Buon Natale e felice Anno nuovo Dicembre 2009 - n. 59 • Duilio Corgnali - Direttore Responsabile • Aut. Trib. di Udine n.13 del 25.10. 48 • Stampa: Arti Grafiche Friulane / Imoco spa (Ud) • Poste italiane - Sped. in a. p. D. L. 353/2003, (conv. in L. 27. 2. 2004, n. 46) art.1, comma 2 - DCB Udine Tassa pagata - Taxe perçue • E-mail: [email protected] • C. C. P. n° 14001333 intestato a “Parrocchia della B. V. del Rosario e S. Daniele Profeta” - Ampezzo La luna piena Riflessioni con gli occhi della fede sul Natale, sui fatti, sugli uomini e sul mondo Avete mai visto con calma il chiarore della luna piena in una notte serena d’inverno quando il paesaggio è completamente innevato? Tutto è illuminato a giorno ma ha un chiarore particolare, una luce diversa argentea bellissima. I cristalli di neve riflettono tenui bagliori, ogni ombra sembra sprofondare nel buio che sa di mistero, e non distingui mai bene se si tratta di qualcosa in rilievo o in profondità. In questa stagione la luce proviene da una latitudine che il sole non raggiunge mai qui da noi, viene quasi da nord, e il mondo delle ombre è capovolto. È davvero un ambiente unico, particolare. Nel chiarore e nel silenzio immenso di queste notti ho sempre trovato il momento segue a pag. 2 Natività dell’altare di Sauris di Sotto, di Michael Parth (1524). DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA ideale per una preghiera più intensa, per una contemplazione che anche nell’ambiente esteriore ti porta ad una interiorità e spiritualità più grande. Ho scelto per questo la prossimità della luna piena per il momento mensile di ritiro nella mia baita. In dicembre mi accompagna sempre quella parola dell’antifona che ricorda:” mentre la notte era a metà del suo corso e un immenso silenzio avvolgeva ogni cosa, la tua Parola è discesa dal cielo”. Ci ricorda ad un tempo il Natale del Signore e il suo continuo scendere nell’anima di chi lo cerca, di chi si ferma ad ascoltare e concede spazio ,tempo, disponibilità. Mercoledì 2 dicembre era una di quelle notti speciali e io mi trovavo lassù nella mia baita, a quota 1850 a contemplare. Non sapevo che quella notte, qualche montagna più a est, un altro prete, che avevo conosciuto sulle piste da sci del bellunese, saliva nella notte di luna piena sulla montagna per scendere nella neve fresca al chiaro di luna. Quella notte, quell’immenso chiarore bianco lo avrebbe avvolto e portato con sé per sempre. Se ne sono accorti solo la sera seguente quando non si presentò per la S. Messa. Lo ritrovarono solo due giorni dopo sotto la valanga. Pensando a questo ho abbinato le mie riflessioni di quella notte ai ricordi personali legati alla valanga. Io quella notte avevo meditato sull’annunciazione e avevo immaginato quel momento dell’incontro di Maria con l’angelo, dove, dopo aver udito una proposta così inaudita, lei avrà pensato: “adesso cambia tutto, entro nel mondo di Dio”; avrà pensato in un attimo alla sua vita trascorsa, ai suoi progetti per il futuro assieme a Giuseppe, a questo irrompere di Dio che ti dischiude l’assoluta novità e ti chiede di fidarti. Tanti anni fa, quando mi toccò l’esperienza della valanga, proprio questa frase fu al centro delle mie riflessioni “adesso cambia tutto, entro nel mondo di Dio”. Io fui travolto e trascinato per di- 2 verse centinaia di metri e alla fine quando tutto si è fermato ero sufficientemente in superficie per poterne uscire. Gli attacchi erano stati strappati, una racchetta persa e una piegata ad angolo retto, Ma quei momenti del viaggio dentro l’immensa forza della neve, li ho presenti tutti e ricordo benissimo quei pensieri che con estrema lucidità scorrevano la vita e con immensa pace si schiudevano a quella frase: “adesso cambia tutto , entro nel mondo di Dio”. Anche nel senso dell’avvento, come attesa e desiderio di Dio viviamo nel ricordo della sua prima venuta l’invocazione del suo ritorno, per cambiare tutto ed entrare nel mondo di Dio. Questa è dunque la sensazione non Preiere di Nadal Ven iu Signor dal to biel cil di glorie Ven a confermà la To storie Ven iu Signor in cheste poare tiere du là che regnin dome bistis, fan e vuere Ven iu Signor a colmà la pore e il scur Ven a consolà e intiepidì il nostri cûr Ven iu Signor come in chel dì a Betlem Ven a viodi dal poar e di chel cal gemp Ven iu Signor in chest mont ca l’è simpri plui forest dome cu la To gracie si podarà meti in sest Ven iu Signor dal To biel cil stellât Ven a viodi dal mont c’al è malât Ven iu Signor fanus il grant regal dal perdon e de pâs come tal prin Nadâl. solo dei momenti estremi, ma di ogni vero incontro con Dio, di ogni vero incontro con lui, è l’atteggiamento interiore del Cristiano libero che vive nel Signore risorto. Nel vero Natale, quando è Dio che entra nel mondo degli uomini , chi lo accoglie ha la sensazione di compimento della storia con le sue promesse di salvezza, di cambiamento radicale dell’uomo e del mondo. Tutto questo nella semplicità e tenerezza di un bambino che nasce e suscita l’adorazione di quanti, divinamente avvertiti, vanno a vedere. Questa è una visione alta del Natale che coniuga l’estrema familiarità del presepio, con tutti i sentimenti che suscita, con il senso attuale e ultimo della nostra vita come incontro con Dio che salva. Dietro quella culla rifulge la croce e la gloriosa risurrezione che salva il mondo e porta tutti nel mondo di Dio. Non lasciamoci dunque abbagliare dalle luci e dagli aspetti del Natale consumistico, ma contempliamo con occhi semplici e con la profondità della storia che ci racconta la fede, quel bambino che ci è donato come il salvatore del mondo. Solo in questo modo gli auguri di buon Natale portano la gioia e la pace della Pasqua e ci dicono che né vita e né morte potranno mai separarci dall’amore di Gesù, ci dicono che cambia tutto perché noi entriamo nel mondo di Dio da quando Dio ha voluto entrare come un bambino nel nostro mondo umano per condurci a Lui. I pastori se ne tornarono glorificando Dio per quello che avevano visto e udito… I discepoli di Emmaus tornarono indietro a raccontare che avevano incontrato il Signore risorto. Due momenti diversi eppure uguali, dell’incontro con il Salvatore del mondo. Coltiviamo dunque a Natale i ricordi belli e familiari di un tempo, viviamo la realtà di oggi con verità e guardiamo con occhi nuovi al futuro. Buon Natale a tutti, specialmente a coloro che hanno bisogno di cambiare tutto e di entrare nel mondo di Dio, ora e un domani. Mons. Pietro Piller IL SACERDOTE, DONO DELLA E PER LA CHIESA Quando a una persona cara accade qualcosa di straordinariamente unico e irripetibile nella vita, per quello spesso dimenticato principio di solidarietà si condividono con lei tutti i gloriosi sentimenti che essa vive. Si fanno proprie la sua gioia, il suo godimento, le sue conquiste, la sua realizzazione… quasi in un rapporto di simbiotica empatia! In altre parole, si è felici per la sua felicità, ed è per questo che vorrei condividere con chiunque legga questo articolo, una piccola ma significativa parte della mia vita, visto che molti lettori hanno avuto modo di compartecipare a tale soddisfazione. Confesso che non mi sono mai trovato in così grande difficoltà nello scrivere qualcosa di me come in questo momento! Mai infatti prima d’ora m’è capitato di mettere nero su bianco parole che riguardano il dono incommensurabile che ha trasformato radicalmente la mia esistenza sulla faccia dell’universo: il sacerdozio! Già “qualcosa di grande” era successo il 15 di marzo scorso, quando sono entrato nel Duomo di Ampezzo da laico, e ne sono uscito da ministro ordinato; ero diacono con 2000 anni di servizio nella storia della Chiesa per mezzo della successione apostolica sulle mie spalle: basterebbe leggere gli atti degli Apostoli al capitolo 6, per farsene un’idea! Ma il 10 ottobre…!!! Tra le lacrime che facevo fatica a trattenere e la marea di gente intervenuta tra cui moltissimi amici di Carlino e parenti, ho fatto il mio ingresso nel Duomo Cattedrale di Udine e da lì, ancora molto frastornato, ne sono venuto fuori Presbitero! Apparentemente lo stesso di prima, ma da allora il Signore per mezzo della Chiesa mi ha dato la facoltà di renderLo presente sull’altare per rinfrancare il Suo popolo radunato intorno alla mensa sacrificale, di “guarire” le anime col perdono i peccati e rinnovare la vita di chiunque con spirito contrito e fiducioso si affida al tribunale della Sua Misericordia, di confortare i cuori affranti dalla sofferenza fisica e lenire il loro dolore col Sacramento dell’Unzione degli infermi! Tra le tante idee teologiche, bibliche, tradizionali o comunemente circolanti sulla figura del sacerdote, a me piace ricordarne 5: due dall’AT, due dal NT e una dal Vaticano II: Il prete, tralasciando tutti gli aspetti burocratici (e umani!) è colui che, partecipando dell’unico Sacerdozio di Cristo, è colui che nella persona di Cristo incarna ciò che di Lui il profeta Isaia dice al capitolo 61, ai versetti 1-3 “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, […], per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode inve- ce di un cuore mesto) Il Concilio Vaticano II nella “Lumen Gentium”, documento fondamentale per capire la Chiesa oggi, dice al suo 28° capitolo che “I presbiteri, […] in virtù del sacramento dell’ordine ad immagine di Cristo, sommo ed eterno sacerdote (Eb5,1); (Eb7,24); (Eb9,11), sono consacrati per predicare il Vangelo, essere i pastori fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento. Partecipi, nel loro grado di ministero, dell’ufficio dell’unico mediatore, che è il Cristo (1Tm2,5) annunziano a tutti la parola di Dio. Esercitano il loro sacro ministero soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove, agendo in persona di Cristo e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al sacrificio del loro capo e nel sacrificio della messa rendono presente e appli- cano fino alla venuta del Signore (1Cor11,26), l’unico sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo, il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale vittima immacolata (Eb9,11). Esercitano inoltre il ministero della riconciliazione e del conforto a favore dei fedeli penitenti o ammalati e portano a Dio Padre le necessità e le preghiere dei fedeli (Eb5,1). Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di Cristo, pastore e capo, raccolgono la famiglia di Dio, quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, per mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre e in mezzo al loro gregge lo adorano in spirito e verità (Gv4,24). Si affaticano inoltre nella predicazione e nell’insegnamento (1Tm5,17), credendo ciò che hanno letto e meditato nella legge del Signore, insegnando ciò che credono, vivendo ciò che insegnano. […] Nelle singole comunità locali di fedeli rendono in certo modo presente il vescovo, cui sono uniti con cuore confidente e generoso, ne assumono secondo il loro grado, gli uffici e la sollecitudine e li esercitano con dedizione quotidiana.” segue a pag. 4 3 continua da pag. 3 Bello è pensare al Sacerdote come il “Mosè sul monte” di Esodo 17,8-14: il popolo di Israele in guerra con gli Amaleciti vinceva solo quando Mosè innalzava le braccia verso il cielo in preghiera! In effetti, il prete non fa altro, con la recita del breviario, che pregare con/per la Chiesa e il popolo di Dio (e non per sé stesso!): Intercede presso Dio come Mosè affinché i cristiani possano vincere per il loro battesimo sul male dentro e fuori di loro! Il ministero sacerdotale è infatti ordinato esclusivamente per il sacerdozio comune dei battezzati! Insieme infatti, come dice San Pietro nella sua seconda lettera al capitolo 2, versetti4-6 “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”. Di modo che, quindi, come marito e moglie sono vicendevolmente chiamati a santificarsi reciprocamente, così anche il sacerdote diocesano è chiamato a crescere i fedeli nella santità, e a santificarsi per mezzo loro! A tal proposito, sempre l’Apostolo Pietro aggiunge nella sua lettera:“Esorto gli anziani (i presbiteri) che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce. Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”. (1Pt 5, 1-9a) La mia vita, quindi, dal giorno del mio Battesimo, della mia Cresima, e ancora di più dopo la consacra- 4 zione presbiterale non mi appartiene più, ma vorrebbe essere donata totalmente al Signore Gesù perché come dice Paolo nella lettera ai Galati (2,20b) “Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. L’amore che Gesù riversa su di me in ogni istante è tale che non posso tacerlo ed egoisticamente appropriarmene, ed è con questo spirito che sto muovendo i primi passi e “vagiti sacerdotali” nella forania di Ampezzo avendo lasciato ufficialmente (ma mai di fatto!) la parrocchia di Carlino e, come ho avuto già modo di scrivere da Diacono, ora lo ribadisco da Presbitero: unico mio scopo è quello di far conoscere e amare il Signore Gesù, far sperimentare la sua presenza liberante da tutto ciò che impedisce all’uomo di essere più uomo, e ai giovani di essere più giovani! La fragilità infatti è conseguenza di una vita fondata non sulla roccia ma sulla sabbia! La gioia vera infatti non è nell’alcol, nelle sballate del sabato sera (quante morti ancora dovranno esserci per rendersene conto?), o in un ago conficcato nel braccio, nel bruciare sempre più precocemente le tappe dell’incontro sessuale perché “tutti oggi fan così” (risolvendo poi le conseguenze con un aborto, per la filosofia del “il corpo è mio, e io decido cosa farne”!!!) nell’andare a donne o uomini perché stanchi del coniuge, o a far bravate, perché annoiati della monotonia della vita, nella bestemmia come sfogo di qualsiasi banalità andata storta! Ciò che può veramente riempire la vita, è solo l’attingere dalla sorgente inesauribile della vita e della pace: per questo i miei non sono discorsi puramente moralistici! Gesù dice “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14, 27). Pertanto il mio ministero sacerdotale, non è altro che un portare la pace di Gesù nei cuori affaticati di coloro che ancora non lo conoscono, un scaldare i cuori di chi vive nella tiepidezza, un alimentare il rapporto tra Lui e chi già ne ha fatto esperienza. Egli ci ha aperto la via per poter essere liberi da tutto ciò che ci imprigiona, conseguenza del peccato, sta a noi ora, percorerla! Il dono del ministero sacerdotale che ho ricevuto, pertanto, non è per me, ma per chiunque ne abbia bisogno nel cammino verso quel Regno che tanto è invocato nel “Padre nostro”. d. Fabio Filiputti Incamminiamoci alla ricerca delle nostre sorgenti d’acqua Laudato si’, mi’ Signore. Per sor’aqua, La quale è molto utile et humile et pretiosa et casta. La finitezza comunicativa del Santo di Assisi, ricca di trasparenze poetiche e spunti iconografici, sottolinea, con innegabile intenzionalità, quanto è preziosa l’acqua e, di riflesso, vuole esplicare la sua notevole rilevanza sociale già nel secolo XIII. Tutti noi sappiamo che l’acqua è quanto mai indispensabile per il nostro vivere. Non va dimenticato che l’acqua rappresenta il 70% della nostra massa corporea (sangue 80%, scheletro 20%) ed è, per i viventi, il mezzo di trasporto degli alimenti e delle sostanze di rifiuto (liquidi fisiologici). In certi casi estremi l’acqua è così preziosa (ad esempio in astronautica) che, recentemente, sono stati approntati complicati congegni onde ricavare l’acqua bevibile anche dai liquidi fisiologici di rifiuto. Eppure, in generale, si è più propensi a scialacquare le risorse idriche disponibili che effettuare un dovuto costruttivo risparmio. Una città di Provincia come Udine consuma 228 litri d’acqua per abitante (Padova 308 litri), mentre alcuni acquedotti civici hanno una perdita idrica notevole come Gorizia, Belluno e Trieste (in media il 50% della captazione idrica!). Da sempre l’uomo, per la sua sopravvivenza, ha ricercato l’acqua nel proprio contesto naturale, sia essa allo stato liquido o allo stato solido (durante le terribili ere glaciali). Invero l’uomo primitivo, essenzialmente cacciatore, bevendo il sangue degli animali uccisi, compensava, in situazioni difficili, il proprio deficit idrico corporeo. Solo nel 1783 si riuscì a capire che una molecola d’acqua è costituita da due atomi di idrogeno e di un atomo di ossigeno e, ciò, per merito dello scienziato Antoine – Laurent Lavoisier (1743-1794) che determinò pure, nella composizione dell’aria, oltre all’anidride carbonica già definita dall’inglese Black, la presenza di ossigeno ed azoto. Ovviamente le acque naturali che sgorgano dalle nostre sorgenti contengono Sali allo stato dissociato, nella maggior parte dei casi trattasi di Sali di calcio-magnesio. Ed è propriamente in base alla percentuale dei Sali disciolti che le acque sono classificate dolci, dure e durissime. I nostri Avi conoscevano, per intuitive osservazioni, le qualità delle acque di risorgiva. Decisamente rifiutate le acque contenenti Sali di solfato di calcio, le acque selenitose, meglio conosciute come “aga di scaiola”. In sintonia con il rifiuto di utilizzare queste acque gessose il rivolo di derivazione veniva, spesso, denominato “Aga dalla gosa”. Sull’orizzonte vernacolare la ricerca attenta delle sorgenti è stata, per i nostri Avi, un encomiabile impegno operativo, delicato ed attento con sequenze di piccole e grandi opere ed accostamenti materici, il tutto completato con l’uso creativo di manufatti lignei e lapidei idonei per l’attingere le acque in ordine al- le esigenze del tempo. Il nostro Territorio è connotato dalla presenza di sorgenti, storicamente e culturalmente legate al nostro passato, sorgenti da percepirsi, quindi, come valenze significative onde dialogare con quanto ricordiamo delle nostre tradizioni, usi e costumi, più delle volte emblematici, che, poi, in sostanza, rende possibile condensare il tutto nelle memorie storiche della Comunità. Purtroppo, in molti casi, la valenza paesaggistica ed il pregio ambientale di alcune note ed importanti sorgenti sono stati, in qualche modo, modificati e alterati a causa di management gestionale sovracomunale delle derivate risorse idriche. In molti casi, le strutture storiche e ambientali, strettamente legate alla sorgente, possono essere salvaguardate e rafforzate. In questi casi il modello vernacolare ed iconografico nonché i riferimenti lessicali dell’insieme della sorgente vanno riscattate dall’abbandono con restauri attenti e validi sul profilo culturale e storico (esempio significativo, meritorio di plauso, l’attento recupero restaurativo delle vecchie fontane, a caverna, di Trava). Sulla base di una elencazione, elaborata, su profili di una memoria pienamente vissuta, dal nostro concitta- segue a pag. 6 5 continua da