Poesia, pittura e fotografia
nel Progetto Età Libera
Quando i ragazzi del ‘40
andavano ai campi solari
Com’è bello tornare a ballare
con il gruppo “Arcobaleno dance”
Bando di concorso a pagina 4
Piccardo alle pagine 14-15
Servizio alle pagine 25- 26
Periodico d’informazione del volontariato e dei centri Auser della provincia di Savona. Numero verde “Filo d’Argento” 800.995.988
Poste italiane - Spedizione in abbonamento postale -D.L. 352/2003 (conv. L. 27.02.2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, DCB/Savona nr. 4/ 2012
L’editoriale
QUANDO ANDAVAMO IN VACANZA
TOMASO MINUTO
Comunque mentre vi scervellate per risolvere tutti
questi problemi per potere bene o male andare ancora
in vacanza, ricordatevi che in Italia vi sono altri milioni di
italiani che le vacanze non potranno farle o che non le
hanno mai potuto fare; e che centinaia di migliaia di
persone, soprattutto anziane, durante l’estate saranno
costrette a vivere in città assolate e semideserte con
negozi chiusi, prive di servizi, affidandosi per le loro
necessità urgenti alla solidarietà dei volontari delle
associazioni o ai custodi sociali distrettuali.
Purtroppo questa è l’amara realtà dell’estate tutta
italiana (e non solo: in Grecia, Portogallo e Spagna non
è che stiano meglio). Ma non disperate. C’è chi sta
peggio di voi. Pensate ai poveri parlamentari, forse
costretti a lavorare nel periodo di ferragosto per non
decidere nulla, per non fare una nuova legge elettorale
che gli italiani attendono da una vita e soprattutto per
non dare una sforbiciata a tanti di loro che da anni
(decenni per molti di loro) scaldano i banchi di
Montecitorio e Palazzo Madama mentre gli italiani
boccheggiano. E non solo per il caldo.
Quest’estate non bastava la crisi a renderla torrida, non
solo sotto l'aspetto climatico. Il governo Monti, con Imu,
mercato del lavoro, tagli pensioni, esodati e in ultimo la
spending review, è riuscito a cambiare quello che di più
sacro hanno sempre avuto milioni di italiani: le
vacanze!.
E come se non bastasse quest’anno, che a ferragosto
si prospettava un lunghissimo ponte di 5 giorni, sono
riusciti a tagliare anche quelli.
Ma la iattura non si ferma qui, perché quei poveri
dipendenti dello Stato che per necessità arrotondavano
lo stipendio facendosi pagare le ferie lavorando, da
quest’anno dovranno fare le vacanze forzate chiusi tra
le quattro mura domestiche e con le tasche ancora più
vuote.
Perciò, cari italiani vacanzieri che potete ancora
permettervelo, quest’estate si cambia: vacanze più
corte in località vicine a casa, alberghi con qualche
stella in meno e weekend limitati alla sola domenica,
mordi e fuggi insomma.
E mentre vi dibattete tra queste enormi difficoltà da
superare pensate com’era bello quando nel mese di
agosto tutta l’Italia vacanziera all’unisono si muoveva
per andare in vacanza. Allora non contavano le
partenze intelligenti, i giorni con i bollini neri, rossi o blu,
si partiva e basta, felici di farsi l’interminabile viaggio in
colonna, a passo d’uomo sotto la canicola per poi una
volta giunti a destinazione alzarsi ad ore antelucane per
conquistarsi un posto al sole (pardon all’ombra) dove
piantare l’ombrellone o per accaparrarsi uno spiazzo
sotto un albero e con la soddisfazione, al rientro dalla
vacanza, di poter “asfissiare” amici e conoscenti con
racconti, foto, diapo, filmini.
E come non ricordarsi dell’agitazione familiare durante i
preparativi con le liti furibonde per la scelta della
località: forse ora il problema non esiste più perché
sono diventate di moda le vacanze separate tra coniugi.
Poi c’era il problema dove “parcheggiare” l’anziano
genitore o la suocera. Allora era (troppo) facile, si
ricorreva al famigerato ricovero ospedaliero; ora te lo
puoi scordare, per farti ricoverare devi essere
perlomeno moribondo e per un esame o intervento devi
aspettare circa un anno e perciò devi ricorrere alla
badante provvisoria che ti costa un occhio oppure lo
iscrivi ad una vacanza collettiva dove il povero
congiunto forse sarà costretto a condividere la camera
con una persona antipatica o peggio ancora che russa
rovinandogli il sonno.
Per ultimo rimaneva il problema di fido e micio: il primo,
c'era chi, con una pratica vergognosa e incivile, lo
abbandonava su una piazzola dell’autostrada, fidando
nel suo senso di sopravvivenza; il micio lo lasciavi nel
cortile di casa contando sulla benevolenza delle
gattare. Oggi li puoi sistemare in costosi asili per
animali oppure continuare a fare come una volta
rischiando una più che legittima denuncia e una multa
salata.
Sommario
2
Editoriale - Minuto
E..state con i nonni - Scarrone
Progetto Età Libera - bando concorsi
Arzillamente – Fancello, Bandini
Commercio e Sindacato - Ghiglia
Grande distribuzione - Bruzzone
Ideona - Rossello
L’Europa e noi - Tortarolo
Centro Auser Pietra Ligure - Boasso
Un’estate al mare - Zinola
Pesca con la canna - Calabria
Centro Auser Noli - Girardi
Campi solari Udi - a cura di Piccardo
Intergenerazionalità - Tissone
Viaggio negli istituti - Parodi, Moretti
Pag. 2
Pag. 3
Pag. 4
Pag. 5
Pag. 6
Pag. 7
Pag. 8
Pag. 9-10
Pag. 10
Pag 11
Pag.12-13
Pag 13
Pag. 14-15
Pag. 16
Pag. 17-18
Progetto Tandem - Parodi
Centro Auser Quiliano - Greco
Pag. 18
Pag. 18
Il fascino di Tosca - Pastore
Pag. 19-20
Turismo- In viaggio con l’Auser - Moretti
Come eravamo - Lavagnola
Pag. 20
Pag. 21-22
Auserin Pinacoteca - Sortino
La conquista del Payer – Tagliavini
Pag.22
Pag. 23-24
Ballando ballando - Piccardo
Ginnastica per la mente
Pag. 25-26
Pag. 27
E...state insieme ai nonni
2012 Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo
e della Solidarietà tra Generazioni
VACANZE CON I NONNI
TRA NECESSITÀ E PIACERE
DI STARE INSIEME
Scambio o “sfruttamento” degli anziani come risposta
alla diminuita garanzia del welfare?
Il ruolo dell’Auser: stimolo e tutela per chi i nipoti non li ha
ILEANA SCARRONE *
Siamo a metà dell’estate, un po’
presto per fare bilanci ma, abbiamo
la netta sensazione che la crisi
induca sempre più le famiglie ad
appoggiarsi ai nonni per garantire
ai propri figli una parvenza di
vacanza.
Non più solo l’accompagnamento a
scuola o nelle tante attività invernali
ma l’affidamento, diciamo completo,
dei più giovani ai nonni in gamba e
attivi che si fanno carico, spesso
anche molto volentieri, di tutte le
necessità
dei
nipotini
e,
indirettamente, dei figli.
Dalla preparazione di pranzi e cene
all’accompagnamento alla spiaggia,
dalla merenda alla custodia serale
per consentire ai genitori brevi
uscite notturne surrogato, spesso,
di vacanze mancate.
Ma ci sono anche anziani che non
hanno la fortuna di avere famiglie
alle spalle o “sulle” spalle. Sono più
fortunati? Alcuni dicono di si ma,
per molti, la solitudine estiva è un
peso insopportabile più del calore e
molto più che “tenere i bambini”.
É proprio a questo punto che
l’intervento
dell’Auser
diventa
importante.I volontari come “surrogati”
dei nipoti e della famiglia sono
disponibili come sempre attraverso
il “Filo d’argento” ma non solo.
L’associazione promuove varie
iniziative tra le quali ci piace
ricordare la nuova edizione dei
concorsi di fotografia, poesia,
narrativa e pittura nell’ambito del
progetto
Età
Libera
della
Fondazione
Carige
con
le
conseguenti feste di premiazione
dei vincitori; le iniziative legate al
progetto
“Arzillamente”
in
collaborazione con l’Università e la
partecipazione alle due giornate del
volontariato savonese che si
svolgeranno, per il quarto anno
consecutivo, presso la Sms Milleluci
di Legino il 22 ed il 23 settembre.
Non mancano le collaborazioni con
altre iniziative tra cui ricordiamo
quella organizzata dall’Arci che con
il nome di “Progetto Argento Vivo”
Con i nipotini i nonni trovano
nuova energia e voglia di fare.
I bambini con i nonni scoprono
nuovi stimoli e interessi.
Per i genitori i nonni sono
l’opportunità per staccare
la spina dal tran tran
quotidiano e ritrovare
il gusto del tempo libero.
ha dedicato alla terza età numerosi
incontri nei mesi di luglio e
settembre presso le Sms Generale
e Fratellanza Leginese. Segnalo le
due iniziative di settembre: il 5 alle
18 alla Generale di via San Lorenzo
incontro tra generazioni con buffet
e serata col mago Gentile, il 7 alle
18 alla Sms Leginese di via
Chiabrera l’incontro tratterà: “la
vecchiaia una stagione da vivere”
seguirà buffet e serata con il mago
Gentile e Ago il mago.
Mi piace ricordare anche la nostra
partecipazione alla merenda a
kilometro zero che si è tenuta nel
mese di luglio presso la casermetta
corpo Forestale dello Stato di
Cadibona:
un’occasione
per
camminare in mezzo ai boschi del
nostro entroterra e per gustare
prodotti locali. I partecipanti, circa
3
un centinaio, si sono così divertiti
che
probabilmente
ripeteremo
l’esperienza a settembre.
Per
l’autunno
abbiamo
in
programma
anche un progetto
formativo sullo sviluppo sostenibile
di cui vi daremo i dettagli non
appena definiti.
Durante l’estate, però, non si è
interrotta
l’attività
del
“Filo
d’argento”
che
impegna
maggiormente i nostri volontari.
Abbiamo continuato ad effettuare
trasporti sociali e interventi di
compagnia telefonica nonché visite
domiciliari e piccole commissioni a
favore degli anziani con maggiori
difficoltà. Ma non si è interrotto
neppure il progetto tandem a favore
dei ragazzi in difficoltà scolastica, la
redazione del giornale e l’attività
turistica.
Ma l’estate serve ai volontari anche
per programmare le attività che
animeranno il nostro autunno.
Varie le proposte in cantiere: la
ripresa dell’attività del gruppo di
camminatori che, in collaborazione
con il Ges (gruppo escursionistico
savonese), organizzerà gite
ed
escursioni; la riapertura di tutti i
centri sociali con attività ricreative e
di animazione; l’intervento di
socializzazione presso gli Istituti di
cura, la preparazione di spettacoli,
l’attività di ballo e di ginnastica
dolce. Non ci rimane che augurare
buone vacanze a coloro che
possono permettersele e buona
permanenza in città agli altri, ai
quali ricordiamo il numero verde
800.995.988.
* Presidente Auser Savona
Progetto Età Libera invecchiamento attivo - Fondazione Carige
COME VALORIZZARE
LE CAPACITÀ
ESPRESSIVE
DEI SENIOR
E METTERSI IN GIOCO
Le Reti per l’invecchiamento
attivo dei Distretti Socio Sanitari
di Savona, Bormide, Finale e
Albenganese partecipano
al progetto Età Libera della
Fondazione Carige
Anche quest’anno Auser, con le
associazioni di volontariato che
lavorano in rete nei vari distretti
socio sanitari, organizza una serie
di concorsi in varie
discipline
artistiche. I bandi sono uguali per
ogni distretto ma le commissioni
saranno costituite, e valuteranno
gli
elaborati,
in ogni sede
territoriale. Gli artisti, pertanto,
sono invitati ad inviare i loro
elaborati presso le sedi distrettuali
di appartenenza come indicato a
fondo pagina.
Il tema, per ogni forma espressiva,
è libero, le tecniche, le dimensioni
e le modalità di presentazione
sono riassunte nel regolamento a
fianco. I concorsi sono riservati a
persone ultra cinquantenni, gli
elaborati devono pervenire, entro e
non oltre, il 15 settembre.
Le sedi dove consegnare gli
elaborati e le opere d’arte sono:
Savona:
sede Auser via Boito 9r
dal lunedì al venerdì 9-12/15-18
info 800.995.988–019 83898226
Cairo Montenotte:
sede Anteas corso Italia 39
dal lunedì al venerdì 9-12
info 800.555.315 – 019 505135
Albenga: sede
Cupla c/o
Confartigianato
via Mameli 14
dal lunedì al venerdì 9-12
info 0182. 51271/0182 554331/
328 1019218
Pietra Ligure:
Centro socio culturale Auser
piazza della Stazione
dal lunedì al venerdì 15-18
info 335 6074667
4
Auser e Università: 2012 Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo
“ARZILLA-MENTE”
Autunno 2012 a Savona: due mesi di iniziative e proposte, in collaborazione con l’Università.
invecchiare bene e interagire con i giovani sull’esempio dell’ indimenticabile dott. Jole Baldaro Verde
SILVIA FANCELLO – FRANCESCA BANDINI*
Che cosa significa “invecchiare in modo attivo”? Quali
sono, nel Savonese, le realtà territoriali e le iniziative
che vedono gli anziani come protagonisti, non sotto il
profilo sanitario ma come interpreti consapevoli delle
sempre maggiori risorse che la società offre loro in
termini di miglioramento della qualità della vita nella
Terza Età e promozione del benessere?
In che misura si può parlare di solidarietà intergenerazionale e trasmissione di competenze tra giovani
e anziani?
A queste e altre domande cercherà di rispondere Auser
Savona che, in collaborazione con la Facoltà di Scienze
della Formazione dell’Università degli Studi di Genova,
ha dato vita ad ‘Autunno Arzillo’, in programma a
Savona nei mesi di settembre e ottobre prossimi,
progetto che si vuole inserire nel quadro delle diverse
iniziative organizzate a livello nazionale nell’ambito del
“2012 Anno Europeo per l’invecchiamento Attivo e la
Solidarietà tra le Generazioni.”
A partire dal 15 settembre “Autunno Arzillo” si
articolerà in una serie di iniziative mirate a valorizzare il
benessere nella Terza Età, con eventi diffusi sul
territorio del distretto savonese in modo da risultare di
ag e v o le ac c es s o p er t ut t i c o l or o c h e v or r an n o
pr e n d er vi par t e.
Tra questi, alcuni incentiveranno il benessere fisico
(con alcune sedute di Tai Chi e ginnastica dolce e una
cena con la partecipazione di un’esperta di nutrizione),
altri promuoveranno aspetti di natura più culturale
(visite guidate all’arte savonese, la proiezione di un film,
un concerto di musica classica, un incontro sul
“viaggio”).
Si terranno "Gruppi di parola”, incontri esperienziali sul
tema della “nonnità”, mentre un progetto concertato con
alcune scuole del territorio vedrà anziani e bambini
darsi la mano nel leggersi e raccontarsi una storia.Il
culmine dell’iniziativa sarà
una giornata di Studi
organizzata presso il Campus Universitario di Savona il
20 ottobre 2012, intitolata “Arzilla-mente”.
Un percorso di ben-essere per la Terza Età’. In
particolare, questa giornata di studi sarà dedicata alla
memoria della professoressa Jole Baldaro Verde, nota
psicoterapeuta e docente universitaria scomparsa
recentemente, che aveva aderito al progetto accettando
con gioia di parteciparvi in qualità di relatrice e che
costituisce un fulgido esempio di come si possa
invecchiare
mantenendo
intatti
l’intelligenza,
l’entusiasmo, la voglia di confrontarsi con il mondo e di
arricchirlo con la propria esperienza e capacità.
