Il Profeta
La voce del cuore,
la Verità eterna, l’eterna Legge di Dio,
donata dalla profetessa di Dio per la nostra epoca
4a ed., maggio 2015
Nr. 10
Lo strumento fondamentale per meditare e per
giungere alla conoscenza di se stessi nella nostra epoca
Il giovane
e il profeta
Il giovane:
Buon giorno... Ciao ...
Scusami, ma non mi viene in mente
come chiamarti, se penso che il nostro
colloquio viene regi­strato come base
per uno scritto. Quando noi giovani
parliamo di te o con te, ti chiamiamo
semplice­mente "Gabriele" o "Gabi" (in
ita­liano Ga­briel­la, n.d.t.).
Ci dici sempre che sei nostra sorella
e parli con noi come tale. In fondo, però,
per l'età che hai potre­sti essere nostra
madre. Dal Cristo e da te sappiamo
che, dal punto di vista spirituale, siamo
tutti fratelli e sorelle. Questo lo abbia-
mo capito. Nelle nostre famiglie o nei
vari in­contri, oppure nelle aziende dei
Cristiani delle Origini effettiva­mente ci
diamo tutti del tu. E quando svolgiamo
insieme un lavoro o par­liamo con qualcuno al tele­fono, in realtà, non ci importa quanti anni abbia. E' semplicemen­te
René, Walter, Uli o Gabi; è l'uno o l'altra,
che è qui per noi nello stesso modo in
cui noi siamo qui per lui o per lei. Ma
come dovrem­mo regolarci quan­do
si parla pubblicamente? Do­vrei ora
chia­marti"gentile profetessa", oppure
"cara profe­tessa", oppure "Gabriele"
o solo "Gabi"?
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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Il profeta:
Perché rendere tutto così com­pli­
cato? Dai numerosi colloqui avu­ti, sai
che la parola "profeta" non è un titolo,
ma serve a definire una per­sona che
ammonisce gli uomini. Il profeta, che
è lo stru­mento di Dio, deve esprimere
ciò che Dio vuole dire, e questo non è
sempre piacevo­le per gli uomini.
Fino ad ora non ho mai avuto l'impressione che voi mi abbiate considerata come una persona che ammonisce;
da parte mia, ci siamo sempre incontrati
come fratelli e sorelle, anche se, come
hai detto, abbiamo una bella differenza d'età. Se il cuore rimane giovane,
perché l'anima è divenuta luminosa,
poiché è per­vasa dalla luce di Dio, l'età
non ha quasi alcuna importanza. La
co­scienza spirituale rimane atti­va e ci
trasmette continuamente che il corpo
spirituale, ossia l'anima lu­minosa, non
può invecchiare, poi­ché lo Spirito di Dio
è la vita eterna e quindi la giovinezza
eter­na. Dato che Dio, il Padre celeste,
è il Padre di tutti gli uomini, noi sia­mo
tutti fratelli e sorelle nel Suo Spirito.
Restiamo quindi nella sem­plicità, così
com'è lo Spirito di Dio: tu e gli altri
giovani chiamatemi semplice­mente
"Gabriele" o "Gabi".
Il giovane:
Va bene, grazie.
Ho pensato di farti domande di
ogni tipo, sia in merito ad argo­men­ti
specifici, sia domande per così dire
"scottanti". Posso farlo?
Il profeta:
Fatti avanti! Sono d'accordo. Metti
da parte la timidezza e l'im­barazzo. Vale
a dire che mi preparo a sentire di tutto.
Il giovane:
Viviamo in un mondo nel quale proprio noi giovani non riusciamo spesso a
orientarci. Chiunque cer­chi valori etici
e morali deve ri­c­onoscere
­­
che non è
quasi più pos­sibile trovarli. Dove si trova
ancora qualcosa di autentico e di vero?
Tutto, qualsiasi cosa, è sche­ma­tiz­zato
e, ancora prima di accor­gersene, si
comincia a imitare gli altri oppure ci
si è già lasciati inqua­drare, divenendo
conformi­sti in ogni campo della vita.
Se un giovane cerca di vivere in
modo individuale, in base alla propria
idea dei valori e ai propri criteri di
misura, viene marchiato come emarginato e ben presto si troverà senza
amici. Ma ognuno ha bi­sogno di amici
e si vorrebbero avere anche esempi da
se­guire. Anche se io ho amici, cono­sco
molti che dicono che sia difficile trovare
amici veri.
Gabi, tu ci hai detto: "Cercate di
non orientarvi su persone, ma te­nete
sempre nel vostro interiore l'immagine
di Gesù di Nazareth, ciò che Egli ha insegnato e come ha vissuto. Riferite il Suo
insegna­­men­to e la Sua vita al presente,
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poi­ché è questo il metro di misura per
tutti i tempi e per tutta l'eter­nità."
Gabriele, anche tu sei una per­sona
umana e sai che spesso non è facile
prendere Gesù di Nazareth come metro
di misura con cui con­frontare il modo
in cui si svolge la nostra vita odierna.
A volte mi immagino come sarebbe
la vita di Gesù di Nazareth e come si
compor­terebbe se vivesse per esem­pio
oggi tra noi, come giovane.
Gabriele, vorrei porti ora la se­
guente do­man­da: se tu avessi la nostra
età, ossia circa 20 anni, come sarebbe
la tua vita?
Il profeta:
Per risponderti devo tornare molto
indietro nel passato. Quando avevo
l'età tra i 16 e i 20 anni, il nostro paese
era ancora segnato dalle conseguenze
della seconda guerra mondiale. Molto
era stato distrutto dalle bombe. Nelle
città regnava ancora il caos in molti
settori, anche se qui e là si comin­ciava
a ricostruire. La maggior parte delle
persone aveva poco denaro, e ciò che
le singole persone possedevano serviva
per le loro necessità personali. Anche
allora c'erano pochi posti di lavoro
come appren­disti. Non tutti coloro
che avevano concluso bene le scuole
dell'obbligo pote­vano fre­quentare
scuole su­periori, perché da un lato
mancavano i mezzi di tra­sporto e dall'altro il denaro. Alla radio c'erano solo
pochi program­mi; non tutte le famiglie
possede­vano una radio. Non esistevano
né tele­visione, né computer. Non c'erano disco­teche, né concerti all'aperto,
né tutti i divertimenti di cui dispongono
oggi i giovani. Non ci si chiedeva che
cosa fosse di moda; ci si vestiva con
ciò che si aveva o si riceveva. Tut­tavia,
anche noi gio­vani aveva­mo ideali ed
idee, anche se non erano così alti ed
ave­vamo meno pretese di quelle che
si hanno ge­neralmente oggi.
Com'è stata la mia vita verso i 18,
20 anni?
Ero un tipo molto spontaneo, allegro, gioioso e sportivo. A 10, 12 anni,
nessun albero era troppo alto per me
per non arrampicarmi fino in cima e
nessun'acqua troppo pro­fon­da per non
saltarci dentro. Pra­ticai tutti gli sport
che esistevano allora, come pallavolo,
atletica, ginna­stica alla sbarra o agli
anelli; tutti i tipi di sport di allora erano
parte della mia vita. Sia la mia vivacità
e la mia gioia di vivere, sia la mia forza
fisica e il mio dina­mismo potevano
esprimersi bene nello sport. Ho sempre avuto molti amici, ma anche molti
desideri; per esempio desideravo avere
una mia casa e una famiglia quando
fossi stata adulta. Che tu lo creda o no,
un giovane come me non si sognava
nemmeno di avere un'auto o una moto
come le avete voi; il mio più grande desiderio era avere una bicicletta nuova,
dato che strapaz­zavo la bicicletta ben
tenuta di mio padre. Come tutte le bi­
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ciclette da uomo, essa aveva in mezzo
una stan­ga che era troppo alta per me,
per cui non riuscivo a farci passare sopra
la gamba destra. Per questo la usavo
a modo mio, ossia andavo in bi­cicletta
di tra­verso, metten­domi di lato alla
bi­cicletta e in­filando la gamba destra
sotto la stanga per arrivare al pe­dale.
Prima di riuscire a restare in equilibrio,
sono natural­mente ca­duta molte volte; le mie ginocchia erano spesso più
rovinate della bicicletta, sulla quale
si vede­vano ovviamente le tracce di
questi in­cidenti. Mio padre non ne
era cer­tamente contento e diceva che
avrei dovuto prendere la bici­cletta di
mia madre. Ma quella era un vec­chio
"rottame", con la sella troppo alta
per me. Con i soldi gua­­dagnati come
apprendista, mi comprai in seguito
una bici­cletta, della quale ero molto
orgo­gliosa.
Verso i 17, 18 anni arrivò l'età in
cui si andava a ballare. A quel tem­po
non c'erano ancora corsi di danza; si
imitavano i passi degli adulti. Anche il
carnevale era per noi gio­vani una bella
occasione per co­noscere amici con i
quali si andava poi a ballare, facendosi
fare dalla sarta un "abito da cocktail",
ossia un abito da ballo.
Come sai, sono cresciuta in una
piccola città nella quale tutto doveva
svolgersi secondo le regole del buon
costume e della morale. Le amicizie
con i ragazzi restavano spesso amicizie.
Non finivano nel sesso; per lo meno
non nel mio caso, dato che ero un
"terremoto" che preferiva de­dicarsi
allo sport, compreso il nuoto, piuttosto
che abbandonarsi a sogni romantici
o ai sentimenti. Tuttavia, mi piaceva
anche stare in com­pagnia. Se osservo
la vostra vita di oggi e la traspongo
nell'epoca in cui io avevo 16 o 20 anni
e rifletto sui miei sen­timenti di allora,
penso che anch'io sarei andata in disco­
teca, ai concerti all'aperto e e non mi
sarei persa tutte le cose che vengono
offerte oggi.
Se, invece, traspongo il sapere spirituale che ho oggi nella mia epoca di
allora tra i 18 e i 20 anni, vedo Gabriele
come un tipo di gio­vane che avrebbe
soppesato e va­lutato ogni cosa, senza
orientarsi sulla massa. La mia innata
spinta verso la libertà e il mio amore
per la verità avrebbero contribuito a
creare in me un'indipendenza in­teriore
e una vera consa­pevo­lezza di me stessa,
aiutandomi pro­babilmente ad acquisire ben presto una certa sovranità.
Avrei vissuto in modo completamente
diverso dalla Gabi cattolica, anche il
suc­cessivo matrimonio e la vita in famiglia; a quel tempo non avevo infatti
la minima idea dei più sottili aspetti
delle Leggi di Dio che rendono prezioso
proprio un ma­tri­monio e una famiglia.
Dato che non conoscevo la vita interiore, ossia i valori e le Leggi spirituali,
ho fatto molti errori, an­che con i miei
amici e, in seguito, nel matrimonio e
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nella famiglia. Se avessi conosciuto
allora gli aspetti delle Leggi divine che
conosco oggi, non avrei certamente
imitato gli altri, come fece, in molti casi,
Gabriele, la giovane ragazzina, dato che
non sapeva come fare diversa­mente.
Pro­prio il fatto di imitare gli altri mi ha
spesso fatta sbandare, causando cer­te
liti, insoddisfazioni e contrasti. Se fossi
un giovane con sapere spirituale, non
mi legherei mai, so­prat­tutto a nessuna
persona, nem­meno al mio partner.
Non lo sfrut­terei per raggiungere i miei
scopi. Nel nostro rapporto mi sfor­zerei
di essere una compagna alla pari, che
può parlare di ogni cosa con il proprio
compagno di vita. Lascerei la libertà
anche ai miei figli, senza legarli a me;
cer­cherei di guidarli e non di educarli
come era solito allora.
Sono un tipo del segno della bilancia, molto attratto dalla com­pagnia.
Quindi, se fossi giovane og­gi, avrei
amici, ma non curerei "amicizie superficiali", ossia un mo­do di stare insieme
superficiale ed esteriore, in genere
legato a certi scopi.
Già allora per me era impor­tante
essere fedele in ogni situa­zione. La
fedeltà è il contrario del legame. Mantenere la fedeltà vuol dire essere liberi.
Mantenere la fedeltà è, anche oggi, la
libertà che mi dà la possibilità di parlare
di ogni cosa almeno in modo indi­retto,
se non è possibile farlo di­rettamente, a
se­conda di quanto il mio inter­­locutore
sia disposto ad accettare e di quanto
sia in grado di soppor­tare ed elaborare.
Il giovane:
Gabriele, la descrizione della tua
gioventù mi ha fatto diventare molto
serio. Mi è difficile imma­ginare com'erano gli anni della tua giovinezza, dopo
la seconda guerra mon­diale, poiché
non ho vissuto in un periodo del genere. In questo caso mi accorgo che
chi non ha vissuto queste esperienze
non può nem­meno per­cepire quanto
abbia speri­mentato una persona che ha
vissuto durante il periodo della guerra
o del dopo­guerra. Com­prendo quindi
l'inse­gna­mento del Cristo-Dio, secondo
il quale chi non ha espe­rienze o non ha
i programmi per deter­minate situazioni
o avveni­menti, non è in grado di com­
prendere il prossimo in questi aspetti.
Mi hai fatto sorridere quando hai
parlato in modo così vivace della tua
giovinezza, delle tue scappa­telle in
bicicletta, di come ti arrampicavi sugli
alberi e come hai descritto la tua indole
sportiva; fino ad ammettere poi con sincerità che hai fatto anche molti errori,
dato che non conoscevi gli aspetti delle
Leggi divine e spi­rituali e avevi ri­cevuto
un'educazione di impron­ta cattolica.
Ora mi è anche chiaro come mai sei in
grado di imme­desimarti così bene in
noi giovani d'oggi. Sulla base del tuo
attuale sapere divino, della Sapien­za
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divi­na, hai esaminato la tua gioventù
per essere in grado di comprendere
meglio i giovani di oggi. Grazie a questo
sapere – ossia Sa­pienza – puoi quindi
esserci di aiuto in molte situazioni. Ti
siamo molto grati per i tuoi consigli e
per il tuo aiuto.
Il profeta:
Sono volentieri a disposizione dei
miei fratelli e sorelle più gio­vani. Tuttavia, anche se posso darvi, ossia offrirvi,
consigli e aiuti, ognuno di voi decide se
li vuole accettare. E soprattutto ognuno
deve poi "fare", ossia mettere in pratica,
cioè farli divenire realtà. Ciò vale per
tutti, per i giovani e per gli adulti, sulla
base della Legge del libero arbitrio.
Il giovane:
Posso farti un'altra domanda dalla
lunga lista che ho portato con me?
Se con la Sa­pienza divina di­schiusa
in te ti immedesimi nella tua giovinez­
za, che cosa faresti dopo il lavoro? Che
interessi avre­sti? Quale giovane, come
cerche­resti di cambiare il mondo?
Il profeta:
Rispondo alla tua prima do­manda:
Cosa farei dopo il lavoro, se fossi
giovane?
Ai miei tempi chi lavorava non aveva
così tanto tempo libero come oggi. Si
lavorava sempre fino alle 18.00 o alle
18.30 e il sabato in ge­nere fino alle
14.00 o alle 15.00. Tu mi hai comunque
chiesto cosa farei oggi, se fossi giovane
co­­me te e avessi il sapere spirituale.
Per me sarebbe importante fare
un bilancio della mia giornata dopo
il lavoro, soppesandomi sulla bi­lancia
dei miei sentimenti: cos'è andato abbastanza bene, cosa non è andato tanto
bene e che cosa è andato addirittura
malissimo? Tutti e tre gli aspetti – ciò
che è stato buono, meno buono e
ciò che è andato ma­lissimo –, li farei
passare ancora una volta davanti a
me. Gioirei di ciò che è andato bene
e, affer­man­dolo, lo rinfor­zerei nel mio
con­scio. Os­ser­verei più da vicino ciò
che non è andato bene, chieden­domi:
che cosa c'è nel mio sub­conscio, che
fa continuamente brut­­ti scherzi al mio
conscio, ossia a me stesso? Devi infatti
sapere che il subconscio è come un killer
che se ne sta in ag­guato per "colpire"
continua­mente i buoni propositi del
conscio, ossia per distruggerli e trascinarci così in ciò che non è buono. Ciò
che è andato malissimo, lo affronterei
con tutte le forze a mia disposi­zione,
soprat­tutto con la forza del Cristo-Dio,
seguendo la traccia che mi porta alla
radice, per poi sra­dicarla con l'aiuto
dello Spirito del Cristo. Pro­prio ciò che
è andato molto male ci può indurre a
com­piere azioni che non vorrem­mo fare
con il conscio. Ciò che è andato molto
male è quindi un gi­gantesco killer che
è sempre in agguato per eliminare i
nostri buoni propositi e dirigere il nostro
svi­lup­po verso il negativo.
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Concluderei quindi la mia gior­nata
con l'aiuto del Cristo-Dio e seguirei
la via che ci è stata indicata da Gesù
di Nazareth: riconosci i tuoi peccati,
pentiti e sistemali e poi non rifarli più.
E' essenziale non ripeterli più. Per farlo,
abbiamo bi­so
­ ­gno di una certa misura di
forza che ci permetta di mantenere gli
aspetti delle Leggi divine nel con­scio,
dato che il killer, ossia il sub­conscio,
nel quale è ancora insito e vivo ciò
che è andato molto male, cerca con­
tinuamente di riprendere il con­scio,
ossia di indurci a ripetere i vec­chi vizi,
ciò che non è buono e che pesa sulla
nostra anima e sul nostro vero es­sere.
Anche oggi, che sono più avanti negli
anni, mi comporto come avrei agito
nella mia gioventù: concludo ogni giorno consapevol­mente la mia giornata.
Il giovane:
Si potrebbe definire questo killer,
ossia il subconscio, come il "tenta­
tore"?
Il profeta:
Hai ragione. In fondo, è così: sia gli
aspetti negativi che abbiamo immesso,
sia quelli positivi, sono memorizzati
nel nostro subconscio. Inizialmente
il subconscio invia continuamente
impulsi al conscio da ciò che abbiamo
memorizzato, inducen­dolo a pensare
sempre le stesse o simili cose, poiché
le negati­vità, che in genere prevalgono
nel subconscio, desiderano ulteriore
energia negativa. Il "tentatore", ossia le
negatività nel subconscio, con­tinuano
quindi a stimolare il con­­scio, per spingerlo a pensare nel­lo stesso modo
negativo. Se l'uo­mo, ossia il conscio,
agisce poi in modo corrispondente, il
conscio immette un ulteriore potenziale di energia negativa nel subconscio,
aggiun­gendolo a quello già pre­sente.
Se il "tentatore" riesce conti­nuamente
a indurre il conscio ad agire in modo
negativo, il sub­conscio si riempie sempre più di queste energie. Se esse non
vengono smantellate, questa parte del
sub­conscio sarà un giorno ricolma di
questi dati im­messi.
Quindi, se l'uomo cede conti­nua­
mente alla "tentazione", ossia agli impulsi negativi che proven­gono dal suo
subconscio, ubbi­den­do loro, egli nutre
que­sto com­plesso energetico negativo,
lo vi­vifica e lo sviluppa, fino a che esso
si rafforza. Se, alla fine, il sub­conscio
è pieno di tali dati, può as­sumere il
potere e determinare ciò che viene
fatto. Ciò significa che il subconscio ha
il potere sul conscio e determina in tal
modo l'uomo, spin­gendolo a fare una
de­terminata cosa; vale a dire che esso
domina l'uomo. Que­sti è quindi spinto
da una parte e dall'altra e, per quanto
riguarda questi aspetti del peccato
che lo segnano, non è più padrone di
se stesso.
Potremmo anche dire che il sub­
conscio è divenuto autonomo: l'uo­mo
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esegue ciò che ha immesso da molto
tempo nel subconscio.
Se l'uomo si ripropone qualcosa di
positivo in merito a una deter­minata
debolezza, a una deter­mi­nata ten­
denza negativa, questo pro­po­sito si
trova inizialmente nel con­scio. Tuttavia,
dato che tale pro­po­sito è quasi privo di
potere, non può fare quasi nulla contro
i dati me­morizzati nel subconscio che
pre­dominano. Le remore e le obiezioni
provenienti dal conscio non pos­sono
più fare nulla; l'uomo non è in grado
di mantenere ciò che si era riproposto,
ossia di fare ciò che è be­ne. Il killer, ossia
il sub­conscio, impedisce quindi di compiere il passo nella direzione positiva,
ossia "elimina" il bene che l'uomo si è
riproposto e questi non realizza più il
suo proposito positivo.
Concludere consapevolmente la
giornata serve, tra l'altro, ad analiz­zare
le negatività ricono­sciute e anche ciò
che è attivo nel subcon­scio, ossia a
trovare la radice, a toglierla e a non
ripetere più le stesse cose, prima che
il subconscio sia colmo. Dobbiamo
riproporci conti­nua­mente gli aspetti
buoni, posi­tivi, in modo che il nostro
pro­gram­ma positivo, che può essere
per esem­pio un comandamento di Dio,
possa "mettere radici".