pag. 5 dino Zatti Giovanni, riconosciuto custode del patrimonio conoscitivo della nostra Comunità, siamo in grado di ricordare le sotto descritte sorgenti, da considerarsi identità sedimentate nel corso di secolari vicende, senza trascurare, in sotto inteso, qualche cenno di attenzione alla Storia locale. Da tener presente, in generale, superando l’odierno concetto di demanialità, che le sorgenti venivano utilizzate coniugando la conservazione del patrimonio idrico con una prudente strategia d’uso collettivo. Da secoli la popolazione montana è stata forgiata per istituire congegni di adattamento alle difficili condizioni ambientali ed è per questo che l’uso delle acque, non solo per uso potabile, ma anche per forza idraulica per mulini e segherie, era reso possibile con interventi collettivi sapienti e risolutivi. Svolgendo attente e distensive ricognizioni nel nostro territorio è possibile trovare, riscoprire e visitare le sotto richiamate sorgenti: nel contesto del “Rio da la Madona” (sopra Nemboluzza) troveremo difficoltà ubicare il sito della sorgente in quanto vi sono accumuli di fogliame e ramaglie. Il recupero può essere effettuato solo con la dovuta attenzione e delicatezza, asserisce Zatti Giovanni, adoperando soprattutto le mani, al massimo utilizzando piccoli attrezzi di giardinaggio escludendo, sempre, utensili pesanti e dirompenti. Nel “Rio Fontana” la sorgente ivi ubicata ha, oggi, una portata idrica ridotta, a volte subisce forte riduzione di deflusso. Gli eventi sismici, in certi casi, modificando, in negativo, la portata delle sorgenti causando poi, con il tempo, l’essiccamento della stessa (come nel caso della sorgente del “Stali dai Lis”). La sorgente di “Sedret”, in località “Ludan”, era, un tempo, molto ricercata ed apprezzata durante lo sfalcio dei prati sotto il solleone. Le sue acque erano un valido supporto rinfrescante anche per il viandante di passaggio, che non trascurava di riempire la sua “butacia”. È auspicabile, per questa sorgente, un corretto riordino del sito di captazione e dell’intorno. A quota 1000 c.ca, con qualche difficoltà, è possibile ritrovare “l’Aga di Iôf ”, poco conosciuta, dimenticata, un tempo però strategica durante le 6 fasi della fienagione sui prativi di altura, se non altro per tenere la “cot” in acqua nel suo apposito contenitore (codar). La più nota e leggendaria sorgente del comparto di Cima Corso è la denominata “Staipa di Pach” che dà un’abbondante acqua fresca, limpida, leggera, filtrata da torbe mineralizzate a forte profondità (percorso sotterraneo a sifone). La Comunità ha derivato questa preziosa acqua per l’acquedotto civico con ingegnose opere murarie (ponti canali) e canalizzazioni interrate realizzate con singolari manufatti lapidei, perfettamente stagni, già nel secolo XIX. Altra sorgente da non trascurare è situata in “Cuesta Fornecia”, a monte del “Rio di Val”. Può considerarsi l’unica sorgente di acqua bevibile del comparto in quanto, al di sotto di quota 1300, tutte le acque di risultiva sono selimitose (di “scaiola”). Sulle pendici del Monte Pura, nella zona del “Larchs”, partendo con un sentiero dalla mulattiera della “Salina”, si può arrivare alla sorgente che ha, fra altro, il pregio di fare riaffiorare le sue acque anche quando il sito è avvinchiato dal gelo. Sempre nel contesto del Monte Pura, lungo la mulattiera che si diparte dalla strada primaria, ritroviamo, a quota 920, la sorgente “Radiis”, acqua indispensabile e vitale per il viandante del passato. Questa esile sorgente dà un filo d’acqua che esce da un ovale modellato nella viva roccia, a suo tempo, con solo punteruolo e martello (…ed olio di gomito). Nel contesto montano in discorso, nell’ambito di una programmazione di recupero ambientale, potrebbe trovare posto il ripristino della attuale vasca interrata, oggi semi sepolta ed, in parte, danneggiata dal passaggio di mezzi pesanti, quale riserva idrica. L’intervento potrebbe essere completato con inferriata orizzontale di protezione. Oramai da tempo dimenticata la sorgente del “fornel” sulla strada per Sauris (oggi il toponimo si è trasformato in “Plan inclinat”). Eppure questa sorgente ha alimentato, con la sua preziosa acqua, i primi “Laip” lignei pubblici, mediante condotte idriche, realizzate traforando tronchi di pino nero, che arrivano fin a “Ca’ Garzot” (alcuni reperti di queste singolari tubazioni sono state ritrovate durante i lavori sul rio Clap nell’anno 1958). L’enorme trivella impiegata per la predisposizione delle tubazioni lignee in discorso giaceva come utensi- le archeologico nei magazzini comunali. Scomparve nel nulla durante gli eventi tellurici del 1976. La mitica sorgente di “Pala Pelosa” dà, ancora oggi, l’acqua più pura, leggera e raffinata del territorio. Le sue acque, a dispetto del consumismo più sfrenato, sono ancora ampiamente apprezzate da una cerchia di intenditori. In alcuni casi fedeli consumatori raccolgono l’acqua in capaci contenitori per dare la possibilità ad amici e familiari di poter assaggiarla durante lo svolgimento di lauti pranzi. Per apodittiche ragioni di contenere gli spazi, ci limitiamo ad un approccio conoscitivo con le sorgenti di altura, enucleate nel contesto dei pascoli e delle malghe, in buona parte imbrunite dal tempo e destinate ad essere degli obsoleti reliquati. Fra queste sorgenti ricordiamo la denominata “Ruviis da la Stangiada”, ubicata nel settore vicinorio della malga “Bernon”, dall’acqua purissima ma decisamente gelida! (3° - 4°) che obbliga l’utilizzatore a prenderla a piccoli sorsi e con la dovuta prudenza. In caso contrario la fretta può dare seri guai da non sottovalutare. Nei pressi della malga “Tintina” una singolare sorgente dà corso ad un piccolo ruscello dalle acque di trasparenza inverosimile ma nello stesso tempo notevolmente gelida. Il suo utilizzo, per sopperire al richiamo della sete, deve essere svolto con tanta prudenza. Anche risalendo, da malga “Tintina”, i ghiaioni del Tinisa, in casi estremi è possibile attingere dell’acqua potabile da esili sorgenti incastonate da detriti ricciosi. Poi, sul ritorno da malga “Tintina” verso il Pura, se la sete dovesse reclamare un po’ d’acqua, è possibile trovarla nel “Rio della Calcina” sgorgante fra due enormi trovanti. Avviandosi alla conclusione di queste righe che intendono, in qualche modo, riprendere le tematiche ambientali, è doveroso ricordare la grandiosa sorgente del “Chialada” legata, intimamente, alla storia antica della frazione di Oltris. In tempi remoti, la laboriosa popolazione di Oltris predisponendo un abbarramento sul rio “Chialada”, a valle della sorgente e in corrispondenza della carrareccia di “Chiars”, realizza, con corretta impostazione idraulica, una singolare roggia onde poter condurre le acque del rio nell’ambito frazionale. Vi sono ancora evidenti tracce di questo antico manufatto idraulico, tracce che andrebbero tutelate come memoria storica di una capacità creati- va collettiva difficilmente ripetibile nei tempi odierni. Per la frazione di Oltris disporre di una costante non trascurabile volumetria idrica significava poter impostare strutture e servizi utili per la Comunità. Di qui la realizzazione di un capace ed esteso lavatoio pubblico connesso con un congegno ingegnoso che acconsentiva di sciacquare, in modo esauriente, le viuzze in ciottolato interne all’abitato a fine inverno. Ovviamente la parte più consistente della portata idrica serviva, quale forza motrice, per il funzionamento di due laboriosi mulini. In tempi successivi la stessa acqua del “Chialada” garantiva l’attivazione di due centrali idro-elettriche dei Fratelli Nigris fino agli anni quaranta del secolo scorso. Oggi le acque del “Chialada”, in forza della demanialità delle risorse idriche, sono in un certo senso, disperse in varie reti di acquedotti anche oltre i confini del territorio comunale. A proposito è significativo il lamento del Cantore di Oltris, Burba Ermes, che così esprime. “No ti cognossi plui aga frescja dal gno riù, limpida e clara, dula sestu lada?”. Nel contesto frazionale di Voltois, l’acqua, in tempi neanche troppo remoti, era una risorsa rara. Quindi le piccole sorgenti di “Macilis” erano tenute in grande considerazione. Il toponimo assegnato potrebbe significare, data la presenza di acque risorgive, la possibilità per la Frazione di effettuare, in appositi incavi, il macero della canapa e le prime lavorazioni per ricavarne le preziose fibre. In conclusione di questa disamina sulle sorgenti non possiamo trascurare di ricordare la conca di “Diron” dove confluivano, dai versanti contrapposti, i prativi delle due frazioni di Oltris e Voltois, gestiti e sofferti da intere generazioni di assidui agricoltori (in gran numero le donne). Le due Comunità frazionali, nel loro percorso storico e sociale, sono riuscite a superare dissidi atavici e, con raffinate metodologie collettive, hanno potuto gestire, in maniera corretta e rispettosa, le scarse risorse idriche del comparto soprattutto durante il periodo laborioso della fienagione. Oggi le labili tracce di un passato di lavoro e sacrifici non sono sufficienti a riscoprire gli ambiti ancestrali, vissuti in silenti sofferenze da intere generazioni frazionali. Triste, a proposito, la vista dei ruderi degli stavoli immersi nella vegetazione selvaggia. Occorre veramente uno sforzo ideativo per poter immaginare e rivedere, come fantasmi del passato, nel recesso ombroso e leggiadro della “Pocia dal Spelat” il susseguirsi, in amicizia ed armonia (e perché no anche in amore) di intere generazioni di uomini e donne delle due Frazioni per raccogliere, nelle loro “Butacie”, un filo d’acqua fresca. Nel nostro prossimo futuro sarà auspicabile una maggior attenzione al senso della ruralità, sia come presente che come passato, riallacciandosi alla memoria ancestrale del nostro paesaggio ed evitando, nel contempo, di non soccombere, con frequenza, al consumismo dilagante che altera, drasticamente, l’immagine vera della nostra Storia locale, la Storia tacitamente insegnata dai nostri Avi. Un ringraziamento particolare a Zatti Giovanni per la sua dotta informativa, ricca di sensibilità e di rara perizia. GITA A CASTELMONTE Anche quest’anno in data 20 ottobre il bel gruppetto dei nonni della Casa di Riposo “Monsignor Nigris” è andato in gita a Castelmonte. La meta, il santuario di Castelmonte a Cividale del Friuli, si è prestata ottimamente alla trasferta, consentendo sia il raccoglimento nel Santuario sia lo svago nel graziosissimo ristorante ai piedi del Monte.Dopo la Santa Messa frate Isidoro si è fermato a parlare un po’ con noi e poi ci ha benedetti tutti. Il personale, parenti e volontarie che ci ha partecipato è stato molto attento e allegro creando un clima di grande festa. Sul pulmino si sono alternate alle preghire canti e filastrocche.. Queste occasioni vengono vissute con grandi emozioni ed aiutano ad interrompere la vita quotidiana della nostra Casa di Riposo. Confido di mantenere questo appuntamento anche per i prossimi anni. Alla prossima Susanna 7 LUGGAU “E ora andate!”…. “Andiamo da soli?” “Certo che no! Vengo con voi. Sappiatelo: sono con voi ogni giorno!..”. Sono questi i versi della poesia di don Ermanno che mi tornano in mente ogni anno, alle 3 del mattino quando, a Cima Sappada, ci si ritrova per partire, assieme a numerosi pellegrini, per il Santuario di Maria Luggau. “Ora andate!”…zaino in spalla, bastone in mano, scarponi ai piedi! “Andiamo da soli?”. No, nessun pellegrino si sente solo: numerose (anche 700) sono le persone che condividono l’esperienza, le preghiere, i rosari, la fatica fatta durante la strada. Infatti c’è sempre una mano, uno sguardo amico, una parola di incoraggiamento per chi fa fatica. Lo scambio di esperienze mentre si cammina, il raccontarsi un anno di lontananza, il condividere gioie e dolori con chi prega vicino a te, fanno sì che ci si senta un tutt’uno, ci si senta una famiglia che procede verso la stessa meta. “Vengo con voi, sappiatelo!”. E’ la certezza che ognuno porta nel cuore, al di là dei monti c’è la presenza di Maria che aspetta, paziente, che questi suoi figli arrivino, stanchi ma felici di ritrovarla. In cambio lei regala il suo sorriso, la sua materna accoglienza, la sua vicinanza per il nuovo anno da affrontare. Il tutto sembra più facile, più superabile, più leggero... Non si è soli! Pellegrini rivolti tutti verso la stessa meta, verso la stessa Madre che abbraccia, consola, sorride e ci lascia ripartire con tanta gioia nel cuore e fiducia nella sua presenza. Grazie Maria per questo tuo esserci e per queste tue parole: “E ora andate!”. *** Non so se il “raccontare” l’esperienza, oramai per me più che ventennale, del pellegrinaggio a piedi verso Maria Luggau, possa fare realmente capire quanto essa sia bella ed emozionante; infatti, solo vivendola in prima persona ci si può rendere conto di quanto sia ricca di profonda spiritualità proprio 8 I pellegrini d’inverno sul passo Oregone. perché accompagnata dalla preghiera costante. Ma il racconto crea un certo sentimento nelle persone che ascoltano e per questo, ogni anno, si aggiungono, inizialmente solo per curiosità, molti pellegrini. La partenza è da Cima Sappada alle ore tre del mattino. Ci si incammina pregando al chiarore della luna (quando c’è) e delle torce; durante i tratti in salita si sospende la recita del Santo Rosario e si continua chiacchierando con le persone che si incontrano lungo il sentiero; le soste per la merenda poi riuniscono i pellegrini che condividono spontaneamente le provviste che hanno nello zaino. L’arrivo al Santuario costituisce un vero e proprio momento di festa: le campane suonano e ai bordi della strada gli abitanti sostano per assistere al passaggio dei pellegrini che occupano l’intera carreggiata; al canto delle litanie si entra in chiesa e subito si scorge Lei, la Madonna di Luggau, quella per la quale ciascuno di noi è arrivato fin qui per ringraziare, per chiedere, per cercare… Si incontrano ogni anno i vecchi amici e ogni volta se ne conoscono di nuovi; i rapporti già esistenti di amicizia si intensificano proprio perchè il pellegrinaggio rappresenta un’esperienza forte di fede e di preghiera. “Uniti nel cammino e nella preghiera”: con questo spirito si partecipa al pellegrinaggio verso Maria Luggau. Questo sentimento dovrebbe accompagnare anche il nostro cammino quotidiano per renderci davvero liberi e capaci di metterci continuamente in relazione con i nostri fratelli. Enza *** Sono ormai 6 anni che non vedo l’ora che arrivi la 3^ domenica di settembre per recarmi in pellegrinaggio al Santuario di Maria Luggau. Ho sempre avuto molta fede nella Madonna ed in un periodo non proprio felice della mia vita mi sono sentita di recarmi di persona a chiederle aiuto. Non sono una tipa che ama molto camminare, anzi mi definisco una pigrona e sinceramente mi spaventava fare a piedi 60 kilometri in montagna. Sì, ho fatto molta, moltissima fatica e ho distrutto le unghie dei piedi, ma la gioia e la pienezza che mi sono rimaste dentro hanno cancellato tutto! È bellissimo condividere il cammino con tanta gente per lo più sconosciuta fino a quel momento, confortarsi a vicenda e scambiarsi qualche confidenza sui tanti motivi personali che spingono a fare un’esperienza del genere. Comunque posso dire con tanta gioia che c’è ancora tanta fede nelle persone e in questi nostri giorni pieni di superficialità è uno spiraglio pieno di luce che mi fa guardare avanti con fiducia. *** Per me la partecipazione al pellegrinaggio è iniziata grazie ad una carissima amica che tre anni fa mi ha appunto spronata verso questa nuova esperienza. Ed io oggi ringrazio di cuore questa persona per avermi fatto conoscere questa realtà. Il camminare assieme a tante persone, che arrivano da tanti luoghi della regione ed, essendo così numerose, nel tragitto non avremmo modo di conoscerle tutte, con alcune si scambierà qualche parola, altre rimarranno un ricordo che sicuramente ogni anno a questa ricorrenza noi rivedremo senza sapere nulla di loro. La cosa speciale è questa: pur non conoscendoci, tutti insieme, abbiamo in questa indimenticabile esperienza un obiettivo comune e cioè quello di dedicare tutte queste ore di cammino e fatica alla preghiera Il 2 gennaio mons. Pietro con altri amici ha fatto il pellegrinaggio invernale a Luggau per la quarantesima volta; aveva infatti iniziato questo appuntamento del due gennaio nel 1969. Spera di continuare ancora per diversi anni. per essere più vicini a Dio e alla Madonna. Quest’anno è stato il terzo anno per me e sono stata dalla Madonna di Luggau, oltre che per pregare per tutte le intenzioni che ognuno di noi ha espresso lungo il cammino, per ringraziare la Madonna per quello che ho: la mia famiglia, la salute dei miei cari e la possibilità di vivere in tranquillità nel nostro piccolo paese; queste cose al giorno d’oggi sono le più importanti, quelle che contano e così, iniziato il primo anno di pellegrinaggio, non riesco a non ripetere questa esperienza. E un percorso che ti dà tantissimo, io consiglio tutte le persone che ancora non hanno avuto modo di fare quest’esperienza di parteciparvi, sicuramente saranno appagate e rinforzate nella fede. Lavori in parrocchia • La Casa Bullian Si è concluso l’acquisto del piano terra e del primo piano della casa Bullian adiacente al Garage della canonica. I locali, per ora completamente inagibili per il progressivo degrado degli anni di abbandono, verranno in futuro destinati, dopo una ristrutturazione adeguata, a locali per la catechesi e attività parrocchiali. A questo scopo verrà fatta una domanda di contributo palla regione con il prossimo anno. • Il sagrato della Chiesa Il contributo per il restauro del sagrato della chiesa sarà erogato dalla regione con una rata annuale di € 7.350,00 per venti anni. Il lavoro verrà eseguito in primavera dalla ditta “L’unione” di Enemonzo. La spesa verrà sostenuta con un mutuo coperto dal contributo regionale. Il progetto prevede la rimozione delle lastre in cemento e delle pietre, ripropone con le vecchie pietre il disegno della croce con le piccole croci laterali, al posto delle lastre in cemento verrà posata una pavimentazione di pietra più chiara, dello stesso materiale dell’attuale marciapiede. Gli alberi verranno sostituiti con piante meno invasive e verrà ricavato nell’angolo verso la piazza lo scivolo per abbattere le barriere architettoniche. • Gestione del rendiconto parrocchiale Con il programma parrocchiale elaborato dalla UNITELM di Padova, viene gestito il bilancio delle Parrocchie di Ampezzo, Sauris, Socchieve e prossimamente anche Raveo (Parrocchie di cui è rappresentante legale e responsabile don Pietro Piller). Materialmente il lavoro di registrazione dei dati viene eseguito da Spiz Gianna che ogni martedì, quando don Pietro è a Sauris, svolge questo lavoro in canonica. Gianna segue inoltre, coadiuvata dal comitato dei genitori, le pratiche inerenti alla gestione della scuola Materna. Siamo grati a chi svolge con dedizione e competenza questi servizi preziosi per le nostre Parrocchie. 