IL TORCIONE IL TORCIONE Periodico di cultura e vita scolastica a cura dell’IPSSAR “Rossi-Doria” di Avellino, a.s. 2007/2008 Dovremmo chiamarti “dirigente scolastico”. Perdonaci, ma ci piace dire “preside”. Anzi, per tutti noi sei “IL” preside del “Rossi-Doria”: una scuola che dal nulla, nel volgere di pochi anni, si è imposta come punto di eccellenza dell’istruzione professionale ed elemento propulsivo per il territorio irpino. Una scuola ricca di “humanitas” e saperi. Se ciò è stato, lo dobbiamo molto al tuo impegno: come il tuo maestro di studi e di vita, non hai esitato a “sporcarti le scarpe” per garantire dignità e lustro al tuo mondo. …… Sempre con noi!!! Il Torcione e la scuola tutta GRAZIE DI CUORE O R CI O 2 NE IL T Il nostro dirigente ci lascia! È difficile il solo pensarlo! Intanto, dire “dirigente” mi fa venire alla mente una persona chiusa nel suo ufficio dietro una grossa scrivania, con computer, telefoni, ed una cara assistente all’ingresso che ci annuncia. Il nostro preside ( si, lo dico all’antica!) è stato ben altro. La porta del suo ufficio è stata sempre aperta per ogni problema. E poi, quando entra all’improvviso nei laboratori di cucina, mostra con orgoglio ai suoi ospiti il frutto del nostro lavoro, soffermandosi a discutere con noi docenti e con gli alunni. E allora, come non ricordare quel lontano 10 ottobre 1990, quando cominciò la vita del nostro istituto? In sette lunghi anni, per traghettarlo verso l’autonomia, abbiamo vissuto momenti davvero difficili e pieni di sacrifici. Si viveva giorno per giorno, dovendo inventare dal nulla attività didattiche da proporre agli alunni pionieri, mentre si assisteva a continui cambi di direttori e gli insegnanti andavano e venivano come alla fermata di un bus. Ma un gruppo (io tra questi) resistette: venne l’autonomia e, con essa, l’agognata presidenza. All’inizio sembrava che non ci comprendessimo: nei collegi e nei vari incontri ci trovavamo spesso su posizioni diverse. Poi voltammo pagina e imboccammo la strada giusta. Ci unì la voglia di crescere e creare un istituto modello, con laboratori d’avanguardia; una scuola da imporre con orgoglio all’attenzione dell’opinione pubblica. Il preside si innamorò di questo progetto, ne fu entusiasta e anzi cominciò a sollecitarci di continuo affinché tutto procedesse nel verso giusto. Si voltava pagina e realizzammo finalmente il cuore pulsante dell’istituto: laboratori settoriali (di cucina, bar, scienze della terra), sale d’informatica, front office. Abbiamo realizzato anche un laboratorio di pizzeria. Quando, poi, il preside si impegnò ad intitolare l’istituto a Manlio Rossi-Doria, capimmo che non sarebbe più andato via. E oggi… ci lascia! Ci mancheranno quelle riunioni informali ed appassionate tenute nel ristorante oppure nei corridoi, sempre alla ricerca di ulteriori spazi per le nostre attività (“abbattiamo quella parete, chiudiamo o apriamo quelle porte per ottimizzare il lavoro nostro e degli alunni ecc.”). Nel mio cuore resta scolpita una frase, che ben sintetizza il suo impegno quotidiano: “Caro Tonino, quanto prima dobbiamo ritrovarci tutti in un unico stabile!”. Già, il problema delle sedi: l’ultima, in ordine di tempo, è quella di Palazzo Cammino, ben distante dalla centrale. Quando, spero presto, taglieremo il traguardo della sede unica, dovremo ringraziare chi si è battuto con passione e con tutte le sue forze per risolvere il problema. Caro preside, grazie di cuore per esserti innamorato della nostra scuola! prof. Antonio Nappo ARRIVEDERCI “In principio era il Verbo” Ci piace cominciare così – ricalcando il Vangelo di Giovanni – il graduale e difficile commiato da Alessandro Garofalo. Ebbe inizio, allora – in una sorta di predestinazione o incarnazione – “una storia d’amore” tra lui e la nostra scuola, quell’istituto alberghiero che egli volle intitolare al suo grande maestro – oggi affermata realtà scolastica, l’ IPSSAR MANLIO ROSSI-DORIA , trasformatasi, poi in NEVER-ENDING STORY. Agli albori dell’istituto, più di un decennio fa, ci fu la lotta per l’autonomia – non c’ero in quegli anni; ne ho recuperato la sofferenza, le umiliazioni, i rischi corsi, attraverso il ricordo vivo e il racconto animato di tanti miei amici “professori in prima linea”. Da allora, Alessandro e l’ IPSSAR Manlio Rossi-Doria divennero una cosa sola – creatura e creatore insieme. Tempo è passato… l’impegno di collaboratori e docenti, di cui tutti conosciamo il valore, la tenacia paziente e perseverante di tantissimi operatori della scuola, hanno prodotto il risultato che aspettavamo…. Da fanalino di coda, siamo arrivati in testa, ad occupare un posto di rango nella Scuola Irpina. E lui sempre là, rassicurante o imbronciato, addolorato, furente, sorridente, scorbutico – sempre meno, in verità, negli ultimi anni…- vigile, attento a non lasciarsi sfuggire l’occasione d’impegno, a lanciare la sfida, a raccogliere plausi, in un reciproco “mi fido di te” di Jovanottiana memoria. Ma… lasciamolo ai suoi preparativi di viaggio, quella vacanza-premio che arriva a chi, come lui,ha profuso impegno e, soprattutto ha saputo credere nel progetto e coinvolgere anche i meno motivati. Che diciamo noi a lui, mentre si appresta ad andare? Lo affidiamo alla saggezza di un filosofo e alle sue “istruzioni per diventare adulti”. Bertrand Russel nel saggio della piena maturità “HOW TO GROW OLD”, invita a passare il testimone alle nuove generazioni senza farlo notare, con la levità o la “leggerezza calviniana – pensando alla nostra vita come al corso di un fiume. C’è, dapprima un ruscello che si fa irruente,tempestoso, tutto gorghi e mulinelli nel corso più alto - che si identifica con la piena giovinezza – poi,si rasserena, scorre fluido, placido nell’alveo,mettendo a frutto saggezza e intuizioni accumulate, pietrisco e zolle di terra, fino a sfociare in quel mare che è tutto e ha da tutti. Ecco la nostra vita, Alessandro… “acqua che scorre d’un fiume…/ la prima di quella che venne/ l’ultima di quella che andò”. La tua scuola ti saluta con la bella riflessione del grande Leonardo. ORA COMINCIA QUEL VIAGGIO A CUI ANELI DA TEMPO. prof. Assuntina De Vito Lo immagino, ora, impegnato in prove d’orchestra, per il passo d’addio , nel discorso conclusivo al collegio… “Mi è difficile” – ci dirà – “prendere congedo da voi, che per tanti anni mi siete stati accanto, diventando parte integrante del mio progetto di vita. Colleghi, amici, alunni, soprattutto tante donne, si sono avvicendati nel tempo…. ; con tutti ho intessuto una fitta rete di relazioni interpersonali, di stima e profonda amicizia, che ci ha portati ad entrare l’uno nella vita dell’altro, in una osmosi di esperienze culturali e umane di straordinaria valenza.” O R CI O 3 NE IL T Lo sento proseguire – “Da tutti ho imparato moltissimo, prendendo, giorno dopo giorno, quanto di positivo e di bello, ciascuno aveva da offrirmi….; a tutti ho donato qualcosa… un pezzo della mia storia, della mia sensibilità del mio amore”- “Questi sono stati e resteranno i migliori anni della nostra vita, ne sono certo!”… L’ALTA CUCINA FRANCESE DI SCENA ALL’ALBERGHIERO NOI E LO SCHEF L’Istituto Alberghiero “Manlio Rossi-Doria” e l’Alliance Française di Avellino hanno messo in campo un’iniziativa culturale intelligente e notevole, che asseconda con sapienza le esigenze di crescita della cultura enogastronomica irpina, ormai unanimemente ritenuta l’elemento cardine dello sviluppo socioeconomico della nostra provincia. Ospite delle due istituzioni, è arrivato in città monsieur Bruno Stril, “chef de cuisine” del celebre ristorante parigino “Maxim’s” ed autorevole membro dell’Accademia d’arte culinaria “le Cordon Bleu”, fondata sulle rive della Senna nel lontano 1895, vero e proprio tempio della cucina francese. Per tre giorni, lo chef terrà uno stage presso il “ristorante pedagogico” dell’Alberghiero, dove avrà modo di confrontarsi e scambiare esperienze di lavoro con gli altrettanto esperti colleghi dell’istituto, che gli faranno conoscere da vicino saperi e sapori della tradizione irpina. Particolarmente entusiasta dell’iniziativa è il preside Alessandro Garofalo: “credo fermamente negli scambi culturali di qualità, che arricchiscono i saperi di docenti ed alunni e, per quanto riguarda il nostro ruolo, del più complessivo settore turisticoalberghiero dell’Irpinia. Per questo ho aderito con convinzione all’iniziativa promossa dall’Alliance, che nel nostro istituto ha un autorevole punto di riferimento nelle professoresse Rita Pelliccia e Rosa Tina Pellegrino”. Durante la sua permanenza, lo chef si soffermerà su due tipi di menu e cinque famose ricette (Coquilles St.Jacques à la nage, Cotes de veau Orloff, Pipérade d’oeufs en croustade, Filet de rouget avec sauce au vin rouge, Charlotte de pomme). L’iniziativa culminerà venerdì 14, naturalmente ad ora di pranzo, con uno stuzzicante incontro dedicato al tema “Avellino e Parigi insieme a tavola”. L’iniziativa, ci dice la professoressa Wanda Cappa , presidente della sede irpina dell’Alliance Française, rappresenta “ l’inizio di un contatto importante che potrà rafforzare nei giovani l’impegno per una preparazione professionale sempre più appassionata e, per il territorio, quella reciproca conoscenza di aspetti fondamentali della vita e della civiltà di popoli amici. E’ l’esempio di una collaborazione proficua tra due prestigiosi organismi del nostro territorio (noi e il Rossi-Doria”) a vantaggio dei nostri giovani e del grande pubblico”. L’incontro con lo chef francese Bruno Stril ha lasciato il segno, come appare chiaramente dall’intervista effettuata con alcuni alunni della IV E, che hanno partecipato all’iniziativa. (dal quotidiano “Il Corriere” del 12/12/2007 ) Come avete vissuto questa attività? Si è trattato di un’esperienza unica e nuova, proficua sul piano professionale ed esaltante sul piano personale. Il contatto con la cucina e la cultura francese mi hanno aperto ad un nuovo mondo. La ricorderò sempre. ( Topazio Attianese) Quali sono stati i momenti più significativi del corso? Senza dubbio la fase della “pratique”. Lo chef si è distinto per una sapiente precisione di gesti: notavo che nulla era lasciato alla casualità e all’improvvisazione ( Gianbattista Scioscia). Mi è parso indovinato l’abbinamento con la IV H, a riprova della necessaria coordinazione culturale-professionale che deve sempre esserci tra operatori di cucina e sala ( Daniele Della Sala). Spero che non si tratti di un’esperienza isolata. Mi auguro, anzi, che il nostro istituto attivi ulteriori iniziative del genere, magari ancora lo chef Stril ( Alessandro Lo Piccolo) - Hai notato l’originalità dello chef? Certo! Faccio un solo esempio: ho seguito con particolare interesse l’elaborazione del piatto di pesce (a base di triglie) e la charlotte di mele. È stato davvero singolare l’abbinamento del pesce con un sughetto a base di vino rosso e la purée de carottes, con effetti cromatici originali e gradevoli (Salvatore Tedeschi). - Creativo e professionale, quindi… Senza dubbio. Stril rappresenta al meglio lo chef ideale, che deve saper sintetizzare la creatività con le competenze professionali. È stato impeccabile