Poesia, pittura e fotografia nel Progetto Età Libera Quando i ragazzi del ‘40 andavano ai campi solari Com’è bello tornare a ballare con il gruppo “Arcobaleno dance” Bando di concorso a pagina 4 Piccardo alle pagine 14-15 Servizio alle pagine 25- 26 Periodico d’informazione del volontariato e dei centri Auser della provincia di Savona. Numero verde “Filo d’Argento” 800.995.988 Poste italiane - Spedizione in abbonamento postale -D.L. 352/2003 (conv. L. 27.02.2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, DCB/Savona nr. 4/ 2012 L’editoriale QUANDO ANDAVAMO IN VACANZA TOMASO MINUTO Comunque mentre vi scervellate per risolvere tutti questi problemi per potere bene o male andare ancora in vacanza, ricordatevi che in Italia vi sono altri milioni di italiani che le vacanze non potranno farle o che non le hanno mai potuto fare; e che centinaia di migliaia di persone, soprattutto anziane, durante l’estate saranno costrette a vivere in città assolate e semideserte con negozi chiusi, prive di servizi, affidandosi per le loro necessità urgenti alla solidarietà dei volontari delle associazioni o ai custodi sociali distrettuali. Purtroppo questa è l’amara realtà dell’estate tutta italiana (e non solo: in Grecia, Portogallo e Spagna non è che stiano meglio). Ma non disperate. C’è chi sta peggio di voi. Pensate ai poveri parlamentari, forse costretti a lavorare nel periodo di ferragosto per non decidere nulla, per non fare una nuova legge elettorale che gli italiani attendono da una vita e soprattutto per non dare una sforbiciata a tanti di loro che da anni (decenni per molti di loro) scaldano i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama mentre gli italiani boccheggiano. E non solo per il caldo. Quest’estate non bastava la crisi a renderla torrida, non solo sotto l'aspetto climatico. Il governo Monti, con Imu, mercato del lavoro, tagli pensioni, esodati e in ultimo la spending review, è riuscito a cambiare quello che di più sacro hanno sempre avuto milioni di italiani: le vacanze!. E come se non bastasse quest’anno, che a ferragosto si prospettava un lunghissimo ponte di 5 giorni, sono riusciti a tagliare anche quelli. Ma la iattura non si ferma qui, perché quei poveri dipendenti dello Stato che per necessità arrotondavano lo stipendio facendosi pagare le ferie lavorando, da quest’anno dovranno fare le vacanze forzate chiusi tra le quattro mura domestiche e con le tasche ancora più vuote. Perciò, cari italiani vacanzieri che potete ancora permettervelo, quest’estate si cambia: vacanze più corte in località vicine a casa, alberghi con qualche stella in meno e weekend limitati alla sola domenica, mordi e fuggi insomma. E mentre vi dibattete tra queste enormi difficoltà da superare pensate com’era bello quando nel mese di agosto tutta l’Italia vacanziera all’unisono si muoveva per andare in vacanza. Allora non contavano le partenze intelligenti, i giorni con i bollini neri, rossi o blu, si partiva e basta, felici di farsi l’interminabile viaggio in colonna, a passo d’uomo sotto la canicola per poi una volta giunti a destinazione alzarsi ad ore antelucane per conquistarsi un posto al sole (pardon all’ombra) dove piantare l’ombrellone o per accaparrarsi uno spiazzo sotto un albero e con la soddisfazione, al rientro dalla vacanza, di poter “asfissiare” amici e conoscenti con racconti, foto, diapo, filmini. E come non ricordarsi dell’agitazione familiare durante i preparativi con le liti furibonde per la scelta della località: forse ora il problema non esiste più perché sono diventate di moda le vacanze separate tra coniugi. Poi c’era il problema dove “parcheggiare” l’anziano genitore o la suocera. Allora era (troppo) facile, si ricorreva al famigerato ricovero ospedaliero; ora te lo puoi scordare, per farti ricoverare devi essere perlomeno moribondo e per un esame o intervento devi aspettare circa un anno e perciò devi ricorrere alla badante provvisoria che ti costa un occhio oppure lo iscrivi ad una vacanza collettiva dove il povero congiunto forse sarà costretto a condividere la camera con una persona antipatica o peggio ancora che russa rovinandogli il sonno. Per ultimo rimaneva il problema di fido e micio: il primo, c'era chi, con una pratica vergognosa e incivile, lo abbandonava su una piazzola dell’autostrada, fidando nel suo senso di sopravvivenza; il micio lo lasciavi nel cortile di casa contando sulla benevolenza delle gattare. Oggi li puoi sistemare in costosi asili per animali oppure continuare a fare come una volta rischiando una più che legittima denuncia e una multa salata. Sommario 2 Editoriale - Minuto E..state con i nonni - Scarrone Progetto Età Libera - bando concorsi Arzillamente – Fancello, Bandini Commercio e Sindacato - Ghiglia Grande distribuzione - Bruzzone Ideona - Rossello L’Europa e noi - Tortarolo Centro Auser Pietra Ligure - Boasso Un’estate al mare - Zinola Pesca con la canna - Calabria Centro Auser Noli - Girardi Campi solari Udi - a cura di Piccardo Intergenerazionalità - Tissone Viaggio negli istituti - Parodi, Moretti Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 6 Pag. 7 Pag. 8 Pag. 9-10 Pag. 10 Pag 11 Pag.12-13 Pag 13 Pag. 14-15 Pag. 16 Pag. 17-18 Progetto Tandem - Parodi Centro Auser Quiliano - Greco Pag. 18 Pag. 18 Il fascino di Tosca - Pastore Pag. 19-20 Turismo- In viaggio con l’Auser - Moretti Come eravamo - Lavagnola Pag. 20 Pag. 21-22 Auserin Pinacoteca - Sortino La conquista del Payer – Tagliavini Pag.22 Pag. 23-24 Ballando ballando - Piccardo Ginnastica per la mente Pag. 25-26 Pag. 27 E...state insieme ai nonni 2012 Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra Generazioni VACANZE CON I NONNI TRA NECESSITÀ E PIACERE DI STARE INSIEME Scambio o “sfruttamento” degli anziani come risposta alla diminuita garanzia del welfare? Il ruolo dell’Auser: stimolo e tutela per chi i nipoti non li ha ILEANA SCARRONE * Siamo a metà dell’estate, un po’ presto per fare bilanci ma, abbiamo la netta sensazione che la crisi induca sempre più le famiglie ad appoggiarsi ai nonni per garantire ai propri figli una parvenza di vacanza. Non più solo l’accompagnamento a scuola o nelle tante attività invernali ma l’affidamento, diciamo completo, dei più giovani ai nonni in gamba e attivi che si fanno carico, spesso anche molto volentieri, di tutte le necessità dei nipotini e, indirettamente, dei figli. Dalla preparazione di pranzi e cene all’accompagnamento alla spiaggia, dalla merenda alla custodia serale per consentire ai genitori brevi uscite notturne surrogato, spesso, di vacanze mancate. Ma ci sono anche anziani che non hanno la fortuna di avere famiglie alle spalle o “sulle” spalle. Sono più fortunati? Alcuni dicono di si ma, per molti, la solitudine estiva è un peso insopportabile più del calore e molto più che “tenere i bambini”. É proprio a questo punto che l’intervento dell’Auser diventa importante.I volontari come “surrogati” dei nipoti e della famiglia sono disponibili come sempre attraverso il “Filo d’argento” ma non solo. L’associazione promuove varie iniziative tra le quali ci piace ricordare la nuova edizione dei concorsi di fotografia, poesia, narrativa e pittura nell’ambito del progetto Età Libera della Fondazione Carige con le conseguenti feste di premiazione dei vincitori; le iniziative legate al progetto “Arzillamente” in collaborazione con l’Università e la partecipazione alle due giornate del volontariato savonese che si svolgeranno, per il quarto anno consecutivo, presso la Sms Milleluci di Legino il 22 ed il 23 settembre. Non mancano le collaborazioni con altre iniziative tra cui ricordiamo quella organizzata dall’Arci che con il nome di “Progetto Argento Vivo” Con i nipotini i nonni trovano nuova energia e voglia di fare. I bambini con i nonni scoprono nuovi stimoli e interessi. Per i genitori i nonni sono l’opportunità per staccare la spina dal tran tran quotidiano e ritrovare il gusto del tempo libero. ha dedicato alla terza età numerosi incontri nei mesi di luglio e settembre presso le Sms Generale e Fratellanza Leginese. Segnalo le due iniziative di settembre: il 5 alle 18 alla Generale di via San Lorenzo incontro tra generazioni con buffet e serata col mago Gentile, il 7 alle 18 alla Sms Leginese di via Chiabrera l’incontro tratterà: “la vecchiaia una stagione da vivere” seguirà buffet e serata con il mago Gentile e Ago il mago. Mi piace ricordare anche la nostra partecipazione alla merenda a kilometro zero che si è tenuta nel mese di luglio presso la casermetta corpo Forestale dello Stato di Cadibona: un’occasione per camminare in mezzo ai boschi del nostro entroterra e per gustare prodotti locali. I partecipanti, circa 3 un centinaio, si sono così divertiti che probabilmente ripeteremo l’esperienza a settembre. Per l’autunno abbiamo in programma anche un progetto formativo sullo sviluppo sostenibile di cui vi daremo i dettagli non appena definiti. Durante l’estate, però, non si è interrotta l’attività del “Filo d’argento” che impegna maggiormente i nostri volontari. Abbiamo continuato ad effettuare trasporti sociali e interventi di compagnia telefonica nonché visite domiciliari e piccole commissioni a favore degli anziani con maggiori difficoltà. Ma non si è interrotto neppure il progetto tandem a favore dei ragazzi in difficoltà scolastica, la redazione del giornale e l’attività turistica. Ma l’estate serve ai volontari anche per programmare le attività che animeranno il nostro autunno. Varie le proposte in cantiere: la ripresa dell’attività del gruppo di camminatori che, in collaborazione con il Ges (gruppo escursionistico savonese), organizzerà gite ed escursioni; la riapertura di tutti i centri sociali con attività ricreative e di animazione; l’intervento di socializzazione presso gli Istituti di cura, la preparazione di spettacoli, l’attività di ballo e di ginnastica dolce. Non ci rimane che augurare buone vacanze a coloro che possono permettersele e buona permanenza in città agli altri, ai quali ricordiamo il numero verde 800.995.988. * Presidente Auser Savona Progetto Età Libera invecchiamento attivo - Fondazione Carige COME VALORIZZARE LE CAPACITÀ ESPRESSIVE DEI SENIOR E METTERSI IN GIOCO Le Reti per l’invecchiamento attivo dei Distretti Socio Sanitari di Savona, Bormide, Finale e Albenganese partecipano al progetto Età Libera della Fondazione Carige Anche quest’anno Auser, con le associazioni di volontariato che lavorano in rete nei vari distretti socio sanitari, organizza una serie di concorsi in varie discipline artistiche. I bandi sono uguali per ogni distretto ma le commissioni saranno costituite, e valuteranno gli elaborati, in ogni sede territoriale. Gli artisti, pertanto, sono invitati ad inviare i loro elaborati presso le sedi distrettuali di appartenenza come indicato a fondo pagina. Il tema, per ogni forma espressiva, è libero, le tecniche, le dimensioni e le modalità di presentazione sono riassunte nel regolamento a fianco. I concorsi sono riservati a persone ultra cinquantenni, gli elaborati devono pervenire, entro e non oltre, il 15 settembre. Le sedi dove consegnare gli elaborati e le opere d’arte sono: Savona: sede Auser via Boito 9r dal lunedì al venerdì 9-12/15-18 info 800.995.988–019 83898226 Cairo Montenotte: sede Anteas corso Italia 39 dal lunedì al venerdì 9-12 info 800.555.315 – 019 505135 Albenga: sede Cupla c/o Confartigianato via Mameli 14 dal lunedì al venerdì 9-12 info 0182. 51271/0182 554331/ 328 1019218 Pietra Ligure: Centro socio culturale Auser piazza della Stazione dal lunedì al venerdì 15-18 info 335 6074667 4 Auser e Università: 2012 Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo “ARZILLA-MENTE” Autunno 2012 a Savona: due mesi di iniziative e proposte, in collaborazione con l’Università. invecchiare bene e interagire con i giovani sull’esempio dell’ indimenticabile dott. Jole Baldaro Verde SILVIA FANCELLO – FRANCESCA BANDINI* Che cosa significa “invecchiare in modo attivo”? Quali sono, nel Savonese, le realtà territoriali e le iniziative che vedono gli anziani come protagonisti, non sotto il profilo sanitario ma come interpreti consapevoli delle sempre maggiori risorse che la società offre loro in termini di miglioramento della qualità della vita nella Terza Età e promozione del benessere? In che misura si può parlare di solidarietà intergenerazionale e trasmissione di competenze tra giovani e anziani? A queste e altre domande cercherà di rispondere Auser Savona che, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Genova, ha dato vita ad ‘Autunno Arzillo’, in programma a Savona nei mesi di settembre e ottobre prossimi, progetto che si vuole inserire nel quadro delle diverse iniziative organizzate a livello nazionale nell’ambito del “2012 Anno Europeo per l’invecchiamento Attivo e la Solidarietà tra le Generazioni.” A partire dal 15 settembre “Autunno Arzillo” si articolerà in una serie di iniziative mirate a valorizzare il benessere nella Terza Età, con eventi diffusi sul territorio del distretto savonese in modo da risultare di ag e v o le ac c es s o p er t ut t i c o l or o c h e v or r an n o pr e n d er vi par t e. Tra questi, alcuni incentiveranno il benessere fisico (con alcune sedute di Tai Chi e ginnastica dolce e una cena con la partecipazione di un’esperta di nutrizione), altri promuoveranno aspetti di natura più culturale (visite guidate all’arte savonese, la proiezione di un film, un concerto di musica classica, un incontro sul “viaggio”). Si terranno "Gruppi di parola”, incontri esperienziali sul tema della “nonnità”, mentre un progetto concertato con alcune scuole del territorio vedrà anziani e bambini darsi la mano nel leggersi e raccontarsi una storia.Il culmine dell’iniziativa sarà una giornata di Studi organizzata presso il Campus Universitario di Savona il 20 ottobre 2012, intitolata “Arzilla-mente”. Un percorso di ben-essere per la Terza Età’. In particolare, questa giornata di studi sarà dedicata alla memoria della professoressa Jole Baldaro Verde, nota psicoterapeuta e docente universitaria scomparsa recentemente, che aveva aderito al progetto accettando con gioia di parteciparvi in qualità di relatrice e che costituisce un fulgido esempio di come si possa invecchiare mantenendo intatti l’intelligenza, l’entusiasmo, la voglia di confrontarsi con il mondo e di arricchirlo con la propria esperienza e capacità. Programma Autunno arzillo Movimento Lento 15 settembre-20 ottobre 2012 4 sedute gratuite di Tai Chi e Ginnastica dolce, in collaborazione con UISP e CSI Savona. Noi nonni. Pensieri e parole a partire dal 26 settembre 2012. Gruppi di parola, ciclo di 4 incontri sulla ‘nonnità’ (in collaborazione con Associazione Macramé) presso Centro Auser, via Giacchero – Savona. Nonni, che favola! Due generazioni si incontrano per raccontarsi una storia (in collaborazione con il Presidio del Libro di Savona, la Scuola Primaria XXV Aprile e una scuola materna). Art’Intorno - Ciclo di visite guidate alla scoperta dell’arte savonese: 20 settembre 2012, h 16: Pinacoteca di Savona. 