9 Sintesi della situazione economica della parocchia al 30 novembre 2009 ENTRATE ENTRATE ORDINARIE Offerte in Duomo e nelle varie chiese Offerte per candele votive Offerte per servizi (battesimi,matrimoni,funerali) Offerte delle famiglie (buste quartese) Entrate per attività parrocchiali (bollettino, stampa cattolica, pellegrinaggi, gite e varie) Entrate per pesca di beneficenza (SS.Pietro e Paolo) Offerte da privati Entrate per interessi ccb e ccp ENTRATE STRAORDINARIE Contributo regionale per ristrutturazione sagrato del duomo – rata contributo 2009 Raccolta offerte per opere di bene (Caritas) ENTRATE PER PARTITE DI GIRO Raccolta in chiesa per i terremotati dell’Abruzzo TOTALE ENTRATE AL 30.11.2009 RIPORTO SALDO ATTIVO AL 01.01.2009 TOTALE COMPLESSIVO ENTRATE 13.439,83 2.721,62 3.400,00 9.790,00 3.525,00 6.055,08 2.091,00 3.378,40 44.400,93 7.348,19 3.520,00 10.868,19 930,00 930,00 56.199,12 67.777,31 123.976,43 USCITE TITOLI Acquisto titoli OPERE DI BENE Sostegno a famiglie bisognose (Caritas) USCITE ORDINARIE Imposte,tasse e assicurazioni varie Spese sostenute per arredi comuni, acquisto di libri, fiori, particole e vino Spese per acquedotto comunale Riscaldamento canonica Riscaldamento duomo Spese telefoniche Spese per energia elettrica canonica, duomo, e chiese di Oltris – Voltois - S.Antonio Spese per stampa bollettino parrocchiale, acquisto stampa cattolica, sussidi ai catechisti, pellegrinaggi e gite, attività foraniali ed attività pastorali. Spese per pesca di beneficenza (SS.Pietro e Paolo) Onorari a professionisti Versamento ritenuta d’acconto su onorari Spese per riparazione e manutenzione attrezzature Spese per acquisto materiale di cancelleria Spese postali e varie USCITE STRAORDINARIE Acquisto porzione di fabbricato adiacente la canonica Anticipazione in favore della scuola materna paritaria “mons. E.Bullian” Spesa per acquisto e posa in opera di pannelli solari nella canonica, sostituzione elettrodomestici Rimborso prestiti da privati USCITE PER PARTITE DI GIRO Versamento alla Caritas diocesana delle offerte raccolte in favore dei terremotati dell’Abruzzo CONTRIBUTI ECCLESIASTICI Versamento in favore dell’istituto diocesano a sostentamento del clero TOTALE USCITE AL 30.11.2009 SALDO ATTIVO AL 30.11.2009 TOTALE A PAREGGIO 10 9.894,72 9.894,72 3.520,00 3.520,00 3.018,37 3.018,97 141,00 878,84 1.890,02 810,11 1.677,74 9.674,75 1.512,98 2.928,30 316,60 3.117,98 465.78 316,40 29.767,84 35.000,00 15.000,00 3.250,00 4.500,00 57.750,00 930,00 930,00 1.533,00 1.533,00 103.395,56 20.580,87 123.976,43 LA FAMIGLIA DI... OGGI La famiglia, che è alla base della società, è una realtà molto complessa: non c’è nulla di più stabile e, nello stesso tempo, di più mobile della famiglia; è stabile perché composta di padre, madre, figli, eventuali nonni, zii, parenti vari…ed è mobile perché i costumi, le regole, le gerarchie e i rapporti variano a seconda dei vari popoli della Terra. Oggi, soprattutto, nel nostro mondo occidentale, il matrimonio ha perso di valore e va di moda la cosidetta “convivenza”. I sostenitori delle convivenze sono convinti che, prima del matrimonio, ci deve essere una specie di prova, un periodo di tempo più o meno lungo appunto di convivenza libera da qualsiasi forma di regolamentazione. Queste persone che scelgono la convivenza ritengono che l’unione di un uomo e di una donna si fonda esclusivamente sull’amore inteso come bisogno l’uno dell’altro, dimenticando che l’amore è anche fedeltà, coerenza e donazione di sé. Vorrei ricordare sinteticamente un articolo di Don Giuseppe Faccin, direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale per la famiglia; l’articolo è apparso di recente sul “Foglio di informazioni ecclesiali per gli operatori pastorali” ed è intitolato “In ascolto delle giovani coppie conviventi”. Don Faccin, oltre ad analizzare la convivenza come prova (vedi sopra), parla anche di convivenza come matrimonio non ancora perfezionato o non perfezionabile: un uomo e una donna vivono assieme con gli stessi diritti e doveri del matrimonio, ma non possono legittimare la loro posizione o pensano di farlo appena possono (dopo il divorzio, appunto). C’è, poi, la convivenza come scelta, come condizione stabile di vita. Certo i sentimenti sono importanti, ma l’amore, l’amore cristiano ha bisogno di grandi valori, di progetti proiettati verso il futuro. Sono appunto questi valori che permettono di ricominciare sempre e di superare le dif- ficoltà della vita. Ma quali sono questi valori? La donazione di sé, la fedeltà, la lealtà, il perdono, l’amore verso i figli, la sacralità degli impegni assunti. I credenti, poi, sanno che l’amore è da Dio. Diceva il poeta Rilke: “L’amore è una straordinaria occasione per maturare, per trasformarsi, per divenire un mondo per qualcun altro.” Infatti, in un rapporto il marito non è padrone della moglie o viceversa e non si finisce mai di conoscersi a fondo. Questo vale in tutte le relazioni umane, per esempio anche nel rapporto genitori-figli. Il figlio non è la proiezione dei desideri dei genitori, non è un possesso, un bene, ma è libero, autonomo e i genitori lo amano veramente se lo riconoscono così. Ciò, però, non significa lasciar fare ai figli tutto ciò che vogliono, ma neppure pensare che debbano fare le stesse azioni dei genitori. Ogni generazione ha rimproverato a quelle che seguivano le cose che non andavano, ma oggi i giovani sembrano sempre di più smarriti e passivi. I ragazzi molto spesso non hanno davanti esempi positivi e chiari e nemmeno dei limiti netti. Le trasgressioni sono una cosa fisiologica e necessaria ai giovani, però, ai giorni nostri, sono sempre più clamorose e attuate per far sì che qualcuno si accorga di loro. Tra l’altro, poi, la nostra cultura ha elaborato un modo diverso di rapportarsi con il trasgressore: le punizioni vengono eliminate e, nei casi in cui vengono date, sono tese alla rieducazione dei ragazzi. Molto spesso, però, questo non è un aiuto, anzi!: è negare ogni forma di responsabilità. Non solo i giovani, ma anche noi adulti viviamo solo nel presente, preoccupati più di apparire che di essere, di possedere e di consumare. Non dimentichiamoci che i bambini, i ragazzi e i giovani hanno bisogno per crescere di dialogo, di punti di riferimento e di sentirsi dire anche dei NO! F.M. Cinque generazioni Walter Di Santolo, abitante a Voltois (piccola frazione di Ampezzo in Carnia), ci ha inviato la foto che rappresenta l'insieme di cinque generazioni genealogiche della sua famiglia: il trisavolo Luigi Spangaro nato il 25/02/1907, la bisnonna Norina Spangaro, la nonna Luigina Spangaro, il signor Walter Di Santolo e suo figlio Massimo Di Santolo nato il 26/03/2009. Sono 102 anni ed un mese che separano il più vecchio dal più giovane della sua famiglia. 11 GRUPPO ANA ALPINI DI AMPEZZO “Quattro passi nell’anima” Un’altra stagione conclusa con soddisfazione... …con soddisfazione perché abbiamo ripercorso un sentiero di circa tre anni fa nel ricordo e nell’anima della Nostra cara Comunità. Infatti, con il patrocinio dell’Ente per il Turismo Regionale, ci è stato proposto di creare un percorso di interesse storico – turistico del territorio, riqualificando e creando un percorso attraverso le ancone che hanno segnato la storia del nostro vivere in montagna. Con la partecipazione fattiva di uno zoccolo duro dei soci (quindici di cui sei giovani) e con circa seicento ore di lavoro abbiamo ripristinato tutte le ancone a suo tempo ricostruite dal nostro gruppo alpini negli anni ottan- Un po’ di storia 1909 Nella fausta circostanza in cui chiudevasi l’anno giubilare delle prodigiose apparizioni sulle rive del Gave della bianca signora all’umile Bernardetta, sorse l’idea di festeggiare anche qui tanto avvenimento con un pellegrinaggio spirituale a Lourdes e con delle speciali funzioni all’altare della Madonna. Sia l’uno che le altre furono coronate da esito insperato. Si pensò allora all’opportunità ed utilità di promuovere, sull’esempio di tanti altri luoghi, il culto alla Vergine Immacolata di Lourdes. Ed ecco, quasi per incanto, formarsi una discreta somma per l’acquisto di una statua, che riproducesse al vivo le dolci sembianze della Bianca Signora apparsa a Bernardetta. Il primo passo era fatto, e il popolo di Ampezzo sempre pronto a favorire tutte le opere belle e buone, con slancio di fede generosa e di caldo amore alla Vergine, fece il resto. Raccolte pertanto le offerte necessarie si diede incarico alla rinomata casa Ferdinand Dementz in Gröden (Tirol) di scolpire una statua dell’Immacolata di Lourdes in grandezza naturale. Questa fu fatta e riuscì rispondente appieno e alla fama dell’insigne scultore e alle speranze concepite degli offerenti: basta guardarla per restarne presi di alta ammirazione e di sincero amore. Mancava però la corona di 12 stelle che adornasse il virgineo capo, ed ecco che dopo poco tempo vengono messi assieme dalla pietà delle donne e delle ragazze orecchini, anelli, crocifissi d’oro e d’argento così da formare con essi un prezioso ornamento alla nuova statua. E si pensò anche a prepararle un posto conveniente nella nicchia apertasi anni fa sull’altare della Madonna, nella qual cosa si dimostrò ancora una volta valente artista il Signor Giuseppe Rosada di qui. Affinché poi il nuovo culto alla Vergine Immacolata di Lourdes venisse inaugurato con il doveroso onore e sole e solennità, S.E. mons. Pietro Zamburlini, nostro beneamato Arcivescovo accettò di buon grado l’invito fattogli di benedire in persona la nuova statua. 12 ta. I lavori sono stati ultimati quasi completamente e a breve ci sarà l’inaugurazione. Il percorso, partendo dal ponte del Lumiei (bivio Oltris e Voltois), attraverso le frazioni sopracitate, ripercorre i sentieri sui quali i nostri avi hanno costruito le cosiddette ancone. Ogni ancona è stata impreziosita da un medaglione in legno scolpito con la denominazione della località con i loghi pirografati della Regione, del Comune e del Gruppo A.N.A. di Ampezzo. Sono state fatte delle palizzate in pino trattato per dare sicurezza nei posti più esposti e sono state sistemate delle panchine per permettere al visitatore una sosta defaticante e serena. A completamento ci sarà una bacheca espositiva con la planimetria del percorso con tutte le indicazioni necessarie, sita al bivio del ponte del Lumiei per Oltris e Voltois. Il tutto sarà arricchito da dei depliants informativi che verranno distribuiti in tutto il territorio della Carnia per sollecitare un richiamo turistico per la Nostra Comunità. È un “dono” che il Nostro gruppo Alpini offre a tutta la comunità, che spero apprezzerà e si impegnerà a supportare e far conoscere. Altro impegno portato a termine è stata la riparazione del tetto della chiesetta della Madonna della Pace di Caprizi e la tettoia antistante, seriamente danneggiate dalla forte nevicata dello scorso inverno; naturalmente il mese di agosto abbiamo anche organizzato la nostra festa alpina. Il mese di maggio, in occasione dell’adunata di Latina, abbiamo organizzato un tour con visita a Orvieto, Roma, Latina e Assisi che ha regalato grande soddisfazione a tutti i partecipanti e in particolar modo ha incontrato il gradimento delle signore. Non è mancata la classica uscita lavorativa, a cui hanno partecipato dieci soci, al museo all’aperto del Monte Freikofell a Timau. Siamo stati impegnati in attività sportive (sci di fondo, sci di discesa, corsa in montagna e tiro a segno). Otto soci si sono alternati alla vigilanza della frana che incombeva sulla strada in località Cleva, con la Protezione Civile. Venti sono state le uscite di rappresentanza nelle varie manifestazioni della Sezione Carnica degli Alpini. Penso che il 2010 non ci troverà inoperosi ma sempre pronti a onorare il nostro spirito alpino. Nell’occasione auguriamo a tutta la Comunità Ampezzana un Buon Natale e un Felice 2010. Il Gruppo Alpini di Ampezzo Lettera di mons. Brollo ai sacerdoti della montagna “Cari sacerdoti, la grave e perdurante situazione di degrado della montagna friulana, determinata soprattutto dallo spopolamento, ha sempre toccato il mio cuore di uomo e di pastore. In più occasioni la nostra Chiesa diocesana ha promosso e domandato un rinnovato impegno da parte della gente e delle istituzioni per individuare un modello di sviluppo culturale, sociale, economico e spirituale che possa garantire futuro ai paesi montani e prospettive ai nostri giovani. Tuttavia, i numerosi appelli e le diverse iniziative di tanti soggetti, pur avendo condotto ad alcuni frutti apprezzabili, non sono stati sufficienti a risolvere il problema della progressiva emorragia che affligge la montagna. È questo un destino ineluttabile? La sorte di altre terre di montagna, in Italia e in Europa, che hanno superato analoghe stagioni di crisi e sono rifiorite grazie a progetti efficaci e sinergie virtuose, ci lascia sperare. Sento con voi il dovere della speranza e l’urgenza dell’impegno, come sempre è stato per il clero della nostra Chiesa. Ho recentemente ascoltato ancora una volta dai vicari foranei della Carnia in quale condizione versino i paesi di montagna e come sia irrisolta la questione del loro sviluppo o addirittura della loro stessa sopravvivenza: per questo intendo avviare un’azione forte, ecclesiale e sociale insieme, che solleciti intelligenze, energie, risorse e comunità e, senza mai darsi per vinti, rilanci ancora una volta la sfida ad un declino che può e deve essere sconfitto. Il Signore, che ci invita ad essere lievito, “luce sul moggio” e “città sul monte”, e che pianse al pensiero della rovina della città da Lui prediletta, Gerusalemme, ci conferirà quell’ingegno e quella tenacia di cui s’avverte la necessità. Penso ad una Assemblea dei cristiani della montagna: tutti noi abbiamo memoria delle positive conseguenze che ebbe a suo tempo l’Assemblea dei cristiani del giugno 1977: dopo il terremoto, fu proprio quell’iniziativa della Chiesa a smuovere situazioni ristagnanti, a smascherare pericolosi compromessi, a indurre e sostenere movimenti popolari che condussero poi alla legge per la ricostruzione, all’Università di Udine e via dicendo. Se le analoghe iniziative fino ad oggi proposte per il bene del nostro territorio hanno sortito effetti limitati, ciò non scusa dall’assumerci ancora una volta l’onere di spingere verso strade nuove. Per poter discutere con voi il problema del futuro della montagna friulana e le modalità migliori per attuare questa proposta, desidero incontrarvi a Tolmezzo. Vi chiedo un contributo di idee e di proposte, di coraggio e di speranza: qualcosa si deve fare – questo mi pare indiscutibile –. Il Signore Gesù, sommo e unico Pastore, che ha vissuto trent’anni a Nazareth perché Dio metta radici nella vita quotidiana della gente in un piccolo paese, ci illumini nella ricerca di ciò che è possibile operare per i nostri fratelli che vivono in comunità di montagna”. 13 IL GJAT CAL PISCIAVA TALA NÊF A era una volta un gjat che al veva sen di lâ a pisciâ, l’è lât di fûr, tala nêf, ma intant cal pisciava, la nêf a tacât a disfasi. Il gjat a l’à cjapât paura e a l’à pensât: “Biât mai me, a si disfas il mont, mi tocja scjampâ”. L’è tornât in cjasa, al à metut un toc di pan e formadi ta un tavaiu_ a l’è partît. Cjamina cjamina, l’à cjatât il Cjan: “’Na vastu copari Gjat?”, “I scjampi ca si disfas il mont” ai a rispuindût il Gjat, alora il Cjan l’à dit: “Spetimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs. Cjamina cjamina, a cjatin il Gjal: “Oh copari Gjat, copari Cjan, ‘na laiso?”, “I scjampin ca si disfas il mont” an rispundût il Gjat e il Cjan”, e il Gjal i à dit: “Spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs. Cjamina cjamina, a cjatin il Bec: “Dî, copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, ‘na laiso?”, “Copari Bec, i scjampin ca si disfas il mont”. “Spetaimi, spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs. Cjamina cjamina, a cjatin il Ròc: “Copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, ‘na laiso?” e chei atris i an rispuindût: “I scjampin ca si disfas il mont”. “Ben, spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs. Cjamina cjamina, a cjatin il Mus: “Dî, copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, copari Ròc, ‘na laiso?”, “Copari Mus, i scjampin ca si disfas il mont”. “Spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs. Cjamina cjamina, a era vegnût not e copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, copari Ròc e copari Mus a vevin di iodi dunà lâ a durmî. Lì ator no era nencja una baraca, cusì a an mandât il Gjal insom un pe_, par cirî un puest dunà lâ. “I iodi una lusina lontana lontana, lavia insom” i a dit il Gjal cusì a decidin di inviasi di che banda. Cjamina cjamina a rivin dongja una cjasa, la lus a era impiada, ma il barcon a l’era masa alt par rivâ a iodi dentri, cusi il Ròc l’è montât sora il Mus, il Bec sora il Ròc, il Cjan sora il Bec, il Gjat sora il Cjan e il gial sora il Gjat e l’à iodût dentri i brigans ca contavin i bês. Alora a an decidût di faiti cjapâ un spavent. Intant ca lavin ta che atra stansa, il Gjal si è metût sora il camin, il Gjat tal fogolâr, il Cjan dongja la casela dalas legnas, il Bec sot il seglâr, il Ròc daûr la puarta e il Mus di fûr. Quant che un lâri l’è tornât in cjasa a l’a iodût i voi dal Gjat ca lusivin como dos boras e l’e lât par meti su una legna, ma quant ca si è visinât al fogolâr, il Gjat tal fogolâr lu a sgrifât, il Cjan dongja la casela dalas legnas lu a muardût e il Gjal da sora il camin i a cagât in t’un voli. Quant ca l’è lât par lavâsi, sot il seglâr al’era il Bec che i a fumât una pocada e l’a parât daûr la puarta, daûr la puarta al’era il Ròc ca i a dât una rocada e l’a parât di fûr, di fûr a l’era il Mus che cun t’una pidada l’a mandât sula cort dal ledan. Quant che chel biât l’è rivât a saltâ fûr, l’a tacât a vosâ: “Scjampin, scjampin ca son i spiris”, e i brigans son cores lontan pal bosc. Cusì copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, copari Ròc e copari Mus a son restâs parons dala cjasuta e dai bês. Dopo di che sera il Gjat l’è lât tal camarin a cjapa surîs, il Cjan tal prât a mangja saùps, il Gjal sul salâr a beca il sorc e il Bec, il Ròc e il Mus sul taulât a mangja fen. 14 IL GATTO CHE FACEVA LA PIPÌ NELLA NEVE C’era una volta un gatto che aveva bisogno di fare la pipì, è uscito di casa e ha iniziato a farla nella neve, ma questa si è sciolta. Il gatto si è spaventato e