anche sul profilo igienico. Non vanno nemmeno trascurate le sue doti umane: sempre garbato, socievole, gentile, è stato sempre in sintonia con noi ragazzi. Di più, si è rivelato un fine umorista: il che non guasta in un ambiente comunque faticoso come quello della cucina ( Alessandro Petrone). - La comunicazione con lui è stata semplice? Abbiamo indubbiamente avuto qualche problema di comprensione a causa della lingua. Ma la sua gestualità e la capacità di rapportarsi emotivamente con noi, ha sicuramente fatto superare le difficoltà ( Daniele Scalese Urciuoli). - Insomma, il bilancio è positivo O R CI O 4 NE IL T Non solo: siamo davvero lieti che lo chef abbia scelto la nostra scuola per vivere la sua prima esperienza didattica in Italia! (Anna Bucciero) CRONACA DI UN SUCCESSO LA RICETTA VINCENTE L’ undici marzo ho partecipato ad una importante gara di cucina a Giffoni Sei Casali, accompagnato ed assistito dal prof. Luigi Vitiello: il “ PREMIO GASTRONOMICO PICENTINI” SLOW FOOD CAMPANIA”- “ LA CUCINA TRADIZIONALE VALORIZZATA DALLA TIPICITA’ DEI PRODOTTI DEI PRESIDI SLOW FOOD CAMPANI”. La competizione si è svolta di mattina, in tre ristoranti diversi: tre persone hanno dovuto preparare l’antipasto, tre il primo e tre il secondo. Dovendo preparare un secondo piatto, sono stato destinato al ristorante “Popilia”. Per la degustazione, la giuria si è presentata nei ristoranti in orari differenti. Nella nostra postazione, sono stato il primo a far uscire le vivande. Il presidente della giuria mi ha posto alcune domande: ad esempio, sul peso di ogni singola porzione, sull’abbinamento cibo-vino, sul tipo di coniglio utilizzato ecc. Una volta chiuse le fasi operative della gara, siamo andati a mangiare al ristorante e, poi, a rimetterci in sesto nella hall del Grand Hotel di Salerno. Verso le 20:00, ci siamo recati in un secondo ristorante per conoscere l’esito finale della gara. Tremavo al solo pensiero di non farcela: mi sarei sentito sconfitto! Alla fine della cena di gala, verso la mezzanotte, abbiamo appreso il verdetto. Quando ho sentito pronunciare il mio nome, il mio cuore batteva forte per l’emozione: avevo vinto “io”!!!!!! Ed ora, il 27 giugno rappresenterò la Campania nella gara nazionale organizzata dalla Barilla. La vittoria di questo concorso mi ha convinto ancor di più sulla scelta che ho fatto allorché decisi di studiare da chef. Ecco la ricetta vincente, proposta dal nostro Carmine, assistito dal prof. Vitiello: “coscette di coniglio ripiene con castagne e funghi porcini e salsa di nocciole”. *** Ingredienti per 6 persone: N. 6 cosce di coniglio; 100 gr di porcini trifolati; 80 gr di castagne cotte e sbucciate; 100 gr di panna da cucina; 80 gr di petto di pollo; 100 gr di pancetta affumicata; 40 gr di marsala; 1 dl di olio di oliva; 3 gr di sale; 1 carota a dadini; 1 cipolla a dadini; 1 gambo di sedano a dadini; 80 gr di nocciole pestate; 2 dl di vino bianco; 40 gr di pane bianco; L’albume di un uovo; Prezzemolo e rosmarino q.b. ; Un pizzico di pepe, una foglia di alloro, 10 gr di pepe in grani; 30 gr di burro maneggiato; Cavolo bianco 300 gr; 100gr di burro; 60 gr di farina; 80 gr di parmigiano; Carciofi n.2; Uova n. 2; Polenta gialla 100 gr; Patate lesse gr 200; Broccoli di rapa lesse gr 150; Procedimento: Disossare le cosce di coniglio lasciando l’osso finale. Mettere nel mixer il petto di pollo con il pane bianco ammorbidito , la panna , l’albume, il marsala, il prezzemolo, il sale e il pepe,frullare il tutto. Aprire le coscette a libro, salarle leggermente e spalmare i tre quarti della farcia con l’aggiunta della pancetta a cubetti e il rosmarino, disporre la castagne e i funghi e richiuderle spalmando sopra la rimanente farcia con l’aggiunta dei porcini e del prezzemolo. Far rosolare leggermente le coscette in una padella con l’olio di oliva, gli ortaggi a cubetti e le nocciole, l’alloro e il pepe in grani, infornare a 170°per 40 min. circa, a metà cottura bagnare con il vino bianco e coprire con la carta da forno. A cottura ultimata, togliere le coscette, legare e passare il fondo allo chinois e lasciar bollire per alcuni minuti aggiustare di sale e pepe. Presentazione: Tagliare alcune fettine dalle cosce e disporle al centro del piatto, posizionando vicino il cosciotto capovolto con l’ossicino in vista, guarnire con il soufflè di cavolo, le fettine di carciofo dorate e croccante e la polenta con rape e patate. Vino Consigliato: Greco di Tufo. O R CI O 5 NE IL T Carmine Sgambati ( V E) UN CODICE PER LA CUCINA IRPINA O R CI O 6 NE IL T Quello che mangiamo oggi e come lo prepariamo è il risultato di un’evoluzione culturale e storico-alimentare della nostra civiltà. L’emigrazione dei popoli ha diffuso civiltà e culture anche attraverso il cibo: già la civiltà greco-romana testimonia non più la sola esigenza di nutrimento ma anche una ricerca del piacere. Con le conquiste e la possibilità di conoscere nuovi prodotti agricoli, nuove spezie e nuove abitudini alimentari, i romani trasformarono la cucina con nuove preparazioni gastronomiche ricercando spesso il raro, lo sbalorditivo e il perfezionismo, cosicché i banchetti potevano annoverare tantissime portate. Trascorsi i secoli e giunti alla fine dell’Ottocento, ritroviamo pubblicazioni divulgative che tendono a unificare la cucina nobile con la cucina borghese. Tra la fine de XIX e il XX secolo, il grande genio della cucina francese Auguste Escoffier e l’imprenditore Cesar Ritz pongono le basi per la cucina e la ristorazione moderna. I grandi mutamenti socio-economici del Novecento influiscono profondamente sia sulle tecniche culinarie sia sulle tipologie ristorative. Con le esigenze di cucinare in modo rapido, oggi le ricette sono tornate ad essere più semplici. L’attenzione dei clienti si rivolge sempre più alla qualità dei cibi, con una riscoperta dei veri sapori e una attenzione alle nuove cucine etniche. L’obiettivo principale di questo articolo è di testimoniare la ricchezza, la varietà e l’orgoglio del modello alimentare irpino-campano, sempre meno frequente nelle abitudini familiari e mal riproposto nella ristorazione, ma soprattutto apertamente demonizzato sul piano nutrizionale in alcune semplificazioni divulgative. Sono sempre più numerosi gli amanti e i buongustai della buona cucina innamorati della tradizione italiana che si appassionano nel riscoprire antichi sapori, nel cercare nuove emozioni e avventure nella gastronomia inesplorate o rinomate di luoghi e paesi irpini. È infatti proprio nella variegata configurazione geografica-agricola della nostra regione che, in questi anni, sono giustamente tornati in auge i tanti prodotti tipici che l’Irpinia è in grado di offrire sia quantitativamente come dal punto di vista qualitativo. In considerazione di questa sempre più diffusa tendenza a ritornare al prodotto tradizionale da parte di una nuova classe di consumatori estranea alla cultura del fast-food e dei prodotti di massa, che ama personalizzare le proprie scelte verso alimenti che evocano l’antica saggezza alimentare tipica della cucina irpina-campana dedico questi appunti a tutti i palati curiosi e attenti. Il senso di questo articolo si basa non sulle solite dicerie del ritorno anacronistico al passato, ma un aiuto in più per valorizzare sulle nostre tavole i cibi tradizionali, orgoglio della terra irpina e campana, quindi a presentare alla clientela tutti i prodotti che troviamo nella nostra regione abolendo l’oramai vecchio tabù delle distanze (in montagna non si mangia il pesce o viceversa), in quanto la reperibilità dei prodotti freschi è così veloce grazie ai tanti sistemi di approvvigionamento che ci consentono di lavorare con i prodotti che vengono raccolti o pescati nella stessa giornata e quindi presentare ai commensali preparazioni che presentano caratteristiche organolettiche insuperabili e soprattutto anche codificabili cioè che il cliente si renda conto degli ingredienti che compongono il piatto senza creargli quelle situazioni di imbarazzo inutili. Pertanto invito i tanti operatori di settore a riflettere e ad impegnarsi sempre più a cercare di innalzare l’offerta turistica enogastronomica tenendo in considerazione anche il periodo non troppo felice dal punto di vista socio-economico che l’Italia sta attraversando e quindi ad offrire un servizio dove i fattori qualità-prezzo siano realmente equilibrati in modo tale che gli avventori restino soddisfatti e sentano il bisogno di ritornare al più presto per visitare nuove mete consapevoli di essere accolti in una realtà ristorativa tradizionale ”familiare” di buon livello . prof. Luigi Vitiello (Presidente associazione cuochi avellinesi Vice Presidente Unione Regionale Cuochi Campania) Tu sei… Sei come il sole e la luna Sei come l’aria che respiro Sei come una luce che mi illumina il cammino Sei bella come la donna che mi ha messo al mondo Sei dolce come il miele Sei il mio unico amore. Orlando Sepe (І O Pizzeria) Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito la Costituzione Italiana come la tavola dei principi e dei valori, in cui ogni cittadino può e deve riconoscersi. La definizione richiama alla mente le Tavole della Legge di Mosè, alle quali tutti gli uomini della Terra (che si riconoscono nella Bibbia) si ispirano e si attengono, indipendentemente dalla razza e dalla nazionalità ( sarei tentato di aggiungere: dalla religione). Così tutti i cittadini italiani, in maniera indipendente dalle loro ideologie o dall’appartenenza politica, sono tenuti ad attenersi ai principi e alle norme della Carta Costituzionale. All’indomani della proclamazione della Repubblica, gli oltre cinquecento membri dell’assemblea Costituente lavorarono per più di un anno alla stesura della Carta, che alla fine fu approvata nel dicembre 1947 ed entrò in vigore il successivo primo gennaio. La Carta Costituzionale è quindi l’atto fondante della Repubblica, il patto sociale tra cittadini italiani, l’insieme di regole condivise e rispettatela tutti, al di là delle contingenze politiche e degli Interessi delle varie fazioni in campo. Essa garantisce pari dignità sociale dei cittadini e la loro uguaglianza davanti alla legge, riconosce i diritti civili e politici essenziali, sanciti in via stabile e definitiva: libertà personale, diritto alla difesa, presunzione di innocenza, inviolabilità del domicilio, segreto epistolare, libertà di circolazione e soggiorno, di espatrio, di riunione, di associazione, di religione, di opinione e stampa. Tutela le minoranze linguistiche, la famiglia, i minori. Stabilisce in maniera uguale per tutti il diritto alla salute, la libertà delle arti e delle scienze, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro. Subordina ancora la proprietà e l’iniziativa privata agli interessi collettivi. Rappresenta in poche parole per tutti i cittadini la garanzia dei loro diritti fondamentali, senza la quale i forti sono liberi di sopraffare i deboli, le maggioranze annientano le minoranze, ogni uomo diventa “homini lupus”. Come tale la Costituzione è inviolabile. A garanzia della sua inviolabilità sono poste le più alte istituzioni dello Stato: la Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale. Il