IL TORCIONE
IL TORCIONE
Periodico di cultura e vita scolastica a cura dell’IPSSAR “Rossi-Doria” di Avellino, a.s. 2007/2008
Dovremmo chiamarti “dirigente scolastico”. Perdonaci, ma ci piace dire “preside”. Anzi, per tutti noi
sei “IL” preside del “Rossi-Doria”: una scuola che
dal nulla, nel volgere di pochi anni, si è imposta
come punto di eccellenza dell’istruzione professionale ed elemento propulsivo per il territorio irpino. Una scuola ricca di “humanitas” e saperi.
Se ciò è stato, lo dobbiamo molto al tuo impegno:
come il tuo maestro di studi e di vita, non hai esitato
a “sporcarti le scarpe” per garantire dignità e lustro
al tuo mondo.
…… Sempre con noi!!!
Il Torcione e la scuola tutta
GRAZIE DI CUORE
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Il nostro dirigente ci lascia! È difficile il solo pensarlo! Intanto, dire “dirigente” mi fa venire alla mente una persona
chiusa nel suo ufficio dietro una grossa scrivania, con computer, telefoni, ed una cara assistente all’ingresso che ci annuncia. Il nostro preside ( si, lo dico all’antica!) è stato ben
altro. La porta del suo ufficio è stata sempre aperta per ogni
problema. E poi, quando entra all’improvviso nei laboratori
di cucina, mostra con orgoglio ai suoi ospiti il frutto del
nostro lavoro, soffermandosi a discutere con noi docenti e
con gli alunni. E allora, come non ricordare quel lontano 10
ottobre 1990, quando cominciò la vita del nostro istituto? In
sette lunghi anni, per traghettarlo verso l’autonomia, abbiamo vissuto momenti davvero difficili e pieni di sacrifici. Si
viveva giorno per giorno, dovendo inventare dal nulla attività
didattiche da proporre agli alunni pionieri, mentre si assisteva a continui cambi di direttori e gli insegnanti andavano
e venivano come alla fermata di un bus. Ma un gruppo (io
tra questi) resistette: venne l’autonomia e, con essa, l’agognata presidenza. All’inizio sembrava che non ci comprendessimo: nei collegi e nei vari incontri ci trovavamo spesso
su posizioni diverse. Poi voltammo pagina e imboccammo
la strada giusta. Ci unì la voglia di crescere e creare un istituto modello, con laboratori d’avanguardia; una scuola da
imporre con orgoglio all’attenzione dell’opinione pubblica.
Il preside si innamorò di questo progetto, ne fu entusiasta e
anzi cominciò a sollecitarci di continuo affinché tutto procedesse nel verso giusto. Si voltava pagina e realizzammo finalmente il cuore pulsante dell’istituto: laboratori settoriali (di
cucina, bar, scienze della terra), sale d’informatica, front
office. Abbiamo realizzato anche un laboratorio di pizzeria.
Quando, poi, il preside si impegnò ad intitolare l’istituto a
Manlio Rossi-Doria, capimmo che non sarebbe più andato via. E oggi… ci lascia! Ci mancheranno quelle riunioni
informali ed appassionate tenute nel ristorante oppure nei
corridoi, sempre alla ricerca di ulteriori spazi per le nostre
attività (“abbattiamo quella parete, chiudiamo o apriamo
quelle porte per ottimizzare il lavoro nostro e degli alunni ecc.”). Nel mio cuore resta scolpita una frase, che ben
sintetizza il suo impegno quotidiano: “Caro Tonino, quanto
prima dobbiamo ritrovarci tutti in un unico stabile!”. Già, il
problema delle sedi: l’ultima, in ordine di tempo, è quella di
Palazzo Cammino, ben distante dalla centrale. Quando, spero presto, taglieremo il traguardo della sede unica, dovremo
ringraziare chi si è battuto con passione e con tutte le sue
forze per risolvere il problema.
Caro preside, grazie di cuore per esserti innamorato della
nostra scuola!
prof. Antonio Nappo
ARRIVEDERCI
“In principio era il Verbo”
Ci piace cominciare così – ricalcando il Vangelo di Giovanni
– il graduale e difficile commiato da Alessandro Garofalo.
Ebbe inizio, allora – in una sorta di predestinazione o incarnazione – “una storia d’amore” tra lui e la nostra scuola, quell’istituto alberghiero che egli volle intitolare al suo
grande maestro – oggi affermata realtà scolastica, l’ IPSSAR
MANLIO ROSSI-DORIA , trasformatasi, poi in NEVER-ENDING STORY.
Agli albori dell’istituto, più di un decennio fa, ci fu la lotta
per l’autonomia – non c’ero in quegli anni; ne ho recuperato la sofferenza, le umiliazioni, i rischi corsi, attraverso il
ricordo vivo e il racconto animato di tanti miei amici “professori in prima linea”.
Da allora, Alessandro e l’ IPSSAR Manlio Rossi-Doria divennero una cosa sola – creatura e creatore insieme.
Tempo è passato… l’impegno di collaboratori e docenti, di
cui tutti conosciamo il valore, la tenacia paziente e perseverante di tantissimi operatori della scuola, hanno prodotto
il risultato che aspettavamo…. Da fanalino di coda, siamo
arrivati in testa, ad occupare un posto di rango nella Scuola
Irpina.
E lui sempre là, rassicurante o imbronciato, addolorato, furente, sorridente, scorbutico – sempre meno, in verità, negli
ultimi anni…- vigile, attento a non lasciarsi sfuggire l’occasione d’impegno, a lanciare la sfida, a raccogliere plausi, in
un reciproco “mi fido di te” di Jovanottiana memoria.
Ma… lasciamolo ai suoi preparativi di viaggio, quella vacanza-premio che arriva a chi, come lui,ha profuso impegno
e, soprattutto ha saputo credere nel progetto e coinvolgere
anche i meno motivati.
Che diciamo noi a lui, mentre si appresta ad andare?
Lo affidiamo alla saggezza di un filosofo e alle sue “istruzioni
per diventare adulti”.
Bertrand Russel nel saggio della piena maturità “HOW TO
GROW OLD”, invita a passare il testimone alle nuove generazioni senza farlo notare, con la levità o la “leggerezza
calviniana – pensando alla nostra vita come al corso di un
fiume.
C’è, dapprima un ruscello che si fa irruente,tempestoso, tutto gorghi e mulinelli nel corso più alto - che si identifica
con la piena giovinezza – poi,si rasserena, scorre fluido,
placido nell’alveo,mettendo a frutto saggezza e intuizioni
accumulate, pietrisco e zolle di terra, fino a sfociare in quel
mare che è tutto e ha da tutti.
Ecco la nostra vita, Alessandro… “acqua che scorre d’un
fiume…/ la prima di quella che venne/ l’ultima di quella
che andò”.
La tua scuola ti saluta con la bella riflessione del grande
Leonardo.
ORA COMINCIA QUEL VIAGGIO A CUI ANELI DA TEMPO.
prof. Assuntina De Vito
Lo immagino, ora, impegnato in prove d’orchestra, per il
passo d’addio , nel discorso conclusivo al collegio…
“Mi è difficile” – ci dirà – “prendere congedo da voi, che
per tanti anni mi siete stati accanto, diventando parte integrante del mio progetto di vita. Colleghi, amici, alunni, soprattutto tante donne, si sono avvicendati nel tempo…. ; con
tutti ho intessuto una fitta rete di relazioni interpersonali, di
stima e profonda amicizia, che ci ha portati ad entrare l’uno
nella vita dell’altro, in una osmosi di esperienze culturali e
umane di straordinaria valenza.”
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Lo sento proseguire – “Da tutti ho imparato moltissimo,
prendendo, giorno dopo giorno, quanto di positivo e di
bello, ciascuno aveva da offrirmi….; a tutti ho donato qualcosa… un pezzo della mia storia, della mia sensibilità del
mio amore”- “Questi sono stati e resteranno i migliori anni
della nostra vita, ne sono certo!”…
L’ALTA CUCINA FRANCESE DI SCENA
ALL’ALBERGHIERO
NOI E LO SCHEF
L’Istituto Alberghiero “Manlio Rossi-Doria” e l’Alliance
Française di Avellino hanno messo in campo un’iniziativa
culturale intelligente e notevole, che asseconda con sapienza
le esigenze di crescita della cultura enogastronomica irpina,
ormai unanimemente ritenuta l’elemento cardine dello
sviluppo socioeconomico della nostra provincia.
Ospite delle due istituzioni, è arrivato in città monsieur
Bruno Stril, “chef de cuisine” del celebre ristorante parigino
“Maxim’s” ed autorevole membro dell’Accademia d’arte
culinaria “le Cordon Bleu”, fondata sulle rive della Senna nel
lontano 1895, vero e proprio tempio della cucina francese.
Per tre giorni, lo chef terrà uno stage presso il “ristorante
pedagogico” dell’Alberghiero, dove avrà modo di confrontarsi
e scambiare esperienze di lavoro con gli altrettanto esperti
colleghi dell’istituto, che gli faranno conoscere da vicino
saperi e sapori della tradizione irpina. Particolarmente
entusiasta dell’iniziativa è il preside Alessandro Garofalo:
“credo fermamente negli scambi culturali di qualità, che
arricchiscono i saperi di docenti ed alunni e, per quanto
riguarda il nostro ruolo, del più complessivo settore turisticoalberghiero dell’Irpinia. Per questo ho aderito con convinzione
all’iniziativa promossa dall’Alliance, che nel nostro istituto
ha un autorevole punto di riferimento nelle professoresse Rita
Pelliccia e Rosa Tina Pellegrino”.
Durante la sua permanenza, lo chef si soffermerà su due tipi
di menu e cinque famose ricette (Coquilles St.Jacques à la
nage, Cotes de veau Orloff, Pipérade d’oeufs en croustade,
Filet de rouget avec sauce au vin rouge, Charlotte de
pomme). L’iniziativa culminerà venerdì 14, naturalmente ad
ora di pranzo, con uno stuzzicante incontro dedicato al tema
“Avellino e Parigi insieme a tavola”. L’iniziativa, ci dice la
professoressa Wanda Cappa , presidente della sede irpina
dell’Alliance Française, rappresenta “ l’inizio di un contatto
importante che potrà rafforzare nei giovani l’impegno per una
preparazione professionale sempre più appassionata e, per il
territorio, quella reciproca conoscenza di aspetti fondamentali
della vita e della civiltà di popoli amici. E’ l’esempio di una
collaborazione proficua tra due prestigiosi organismi del
nostro territorio (noi e il Rossi-Doria”) a vantaggio dei
nostri giovani e del grande pubblico”.
L’incontro con lo chef francese Bruno Stril ha lasciato il segno,
come appare chiaramente dall’intervista effettuata con alcuni
alunni della IV E, che hanno partecipato all’iniziativa.
(dal quotidiano “Il Corriere” del 12/12/2007 )
Come avete vissuto questa attività?
Si è trattato di un’esperienza unica e nuova, proficua sul piano professionale ed esaltante sul piano personale. Il contatto
con la cucina e la cultura francese mi hanno aperto ad un
nuovo mondo. La ricorderò sempre. ( Topazio Attianese)
Quali sono stati i momenti più significativi del corso?
Senza dubbio la fase della “pratique”. Lo chef si è distinto per
una sapiente precisione di gesti: notavo che nulla era lasciato
alla casualità e all’improvvisazione ( Gianbattista Scioscia).
Mi è parso indovinato l’abbinamento con la IV H, a riprova
della necessaria coordinazione culturale-professionale che
deve sempre esserci tra operatori di cucina e sala ( Daniele
Della Sala).
Spero che non si tratti di un’esperienza isolata. Mi auguro,
anzi, che il nostro istituto attivi ulteriori iniziative del genere,
magari ancora lo chef Stril ( Alessandro Lo Piccolo)
- Hai notato l’originalità dello chef?