ha pensato: “Povero me, si sta disfando il mondo, dovrò partire. E’ rientrato in casa, ha avvolto in un fazzoletto un pezzo di pane e formaggio ed è partito. Cammina cammina, incontra il Cane: “ Dove vai amico Gatto?”, “Sto fuggendo perché si disfa il mondo” ha risposto il gatto, allora il Cane ha detto: “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino. Cammina cammina, incontrano il Gallo: “Ehi, amico Gatto, amico Cane, dove andate?”, “Stiamo scappando perché si disfa il mondo” rispondono il Gatto e il Cane, e il Gallo dice: “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino. Cammina cammina, incontrano il Caprone: “Amico Gatto, amico Cane, amico Gallo dove andate?”, “Amico Caprone, stiamo scappando perchè si disfa il mondo”, “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino. Cammina cammina, incontrano il Montone: “Amico Gatto, amico Cane, amico Gallo, amico Caprone dove andate?”, e loro hanno risposto: “Stiamo scappando perchè si disfa il mondo”. “Allora aspettatemi che vengo anch’io”, e proseguono il cammino. Cammina cammina, incontrano l’Asino: “Amico Gatto, amico Cane, amico Gallo, amico Caprone, amico Montone dove andate?”, “Amico Asino, stiamo scappando perchè si disfa il mondo”. “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino. Cammina cammina, era sceso il buio e il Gatto, il Cane, il Gallo, il Caprone, il Montone e l’Asino dovevano trovare un posto dove trascorrere la notte. Nei paraggi non c’era nemmeno una tettoia, così hanno mandato il Gallo sulla cima di un abete per cercare un posto dove andare. “Vedo una piccola luce, lontana lontana, da quella parte” riferisce il gallo, così decidono di avviarsi in quella direzione. Cammina cammina giungono nei pressi di una casa, la luce era accesa, ma la finestra era troppo alta per poter vedere cosa ci fosse dentro, così il Montone è salito sopra l’Asino, il Caprone sopra il Montone, il Cane sopra il Caprone, il Gatto sopra il Cane e il Gallo sopra il Gatto e ha potuto vedere i briganti che contavano i soldi della loro refurtiva. Allora decidono di far prendere loro uno spavento. Mentre si sono recati nella stanza a fianco, il Gallo si è sistemato sopra il camino, il Gatto nel focolare, il Cane vicino alla cassa della legna, il Caprone sotto il lavello, il Caprone dietro la porta e l’Asino fuori. Quando un ladro è tornato nella stanza ha visto gli occhi del gatto che luccicavano come due braci ed ha cercato di riattizzare il fuoco, ma avvicinandosi al focolare il Gatto lo ha graffiato, il Cane vicino alla cassa della legna lo ha morso, il Gallo da sopra il camino ha lasciato cadere i suoi escrementi sull’occhio del brigante. Allora si è avvicinato al lavello per risciacquarsi, ma sotto c’era il Caprone che lo ha spinto dietro la porta, dietro la porta c’era il Montone che lo ha spinto fino fuori, fuori c’era l’Asino che con un calcio lo ha mandato sul letamaio. Quando finalmente il mal capitato ne è uscito, ha iniziato a gridare “Scappiamo, scappiamo che ci sono gli spiriti” e sono scappati attraverso il bosco. Così il Gatto, il Cane, il Gallo, il Caprone, il Montone e l’Asino sono diventati i padroni della casetta e dei soldi. Da quella sera il Gatto si è messo nella dispensa a catturare topi, il Cane nel prato a mangiare cavallette, il Gallo sulla soffitta a mangiare il grano e il Caprone, il Montone e l’Asino nel fienile a mangiare fieno. Fragilità, talenti e informazione Spesso, parlando con le persone, ascolto racconti tristi, sofferenti e carichi di espressioni che testimoniano varie difficoltà. Difficoltà strettamente legate ai tempi che stiamo vivendo, tempi magri che regalano a piene mani problematiche e paure inerenti al presente e soprattutto rivolte al futuro. Tempi magri contraddistinti da precarietà economiche, fragilità personali, diffidenze, solitudine e pregiudizi nei confronti degli altri. Altri che non sono solamente gli stranieri o forestieri ma anche, e capita troppo frequentemente, compaesani o vicini di casa! Come mai? Come mai delle persone brave, oneste e lavoratrici sono assalite da sentimenti di sfiducia e di sospetto nei confronti degli altri, e spesso anche delle istituzioni? Come mai in tempi ricchi di canali di informazione e di comunicazione, che ci offrono notizie, che ci aggiornano in tempo reale sugli eventi che avvengono in tutto il pianeta, manifestiamo difficoltà a comunicare, a dialogare tra genitori e figli e tra persone legate da affetti forti? Come mai anche noi che ci dichiariamo cristiani, fratelli, in comunione ideale abbiamo dato spazio all’individualismo e al personalismo al punto che a volte manifestiamo un certo imbarazzo alla stretta di mano che ci scambiamo durante la S. Messa? E spesso mi chiedo come mai è così difficile mettere in gioco le nostre caratteristiche più positive, i famosi talenti che ci sono dati come tesori personali da condividere per rendere il nostro vivere, ed il vivere dei nostri figli, più confortevole e piacevole? Non ho risposte esaurienti a tutti questi interrogativi, ma ascoltando i diversi disagi ho individuato alcuni denominatori comuni che rappresentano le radici delle nostre fragilità. Al primo posto metterei sicuramente l’informazione che ci viene offerta e che ama, forse perché così vende di più, regalarci a piene mani notizie tragiche e cruente accompagnate, nel caso della televisione, da immagini che feriscono la sensibilità e l’animo di chi, pur maturo, le incontra. Notizie che parlano in modo crudo di delitti atroci anche fra familiari, e spesso delitti contro la persona ed il patrimonio effettuati da stranieri o extracomunitari favorendo così l’ingigantire la naturale diffidenza verso il diverso, anche se profugo. Informazione che coglie e ci offre soventemente solo la parte tragica e paurosa degli eventi trascurando le innumerevoli notizie positive di solidarietà e di piacevolezza che allieterebbero le nostre giornate. Notizie, queste ultime che, nelle migliori delle ipotesi, vengono divulgate col contagocce. Una considerazione che vorrei fare è che il bombardamento di tragicità a cui siamo sottoposti crea un’atmosfera ansiosa e angosciosa che non ci consente di leggere gli avvenimenti con oggettività. Ad esempio siamo talmente abituati a sentir parlare di sbarchi di clandestini e di crimini compiuti da extracomunitari che logicamente in noi cresce un’avversione carica di sospetto verso queste persone,ma i dati ufficiali parlano il linguaggio dei numeri e le conclusioni che se ne trae ci racconta una realtà chiaramente diversa. Dal dossier che ogni anno viene stilato da vari enti (Inps, Unioncamere, Migrantes, Ministero del tesoro, ecc.) emerge che, dati riferiti al 2008, gli stranieri residenti in Italia e quindi regolari sono circa 4.000.000.= mentre gli sbarchi di clandestini ammonta- no a circa 37.000 unità, metà dei quali viene rimandata alla nazione da cui sono partiti. Se consideriamo che dei restanti 18.000 la maggior parte verrà a coprire nell’anno successivo una parte delle quote ufficiali d’ingresso, potremmo affermare che non solo essi rappresentano una percentuale irrilevante rispetto alle 400.000 unità che annualmente entrano nel nostro paese. Eppure questo è un argomento che suscita in tutti noi una sentita apprensione. La stessa sensazione la proviamo quando consideriamo l’aspetto criminalità; eppure i dati del ministero asseriscono che se dal 2001 il numero di stranieri è raddoppiato, ma gli eventi criminosi sono rimasti percentualmente identici. Dalle informazioni (forse sarebbe più preciso affermare dalle disinformazioni) che riceviamo, riteniamo che questi stranieri rappresentino un costo elevato per la nostra collettività, eppure i dati Inps e del ministero per gli affari economici ci assicurano che i versamenti dei residenti stranieri sono nettamente superiori al costo che lo stato sociale deve affrontare. In termini di bilancio si evidenzia che la presenza di questi 4.000.000.- di persone rappresentano una voce in attivo per lo stato italiano; in altre parole rappresentano una risorsa preziosa. Anche in questi tempi vi sono tante realtà positive, interessanti e sarebbe opportuno rendercene conto e rendersi consapevoli che non tutto ciò che i media ci propinano riflette la realtà anzi occorre sottolineare che frequentemente anche la carta stampata segue una logica commerciale e che spesso una brutta notizia fa vendere di più. Viviamo in un mondo che ama il chiasso, la lite, le parole urlate, le accuse sparate come fossero sentenze, lo sparlare per sentito dire. No, noi cristiani siamo essere diversi, siamo portatori di solidarietà anzi di compassione, di empatia, di condivisione e d’aiuto nei confronti dei meno fortunati. La nostra logica è una logica che sfocia in atteggiamenti di sostegno gratuito, di vicinanza a chi vive la solitudine, di conforto verso coloro che sono malati, sofferenti o emarginati, di abbraccio nei confronti di coloro che per varie vicissitudini non amano più la vita. Noi cristiani siamo, o dovremmo essere, portatori di ottimismo e di speranza. Dio si è identificato negli ultimi, nei poveri e negli emarginati e a me piace pensare che lo ha fatto per indicarci la strada per proseguire, migliorare e portare a compimento quella creazione che lo ha visto impegnato per sei giorni, e che per sei volte, al termine di ogni giorno, gli ha consentito di vivere un traboccante stupore (…e vide che era cosa buona!). Ecco, come interpreto la Caritas ai giorni nostri: non solo un aiuto economico ma un impegno e una disponibilità di attenzione, d’ascolto, di vicinanza, di tempo regalato e a volte anche di informazione e di consigliere economico per gestire in modo sostenibile la quotidianità familiare. Questi atteggiamenti ci consentono di vivere con una soddisfazione maggiore il presente e di proiettarci con ottimismo in quello che definiamo futuro, senza affanni particolari e senza paure di particolare intensità. Se il mio vivere è sotto l’egida di Cristo, tutto ha un senso anche le apparenti avversità, e… lo stupore è garantito! Vi ringrazio per l’attenzione. Massimo 15 L’U.S.D. Ampezzo in Prima Categoria Risultato bello, voluto, esaltante Nel febbraio 2008, eletto presidente a giochi già fatti, non si riuscì a rafforzare la squadra ma il mandato della Società era chiaro: risalire in prima categoria. Abbiamo dato subito fiducia ad un nuovo Mister nella persona di Claudio Brollo, che con nuovi stimoli e grande passione ha saputo ricompattare la squadra. Nel contempo la Società ha provveduto a riorganizzarsi fornendo nuove divise, installando una bacheca sempre aggiornata, costruendo un sito internet ed organizzando ogni venerdì, dopo l’allenamento, una spaghettata girando per i vari locali del paese. Tutto questo per tener unito e compatto il “gruppo”. Questo gruppo nel 2008, oltre agli ottimi risultati durante il campionato, ha meritatamente vinto il torneo Del Missier. Poi, durante l’inverno, la società si è preparata per il campionato 2009 ed è riuscita a rafforzare la rosa con dei nuovi giocatori: Adamo, Sgobino, Perissutti, Di Bernardo provenienti da altre società; Strazzaboschi, Dario De Monte, Kevin Rugo e Daniele Petris sono rientrati con l’Ampezzo. 16 Con questa compagine abbiamo ottenuto la promozione in prima categoria e, con tantissima soddisfazione, ci siamo meritati la Coppa Disciplina. Bravi ragazzi! La scommessa è stata vinta. I risultati sono arrivati con grande soddisfazione di tutti. E’ la squadra che ha vinto. Il merito va a tutti: sia al giocatore in campo che a quello in panchina o non convocato, a chi ha lavorato al bar senza poter vedere la partita e a quel dirigente che si mangiava le unghie per qualche gol sbagliato. Alla fine del mandato di presidente ho solo un rammarico: non aver potuto realizzare quel progetto ambizioso che, assieme al Mister Brollo, mi ero promesso di portare avanti, e cioè realizzare, nello splendido ed attrezzato complesso sportivo di Ampezzo, una scuola calcio per giovani ragazzi. Solo per la mancanza di finanziamenti non ci è stato possibile fare di più. Le mie dimissioni anticipate, rispetto all’assemblea che sarà chiamata in febbraio per il rinnovo delle cariche, sono presentate princi- palmente per dare la possibilità al nuovo presidente di organizzare la squadra e intraprendere i contatti con i giocatori ed allestire una compagine all’altezza della prima categoria. Dimissioni che sono motivate soprattutto dal dispiacere per lo scarso riscontro di pubblico, dalla mancanza totale di un nuovo apporto dirigenziale, dallo scarso sostegno finanziario e anche da inopportune critiche ricevute dalla minoranza politica comunale. Da queste righe, oltre che chiedere scusa a chi in questi due anni si è sentito da me in qualche modo offeso o trascurato, non posso che ringraziare di cuore tutti i giocatori, il Mister Claudio Brollo, la tifoseria e quanti, con passione e disinteresse, con il contributo finanziario o con il volontariato, hanno contribuito a far si che l’Ampezzo ritornasse in prima categoria. Sono sicuro che la nostra squadra avrà, nel futuro, altrettanti significativi risultati e darà lustro al paese come ha fatto in questi 80 anni di storia. Carlo Petris Presidente Cronaca parrocchiale 2009 GENNAIO Sabato 5 - Epifania del Signore. Fiaccolata sugli sci lungo la strada del Monte Pura. Sabato 17 - Festa di S. Antonio Abate: S. Messa a Cima Corso e a Lateis, S. Messa nella Cappella dell’ospedale di Tolmezzo. • S. ANTONIO, abate (Egitto 250-356). Considerato il “padre” di tutti i monaci e di ogni forma di vita religiosa, la sua presenza, pur di asceta del deserto, fu ricercata e venerata da tutti per il suo animo ardente e umanissimo, come ci è trasmesso dalla storia e pietà popolare. Abbiamo ricordato la figura di questo santo sabato scorso nelle chiese di Cimacorso, Lateis e Mediis, mentre domenica sera nella cappella dell’ospedale di Tolmezzo si è celebrata la S. Messa con i volontari e le persone devote della Carnia, animata dalla guida e dai canti del nostro coro foraniale. • QUANDO SI APRE UNA PORTA. Bussare a una porta e portare il saluto di qualcun altro e poi il proprio, significa che si è mandati da un altro, che il primo compito è quello di riferire il saluto e il messaggio di chi ti ha mandato e poi di parlare per sé stessi. Quando si va a benedire le famiglie è proprio questo il compito: portare il saluto del Signore, il suo messaggio di speranza e di pace, raccontare il suo amore per noi e rinnovare, nel segno dell’acqua, il ricordo del battesimo che ci ha fatti suoi figli e ci ha resi tutti fratelli. E’ un incontro che avviene tra le mura domestiche, nell’intimità della casa con le persone che vi abitano, con tutto il vissuto di gioia, di dolore, di preoccupazioni e di speranze che segnano le nostre giornate e i nostri rapporti con gli altri. E’ un momento importante per guardarci da vicino, per comprendersi meglio, per rinnovare amicizia e fiducia, per esprimere accoglienza reciproca, perdono e novità di vita nel nome del Signore sapendo che il suo amore supera infinitamente tutti i nostri limiti. E’ un affidarci a Dio e affidare a Lui la nostra vita, i nostri cari, la nostra casa, il nostro lavoro, il nostro domani. Che abbiamo tanta o poca fede, poco importa, che siamo capaci di vivere secondo i suoi comandamenti o no, non viene chiesto, quando apriamo la nostra porta e il nostro cuore alla sua presenza, tutto è grazia, tutto si può rinnovare, tutto ricreare secondo i suoi disegni. Questa è la benedizione di Dio accompagnata dalla preghiera che Lui ci ha insegnato, una preghiera universale che comprende tutto: il “PADRE NOSTRO”. • Sabato 24 - Cena sociale dei Donatori di Sangue. • Iniziano gli incontri con i consigli pastorali per la preparazione della Visita Foraniale indetta dall’Arcivescovo con la seguente lettera: Oggetto: Indizione Visita foraniale alle parrocchie Carissimi Vicari foranei, dopo essermi confrontato con voi in Rosazzo, nel nostro incontro del 4 settembre, relativamente alla “visita foraniale alle parrocchie” da farsi da parte vostra secondo le norme del codice di diritto canonico can.555, §4 (“Il vicario foraneo è tenuto all’obbligo di visitare le parrocchie del suo distretto secondo quanto avrà determinato il Vescovo diocesano”), e in accordo con i Consigli Presbiterale e Pastorale diocesani, ritengo sia maturo il tempo di procedere in questa direzione. • Indìco dunque la “visita foraniale alle parrocchie” in tutte le ventiquattro Foranie in cui è suddivisa l’Arcidiocesi da effettuarsi nei mesi di febbraio – marzo aprile del 2009, a norma del CJC can. 555. La scelta di indire tale visita cade alla vigilia della conclusione del mio mandato episcopale nella Chiesa udinese. In tutto questo tempo ho cercato di guidare la nostra Chiesa locale ad assumere e vivere le dimensioni della “comunione e della corresponsabilità“ in fedeltà alle indicazione del Concilio Vaticano II e del Sinodo udinese V. Come sapete bene abbiamo individuato la Forania come luogo primario dove questi due termini possono diventare esperienza profonda di nuove e mature relazioni umane e pastorali innanzi tutto fra i presbiteri e fra questi e i laici. Ritengo quindi che si possa fare una sosta per verificare assieme come si sta procedendo per raggiungere quell’obiettivo che nella mia lettera pastorale “Signore, sulla tua parola” indicavo chiaramente: “Costruire comunità cristiane accoglienti e gioiose, dove si vivono relazioni positive; solo comunità così offrono la possibilità a tutti, giovani e adulti, di fare esperienza del lieto annunzio del Vangelo di Gesù Cristo”. Desidero inoltre sottolineare che tale “visita” costituisce sì un momento giuridicamente dovuto, ma allo stesso tempo va colta come preziosa occasione per una verifica ecclesiale ed un accompagnamento corresponsabile della pastorale delle parrocchie nel quadro degli orientamenti diocesani. A questo proposito faccio notare la rilevanza attuale che assumono le presenze laicali nella nostra chiesa (Consigli Pastorali Parrocchiali e Foraniali, i Referenti Pastorali Laici e in genere tutti gli operatori pastorali) di cui è doveroso tener conto nella visita. In allegato vi invio le indicazioni di contenuto e di metodo su cui sviluppare la “visita foraniale” elaborate da un gruppo di Vicari foranei, coordinati dal Vicario episcopale per la pastorale e da me condivise. Vi invito caldamente a premettere a tale visita degli incontri preparatori con i parroci della vostra forania per cogliere adeguatamente le sue finalità e suscitare la necessaria collaborazione. Questa visita, ne sono convinto, potrà delineare un quadro significativo dello stato della nostra Arcidiocesi, valido per un bilancio utile alla nostra azione pastorale e di buona conoscenza per chi mi seguirà nella guida della nostra Chiesa. Con un grazie sentito per la vostra collaborazione, vi saluto e vi benedico. Pietro Brollo FEBBRAIO 1 - Giornata per la vita. Inizio degli incontri di pattinaggio per i giovani a Sappada segue a pag. 18 17 continua da pag. 17 7 - Riunione gruppo Caritas Foraniale. 