Programma Autunno arzillo
Movimento Lento 15 settembre-20 ottobre 2012
4 sedute gratuite di Tai Chi e Ginnastica dolce, in
collaborazione con UISP e CSI Savona.
Noi nonni. Pensieri e parole a partire dal 26
settembre 2012.
Gruppi di parola, ciclo di 4 incontri sulla ‘nonnità’ (in
collaborazione con Associazione Macramé) presso
Centro Auser, via Giacchero – Savona.
Nonni, che favola! Due generazioni si incontrano per
raccontarsi una storia (in collaborazione con il Presidio
del Libro di Savona, la Scuola Primaria XXV Aprile e
una scuola materna).
Art’Intorno - Ciclo di visite guidate alla scoperta
dell’arte savonese:
20 settembre 2012, h 16: Pinacoteca di Savona.
27 settembre 2012, h 16: Visita guidata al Duomo, alla
Cappella Sistina e alle Stanze di Papa Pio VII di
Savona (max 30 persone).
Note a margine Lunedì 15 ottobre 2012, h 20,30:
Concerto di musica classica presso il Duomo di Savona
Fuori Campo Giovedì 4 ottobre 2012, h 16: Proiezione
del film “Vuoti a Rendere” di Jan Sverak, 2007 presso
Filmstudio di Savona.
Appunti di viaggio 5 ottobre 2012, h 15.30: Incontro
sull’arte del viaggiare,a cura della Prof.ssa Anna
Menichini. Presso Centro Auser alla Marina via Nizza
Savona.
Indovina chi viene a cena 12 ottobre 2012, h 19.30:
Cena con partecipazione a sorpresa di un’esperta di
nutrizione (in collaborazione con Associazione
Macramé).Presso SMS Serenella di corso Vittorio
Veneto - Savona.
Fuochi di confine (Data in via di definizione) Ritratti e
storie di vita di ottuagenari savonesi. Presentazione del
progetto artistico di Claudio Carrieri.
Età Libera 8/13 ottobre 2012: esposizione nell’atrio del
Comune di Savona delle fotografie partecipanti al
concorso “Età Libera’“ indetto da Auser sul tema
dell’invecchiamento attivo.
Autunno arzillo si concluderà con il convegno:
“Arzilla-mente: un percorso di ben-essere
per la terza età”
Giornata di studi in riferimento al: “2012 Anno Europeo
per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra
generazioni” che si terrà il 20 ottobre 2012 al Campus
Universitario di Legino.
Per informazioni: AUSER SAVONA tel 019-83898223
Silvia Fancello: [email protected]
Francesca Bandini: [email protected]
* Coordinatrici dell’iniziativa
5
Sindacato e commercio
Il terziario e il commercio, da soli, non bastano a sostenere l’economia della nostra città
DISCOUNT E GRANDE DISTRIBUZIONE NEL VORTICE DELLA CRISI
Crisi economica e crisi occupazionale colpiscono due volte i lavoratori del settore
Ruolo e difficoltà della Filcams per garantire occupazione e redditi
CRISTIANO GHIGLIA*
che non stimolerà nuova occupazione ma anzi, porterà
solamente un peggioramento delle condizioni del
personale impiegato nel settore.
Siamo per intraprendere strade che ridiano vigore al
decentramento e al dialogo fra soggetti istituzionali e
non, proprio per provare a capitalizzare anche nel
savonese l’importante lavoro che si sta facendo a livello
nazionale con l’Anci. Passi importanti per provare a
ricostruire per via pattizia quel vulnus che la legge ha
aperto. Ovviamente diventa di prioritaria importanza
attivarsi per richiedere incontri alle Associazioni che
rappresentano le parti datoriali locali al fine di avviare
una discussione che porti ad avere una idea chiara, non
necessariamente condivisa, su come si vogliono
pianificare in calendario le aperture. La nostra
valutazione è netta, abbiamo organizzato volantinaggi
fuori da Le Officine e dal Molo 8.44 nella mattinata del
Primo Maggio e scioperato il 25 maggio, purtroppo
senza Cisl e Uil, proprio per rendere pubbliche le nostre
valutazioni e le nostre proposte in merito. Credo sia
giusto ammettere che la cultura politica e sociale che
pervade la cooperazione è la stessa di tanti di noi,
magari sviluppata in altri comparti, ed è anche per
questo, forse, che spesso siamo esigenti nel
rivendicare politiche virtuose che abbiano al centro la
qualità del lavoro nell’impresa e non la ricerca sfrenata
alla competitività e quindi alla possibilità “di stare aperti”.
Questa è anche la stessa ragione per la quale ci capita
di essere critici, a volte più che nei confronti
dell’impresa privata, quando queste nostre aspettative
ci appaiono deluse.
Sono convinto che il sistema delle relazioni sindacali sul
nostro territorio con la cooperazione sia un riferimento
importante, nonostante alcune incomprensioni, che
continua ad offrire importanti risultati, cosa che non
possiamo dire di essere riusciti a strutturare fino ad ora
con operatori presenti nel centro commerciale Le
Officine. L’intesa raggiunta per la ricollocazione in quel
sito del personale espulso dai cicli produttivi coordinata
dal Comune di Savona è positiva perché salvaguarda
un principio, ma è minimale rispetto ai presupposti che
si erano creati con la stipula di Protocolli sottoscritti tra il
2005 e 2008.
Concludendo, la sfida da affrontare non è delle più
facili, forse non lo è mai stata e non lo è di certo ora. La
difficoltà assoluta e la gravità conclamata non ci
possono esimere dal provarci appieno però, con i piedi
per terra e una forte presenza nella quotidianità, dando
voce al disagio della gente che rappresentiamo
traducendolo in una proposta costruttiva, come è prassi
di una organizzazione seria come la Filcams Cgil.
Si sta delineando, anche sul nostro territorio, una fase
nuova, la deindustrializzazione non è più assorbita
gradualmente dal terziario e l’offerta di grande
distribuzione organizzata è molto superiore rispetto alla
domanda effettivamente richiesta. “Discountizzazione”
e dinamiche commerciali non hanno fatto altro che
acutizzare un problema che, di fatto, esisteva già.
Sarebbe sbagliato negarlo. Nel comparto ci sono
criticità, a volte più o meno risolte con faticosi accordi
per il mantenimento dei livelli occupazionali e di reddito,
come ci ha insegnato la vertenza Ipercoop di inizio
anno. Altre volte non è possibile intervenire con accordi.
Il nostro Paese è al centro di una crisi che investe
l’intera economia mondiale e, quando è il consumo
alimentare a subire ricadute significative, vuol dire che
la crisi morde e tocca veramente la condizione sociale
delle famiglie e delle persone.
Pertanto devono essere necessariamente affrontati due
problemi, nel settore come nel territorio: il primo, come
stare dentro alla crisi, cercando di limitare i danni sul
piano occupazionale per quanto ci compete come
organizzazione sindacale, e il secondo, aprendo un
ragionamento su come uscirne visto che cambieranno
completamente consumi e stili di vita. Sono convinto
che la nostra provincia non possa fare a meno di un
tessuto industriale forte. Un sistema strutturato e ad alto
contenuto tecnologico può convivere con il turismo, i
servizi ed il commercio i quali, al contrario, senza una
forte presenza industriale, ovvero attività che
producano reddito ad alto valore aggiunto, non sono in
grado di sostenere, da soli, l’economia di un territorio.
Dove esiste una presenza industriale forte è maggiore
la qualità del lavoro in termini di solidità contrattuale,
sicurezza e contenuto professionale anche nei settori
rappresentati dalla Filcams Cgil.
Credo che gli enti locali e le amministrazioni su questo
tema, e su quello che proverò ad approfondire di
seguito, dovrebbero avere meno timidezza e provare
concretamente a gestire le problematiche.
La riforma del mercato del lavoro ha messo
fisiologicamente in ombra un altro iniquo e, oserei
definire odioso, provvedimento di questo governo: la
liberalizzazione degli orari commerciali.
Con il 25 aprile e il 1° maggio abbiamo assistito alla
rappresentazione di quanto questa battaglia sociale e
culturale sia per noi difficile e complicata. Questa crisi
pare intenzionata a sfregiare anche la memoria
collettiva! La Filcams Cgil ha il dovere di continuare ad
opporsi ad un provvedimento che, come per l’articolo
18, è innanzitutto inutile, privo di ogni giustificazione se
non quella di creare ulteriori elementi di disgregazione
sociale. Ribadiamo il nostro giudizio negativo in merito
al percorso previsto dall’art. 31 del Decreto Liberalizzazioni
* Segretario Filcams Cgil Savona
6
Grande distribuzione
COOP LIGURIA
RISULTATI E PROSPETTIVE
IN EPOCA DI CRISI
Consumi e assenza di programmazione; consumo
consapevole e responsabile, salvaguardia
e promozione del territorio, socialità e solidarietà:
le tante facce della convenienza
il Centro commerciale il Gabbiano di Savona
MAURO BRUZZONE*
La crisi dei consumi si fa sentire pesantemente su tutte
le imprese commerciali. Lo sviluppo non programmato
di sempre nuove proposte e formule commerciali
supera ormai quel limite naturale, prima del quale vi è
una sana e positiva concorrenza, ma al di là del quale
vi sono solo diseconomie, difficoltà crescenti, crisi e
chiusure. E questo limite è stato ormai ampiamente
superato nell’area savonese.
Gli economisti hanno descritto quel limite con la
cosiddetta “legge” della “produttività
marginale
decrescente”, che descrive come l’impresa diventi
sempre meno efficiente e possa peggiorare al punto da
entrare in crisi e non stare più sul mercato. Ciò accade
quando la “curva” dei costi sale più della curva dei ricavi
e avviene sistematicamente quando si perdono vendite
e margine operativo in misura maggiore della
diminuzione dei costi, fissi e variabili.
Ci auguriamo che le istituzioni locali abbiano finalmente
compreso
come
si
vada
ben
poco
lontano con lo strapotere, non solo economico, di coloro
che vogliono lucrare sulla rendita immobiliare a
destinazione commerciale.
Il peso di questa situazione critica si è fatto sentire
anche in Coop Liguria. Ma, grazie ad uno sforzo
straordinario e coeso dei Soci, degli amministratori, del
management e di tutte le lavoratrici ed i lavoratori, le
difficoltà sono state contrastate efficacemente,
garantendo ai Soci e ai clienti il miglior rapporto qualitàprezzo, a partire dai 3.500 prodotti a marchio Coop,
unici per sicurezza, salubrità, bontà, eticità, basso
impatto ambientale. I Soci hanno ottenuto in esclusiva
una quantità - in continua crescita - di benefici a loro
riservati: oltre 15 milioni di euro è il valore dei “punti”
attribuiti alle Carte Socio Coop nel 2011. Ai quali si
aggiungono oltre 52 milioni di euro di sconti, per la
stragrande parte (l’83,5 %) usufruiti dai Soci, i quali
hanno anche usufruito di 8,7 milioni di euro per interessi
sui depositi – senza vincoli e senza costi – nel “Prestito
Sociale”. Alle lavoratrici ed ai lavoratori non solo sono
andati i benefici del faticoso rinnovo del Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro, che è specifico per la
cooperazione di consumatori, firmato congiuntamente
dalle tre grandi Organizzazioni Sindacali di Categoria.
Ad essi sono andati anche, nel 2011, in virtù della
contrattazione integrativa aziendale - spesso assente
nella concorrenza e, quando presente, irrilevante per
peso e qualità - ben 2,7 milioni di euro di “salario
variabile”, legato ai risultati quantitativi e qualitativi del
lavoro collettivo e individuale svolto. Inoltre, nonostante
il difficilissimo contesto economico e dei consumi, che
dura ormai dal 2007, è proseguita la politica di
stabilizzazione e consolidamento dei rapporti di lavoro,
con 33 nuovi contratti a tempo indeterminato e 19
trasformazioni di contratti dal part-time al tempo pieno.
Alle produzioni del territorio è stato dedicato un grande
impegno di sostegno e promozione, che ha permesso
alle piccole e medie imprese locali agricole, artigianali,
industriali di aumentare del 7% il proprio fatturato verso
le tre cooperative di consumatori del Nord Ovest,
superando, con i propri prodotti, la quota del 10% delle
vendite totali di Coop Liguria.
Straordinario e crescente è stato l’impegno sociale di
Coop Liguria nel 2011.
Grazie all’apporto volontario di 500 “Soci Attivi”,
assolutamente privi di qualsiasi remunerazione, è stato
possibile incrementare ancora le attività didattiche
gratuite per la scuola, delle quali hanno beneficiato oltre
14.000 bambini e ragazzi, insieme a oltre 1.500
insegnanti. Attività di intrattenimento e acculturazione
hanno coinvolto più di 10.000 Soci.
Intensa è stata l’attività di solidarietà, sia verso le
popolazioni spezzine e genovesi colpite dalle calamità
naturali, sia verso comunità del Sud del Mondo. Oltre
18.000 Soci hanno eletto 366 Consiglieri delle 38
sezioni Soci, per oltre il 40% al loro primo mandato
quadriennale e per oltre il 63% donne.
Ecco perché diciamo che “Coop conviene”: per il
territorio - al quale è indissolubilmente legata, da
quando fu costituita, in clandestinità, in Savona, il 21
marzo del 1945 - per i propri Soci; per le lavoratrici ed i
lavoratori, per le centinaia di piccole e medie imprese
che con Coop e per Coop lavorano sul territorio.
* Vicepresidente di Coop Liguria
7
I big della tv a Savona
UNA “IDEONA” PER CONOSCERE E CAPIRE COME SI FA TELEVISIONE
FELICE ROSSELLO *
Dal ventotto giugno al primo luglio
si è svolta a Savona la quinta
edizione de il premio tv “Ideona”,
voluto e organizzato da un nostro
concittadino Pietro Galeotti e da
Marco Posani. Gli autori radio-tv
premiano
se
stessi,
una
manifestazione che può sembrare
autoreferenziale, se in margine ad
essa non ci fossero due iniziative
che servono, la prima, ai fruitori
della tv cioè noi che quasi tutte le
sere una “ditata” al telecomando la
diamo, se non altro per lamentarci
che la tv non è più quella di una
volta di conoscere e di vedere dal
vivo sia i divi del mezzo ma anche
e, soprattutto, gli autori quelli che
“inventano” i programmi.
Come sono gli autori dal vivo?
Persone apparentemente normali
ma che fanno un lavoro precario:
ben retribuito, ma precario e
soprattutto che non sono padroni
delle loro idee perché, soprattutto in
questi ultimi lustri nella tv,
dominano pubblicità e produttori.
Questa
seconda
faccia
del
problema la si poteva constatare
nelle riunioni sindacali che si
tenevano nella Sala Rossa del
Comune di Savona e che per chi ne
vuol sapere di più sul dietro le
quinte dei programmi erano più
interessanti delle interviste ai divi
(Santoro, Mercalli, Galeotti, Caroli,
Fazio, Gramellini, Lagerback ecc.)
che si tenevano nel teatro all’aperto
del Priamar.
Dico subito che la conferenza più
interessante l’ha tenuta Carlo
Freccero che ha parlato delle 7
regole d’oro per fare un programma
di successo e va subito specificato
che questo premio aveva vari livelli:
quello
sindacale
appunto,
le
conferenze che Galeotti, Posani,
Guglielmi, Mercalli, Lagerback,
Caroli hanno tenuto nella Sala della
Sibilla e l’aspetto più nazional
popolare che erano i talk show della
sera nel teatro all’aperto.
Per chi vuol saperne di tv c’era tutta
la gamma per informarsi e per
capire, una volta per tutte che se il
cinema sta al romanzo, la tv sta al
quotidiano popolare. Anche la tv
quindi ha dignità culturale e quando
si dice che è un mezzo nazional
popolare non la si sminuisce, anzi,
sappiate
che
tutti
i
grandi
romanzieri di fine 800 le loro grandi
opere le hanno pubblicate a puntate
nell’inserto
dei
giornali
della
domenica.