Certo! Faccio un solo esempio: ho seguito con particolare interesse l’elaborazione del piatto di pesce (a base di triglie) e
la charlotte di mele. È stato davvero singolare l’abbinamento
del pesce con un sughetto a base di vino rosso e la purée de
carottes, con effetti cromatici originali e gradevoli (Salvatore
Tedeschi).
- Creativo e professionale, quindi…
Senza dubbio. Stril rappresenta al meglio lo chef ideale, che
deve saper sintetizzare la creatività con le competenze professionali. È stato impeccabile anche sul profilo igienico. Non
vanno nemmeno trascurate le sue doti umane: sempre garbato, socievole, gentile, è stato sempre in sintonia con noi ragazzi. Di più, si è rivelato un fine umorista: il che non guasta
in un ambiente comunque faticoso come quello della cucina
( Alessandro Petrone).
- La comunicazione con lui è stata semplice?
Abbiamo indubbiamente avuto qualche problema di comprensione a causa della lingua. Ma la sua gestualità e la capacità
di rapportarsi emotivamente con noi, ha sicuramente fatto
superare le difficoltà ( Daniele Scalese Urciuoli).
- Insomma, il bilancio è positivo
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Non solo: siamo davvero lieti che lo chef abbia scelto la nostra
scuola per vivere la sua prima esperienza didattica in Italia!
(Anna Bucciero)
CRONACA DI UN SUCCESSO
LA RICETTA VINCENTE
L’ undici marzo ho partecipato ad una importante
gara di cucina a Giffoni Sei Casali, accompagnato
ed assistito dal prof. Luigi Vitiello: il “
PREMIO GASTRONOMICO PICENTINI”
SLOW FOOD CAMPANIA”- “ LA CUCINA
TRADIZIONALE VALORIZZATA DALLA
TIPICITA’ DEI PRODOTTI DEI PRESIDI
SLOW FOOD CAMPANI”.
La competizione si è svolta di mattina, in tre
ristoranti diversi: tre persone hanno dovuto
preparare l’antipasto, tre il primo e tre il
secondo. Dovendo preparare un secondo piatto,
sono stato destinato al ristorante “Popilia”.
Per la degustazione, la giuria si è presentata
nei ristoranti in orari differenti. Nella nostra
postazione, sono stato il primo a far uscire le
vivande. Il presidente della giuria mi ha posto
alcune domande: ad esempio, sul peso di ogni
singola porzione, sull’abbinamento cibo-vino,
sul tipo di coniglio utilizzato ecc.
Una volta chiuse le fasi operative della gara,
siamo andati a mangiare al ristorante e, poi, a
rimetterci in sesto nella hall del Grand Hotel
di Salerno. Verso le 20:00, ci siamo recati in un
secondo ristorante per conoscere l’esito finale
della gara. Tremavo al solo pensiero di non
farcela: mi sarei sentito sconfitto!
Alla fine della cena di gala, verso la mezzanotte,
abbiamo appreso il verdetto. Quando ho sentito
pronunciare il mio nome, il mio cuore batteva
forte per l’emozione: avevo vinto “io”!!!!!!
Ed ora, il 27 giugno rappresenterò la Campania
nella gara nazionale organizzata dalla Barilla.
La vittoria di questo concorso mi ha convinto
ancor di più sulla scelta che ho fatto allorché
decisi di studiare da chef.
Ecco la ricetta vincente, proposta dal nostro Carmine,
assistito dal prof. Vitiello: “coscette di coniglio ripiene
con castagne e funghi porcini e salsa di nocciole”.
***
Ingredienti per 6 persone: N. 6 cosce di coniglio; 100 gr
di porcini trifolati; 80 gr di castagne cotte e sbucciate;
100 gr di panna da cucina; 80 gr di petto di pollo; 100 gr
di pancetta affumicata; 40 gr di marsala;
1 dl di olio di oliva; 3 gr di sale; 1 carota a dadini; 1
cipolla a dadini; 1 gambo di sedano a dadini; 80 gr di
nocciole pestate; 2 dl di vino bianco; 40 gr di pane bianco;
L’albume di un uovo; Prezzemolo e rosmarino q.b. ; Un
pizzico di pepe, una foglia di alloro, 10 gr di pepe in
grani; 30 gr di burro maneggiato; Cavolo bianco 300
gr; 100gr di burro; 60 gr di farina; 80 gr di parmigiano;
Carciofi n.2; Uova n. 2; Polenta gialla 100 gr; Patate
lesse gr 200; Broccoli di rapa lesse gr 150;
Procedimento: Disossare le cosce di coniglio lasciando
l’osso finale. Mettere nel mixer il petto di pollo con
il pane bianco ammorbidito , la panna , l’albume, il
marsala, il prezzemolo, il sale e il pepe,frullare il tutto.
Aprire le coscette a libro, salarle leggermente e spalmare
i tre quarti della farcia con l’aggiunta della pancetta a
cubetti e il rosmarino, disporre la castagne e i funghi
e richiuderle spalmando sopra la rimanente farcia con
l’aggiunta dei porcini e del prezzemolo. Far rosolare
leggermente le coscette in una padella con l’olio di
oliva, gli ortaggi a cubetti e le nocciole, l’alloro e il
pepe in grani, infornare a 170°per 40 min. circa, a metà
cottura bagnare con il vino bianco e coprire con la carta
da forno. A cottura ultimata, togliere le coscette, legare e
passare il fondo allo chinois e lasciar bollire per alcuni
minuti aggiustare di sale e pepe.
Presentazione: Tagliare alcune fettine dalle cosce e
disporle al centro del piatto, posizionando vicino il
cosciotto capovolto con l’ossicino in vista, guarnire con il
soufflè di cavolo, le fettine di carciofo dorate e croccante
e la polenta con rape e patate. Vino Consigliato: Greco
di Tufo.
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Carmine Sgambati ( V E)
UN CODICE PER LA CUCINA IRPINA
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Quello che mangiamo oggi e come lo prepariamo è il
risultato di un’evoluzione culturale e storico-alimentare della
nostra civiltà. L’emigrazione dei popoli ha diffuso civiltà e
culture anche attraverso il cibo: già la civiltà greco-romana
testimonia non più la sola esigenza di nutrimento ma anche
una ricerca del piacere. Con le conquiste e la possibilità
di conoscere nuovi prodotti agricoli, nuove spezie e nuove
abitudini alimentari, i romani trasformarono la cucina con
nuove preparazioni gastronomiche ricercando spesso il
raro, lo sbalorditivo e il perfezionismo, cosicché i banchetti
potevano annoverare tantissime portate. Trascorsi i secoli
e giunti alla fine dell’Ottocento, ritroviamo pubblicazioni
divulgative che tendono a unificare la cucina nobile con
la cucina borghese. Tra la fine de XIX e il XX secolo, il
grande genio della cucina francese Auguste Escoffier e
l’imprenditore Cesar Ritz pongono le basi per la cucina e la
ristorazione moderna. I grandi mutamenti socio-economici
del Novecento influiscono profondamente sia sulle tecniche
culinarie sia sulle tipologie ristorative. Con le esigenze
di cucinare in modo rapido, oggi le ricette sono tornate
ad essere più semplici. L’attenzione dei clienti si rivolge
sempre più alla qualità dei cibi, con una riscoperta dei veri
sapori e una attenzione alle nuove cucine etniche.
L’obiettivo principale di questo articolo è di testimoniare
la ricchezza, la varietà e l’orgoglio del modello alimentare
irpino-campano, sempre meno frequente nelle abitudini
familiari e mal riproposto nella ristorazione, ma soprattutto
apertamente demonizzato sul piano nutrizionale in alcune
semplificazioni divulgative. Sono sempre più numerosi
gli amanti e i buongustai della buona cucina innamorati
della tradizione italiana che si appassionano nel riscoprire
antichi sapori, nel cercare nuove emozioni e avventure
nella gastronomia inesplorate o rinomate di luoghi e paesi
irpini. È infatti proprio nella variegata configurazione
geografica-agricola della nostra regione che, in questi anni,
sono giustamente tornati in auge i tanti prodotti tipici che
l’Irpinia è in grado di offrire sia quantitativamente come
dal punto di vista qualitativo.
In considerazione di questa sempre più diffusa tendenza
a ritornare al prodotto tradizionale da parte di una nuova
classe di consumatori estranea alla cultura del fast-food e dei
prodotti di massa, che ama personalizzare le proprie scelte
verso alimenti che evocano l’antica saggezza alimentare
tipica della cucina irpina-campana dedico questi appunti
a tutti i palati curiosi e attenti. Il senso di questo articolo
si basa non sulle solite dicerie del ritorno anacronistico
al passato, ma un aiuto in più per valorizzare sulle nostre
tavole i cibi tradizionali, orgoglio della terra irpina e
campana, quindi a presentare alla clientela tutti i prodotti
che troviamo nella nostra regione abolendo l’oramai vecchio
tabù delle distanze (in montagna non si mangia il pesce o
viceversa), in quanto la reperibilità dei prodotti freschi è
così veloce grazie ai tanti sistemi di approvvigionamento
che ci consentono di lavorare con i prodotti che vengono
raccolti o pescati nella stessa giornata e quindi presentare
ai commensali preparazioni che presentano caratteristiche
organolettiche insuperabili e soprattutto anche codificabili
cioè che il cliente si renda conto degli ingredienti che
compongono il piatto senza creargli quelle situazioni
di imbarazzo inutili. Pertanto invito i tanti operatori di
settore a riflettere e ad impegnarsi sempre più a cercare
di innalzare l’offerta turistica enogastronomica tenendo in
considerazione anche il periodo non troppo felice dal punto
di vista socio-economico che l’Italia sta attraversando e
quindi ad offrire un servizio dove i fattori qualità-prezzo
siano realmente equilibrati in modo tale che gli avventori
restino soddisfatti e sentano il bisogno di ritornare al più
presto per visitare nuove mete consapevoli di essere accolti
in una realtà ristorativa tradizionale ”familiare” di buon
livello .
prof. Luigi Vitiello
(Presidente associazione cuochi avellinesi Vice
Presidente Unione Regionale Cuochi Campania)
Tu sei…
Sei come il sole e la luna
Sei come l’aria che respiro
Sei come una luce che mi illumina il cammino
Sei bella come la donna che mi ha messo al mondo
Sei dolce come il miele
Sei il mio unico amore.
Orlando Sepe (І O Pizzeria)
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
ha definito la Costituzione Italiana come la tavola
dei principi e dei valori, in cui ogni cittadino può
e deve riconoscersi. La definizione richiama alla
mente le Tavole della Legge di Mosè, alle quali
tutti gli uomini della Terra (che si riconoscono nella
Bibbia) si ispirano e si attengono, indipendentemente
dalla razza e dalla nazionalità ( sarei tentato di
aggiungere: dalla religione). Così tutti i cittadini
italiani, in maniera indipendente dalle loro ideologie
o dall’appartenenza politica, sono tenuti ad attenersi
ai principi e alle norme della Carta Costituzionale.
All’indomani della proclamazione della Repubblica,
gli oltre cinquecento membri dell’assemblea
Costituente lavorarono per più di un anno alla
stesura della Carta, che alla fine fu approvata nel
dicembre 1947 ed entrò in vigore il successivo
primo gennaio. La Carta Costituzionale è quindi
l’atto fondante della Repubblica, il patto sociale
tra cittadini italiani, l’insieme di regole condivise e
rispettatela tutti, al di là delle contingenze politiche
e degli
Interessi delle varie fazioni in campo. Essa garantisce
pari dignità sociale dei cittadini e la loro uguaglianza
davanti alla legge, riconosce i diritti civili e politici
essenziali, sanciti in via stabile e definitiva:
libertà personale, diritto alla difesa, presunzione
di innocenza, inviolabilità del domicilio, segreto
epistolare, libertà di circolazione e soggiorno, di
espatrio, di riunione, di associazione, di religione,
di opinione e stampa.
Tutela le minoranze linguistiche, la famiglia, i
minori. Stabilisce in maniera uguale per tutti il
diritto alla salute, la libertà delle arti e delle scienze,
il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro. Subordina
ancora la proprietà e l’iniziativa privata agli interessi
collettivi.