Ritorniamo ora alle tue do­man­de:
Cosa farei ancora oggi, se fossi
giovane?
Realizzerei tutto ciò che mi sta a
cuore, come dipingere, nuotare, fa­
re sport, come per esempio gio­care
a tennis o praticare altri tipi di sport
attuali; sceglierei quelli che non mi
ren­derebbero dipen­dente dagli altri;
per esempio non farei sport agonistici
per guada­gnare soldi. Da un lato, lo
sport com­pe­titivo sopraf­farrebbe i miei
sentimenti, dall'altro sarei dipen­dente
da un allenatore e da persone che mi
pagano le ore di allenamento e, non per
ultimo, da un pubblico che mi dovrebbe
esaltare, in modo che io raggiunga una
prestazione an­cora migliore.
Coltiverei anche le mie amicizie,
incontrandomi con gli amici per organizzare insieme qualcosa e per ave­re
uno scambio. Se iniziassi un'ami­cizia più
stretta, cercherei di con­siderare ogni
cosa sotto l'aspetto del­la mia libertà
che ap­prezzo molto; vale a dire che non
mi legherei mai ai desideri – e con ciò
intendo anche i desideri sessuali – né
ai miei, né a quelli dell'altro. La mia
libertà sarebbe per me la cosa più importante; da ciò deriva che lascerei la
libertà anche al mio pros­simo, non lo
costringerei o non lo convincerei a fare
una deter­minata cosa, nem­meno se ci
fossero desi­deri sessuali che spingono.
Mi sta­rebbe a cuore chiarire da dove
pro­viene questa spinta dei sensi, ossia
comprendere che cosa si trova alla base
dei desideri che mi spingono.
Inoltre sono sempre stata un tipo
che ama la musica. Imparerei a suonare
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uno strumento che corri­sponde ai miei
talenti. Negli anni della guerra, quando
ero bambina, imparai a suonare uno
strumento. Dato che era stato com­
perato già usato, doveva essere con­
tinuamente riparato e accordato. Con
il tempo non fu più possibile trovare i
pezzi di ricambio e dovetti rinunciare
a imparare. In seguito, come giovane
donna, cominciai a esercitarmi al piano­
forte. Poi venne la chiamata pro­fetica
e smisi di nuovo di eserci­tarmi. All'età
di circa 50 anni non ho rinunciato alla
musica; ho ini­ziato ancora una volta ad
imparare e ad esercitarmi. Anche oggi
suono di tanto in tanto il pia­noforte,
na­turalmente solo tra pochi intimi.
Vado volentieri anche ad ascoltare
concerti di musica classica. Come puoi
ve­dere, la passione per la musica non
ha limiti d'età.
Mi chiedi se, essendo giovane con il
sapere spirituale che ho oggi, cercherei
di cambiare il mondo.
Perché no? Tuttavia, non andrei per
strada a manifestare, assumendo atteggiamenti per in­cutere paura e terrore
ai miei simili. Cercherei di cambiare
prima me stesso, di rendermi conto di
che cosa voglio veramente e se la mia
meta di vita può contribuire a creare
una società spirituale più sovrana e più
aperta. Non mi ab­bandonerei a idee
utopiche, ma mi porrei chiare mete
morali, che possono essere realizzate
nel­la vita e che cercherei poi anche di
con­seguire. Sai, Martin, chi comincia
a rea­lizzare mete etiche superiori
nelle piccole cose, diviene un buon
esempio e, con il tempo, attira anche
le persone che hanno le stesse o simili
mete. Tuttavia, non puoi determinare
tu se esse man­terranno poi ciò che si
sono ripro­messe. Ci saranno co­munque
sem­pre più persone che si com­portano
come te e trovano così i valori morali
che rendono possibile a una comunità
orien­tata sui questi valori di mantenerli
e di viverli.
Il giovane:
Gabi, che cosa faresti tu, se ti "ve­
nissero fatte delle proposte" oppure
se ci fosse un cliente che viene spesso
da te e ti invita a bere un caffè, ma tu
ti accorgi che in real­tà ha in testa ben
altro? Non si può sempre rifiutare, perché si offende. Come ti comporteresti
tu? E che cosa consiglia in questo caso
la Sapienza divina? Il profeta:
Dicendo "se ti venissero fatte
delle proposte", intendi sicura­mente
che qualcuno ti fa deter­minati inviti,
ossia ti assilla. Una persona saggia e
sa­piente ignore­rebbe tali "pro­poste"
oppure chia­rirebbe come le con­sidera.
Dob­biamo imparare a rico­noscere che
ogni persona ha un livello di coscienza
diverso e che ognuno ha program­mato
e pro­gramma il proprio conscio, il subconscio, il corpo e anche l'ani­ma con i
propri senti­menti, sen­sazioni, pensieri,
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parole ed azioni. I programmi di ogni
persona sono il suo livello di coscienza,
al quale corrispondono i suoi sentimenti, le sue sensazioni, i suoi pensieri, parole e azioni. Da ciò deriva che nessuno
è in grado di comprendere veramente
l'altro, proprio perché ognuno di noi ha
un livello di coscienza diverso. Se ciò
diviene una certezza per noi e facciamo
concretamente quest'esperienza nella
nostra vita, ci irri­teremo molto meno
quando un al­tro, come dici tu, "ci fa
delle pro­poste". Co­nosci anche la legge
della ri­spon­denza: ciò che mi dà fastidio
nel prossimo si trova allo stesso modo
o in modo analogo dentro di me.
Hai detto che un cliente ti invita
spesso a bere un caffè e che tu senti
che intende ben altre cose. E' giusto,
come hai detto tu, che non puoi continuamente rifiutare. Non si dovrebbe
rifiutare un invito senza un motivo
profondo. Non sarebbe meglio se
tu invitassi il cliente a bere un caffè,
informandolo allo stesso tem­po che
porteresti con te alcuni amici? Il cliente
è poi libero di de­cidersi come vuole e
tu puoi trarne le tue conclusioni.
Il giovane:
Ho ancora tutta una serie di do­
mande sul mio biglietto. Ti leggo la
prossima:
Per noi giovani ci sono mode molto
stravaganti: capelli co­lorati, piercing,
tatuaggi e determinate marche che
ognuno "deve" avere. Che cosa faresti
tu? Andresti in giro anche tu con i ca­­
pelli verdi e la pancia scoperta, oppure
porteresti vesti bianche e svolazzanti?
Il profeta:
Posso immedesimarmi bene nei
sentimenti che avevo da giovane. Anche il mondo delle vostre sen­sazioni
non mi è estraneo. Dato che si dovrebbe rispettare il libero arbitrio in
ogni situazione, voglio parlare solo in
modo generico di ciò che predomina
nella gioventù odierna; vale a dire che
non voglio cambiarvi. Ciò lo deve fare
ognuno per se stesso.
Come mi sarei comportata da
giovane, se a quei tempi ci fossero
state le possibilità e le mode di oggi
e non avessi avuto il sapere in merito
agli aspetti delle Leggi di Dio? Avrei
certamente imitato anch'io gli altri,
comportandomi come si compor­tano
molti giovani di oggi, per non restare in
disparte, senza amici. Certamente non
mi sarei inflitta il "piercing", perché non
ho mai potuto sopportare di bucare e
ferire la pelle, nemmeno i piccoli fori
nel naso o nelle guance. Non mi è mai
passato per la testa di segnare il mio
corpo in modo duraturo. Non avrei
portato vesti bianche e "svolazzanti"
e non le porto nemmeno ora, poiché
chi si vuol differenziare dalla massa con
vesti particolari ha molte cose da nascondere. Vuole comportarsi in modo
diverso da com'è e vuole na­scondere
in tutti i modi e con tutti i trucchi chi
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egli è veramente. Per questo si veste
in modo diverso dalla massa.
Non voglio assolutamente fare
prediche a voi giovani, poiché ognu­no
dovrebbe trovare da sé la radice dei propri sentimenti, pen­sieri e desideri che
lo spingono a cambiare nell'esteriore.
Che cosa si vuole quin­di raggiungere?
Se, da giovane, avessi conosciuto le
Leggi divine, non avrei certamente ini­
ziato a imitare gli altri, poiché il sapere
spirituale divino dà, sia ai giovani che
agli adulti, la possibilità di ana­lizzare i
motivi più profondi del proprio comportamento, di elabo­rarli e di superarli,
diventando così indipendente e libero.
Esa­mi­niamo quindi insieme i motivi
più profondi dei capelli colorati, del
piercing e delle marche che ognuno
"deve" avere. Iniziamo dalla natura.
L'uomo è un corpo naturale co­
stituito da acqua e terra. Se osser­
viamo il corpo naturale che è la terra,
riconosciamo che cambia solo in base
alle stagioni. In primavera la natura si
risveglia e fiorisce. In estate vediamo i
diversi gradi di maturità dei frutti e in
autunno la linfa vitale si ritira. L'inverno
porta la fase di riposo, ricoprendo qua
e là la terra con una veste bianca, con la
neve. Questi cambiamenti nella natura
avven­gono senza l'interven­to dell'uomo, ossia in cicli. Se l'uomo interviene
nei processi della natura, con incroci,
con la mani­polazione genetica e con
la clona­zione, può cambiare le forme
este­riori della natura, ma le caratte­
ristiche basilari, ossia le strutture
spirituali e divine, rimangono.
Qual è il motivo per cui una per­­sona
cambia il proprio aspetto naturale? Che
cosa si trova alla base? Perché il singolo nega il pro­prio essere, si adatta, si
defor­ma, assume programmi estranei,
idee di altri e impiega molta ener­gia per
apparire come non è? Per­ché un uomo
ana­lizza rara­mente i propri schemi di
compor­tamento e i propri atteggia­
menti, per rico­noscere se stesso, e
diviene quindi una persona che imita
gli altri, oppure che si ribella contro
singoli o contro la società.
Molti giovani possono essere inseriti
in questa categoria. Ad al­cuni giovani,
per esempio, non piace come si comportano i propri geni­tori, il loro modo
di pensare e di parlare. Anche la società
in cui vi­vono non è loro "congeniale" in
molti aspetti. Dato che le idee, le opinioni e i concetti del giovane non vengono
accettate dai genitori, da altre persone
di riferimento e dal­la società e i giovani
fanno l'espe­rienza di es­sere considerati
incom­petenti, inesperti e incapaci di
comprendere e perciò di essere ri­fiutati,
essi si oppongono agli al­tri dap­prima a
parole, con gesti e modi di com­portarsi.
In seguito, quando devono riconoscere
di non essere ugual­mente in grado di
imporre il proprio modo di vedere le
cose e le proprie opinioni, co­minciano
a ribellarsi e si vestono spesso come
ribelli della società. Alcuni pensa­no:
se non mi ascol­tano e non riesco ad
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 12
impormi, ossia se non vengo "rispettato" per quello che sono, allora mi
dovranno ve­dere "come sono" e prestarmi attenzione in que­sto modo. Per
que­sto molte vol­te si tingono i capelli
e – sulla base del principio che l'unità
rende forti – cominciano a imitare gli
altri e a divenire come altri coetanei,
indossando i vestiti appariscenti di cui
abbiamo parlato e comportandosi in
modo diverso dal normale.
Il giovane:
Posso dire qualcosa in merito?
Noi, ossia i giovani che conosco,
sentiamo tutti che c'è qualcosa che non
va, Gabi. Ma cosa possiamo fare? Come
dovrebbe essere e come può andare in
modo diverso? E' questa la domanda
alla quale non sap­piamo rispondere.
Il profeta:
La natura ci mostra il corso non
artefatto e coerente della nostra vi­ta.
Spesso noi uomini vogliamo determinare il corso della nostra vita terrena
e ci comportiamo in un certo senso
come pagliacci, che si presentano al
pubblico con vesti scin­tillanti di tutti i
colori. Ciò non vale solo per i giovani,
ma soprat­tutto per coloro che preten­
dono di essere adulti e che vogliono
far credere di essere all'altezza della
società.
Osserviamo le stagioni. La pri­mavera
non vuole essere l'estate e l'estate non
vuole essere la prima­vera. L'autunno
non vuole essere l'estate e l'inverno non
vuole essere l'autunno. Molte persone
invece, quando si trovano nel mezzo
della propria vita, ossia nell'estate o
nella tarda estate, credono di dover
esse­re la primavera e si atteggiano in
modo corrispondente. Scelgono quindi
una pettinatura o un abbi­gliamento che
corrisponde ai gio­vani, alla primavera,
e non a una persona che si trova nel
mezzo della propria vita, nell'estate.
Chi si trova nell'autunno della vita vuo­
le spesso recuperare la vita dell'età di
mezzo, ossia l'estate; per questo si tinge
i capelli, si mette i vestiti adatti ai giovani, nell'intento di sembrare gio­vane.
A una tale per­sona non im­porta se,
compor­tan­dosi in tal modo, dimostra
even­tualmente la propria imma­turità.
Ciò che conta è sembra­re come non si
è. Chi si trova nell'inver­no della vita e
ha i capelli già bian­chi come la neve,
spesso non lo vuole accettare. Spera
di po­ter ca­muffare i tratti caratte­ristici
della propria fase di vita, per re­cuperare
almeno l'autunno. Si ca­muffa, quindi,
tingendo i capelli color ca­stano o rosso,
mettendosi diversi strati di trucco e indossando vestiti che mostrino ciò che,
in fondo, non è più: una gamba slan­ciata
in una scarpa elegante. L'im­magine
che si presenta è invece quella di una
gamba invecchiata, spesso segnata
da varici, infilata in un paio di scar­pe
che starebbero bene solo sulle gambe
di una per­sona che si trova nella fase
dell'estate.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 13
Cari giovani, non siete quindi i soli
a indossare un abbigliamento inusuale
nella società. Esiste un proverbio ben
azzeccato che dice: "I giovani cinguettano come han cantato gli anziani". Volete
subordinarvi an­che voi a queste parole
oppure vo­lete cambiarle, cominciando
ad agi­re in modo diverso e creandovi
un motto diverso, che dice: "Noi gio­vani
non cinguettiamo come han cantato
gli anziani".
Voi giovani potreste, per esem­pio,
tener presente quanto segue: se l'uomo
ha rispetto di se stesso, cura il proprio
corpo e si veste in modo corrispondente. Non ho niente contro i jeans
e i pullover, purché siano indossati al
momento giusto. Solo una persona
con un senso estetico, che cura il proprio corpo, sceglie un abbiglia­mento
adeguato. Una tale persona si vestirà
anche in modo ordinato, ossia curato.
Se rispetti te stesso, vivendo in modo
consa­pevole, fai attenzione a ciò che
pensi, controlli le tue parole e sei consapevole che, con i tuoi sen­timenti,
pensieri, parole ed azioni e anche con
tutti i tuoi desideri e le tue passioni,
crei la tua stessa imma­gine, con la quale
hai influsso sul tuo prossimo.
Qual è, in fondo, il motivo per cui
ogni età si traveste? Perché una persona
vive raramente nel pre­sente, sfruttando
le proprie gior­nate e le proprie ore. Chi
non sfrutta le giornate della primavera
nel cor­so della primavera della propria
vita, creandosi valori interiori, ossia
aspirando a princìpi etici e morali superiori e accettando le regole del buon
costume, perde se stesso e fi­nisce per
alienarsi.
Una tale persona spreca quindi i
contenuti di vita che ha portato con sé
in questo mondo, conti­nuando a riflettere su ciò che desidera, ma che non
ha e che forse non riceverà mai. Finisce
poi eventualmente per ag­grapparsi
alla televisione, per vivere a livello di
pensieri il ruolo di determinati attori,
poiché vuole essere come l'attore recita. Oppure cerca la propria "salvezza"
nel computer, navigando in ogni an­golo
in in­ternet, per scavare tutto ciò che
que­sto mondo ha da offrire e trovare
una possibilità per in­serirsi e imi­tare
ciò che desidera o che vuole avere.
Inoltre cambia il pro­prio aspetto esteriore, trave­sten­dosi e compor­tandosi
in modo sfrenato.
Pertanto, dato che solo pochi vi­vono consapevolmente le fasi della
propria vita, soltanto pochi superano
e adempiono ciò che l'energia della
giornata porta loro, mentre i più sono
continuamente tesi a recu­p erare
qualcosa che è già passato da tempo.
Dato che non lo vogliono ammettere,
credono di poter re­cuperare qualcosa
vesten­dosi in modo non adatto a loro.
Cari giovani, volete cinguettare
anche voi come gli anziani hanno
cantato e cantano per generazioni?
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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Oppure volete prendere in mano la
vostra vita, accettando i princìpi di una
buona educazione e appro­prian­dovi
di valori etici e morali superiori? In tal
caso, non cinguet­tate come han cantato
gli anziani. Tramite voi, e in realtà con
l'aiuto dello Spirito di Dio, sorge così
una società cristiana con veri valori che
è per la vita che si presenta ogni gior­no
in modo nuovo e anche per la vita dei
regni della natura. Da ciò deriva l'unità
con tutte le forze positive dell'infinito
e l'equi­librio tra gli uomini. Scom­
pariranno così l'ec­cesso di ricchezza e
la povertà più misera.
Se prendiamo in esame la nostra
società odierna, della quale fanno parte
i nostri genitori, consideran­dola dal
punto di vista delle Leggi divine e del
decorso conforme alle Leggi che avviene nella natura, tro­viamo una società
chiusa, formata da persone isolate che
vogliono diffondere le proprie opinioni,
da conformisti, da cosiddetti adulti
che non divengono mai adulti,
dato che anch'essi sono imitatori
e clowns, per riuscire alla meglio
a restare "all'altezza della società".
Se i giovani oltrepassano i limiti,
se spezzano questi schemi rigidi,
la società si limita a scrollare la testa e alcuni gettano uno sguardo di
commise­razione su coloro che hanno
un particolare taglio di ca­pelli o che si
sono tinti i capelli, che portano vestiti
appariscenti, scarpe con il tacco alto e
mol­­to altro ancora. Nessuno di coloro
che sono dipen­denti dalla società si
chiede comunque che cosa stia dietro
a tutto questo, poiché anch'essi, come
ho descrit­to nel­l'imma­gine della natura,
non si trovano nel ciclo della pro­pria
fase di vita, nella propria realtà, ma
sono travestiti.
Siamo sinceri, cari giovani: non
siete ancora maturi, come non lo sono
gli adulti morbosamente at­tac­cati alla
società. Per questo mo­tivo, molte volte
i giovani e gli adulti si scontrano con
opinioni e idee diverse. Alcuni giovani,
che sono stati ribelli contro la so­cietà e
contro coloro che dipen­devano da essa,
a circa 30 anni sono divenuti conformisti
e opportu­nisti, si sono lasciati sotto­
mettere dalla società, con le sue regole
del gioco e la sua morale apparente,
di­ve­nendo individui che sono, come
gli altri, alla ricerca di stima, successo,
potere e denaro, assillati da tutto ciò.
Per quale motivo?
Se analizziamo le richieste dei giovani che, per la mancanza di esperienza
in genere non sono equilibrate ma
sono piuttosto fan­tasie, riconosciamo
che i giovani, anche se desiderano
cambiare mol­te cose, non hanno tuttavia espe­rienza su come ciò potrebbe
avve­nire. Oggi, nemmeno molti ge­ni­
tori e tantomeno i politici, con il loro
desiderio di arrivismo, sono in grado
di guidare i giovani, poiché essi stessi
non co­noscono quelle caratteri­stiche
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 15
di vita che rendono stabile una società
e le conferiscono un'alta qualità e che
sono necessarie per il bene comune in
tutti i campi della vita. Tutti coloro che
dipen­dono dalla società pensano solo
a se stessi, in base al principio: "Tutto
solo per me; dell'altro, in fondo, non
mi importa".
Nella nostra società non esiste la
base sulla quale un giovane possa
co­struire. Sarebbe, per esempio, ne­
cessario imparare a compren­dere i
giovani e le loro caratte­ristiche basilari.
Sarebbe necessario elabo­rare perché
si ribellano, perché esprimono la loro
oppo­sizione con il proprio compor­
tamento esteriore. Sarebbe neces­sario
capire perché un giovane si vuole conformare all'altro e perché in seguito,
a circa 30 anni, si lascia inserire nella
società dell'ego che sembra dominare
ogni cosa, met­­tendo da parte i propri
ideali e valori, esistenti spesso almeno
em­brio­nalmente, come, per esempio,
quelli dell'u­guaglianza e della li­bertà,
per se­guire la moda che vige da millenni
e che dice: "Io. Io. Io. Tutto solo per me".
