,
insieme alla stanchezza della
tensione che finisce, sui visi
di tutti quelli che, in diversi
dizio ha perso colore, la consapevolezza è più solida. E ci
auguriamo che il laborato-
e poi gli attori e la loro lettura del testo: una riflessione
sul potere stesso e su come,
ieri, oggi e sempre, si manifesta e si conserva. Ancora
più pregnante, se consideriamo la storia di chi ce la of-
fre questa volta. La struttura
della pièce, ci raccontano gli
amici del Teatro dei Venti,
nasce da una lettura del testo
mediata dall’esperienza dei
partecipanti al laboratorio, e
si impregna della loro vita. Io
credo che il teatro dovrebbe
sempre essere così, qualcosa che ti aiuta a cambiare il
tuo sguardo sulle cose, che
ti fa fare uno scarto più in
là, che non ti lascia uguale a
prima. E dopo la metaforica
chiusura del sipario ed un
applauso scrosciante, il senso
non si perde: c’è l’abbraccio,
caldissimo, tra tutti gli attori e Stefano Tè, il regista, la
stretta di mano con gli agenti
di Polizia Penitenziaria. E la
certezza che il loro applauso,
alla fine dello spettacolo, non
è stato di maniera, ma caldo
e convinto, uguale a quello
del pubblico. Ci sono tanti
grazie sinceri. C’è l’emozione,
grandi occasioni: la mia non
è stata delusa. Nemmeno volendo avrei potuto staccare
gli occhi dalla scena: i gesti,
le parole, i brani musicali
hanno costruito un crescendo di pathos. Pochissimi gli
modi, hanno contribuito alla messa in scena. E alla fine
anche i sorrisi degli attori,
sorpresi dal calore del pubblico e dall’entusiasmo intorno a
loro. Un altro pezzo di muro
è stato abbattuto, un pregiu-
rio, nato 5 anni fa, prosegua
e si consolidi, perché queste
esperienze sono, davvero, necessarie per ciascuno di noi.
Per informazioni, corsi e appuntamenti: www.teatrodeiventi.it.
della Cittadella, casa modenese del jazz. Un particolare
importante da sottolineare
è che quasi tutti i musicisti
sono giovani e giovanissimi,
solamente un paio superano,
di poco, i 50 anni di età, con
ben otto vincitori di concorsi
internazionali tra i più importanti al mondo.
giovani e giovanissimi protagonisti della serata “L’Opera è
in Cantiere”, che presenta in
esclusiva regionale al pubblico
della GMI, al Teatro Pavarotti, i migliori allievi del Cubec
- Accademia Mirella Freni, e
dell’Accademia dell’Orchestra Mozart, la compagine
ideata e condotta da Claudio
Abbado a Bologna. Con loro,
grazie all’impegno entusiasta
e tenace di Mirella Freni, anche i migliori allievi dell’Opera Studio della Bayerische
Staatsoper di Monaco di Baviera.
Ad altre serate sta decisamente stretta la parola “concerti“:
si tratta di eventi lunghi, in
cui all’esecuzione si accompagna, più che la spiegazione
dei programmi, la loro spettacolarizzazione, con letture di
commenti critici, testi d’epoca,
proiezioni di e sulla musica. È
il caso della “maratona di San
Martino” che l’11 novembre
“giocherà” sul numero 1 per
consentire di esibirsi ad alcuni giovani eccellenti musicisti.
Oppure, è il caso del “progetto
Don Giovanni”, realizzato in
collaborazione con il Cinema
teatro Michelangelo, o della
serata dedicata al Lied tedesco e, ancora, della proposta
del melologo Platero y Yo,
eseguito dal chitarrista Emanuele Segre assieme ad attori
delle associazioni teatrali modenesi. A questo si aggiungono due concerti di jazz presso
il Baluardo della Cittadella e
due serate dedicate, con conferenza e concerto, alla musica
argentina e brasiliana, in occasione della prossima mostra
della Fondazione Fotografia,
con la quale la GMI collabora
per il terzo anno.