27 settembre 2012, h 16: Visita guidata al Duomo, alla Cappella Sistina e alle Stanze di Papa Pio VII di Savona (max 30 persone). Note a margine Lunedì 15 ottobre 2012, h 20,30: Concerto di musica classica presso il Duomo di Savona Fuori Campo Giovedì 4 ottobre 2012, h 16: Proiezione del film “Vuoti a Rendere” di Jan Sverak, 2007 presso Filmstudio di Savona. Appunti di viaggio 5 ottobre 2012, h 15.30: Incontro sull’arte del viaggiare,a cura della Prof.ssa Anna Menichini. Presso Centro Auser alla Marina via Nizza Savona. Indovina chi viene a cena 12 ottobre 2012, h 19.30: Cena con partecipazione a sorpresa di un’esperta di nutrizione (in collaborazione con Associazione Macramé).Presso SMS Serenella di corso Vittorio Veneto - Savona. Fuochi di confine (Data in via di definizione) Ritratti e storie di vita di ottuagenari savonesi. Presentazione del progetto artistico di Claudio Carrieri. Età Libera 8/13 ottobre 2012: esposizione nell’atrio del Comune di Savona delle fotografie partecipanti al concorso “Età Libera’“ indetto da Auser sul tema dell’invecchiamento attivo. Autunno arzillo si concluderà con il convegno: “Arzilla-mente: un percorso di ben-essere per la terza età” Giornata di studi in riferimento al: “2012 Anno Europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra generazioni” che si terrà il 20 ottobre 2012 al Campus Universitario di Legino. Per informazioni: AUSER SAVONA tel 019-83898223 Silvia Fancello: [email protected] Francesca Bandini: [email protected] * Coordinatrici dell’iniziativa 5 Sindacato e commercio Il terziario e il commercio, da soli, non bastano a sostenere l’economia della nostra città DISCOUNT E GRANDE DISTRIBUZIONE NEL VORTICE DELLA CRISI Crisi economica e crisi occupazionale colpiscono due volte i lavoratori del settore Ruolo e difficoltà della Filcams per garantire occupazione e redditi CRISTIANO GHIGLIA* che non stimolerà nuova occupazione ma anzi, porterà solamente un peggioramento delle condizioni del personale impiegato nel settore. Siamo per intraprendere strade che ridiano vigore al decentramento e al dialogo fra soggetti istituzionali e non, proprio per provare a capitalizzare anche nel savonese l’importante lavoro che si sta facendo a livello nazionale con l’Anci. Passi importanti per provare a ricostruire per via pattizia quel vulnus che la legge ha aperto. Ovviamente diventa di prioritaria importanza attivarsi per richiedere incontri alle Associazioni che rappresentano le parti datoriali locali al fine di avviare una discussione che porti ad avere una idea chiara, non necessariamente condivisa, su come si vogliono pianificare in calendario le aperture. La nostra valutazione è netta, abbiamo organizzato volantinaggi fuori da Le Officine e dal Molo 8.44 nella mattinata del Primo Maggio e scioperato il 25 maggio, purtroppo senza Cisl e Uil, proprio per rendere pubbliche le nostre valutazioni e le nostre proposte in merito. Credo sia giusto ammettere che la cultura politica e sociale che pervade la cooperazione è la stessa di tanti di noi, magari sviluppata in altri comparti, ed è anche per questo, forse, che spesso siamo esigenti nel rivendicare politiche virtuose che abbiano al centro la qualità del lavoro nell’impresa e non la ricerca sfrenata alla competitività e quindi alla possibilità “di stare aperti”. Questa è anche la stessa ragione per la quale ci capita di essere critici, a volte più che nei confronti dell’impresa privata, quando queste nostre aspettative ci appaiono deluse. Sono convinto che il sistema delle relazioni sindacali sul nostro territorio con la cooperazione sia un riferimento importante, nonostante alcune incomprensioni, che continua ad offrire importanti risultati, cosa che non possiamo dire di essere riusciti a strutturare fino ad ora con operatori presenti nel centro commerciale Le Officine. L’intesa raggiunta per la ricollocazione in quel sito del personale espulso dai cicli produttivi coordinata dal Comune di Savona è positiva perché salvaguarda un principio, ma è minimale rispetto ai presupposti che si erano creati con la stipula di Protocolli sottoscritti tra il 2005 e 2008. Concludendo, la sfida da affrontare non è delle più facili, forse non lo è mai stata e non lo è di certo ora. La difficoltà assoluta e la gravità conclamata non ci possono esimere dal provarci appieno però, con i piedi per terra e una forte presenza nella quotidianità, dando voce al disagio della gente che rappresentiamo traducendolo in una proposta costruttiva, come è prassi di una organizzazione seria come la Filcams Cgil. Si sta delineando, anche sul nostro territorio, una fase nuova, la deindustrializzazione non è più assorbita gradualmente dal terziario e l’offerta di grande distribuzione organizzata è molto superiore rispetto alla domanda effettivamente richiesta. “Discountizzazione” e dinamiche commerciali non hanno fatto altro che acutizzare un problema che, di fatto, esisteva già. Sarebbe sbagliato negarlo. Nel comparto ci sono criticità, a volte più o meno risolte con faticosi accordi per il mantenimento dei livelli occupazionali e di reddito, come ci ha insegnato la vertenza Ipercoop di inizio anno. Altre volte non è possibile intervenire con accordi. Il nostro Paese è al centro di una crisi che investe l’intera economia mondiale e, quando è il consumo alimentare a subire ricadute significative, vuol dire che la crisi morde e tocca veramente la condizione sociale delle famiglie e delle persone. Pertanto devono essere necessariamente affrontati due problemi, nel settore come nel territorio: il primo, come stare dentro alla crisi, cercando di limitare i danni sul piano occupazionale per quanto ci compete come organizzazione sindacale, e il secondo, aprendo un ragionamento su come uscirne visto che cambieranno completamente consumi e stili di vita. Sono convinto che la nostra provincia non possa fare a meno di un tessuto industriale forte. Un sistema strutturato e ad alto contenuto tecnologico può convivere con il turismo, i servizi ed il commercio i quali, al contrario, senza una forte presenza industriale, ovvero attività che producano reddito ad alto valore aggiunto, non sono in grado di sostenere, da soli, l’economia di un territorio. Dove esiste una presenza industriale forte è maggiore la qualità del lavoro in termini di solidità contrattuale, sicurezza e contenuto professionale anche nei settori rappresentati dalla Filcams Cgil. Credo che gli enti locali e le amministrazioni su questo tema, e su quello che proverò ad approfondire di seguito, dovrebbero avere meno timidezza e provare concretamente a gestire le problematiche. La riforma del mercato del lavoro ha messo fisiologicamente in ombra un altro iniquo e, oserei definire odioso, provvedimento di questo governo: la liberalizzazione degli orari commerciali. Con il 25 aprile e il 1° maggio abbiamo assistito alla rappresentazione di quanto questa battaglia sociale e culturale sia per noi difficile e complicata. Questa crisi pare intenzionata a sfregiare anche la memoria collettiva! La Filcams Cgil ha il dovere di continuare ad opporsi ad un provvedimento che, come per l’articolo 18, è innanzitutto inutile, privo di ogni giustificazione se non quella di creare ulteriori elementi di disgregazione sociale. Ribadiamo il nostro giudizio negativo in merito al percorso previsto dall’art. 31 del Decreto Liberalizzazioni * Segretario Filcams Cgil Savona 6 Grande distribuzione COOP LIGURIA RISULTATI E PROSPETTIVE IN EPOCA DI CRISI Consumi e assenza di programmazione; consumo consapevole e responsabile, salvaguardia e promozione del territorio, socialità e solidarietà: le tante facce della convenienza il Centro commerciale il Gabbiano di Savona MAURO BRUZZONE* La crisi dei consumi si fa sentire pesantemente su tutte le imprese commerciali. Lo sviluppo non programmato di sempre nuove proposte e formule commerciali supera ormai quel limite naturale, prima del quale vi è una sana e positiva concorrenza, ma al di là del quale vi sono solo diseconomie, difficoltà crescenti, crisi e chiusure. E questo limite è stato ormai ampiamente superato nell’area savonese. Gli economisti hanno descritto quel limite con la cosiddetta “legge” della “produttività marginale decrescente”, che descrive come l’impresa diventi sempre meno efficiente e possa peggiorare al punto da entrare in crisi e non stare più sul mercato. Ciò accade quando la “curva” dei costi sale più della curva dei ricavi e avviene sistematicamente quando si perdono vendite e margine operativo in misura maggiore della diminuzione dei costi, fissi e variabili. Ci auguriamo che le istituzioni locali abbiano finalmente compreso come si vada ben poco lontano con lo strapotere, non solo economico, di coloro che vogliono lucrare sulla rendita immobiliare a destinazione commerciale. Il peso di questa situazione critica si è fatto sentire anche in Coop Liguria. Ma, grazie ad uno sforzo straordinario e coeso dei Soci, degli amministratori, del management e di tutte le lavoratrici ed i lavoratori, le difficoltà sono state contrastate efficacemente, garantendo ai Soci e ai clienti il miglior rapporto qualitàprezzo, a partire dai 3.500 prodotti a marchio Coop, unici per sicurezza, salubrità, bontà, eticità, basso impatto ambientale. I Soci hanno ottenuto in esclusiva una quantità - in continua crescita - di benefici a loro riservati: oltre 15 milioni di euro è il valore dei “punti” attribuiti alle Carte Socio Coop nel 2011. Ai quali si aggiungono oltre 52 milioni di euro di sconti, per la stragrande parte (l’83,5 %) usufruiti dai Soci, i quali hanno anche usufruito di 8,7 milioni di euro per interessi sui depositi – senza vincoli e senza costi – nel “Prestito Sociale”. Alle lavoratrici ed ai lavoratori non solo sono andati i benefici del faticoso rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, che è specifico per la cooperazione di consumatori, firmato congiuntamente dalle tre grandi Organizzazioni Sindacali di Categoria. Ad essi sono andati anche, nel 2011, in virtù della contrattazione integrativa aziendale - spesso assente nella concorrenza e, quando presente, irrilevante per peso e qualità - ben 2,7 milioni di euro di “salario variabile”, legato ai risultati quantitativi e qualitativi del lavoro collettivo e individuale svolto. Inoltre, nonostante il difficilissimo contesto economico e dei consumi, che dura ormai dal 2007, è proseguita la politica di stabilizzazione e consolidamento dei rapporti di lavoro, con 33 nuovi contratti a tempo indeterminato e 19 trasformazioni di contratti dal part-time al tempo pieno. Alle produzioni del territorio è stato dedicato un grande impegno di sostegno e promozione, che ha permesso alle piccole e medie imprese locali agricole, artigianali, industriali di aumentare del 7% il proprio fatturato verso le tre cooperative di consumatori del Nord Ovest, superando, con i propri prodotti, la quota del 10% delle vendite totali di Coop Liguria. Straordinario e crescente è stato l’impegno sociale di Coop Liguria nel 2011. Grazie all’apporto volontario di 500 “Soci Attivi”, assolutamente privi di qualsiasi remunerazione, è stato possibile incrementare ancora le attività didattiche gratuite per la scuola, delle quali hanno beneficiato oltre 14.000 bambini e ragazzi, insieme a oltre 1.500 insegnanti. Attività di intrattenimento e acculturazione hanno coinvolto più di 10.000 Soci. Intensa è stata l’attività di solidarietà, sia verso le popolazioni spezzine e genovesi colpite dalle calamità naturali, sia verso comunità del Sud del Mondo. Oltre 18.000 Soci hanno eletto 366 Consiglieri delle 38 sezioni Soci, per oltre il 40% al loro primo mandato quadriennale e per oltre il 63% donne. Ecco perché diciamo che “Coop conviene”: per il territorio - al quale è indissolubilmente legata, da quando fu costituita, in clandestinità, in Savona, il 21 marzo del 1945 - per i propri Soci; per le lavoratrici ed i lavoratori, per le centinaia di piccole e medie imprese che con Coop e per Coop lavorano sul territorio. * Vicepresidente di Coop Liguria 7 I big della tv a Savona UNA “IDEONA” PER CONOSCERE E CAPIRE COME SI FA TELEVISIONE FELICE ROSSELLO * Dal ventotto giugno al primo luglio si è svolta a Savona la quinta edizione de il premio tv “Ideona”, voluto e organizzato da un nostro concittadino Pietro Galeotti e da Marco Posani. Gli autori radio-tv premiano se stessi, una manifestazione che può sembrare autoreferenziale, se in margine ad essa non ci fossero due iniziative che servono, la prima, ai fruitori della tv cioè noi che quasi tutte le sere una “ditata” al telecomando la diamo, se non altro per lamentarci che la tv non è più quella di una volta di conoscere e di vedere dal vivo sia i divi del mezzo ma anche e, soprattutto, gli autori quelli che “inventano” i programmi. Come sono gli autori dal vivo? Persone apparentemente normali ma che fanno un lavoro precario: ben retribuito, ma precario e soprattutto che non sono padroni delle loro idee perché, soprattutto in questi ultimi lustri nella tv, dominano pubblicità e produttori. Questa seconda faccia del problema la si poteva constatare nelle riunioni sindacali che si tenevano nella Sala Rossa del Comune di Savona e che per chi ne vuol sapere di più sul dietro le quinte dei programmi erano più interessanti delle interviste ai divi (Santoro, Mercalli, Galeotti, Caroli, Fazio, Gramellini, Lagerback ecc.) che si tenevano nel teatro all’aperto del Priamar. Dico subito che la conferenza più interessante l’ha tenuta Carlo Freccero che ha parlato delle 7 regole d’oro per fare un programma di