18 - A Tolmezzo Assemblea dei cristiani della Carnia, Canal del Ferro e Valcanale. 20 - Gara di Sci di Alpinismo “Sky-krono Monte Jôf ”, lungo il tracciato della pista di sci. 22 - Festa di Carnevale in Piazza. 24 - Festa di Carnevale all’asilo. Torna il Carnevale Dicevano i latini:”Semel in anno licet insanire”. (Una volta in un anno si può essere pazzi). Non avevano torto. Giusta anche la proporzione. Ma su questa abbiamo perso la loro saggezza. Sicuramente ci capita di impazzire più spesso in questi tempi. Tuttavia, ci sono tanti modi per difendersi dai mille pensieri che provengono dall’interno e dall’esterno. Uno di questi è il carnevale. Allora, viva il carnevale con qualche sana risata che libera dalle tensioni, restituisce all’uomo la sua dimensione più genuina, più socievole, sdrammatizza i problemi con una terapia naturale, dona ai grandi la dimensione dei bambini, fa riscoprire il gioco, la fantasia, la gratuità, l’iro- nia su se stessi e sugli altri, senza rancori, senza prendersi troppo sul serio. Insomma, potremmo dire che “mettendo la maschera togliamo la maschera” e questo ci fa bene. Nella sua dimensione più genuina il carnevale è una gran bella cosa. Sono contento che anche nei nostri paesi si riproponga, per i piccoli e per i grandi questo momento senza pensieri. Ad Ampezzo, il pomeriggio di Domenica 22 ci sarà una manifestazione di carnevale, ci sarà la crostolata,e anche nella casa di riposo arriverà un clown. L’ultimo giorno di carnevale ci sarà festa all’asilo di Ampezzo. pure a Sauris qualche cosa si sta preparando e sono sicuro che la neve sarà protagonista anche questa volta. Negli altri paesi non so, ma so di Sappada dove il carnevale è sempre festa paesana con le sue tre domeniche: la prima dei “poveri”, la seconda dei “contadini” e la terza dei “signori”. I primi a far festa erano i poveri e gli ultimi i signori e per fortuna si mantengono ancora in qualche modo queste categorie perché se tutti diventano troppo signori non sono più capaci di fare festa. Anche questo è un insegnamento per la vita. Concludo con Qoelet: “C’è un tempo per ogni cosa sotto il cie- lo: in tempo per ridere e un tempo per piangere, un tempo per gemere e un tempo per ballare…un tempo per cercare e un tempo per perdere… Va.,mangia con gioia il tuo pane e bevi con cuore lieto il tuo vino…sta lieto o giovane, nella tua giovinezza..segui le vie del tuo cuore.. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà a giudizio. Caccia la malinconia dal tuo cuore..” 25 - Con il rito delle Ceneri inizia la Quaresima, giornata di digiuno ed astinenza, il venerdì si terrà la “Via Crucis”. MARZO 1 - A Udine, visita alla mostra su “Cromazio e il suo tempo”. 9 - Primo incontro foraniale di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, a cura di Don Dino Bressan, rettore del seminario interdiocesano parlerà del Diaconato nella Chiesa. 15 - Ordinazione diaconale di Fabio Filiputti, presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Pietro Brollo. È tempo, anima mia E’ tempo, anima mia, è già tempo se vuoi conoscere te stessa, il tuo essere ed il tuo destino, donde vieni e dove è giusto che tu riposi, se vita è quella che vivi o se aspetti di meglio. Mettiti all’opera, anima mia, bisogna che tu purifichi la tua vita così: cerca Dio ed i suoi misteri, quel che c’era prima di questo universo e che cosa è quest’ universo per te, donde viene e quale è il suo destino. Mettiti all’opera, anima mia, tempo è che tu purifichi la tua vita. Gregorio di Nazianzo, Poesie su se stesso, LXXVIII Il Diacono... ma non è un mezzo prete? Alcuni momenti del carnevale. 18 …è questa l’idea che emerge dilagante nei paesi della Bassa friulana quando ad un cristiano viene chiesto cosa sa del diaconato. Mi auguro che ciò non avvenga anche qui in Carnia! Proprio per mettere le mani avanti è il caso di dare subito qualche dritta che chiarisca le idee dei più confusi… è vero che per diventare preti, bisogna prima essere diaconi, tuttavia, facendoci aiutare dalla Sacra Scrittura possiamo dire che… 1) esistono i diaconi come struttura della chiesa, assieme e distinti dai vescovi-presbiteri: “Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.” (Fil 1,1); 2) e come tale, con un’investitura data dall’imposizione delle mani e dalla preghiera “Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani”. (At 6,6); che in seguito sarà chiamata sacramentale; 3) la scelta dei candidati, è condizionata da alcune doti morali e di comportamento:“Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.” (1Tm 3,8-11.13), ma soprattutto dalla pienezza di Spirito e di sapienza come troviamo in At 6,3 (“Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico.”) Senza entrare in ulteriori dettagli… la chiesa designa il diacono in una determinata categoria di ministero rivestito del primo grado dell’Ordine Sacro per il quale uomini specifici si dispongono a servirla nelle varie mansioni di assistenza, organizzazione, predicazione, nonché di servizio all’altare, della parola e della carità. Concretamente… Il diacono predica a nome della chiesa, espone solennemente il Santissimo sacramento, benedice, porta la comunione agli ammalati, si occupa delle cose anche più spicciole Ha una vocazione di particolare servizio (tanto che esiste il diaconato quello permanente, costituito in gran parte da persone sposate) all’interno della Chiesa, con funzioni specifiche proprie, diverse da quelle del Sacerdote, collaborando con il Vescovo in una comunità cristiana tanto quanto il presbitero. Credo, anzi spero di non aver generato ulteriori complicazioni sul concetto di chi sia il diacono: non un “mezzo prete”, perché può svolgere quasi tutte le sue funzioni, anzi, sarebbe opportuno piuttosto che al prete sia sempre affiancato un diacono di supporto al suo ministero sacerdotale. Confesso che questo articolo (scritto inizialmente storgendo il naso - lo confesso - per la vastità dell’argomento in così poco spazio) mi ha fatto tanto del bene, anche perché il 15 marzo alle 17.00 riceverò ad Ampezzo l’ordinazione diaconale “transeunte”, cioè di passaggio nel cammino verso il Sacerdozio e… meditare su ciò che gratuitamente il buon Dio concede per benevolenza al suo popolo (il diaconato un dono per tutta la comunità ecclesiale) è un modo per dirgli “Grazie di cuore, Signore”. Fabio Filiputti, seminarista di Carlino 16 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, il Dot. Andrea Ghidina e Dot. Mario Gollino parlano dell’assemblea dei cristiani della Carnia in preparazione all’assemblea di Paluzza del 29 marzo. Assemblea dei Cristiani della Carnia Lunedì 16 Marzo, incontro foraniale sull’assemblea dei cristiani della Carnia con la presenza di Ghidina Andrea, sindaco di Forni di Sotto e Mario Gollino, presidente del comitato organizzatore dell’assemblea. L’incontro è anche in preparazione all’incontro di Pontebba del 29 marzo. Tutti sono invitati. Il segno di Giona Il segno di Giona è l’unico segno che Gesù dona a questa generazione secondo il Vangelo. Nella prima chiesa, e lo testimonia Aquileia, con i suoi mosaici, il ciclo di Giona costituisce una fondamentale catechesi sulla morte e risurrezione di Gesù. Ma anche oggi vogliamo rileggere il Segno di Giona, in coloro che a imitazione di Cristo, donano la propria vita per gli altri a servizio del regno di Dio, per diventare predicatori e dispensatori dei misteri della Salvezza. Proprio oggi, Fabio Filiputti, fa il passo decisivo con il suo diaconato. Lo vedremo prostrato a terra segno del suo dono totale a Dio e ai fratelli, mentre invochiamo il dono dello Spirito e l’intercessione della chiesa Celeste. D’ora in poi lo vedremo ancor più presente per testimoniare con gesti e parole la salvezza di Cristo. Quando uno rinuncia alla vita propria per farne un dono agli altri per rendere presente in loro il Regno di Dio, si rinnova il “ segno di Giona”, il segno di Cristo, che dura una vita e si compie nella vita vera. (Chi perderà la propria vita per me e per il Vangelo la ritroverà, ci ha detto Gesù). Per noi è un richiamo alla meditazione, alla gratitudine, all’accoglienza consapevole, di questo dono immenso che è per l’essere stesso delle nostre comunità e della Chiesa. Siamo consapevoli che un dono così non lo si può pretendere, lo si accoglie con stupore, disponibilità e gratitudine. Speriamo di riuscire a dimostrare tutto questo, vincendo una volta tanto la nostra riservatezza e la nostra lontananza dalle persone (questa è l’impressione che diamo), anche perché non si ripeta quella figuraccia che abbiamo fatto lunedì scorso, quando è venuto il rettore del seminario a parlarci del diaconato in preparazione all’ordinazione ed eravamo solo quattro gatti. Come se la cosa proprio non ci interessasse. Sappiate che questo è un avvenimento eccezionale per tutti noi, dobbiamo ringraziare il Signore e chi viene in suo nome, ricordandoci anche di quelli che da tanti anni continuano il loro dono. Mi commuove se penso che nella nostra forania c’è chi dona la propria vita da 59 anni alla sua comunità. Mons. Pietro 23 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, segue a pag. 20 19 Mons. Pietro Brollo e Mario Gollino all’assemblea dei cristiani. continua da pag. 19 Don Stefano Romanello parla di “Giustificazione e riconciliazione di San Paolo”. 27 - A Tolmezzo, Concerto dei bambini delle scuole materne. 29 - A Pontebba, Assemblea dei Cristiani per la montagna. • Assemblea dei Cristiani della Carnia. Dodici anni fa, mons. Pietro Brollo, allora vescovo ausiliare di Udine, raccolse un primo grido dalle nostre vallate per una riflessione sulla situazione dei nostri paesi. Esordiva con la citazione di Isaia:”Per amore di Sion non mi terrò in silenzio”. E poi con i numeri di Ampezzo: “Ampezzo anno 1970, abitanti 1987.Ampezzo anno 1986, abitanti 1429..(Oggi possiamo aggiungere:Ampezzo anno 2008, abitanti 1086). Commentava dopo alcuni dati sull’occupazione:”E’ solo uno dei tristi aspetti della realtà della Carnia”… ”E’ tremendamente avvilente pensare alla prospettiva che i nostri paesi, resi semideserti, possano diventare soltanto “riserve”, protette come flora e fauna, dentro un grande parco conservato e curato per chi viene a passarvi le ferie. No! Crediamo fermamente invece che sia possibile e quindi doveroso ricercare soluzioni che permettano alla nostra gente di vivere principalmente di vita propria, promuovendo iniziative ed incentivi che non scivolino troppo presto… a valle e che siano capaci di favorire lo sviluppo del genio proprio della gente di montagna”.. “Vi assicuro che il tono emerso dai resoconti delle Foranie, è quello di un grido lacerante di pro- 20 testa e di invocazione, che non può non giungere anche alle orecchie più distratte”. La relazione esamina poi i dati sulla popolazione, sulla situazione economica, e sulle norme legislative nazionali e regionali. Oggi, accanto alle difficoltà di diverse situazioni e realtà anche socioeconomiche, (che in questo momento coinvolgono comunque anche le altre zone), accanto ai dati positivi di quanto è stato fatto, si è aggiunta una nuova accentuazione riguardante l’anima dei nostri paesi, quel patrimonio spirituale aggregante e significativo per la propria identità, per la propria cultura, che si è progressivamente impoverito. Forse è la povertà più grande . Detto questo, nel cammino di Quaresima, vi invito a partecipare alle iniziative della nostra chiesa a favore della Montagna, a cominciare dall’assemblea di Pontebba di questo pomeriggio. 30 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, Don Stefano Romanello parla di “Partecipazione in Cristo”. APRILE Domenica 5 - Domenica delle Palme, benedizione dell’ulivo e inizio della settimana Santa. Lunedì 6 - Il terremoto in Abruzzo da inizio a diverse opere di solidarietà per i popoli terremotati. Giovedì 9 - A Udine, rinnovo delle promesse sacerdotali e benedizione dei Santi Olii. Messa Vespertina “In Caena Domini” (“Nella Cena del Signore”): Istituzione della S.S. Eucaristia e del Sacerdozio Ministeriale con il Comandamento Nuovo dell’Amore nella lavanda dei piedi. Venerdì 10 - Venerdì Santo, con obbligo di digiuno ed astinenza. Adorazione della Croce e “Via Crucis” Sabato 11 - Sepoltura del Signore. Veglia Pasquale Domenica 12 - Domenica di Pasqua nella Resurrezione del Signore. Eppure c’è speranza! La crisi economica che stiamo attraversando, le tragiche notizie sul terremoto in Abruzzo, le continue notizie di attentati, di violenze, di uccisioni, la conoscenza di tanta miseria diffusa nel mondo, le sofferen- ze e le malattie che colpiscono l’umanità sembrano affaticare molto il cammino degli uomini di questo tempo troppo spesso distratti dalla ricerca di un consumismo esasperato. Per molti sembra divenuta insopportabile la “fatica del vivere”! La concezione della vita oggi è spesso considerata come un’opportunità di godimento e questo aspetto è l’unico che la rende accettabile, ma quando ciò viene a mancare rientra anch’essa nella categoria dell’“usa e getta”. In questi giorni tuttavia su tutte queste sofferenze si erge la croce di Cristo che le ha prese su di sé con atto di amore per riscattarle dalla terribile condizione di “non senso”. Saper prendere la propria croce su di sé significa scrutare fin nelle pieghe più intime della propria anima il valore della nostra esistenza. “L’essere divenuti più profondi è il privilegio di quanti hanno sofferto”, affermava O. Wilde, cui faceva eco il Cottolengo: “Il più bel libro è il Crocefisso e chi non sa leggerlo è il più sventurato degli analfabeti”. La forza per abbracciare interamente la propria vita ci giunge dalla consapevolezza che essa è comunque affidata alle mani amorose del Padre. L’amore, ricevuto e donato, è quindi la condizione necessaria che ci permette di affrontare tutti gli ostacoli, non rimanendo schiacciati, ma superandoli e quindi crescendo in umanità. Una comunità che ama profondamente induce la vera speranza; una comunità che ha un amore imperfetto, induce illusioni. La croce di Cristo diventa quindi l’unico fondamento di una speranza che attraversa tutta intera la nostra esistenza, che dà senso ad ognuno dei nostri giorni, anche se alle volte impregnati dal mistero del dolore. La speranza che ci viene dal Cristo non è però semplice pietà, ma è potenza di Dio, che completa la sua opera risuscitando il Figlio dalla morte ed aprendo così anche a noi la strada per una pienezza di vita nella casa del Padre. E’ questo il nucleo centrale della nostra fede, come ci ripete san Paolo: “Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. (Rm 6, 22-23). Ai cristiani di oggi che, delusi, stanno allontanandosi dal messaggio di Cristo, il Signore desidera, anche in questa Pasqua, farsi compagno di viaggio, come ai discepoli di Emmaus e bonariamente li rimprovera per la poca fede, dicendo: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 25-26). Ai nostri fratelli disoccupati, ai sofferenti, agli anziani, ai delusi e agli sfiduciati, ma anche a tutti i cristiani impegnati nel testimoniare con la parola e con le opere la speranza cristiana, auguro di cuore una BUONA PASQUA nel Signore Risorto. Pietro Brollo Arcivescovo di Udine • VISITA FORANIALE. Martedì pomeriggio, verranno ad Ampezzo Mons. Giulio Gherbezza, Vicario generale, Mons. Igino Schiff, Vicario per la Pastorale e Mons. Sergio Di Giusto, direttore dell’Ufficio Amministrativo della Diocesi, per completare la visita foraniale. La preparazione ci ha visti impegnati nelle riunioni con i Consigli Pastorali e per gli Affari Economici per delineare un quadro della situazione pastorale e amministrativa delle nostre parrocchie. In questa occasione verranno consegnate le relazioni che abbiamo preparato per ogni singola Parrocchia. Il confronto che ha accompagnato la redazione del questionario ci ha aiutato a mettere in luce diversi aspetti della vita delle nostre comunità che ci interpellano, alla luce della Pasqua, per una rinnovata testimonianza cristiana. Desidero brevemente ricordare gli aspetti a mio avviso più importanti. Non sono novità, sono sotto gli occhi di tutti ma quando vengono discussi e messi in luce risaltano maggiormente. • La frequenza domenicale, appuntamento pasquale di tutta la comunità, oscilla tra il 10 e il 15%, anche se ci sono diversi altri segni di appartenenza alla Chiesa. Ma se manca l’ascolto della Parola e L’Eu- I Giovins Comedians di Dimpiec caristia, di che cosa vive il cristiano? Questo è quanto il Signore ci ha dato per credere e vivere della speranza della vita eterna e del comandamento dell’amore. Se non ci troviamo assieme ai fratelli per ricevere questi doni, dove e come possiamo incontrarci alla luce della fede? • Il progressivo invecchiamento delle nostre comunità. Non solo l’anagrafe ci dice questo ma anche la vistosa assenza nella vita della comunità cristiana di una buona fetta di giovani. Forse è colpa della mia generazione e di quella poco più giovane che non ha saputo vivere e trasmettere il patrimonio della fede. Rimane un fatto preoccupante che rinvia alle parole di Gesù:”Quando il figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” A me sta a cuore:”Troverà la fede nella nostra terra?” Dico questo senza dimenticare le parabole del lievito e del chicco di senape che ci parlano della costante misteriosa azione di Dio a noi nascosta. • La presenza di tante persone buone, che nel silenzio vivono e operano il bene e costituiscono la colonna portante della vita secondo il Vangelo. • L’amore alla nostra terra che è vivo e costituisce lo stimolo per operare e ricercare vie per il domani. • Le caratteristiche uniche della nostra gente, capace di vivere in modo originale tanti valori nel rispetto della personalità, della libertà e delle caratteristiche di ciascuno. Il nostro mondo di montagna è un mondo speciale e io lo amo in modo speciale. Tutte queste cose e molte altre sono emerse e, come dicevo, a noi il compito di leggerle e vivere alla luce della Pasqua, in modo originale e sempre nuovo. Rinnovo a tutti l’augurio di Buona pasqua, poiché viviamo questo tempo pasquale come un sol giorno. Mons. Pietro Piller segue a pag. 22 21 continua da pag. 21 • Nella sala del teatro dell’asilo, Commedia dei Giovins Comedians di Dimpec. Sabato 25 - S. Messa e Rogazioni presso la Cappella del cimitero. MAGGIO Venerdì 1 - Inizio del mese di Maria e della recita serale del S. Rosario. Incontro serale dei giovani con Don Fabio Domenica 3 - A Udine, Festa