Quando dico romanzieri, dico
Balzac, Dickens, non certo gli ultimi.
Penso che la tv debba avere pari
dignità con le altre dieci muse e
possa essere classificata come
undicesima musa, forse la più
importante perché entra nelle case
di tutti. La tv è invasiva al contrario
delle altre “arti”.
Un’altra cosa che si imparava da
quelle giornate è che la tv, come il
cinema, è un ritorno alla bottega
medievale perché l’autore è un
segmento di un mestiere che non
potrebbe esistere se non ci fosse il
datore luci, il microfonista, l’esperto
musicale, il camera men, il regista,
insomma è la Tv una bottega in cui
tutti sono utili, ma nessuno è
indispensabile.
L’individuo,
in
questo mestiere, è poco importante
ed è questo il motivo per cui amo la
tv. Per fare tv bisogna che si scriva
8
o si parli in maniera semplice
comprensibile a tutti, ma non
semplicistica, cioè superficiale.
Ogni parola deve avere un peso
specifico alto, ma anche di facile
comprensione. Questa è l'essenza
della tv pubblica. Non mi resta da
dire che ci facevo io lì. C’ero nella
duplice veste di autore o se volete
ex autore, poiché non esercito più,
iscritto all' Anart, sindacato che ha
organizzato la manifestazione, ma
c’ero anche come docente del
Campus di Savona perché una
ventina
di
studenti,
gratis,
prestavano la loro opera per
l’organizzazione insieme a Wild
Coast, il Comune nonché Ideona
appunto.
Io credo che per chi voglia capire
cos’è la comunicazione televisiva,
la manifestazione sia servita e sia
anche piaciuta, auspico che anche
il prossimo anno Savona la ospiti,
se troverà i soldi e posso garantire
che ai miei colleghi autori, Savona e
l’organizzazione
sono
piaciute
moltissimo. Con buona pace di chi
dice che Savona è una città morta!
Io penso che, semmai, oggi di
manifestazioni se ne facciano molte
in città. L’appunto che faccio è che
sono poco coordinate di modo che
un giorno ci sono più cose e altri
non si fa niente. Ma credo che
manifestazioni come Ideona siano
importanti per una città che vuole
aprirsi al turismo e farsi conoscere.
In un altro articolo vedremo quale
turismo e per chi. Per ora
prendiamo atto del successo. E’
costata troppo? Non è mia
competenza dirlo.
*Autore Tv e Docente Universitario
L’opinione
L’EUROPA E NOI
SERGIO TORTAROLO*
Una domanda anzitutto: cosa
pensiamo davvero dell’Europa?
Cosa rappresenta per ognuno di
noi? Siamo certi della nostra
identità nazionale e, in larga parte,
ne siamo anche orgogliosi, ma
l’Europa cos’è? Dov’è? É ancora
quella sognata e progettata già
dagli antifascisti come Altiero
Spinelli? Forse, oggi, per i più
giovani è soltanto un organismo
lontano, burocratico, incombente,
potente, ma estraneo. L’Europa ha
perso almeno in parte il suo fascino.
Per l’italiano medio il giudizio
sull’euro non è scontato; nella
caccia a facili consensi affiorano
infatti nei giudizi di alcuni politici di
casa nostra idee di “fuoriuscita
dall’euro”, di “meglio soli che male
accompagnati”, di “piccolo è bello”.
Per essere chiari questo pensano, o
dicono di pensare, Berlusconi,
Maroni e lo stesso Grillo: e con
queste battute, superficiali e
demagogiche,
perpetuano
un
danno internazionale alla nostra
credibilità e affidabilità. Tuttavia
anche fra chi razionalmente ha
sostenuto e sostiene il processo di
unità europea e crede ancora che
tutta
l’area
dell’euro
debba
conservarsi forte e unita, l’idea di
Europa è in crisi.
Da alcuni mesi siamo schiacciati in
una problematica contesa politica
tra le nazioni europee: Germania da
una parte, Italia, Spagna, Francia
(dopo le elezioni) dall’altra, per
limitarsi
schematicamente
alle
nazioni più importanti.
Questa dialettica indebolisce l’idea
di Europa; prevalgono gli interessi
nazionali; l’Europa è vista solo
come la sede di una faticosa
mediazione tra forti contrasti politici
e finanziari nazionali.
In modo
certamente
semplicistico,
nella
baraonda di commenti di illustri
economisti riportati dalla stampa, è
maturato un diffuso sentimento
antitedesco o meglio anti Merkel. La
Cancelliera tedesca, si dice, non ci
aiuta con il suo rigore, non applica
una politica di condivisione del
debito, non rilancia la crescita con
interventi degli Stati: c’è del vero,
ma in realtà è soprattutto la solita
politica della Germania che teme
l’inflazione e i suoi possibili terribili
effetti (i tedeschi hanno sempre in
mente come è andato al potere il
nazismo). Non c’è molto di nuovo;
ma proviamo, per esercizio, a
guardare l’Italia con gli occhi di un
tedesco medio, informato, magari
lettore
attento dello “Spiegel”.
L’Italia è conosciuta per avere il più
consistente debito pubblico di tutta
l’Europa. Non si è formato in pochi
anni: bisogna tornare almeno agli
anni ottanta. Il centrosinistra di
Craxi, Andreotti, Forlani gestì quel
periodo con iniezioni di spesa
pubblica, deregulation; lo slogan
era “Milano da bere”; chi poteva
farlo si arricchì.
Nascevano le televisioni private.
Berlusconi imprenditore è il simbolo
di quel periodo.
All’inizio degli anni ottanta a questa
offerta di illusioni, promesse, regalie
il Pci di Berlinguer replicava con la
politica dell’austerità, del rigore, del
controllo della spesa; ricordava i
pericoli per la democrazia e poneva
sul tappeto il problema della
questione
morale
e
della
degenerazione dei partiti. Rileggete
le proposte di allora e ripensate a
quegli anni: ne vale la pena. A chi
hanno dato retta gli italiani? A chi
indicava difficoltà, rischi, fatica o a
chi parlava di arricchirsi, divertirsi,
in un clima di leggerezza, di
evasione delle tasse? L’Italia
superficiale e populista e quella più
seria e rigorosa: l’eterna contesa.
Bene, il seguito della storia lo
conosciamo: Berlusconi proseguì,
in proprio, con abilità tattica
straordinaria, le politiche degli anni
ottanta interrotte da tangentopoli. Si
inventò “Forza Italia”. La politica
divenne esplicitamente spettacolo
(e viceversa). Diciassette anni di
progressiva devastazione morale,
sociale,
culturale,
economica;
implacabile cala il senso dello Stato
e aumenta il debito pubblico, cala la
qualità della politica e aumenta il
disimpegno. Gli italiani hanno
creduto a questi illusionismi e alle
favole (come la Padania).
9
Questo è ciò che il nostro tedesco
medio ha letto su di noi in questi
anni sullo “Spiegel” e in genere sui
quotidiani
del
suo
paese.
Mettiamoci
pure
un
po’
di
supponenza teutonica, ma il quadro
è questo. Per cui se gli italiani sono
così, la domanda che in queste
settimane i quotidiani tedeschi
propongono ai loro lettori diventa:
“affidereste la vostra carta di credito
ad un familiare con queste
abitudini?”
Ecco perché la
condivisione
del
debito
(gli
Eurobond) è così osteggiata.
Hanno tutti i torti?
Del resto, anche dopo il successo
rappresentato dai risultati ottenuti
da Monti in tema di fondo antispread,
quando
gli
analisti
americani del Washington Post ne
hanno parlato e ne hanno rimarcato
il valore, riferendo dell’Italia hanno
fatto emergere un giudizio di questo
tipo: l’Italia ha ora una guida a
livello internazionale affidabile e
competente, ma resta una nazione
segnata da tre gravi problemi.
Vediamoli in sintesi.
Primo: una scarsa produttività,
burocrazia inefficiente, un sistema
economico condizionato da sprechi
inaccettabili e non aggiornato,
carente di spinta, innovazione
tecnologica e ricerca.
Secondo: intollerabile, amplissimo
livello di evasione fiscale, diffusa,
endemica, inquietante.
Terzo: una corruzione a tutti livelli
della vita pubblica, superiore anche
a paesi del terzo mondo.
Ci riconosciamo in questo quadro?
Uniamo questa diagnosi con
l’inaffidabilità
politica
di
cui
parlavamo prima; con una classe
politica che si muove ormai solo
sulla
base
dei
sondaggi,
rinunciando al suo ruolo di direzione
e proposta. Stare in Europa vuol
dire fare i conti seriamente con
questa realtà e quindi far ripartire
(segue a pagina 10)
Notizie dai Centri
Intervista a Ugo Boasso responsabile del Centro Sociale di Pietra Ligure
INCONTRARSI NELLA VECCHIA SALA D’ASPETTO DELLA STAZIONE FERROVIARIA
Aperto sette giorni su sette è un esempio di socializzazione e invecchiamento attivo
Pietra Ligure: panorama
Da quanto tempo è attivo il centro di
Pietra Ligure?
Il nostro centro, ubicato nella sala
d’aspetto della vecchia stazione
ferroviaria, è attivo già da diversi
anni ed era gestito da un gruppo di
frequentatori. Da due anni, cioè
dal 2010, è gestito dai Volontari
Auser in base ad una convenzione
con il Comune.
Il centro è aperto sette giorni su
sette con orario dalle 15 alle 18 ma
da quando ci hanno regalato una
televisione a cristalli liquidi molti
vorrebbero fermarsi oltre questo
orario per godersi la tv al fresco.
Quanti sono i frequentatori?
I nostri soci sono circa ottanta ma
ogni giorno i frequentatori variano
da trenta a cinquanta persone, con
una
leggera
maggioranza
di
signore.
E i volontari quanti sono?
Sono circa quindici anche qui
prevalentemente donne che si
danno
molto
daffare
per
organizzare le varie attività e
qualche volta anche per dirimere le
“liti” tra giocatori di carte.
Quali sono le attività prevalenti?
Organizziamo
molte
iniziative
alcune anche nel Centro Polivalente
che il comune ci mette a
disposizione. Ma le attività solite
sono: il gioco delle carte con relativi
tornei, l’attività di alfabetizzazione
informatica che possiamo garantire
grazie alle sei postazioni con relativi
computer, la ginnastica dolce e il
tai-ki, il ballo liscio e ritmico, le
tombolate, la raccolta di storie di
vita con le quali vorremmo fare un
libretto dal titolo “Io mi ricordo
che...” e, non ultimo una serie di
cene. Ma non dimentichiamo la
salute e, una voltala settimana,
abbiamo un infermiere in pensione
che viene a misurare la pressione e
per effettuare eventuali piccoli
interventi a domicilio.
Avete progetti
autunno?
per
il
prossimo
Pensiamo di fare una tornata di
presentazioni del nostro centro
andando nei vari quartieri (a Pietra
ce ne sono ben 6: Ranzi, Levante,
Ponente, Aietta, Centro storico e
Soccorso) per illustrare le nostre
attività. Il territorio pietrese è molto
vasto e un servizio di cui sentiamo
la necessità è quello del trasporto
sociale ma i costi sono elevati e
allora
speriamo
in
qualche
benefattore ricco; non si sa mai in
fondo il televisore ce l’hanno
regalato!...
Avete buoni rapporti con gli enti
locali?
Abbiamo mantenuto ottimi rapporti
sia con l’assessore alle politiche
sociali sia con il sindaco e devo dire
che non si fanno mai pregare per
partecipare alle nostre iniziative.
Anche con gli assistenti sociali il
rapporto è di ottima collaborazione,
ci segnalano le persone e a volte ci
vengono a trovare nel centro.
Avete rapporti con altre associazioni
di volontariato?
Collaboriamo con la pubblica
assistenza Pietra Soccorso. Negli
incontri periodici che organizziamo
ci insegnano come affrontare le
emergenze, le cadute in casa, i
malori e ci ricordano i numeri utili e
a chi ci si deve rivolgere in caso di
urgenze. Da quest’anno dovremmo
collaborare
con
l’Associazione
Albergatori per organizzare un
corso di ginnastica dolce per non
10
residenti da offrire, insieme al ballo,
come pacchetto per i tanti anziani
che scelgono Pietra Ligure per
svernare. Certamente i progetti
sono importanti e ci fanno sentire
vivi e attivi però l’impegno per i
volontari è sempre maggiore.
Invitiamo quindi i neo pensionati e
gli anziani che hanno voglia di
donare un po’ del loro tempo agli
altri a partecipare alle nostre
iniziative e perché no a diventare a
loro volta volontari Auser.
(segue da pagina 9)
un’inversione urgente di tendenza;
riprendere culturalmente il bandolo
della matassa e ricostruire la vera
politica. Tutto in fretta, con urgenza.
Su questi temi, infatti, anche
l’Europa ci appare quindi in mezzo
al guado, una grande incompiuta.
Occorre
andare
avanti
con
decisione;
la
sfida
della
globalizzazione è lì, davanti al
nostro continente; perderla vuol dire
finire ai margini. L’Europa può (e
deve) parlare una sola lingua, avere
una sola politica. Insomma si esce
dal guado rilanciando in positivo,
non
chiudendosi
nel
fortino
antistorico delle singole nazioni; il
tema fondamentale diventa quindi
più unità politica (e non meno), più
poteri delegati (e non meno);
l’Europa si rilancia se si pone
chiaramente il problema della
cessione di sovranità e si rafforza
così con un corpo robusto di
politiche continentali quello che per
ora è solo lo scheletro, importante,
della moneta unica. Questi anni
sono
davvero
complessi,
tumultuosi, incerti. E aggiungiamo,
per finire, che si apre qui il
problema non solo di uscire da
questa crisi, da questa guerra, ma
di uscirne senza essere subalterni o
marginali. In altre parole bisogna
provare a ridare forza alle parole
della sinistra, più Stato, più
programmazione, più uguaglianza,
più cultura.
Ma questa è un’altra storia.
*Già Sindaco di Savona
E...state a Savona
All’ombra della crisi, il lusso di una vacanza
UN’ESTATE AL MARE,
VOGLIA DI SOGNARE…TRA CARONTE
E SUPER MARIO (BALOTELLI)
Turismo, una squadra che gioca da sempre in contropiede
Ma quasi mai batte la “Germania”, cioè la concorrenza
MARCELLO ZINOLA *
Di estati calde, in senso meteo e di
crisi, ormai abbiamo una corposa
raccolta. Ma la “Caronte 2012”
certamente segna uno degli arenili
(ma non solo) meno battuti degli
ultimi anni. Lasciando sempre più
lontana l’immagine di quella Riviera
dove (a Finale) Paolo Conte
vergava il testo di “Azzurro”
guardando il mare dal dehor di un
hotel. Insomma, Savona (città) con
le sue crociere e le sue riviere,
l’entroterra, di fronte alla crisi, sono
formiche o cicale? Oppure un po’
come nel calcio, quando la squadra
più forte ti mette sotto (la crisi), ti
difendi e giochi in contropiede
sperando di trovare il golletto
risolutore?
Savona, tra mare e collina, gioca in
contropiede. E, talvolta, lanciando
la palla in tribuna. Perché da troppi
anni alle qualità ambientali (quelle
rimaste dopo i disastri edilizi degli
anni Sessanta e Settanta) e
propositive di chi opera nel settore
turistico, si accompagna una sorta
di fatalistico stallo. Un po’
giustificato dalle incertezze, ma
spesso radicato in una vecchia
concezione: tanto vengono lo
stesso (i turisti). E quando arrivano
gli si dà pure una bella ripulita (al
portafoglio). Un po’ come quando
nell’industria c’erano le partecipazioni
statali. Ma le partecipazioni statali
sono sparite e di capitalisti
imprenditori non assistiti, scesi in
campo a rischiare in proprio, se ne
sono visti pochi. E i turistipartecipazioni statali (quelli che
tanto venivano lo stesso) non
arrivano più. Perché (esempio) una
settimana in riviera costa di più che
dieci giorni in Spagna e in Grecia
(ma non solo ora con la eurocrisi).