successo e va subito specificato che questo premio aveva vari livelli: quello sindacale appunto, le conferenze che Galeotti, Posani, Guglielmi, Mercalli, Lagerback, Caroli hanno tenuto nella Sala della Sibilla e l’aspetto più nazional popolare che erano i talk show della sera nel teatro all’aperto. Per chi vuol saperne di tv c’era tutta la gamma per informarsi e per capire, una volta per tutte che se il cinema sta al romanzo, la tv sta al quotidiano popolare. Anche la tv quindi ha dignità culturale e quando si dice che è un mezzo nazional popolare non la si sminuisce, anzi, sappiate che tutti i grandi romanzieri di fine 800 le loro grandi opere le hanno pubblicate a puntate nell’inserto dei giornali della domenica. Quando dico romanzieri, dico Balzac, Dickens, non certo gli ultimi. Penso che la tv debba avere pari dignità con le altre dieci muse e possa essere classificata come undicesima musa, forse la più importante perché entra nelle case di tutti. La tv è invasiva al contrario delle altre “arti”. Un’altra cosa che si imparava da quelle giornate è che la tv, come il cinema, è un ritorno alla bottega medievale perché l’autore è un segmento di un mestiere che non potrebbe esistere se non ci fosse il datore luci, il microfonista, l’esperto musicale, il camera men, il regista, insomma è la Tv una bottega in cui tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile. L’individuo, in questo mestiere, è poco importante ed è questo il motivo per cui amo la tv. Per fare tv bisogna che si scriva 8 o si parli in maniera semplice comprensibile a tutti, ma non semplicistica, cioè superficiale. Ogni parola deve avere un peso specifico alto, ma anche di facile comprensione. Questa è l'essenza della tv pubblica. Non mi resta da dire che ci facevo io lì. C’ero nella duplice veste di autore o se volete ex autore, poiché non esercito più, iscritto all' Anart, sindacato che ha organizzato la manifestazione, ma c’ero anche come docente del Campus di Savona perché una ventina di studenti, gratis, prestavano la loro opera per l’organizzazione insieme a Wild Coast, il Comune nonché Ideona appunto. Io credo che per chi voglia capire cos’è la comunicazione televisiva, la manifestazione sia servita e sia anche piaciuta, auspico che anche il prossimo anno Savona la ospiti, se troverà i soldi e posso garantire che ai miei colleghi autori, Savona e l’organizzazione sono piaciute moltissimo. Con buona pace di chi dice che Savona è una città morta! Io penso che, semmai, oggi di manifestazioni se ne facciano molte in città. L’appunto che faccio è che sono poco coordinate di modo che un giorno ci sono più cose e altri non si fa niente. Ma credo che manifestazioni come Ideona siano importanti per una città che vuole aprirsi al turismo e farsi conoscere. In un altro articolo vedremo quale turismo e per chi. Per ora prendiamo atto del successo. E’ costata troppo? Non è mia competenza dirlo. *Autore Tv e Docente Universitario L’opinione L’EUROPA E NOI SERGIO TORTAROLO* Una domanda anzitutto: cosa pensiamo davvero dell’Europa? Cosa rappresenta per ognuno di noi? Siamo certi della nostra identità nazionale e, in larga parte, ne siamo anche orgogliosi, ma l’Europa cos’è? Dov’è? É ancora quella sognata e progettata già dagli antifascisti come Altiero Spinelli? Forse, oggi, per i più giovani è soltanto un organismo lontano, burocratico, incombente, potente, ma estraneo. L’Europa ha perso almeno in parte il suo fascino. Per l’italiano medio il giudizio sull’euro non è scontato; nella caccia a facili consensi affiorano infatti nei giudizi di alcuni politici di casa nostra idee di “fuoriuscita dall’euro”, di “meglio soli che male accompagnati”, di “piccolo è bello”. Per essere chiari questo pensano, o dicono di pensare, Berlusconi, Maroni e lo stesso Grillo: e con queste battute, superficiali e demagogiche, perpetuano un danno internazionale alla nostra credibilità e affidabilità. Tuttavia anche fra chi razionalmente ha sostenuto e sostiene il processo di unità europea e crede ancora che tutta l’area dell’euro debba conservarsi forte e unita, l’idea di Europa è in crisi. Da alcuni mesi siamo schiacciati in una problematica contesa politica tra le nazioni europee: Germania da una parte, Italia, Spagna, Francia (dopo le elezioni) dall’altra, per limitarsi schematicamente alle nazioni più importanti. Questa dialettica indebolisce l’idea di Europa; prevalgono gli interessi nazionali; l’Europa è vista solo come la sede di una faticosa mediazione tra forti contrasti politici e finanziari nazionali. In modo certamente semplicistico, nella baraonda di commenti di illustri economisti riportati dalla stampa, è maturato un diffuso sentimento antitedesco o meglio anti Merkel. La Cancelliera tedesca, si dice, non ci aiuta con il suo rigore, non applica una politica di condivisione del debito, non rilancia la crescita con interventi degli Stati: c’è del vero, ma in realtà è soprattutto la solita politica della Germania che teme l’inflazione e i suoi possibili terribili effetti (i tedeschi hanno sempre in mente come è andato al potere il nazismo). Non c’è molto di nuovo; ma proviamo, per esercizio, a guardare l’Italia con gli occhi di un tedesco medio, informato, magari lettore attento dello “Spiegel”. L’Italia è conosciuta per avere il più consistente debito pubblico di tutta l’Europa. Non si è formato in pochi anni: bisogna tornare almeno agli anni ottanta. Il centrosinistra di Craxi, Andreotti, Forlani gestì quel periodo con iniezioni di spesa pubblica, deregulation; lo slogan era “Milano da bere”; chi poteva farlo si arricchì. Nascevano le televisioni private. Berlusconi imprenditore è il simbolo di quel periodo. All’inizio degli anni ottanta a questa offerta di illusioni, promesse, regalie il Pci di Berlinguer replicava con la politica dell’austerità, del rigore, del controllo della spesa; ricordava i pericoli per la democrazia e poneva sul tappeto il problema della questione morale e della degenerazione dei partiti. Rileggete le proposte di allora e ripensate a quegli anni: ne vale la pena. A chi hanno dato retta gli italiani? A chi indicava difficoltà, rischi, fatica o a chi parlava di arricchirsi, divertirsi, in un clima di leggerezza, di evasione delle tasse? L’Italia superficiale e populista e quella più seria e rigorosa: l’eterna contesa. Bene, il seguito della storia lo conosciamo: Berlusconi proseguì, in proprio, con abilità tattica straordinaria, le politiche degli anni ottanta interrotte da tangentopoli. Si inventò “Forza Italia”. La politica divenne esplicitamente spettacolo (e viceversa). Diciassette anni di progressiva devastazione morale, sociale, culturale, economica; implacabile cala il senso dello Stato e aumenta il debito pubblico, cala la qualità della politica e aumenta il disimpegno. Gli italiani hanno creduto a questi illusionismi e alle favole (come la Padania). 9 Questo è ciò che il nostro tedesco medio ha letto su di noi in questi anni sullo “Spiegel” e in genere sui quotidiani del suo paese. Mettiamoci pure un po’ di supponenza teutonica, ma il quadro è questo. Per cui se gli italiani sono così, la domanda che in queste settimane i quotidiani tedeschi propongono ai loro lettori diventa: “affidereste la vostra carta di credito ad un familiare con queste abitudini?” Ecco perché la condivisione del debito (gli Eurobond) è così osteggiata. Hanno tutti i torti? Del resto, anche dopo il successo rappresentato dai risultati ottenuti da Monti in tema di fondo antispread, quando gli analisti americani del Washington Post ne hanno parlato e ne hanno rimarcato il valore, riferendo dell’Italia hanno fatto emergere un giudizio di questo tipo: l’Italia ha ora una guida a livello internazionale affidabile e competente, ma resta una nazione segnata da tre gravi problemi. Vediamoli in sintesi. Primo: una scarsa produttività, burocrazia inefficiente, un sistema economico condizionato da sprechi inaccettabili e non aggiornato, carente di spinta, innovazione tecnologica e ricerca. Secondo: intollerabile, amplissimo livello di evasione fiscale, diffusa, endemica, inquietante. Terzo: una corruzione a tutti livelli della vita pubblica, superiore anche a paesi del terzo mondo. Ci riconosciamo in questo quadro? Uniamo questa diagnosi con l’inaffidabilità politica di cui parlavamo prima; con una classe politica che si muove ormai solo sulla base dei sondaggi, rinunciando al suo ruolo di direzione e proposta. Stare in Europa vuol dire fare i conti seriamente con questa realtà e quindi far ripartire (segue a pagina 10) Notizie dai Centri Intervista a Ugo Boasso responsabile del Centro Sociale di Pietra Ligure INCONTRARSI NELLA VECCHIA SALA D’ASPETTO DELLA STAZIONE FERROVIARIA Aperto sette giorni su sette è un esempio di socializzazione e invecchiamento attivo Pietra Ligure: panorama Da quanto tempo è attivo il centro di Pietra Ligure? Il nostro centro, ubicato nella sala d’aspetto della vecchia stazione ferroviaria, è attivo già da diversi anni ed era gestito da un gruppo di frequentatori. Da due anni, cioè dal 2010, è gestito dai Volontari Auser in base ad una convenzione con il Comune. Il centro è aperto sette giorni su sette con orario dalle 15 alle 18 ma da quando ci hanno regalato una televisione a cristalli liquidi molti vorrebbero fermarsi oltre questo orario per godersi la tv al fresco. Quanti sono i frequentatori? I nostri soci sono circa ottanta ma ogni giorno i frequentatori variano da trenta a cinquanta persone, con una leggera maggioranza di signore. E i volontari quanti sono? Sono circa quindici anche qui prevalentemente donne che si danno molto daffare per organizzare le varie attività e qualche volta anche per dirimere le “liti” tra giocatori di carte. Quali sono le attività prevalenti? Organizziamo molte iniziative alcune anche nel Centro Polivalente che il comune ci mette a disposizione. Ma le attività solite sono: il gioco delle carte con relativi tornei, l’attività di alfabetizzazione informatica che possiamo garantire grazie alle sei postazioni con relativi computer, la ginnastica dolce e il tai-ki, il ballo liscio e ritmico, le tombolate, la raccolta di storie di vita con le quali vorremmo fare un libretto dal titolo “Io mi ricordo che...” e, non ultimo una serie di cene. Ma non dimentichiamo la salute e, una voltala settimana, abbiamo un infermiere in pensione che viene a misurare la pressione e per effettuare eventuali piccoli interventi a domicilio. Avete progetti autunno? per il prossimo Pensiamo di fare una tornata di presentazioni del nostro centro andando nei vari quartieri (a Pietra ce ne sono ben 6: Ranzi, Levante, Ponente, Aietta, Centro storico e Soccorso) per illustrare le nostre attività. Il territorio pietrese è molto vasto e un servizio di cui sentiamo la necessità è quello del trasporto sociale ma i costi sono elevati e allora speriamo in qualche benefattore ricco; non si sa mai in fondo il televisore ce l’hanno regalato!... Avete buoni rapporti con gli enti locali? Abbiamo mantenuto ottimi rapporti sia con l’assessore alle politiche sociali sia con il sindaco e devo dire che non si fanno mai pregare per partecipare alle nostre iniziative. Anche con gli assistenti sociali il rapporto è di ottima collaborazione, ci segnalano le persone e a volte ci vengono a trovare nel centro. Avete rapporti con altre associazioni di volontariato? Collaboriamo con la pubblica assistenza Pietra Soccorso. Negli incontri periodici che organizziamo ci insegnano come affrontare le emergenze, le cadute in casa, i malori e ci ricordano i numeri utili e a chi ci si deve rivolgere in caso di urgenze. Da quest’anno dovremmo collaborare con l’Associazione Albergatori per organizzare un corso di ginnastica dolce per non 10 residenti da offrire, insieme al ballo, come pacchetto per i tanti anziani che scelgono Pietra Ligure per svernare. Certamente i progetti sono importanti e ci fanno sentire vivi e attivi però l’impegno per i volontari è sempre maggiore. Invitiamo quindi i neo pensionati e gli anziani che hanno voglia di donare un po’ del loro tempo agli altri a partecipare alle nostre iniziative e perché no a diventare a loro volta volontari Auser. (segue da pagina 9) un’inversione urgente di tendenza; riprendere culturalmente il bandolo della matassa e ricostruire la vera politica. Tutto in fretta, con urgenza. Su questi temi, infatti, anche l’Europa ci appare quindi in mezzo al guado, una grande incompiuta. Occorre andare avanti con decisione; la sfida della globalizzazione è lì, davanti al nostro continente; perderla vuol dire finire ai margini. L’Europa può (e deve) parlare una sola lingua, avere una sola politica. Insomma si esce dal guado rilanciando in positivo, non chiudendosi nel fortino antistorico delle singole nazioni; il tema fondamentale diventa quindi più unità politica (e non meno), più poteri delegati (e non meno); l’Europa si rilancia se si pone chiaramente il problema della cessione di sovranità e si rafforza così con un corpo robusto di politiche continentali quello che per ora è solo lo scheletro, importante, della moneta unica. Questi anni sono davvero complessi, tumultuosi, incerti. E aggiungiamo, per finire, che si apre qui il problema non solo di uscire da questa crisi, da questa guerra, ma di uscirne senza essere subalterni o marginali. In altre parole bisogna provare a ridare forza alle parole della sinistra, più Stato, più programmazione, più uguaglianza, più cultura. Ma questa è un’altra storia. *Già Sindaco di Savona E...state a Savona All’ombra della crisi, il lusso di una vacanza UN’ESTATE AL MARE, VOGLIA DI SOGNARE…TRA CARONTE E SUPER MARIO (BALOTELLI) Turismo, una squadra che gioca da sempre in contropiede Ma quasi mai batte la “Germania”, cioè la concorrenza MARCELLO ZINOLA * Di estati calde, in senso meteo e di crisi, ormai abbiamo una corposa raccolta. Ma la “Caronte 2012” certamente segna uno degli arenili (ma non solo) meno battuti degli ultimi anni. Lasciando sempre più lontana l’immagine di quella Riviera dove (a Finale) Paolo Conte vergava il testo di “Azzurro” guardando il mare dal dehor di un hotel. Insomma, Savona (città) con le sue crociere e le sue riviere, l’entroterra, di fronte alla crisi, sono formiche o cicale? Oppure un po’ come nel calcio, quando la squadra più forte ti mette sotto (la