Per info e programma completo: www.gioventumusicalemodena.it
• Mariapia Cavani
mozioni e pensieri, un altro sguardo su qualcosa
che crediamo di
conoscere, un rito collettivo che accompagna ad una
presa di coscienza. Questo
era il teatro alle sue origini,
questo, e ancora qualcosa in
più, è stato “Come Caligola”,
lo spettacolo nato dal laboratorio teatrale alla Casa di
Reclusione di Castelfranco
Emilia, coordinato dal Teatro dei Venti. Teatro delle
Passioni gremito, e non è solo
un obbligato modo di dire: le
Stanze di Teatro in Carcere
hanno richiamato un pubblico interessato ed attento alla
Ventisette date
nei luoghi della
musica modenesi
L
a stagione 20112012 della Gioventù
musicale di Modena
sfida la crisi generale e il calo delle risorse proponendo un programma ancora
Gioventù Musicale: una ricca stagione
Seminario con Paolo Corradini
Divino e Poesia
V
Modena Crea
D
Giovani artisti in mostra al Principe
più ricco rispetto al passato:
24 concerti, uno spettacolo
teatrale, la diretta via satellite della Prima alla Scala, un
concerto e quattro incontri
a ingresso gratuito, 12 eventi con la formula “concerto
aperitivo”, collaborazioni con
l’Istituto Vecchi-Tonelli, con
alcune associazioni teatrali
modenesi, con il Cubec - Accademia Mirella Freni e con
l’Accademia dell’Orchestra
Mozart. Il tutto in 27 date, tra il 16 settembre e il14
aprile. Un’offerta più ampia e
una qualità ancora più elevata,
dunque, per una stagione che
si articolerà in quattro luoghi
modenesi della musica: il Teatro Comunale Pavarotti, con
tre appuntamenti di assoluta eccellenza, l’Auditorium
Biagi e il Teatro San Carlo,
dedicati soprattutto ai giovani vincitori di concorsi internazionali o delle audizioni
nazionali GMI, e il Baluardo
Giovani musicisti, ma grandi talenti e già noti in tutto
il mondo per un programma
davvero intenso. Tra i grandi nomi ospiti della rassegna vanno ricordati la cinese
Yuja Wnag, che a 24 anni ha
già suonato nei teatri e con i
direttori più importanti, la
russa Yulianna Avdeeva, vincitrice del Concorso Chopin
2010, nel bicentenario della nascita del compositore,
Ramin Bahrami, ormai un
amico della GMI modenese, alla quarta presenza nelle
sue stagioni, iniziata quando
ancora non era quel pianista che ha portato la musica
di Bach nelle classifiche dei
dischi più venduti, e Mario
Brunello, che completa con
tre appuntamenti il progetto
di “ascensione” alle suite di
Bach, iniziato con le prime
tre tappe nella scorsa stagione. Non ancora così noti, ma
assolutamente interessanti, i
enerdì 11 e venerdì 25 novembre “Divino e poesia” due
incontri con Paolo Corradini per parlare di bellezza, grazia e amore, ma anche di sofferenza e libertà. Due incontri
lezione-narrazione presso la Sala di Rappresentanza del Comune
di Comune del Palazzo Comunale.
al 5 al 27 novembre 5 giovani artisti modenesi under
35 esporranno le proprie creazioni presso l’atrio dell’ex
cinema Principe. La mostra, che sarà aperta al pubblico
tutti i weekend di novembre, riunisce opere che spaziano in varie
discipline, tra cui la pittura, la fotografia e il design. I giovani artisti partecipanti sono Mario Neri e Mattia Spampini, pittori, Sara
Melotti e Nerodinotte, fotografi, e Matteo Zazzera, designer.
Ogni weekend sarà possibile incontrare uno dei ragazzi all’interno dello spazio espositivo.
Visite guidate al Museo Civico d’Arte
Dall’infinitamente piccolo
all’infinitamente lontano
I
n occasione del mese della scienza il 6 e 13 novembre alle 16.30 il Museo Civico d’Arte organizza visite guidate e
laboratori didattici collegati alla mostra “Obiettivo Natura”
con strumenti ottici e osservazioni botaniche di Giovanni Battista Amici, lo scienziato modenese che fu il più grande ottico
dell’Italia preunitaria.
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