Perché non c’è un servizio-offerta
complessivo adeguato: tu vieni in
riviera e, quasi mai, trovi l’offerta
pacchetto albergo, pensione, mare.
Ogni pezzo fa storia a sé. É vero
che quest’anno (e nel
2011) i prezzi si sono
un
po’
calmierati
causa crisi, ma è una
magra consolazione.
La carenza di idee
(tra molti operatori e
amministratori locali)
data
a
quando
c’erano i monocolori
Dc, i pentapartiti, le
solidarietà nazionali
Il porto di Savona
con le convergenze
parallele. E si conferma con sindaci seminato: poco. Basta vivere una
e amministratori dal pedigree giornata a Savona in occasione
bocconiano. Rileggetevi le raccolte delle crociere. Zero offerta ai
dei giornali o riascoltare i servizi tv crocerista. Vanno all’outlet di
sulla stagione. Un week end sballa? Serravalle? È vero. Sempre meglio
perdersi
in
una
città
Colpa del meteo (destino cinico e che
semichiusa,
rugginosa,
che
baro, ma ci sta). Sballa proprio di
brutto? Colpa dei tg che danno le distribuisce le guide in cui
valorizza
(altro
notizie sul meteo e dicono che (giustamente)
le
casse
della
piove (sì, era ed è così e c’era pure esempio)
stato chi, in passato, voleva fare processione del venerdì santo. Che
causa a Rai e Mediaset a causa dei nessun crocerista vede: oratori e
bollettini meteo). La stagione va confraternite son chiuse. E allora
male e la gente s’incazza perché vai di pizza, barchetta souvenir di
l’acqua è talmente oleosa di Savona (la scritta rigorosamente a
rumenta da impedire il bagno? pennarello, la barchetta è la stessa
Colpa della Goletta verde che lo che troveresti a Varazze o
evidenzia, dimenticando (esempio) Positano) e di qualche coraggioso
che da Finale in poi non c’è una bar che è aperto. Che fastidio
struttura depurativa consortile in essere una città e riviera che
grado di reggere le variazioni estive vorrebbero essere turistiche dopo
e invernali di popolazione turistica. avere guardato con un po’ di
E da Varazze a Finale la situazione sospetto tute e mani sporche di
è migliorata, certo, grazie anche al fabbrica.
maxidepuratore di Savona che Sotto l’ombrellone? Super Mario è
serve tutta l’area. Ma anche qui: solo Balotelli. L’altro, (Monti) è
anche
d’estate:
ai
una
fortuna
nella
sfiga. temuto
Quell’impianto
era
nato,
tra semigiovani torna il ricordo del
polemiche, mazzette e arresti, per governo Amato e del suo prelievo
depurare i liquami più inquinanti forzoso sui conti correnti in una
dell’Acna di Cengio. Non se ne fece torrida notte d’estate. Un’estate al
nulla, la riconversione della struttura mare/voglia di sognare come
i
Righeira.
Durati
è stata utile. Molte o poche idee, cantavano
ma confuse e in ordine sparso. Il un’estate, un tormentone classico.
problema e il nemico sono, di volta Come quello del turismo che, però,
in volta, direttive europee, tempo, dura da una vita.
*Giornalista de “Il Secolo XIX”
clima meteo ma in riviera e a
Savona si raccoglie cosa si è
11
L’intervista
PESCA CON LA CANNA,
CHE PASSIONE.
UN’OASI SERENA
TRA CIELO E MARE
Nunzio di “Fisherman’n Rest” rivela costi,
norme e segreti per andare a pescare.
La tanto attesa riapertura della darsena accolta
con grande soddisfazione dai pescasportivi
Nunzio (a sn.) e un amico mostrano le loro prede: due
branzini di 5- 6 kg pescati con la canna sulle nostre spiagge
ANGELO CALABRIA
La pesca è praticata da sempre per procurarsi cibo.
Oggi i pescatori professionisti attraversano non
poche difficoltà per la scarsità di pescato ma rimane
pur sempre un’attività economica importante che
procura un ottimo alimento. Ma la pesca è diventata
anche uno sport o un passatempo. Mi pare
interessante focalizzare l’attenzione su due tipi di
pesca sportiva: la subacquea, molto praticata dai
giovani e la pesca con la canna.
Da ragazzino anch’io mi ero cimentato, con degli
amici, alla pesca con la canna, con mezzi
rudimentali. Eravamo andati a raccogliere le canne
di bambù in una villa abbandonata a Valleggia,
l’avevamo pulite bene dalle foglie, comprando
qualche metro di filo di nylon, un piombino e un amo
avevamo preparato le nostre canne. Per un po’ di
giorni ci siamo recati su gli scogli di Bergeggi, che
adesso non ci sono più, coperti dal porto di Vado,
ma i risultati furono scarsi.
Pur avendo una buona esca, dei vermetti raccolti in
un piccolo rio, i pesci non abboccavano. Eravamo in
cinque e, in diverse giornate, prendemmo una
dozzina di pesci tra “baggiuse” e “bughe”; unico
trofeo importante un bel branzino di quattro etti.
Abbiamo smesso presto di andare a pesca, l’unico
che continuò fu Bruno, non a caso quello che pescò
il branzino. Anche se il nostro mare non è più ricco
sono ancora molti gli appassionati della pesca con la
canna. Un modo per rilassarsi e, se si è fortunati,
rimediare anche la cena. Ho incontrato Nunzio,
titolare del negozio “Quasi tutto per la pesca
Fisherma’n Rest” di San Michele.
hanno lavorato sempre a contatto con il pubblico,
per trovare un po’ di silenzio
e di tranquillità.“
A Savona i pescatori con canna sono in aumento?
“Sono in diminuzione, anche perché alcuni posti
erano stati chiusi alla pesca. Da poco la Capitaneria
ha nuovamente autorizzato la pesca sportiva in
porto meta di molti anziani e disabili. Speriamo che
anche questo invogli qualche nuovo appassionato
che ci venga a trovare per attrezzarsi.”
Per iniziare l’attività quali spese si deve affrontare?
“La canna da pesca per un principiante senza tante
pretese costa da un minimo di 30 euro, completa di
mulinello, poi si aggiunge qualche piccola spesa per
l’esca e gli altri accessori e si può cominciare a
divertirsi. Ma per chi vuole cimentarsi con più
impegno, ci sono canne anche da 200-300 euro.”
Quali posti consiglieresti per un principiante?
“Il pontile dell’Enel di Vado Ligure, dal molo del
verde o direttamente dalla spiaggia. Da maggio a
settembre dopo le 19.30 fino alle 8.30 del mattino,
per il rimanente dell’anno tutto il giorno.”
A quale età è consigliato iniziare e fino a che età si
può praticare?
“Anche a sei anni se accompagnati dal padre, come
ho fatto io, e fino a tarda età se la salute lo permette.”
Le esche consigliate?
“Ci sono delle esche sintetiche, ma le più usate sono
i vermetti, pezzi di pesce, cozze, vongole. Ogni
pescatore ha le sue preferenze e i suoi segreti.”
La nostra è una città di mare, quindi si presta a questo
sport, vengono fatte gare?
“A Savona e nel circondario vengono organizzate
alcune gare a livello nazionale. Però le più tante
sono gare sociali, dalla spiaggia o dalle barche. Le
società sono due: Mare circolo nautico Fornaci e
Cannisti 88 a Vado Ligure.
A Savona c’è anche la sede della Fipsas,
federazione italiana pesca sportiva attività
subacque. Naturalmente andando in giro per l’Italia
ci sono molte gare con canna da terra o dalla barca
e i partecipanti vengono divisi per categoria e per
età, infatti ci sono gare anche per ragazzi.
Quali sono le motivazioni che portano alla scelta di
questa attività? Ci sono anziani che quando vanno in
pensione si avvicinano a questo hobby?
“Il motivo più importante è la tranquillità di questa
pratica, la passione per il mare e la vita all’aria
aperta può diventare un momento di riflessione. Non
c’è antagonismo e il rivale è il pesce che si spera di
portare a casa a fine giornata.
Tra le persone che vanno in pensione alcune
scelgono la pesca come hobby, specialmente se
(Segue a pagina 13)
12
(segue da pagina 12)
C’è anche tanta passione per la pesca subacquea
praticata, naturalmente, soprattutto dai giovani.”
Centro Auser di Noli
Oltre alla pesca in mare, viene praticata anche quella
nei fiume o nei laghi?
“É una specialità della Val Bormida, anche se molti
savonesi si spostano volentieri nell’entroterra per
accedere ai tanti laghetti e piccoli rii per pescare e
fare una gita salutare nei boschi. Un posto molto
frequentato è il lago d’Osiglia.”
Ci vuole un permesso per pescare?
“Per la pesca in mare, recandosi presso la
Capitaneria di porto viene rilasciato un permesso
senza spesa. Per fiumi e laghetti ci vuole un
tesserino a pagamento, gratuito per gli under sedici
e per gli over 65.”
Non mi resta che augurare buon proseguimento
delle vacanze e consigliare a tutti di consumere
tanto pesce: un alimento che fa bene e non
appesantisce adatto all’estate e nel solco delle
nostre tradizioni gastronomiche.
Panorama di Noli
Venti signore animano il centro di Noli
Ricetta consigliata da Emilia Olivieri
CENTRO SOCIALE E FILO D’ARGENTO
ACCIUGHE RIPIENE ALLA LIGURE
Una realtà concreta per contrastare la
solitudine e ritrovare vecchie amicizie
Ingredienti:
250 gr. di acciughe aglio, prezzemolo e un po’ di
lattuga sbollentata 30 gr. mollica bagnata nel latte e
strizzata. 1 uovo, 50 gr. di pane grattugiato, pecorino
e parmigiano, olio extravergine di oliva,sale e pepe.
Preparazione:
Lavate e deliscate delicatamente le acciughe
asciugatele e mettetele
da parte. Di queste
prendetene circa 4 o 5, a seconda della dimensione,
e tritatele con la mezzaluna. Unite ora sul tagliere le
erbe aromatiche e la mollica bagnata nel latte e
strizzata
e
le
foglie
di
lattuga.
Preparate l’impasto aggiungendo l’uovo, il
parmigiano e il pecorino, a cui unite le acciughe
tritate, le erbe e la mollica. mescolando
accuratamente
aggiustate di sale e pepe.
Sistemate le acciughe aperte e asciugate
adagiandole su una pirofila leggermente unta e su
ogni acciuga mettete un cucchiaio di ripieno.
Spolverate con un po’ di pangrattato e un filo d’olio
di oliva e infornate a 180° per circa 20/25 minuti, a
seconda del vostro forno e farle dorare.
Oppure friggete in abbondante olio.
Se poi non avete voglia, o tempo, da dedicare alla
cucina ricordate che le acciughe sono ottime anche
solo infarinate e fritte nell’ olio bollente.
Se siete a dieta accertatevi che le acciughe siano
freschissime e provate a gustarle anche solo
marinate con olio, limone, sale e pepe.
a cura di LUCIANO GIRARDI
Nato nel gennaio 2011 grazie all’impegno del
sindaco Ambrogio Repetto e dell’assessore ai
servizi sociali Peluffo il centro comunale, gestito
dall’Auser di Noli, è ubicato provvisoriamente in una
accogliente sala presso le opere Parrocchiali di via
Monastero.
É aperto tutti i mercoledì dalle 15 alle 18 e la
volontaria Betty Scotolati, responsabile del centro, è
attenta e sollecita ai bisogni dei venti anziani che lo
frequentano con regolarità.
Il gruppo è armonioso ed affiatato, manca però la
presenza maschile e, le tante signore nolesi, talvolta
se ne lamentano scherzosamente.
Le attività principali del centro sono: gioco delle
carte, lettura e biblioteca, corsi vari di attività
creative, passeggiate, organizzazione di gite
giornaliere e, una volta al mese, la tombola, con
ricchi premi, condotta da Luciano.
Dal cinque giugno di quest’anno si è organizzato il
servizio “Filo d’argento” per dare risposte concrete
anche agli anziani che non possono recarsi al centro
e che sono temporaneamente in difficoltà.
Inoltre, due volte la settimana, attraverso il numero
019.7499551 dalle 15.00 alle 17.30, un addetto
risponde e/o contatta gli anziani soli.
La collaborazione con le Assistenti sociali del
Distretto garantisce, anche durante l’estate, un buon
monitoraggio dei cittadini nolesi dai capelli grigi
mentre le attività ricreative e socializzanti del centro
riprenderanno a settembre.
Vi aspettiamo numerosi.
13
Come eravamo
CAMPI SOLARI UDI E COLONIE ESTIVE NEGLI ANNI DEL DOPOGUERRA
S.i.b.i., asilo Giribone, al mare alle Fornaci, in montagna a Calizzano. La catena di solidarietà nata
dallo slancio di Angiola Minella e Nadia Spano a favore dei bimbi del napoletano e del Polesine
1955: Campo solare Udi - Savona corso Vittorio Veneto (archivio fotografico Cgil)
Nella città distrutta dalla guerra la
vita è difficile: c’è bisogno di case,
manca il cibo, i prezzi sono alti e
persiste ancora la borsa nera.
Migliaia di disoccupati cercano
lavoro; il costo delle bollette
aumenta; le famiglie piangono i
morti e aspettano il ritorno dei
soldati caduti prigionieri degli alleati
o in Russia, i reduci dai campi di
concentramento tedeschi e tanti
bambini sono soli e affamati, così
come tante donne con i figli o con i
vecchi impoveriti. Le donne dell’Udi,
come anche altre organizzazioni,
talvolta insieme sono pronte a
rispondere ai drammatici bisogni del
momento sia con la protesta,
frequentissime infatti sono le loro
delegazioni
presso
autorità
cittadine,
sia
organizzando
l’assistenza. Questo sembra essere
il terreno in cui la donna manifesta
doti di particolare sensibilità ed
efficacia. Grandi energie vengono
dedicate
all’assistenza
e
all’educazione dei bambini, peraltro
questo era uno dei grandi problemi
nazionali, e si conseguono risultati
importanti. È proprio la savonese
Angiola Minella che con Nadia
Spano promuove la catena di
solidarietà con i bambini di Napoli,
50 bambini vengono ospitati in
famiglie savonesi e qualcuno ci
rimane poi ci saranno i bambini del
Polesine. In città, alle Fornaci, in
corso
Vittorio
Veneto,
nella
a cura di DOMINICA PICCARDO
palazzina del Demanio che aveva
ospitato la Milizia Portuale che
viene presa in affitto, nel '46 l’Udi
organizza l’asilo intitolato a Emma
Giribone (prima ferita e poi
atrocemente uccisa, strangolata,
dalle Brigate Nere). D'estate vi si
ospitano in colonia i bambini della
cintura torinese, in collaborazione
con l’Udi di Torino, mentre per i
bambini savonesi c’è la colonia di
Calizzano e il campo solare marino.
“La situazione dell’infanzia nella
nostra città si è fatta grave in
seguito alla guerra. Noi donne
conosciamo bene quanta miseria,
quante malattie, quanta corruzione
morale stiano minacciando la vita di
centinaia e centinaia di bimbi,
abbiamo
visto
spettacoli
di
abbandono e di miseria nelle
caserme di via Schienacoste, negli
scantinati della periferia, nei vicoli
bui del centro semidistrutto della
città, bambini e bambine di tre,
quattro,
sei
anni
trascinano
un’esistenza di miseria, intristiscono
abbandonati in mezzo alla strada
per la maggior parte del giorno,
scalzi e laceri, privi di cibo nutriente,
precocemente esperti, esposti agli
attacchi della tubercolosi e del
rachitismo. Per questo abbiamo
pensato
che
era
necessario
rivolgere i nostri sforzi alla
ricostruzione dei vecchi asili distrutti
e alla organizzazione di nuovi, che,
in attesa di una sistemazione più
14
definitiva e soddisfacente, offrissero
ambiente di vita serena, vitto
abbondante e sano, assistenza
didattica, morale e religiosa alle
piccole vittime di una società che
nei suoi ceti privilegiati molto
spesso dimentica il dovere della
solidarietà.