crisi), ti difendi e giochi in contropiede sperando di trovare il golletto risolutore? Savona, tra mare e collina, gioca in contropiede. E, talvolta, lanciando la palla in tribuna. Perché da troppi anni alle qualità ambientali (quelle rimaste dopo i disastri edilizi degli anni Sessanta e Settanta) e propositive di chi opera nel settore turistico, si accompagna una sorta di fatalistico stallo. Un po’ giustificato dalle incertezze, ma spesso radicato in una vecchia concezione: tanto vengono lo stesso (i turisti). E quando arrivano gli si dà pure una bella ripulita (al portafoglio). Un po’ come quando nell’industria c’erano le partecipazioni statali. Ma le partecipazioni statali sono sparite e di capitalisti imprenditori non assistiti, scesi in campo a rischiare in proprio, se ne sono visti pochi. E i turistipartecipazioni statali (quelli che tanto venivano lo stesso) non arrivano più. Perché (esempio) una settimana in riviera costa di più che dieci giorni in Spagna e in Grecia (ma non solo ora con la eurocrisi). Perché non c’è un servizio-offerta complessivo adeguato: tu vieni in riviera e, quasi mai, trovi l’offerta pacchetto albergo, pensione, mare. Ogni pezzo fa storia a sé. É vero che quest’anno (e nel 2011) i prezzi si sono un po’ calmierati causa crisi, ma è una magra consolazione. La carenza di idee (tra molti operatori e amministratori locali) data a quando c’erano i monocolori Dc, i pentapartiti, le solidarietà nazionali Il porto di Savona con le convergenze parallele. E si conferma con sindaci seminato: poco. Basta vivere una e amministratori dal pedigree giornata a Savona in occasione bocconiano. Rileggetevi le raccolte delle crociere. Zero offerta ai dei giornali o riascoltare i servizi tv crocerista. Vanno all’outlet di sulla stagione. Un week end sballa? Serravalle? È vero. Sempre meglio perdersi in una città Colpa del meteo (destino cinico e che semichiusa, rugginosa, che baro, ma ci sta). Sballa proprio di brutto? Colpa dei tg che danno le distribuisce le guide in cui valorizza (altro notizie sul meteo e dicono che (giustamente) le casse della piove (sì, era ed è così e c’era pure esempio) stato chi, in passato, voleva fare processione del venerdì santo. Che causa a Rai e Mediaset a causa dei nessun crocerista vede: oratori e bollettini meteo). La stagione va confraternite son chiuse. E allora male e la gente s’incazza perché vai di pizza, barchetta souvenir di l’acqua è talmente oleosa di Savona (la scritta rigorosamente a rumenta da impedire il bagno? pennarello, la barchetta è la stessa Colpa della Goletta verde che lo che troveresti a Varazze o evidenzia, dimenticando (esempio) Positano) e di qualche coraggioso che da Finale in poi non c’è una bar che è aperto. Che fastidio struttura depurativa consortile in essere una città e riviera che grado di reggere le variazioni estive vorrebbero essere turistiche dopo e invernali di popolazione turistica. avere guardato con un po’ di E da Varazze a Finale la situazione sospetto tute e mani sporche di è migliorata, certo, grazie anche al fabbrica. maxidepuratore di Savona che Sotto l’ombrellone? Super Mario è serve tutta l’area. Ma anche qui: solo Balotelli. L’altro, (Monti) è anche d’estate: ai una fortuna nella sfiga. temuto Quell’impianto era nato, tra semigiovani torna il ricordo del polemiche, mazzette e arresti, per governo Amato e del suo prelievo depurare i liquami più inquinanti forzoso sui conti correnti in una dell’Acna di Cengio. Non se ne fece torrida notte d’estate. Un’estate al nulla, la riconversione della struttura mare/voglia di sognare come i Righeira. Durati è stata utile. Molte o poche idee, cantavano ma confuse e in ordine sparso. Il un’estate, un tormentone classico. problema e il nemico sono, di volta Come quello del turismo che, però, in volta, direttive europee, tempo, dura da una vita. *Giornalista de “Il Secolo XIX” clima meteo ma in riviera e a Savona si raccoglie cosa si è 11 L’intervista PESCA CON LA CANNA, CHE PASSIONE. UN’OASI SERENA TRA CIELO E MARE Nunzio di “Fisherman’n Rest” rivela costi, norme e segreti per andare a pescare. La tanto attesa riapertura della darsena accolta con grande soddisfazione dai pescasportivi Nunzio (a sn.) e un amico mostrano le loro prede: due branzini di 5- 6 kg pescati con la canna sulle nostre spiagge ANGELO CALABRIA La pesca è praticata da sempre per procurarsi cibo. Oggi i pescatori professionisti attraversano non poche difficoltà per la scarsità di pescato ma rimane pur sempre un’attività economica importante che procura un ottimo alimento. Ma la pesca è diventata anche uno sport o un passatempo. Mi pare interessante focalizzare l’attenzione su due tipi di pesca sportiva: la subacquea, molto praticata dai giovani e la pesca con la canna. Da ragazzino anch’io mi ero cimentato, con degli amici, alla pesca con la canna, con mezzi rudimentali. Eravamo andati a raccogliere le canne di bambù in una villa abbandonata a Valleggia, l’avevamo pulite bene dalle foglie, comprando qualche metro di filo di nylon, un piombino e un amo avevamo preparato le nostre canne. Per un po’ di giorni ci siamo recati su gli scogli di Bergeggi, che adesso non ci sono più, coperti dal porto di Vado, ma i risultati furono scarsi. Pur avendo una buona esca, dei vermetti raccolti in un piccolo rio, i pesci non abboccavano. Eravamo in cinque e, in diverse giornate, prendemmo una dozzina di pesci tra “baggiuse” e “bughe”; unico trofeo importante un bel branzino di quattro etti. Abbiamo smesso presto di andare a pesca, l’unico che continuò fu Bruno, non a caso quello che pescò il branzino. Anche se il nostro mare non è più ricco sono ancora molti gli appassionati della pesca con la canna. Un modo per rilassarsi e, se si è fortunati, rimediare anche la cena. Ho incontrato Nunzio, titolare del negozio “Quasi tutto per la pesca Fisherma’n Rest” di San Michele. hanno lavorato sempre a contatto con il pubblico, per trovare un po’ di silenzio e di tranquillità.“ A Savona i pescatori con canna sono in aumento? “Sono in diminuzione, anche perché alcuni posti erano stati chiusi alla pesca. Da poco la Capitaneria ha nuovamente autorizzato la pesca sportiva in porto meta di molti anziani e disabili. Speriamo che anche questo invogli qualche nuovo appassionato che ci venga a trovare per attrezzarsi.” Per iniziare l’attività quali spese si deve affrontare? “La canna da pesca per un principiante senza tante pretese costa da un minimo di 30 euro, completa di mulinello, poi si aggiunge qualche piccola spesa per l’esca e gli altri accessori e si può cominciare a divertirsi. Ma per chi vuole cimentarsi con più impegno, ci sono canne anche da 200-300 euro.” Quali posti consiglieresti per un principiante? “Il pontile dell’Enel di Vado Ligure, dal molo del verde o direttamente dalla spiaggia. Da maggio a settembre dopo le 19.30 fino alle 8.30 del mattino, per il rimanente dell’anno tutto il giorno.” A quale età è consigliato iniziare e fino a che età si può praticare? “Anche a sei anni se accompagnati dal padre, come ho fatto io, e fino a tarda età se la salute lo permette.” Le esche consigliate? “Ci sono delle esche sintetiche, ma le più usate sono i vermetti, pezzi di pesce, cozze, vongole. Ogni pescatore ha le sue preferenze e i suoi segreti.” La nostra è una città di mare, quindi si presta a questo sport, vengono fatte gare? “A Savona e nel circondario vengono organizzate alcune gare a livello nazionale. Però le più tante sono gare sociali, dalla spiaggia o dalle barche. Le società sono due: Mare circolo nautico Fornaci e Cannisti 88 a Vado Ligure. A Savona c’è anche la sede della Fipsas, federazione italiana pesca sportiva attività subacque. Naturalmente andando in giro per l’Italia ci sono molte gare con canna da terra o dalla barca e i partecipanti vengono divisi per categoria e per età, infatti ci sono gare anche per ragazzi. Quali sono le motivazioni che portano alla scelta di questa attività? Ci sono anziani che quando vanno in pensione si avvicinano a questo hobby? “Il motivo più importante è la tranquillità di questa pratica, la passione per il mare e la vita all’aria aperta può diventare un momento di riflessione. Non c’è antagonismo e il rivale è il pesce che si spera di portare a casa a fine giornata. Tra le persone che vanno in pensione alcune scelgono la pesca come hobby, specialmente se (Segue a pagina 13) 12 (segue da pagina 12) C’è anche tanta passione per la pesca subacquea praticata, naturalmente, soprattutto dai giovani.” Centro Auser di Noli Oltre alla pesca in mare, viene praticata anche quella nei fiume o nei laghi? “É una specialità della Val Bormida, anche se molti savonesi si spostano volentieri nell’entroterra per accedere ai tanti laghetti e piccoli rii per pescare e fare una gita salutare nei boschi. Un posto molto frequentato è il lago d’Osiglia.” Ci vuole un permesso per pescare? “Per la pesca in mare, recandosi presso la Capitaneria di porto viene rilasciato un permesso senza spesa. Per fiumi e laghetti ci vuole un tesserino a pagamento, gratuito per gli under sedici e per gli over 65.” Non mi resta che augurare buon proseguimento delle vacanze e consigliare a tutti di consumere tanto pesce: un alimento che fa bene e non appesantisce adatto all’estate e nel solco delle nostre tradizioni gastronomiche. Panorama di Noli Venti signore animano il centro di Noli Ricetta consigliata da Emilia Olivieri CENTRO SOCIALE E FILO D’ARGENTO ACCIUGHE RIPIENE ALLA LIGURE Una realtà concreta per contrastare la solitudine e ritrovare vecchie amicizie Ingredienti: 250 gr. di acciughe aglio, prezzemolo e un po’ di lattuga sbollentata 30 gr. mollica bagnata nel latte e strizzata. 1 uovo, 50 gr. di pane grattugiato, pecorino e parmigiano, olio extravergine di oliva,sale e pepe. Preparazione: Lavate e deliscate delicatamente le acciughe asciugatele e mettetele da parte. Di queste prendetene circa 4 o 5, a seconda della dimensione, e tritatele con la mezzaluna. Unite ora sul tagliere le erbe aromatiche e la mollica bagnata nel latte e strizzata e le foglie di lattuga. Preparate l’impasto aggiungendo l’uovo, il parmigiano e il pecorino, a cui unite le acciughe tritate, le erbe e la mollica. mescolando accuratamente aggiustate di sale e pepe. Sistemate le acciughe aperte e asciugate adagiandole su una pirofila leggermente unta e su ogni acciuga mettete un cucchiaio di ripieno. Spolverate con un po’ di pangrattato e un filo d’olio di oliva e infornate a 180° per circa 20/25 minuti, a seconda del vostro forno e farle dorare. Oppure friggete in abbondante olio. Se poi non avete voglia, o tempo, da dedicare alla cucina ricordate che le acciughe sono ottime anche solo infarinate e fritte nell’ olio bollente. Se siete a dieta accertatevi che le acciughe siano freschissime e provate a gustarle anche solo marinate con olio, limone, sale e pepe. a cura di LUCIANO GIRARDI Nato nel gennaio 2011 grazie all’impegno del sindaco Ambrogio Repetto e dell’assessore ai servizi sociali Peluffo il centro comunale, gestito dall’Auser di Noli, è ubicato provvisoriamente in una accogliente sala presso le opere Parrocchiali di via Monastero. É aperto tutti i mercoledì dalle 15 alle 18 e la volontaria Betty Scotolati, responsabile del centro, è attenta e sollecita ai bisogni dei venti anziani che lo frequentano con regolarità. Il gruppo è armonioso ed affiatato, manca però la presenza maschile e, le tante signore nolesi, talvolta se ne lamentano scherzosamente. Le attività principali del centro sono: gioco delle carte, lettura e biblioteca, corsi vari di attività creative, passeggiate, organizzazione di gite giornaliere e, una volta al mese, la tombola, con ricchi premi, condotta da Luciano. Dal cinque giugno di quest’anno si è organizzato il servizio “Filo d’argento” per dare risposte concrete anche agli anziani che non possono recarsi al centro e che sono temporaneamente in difficoltà. Inoltre, due volte la settimana, attraverso il numero 019.7499551 dalle 15.00 alle 17.30, un addetto risponde e/o contatta gli anziani soli. La collaborazione con le Assistenti sociali del Distretto garantisce, anche durante l’estate, un buon monitoraggio dei cittadini nolesi dai capelli grigi mentre le attività ricreative e socializzanti del centro riprenderanno a settembre. Vi aspettiamo numerosi. 