dei Chierichetti. Sabato 9 - Ad Udine, Assemblea Pastorale Diocesana al Tomadini. Assemblea Pastorale Diocesana al “Tomadini”. • E’ un incontro importante. L’arcivescovo ci scrive: • “Sarà per me un’assemblea particolare, perché chiude il percorso pastorale triennale che avevo indicato l’11 luglio 2006 sul tema:”Cristiani capaci di dire e trasmettere la fede oggi” e perché si colloca verso la conclusione del mio mandato episcopale al servizio della Chiesa Udinese. Ecco perché ho scelto di vivere assieme a voi questo momento ecclesiale forte che intende raccogliere in stile sinodale le istanze maturate nell’articolato cammino della “tradizio fidei”, nel quale ci siamo interrogati su come annunciare il Vangelo di Cristo oggi, qui in Friuli, alla luce delle grandi trasformazioni di questi ultimi decenni. Una scelta di fondo ha caratterizzato questo triennio: educare le comunità ad una rinnovata coscienza ministeriale con la sperimentazione di nuovi schemi pastorali.” • Riguardo alla nostra realtà foraniale riporto alcune riflessioni che riferirò nell’assemblea:..”L’impegno dei laici, in prima persona negli ambiti della Catechesi, della Carità dell’animazione della Liturgia accanto a un cammino di formazione per gli adulti a livello foraniale, soprattutto nei tempi forti dell’anno, sono le realtà più visibili di un cammino iniziato e che dovrà continuare, sviluppando anche gli altri ambiti della vi- 22 Gita pellegrinaggio al santuario della Madonna della Corona ta di fede. E’ cresciuta la conoscenza reciproca tra le persone che operano nelle varie parrocchie, e in diverse iniziative ci si aiuta e si interagisce in spirito di comunione. L’impegno più urgente che sentiamo è rivolto alla realtà giovanile, alle famiglie e al mondo del lavoro. La riflessione più urgente riguarda i cambiamenti culturali ed economici, nel loro impatto con la storia e le tradizioni delle nostre comunità di montagna. Stiamo vivendo cambiamenti epocali che ci impegnano a riformulare il messaggio cristiano di fede e di speranza coniugando “nova et vetera”. In questo i temi proposti ogni anno ci hanno aiutati a riflettere e a confrontarci sugli aspetti essenziali della vita cristiana. Su queste urgenze è sorto anche l’appello, recepito dall’Arcivescovo per un’assemblea dei cristiani per la Carnia. Oggi più che mai c’è bisogno del messaggio gioioso di fede e di speranza del Vangelo coniugato con le nuove situazioni della società e ogni cristiano deve sentirsi protagonista, secondo lo spirito del Concilio Vaticano II e delle indicazioni del Sinodo Udinese V. Queste le convinzioni maturate dalla nostra esperienza aggiungendo la sottolineatura di una rinnovata proposta vocazionale che guarda al futuro della nostra Chiesa”… Mons. Pietro Piller Domenica 10 - Pranzo con l’Associazione anziani. Venerdì 15 - Raccolta indumenti per la Caritas. Sabato 16 - Gita-Pellegrinaggio al Santuario della “Madonna della Corona” sul Lago di Garda. Partenza ore 6,00 da Ampezzo (Da Sauris e da Forni servizio con mezzi privati) successiva fermata a Socchieve ed Enemonzo o altri paesi lungo la Nazionale. Ore 11,00 S. Messa nel Santuario della Madonna della Corona. Pranzo al sacco nei pressi del Santuario. Al ritorno breve visita al lago di Garda e a Verona. Ad Udine, Festa Diocesana dei Ragazzi e dei Giovani. Domenica 17 - Festa della Famiglia con i bambini dell’asilo. Domenica 24 - Ascensione del Signore. Prima Comunione dei bambini di IV elementare. In ogni comunità il momento delle prime comunioni dei bambini è particolarmente sentito, soprattutto dai genitori e da quanti hanno accompagnato i bambini a questa meta. E’ un momento significativo per noi adulti che ci sentiamo testimoni e partecipi nel vivere con coerenza e verità un dono così grande che fa di noi il “Corpo di Cristo”. I bambini, come dice il vangelo, vivono con partecipazione e profondità i misteri di Dio e così con il loro modo di essere e di sentire, senza porre domande ci dicono:”e voi?”. Noi non li vogliamo deludere e nel nostro animo preghiamo:”Signore aumenta la nostra fede!” e rendici capaci di testimoniare che Dio è amore e che abbiamo in dono una vita eterna. Piccoli e grandi, tenendoci per mano camminiamo nella luce del Signore risorto che si dona a noi nell’Eucaristia. I sacerdoti della forania a Neustift, Novacella terizzato questo ultimo anno nella nostra diocesi. Vuole farci sentire in cammino come chiese e parrocchie sorelle che condividono la vita nel Signore risorto e l’annuncio del suo Vangelo nella fraternità e nella condivisione di risorse e povertà. Siamo consapevoli della difficoltà nel raggruppare le varie parrocchie una domenica mattina; vuol dire, per una volta, cambiare i soliti programmi per un appuntamento straordinario; una proposta che vale nella misura in cui si ritiene valido e positivo un appuntamento così. Facciamo un passo alla volta. Ringrazieremo il Signore per tutti i suoi doni e invocheremo lo Spirito Santo perché ci aiuti a vivere la comunione nella SS: Trinità. Prima Comunione ROGAZIONI. “Ogni cosa abbia in te il suo inizio e in te il suo compimento”. Questo il senso più profondo delle Rogazioni che sono un atto di fede concreto che, nella confidente preghiera, fa cenno di tutte le realtà del creato e dell’uomo con il suo lavoro e le sue relazioni con gli altri e con Dio. Quest’anno, accanto alle preghiere più note (..Dal flagello del terremoto,dalla malattia, dalla fame e dalla guerra liberaci Signore..) voglio aggiungere una tra le più significative:”Ut mentes nostras ad coelestia desideria érigas” “Che innalzi le nostre menti ai desideri del cielo”, perché di questo abbiamo particolarmente bisogno. • A Voltois, Marcia delle Sorgenti. Venerdì 29 - A Udine, Veglia di Pentecoste dei giovani con l’Arcivescovo. Sabato 30 - 10° anniversario della casa di riposo “Mons. Nigris”. Domenica 31 - Pentecoste. Colletta straordinaria della Caritas Diocesana per le famiglie a rischio povertà. • Conclusione dell’anno pastorale in Forania. Domenica 7 giugno a Forni di Sopra alle ore 10. Come avevamo stabilito dall’inizio dell’anno pastorale, celebreremo la conclusione dell’anno a Forni di Sopra con la partecipazione degli operatori pastorali della forania e la presentazione di una breve relazione da parte dei responsabili dei vari ambiti pastorali. Si svolgerà nella Santa Messa delle ore 10,00 nella parrocchiale di Forni di Sopra. Questo momento vuole riproporre il tema del “vivere la festa” che ha carat- GIUGNO Mercoledì 3 - I sacerdoti sono a Piani di Luzza con l’Arcivescovo per l’incontro annuale. Domenica 7 - Santissima Trinità. A Forni di Sopra, conclusione dell’anno pastorale in Forania. Ad Ampezzo, Festa del Pane, con benedizione del pane. Mercoledì 10 - Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes. Sabato 13 - Festa di S. Antonio da Padova. Domenica 14 - Solennità del Corpus Domini. • Dopo le elezioni: qualche pensiero per coloro che sono chiamati a governare la società civile. Il numero segue a pag. 24 23 AMMINISTRATORI / CONSIGLIERI COMUNE DI AMPEZZO Sig. Benedetti Eugenio piazza C. Fachin, 2/8 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere minoranza) Sig. Benedetti Michele piazza C. Fachin, 4/3 33021 Ampezzo (UD) (Sindaco) Sig.ra Simonitti Claudio via Nazionale, 123 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere di maggioranza) Sig. Fiorenza Mauro piazzale ai Caduti, 4 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere minoranza) Sig.ra Di Centa Lorena via Concerci, 1 33021 AMPEZZO (UD) (Vice Sindaco) Sig.ra Adami Aurelio via della Busa, 26 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere di maggioranza) Sig.ra Benedetti Erika via Nazionale, 9733021 AMPEZZO (UD) (Consigliere minoranza) Sig. Pêtris Carlo piazzale ai Caduti, 4 33021 AMPEZZO (UD) (Assessore) Sig. Petris Renzo Strada Esterna Corso, 9/A 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere di maggioranza) Sig.ra Peruzzo Annarosa via Brazzoletta, 43 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere minoranza) Sig. De Luca Valentina via Pascis, 2 33021 AMPEZZO (UD) (Assessore) Sig.ra Serafin Serena p.za Zona Libera 1944,20 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere di maggioranza) Sig. Spangaro Gilberto via G. Ellero, 21/1 33021 AMPEZZO (UD) (Consigliere minoranza) più deleterio nemico di una società ordinata; la storia mostra quale devastazione dei cuori si produca quando l’uomo non è capace di riconoscere altro valore e altra realtà effettiva oltre i beni materiali, la cui ricerca ossessiva soffoca e preclude la sua capacità di donarsi. Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale, a livello politico, economico, culturale, facendone la norma costante e suprema dell’agire”.Il mio augurio è che si riesca a rendere visibili nelle nostre realtà piccole, a misura d’uomo, questi grandi valori umani e cristiani, affrontando in un sereno confronto le esigenze materiali e spirituali di questo nostro tempo, a volte bene espresse nei programmi pubblicati prima delle elezioni. Auspico affinché ci si impegni a togliere ogni strascico di rivalità e di divisione guardando al bene comune e all’urgenza di relazionarsi in modo costruttivo anche con chi la pensa in modo diverso, non solo nel rispetto ma anche, come cristiani, nell’amore. Parole grosse e impegnative che a volte non sembrano trovare spazio nell’agone politico, ma sono le uniche evangeliche, cioè di salvezza, per il singolo e la società. Mons. Pietro Mercoledì 17 - A Tolmezzo, incontro in preparazione dell’assemblea dei Cristiani. Domenica 22 - Cronoscalata del Monte Pura, dalla piazza di Ampezzo al Rifugio T. Piaz, lungo il tracciato della mulattiera. Giovedì 25 - I sacerdoti della Forania sono in Germania. Venerdì 26 - Conclusione della scuola materna. Domenica 28 - Festa dei S.S. Pietro e Paolo e pesca di beneficienza. A Paluzza, secondo incontro dell’Assemblea dei Cristiani della Carnia. continua da pag. 23 581 del compendio della dottrina sociale della chiesa, citando Il concilio vat. II, Giovanni Paolo II, Leone XIII, Paolo VI e San Tommaso, recita:”L’amore deve essere presente e penetrare tutti i rapporti sociali; specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli alimentino in sé e accendano negli altri, nei grandi e nei piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. La salvezza desiderata dev’essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l’orgoglio e l’egoismo del secolo. Questo amore può essere chiamato “carità sociale” o “carità politica” e deve essere esteso all’intero genere umano. L’amore sociale si trova agli antipodi dell’egoismo e dell’individualismo: senza assolutizzare la vita sociale, come avviene nelle visioni appiattite sulle letture esclusivamente sociologiche, non si può dimenticare che lo sviluppo integrale della persona e la crescita sociale si condizionano vicendevolmente. L’egoismo pertanto è il 24 LUGLIO Sabato 11 - A Udine, in cattedrale, Vespri Solenni per la vigilia dei S.S. Ermacora e Fortunati. Domenica 12 - Inizio del campeggio a Sappada • È stata pubblicata la lettera enciclica “CARITAS IN VERITATE” DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI Questa enciclica ripercorre la situazione e il pensiero del mondo attuale riproponendo una lettura cristiana nella scia del magistero della chiesa. E’ ricca di preziosi e attuali insegnamenti. Riporto i titoli dei vari capitoli e alcuni passaggi significativi dell’introduzione e delle conclusioni, invitandovi a leggerla con calma in questo periodo estivo. Introduzione. 1. La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. L’amore – “caritas” – è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,22). I Cinque capitoli che trattano i seguenti temi: - Il messaggio della Populorum Progressio di Paolo VI. - Lo sviluppo umano nel nostro tempo, una accurata lettura della situazione attuale. - Fraternità, sviluppo economico e società civile. - Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente quali temi di attualità. - La collaborazione della famiglia umana come via da percorrere. - Conclusioni. Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa, ci viene in aiuto la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: “ Senza di me non potete far nulla ” (Gv 15,5) e c’incoraggia: “ Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ” (Mt 28,20). ..Solo se pensiamo di essere chiamati in quanto singoli e in quanto comunità a far parte della famiglia di Dio come suoi figli, saremo anche capaci di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie a servizio di un vero umanesimo integrale. La maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano (157), che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità, accogliendo l’una e l’altra come dono permanente di Dio. La disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso…. Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato…. • FESTA DI S. GIACOMO: Le comunità di Oltris e di Priuso insieme a quella di Forni di Sopra, si preparano a celebrare la festa del loro santo Patrono nei prossimi sa- bato e domenica 25 e 26 luglio. Giacomo, il Maggiore fu uno dei primi chiamati a seguire Gesù col fratello Giovanni e divenuto uno dei 12 apostoli a dare per primo la vita col martirio. I nostri cristiani s’incontreranno nella Messa festiva per onorare il Santo apostolo. A Oltris il comitato locale organizza i festeggiamenti del paese. • CAMPEGGI A SAPPADA Si è appena concluso il campeggio delle classi elementari vissuto con grande entusiasmo da circa una trentina di bambini sotto la vigile e solerte custodia di alcune mamme, animatori tra cui i nostri dons. Questa setsegue a pag. 26 Due momenti del campeggio a Sappada. 25 continua da pag. 25 timana è il turno dei 20 ragazzi delle medie – provenienti dai paesi della nostra vallata – di vivere insieme i vari momenti formativi in comune di gioco, escursioni, serate attorno al fuoco, fraternità, ecc… • CENTRO ESTIVO AMPEZZO Inizia da questo lunedì e durerà per tre settimane l’atteso Centro estivo con oltre 60 bambini e ragazzi iscritti da Ampezzo, Socchieve e Sauris. Questi saranno seguiti nelle varie attività da otto animatori, che li accompagneranno pure nelle gite settimanali. La prima sarà proprio alle sorgenti del Piave a Sappada, dopo aver incontrato i ragazzi del secondo turno del campeggio foraniale. • CELEBRAZIONI INAUGURALI DEL RESTAURATO SANTUARIO. La Parrocchia di Sauris di Sotto sta ultimando i preparativi per dare solennità e grande decoro al complesso lavoro di restauro della sua chiesa-santuario di S. Osvaldo, re e martire. In vista della celebrazione solenne di domenica 2 agosto è previsto un ricco programma di incontri, presentati nelle locandine esposte nei nostri paesi. Domenica 26 - A Oltris, Festa di S. Giacomo . Lunedì 27 - Inizio del centro estivo. AGOSTO S. Osvaldo • L’inaugurazione della restaurata chiesa di S. Osvaldo a Sauris di Sotto, preceduta dai primi vespri solenni cantati dal coro liturgico maschile nell’antica e propria melodia, e stata una grande festa, sentita e partecipata da tutti. La presenza di tre Arcivescovi, di tante persone, di quanti vi hanno lavorato, della banda di Maria Luggau, degli scampanotadors di Sauris e di Forni di Sopra, del coro Zahre, dei suonatori, di tante autorità e rappresentanze, e la collaborazione di tutte le forze del paese hanno dato a questo evento il tenore di un avve- 26 nimento storico per tutta la comunità. Un libro, edito par l’occasione e finanziato dal Comune di Sauris contiene la storia della chiesa, dei suoi tesori artistici e storici e del restauro appena effettuato. A cura del circolo culturale locale c’e stata la riedizione di un libretto edito nel 1932 in occasione delle nozze d’oro di don Antonio Troiero, la riedizione di una breve storia del santuario con le preghiere a S. Osvaldo e la stampa dei santini con l’immagine di S. Osvaldo dell’altare del Parth. S. Osvaldo protegga le nostre comunità e ci guidi nella vera fede, nella speranza del vangelo e nella carità di Cristo Signore Venerdì 7 - S. Messa per i coscritti del ‘39. Sabato 15 - Solennità dell’Assunta (Assunzione della Beata Vergine al Cielo). Domenica 16 - Festa di S. Rocco. Giovedì 20 - Annuncio del nuovo Vescovo della Diocesi: Andrea Bruno Mazzuccato. Sabato 22 - A Voltois, S. Messa coscritti del ‘9. Nella sala del teatro dell’asilo, replica della Commedia dei Giovins Comedians di Dimpec. Sabato 29 - Presso l’asilo, incontro con gli operatori pastorali della forania per la programmazione dell’anno pastorale. Ad Udine, presso il santuario della Beata Vergine delle Grazie, Pellegrinaggio dei Tre Popoli. Festa di Clendis. Domenica 30 - Presso l’asilo, seconda giornata di incontro con gli operatori pastorali della forania per la programmazione dell’anno pastorale. • Programmazione dell’anno pastorale. Tra sabato e domenica, con alcuni operatori pastorali tracceremo le linee essenziali dei programmi pastorali per le nostre parrocchie e per la forania. L’apporto di tante persone aiuta ad allargare lo sguardo su tutti gli aspetti della vita cristiana e dell’annuncio del Vangelo tra la nostra gente. Accompagnateci con suggerimenti e con la preghiera. SETTEMBRE Sabato 5 - Cena con i collaboratori della pesca di beneficenza. Domenica 6 - S. Messa nella Cappella di S. Uberto. Lunedì 7 - Inizio dei lavori per la ritinteggiatura del campanile. Inizio della scuola materna. Suor Teobalda ci lascia per trasferirsi a Gemona, ci raggiunge suor Carmelisa, da Paularo. Grazie a suor Teobalda. A suor Teobalda va il nostro ringraziamento per i suoi otto anni di servizio nella comunità di Ampezzo. E’ sempre stata una presenza preziosa, nella scuola materna, nelle visite agli anziani, nella catechesi, nel dialogo e con la buona parola per tutti e soprattutto, come tutte le suore, nella preghiera. Non valutiamo mai abbastanza la ricchezza della presenza delle religiose come segno del Regno di Dio in una comunità. Ora, dalla casa madre di Gemona continuerà ad accompagnarci con l’affetto e con la preghiera. Siamo grati a lei e al Signore per il dono che è stata ed è per noi. Suor Teobalda. Benvenuta suor Carmelisa. A suor Carmelisa, che viene da 12 anni di servizio a Paularo, diamo calorosamente il benvenuto, la accogliamo con gioia chiedendo al Signo- Suor Carmelisa e don Fabio. Festa della Madonna del Rosario. re che ci conceda di fare un lungo tratto di strada assieme, volendoci bene e operando secondo il Vangelo per il bene di tutti. Ringraziamo il Signore per questo dono. Partenza da Forni di Sopra, dalla Chiesa di San Giacomo, il giorno 17 settembre alle ore 7.00; accoglienza a Sauris di Sopra alle ore 16.00. - Il 18 settembre partenza da Sauris di Sopra, chiesa di San Lorenzo, alle ore 5.00 con - accoglienza a Sappada alle ore 17.00. - Sabato 19 settembre partenza Martedì 8 - Pellegrinaggio Diocesano a Castelmonte. Domenica 13 - Gara di MTB. Domenica 20 - Pellegrinaggio a Maria Luggau. da Cima Sappada, chiesa di Sant’Osvaldo, alle ore 3.00 con accoglienza a Luggau alle ore 13.00. - Per il ritorno da Luggau, domenica 20 settembre, S. Messa alle ore 8.00 e partenza alle ore 9.00 con accoglienza a Sappada alle ore 19.00. segue a pag. 28 Festa della Madonna del Rosario. 