fatto che sia nella sua sostanza inviolabile, non vuol dire che essa non possa essere modificata in alcune sue parti, al fine di aggiornarla e adeguarla ai cambiamenti e alle mutate esigenze che con il tempo si manifestano nella società. Ma per cambiarla bisogna rispettarne innanzitutto la sostanza e al tempo stesso occorre il più ampio consenso sociale e politico possibile, per lo meno simile a quello che fu raggiunto con l’Assemblea Costituente. Oggi, le lotte tra le diverse forze politiche in campo, tra le fazioni che rappresentano interessi diversi, devono arrestarsi davanti alla Costituzione, davanti al patto fondamentale stabilito sessant’anni fa tra i cittadini e chi li governa, e che non può essere cambiato solo per soddisfare le mira o i bisogni di una parte di essi. Daniele Cuomo, Giuseppe Sgambati (VE) Per te … In te tesoro mio vedo l’amore Nelle tue labbra ho trovato la vita. Quando mi tocchi ti dico ti amo. Prendi il mio cuore, te lo regalo! Prendilo! Tu sei il mondo, tu sei il sole tu sei il mare, tu sei il cielo tu sei quello che io amo tanto. Sei la mia meta in questa vita tutto quello che ho. Se un giorno non ci sarò scriverò “sono tua per sempre”. Un oceano ci separerà In me vivrai per sempre e se in un giorno il cielo piangerà il sole saprà sciugare questa pioggia di lacrime. Roxana Herciu (I F) O R CI O 7 NE IL T LA COSTITUZIONE HO IL DIPLOMA...E ORA??!! Quando si parla di turismo si intendono spesso molte attività. Da un lato, si potrebbe dire che tutto ciò che ha a che fare con lo spostamento delle persone riguarda il turismo: le compagnie aeree, le ferrovie, gli alberghi, i bar, i ristoranti, persino le bottegucce di souvenirs, sono tutte attività che vivono, in vario modo e in varia misura, sul turismo: è il caso allora di limitarsi a quelle professioni che più direttamente e specificamente contribuiscono a far sì che le persone ‘diventino turisti’: le professioni degli agenti di viaggio, che organizzano e vendono vacanze, quelle degli addetti al ricevimento ed all’intrattenimento dei turisti (guide, accompagnatori, animatori), quelle di chi si occupa dello sviluppo turistico di una zona (addetti alle informazioni e allo sviluppo turistico). Tutti i settori economici assistono a continue mutazioni, che si susseguono sempre più rapidamente le une alle altre: certi prodotti o servizi nascono improvvisamente ed altrettanto rapidamente scompaiono. Il mercato del lavoro, di conseguenza, vede sempre più spesso nascere nuove professioni e scomparirne altre. Una buona preparazione generale di base, la capacità di vedere le cose da molti punti di vista e di saper risolvere i problemi in modo creativo sono doti indispensabili per essere sempre pronti ad adattarsi alle situazioni nuove che si presentano in ambito professionale. Una persona con queste abilità generali di adattamento non resterà mai senza lavoro, anche se potrà cambiarne molti, ma probabilmente traendone grandi soddisfazioni ed anche avanzando la propria posizione sociale. Nel mondo del turismo è spesso possibile passare da una professione all’altra con relativa facilità: si può iniziare come animatore, proseguire come impiegato di agenzia di viaggi, diventare poi direttore di agenzia e finire magari con l’essere uno dei dirigenti di una grande azienda di viaggi e turismo. E se proprio si desidera cambiare radicalmente strada, l’esperienza maturata nel turismo, ad esempio la conoscenza delle lingue straniere, può essere messa a frutto anche in molti altri settori diversi: il commercio, i servizi ricreativi e culturali, il segretariato. Ecco alcuni dei profili più richiesti e diversi indirizzi utili per specializzarsi o inviare un cv : Responsabile del marketing turistico; Promotore turistico; Programmatore turistico; Esperto di comunicazione turistica; Direttore tecnico di agenzia di viaggi; Impiegato di agenzia di viaggi; Consulente di franchising turistico; Accompagnatore turistico; Guida turistica; Guida speleologica; Agente di sviluppo turistico. Carmen Mennonna (Orientatrice ItaliaLavoro spa c/o Centro per l’Impiego di Avellino) DA GRANDE FARÒ … LO CHEF TECNOLOGO OPPURE IL WINE MANAGER! Il cuoco tecnologo è generalmente la persona che lavora presso un centro di produzione pasti per la ristorazione collettiva; è la somma delle competenze tecniche e tradizionali nella preparazione dei cibi. La preparazione professionale dello chef tecnologo deve prevedere conoscenze di gastronomia, merceologia, dietetica, principi nutrizionali degli alimenti e principi d’igiene oltre a conoscenze sulla conservazione dei cibi, sui metodi di cottura degli alimenti e sulle tecniche d’allestimento dei piatti da asporto. Lo chef tecnologo si differenzia dallo chef tradizionale per le conoscenze tecniche, per i metodi di conservazione dei pasti e per le capacità di progettazione di menù indirizzati a gruppi o ad utenti collettivi. Le funzioni attribuite allo chef riguardano l’organizzazione degli acquisti, la definizione dei menù, la gestione delle scorte, il coordinamento di tutte le fasi di preparazione, trasformazione e conservazione dei cibi e la responsabilità del personale di cucina. Non sono necessari esami d’abilitazione e non esiste un riconoscimento giuridico della professione; tuttavia, le qualità attitudinali che facilitano l’accesso al ruolo sono:capacità organizzativa; disponibilità a lavorare in gruppo; capacità di analisi. Il wine manager deve possedere capacità manageriali e saper applicare tecniche di presentazione e vendita del vino integrative a quelle della ristorazione; insieme al maitrè e allo chef definisce i vari menù. Il manager provvede a selezionare ed abbinare e il vino al cibo, indirizzando le scelte dei clienti; egli è il responsabile della cantina, degli acquisti e vendite dei vini, della definizione della carta dei vini e gestisce un proprio budget. Il wine manager deve possedere conoscenze in merito a viticoltura, enologia, tecniche di degustazione ed enogastronomia; si distingue dal sommelier per le sue competenze e responsabilità di carattere gestionale autonomo, in quanto deve anche concordare il bilancio previsionale sia con la direzione d’impresa sia con il responsabile della cucina. Per intraprendere tale attività è fondamentale partecipare ad un corso completo di enologia riconosciuto (Associazione Italiana Sommelier), con rilascio di un attestato. Le qualità attitudinali che facilitano l’accesso a questa formazione sono: predisposizione al gusto e all’olfatto; capacità comunicativa; stile ed eleganza; capacità organizzative e gestionali. Carmen Mennonna O R CI O 8 NE IL T (Orientatrice ItaliaLavoro spa c/o Centro per l’Impiego di Avellino) IMPRESSIONI DI UNA ORIENTATRICE UNIVERSITARIA Incampus è una università privata telematica, la quale ha l’indiscusso merito di offrire ai giovani uno strumento in più ed alternativo rispetto a quelli tradizionali, in quanto il nostro è un orientamento che si basa su di un criterio innovativo, denominato “narrativoautobiografico”, che filtra lo studente attraverso una lente d’ingrandimento e, per questa via, consente di individuare un suo profilo soggettivo a tutto tondo. in una delle tante scuole in cui mi sta portando il mio lavoro, mi è capitato di far visita agli studenti dell’istituto alberghiero “Rossi Doria” di Avellino, per il quale giornalino, peraltro, sto scrivendo, ebbene, in questa circostanza, ho avuto modo, oltre che di esplicare il mio compito, anche di visitare il suddetto istituto. E’ stata una bella esperienza per me, abituata com’ero ad un’idea statica di scuola, dove tutto è schematizzato e, per la maggior parte teorico, lì, invece, ho respirato un’aria diversa: i ragazzi, oltre a uno studio tradizionale, operano materialmente, impegnati come sono, nelle attività di laboratorio, di allestimento delle sale da pranzo e di reception, ciò che li responsabilizza e li prepara concretamente al mondo del lavoro. Sono rimasta particolarmente colpita dall’ordine e dalla pulizia che ho rinvenuto nei locali adibiti allo svolgimento delle attività manuali, indice, questo, del senso del dovere, che i docenti, alacremente, inculcano agli studenti. LA CINA È VICINA “la Cina è vicina”, il “pericolo giallo”, il“ libretto rosso” di Mao con la “Rivoluzione culturale”, gli “spettri” di piazza “Thien –A-Men” seguiti in mondovisione, hanno segnato fortemente i mercati globalizzati e i flussi economici – finanziari dell’intero pianeta. La Cina, mitico approdo medievale dei vari tentativi di tracciare una “via della sete” , da potenza planetaria dormiente, si è infatti posta nelle strategie contemporanee del business come il più grande mercato disponibile, attirando , in proporzione, capitali ed investimenti enormi ed acquisendo massicce delocalizzazioni di svariati processi industriali e produttivi a basso valore aggiunto, anche per i minimi costi della “forza lavoro”disponibile ( la maggior parte degli articoli di utilizzo quotidiano viene realizzata in quel Paese e, talvolta, solo assemblata in occidente). Il nostro “sistema paese”, infatti sta registrando una presenza produttiva cinese e, talvolta, interi comprensori (soprattutto nel comparto tessile, dell’abbigliamento e conciario) sono passati in completa gestione asiatica ( Prato e S. Giuseppe Vesuviano). In tale scenario, come interpretare correttamente una vera e propria “invasione”, non subendola come ostile, bensì quale elemento potenzialmente positivo del processo di globalizzazione ed integrazione di parte del mondo sottosviluppato nei processi di corretta produzione e redistribuzione del reddito, se non avvicinandone le civiltà millenaria e imparando a conoscere gli aspetti qualificati e peculiari? Classe II° D O R CI O 9 NE IL T dott. Tiziana Guarino MI CHIAMO ROXANA Mi chiamo Roxana, provengo dalla Romania, dove ho frequentato gli studi dell’obbligo scolastico fino al giugno 2007. Per motivi familiari ed economici la mia mamma è partita da lì in cerca di lavoro. Conoscevo l’Italia perché ci venivo d’estate in vacanza. Questo paese non lo guardavo nella prospettiva di crearmi un futuro, ma semplicemente come un posto dove trascorrere del tempo vicino alla mamma. Finite le vacanze tornavo in Romania, dove ritrovavo gli amici di sempre, la casa, la strada che mi portava lungo il percorso della mia vita. Tornata in Italia non avevo le idee chiare su quello che potevo fare. Il tempo passava e io ero stressata perché due erano le possibilità di scelta: fare un lavoro modesto senza prospettive oppure continuare gli studi per crearmi un futuro. Mi sono informata sulle varie possibilità di studio e ho scelto di frequentare l’Istituto Alberghiero. Anche se ero contenta per la scelta fatta, la nostalgia mi toccava ogni giorno perché sentivo la mancanza del mio paese. E poi mi trovavo in difficoltà con la lingua, le abitudini e il modo di vivere. Man mano che i giorni proseguivano, notavo che le lezioni diventavano meno pesanti, imparavo a parlare e quindi potevo scambiare le mie idee e le mie impressioni con i compagni. Soprattutto gli insegnanti mi hanno aiutato moltissimo: da subito hanno capito le mie difficoltà di