13 Come eravamo CAMPI SOLARI UDI E COLONIE ESTIVE NEGLI ANNI DEL DOPOGUERRA S.i.b.i., asilo Giribone, al mare alle Fornaci, in montagna a Calizzano. La catena di solidarietà nata dallo slancio di Angiola Minella e Nadia Spano a favore dei bimbi del napoletano e del Polesine 1955: Campo solare Udi - Savona corso Vittorio Veneto (archivio fotografico Cgil) Nella città distrutta dalla guerra la vita è difficile: c’è bisogno di case, manca il cibo, i prezzi sono alti e persiste ancora la borsa nera. Migliaia di disoccupati cercano lavoro; il costo delle bollette aumenta; le famiglie piangono i morti e aspettano il ritorno dei soldati caduti prigionieri degli alleati o in Russia, i reduci dai campi di concentramento tedeschi e tanti bambini sono soli e affamati, così come tante donne con i figli o con i vecchi impoveriti. Le donne dell’Udi, come anche altre organizzazioni, talvolta insieme sono pronte a rispondere ai drammatici bisogni del momento sia con la protesta, frequentissime infatti sono le loro delegazioni presso autorità cittadine, sia organizzando l’assistenza. Questo sembra essere il terreno in cui la donna manifesta doti di particolare sensibilità ed efficacia. Grandi energie vengono dedicate all’assistenza e all’educazione dei bambini, peraltro questo era uno dei grandi problemi nazionali, e si conseguono risultati importanti. È proprio la savonese Angiola Minella che con Nadia Spano promuove la catena di solidarietà con i bambini di Napoli, 50 bambini vengono ospitati in famiglie savonesi e qualcuno ci rimane poi ci saranno i bambini del Polesine. In città, alle Fornaci, in corso Vittorio Veneto, nella a cura di DOMINICA PICCARDO palazzina del Demanio che aveva ospitato la Milizia Portuale che viene presa in affitto, nel '46 l’Udi organizza l’asilo intitolato a Emma Giribone (prima ferita e poi atrocemente uccisa, strangolata, dalle Brigate Nere). D'estate vi si ospitano in colonia i bambini della cintura torinese, in collaborazione con l’Udi di Torino, mentre per i bambini savonesi c’è la colonia di Calizzano e il campo solare marino. “La situazione dell’infanzia nella nostra città si è fatta grave in seguito alla guerra. Noi donne conosciamo bene quanta miseria, quante malattie, quanta corruzione morale stiano minacciando la vita di centinaia e centinaia di bimbi, abbiamo visto spettacoli di abbandono e di miseria nelle caserme di via Schienacoste, negli scantinati della periferia, nei vicoli bui del centro semidistrutto della città, bambini e bambine di tre, quattro, sei anni trascinano un’esistenza di miseria, intristiscono abbandonati in mezzo alla strada per la maggior parte del giorno, scalzi e laceri, privi di cibo nutriente, precocemente esperti, esposti agli attacchi della tubercolosi e del rachitismo. Per questo abbiamo pensato che era necessario rivolgere i nostri sforzi alla ricostruzione dei vecchi asili distrutti e alla organizzazione di nuovi, che, in attesa di una sistemazione più 14 definitiva e soddisfacente, offrissero ambiente di vita serena, vitto abbondante e sano, assistenza didattica, morale e religiosa alle piccole vittime di una società che nei suoi ceti privilegiati molto spesso dimentica il dovere della solidarietà. Abbiamo lavorato per questi scopi e, data la scarsezza di mezzi di cui direttamente disponiamo e le innumerevoli difficoltà che si incontrano, unendo i nostri sforzi e il nostro spirito di iniziativa, abbiamo realizzato abbastanza. Da un mese vive una vita ordinata e serena il nostro primo asilo: quello creato nei locali della ex caserma della Milizia portuale in corso Vittorio Veneto sulla riva del mare: interessando alla nostra iniziativa fabbriche, privati e soprattutto gli enti e le Amministrazioni statali e comunali di assistenza, valendoci dell’opera volontaria di decine e decine di donne che per settimane e settimane hanno dedicato tutto il loro tempo e le loro migliori energie, abbiamo trasformato una caserma semidistrutta di triste memoria in un comodo asilo per la gioia e la salute dei bimbi del rione Fornaci e per il sollievo di tante famiglie in lotta contro le difficoltà della vita. Contemporaneamente, mentre già stiamo provvedendo a trasformare (segue a pagina 15) Come eravamo NEL ’50 IL FRONTE MARE AVEVA UN’ALTRA FISIONOMIA a cura della Redazione 1950: Angiola Minella e Rina Bianchi (al centro) con le donne dell’Udi davanti alla colonia marina; sullo sfondo uno scorcio della fabbrica Dotta e Vené (segue da pagina 14) questo asilo in colonia marina per il periodo delle vacanze estive, abbiamo allestito un altro grandioso asilo per un centinaio di bambini nel cuore della città, nel rione più duramente colpito dalle distruzioni, rione vasto e popolato che comprende anche la zona del porto e le abitazioni operaie adiacenti agli stabilimenti portuali. L’asilo in preparazione è destinato ad ospitare un centinaio di bimbi; esso sorge in grandi costruzioni di legno(che speriamo presto di trasformare in muratura) in posizione elevata, in pieno sole, riparatissimo dal vento, lontano dalla polvere e dai rumori. L’asilo si inaugurerà presto e già tante mamme ne attendono con ansia l’apertura: attendono che i loro bambini possano vivere anch’essi come i bimbi delle famiglie più fortunate e abbienti i giorni della loro primavera in mezzo a giochi sereni, aria buona e sole e ricevano istruzione e assistenza” * Si organizzano dunque asili per l’infanzia, dopo-scuola, e spesso queste attività vengono ospitate dalle Sms che incarnano, nel savonese, un’importante tradizione mutualistica. Del resto l’impegno della scuola di base è di ampio respiro e non solo assistenziale; si manifesterà anche nella battaglia per le scuole di quartiere (scuola materna e elementare nell’ottica della continuità didattica), nella richiesta di promiscuità delle classi, nella rivendicazione del diritto allo studio, oltre che al lavoro, anche per le donne. Le donne dell’Udi partecipano attivamente, lavorando in modo unitario e solidale, a diversi comitati assistenziali presenti sul territorio, come il patronato scolastico, il comitato provinciale dell’assistenza, l’Eca, in particolare con il Sibi (Salviamo i bambini d’Italia), nel cui consiglio di amministrazione troviamo donne dell’Udi come Rosalda Panigo e Rina Bianchi. Per qualche tempo, finché è vivo lo spirito unitario del Cln, vi sono e si cerca di mantenere rapporti di collaborazione anche con il Cif, poi man mano si comincia a risentire del mutato clima politico e della contrapposizione tra Dc e i partiti della sinistra. Molte furono le donne che diedero la loro attività all’Udi in uno sforzo corale, alcune sono note ma la gran parte di loro sono rimaste nell’ombra e il loro nome viene spesso dimenticato ma è solo grazie alla loro presenza e al loro impegno se si è potuto realizzare quanto descritto e quanto ancora resta nella nostra città a testimonianza del loro lavoro spesso anche volontario. *Stralcio da “Le martiri della Provincia di Savona”. Ricerca degli alunni della Scuola Media Guidobono, Anpi Legino-Archivio Partigiano Ernesto, Tipolito Priamar, Savona 1997 15 Ripensando alle colonie marine di corso Vittorio Veneto non possiamo che rivedere anche a quel tratto di Aurelia teatro della gioventù di molti di noi e alla lunga trasformazione del fronte mare tra via Libia e l’attuale via Cimarosa. Convivevano a pochi passi colonie e bagni marini: i Barbadoro gestiti dall’amico Aldo, mitico concorrente di Lascia o Raddoppia, la famosa trasmissione condotta da Mike Bongiorno nella quale aveva vinto ben cinque milioni e duecento mila lire, i bagni Iris di via Libia, i Marinella con il loro bunker di militare memoria. La vita e i giochi di molti monelli savonesi (oggi arzilli e vivaci nonni) si svolgeva nelle strade e nelle spiagge del quartiere. I giochi erano animati da rivalità con “bande” di ragazzi (memorabili le battaglie a pietrate con i fornacini nel canneto a fianco della vecchia ferrovia); allora bastava una via e due palazzi per definire le differenze territoriali, le appartenenze, le complicità e le rivalità. Ma come non ricordare, oggi, il volto industriale di Savona. Le fabbriche sorgevano proprio sul mare, dalle fornaci di mattoni alla fabbrica metalmeccanica Dotta e Vené e tante altre. Savona, subito dopo la guerra, aveva un tessuto sociale operaio che ne decretava, senza incertezze, la vocazione industriale mentre oggi siamo alla ricerca, dopo più di sessant’anni di una nuova identità e di un nuovo waterfront. Ma torniamo ai ricordi. Per noi ragazzi, le fabbriche erano solo lo sfondo, i nostri interessi e le curiosità di una adolescenza di strada erano focalizzati su alcuni divertimenti trasgressivi e audaci come spiare le coppiette che si nascondevano dietro al bunker per scambiarsi poco innocenti effusioni. Usciti dalla guerra da poco tempo c’era una gran voglia di divertimento, di balli, di carnevali estivi e di spensieratezza. Un’epoca dove ancora c’erano speranze di migliorare e voglia di vivere per chi dopo una infanzia trascorsa a schivar bombe e guai si apprestava ad affrontare la vita da giovane adulto con la fiducia che oggi forse manca a tanti ragazzi. Intergenerazionalità Esperienze di una classe terza: gli scolari della Guidobono e i volontari Anpi “É STATO COINVOLGENTE VEDERE SVENTOLARE LA BANDIERA AL FORTE” La testimonianza degli anziani che sono stati partigiani per non dimenticare la Resistenza MARIO TISSONE 14 maggio 2012 ore 8. Sono in via Machiavelli e sto per entrare nella scuola media Guidobono di Savona per incontrare la terza Effe. Ad un tratto mi sono sentito chiamare: “Si ricorda di me? Sono la professoressa Di Scanno, ci aveva accompagnato, con la mia classe, la terza B al Forte della Madonna degli Angeli.” Non sono granché fisionomista ma l’ho riconosciuta; quella classe la mattina del 24 aprile era alla commemorazione dei sette antifascisti fucilati il 27 dicembre 1943. Gli studenti erano tanti quel giorno e si mescolavano: i geometri dell’Alberti e appunto la terza B della Guidobono. La maestra Di Scanno mi allungò due manoscritti: “Li voglio dare a lei sono di due scolari, Francesca Ghirarducci e Andrea Tardito che erano presenti quella mattina. Ma tutti i ragazzi sono rimasti coinvolti ed emozionati durante quella gita.” Li presi contento che i nostri interventi avessero lasciato un segno e mi ripromisi di farli avere all’Anpi. Sorridendo salutai la maestra, non potevo indugiare ancora perché un’altra classe mi stava aspettando per ascoltare dalla mia voce, che ero uno dei testimoni di quel periodo, un altro fatto importante per Savona: le bombe del 1974. Quelle bombe che colpirono la città facendo anche delle vittime e che danneggiarono notevolmente anche il loro istituto scolastico. Entrai in classe con un certo orgoglio perché mi resi conto che nel 2012 avevo già incontrato e parlato con più di cento ragazzi raccontando loro un po’ di quei fatti che sono capitati a me e ad altri della mia età e che i libri difficilmente scrivono. I ragazzi hanno sempre ascoltato con attenzione, fermi senza battere ciglio, senza muoversi anche per ore. Tutto questo mi rende orgoglioso, mi fa sentire utile e mi fa capire che il dialogo tra generazioni non solo è possibile ma è indispensabile. Mi fa piacere riportare di seguito ampi stralci dei due componimenti dei ragazzi perché si vedeva sino giù a valle!Ritornati dentro il forte L’incontro di Auser e Anpi con gli studenti delle medie 24 aprile 2012 : gita al Forte La mattina del 24 aprile la mia classe e io, siamo andati alla Rocca di Legino dove ci hanno accolto alcuni partigiani e due donne che facevano parte dell’ Udi . La signora ha iniziato a parlarci di questa associazione che, se ricordo bene, dal 2001 ha cambiato nome da “Associazione Donne Italiane “ ad “Associazione Donne in Italia “ per includere le donne straniere che vivono in Italia. L’organizzazione di cui ci ha parlato la donna nasce dopo la seconda guerra mondiale per ricordare le donne che per aiutare i partigiani sono morte fucilate dai nazifascisti. Quando sono arrivati gli alunni della prima geometri, siamo partiti per dirigerci verso il forte della Madonna degli Angeli. Il viaggio è durato circa un’ora e durante il tragitto abbiamo visto dei posti meravigliosi come il verde di montagna e la vista di tutta Savona . Al forte ci siamo riposati circa 15 minuti e poi i partigiani e gli uomini che fanno parte dell’associazione in ricordo dei partigiani italiani ci hanno fatto fare il giro intorno al forte. Lì sopra era un punto molto strategico 16 un uomo si è messo con le spalle al muro e ci ha parlato dell’uccisione di Astengo e di altri partigiani. É stato molto coinvolgente soprattutto la parte in cui i carabinieri e alcuni volontari hanno sventolato le loro bandiere davanti ai nomi dei caduti. É stata una mattinata molto emozionante per capire meglio cosa provavano i partigiani oltre al coraggio che hanno dimostrato. Francesca Ghilarducci 24 aprile 2012: gita al Forte Martedì 24 aprile abbiamo partecipato alla commemorazione della fucilazione di un gruppo di partigiani da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Mentre un componente dell’Anpi leggeva la cronaca dei fatti accaduti mi sembrava di riviverli, è stato veramente commovente pensare a quelle persone che hanno dato la loro vita per difendere l’ideale di libertà. Alla fine della mattinata ho molto apprezzato il rinfresco che ci è stato offerto: la comminata mi aveva messo appetito! Andrea Tardito Viaggio negli istituti: Villa Rosa di Noli RICORDI, LINFA VITALE ANCHE NELLE CASE DI RIPOSO La presenza e le attività dell’Auser nelle strutture residenziali. Un progetto per raccogliere testimonianze, ascoltare e stimolare la memoria degli ospiti affinché nessuno sia dimenticato CARMEN PARODI - GERVASIO MORETTI Da sempre il concetto di casa di riposo richiama quello di anticamera dell’oblio...Oblio da parte dei parenti, che, sentendosi sollevati dalla cura quotidiana verso l’anziano di casa, che potrebbe causare qualche problema nella organizzazione familiare, tendono a dimenticarsene. Oblio da parte dell’anziano stesso, che, forse per autodifesa, fa in modo di “dimenticarsi”, dimenticare quanto vissuto: i ricordi infatti potrebbero fare male, molto male. Frequentando le strutture in cui i nostri volontari fanno attività di animazione ho cambiato radicalmente idea. I ricordi fanno vivere meglio, trasmetterli diventa un mezzo per restare vivi, insieme al proprio passato, che diventa patrimonio di conoscenze per chi ascolta. Un modo per ribadire, per perpetuare la propria esistenza, la propria esperienza a favore delle generazioni future. Chiacchierate che riportano indietro nel tempo, a recuperare la memoria di ciò che è stato in tempi lontani, di chi si è stati; e si torna a vivere. Le storie personali possono essere confrontate in un continuo scambio di sensazioni, di sentimenti, che a distanza di tempo rinvigoriscono la propria collocazione e la propria autostima, permettendo un proficuo posizionarsi nella realtà del presente, positivamente rielaborata alla luce delle esperienze passate. Tutto ciò è anche un esercizio della memoria in quanto facoltà mentale, che deve essere sempre esercitata e sollecitata. Da questi convincimenti ed esperienze, confortati anche da dati scientifici, abbiamo attivato un progetto da sviluppare durante i nostri interventi nelle strutture residenziali. Abbiamo così raccolto un gran numero di ricordi emersi dalle conversazioni con gli anziani. Basta averne la possibilità, e si va indietro con la memoria, recuperando patrimoni di esperienze. Basta aver voglia e tempo, ma anche saper ascoltare. A testimonianza e conferma di quanto appena detto, a partire da questo numero pubblichiamo, stralci di narrazioni raccolte nelle varie case di riposo. Iniziamo da Villa Rosa di Noli. Anna Maria: “Io, il bel tedesco nel rifugio e la paura della Torre di Pisa” Sono nata nel 1924. Mia madre morì dandomi alla luce. Ho vissuto con mia nonna fino a quando mi sono sposata. Ero contenta di vivere con lei e con mia zia. Mio padre non mi voleva tenere con sé, soprattutto dopo che si era risposato con una donna che aveva una figlia. Non voleva che i parenti della moglie mi conoscessero. Io invece ci tenevo a farmi conoscere. Avevo 14 anni ed ero sveglia. Ricordo