Molti giovani credono nella rein­
carnazione e sanno che i diversi tratti
caratteriali dell'uomo sono stati ereditati o provengono da incarnazioni precedenti. Ognuno porta con sé attributi
umani diversi in questa vita terrena. I
tratti ca­rat­teriali attivi nell'uomo danno l'impronta sia all'adulto, sia al giovane.
Sia i giovani, sia gli adulti – chi più,
chi meno – si sottomettono al conformismo esteriore. Ognuno è convinto
che la propria idea di so­cietà possa
servire allo scopo della società. Tuttavia, se gettiamo uno sguardo dietro
al meccanismo del conformismo,
percepiamo in quale direzione si sta
andando. O si de­sidera, nella misura
del possibile, una grande fetta della
torta della società, oppure si vuole divenire qual­cuno, mantenere la propria
po­sizione o migliorarla ulterior­mente.
Rara­mente chi dipende dalla società si
chiede se ciò che aspira a raggiun­gere
sia morale op­­­pure no. Alcuni pensano:
"Co­mun­que sia, confor­mismo o no
quello che conta è che la fetta della
torta della società de­stinata a me sia
possibilmente grande".
Se oggi fossi giovane e avessi questa
visione delle cose e cono­scessi allo
stesso tempo i valori spi­rituali e morali superiori, cer­cherei sicuramente di
imparare a com­prendere il prossimo,
di ac­cettarlo invece di denigrarlo e di
mettermi al di sopra di lui; cercherei di
vedermi al suo fianco, ossia di essere
benevole e tollerante con lui, vale a
dire di applicare ciò che sta scritto nel
Discorso della Mon­tagna: fai tu per
primo ciò che vuoi che gli altri facciano
a te. Smetterei sicuramente di imitare
gli altri e mi comporterei e mi vestirei
in base a princìpi morali ed etici nobili.
In base alle cono­scenze spirituali che
ho oggi – per esempio, che il simile
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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attira sempre il simile – mi renderei
anche conto che potrei trovare amici
che aspirino agli stessi ideali.
Solamente conoscendo e adem­­­
piendo le Leggi divine, i gio­vani possono
edificare una società mo­ralmente valida, che non si limiti a coltivare nobili
pensieri sul bene comune, parlandone
con belle pa­role, ma che favorisca
attiva­mente il bene comune per tutti; di
con­seguenza, non potreb­bero esistere
le gravi diffe­renze tra i più ricchi e i più
poveri. Un giovane che sviluppa i propri
valori interiori – insiti in ogni uomo –
una volta giunto all'età di 30 anni non
si adatterà agli altri, ossia non si la­scerà
assogget­tare dalla società dell'ego con
le sue pretese di potere e i suoi pensieri
fissati sul benes­sere.
Gettiamo ancora una volta un breve
sguardo nella natura. La pri­mavera è
la gioventù. Nessuna foglia e nessun
fiore si colorerà di propria iniziativa.
Sono belli così come sono. Nessun
animale si fa tin­gere il pelo o si fa
trasformare nella propria specie in
qualche altro modo. E' così com'è ed
è bello. Se il giovane si veste in modo
adatto al proprio tipo e anche in base
ai propri valori interiori che sta sviluppando, potrà esprimere le sue qualità
e i valori del suo ca­rattere. L'estate,
la ma­turazione e anche il periodo del
raccolto che sta per iniziare, sono poi il
simbolo dell'uomo che possiede qualità
e capacità, ossia i valori professionali
sviluppati che egli stesso ha acquisito
con impegno e costanza, ma anche con
il senso per la comunità, rico­noscendo e
rispet­tando le basi etiche e morali. Tali
persone si collo­che­ranno atti­vamente
nella vita professionale e porteranno
frutti, senza pen­sare solo a se stessi, ma
anche al bene di tutti. Esse sono ricche
di espe­rienze interiori e hanno buone
caratteristiche. Preferiscono il vero
bene comune al benessere sfrenato.
Tali persone non si limi­tano a parlare
del bene comune, ma si impegnano
affinché tutti pos­sano stare bene, nella
misura in cui ognu­no si impegna ad
essere al servizio del bene comune e
a so­stenerlo qualita­tiva­mente.
Ognuno di noi sa che chi dan­neggia
il bene comune dan­neggia se stesso; si
esclude a poco a poco dallo sviluppo del
bene comu­ne e si basa solo sul bene
del proprio ego. E' così che agisce la
società odierna e, come vediamo, essa
non è di durata. Se vogliamo una società
con valori etici e morali elevati, essa si
dovrebbe sviluppare grazie a giovani
che non si limitano a ribel­larsi, non si
mettono in mostra con capelli di tutti
i colori, piercing, vestiti appariscenti e
con marche che ognuno "deve" avere,
ma sviluppano valori in­teriori, cioè di un
livello ele­vato, prendendosi la respon­
sabilità per una società caratte­rizzata
dalla morale.
Una tale società favorisce il senso
del bene comune per tutti gli uo­mini
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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che vogliono pensare e agire in modo
conforme al vero bene comune e che
sviluppano capacità eccellenti nella
famiglia e nella vita professionale.
Il giovane:
Ora comprendo molte cose; per
esempio, che non si può creare un
mondo migliore con manifestazioni che
dicono "vogliamo cambiare tutto" e con
la ribellione, ma che, in fondo, ognuno
decide che cosa fare della propria vita.
Nessuno può fare i passi per l'altro,
nessuno può im­porre ai propri simili
di avere un animo buono oppure valori
etici e morali superiori.
Gabi, hai parlato del confron­to di
giovani ribelli con la società. Spesso
però questo confron­to av­vie­ne an­
che con i nostri genitori, con i quali ci
scontriamo nella sfera stret­tamente
personale. Pensiamo che spesso essi
reagi­scano sempli­ce­mente con "ri­
strettezza di vedute" e ci mettano i
bastoni tra le ruote.
Il profeta:
A questo riguardo vorrei esor­tarvi
ad essere comprensivi con i vostri
genitori, eventualmente anche con i
vostri nonni. Quante volte si sente dire
a senso dai gio­vani: "I miei genitori si
oppongono a tutto. Sono "assurdi".
Sono in­competenti in materia di giovani. Sono andata a vedere nel dizionario
che cosa voglia dire "assurdi". Ho tro­
vato che "assurdi" vuol dire: "che hanno
abitudini o princìpi estranei e ridicoli
ai quali si attengono con ostinazione;
strano, bizzarro, stra­vagante, pazzo."
Se confrontaste la generazione
odierna, caratterizzata dal benes­
sere, con le generazioni di un tem­po,
avreste forse più compren­sione per i
vostri genitori e per i vostri nonni. Non
potete fare un fascio di tutti i genitori
e nonni definendoli "assurdi", poiché
nelle generazioni passate, ai tempi
in cui i vostri non­­ni e i vostri genitori
erano adolescenti, c'erano abitudini di
vita totalmente diverse. In particolar
modo al tempo dei vostri nonni c'erano
princìpi severi e do­verosi; una cosa si
doveva fare e l'al­tra no. Per i giovani
non esi­ste­vano "se" e "ma". Si diceva
so­lamente "questo si fa" e "questo non
si fa", anche riguardo a costumi, a volte
troppo severi, sul modo di stare a tavola
o di com­portarsi in una società abi­tuata
a un certo modo di espri­mersi o che se
lo è imposto. Per i bambini molte cose
erano un do­vere. Salutando gli adulti, e
in alcuni casi anche ra­gazzi della propria
età, il bam­bino doveva fare un inchino
e la bambina doveva fare una rive­renza.
C'erano par­tico­lari vestiti e scarpe per
la do­menica che non po­tevano essere
portati durante la settimana. I ge­nitori
di allora con­trollavano se­veramente i
propri figli per vedere con chi si incon­
travano e affinché non avessero rap­
porti pre­matrimo­niali.
I bambini e anche i giovani ave­vano
in genere poca libertà per­sonale. Dove-
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 18
vano generalmen­te essere obbedienti
e buoni, ossia adat­tarsi. Dall'infanzia
all'età adulta, la vita era spesso segnata
da severità, da norme rigide e divieti,
affinché i bambini potessero bril­lare
come modelli davanti ai pa­renti e agli
amici.
Non sempre i genitori delle ge­
nerazioni di allora erano irre­pren­sibili
nello stesso modo in cui edu­cavano i
propri figli. Spesso vieta­vano ai propri
figli ciò che essi si conce­devano in
segreto; i figli dovevano naturalmente
obbedire e lo face­vano anche in ampia
misu­ra. Spesso traevano l'educa­zione
dei figli dal proprio comporta­mento.
Per i vostri genitori, spesso, le regole
non sono state più così formali e rigide
come per i nonni. Tuttavia anch'essi
sono stati soggetti – come direste voi
– all'odore stantio delle generazioni
passate. Non po­tete quindi definire globalmente il com­portamento dei vostri
nonni o anche dei vostri genitori come
"assurdo". Esso dimostra l'influsso
dell'edu­cazione di un tempo, alla quale
cer­tamente si sottrassero an­che alcuni
giovani di allora, con grande di­sappunto
dei loro fami­liari che si vergognavano
della "pecora nera" nella propria fami­
glia. Certamente anche i vostri non­ni
e i vostri genitori possono raccontarvi
come, di tanto in tanto, hanno fatto cose
che non dovevano fare, per spirito di
con­traddizione, come hanno escogitato
scherzi e molte altre cose. Tuttavia tutto
ciò è restato un'eccezione nella società
del benessere di allora.
Voi giovani siete nati nel mo­mento
in cui il cosiddetto miracolo economico
ha raggiunto il proprio apice, in una
società che ha perso quasi completamente i princìpi basilari dell'etica e
della morale, per non parlare poi di
buone manie­re e di particolari modi di
compor­tarsi. Anche se i vostri geni­tori
sono cresciuti nel periodo di questo
mi­racolo economico, sono stati tutta­via
educati dai loro genitori, che li hanno
ampiamente condizio­nati con le proprie norme. I pro­grammi di comportamento che si acqui­siscono nell'infanzia
o nella gio­­vinezza restano più o meno
at­ti vi per tutta la vita terrena. Molte
delle generazioni più vec­chie non
sono in grado di com­prendere il com­
portamento dei giovani di oggi, che ha
fatto un enorme salto di gene­razioni a
seguito del mi­racolo eco­nomico, poiché
esse hanno sem­pre presente l'imma­
gine di edu­cazione avuta nel­la propria
infan­zia e nella pro­pria giovinezza.
Molte volte essi edu­cano i propri figli
in base a que­sto influsso ed influen­zano
a lo­ro volta i giovani con i cri­teri e le
norme di allora.
Se molti di voi ritengono che i
genitori siano incompetenti riguar­do
ai giovani di oggi, vorrei in­vitarvi a
riflettere che potrebbe trat­tarsi semplicemente di man­canza di esperienza. I
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 19
vostri geni­tori non conoscono il vostro
stile di vita, perché "un tempo era tutto
diverso". In certi aspetti non sono in
grado di comprendervi, poiché non
hanno esperienza riguardo a molte
cose che sono naturali per voi in questa
generazione. Dato che sono insicuri
nell'educa­zione a causa di questo salto
di gene­razione, a volte reagiscono in
modo eccessivo op­pure all'antica, in
base appunto al potenziale di ricordi e
di esperienze della loro infanzia e della
loro giovinezza.
Cosa ne pensate se voi giovani ne
parlaste insieme e vi rendeste conto
che i vostri genitori non sono appunto
cresciuti nella società di oggi? Se volete,
par­late anche del fatto che, negli anni
della loro infanzia e della loro gio­
vinezza, i vostri nonni hanno dovuto
subire un'edu­­­cazione eccessivamente
rigida e dettata da determinate nor­me,
anche se qualche volta si sot­trassero
segretamente ad esse. In tal caso, i
vostri genitori fecero cose che non
erano sempre innocue e che potevano
anche essere peri­colose; ciò avreb­be
sicura­mente preoccupato molto i loro
genitori, se lo avessero sa­puto. Anche
queste esperienze e questi ricordi di
come essi si sono sottratti alla ristret­
tezza di un'edu­cazione autoritaria ai
tempi della loro gioventù, in­fluiscono
sulla vostra educa­zione, poiché essi
te­mono, in fon­do, che anche voi vi
compor­tiate come hanno fatto loro
un tem­po. I timori e le preoccupa­zioni
dei ge­nitori derivano spesso anche dal
tenta­tivo di proteggervi da even­tuali
guai. Anche il modo in cui andate in
auto e in moto, viag­giando spesso a
tutta velo­cità, è causa di preoccupazione per i vostri genitori. Si preoccupano
per il vostro bene e per la vostra vita.
Alcuni genitori, guardando in­dietro
nel loro passato, si ram­ma­ricano che la
propria gioventù sia stata segnata dalle
ombre dell'ec­ces­siva protezione, dalla
costri­zione ad obbedire, da limita­zioni,
divieti, ossia da una pressione auto­
ritaria. Sono contenti di non dover far
su­bire cose analoghe ai propri figli. Altri
invece invi­diano la libertà dei giovani e
ciò che essi si concedono.
Con queste mie parole desidero
risvegliare in voi la comprensione per
i vostri genitori. Forse, attra­verso colloqui tra voi giovani e in­sieme ai vostri
genitori, impa­rerete a comprendere
anche loro. In tal caso, potreste forse
capire e provare perché sono così e
perché reagi­scono in un dato modo.
Uno sforzo sincero da entrambe le
parti, so­prattutto an­che da parte di voi
gio­vani con il mondo delle vostre idee,
elimi­nerebbe certi giudizi come "assurdi" e "incompetenti" e vi aiuterebbe
a vedere voi stessi e i vostri genitori
per quello che siete: fratelli e sorelle
di diversa età che affrontano insieme
questa vita terrena e sono collegati tra
loro da diversi aspetti positivi.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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Quando i vostri genitori si tro­
veranno nell'autunno della vita e voi
sarete adulti, lavorerete e avrete forse
voi stessi una famiglia, alcuni dei vostri
genitori vi di­ranno: sarei contento se,
negli anni in cui i miei figli o le mie figlie
erano nel­l'ado­lescenza, non avessi rea­
gito in modo così forte; se non aves­si
detto questo o quello o non li avessi
co­stretti. Guardando in­dietro, anche
alcuni adulti rico­no­scono tuttavia che
le cose non pote­vano andare diversa­
mente da come sono state. A quel
tempo era così e anche i figli erano
così. Forse alcuni ge­nitori pense­ranno
nel pro­prio intimo: in fondo, i miei fi­gli
erano simili a come sono stato io.
Il giovane:
Ci penseremo e ne parleremo.
Un'altra domanda: ascoltando le
notizie riportate dai mass-media, la
vita quotidiana di noi giovani gira
solo intorno al prin­cipio "ses­so, droga
e rock'n roll". Molte volte seguiamo
anche noi più o meno questa moda,
senza pen­sarci molto, a volte ci diver­
tiamo anche a "combinarne una".
Come pos­sia­mo renderci conto di che
cosa è giusto per noi?
Il profeta:
Abbiamo già parlato della no­stra
società che, come ho breve­mente
accennato, si è allontanata dai valori
etici e morali. Perché è così? Chi riflette
sulla nostra società odierna, su tutti i
"pro e contro" del­l'umanità, sullo sviluppo estre­mo nel campo della ricerca
e della tec­no­logia, sulle diverse attività
dei mass-media, su tutti gli eccessi
co­me sesso, droga e "rock'n roll", sul
fare soldi, su omicidi e violenza sessuale e così via e li con­sidera alla luce
dell'insegna­mento di Gesù, del Cristo,
vedendo come i giovani sono in balìa
di tutto ciò e ne ven­gono coinvolti,
giunge a ricono­scere che i giovani delle
genera­zioni passate non hanno avuto
dei buoni esempi. Generazione do­po
generazione, il singolo si è orien­tato
solamente sulla massa e la massa si è
orientata sui ricchi. Molti ricchi vivevano e vivono una vita nell'ec­cesso,
dettata dal denaro e dal potere, in
modo analogo a come avvenne prima
del decadimento di molte cosiddette
culture elevate.
Chi afferma "io sono cristiano", o
addirittura "io sono un'autorità ec­
clesiastica, come un cardinale, vescovo,
parroco o prete" ecc., do­vrebbe anche
essere un mo­dello di vita o per lo meno
un buon esempio per l'adempimento
degli insegna­menti cristiani, ossia degli in­se­gnamenti di Gesù di Nazareth.
Tut­tavia, dato che la mag­gior parte
del­le autorità ecclesia­stiche non segue personal­mente i valori spiri­tuali
ed etici basilari insegnati da Gesù di
Nazareth, ma ha piutto­sto fatto della
propria cosiddetta chiesa cristiana una
struttura di potere e di parole vuote
che fa molte conces­sioni ecclesiastiche
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 21
ai ricchi, i cosiddetti pastori di anime
hanno perso la visione globale delle
norme cristiane insegnate da Gesù di
Nazareth. Di conseguenza anche il lo­ro
gregge – ossia i loro seguaci che si definiscono protestanti o cattolici – hanno
perso il collega­mento con queste norme. La nostra società odierna si trova
sul livello più basso, sul quale si sono
trovate le "alte culture" di un tempo
nel momento del loro decadimento,
per poi sgre­tolarsi come avvenne con
Babilonia e con Roma.
Se l'uomo non ha più valori etici e
morali, se le sue necessità premi­nenti
sono il potere, la stima, la ric­chezza,
la soddisfazione del cor­po attraver­so
il sesso, l'ingordigia, l'alcolismo fino al
consumo di dro­ga, egli perde spesso il
sentimento che gli indica cosa è giusto
e cosa non lo è.
A proposito di sentimenti: se chiedi
a una persona dipendente dalla società che cos'è il sentimento, forse ti
risponderà: avere sen­tim
­ enti è fuori
moda. Devono esse­re eliminati, per
poter godere la vita senza scrupoli. Ma
proprio il sen­timento – che non deve
essere con­fuso con il sentimentalismo –
è un dono molto prezioso; è la bi­lancia
costituita dalla nostra co­scien­za, sulla
quale possiamo soppesare ciò che è
giusto e ciò che non lo è.
Per chi elimina i sentimenti tutto
è permesso. Non importa se ha ogni
settimana due o tre partner diversi,
se commette adulterio o no, se altri
soffrono per causa sua, patiscono
stenti o vanno in rovina: quello che
conta è avere la droga, sia essa il sesso,
l'ingordigia, l'al­colismo, il potere, la
violenza, l'avidità di de­naro, l'inganno e la menzogna o la giusta dose di
stu­pefacenti. Se si osservano con un
certo distacco i mass media, i film e i
programmi televisivi, si nota che quasi
tutto si riferisce a omicidi, inganni, amore e sesso. Perché la nostra società è
arrivata a perdere qualsiasi livello etico
e morale? Perché nella società ognuno
pensa solo a se stesso o alla propria
confes­sione religiosa, al proprio partito,
al proprio capitale, ai propri piaceri e ai
propri beni. Quindi tutto è rivolto solo
al bene personale.
Spesso all'uomo non importa come
si sente il suo prossimo e co­me sta, se
riesce a vivere con i pochi beni che ha,
come si sente la donna o l'uomo che
si ritrovano soli con i loro figli, poiché
il partner ha iniziato un'altra storia
d'amore; come si sentono i giovani che
sof­frono sotto l'influsso della droga;
come si sente la famiglia che ha dovuto
lasciare la propria casa e tutto ciò che
aveva, perché non era più in grado di
pagare gli interessi, come si sentono
i di­soccupati e coloro che devono ri­
correre all'assi­stenza sociale ... Tutto ciò
non importa ad alcuno; ciò che conta è
es­sere dalla parte "giusta", ossia essere
il fautore e non la vit­ti ma. Anche se i
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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politici fanno tanti discorsi sui problemi
sociali, coloro che dipen­dono dall'assistenza sociale soffro­no sempre più a
causa di coloro "che dicono di avere a
cuore i pro­blemi sociali".
Gesù, il Cristo, ci ha insegnato – e
questo dovrebbe essere insegnato
anche da coloro che dovrebbe–
ro essere di esempio, come i car­dinali,
vescovi, parroci e preti: ri­conosci il tuo
comportamento erra­to, pentiti e chiedi
perdono. Per­dona anche il tuo prossimo che ha peccato nei tuoi confronti.
Ripara agli errori che hai fatto, se è
ancora possibile, e poi non ripeterli
più. Chi crede in Gesù si atterrà passo
per passo a tutto ciò e, come cri­stiano,
si rende­rà conto che deve si­stemare
il proprio comporta­mento errato, del
quale fanno parte anche tutti i vizi,
compreso quello della ses­sualità.