Rappresenta in poche parole per tutti i cittadini
la garanzia dei loro diritti fondamentali, senza la
quale i forti sono liberi di sopraffare i deboli, le
maggioranze annientano le minoranze, ogni uomo
diventa “homini lupus”.
Come tale la Costituzione è inviolabile. A garanzia
della sua inviolabilità sono poste le più alte istituzioni
dello Stato: la Presidenza della Repubblica, la Corte
Costituzionale. Il fatto che sia nella sua sostanza
inviolabile, non vuol dire che essa non possa essere
modificata in alcune sue parti, al fine di aggiornarla
e adeguarla ai cambiamenti e alle mutate esigenze
che con il tempo si manifestano nella società. Ma
per cambiarla bisogna rispettarne innanzitutto la
sostanza e al tempo stesso occorre il più ampio
consenso sociale e politico possibile, per lo meno
simile a quello che fu raggiunto con l’Assemblea
Costituente.
Oggi, le lotte tra le diverse forze politiche in campo,
tra le fazioni che rappresentano interessi diversi,
devono arrestarsi davanti alla Costituzione, davanti
al patto fondamentale stabilito sessant’anni fa tra
i cittadini e chi li governa, e che non può essere
cambiato solo per soddisfare le mira o i bisogni di
una parte di essi.
Daniele Cuomo, Giuseppe Sgambati (VE)
Per te …
In te tesoro mio vedo l’amore
Nelle tue labbra ho trovato la vita.
Quando mi tocchi ti dico ti amo.
Prendi il mio cuore, te lo regalo!
Prendilo!
Tu sei il mondo, tu sei il sole
tu sei il mare, tu sei il cielo
tu sei quello che io amo tanto.
Sei la mia meta in questa vita
tutto quello che ho.
Se un giorno non ci sarò
scriverò “sono tua per sempre”.
Un oceano ci separerà
In me vivrai per sempre
e se in un giorno il cielo piangerà
il sole saprà sciugare questa pioggia di lacrime.
Roxana Herciu (I F)
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LA COSTITUZIONE
HO IL DIPLOMA...E ORA??!!
Quando si parla di turismo si intendono spesso molte attività.
Da un lato, si potrebbe dire che tutto ciò che ha a che fare
con lo spostamento delle persone riguarda il turismo: le
compagnie aeree, le ferrovie, gli alberghi, i bar, i ristoranti,
persino le bottegucce di souvenirs, sono tutte attività che
vivono, in vario modo e in varia misura, sul turismo: è il caso
allora di limitarsi a quelle professioni che più direttamente e
specificamente contribuiscono a far sì che le persone ‘diventino
turisti’: le professioni degli agenti di viaggio, che organizzano
e vendono vacanze, quelle degli addetti al ricevimento
ed all’intrattenimento dei turisti (guide, accompagnatori,
animatori), quelle di chi si occupa dello sviluppo turistico di
una zona (addetti alle informazioni e allo sviluppo turistico).
Tutti i settori economici assistono a continue mutazioni,
che si susseguono sempre più rapidamente le une alle
altre: certi prodotti o servizi nascono improvvisamente ed
altrettanto rapidamente scompaiono. Il mercato del lavoro, di
conseguenza, vede sempre più spesso nascere nuove professioni
e scomparirne altre. Una buona preparazione generale di base,
la capacità di vedere le cose da molti punti di vista e di saper
risolvere i problemi in modo creativo sono doti indispensabili
per essere sempre pronti ad adattarsi alle situazioni nuove che
si presentano in ambito professionale. Una persona con queste
abilità generali di adattamento non resterà mai senza lavoro,
anche se potrà cambiarne molti, ma probabilmente traendone
grandi soddisfazioni ed anche avanzando la propria posizione
sociale.
Nel mondo del turismo è spesso possibile passare da una
professione all’altra con relativa facilità: si può iniziare come
animatore, proseguire come impiegato di agenzia di viaggi,
diventare poi direttore di agenzia e finire magari con l’essere
uno dei dirigenti di una grande azienda di viaggi e turismo.
E se proprio si desidera cambiare radicalmente strada,
l’esperienza maturata nel turismo, ad esempio la conoscenza
delle lingue straniere, può essere messa a frutto anche in molti
altri settori diversi: il commercio, i servizi ricreativi e culturali,
il segretariato.
Ecco alcuni dei profili più richiesti e diversi indirizzi utili per
specializzarsi o inviare un cv : Responsabile del marketing
turistico; Promotore turistico; Programmatore turistico;
Esperto di comunicazione turistica; Direttore tecnico di
agenzia di viaggi; Impiegato di agenzia di viaggi; Consulente
di franchising turistico; Accompagnatore turistico; Guida
turistica; Guida speleologica; Agente di sviluppo turistico.
Carmen Mennonna
(Orientatrice ItaliaLavoro spa c/o
Centro per l’Impiego di Avellino)
DA GRANDE FARÒ … LO CHEF
TECNOLOGO OPPURE IL WINE MANAGER!
Il cuoco tecnologo è generalmente la persona che lavora
presso un centro di produzione pasti per la ristorazione
collettiva; è la somma delle competenze tecniche e
tradizionali nella preparazione dei cibi.
La preparazione professionale dello chef tecnologo deve
prevedere conoscenze di gastronomia, merceologia,
dietetica, principi nutrizionali degli alimenti e principi
d’igiene oltre a conoscenze sulla conservazione dei
cibi, sui metodi di cottura degli alimenti e sulle tecniche
d’allestimento dei piatti da asporto.
Lo chef tecnologo si differenzia dallo chef tradizionale per
le conoscenze tecniche, per i metodi di conservazione dei
pasti e per le capacità di progettazione di menù indirizzati a
gruppi o ad utenti collettivi.
Le funzioni attribuite allo chef riguardano l’organizzazione
degli acquisti, la definizione dei menù, la gestione delle
scorte, il coordinamento di tutte le fasi di preparazione,
trasformazione e conservazione dei cibi e la responsabilità
del personale di cucina.
Non sono necessari esami d’abilitazione e non esiste
un riconoscimento giuridico della professione; tuttavia,
le qualità attitudinali che facilitano l’accesso al ruolo
sono:capacità organizzativa; disponibilità a lavorare in
gruppo; capacità di analisi.
Il wine manager deve possedere capacità manageriali e
saper applicare tecniche di presentazione e vendita del vino
integrative a quelle della ristorazione; insieme al maitrè e
allo chef definisce i vari menù.
Il manager provvede a selezionare ed abbinare e il
vino al cibo, indirizzando le scelte dei clienti; egli è il
responsabile della cantina, degli acquisti e vendite dei vini,
della definizione della carta dei vini e gestisce un proprio
budget.
Il wine manager deve possedere conoscenze in merito
a viticoltura, enologia, tecniche di degustazione ed
enogastronomia; si distingue dal sommelier per le sue
competenze e responsabilità di carattere gestionale
autonomo, in quanto deve anche concordare il bilancio
previsionale sia con la direzione d’impresa sia con il
responsabile della cucina.
Per intraprendere tale attività è fondamentale partecipare ad
un corso completo di enologia riconosciuto (Associazione
Italiana Sommelier), con rilascio di un attestato.
Le qualità attitudinali che facilitano l’accesso a questa
formazione sono: predisposizione al gusto e all’olfatto;
capacità comunicativa; stile ed eleganza; capacità
organizzative e gestionali.
Carmen Mennonna
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(Orientatrice ItaliaLavoro spa c/o
Centro per l’Impiego di Avellino)
IMPRESSIONI DI
UNA ORIENTATRICE
UNIVERSITARIA
Incampus è una università privata telematica,
la quale ha l’indiscusso merito di offrire ai
giovani uno strumento in più ed alternativo
rispetto a quelli tradizionali, in quanto il
nostro è un orientamento che si basa su di un
criterio innovativo, denominato “narrativoautobiografico”, che filtra lo studente
attraverso una lente d’ingrandimento e, per
questa via, consente di individuare un suo
profilo soggettivo a tutto tondo.
in una delle tante scuole in cui mi sta portando
il mio lavoro, mi è capitato di far visita agli
studenti dell’istituto alberghiero “Rossi
Doria” di Avellino, per il quale giornalino,
peraltro, sto scrivendo, ebbene, in questa
circostanza, ho avuto modo, oltre che di
esplicare il mio compito, anche di visitare il
suddetto istituto. E’ stata una bella esperienza
per me, abituata com’ero ad un’idea statica
di scuola, dove tutto è schematizzato e,
per la maggior parte teorico, lì, invece,
ho respirato un’aria diversa: i ragazzi,
oltre a uno studio tradizionale, operano
materialmente, impegnati come sono, nelle
attività di laboratorio, di allestimento delle
sale da pranzo e di reception, ciò che li
responsabilizza e li prepara concretamente
al mondo del lavoro.
Sono rimasta particolarmente colpita
dall’ordine e dalla pulizia che ho rinvenuto
nei locali adibiti allo svolgimento delle
attività manuali, indice, questo, del senso del
dovere, che i docenti, alacremente, inculcano
agli studenti.
LA CINA È VICINA
“la Cina è vicina”, il “pericolo giallo”, il“ libretto
rosso” di Mao con la “Rivoluzione culturale”,
gli “spettri” di piazza “Thien –A-Men” seguiti
in mondovisione, hanno segnato fortemente
i mercati globalizzati e i flussi economici
– finanziari dell’intero pianeta. La Cina,
mitico approdo medievale dei vari tentativi
di tracciare una “via della sete” , da potenza
planetaria dormiente, si è infatti posta nelle
strategie contemporanee del business come il
più grande mercato disponibile, attirando , in
proporzione, capitali ed investimenti enormi ed
acquisendo massicce delocalizzazioni di svariati
processi industriali e produttivi a basso valore
aggiunto, anche per i minimi costi della “forza
lavoro”disponibile ( la maggior parte degli articoli
di utilizzo quotidiano viene realizzata in quel
Paese e, talvolta, solo assemblata in occidente).
Il nostro “sistema paese”, infatti sta registrando
una presenza produttiva cinese e, talvolta, interi
comprensori (soprattutto nel comparto tessile,
dell’abbigliamento e conciario) sono passati in
completa gestione asiatica ( Prato e S. Giuseppe
Vesuviano). In tale scenario, come interpretare
correttamente una vera e propria “invasione”,
non subendola come ostile, bensì quale
elemento potenzialmente positivo del processo
di globalizzazione ed integrazione di parte del
mondo sottosviluppato nei processi di corretta
produzione e redistribuzione del reddito, se non
avvicinandone le civiltà millenaria e imparando
a conoscere gli aspetti qualificati e peculiari?
Classe II° D
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dott. Tiziana Guarino
MI CHIAMO ROXANA
Mi chiamo Roxana, provengo dalla Romania, dove
ho frequentato gli studi dell’obbligo scolastico fino al
giugno 2007. Per motivi familiari ed economici la mia
mamma è partita da lì in cerca di lavoro. Conoscevo
l’Italia perché ci venivo d’estate in vacanza. Questo paese
non lo guardavo nella prospettiva di crearmi un futuro,
ma semplicemente come un posto dove trascorrere del
tempo vicino alla mamma.
Finite le vacanze tornavo in Romania, dove ritrovavo gli
amici di sempre, la casa, la strada che mi portava lungo
il percorso della mia vita.
Tornata in Italia non avevo le idee chiare su quello che
potevo fare. Il tempo passava e io ero stressata perché
due erano le possibilità di scelta: fare un lavoro modesto
senza prospettive oppure continuare gli studi per crearmi
un futuro. Mi sono informata sulle varie possibilità di
studio e ho scelto di frequentare l’Istituto Alberghiero.
Anche se ero contenta per la scelta fatta, la nostalgia mi
toccava ogni giorno perché sentivo la mancanza del mio
paese. E poi mi trovavo in difficoltà con la lingua, le
abitudini e il modo di vivere. Man mano che i giorni
proseguivano, notavo che le lezioni diventavano meno
pesanti, imparavo a parlare e quindi potevo scambiare
le mie idee e le mie impressioni con i compagni.