un episodio divertente e un po' malizioso. Un giorno, mentre passeggiavo con un'amica, ho visto mio padre seduto al bar insieme ad alcuni parenti della moglie. Mi sono scusata con l'amica e ho detto ad alta voce: “Ciao papà, mi prendo due boeri e poi tu li paghi”. Poi sono uscita dal bar con un secco: “Ciao papà”, ignorando tutti i parenti. Ho frequentato la scuola elementare a Noli, fino alla, quinta. Ero brava e andavo a scuola molto volentieri. Terminata la scuola ho imparato a cucire e a ricamare. La nonna aveva una merceria nel centro di Noli, al piano terreno. L'abitazione si trovava al primo piano ed io vivevo e lavoravo lì. Ricamavo, facevo lavori all'uncinetto e ai ferri. Confezionavo tovaglie, corredi per bambini, maglie, scialli. Ero molto apprezzata dalle mie clienti. Leggevo riviste specializzate come “Mani di fata” e “La donna, la casa, il bambino”. Passarono gli anni. Mi sposai con un operaio. Ebbi un figlio intelligente e studioso che ora è un avvocato affermato a Savona. Quando morì la nonna, mio padre venne a farci visita. Gli presentai mio marito e da quel momento diventammo amici.Durante la guerra ho vissuto momenti di paura e di disagio. Per difenderci dai bombardamenti andavamo a rifugiarci nella galleria del treno. Quasi sempre, verso mezzanotte, arrivavano gli aerei a bombardare. Una sera entrata in galleria, notai un mio amico seduto vicino ad un soldato tedesco, molto bello. Cessato l'allarme mi avviai verso casa. Passai davanti ai due, salutai e uscii dal tunnel. Dopo aver fatto qualche passo alzai gli occhi e vidi il tedesco che mi seguiva.Ero preoccupata, accelerai l'andatura, girai l'angolo e mi trovai davanti al portone di casa mia. Fortunatamente il soldato mi aveva persa di vista. (segue a pagina 18 ) 17 (da pagina 17) Ma la sera dopo due militari tedeschi vennero a cercarmi, però sbagliarono porta e bussarono all'uscio di una vicina che stava preparando la cena per suo marito: minestrone. Dissero: “Ragazza”. La vicina rispose che ragazze non ce n'erano. I due, un po' delusi, si accontentarono di un piatto di minestra. A quel tempo per vivere eravamo costretti a ricorrere alla borsa nera. Mia zia ogni tanto andava in Valbormida alla ricerca di farina e di altri generi alimentari. Finita la guerra la vita ha ripreso il suo corso normale. Avevamo tutti voglia di divertirci. Andavamo a ballare, facevamo lunghe passeggiate in bicicletta. Alla sera ci incontravamo con i vicini per chiacchierare. Ma il divertimento più bello è stato quello di viaggiare. Con mio marito ho viaggiato molto e ho visitato quasi tutta l'Italia. Durante uno di questi viaggi, a Pisa, ho provato un bello spavento. Mio marito è salito sulla Torre. Quando l'ho visto lassù mi sono preoccupata molto perché temevo che cadesse. Io non ho voluto salirci perché sono un tipo che cerca sempre di evitare i guai. Se dovessi dare un consiglio ai giovani direi: “Siate seri, non drogatevi”. Anna Maria Notizie dai centri 16 -17 giugno 2012 momenti di festa QUILIANO: WEEKEND DI FESTA AL CENTRO MALACRIDA MATTIA GRECO Due giorni di festa grande per l’Auser di Quiliano al “Centro Rocco Malacrida”. Nei giorni di sabato 16 giugno e domenica 17 abbiamo trascorso delle ore allegre e felici in compagnia. Sabato a tenere banco è stata la consueta e gradita tombola che, con i numerosi premi, ha contribuito a rendere più ricca la giornata dei fortunati vincitori. A seguire ci siamo abbuffati nel pranzo sociale servito sempre qui nel nostro centro Rocco Malacrida. A seguire il nostro pomeriggio è stato accompagnato dalle note della fisarmonica “Laura Berruti” e abbiamo trascorso il pomeriggio in maniera più leggera grazie alla buona musica. Infine, per chiudere in bellezza, ancora una buona merenda e la lotteria hanno fatto cornice a una bella giornata. Manzoni direbbe che ”...si dovrebbe pensare più a fare bene che a stare bene, e così si finirebbe con lo stare meglio”. E questo infatti è il nostro obiettivo. PROGETTO TANDEM: INTERGENERAZIONALITÀ, INVECCHIAMENTO ATTIVO E INTERCULTURA CARMEN PARODI Se mi chiedessero di individuare un simbolo dell’anno 2012, anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, non avrei esitazioni a proporre il progetto Tandem, che offre sostegno didattico ad allievi dei diversi ordini di scuola, dalle elementari alle superiori. Infatti Tandem è invecchiamento attivo: insegnanti in pensione, scelgono di rendere fattivo il loro riposo, mettendo a disposizione la loro esperienza scolastica. Tandem è rapporto intergenerazionale. L’esperienza maturata nella scuola di qualche tempo fa viene trasmessa, in un rapporto uno a uno, a ragazzi e bambini, che, apprendendo, offrono in cambio la loro freschezza, la loro visione del mondo, da mediare, certamente, ma anche da assumere come possibilità per stare al passo coi tempi. Tandem è intercultura in quanto tra i ragazzi che usufruiscono del nostro servizio, molti sono gli extracomunitari, integrati nella nostra società ed inseriti nella nostra scuola, in cui incontrano difficoltà analoghe a quelle che possono incontrare tutti gli studenti a cui si aggiunge quella della lingua, che per loro rimane una seconda lingua, visto che in famiglia continuano a parlare la lingua d’origine. La nostra diventa un’opera di integrazione preziosa, di cui il nostro progetto va orgoglioso ed è facile lasciarsi andare al bellissimo sogno di un Tandem come punto di riferimento a largo raggio, in cui trovare sostegno di carattere scolastico, ma anche contatti umani con coetanei e no, in cui crescere nelle conoscenze, ma anche nella consapevolezza di sé e del ruolo sociale da conquistarsi o da mantenere, visto che l’interazione, generazionale o meno, è l’anima stressa del progetto. Alcune cifre a sintesi di quanto realizzato nell’ultimo 18 anno scolastico: 12 insegnanti si sono presi cura di una media di 18-20 allievi (tra cui due mamme) provenienti dalla scuola media inferiore e da quella superiore (una ha appena conseguito la maturità) insieme ad uno scolaro inserito nella prima elementare appena arrivato dall’Albania. La gioia dei tre ragazzi che hanno superato l’esame di terza media e che inizieranno l’esperienza delle superiori, è una gratificazione che unisce il gruppo degli insegnanti che hanno offerto la propria esperienza, oltre che il loro entusiasmo, ed è auspicio di un futuro impegno altrettanto proficuo e significativo. La ripresa dell’attività sarà comunque prossima, visto alcuni ragazzi hanno richiesto di poter lavorare durante l’estate per rafforzare ulteriormente conoscenze e metodo di lavoro in vista del prossimo anno scolastico. I nostri prof, sono pronti... L’Opera Lirica IL FASCINO DI TOSCA “Tosca è, in ordine cronologico, la quinta opera di Giacomo Puccini. E’ stata composta, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica (tratto, a sua volta, da un dramma di Victorien Sardou) tra il giugno 1898 e il settembre 1899. É stata rappresentata, per la prima volta, in data 14 gennaio 1900, al teatro Costanzi di Roma. Per comprendere appieno il profondo significato di questa composizione, è necessario soffermarci, sia pure in modo sintetico, sulla sua trama, articolata in tre atti. Atto primo Cesare Angellotti, ex console della caduta Repubblica Romana, è appena scappato dalla prigione di Castel Sant’Angelo e si rifugia nella chiesa di Sant’Andrea della Valle. Egli si nasconde in una cappella, dove la sorella ha lasciato per lui degli abiti. Il sagrestano trascura il proprio dovere di controllo, per osservare, invece il pittore Cavaradossi, che lavora ad una immagine della Madonna:è convinto di riscontrare una grande somiglianza tra il quadro ed una dama, che si reca spesso lì a pregare. (la marchesa Attavanti, sorella di Angelotti). Ma, Cavaradossi ha dato alla propria madonna i lineamenti della sua amante: la cantante Floria Tosca. Dopo aver procurato a Cavaradossi un cesto con del cibo, il sagrestano va via. Solo adesso Angelotti osa uscire dalla cappella, dove era rimasto nascosto. I due uomini sono vecchi amici e Cavaradossi promette ad Angelotti il proprio aiuto. A questo punto, sopraggiunge Tosca e Angelotti deve nuovamente nascondersi. Il quadro, raffigurante l’immagine femminile, suscita la gelosia di Tosca, ma Cavaradossi riesce a tranquillizzarla. Dopo che Tosca si è allontanata, Angelotti esce di nuovo allo scoperto. Un colpo di cannone da Castel Sant’Angelo annuncia che la fuga di Angelotti è stata scoperta. Cavaradossi decide di condurlo nella propria casa di campagna e di nasconderlo lì. Non appena si allontanano, il ALDO PASTORE sacrestano, alcuni giovani sacerdoti e i coristi festeggiano in chiesa la presunta vittoria dell’Ancien Régime su Napoleone. Nel frattempo, Scarpia ed i suoi sbirri sono sulle tracce di Angelotti e perquisiscono la chiesa. Sopraggiunge Tosca, tornata indietro per cercare Cavaradossi e Scarpia ne approfitta per dimostrarle, con l’aiuto di un ventaglio, trovato nella cappella, che il pittore si è incontrato con la marchesa Attavanti. In preda alla gelosia, Tosca corre verso la casa di Cavaradossi per sorprendere i due in flagrante. Scarpia è attratto dalla bellezza di Tosca e decide di mettere in cattiva luce Cavaradossi; per questo fa seguire Tosca dalle sue spie. Atto secondo A palazzo Farnese, Scarpia attende il rapporto su Angelotti, egli ha fatto pervenire a Tosca un biglietto in cui la prega di raggiungerlo dopo un concerto da lei eseguito. Tosca è costretta a soddisfare il desiderio del potente capo della polizia. Spoletta riferisce che non si è riusciti a scovare Angelotti, ma Cavaradossi è stato arrestato per sospetta complicità. 19 Cavaradossi viene condotto al palazzo. Egli nega tutto e prega Tosca di fare lo stesso, ma viene portato nella camera della tortura. Allora Tosca,pur di salvare il suo amante, rivela il luogo dove si nasconde Angelotti. Cavaradossi la maledice. Al diffondersi della notizia che Napoleone non è stato sconfitto, ma, al contrario, è il vincitore, Cavaradossi esulta e per questa sua professione di fede rivoluzionaria, viene condannato a morte. Scarpia si impegna a trattare con Tosca: se ella gli concederà i suoi favori, la fucilazione di Cavaradossi verrà solo simulata. Tosca finge di accettare lo scambio. Scarpia le compila il necessario lasciapassare ma, quando si avvicina a Tosca per possederla, ella lo pugnala e lo uccide. Atto terzo Sui bastioni di Castel Sant’Angelo, Cavaradossi scrive a tosca una lettera d’addio. A questo punto, sopraggiunge Tosca che reca la buona notizia: la fucilazione sarà simulata. Intanto il plotone di esecuzione si raduna. Cavaradossi, fiducioso, si prepara alla finta fucilazione. Tuttavia... i colpi di fucile sono veri. Tosca si rende conto di essere stata ingannata da Scarpia. Cavaradossi è morto. Nel frattempo l’assassinio di Scarpia è stato scoperto e gli sgherri stanno per raggiungere la donna. Tosca si getta dagli spalti di Castel Sant’Angelo. Il dramma di Tosca assume tuttora un grande significato nella storia dell’opera lirica perché viene a descrivere, in modo magistrale, il sacrificio politico dei superstiti della prima Repubblica Romana, sotto l’incalzare duro e dispotico del nuovo regime ecclesiastico, fondato apparentemente sulla devozione e sulla preghiera ma, in realtà, pervaso da un intollerante dispotico autoritarismo. L’impostazione musicale dell’opera è coerente con questa innovativa visione sociopolitica; infatti, i principali personaggi dell’opera (Tosca Cavaradossi - Scarpia) non sono eroi, nel senso proprio delle opere romantiche. (segue a pagina 20) (segue da pagina 19) Cavaradossi canta soltanto due brevi arie (“Recondita armonia” e “O dolci baci e languide carezze”) Tosca una soltanto (“Vissi d’arte”), ed i loro duetti hanno un carattere frammentario. É come se Puccini avesse voluto ridurre al minimo i momenti di grande espansione lirica, dando, invece, maggiore spazio alla successione incalzante degli eventi. Quello che lo spettatore ricorda del personaggio di Tosca non sono singoli momenti statici, bensì la sua storia: i suoi movimenti, le sue reazioni, la sua destrezza. Episodi e situazioni si svolgono sotto i nostri occhi come in un film: dall’entrata in scena di Tosca da “diva” in chiesa (con la scena di gelosia davanti al dipinto), alla lotta con Scarpia nel secondo atto, alla maledizione da parte del suo tormentato amante, alla sua decisione di uccidere Scarpia, al quale rende, poi, gli ultimi onori da morto, fino al suo congedo da Cavaradossi. Questi momenti sono come tasselli di quel mosaico che, ormai da un secolo, i frequentatori dell’opera riconoscono in Tosca, personaggio dotato, allo stesso tempo, di un forte temperamento, di un’istintiva gelosia passionale, ma anche di una straordinaria tenerezza, tanto da farla apparire personaggio affascinante ed unico nella storia della lirica. Ma, accanto a lei vanno evidenziate le personalità di Cavaradossi (mirabile esempio di uomo e di artista, che non si lascia minimamente abbattere dalle crudeli torture degli sbirri del potere) e, soprattutto, la malvagia indole di Scarpia, autentico simbolo della perversione, “bigotto satiro che affina, colle devote pratiche, la gioia libertina e, strumento al lascivo talento, fa il confessore e il boia” (come magistralmente viene definito da Cavaradossi nel corso dell’opera). Puccini ha descritto il tutto con un linguaggio musicale innovativo, che parte dal tardo romanticismo per giungere a toccare il traguardo dell’espressionismo, venendo a tendere la mano e ad anticipare l’arte compositiva di Richard Strauss ed, addirittura, di Alban Berg. In viaggio con l’Auser OPERA LIRICA Il 10 luglio Don Giovanni al Priamar, Tosca il 20 e 21 luglio a Torre del Lago Puccini Interno casa Puccini a Torre del Lago CAMPITELLO DI FASSA Dal 28 agosto al 9 settembre soggiorno montano: quindici giorni di relax tra le Dolomiti Hotel “Sella Ronda” a Campitello ENNIO MORETTI* Due appuntamenti ormai consueti con Auser e opera lirica. Il primo il 10 luglio al teatro estivo sul Priamar per assistere alla rappresentazione di Don Giovanni di Mozart, dramma giocoso in due atti. Nel suo nuovo allestimento, curato dal Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, partecipa con l’anteprima all’iniziativa “Due generazioni insieme a teatro”, riservato, con biglietto ridotto, agli over sessantacinquenni e ai ragazzi sino a 16 anni. Il secondo ha visto, come ogni anno, un nutrito gruppo di “auserini melomani” in trasferta a Torre del lago Puccini per assistere alla rappresentazione di Tosca. Le giornate in Toscana sono state due, il trasferimento in pullman, e, oltre alla rappresentazione di Tosca, il gruppo ha effettuato la visita alla casa museo Puccini, la visita guidata a Lucca, e la gita in battello sul lago di Massaciuccoli. Anche quest’anno proponiamo ai nostri soci un soggiorno montano a Campitello di Fassa presso 'Hotel Sella Ronda, situato nel centro delle Dolomiti in posizione privilegiata, soluzione ideale per gli amanti della montagna, sia d'estate che d'inverno. Il paese di Campitello è situato a 1448 metri sul livello del mare raggruppato allo sbocco della Val Duron, ai piedi dello spettacolare balcone del Col Rodella. Dal paese, la moderna e capiente funivia sale in un balzo verso la cima, sorvolando il pittoresco villaggio Pian, abbarbicato in alto. Arrivare in vetta significa lasciarsi rapire da un panorama inebriante, senza confini. Davanti, le guglie spettacolari del Sassolungo troneggiano maestose. Per i meno ardimentosi e amanti delle passeggiate esistono percorsi facili e pianeggianti tra abetaie e maestosi larici. Il nostro soggiorno prevede viaggio in pullman gran turismo con accompagnatore da Savona. La partenza è prevista per il 28 agosto e il rientro il 9 settembre. La quota di partecipazione (pensione completa, bevande incluse) è di 830 euro (supplemento camera singola 150 euro). Le prenotazioni sono obbligatorie entro e non oltre il 30 luglio telefonando a Ennio Moretti 3338. 