La sessualità eccessiva, l'abuso sui
bambini, la violenza, i furti, la tossicodipendenza dimostrano sempre che
l'uomo non riesce più a superare i
suoi problemi. Nelle incarnazioni precedenti ogni ani­ma ha coltivato più o
meno tali ec­­­cessi in veste umana, sia
in pen­sieri, sia in desideri o anche in
azioni. Se ciò non è stato sistemato nei
mondi dell'aldilà, essa lo porta di nuovo
con sé in questa vita terrena. Invece
di riconoscere que­ste dege­nera­zioni,
questi vizi dell'ego, e di sistemarli in
base all'in­segnamento di Gesù, ossia
di non ripeterli più, l'uomo continua
non solo a col­tivarli, ma li vive spesso
fino all'eccesso.
Se queste degenerazioni ven­gono
coltivate in immagini a livello di pensiero, oppure in altri modi diversi – anche
scaricandoli su un oggetto – si formano
programmi di vizi che rendono l'uomo
privo di sentimenti e quindi manovrato
dal vizio e privo di coscienza. Egli si abbandona quindi alle proprie pas­sioni in
diversi modi, sia che si tratti di avidità
di ricchezze, di po­tere, di tendenza alla
porno­grafia, alla vio­lenza sui bambini o
di qual­siasi al­tro tipo di degenera­zione
che por­ta una società alla rovina.
Il giovane:
A questo punto mi chiedo: Che cos'è
normale e che cos'è un vizio? Dove si
trova il limite? Come si può riconoscere
quali aspetti sono in noi? Potresti per
piacere spie­garlo ancora una volta più
esatta­mente?
Il profeta:
Che cosa sono i programmi dei vizi?
Cominciamo, per esempio, con una
sessualità normale, con un normale
bicchierino di vino, fu­mando una, due,
tre, quattro, cin­que si­ga­rette al giorno.
Se si pre­sentano difficoltà più o meno
grandi in azienda, tra amici o in famiglia e non le risolviamo, con­tinuiamo
a occuparcene con i no­stri pensieri. In
tal modo, il volume energetico delle
"difficoltà" si ingrandisce. Diviene un
pro­blema che non solo ci occupa, ma
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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che tiene prigionieri i nostri pen­sieri
per giorni e giorni. Dato che non ne
parliamo per ri­solverlo, continua a
crescere fino a traboccare dal nostro
subconscio, eserci­tando quindi una
gigantesca pres­sione sul con­scio.
Continuiamo e continuiamo a pens­ are. Questi pensieri continua­no a
circolare intorno al nostro pro­­­­blema.
La pressione diviene sempre più
forte. Comincia a stimo­lare le nostre
normali abitudini di vita. Improvvisa­
mente, invece di fumare tre sigarette
al giorno, ne fumiamo dieci. Il normale
desi­­derio di un rapporto fisico comincia
a spingere e si cerca un oggetto su cui
sfogarsi sessualmente. La per­sona che
si trova sotto questa pres­sione vuole
solo rilassarsi, ossia scaricarsi. Fino a
quel momento ha bevuto uno o due
bicchieri di vino al giorno, oppure una
birra o due. Ora ricorre a una bottiglia
di vino, o even­tual­mente ad alcolici più
forti, oppure deve bere ogni giorno più
bottiglie di birra.
Se il problema si rafforza e ne de­
rivano più problemi che, per esempio,
partendo dal campo professionale si
estendono a quello fa­miliare oppure,
partendo dalla fa­miglia coinvolgono il
lavoro, op­pure partendo dalla cerchia
degli amici si estendono nel campo
professionale e in quello familiare,
questa pressione diviene sempre più
forte. La persona che ne è sog­getta se
ne vuole liberare. Invece di affrontare la
radice del male, che si trova nel campo
professionale, in quello familiare o tra
gli amici, si stacca per breve tempo da
questo campo di tensione, stordendosi
con un maggior consumo di tabacco,
praticando sempre più spesso la sessualità, rilassandosi con l'aiuto di alcolici.
In questo modo si for­mano i programmi di voglie e di vizi che, se vengono
praticati a lungo, mettono radici nel
sub­con­scio, ma anche nell'anima della
persona soggetta.
Se il subconscio è colmo al punto
da dominare il conscio, ossia se è divenuto autonomo, i programmi di voglie
e di vizi divengono pas­sioni. L'uomo
viene spinto a poten­ziare sempre più
i propri vizi. Arri­va al punto di non riuscire più a frenare questi vizi. Questi
eccessi possono poi portare a furti,
tossi­codipendenza, brutalità, violenza
sui bambini o alla sessualità e a mol­te
altre cose del genere.
Ciò che è iniziato nel piccolo, con
una difficoltà che avrebbe po­tuto essere risolta fin dall'inizio se l'uomo ne
avesse parlato e avesse riconosciuto la
propria parte, se avesse trovato la radice e l'avesse sistemata, è ora divenuto
una va­lan­ga che lo travolge e lo spinge
ad agire per forza.
Quante volte si sente dire: "Per una
volta non succede niente". Tuttavia,
una volta può già essere troppo, se
si è coltivata una passione a lungo in
pensieri e in immagini, fino a che essa
arriva a manifestarsi in mo­do estre-
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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mo, travolgendo l'uo­mo, al punto che
egli perde il con­trollo del­le proprie
azioni. Il mondo di­vino ci ha dato un
aiuto per fare in modo che i nostri
desideri non di­vengano cupidigie e
vizi. Ci ha in­segnato a non coltivare i
nostri desideri, nem­meno in pensieri
e in immagini, ma ad analizzarli, chie­
dendoci: da dove viene la pressio­ne e
la spinta? Quali difficoltà nella società, a livel­lo familiare, pro­fessio­nale o
scolastico, quali debolez­ze personali
del singolo si trovano alla radice del
problema? Dovrem­mo chiederci che
cosa otteniamo se permettiamo che le
passioni divengano vizi, continuando a
coltivarle.
Il mondo divino non ci insegna a
combattere i desideri, le passioni e
le cupidigie che viviamo real­mente o
in immagini, bensì ad esaminare la
radice di questo com­portamento che
molte volte è una dege­ne­razione, e
a sistemarla. Esso ci indi­ca che non
dovremmo accet­tare una sessualità
eccessiva, l'in­gordigia, il vizio del bere
e la droga come fatalità, convivendo
con esse. Ci dice piut­tosto che, prima
di essere spinti ad esaudirlo, ossia prima che il desiderio divenga un vizio,
do­vrem­mo soppesare il da farsi con
la mente, poiché il male si trova dapprima nella mente, ossia nel conscio.
Dovremmo quindi render­ci conto della
direzione in cui veniamo spinti e che
cosa ne rica­viamo.
Non dovremmo, quindi, cedere a
questi desideri assillanti e a queste
passioni e lasciare che avvengano,
ma esaminare la radice per poi eliminarla. Ciò dovrebbe avvenire a livello
dei nostri pensieri e quindi a livello di
immagini in noi.
Se, dopo aver esaminato e sop­
pesato la situazione, abbia­mo rico­
nosciuto alcuni aspetti delle nostre debolezze, dei nostri errori e delle nostre
tendenze specifiche che si trovano alla
base e ci siamo forse resi conto della
colpa di cui ci siamo eventualmente
gravati o dove non abbiamo ancora
perdo­nato da parte nostra, possiamo
anche rico­noscere come vogliamo
invece agire in fu­turo. Dalla decisione
di non ripetere più le stesse cose o
di non soddisfare i desideri eccessivi
scaturiscono pro­positi di agire secondo
valori etici e morali; se li affermiamo
ripetuta­mente con i no­stri pensieri, se li
sviluppiamo e li rafforziamo, essi entrano sempre più nel nostro sub­conscio. Di
con­seguenza, il corpo accoglie sempre
più le forze positive ed edificanti; la tendenza, even­tual­mente già pre­sente nel
corpo a causa del pec­cato, scompare.
In que­sto modo l'uomo può liberarsi
dalla propria pas­sionalità.
Chi cede ai propri programmi
di passioni e vizi e li pratica ripetu­
tamente, immette questi meccani­smi
nel proprio sub­conscio. Con il tempo,
essi cominciano a mano­vrare il corpo
in modo autonomo e automatico dal
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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subconscio. L'uo­mo non riflette quasi
più e lascia che tutto ciò avvenga, poiché il senti­mento che soppesa e misura
ogni cosa, ossia la coscienza, è stato
eli­­minato. Una tale persona agisce poi
in modo incontrollato.
Dovremmo quindi essere desti e
sforzarci di non coltivare a lungo tali e simili pensieri, de­sideri e vizi nella nostra
mente, os­­sia nel con­scio, continuando
a pensarci, a de­siderare e ad immagi­
nar­ci con­cre­tamente molte cose.
Sappiamo che tutti i processi, fino a
giungere a un delitto pas­sionale, hanno
inizio dapprima nella mente, ossia nel
conscio. L'uo­mo viene stimolato, per
esempio attraverso programmi televisivi o video o altre impressioni dei
sensi, a pensare determinati con­tenuti;
ciò significa che in lui devono essere
presenti le stesse o simili tendenze
che ha portato con sé da un'altra vita.
Se l'uomo comin­cia a muovere questi
sentimenti e pensieri ne­gativi pericolosi
e permette che trovino spazio dentro
di lui, il subconscio assorbe queste
energie che mano­vrano poi le funzioni
fisiche corrispondenti. Se questo com­
plesso ener­getico ne­gativo, cioè dettato
dal peccato, si in­grandisce, perché
l'uo­mo si oc­cupa in continuazione di
questi senti­menti, pensieri, imma­gini
e de­sideri, esso assume sempre più po­
tere sull'uomo e fi­nisce per ma­novrarlo
tramite il subconscio che è divenuto
auto­nomo, ossia l'uo­mo vie­ne spinto
ad eseguire queste cose, senza potersi
controllare con il conscio.
Sentiamo continuamente che persone che hanno commesso delitti spinti
dalle proprie passioni ven­gono tenuti
in carcere per anni o decenni. Caro
Martin, pensi che in tal modo il loro
subconscio si svuoti? Credi che un tale
criminale possa liberarsi dalla propria
pas­sionalità, vale a dire che possa svi­
luppare un modo di vivere vera­mente
positivo, ossia raggiun­gere valori etici o
morali? Dato che in carcere continua a
ritrovare i propri programmi di vizi o di
passioni alla televisione che continuano
a stimo­larlo, quando lascerà il car­cere,
dopo anni o de­cenni, potrà vera­mente
essere a posto oppure non c'è forse
da temere che ripeterà le stesse o
simili cose? La reclusione può essere
un provve­dimento ne­cessario, tuttavia,
se non si agisce in modo ade­guato sul
conscio e sul subconscio, in modo che
questi programmi autonomi vengano
sciolti, un criminale che ha agito spinto
dal vizio si rimetterà rara­mente a posto.
Il giovane:
Gabi, trovo veramente eccezio­nale
che spieghi queste cose così chiaramente. Per quanto mi riguar­da, starò attento
a me stesso, in mo­do da accorgermi
subito quando in me si muove qualcosa
in una o nell'altra direzione. Non voglio
sci­volare in una passione o perdere il
controllo di me stesso. Mi im­magino
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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la mia vita in modo diverso e mi sono
riproposto ben altre cose.
Il profeta:
Hai detto che "ti immagini la tua vita
in modo diverso e ti sei ripro­posto ben
altre cose". Con questo intendi che ti sei
riproposto una meta di vita più elevata.
Una meta chiara, con contenuti corri­
spon­denti, è essenziale se aspiriamo ad
evolverci verso una meta supe­riore, ad
essere persone di carattere, con valori
interiori. Solo se ci poniamo una meta
chiara, sulla quale ci orien­tiamo, sarà
possibile evolversi consapevol­mente,
ossia svilupparsi verso una meta più
elevata.
Ma ritorniamo al nostro tema. Hai
parlato anche di "droga e rock'n roll".
Vorrei chie­derti una cosa: per­chè non
ballare solo il rock'n roll – senza droga?
Perché così tanti giovani ricorrono alla
droga? Questo succede perché non riescono più a controllare i propri desideri,
i propri pensieri e le proprie pas­sioni,
oppure perché sono estre­ma­mente
delusi dalla nostra società, dato che
non rie­scono a far valere le proprie
idee e i propri desideri. Al­cuni si stor­
di­scono con le droghe, fino a di­venire
tossico­dipendenti, diventano violenti
e si armano di spranghe e coltelli. Tut­
tavia, tutto ha una causa.
I giovani dovrebbero essere ac­colti
nel modo giusto nella nostra società.
Quest'ultima, invece, è trop­po occupa-
ta con se stessa, moti­vo per cui impone
solo ob­blighi ai giovani e li ignora senza
comprenderli. Ammet­terai cer­tamente
che le idee e le opinioni dei giovani sono
spesso irreali. Ciò non significa, tuttavia,
che la società deb­ba semplice­mente
rifiutare que­ste richieste immature.
In ogni cosa c'è un gra­nello di verità o
un gra­nello di senso. Sarebbe quindi
necessario riconoscere il valore delle
idee e delle opinioni dei giovani, ossia
ela­borare quale sia il loro senso, per
comprendere i giovani, per so­stenerli,
per raffor­zare i loro aspetti e valori
positivi e costruire su di essi. Dalle
richieste dei giova­ni si potrebbero così
svi­luppare gli aspetti buoni, co­struttivi
e profi­cui; ed essi, in base al valore
delle loro idee ed opinioni, po­trebbero
a poco a poco inserirsi in una buona
società con valori etici e morali.
Mi chiedi come si possa rico­noscere
ciò che può aiutare a svi­luppare i valori
etici e morali.
La mia domanda sarebbe: che cos'è
essenziale per poter condurre una vita
ricca di valori etici e morali? Prima di
tutto sarebbe importante chiedersi:
che cosa voglio vera­men­te? Voglio
essere diverso dalla mas­sa? Oppure
voglio essere una per­sona dipendente
dalla massa, che si lascia trascinare
da essa, sen­za sapere a quale gregge
ap­par­tiene?
Se vuoi aspirare a conseguire
valori etici e morali superiori, do­
vresti pensare con la testa a ciò che
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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ti occupa al momento, ossia riflet­
tere su di esso con la mente, im­
maginandolo a livello di pensiero e
chiedendoti: che cosa è importante
per me? Voglio scomparire nella massa
chia­­mata "società", che è una massa
che non riflette, che si lascia spin­gere ed
è assillata? Voglio quindi nuotare con la
corrente del tempo, nella corrente del
"mondo" e di tutto ciò che appartiene
ad esso, per trarre eventualmente
vantag­gio dai relitti che vengono portati sulla spiaggia dalle onde? Oppure
voglio divenire o essere una perso­na
indipendente, con un carattere forte
che, svilup­pando i propri valori interiori
e di­sinte­ressati – ossia altruistici – è in
grado di divenire una roccia tra le onde
spu­meggianti della società, ossia della
massa? Voglio quindi già oggi ripropormi norme per una società più elevata
e dive­nire o essere una persona che
può dire dal­la pro­pria coscienza: ciò
che è usuale nella società odierna non
corri­sponde ai miei valori e prin­cìpi?
Ciò non significa che dovresti reprimere ciò che ti spinge, sia che si
tratti di sesso, droga o rock'n roll o di
maschere conformiste, o delle mode
delle quali hai parlato. Ciò sarebbe
sbagliato. Ciò che reprimia­mo non è
stato superato, ma solo rimandato. In
un momento di de­bolezza si ripresenta
e ci travolge come un'epidemia. Saremo
quindi malati delle nostre passioni e
ci sfuggiranno di mano le redini della
nostra vita terrena. Ti posso solo con-
sigliare di elaborare a poco a poco
ciò che ti assilla e che l'in­se­gna­mento
cristiano definisce come peccato, ma
che potremmo chiama­re anche aspetti
umani, debolezze, errori, comportamenti errati. Vale a dire che dovresti
tro­vare la radice della pressione e della
spinta eser­citata dai desideri, per poi
elimi­narla.
Pertanto non si tratta di dire sem­
plicemente no a tutte le pas­sioni che
si presentano, bensì di dire un sì determinato a valori etici più ele­vati, di
riproporsi una vera vita cristiana che
corrisponda all'inse­gna­mento di Gesù,
il Cristo. Se lo desideri, ti sarebbe di
aiuto lo Spirito del Cristo-Dio, che dimora in ogni uomo, poiché in merito
alla vita cristiana sta scritto: chiedi, e ti
verrà dato; cerca, e troverai; bussa, e
ti verrà aperto. Riceverai quindi l'aiuto
per elaborare, a poco a poco, gli aspetti
umani e costruire una vita cristiana con
tutte le sue norme eti­che e morali più
elevate. Allora non sarai più spinto da
desideri personali, ma sarai a favore
della società cristiana che certamen­te
si svilup­perà, poiché il fallimento di
questa cultura dell'ego si profila già
all'orizzonte.
Puoi orientarti difficilmente su
uomini, nemmeno sulle "emi­nenze"
ecclesiastiche che dovreb­bero essere
modelli di vita cri­stiana. Se lo desideri,
orientati sulla vita di Gesù, che non è
stata sem­plice. Anche Gesù ebbe le Sue
lotte. Ci sono cer­tamente buoni libri
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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spi­rituali, nei quali puoi leggere in che
modo le ha superate di volta in volta.
Il giovane:
Gabriele, queste risposte alle nostre
domande ci aiutano vera­mente.
Mi interessa ciò che hai detto in
merito ai valori spirituali e vorrei
saperne di più. Quali sono questi va­
lori concretamente? Come pos­siamo
svilupparli e rinforzarli nei loro vari
aspetti?
E inoltre: come giovane, come
posso sviluppare valori propri, va­lori
nuovi, senza orientarmi sugli adulti?
Il profeta:
Mi hai chiesto quali sono i valori
etici e morali superiori. Comin­ciamo
con la dose più piccola, per porla poi
sempre più in alto.
Sforzati di ascoltare i tuoi simili e cerca di dare loro una risposta sincera. Non
darti tanta impor­tanza nei colloqui. Non
essere una per­sona che vuole sempre
saperla meglio, ma rifletti, chiedendoti se sei veramente all'altezza della
domanda e se sei in grado di aiutare e
servire con una risposta.
Mantieni pulito il tuo corpo. Sforzati
di portare vestiti puliti e ordinati.
Saluta i tuoi simili con pensieri e
parole aperti e sii cosciente che anche
tu desideri essere salutato nello stesso
modo: con un viso chia­ro e aperto.
Quando sei a scuola o al lavoro, non
prenderti gioco dei tuoi inse­gnanti o dei
tuoi superiori, né dei tuoi compagni o
dei tuoi colleghi. Saresti forse con­tento
se essi ridessero di te?
Mangia e bevi con buone manie­
re e sii consapevole che il ci­bo e le
bevande che consumi sono un dono
fatto dal Creatore ai Suoi figli uma­ni
tramite la Madre Terra. Trat­ta bene gli
animali, le piante, tutta la natura, ossia
nello stesso modo in cui vorresti essere
trattato anche tu. Infatti, tutte le forme
di vita del­­la natura hanno sentimenti e
sen­sazioni, poiché portano in sé la vi­
ta, la facoltà di sentire e per­ce­pire. Sii
consapevole che la Madre Terra ti ha
donato il tuo corpo fisico. Chi rispetta
se stesso e mantiene pu­lito il proprio
corpo, apprezza e rispetta anche la
Madre Terra. Non farà vo­lutamente
alcun male né agli animali, né alle
piante. Rispet­terà anche i minerali e
non li sfrut­terà.
Quando incontri una persona non
giudicarla, sia che tu la conosca, sia che
ti sia estranea, poiché la sua condizione attuale corrisponde al suo attuale
livello di coscienza; è la sua individualità. Ogni uomo pensa e vive come è
al momento; così è la sua immagine
personale, che egli determina con i
suoi pensieri e con i suoi desideri. Allo
stesso modo si presenta a te e ai suoi
simili; si veste in modo corrispondente
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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e arreda la propria dimora allo stesso
modo; vive e si comporta in modo corri­
spon­dente dentro di essa. Ogni uomo
è diverso dall'altro. Questa diversità la
definiamo come livello di coscienza del
singolo. Anche tu sei diverso dai tuoi
simili. Tu hai il tuo livello di coscienza,
gli altri hanno il loro. Quale dei due è
quello "giusto"? Secondo la Legge divina, nessuno dei due, poiché ognuno
mette più o meno in mostra le pro­prie
tendenze negative, ossia ciò che gli è
"proprio", ciò che è in lui. Pertanto,
ognuno parla, giudica e condanna solo
in base ai propri er­rori, divenendo così
il giudice di se stesso. Gesù disse in
merito: "Non giudicate, per non essere
giudicati. Infatti, con il criterio con cui
giudicate sarete giudicati voi stessi; e
con il metro con cui misurate, sarete
misurati voi stessi".
Non inviare ai tuoi simili pen­sieri
carichi di odio e di invidia, poiché
nemmeno tu vuoi che gli altri lo facciano con te.