integrazione e, seguendomi più da vicino, mi hanno dato la possibilità di esprimermi facendomi sentire a mio agio. Devo ringraziare chi mi ha dato la possibilità di fare queste nuove esperienze che mi porteranno, grazie al mio impegno e a quello dei miei insegnanti, verso un futuro migliore. Roxana Herciu (I F) LA PASQUA ORTODOSSA In questo nostro articolo vorremmo parlare della grande festa di tutti i cristiani: la Pasqua. Per la Chiesa ortodossa la Pasqua (che quest’anno cade il 27 aprile) è la festa più importante dell’anno. Si celebra con una solenne messa di mezzanotte, che termina con lo scambio di un triplice bacio. Quaranta giorni prima della Pasqua, comincia il ‘”Grande Post’’, una dieta particolare che ripulisce il corpo e stimola la mente. Una settimana prima della festa le donne fanno grandi pulizie nella casa. Nei paesini i contadini aggiustano e verniciano la casa, il cortile e la palizzata dopo il lungo inverno, mentre le donne cercano di decorarla per renderla festosa e sgargiante. Il venerdi e il sabato sono i giorni più faticosi. Il giorno di Pasqua, secondo le tradizioni, simboleggia l’unione dell’uomo con la natura: gli adulti si svegliano presto la mattina, fanno alzare i bambini e tutti insieme vanno ad ammirare l’alba. Dopo vanno in chiesa, con il cibo preparato il giorno prima, per poterlo consacrare con l’acqua santa. Le donne devono cucinare piatti che si preparano solo a Pasqua: la “pasqua”, uova decorate e una torta simile al panettone italiano, che assume varie denominazioni, ad esempio ‘”kulic’’. La “pasqua” si compone di ricotta con panna acida oppure crema, pressate in una forma speciale, con noci e frutta secca. Le donne fanno molte torte di dimensione varia, da donare ai membri della famiglia, a vicini e parenti. Tutto deve essere buono e bello per dare gioia. Anche la settimana successiva tutti si scambiano le uova e offrono assaggi di torte. Il tipo d’uovo offerto varia moltissimo: il valore venale dipende dalle risorse del donatore e dal destinatario del dono. Ma l’uovo di gallina decorato resta il più popolare. Ai bambini piace molto colorarli in modi differenti. Alla vigilia di Pasqua, quando tutti i preparativi sono finiti., i credenti indossano vestiti chiari e belli e di sera vanno in chiesa. Lì assistono alla liturgia notturna, che è la funzione più solenne e suggestiva dell’anno. C’è tanta gioia, molte candele e i preti indossano abbaglianti paramenti. Tutti si rallegrano per il cibo benedetto durante la liturgia che, così, può essere finalmente consumato. In città quasi tutti vanno in chiesa di mattina, per la consacrazione del cibo, e poi tornano a casa per festeggiare (o vanno a trovare amici e parenti). Secondo la tradizione, a Pasqua si offrono regali alla gente povera e si manda il cibo benedetto nelle prigioni e negli ospedali (oggi ciò avviene per mezzo dei preti). Per il popolo ortodosso, con la Pasqua si saluta anche la primavera. I giovani si recano in campagna per raccogliere rami di betulla, che le ragazze intrecciano per le loro corone. In alcune regioni è ancora vivo l’antico rito di bruciare fieno o altre vecchie cose rimaste sotto la neve durante l’inverno. In un passato lontano, i contadini facevano un pupazzo di paglia che simboleggiava la morte, lo bruciavano o lo buttavano nel fiume. La radice di questo rito pre-cristiano, simbolo della vita rinnovata nella primavera, ci riporta nell’antica Roma dove, in maggio, si usava gettare nel Tevere pupazzi di paglia. O R CI O 10 NE IL T ARTUR KMITAS, ANTON KHARCHENKO (IV D) L’anno scolastico 2007\2008 è iniziato con una notizia inaspettata per alunni e docenti: la gravidanza di Anna, una nostra compagna di classe. Inizialmente, per evitare i commenti degli altri, Anna aveva deciso di non continuare gli studi ma, grazie all’aiuto, alla comprensione e ai consigli dei professori e di noi compagni, ha deciso di riprendere il percorso scolastico e di affrontare con determinazione i pregiudizi degli altri. La sua “dolce attesa” ha portato un clima di gioia e felicità all’interno della classe. In questo periodo le siamo state molto vicine, esaudendo tutte le sue “voglie”. Uno dei momenti più belli è stato il giorno in cui, mentre eravamo allo stage di Vico Equense, Anna ci ha mostrato l’ecografia che ritraeva il sesso del nascituro. Quando ci ha riferito che si trattava di una bambina siamo esplose dalla gioia, festeggiando e riempiendo di baci e carezze Anna e il suo tenero pancione. Gli ultimi mesi di gestazione sono stati molto intensi: le difficoltà della gravidanza crescevano con gli impegni dello studio. Comunque, la testardaggine e la caparbietà della neomamma le hanno permesso di raggiungere risultati positivi in entrambi i campi, come risulta dalla pagella del primo quadrimestre e, naturalmente, dal lieto evento. Il 4 febbraio, alle 11:00, allineati e coperti presso la città ospedaliera di Avellino, tutti abbiamo vissuto momenti di tensione e, con il fiato sospeso, abbiamo finalmente appreso la lieta notizia: Asia era nata!!!! Una bambina dolce, come la madre. Solo a guardarla, le zie e gli zii sono diventati muti. E voi, davanti a questa foto, che ne pensate? La classe V D LA CONDIZIONE FEMMINILE Marzo: la primavera è alle porte, i campi si colorano di varie sfumature, si intravedono piccole margherite, narcisi dal colore pallido e delicati tulipani. Ma il fiore che si impone sugli altri è la mimosa dal colore tenue e deciso, dal profumo irresistibile e raffinato. È un fiore importante, è il simbolo dell’otto marzo, giorno dedicato alla donna…. Quel giorno ci sentiamo tutte protagoniste e riceviamo tantissimi complimenti. Beh, in effetti l’otto marzo ci sentiamo al settimo cielo. Donne e ragazze si riuniscono in gruppi, tutte unite dal desiderio di festeggiare e divertirsi… Ma in realtà chi sono le donne? La parola donna deriva dal latino domina, cioè “padrona”. Per buona parte della storia della civiltà occidentale il ruolo femminile è sempre stato considerato subordinato, rispetto a quello maschile: infatti, le loro mansioni erano ristrette al mantenimento e alla cura dell’intera struttura familiare. La voce delle donne inizia a farsi sentire alla fine del Settecento, senza ottenere grossi risultati: con la Rivoluzione Francese nacquero le prime rivendicazioni politiche ma solo nell’Ottocento la donna assunse un ruolo fondamentale nel processo produttivo industriale. La protesta continua per ottenere il diritto al voto e alla partecipazione politica, la parità di trattamento tra uomo e donna e la loro emancipazione sociale. Non si può dire che tale processo sia oggi concluso! Nel corso dei secoli le donne hanno sempre lottato affinché la loro voce, le loro idee e la loro intelligenza venissero valorizzate e non sottomesse... Oggi il mondo femminile è ricco di aspirazioni, ama stupire ed essere stupito, non si accontenta molto facilmente ed ambisce ad ottenere sempre di più! Essere considerata donna solo per il proprio aspetto fisico o solo per la propria bellezza è riduttivo: oltre a possedere un corpo, le donne possiedono un’anima, un cuore ma anche risorse infinite che nessuno potrà mai distruggere… Le donne sono continuamente emozionate, armate di buona volontà, dal carattere fragile ma nello stesso tempo forte… Nella società contemporanea le donne ricoprono un ruolo molto importante e godono di molti diritti negati in passato. Tutto questo lo dobbiamo a chi ha lottato in prima persona, con passione e volontà… “Il femminismo è una filosofia che appartiene a tutte le donne” dichiarò una volta Simòne de Beauvoir: è certamente questa condizione che tiene unito il gentil sesso, affinché scompaia ogni violenza rivolta ad una donna. Bisogna valorizzare ogni giorno le donne, per tutti i sacrifici che compiono. Essere donna, anche nel 2008, non è per niente facile… La forza delle donne è unica e non potrà mai finire… Marcella Petruzziello IV G O R CI O 11 NE IL T ASIA: “LA MASCOTTE” DELLA V D ALLA CAMERA DI COMMERCIO UNA VISITA UTILE Il 6 ed il 7 febbraio scorsi gli allievi dell’Istituto Alberghiero “Manlio Rossi Doria” sono stati in visita alla Camera di commercio di Avellino, presso la sede operativa di Viale Cassitto. In realtà, l’Ente di Piazza Duomo non è nuovo ad iniziative di questo genere e, nei limiti del possibile, non nega mai la sua disponibilità ad accogliere studenti che vogliano approfondire che cosa facciamo e qual è il nostro ruolo sul territorio. Le mattinate con i ragazzi e le docenti che li accompagnavano sono state articolate in due momenti: il Segretario Generale, il Dott. Luca Perozzi, ha dato loro il benvenuto e li ha intrattenuti con un breve excursus storico, parlando poi di quelle che sono le funzioni istituzionali che l’Ente porta avanti oggi, ponendo l’accento sul settore dell’Agricoltura e su quello della Promozione che, ultimamente , hanno ricevuto una forte accelerazione; io, invece, li ho intrattenuti sull’altra importante funzione della Camera di commercio, quella c.d. “anagrafico – certificativa”, che si sostanzia soprattutto nella tenuta e nelle gestione del Registro delle Imprese. Ne ho illustrato il funzionamento e, spero, l’importanza pratica e l’utilità per le imprese e per il mercato, cercando di porre l’accento sul fatto che tutto, o quasi, il nostro lavoro avviene oggi con modalità telematica e, quindi, praticamente in tempo reale. E’ emerso che la Camera di commercio, con i suoi collegamenti in rete e la sua capacità di utilizzare tecnologie sofisticate ed all’avanguardia, è in grado di offrire servizi altamente innovativi e, per questo, si pone l’obiettivo ambizioso di diventare, con la Comunicazione Unica per l’avvio dell’impresa, unico interfaccia tra le imprese e le altre pubbliche amministrazioni. Ho fornito anche qualche breve spunto in relazione al nuovo diritto societario, in vigore dal 1.01.2004, perché da allora sono aumentate notevolmente le fattispecie di iscrizioni nel registro aventi efficacia costitutiva. Temevo che il mio intervento, piuttosto tecnico, avrebbe annoiato i ragazzi, in realtà sono stati sempre estremamente attenti, interessati, curiosi. Hanno posto domande intelligenti ed appropriate che sono state lo spunto per ulteriori approfondimenti e riflessioni e, soprattutto, si sono meritati l’invito del Dott. Perozzi ad un’altra nostra iniziativa, un Convegno sull’olio di oliva, in programma per il 28 marzo. Infatti, il Segretario Generale è convinto che i ragazzi dell’Istituto Alberghiero possano essere valido “testimonial” dei prodotti della provincia di Avellino ed in particolare dell’olio di oliva, considerato il suo legame con la dieta mediterranea. Crediamo molto in incontri come questi, infatti riteniamo che il dialogo tra Scuola e Pubblica Amministrazione possa offrire un contributo forte al fine di avere domani cittadini più preparati e più consapevoli del proprio ruolo, dei propri diritti e, perché no, dei propri doveri. Mi piace chiudere citando testualmente il Segretario Generale: “…é stato bello avervi qui con noi, tornate a trovarci quando volete”. Dopo la visita alla Camera di Commercio “Il Torcione” ha posto delle domande ad alcuni alunni partecipanti. O R CI O 12 NE IL T Gemma Iermano (Responsabile del Registro delle Imprese C.C.I.A.A. di Avellino) E’ stato interessante visitare questo ente ? - Per me sì, perché sapevo della sua esistenza ma non conoscevo il ruolo da esso svolto nel sistema economico locale. (Patrizio Sabatino, III B) - Senz’altro, perché ho potuto approfondire gli argomenti studiati in classe. (Luana Imbimbo) - Credo che ci possa essere di aiuto per noi che in futuro potremmo decidere di diventare imprenditori. (Sabatino Picariello, IV A) Quanto conta il ruolo che la Camera svolge per le imprese? - Molto, perché l’attività delle camere di commercio è anche quella di fornire consulenza e informazioni di tipo economico. (Andrea Scamamarro, III B) Secondo voi è giusto che i dati raccolti presso le CCIAA di ciascuna azienda siano accessibili a chiunque ne faccia richiesta? - Ritengo che questo sia un elemento positivo per tutelare tutte le persone che interagiscono con una impresa (Gianluca Di Maio, III B). Cosa vi ha colpito circa l’organizzazione del lavoro presso la CCIAA? - E’ stato interessante apprendere come la CCIAA abbia introdotto l’uso della tecnologia d’avanguardia e di conseguenza come l’uso del computer abbia facilitato e velocizzato tutte le operazioni.