234. 3982 oppure al numero verde Auser 800.995.988. *Responsabile turismo Il gruppo Auser a Torre del lago 20 Come eravamo LAVAGNOLA UN QUARTIERE CHE È STATO UN PICCOLO PAESE Savona 1911: ragazzi di Lavagnola navata unica con piccolo campanile a vela. La facciata ha portale ad arco a tutto sesto sormontato da un grosso rosone trilobato dal disegno barocco. La cappella è, al momento, in stato di semiabbandono. Lavagnola però ha anche una storia truce Correva l’anno 1865 e nella contrada di Lavagnola, così come altrove, non ci si stupiva se un marito redarguiva energicamente la moglie. Rientravano sfiniti dalla fatica (che le donne lo fossero altrettanto dopo una giornata passata a lavare i panni altrui nel greto del torrente, poco importava) e il vino faceva il resto. Quasi tutti passavano dall’osteria prima di rincasare, per ottenebrarsi a dovere di vinaccio scadente, “o cancaron”. Chi aveva “il vino buono”, cioè chi tutto sommato era di indole tranquilla, si limitava a dormire, piangere (“o l’ha a pecundria” trad. ha l’ipocondria, fa il sentimentale) cantare, perdere il controllo degli sfinteri. Chi l’aveva cattivo di solito sfogava le frustrazioni ai danni della moglie. Eppure, nessuno trovava da ridire in merito. Dalla casa di Giovanni Cerro, conosciuto come “o Claodin do Giabbe”, provenivano tali e tanti schiamazzi da impensierire. Si diceva che Claodin fosse avaro, di un’avarizia patologica che lo portava ad affamare la famiglia e, in più, geloso alla follia della consorte. Qualche motivo di esserlo probabilmente l’aveva. Lei non era avvenente, ma conservava traccia di quella bellezza dell’asino che la vita grama non era ancora riuscita a cancellare. Aveva trent’anni, la signora Bonifacino maritata Cerro (il nome di battesimo non è pervenuto) quando il Claodin ne aveva già compiuti quarantacinque. (segue a pagina 22 ) La bella foto che pubblichiamo fa parte delle foto di famiglia del dottor Aldo Pastore e ritrae un gruppo di ragazzi di Lavagnola nell’anno 1911. Il borgo di Lavagnola è sorto in epoca romana, conserva un antico ponte medievale sul Letimbro affiancato da una cappella di San Martino di antica origine. Il nucleo di case vecchie si dispone lungo quella che, ancora oggi, è la strada principale di collegamento tra Savona e l'entroterra. Un tempo era separata dalla città da un'ampia zona agricola, oggi Lavagnola si trova collegata senza soluzione di continuità a Savona, a causa dell'ininterrotto sviluppo urbanistico proseguito lungo il corso di tutto il Novecento. Poco fuori dall'abitato si nota la chiesa di San Dalmazio, ricca di opere d'arte, ma la chicca di Lavagnola resta la chiesa di San Martino. La cappella sorge sulla sponda sinistra del torrente Letimbro, all'imboccatura di un ponte medievale e specularmente alla cappella di Santa Maria posta sull'altro capo del ponte, lungo la riva destra. L'edificio dovrebbe risalire all'XI secolo e conserva il campanile originale, mentre il resto della struttura, ad unica navata con pronao sull'ingresso, è frutto di un rifacimento ottocentesco. Interessante al suo interno una lapide commemorativa della costruzione del suddetto ponte, datata 1264. Si tratta di una rappresentazione di Dio Padre affiancato da due angeli ed è uno dei pochi esempi di scultura medievale in Savona. Nella parte inferiore un'iscrizone riporta il nome di Simone Doria, podestà di Savona in quell'anno. La cappella di Santa Maria (meno conosciuta di quella di San Martino) sorge sulla sponda destra del Letimbro, lungo la riva sinistra. L'edificio è a 21 (segue da pagina 22) I quindici anni di età che separavano i coniugi, anche all’epoca, non erano ritenuti pochi. Nell’indifferenza generale la situazione precipitò, fino alla notte del 2 febbraio quando Claodin la uccise. Una scena da tregenda. I vicini affermarono in seguito di averla sentita implorare pietà, ma di non essere intervenuti credendo si trattasse della solita scenata di gelosia. Gli stessi giuravano peraltro sull’onorabilità della Bonifacino, descritta come timida e modesta. Il fatto che la giovane donna fosse considerata una vittima già prima della morte e l’efferatezza del delitto, provocarono una specie di sollevazione popolare nei confronti del Claodin. La poveretta era stata uccisa in modo bestiale, per la precisione “mediante soffocamento ottenuto con la compressione dell’esofago”. La bocca le era stata riempita di terra o di cenere (non è chiaro) perché la smettesse una buona volta di lamentarsi. Dagli atti processuali, oltre al degrado e alla miseria in cui era maturato il delitto, emerge la probabile infermità mentale dell’uomo. Claodin, sorridente e affabile nel corso dell’interrogatorio, rispondeva con calma olimpica nonostante la balbuzie che lo affliggeva, sostenendo che la moglie fosse morta per cause naturali, per non meglio identificati “dolori di stomaco” che lui aveva cercato di alleviare massaggiando la parte e arrivando al punto di “prepararle il caffè” nell’estremo e dispendioso tentativo di aiutarla. - Che dite?- pare tuonasse a quel punto il presidente della Corte al colmo dello sdegno - Non avete forse tolto voi stesso dal letto vostra moglie, non l’avete sdraiata su di una panca per poter meglio strangolarla?Claodin negò fino all’ultimo. Anche la faccenda della panca era stata, secondo lui, una sorta di manovra rianimatoria. L’unica ammissione fu di averle tappato la bocca, perché straziato dai suoi gemiti. La sentenza fu di piena condanna e l’uomo fu riportato nelle carceri di Sant’Agostino, in attesa dell’esecuzione capitale. Da lì, il giorno stabilito, fu condotto a piedi fino al luogo del supplizio, affiancato dal cappellano che lo esortava al pentimento e circondato da un drappello di carabinieri incaricati di proteggerlo dalle intemperanze della folla che lo insultava. Soprattutto le donne, che si sentivano chiamate in causa dalla tragedia, gli rivolgevano coloriti epiteti che non è il caso di riportare. Eppure, quella folla che tanto lo aveva detestato e insultato cominciava a provare orrore di ciò che stava per accadere. Già qualche giorno prima, non c’era stato verso di trovare operai disposti a preparare la forca, le autorità avevano dovuto chiamare gente da Genova per farlo. E anche il boia era “foresto”. Lo aspettavano sulla strada degli arenili, alla foce del fiume, nello spiazzo antistante il cimitero, arroventato dal sole di luglio. Lì era stato eretto il palco. Lì, in un silenzio atroce, l’uomo fu appeso al cappio. La costituzione tozza e muscolosa, così dicono le cronache, impedì che le sue sofferenze avessero termine in breve tempo. Dovette intervenire il boia, con manovre che non mi sento di riferire, per abbreviargli l’agonia. La folla, inorridita, maledisse a quel punto il carnefice e la pena di morte in genere. Claodin do Giabbe, l’ultimo giustiziato nella città di Savona. Notizie Auser I Senior e la Pinacoteca di Savona NON SOLO GUARDIANI 20 Volontari Auser garantiscono sicurezza e maggiore apertura dei musei MARIA GRAZIA SORTINO Da anni i volontari Auser sono parte integrante del sistema museale. La loro presenza in pinacoteca permette di tenere le mostre più La pinacoteca interno a lungo accessibili ampliando orario e numero di visitatori. I volontari sono presenti nelle mostre temporanee il lunedì, mercoledì, venerdì e domenica mattina, sabato mattina e pomeriggio. Durante le mostre permanenti la presenza si arricchisce del martedì mattino e del giovedì, venerdì e sabato pomeriggio. Nei quattro giovedì di luglio, in concomitanza con l'evento delle notti bianche, anziché il pomeriggio la presenza è stata serale. Il ruolo del volontario non è solo quello del “guardiano” ma bensì si realizza nel saper accogliere i visitatori, nel porgere ad essi la documentazione inerente la mostra in corso, nell'accompagnamento, qualora ce ne fosse la necessità, nel fornire maggiore sicurezza. Tutto ciò viene erogato con garbo e cortesia, come farebbe un padrone di casa con i propri ospiti. Da ciò si evince “il ruolo” del volontario: un cittadino attivo che attraverso il volontariato civico combatte la solitudine rendendo un servizio utile alla collettività. I volontari saranno lieti di incontrarvi in pinacoteca dove è in corso, sino al due settembre, la personale di Luigi Sassu. La visita sarà un ulteriore occasione per ammirare le nuove sale espositive che costituiscono un polo della ceramica grazie alla Fondazione De Mari e alla collezione donata dal principe Arimberto Boncompagni Ludovisi. Un centro espositivo specificatamente dedicato alla ceramica, prodotto artistico manifatturiero che ha trovato straordinario sviluppo nell'area savonese e albisolese, dal tardo medio evo ad oggi e che qualifica e rappresenta la più significativa realtà produttiva ed artistica del nostro territorio. 22 E...state con i nonni Uno dei compiti dei nonni non è, forse, anche quello di ricordare e sognare insieme ai nipoti? LA “CONQUISTA” DEL PAYER Grazie ad una bella notte d’estate ho raccontato una piccola “grande” impresa compiuta da giovane Panoramica della Val Solda CLAUDIO TAGLIAVINI acquarello d’autore ricoperto dalla brina. In un attimo raggiungiamo il sentiero che si snoda in mezzo alla pineta e che dovrebbe portarci al famoso “Campo Base”. Vengo nominato capo cordata. Partiamo baldanzosi, la quiete dell’alba è interrotta dal nostro vociare scomposto. Parliamo tutti contemporaneamente, inconsapevoli di disturbare la fauna locale. Ad un certo punto ci accorgiamo che non stiamo affatto salendo. É trascorsa una buona mezz’ora. La folta presenza di alberi ci ha coperto la visuale che ci permetteva di orientarci. Cercando di ostentare una sicurezza che non ho e, mentendo, borbotto: “Questa è la via più breve, statene certi”. Così dicendo e sperando di non perdere “autorità”, ci introduciamo nel folto di quella abetaia. Un’ora dopo ci troviamo, già provati, a quel sospirato “Campo Base”. Rifugio Tabaretta (2556 mt.). Siamo ai piedi della grandiosa parete nord dell’Ortles, una delle più selvagge pareti di ghiaccio delle Alpi Orientali: “Se siete d’accordo, proporrei dieci minuti di sosta”. I due amici annuiscono. Mi rendo conto che una parte delle loro risorse fisiche, ma anche delle mie, ci hanno già abbandonato. É estate, Eleonora e Federica sono finalmente in vacanza. Siamo sulla terrazza, sotto un cielo ammantato di stelle, di fronte ad un mare che riflette il brillio della luna. Le mie nipotine mi chiedono di raccontare un episodio della mia vita giovanile. L’atmosfera è ideale, mi lascio convincere. Durante le vacanze estive di molti anni fa... Con Franco e Alex eravamo amici inseparabili, uniti da una grande passione per la montagna. La maturità ci aveva fatto meritare il diritto ad una vacanza sulle dolomiti. Solda (Sulden) in provincia di Bolzano, era la nostra meta. Un incantevole scenario alpino, ai lati del quale s’innalzano, con tutto il loro fascino, l’Ortles (3902), il Cevedale (3764) e il Gran Zebrù. 5 Agosto ore 6 - Hotel Templer All’alba ci troviamo nella hall, tutti e tre, ancora immersi nel torpore della notte. Cerchiamo di darci un tono e subito ci “tuffiamo” letteralmente sulla colazione. La giornata promette bene, il chiarore crescente si combina con un freddo pungente. Il termometro segna 7°. Il sole sarebbe spuntato di lì a poco, per questo dobbiamo avvicinarci il più possibile al “Campo Base”. Data l’ora, non possiamo utilizzare la seggiovia poiché inizia il suo servizio più tardi ciò significa superare, con le nostre gambe, un dislivello di cinquecento metri in più. Abbiamo “un’attrezzatura” approssimativa, un po’ logora, più adatta per una scampagnata che per un’escursione di quel tipo. Esaminandola, non possiamo fare a meno di esprimere ilarità. Tuttavia la meta è quella di raggiungere il rifugio “Julius Payer” a oltre 3300 metri. “Beh! - dico - Non siamo forse degli scalatori? Conta di più la nostra attrezzatura o il nostro coraggio?”. Vince il coraggio Ciascuno di noi ha un piccolo zainetto sulle spalle, fornito di panini farciti, bottiglie d’acqua e qualche lattina di coca cola. Attraversiamo un prato punteggiato da una miriade di fiori di campo dai colori più disparati, un vero Il rifugio Julius Payer 3300 metri ( segue a pagina 24 ) 23 L’altra estate (da pagina 23) Un significativo silenzio domina la scena. Avanti... Intanto l’orologio segna le undici. Folgorati dallo spettacolo che si presenta davanti a noi, rimaniamo a bocca aperta. Dietro ad un costone che ci copre la visuale si configura una parete a strapiombo sulla quale serpeggia un sentiero quasi invisibile. Dietro di noi, sta finendo il verde dei prati. La “serpentina”, si snoda trasversalmente ad un ghiacciaio coperto di pietre. Non osiamo guardarci negli occhi, per paura di mostrare qualche segno di cedimento. La cima non si vede ancora. Intanto il sole, ormai allo zenit, ci colpisce inesorabile coi suoi raggi cocenti. Il nostro abbigliamento, non è adeguato alla temperatura della notte ma nemmeno a quella pioggia di raggi ultravioletti. Le nostre condizioni, a quel punto, sono pietose, sembriamo usciti da un bagno turco. Penetriamo all’interno di guglie dall’aspetto spettrale e poco dopo incrociamo due alpinisti (veri). Ci salutano amichevolmente anticipando la nostra curiosità: “forza ragazzi! il Payer è vicino!”