Lascia la libertà ai tuoi simili. Non
costringerli a fare ciò che vorresti o che
potresti fare tu stesso.
Aiuta il tuo prossimo, quando riconosci che ha bisogno di aiuto e ti
chiede di farlo. Tuttavia non metterti
in mostra per questo. Fallo con umiltà
e non pretendere da lui nemmeno un
ringraziamento.
Non entrare nel tempio, nella sfera
personale del tuo prossimo, cercando di
cambiarlo come credi che sareb­be bene
per lui. Cambia tu te stesso e impara a
rispettare la tua vita; in tal modo avrai
anche rispetto per i tuoi simili.
Quando conosci un ragazzo o una
ragazza, chiediti per quale sco­po. E'
forse la sessualità, per sod­disfare i tuoi
desideri assillanti? Allora chiediti come
ti sentiresti se venissi usato tu per lo
stesso scopo.
Caro Martin, i nuovi valori, o i valori
spirituali – come li chiami tu – sono
sempre quelli di un tempo, che vengono riportati da tutti gli scritti divini
e che Gesù, il Cristo, ci ha insegnato
in modo partico­la­reggiato, vivendoli
per noi come esempio. Sono le eterne
Leggi divine per questa Terra. Proprio
nel Di­scorso della Montagna Gesù di
Nazareth ci ha dato così tanto! Se seguiamo i Suoi insegnamenti, che sono
molto semplici, ci viene in­dicata la via
che porta ad una vita più elevata.
Gesù ci insegnò, per esempio: "Non
giudicate, per non essere giu­dicati".
Giudicare significa va­lutare o denigrare
un altro a livello di pensiero oppure a
parole, senza riconoscere la propria
parte. Quante volte si sente dire: "Non
ho colpa per questa o per quella situazione", oppure "io sono innocente".
Gesù ci ha tuttavia insegnato ben altro
in merito alla trave e alla pagliuzza.
Egli disse: "Perché osservi la pagliuzza
nell'occhio di tuo fratello, mentre non
ti accorgi della trave che hai nel tuo
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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occhio? O, come puoi dire al tuo fratello:
permetti che tolga la pagliuzza dal tuo
occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave. Ipocrita, togli prima la trave dal tuo
occhio e poi ci vedrai bene per togliere
la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello".
Con queste parole Egli in­tendeva che,
nel caso di un con­flitto, la colpa non si
trova da una parte sola. Se crediamo
nella legge di semina e raccolta, di
causa ed effetto, in caso di lite tra due
o più per­sone ci deve essere una causa
comune, della quale entram­bi o più
hanno una parte di responsabilità. Se
si cerca di dare la colpa solamente a
una delle parti, cosa ne è di colui che
ha dato origine a questa colpa?
Secondo l'insegnamento di Gesù
riguardo alla trave e alla pagliuz­za, un
complesso di colpa riguarda quin­di
sempre due o più persone; non può
esistere un solo colpevole. Se vogliamo
evitare di addossarci una parte di colpa
o vogliamo che prevalga la giustizia
quando viene incolpato qualcuno,
Gesù ci indica la soluzione, la via, ossia
il modo in cui dovremmo compor­tarci:
"Tutto ciò che volete che gli altri facciano a voi, fatelo anche voi a loro". Oppure, viceversa: "Ciò che non vuoi che
venga fatto a te, non farlo nemmeno
tu ad altri". Certamente non vuoi che
altri ti giudichino, ti condannino, ti offendano, ti isolino, ti rifiutino e così via.
Se non lo vuoi tu, non farlo nemmeno
ad altri. Da ciò derivano valori nobili,
ossia gli antichi valori per una società
etica cri­stiana.
Anche se la legge di semina e rac­
colta – chiamata anche legge di "causa
ed effetto" – si trova nella Bibbia, molti
cristiani la rifiutano. Chi vuole infatti
essere correspon­sabile di una colpa?
Si cerca sempre il meglio per se stessi,
mettendo semplicemente da parte la
legge di semina e raccolta. Anche le
istitu­zioni ecclesiastiche si tengono alla
larga dall'aspetto della Legge che dice:
"Ciò che l'uomo semina, lo raccoglierà". Perché? Se riconosces­sero questa
verità, le eminenze ec­c lesiastiche
dovrebbero essere in­ces­santemente
in viaggio, per chie­dere perdono ai
propri simili per quanto avvenuto in
passato e per quanto avviene anche
nel pre­sente. Da ciò puoi riconoscere
in quale fase culturale si trova la no­stra
società. Essa chiude gli occhi da­vanti
alla legge cosmica di causa ed effetto,
in particolar modo quando si tratta di
aspetti personali. Ri­conosce invece
l'affermazione scien­tifica, secondo la
quale non esi­ste alcun effetto senza
una causa. Vediamo quindi che gli
adulti del genere umano dovrebbero
prima di tutto maturare per una società
piena di valori.
L'uomo non dovrebbe orientarsi
su alcun essere umano, ma sempre
solo sull'insegnamento di Gesù. Per
giustificare il fatto di essere impo­
tenti nei confronti dei propri aspetti
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 31
più infimi, si dice spesso: "Gesù era
un uomo perfetto, mentre noi sia­mo
uomini imper­fetti". Anche se que­sta
affermazio­ne è giusta, Gesù ci ha tuttavia comandato: divenite perfetti, come
è perfetto il Padre vostro che è nei cieli.
Ciò significa che dovrem­mo condurre
la nostra anima alla perfezione tramite
l'aiu­to del nostro Redentore, il Cristo.
Gesù ci comandò anche di seguirLo; ciò
comporta che non dovremmo se­guire
alcun uomo, bensì com­piere i passi che
Egli ci ha insegnato. I passi verso una vita
colma di va­lori, che creerebbe anche
una so­cietà stabile con norme etiche e
morali superiori, sono l'adempi­mento
graduale dei Comanda­menti che Dio ci
ha dato tramite Mo­sè e del Discorso della Montagna di Gesù. Da ciò consegue
a poco a poco ciò che ci ha insegnato
Gesù: di­venite perfetti, come il Padre
vostro che è nei cieli.
Riferisco questa Sua afferma­zione
soprattutto alla nostra anima, che può
divenire perfetta anche nell'uomo.
Questi ha sempre i pro­pri programmi
terreni di vita, dei quali ha in fondo
bisogno per af­frontare questa esistenza
terrena, come per esempio i programmi
per muoversi nelle tre dimensioni, per
decidersi nella propria profes­sione, per
soppesare e misurare le cose nel modo
giusto, per la geo­grafia e la storia, e
anche i pro­grammi matematici, della
musica e quelli ne­cessari per applicare
altri talenti; fino ad arrivare nell'epoca
odierna, se vuoi, ai pro­grammi necessari per usare i com­puter.
Questi nostri programmi di vita per
la nostra esistenza terrena po­trebbero
anche essere criteri di mi­sura per una
società cristiana; per esempio: in che
modo imposto la mia vita con essi? Se
confronto questi programmi di vita con
i Co­man­damenti di Dio e con gli aspetti
della Legge del Discorso della Montagna di Gesù, a poco a poco mi rendo
conto di che cosa voglio fare della mia
vita, di come la posso dirigere sempre
più su binari più nobili e più fini.
Il giovane:
Gabi, non è forse un metro di mi­
sura troppo elevato per la nostra vita
terrena? Non è sempre facile mettere
in pratica con coerenza gli insegna­
menti del Discorso della Montagna.
Nonostante gli sforzi, non si va avanti
tanto in fretta. La perfezione si vede
purtroppo an­cora solo da lontano.
Cosa ci puoi consigliare?
Il profeta:
Caro Martin, la perfezione è la meta
alla quale ci porta la via. E la via è un
processo, uno sviluppo. La percorriamo
passo per passo. Anche l'etica elevata di
cui ho par­lato non può essere realizzata
da un giorno all'altro. Tuttavia la pos­
siamo rag­giungere solo se lo vo­gliamo
vera­mente. Per questo è ne­­ces­saria
una chiara e sincera decisione di base.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 32
Prima di tutto è quindi neces­sario
chiedersi: voglio veramente affermare
quest'etica? La domanda successiva è:
voglio veramente aspi­rare a raggiungere quest'etica? Se puoi rispondere
in modo affer­mativo e se sei deciso a
lottare per raggiungerla, hai poi bisogno di una meta. Dopo esserti posto
questa meta, puoi anche riproporti i
passi quotidiani che, sulla via verso
una forma di vita superiore, sono: ciò
che oggi mi irrita e mi turba, mi vuol
dire qualcosa; è il linguaggio della mia
coscienza, che mi dice quali aspetti
umani ci sono oggi in me. Qual è e dove
si trova la radice di questo moto del
mio animo? Il nostro sentimento più
sottile ci dice, in genere, dove si può
trovare la radice. Se lo chiediamo allo
Spirito di Dio in noi, questo senti­mento
diverrà più chiaro. Egli ci mostra poi
qual è la radice.
Forse le nostre irrequietudini sono
causate da dissidi con i geni­tori, con
amici, con colleghi. Non si tratta quindi
di sistemare solo le liti, i dissidi, battendosi reciproca­mente la mano sulla
spalla e cre­dendo che tutto vada di
nuovo bene, bensì di trovare la radice
che era alla base.
E' importante trovare e siste­mare
la radice, per poter fare i passi verso
la meta superiore. Si avanza passo per
passo. Si dice sempre: la lotta precede la vittoria e questo vale in fondo
anche per la lotta con­tro la nostra
natura umana. Sappi che chi ha fatto i
passi verso questa meta superiore ha
un Ac­compagnatore unico al proprio
fianco: è lo Spirito del Cristo-Dio, che,
quale Gesù, ha detto a te e a noi tutti e
continua a ripeterci anche co­me Cristo:
SeguiteMi!
Anche la natura ci mostra che è necessario trovare la radice, per toglierla
dal terreno della nostra anima, affinché
essa non faccia ri­spuntare lo stesso
germoglio: se tagliamo semplicemente
i fiori o l'erba, dalla radice rispunterà
con­tinuamente la stessa specie. Lo
stesso vale anche per la nostra vita: chi
mette solamente da parte i propri pensieri spietati e il proprio ego gonfiato, e
anche le sue passioni e i programmi dei
suoi desideri, non ha nemmeno lonta­
namente tolto la radice dal terreno
della propria anima e del subconscio.
Lentamente, e spesso senza che ce
ne accorgiamo, il ger­moglio rispunta
attraverso i pen­sieri negativi, tramite
l'ego gonfiato, le passioni e i desideri
molto intensi. Para­gonando tutto ciò
alla natura, si potrebbe dire che ciò che
rispunta dalla radice è molto più folto
e più forte, poiché è stato nutrito più
a lungo. Esso ci può an­che sopraffare e
in tal caso sarà difficile domarlo.
Il giovane:
Ma non ci vuole troppo tempo per
tutto ciò? Una persona che vi­ve in
questo modo non ha quasi più tempo
libero; è continuamente occupata con
se stessa.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 33
Il profeta:
La via dell'autocontrollo non comporta alcuna limitazione della vita.
Solo inizialmente sembra che sia così.
Puoi credermi, perché l'ho sperimentato io stessa. Tuttavia, i primi passi
per superare se stessi, ossia i propri
aspetti umani, sono difficili, poiché
certe vecchie abi­tudini sono dure da
togliere. Devi lavorare su di te, lottare
con te stesso e combattere. Tuttavia,
una volta compiuti i primi passi verso
la meta superiore, sarai divenuto più
desto e più chiaro, avrai una coscienza
più ampia e sarai in grado di cogliere le
cose più rapidamente e più facil­mente.
Ciò ti aiuta ad essere più vigile con te
stesso; in tal modo im­­pari ben presto a
ricono­scere che cosa ti occupa, dove si
trova la radice e come la puoi sistemare.
Se sistemi rapidamente le cose, potrai vivere in modo consapevole, e anche trascor­rere il tempo libero in modo
appa­gante. Quando hai del tempo libe­
ro, sai anche come sfrut­tarlo. Pro­prio
la nostra vita odier­na offre ai giovani
molte possibilità di fare anche qualche
cosa di produttivo o di creativo, di
sviluppare i talenti, di seguire i propri
hobbies, come per esempio lo sport, la
musica, ballare – perché no? – anche il
rock'n roll, di stare con gli amici oppure
di andare di tanto in tanto in discoteca,
con i roller-blaid e lo snow-board, e
molte altre cose.
Sappi che tutte queste cose, nella
giusta misura, non nuociono ai giovani.
Al contrario: con esse i gio­vani possono
fare esperienze e maturare per la vita
futura, se non eccedono, se soppesano
e valutano ogni cosa. In età avanzata
essi non parleranno quindi delle proprie
privazioni, ma della propria gio­ventù,
nel corso della quale hanno potuto
fare diverse esperienze e maturare, in
modo da poter essere sovrani nelle fasi
successive della propria vita.
Il giovane:
Gabriele, un mio amico pone un'altra domanda: Mi accorgo di es­sere
insicuro nella mia profes­sione. Cosa
posso fare?
Il profeta:
La risposta per il tuo amico è la
seguente:
Chiediti se si tratta solo di insi­curezza, o se invece non hai molta voglia di svolgere questa professione.
Oppure la rifiuti addi­rittura totalmente? L'insicurez­za nel campo del lavoro
ci dice sempre che dobbiamo ancora
imparare qualcosa in merito, oppure, se
non siamo adatti a questo tipo di lavoro,
che dovrem­mo trarne da esso un altro
che cor­risponda di più ai nostri talenti e
alle nostre capacità. In tal modo sare­mo
più sicuri e lo svolgeremo anche con
più gioia. Se rifiutiamo un deter­minato
lavoro, sia prima di fare una scelta
professionale o mentre lo svol­giamo,
possiamo dire con cer­tezza che esso
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 34
in futuro non ci darà gioia, nemmeno
se ci permette di guadagna­re molto. Il
nostro lavoro dovrebbe darci gioia. Il
lavoro dovrebbe essere compene­trato
dalla nostra capacità di svol­gerlo. Da ciò
ricaviamo sicurezza e, in fondo, anche
l'indipen­denza che ci porta a sua volta
la vera libertà.
Il giovane:
Un altro mio amico pone la se­guente
domanda: Mi trovo davanti ad una
scelta professionale. Ognu­no mi dice
di fare una cosa diversa. Io stesso sono
ancora insicuro. Come posso compor­
tarmi nel mo­do giusto?
Risposta del profeta:
Avviene spesso che altri ci diano
consigli sulla professione che do­
vremmo scegliere. Non sempre questi
buoni consigli sono altrui­stici; ciò significa che si tratta solo di buoni consigli,
di un aiuto. Spesso chi ci consiglia vuole
realizzare ne­gli altri – per esempio nel
figlio, nella figlia, in un buon amico o
in un'amica – la scelta professionale
che egli stesso non ha fatto, ossia i suoi
ideali professio­nali.
Proprio quando si tratta di una scelta
professionale, i giovani do­vrebbero sviluppare a poco a poco da sé la sensibilità
che li aiuta a percepire quali talenti e
capacità si trovano in loro. Negli anni
in cui i giovani fanno le proprie scelte
nel campo del lavoro, sono attivi anche
determinati talenti, qualità e ca­pacità.
Il ritmo della vita di ogni uomo li porta
con sé. Non dovrem­mo farci costringere
da nulla e da nessuno a fare qualcosa.
Possiamo accettare i buoni consigli,
tuttavia dovremmo allo stesso tempo
va­lutare quali qualità, o addirittura
capacità o talenti abbiamo. Per es­sere
certi dei talenti che si trovano in ognuno
di noi, si potrebbero fare degli stage per
informarsi in pra­tica sul lavoro adatto
a noi. Da ciò deriva una certa sicurezza
per sce­gliere la propria professione.
Forse alcuni di voi, conoscono delle
persone che vi possono essere di aiuto in questo senso, facendovi fare un
apprendistato nella propria azienda.
Il giovane:
E' un buon consiglio che ci dai. Chi
desidera prendere in mano la propria
vita cercherà sicuramente una tale
possibilità.
Ho altre domande, anzi ne ho ancora
molte. Posso leggerti la se­guente?
Tra i giovani attualmente non si può
dire che sia "cool" parlare di Dio. Il Dio
della chiesa mi sembra antiquato. Non
mi posso nemme­no immaginare che
viva. Dio è forse qualcosa destinato
solo alle persone anziane?
Il profeta:
Hai detto che tra i giovani non si
usa parlare di Dio e, nella tua se­conda
frase, che "il Dio della chiesa ti sembra
antiquato".
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 35
Quale strumento di Dio ho speri­
mentato Dio in moltissimi modi. In
base alla mia esperienza perso­nale,
posso quindi assicurarti che Dio non è
il Dio della chiesa, che è stato istituzionalizzato e quindi reso antiquato. Non
c'è da meravi­gliarsi se questo Dio della
chiesa, che è an­tiquato, sia già da tempo
privo della vita, che è DIO; per que­sto
tu non hai l'impressione che EGLI viva
veramente. Tuttavia Egli, il vero Dio,
l'Eterno, vive! Infatti Egli è la vita!
Anche se si parla molto di Dio, alcuni
non l'hanno mai sperimentato.
Nell'Occidente definiamo DIO la
vita, l'eterno Essere, la forza onni­
presente, la corrente origi­naria. Dio è
lo Spirito che pervade l'infi­nito, che ha
dato forma a Se Stesso da Se Stesso,
ossia la forma di Dio; è l'eterno Padre, che chiamiamo an­che Dio-Padre.
Dal­l'eterna cor­rente originaria, Dio,
Dio-Padre creò gli innumerevoli soli e
mondi spiri­tuali, le sette per sette sfere
celesti e i regni spirituali della natura.
Egli creò i mondi divini, gli esseri spirituali che vivono ed ope­rano nell'eterno
Regno, in Dio. La cor­rente origi­naria è
il soffio, la vi­ta, che mantiene in vita e
com­penetra ogni cosa.
Dato che Dio è la vita in ogni cosa,
Egli è la vita anche nella ma­teria.
In ogni uomo, in tutte le ani­me, nei
quattro elementi che sono il fuoco,
l'acqua, la terra e l'aria e in tutte le
forze della materia, in ogni atomo, in
ogni molecola è racchiusa l'essenza, la
corrente ori­ginaria compressa, ossia
DIO. Dio è la parola attraverso tutti i
livelli di co­scienza, come per esempio
nel­l'irradiazione degli astri, nei re­gni
della natura, nelle anime e nel­l'uomo.
Dio è, quindi, la vita in te, in me, in
ognuno di noi.
Puoi percepire e riconoscere alcuni
aspetti della sostanza ori­ginaria spirituale, che opera in ogni cosa e attraverso ogni cosa già solo osservando
la natura nella sua molteplicità: nel
risveglio della pri­mavera, sperimentando gli ele­menti, la forza nel canto degli
uccelli, nell'evoluzione delle forme
della natura nel corso delle stagioni
e, in fondo, anche nello sviluppo degli
uomini che elevano le proprie ani­me
a Dio, in modo che esse rag­­giungano
l'eterna giovinezza e trovino la propria
esistenza nella corrente originaria divina. Puoi così per­cepire la giovinezza,
il sottile fluido spirituale, in ogni cosa.
Spesso ti accorgi così che nonostante
alcune per­sone anziane siano segnate
dagli anni, attraverso di loro si fa varco
la spontaneità della cor­rente originaria,
Dio, l'eterna gio­vinez­za. Dio, tuo eterno
Padre, mio eterno Padre, il Padre di tutti
gli esseri divini, anime e uomini, è la
spontaneità, la varietà, il dinami­smo,
ciò che dà forma, la forza e la fonte
della forza; Lo puoi sperimen­tare nel
tuo dinamismo giovane. Questo è Dio,
la corrente originaria dentro di te.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 36
Le chiese istituzionali hanno veramente dato a Dio un'immagine
con tratti grossolani e anche crudeli,
relegandoLo al ruolo di qualcosa fuori
moda. Non per­met­tono che il Dio dinamico e on­nipresente, che è il fuoco,
la luce della parola in ognuno di noi,
possa parlare. Le eminenze delle chiese
ufficiali non solo festeggiano ogni anno
con gli stessi riti determinate festività,
ma danno a ogni gior­no un'impronta
conferi­tagli dall'istitu­zione ecclesiastica. Spesso le pre­diche si assomigliano
o sono sempre le stesse, anno dopo
anno. La loro funzione religiosa per Dio
non è più il servizio quoti­diano per il
prossimo, ma è spesso il servizio prestato alla chiesa. An­che se le eminenze
eccle­siastiche parlano di Dio, non per­
mettono che Egli parli e tanto meno che
agisca attraverso di loro. Egli non può
nemmeno rivelarsi attra­verso di loro,
poiché hanno un'idea istituzionale di
Dio che non è in sintonia con l'eterno
Padre, ossia con Dio-Padre.