( Manzo Veronica, III B). SE POTESSI … Se potessi placare il tempo, fermerei quei momenti che ci hanno visti vicini e ci hanno reso AMICI. Fermerei ogni attimo in cui mi hai dato AFFETTO E mi hai regalato un sorriso. Fermerei ogni minuto in cui le tue parole mi sono scese nell’anima e mi hanno fatto star Bene. LETTERA AD UN AMICO Ciao Miky, sono le 10 del mattino del sette aprile e in classe non si fa altro che parlare di te. Di quell’angelo volato via cosi presto. Ho deciso anch’io di scrivere qualcosa per te, per quel ragazzo stupendo, pieno di voglia di vivere. Per te, un ragazzo di 16 anni che come me inseguiva tanti sogni. E proprio per inseguire uno dei tuoi tanti sogni, e diventare come il tuo idolo sei volato via nel nulla, in sella alla “tua” moto, quel maledetto pomeriggio del 1° Aprile. Oggi, per la prima volta dopo cinque giorni di “inferno”, quelli più brutti della mia vita, ho messo di nuovo piede in questa classe, dove tutto ormai parla di te: le pareti sono tutte imbrattate con il tuo nome, per farti sapere che di te non ci dimenticheremo mai; il tuo banco è pieno di scritte (compresa la mia), pieno di lettere con la tua foto e un mazzo di fiori. Purtroppo domani li porteranno via, per fare in modo che in classe tutto torni come prima. Ma è inutile, niente e nessuno potrà far tornare quell’aria di allegria in classe, come una settimana fa. Da quando sono tornata a scuola non faccio altro che piangere: è impossibile trattenere le lacrime e il dolore per te, “Piccolo Rossi”. È impossibile far finta di niente, è impossibile tornare alla normalità. Guardando il tuo banco così pieno e al contempo cosi vuoto, non riesco ancora a credere che tu in questa classe non metterai mai più piede, che da quella sedia non ti alzerai più per chiedere di andare in bagno a fumare la tua solita sigaretta, e per chiedere di andare a fare la tua solita fotocopia. Non riesco a credere che non ti vedrò più in giro per la classe con il cappuccio della felpa in testa per non far vedere gli auricolari nelle orecchie, visto che la musica era il tuo passatempo. E non riesco a pensare che la mattina, appena mettevo piede in classe, la prima cosa che mi dicevi oltre al “ buongiorno”, era: “mi dai i tuoi occhiali?”. E chi mi chiederà di ascoltare la musica insieme a lui? Nessuno dovrà chiedermelo: la mia risposta sarà “no” perchè come mi divertivo con te, non mi diverto con nessuno. Queste sono alcune delle tante cose dette e fatte in questa classe per sei mesi. Le altre le ho e le porterò per sempre nel cuore. Ti voglio dire altre due cose. Scusa se non ho avuto il coraggio di vederti per un’ultima volta ma non ce l’ho fatta. Voglio ricordarmi di te come ti ho conosciuto, con il sorriso sulle labbra e con quegli occhietti pieni di gioia di vivere. Anche se non ti ho visto, ci sono stata lo stesso, nei quattro giorni più brutti e tu lo sai perché mi hai vista. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con il cuore. Ora ti saluto con alcune parole di una canzone: “mai mi scorderò di te, per sempre tu sarai dentro ai pensieri miei mai mi scorderò di te, per sempre tu sarai la stella che lassù la guida mi farà”. Come dice la canzone, tu sei una stella, la mia stella, ma anche quella di tanti altri. Quella che cerco ogni sera quando mi ritiro, quella più luminosa, quella che non smetterà mai di brillare, neanche quando il cielo sarà nuvoloso. Vabbé, ti lascio, anche se ci sono tantissime altre cose da dirti. Ma fa niente, te le dirò quando ci incontreremo nei sogni, se vuoi. Ti voglio e ti vorrò sempre bene. Ciao Piccolo Rossi, ciao Miky Ma, anche se il tempo scorre implacabile, nel profondo del mio cuore il bene che provo per te non vedrà mai i giorni passare… I ricordi giocheranno con i miei pensieri e in me ci sarà sempre l’eterno ripetersi di una gioia immensa!! Vorrei tanto tornare indietro per dirti molte cose ma tutto ciò non è più possibile. Rimarrai per sempre nel mio cuore perché li si è aperta una ferita che non sarà mai più chiusa. MI MANCHERAI TVB By Anna e 2L O R CI O 13 NE IL T ERSILIA ( II E) LA VA E IL MONDO DEL BERE MISCELATO Il mondo del bere miscelato e del bere in modo intelligente; il bar, importantissimo reparto di sala, dove oggi è continuamente in evoluzione. Di tutto ciò ci hanno parlato un maestro di prestigio, il prof. Pietro Santoro, capobarman A.I.B.E.S. (associazione italiana barman e sostenitore), importante associazione che ha lo scopo di tutelare la professione del barman e mira alla formazione. Il prof. Santoro ha praticamente messo a disposizione dei ragazzi l’azienda che attualmente dirige in modo superlativo, il famoso “Bier Hall”, locale di nuova tendenza, di intrattenimento, con un’atmosfera versatile e dinamica. Qui si preparano cocktails e long drinks tra i più trandy, inclusi nel ricettario mondiale I.B.A. (International Bartenders Assosation). Ci è stato pertanto possibile evincere le dinamiche di gestione e l’organizzazione di eventi occasionali, la suddivisione e la gestione del personale e la gestione delle risorse umane, nonché le varie figure della brigata. Oggi, nella ristorazione moderna, molte qualifiche sono scomparse. I motivi sono due: la necessità di contenere i costi di gestione (dovuti principalmente alle spese per il personale); la richiesta di un servizio più rapido e meno elaborato. Le mansioni svolte dalle figure scomparse sono state inglobate nelle qualifiche rimaste. Ecco perché, oggi, al personale qualificato si richiede professionalità. Di qui l’importanza e la necessità della scuola per i giovani, che devono dotarsi di un’ottima preparazione, a tutto tondo, inclusa la conoscenza delle lingue. *** Il capo del ristorante, responsabile dell’organizzazione, è il Maître d’hotel: riceve e accompagna ai tavoli i clienti; prende le comande con l’aiuto dei suoi collaboratori; dirige il lavoro di sala; assegna i compiti e insieme al Secondo Maître stabilisce i turni di servizio della brigata; collabora con lo chef di cucina nella stesura del menu. Deve conoscere: lacucina nazionale ed internazionale; i vini e i loro abbinamenti ai piatti; lingue straniere; la gestione della brigata e organizzazione del lavoro; la correttezza dei modi e capacità di relazione coi collaboratori e con gli ospiti; buona cultura generale. Requisiti, questi, che si raggiungono solo con anni di esperienza sul campo, con continui aggiornamenti e corsi organizzati dall’AMIRA. *** L’amico prof. Tommaso Ricciardi, responsabile per la didattica dell’A.I.B.E.S. in Campania, emerito Capobarman, in simbiosi con il prof. Santoro ha contribuito egregiamente alla formazione dei ragazzi, con degustazione e analisi organolettiche dei distillati, dei liquori e del cioccolato. Il prof. Ricciardi ha potuto mettere in atto tutte le caratteristiche dei diversi distillati, secondo le diverse materie prime, giungendo fino ad un possibile abbinamento con il cioccolato e la degustazione del nobile alimento esotico. prof. Sergio Bottone IL SOMMELIER Il termine sommelier di origine francese, indica la figura professionale di alta specializzazione, responsabile del servizio dei vini e delle bevande. Le sue mansioni prevedono: la selezione e l’acquisto del vino, la sua conservazione e la cura in cantina, la compilazione della carta dei vini, il servizio del vino a tavola, il consiglio sull’abbinamento cibovino, il controllo della qualità del prodotto prima di offrirlo al cliente. Tali mansioni implicano una solida preparazione professionale, che si ottiene a scuola, ma soprattutto con la frequenza di appositi corsi gestiti dall’A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier). Questa professione, per quanto antica, ha solo recentemente acquisito in Italia un ruolo di riconosciuto primo piano. O R CI O 14 NE IL T prof. Sergio Bottone CAMPANI E I VINI SPECIALI L’amico Mattia Petruzziello, grande professionista, ha esposto sapientemente alla V A le fasi delle vinificazioni, utili per ottenere i più importanti vini speciali. Produttore e viticoltore con provata esperienza, stimato sommelier A.I.S., egli vinifica esclusivamente uve di proprietà. La sua azienda, “La Cantina del Nonno”, produce: un eccellente Fiano D.O.C.G. “Vigna Nocelleto”; un V.S.Q. Metodo Classico brut nature con vitigno Fiano, “Sigillo”; infine, un I.G.T. vino passito, con vitigno Fiano, “Fervido”. Le sue lezioni sono state seguite con entusiasmo. Quasi tutte si sono svolte nell’azienda di proprietà, dove si sono potute seguire dal vivo tutte le fasi della produzione del vino, dal vigneto alla bottiglia, nonché tutto il processo produttivo dello spumante Fiano, con il Metodo classico, simile a quello della produzione del celeberrimo Champagne. Tutte fasi delicate e dispendiose, che il prof. Petruzziello non ha esitato a mostrare senza indugi agli allievi stessi. prof. Sergio Bottone L’acchiappa sogni Ho sentito il vento sul mio volto, con il suo lieve soffio mi sussurrava parole dolci di speranza, il mio sguardo nel vuoto, i miei sogni chiusi in un cassetto, d’incanto si è aperto, le foto incorniciate sotto il peso dei sogni che non passano mai, i colori della mia vita invadono i miei ricordi, le maschere hanno nascosto la realtà, ma tolte e rimesse al loro posto, allontanano da me la malinconia, inizio a scrivere il nuovo capitolo, pennellate piene e gonfie con un mosaico da completare. prof. Antonio Esposito A LEZIONE DI ENOLOGIA Le conoscenze pratiche delle materie di indirizzo si apprendono con una seria partecipazione alle attività scolastiche, soprattutto della terza area. Per l’enologia e la viticoltura, il prof. Angelo Maglio, già istruttore A.I.S., persona di incomparabile preparazione, ha trasmesso alla VA molti dei suoi saperi, senza risparmiarsi: sia con eccellenti lezioni frontali sia con importanti confronti pratici. Interessante, in proposito, è stata la visita presso lo storico Istituto Tecnico Agrario “Francesco