27 nuovo anno pastorale nelle nostre parrocchie. Il tema proposto dalla nostra diocesi è “Comunità capaci di vivere e trasmettere la fede oggi. Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”. Prende come icona l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo, dove in un dialogo di profonda umanità e verità, il Signore si propone come l’acqua che disseta per sempre, parla del vero modo di adorare Dio, e fa di quella donna una testimone del Regno di Dio. Affidiamo alla protezione della B.V. del Rosario e a San Daniele profeta nostri patroni ogni iniziativa di bene. Pietro Brollo impone le mani a don Fabio fontinua da pag. 27 - Lunedì 21 settembre da Sappada, Chiesa di Santa Margherita,S. Messa alle ore 7.00 e partenza alle ore 8.00 con accoglienza a Sauris alle ore 18.00. - Martedì 22 settembre partenza da Sauris di Sopra, chiesa di San Lorenzo, alle ore 8,00. - Conclusione a Forni di Sopra, con la S. Messa alle ore 18.00. Sabato 26 - A Lignano, IX convegno di Pastorale Giovanile. Domenica 27 - A Lignano, IX convegno di Pastorale Giovanile. 28 OTTOBRE Venerdì 2 - Incontro con il consiglio pastorale foraniale. Sabato 3 - Il Dr. Licio Bellina e la moglie Despina partono per la Bolivia. Domenica 4 - Festa della Madonna del Santo Rosario, recita del S. Rosario e processione della Madonna per le via del paese. • Apertura dell’anno pastorale in Parrocchia Con la festa della domenica del Rosario, iniziamo il cammino del A Don Fabio Come fratello maggiore che opera in Carnia come sacerdote da quando tu nascevi, sento il compito e il dovere di dirti qualche parola . Per noi sacerdoti è più che mai valido l’unico grande comandamento del vangelo: vogliamo amare Cristo e la nostra gente; guardare ad ogni persona con lo sguardo del Signore che ha dato la vita per salvarci. Siamo in una terra di grande umanità di missione, di libertà e di profezia. Un po’ alla volta ne farai esperienza. Ricordati sempre del dono che sei per la Chiesa di Dio. Diceva San Francesco:”Se mi capitasse d’incontrare insieme un santo che viene dal cielo ed un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: Ohi! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano”.(Fonti franc. 790) Diceva il santo curato d’Ars:”Il prete è qualcosa di grande! Perché può donare Dio agli uomini e gli uomini a Dio: egli è testimone della tenerezza del Padre verso ognuno e un artigiano di salvezza”. Diceva san Luigi Scrosoppi:” Salvare le anime e salvarle con la carità”. Tre grandi insegnamenti per ricordare chi sei e qual è il tuo compito nella chiesa. Vivilo esprimendo con generosità i doni che Dio ti ha dato per la crescita e il bene di tutti. Il dialogo con Dio sia il tuo pane quotidiano per vagliare scelte e atteggiamenti e ricorda anche tu il motto del grande padre del deserto S. Antonio abate che fino a 104 anni diceva ogni giorno:”Io oggi ricomincio!” Benvenuto tra noi fratello. Mons. Pietro Piller • In occasione dell’ordinazione e della prima S. Messa di don Fabio, la Parrocchia di Ampezzo (e le parrocchie della forania che vorranno farlo), promuoverà una raccolta per un regalo al novello sacerdote. La scelta e le modalità verranno sritte in una lettera recapitata in una busta ad ogni famiglia nei prossimi giorni. Comunità Cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi: “Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”. E’ il tema pastorale di quest’anno nella nostra diocesi. Prende come icona l’incontro di Gesù con la samaritana. Ci invita a considerare l’incontro e il dialogo con tutti, specialmente con i lontani, portando in piena libertà l’acqua viva che è Cristo Gesù, capace di dissetare la sete più profonda e grande dell’uomo, quella di comprendere il senso vero delle vicende della vita. Preparandoci al “nuovo anno”… dagli incontri di programmazione foraniale, tenuti ad Ampezzo, la scorsa settimana sono emerse alcune esigenze, vitali per tutte le nostre comunità parrocchiali della vallata: • far convergere gli incontri di catechesi alla vita liturgica e caritativa delle nostre comunità cristiane. • favorire la formazione e l’incontro tra i vari operatori delle parrocchie. • l’ambito principale di azione pastorale rimane l’annuncio del Vangelo non solo verso i fanciulli e i ragazzi, ma incontrando anzitutto gli adulti. Quest’anno un’attenzione particolare sarà data ai genitori dei più piccoli. L’anno pastorale avrà inizio in ogni parrocchia domenica 4 ottobre, mentre l’incontro foraniale nella domenica 11 ottobre alla Pieve di Castoia. C’è stato poi un dialogo su tutti gli ambiti della pastorale, cercando di tracciare un cammino che tenga conto delle esigenze di questo tempo così complesso nelle nostre comunità. Gli argomenti e le proposte verranno riprese nei singoli consigli pastorali. Mons. Pietro Brollo e Mons. Andrea Bruno Mazzoccato Sabato 10 - Ordinazione sacerdotale del diacono Fabio Filiputti. Domenica 11 - A Carlino, celebrazione della prima Messa di Don Fabio Filiputti. A Udine, S. Messa di saluto da vescovo di mons. Brollo nella cattedrale. A SUA ECC. MONS. PIETRO BROLLO • In questi ultimi tempi, mi è capitato di vederla visibilmente emozionato; raramente lasciava trasparire ciò che provava nell’animo, anche se chi la conosce lo capiva molto bene. E’ veramente un grande passo per lei lasciare la guida della nostra Diocesi. La sua emozione parla ancor più delle parole che ci ha rivolto e dice tutto l’affetto e la dedizione che ha donato alla nostra diocesi e a noi. Io in particolare le sono grato per aver trovato in lei, fin dagli anni della mia giovinezza un amico e un padre, una guida nel mio ministero sacerdotale. Ricordo gli anni di seminario come rettore, gli anni meravigliosi assieme con la signora Giovanna che considerava me e don Marco come suoi figli, poi come vescovo ausiliare nelle difficili scelte dei nuovi tempi e questi ultimi anni come Arcivescovo, carichi di iniziative che guardano al futuro nella pastorale di zona e nel deciso coinvolgimento dei laici. Ricordo che un giorno mi ha detto:”a Mons. Battisti è toccato il terremoto, a me tocca il terremoto dei preti”. Bastavano poche parole per sentire che camminavamo in sintonia, nella vita pastorale dove abbiamo affrontato diversi passaggi forti, non senza fatica, come nei sentieri di montagna o nelle piste innevate. La mia comunità di Ampezzo ha sempre avuto stima e affetto verso di lei e ha avvertito di essere ricambiata. Oggi siamo a dirle il nostro grazie per il suo ministero come Vescovo, a manifestarle ancora una volta la nostra vicinanza e a confidarle una speranza: quella di vederla spesso tra noi, ora che avrà sede a casa sua a Tolmezzo, magari con meno ufficialità e rinnovata familiarità, per aiutarci a camminare secondo i disegni del Signore in questa nostra terra di Carnia. Chissà che non si ripresenti anche l’occasione di vederla un po’ stizzita per aver perso una partita a carte con un novellino, come ai vecchi tempi. Sto scherzando, ma solo per dire che desideriamo averla vicino nell’impegno e nella serena libertà dell’amicizia. Queste poche parole, come sempre, aprono solo una finestra su tutto quello che vorremmo dirle per ribadire la nostra gratitudine e la nostra amicizia nel Signore. Mons. Pietro Piller segue a pag. 30 29 fontinua da pag. 29 Domenica 18 - Ad Ampezzo, celebrazione della prima Messa di Don Fabio Filiputti con la presenza dei sacerdoti della forania. A SUA ECC. MONS. ANDREA BRUNO MAZZOCATO Il 20 agosto, in un caldo torrido, nel palazzo patriarcale di Udine è stata letta la nuova nomina di Mons. Andrea Bruno Mazzocato quale nuovo arcivescovo di Udine. In quella occasione lei ha mandato un breve messaggio nel quale già esprimeva il suo amore per la nostra chiesa, non ancora conosciuta ma da subito amata. Noi pure, ci prepariamo ad accoglierla con riconoscenza, gratitudine e amore, come insegna il Signore. Cammineremo assieme, guardando a lei come al successore degli apostoli che la Provvidenza ci ha donato e come alla guida e al compagno di viaggio in questo nostro tempo. Ricordo l’immagine dei discepoli di Emmaus che camminavano per via commentando quanto era accaduto, la loro recente esperienza, e ascoltando la spiegazione alla luce delle scritture, per giungere poi, nel gesto dello spezzare il pane a riconoscere pienamente la presenza viva del Signore Risorto. Vescovo e fedeli sono come quei discepoli in cammino, perennemente alla ricerca e continuamente illuminati dalla parola di Dio e dalla Grazia dei sacramenti in grande fraternità. Con questo stile cammineremo assieme in questi anni della nostra storia e auguriamo ogni bene nell’attesa di incontrarla personalmente. 30 • INIZIO DELL’ANNO PASTORALE IN FORANIA PRIMA S. MESSA DI DON FABIO. Domenica 18 ottobre, in occasione della prima S. Messa di don Fabio ad Ampezzo, con la presenza dei sacerdoti della forania e degli operatori pastorali, daremo inizio al nuovo anno pastorale in forania. E’ significativo iniziare con la presenza di un novello sacerdote che viene ad affiancarci nell’annuncio del Vangelo e nella celebrazione dei Sacramenti. E’ come iniziare un cammino con una rinnovata giovinezza. E’ toccare con mano che i doni e le novità che il Signore ci dona sono sempre di una sorprendente ricchezza. E’ guardare con rinnovata fiducia all’azione di Dio che opera al di là delle nostre attese. Nell’anno che ha trascorso con noi e nella sua ordinazione diaconale abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare le primizie del suo dono alla Chiesa e alla nostra chiesa locale in particolare. Oggi, noi tutti ci affianchiamo a lui per camminare insieme sulle strade della nostra terra, in questo momento storico con le sue gioie e le sue preoccupazioni, per portare la buona notizia di salvezza del vangelo. Lo stile di questo cammino lo indica a noi tutti il Signore stesso nel Vangelo di oggi: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Questo con la gioia che solo l’amore sa dare. Questo vale per ogni cristiano, impegnato in qualsiasi campo della nostra società. Alla luce di questo insegnamento io ringrazio tutti coloro che si rendono disponibili per la vita delle nostre comunità nella catechesi, nella carità, nella pastorale giovanile, nelle famiglie e in tutti gli altri ambiti di testimonianza cristiana. A don Fabio dico: Vivi con amore il tuo mandato, parlaci del Signore Gesù con la freschezza, l’allegria e l’entusiasmo della tua giovinezza, considera in ciascuno di noi un tuo fratello e una tua sorella. Ricordati di questo soprattutto quando verranno i momenti difficili. La vita non li risparmia a nessuno e tanto meno a chi vuole seguire il Signore Gesù. Ama la nostra gente, la nostra terra e la nostra chiesa con lo sguardo rivolto al futuro e alla dimensione universale del tuo dono. Avremo modo di dirti tante altre cose, ma in questo momento rinnovo solo un grazie a Dio e a te per la tua presenza in mezzo a noi. Don Pietro A Udine in Duomo, S. messa di ingresso del nuovo vescovo della nostra diocesi, mons. Andrea Bruno Mazzuccato. Domenica 24 - Pellegrinaggio-gita al santuario di Montegrisa e Pirano. Lunedì 26 - Incontro con i catechisti della forania. Martedì 27 - Incontro con gli animatori della pastorale giovanile. Sabato 31 - “Fiesta dalis Muars” nelle contrade del paese. NOVEMBRE Domenica 1 - Solennità di Tutti i Santi. La Vigilia dei Santi è un giorno importante per noi cristiani. Nella luce della Pasqua noi ricordiamo tutti coloro che ci hanno preceduto e vivono nella luce del Signore risorto. Facciamo memoria di tutti i campioni del Vangelo, che con la propria vita ci hanno insegnato come si vive quando Cristo vive in noi e ci ricordano la meta della nostra vita, ci aiutano a contemplare il cielo. La chiesa ricorda quelle persone che riconosce come coloro che in modo speciale hanno vissuto in comunione con il Signore facendoci vedere come si vive la vita nuova nell’amore del Cristo risorto. Tra questi, come ci ricorda la liturgia, ci sono anche quelli che ci ha dato come fratelli sorelle, genitori, amici e compagni di viaggio. Si va ad abbellire le tombe, i luoghi dove li abbiamo riconsegnati alla terra in attesa della risurrezione quando il Signore tornerà. E’ un giorno di ricordi e di nostalgia, di racconti e di sintonia dell’animo nel continuo ripensare alle nostre radici umane e di fede. I legami del sangue, gli affetti, la speranza e la fede animano un dialogo di una preghiera fatta di formule e di silenzio carico di ricordi e di attesa. Ci si trova al cimitero, in chiesa e in casa per ricordare da soli, con la comunità o con la famiglia quanto abbiamo di più intimo e caro e per riconsegnarlo al Signore perché porti a termine la sua promessa di vita e di bene per tutti. La preghiera comporta un confronto con la morte. Pregando non facciamo nulla, non “produciamo”, ci vediamo sterili e inefficaci. Ma questo è lo spazio e il tempo che noi predisponiamo affinchè il Signore faccia qualcosa di noi e ci riveli chi siamo, dove andiamo e che cosa vale veramente nell’immenso dono della vita nostra e dei nostri cari. I colori dell’autunno ci ricordano le parole del salmo: “ ricordati Signore che l’uomo è come l’erba, come il fiore del campo,al mattino germoglia e fiorisce alla sera è falciata e dissecca”. I lumini che accendiamo ci ricordano la luce del cero pasquale che annuncia una vita vera e nuova. Gli anziani prendono per mano i bambini e raccontano loro la personale immensa parabola della vita con i suoi affetti del sangue e dell’anima. Tutto questo richiede determinate condizioni di pace, di silenzio, di calma, di gesti che con lunga tradizione accompagnano la nostra riflessione come il suono delle campane, i canti, la recita corale delle preghiere nella luce soffusa del cimitero o della chiesa o nell’intimità della casa, la visita alle tombe. Ne siamo ancora capaci? Sappiamo ancora cogliere il mistero tremendo e meraviglioso della vita che continua oltre la morte in ciò che ci è più caro? Ne siamo davvero capaci? Che senso ha offuscare tutto questo con una chiassosa festa pagana dove più che comprendere e vivere con speranza il mistero della vita e della morte preferiamo irriderlo ed esorcizzarlo con un carnevale fuori tempo fatto di banchetti e di mercato? Sapete già a che cosa alludo soprattutto per la mia comunità dove questa manifestazione alternativa è diventata un momento importante. Non continuiamo forse a illudere e a fuorviare dalla verità i nostri bambini e ragazzi donando a loro una memoria storica basata su qualcosa di fittizio e vagamente mitologico senza dare ciò che crea solidità di speranza nell’anima e senza valorizzare a dovere il patrimonio della nostra fede? Sono questi alcuni pensieri e interrogativi che si pone il vostro parroco e li confida a voi con affetto e sincerità. Mons. Pietro Presso la Chiesa del cimitero, omelia e processione con la benedizione delle tombe. Lunedì 2 - Solennità di Tutti i fedeli defunti. Presso la Chiesa del cimitero, S. Messa. Martedì 3 - Presso la sala dell’asilo, primo incontro foraniale per le famiglie con don Giuseppe Faccin sul tema “essere coppia di oggi” . Domenica 8 - S. Messa e visita ai caduti di tutte le guerre. Presso la scuola materna, castagnata. Martedì 10 - Presso la sala dell’asilo, secondo incontro foraniale per le famiglie con don Giuseppe Faccin sul tema “la competizione in famiglia”. U.T.E Momenti della scuola di ricamo con l’Università della terza Età. 31 GIUSTO DUE ANNI FA È giunta a conclusione la ricerca promossa dai Dimpecins a Udin per la salvaguardia della particolare identità del nostro paese e per una sua più diffusa conoscenza Ampezzo nel Novecento Giusto due anni fa, nel dicembre del 2007, il Bollettino Parrocchiale dava notizia che i Dimpecins a Udin, d’intesa con le principali Istituzioni di Ampezzo e con la partecipazione attiva della sua popolazione, avevano ripreso una loro importante iniziativa di carattere culturale riguardante il nostro paese, promovendo un lavoro di studio e di ricerca ad ampio spettro sulle principali vicende e sugli eventi che hanno caratterizzato il ‘900 ampezzano. Si intendeva infatti completare quell’indagine storica condotta a livello scientifico, che nel 1994 aveva portato alla pubblicazione del volume “Ampezzo Tempi e Testimonianze”, un’opera di oltre 370 pagine, dedicata al ricordo di Sara Spangaro, figlia di Loretta e di Giovanni Spangaro scomparsa nel 1988 a soli 23 anni d’età, in cui sono trattati i fatti ed i problemi della storia di Ampezzo dall’alto medioevo fino agli inizi dell’età contemporanea, attraverso l’illustrazione dei principali aspetti geografici, toponomastici, linguistici, demografici, sociali, civili, politici ed ecclesiastici, senza tralasciare le strutture amministrative, l’economia e l’arte. Il nuovo studio, che è stato ora portato a compimento, si sofferma invece in misura più doverosamente approfondita sul secolo appena trascorso, quello che per ragioni di contiguità suscita maggiore interesse nella gente, perché ricco di rimandi a più intense memorie personali e familiari. I risultati della ricerca svolta sono contenuti nella monografia appena pubblicata, anch’essa dedicata a Sara Spangaro, che reca il titolo “Ampezzo nel Novecento”. In oltre 480 pagine vi si raccolgono i contenuti delle documentate indagini che un gruppo di 17 studiosi dell’Università friulana, guidati da Docenti di cinque distinte Facoltà coordinati dal professor Giovanni Frau, ha condotto sugli elementi più rilevanti connessi con l’ambiente, la storia, l’economia, il costume di Ampezzo nel XX secolo, e la mutazioni che sono succedute nel corso di quel periodo. Le tematiche sono affrontate sotto cinque rubriche o ambiti distinti ma integrati tra loro: storico, sociale, economico, ambientale, culturale, e forniscono nell’insieme una visione della comunità ampezzana dell’ultimo secolo, che non riguarda però solo gli eventi trascorsi, ma si apre ad alcune prospettive future in te- 32 ma di dinamica demografica e di ripresa economica. Ogni tema trattato è seguito da specifica bibliografia, con riassunto, sommario in lingua inglese, struc in friulano corrente ed in versione “dimpecina”, indice dei nomi citati nel testo: strumenti tutti volti a conferire all’argomento visibilità ampia e possibilità di accesso generalizzato. L’apparato