Dio, nostro Padre, si china verso
tutti i Suoi figli, verso di te, verso
di me, verso ognuno. Egli desidera
che ritorniamo nell'eterno Regno,
nei cieli eterni. Per questo Egli ci
ha inviato Suo figlio, il Coregnante
dei cieli, che è divenuto il nostro Redentore. Gesù ha personi­fica­to l'eterno
Padre, poiché disse a senso: il Padre
ed Io siamo uno. Ciò significa: Io, Gesù
di Nazareth, vivo secondo la volontà
dell'eterno Pa­dre che è nei cieli.
Osserva la vita di Gesù, renditi conto di come ha vissuto questo gio­vane
spontaneo e dinamico, che andava
di luogo in luogo con i Suoi discepoli
sulle strade impolverate, annunciando la lieta novella del­l'amore di Suo
Padre. Egli si sentiva a casa sotto il
firmamento, vede­va l'operato di Dio in
ogni animale, in ogni pianta, istruiva i
Suoi apostoli, discepoli e discepole in
merito agli aspetti più dettagliati della
Legge dell'universo, stando seduto
sotto un albero per istruirli, stando in
un campo ad annun­ciare a migliaia di
uomini la lieta novella della vita, ossia
il Discorso della Montagna. Salì sulla
barca insieme ad alcuni apostoli ed
andò al largo del lago di Genezaret e
disse chiara­mente la verità ai farisei e
agli scribi di allora. Gesù non fu quindi
un ammini­stratore di parole vuote,
ma personificò la sponta­neità della
vita interiore.
Se osserviamo le autorità ec­
clesiastiche dei nostri giorni, con i loro
titoli e le loro "eminenze", con i loro
abiti talari, il loro vestiario e i loro palazzi, ognuno do­vreb­be in fondo rendersi
conto che c'è qual­cosa che non va. Da
un lato il sem­plice Gesù di Nazareth, il
Figlio di Dio, e dall'altro le "emi­nenze",
che rap­pre­sentano qual­cosa con "titoli"
che non sono stati insegnati da Gesù.
Egli non era come sono loro. Gesù
non vuole ciò che essi sono. Il modo
in cui inse­gnano, parlano, agiscono
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 37
e, in fon­do, vivono, non corri­spon­de
all'in­se­­gnamento di Gesù di Nazareth.
In un certo senso anch'io, indi­
pendentemente dalla mia età, pos­so
percepire questa forza di Dio eter­na
e spontanea, l'eterna gio­vinezza, la
freschezza dello Spirito, la vita che è
unica. Chiunque de­pon­ga sempre più
i propri aspetti umani, chi li sacrifica
con l'aiuto del Cristo e fa sempre più
ciò che è la volontà di Dio, dischiude in
sé la Fonte vivente della forza suprema,
che è eterna­mente fresca, chiara e giovane. In­fatti, Gesù ci disse: Se­guiteMi!
Se Lo seguiamo, facciamo ciò che Dio
vuole e speri­mentiamo in noi, su di noi
e attraverso di noi cose simili a quelle
sperimentate dal nostro esempio, ossia
Gesù, il Cristo. Non è quindi necessario
che tu parli molto di Dio. Fai ciò che
Gesù ci ha co­mandato ed af­ferma il
giovane spontaneo, Gesù di Nazareth;
in tal modo troverai gioia nel compiere
ciò che Dio vuo­le. Non sarai più una
persona che imita gli altri, dipendente
da tante parole vuote, bensì un giovane
spontaneo, che rende sempre onore
a Dio nei propri pensieri e nel pro­prio
com­portamento, chieden­dosi: come si
sarebbe comportato Gesù in questa o
in quella situa­zione; che cosa mi vuole
dire nel mio com­portamento, tramite i
miei pensieri e i miei desideri?
Caro fratello, non orientarti sul Dio
antiquato di cui parlano le emi­nenze
ecclesia­stiche, ma fai risor­gere il Cri-
sto in te. Egli, il giovane uomo, vuole
accompa­gnarti.
Dio non è quindi destinato sola­
mente alle persone anziane. Dio è per i
giovani, Dio è per i co­­siddetti adulti, Dio
è per le per­sone anziane. Dio è sempre
pre­sen­te e si dona sempre totalmente.
SperimentaLo e viviLo, seguendo Gesù;
in tal modo avrai al tuo fian­co consape­
volmente il migliore Amico.
Il giovane:
Quello che dici mi tocca. Si sen­te
che racchiude in sé una cer­ta vastità,
una prospettiva!
Sentendo tutte queste cose e lasciandole agire su di me, mi vie­ne un
pensiero: In che modo posso integrare
nella mia vita ciò che Gesù desidera
da me, ossia met­terlo in sintonia con
la mia vita quo­tidiana nell'esteriore?
Non sono forse due mondi? Gesù è al
mio fian­co anche quando mi rivolgo
verso cose che fanno parte della vita
di noi giovani?
Io suono la chitarra e faccio musica
con gli amici, ossia abbiamo for­mato
una piccola band. Gabi, dopo tutto
quello che hai detto, possia­mo suo­
nare ancora il rock? Pos­siamo ancora
suonare e ballare?
Il profeta:
Come ti ho già detto, tutto entro una
certa misura e con una meta. Certo che
puoi suonare e ballare, se tutto ciò non
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 38
diviene un vizio, ossia se non degenera
in eccessi. Perché no?
Il giovane:
Sono contento che tu mi abbia
spiegato in questo modo come seguire
Gesù di Nazareth. Non si tratta quindi di
una vita fatta di privazioni. Mi sembra
di compren­dere che si possono vivere
certe cose, se rimangono entro una
certa misura e se non ci si perde in esse.
Sul mio biglietto c'è un'altra domanda fatta da un altro giovane.
Sono un giovane che da poco ha
iniziato a lavorare. Come posso evi­
tare di divenire un professionista che
risolve tutto solo con il proprio sapere?
Il profeta:
Non c'è niente di male ad essere
un professionista. Al contrario, è bene
avere capacità professionali nel proprio
lavoro. Una buona so­cietà ha bisogno
di persone che sap­piano svolgere bene
il proprio la­voro e che conoscano bene
il pro­prio campo di competenza.
Nella nostra società odierna molte
cose vengono risolte con il "sapere". Ci
si può comunque chie­dere se chi vuol
sapere tutto lo "sa" veramente, oppure
se desidera solo imporre le proprie idee
e i propri desideri personali, che non
corri­spondono alla sua competenza
specifica.
Abbiamo già parlato molte volte
dello Spirito spontaneo ed onni­sciente,
che è in grado di rispec­chiarci una
soluzione con­forme alla Legge, ossia
consapevole di Dio, in ogni situazione, in tutte le doman­de della vita. Mi
ricordo ciò che Liobanì, nostra sorella
dai mondi spirituali, ha trasmesso a
noi tutti, e in modo particolare a voi
giovani, per esempio nel libro "LIOBANÌ
– Io spiego – metti in pratica?" Essa vi
spiega in che modo potete dischiu­dere
in voi l'Aiutante e Consigliere interiore,
trovando con il Suo aiu­to la soluzione
a determinati pro­blemi e la risposta a
molte do­mande, sia nel campo della
scuola, sia in quello professionale o
nel tempo libero.
Per la nostra attività professionale
vale ciò che riguarda anche ogni altra
cosa che facciamo: se la com­piamo con
il nostro ego, che vuole sempre mettersi
in mostra, gonfiarsi ed avere ragione,
prima o poi giun­geremo ai nostri limiti
umani. Con il nostro intelletto non
vediamo al di là dei limiti, ossia al di
là delle mura dell'orizzonte del nostro
sapere. Di conseguenza, facciamo
qualcosa che crediamo possa essere
la soluzione. In seguito dobbiamo però
rico­noscere che la nostra soluzione ha
portato al fal­limento. Questo è ciò che
spe­ri­mentiamo attualmente nel campo
dell'economia. Ovunque volgiamo il
nostro sguardo, pos­siamo notare che
molte cose sono negative: è il riflesso
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 39
delle mura delle nostre idee o dei
programmi del sapere, il riflesso del
nostro ego.
Se Dio per noi non è un Dio an­­
tiquato, ossia se non è un pezzo di antiquariato che mettiamo in un angolo e
che non ha più niente da dirci in merito
alla nostra vita, ci renderemo conto che
l'intelletto ha sempre dei limiti, poiché
è qual­cosa di acquisito, di appreso.
L'intelli­genza, che è DIO, conosce ogni
cosa e ci aiuta in ogni situazione, se ci
abbandoniamo allo Spirito spon­taneo
che ci aiuta, adem­pien­do passo per
passo la Sua volontà, che cono­sciamo
dai Dieci Coman­da­menti e dal Discorso
della Mon­tagna. Così facendo, la nostra
co­scienza si amplia e troviamo accesso
all'Aiutante e Consigliere interiore, allo
Spirito del Cristo-Dio in noi. Quindi, se
fai questi passi, di­vieni uno specialista
nel tuo campo professionale che lascia
agire attraverso di sé l'in­telligenza, DIO,
ossia che mette l'in­telletto, il sapere
specialistico, al servizio dell'intel­li­
genza DIO. A po­co a poco, lo spe­cialista
riesce a ve­dere al di là dei limiti, al di
là delle mura dell'in­tel­letto, e trova
una so­luzione dopo l'altra, cioè passi
che l'intel­lettuale, ossia chi possiede
so­lamente sa­pere, non conosce, pro­
prio per­ché si basa soltanto sul pro­prio
sapere, su ciò che ha appreso.
Il senso della vita è, quindi, di istruire
la nostra mente, di svilup­pare le nostre
capacità e le nostre qualità, unendole
tuttavia con l'intelligenza, DIO, in modo
che lo Spirito spontaneo, eterno e onni­
scien­te possa usare il nostro sapere
professionale come stru­mento per una
società buona, etica ed elevata.
Il giovane
Ora ho una domanda di estrema
attualità per molti di noi:
Che cosa pensi in merito all'ami­cizia
tra una ragazza e un ragazzo?
Il profeta:
Avere buoni amici è veramente un
dono che non si dovrebbe so­lamente
conservare, ma anche col­tivare, essendo per loro e con loro. I buoni
amici condividono gioie e dolori. Essi si
aiutano reci­pro­camente. I buoni amici
sono una comunità aperta di amici,
nella qua­le ognuno può entrare, se è
sincero e disposto a coltivare un rap­
porto amichevole. In una buona amicizia si sviluppano forze positive. Dalle
amicizie possono sca­turire amici che si
aiutano a vicenda e ne può conseguire
una crescita interiore più rapida.
Esistono buone amicizie anche tra
ragazzi e ragazze, se l'uno o l'al­tra non
allacciano subito un legame a causa dei
forti desideri sessuali. L'ordine della
creazione divina prevede che l'uomo e
la donna si uniscano fisicamente quando entrambi desiderano un bambino.
Questa è una m e t a di un'eti­ca e di
una morale superiori per noi uo­mini
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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in una società con valori etici e ben
funzionante.
Sempre più persone compren­
dono a poco a poco che esiste la
rein­­carnazione, che è stata negata a
torto per secoli dalle chiese uf­fi ciali;
e quindi credono alla rein­carnazione
dell'anima; ciò comporta, natu­ral­
mente, che por­tia­mo con noi in questa
esistenza terrena programmi ne­gativi
pro­venienti da esistenze precedenti,
per esempio anche il desiderio di avere
rapporti fisici, ossia la ses­sualità. In
una persona questo desiderio è più
marcato, in un'altra meno. L'uno ha
desideri sessuali molto forti nel mondo
dei propri pensieri, l'altro ha il desiderio
di rilassarsi attra­verso la sessualità o
di legare a sé il partner tramite la vita
sessuale. Esistono molti tipi diversi di
legami. Tuttavia, ogni legame, anche la
sessualità, vuole qualcosa per sé, per
l'ego o per il proprio corpo. L'uno vuole
vivere continuamente la sessualità per
rilassare i propri nervi oppure per godere degli stimoli dei nervi, un altro è
in grado di sod­disfarsi solamente negli
ec­cessi fisici, ossia nelle forme estreme
dei rapporti fisici. Altri ancora hanno
dei sensi di colpa dopo aver avuto un
rap­porto fisico, nel caso in cui abbiano
sfruttato egoisticamente il partner nel
rapporto. Qual­siasi livello di rapporto
fisico ci sia, dob­biamo sempre chiederci: qual è la radice di questa spinta?
Con­tinuan­do a esercitare le pratiche
sessuali voglio divenire una per­sona che
fa sfoggio del sesso, oppure voglio svi­
luppare valori etici e morali, cercando
di ricono­scere le cause della mia spinta,
per elabo­rarle poi a poco a poco?
Nella nostra epoca non si può dire:
puoi unirti sessualmente a un ragazzo
o a una ragazza sola­mente quando vi
sposate e desi­derate un bambino. Se
ciò fosse così semplice, ossia se fosse
così fa­cile da realizzare per i presupposti
presenti in noi, sarebbe bello, poi­ché
entrambi sarebbero collegati dall'amore che dona e che riceve e la loro
felicità nel matrimonio reste­rebbe priva
di ombre. Dato che ognuno porta con
sé in questa in­carnazione più o meno
desideri ses­suali, per molte persone
è ne­cessario uno sforzo enorme per
adempiere al principio di cui abbia­mo
parlato. Alcuni ci riescono; dipende
dalle tendenze che abbia­mo portato
con noi e anche dalla meta che ognuno
si è riproposto per la propria vita; altri
non ci rie­scono, poiché hanno portato con sé programmi che agiscono in
modo corrispondente. Tuttavia, ciò non
dovrebbe servire come giustifi­cazione,
dicendo a senso: "Ho por­tato con me
programmi sessuali più forti e quindi
devo praticare la sessualità. In fondo,
non la posso semplicemente reprimere". E' giusto che essa non dovrebbe
essere re­pressa, poiché ciò che viene
re­presso non è stato elaborato. Dob­
biamo co­munque ripetere che si tratta
di trovare la radice della ses­sualità
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 41
eccessiva, per eliminare questa causa
di base, dalla quale affiora l'energia
corrispondente.
Non dovremmo condannare al­cun
uomo, né il suo modo di pensare e
di agire. Tuttavia, ognuno ha la possibilità di nobi­litarsi passo per passo,
analizzando a poco a po­co il mondo
dei programmi che ha por­tato con sé
ed elaborandolo invece di ingrandirlo,
continuando a prati­carlo fino a perdere
la ca­pacità di soppesare e di trovare la
giusta misura, cioè la propria co­scienza,
e abbandonandosi invece alla vita sessuale, senza preoc­cu­parsi di come si
senta chi viene uti­lizzato a tale scopo
per essere poi eventual­men­te messo
da parte, sia nel ma­trimonio, sia nelle
ami­cizie basate sulla sessualità. Chi ha
una coscien­za rifletterà sempre, chie­
den­­dosi che cosa può causare con una
ses­sualità eccessiva, sia dentro di sé sia
nel suo prossimo, e se il suo modo di
agire è in sintonia con il rispetto per se
stesso e per il pros­simo.
I legami vengono spesso stretti tramite la sessualità. Dal numero di divorzi
esistente oggi si può dedurre se questo
"amore" sia suffi­ciente per fondare una
fami­glia, se questo "amore" resista
anche nell'educazione dei bambini e se
questo "amore" sia in grado di arri­vare
fino ad un'età avanzata.
Chi vuole creare una famiglia
dovrebbe chiedersi: qual è la mia
motivazione? Per essere in grado di
coltivare un buon matrimonio e una
buona famiglia è necessario l'affetto
interiore; l'attrazione basa­ta solo su
una sessualità della quale non si può
fare a meno – che possia­mo chia­­
mare semplice­men­te sesso – non è
certamente una buona base. Un buon
matri­monio ha bisogno di una buona
dose di tolleranza, di compren­sione
reci­pro­ca, di bene­volenza, che è, in
fon­do, il dare e ricevere, che si esprime
poi anche nell'unione fisica.
Esistono quindi molti tipi di amicizia tra un ragazzo ed una ra­gazza.
Se si tratta di una vera ami­cizia, sarà
un collegamento tra due persone che
non è deter­minato dalla sessualità.
Se si tratta di un'amicizia basata sulla
ses­sualità, essa sarà caratterizzata da
ciò che ho elencato. Se è una vera e
pro­fonda amicizia interiore, senza il
desiderio assil­lante di lasciarsi andare
nella ses­sualità, amplian­dola ed inten­
sificandola, ne po­trebbe derivare un
buon matri­monio e quindi una buona
famiglia, se si sa come col­tivarli.
Chi inizia un rapporto di coppia o
un matrimonio e crea una fa­miglia
dovrebbe essere consape­vole della
responsabilità che ciò com­porta. Quante sofferenze e pene in­teriori e anche
esteriori sono causate da matrimoni
iniziati in modo superficiale!
Secondo la Costituzione, il ma­
trimonio e la fa­miglia sono tutelati in
modo par­ticolare dallo Sta­to. Tuttavia,
come sono le cose in real­tà? Il matrimonio e la famiglia vengono tutelati dallo
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 42
Stato – e quale matrimonio? Oggi­quasi
una coppia su tre ricorre al divorzio e
si contrae poi un secon­do, un terzo
e un quarto matri­mo­nio. Si formano
per breve tempo fa­miglie dalle quali
nascono dei figli e, poco dopo, questa
famiglia si divide.
Conosco il seguente caso: una giovane coppia desiderava da molto tempo
un figlio. Il bimbo tanto desiderato da
entrambi è venuto al mondo ed ha ora
un anno e mezzo. Il marito si separa
improv­visamente dalla famiglia e si trova un'amica, con la quale va a vivere. La
madre, con il bimbo di un anno e mezzo
è ora da sola e deve ricor­rere agli aiuti
sociali, poiché il ma­rito non è in grado
di mantenere la propria famiglia e se
stesso, vivendo se­parato.
In questo caso concreto ci si può
chiedere: quale matrimonio o quale
famiglia vengono tutelati dallo Stato
– il primo, il secondo o il ter­zo? In che
modo lo Stato pro­tegge, per esempio,
la madre che vive ora da sola col figlio
piccolo? La via d'uscita per queste
due persone è forse co­stituita dall'assistenza sociale? Se è così, questo
significa per me essere emarginati. Tut-
tavia, il marito vive con la parte del suo
stipendio, che gli spetta per diritto, con
un'amica che con­divide eventual­mente
con lui i propri guadagni. Chi condivide
con la madre sola e con i figli?
Che cosa dice lo Stato in merito? E' in
grado di dire qualcosa? Può introdurre
legalmente diritti a tutela della donna
abbandonata, madre di figli piccoli? Gli
uomini di Stato, i politici, non possono
dire nulla in merito, poiché essi – che
rappre­sentano lo Stato e quindi il popolo – sono forse migliori? Se gettiamo
uno sguardo nella vita privata di alcuni
politici, vediamo che molti hanno già
divor­ziato una o più volte, si sono ri­
sposati due o tre volte o vivono insie­
me a un'amica. Alcuni man­tengono il
matrimonio o la famiglia per salvare
le appa­renze, colti­van­do allo stesso
tempo un rap­­porto con un'altra donna.
Gli uomini di Stato, i politici, non si
devono preoccupare per il lo­ro primo,
secondo o terzo matri­monio conclusicon il divorzio; i loro stipendi sono
in genere così alti, che potrebbero
permettersi un quarto o un quinto
divorzio e ini­ziare eventualmente un
nuovo ma­trimonio.*
* Ho chiesto ad un giurista come si possa
espressamente che "il matrimonio viene
concluso a vita". La Corte Costituzionale
stabilisce inoltre: "I due coniugi possono
tuttavia fallire nel compito di vivere in questa comunità personale per tutta la vita,
sia a causa di disgrazie, sia anche a causa
di problemi di cui devono rispondere o a
causa di al­tro. I matrimoni possono rompersi
senza che le leggi dello Stato siano in grado
conciliare il comportamento dei politici con
la Costituzione. Egli mi ha risposto che il
matrimonio e la famiglia sono valori particolarmente importanti per la Co­stituzione.
La Corte Costituzionale ha stabilito che il
matrimonio debba essere considerato come
una "comunità di vita per principio inscindibile". Il diritto civile prevede addirittura
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 43
I politici costituiscono, quindi, un
esem­pio nell'osservare la Costitu­zione,
che in fondo essi rappre­sentano? Come
può un popolo es­se­re mi­gliore, se gli
uomini di Stato, i politici, sono a volte
peggiori del popolo stesso? Certa­mente
anche le istituzioni ecclesia­stiche
hanno benedetto questi matri­moni;
la chie­sa non ha forse ac­cettato la
promessa di fedeltà fatta dai co­niugi?