Abbiamo lavorato per questi scopi
e, data la scarsezza di mezzi di cui
direttamente
disponiamo
e le
innumerevoli difficoltà che si
incontrano, unendo i nostri sforzi e il
nostro spirito di iniziativa, abbiamo
realizzato abbastanza.
Da un mese vive una vita ordinata e
serena il nostro primo asilo: quello
creato nei locali della ex caserma
della Milizia portuale in corso
Vittorio Veneto sulla riva del mare:
interessando alla nostra iniziativa
fabbriche, privati e soprattutto gli
enti e le Amministrazioni statali e
comunali di assistenza, valendoci
dell’opera volontaria di decine e
decine di donne che per settimane
e settimane hanno dedicato tutto il
loro tempo
e le loro migliori
energie, abbiamo trasformato una
caserma semidistrutta di triste
memoria in un comodo asilo per la
gioia e la salute dei bimbi del rione
Fornaci e per il sollievo di tante
famiglie in lotta contro le difficoltà
della vita.
Contemporaneamente, mentre già
stiamo provvedendo a trasformare
(segue a pagina 15)
Come eravamo
NEL ’50 IL FRONTE MARE
AVEVA UN’ALTRA FISIONOMIA
a cura della Redazione
1950: Angiola Minella e Rina Bianchi (al centro) con le donne dell’Udi davanti alla
colonia marina; sullo sfondo uno scorcio della fabbrica Dotta e Vené
(segue da pagina 14)
questo asilo in colonia marina per il
periodo delle vacanze estive,
abbiamo allestito un altro grandioso
asilo per un centinaio di bambini nel
cuore della città, nel rione più
duramente colpito dalle distruzioni,
rione vasto e popolato che
comprende anche la zona del porto
e le abitazioni operaie adiacenti agli
stabilimenti portuali.
L’asilo in preparazione è destinato
ad ospitare un centinaio di bimbi;
esso sorge in grandi costruzioni di
legno(che speriamo presto di
trasformare
in
muratura)
in
posizione elevata, in pieno sole,
riparatissimo dal vento, lontano
dalla polvere e dai rumori.
L’asilo si inaugurerà presto e già
tante mamme ne attendono con
ansia l’apertura: attendono che i
loro bambini possano vivere
anch’essi come i bimbi delle
famiglie più fortunate e abbienti i
giorni della loro primavera in mezzo
a giochi sereni, aria buona e sole e
ricevano istruzione e assistenza” *
Si organizzano dunque asili per
l’infanzia, dopo-scuola, e spesso
queste attività vengono ospitate
dalle Sms che incarnano, nel
savonese, un’importante tradizione
mutualistica. Del resto l’impegno
della scuola di base è di ampio
respiro e non solo assistenziale; si
manifesterà anche nella battaglia
per le scuole di quartiere (scuola
materna e elementare nell’ottica
della continuità didattica), nella
richiesta di promiscuità delle classi,
nella rivendicazione del diritto allo
studio, oltre che al lavoro, anche
per le donne.
Le donne dell’Udi partecipano
attivamente, lavorando in modo
unitario e solidale, a diversi comitati
assistenziali presenti sul territorio,
come il
patronato scolastico, il
comitato provinciale dell’assistenza,
l’Eca, in particolare con il Sibi
(Salviamo i bambini d’Italia), nel cui
consiglio
di
amministrazione
troviamo donne dell’Udi come
Rosalda Panigo e Rina Bianchi. Per
qualche tempo, finché è vivo lo
spirito unitario del Cln, vi sono e si
cerca di mantenere rapporti di
collaborazione anche con il Cif, poi
man mano si comincia a risentire
del mutato clima politico e della
contrapposizione tra Dc e i partiti
della sinistra. Molte furono le donne
che diedero la loro attività all’Udi in
uno sforzo corale, alcune sono note
ma la gran parte di loro sono
rimaste nell’ombra e il loro nome
viene spesso dimenticato ma è solo
grazie alla loro presenza e al loro
impegno se si è potuto realizzare
quanto descritto e quanto ancora
resta
nella
nostra
città
a
testimonianza del loro lavoro
spesso anche volontario.
*Stralcio
da “Le martiri della
Provincia di Savona”. Ricerca degli
alunni
della
Scuola
Media
Guidobono, Anpi Legino-Archivio
Partigiano Ernesto, Tipolito Priamar,
Savona 1997
15
Ripensando alle colonie marine di
corso Vittorio Veneto non possiamo
che rivedere anche a quel tratto di
Aurelia teatro della gioventù di molti di
noi e alla lunga trasformazione del
fronte mare tra via Libia e l’attuale via
Cimarosa.
Convivevano a pochi
passi colonie e bagni marini:
i
Barbadoro gestiti dall’amico Aldo,
mitico concorrente di Lascia o
Raddoppia, la famosa trasmissione
condotta da Mike Bongiorno nella
quale aveva vinto ben cinque milioni e
duecento mila lire, i bagni Iris di via
Libia, i Marinella con il loro bunker di
militare memoria.
La vita e i giochi di molti monelli
savonesi (oggi arzilli e vivaci nonni) si
svolgeva nelle strade e nelle spiagge
del quartiere. I giochi erano animati
da rivalità con “bande” di ragazzi
(memorabili le battaglie a pietrate con
i fornacini nel canneto a fianco della
vecchia ferrovia); allora bastava una
via e due palazzi per definire le
differenze territoriali, le appartenenze,
le complicità e le rivalità.
Ma come non ricordare, oggi, il volto
industriale di Savona. Le fabbriche
sorgevano proprio sul mare, dalle
fornaci di mattoni alla fabbrica
metalmeccanica Dotta e Vené e tante
altre.
Savona, subito dopo la guerra, aveva
un tessuto sociale operaio che ne
decretava, senza incertezze, la
vocazione industriale mentre oggi
siamo alla ricerca, dopo più di
sessant’anni di una nuova identità e
di un nuovo waterfront. Ma torniamo
ai ricordi.
Per noi ragazzi, le fabbriche erano
solo lo sfondo, i nostri interessi e le
curiosità di una adolescenza di strada
erano
focalizzati
su
alcuni
divertimenti trasgressivi e audaci
come
spiare le coppiette che si
nascondevano dietro al bunker per
scambiarsi poco innocenti effusioni.
Usciti dalla guerra da poco tempo
c’era una gran voglia di divertimento,
di balli, di carnevali estivi e di
spensieratezza.
Un’epoca
dove
ancora c’erano speranze di migliorare
e voglia di vivere per chi dopo una
infanzia trascorsa a schivar bombe e
guai si apprestava ad affrontare la
vita da giovane adulto con la fiducia
che oggi forse manca a tanti ragazzi.
Intergenerazionalità
Esperienze di una classe terza: gli scolari della Guidobono e i volontari Anpi
“É STATO COINVOLGENTE VEDERE SVENTOLARE LA BANDIERA AL FORTE”
La testimonianza degli anziani che sono stati partigiani per non dimenticare la Resistenza
MARIO TISSONE
14 maggio 2012 ore 8. Sono in via
Machiavelli e sto per entrare nella
scuola media Guidobono di Savona
per incontrare la terza Effe.
Ad un tratto mi sono sentito chiamare:
“Si ricorda di me? Sono la
professoressa Di Scanno, ci aveva
accompagnato, con la mia classe, la
terza B al Forte della Madonna degli
Angeli.”
Non sono granché fisionomista ma
l’ho riconosciuta; quella classe la
mattina del 24 aprile era alla
commemorazione
dei
sette
antifascisti fucilati il 27 dicembre
1943. Gli studenti erano tanti quel
giorno e si mescolavano: i geometri
dell’Alberti e appunto la terza B della
Guidobono.
La maestra Di Scanno mi allungò due
manoscritti: “Li voglio dare a lei sono
di due scolari, Francesca Ghirarducci
e Andrea Tardito che erano presenti
quella mattina.
Ma tutti i ragazzi sono rimasti
coinvolti ed emozionati durante quella
gita.” Li presi contento che i nostri
interventi avessero lasciato un segno
e mi ripromisi di farli avere all’Anpi.
Sorridendo salutai la maestra, non
potevo indugiare ancora perché
un’altra classe mi stava aspettando
per ascoltare dalla mia voce, che ero
uno dei testimoni di quel periodo, un
altro fatto importante per Savona: le
bombe del 1974.
Quelle bombe che colpirono la città
facendo anche delle vittime e che
danneggiarono notevolmente anche il
loro istituto scolastico.
Entrai in classe con un certo orgoglio
perché mi resi conto che nel 2012
avevo già incontrato e parlato con più
di cento ragazzi raccontando loro un
po’ di quei fatti che sono capitati a me
e ad altri della mia età e che i libri
difficilmente scrivono.
I ragazzi hanno sempre ascoltato con
attenzione, fermi senza battere ciglio,
senza muoversi anche per ore.
Tutto questo mi rende orgoglioso, mi
fa sentire utile e mi fa capire che il
dialogo tra generazioni non solo è
possibile ma è indispensabile.
Mi fa piacere riportare di seguito ampi
stralci dei due componimenti dei
ragazzi
perché si vedeva sino giù a
valle!Ritornati dentro il forte
L’incontro di Auser e Anpi con gli studenti delle medie
24 aprile 2012 : gita al Forte
La mattina del 24 aprile la
mia classe e io, siamo andati
alla Rocca di Legino dove ci
hanno
accolto
alcuni
partigiani e due donne che
facevano parte dell’ Udi . La
signora ha iniziato a parlarci
di questa associazione che, se
ricordo bene, dal 2001 ha
cambiato
nome
da
“Associazione Donne Italiane “
ad “Associazione Donne in
Italia “ per includere le donne
straniere che vivono in Italia.
L’organizzazione di cui ci ha
parlato la donna nasce dopo
la seconda guerra mondiale
per ricordare le donne che
per aiutare i partigiani sono
morte fucilate dai nazifascisti.
Quando sono arrivati gli
alunni della prima geometri,
siamo partiti per dirigerci
verso il forte della Madonna
degli Angeli. Il viaggio è
durato circa un’ora e durante
il tragitto abbiamo visto dei
posti meravigliosi come il
verde di montagna e la vista
di tutta Savona . Al forte ci
siamo riposati circa 15 minuti
e poi i partigiani e gli uomini
che
fanno
parte
dell’associazione in ricordo
dei partigiani italiani ci
hanno fatto fare il giro
intorno al forte. Lì sopra era
un punto molto strategico
16
un uomo si è messo con le
spalle al muro e ci ha parlato
dell’uccisione di Astengo e di
altri partigiani. É stato molto
coinvolgente
soprattutto
la
parte in cui i carabinieri e
alcuni
volontari
hanno
sventolato le loro bandiere
davanti ai nomi dei caduti.
É stata una mattinata molto
emozionante per capire meglio
cosa provavano i partigiani
oltre al coraggio che hanno
dimostrato.
Francesca Ghilarducci
24 aprile 2012: gita al Forte
Martedì 24 aprile abbiamo
partecipato alla
commemorazione della
fucilazione di un gruppo di
partigiani da parte dei nazisti
durante la seconda guerra
mondiale. Mentre un
componente dell’Anpi leggeva
la cronaca dei fatti accaduti
mi sembrava di riviverli, è
stato veramente commovente
pensare a quelle persone che
hanno dato la loro vita per
difendere l’ideale di libertà.
Alla fine della mattinata ho
molto apprezzato il rinfresco
che ci è stato offerto: la
comminata mi aveva messo
appetito!
Andrea Tardito
Viaggio negli istituti: Villa Rosa di Noli
RICORDI, LINFA VITALE ANCHE NELLE CASE DI RIPOSO
La presenza e le attività dell’Auser nelle strutture residenziali. Un progetto per raccogliere
testimonianze, ascoltare e stimolare la memoria degli ospiti affinché nessuno sia dimenticato
CARMEN PARODI - GERVASIO MORETTI
Da sempre il concetto di casa di riposo richiama quello
di anticamera dell’oblio...Oblio da parte dei parenti,
che, sentendosi sollevati dalla cura quotidiana verso
l’anziano di casa, che potrebbe causare qualche
problema nella organizzazione familiare, tendono a
dimenticarsene.
Oblio
da
parte
dell’anziano stesso,
che,
forse
per
autodifesa, fa in
modo
di
“dimenticarsi”,
dimenticare quanto
vissuto: i ricordi
infatti
potrebbero
fare male, molto
male.
Frequentando le strutture in cui i nostri volontari fanno
attività di animazione ho cambiato radicalmente idea. I
ricordi fanno vivere meglio, trasmetterli diventa un
mezzo per restare vivi, insieme al proprio passato, che
diventa patrimonio di conoscenze per chi ascolta. Un
modo per ribadire, per perpetuare la propria esistenza,
la propria esperienza a favore delle generazioni future.
Chiacchierate che riportano indietro nel tempo, a
recuperare la memoria di ciò che è stato in tempi
lontani, di chi si è stati; e si torna a vivere.
Le storie personali possono essere confrontate in un
continuo scambio di sensazioni, di sentimenti, che a
distanza di tempo rinvigoriscono la propria
collocazione e la propria autostima, permettendo un
proficuo posizionarsi nella realtà del presente,
positivamente rielaborata alla luce delle esperienze
passate. Tutto ciò
è
anche un esercizio della
memoria
in
quanto
facoltà mentale, che deve
essere sempre esercitata e
sollecitata.
Da questi convincimenti
ed esperienze, confortati
anche da dati scientifici,
abbiamo
attivato
un
progetto da sviluppare
durante i nostri interventi
nelle strutture residenziali. Abbiamo così raccolto un
gran numero di ricordi emersi dalle conversazioni con
gli anziani. Basta averne la possibilità, e si va indietro
con la memoria, recuperando patrimoni di esperienze.
Basta aver voglia e tempo, ma anche saper ascoltare.
A testimonianza e conferma di quanto appena detto, a
partire da questo numero pubblichiamo, stralci di
narrazioni raccolte nelle varie case di riposo. Iniziamo
da Villa Rosa di Noli.
Anna Maria: “Io, il bel tedesco nel rifugio e la paura della Torre di Pisa”
Sono nata nel 1924. Mia madre morì dandomi alla luce.
Ho vissuto con mia nonna fino a quando mi sono
sposata. Ero contenta di vivere con lei e con mia zia.
Mio padre non mi voleva tenere con sé, soprattutto
dopo che si era risposato con una donna che aveva
una figlia. Non voleva che i parenti della moglie mi
conoscessero. Io invece ci tenevo a farmi conoscere.
Avevo 14 anni ed ero sveglia. Ricordo un episodio
divertente e un po' malizioso. Un giorno, mentre
passeggiavo con un'amica, ho visto mio padre seduto
al bar insieme ad alcuni parenti della moglie. Mi sono
scusata con l'amica e ho detto ad alta voce: “Ciao
papà, mi prendo due boeri e poi tu li paghi”. Poi sono
uscita dal bar con un secco: “Ciao papà”, ignorando
tutti i parenti.
Ho frequentato la scuola elementare a Noli, fino alla,
quinta. Ero brava e andavo a scuola molto volentieri.
Terminata la scuola ho imparato a cucire e a ricamare.
La nonna aveva una merceria nel centro di Noli, al
piano terreno. L'abitazione si trovava al primo piano ed
io vivevo e lavoravo lì. Ricamavo, facevo lavori
all'uncinetto e ai ferri. Confezionavo tovaglie, corredi
per bambini, maglie, scialli. Ero molto apprezzata dalle
mie clienti. Leggevo riviste specializzate come “Mani di
fata” e “La donna, la casa, il bambino”.