De Santis”, dove il prof. Maglio ha illustrato praticamente tutte le tecniche di allevamento della vite adottate dall’istituto stesso (dal cosiddetto “Cordone speronato” e “Guyot”, alle fasi della potatura oltre le tipologie di vitigni allevati). Alcune di queste meravigliose viti sono di “piede franco”: infatti, non furono attaccate dalla famigerata “Fillossera”, che provocò una grave crisi nella viticoltura europea, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Nutrito è anche l’allevamento del vitigno “Trebbiano” che, per le sue caratteristiche, si presta perfettamente alla produzione del brandy: è ricco di acidità e genera un vino povero di alcol (caratteristiche adottate anche dai francesi). Il prof. Limone e il prof. Maglio ci hanno dimostrato in distilleria tutto il processo produttivo del brandy, che inizia con la produzione del vino base e della sua conservazione fino alla distillazione, con sosta sulla feccia fine. La tecnica di distillazione è discontinua, con impianti in rame elettrolitico. Il vino con la feccia in sospensione viene introdotto nell’alambicco e riscaldato a fuoco indiretto (all’interno dell’alambicco è sistemata una serpentina nella quale circola il vapore a temperatura moderata, circa 40- 50°C). Si ottiene così un primo distillato di 25-35 gradi alcolici. Si ripete l’operazione con altro vino fino ad ottenere una quantità di vino sufficiente per riempire due alambicchi di 700 litri. Si procede, quindi, alla distillazione vera e propria: si separano teste e code, nocive e ricche di sostanze sgradevoli; questa è l’operazione che consente di estrarre la flemma migliore del distillato (il cuore). Lo strumento indispensabile per eseguire correttamente questo processo è l’alcolometro immerso nel distillato nella provetta di saggio che, con le sue indicazioni, consente al mastro distillatore di procedere nel modo migliore e più opportuno. E’ in questa fase che viene separato l’ alcool metilico da quello etilico e vengono tolti quegli acidi (in particolare l’acido acetico e butirrico) che conferirebbero al brandy sapori pungenti e profumi decisamente poco accattivanti. Si raccoglie il cuore a circa 78 – 78.3 gradi alcolici. Il periodo di invecchiamento in botti in rovere di 400 litri è variabile a seconda della qualità del prodotto. Durante l’invecchiamento non viene effettuato nessun intervento. All’estrazione dai magazzini fiduciari (sotto il controllo dell’UTIF) l’acquavite invecchiata viene diluita fino a 40° con acqua distillata prodotta dal laboratorio chimico dell’istituto, e contemporaneamente viene aggiunto il caramello per aggiustare il colore. Il prodotto così ottenuto viene fatto riposare in botti di rovere per almeno sei mesi e quindi filtrato con microfiltro e imbottigliato. prof. Sergio Bottone O R CI O 15 NE IL T UN’ESPERIENZA SUL CAMPO: I VINI DOCG L’ORCHESTRA TUTTO INCENTRATO SULLA PAURA DEL FUTURO Martedì 29 gennaio la III D è stata accreditata come ospite della nave “Orchestra”, ammiraglia della flotta MSC Crociere. La visita, organizzata dalla prof.ssa Monica Aprea, ha visto come partecipanti anche una giornalista ed un cameraman di Irpinia TV che hanno realizzato un servizio mandato in onda qualche giorno dopo. È stato necessario inviare con largo anticipo gli estremi dei documenti di riconoscimento per ottenere il pass di “visitor”. Giunti nel porto di Napoli ed effettuate tutte le procedure di riconoscimento, siamo stati accolti da una social hostess che ci ha guidato per l’intera giornata. Ultima nata, la nave, mastodontica e lussuosissima, rappresenta il fiore all’occhiello della flotta MSC, costituita da 13 ponti, con una capacità di 2550 passeggeri e 1000 membri di equipaggio: offre ai propri ospiti tutti i servizi e i comfort di un hotel di lusso. Abbiamo avuto la possibilità di poter ascoltare alcuni membri dell’equipaggio sulla propria esperienza professionale e di assistere al lavoro degli operatori del front office. Ancora una volta, la conoscenza delle lingue straniere si è dimostrata requisito fondamentale per coloro che desiderano impiegarsi in questo settore. L’esperienza si è rivelata, per tutti noi, estremamente costruttiva, osservare da vicino quello che potrebbe rivelarsi un importante sbocco per il futuro ha rappresentato un’occasione unica visto che il settore crocieristico è in continuo incremento. L’Occidente è pervaso da paure: paura del futuro, paura dell’altro, paura di se stesso. Chi pensava che l’11 settembre sarebbe stato il nuovo “ Point of no return” della Storia destinata a cambiare gli assetti geo-politici globali ha sottovalutato la più profonda rivoluzione che esso avrebbe prodotto nella conoscenza. Con le torri crollarono di colpo le sicurezze acquisite, la percezione diffusa, in definitivo il nostro modo di abitare il mondo… O R CI O 16 NE IL T Mariantonietta D’Amore Daniela Garruto (III D) Classe II° D WHY WOMEN GO ON FIGHTING ( a six hand reflection on WOMEN’S DAY ) Women are still the worst hit by poverty, violence and war. On 8 March 2008, we remember those female workers who died in the fire of their factory, one century ago. In their memory, we continue to denounce and fight injustice, to free women from the chains they are held in , by this maledominated society. Nowadays, we say, at least in words, that men and women are equal. It is a great lie: we know well that, in many countries women are still subdued to men. They are still obliged to stay at home and to be “servants” of men. More and more women “are dying” in their family home, as victims of private violence, thanks to men who mistake love for property. Knowing that the freedom of everyone comes through the freedom of women, we do insist on asking for appreciation, love and respect. IVANA BARBERIO, DALILA GENOVESE, PENELOPE ZAMBRANO - class V A – A NOTE FROM THE CLASS : We’d like to suggest all “ Il Torcione readers” the reading of a short story – a sort of play or drama, whose title is “ KABUL’S SWALLOWS” by YASMINA KHADRA. It is a cruel picture of present Kabul where there is “ no room left “ for women, neither for men. Thank you ! (DAGLI ALBORI AL TRAMONTO) Essere, amare, volere, potere, queste le sorti di genti sincere, quando la vita nei cuori sussiste ecco arrivare il dolore, sì triste, studiare, scrivere, redigere, fare, quando nello studio lor devono entrare. Esperienza, conoscenza, cultura, adolescenza, quandi ecco l’amore abbocca alla lenza, amore, passione, affetto, ardore, il languido sguardo tocca il cuore, amare, baciare, vestire, truccare, quando l’idillio va fatto all’altare, amarsi e onorarsi fino alla more, allora si apron dell’eden le porte, nascita, vita, attesa e parto, il piccolo tesoro nel piccolo incarto, viene posato sul seno materno, considerato un dono d’eterno, preoccupazioni, lavoro, impegni, responsabilità, la vera vita ordunque va, accogliere, adorare, voler bene, festeggiare, ecco i nonni con i nipoti gioire, i figli che erano dapprima nati, in quattro e quattr’otto si sono sposati; A pensar bene la vita dura poco, questo è per tutti in ogni loco. Chiudere, stendere, coprire,perire, quando le genti devon morire. Ecco giungere infine la morte, inavvertitamente bussa alle porte, l’ultimo respiro fa esalare, gli affanni e i dolori fa presto cessare. Marco Andreoli (III I) UN GIORNO PER LA FEDE Mercoledì 19 marzo. Oggi tutti noi abbiamo vissuto uno dei rari momenti per fermarci e pensare. L’occasione ci è stata offerta, come ogni anno, dalla celebrazione Eucaristica, tenutasi in Cattedrale e presieduta dal Pres. Rev. Sergio Melillo. Insomma, abbiamo vissuto quello che spesso, in modo piuttosto sbrigativo nel nostro gergo, definiamo “precetto pasquale”. Occasione, diciamocelo, che molte volte noi studenti consideriamo come semplice modo per perder tempo. Anche io ero un seguace di questa “comoda filosofia”. Questa volta, però, qualcosa si è risvegliato in me: un qualcosa che da tempo avevo ignorato, a volte soffocato, preso, come tutti, dai grandi impedimenti della vita di ogni giorno. Forse, mi hanno distolto da questo letargo emotivo-spirituale le parole che echeggiavano all’interno di quelle mura che, improvvisamente, non erano più solo un patrimonio architettonico, ma avevano vita, avevano un respiro vitale. Come vitale mi sono sentito io quando venivano lette parole di elogio alla vita. Il che fa sempre un certo effetto, in modo particolare se ti fermi un attimo e pensi che chi ha scritto quelle poche, semplici, dirette, nude parole non è un grande attore holliwoodiano, una stella del firmamento musicale internazionale, ma una donnina, alta poco più di un metro e mezzo, che ha dedicato la sua vita ai poveri, agli abbandonati, agli ultimi, che sapeva di farlo perché era una delle poche che negli occhi di un bimbo, nelle piaghe di un lebbroso riusciva a vedere, ad ascoltare il grido di dolore di un Dio che morendo ci ha indicato la via per essere felici…. o semplicemente per essere vivi, per essere pienamente coscienti del disegno bellissimo del quale siamo parte, del dono, gratuitamente concessoci, che troppe volte sottovalutiamo. Non si può essere indifferenti nel sentire parole come quelle che t’invitavano al ”gioco della vita”, con entusiasmo, senza cercare oltre, senza cercare le verità recondite di un tempo che troppo si concentra a cercare dietro, a cercare oltre e spesso perde di vista il palese, l’immediato, il reale. Madre Teresa di Calcutta sia d’esempio a tutti noi e ci riavvicini all’amore insegnatoci da Dio e a quei valori che la nostra società sta repentinamente dimenticando o, a volte, cancellando. Sia nostro il compito di far fede a quei valori e a non abbandonarci a futili e spesso più facili scorciatoie. Forse è il caso che tutti (il mio non è un sermone recitato dall’alto di chissà quale grande verità rivelatami) ogni tanto ci fermiamo e riflettiamo sull’eccessivo tempo perso in cose inutili, di quanto poco siamo vicino alle cose vere della vita… di quanto non sappiamo nulla di ciò con cui ci riempiamo la bocca e di quanto sia triste fermarsi e pensarci solo una o due volte l’anno. Modestino Acone (VB) O R CI O 17 NE IL T “LA VITA” I GIOVANI E IL TEMPO Il tempo, quarta dimensione nota dell’universo, collega tutto, passato presente e futuro. Non lo conosciamo abbastanza: infatti, non sappiamo ancora percorrerlo. Tuttavia, lo sappiamo misurare.Tutto, ma proprio tutto, è implicitamente o direttamente relativo al tempo , la vita ad esempio. Per migliorare l’ambiente che ci circonda, bisogna puntare sul futuro e quindi sui giovani, iniziando proprio dalla scuola, crogiuolo di cultura e presupposto di miglioramento collettivo. Solo se il benessere è distribuito, possiamo crescere tutti e bene. Diventiamo allora tutti, a vari livelli, fabbricanti di benessere . Non perdiamo tempo ! Buon lavoro . *** X MOSAIC TIME CLOCK IN VILLA OF GIULIA FELICE 2 IN POMPEI ITALY OROLOGIO A MOSAICO REALIZZATO CON PIETRE DURE AGATE E GIADE E ORI 24 kt ORSONI VENEZIA - dim. cm 11,5x11,5 SENZA CORNICE - CORNICE IN ARTE POVERA MECCANISMO AL QUARZO. L’ OPERA UNICA, realizzata ed offerta da ERRECONT, sarà CERTIFICATA DIRETTAMENTE DALL’ ARTISTA con autentica