Le emi­nenze eccle­siastiche che hanno
benedetto questi matri­moni, testimoniando la loro pro­messa di fedeltà,
invece di richia­mare questi uomini di
Stato all'etica e alla morale, spiegando
loro che, in ba­se ai princìpi cristiani, il
sa­cramento, o rispettivamente la pro­
messa, mantiene la propria validità,
se ne stanno insieme a questi politici
nei ranghi più elevati, "allar­gano i
loro filatteri ed allungano le frange" e
permettendo, in fondo, che coloro che
"siedono ai posti d'onore nei conviti e i
primi posti nelle sinagoghe", incluse le
autorità eccle­siastiche, si compor­tino
di nuovo come 2000 anni fa, quan­do
Gesù definì "ipocriti" gli scribi e i farisei, dicendo: "rasso­migliate a sepolcri
imbiancati; essi all'esterno so­no belli a
vedersi, ma dentro sono pieni di ossa
di morti e di ogni pu­tridume."
L'impegno preso con la chiesa riguardo al matrimonio prevede che si
dovrebbe rimanere fedeli "fino a che
la morte non vi separi". Se gli stes­si
politici, che sono a capo del popolo e
della Costituzione, non si atten­go­no
a questa promessa, chi altri lo do­
vrebbe fare? E' meglio non orientarsi
su nessuno di loro come esem­pio, né
sulle autorità ecclesiastiche, né sugli
uomini di Stato, nemmeno se chiamano il proprio partito "cristiano". Il
ma­trimonio concluso in chiesa diviene
forse una frode? Forse l'insegna­mento
cristiano in merito al ma­trimonio vale
solo per il popolo e non per i politici?
Infatti, le au­torità ecclesiastiche se ne
stanno nei ranghi superiori insieme a
tutti coloro che hanno commesso adul­
terio. Quante volte si parla dell'eti­ca,
che ha come oggetto il com­portamento
morale dell'uomo, os­sia il buon costume? Dov'è ri­masta, dal momento che
nem­meno i politici, né le eminenze
ecclesia­sti­che, si attengono ad essa?
Secondo il dizionario, etica si­gni­
fica "l'insieme delle norme e delle
di mantenerli o di ristabilire la loro unità. La
legge costituzionale che prevede la tutela
del matrimonio non garan­tisce quindi un
matrimonio a vita in modo astratto, bensì
in base all'ideologia vigen­te. In base a ciò,
la Costituzione si basa sull'immagine di un
matrimonio civile e di diritto "segnato dal
mondo", che pre­vede anche che i coniugi
possano di­vorziare ..."
L'"ideologia vigente" viene definita in modo
essenziale anche dai politici re­spon­sabili. Se
essi prendono sempre meno sul serio il valore
fondamentale del matrimonio, indeboliscono
in tal modo la Costituzione che essi rappresentano. Essi sono i rappresentanti di valori
fon­damentali che essi stessi non rispettano.
Hanno quindi una gran parte di re­sponsabilità
per il declino della morale pubblica.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 44
massime del buon costume, basate su
un atteggiamento consa­pevole della
propria responsa­bilità." Sia l'etica di
un popolo, sia quella di una categoria
di persone che eserci­tano la stessa
professione, sia quella delle azioni
del singolo, dovrebbe essere guidata
dall'etica cristiana. Se prendiamo tutto
ciò a senso, o addirittura alla lettera, ci
rendiamo conto che il buon costu­me
non solo sta decadendo, ma che è già
deca­duto.
Cari giovani, ognuno ha il libero
arbitrio di accettare un'etica e una
morale superiori, ossia i princìpi per
un comportamento morale e onesto.
Chi parla di etica cristiana e non si attiene ad essa è il peggior esempio per
i giovani. Se volete con­tribuire a creare
una società etica e morale migliore,
una società con valori più elevati, non
orienta­tevi né sugli uomini di Stato, sui
politici e sul loro comportamento, né
su qualsiasi altra persona, bensì, come
già detto, su Gesù di Nazareth.
Il giovane:
Gabi, potresti ripetere ancora una
volta i passi per sviluppare valori etici
e morali più elevati? Credo che siano
importanti per noi.
Il profeta:
Volentieri, Martin. Rivediamoli ancora una volta.
Come possiamo, allora, svilup­pare
valori etici e morali più elevati passo
per passo?
Ripeto:
Sforzati di ascoltare i tuoi simili e cerca di dare loro una risposta sin­cera. Non
darti tanta impor­tanza nei colloqui. Non
essere una per­so­na che vuole sempre
saperla meglio, ma rifletti, chiedendoti
se sei vera­mente all'altezza della do­
manda e se sei in grado di aiutare e
servire con una risposta.
Mantieni pulito il tuo corpo. Sfor­zati
di portare vestiti puliti e ordinati.
Saluta i tuoi simili con pensieri e parole aperti e sii consapevole che anche
tu desideri essere salutato nello stesso
modo: con un viso chia­ro e aperto.
Quando sei a scuola o al lavoro, non
prenderti gioco dei tuoi inse­gnanti o
delle tue insegnanti o dei tuoi superiori, né dei tuoi compagni o dei tuoi
colleghi. Saresti forse contento se essi
ridessero di te?
Mangia e bevi con buone ma­niere
nella consapevolezza che il cibo e le
bevande che consumi sono un dono
fatto dal Creatore ai Suoi figli umani
tramite la Madre Terra. Trat­ta bene gli
animali, le piante, tutta la natura, ossia
nello stesso modo in cui vorresti essere
trattato anche tu. Infatti, tutte le forme
di vita del­la natura hanno sentimenti
e sensa­zioni, poiché portano in sé la
vita, la facoltà di sentire e per­ce­pire. Sii
consapevole che la Madre Terra ti ha
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 45
donato il tuo corpo fisico. Chi rispetta
se stesso e mantiene pulito il proprio
corpo, apprezza e rispetta anche la
Madre Terra. Non farà volutamente
alcun male né agli animali, né alle
piante. Ri­spetterà anche i minerali e
non li sfrutterà.
Quando incontri una persona non
giudicarla, sia che tu la conosca, sia che
ti sia estranea, poiché la sua condizione
attuale corrisponde al suo attuale livello
di coscienza; è la sua individualità. Ogni
uomo pensa e vive come è al momento;
è la sua immagine personale, che egli
de­termina con i suoi pensieri e con i
suoi desideri e così si presenta a te e ai
suoi simili; si veste anche in modo corrispondente e arreda la propria dimora
allo stesso modo; vive e si comporta in
modo corri­spondente dentro di essa.
Ogni uo­mo è diverso dall'altro. Questa
diversità la definiamo come livello di
coscienza del singolo. Anche tu sei diverso dai tuoi simili. Tu hai il tuo livello
di coscienza, gli altri hanno il loro. Quale
dei due è quello "giusto"? Secondo la
Legge divina, nessuno dei due, poiché
ognuno mette più o meno in mostra le
pro­prie tendenze negative, ossia ciò che
gli è "proprio", ciò che è in lui. Pertanto,
ognuno parla, giudica e condanna solo
in base ai propri errori, divenendo così
il giudice di se stesso. Gesù disse in
merito: "Non giudicate, per non essere
giudicati. Infatti, con il criterio con cui
giudicate sarete giudicati voi stessi; e
con il metro con cui misurate, sarete
mi­surati voi stessi".
Non inviare ai tuoi simili pen­sieri
carichi di odio e di invidia, poiché
nemmeno tu vuoi che gli altri lo facciano con te.
Lascia la libertà ai tuoi simili. Non
costringerli a fare ciò che vor­resti o che
potresti fare tu stesso.
Aiuta il tuo prossimo, quando riconosci che ha bisogno di aiuto e ti
chiede di farlo. Tuttavia non metterti
in mostra per questo. Fallo con umiltà
e non pretendere da lui nemmeno un
ringraziamento.
Non entrare nel tempio, nella sfera
personale del tuo prossimo, cercando
di cambiarlo come tu credi che sa­rebbe
bene per lui. Cambia tu te stesso e impara a rispettare la tua vita; in tal modo
avrai anche ri­spetto per i tuoi simili.
Quando conosci un ragazzo o una
ragazza, chiediti per quale sco­po. E'
forse la sessualità, per sod­disfare i tuoi
desideri assillanti? Allora chiediti come
ti sen­tiresti se tu venissi usato per lo
stesso scopo.
Un buon amico, una buona ami­ca,
sono persone che non preten­dono
nulla per se stesse, ma danno invece
ciò che si aspettano per sé. Questi sono
gli amici di cui ti puoi fidare. Tuttavia
tu stesso devi dive­nire un tale amico,
una tale amica. Le amicizie basate sulla
sessualità, senza il rispetto recipro­co,
possono dare origine a un breve rap-
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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porto, ma mai a un buon matrimonio
duraturo.
Per un buon rapporto di coppia o per
un matrimonio duraturo è necessario di
più. Chiediti conti­nua­­mente su che cosa
è basata la tua amicizia: sulla sessualità
oppu­re sul valore etico del rispetto reci­
proco? Per un buon rapporto di coppia
è necessaria la fedeltà. Sei veramente in
grado di essere fedele al tuo prossimo?
Dirai "Non lo so, poiché non posso dire
oggi che cosa mi capiterà domani".
Da numerosi colloqui avuti con co­
niugi ti posso dire: se non perdi mai il
rispetto di te stesso e anche il tuo partner si comporta nello stesso modo, sai
già oggi come ti com­porterai domani,
qualsiasi cosa si presenti. Per un buon
rapporto di coppia e un matrimonio è
quindi necessaria la vera fedeltà. Da
questa autentica fedeltà dovrebbe
svilupparsi l'amore più elevato, ossia
l'amore reciproco e non l'amore egoistico che si serve del prossimo come di
un oggetto, per darsi importanza, per
mettersi in mostra, per i propri desideri,
per comodità e così via. L'amore elevato
è la gioia nel vede­re il compagno o la
compagna che, gra­zie al rispetto per se
stessi, non si lasceranno mai andare, né
per quanto riguarda l'aspetto fisico, né
nel vestire, né nei colloqui che tengono
insieme, né in società.
Abbiamo sentito che ognuno ha una
propria immagine, che corri­sponde al
proprio livello di co­scienza. Se questa
immagine assu­me un aspetto curato,
ordinato e piacevole – e se entrambi i
partner lo fanno – essa può diventare
un'im­magine amata; entrambi vedono
volentieri l'altro, gli vogliono bene e
desiderano essere con lui. Da ciò derivano la fedeltà e l'amore.
La base per un buon matrimonio
è sempre l'affetto, dal quale deriva il
collegamento e non il legame.
Un buon collegamento nel ma­
trimonio si manifesta anche nel fatto
di poter parlare insieme di ogni cosa e
di organizzare insieme la vita nel matrimonio e in famiglia. In tal modo si
può anche parlare ad altri del proprio
matrimonio e della famiglia, dato che
non esistono segreti, non c'è nulla che
separi o leghi, non esiste nulla che gli
altri non possano sapere. In un buon
ma­trimonio regna la libertà; e la li­bertà
può nascere solamente dalla fedeltà,
grazie alla quale ognuno può fidarsi
dell'altro; è un rapporto costante, che
non è stato ottenuto e non viene mantenuto con la sessualità, ma nel quale
si aspira insieme a raggiungere i valori
su­periori che ci sono stati insegnati da
Gesù e che Egli ha vissuto come esempio per noi. Da ciò deriva, tra l'altro,
uno scambio positivo in buoni colloqui,
nell'essere l'uno con l'altra e per gli altri;
i due partner immettono nella comunità i valori interiori che portano in sé, che
sono sempre caratterizzati dall'al­trui­
smo, sono cioè disinte­ressati; per­tanto,
essi si impegnano in mo­do attivo, non
solo in famiglia, nella comunità di vita
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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o nel proprio am­biente, ma anche nel
grande Tut­to per il bene di tutti. Essi
conducono una vita che porta frutti,
che li appaga e li rende felici. Anche
se si uniscono fisicamente, ciò non è
determinante, perché non usano il
rapporto fisico per trattenere e legare
il partner, per rilassarsi o per altri scopi.
Un tale matrimonio è aperto per una
grande famiglia, nel­la quale vivono ed
operano in­sieme persone dagli stessi
intenti, come in cielo, così in terra.
Voi giovani tenete presente che
entrambi, sia l'uomo che la donna,
hanno un livello di coscienza di­verso.
Ogni livello di coscienza, an­che i valori
etici e morali più ele­vati, ossia i princìpi
della nostra vita, si esprimono sempre
in im­magini.
In molti colloqui ho fatto l'espe­
rienza che non è bene vivere il matrimonio in uno spazio molto ristretto.
Sarebbe molto meglio – se fosse
possibile – che ogni partner avesse il
proprio regno, ossia la pro­pria stanza
o diverse stanze, che può arredare in
modo personale. Se possibile, ognuno
do­vrebbe anche avere un proprio ba­
gno. Se vengono al mondo dei bambini,
sarebbe bene che anch'es­si avessero
il proprio piccolo regno. Ognuno di
noi – anche i bambini – ha una propria immagine indivi­duale, co­stituita
dal proprio modo di sentire, pensare,
parlare, agire e volere. Por­tiamo questa
nostra immagine individuale anche nel
no­stro appar­ta­mento, dandogli forma,
ossia dandogli un'impronta.
La donna, quale principio fem­minile
della creazione, ha per sua natura
un'immagine di com­­portamento, abbigliamento e arre­damento diversa
da quella dell'uo­mo. La donna, la
madre che, in base alle proprie qualità, si dedica in genere maggiormente
all'arredamento della casa o si intrat­
tiene nell'appartamento più spesso e
più a lungo, per esempio, del ma­rito
che lavora fuori, arrederà le stanze,
l'appartamento, in base all'im­magine
della propria coscien­za. Per quanto un
rapporto di cop­pia o un ma­tri­monio
possa es­sere buono, se la mo­glie crea
la propria immagine nell'apparta­men­to
e il marito, ve­nendo a casa, immette la
propria immagine in quella della donna, appoggiando una certa cosa in un
determinato posto oppure spostan­do
qual­cosa, che non corri­sponde quin­di
più all'imma­gine della donna, tutto ciò
costituisce sempre "una pic­cola ferita"
per la donna. Que­sti eve­nti, che presi
singolar­mente sono insigni­ficanti, nel
corso del tempo possono essere causa
di dissidi e in seguito di gravi litigi. In tal
caso l'uno rifiuta l'altro e si può eventualmente arri­vare ad una separazione.
Ciò può essere evitato se ognuno
ha il proprio regno, nel quale si può
esprimere individualmente. Chi ha
rispetto per se stesso rispetterà an­che
il regno dell'altro.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 48
Se l'uomo e la donna hanno svi­
luppato prima i valori etici e morali
più piccoli e in seguito quelli più elevati, come per esempio la fe­del­tà e un
amore più elevato, che por­tano l'uomo
ad amare l'imma­gine di sua moglie e
la donna quella del marito, entrambi
hanno gioia reciproca, poiché il loro
com­por­ta­mento è dettato da norme
eti­­che e morali ad alto livello. Da ciò
risul­ta anche il senso di respon­sabilità
per i figli. Chi coltiva questa consa­
pevolezza di un'etica e di una mora­le
superiori non porta respon­sabi­lità solo
per la piccola famiglia, ma è un buon
respon­sabile anche nel campo del lavoro e ci si può fi­dare di lui. Tali persone
non si iso­lano dalla società; hanno veri
ami­ci e col­­tivano queste amicizie. Sono
per­sone competenti che por­­tano nella
società una consape­volezza basata su
valori interiori che la so­cietà odierna
non conosce più.
Coloro che hanno valori e ideali
elevati non diranno mai: "Mia mo­glie
è invecchiata o mio marito è invecchiato e quindi mi cerco un partner più
giovane". Chi ha l'im­pronta di norme
etiche e morali elevate trova una nuova
conquista in ogni stagione della vita.
Dipende solo da come si sfruttano le
stagioni della vita. Nell'autunno della
nostra vita possiamo con­qui­stare tante
cose positive, come un tempo nell'estate della nostra esi­stenza. Dipende
solo da come sfrut­ti amo le giornate,
da ciò che faccia­mo con le stagioni
della nostra vita. Chi ha rispetto di se
stesso non rim­piange né la primavera,
né l'estate della vita, poiché ha vissuto
in mo­do appagato tutte e due le fasi di
vita. Le persone che hanno questi valori
mantengono la fedeltà.
Se gli uomini di Stato fossero di buon
esempio in questo senso, i gio­vani ne
potrebbero trarre van­taggio. Lo Stato
non avrebbe più bi­sogno di esigere la
tutela dei matrimoni e delle famiglie,
ma gli uomini di Stato saprebbero in che
modo i matrimoni e le famiglie possono divenire stabili e come potrebbero
essere tutelati in tutti i campi della vita.
Il giovane:
Gabi, ciò che hai detto in merito alle
amicizie, ai rapporti di coppia, matrimoni, famiglie e sesso mi sem­bra estremamente importante, per non ingannare
se stessi. Per fortuna c'è qualcuno che
può dire a noi gio­vani come vanno le
cose e cosa conta veramente.
A questo punto potrei porti la domanda di un altro giovane:
Padre – madre – figli – per tutta la
vita? Devo proprio farlo?
Il profeta:
Una buona famiglia intatta non è
davvero una prigione a vita, come mi
sembra di capire che pensi. Il tipo di
famiglia che si trova in ge­nere nella
nostra società non è la famiglia che intendo io. I rapporti familiari dovrebbero
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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essere un col­legamento, nel senso che
i ge­nitori mantengono la fedeltà. Co­me
ho già detto, dove esiste il col­le­ga­mento
grazie alla fedeltà, c'è anche la libertà.
Se ognuno ha la pro­pria libertà, perché
è sicuro dell'al­tro, può esserci anche
una buona comunicazione sincera che
colle­ga, da cui deriva l'aiuto reci­proco.
In tal caso, un partner non si aspetterà
e non pretenderà sempre qualcosa
dall'altro, nem­me­no per quanto riguar­
da una sessualità ec­cessiva per rilassarsi
e soddisfarsi con il corpo del partner.
Anche i figli che nasco­no da un tale
ma­tri­monio verranno educati nello
stes­so modo in cui vivono i partner.
Se i figli rea­lizzano i criteri dei genitori
op­pure no, questo dipende da loro,
poiché non sappiamo quali ten­denze
essi portano con sé.
Essere liberi non significa la­sciare
la libertà all'altro affinché ab­bia altri
rapporti di coppia, oppu­re permettersi cosid­dette "scappa­telle" o altro.
Libertà si­gnifica rispet­to dell'altro e
di se stesso.
Se i figli vengono educati in que­
sto spirito, hanno una buona ba­­se di
partenza per la propria vita. Di­pen­de
poi da loro se sfrutteranno que­sta
possibilità. Proprio i bam­bini piccoli
vogliono genitori che si comprendano, che siano disponi­bili per loro, che
diano loro prote­zione e una casa nella
quale sentano di essere rispettati e,
cosa determi­nante, dove ricevano da
mangiare e da bere. Anche i figli più
grandi – se lo desiderano – andranno
volentieri dai genitori, poiché la loro
casa rimane un luogo in cui si sentono
a casa, ma non diviene la dimora in
cui trastullarsi spesso fino ad età avanzata. Nella natura è come do­vrebbe
essere nelle nostre fami­glie. Quando
gli uccellini sono in grado di volare, si
costruiscono il proprio nido. Quando
i nostri figli sono in grado di vivere da
soli, dovrebbero prendere in mano in
modo re­sponsabile la propria vita, ciò
che hanno portato con sé per questa
esistenza terrena. Se hanno un buon
fondamento, per esempio nella casa
dei genitori, e una buona prepa­razione
professionale, an­dran­no a trovare volentieri i geni­tori per parlare con loro,
ma non per essere un peso per loro in
età avanzata.
Dipende quindi totalmente da ciò su
cui due persone basano il proprio matrimonio: sulla vera fedeltà oppure sul
cosiddetto "amore", che trova spesso
la propria espressione in un'accentuata
vita sessuale. Se due persone basano il
proprio matrimonio sulla fedeltà, sulla
comprensione e sulla libertà, allora
il cosiddetto "per tutta la vita" non
comporta una prigionia, ma una vita
in comune – che è anche a favore dei
propri simili, di una società etica e morale o addirittura di un grande gruppo
di famiglie, nel quale diverse famiglie
operano insieme per la comunità e per
una buona società.
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 50
Il giovane:
Un'altra domanda: quali mete mi
potrei porre in un'amicizia, senza farmi
influenzare dall'ester­no, dai film, dalla
pubblicità, da opinioni?