Passarono gli anni. Mi sposai con un operaio. Ebbi un
figlio intelligente e studioso che ora è un avvocato
affermato a Savona. Quando morì la nonna, mio padre
venne a farci visita. Gli presentai mio marito e da quel
momento diventammo amici.Durante la guerra ho
vissuto momenti di paura e di disagio. Per difenderci dai
bombardamenti andavamo a rifugiarci nella galleria del
treno. Quasi sempre, verso mezzanotte, arrivavano gli
aerei a bombardare. Una sera entrata in galleria, notai
un mio amico seduto vicino ad un soldato tedesco,
molto bello. Cessato l'allarme mi avviai verso casa.
Passai davanti ai due, salutai e uscii dal tunnel. Dopo
aver fatto qualche passo alzai gli occhi e vidi il tedesco
che mi seguiva.Ero preoccupata, accelerai l'andatura,
girai l'angolo e mi trovai davanti al portone di casa mia.
Fortunatamente il soldato mi aveva persa di vista.
(segue a pagina 18 )
17
(da pagina 17)
Ma la sera dopo due militari
tedeschi vennero a cercarmi,
però
sbagliarono
porta
e
bussarono all'uscio di una vicina
che stava preparando la cena
per suo marito: minestrone.
Dissero: “Ragazza”. La vicina
rispose che ragazze non ce
n'erano. I due, un po' delusi, si
accontentarono di un piatto di
minestra.
A quel tempo per vivere
eravamo costretti a ricorrere alla
borsa nera. Mia zia ogni tanto
andava in Valbormida alla
ricerca di farina e di altri generi
alimentari. Finita la guerra la
vita ha ripreso il suo corso
normale. Avevamo tutti voglia di
divertirci. Andavamo a ballare,
facevamo lunghe passeggiate in
bicicletta.
Alla
sera
ci
incontravamo con i vicini per
chiacchierare. Ma il divertimento
più bello è stato quello di
viaggiare. Con mio marito ho
viaggiato molto e ho visitato
quasi tutta l'Italia. Durante uno di
questi viaggi, a Pisa, ho provato
un bello spavento. Mio marito è
salito sulla Torre. Quando l'ho
visto lassù mi sono preoccupata
molto perché temevo che
cadesse. Io non ho voluto salirci
perché sono un tipo che cerca
sempre di evitare i guai. Se
dovessi dare un consiglio ai
giovani direi: “Siate seri,
non drogatevi”.
Anna Maria
Notizie dai centri
16 -17 giugno 2012 momenti di festa
QUILIANO: WEEKEND DI FESTA
AL CENTRO MALACRIDA
MATTIA GRECO
Due giorni di festa grande per l’Auser di Quiliano al “Centro Rocco
Malacrida”. Nei giorni di sabato 16 giugno e domenica 17 abbiamo
trascorso delle ore allegre e felici in compagnia.
Sabato a tenere banco è stata la consueta e gradita tombola che, con i
numerosi premi, ha contribuito a rendere più ricca la giornata dei fortunati
vincitori. A seguire ci siamo abbuffati nel pranzo sociale servito sempre
qui nel nostro centro Rocco Malacrida. A seguire il nostro pomeriggio è
stato accompagnato dalle note della fisarmonica “Laura Berruti” e
abbiamo trascorso il pomeriggio in maniera più leggera grazie alla buona
musica. Infine, per chiudere in bellezza, ancora una buona merenda e la
lotteria hanno fatto cornice a una bella giornata. Manzoni direbbe che
”...si dovrebbe pensare più a fare bene che a stare bene, e così si
finirebbe con lo stare meglio”. E questo infatti è il nostro obiettivo.
PROGETTO TANDEM: INTERGENERAZIONALITÀ, INVECCHIAMENTO ATTIVO E INTERCULTURA
CARMEN PARODI
Se mi chiedessero di individuare un
simbolo
dell’anno
2012,
anno
dell’invecchiamento attivo e della
solidarietà tra generazioni, non avrei
esitazioni a proporre il progetto Tandem,
che offre sostegno didattico ad allievi
dei diversi ordini
di scuola, dalle
elementari alle superiori. Infatti Tandem
è invecchiamento attivo: insegnanti in
pensione, scelgono di rendere fattivo il
loro riposo, mettendo a disposizione la
loro esperienza scolastica.
Tandem è rapporto intergenerazionale.
L’esperienza maturata nella scuola di
qualche tempo fa viene trasmessa, in
un rapporto uno a uno, a ragazzi e
bambini, che, apprendendo, offrono in
cambio la loro freschezza, la loro
visione del mondo, da mediare,
certamente, ma anche da assumere
come possibilità per stare al passo coi
tempi. Tandem è intercultura in quanto
tra i ragazzi che usufruiscono del nostro
servizio, molti sono gli extracomunitari,
integrati nella nostra società ed inseriti
nella nostra scuola, in cui incontrano
difficoltà analoghe a quelle che possono
incontrare tutti gli studenti a cui si
aggiunge quella della lingua, che per
loro rimane una seconda lingua, visto
che in famiglia continuano a parlare la
lingua d’origine. La nostra diventa
un’opera di integrazione preziosa, di cui
il nostro progetto va orgoglioso ed è
facile lasciarsi andare al bellissimo
sogno di un Tandem come punto di
riferimento a largo raggio, in cui trovare
sostegno di carattere scolastico, ma
anche contatti umani con coetanei e no,
in cui crescere nelle conoscenze, ma
anche nella consapevolezza di sé e del
ruolo sociale da conquistarsi o da
mantenere, visto che l’interazione,
generazionale o meno, è l’anima
stressa del progetto. Alcune cifre a
sintesi di quanto realizzato nell’ultimo
18
anno scolastico: 12 insegnanti si sono
presi cura di una media di 18-20 allievi
(tra cui due mamme) provenienti dalla
scuola media inferiore e da quella
superiore (una ha appena conseguito la
maturità) insieme ad uno scolaro
inserito nella prima elementare appena
arrivato dall’Albania. La gioia dei tre
ragazzi che hanno superato l’esame di
terza media e che inizieranno
l’esperienza delle superiori, è una
gratificazione che unisce il gruppo degli
insegnanti che hanno offerto la propria
esperienza, oltre che il loro entusiasmo,
ed è auspicio di un futuro impegno
altrettanto proficuo e significativo. La
ripresa dell’attività sarà comunque
prossima, visto alcuni ragazzi hanno
richiesto di poter lavorare durante
l’estate per rafforzare ulteriormente
conoscenze e metodo di lavoro in vista
del prossimo anno scolastico. I nostri
prof, sono pronti...
L’Opera Lirica
IL FASCINO DI TOSCA
“Tosca è, in ordine cronologico, la
quinta opera di Giacomo Puccini.
E’ stata composta, su libretto di
Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
(tratto, a sua volta, da un dramma
di Victorien Sardou) tra il giugno
1898 e il settembre 1899. É stata
rappresentata, per la prima volta, in
data 14 gennaio 1900, al teatro
Costanzi di Roma. Per comprendere
appieno il profondo significato di
questa composizione, è necessario
soffermarci, sia pure in modo
sintetico, sulla sua trama, articolata
in tre atti.
Atto primo
Cesare Angellotti, ex console della
caduta Repubblica Romana, è
appena scappato dalla prigione di
Castel Sant’Angelo e si rifugia nella
chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Egli si nasconde in una cappella,
dove la sorella ha lasciato per lui
degli abiti. Il sagrestano trascura il
proprio dovere di controllo, per
osservare,
invece
il
pittore
Cavaradossi, che lavora ad una
immagine della Madonna:è convinto
di
riscontrare
una
grande
somiglianza tra il quadro ed una
dama, che si reca spesso lì a
pregare. (la marchesa Attavanti,
sorella
di
Angelotti).
Ma,
Cavaradossi ha dato alla propria
madonna i lineamenti della sua
amante: la cantante Floria Tosca.
Dopo aver procurato a Cavaradossi
un cesto con del cibo, il sagrestano
va via. Solo adesso Angelotti osa
uscire dalla cappella, dove era
rimasto nascosto. I due uomini sono
vecchi
amici
e
Cavaradossi
promette ad Angelotti il proprio
aiuto.
A
questo
punto,
sopraggiunge Tosca e Angelotti
deve nuovamente nascondersi. Il
quadro, raffigurante l’immagine
femminile, suscita la gelosia di
Tosca, ma Cavaradossi riesce a
tranquillizzarla. Dopo che Tosca si
è allontanata, Angelotti esce di
nuovo allo scoperto.
Un colpo di cannone da Castel
Sant’Angelo annuncia che la fuga di
Angelotti
è
stata
scoperta.
Cavaradossi decide di condurlo
nella propria casa di campagna e di
nasconderlo lì.
Non appena si allontanano, il
ALDO PASTORE
sacrestano, alcuni giovani sacerdoti
e i coristi festeggiano in chiesa la
presunta vittoria dell’Ancien Régime
su Napoleone. Nel frattempo,
Scarpia ed i suoi sbirri sono sulle
tracce di Angelotti e perquisiscono
la chiesa. Sopraggiunge Tosca,
tornata
indietro
per
cercare
Cavaradossi e Scarpia ne approfitta
per dimostrarle, con l’aiuto di un
ventaglio, trovato nella cappella,
che il pittore si è incontrato con la
marchesa Attavanti. In preda alla
gelosia, Tosca corre verso la casa
di Cavaradossi per sorprendere i
due in flagrante. Scarpia è attratto
dalla bellezza di Tosca e decide di
mettere in cattiva luce Cavaradossi;
per questo fa seguire Tosca dalle
sue spie.
Atto secondo
A
palazzo
Farnese,
Scarpia
attende il rapporto su Angelotti, egli
ha fatto pervenire a Tosca un
biglietto in cui la prega di
raggiungerlo dopo un concerto da
lei eseguito. Tosca è costretta a
soddisfare il desiderio del potente
capo della polizia. Spoletta riferisce
che non si è riusciti a scovare
Angelotti, ma Cavaradossi è stato
arrestato per sospetta complicità.
19
Cavaradossi viene condotto al
palazzo. Egli nega tutto e prega
Tosca di fare lo stesso, ma viene
portato nella camera della tortura.
Allora Tosca,pur di salvare il suo
amante, rivela il luogo dove si
nasconde Angelotti. Cavaradossi la
maledice. Al diffondersi della notizia
che Napoleone non è stato
sconfitto, ma, al contrario, è il
vincitore, Cavaradossi esulta e per
questa sua professione di fede
rivoluzionaria, viene condannato a
morte. Scarpia si impegna a trattare
con Tosca: se ella gli concederà i
suoi favori, la fucilazione di
Cavaradossi verrà solo simulata.
Tosca finge di accettare lo scambio.
Scarpia le compila il necessario
lasciapassare ma, quando si
avvicina a Tosca per possederla,
ella lo pugnala e lo uccide.
Atto terzo
Sui bastioni di Castel Sant’Angelo,
Cavaradossi scrive a tosca una
lettera d’addio. A questo punto,
sopraggiunge Tosca che reca la
buona notizia: la fucilazione sarà
simulata. Intanto il plotone di
esecuzione si raduna. Cavaradossi,
fiducioso, si prepara alla finta
fucilazione. Tuttavia... i colpi di
fucile sono veri. Tosca si rende
conto di essere stata ingannata da
Scarpia. Cavaradossi è morto. Nel
frattempo l’assassinio di Scarpia è
stato scoperto e gli sgherri stanno
per raggiungere la donna. Tosca si
getta dagli spalti di Castel
Sant’Angelo.
Il dramma di Tosca assume tuttora
un grande significato nella storia
dell’opera lirica perché viene a
descrivere, in modo magistrale, il
sacrificio politico dei superstiti della
prima Repubblica Romana, sotto
l’incalzare duro e dispotico del
nuovo regime ecclesiastico, fondato
apparentemente sulla devozione e
sulla preghiera ma, in realtà,
pervaso da un intollerante dispotico
autoritarismo.
L’impostazione
musicale dell’opera è coerente con
questa innovativa visione sociopolitica;
infatti,
i
principali
personaggi
dell’opera
(Tosca
Cavaradossi - Scarpia) non sono
eroi, nel senso proprio delle opere
romantiche. (segue a pagina 20)
(segue da pagina 19)
Cavaradossi canta soltanto due
brevi arie (“Recondita armonia” e “O
dolci baci e languide carezze”)
Tosca una soltanto (“Vissi d’arte”),
ed i loro duetti hanno un carattere
frammentario.
É come se Puccini avesse voluto
ridurre al minimo i momenti di
grande espansione lirica, dando,
invece, maggiore spazio alla
successione incalzante degli eventi.
Quello che lo spettatore ricorda del
personaggio di Tosca non sono
singoli momenti statici, bensì la sua
storia: i suoi movimenti, le sue
reazioni, la sua destrezza.
Episodi e situazioni si svolgono
sotto i nostri occhi come in un film:
dall’entrata in scena di Tosca da
“diva” in chiesa (con la scena di
gelosia davanti al dipinto), alla lotta
con Scarpia nel secondo atto, alla
maledizione da parte del suo
tormentato
amante,
alla
sua
decisione di uccidere Scarpia, al
quale rende, poi, gli ultimi onori da
morto, fino al suo congedo da
Cavaradossi. Questi momenti sono
come tasselli di quel mosaico che,
ormai da un secolo, i frequentatori
dell’opera riconoscono in Tosca,
personaggio dotato, allo stesso
tempo, di un forte temperamento, di
un’istintiva gelosia passionale, ma
anche
di
una
straordinaria
tenerezza, tanto da farla apparire
personaggio affascinante ed unico
nella storia della lirica.
Ma, accanto a lei vanno evidenziate
le personalità di Cavaradossi
(mirabile esempio di uomo e di
artista,
che
non
si
lascia
minimamente
abbattere
dalle
crudeli torture degli sbirri del potere)
e, soprattutto, la malvagia indole di
Scarpia, autentico simbolo della
perversione, “bigotto satiro che
affina, colle devote pratiche, la gioia
libertina e, strumento al lascivo
talento, fa il confessore e il boia”
(come
magistralmente
viene
definito da Cavaradossi nel corso
dell’opera).
Puccini ha descritto il tutto con un
linguaggio musicale innovativo, che
parte dal tardo romanticismo per
giungere a toccare il traguardo
dell’espressionismo, venendo a
tendere la mano e ad anticipare
l’arte compositiva di Richard Strauss
ed, addirittura, di Alban Berg.
In viaggio con l’Auser
OPERA LIRICA
Il 10 luglio Don Giovanni al
Priamar, Tosca il 20 e 21 luglio
a Torre del Lago Puccini
Interno casa Puccini a Torre del Lago
CAMPITELLO DI FASSA
Dal 28 agosto al 9 settembre
soggiorno montano: quindici
giorni di relax tra le Dolomiti
Hotel “Sella Ronda” a Campitello
ENNIO MORETTI*
Due appuntamenti ormai consueti
con Auser e opera lirica.
Il primo il 10 luglio al teatro estivo
sul Priamar per assistere alla
rappresentazione di Don Giovanni
di Mozart, dramma giocoso in due
atti. Nel suo nuovo allestimento,
curato
dal Teatro dell’Opera
Giocosa di Savona, partecipa con
l’anteprima
all’iniziativa
“Due
generazioni insieme a teatro”,
riservato, con biglietto ridotto, agli
over sessantacinquenni e
ai
ragazzi sino a 16 anni.
Il secondo ha visto, come ogni
anno, un nutrito gruppo di “auserini
melomani” in trasferta a Torre del
lago Puccini
per assistere alla
rappresentazione di Tosca.
Le giornate in Toscana sono state
due, il trasferimento in pullman, e,
oltre alla rappresentazione di
Tosca, il gruppo ha effettuato la
visita alla casa museo Puccini, la
visita guidata a Lucca, e la gita in
battello sul lago di Massaciuccoli.