Soprattutto gli insegnanti mi hanno aiutato moltissimo:
da subito hanno capito le mie difficoltà di integrazione
e, seguendomi più da vicino, mi hanno dato la possibilità
di esprimermi facendomi sentire a mio agio.
Devo ringraziare chi mi ha dato la possibilità di fare
queste nuove esperienze che mi porteranno, grazie al
mio impegno e a quello dei miei insegnanti, verso un
futuro migliore.
Roxana Herciu (I F)
LA PASQUA ORTODOSSA
In questo nostro articolo vorremmo parlare della grande festa di tutti i
cristiani: la Pasqua. Per la Chiesa ortodossa la Pasqua (che quest’anno
cade il 27 aprile) è la festa più importante dell’anno. Si celebra con una
solenne messa di mezzanotte, che termina con lo scambio di un triplice
bacio. Quaranta giorni prima della Pasqua, comincia il ‘”Grande Post’’,
una dieta particolare che ripulisce il corpo e stimola la mente. Una
settimana prima della festa le donne fanno grandi pulizie nella casa.
Nei paesini i contadini aggiustano e verniciano la casa, il cortile e la
palizzata dopo il lungo inverno, mentre le donne cercano di decorarla
per renderla festosa e sgargiante. Il venerdi e il sabato sono i giorni
più faticosi.
Il giorno di Pasqua, secondo le tradizioni, simboleggia l’unione
dell’uomo con la natura: gli adulti si svegliano presto la mattina, fanno
alzare i bambini e tutti insieme vanno ad ammirare l’alba. Dopo vanno
in chiesa, con il cibo preparato il giorno prima, per poterlo consacrare
con l’acqua santa. Le donne devono cucinare piatti che si preparano solo
a Pasqua: la “pasqua”, uova decorate e una torta simile al panettone
italiano, che assume varie denominazioni, ad esempio ‘”kulic’’. La
“pasqua” si compone di ricotta con panna acida oppure crema, pressate
in una forma speciale, con noci e frutta secca. Le donne fanno molte
torte di dimensione varia, da donare ai membri della famiglia, a vicini
e parenti. Tutto deve essere buono e bello per dare gioia. Anche la
settimana successiva tutti si scambiano le uova e offrono assaggi di
torte. Il tipo d’uovo offerto varia moltissimo: il valore venale dipende
dalle risorse del donatore e dal destinatario del dono. Ma l’uovo di
gallina decorato resta il più popolare. Ai bambini piace molto colorarli
in modi differenti.
Alla vigilia di Pasqua, quando tutti i preparativi sono finiti., i credenti
indossano vestiti chiari e belli e di sera vanno in chiesa. Lì assistono alla
liturgia notturna, che è la funzione più solenne e suggestiva dell’anno.
C’è tanta
gioia, molte candele e i preti indossano abbaglianti paramenti. Tutti si
rallegrano per il cibo benedetto durante la liturgia che, così, può essere
finalmente consumato. In città quasi tutti vanno in chiesa di mattina, per
la consacrazione del cibo, e poi tornano a casa per festeggiare (o vanno
a trovare amici e parenti).
Secondo la tradizione, a Pasqua si offrono regali alla gente povera e
si manda il cibo benedetto nelle prigioni e negli ospedali (oggi ciò
avviene per mezzo dei preti).
Per il popolo ortodosso, con la Pasqua si saluta anche la primavera.
I giovani si recano in campagna per raccogliere rami di betulla, che
le ragazze intrecciano per le loro corone. In alcune regioni è ancora
vivo l’antico rito di bruciare fieno o altre vecchie cose rimaste sotto
la neve durante l’inverno. In un passato lontano, i contadini facevano
un pupazzo di paglia che simboleggiava la morte, lo bruciavano o lo
buttavano nel fiume. La radice di questo rito pre-cristiano, simbolo della
vita rinnovata nella primavera, ci riporta nell’antica Roma dove, in
maggio, si usava gettare nel Tevere pupazzi di paglia.
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ARTUR KMITAS, ANTON KHARCHENKO
(IV D)
L’anno scolastico 2007\2008 è iniziato con
una notizia inaspettata per alunni e docenti: la
gravidanza di Anna, una nostra compagna di classe.
Inizialmente, per evitare i commenti degli altri,
Anna aveva deciso di non continuare gli studi ma,
grazie all’aiuto, alla comprensione e ai consigli
dei professori e di noi compagni, ha deciso di
riprendere il percorso scolastico e di affrontare
con determinazione i pregiudizi degli altri. La sua
“dolce attesa” ha portato un clima di gioia e felicità
all’interno della classe. In questo periodo le siamo
state molto
vicine, esaudendo tutte le sue “voglie”. Uno dei
momenti più belli è stato il giorno in cui, mentre
eravamo allo stage di Vico Equense, Anna ci
ha mostrato l’ecografia che ritraeva il sesso del
nascituro. Quando ci ha riferito che si trattava di una
bambina siamo esplose dalla gioia, festeggiando e
riempiendo di baci e carezze Anna e il suo tenero
pancione. Gli ultimi mesi di
gestazione sono stati molto intensi: le difficoltà
della gravidanza crescevano con gli impegni
dello studio. Comunque, la testardaggine e la
caparbietà della neomamma le hanno permesso di
raggiungere risultati positivi in entrambi i campi,
come risulta dalla pagella del primo quadrimestre
e, naturalmente, dal lieto evento. Il 4 febbraio, alle
11:00, allineati e coperti presso la città ospedaliera di
Avellino, tutti abbiamo vissuto momenti di tensione
e, con il fiato sospeso, abbiamo finalmente appreso
la lieta notizia: Asia era nata!!!!
Una bambina dolce, come la madre. Solo a guardarla,
le zie e gli zii sono diventati muti.
E voi, davanti a questa foto, che ne pensate?
La classe V D
LA CONDIZIONE FEMMINILE
Marzo: la primavera è alle porte, i campi si colorano di
varie sfumature, si intravedono piccole margherite, narcisi
dal colore pallido e delicati tulipani. Ma il fiore che si
impone sugli altri è la mimosa dal colore tenue e deciso, dal
profumo irresistibile e raffinato. È un fiore importante, è il
simbolo dell’otto marzo, giorno dedicato alla donna…. Quel
giorno ci sentiamo tutte protagoniste e riceviamo tantissimi
complimenti. Beh, in effetti l’otto marzo ci sentiamo al
settimo cielo. Donne e ragazze si riuniscono in gruppi,
tutte unite dal desiderio di festeggiare e divertirsi…
Ma in realtà chi sono le donne? La parola donna deriva dal
latino domina, cioè “padrona”. Per buona parte della storia
della civiltà occidentale il ruolo femminile è sempre stato
considerato subordinato, rispetto a quello maschile: infatti,
le loro mansioni erano ristrette al mantenimento e alla cura
dell’intera struttura familiare.
La voce delle donne inizia a farsi sentire alla fine
del Settecento, senza ottenere grossi risultati: con la
Rivoluzione Francese nacquero le prime rivendicazioni
politiche ma solo nell’Ottocento la donna assunse un
ruolo fondamentale nel processo produttivo industriale. La
protesta continua per ottenere il diritto al voto e
alla
partecipazione politica, la parità di trattamento tra uomo e
donna e la loro emancipazione sociale. Non si può dire che
tale processo sia oggi concluso!
Nel corso dei secoli le donne hanno sempre lottato affinché
la loro voce, le loro idee e la loro intelligenza venissero
valorizzate e non sottomesse... Oggi il mondo femminile
è ricco di aspirazioni, ama stupire ed essere stupito, non si
accontenta molto facilmente ed ambisce ad ottenere sempre
di più!
Essere considerata donna solo per il proprio aspetto fisico o
solo per la propria bellezza è riduttivo: oltre a possedere un
corpo, le donne possiedono un’anima, un cuore ma anche
risorse infinite che nessuno potrà mai distruggere…
Le donne sono continuamente emozionate, armate di buona
volontà, dal carattere fragile ma nello stesso tempo forte…
Nella società contemporanea le donne ricoprono un ruolo
molto importante e godono di molti diritti negati in
passato. Tutto questo lo dobbiamo a chi ha lottato in prima
persona, con passione e volontà…
“Il femminismo è una filosofia che appartiene a tutte
le donne” dichiarò una volta Simòne de Beauvoir: è
certamente questa condizione che tiene unito il gentil sesso,
affinché scompaia ogni violenza rivolta ad una donna.
Bisogna valorizzare ogni giorno le donne, per tutti i sacrifici
che compiono. Essere donna, anche nel 2008, non è per
niente facile… La forza delle donne è unica e non potrà
mai finire…
Marcella Petruzziello IV G
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ASIA: “LA MASCOTTE”
DELLA V D
ALLA CAMERA DI COMMERCIO
UNA VISITA UTILE
Il 6 ed il 7 febbraio scorsi gli allievi dell’Istituto Alberghiero
“Manlio Rossi Doria” sono stati in visita alla Camera di
commercio di Avellino, presso la sede operativa di Viale
Cassitto. In realtà, l’Ente di Piazza Duomo non è nuovo
ad iniziative di questo genere e, nei limiti del possibile,
non nega mai la sua disponibilità ad accogliere studenti
che vogliano approfondire che cosa facciamo e qual è il
nostro ruolo sul territorio. Le mattinate con i ragazzi e le
docenti che li accompagnavano sono state articolate in due
momenti: il Segretario Generale, il Dott. Luca Perozzi,
ha dato loro il benvenuto e li ha intrattenuti con un breve
excursus storico, parlando poi di quelle che sono le funzioni
istituzionali che l’Ente porta avanti oggi, ponendo l’accento
sul settore dell’Agricoltura e su quello della Promozione che,
ultimamente , hanno ricevuto una forte accelerazione; io,
invece, li ho intrattenuti sull’altra importante funzione della
Camera di commercio, quella c.d. “anagrafico – certificativa”,
che si sostanzia soprattutto nella tenuta e nelle gestione del
Registro delle Imprese. Ne ho illustrato il funzionamento e,
spero, l’importanza pratica e l’utilità per le imprese e per il
mercato, cercando di porre l’accento sul fatto che tutto, o
quasi, il nostro lavoro avviene oggi con modalità telematica
e, quindi, praticamente in tempo reale. E’ emerso che la
Camera di commercio, con i suoi collegamenti in rete e la sua
capacità di utilizzare tecnologie sofisticate ed all’avanguardia,
è in grado di offrire servizi altamente innovativi e, per
questo, si pone l’obiettivo ambizioso di diventare, con
la Comunicazione Unica per l’avvio dell’impresa, unico
interfaccia tra le imprese e le altre pubbliche amministrazioni.
Ho fornito anche qualche breve spunto in relazione al nuovo
diritto societario, in vigore dal 1.01.2004, perché da allora
sono aumentate notevolmente le fattispecie di iscrizioni
nel registro aventi efficacia costitutiva. Temevo che il mio
intervento, piuttosto tecnico, avrebbe annoiato i ragazzi, in
realtà sono stati sempre estremamente attenti, interessati,
curiosi. Hanno posto domande intelligenti ed appropriate che
sono state lo spunto per ulteriori approfondimenti e riflessioni
e, soprattutto, si sono meritati l’invito del Dott. Perozzi ad
un’altra nostra iniziativa, un Convegno sull’olio di oliva, in
programma per il 28 marzo. Infatti, il Segretario Generale è
convinto che i ragazzi dell’Istituto Alberghiero possano essere
valido “testimonial” dei prodotti della provincia di Avellino
ed in particolare dell’olio di oliva, considerato il suo legame
con la dieta mediterranea. Crediamo molto in incontri come
questi, infatti riteniamo che il dialogo tra Scuola e Pubblica
Amministrazione possa offrire un contributo forte al fine di
avere domani cittadini più preparati e più consapevoli del
proprio ruolo, dei propri diritti e, perché no, dei propri doveri.