Il profeta:
I contenuti e le mete per una buona
amicizia possono scaturire solo dal
mondo dei nostri senti­menti e dei nostri pensieri, se ci chiediamo: che cosa
collego con la parola "amicizia"? I film,
la pub­blicità, le opinioni ci possono dare
impulsi che spesso non vanno in senso
positivo, poiché, quando l'ami­cizia degenera nella sessualità, non esiste più
quel collegamento che valorizza un'amicizia, bensì un legame all'oggetto dei
pro­pri desideri. Ognuno ha la libertà di
"imbastire" da sé la propria vita: l'ago e
il filo per farlo sono costituiti da ciò che
noi facciamo con i nostri sentimenti e
con i nostri pensieri. Questo è ciò che
noi siamo.
Il giovane:
Sesso prima del matrimonio – che
cosa ne pensi?
Il profeta:
E' una domanda delicata, alla quale
non voglio rispondere né con un no,
né con un sì, dato che so che esiste la
reincarnazione e, quindi, che abbiamo
molte vite alle nostre spalle. E' possibile
che in una di queste vite ci siamo caricati di cosiddetti programmi di desideri
che entrano anche nella nostra anima.
Se l'anima non ha sistemato questi
programmi totalmente umani, dopo la
morte del corpo essa li port­erà con sé
nelle sfere di sostanza sottile del­l'aldilà.
Essa porterà poi con sé nelle successive
incarnazioni ciò che non ha sistemato
nell'aldilà.
Se il programma di desideri è
particolarmente attivo nella costel­
lazione planetaria che ha condotto
l'anima ad incarnarsi, il giovane, nel
quale ribollono e fermentano questi
programmi, potrà difficil­mente porre
freno agli ormoni at­ti vi che lo spingono.
Dipende an­cora una volta da come ci
com­por­tiamo nei confronti di questa
spin­ta, ossia se la lasciamo fluire attra­
verso i ner­vi negli ormoni sessuali, per
praticare poi l'atto sessuale con un
qualsiasi partner, oppure se il giovane
elabora la sessualità. Come già detto,
egli la elabora nella mente, valutando
che cosa gli porta il fatto di cercarsi un
oggetto per i propri desideri sessuali e
chiedendosi se è questa la linea etica
e morale di vita che desidera seguire
o se non vuole invece staccarsi a poco
a poco da questi desideri sessuali assillanti. Molte volte avviene che, dopo
aver iniziato un'amicizia, l'uno si aspetta
la soddisfazione sessuale dall'al­tro, il
giovane dalla ragazza e la ragazza dal
giovane. Ognuno do­vrebbe quindi chiedersi: Dove ci porta tutto ciò? Che cosa
vogliamo otte­nere in questo modo?
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 51
Vogliamo solo sod­disfarci a vicenda
oppure vogliamo fondare un rapporto
di cop­pia o un matrimonio? Inoltre:
esso potrà essere duraturo se è basato sulla sessualità, o non do­vrem­mo
renderci conto entram­bi che esiste un
altro tipo di amicizia, ossia un'amicizia
aperta, che po­trebbe li­berarci da questa passione sessuale? Da ciò potrebbe
svilup­parsi un collega­mento costante,
nel quale ognuno ha rispetto per se
stesso e per l'altro.
In generale si può dire che, in tutto
ciò che facciamo, ciò che conta è come
lo facciamo. Ciò vale per tutti i campi
della vita, anche per i rapporti fisici.
Credo che chi legge attentamen­te
questo libretto dal titolo "Il giovane
e il profeta" potrà certa­mente trarne
ulteriori aspetti sui quali, se lo desidera,
si potrà orien­tare.
Il dinamismo dei giovani si manifesta
in diverse attività, anche nello sport
e in hobby di diverso tipo. Proprio i
giovani, che si tro­vano nel periodo
burrascoso della loro vita, potrebbero
crearsi un'ami­­­cizia sincera e basata sulla
fiducia tramite lo sport; questo anche
con l'altro sesso, poiché lo sport o gli
hobby orientano spesso gli inte­ressi su
altre cose e, in tal modo, il "divertimento" sessuale passa in secondo piano.
Tuttavia, un giovane non do­vrebbe
reprimere con lo sport o con i propri
hobby i pensieri e i desideri sessuali,
ma analizzare quale potrebbe essere la
radice della propria spinta sessuale. E'
anche importante che il giovane rifletta
sulla sua vita futura, sia ri­guardo al
campo professionale, sia a quello della
famiglia, sia su una vera amicizia, sia
sulla società. Se ha una buona cerchia
di amici con cui parlare, per esprimere
con loro ciò che lo occupa, potrà certa­
mente smantellare anche in tal modo
alcuni desideri sessuali.
Il giovane:
Gettando uno sguardo sul foglio
dei miei appunti mi rendo conto che
la pros­sima domanda affronta un tema
completamente diverso.
Dopo aver raggiunto l'apice della
società del benessere, vivia­mo ora in
un periodo molto dif
­fi cile: disoccu­
pazione, inquina­mento ambientale,
guerre, malat­ti e, cancro, manipola­
zione genetica, corru­zione nel campo
della po­litica ecc. Ci si sente completa­
mente im­potenti. Quale potrebbe
essere la via d'uscita?
Il profeta:
Noi uomini chiediamo sempre quale
sia la via per uscire da si­tuazioni difficili. Spesso ci siamo abituati a dare la
colpa agli altri, ad accusarli di essere
incapaci,di aver fallito e così via. Tuttavia, fino a che puntiamo il dito sugli altri,
tut­to resterà così com'è. Le ondate di
di­soccupazione, inquinamento, guerre,
malattie, manipolazione, clonazione e
corruzione continue­ranno il loro corso,
con alti e bassi. Prima si sente una spin-
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 52
ta di miglioramento, poi le situazioni
volgono di nuovo al peggio. Chi o che
cosa do­vrebbe cambiare, perché la
spinta positiva possa restare co­stante?
De­vono forse cambiare solo coloro
ai quali attribuiamo la re­spon­sabilità
per questa miseria? O non dovreb­be
forse prendersi ognuno il com­pito di
divenire diverso da come sono gli altri
al mo­mento, svi­lup­pando norme etiche
e morali più elevate?
I giovani potrebbero aspirare a
ottenere un'adeguata istruzione e
una buona formazione professionale,
che ognuno dovrebbe arricchire con
buone qualità, nella consapevolezza
di apportare il proprio contributo nella società, non per arrampicarsi sulla
scala del successo facendosi largo con
i gomiti, bensì mettendo le propria
capacità al servizio del pros­simo e del
vero bene comune, ossia per il bene per
tutti. Una persona che ha valori etici
e morali elevati non entrerà mai nel
giro della corru­zione, ma guada­gnerà i
propri soldi eserci­tando bene il proprio
lavoro. Sarà anche a favore della natura
e rispetterà la vita degli animali, delle
piante e dei minerali, riconoscendo che
pro­prio gli animali hanno sensa­zioni
molto sottili e percepi­scono spesso
molto di più rispetto all'uo­mo gros­
solano. Una persona con valori etici
elevati sa che le guerre non avven­gono
per caso, ma che rap­presentano di fatto un proble­ma di intere ge­nerazioni.
Infatti, chi crede nella reincarna­zione
sa che sui campi di battaglia vengono
per­petrate car­neficine che for­mano,
a loro volta, un magnete per coloro
che non hanno trasfor­mato la propria
in­clinazione belli­cosa in un atteggiamento pacifico. Combat­tere la guerra
con la guerra significa ini­ziare prima o
poi una nuova guerra. Ciò non ri­guarda
solo un deter­minato paese, ma anche
il singolo.
Le malattie non si presentano per
caso. Esse derivano dalla "riserva"
di comportamenti errati, debolezze,
errori, ossia aspetti del peccato che
l'uomo ha portato con sé da incarnazioni precedenti e che non smantella
in questa esistenza terrena, ma che
invece nutre con pensieri, desideri ed
azioni, atti­rando su di sé in tal modo la
pro­pria sorte, che può essere costi­tuita
da malattie, pene, sofferenze e molte
altre cose.
Molti uomini non sono quindi incantatori di serpenti, ma nutrono invece
il serpente del destino. In­grandiamo il
nostro destino conti­nuando a nutrirlo
con lo stesso cibo, che è costituito dai
nostri sentimenti, dai nostri pen­sieri,
dalle nostre parole ed azioni. Tutto
ciò che è snaturato, ogni forma di
dege­nera­zione, come l'inqui­namento
ambien­tale, la manipola­zione genetica,
la clona­zione, la corru­zione e molte
altre cose deri­vano dal mondo di desideri che noi stessi abbiamo immesso.
Oppure, Martin, credi che proven­gano
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 53
da Dio? Non esiste il caso, e quindi nem­
meno una di­soccupa­zione "ca­suale".
Dobbiamo sempre chie­derci: che cosa
si trova alla base per ognuno? Non si
può imputare tutto sem­plicemente
agli impren­ditori o ai politici, che in
fondo han­no ricevuto i voti da molti
disoc­cupati, i quali sono rimasti per
molto tempo a guardare ciò che avviene
nell'eco­nomia e nella politica e in che
modo viene affrontata la re­spon­sabilità
in questi campi.
Il singolo può liberarsi da questo
conglomerato di ego puro solo se si
unisce ad altre persone dagli stessi
intenti, non per ripagare con la stessa
arma o con la stessa moneta, ma per
ricorrere al Discorso della Montagna,
comprendendo il signi­fi­cato della vita.
Proprio nel Di­scorso della Montagna
ritrovia­mo le indicazioni per realizzare
un sistema economico duraturo, che
può tuttavia essere attuato sola­mente
da una società con valori etici e morali
superiori.
Per questo l'uomo dovrebbe iniziare
a impegnarsi per svilup­pare valori morali più elevati e questo è un compito
che riguarda soprattutto i giovani.
Il giovane:
I giovani hanno quindi la pos­sibilità
di creare un mondo mi­gliore!
Gabi, in realtà mi sembra che non
sia poi così complicato. Si tratta in
fondo, sempre, di non puntare il dito
sui propri simili, ma di battersi il petto,
chie­dendosi: cosa voglio fare e come
mi voglio comportare?
Ora mi è veramente chiaro quan­to
sia importante il Discorso della Montagna per tutto lo sviluppo dell'umanità,
poiché dagli insegna­menti del Discorso
della Montagna, derivano, come hai
detto, i princìpi etici e morali per una
società più elevata. Là dove si vive e si
lavora in base al Discorso della Montagna, può nascere anche un sistema
eco­nomico ben fun­zionante. Esiste già
un gruppo di persone che ci stanno
provando.
Il Discorso della Montagna non parla
di arti marziali che mirano all'autodifesa. Ciònono­stante, vor­rei porti una
domanda per me e per molti miei amici:
Un'arte marziale, nella quale si im­
para a difendersi, è contro il Di­scorso
della Montagna?
Per aspirare a princìpi etici e morali
superiori, mi chiedo inol­tre: ci si può
difendere oppure si devono porgere
entrambe le guan­ce?
Il profeta:
L'arte marziale, nella quale ognuno
impara a difendersi, è una cosa delicata.
Credi che la forza si trovi solo nei muscoli e nella tattica di combattimento,
ossia di mo­vimento?
Chi si orienta sempre più sui Co­
mandamenti di Dio e sul Di­scorso della
Montagna sa che nulla ci colpisce per
caso. Porgere en­trambe le guance non
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 54
significa ac­cettare semplicemente i
colpi, poi­ché an­che Gesù disse a senso
al soldato che lo colpì: "Se ciò che ho
detto non era giusto, dimostra­me­lo;
ma se era giusto, perché mi col­pisci?"
Gesù non si è difeso con le armi
o con un determinato tipo di com­
battimento. Egli ha usato la parola.
Potremmo obiettare che non è servita a
niente, perché è morto ugualmente in
croce. Non sap­piamo, però, se questa
parola non sia servita a colui al quale
era rivolta. La Sua morte in croce non
fu voluta solo da un singolo, ma dalla
massa del po­polo in subbuglio. La via
crucis e la crocifissione di Gesù sono
stati e sono i peccati di co­loro che a quel
tempo non Lo hanno compreso e che
non Lo compren­dono nemme­no oggi.
Gesù soffrì quale inno­cente, per portare ai col­pevoli la scintilla della libertà,
ossia la scintilla redentrice. Noi tutti
non siamo senza peccato. Per questo
non dovremmo scagliare la pietra sul
nostro pros­simo, ma armarci della forza
dello Spirito eterno ed affidarci con
fiducia a Colui che è l'unico in grado di
proteggerci: il Cristo in noi, poiché Egli
sa che cos'è bene per la nostra anima.
Se voi giovani apprendete una tecnica di combattimento e siete in cammino
verso valori etici e morali più elevati,
cercate di non usarla per distruggere
il "nemico", ma af­frontatelo da un lato
con la forza della parola e dall'altro con
un corpo ben allenato – non per fargli
del male, ma per fermarlo, anche se
fosse solo con una mossa che non lo
ferisce, né gli causa sofferenza. Te­nere
ferme le mani o fermare il corpo non
significa tagliare l'orec­chio con la spada,
come fece Pietro ad un soldato.
Da ciò vediamo che, in base alla Legge di Dio, non esiste alcun di­vieto, bensì
l'aiuto per riconosce­re dove ci portano
i no­stri sforzi che vanno nella dire­zione
del peccato e i salti mortali del no­
stro ego. Perciò non diciamo: "Non
farlo", bensì "Chiediti, che cosa
vuoi ottenere e che cosa ti por­terebbe vera­mente per la tua futura
vita terre­na". Lo Spirito di Dio ci
ha dato Comandamenti e non divieti.
Il giovane:
Gabi, le giornate sarebbero così
belle se noi uomini le sfruttassimo per
vivere secondo i Comandamen­ti di Dio e
per mantenere la pace tra noi. Mi rendo
conto io stesso che ci sono giorni che
scorrono in modo armonioso; ma poi
nei miei pen­sieri si presenta qualcosa
di distruttivo e poco buono.
Se il mio sguardo si rivolge verso le
cose belle su questa terra, verso le piante, gli animali, gli alberi ed anche verso
le cose pia­cevoli, come il sole, l'aria
fresca, allora molte volte mi chiedo: da
dove viene tutto ciò? Ci è stato donato
per aiutarci a superare in una certa misura la scuola di vita terrena, che a volte
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 55
può essere do­lorosa? La natura è così
bella e pacifica in se stessa. E' grave che
noi uomini la distrug­giamo in grande
misura. Ciò che mi spa­venta ancora
di più è quando riconosco dentro di
me tendenze mal­vage e distruttive.
Da dove ven­gono?
Il profeta:
Hai sensazioni molto sottili, se
racconti che nella nostra vita ci sono
giornate belle e poi, di tanto in tanto,
giorni meno belli. Nella nostra vita ci
sono alti e bassi che si susseguono come
il movi­mento delle onde. L'ondata che
ci porta in alto in una deter­minata
giornata ci fa rico­noscere che la nostra
esisten­za ter­rena è bella e costante,
se combat­ti amo le nostre tendenze
negative quando ci troviamo nel punto
più basso dell'onda o, come le hai chia­
mate tu, le nostre ten­denze di­struttive;
e ciò senza com­battere con­tro il nostro
pros­simo, ma chiedendoci: da dove
vengono questi livelli bassi delle onde?
Superficialmente si potrebbe dire
che si trovano nei geni, in una persona in modo più marcato, in un'altra
meno. Analizzando più profondamente
questa affermazio­ne, ci si dovrebbe
chiedere: chi li ha immesse nei geni?
Se ritornassimo indietro fino all'inizio
della storia dell'umanità, ci si presenterebbe sempre la domanda: chi ha
im­messo nei geni gli aspetti distruttivi,
malvagi? In questa analisi – che non
dovremmo concludere dicendo che
si tratta dei misteri di Dio, poiché Dio
non ha segreti, ma siamo noi che glieli
abbiamo attribuiti – ritroveremmo la
reincarnazione, ossia ciò che abbiamo
causato nelle incarnazioni precedenti
e che non abbiamo elaborato in veste umana oppure come anime nelle
sfere di purificazione. Ciò che non
è st­ato sistemato, ossia le tendenze
di­struttive, avide di potere, negati­ve e malvage che abbiamo portato con noi e che caratterizzano anche i
geni del nostro nuovo corpo, pos­sono
divenire attive in parte o totalmente in
questa vita terrena.
Pertanto, chi percepisce in mo­do
sensibile scopre se stesso.
Proprio la primavera, con le piante
che germogliano, gli alberi che fioriscono e gli animali che sono più vivaci,
con i raggi del sole che ci riscaldano e
l'aria fresca, ci fa sentire più da vicino
la vita. Immagina come sarebbe la terra
se fos­se spoglia e sassosa, come un
deserto, senza i meravigliosi ru­scelli
e le cascate, senza i mari, i fiumi e i
laghi, senza le piante, gli animali e gli
alberi – come sarebbe la vita? Anche
gli uomini sarebbero spogli e duri
come il pianeta. Tuttavia non è così; o
non si do­vrebbe forse dire che non è
a n c o r a così? Molte per­sone non
hanno infatti una coscienza spo­glia e
dura, simile a un deserto desolato?
Molti pensano solo a distruggere ciò
che è bello, ciò che Dio ha donato ai
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
Pagina 56
Suoi figli umani: la terra mera­vigliosa
con tutte le sue forme di vita, che è ve­ra­
mente uno zaffiro nel cosmo materiale.
La bellezza della terra fa parte della
nostra vita. Tuttavia, se non siamo in
grado di vivere, distruggiamo tutto ciò
che si trova sulla terra e dentro di essa
e, alla fine, noi stessi. L'uma­nità si trova
su questa strada. Essa sta stermi­nando
se stessa, poiché inquina e distrugge
tutto, incluso il mantello protettivo
della terra, ossia l'atmo­sfera.
Se credessimo veramente in Dio e
non ci limitassimo a dire che cre­diamo
in Lui, ci renderemmo conto che Dio
ha donato a noi, che siamo i Suoi figli
umani, un meraviglioso zaffiro, ossia
la terra, per farci rico­noscere in ogni
particolare il Suo amore e il Suo sacro
operato, nella consapevolezza che noi
non siamo solamente eredi di questa
mera­vigliosa Terra, con tutto ciò che
vi­ve su di essa e dentro di essa, ma
anche gli eredi dell'eterna Patria, che
è infinitamente più bella dello zaffiro,
ossia della Terra, con le sue piante,
gli animali, gli alberi, l'aria, le acque
e gli astri. Senza tutto ciò l'uomo non
potrebbe vivere. Se noi rico­noscessimo
che una luce molto più grande, ossia il
Cristo nella nostra anima, ci conduce al
di là della nostra morte fisica, nella luce
eter­na, nella fonte assoluta del­l'eter­no
Essere, non ci limiteremmo a dire che
crediamo in Dio, ma faremmo anche
ciò che Dio vuole.
Chi fa per una volta lo sforzo di
analizzare qual è la volontà di Dio,
impara a riconoscere la vera vita nel
profondo delle parole del Discorso
della Montagna; riconosce anche che
il Discorso della Mon­tagna racchiude in
sé il "miracolo economico", che non può
essere fermato né distrutto, che non
contempla la disoccu­pazione, ma è la
base stessa dell'unità e dell'evo­luzio­ne
nelle famiglie, nella vita insieme, nella
società, nell'eco­no­mia.
Ciò che ho appena definito "mi­racolo economico" è un sistema economico secondo il cristiane­simo delle origini che si basa, in breve, sulla realizzazione dei prin­cìpi del Discorso della
Mon­tagna di Gesù; ciò consiste nel non
aspirare solamente a ottenere i pro­pri
vantaggi, lavorando con la forza dell'ego
individuale.
Tu, Martin, e voi giovani, siete, come
dice la parola stessa, giovani. Se volete,
prendetevi il tempo per esaminare il
Discorso della Mon­tagna in profondità
delle sue pa­role, senza leggere soltanto
la let­tera; riconoscerete che proprio il
Discorso della Montagna è un'istru­
zione pratica per una vita più elevata
su questa Terra.
Molte persone, e soprattutto le
eminenze dell'istituzione eccle­siastica,
definiscono il Discorso della Montagna
come un'utopia, come un modo di
vivere non adatto a questa terra. Se
lo esaminiamo in profondità, ci accor-
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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giamo che esso è per la Terra; tuttavia
non per la società odierna, ossia non
per que­sto mondo assetato di potere,
con il suo desiderio di combattere, con
lo sfruttamento, con i ricchi insaziabili e
i più miseri tra i poveri. Il Discorso della
Montagna ci indica in ogni dettaglio
ciò che anche il nostro Sta­to postula
nella Costi­tuzione. Se lo Stato avesse
rispettato la propria Co­stituzione, il
nostro Paese si sa­rebbe avvicinato di
alcuni passi al Di­scorso della Montagna.
G
Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10
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