Anche quest’anno proponiamo ai
nostri soci un soggiorno montano a
Campitello di Fassa presso 'Hotel
Sella Ronda, situato nel centro
delle
Dolomiti
in
posizione
privilegiata, soluzione ideale per gli
amanti della montagna, sia d'estate
che d'inverno. Il paese di Campitello
è situato a 1448 metri sul livello del
mare raggruppato allo sbocco della
Val
Duron,
ai
piedi
dello
spettacolare balcone del Col
Rodella. Dal paese, la moderna e
capiente funivia sale in un balzo
verso la cima, sorvolando il
pittoresco
villaggio
Pian,
abbarbicato in alto. Arrivare in vetta
significa lasciarsi rapire da un
panorama inebriante, senza confini.
Davanti, le guglie spettacolari del
Sassolungo troneggiano maestose.
Per i meno ardimentosi e amanti
delle passeggiate esistono percorsi
facili e pianeggianti tra abetaie e
maestosi larici.
Il nostro soggiorno prevede viaggio
in pullman gran turismo con
accompagnatore da Savona. La
partenza è prevista per il 28 agosto
e il rientro il 9 settembre.
La
quota
di
partecipazione
(pensione
completa,
bevande
incluse) è di 830 euro (supplemento
camera singola 150 euro).
Le prenotazioni sono obbligatorie
entro e non oltre il 30 luglio
telefonando a Ennio Moretti 3338.
234. 3982 oppure al numero verde
Auser 800.995.988.
*Responsabile turismo
Il gruppo Auser a Torre del lago
20
Come eravamo
LAVAGNOLA UN QUARTIERE CHE È STATO UN PICCOLO PAESE
Savona 1911: ragazzi di Lavagnola
navata unica con piccolo campanile a vela. La facciata
ha portale ad arco a tutto sesto sormontato da un
grosso rosone trilobato dal disegno barocco. La
cappella è, al momento, in stato di semiabbandono.
Lavagnola però ha anche una storia truce
Correva l’anno 1865 e nella contrada di Lavagnola, così
come altrove, non ci si stupiva se un marito redarguiva
energicamente la moglie. Rientravano sfiniti dalla fatica
(che le donne lo fossero altrettanto dopo una giornata
passata a lavare i panni altrui nel greto del torrente,
poco importava) e il vino faceva il resto. Quasi tutti
passavano dall’osteria prima di rincasare, per
ottenebrarsi a dovere di vinaccio scadente, “o
cancaron”. Chi aveva “il vino buono”, cioè chi tutto
sommato era di indole tranquilla, si limitava a dormire,
piangere (“o l’ha a pecundria” trad. ha l’ipocondria, fa il
sentimentale) cantare, perdere il controllo degli sfinteri.
Chi l’aveva cattivo di solito sfogava le frustrazioni ai
danni della moglie. Eppure, nessuno trovava da ridire in
merito. Dalla casa di Giovanni Cerro, conosciuto
come “o Claodin do Giabbe”, provenivano tali e tanti
schiamazzi da impensierire. Si diceva che Claodin
fosse avaro, di un’avarizia patologica che lo portava ad
affamare la famiglia e, in più, geloso alla follia della
consorte. Qualche motivo di esserlo probabilmente
l’aveva. Lei non era avvenente, ma conservava traccia
di quella bellezza dell’asino che la vita grama non era
ancora riuscita a cancellare. Aveva trent’anni, la
signora Bonifacino maritata Cerro (il nome di battesimo
non è pervenuto) quando il Claodin ne aveva già
compiuti quarantacinque.
(segue a pagina 22 )
La bella foto che pubblichiamo fa parte delle foto di
famiglia del dottor Aldo Pastore e ritrae un gruppo di
ragazzi di Lavagnola nell’anno 1911.
Il borgo di Lavagnola è sorto in epoca romana,
conserva un antico ponte medievale sul Letimbro
affiancato da una cappella di San Martino di antica
origine. Il nucleo di case vecchie si dispone lungo
quella che, ancora oggi, è la strada principale di
collegamento tra Savona e l'entroterra. Un tempo era
separata dalla città da un'ampia zona agricola, oggi
Lavagnola si trova collegata senza soluzione di
continuità a Savona, a causa dell'ininterrotto sviluppo
urbanistico proseguito lungo il corso di tutto il
Novecento. Poco fuori dall'abitato si nota la chiesa di
San Dalmazio, ricca di opere d'arte, ma la chicca di
Lavagnola resta la chiesa di San Martino. La cappella
sorge sulla sponda sinistra del torrente Letimbro,
all'imboccatura di un ponte medievale e specularmente
alla cappella di Santa Maria posta sull'altro capo del
ponte, lungo la riva destra. L'edificio dovrebbe risalire
all'XI secolo e conserva il campanile originale, mentre il
resto della struttura, ad unica navata con pronao
sull'ingresso, è frutto di un rifacimento ottocentesco.
Interessante al suo interno una lapide commemorativa
della costruzione del suddetto ponte, datata 1264. Si
tratta di una rappresentazione di Dio Padre affiancato
da due angeli ed è uno dei pochi esempi di scultura
medievale in Savona. Nella parte inferiore un'iscrizone
riporta il nome di Simone Doria, podestà di Savona in
quell'anno. La cappella di Santa Maria (meno
conosciuta di quella di San Martino) sorge sulla sponda
destra del Letimbro, lungo la riva sinistra. L'edificio è a
21
(segue da pagina 22)
I quindici anni di età che separavano i coniugi, anche
all’epoca, non erano ritenuti pochi.
Nell’indifferenza generale la situazione precipitò, fino
alla notte del 2 febbraio quando Claodin la uccise. Una
scena da tregenda. I vicini affermarono in seguito di
averla sentita implorare pietà, ma di non essere
intervenuti credendo si trattasse della solita scenata di
gelosia. Gli stessi giuravano peraltro sull’onorabilità
della Bonifacino, descritta come timida e modesta.
Il fatto che la giovane donna fosse considerata una
vittima già prima della morte e l’efferatezza del delitto,
provocarono una specie di sollevazione popolare nei
confronti del Claodin. La poveretta era stata uccisa in
modo bestiale, per la precisione “mediante
soffocamento
ottenuto
con
la
compressione
dell’esofago”. La bocca le era stata riempita di terra o di
cenere (non è chiaro) perché la smettesse una buona
volta di lamentarsi.
Dagli atti processuali, oltre al degrado e alla miseria in
cui era maturato il delitto, emerge la probabile infermità
mentale dell’uomo. Claodin, sorridente e affabile nel
corso dell’interrogatorio, rispondeva con calma olimpica
nonostante la balbuzie che lo affliggeva, sostenendo
che la moglie fosse morta per cause naturali, per non
meglio identificati “dolori di stomaco” che lui aveva
cercato di alleviare massaggiando la parte e arrivando
al punto di “prepararle il caffè” nell’estremo e
dispendioso tentativo di aiutarla.
- Che dite?- pare tuonasse a quel punto il presidente
della Corte al colmo dello sdegno - Non avete forse
tolto voi stesso dal letto vostra moglie, non l’avete
sdraiata su di una panca per poter meglio strangolarla?Claodin negò fino all’ultimo. Anche la faccenda della
panca era stata, secondo lui, una sorta di manovra
rianimatoria. L’unica ammissione fu di averle tappato la
bocca, perché straziato dai suoi gemiti.
La sentenza fu di piena condanna e l’uomo fu riportato
nelle carceri di Sant’Agostino, in attesa dell’esecuzione
capitale. Da lì, il giorno stabilito, fu condotto a piedi fino
al luogo del supplizio, affiancato dal cappellano che lo
esortava al pentimento e circondato da un drappello di
carabinieri incaricati di proteggerlo dalle intemperanze
della folla che lo insultava. Soprattutto le donne, che si
sentivano chiamate in causa dalla tragedia, gli
rivolgevano coloriti epiteti che non è il caso di
riportare. Eppure, quella folla che tanto lo aveva
detestato e insultato cominciava a provare orrore di ciò
che stava per accadere. Già qualche giorno prima, non
c’era stato verso di trovare operai disposti a preparare
la forca, le autorità avevano dovuto chiamare gente da
Genova per farlo. E anche il boia era “foresto”.
Lo aspettavano sulla strada degli arenili, alla foce del
fiume, nello spiazzo antistante il cimitero, arroventato
dal sole di luglio. Lì era stato eretto il palco. Lì, in un
silenzio atroce, l’uomo fu appeso al cappio. La
costituzione tozza e muscolosa, così dicono le
cronache, impedì che le sue sofferenze avessero
termine in breve tempo. Dovette intervenire il boia, con
manovre che non mi sento di riferire, per abbreviargli
l’agonia. La folla, inorridita, maledisse a quel punto il
carnefice e la pena di morte in genere.
Claodin do Giabbe, l’ultimo giustiziato nella città di
Savona.
Notizie Auser
I Senior e la Pinacoteca di Savona
NON SOLO GUARDIANI
20 Volontari Auser garantiscono sicurezza
e maggiore apertura dei musei
MARIA GRAZIA SORTINO
Da anni i
volontari
Auser sono
parte
integrante
del sistema
museale.
La
loro
presenza in
pinacoteca
permette di
tenere
le
mostre più
La pinacoteca interno
a
lungo
accessibili ampliando orario e numero di visitatori.
I volontari sono presenti nelle mostre temporanee il
lunedì, mercoledì, venerdì e domenica mattina, sabato
mattina e pomeriggio. Durante le mostre permanenti la
presenza si arricchisce del martedì mattino e del
giovedì, venerdì e sabato pomeriggio. Nei quattro
giovedì di luglio, in concomitanza con l'evento delle
notti bianche, anziché il pomeriggio la presenza è stata
serale. Il ruolo del volontario non è solo quello del
“guardiano” ma bensì si realizza nel saper accogliere i
visitatori, nel porgere ad essi la documentazione
inerente la mostra in corso, nell'accompagnamento,
qualora ce ne fosse la necessità, nel fornire maggiore
sicurezza. Tutto ciò viene erogato con garbo e cortesia,
come farebbe un padrone di casa con i propri ospiti. Da
ciò si evince “il ruolo” del volontario: un cittadino attivo
che attraverso il volontariato civico combatte la
solitudine rendendo un servizio utile alla collettività. I
volontari saranno lieti di incontrarvi in pinacoteca dove
è in corso, sino al due settembre, la personale di Luigi
Sassu. La visita sarà un ulteriore occasione per
ammirare le nuove sale espositive che costituiscono un
polo della ceramica grazie alla Fondazione De Mari e
alla collezione donata dal principe Arimberto
Boncompagni
Ludovisi.
Un
centro
espositivo
specificatamente dedicato alla ceramica, prodotto
artistico manifatturiero che ha trovato straordinario
sviluppo nell'area savonese e albisolese, dal tardo
medio evo ad oggi e che qualifica e rappresenta la più
significativa realtà produttiva ed artistica del nostro
territorio.
22
E...state con i nonni
Uno dei compiti dei nonni non è, forse, anche quello di ricordare e sognare insieme ai nipoti?
LA “CONQUISTA” DEL PAYER
Grazie ad una bella notte d’estate ho raccontato una piccola “grande” impresa compiuta da giovane
Panoramica della Val Solda
CLAUDIO TAGLIAVINI
acquarello d’autore ricoperto dalla brina. In un attimo
raggiungiamo
il sentiero che si snoda in mezzo alla pineta e che
dovrebbe portarci al famoso “Campo Base”. Vengo
nominato capo cordata. Partiamo baldanzosi, la quiete
dell’alba è interrotta dal nostro vociare scomposto.
Parliamo tutti contemporaneamente, inconsapevoli di
disturbare la fauna locale. Ad un certo punto ci
accorgiamo che non stiamo affatto salendo. É trascorsa
una buona mezz’ora. La folta presenza di alberi ci ha
coperto la visuale che ci permetteva di orientarci.
Cercando di ostentare una sicurezza che non ho e,
mentendo, borbotto: “Questa è la via più breve, statene
certi”. Così dicendo e sperando di non perdere
“autorità”, ci introduciamo nel folto di quella abetaia.
Un’ora dopo ci troviamo, già provati, a quel sospirato
“Campo Base”.
Rifugio Tabaretta (2556 mt.).
Siamo ai piedi della grandiosa parete nord dell’Ortles,
una delle più selvagge pareti di ghiaccio delle Alpi
Orientali: “Se siete d’accordo, proporrei dieci minuti di
sosta”. I due amici annuiscono. Mi rendo conto che una
parte delle loro risorse fisiche, ma anche delle mie, ci
hanno già abbandonato.
É estate, Eleonora e Federica sono finalmente in
vacanza. Siamo sulla terrazza, sotto un cielo
ammantato di stelle, di fronte ad un mare che riflette il
brillio della luna. Le mie nipotine mi chiedono di
raccontare un episodio della mia vita giovanile.
L’atmosfera è ideale, mi lascio convincere.
Durante le vacanze estive di molti anni fa...
Con Franco e Alex eravamo amici inseparabili, uniti da
una grande passione per la montagna. La maturità ci
aveva fatto meritare il diritto ad una vacanza sulle
dolomiti. Solda (Sulden) in provincia di Bolzano, era la
nostra meta. Un incantevole scenario alpino, ai lati del
quale s’innalzano, con tutto il loro fascino, l’Ortles
(3902), il Cevedale (3764) e il Gran Zebrù.
5 Agosto ore 6 - Hotel Templer
All’alba ci troviamo nella hall, tutti e tre, ancora immersi
nel torpore della notte. Cerchiamo di darci un tono e
subito ci “tuffiamo” letteralmente sulla colazione. La
giornata promette bene, il chiarore crescente si
combina con un freddo pungente. Il termometro segna
7°. Il sole sarebbe spuntato di lì a poco, per questo
dobbiamo avvicinarci il più possibile al “Campo Base”.
Data l’ora, non possiamo utilizzare la seggiovia poiché
inizia il suo servizio più tardi ciò significa superare, con
le nostre gambe, un dislivello di cinquecento metri in
più. Abbiamo “un’attrezzatura” approssimativa, un po’
logora, più adatta per una scampagnata che per
un’escursione di quel tipo. Esaminandola, non
possiamo fare a meno di esprimere ilarità. Tuttavia la
meta è quella di raggiungere il rifugio “Julius Payer” a
oltre 3300 metri. “Beh! - dico - Non siamo forse degli
scalatori? Conta di più la nostra attrezzatura o il nostro
coraggio?”.
Vince il coraggio
Ciascuno di noi ha un piccolo zainetto sulle spalle,
fornito di panini farciti, bottiglie d’acqua e qualche lattina
di coca cola. Attraversiamo un prato punteggiato da una
miriade di fiori di campo dai colori più disparati, un vero
Il rifugio Julius Payer 3300 metri
( segue a pagina 24 )
23
L’altra estate
(da pagina 23)
Un significativo silenzio domina la scena.
Avanti...
Intanto l’orologio segna le undici.
Folgorati dallo
spettacolo che si presenta davanti a noi, rimaniamo a
bocca aperta. Dietro ad un costone che ci copre la
visuale si configura una parete a strapiombo sulla quale
serpeggia un sentiero quasi invisibile.
Dietro di noi, sta finendo il verde dei prati. La
“serpentina”, si snoda trasversalmente ad un ghiacciaio
coperto di pietre. Non osiamo guardarci negli occhi, per
paura di mostrare qualche segno di cedimento.
La cima non si vede ancora. Intanto il sole, ormai allo
zenit, ci colpisce inesorabile coi suoi raggi cocenti. Il
nostro abbigliamento, non è adeguato alla temperatura
della notte ma nemmeno a quella pioggia di raggi
ultravioletti. Le nostre condizioni, a quel punto, sono
pietose, sembriamo usciti da un bagno turco.