Mi piace chiudere citando testualmente il Segretario Generale:
“…é stato bello avervi qui con noi, tornate a trovarci quando
volete”.
Dopo la visita alla Camera di Commercio “Il Torcione”
ha posto delle domande ad alcuni alunni partecipanti.
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Gemma Iermano
(Responsabile del Registro delle Imprese
C.C.I.A.A. di Avellino)
E’ stato interessante visitare questo ente ?
- Per me sì, perché sapevo della sua esistenza ma
non conoscevo il ruolo da esso svolto nel sistema
economico locale. (Patrizio Sabatino, III B)
- Senz’altro, perché ho potuto approfondire gli
argomenti studiati in classe. (Luana Imbimbo)
- Credo che ci possa essere di aiuto per noi che in
futuro potremmo decidere di diventare imprenditori.
(Sabatino Picariello, IV A)
Quanto conta il ruolo che la Camera svolge per le
imprese?
- Molto, perché l’attività delle camere di commercio
è anche quella di fornire consulenza e informazioni di
tipo economico. (Andrea Scamamarro, III B)
Secondo voi è giusto che i dati raccolti presso le
CCIAA di ciascuna azienda siano accessibili a
chiunque ne faccia richiesta?
- Ritengo che questo sia un elemento positivo per
tutelare tutte le persone che interagiscono con una
impresa (Gianluca Di Maio, III B).
Cosa vi ha colpito circa l’organizzazione del lavoro
presso la CCIAA?
- E’ stato interessante apprendere come la CCIAA
abbia introdotto l’uso della tecnologia d’avanguardia
e di conseguenza come l’uso del computer abbia
facilitato e velocizzato tutte le operazioni.( Manzo
Veronica, III B).
SE POTESSI …
Se potessi placare il tempo,
fermerei quei momenti che ci hanno visti
vicini
e ci hanno reso AMICI.
Fermerei ogni attimo in cui mi hai dato
AFFETTO
E mi hai regalato un sorriso.
Fermerei ogni minuto in cui le tue parole mi
sono scese nell’anima e mi hanno fatto star
Bene.
LETTERA AD UN AMICO
Ciao Miky,
sono le 10 del mattino del sette aprile e in classe non si fa altro che
parlare di te. Di quell’angelo volato via cosi presto. Ho deciso anch’io di
scrivere qualcosa per te, per quel ragazzo stupendo, pieno di voglia di
vivere. Per te, un ragazzo di 16 anni che come me inseguiva tanti sogni.
E proprio per inseguire uno dei tuoi tanti sogni, e diventare come il tuo
idolo sei volato via nel nulla, in sella alla “tua” moto, quel maledetto
pomeriggio del 1° Aprile. Oggi, per la prima volta dopo cinque giorni di
“inferno”, quelli più brutti della mia vita, ho messo di nuovo piede in
questa classe, dove tutto ormai parla di te: le pareti sono tutte imbrattate
con il tuo nome, per farti sapere che di te non ci dimenticheremo mai;
il tuo banco è pieno di scritte (compresa la mia), pieno di lettere con
la tua foto e un mazzo di fiori. Purtroppo domani li porteranno via,
per fare in modo che in classe tutto torni come prima. Ma è inutile,
niente e nessuno potrà far tornare quell’aria di allegria in classe, come
una settimana fa. Da quando sono tornata a scuola non faccio altro
che piangere: è impossibile trattenere le lacrime e il dolore per te,
“Piccolo Rossi”. È impossibile far finta di niente, è impossibile tornare
alla normalità. Guardando il tuo banco così pieno e al contempo cosi
vuoto, non riesco ancora a credere che tu in questa classe non metterai
mai più piede, che da quella sedia non ti alzerai più per chiedere di
andare in bagno a fumare la tua solita sigaretta, e per chiedere di andare
a fare la tua solita fotocopia. Non riesco a credere che non ti vedrò
più in giro per la classe con il cappuccio della felpa in testa per non
far vedere gli auricolari nelle orecchie, visto che la musica era il tuo
passatempo. E non riesco a pensare che la mattina, appena mettevo
piede in classe, la prima cosa che mi dicevi oltre al “ buongiorno”, era:
“mi dai i tuoi occhiali?”. E chi mi chiederà di ascoltare la musica insieme
a lui? Nessuno dovrà chiedermelo: la mia risposta sarà “no” perchè
come mi divertivo con te, non mi diverto con nessuno. Queste sono
alcune delle tante cose dette e fatte in questa classe per sei mesi. Le altre
le ho e le porterò per sempre nel cuore. Ti voglio dire altre due cose.
Scusa se non ho avuto il coraggio di vederti per un’ultima volta ma non
ce l’ho fatta. Voglio ricordarmi di te come ti ho conosciuto, con il sorriso
sulle labbra e con quegli occhietti pieni di gioia di vivere. Anche se non
ti ho visto, ci sono stata lo stesso, nei quattro giorni più brutti e tu lo
sai perché mi hai vista. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con il cuore.
Ora ti saluto con alcune parole di una canzone: “mai mi scorderò di te,
per sempre tu sarai dentro ai pensieri miei mai mi scorderò di te, per
sempre tu sarai la stella che lassù la guida mi farà”.
Come dice la canzone, tu sei una stella, la mia stella, ma anche quella
di tanti altri. Quella che cerco ogni sera quando mi ritiro, quella più
luminosa, quella che non smetterà mai di brillare, neanche quando il
cielo sarà nuvoloso. Vabbé, ti lascio, anche se ci sono tantissime altre
cose da dirti. Ma fa niente, te le dirò quando ci incontreremo nei sogni,
se vuoi.
Ti voglio e ti vorrò sempre bene. Ciao Piccolo Rossi, ciao Miky
Ma, anche se il tempo scorre implacabile, nel
profondo del mio cuore il bene che provo per
te non vedrà mai i giorni passare…
I ricordi giocheranno con i miei pensieri e
in me ci sarà sempre l’eterno ripetersi di una
gioia immensa!!
Vorrei tanto tornare indietro per dirti
molte cose ma tutto ciò non è più possibile.
Rimarrai per sempre nel mio cuore
perché li si è aperta una ferita che
non sarà mai più chiusa.
MI MANCHERAI
TVB
By
Anna e 2L
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ERSILIA ( II E)
LA VA E IL MONDO DEL
BERE MISCELATO
Il mondo del bere miscelato e del bere in modo
intelligente; il bar, importantissimo reparto di
sala, dove oggi è continuamente in evoluzione. Di
tutto ciò ci hanno parlato un maestro di prestigio,
il prof. Pietro Santoro, capobarman A.I.B.E.S.
(associazione italiana barman e sostenitore),
importante associazione che ha lo scopo di tutelare
la professione del barman e mira alla formazione. Il
prof. Santoro ha praticamente messo a disposizione
dei ragazzi l’azienda che attualmente dirige in
modo superlativo, il famoso “Bier Hall”, locale
di nuova tendenza, di intrattenimento, con
un’atmosfera versatile e dinamica. Qui si preparano
cocktails e long drinks tra i più trandy, inclusi nel
ricettario mondiale I.B.A. (International Bartenders
Assosation). Ci è stato pertanto possibile evincere
le dinamiche di gestione e l’organizzazione di
eventi occasionali, la suddivisione e la gestione del
personale e la gestione delle risorse umane, nonché
le varie figure della brigata. Oggi, nella ristorazione
moderna, molte qualifiche sono scomparse. I
motivi sono due: la necessità di contenere i costi
di gestione (dovuti principalmente alle spese per
il personale); la richiesta di un servizio più rapido
e meno elaborato. Le mansioni svolte dalle figure
scomparse sono state inglobate nelle qualifiche
rimaste. Ecco perché, oggi, al personale qualificato
si richiede professionalità. Di qui l’importanza e
la necessità della scuola per i giovani, che devono
dotarsi di un’ottima preparazione, a tutto tondo,
inclusa la conoscenza delle lingue.
***
Il
capo
del
ristorante,
responsabile
dell’organizzazione, è il Maître d’hotel: riceve e
accompagna ai tavoli i clienti; prende le comande
con l’aiuto dei suoi collaboratori; dirige il lavoro di
sala; assegna i compiti e insieme al Secondo Maître
stabilisce i turni di servizio della brigata; collabora
con lo chef di cucina nella stesura del menu. Deve
conoscere: lacucina nazionale ed internazionale; i
vini e i loro abbinamenti ai piatti; lingue straniere;
la gestione della brigata e organizzazione del lavoro;
la correttezza dei modi e capacità di relazione coi
collaboratori e con gli ospiti; buona cultura generale.
Requisiti, questi, che si raggiungono solo con anni di
esperienza sul campo, con continui aggiornamenti e
corsi organizzati dall’AMIRA.
***
L’amico prof. Tommaso Ricciardi, responsabile per
la didattica dell’A.I.B.E.S. in Campania, emerito
Capobarman, in simbiosi con il prof. Santoro
ha contribuito egregiamente alla formazione dei
ragazzi, con degustazione e analisi organolettiche
dei distillati, dei liquori e del cioccolato. Il
prof. Ricciardi ha potuto mettere in atto tutte
le caratteristiche dei diversi distillati, secondo
le diverse materie prime, giungendo fino ad
un possibile abbinamento con il cioccolato e
la degustazione del nobile alimento esotico.
prof. Sergio Bottone
IL SOMMELIER
Il termine sommelier di origine francese, indica
la figura professionale di alta specializzazione,
responsabile del servizio dei vini e delle bevande.
Le sue mansioni prevedono: la selezione e l’acquisto
del vino, la sua conservazione e la cura in cantina,
la compilazione della carta dei vini, il servizio del
vino a tavola, il consiglio sull’abbinamento cibovino, il controllo della qualità del prodotto prima
di offrirlo al cliente. Tali mansioni implicano una
solida preparazione professionale, che si ottiene a
scuola, ma soprattutto con la frequenza di appositi
corsi gestiti dall’A.I.S. (Associazione Italiana
Sommelier). Questa professione, per quanto antica,
ha solo recentemente acquisito in Italia un ruolo di
riconosciuto primo piano.
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prof. Sergio Bottone
CAMPANI E I VINI SPECIALI
L’amico Mattia Petruzziello, grande professionista,
ha esposto sapientemente alla V A le fasi delle
vinificazioni, utili per ottenere i più importanti
vini speciali. Produttore e viticoltore con provata
esperienza, stimato sommelier A.I.S., egli
vinifica esclusivamente uve di proprietà. La sua
azienda, “La Cantina del Nonno”, produce: un
eccellente Fiano D.O.C.G. “Vigna Nocelleto”; un
V.S.Q. Metodo Classico brut nature con vitigno
Fiano, “Sigillo”; infine, un I.G.T. vino passito,
con vitigno Fiano, “Fervido”. Le sue lezioni
sono state seguite con entusiasmo. Quasi tutte
si sono svolte nell’azienda di proprietà, dove si
sono potute seguire dal vivo tutte le fasi della
produzione del vino, dal vigneto alla bottiglia,
nonché tutto il processo produttivo dello
spumante Fiano, con il Metodo classico, simile
a quello della produzione del celeberrimo
Champagne. Tutte fasi delicate e dispendiose,
che il prof. Petruzziello non ha esitato a mostrare
senza indugi agli allievi stessi.
prof. Sergio Bottone
L’acchiappa sogni
Ho sentito il vento sul mio volto,
con il suo lieve soffio mi sussurrava parole dolci di
speranza,
il mio sguardo nel vuoto,
i miei sogni chiusi in un cassetto,
d’incanto si è aperto,
le foto incorniciate sotto il peso dei sogni
che non passano mai,
i colori della mia vita invadono i miei ricordi,
le maschere hanno nascosto la realtà,
ma tolte e rimesse al loro posto, allontanano da me
la malinconia,
inizio a scrivere il nuovo capitolo, pennellate piene
e gonfie con
un mosaico da completare.
prof. Antonio Esposito
A LEZIONE DI ENOLOGIA
Le conoscenze pratiche delle materie di indirizzo si
apprendono con una seria partecipazione alle attività
scolastiche, soprattutto della terza area. Per l’enologia e
la viticoltura, il prof. Angelo Maglio, già istruttore A.I.S.,
persona di incomparabile preparazione, ha trasmesso
alla VA molti dei suoi saperi, senza risparmiarsi: sia con
eccellenti lezioni frontali sia con importanti confronti
pratici. Interessante, in proposito, è stata la visita presso
lo storico Istituto Tecnico Agrario “Francesco De Santis”,
dove il prof. Maglio ha illustrato praticamente tutte le
tecniche di allevamento della vite adottate dall’istituto
stesso (dal cosiddetto “Cordone speronato” e “Guyot”,
alle fasi della potatura oltre le tipologie di vitigni allevati).