. Tra le guglie rocciose si profilano passaggi difficoltosi; ponticelli in legno traballanti che cigolano, tenuti insieme da chiodi e cavi tiranti. Al di sotto la “Mèr de glasse”. Ferrate luccicanti sporgono dalle pareti Alle tredici, Alex ha bisogno di appartarsi per un impellente bisogno. Passati quindici minuti circa, Franco decide di andare a cercarlo Si infila tra quelle rocce senza rendersi conto del pericolo che sta correndo. Il tempo passa ma di Alex nessuna traccia. Infine, preso dal panico, si sporge dietro una grossa guglia. Tra rabbia e stupore scopre Alex che, imprudentemente, sta raccogliendo stelle alpine, il primo pensiero è quello di prenderlo a pedate. Riprendiamo a salire. Ancora poco ci separa dalla meta. Appena giunto mi sento come fulminato dall’emozione. 5 Agosto 1992 ore 14 Abbiamo conquistato il “Julius Payer”. Da quella cima, a sinistra, scende la parete sud, che termina nella verde vallata sottostante. Scorgiamo, il nostro albergo ridotto ad un puntino. A destra, invece, si erge il ghiacciaio dell’Ortles. Abbiamo superato un dislivello di 1400 metri circa. Il ritardo accumulato ci costringe a pensare al ritorno. Non è ancora finita. La discesa ci spezza le gambe. All’arrivo non possiamo fare a meno di sdraiarci sul prato d’erba che avevamo già collaudato al mattino. Al centro un laghetto nel quale si rispecchiano tutte le cime circostanti. L’hotel Tèmpler, ormai vicino e coperto dal grigiore vespertino, sembra avvolto nel silenzio totale. Sorpresi, appena trovata la forza, lo raggiungiamo. Spingiamo la porta d’ingresso ed entriamo. Improvvisamente, un lampo di luce, illumina una tavolata imbandita. Il personale ed i clienti dell’albergo ci accolgono con un caloroso, lungo applauso. Avevamo conquistato il titolo di alpinisti. Grande la nostra gioia, indelebile il ricordo. Con sorpresa, Eleonora e Federica mi stanno ancora ascoltando con interesse. Sorridono e mi sussurrano: “Ti vogliamo bene nonno”. Così conquisto il Payer una seconda volta. LE VACANZE VIRTUALI IN TEMPO DI CRISI Oggi, con questi chiari di luna, molti, troppi italiani non riusciranno ad andare in vacanza. A loro suggeriamo il modo per trascorrere una vacanza virtuale quasi a costo zero. Piazzate sul vostro terrazzino di casa un vaso con una palma o pianta esotica che certamente avrete a disposizione, acquistate al supermercato un ombrellone (costo 7,98 euro), riutilizzate la vostra vecchia sdraio, confezionatevi una bella bibita ghiacciata, infilate un paio di occhiali da sole e sistemativi comodamente. Chiudete gli occhi e pensate a quelle magnifiche spiagge caraibiche o tropicali che tante volte avrete visto in televisione e il gioco è fatto. Vi sembrerà di vivere la vostra vacanza virtuale in quei luoghi da sogno, ma attenzione, terminato il sogno, il risveglio nella realtà sarà molto amaro! Maxin 24 Notizie dai centri Arcobaleno Dance: il gruppo dell’Auser di Legino si è dato un nome e un logo COME SENTIRSI PIÙ GIOVANI, BALLANDO BALLANDO Rita e Antimo trascinatori dell’iniziativa alla S.m.s. Milleluci Antimo e Rita sono due intrattenitori, due ballerini che hanno scoperto, quasi per caso, la loro vocazione di “istruttori” di ballo. Non amano definirsi maestri di ballo: ”Noi non abbiamo frequentato nessuna scuola e quindi non possiamo definirci, in alcun modo, insegnanti di ballo. Così esordisce Rita e con un largo sorriso prosegue - La nostra esperienza è iniziata nelle normali sale da ballo. Io e mio marito Antimo siamo appassionati di liscio e siamo, per natura, dei trascinatori. Frequentando le sale ci siamo accorti che molti, specialmente le donne, erano spesso sole e che il ballo di coppia per loro diventava difficile e, se a questo si aggiunge l’età non più verde, si capisce come le difficoltà aumentino. Per questo motivo abbiamo pensato di organizzare un gruppo che consentisse di ballare tutti insieme e non necessariamente in coppia. Dobbiamo dire che alla S.m.s. Milleluci di Legino, dove siamo presenti nel centro Auser, e alla S.m.s. la Generale dove andiamo una volta la settimana, la nostra iniziativa ha riscosso un grande successo. Il gruppo di Legino è costituito prevalentemente da donne con età variabile dai sessanta agli oltre ottanta anni. Sono 47 gli iscritti Auser che frequentano il nostro gruppo di Legino due volte la settimana: una nella quale si fa ballo e l’altra nella quale si fanno movimenti preparatori al ballo. Sono due pomeriggi di “ginnastica” e di allegria nei quali i partecipanti si lasciano andare, si divertono, si muovono. Molte delle signore hanno migliorato il loro umore e le loro prestazioni motorie. Insomma ballare, anche ad una certa età, fa bene pure alla salute!” Proseguiamo il discorso con Antimo: “Le nostre affezionate signore non solo migliorano dal punto di vista motorio ma sono anche più belle e curano DOMINICA PICCARDO Una parte dei ballerini del gruppo “Arcobaleno dance” maggiormente l’aspetto e l’abbigliamento. Il nostro è diventato, con il tempo, un gruppo affiatato che si incontra anche per andare a mangiare una pizza o per ballare le domeniche pomeriggio d’inverno sia durante le feste organizzate dall’Auser sia nei pomeriggi danzanti organizzati dalla società. Ma non solo. É un incentivo a muoversi in tutti i sensi infatti le partecipanti al ballo di gruppo si organizzano per raggiungere il posto dove si balla; molte vengono in autobus altre in auto, magari trasportando anche qualche amica, altre ancora abitano nel quartiere e sono certamente più invogliate a partecipare. Ora la stagione si è conclusa, sospendiamo per i mesi estivi ma ci siamo già dato appuntamento per settembre”. Rita, con la solita spigliatezza e brio, aggiunge: ”Guarda che belle magliette ci siamo fatte fare, il disegno che ho studiato io è un bell’arcobaleno e le siluette di tante persone che ballano. Adesso ci siamo anche dati un nome: “Arcobaleno dance” e, dall’autunno, saremo un vero gruppo riconoscibile e potremo preparare uno spetacolo, o meglio un saggio della nostra bravura, da presentare nella festa di Natale 2012. Anche l’anno scorso abbiamo partecipato con una esibizione di 25 ballo di gruppo durante la festa dell’Auser ma, per il prossimo inverno, saremo ancora più bravi e organizzati. Ci dovrete applaudire ancora di più dell’anno scorso! Il nostro augurio di buona estate è anche l’augurio di poterci ritrovare, sempre più numerosi, a settembre, e riprendere questa bella attività che ci ha fatto scoprire le potenzialità nascoste di tante persone, ci ha fatto conoscere e frequentare tanta gente simpatica con la quale stiamo bene e ci divertiamo. Ci fa anche piacere quando qualche signora attempata ci dice che con noi sta meglio o addirittura che si sente “rinata”. Tutto questo per noi è una grande soddisfazione e ci aiuta ad affrontare serenamente l’impegno”. Il modo di fare di Rita e anche la sua corporatura non esilissima sono un invito per tutti al movimento e, soprattutto, alla serenità. Non a caso Rita conclude dicendo: ”Vorrei anche riprendere l’attività di yoga della risata, fa così bene allo spirito che tutti, giovani e anziani, dovrebbero, almeno una volta, fare questa esperienza. Anche di questo però si riparlerà a settembre. Siete tutti invitati!” Per informazioni chiamare: Auser numero verde 800.995.988 Ballando, ballando Intervista al maestro di ballo Ali Rahman Setayesh FASCINO E PASSIONE DEL TANGO ARGENTINO “Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione.” Miguel Ángel Zotto (Argentino, tra i più grandi ballerini di tango di tutti i tempi) DOMINICA PICCARDO A proposito di tango abbiamo intervistato Ali Rahman Setayesh che abbiamo apprezzato durante una esibizione con Fulvia Rescazzi a Vado Ligure nell’ambito delle giornate “I libri e le rose “ che si sono tenute in primavera. La vostra scuola di ballo è presente e attiva anche a Savona, ce la vuole descrivere brevemente? Siamo una Associazione dilettantistica sportiva operante nel genovese e nel savonese. Io sono insegnante di ballo a livello professionale da cinque anni e sono il referente della nostra associazione. Sono di origine persiana, più precisamente sono iraniano e ballo il Tango dal 2002. A chi si rivolgono i vostri corsi? I nostri corsi si rivolgono a qualsiasi età e posizione sociale... dai più giovani ai più anziani. Quali le tipologie di persone che li frequentano? Ci sono anziani? Per quali motivi si iscrivono ai corsi? Il Tango, essendo un ballo per eccellenza e per definizione "sociale" raccoglie qualsiasi tipo di persone, di diverso livello sociale e culturale. Nei nostri incontri si va dall'operaio al chirurgo, dal panettiere al meccanico, e tutti si divertono allo stesso modo e in armonia. Abbiamo riscosso notevole successo sopratutto nelle nostre zone e nel piemontese in quanto i ballo sociali come il liscio in primis sono molto frequentati. Quindi, essendoci la cultura di questo tipo di ballo si è portati ad accrescere la curiosità verso il tango e ad approfondire la sua conoscenza. L'età media dei partecipanti ai corsi comunque rimane dai 30 ai 60 anni Qual è la specificità del tango? In primis la definita separazione del ruolo maschile e femminile sia per definizione che per eccellenza. L'uomo guida, la donna segue però non in maniera passiva ma presente. L'improvvisazione rende il Tango uno dei balli più interessanti che l'uomo possa imparare. Già dopo qualche lezione il Tango diventa semplicemente uno stile di vita e non più un semplice ballo. La nostra scuola vuole raggiungere soprattutto due obbiettivi che non sono altro che: divertimento e tecnica. Insegnamento pulito e preciso senza tralasciare l’aspetto divertimento quello che fa sì che dopo una giornata pesante di lavoro, ci si possa liberare dai pensieri ballando due tanghi in compagnia. Attualmente, nel periodo estivo, la nostra scuola nel savonese si presenta come "Laboratorio di Tango Argentino Savona" il lunedì sera dalle 20.30 al Centro del Biliardo a cui si aggiungono le serate di martedì al Prana di Albissola Marina dalle ore 21. I corso sono aperti tutto l'anno con una prima lezione di prova gratuita. Per ulteriori informazioni sui nostri corsi sito: tangoasavona.blogspot.it 26 Perché ballare fa bene Il ballo mantiene integro il benessere fisico e mentale aiutando a tenersi in forma e a combattere l'isolamento sociale, soprattutto negli anziani. A puntare l'attenzione sugli effetti positivi della danza, in particolare nella terza età è stato un gruppo di ricercatori della Queen's University di Belfast che ha analizzato un campione di anziani praticanti e non, scoprendo che in definitiva ballare aiuta a mantenersi giovani. "La danza aiuta a tenere lontani gli acciacchi fisici della terza età e fornisce agli anziani uno svago con cui divertirsi e socializzare", sostiene Jonathan Skinner, responsabile della ricerca. Intervistando un ampio campione di soggetti anziani iscritti alle scuole di ballo, Skinner e il suo team i hanno verificato che la danza di coppia aiuta gli anziani a prevenire l'incidenza di molte malattie e a mantenere integre le abilità mentali, fornendo loro un ottimo obiettivo per cui vivere. "Il ballo spinge gli anziani a stare insieme e tutto ciò fa aumentare il loro senso di solidarietà, tolleranza e comprensione", afferma Skinner. Niente di meglio di un buon ballo per vivere bene la terza età impegnando il proprio corpo a roteare nella pista a ritmo di musica e concentrando la propria mente sulla corretta successione di passi, piuttosto che focalizzarsi sui malanni e sui problemi fisici che la vecchiaia si porta con sé. Ginnastica per la mente Rebus (frase 4,7) Il Paese delle Vacanze Gianni Rodari Il Paese delle Vacanze non sta lontano per niente: se guardate sul calendario lo trovate facilmente. Occupa, tra Giugno e Settembre, la stagione più bella. Ci si arriva dopo gli esami. Passaporto, la pagella. Ogni giorno, qui, è domenica, però si lavora assai: tra giochi, tuffi e passeggiate non si riposa mai. COME SI GIOCA A SUDOKU * Alcune caselle sono già fissate, le altre vanno riempite con numeri dall'1 al 9 * la tavola è suddivisa in 9 quadranti di 3x3 caselle * su ogni quadrante devono essere messi tutti e 9 i numeri, senza ripetizioni * inoltre, ogni riga orizzontale e ogni riga verticale dell'intera tavola non deve contenere ripetizioni di numeri A TAVOLA NON SI INVECCHIA Ricordate che una alimentazione leggera, ricca di frutta e verdura, aiuta ad affrontare il caldo. Piccoli pasti, distribuiti più volte al giorno, non affaticheranno il vostro organismo. Ma, soprattutto, non dimenticate di bere almeno un litro di liquidi al giorno, freschi ma non ghiacciati, avrete una pelle idratata e dimostrerete meno anni di quelli che dichiarate all’anagrafe ... buona estate. Direttore Responsabile: Tomaso Minuto Coordinamento redazionale: Dominica Piccardo Hanno collaborato a questo numero Francesca Bandini, Ugo Boasso, Mauro Bruzzone, Angelo Calabria, Silvia Fancello, Cristiano Ghiglia, Luciano Girardi, Mattia Greco, Ennio Moretti, Gervasio Moretti, Emilia Olivieri, Carmen Parodi, Aldo Pastore, Felice Rossello, Ileana Scarrone, Maria Grazia Sortino, Claudio Tagliavini, Mario Tissone, Sergio Tortarolo, Marcello Zinola. EDITORE AUSER PROVINCIALE SAVONA – ONLUS (Associazione per l’AUtogestione dei SERvizi e la solidarietà) Via Boito 9r - Savona tel. 019.838.892.26 e mail: [email protected] Autorizzazione Tribunale di Savona n. 552/54 Distribuzione gratuita 27 Auser Provinciale via Boito 9r - 17100 Savona Telefono 019. 838.982.26 - E mail: [email protected] Numero verde “Filo d’Argento” 800.995.988 Sito: www.auserliguria.it (Pagine di Savona)