Penetriamo all’interno di guglie dall’aspetto spettrale e
poco dopo incrociamo due alpinisti (veri). Ci salutano
amichevolmente anticipando la nostra curiosità: “forza
ragazzi! il Payer è vicino!”.
Tra le guglie rocciose si profilano passaggi difficoltosi;
ponticelli in legno traballanti che cigolano, tenuti
insieme da chiodi e cavi tiranti. Al di sotto la “Mèr de
glasse”. Ferrate luccicanti sporgono dalle pareti Alle
tredici, Alex ha bisogno di appartarsi per un impellente
bisogno.
Passati quindici minuti circa, Franco decide di andare a
cercarlo Si infila tra quelle rocce senza rendersi conto
del pericolo che sta correndo. Il tempo passa ma di
Alex nessuna traccia. Infine, preso dal panico, si sporge
dietro una grossa guglia. Tra rabbia e stupore scopre
Alex che, imprudentemente, sta raccogliendo stelle
alpine, il primo pensiero è quello di prenderlo a pedate.
Riprendiamo a salire.
Ancora poco ci separa dalla meta. Appena giunto mi
sento come fulminato dall’emozione.
5 Agosto 1992 ore 14
Abbiamo conquistato il “Julius Payer”. Da quella cima, a
sinistra, scende la parete sud, che termina nella verde
vallata sottostante. Scorgiamo, il nostro albergo ridotto
ad un puntino. A destra, invece, si erge il ghiacciaio
dell’Ortles.
Abbiamo superato un dislivello di 1400 metri circa.
Il ritardo accumulato ci costringe a pensare al ritorno.
Non è ancora finita.
La discesa ci spezza le gambe. All’arrivo non possiamo
fare a meno di sdraiarci sul prato d’erba che avevamo
già collaudato al mattino. Al centro un laghetto nel
quale si rispecchiano tutte le cime circostanti. L’hotel
Tèmpler, ormai vicino e coperto dal grigiore vespertino,
sembra avvolto nel silenzio totale. Sorpresi, appena
trovata la forza, lo raggiungiamo. Spingiamo la porta
d’ingresso ed entriamo. Improvvisamente, un lampo di
luce, illumina una tavolata imbandita. Il personale ed i
clienti dell’albergo ci accolgono con un caloroso, lungo
applauso. Avevamo conquistato il titolo di alpinisti.
Grande la nostra gioia, indelebile il ricordo.
Con sorpresa, Eleonora e Federica mi stanno ancora
ascoltando con interesse. Sorridono e mi sussurrano:
“Ti vogliamo bene nonno”.
Così conquisto il Payer una seconda volta.
LE VACANZE VIRTUALI
IN TEMPO DI CRISI
Oggi, con questi chiari di luna, molti, troppi italiani non
riusciranno ad andare in vacanza. A loro suggeriamo il
modo per trascorrere una vacanza virtuale quasi a
costo zero.
Piazzate sul vostro terrazzino di casa un vaso con una
palma o pianta esotica che certamente avrete a
disposizione, acquistate al supermercato un ombrellone
(costo 7,98 euro), riutilizzate la vostra vecchia sdraio,
confezionatevi una bella bibita ghiacciata, infilate un
paio di occhiali da sole e sistemativi comodamente.
Chiudete gli occhi e pensate a quelle magnifiche
spiagge caraibiche o tropicali che tante volte avrete
visto in televisione e il gioco è fatto.
Vi sembrerà di vivere la vostra vacanza virtuale in quei
luoghi da sogno, ma attenzione, terminato il sogno, il
risveglio nella realtà sarà molto amaro!
Maxin
24
Notizie dai centri
Arcobaleno Dance: il gruppo dell’Auser di Legino si è dato un nome e un logo
COME SENTIRSI PIÙ GIOVANI, BALLANDO BALLANDO
Rita e Antimo trascinatori dell’iniziativa alla S.m.s. Milleluci
Antimo
e
Rita
sono
due
intrattenitori, due ballerini che
hanno scoperto, quasi per caso,
la loro vocazione di “istruttori” di
ballo. Non amano definirsi maestri
di ballo: ”Noi non abbiamo
frequentato nessuna scuola e
quindi non possiamo definirci, in
alcun modo, insegnanti di ballo. Così esordisce Rita e con un largo
sorriso prosegue - La nostra
esperienza è iniziata nelle normali
sale da ballo. Io e mio marito
Antimo siamo appassionati di liscio
e siamo, per natura, dei trascinatori.
Frequentando le sale ci siamo
accorti che molti, specialmente le
donne, erano spesso sole e che il
ballo di coppia per loro diventava
difficile e, se a questo si aggiunge
l’età non più verde, si capisce come
le difficoltà aumentino. Per questo
motivo
abbiamo pensato di
organizzare
un
gruppo
che
consentisse di ballare tutti insieme
e non necessariamente in coppia.
Dobbiamo dire che alla S.m.s.
Milleluci di Legino, dove siamo
presenti nel centro Auser, e alla
S.m.s. la Generale dove andiamo
una volta la settimana, la nostra
iniziativa ha riscosso un grande
successo. Il gruppo di Legino è
costituito
prevalentemente
da
donne con età variabile dai
sessanta agli oltre ottanta anni.
Sono 47 gli iscritti
Auser che
frequentano il nostro gruppo di
Legino due volte la settimana: una
nella quale si fa ballo e l’altra nella
quale
si
fanno
movimenti
preparatori al ballo. Sono due
pomeriggi di “ginnastica” e di
allegria nei quali i partecipanti si
lasciano andare, si divertono, si
muovono. Molte delle signore
hanno migliorato il loro umore e le
loro prestazioni motorie. Insomma
ballare, anche ad una certa età, fa
bene
pure
alla
salute!”
Proseguiamo il discorso con
Antimo: “Le nostre
affezionate
signore non solo migliorano dal
punto di vista motorio ma sono
anche più belle e curano
DOMINICA PICCARDO
Una parte dei ballerini del gruppo “Arcobaleno dance”
maggiormente
l’aspetto
e
l’abbigliamento.
Il
nostro
è
diventato, con il tempo, un gruppo
affiatato che si incontra anche per
andare a mangiare una pizza o per
ballare le domeniche pomeriggio
d’inverno sia durante le feste
organizzate dall’Auser sia nei
pomeriggi danzanti organizzati dalla
società. Ma non solo. É un incentivo
a muoversi in tutti i sensi infatti le
partecipanti al ballo di gruppo si
organizzano per raggiungere il
posto dove si balla; molte vengono
in autobus altre in auto, magari
trasportando anche qualche amica,
altre ancora abitano nel quartiere e
sono certamente più invogliate a
partecipare. Ora la stagione si è
conclusa, sospendiamo per i mesi
estivi ma ci siamo già dato
appuntamento per settembre”.
Rita, con la solita spigliatezza e
brio, aggiunge: ”Guarda che belle
magliette ci siamo fatte fare, il
disegno che ho studiato io è un
bell’arcobaleno e le siluette di tante
persone che ballano. Adesso ci
siamo anche dati un nome:
“Arcobaleno dance” e, dall’autunno,
saremo
un
vero
gruppo
riconoscibile e potremo preparare
uno spetacolo, o meglio un saggio
della nostra bravura, da presentare
nella festa di Natale 2012.
Anche l’anno scorso abbiamo
partecipato con una esibizione di
25
ballo di gruppo durante la festa
dell’Auser ma, per il prossimo
inverno, saremo ancora più bravi e
organizzati. Ci dovrete applaudire
ancora di più dell’anno scorso! Il
nostro augurio di buona estate è
anche l’augurio di poterci ritrovare,
sempre più numerosi, a settembre,
e riprendere questa bella attività
che ci ha fatto scoprire le
potenzialità nascoste di tante
persone, ci ha fatto conoscere e
frequentare tanta gente simpatica
con la quale stiamo bene e ci
divertiamo. Ci fa anche piacere
quando qualche signora attempata
ci dice che con noi sta meglio o
addirittura che si sente “rinata”.
Tutto questo per noi è una grande
soddisfazione e ci aiuta ad
affrontare serenamente l’impegno”.
Il modo di fare di Rita e anche la
sua corporatura non esilissima sono
un invito per tutti al movimento e,
soprattutto, alla serenità. Non a
caso Rita conclude dicendo: ”Vorrei
anche riprendere l’attività di yoga
della risata, fa così bene allo spirito
che tutti, giovani e anziani,
dovrebbero, almeno una volta, fare
questa esperienza. Anche di questo
però si riparlerà a settembre.
Siete tutti invitati!”
Per informazioni chiamare:
Auser numero verde 800.995.988
Ballando, ballando
Intervista al maestro di ballo Ali Rahman Setayesh
FASCINO E PASSIONE
DEL TANGO ARGENTINO
“Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento
uomo e cinquanta donna, anche se il passo più
importante, l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la
donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso
livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia,
respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso
che consente poi l'improvvisazione.”
Miguel Ángel Zotto
(Argentino, tra i più grandi ballerini di tango di tutti i tempi)
DOMINICA PICCARDO
A proposito di tango abbiamo
intervistato Ali Rahman Setayesh
che abbiamo apprezzato durante
una esibizione con Fulvia Rescazzi
a Vado Ligure nell’ambito delle
giornate “I libri e le rose “ che si
sono tenute in primavera.
La vostra scuola di ballo è presente
e attiva anche a Savona, ce la vuole
descrivere brevemente?
Siamo
una
Associazione
dilettantistica sportiva operante nel
genovese e nel savonese.
Io sono insegnante di ballo a livello
professionale da cinque anni e
sono
il referente della nostra
associazione. Sono di origine
persiana, più precisamente sono
iraniano e ballo il Tango dal 2002.
A chi si rivolgono i vostri corsi?
I nostri corsi si rivolgono a qualsiasi
età e posizione sociale... dai più
giovani ai più anziani.
Quali le tipologie di persone che li
frequentano? Ci sono anziani? Per
quali motivi si iscrivono ai corsi?
Il Tango, essendo un ballo per
eccellenza
e per definizione
"sociale" raccoglie qualsiasi tipo di
persone, di diverso livello sociale e
culturale. Nei nostri incontri si va
dall'operaio
al
chirurgo,
dal
panettiere al meccanico, e tutti si
divertono allo stesso modo e in
armonia.
Abbiamo
riscosso
notevole successo sopratutto nelle
nostre zone e nel piemontese in
quanto i ballo sociali come il liscio
in primis sono molto frequentati.
Quindi, essendoci la cultura di
questo tipo di ballo si è portati ad
accrescere la curiosità verso il
tango e ad approfondire la sua
conoscenza. L'età media dei
partecipanti ai corsi comunque
rimane dai 30 ai 60 anni
Qual è la specificità del tango?
In primis la definita separazione del
ruolo maschile e femminile sia per
definizione che per eccellenza.
L'uomo guida, la donna segue però
non in maniera passiva ma
presente. L'improvvisazione rende il
Tango uno dei balli più interessanti
che l'uomo possa imparare. Già
dopo qualche lezione il Tango
diventa semplicemente uno stile di
vita e non più un semplice ballo. La
nostra scuola vuole raggiungere
soprattutto due obbiettivi che non
sono altro che:
divertimento e
tecnica.
Insegnamento pulito
e
preciso senza tralasciare l’aspetto
divertimento quello che fa sì che
dopo una giornata pesante di
lavoro, ci si possa liberare dai
pensieri ballando due tanghi in
compagnia.
Attualmente,
nel
periodo estivo, la nostra scuola nel
savonese
si
presenta
come
"Laboratorio di Tango Argentino
Savona" il lunedì sera dalle 20.30 al
Centro del Biliardo a cui si
aggiungono le serate di martedì al
Prana di Albissola Marina dalle ore
21. I corso sono aperti tutto l'anno
con una prima lezione di prova
gratuita.
Per ulteriori informazioni sui nostri
corsi sito: tangoasavona.blogspot.it
26
Perché ballare fa bene
Il ballo mantiene integro il benessere
fisico e mentale aiutando a tenersi in
forma e a combattere l'isolamento
sociale, soprattutto negli anziani.
A puntare l'attenzione sugli effetti
positivi della danza, in particolare
nella terza età è stato un gruppo di
ricercatori della Queen's University di
Belfast che ha analizzato un
campione di anziani praticanti e non,
scoprendo che in definitiva ballare
aiuta a mantenersi giovani.
"La danza aiuta a tenere lontani gli
acciacchi fisici della terza età e
fornisce agli anziani uno svago con
cui divertirsi e socializzare", sostiene
Jonathan Skinner, responsabile della
ricerca. Intervistando un ampio
campione di soggetti anziani iscritti
alle scuole di ballo, Skinner e il suo
team i hanno verificato che la danza
di coppia aiuta gli anziani a prevenire
l'incidenza di molte malattie e a
mantenere integre le abilità mentali,
fornendo loro un ottimo obiettivo per
cui vivere.
"Il ballo spinge gli anziani a stare
insieme e tutto ciò fa aumentare il
loro senso di solidarietà, tolleranza e
comprensione", afferma Skinner.
Niente di meglio di un buon ballo per
vivere bene la terza età impegnando il
proprio corpo a roteare nella pista a
ritmo di musica e concentrando la
propria
mente
sulla
corretta
successione di passi, piuttosto che
focalizzarsi sui malanni e sui problemi
fisici che la vecchiaia si porta con sé.
Ginnastica per la mente
Rebus (frase 4,7)
Il Paese delle Vacanze
Gianni Rodari
Il Paese delle Vacanze
non sta lontano per niente:
se guardate sul calendario
lo trovate facilmente.
Occupa, tra Giugno e Settembre,
la stagione più bella.
Ci si arriva dopo gli esami.
Passaporto, la pagella.
Ogni giorno, qui, è domenica,
però si lavora assai:
tra giochi, tuffi e passeggiate
non si riposa mai.
COME SI GIOCA A SUDOKU
* Alcune caselle sono già fissate, le altre vanno riempite con
numeri dall'1 al 9
* la tavola è suddivisa in 9 quadranti di 3x3 caselle
* su ogni quadrante devono essere messi tutti e 9 i numeri,
senza ripetizioni
* inoltre, ogni riga orizzontale e ogni riga verticale dell'intera
tavola non deve contenere ripetizioni di numeri
A TAVOLA NON SI INVECCHIA
Ricordate che una alimentazione leggera, ricca di
frutta e verdura, aiuta ad affrontare il caldo.
Piccoli pasti, distribuiti più volte al giorno, non
affaticheranno il vostro organismo.
Ma, soprattutto, non dimenticate di bere almeno un
litro di liquidi al giorno, freschi ma non ghiacciati,
avrete una pelle idratata e dimostrerete meno anni
di quelli che dichiarate all’anagrafe ... buona estate.
Direttore Responsabile: Tomaso Minuto
Coordinamento redazionale: Dominica Piccardo
Hanno collaborato a questo numero
Francesca Bandini, Ugo Boasso, Mauro Bruzzone,
Angelo Calabria, Silvia Fancello, Cristiano Ghiglia,
Luciano Girardi, Mattia Greco, Ennio Moretti, Gervasio
Moretti, Emilia Olivieri, Carmen Parodi, Aldo Pastore,
Felice Rossello, Ileana Scarrone, Maria Grazia Sortino,
Claudio Tagliavini, Mario Tissone, Sergio Tortarolo,
Marcello Zinola.
EDITORE
AUSER PROVINCIALE SAVONA – ONLUS
(Associazione per l’AUtogestione dei SERvizi e la solidarietà)
Via Boito 9r - Savona tel. 019.838.892.26
e mail: [email protected]
Autorizzazione Tribunale di Savona n. 552/54
Distribuzione gratuita
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Auser Provinciale via Boito 9r - 17100 Savona
Telefono 019. 838.982.26 - E mail: [email protected]
Numero verde “Filo d’Argento” 800.995.988
Sito: www.auserliguria.it (Pagine di Savona)
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Mese di Luglio-Agosto 2012