su foto e verrà consegnata allo studente dell’Istituto Professionale Alberghiero “Manlio RossiDoria” che avrà conseguito, agli esami di stato, il voto più elevato. A parità di voto sarà consegnato all’alunno più giovane. SHOAH E ALTRI STERMINI DA RICORDARE O R CI O 18 NE IL T Il Novecento, è stato per il mondo un tempo tragico di persecuzioni e di morte. Come un’ombra oscura si alzano le stragi d’Ebrei (shoah) Zingari, Gay, Russi, Armeni in Turchia, Italiani in Yugoslavia, per non dimenticare le violenze dei regimi totalitari nel Sudamerica, le lotte africane di ieri e d’oggi. Guerre sostenute dalle armi che il mondo libero vende, sulle quali guadagna mentre si permette di intervenire con forze di pace e non parla mai di ciò che mettiamo in mano anche a bambini di otto anni. Per ricordare le stragi sono state istituite il 27 Gennaio la Giornata della Memoria, nella quale è ricordato l’eccidio di 6 milioni di Ebrei. Il 10 Febbraio la Giornata del Ricordo, in cui si celebra la tragedia delle foibe, finora vergognosamente snobbata. Ci sono voluti 60 anni di silenzio, prima di ammettere quanto è successo. Si è scelto di tacere, per non scomodare le coscienze di chi aveva commesso gli eccidi e anche di chi era girato dall’altra parte, per non vedere. I nostri nonni di Pola, Fiume e Zara, gettati nelle foibe dalla furia comunista dei partigiani di Tito, presidente della Jugoslavia, per 60 anni hanno chiesto di parlare, inascoltati. Infine il 9 novembre si celebra il Giorno della Libertà, nel quale ricorderemo l’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo della fine (anche se non compiuta in tutto il mondo) dei crimini dei regimi comunisti. 100 milioni di contadini e operai russi, vittime del comunismo sovietico e i non pochi italiani che credevano in Stalin, i 2 milioni di Cambogiani, uccisi da Pol Pot e i milioni di morti in Cina e nelle nazioni satelliti, vittime del regime maoista. Né va dimenticato il milione e mezzo di Armeni uccisi dai Turchi, una vera memoria deve superare le stigmate delle divisioni ideologiche. Per essere davvero libertà, condivisa, devono prevalere le ragioni dell’uomo sulle ferite (che ancora sanguinano) inferte dagli odi e dalla violenza. Classe I D Semplicemente Quante volte mi hai preso per mano e coccolato nella tua saggezza, il tuo volto segnato dal tempo Mi scrutavo senza dire nulla, divertito dal mio fare fanciullesco dalle mille domande. I tuoi occhi stanchi si illuminano per un semplice gesto, che ti riportano nei luoghi della tua infanzia, e da dove hai proseguito con il tuo legame più intimo, oggi nell’inesorabile mutamento delle cose con un semplice gesto mi trasmetti l’amore per la vita. prof. Antonio Esposito UNA SCUOLA CREATIVA L’ Istituto “Manlio Rossi Doria” ha sempre posto una grande attenzione al benessere di tutti i suoi allievi, affinché la scuola divenisse per loro non solo veicolo di cultura e di formazione professionale, ma una vera e propria palestra di vita. È in quest’ottica che è nata l’idea, patrocinata dal vicario dell’Istituto prof.ssa Urciuoli A. e appoggiata dal Dirigente Scolastico prof. Garofalo A., di un laboratorio creativo, attraverso il quale realizzare iniziative che coinvolgessero alunni diversabili, favorendo soprattutto l’apprendimento di competenze sociali e relazionali, nonché offrendo maggiori opportunità di crescita per il raggiungimento della sicurezza di sé e lo sviluppo delle proprie capacità. Il primo laboratorio, avviato presso la sede di “Palazzo Cammino” ha previsto la realizzazione di manufatti attraverso la tecnica del dècoupage e ha coinvolto, in particolare, un’alunna Antonella Del Gaudio, la quale ha mostrato un grandissimo interesse e ha iniziato la sua attività con la realizzazione di addobbi natalizi e oggettistica per la casa. I suoi manufatti hanno riscontrato un successo tale da ricevere richieste di vendita ed ora si lavora affinché il ricavato possa costituire una discreta somma da donare in beneficenza alla Mensa dei poveri di Don Tonino Bello. Sulla scia di tale esperienza positiva anche la sede centrale di via Morelli e Silvati ha attivato un laboratorio dove vengono realizzati manufatti attraverso l’uso di prodotti alimentari, in modo da ricercare una certa pertinenza con il percorso di studi previsto. Tali laboratori sono stati organizzati e gestiti dall’educatrice (Festa Lucia) e condotti dal personale OSA (per la sede di Palazzo Cammino: Di Lorco Sgambati Palma e Sanseverino Carmelina; per la sede di via Morelli e Silvati: Galiero Caterina, Iandolo Rita e Orlandino Lucia). La decisione di avviare un tale percorso è derivata dalla presa d’atto che gli alunni in situazione di difficoltà necessitano di una struttura organizzativa aperta e flessibile, nella quale la formazione continua e integrata costituisca un nodo essenziale. Quasi sempre, si tende ad immaginare l’integrazione come situazioni circostanziate, prestabilite e programmate che permettono l’inserimento e l’accoglienza di un diversabile all’interno di gruppi di normodotati, come se integrazione significasse annullare le differenze. Questo laboratorio vuole “educare”, attraverso esperienze concrete, al senso dell’integrazione, intesa più propriamente come il mettere insieme le diversità rispettandole e valorizzandole, anche se questo deve prevedere momenti di lavoro individuale al di fuori del contesto classe. Gli animatori del laboratorio creativo, educatrice e personale Osa, hanno lavorato affinché esso non fosse un “angolo” temporaneo per i ragazzi diversabili che lo frequentano, ma un concreto punto di riferimento, un laboratorio aperto e una struttura capace, attraverso esperienze pratiche interne alla scuola di preparazione a quelle esterne tipiche della quotidianità, di favorire un graduale passaggio dal concreto all’astratto, dal laboratorio al vissuto, consegnando al territorio soggetti autonomi almeno nelle competenze sociali di base. O R CI O 19 NE IL T dott.ssa Lucia Festa (educatrice) SPAZZATURA: L’ETERNO RITORNO ALL’ANNO ZERO Le prospettive per la soluzione strutturale della crisi sono pressoché inesistenti, osservano i commissionari europei. Tutto è affidato da un lato all’immediata esportazione forzata dei rifiuti all’estero, dall’altra alla futura possibile vagheggiante raccolta differenziata. Poco o nulla è affidato a discariche e termovalorizzatori, inesistenti oggi e, sempre più lontani e improbabili. De Gennaro andrà via tra poco meno di tre mesi: ha rinunciato ad aprire le discariche di Ariano Irpino, Montesarchio, Villaricca; punta ora su su Savignano Irpino, Sant’Arcangelo, Trimonte e Terzigno, dove la gente già protesta; i tempi non sono brevi e l’apertura, se mai vi sarà, avverrà di certo quando De Gennaro avrà lasciato Napoli. Ancora una volta siamo all’anno zero. Alla fine chi vince e chi perde? Per ora vince la camorra impunita e sempre in attività. Per ora vince il partito della lotta di piazza, addirittura indicato come legittimo vincitore dal suo stesso nemico. Per ora vincono tutti, tranne la Campania. E perde soprattutto chi voleva capire, chi voleva chiarezza e individuare responsabilità e soluzioni. Resta il mistero profondo: se non ha colpa Bassolino, se non ha colpa chi ha alimentato la protesta di piazza, se non ha colpa chi ha demonizzato i termovalorizzatori, se non ha colpa il commissariato straordinario (chiamato a realizzare addirittura progetti illegittimi) ma allora di chi è la colpa dei milioni di tonnellate di rifiuti per strada nelle nostre città? Forse del governo (tanto il governo ora è perdente, di fatto, non c’è, una colpa in più non toglie e non mette). Classe I D ULTIMO ANNO ….! Anche questo anno scolastico sta quasi per volgere al termine. L’ultimo presso l’istituto alberghiero di Avellino! Ci sarebbe tanto da raccontare riguardo a questi cinque anni…: le infinite ore di lezioni, le interessanti ore di stage, i viaggi d’istruzione, le esercitazioni, quasi mai noiose!! I brutti voti e quelli belli; l’agitazione prima delle interrogazioni o prima dei compiti in classe, la soddisfazione per aver saputo fare bene o anche la delusione per un giudizio negativo… i professori che si sono alternati nei cinque anni (alcuni buoni e alcuni no ma non per questo poco professionali). Anzi, devo ammettere che il rapporto umano instaurato con i miei insegnanti è stato fondamentale per consentirmi un percorso di apprendimento piacevole. Ecco, potrei dire che la scuola è stata caratterizzata sia da gioie che da dolori!! E’ strano ritrovarsi, da un giorno all’altro, nella vita reale, senza più la quotidianità dell’andare tutti i giorni a scuola, senza più sentirsi protetta dai compagni di classe, amici di avventura e disavventura. Ci si sente disorientati, ma fortunatamente la scuola superiore ci ha saputo fornire le basi, le conoscenze, le capacità per affrontare ciò che ci aspetta nel mondo reale. All’inizio sarà difficile non sapere cosa fare una volta svegli, non trascorrere più le mitiche sei ore con gli amici (dopo cinque anni, li si può davvero considerare amici), nel susseguirsi di nuove esperienze, nell’apprendere cose nuove. So, però, che col tempo imparerò ad affrontare nuove realtà, rivolgendo sempre un sorriso verso la mitica 5F, verso il mitico istituto alberghiero. O R CI O 20 NE IL T Maria Sorece V F HA “SENSO” ESSERE GIOVANI? Macinati, sgretolati, dalla “società” liquida, quella del nostro tempo, nella quale non c’è identità, non è possibile costruirsene una propria, ma occorre invece cercare il consenso del gruppo, semplicemente “adattarsi” alla cultura dominante. Forse è anche vero che questo sgretolamento è avvenuto, ma non sarebbe corretto decretare “la morte dei giovani”. Galimberti filosofo, psicologo e saggista,dopo una approfondita ricerca, con la tecnica del focus group somministrato a 400 giovani ha evidenziato che questi sono sufficientemente consapevoli dei limiti nei quali si trovano ad allenare la loro mente e il loro pensiero, in una cultura che esclude e che non permette di sognare schiacciando tutti nell’ utilitarismo, nell’ individualismo e nel presente. Davanti a loro, i giovani trovano sempre più spesso adulti (genitori) che hanno tirato i remi in barca, non sono più capaci di testimoniare con la loro vita i valori della speranza, della giustizia, del dono, dell’alterità, della solidarietà, e quindi professano, nei fatti, la resa all’ utilitarismo:è il trionfo dell’egoismo e della chiusura, delle paure e della fatica di vivere, del non senso. Secondo Galimberti il mondo di oggi è pervaso dal nichilismo e dall’ assenza di valori e di senso. Il nichilismo infatti è quell’ ospite inquietante, ben descritto da Nietzsche a fine Ottocento, che oggi torna ad aggirarsi nella vita dei ragazzi e delle ragazze italiani, cancellando prospettive e orizzonti, intristendone le passioni e fiaccandone l’ anima. In un modo che funziona esclusivamente secondo le leggi della tecnica del mercato, scrive il filosofo, i giovani si sentono disincantati e sfiduciati, si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi dentro. Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove però “ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa”. Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino, mentre risultano inefficaci i rimedi elaborati dalla nostra cultura sia nella versione pseudoreligiosa (sono tanti i messaggi proposti da santi e santoni, maghi e chiromanti, nelle palestre e altrove), sia nella versione laica e illuminista, perché non sembra che la “Ragione” possa essere oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini. Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono i fenomeni di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo nelle scuole, le violenze degli ultrà negli stadi, l’ecstasy e le altre droghe nelle discoteche, i sassi lanciati dal cavalcavia delle autostrade, sino ai gesti più estremi di terrorismo politico, di omicidio e di suicidio. Ma come uscire da questo cupo scenario? La proposta è quella di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto. Gli adulti sapranno insegnare ai ragazzi l’arte del vivere, che consiste nel riconoscere le proprie capacità, nell’esplicitarle e vederle fiorire secondo misura? solo ora con questo primo passo i giovani potrebbero innamorarsi di sé. L’utilitarismo e il nichilismo hanno pervaso tutto e tutti. Per sbloccare adulti e giovani da questa terribile “impasse” occorre innanzitutto sviluppare un senso critico rispetto alla cultura del nostro tempo, svelando attraverso i media “sensibili”, la famiglia, la scuola, la parrocchia, insomma le agenzie di senso, i limiti della cultura prevalente oggi. I giovani devono essere messi nelle condizioni di poter incontrare adulti autentici e camminare in percorsi formativi profondi che permettano loro di verificare un altro mondo e un altro modo di vivere possibile. Descrive bene questo concetto lo slogan della presidenza del consiglio dei ministri: “Quanto tempo sprechi a fare cose che non hai scelto di fare? Parti volontario per la tua vita”; e continua “Scegli tu cosa fare e per chi. Partecipa a una delle tante iniziative di volontariato e usa il tuo tempo per qualcosa di bello, utile e perché no, divertente. La tua vita ha bisogno di te. Non deluderla”. O R CI O 21 NE IL T Classe II° D MERCOGLIANO O R CI O 22 NE IL T Paese della provincia di Avellino e del parco naturale del Partenio, Mercogliano è stato fondato dai Longobardi su un preesistente nucleo di origine romana. La sua origine si puo’ dedurre dal gonfalone municipale, sul quale troneggia l’effigie del dio pagano Mercurio, al quale sarebbe stato dedicato un tempio, che appunto diede il nome alla colonia Mercurialis, da cui deriva il nome del paese. La parte più antica è “Capocastello”: se la si guarda in una notte di estate, sembra un presepe con i suoi lampioncini accesi. Dell’antico castello rimangono solo le rovine, perché fu incendiato già in tempi remoti. ( è qui che e’ stato girato il film “Due soldi di felicità” ). La parte inferiore è costituita da case moderne, che si affacciano lungo il famoso viale alberato che si conclude presso l’antica chiesa di san Modestino. In inverno il clima e’ freddo. Infatti, anche in primavera il Partenio si copre di neve ed e’ possibile scorgere diversi ruscelli e un solo lago sul campo di Montevergine. Le estati sono fresche, anche se non mancano periodi di siccita’. Grazie alle sue importanti manifestazioni, il paese è meta ambita di molti turisti. Soprattutto “Castellarte” è apprezzata non solo dai mercoglianesi, ma da migliaia di persone che ogni anno riscoprono borghi bellissimi, opere pittoresche e lavori tradizionali come quello del calzolaio o dei pastori che lavorano il latte trasformandolo in formaggio. E ancora, si possono scoprire molti altri prodotti tipici mercoglianesi e ammirare donne che lavorano la lana in botteghe artigianali per creare capi di straordinaria bellezza. Non mancano, ancora, rassegne internazionali di artisti di strada che incantano tutti con canti e balli. Originalissima è la “Zeza”, rappresentazione carnevalesca del ‘700, che rallegra le vie del paese con balli e canti, mentre sfilano costumi antichi mescolati a quelli moderni. Punto di riferimento per tutti e’ il santuario di Maria SS. di Montevergine fondato nel 1119 da san Guglielmo da Vercelli: vi si puo’ accedere per strada asfaltata o tramite la funicolare, che ci porta alla meta in soli 7 minuti. Ma non dimentichiamo la famosa “ mulattiera”, strada di montagna affollata soprattutto in settembre, per il pellegrinaggio di tanti fedeli che omaggiano la bella “mamma schiavona”. Al santuario è annesso il palazzo abbaziale di Loreto, sede invernale dell’abate e dei monaci, peraltro noti produttori di liquori (il piu’ conosciuto è “l’anthemis”). Il palazzo, di architettura tardo-barocca, è costituito da maestosi saloni, facciate bene decorate e un grande giardino a croce con a centro un grande orologio. Inoltre, vi è possibile ammirare l’antica farmacia, prestigiosa per la collezione di vasi medici in maiolica, già adibiti a conservare erbe curative. L’annessa biblioteca nazionale contiene un archivio con antiche mappe e tavole, tantissimi manoscritti di varie epoche ed oltre 150.000 volumi. Passando al “profano”, ricordiamo che da pochi anni e’ sorto fuori dal centro abitato il complesso “Cineplex”, luogo di svago per i giovani,con diverse sale cinematografiche, sala giochi e bowling. La tradizione gastronomica di Mercogliano e’ strettamente legata a prodotti tipici della zona con cui e’ possibile preparare piatti prelibati: ad esempio, il salame al cioccolato e le zeppole di san Giuseppe. VIVIANA SALSANO CARMELA GRECO (IV D) I CORSI POST-QUALIFICA: CONSIGLI PER L’USO Cari ragazzi della mia terza, a breve raggiungerete un altro traguardo: l’esame di qualifica per “addetto ai servizi ristorativi”. Intanto, si pone la scelta dell’indirizzo da seguire nel corso post-qualifica. Il biennio comune vi ha fatto conoscere le peculiarità dei settori fondamentali del mondo della ristorazione: cucina, sala, segreteria. La qualifica settoriale ha rappresentato già un salto specifico, da completare nel biennio finale. Se ben ponderata, la scelta sarà appagante sia per il lavoro che nell’eventuale prosieguo degli studi a livello universitario. Il mondo della ristorazione, lo sapete, vi offre sbocchi professionali ben delineati. È vero, ci vogliono anni e anni di duro lavoro per affermarsi. Per esperienza mia personale, vi dico che dobbiamo trovare dentro di noi le giuste sensazioni per non sbagliare scelta. Oggi, sono particolarmente utili i corsi post-qualifica: raffinano la vostra cultura professionale e aprono le porte a settori sempre più specializzati. Sta a voi leggere nel vostro ancor breve percorso formativo, interrogandovi sulle motivazioni, le passioni, la voglia di apprendere: la scelta scaturirà da tutto ciò. Ora voglio soffermarmi su una particolare figura proposta dai corsi postqualifica: l’addetto alla pasticceria e gelateria. L’orizzonte è fatto di passione, dedizione, prove e riprove per la riuscita di un dolce, una nuova coppa gelato, un galà, una cerimonia di qualsiasi tipo. Come non definire artista un pasticciere che deve far ricorso all’estro e alla fantasia per trasformare in strutture monumentali semplici ingredienti? Quando il pezzo è unico, bella da vedere e assaporare, ci si sente realizzati. La bravura sta nella ricerca di sapori e profumi particolari, da miscelare con sapienza. È anche vero che oggi l’industria offre prodotti semilavorati, sempre pronti all’uso e dai tempi di preparazione ridotti. Preparare un dolce tradizionale, però, ti offre ben altre soddisfazioni! Nei corsi post-qualifica si ha contatto con esperti di fama internazionale, sia nei laboratori scolastici che negli stage. In oltre un decennio ho conosciuto ottimi professionisti che nella nostra scuola hanno portato competenze e saperi unici, dispensati con dedizione, passione, professionalità e pazienza. Il post-qualifica serve anche per affrontare con maggiore consapevolezza gli esami finali di quinta. Soprattutto, vi insegna che l’aggiornamento è continuo e dura tutta la vita. Cari ragazzi, cercate la giusta motivazione nell’indirizzo a voi più congeniale e ricordate di accettare le regole imposte dall’etica professionale e dal rispetto della divisa di lavoro. Il mondo della ristorazione è esigente con i suoi protagonisti: nella carriera ma anche nella vita. prof. Antonio Nappo what type? 15. How often did you eat fruit, in a week? 16. How much fruit did you buy or grow? 17. What did you have for breakfast? 18. Did you use to have a snack ? If yes what did you have? 19. What kind of fats did you use, to season foods? 20. How old are you, now? 21. Have you any civilization disease? If yes, are you following a particular diet? 22. Do you think that your diet was healthier than the one you follow now? A CLASS SURVEY GRANDPARENTS’ EATING HABITS Going on with shared work – Food Science and English – we have carried out a questionnaire. QUESTIONS GRANDPARENTS CHILDREN The pupils of class 2° A and their English and Food Science teachers PARENTS 1. 2. 3. 4. NON AVEVAMO VOGLIA DI STUDIARE! Iscritti al primo anno dell’Istituto Alberghiero, abbiamo scoperto che c’erano tante discipline di studio e compiti a casa… per cui ci siamo arresi e non abbiamo più frequentato. Ma la scuola non si è dimenticata di noi e ci ha richiamati, offrendoci un’altra possibilità. Ed eccoci qui, a frequentare un corso P.A.S. (percorso alternativo sperimentale) in cui si fa tanta pratica e poche ore di teoria. Finalmente una scuola adatta a noi! I docenti ci aiutano molto ed abbiamo anche il supporto di una sociologa, che ci comprende ed aiuta a risolvere i nostri “problemi”. Gustare le pizze preparate da noi è una gara continua e anche un divertimento. Se non avessimo accettato quest’ultima possibilità di studio, forse avremmo perso un’occasione davvero importante per il nostro futuro, lavorativo e sociale. La classe І O (Pizzeria) O R CI O 23 NE IL T What’s your name? When were you born? Where were you born? How many brothers and sisters have you /did you have? 5. How many people are there/ were there in your family? 6. Have you ever followed a particular kind of diet? If yes, why? 7. Which was your favourite dish when you were young? 8. When you got married, have you changed your eating habits? 9. When you were young, how many meals did you have? 10. Do you have the same eating habits You had as a boy / girl? 11. How many times a week did you have pasta? 12. How many times a week, did you eat meat ? Did you buy it or did you grow animals? 13. Which of these foods did you consume more? Pasta / bread / corn/ barley / rye / oat – 14. Did you consume fish ? if yes, Redazione: Docenti: Fiorenzo Iannino (Referente), Giuseppina Cipriano Claudia Del Gaudio, Assunta De Vito, Anita Renzulli, Grazia Sessa. Alunni: gli autori degli articoli. Stampa: Tecnoprint Srl - Atripalda (AV) - Tel 0825.622599 Hanno scritto per questo numero i docenti: Monica Aprea, Sergio Bottone, Antonio Esposito, Lucia Festa, Antonio Nappo, Luigi Vitiello. Collaborazioni esterne delle dottoresse: Carmen Mennonna, Tiziana Guarino, Gemma Iermano. Puoi leggere “Il Torcione” anche sul sito della scuola: www.ipssarav.it