Alcune di queste meravigliose viti sono di “piede franco”:
infatti, non furono attaccate dalla famigerata “Fillossera”,
che provocò una grave crisi nella viticoltura europea, a
partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Nutrito è anche
l’allevamento del vitigno “Trebbiano” che, per le sue
caratteristiche, si presta perfettamente alla produzione
del brandy: è ricco di acidità e genera un vino povero di
alcol (caratteristiche adottate anche dai francesi). Il prof.
Limone e il prof. Maglio ci hanno dimostrato in distilleria
tutto il processo produttivo del brandy, che inizia con la
produzione del vino base e della sua conservazione fino
alla distillazione, con sosta sulla feccia fine. La tecnica
di distillazione è discontinua, con
impianti in rame
elettrolitico. Il vino con la feccia in sospensione viene
introdotto nell’alambicco e riscaldato a fuoco indiretto
(all’interno dell’alambicco è sistemata una serpentina
nella quale circola il vapore a temperatura moderata,
circa 40- 50°C). Si ottiene così un primo distillato di 25-35
gradi alcolici. Si ripete l’operazione con altro vino fino ad
ottenere una quantità di vino sufficiente per riempire due
alambicchi di 700 litri. Si procede, quindi, alla distillazione
vera e propria: si separano teste e code, nocive e ricche
di sostanze sgradevoli; questa è l’operazione che consente
di estrarre la flemma migliore del distillato (il cuore). Lo
strumento indispensabile per eseguire correttamente
questo processo è l’alcolometro immerso nel distillato nella
provetta di saggio che, con le sue indicazioni, consente al
mastro distillatore di procedere nel modo migliore e più
opportuno. E’ in questa fase che viene separato l’ alcool
metilico da quello etilico e vengono tolti quegli acidi (in
particolare l’acido acetico e butirrico) che conferirebbero
al brandy sapori pungenti e profumi decisamente poco
accattivanti. Si raccoglie il cuore a circa 78 – 78.3 gradi
alcolici. Il periodo di invecchiamento in botti in rovere di
400 litri è variabile a seconda della qualità del prodotto.
Durante l’invecchiamento non viene effettuato nessun
intervento. All’estrazione dai magazzini fiduciari (sotto il
controllo dell’UTIF) l’acquavite invecchiata viene diluita
fino a 40° con acqua distillata prodotta dal laboratorio
chimico dell’istituto, e contemporaneamente viene
aggiunto il caramello per aggiustare il colore. Il prodotto
così ottenuto viene fatto riposare in botti di rovere
per almeno sei mesi e quindi filtrato con microfiltro e
imbottigliato.
prof. Sergio Bottone
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UN’ESPERIENZA SUL CAMPO: I VINI DOCG
L’ORCHESTRA
TUTTO INCENTRATO SULLA PAURA DEL FUTURO
Martedì 29 gennaio la III D è stata accreditata come
ospite della nave “Orchestra”, ammiraglia della
flotta MSC Crociere. La visita, organizzata dalla
prof.ssa Monica Aprea, ha visto come partecipanti
anche una giornalista ed un cameraman di Irpinia
TV che hanno realizzato un servizio mandato in
onda qualche giorno dopo.
È stato necessario inviare con largo anticipo gli
estremi dei documenti di riconoscimento per ottenere
il pass di “visitor”. Giunti nel porto di Napoli ed
effettuate tutte le procedure di riconoscimento,
siamo stati accolti da una social hostess che ci ha
guidato per l’intera giornata. Ultima nata, la nave,
mastodontica e lussuosissima, rappresenta il fiore
all’occhiello della flotta MSC, costituita da 13 ponti,
con una capacità di 2550 passeggeri e 1000 membri
di equipaggio: offre ai propri ospiti tutti i servizi
e i comfort di un hotel di lusso.
Abbiamo avuto la possibilità di poter ascoltare
alcuni membri dell’equipaggio sulla propria
esperienza professionale e di assistere al lavoro
degli operatori del front office. Ancora una volta,
la conoscenza delle lingue straniere si è dimostrata
requisito fondamentale per coloro che desiderano
impiegarsi in questo settore.
L’esperienza si è rivelata, per tutti noi, estremamente
costruttiva, osservare da vicino quello che potrebbe
rivelarsi un importante sbocco per il futuro ha
rappresentato un’occasione unica visto che il settore
crocieristico è in continuo incremento.
L’Occidente è pervaso da paure: paura del futuro,
paura dell’altro, paura di se stesso. Chi pensava
che l’11 settembre sarebbe stato il nuovo “ Point
of no return” della Storia destinata a cambiare gli
assetti geo-politici globali ha sottovalutato la più
profonda rivoluzione che esso avrebbe prodotto
nella conoscenza. Con le torri crollarono di colpo
le sicurezze acquisite, la percezione diffusa, in
definitivo il nostro modo di abitare il mondo…
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Mariantonietta D’Amore
Daniela Garruto (III D)
Classe II° D
WHY WOMEN GO ON FIGHTING
( a six hand reflection on WOMEN’S DAY )
Women are still the worst hit by poverty, violence and war.
On 8 March 2008, we remember those female workers who
died in the fire of their factory, one century ago. In their
memory, we continue to denounce and fight injustice, to
free women from the chains they are held in , by this maledominated society.
Nowadays, we say, at least in words, that men and women are
equal. It is a great lie: we know well that, in many countries
women are still subdued to men. They are still obliged to stay
at home and to be “servants” of men.
More and more women “are dying” in their family home, as
victims of private violence, thanks to men who mistake love
for property. Knowing that the freedom of everyone comes
through the freedom of women, we do insist on asking for
appreciation, love and respect.
IVANA BARBERIO, DALILA GENOVESE, PENELOPE
ZAMBRANO - class V A –
A NOTE FROM THE CLASS :
We’d like to suggest all “ Il Torcione readers” the reading
of a short story – a sort of play or drama, whose title is “
KABUL’S SWALLOWS” by YASMINA KHADRA. It is a
cruel picture of present Kabul where there is “ no room left “
for women, neither for men. Thank you !
(DAGLI ALBORI AL TRAMONTO)
Essere, amare, volere, potere,
queste le sorti di genti sincere,
quando la vita nei cuori sussiste
ecco arrivare il dolore, sì triste,
studiare, scrivere, redigere, fare,
quando nello studio lor devono entrare.
Esperienza, conoscenza, cultura, adolescenza,
quandi ecco l’amore abbocca alla lenza,
amore, passione, affetto, ardore,
il languido sguardo tocca il cuore,
amare, baciare, vestire, truccare,
quando l’idillio va fatto all’altare,
amarsi e onorarsi fino alla more,
allora si apron dell’eden le porte,
nascita, vita, attesa e parto,
il piccolo tesoro nel piccolo incarto,
viene posato sul seno materno,
considerato un dono d’eterno,
preoccupazioni, lavoro, impegni, responsabilità,
la vera vita ordunque va,
accogliere, adorare, voler bene, festeggiare,
ecco i nonni con i nipoti gioire,
i figli che erano dapprima nati,
in quattro e quattr’otto si sono sposati;
A pensar bene la vita dura poco,
questo è per tutti in ogni loco.
Chiudere, stendere, coprire,perire,
quando le genti devon morire.
Ecco giungere infine la morte,
inavvertitamente bussa alle porte,
l’ultimo respiro fa esalare,
gli affanni e i dolori fa presto cessare.
Marco Andreoli (III I)
UN GIORNO PER LA FEDE
Mercoledì 19 marzo. Oggi tutti noi abbiamo vissuto uno dei
rari momenti per fermarci e pensare. L’occasione ci è stata
offerta, come ogni anno, dalla celebrazione Eucaristica,
tenutasi in Cattedrale e presieduta dal Pres. Rev. Sergio
Melillo. Insomma, abbiamo vissuto quello che spesso,
in modo piuttosto sbrigativo nel nostro gergo, definiamo
“precetto pasquale”.
Occasione, diciamocelo, che molte volte noi studenti
consideriamo come semplice modo per perder tempo. Anche
io ero un seguace di questa “comoda filosofia”. Questa volta,
però, qualcosa si è risvegliato in me: un qualcosa che da
tempo avevo ignorato, a volte soffocato, preso, come tutti, dai
grandi impedimenti della vita di ogni giorno. Forse, mi hanno
distolto da questo letargo emotivo-spirituale le parole che
echeggiavano all’interno di quelle mura che, improvvisamente,
non erano più solo un patrimonio architettonico, ma avevano
vita, avevano un respiro vitale. Come vitale mi sono sentito
io quando venivano lette parole di elogio alla vita. Il che
fa sempre un certo effetto, in modo particolare se ti fermi
un attimo e pensi che chi ha scritto quelle poche, semplici,
dirette, nude parole non è un grande attore holliwoodiano,
una stella del firmamento musicale internazionale, ma una
donnina, alta poco più di un metro e mezzo, che ha dedicato la
sua vita ai poveri, agli abbandonati, agli ultimi, che sapeva di
farlo perché era una delle poche che negli occhi di un bimbo,
nelle piaghe di un lebbroso riusciva a vedere, ad ascoltare il
grido di dolore di un Dio che morendo ci ha indicato la via per
essere felici…. o semplicemente per essere vivi, per essere
pienamente coscienti del disegno bellissimo del quale siamo
parte, del dono, gratuitamente concessoci, che troppe volte
sottovalutiamo. Non si può essere indifferenti nel sentire
parole come quelle che t’invitavano al ”gioco della vita”,
con entusiasmo, senza cercare oltre, senza cercare le verità
recondite di un tempo che troppo si concentra a cercare dietro,
a cercare oltre e spesso perde di vista il palese, l’immediato,
il reale. Madre Teresa di Calcutta sia d’esempio a tutti noi e
ci riavvicini all’amore insegnatoci da Dio e a quei valori che
la nostra società sta repentinamente dimenticando o, a volte,
cancellando. Sia nostro il compito di far fede a quei valori e a
non abbandonarci a futili e spesso più facili scorciatoie.
Forse è il caso che tutti (il mio non è un sermone recitato
dall’alto di chissà quale grande verità rivelatami) ogni tanto
ci fermiamo e riflettiamo sull’eccessivo tempo perso in cose
inutili, di quanto poco siamo vicino alle cose vere della vita…
di quanto non sappiamo nulla di ciò con cui ci riempiamo la
bocca e di quanto sia triste fermarsi e pensarci solo una o due
volte l’anno.
Modestino Acone (VB)
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“LA VITA”
I GIOVANI E IL TEMPO
Il tempo, quarta dimensione nota dell’universo, collega tutto,
passato presente e futuro.
Non lo conosciamo abbastanza: infatti, non sappiamo ancora
percorrerlo.
Tuttavia, lo sappiamo misurare.Tutto, ma proprio tutto, è
implicitamente o direttamente relativo al tempo ,
la vita ad esempio. Per migliorare l’ambiente che ci
circonda, bisogna puntare sul futuro e quindi sui giovani,
iniziando proprio dalla scuola, crogiuolo di cultura e
presupposto di miglioramento collettivo. Solo se il benessere
è distribuito, possiamo crescere tutti e bene. Diventiamo
allora tutti, a vari livelli, fabbricanti di benessere . Non
perdiamo tempo ! Buon lavoro .
***
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L’ OPERA UNICA, realizzata ed offerta da ERRECONT,
sarà CERTIFICATA DIRETTAMENTE DALL’ ARTISTA con
autentica su foto e verrà consegnata allo studente
dell’Istituto Professionale Alberghiero “Manlio RossiDoria” che avrà conseguito, agli esami di stato, il voto più
elevato. A parità di voto sarà consegnato all’alunno più
giovane.
SHOAH E ALTRI STERMINI DA RICORDARE
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Il Novecento, è stato per il mondo un tempo tragico
di persecuzioni e di morte. Come un’ombra oscura
si alzano le stragi d’Ebrei (shoah) Zingari, Gay,
Russi, Armeni in Turchia, Italiani in Yugoslavia, per
non dimenticare le violenze dei regimi totalitari nel
Sudamerica, le lotte africane di ieri e d’oggi. Guerre
sostenute dalle armi che il mondo libero vende, sulle
quali guadagna mentre si permette di intervenire con
forze di pace e non parla mai di ciò che mettiamo in
mano anche a bambini di otto anni.
Per ricordare le stragi sono state istituite il
27 Gennaio la Giornata della Memoria, nella quale è
ricordato l’eccidio di 6 milioni di Ebrei. Il 10 Febbraio
la Giornata del Ricordo, in cui si celebra la tragedia
delle foibe, finora vergognosamente snobbata. Ci
sono voluti 60 anni di silenzio, prima di ammettere
quanto è successo. Si è scelto di tacere, per non
scomodare le coscienze di chi aveva commesso gli
eccidi e anche di chi era girato dall’altra parte, per
non vedere. I nostri nonni di Pola, Fiume e Zara,
gettati nelle foibe dalla furia comunista dei partigiani
di Tito, presidente della Jugoslavia, per 60 anni
hanno chiesto di parlare, inascoltati.
Infine il 9 novembre si celebra il Giorno della
Libertà, nel quale ricorderemo l’abbattimento del
muro di Berlino, evento simbolo della fine (anche
se non compiuta in tutto il mondo) dei crimini dei
regimi comunisti. 100 milioni di contadini e operai
russi, vittime del comunismo sovietico e i non
pochi italiani che credevano in Stalin, i 2 milioni di
Cambogiani, uccisi da Pol Pot e i milioni di morti
in Cina e nelle nazioni satelliti, vittime del regime
maoista. Né va dimenticato il milione e mezzo di
Armeni uccisi dai Turchi, una vera memoria deve
superare le stigmate delle divisioni ideologiche. Per
essere davvero libertà, condivisa, devono prevalere
le ragioni dell’uomo sulle ferite (che ancora
sanguinano) inferte dagli odi e dalla violenza.
Classe I D
Semplicemente
Quante volte mi hai preso per mano
e coccolato nella tua saggezza,
il tuo volto segnato dal tempo
Mi scrutavo senza dire nulla,
divertito dal mio fare fanciullesco
dalle mille domande.
I tuoi occhi stanchi si illuminano per un semplice gesto,
che ti riportano nei luoghi della tua infanzia,
e da dove hai proseguito con il tuo legame più intimo,
oggi nell’inesorabile mutamento delle cose
con un semplice gesto mi trasmetti l’amore per la vita.
prof. Antonio Esposito
UNA SCUOLA CREATIVA
L’ Istituto “Manlio Rossi Doria” ha sempre posto una grande
attenzione al benessere di tutti i suoi allievi, affinché la scuola
divenisse per loro non solo veicolo di cultura e di formazione
professionale, ma una vera e propria palestra di vita.
È in quest’ottica che è nata l’idea, patrocinata dal vicario
dell’Istituto prof.ssa Urciuoli A. e appoggiata dal Dirigente
Scolastico prof. Garofalo A., di un laboratorio creativo,
attraverso il quale realizzare iniziative che coinvolgessero
alunni diversabili, favorendo soprattutto l’apprendimento di
competenze sociali e relazionali, nonché offrendo maggiori
opportunità di crescita per il raggiungimento della sicurezza
di sé e lo sviluppo delle proprie capacità.
Il primo laboratorio, avviato presso la sede di “Palazzo
Cammino” ha previsto la realizzazione di manufatti attraverso
la tecnica del dècoupage e ha coinvolto, in particolare,
un’alunna Antonella Del Gaudio, la quale ha mostrato un
grandissimo interesse e ha iniziato la sua attività con la
realizzazione di addobbi natalizi e oggettistica per la casa. I
suoi manufatti hanno riscontrato un successo tale da ricevere
richieste di vendita ed ora si lavora affinché il ricavato possa
costituire una discreta somma da donare in beneficenza alla
Mensa dei poveri di Don Tonino Bello.
Sulla scia di tale esperienza positiva anche la sede centrale di
via Morelli e Silvati ha attivato un laboratorio dove vengono
realizzati manufatti attraverso l’uso di prodotti alimentari, in
modo da ricercare una certa pertinenza con il percorso di studi
previsto.
Tali laboratori sono stati organizzati e gestiti dall’educatrice
(Festa Lucia) e condotti dal personale OSA (per la sede di
Palazzo Cammino: Di Lorco Sgambati Palma e Sanseverino
Carmelina; per la sede di via Morelli e Silvati: Galiero
Caterina, Iandolo Rita e Orlandino Lucia).
La decisione di avviare un tale percorso è derivata dalla presa
d’atto che gli alunni in situazione di difficoltà necessitano
di una struttura organizzativa aperta e flessibile, nella quale
la formazione continua e integrata costituisca un nodo
essenziale.
Quasi sempre, si tende ad immaginare l’integrazione come
situazioni circostanziate, prestabilite e programmate che
permettono l’inserimento e l’accoglienza di un diversabile
all’interno di gruppi di normodotati, come se integrazione
significasse annullare le differenze.
Questo laboratorio vuole “educare”, attraverso esperienze
concrete, al senso dell’integrazione, intesa più propriamente
come il mettere insieme le diversità rispettandole e
valorizzandole, anche se questo deve prevedere momenti di
lavoro individuale al di fuori del contesto classe.
Gli animatori del laboratorio creativo, educatrice e personale
Osa, hanno lavorato affinché esso non fosse un “angolo”
temporaneo per i ragazzi diversabili che lo frequentano, ma
un concreto punto di riferimento, un laboratorio aperto e
una struttura capace, attraverso esperienze pratiche interne
alla scuola di preparazione a quelle esterne tipiche della
quotidianità, di favorire un graduale passaggio dal concreto
all’astratto, dal laboratorio al vissuto, consegnando al territorio
soggetti autonomi almeno nelle competenze sociali di base.
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dott.ssa Lucia Festa
(educatrice)
SPAZZATURA: L’ETERNO
RITORNO ALL’ANNO ZERO
Le prospettive per la soluzione strutturale della
crisi sono pressoché inesistenti, osservano i
commissionari europei. Tutto è affidato da un lato
all’immediata esportazione forzata dei rifiuti all’estero,
dall’altra alla futura possibile vagheggiante raccolta
differenziata. Poco o nulla è affidato a discariche
e termovalorizzatori, inesistenti oggi e, sempre più
lontani e improbabili. De Gennaro andrà via tra poco
meno di tre mesi: ha rinunciato ad aprire le discariche
di Ariano Irpino, Montesarchio, Villaricca; punta ora
su su Savignano Irpino, Sant’Arcangelo, Trimonte e
Terzigno, dove la gente già protesta; i tempi non
sono brevi e l’apertura, se mai vi sarà, avverrà di
certo quando De Gennaro avrà lasciato Napoli.
Ancora una volta siamo all’anno zero. Alla fine chi
vince e chi perde? Per ora vince la camorra impunita
e sempre in attività. Per ora vince il partito della
lotta di piazza, addirittura indicato come legittimo
vincitore dal suo stesso nemico. Per ora vincono
tutti, tranne la Campania. E perde soprattutto chi
voleva capire, chi voleva chiarezza e individuare
responsabilità e soluzioni. Resta il mistero profondo:
se non ha colpa Bassolino, se non ha colpa chi ha
alimentato la protesta di piazza, se non ha colpa
chi ha demonizzato i termovalorizzatori, se non ha
colpa il commissariato straordinario (chiamato a
realizzare addirittura progetti illegittimi) ma allora di
chi è la colpa dei milioni di tonnellate di rifiuti per
strada nelle nostre città?
Forse del governo (tanto il governo ora è perdente,
di fatto, non c’è, una colpa in più non toglie e non
mette).
Classe I D
ULTIMO ANNO
….! Anche questo anno scolastico sta quasi per
volgere al termine. L’ultimo presso l’istituto
alberghiero di Avellino!
Ci sarebbe tanto da raccontare riguardo a questi
cinque anni…: le infinite ore di lezioni, le
interessanti ore di stage, i viaggi d’istruzione,
le esercitazioni, quasi mai noiose!! I brutti
voti e quelli belli; l’agitazione prima delle
interrogazioni o prima dei compiti in classe,
la soddisfazione per aver saputo fare bene o
anche la delusione per un giudizio negativo… i
professori che si sono alternati nei cinque anni
(alcuni buoni e alcuni no ma non per questo
poco professionali). Anzi, devo ammettere
che il rapporto umano instaurato con i miei
insegnanti è stato fondamentale per consentirmi
un percorso di apprendimento piacevole.
Ecco, potrei dire che la scuola è stata
caratterizzata sia da gioie che da dolori!!
E’ strano ritrovarsi, da un giorno all’altro, nella
vita reale, senza più la quotidianità dell’andare
tutti i giorni a scuola, senza più sentirsi protetta
dai compagni di classe, amici di avventura
e disavventura. Ci si sente disorientati, ma
fortunatamente la scuola superiore ci ha saputo
fornire le basi, le conoscenze, le capacità per
affrontare ciò che ci aspetta nel mondo reale.
All’inizio sarà difficile non sapere cosa fare una
volta svegli, non trascorrere più le mitiche sei
ore con gli amici (dopo cinque anni, li si può
davvero considerare amici), nel susseguirsi di
nuove esperienze, nell’apprendere cose nuove.
So, però, che col tempo imparerò ad affrontare
nuove realtà, rivolgendo sempre un sorriso
verso la mitica 5F, verso il mitico istituto
alberghiero.
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Maria Sorece V F
HA “SENSO” ESSERE GIOVANI?
Macinati, sgretolati, dalla “società” liquida, quella del nostro tempo,
nella quale non c’è identità, non è possibile costruirsene una propria,
ma occorre invece cercare il consenso del gruppo, semplicemente
“adattarsi” alla cultura dominante.
Forse è anche vero che questo sgretolamento è avvenuto, ma non
sarebbe corretto decretare “la morte dei giovani”. Galimberti filosofo,
psicologo e saggista,dopo una approfondita ricerca, con la tecnica del
focus group somministrato a 400 giovani ha evidenziato che questi
sono sufficientemente consapevoli dei limiti nei quali si trovano ad
allenare la loro mente e il loro pensiero, in una cultura che esclude e
che non permette di sognare schiacciando tutti nell’ utilitarismo, nell’
individualismo e nel presente.
Davanti a loro, i giovani trovano sempre più spesso adulti (genitori) che
hanno tirato i remi in barca, non sono più capaci di testimoniare con
la loro vita i valori della speranza, della giustizia, del dono, dell’alterità,
della solidarietà, e quindi professano, nei fatti, la resa all’ utilitarismo:è il
trionfo dell’egoismo e della chiusura, delle paure e della fatica di vivere,
del non senso.
Secondo Galimberti il mondo di oggi è pervaso dal nichilismo e dall’
assenza di valori e di senso. Il nichilismo infatti è quell’ ospite inquietante,
ben descritto da Nietzsche a fine Ottocento, che oggi torna ad aggirarsi
nella vita dei ragazzi e delle ragazze italiani, cancellando prospettive e
orizzonti, intristendone le passioni e fiaccandone l’ anima.
In un modo che funziona esclusivamente secondo le leggi della tecnica
del mercato, scrive il filosofo, i giovani si sentono disincantati e sfiduciati,
si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi
dentro.
Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del
divertimento e del consumo, dove però “ciò che si consuma è la loro
stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far
intravedere una qualche promessa”.
Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino, mentre risultano
inefficaci i rimedi elaborati dalla nostra cultura sia nella versione pseudoreligiosa (sono tanti i messaggi proposti da santi e santoni, maghi e
chiromanti, nelle palestre e altrove), sia nella versione laica e illuminista,
perché non sembra che la “Ragione” possa essere oggi il regolatore dei
rapporti tra gli uomini.
Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono i fenomeni
di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo nelle scuole, le
violenze degli ultrà negli stadi, l’ecstasy e le altre droghe nelle discoteche,
i sassi lanciati dal cavalcavia delle autostrade, sino ai gesti più estremi di
terrorismo politico, di omicidio e di suicidio.
Ma come uscire da questo cupo scenario?
La proposta è quella di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere
il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto. Gli adulti sapranno insegnare
ai ragazzi l’arte del vivere, che consiste nel riconoscere le proprie
capacità, nell’esplicitarle e vederle fiorire secondo misura? solo ora con
questo primo passo i giovani potrebbero innamorarsi di sé. L’utilitarismo
e il nichilismo hanno pervaso tutto e tutti. Per sbloccare adulti e giovani
da questa terribile “impasse” occorre innanzitutto sviluppare un senso
critico rispetto alla cultura del nostro tempo, svelando attraverso i media
“sensibili”, la famiglia, la scuola, la parrocchia, insomma le agenzie di
senso, i limiti della cultura prevalente oggi.
I giovani devono essere messi nelle condizioni di poter incontrare adulti
autentici e camminare in percorsi formativi profondi che permettano
loro di verificare un altro mondo e un altro modo di vivere possibile.
Descrive bene questo concetto lo slogan della presidenza del consiglio
dei ministri: “Quanto tempo sprechi a fare cose che non hai scelto di
fare? Parti volontario per la tua vita”; e continua “Scegli tu cosa fare e
per chi. Partecipa a una delle tante iniziative di volontariato e usa il tuo
tempo per qualcosa di bello, utile e perché no, divertente. La tua vita ha
bisogno di te. Non deluderla”.
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Classe II° D
MERCOGLIANO
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Paese della provincia di Avellino e del parco naturale del
Partenio, Mercogliano è stato fondato dai Longobardi su un
preesistente nucleo di origine romana. La sua origine si puo’
dedurre dal gonfalone municipale, sul quale troneggia l’effigie
del dio pagano Mercurio, al quale sarebbe stato dedicato un
tempio, che appunto diede il nome alla colonia Mercurialis, da
cui deriva il nome del paese.
La parte più antica è “Capocastello”: se la si guarda in una
notte di estate, sembra un presepe con i suoi lampioncini
accesi. Dell’antico castello rimangono solo le rovine, perché fu
incendiato già in tempi remoti. ( è qui che e’ stato girato il film
“Due soldi di felicità” ). La parte inferiore è costituita da case
moderne, che si affacciano lungo il famoso viale alberato che si
conclude presso l’antica chiesa di san Modestino.
In inverno il clima e’ freddo. Infatti, anche in primavera il
Partenio si copre di neve ed e’ possibile scorgere diversi ruscelli
e un solo lago sul campo di Montevergine. Le estati sono fresche,
anche se non mancano periodi di siccita’.
Grazie alle sue importanti manifestazioni, il paese è meta
ambita di molti turisti. Soprattutto “Castellarte” è apprezzata
non solo dai mercoglianesi, ma da migliaia di persone che ogni
anno riscoprono borghi bellissimi, opere pittoresche e lavori
tradizionali come quello del calzolaio o dei pastori che lavorano
il latte trasformandolo in formaggio. E ancora, si possono
scoprire molti altri prodotti tipici mercoglianesi e ammirare
donne che lavorano la lana in botteghe artigianali per creare
capi di straordinaria bellezza. Non mancano, ancora, rassegne
internazionali di artisti di strada che incantano tutti con canti e
balli. Originalissima è la “Zeza”, rappresentazione carnevalesca
del ‘700, che rallegra le vie del paese con balli e canti, mentre
sfilano costumi antichi mescolati a quelli moderni.
Punto di riferimento per tutti e’ il santuario di Maria SS. di
Montevergine fondato nel 1119 da san Guglielmo da Vercelli:
vi si puo’ accedere per strada asfaltata o tramite la funicolare,
che ci porta alla meta in soli 7 minuti. Ma non dimentichiamo la
famosa “ mulattiera”, strada di montagna affollata soprattutto in
settembre, per il pellegrinaggio di tanti fedeli che omaggiano la
bella “mamma schiavona”.
Al santuario è annesso il palazzo abbaziale di Loreto, sede
invernale dell’abate e dei monaci, peraltro noti produttori
di liquori (il piu’ conosciuto è “l’anthemis”). Il palazzo, di
architettura tardo-barocca, è costituito da maestosi saloni,
facciate bene decorate e un grande giardino a croce con a
centro un grande orologio. Inoltre, vi è possibile ammirare
l’antica farmacia, prestigiosa per la collezione di vasi medici
in maiolica, già adibiti a conservare erbe curative. L’annessa
biblioteca nazionale contiene un archivio con antiche mappe e
tavole, tantissimi manoscritti di varie epoche ed oltre 150.000
volumi.
Passando al “profano”, ricordiamo che da pochi anni e’ sorto
fuori dal centro abitato il complesso “Cineplex”, luogo di
svago per i giovani,con diverse sale cinematografiche, sala
giochi e bowling. La tradizione gastronomica di Mercogliano
e’ strettamente legata a prodotti tipici della zona con cui e’
possibile preparare piatti prelibati: ad esempio, il salame al
cioccolato e le zeppole di san Giuseppe.
VIVIANA SALSANO
CARMELA GRECO (IV D)
I CORSI POST-QUALIFICA:
CONSIGLI PER L’USO
Cari ragazzi della mia terza, a breve raggiungerete un altro traguardo:
l’esame di qualifica per “addetto ai servizi ristorativi”. Intanto, si pone la
scelta dell’indirizzo da seguire nel corso post-qualifica. Il biennio comune
vi ha fatto conoscere le peculiarità dei settori fondamentali del mondo della
ristorazione: cucina, sala, segreteria. La qualifica settoriale ha rappresentato
già un salto specifico, da completare nel biennio finale. Se ben ponderata, la
scelta sarà appagante sia per il lavoro che nell’eventuale prosieguo degli studi
a livello universitario. Il mondo della ristorazione, lo sapete, vi offre sbocchi
professionali ben delineati. È vero, ci vogliono anni e anni di duro lavoro per
affermarsi. Per esperienza mia personale, vi dico che dobbiamo trovare dentro
di noi le giuste sensazioni per non sbagliare scelta. Oggi, sono particolarmente
utili i corsi post-qualifica: raffinano la vostra cultura professionale e aprono
le porte a settori sempre più specializzati. Sta a voi leggere nel vostro ancor
breve percorso formativo, interrogandovi sulle motivazioni, le passioni, la
voglia di apprendere: la scelta scaturirà da tutto ciò.
Ora voglio soffermarmi su una particolare figura proposta dai corsi postqualifica: l’addetto alla pasticceria e gelateria. L’orizzonte è fatto di passione,
dedizione, prove e riprove per la riuscita di un dolce, una nuova coppa
gelato, un galà, una cerimonia di qualsiasi tipo. Come non definire artista
un pasticciere che deve far ricorso all’estro e alla fantasia per trasformare
in strutture monumentali semplici ingredienti? Quando il pezzo è unico,
bella da vedere e assaporare, ci si sente realizzati. La bravura sta nella
ricerca di sapori e profumi particolari, da miscelare con sapienza. È anche
vero che oggi l’industria offre prodotti semilavorati, sempre pronti all’uso
e dai tempi di preparazione ridotti. Preparare un dolce tradizionale, però,
ti offre ben altre soddisfazioni! Nei corsi post-qualifica si ha contatto con
esperti di fama internazionale, sia nei laboratori scolastici che negli stage. In
oltre un decennio ho conosciuto ottimi professionisti che nella nostra scuola
hanno portato competenze e saperi unici, dispensati con dedizione, passione,
professionalità e pazienza. Il post-qualifica serve anche per affrontare con
maggiore consapevolezza gli esami finali di quinta. Soprattutto, vi insegna
che l’aggiornamento è continuo e dura tutta la vita.
Cari ragazzi, cercate la giusta motivazione nell’indirizzo a voi più congeniale
e ricordate di accettare le regole imposte dall’etica professionale e dal rispetto
della divisa di lavoro. Il mondo della ristorazione è esigente con i suoi
protagonisti: nella carriera ma anche nella vita.
prof. Antonio Nappo
what type?
15. How often did you eat fruit, in a week?
16. How much fruit did you buy or grow?
17. What did you have for breakfast?
18. Did you use to have a snack ? If yes
what did you have?
19. What kind of fats did you use, to season
foods?
20. How old are you, now?
21. Have you any civilization disease?
If yes, are you following a particular diet?
22. Do you think that your diet was healthier
than the one you follow now?
A CLASS SURVEY
GRANDPARENTS’ EATING HABITS
Going on with shared work – Food Science and
English – we have carried out a questionnaire.
QUESTIONS
GRANDPARENTS
CHILDREN
The pupils of class 2° A and their
English and Food Science teachers
PARENTS
1.
2.
3.
4.
NON AVEVAMO VOGLIA DI
STUDIARE!
Iscritti al primo anno dell’Istituto Alberghiero, abbiamo
scoperto che c’erano tante discipline di studio e compiti
a casa… per cui ci siamo arresi e non abbiamo più
frequentato. Ma la scuola non si è dimenticata di noi e ci
ha richiamati, offrendoci un’altra possibilità. Ed eccoci
qui, a frequentare un corso P.A.S. (percorso alternativo
sperimentale) in cui si fa tanta pratica e poche ore di
teoria. Finalmente una scuola adatta a noi! I docenti
ci aiutano molto ed abbiamo anche il supporto di una
sociologa, che ci comprende ed aiuta a risolvere i nostri
“problemi”. Gustare le pizze preparate da noi è una gara
continua e anche un divertimento. Se non avessimo
accettato quest’ultima possibilità di studio, forse
avremmo perso un’occasione davvero importante per il
nostro futuro, lavorativo e sociale.
La classe І O (Pizzeria)
O R CI O
23
NE
IL T
What’s your name?
When were you born?
Where were you born?
How many brothers and
sisters have you /did you have?
5. How many people are there/
were there in your family?
6. Have you ever followed a
particular kind of diet?
If yes, why?
7. Which was your favourite
dish when you were young?
8. When you got married, have you
changed your eating habits?
9. When you were young, how many
meals did you have?
10. Do you have the same eating habits
You had as a boy / girl?
11. How many times a week did you
have pasta?
12. How many times a week, did you
eat meat ? Did you buy it or did you
grow animals?
13. Which of these foods did you consume
more? Pasta / bread / corn/ barley /
rye / oat –
14. Did you consume fish ? if yes,
Redazione:
Docenti: Fiorenzo Iannino (Referente), Giuseppina Cipriano
Claudia Del Gaudio, Assunta De Vito, Anita Renzulli, Grazia Sessa.
Alunni: gli autori degli articoli.
Stampa: Tecnoprint Srl - Atripalda (AV) - Tel 0825.622599
Hanno scritto per questo numero i docenti:
Monica Aprea, Sergio Bottone, Antonio Esposito, Lucia Festa, Antonio Nappo, Luigi Vitiello.
Collaborazioni esterne delle dottoresse: Carmen Mennonna, Tiziana Guarino, Gemma Iermano.
Puoi leggere “Il Torcione” anche sul sito della scuola: www.ipssarav.it
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Dovremmo chiamarti “dirigente scolastico”. Perdo