illustrativo di accompagnamento è ricco di oltre 260 immagini, che provengono da fonti locali per lo più inedite, raccolte da Laura Bearzi, ma si avvale anche del contributo di artisti contemporanei della fotografia, quali Ulderica Da Pozzo, Romano Martinis, Giuseppe Burba. L’attività di ricerca si è protratta per tutto il 2008, durante la quale l’intero paese e la sua popolazione si sono trovati particolarmente coinvolti, quale sorgente privilegiata per la raccolta di documenti e di testimonianze, fondamentali per l’impianto dell’opera e la sua buona riuscita. Trovano perciò puntuale riferimento i principali informatori, che hanno posto le loro conoscenze a disposizione dei ricercatori. Il Comitato dei professori ha poi svolto un’accurata attività di revisione dei singoli contributi, per armonizzarli all’interno di una unità redazionale omogenea e per garantire la validità scientifica che si voluto conferire all’opera. Ed è risultata un’opera che possiede tutte le caratteristiche per suscitare l’interesse del pubblico più vasto, non circoscritto a quello locale. La varietà, la molteplicità spesso drammatica di eventi, di vicende, di mutazioni, e non solo, che hanno investito Ampezzo, fanno riconoscere infatti che la sua storia può essere assunta ad emblema della società del ‘900 carnico e, per determinati aspetti, più in generale di quella alpina. Eros Martina *** La comparsa della monografia ha già trovato riscontro sulla stampa locale, che ha espresso su di essa pieno apprezzamento e presentato un ampio repertorio dei contenuti della ricerca. Non si è mancato di sottolineare come Ampezzo risulti in tal modo dotato di uno strumento di conoscenza documentato e completo, che non trova praticamente confronto in nessun’altra realizzazione, operata da comunità di livello anche superiore. La nuova pubblicazione avrà la sua naturale presentazione ufficiale in una manifestazione che si terrà prossimamente qui da noi. Ha avuto però una sua anticipazione ad Udine, nella serata del 27 novembre scorso, presso la sala della Fondazione CRUP, con la partecipazione di una nutrita rappresentanza di Dimpecins. Davanti ad un pubblico numeroso, tanto da richiedere l’interdizione di ogni ulteriore accesso, il presidente dell’Associazione Eros Martina ha introdotto ricordando l’istituzione del gruppo dei Dimpecins a Udin, avvenuta ormai 25 anni fa, e le principali iniziative che sono state portate a compimento nel segno del paese d’origine. Ha espresso quindi il ringraziamento più sentito dei Dimpecins a tutti i soggetti coinvolti per qualsiasi titolo in quest’ultima realizzazione, a ricercatori, istituti finanziatori privati e pubblici, e a quella porzione di ambiente accademico dell’Università udinese, che validamente ha contribuito per la riuscita dell’opera, in particolare al prof. Frau. Sono seguiti gli interventi del Sindaco di Udine prof. Honsel, del Sindaco di Ampezzo Benedetti, della prof.ssa Compagno Rettore Magnifico dell’Ateneo di Udine, del dott. D’Agostini presidente della Fondazione CRUP, e di mons. Brollo, Arcivescovo emerito di Udine e già parroco ad Ampezzo. Il professor Fulvio Salimbeni, del Dipartimento di Scienze Storiche e Documentali dell’Università, in una esposizione magistrale ha quindi illustrato i contenuti salienti della monografia. Qualche curiosità dietro le quinte della monografia Gjal o Gjalina? Il volume, ed i suoi capitoli, dovevano però essere aperti dal Gjal oppure da la Gjalina? La scelta improntata al maschilismo appariva scontata, ma la decisione ha invece privilegiato la gallina, e il gallo a chiudere, come doveroso riconoscimento del ruolo primario rivestito dalla donna nel Novecento ampezzano. • Altolà: si ha da dire “ampezzano” o “ampezzino”? “Ampezzano” non è scorretto, ha osservato il professor Frau, nota autorità in campo glottologico. “Ampezzani” sono però principalmente quelli di Cortina d’Ampezzo, mentre noi dovremmo essere “Ampezzini”, denominazione più appropriata in quanto derivata direttamente dal nostro Dimpecins. Sul punto è mancato il coraggio all’innovazione e così, nonostante si andasse diffondendo il contagio di simpatia per il termine “ampezzino”, è stato conservato il più tradizionale e diffuso “ampezzano”, che si ritrova dunque nelle pagine del volume in forma generalizzata, tranne che nel saggio di linguistica, per rispetto alle indicazioni stabilite dal suo autore. • Conservativa, ancorché contraria alle regole tipografiche sostenute dall’Editore, è stata anche la decisione assunta riguardo al verso di scrittura del titolo sul dorso del nuovo volume, per non marcare differenze troppo vistose con il libro precedente, se entrambi trovassero collocazione accostata sul ripiano di una libreria. • Quanti sono i poveri morti, caduti nel corso dei due trascorsi conflitti mondiali? Domanda non retorica, perché è stata rilevata discrepanza tra il numero rica- Un lavoro compiuto da più mani, e ben 17 sono gli autori di “Ampezzo nel Novecento”, richiede sempre un oscuro ma prezioso intervento redazionale “dietro le quinte”, vuoi per conferire ai singoli contributi il carattere omogeneo che l’opera richiede, vuoi per operare quelle scelte d’insieme, che travalicano le competenze individuali e danno impronta all’opera nel suo complesso. Alcune delle situazioni particolari, che si sono presentate nel corso della composizione, hanno non solo sapore di aneddoto, ma riflettono anche momenti d’incertezza, superati in modo qualche volta sofferto. • L’aspetto esteriore da dare al volume, ad esempio. Si voleva che richiamasse quello precedente, per sottolineare la continuità di una ricerca, che si era venuta strutturando in due parti tra loro inscindibili. Al contempo, si desiderava evidenziare che il non irrilevante intervallo di tempo trascorso tra le due uscite non era passato invano, ed aveva introdotto mutazioni significative di stile e di gusto. La soluzione grafica ideata da Ferruccio Montanari accoglie le novità del tempo attuale, mantenendole all’interno di un recuperato gioco dei simboli posti sulla copertina di “Ampezzo Tempi e Testimonianze”, quel Gjal e quella Gjalina di Dimpeç che compaiono scolpiti sulla pietra all’angolo dell’antica loggia di Plaça. 33 Ampezzo raccolto intorno al suo Duomo (foto di Romano Martinis) vato dal Ricercatore tra i documenti cartacei d’ufficio, e quello risultante dalla conta dei nomi riportati sui lati che prospettano dal nostro Monument. Il lettore mantiene libertà di risposta al quesito, ma si segnala che l’autore della ricerca si è lasciato persuadere dalle ragioni del documento più solido! • Tutto bene, per il resto? Non proprio tutto, purtroppo. Pesa un elemento, uscito di controllo nell’andirivieni delle bozze verso e dalla stamperia. Era stato chiesta, e prontamente ottenuta dall’autore, una nota integrativa al testo originale in tema di istruzione primaria, che facesse memoria di qualcuna, almeno, delle tante figure di rilievo tra gli educatori, che hanno segnato il ‘900 di Ampezzo: la maestra Gemma Petris principalmente, medaglia d’oro della Pubblica Istruzione, anima e motore grande in corpo minuto d’ogni attività di carattere sociale che si attuasse in paese; le maestre Maria Venier e Anna Colombo, poi i maestri Pietro De Luca, e Mario Bullian, entrambi Sindaci di Ampezzo, l’ultimo anche autore di godibili testi in madrelingua dimpecina; il maestro Mario Candotti, combattente per la libertà, ispettore didattico in quel di Pordenone; tra i viventi, il maestro Elio Toller, studioso appassionato e competente delle cose di Ampezzo, secondo la migliore tradizione di famiglia aperta da mons. Mario. L’ aggiunta c’era, ma è andata malauguratamente perduta. Spiace molto. E.M. 34 Foto d’epoca In alto da sinistra: Arturo Felisatti, Andrea Petris, Mario Martinis, Carlo Martinis, Italo Petris, Battista Petris, Giovanni Petris davanti alla fontana di Ampezzo Catechesi: “Far risuonare a tutti la bella notizia” E’ questo uno dei compiti più importanti affidati dal Signore Gesù alla sua Chiesa, perché ogni generazione umana e ogni persona sappia dar senso e speranza alla sua vita e lode al suo Creatore e Padre. Questa “Bella Notizia”- che Dio rimane sempre al nostro fianco, fedele al suo disegno di amore per noi donandoci il suo Figlio Gesù e grazie a Lui una comunità di fratelli – è la forza e la gioia del nostro impegno di testimoniare la fede e di farla crescere nell’animo dei più piccoli come dei grandi. Quest’opera così grande e delicata è affidata a noi catechisti nell’iniziare alla vita cristiana le nuove generazioni, ma richiede lungo il cammino il coinvolgimento e l’intesa educativa con voi genitori per sostenere la “crescita buona”dei vostri figli dando loro esempi e riferimenti positivi che li aiutino a crescere nella fede. La famiglia, ogni famiglia, è invitata e incoraggiata a sentirsi partecipi della propria comunità, crescendo in quella rete di relazioni e di proposte costruttive che vengono fatte in parrocchia. Sentiamo ora da alcuni di loro con che spirito hanno ripreso gli incontri coi bambini e ragazzi. Coi bambini delle elementari Il nuovo anno catechistico è iniziato con una bella celebrazione in chiesa a cui erano presenti tutti i bambini e diversi genitori . Abbiamo pregato insieme perché in questo nuovo anno il Signore ci aiuti a camminare nell’ascolto della sua Parola, quindi i fanciulli hanno posto un segno di voler crescere nella confidenza con Gesù, attaccando il proprio nome ai grandi petali di un fiore che rappresentava proprio l’abbraccio accogliente che Gesù riserva soprattutto ai piccoli. Col maestro Emiliano abbiamo imparato alcuni canti per la Messa della domenica 4 ottobre, apertura ufficiale dell’anno catechistico, se- guita nel pomeriggio dalla processione con la statua della Madonna recitando insieme il Rosario. I bambini sono venuti numerosi sia alla Messa che alla processione, accompagnati dai loro genitori. Dopo la recita del Rosario l’omelia di don Pietro ha attirato l’attenzione dei bambini (e i complimenti dei genitori) perché li ha attivamente coinvolti nella spiegazione dei simboli portati dai quattro angeli che circondavano la statua della Ma- donna. Al termine della processione il momento toccante è stato quando tutti i mazzetti di fiori portati dai bambini si sono levati in aria per ricevere la benedizione. Ai bambini avevamo spiegato che i fiori benedetti, come l’olivo, secondo un’antica tradizione dei nostri paesi, venivano bruciati nel fuoco nei momenti di forti temporali e così li hanno portati a casa per questo uso. segue a pag. 36 35 continua da pag. 35 Gli incontri del catechismo sono iniziati con qualche difficoltà di scelta della giornata e dell’orario a motivo del “tempo pieno” nella scuola (tranne il venerdì) e quindi del poco tempo disponibile dai bambini. Sulla frequenza agli incontri abbiamo costatato, in particolare nei più piccoli, diverse assenze dei bambini che speriamo possano rientrare. La comune attenzione alla loro crescita è tenuta viva dalla fiducia in Dio. Catechista delle elementari Coi ragazzi delle medie Si sa che che quando si lavora con i ragazzi, le prime doti a cui bisogna ricorrere sono la gioia e la pazienza. A questo abbiamo pensato, quando, alla fine di agosto, ci siamo ritrovati tra catechisti, per programmare il nuovo anno. Dopo qualche valutazione e considerazione abbiamo deciso che l’esperienza iniziata con i ragazzi delle medie (alternare gli incontri un mese ad Ampezzo e uno a Socchieve, partecipare alle attività con i gruppi diocesani, …) era positiva e quindi valeva riproporla. Ecco, che i primi di 36 ottobre, con la festa della B.V. del Rosario, si dà inizio ufficialmente al nuovo anno di catechismo e ci si ritrova a Socchieve, il venerdì, per il primo incontro. Sorprendente è stata la partecipazione, che subito ha visto lievitare il numero dei ragazzi fino a raggiungere quasi la trentina. E’ stato necessario, quindi, suddividere il gruppo: la prima e seconda media sarebbero state seguite da tre catechisti, mentre la terza media e la prima superiore da don Fabio (consacrato nel frattempo sacerdote) e un catechista a rotazione. Il programma, per fortuna, ci è stato offerto anche quest’anno dalla diocesi, con un titolo accattivante: “SQUADRA K ALL’AVVENTURA!!!” Tutto positivo? Tutto bello? Tutto facile? Non proprio! Come si sa la fascia d’età delle medie non è semplice, la pazienza bisogna proprio esercitarla … A volte i ragazzi pensano di essere “troppo grandi”, di “ sapere già tutto”, di “ avere già “ le risposte giuste”, ma poi ragionandoci, si accorgono che non è proprio così. E poi le famiglie: nonostante i ripetuti richiami di don Pietro perché i ragazzi vengano accompagnati anche nel cammino di fede, non sempre si ha l’impressione che ciò avvenga. Confidiamo comunque che questo momento positivo possa conti- nuare; i ragazzi possano capire non solo la bellezza dello stare assieme, ma dello stare insieme nel nome di Gesù. E che la loro gioia e il loro entusiasmo diventino per tutti stimolo per migliorare il loro futuro. catechiste delle medie A metà ottobre si è ripreso pure il cammino di preparazione alla Cresima con i ragazzi di 2° superiore: quattro di Ampezzo e uno da Sauris. La loro presenza finora è stata costante e bendisposta. Quando li vedo arrivare anche da Voltois o da Oltris a piedi, mi rincuora perchè percepisco in loro un desiderio di seguire un cammino di crescita cristiana pur tra le difficoltà e dubbi dell’età, ma con l’animo trepidante nel prepararsi ad un sacramento così importante come la Cresima che riceveranno a fine giugno. Spero di cuore che i nostri incontri, che talvolta faranno tappa in luoghi diversi con i cresimandi di altri gruppi, nell’ascolto di testimonianze significative per loro,… diventino una tappa importante della loro crescita che li aiuti a maturare umanamente e a sentire la bellezza e la forza del vivere da cristiani nella ricerca di Colui che ci ama tanto . La vostra comunità desidera esservi vicino ed incoraggiarvi su questa strada. Bravi ragazzi, Forza. La catechista SCUOLA MATERNA Tutti conoscete la nostra scuola materna. È un’istituzione da parecchi anni e sicuramente un punto di riferimento per la gente di Ampezzo. Gli anni scorsi sono state le educatrici a scrivere un articolo sull’asilo del nostro Paese. Quest’anno si è pensato di lasciare la parola ad un genitore, così mi sono offerta di parlare della mia esperienza con l’asilo. Mi chiamo Laura, sono mamma di due bimbi che frequentano la scuola materna. Non sono originaria di Ampezzo e quando è arrivato il momento per il mio figlio maggiore di andare all’asilo, è stato un primo incontro anche per me. Insieme al mio bimbo, quindi, è incominciato il viaggio alla scoperta della scuola materna, anche se da due punti di vista ovviamente diversi. Come genitore desideravo per i miei figli un ambiente sereno in cui potessero crescere sia dal punto di vista educativo che umano. Il nostro asilo si è rivelato capace di offrire tutto questo, dando ai bimbi l’opportunità di diventare sempre più autonomi, di prendere maggiore coscienza di sé, di imparare cose nuove, di prendere confidenza con la musica e con la religione. La cosa che mi ha colpito di più, è il numero di occasioni in cui si cerca di creare una relazione tra genitori e figli e tra le varie famiglie dei bimbi frequentanti. Non solo le recite, ma anche la castagnata, la festa della fa- Nel cortile della scuola materna miglia, la grigliata di fine anno, il carnevale. Tutte occasioni che permettono di entrare direttamente nel mondo in cui i nostri figli vivono per parecchio tempo nell’arco di un anno e renderci, così,ancora più vicini a loro. Ogni anno le educatrici propongono un percorso di apprendimento diverso, legato ad un tema principale, che porta i bambini ad esplorare posti nuovi,come la loro fantasia, e a conoscere il mondo che li circonda anche attraverso esperienze dirette, che aumentano il piacere della scoperta. Un punto a sfavore, se così lo pos- siamo definire, è la “giovane” età delle suore che vi operano. Sicuramente ricche di esperienza e competenze, ma credo altrettanto sfinite dopo una giornata con venti bambini a cui bisogna tenere testa. Per concludere, voglio sperare che anche per il futuro questa scuola materna continui ad essere un riferimento per la gente di Ampezzo, viste le prospettive non proprio rosee che attendono le scuole dei nostri piccoli centri. Mi auguro che la scuola materna parrocchiale possa continuare ancora per molto tempo a forgiare le basi dei futuri ampezzani. Durante una gita 37 ...Voce alle Associazioni Associazione tra gli Anziani e il Volontariato Anche nel 2009 l’Associazione Anziani ha cercato di offrire ai suoi soci e alla cittadinanza momenti di svago e di collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con gli altri Sodalizi operanti sul territorio. Come ormai di consuetudine, alcuni soci hanno garantito durante l’anno scolastico 2008-2009 il servizio di accompagnamento scuolabus per gli alunni della scuola materna e primaria. La crostolata di carnevale e il pranzo presso l’Hotel Colmajer hanno costituito i momenti di incontro più significativi dell’inizio anno. A fine agosto si è svolta l’annuale gita sociale, che quest’anno ha avuto luogo in Slovenia. In mattinata abbiamo visitato gli allevamenti e il maneggio dei famosi cavalli di Lipiza e proseguito poi per Pirano dove, nel pomeriggio, dopo un indimenticabile pranzo, una guida ci ha condotti a visitare i monumenti e i luoghi caratteristici della cittadina di mare. L’incontro con gli amici della Frazione di Voltois anche quest’anno si è svolto con gran partecipazione e l’organizzazione della castagnata di novembre ha riunito decine e decine di anziani (e non) in un chiassoso e allegro pomeriggio allietato dalla musica di Francesco. Associazione Friulana Donatori di Sangue L’anno 2009 è stato un anno particolare per la sezione di Ampezzo dell’Associazione Friulana Donatori Sangue. A gennaio si sono tenute infatti le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo, che ha confermato alla presidenza Francesca Spangaro, affiancata ancora da Carlo Petris, Enrico Candotti, Dario De Monte, Wilma Marta, Armando Ermano, Mauro Fiorenza, Tiziano Varnerin. C’è nel consiglio direttivo anche un nuovo Gita dell’associazione anziani 38 ingresso, vale a dire quello di Carlo Spangaro, precedentemente segretario della sezione. Al suo posto in questo ruolo è entrata la donatrice Jennika Schneider. Importante è stato il mese di gennaio come da tradizione anche per l’arrivo dell’autoemoteca e per la prima volta quest’anno ha fatto visita nel nostro paese la nuovissima autoplasmoteca mobile dell’Afds, che permette di ottimizzare e facilitare il dono del sangue anche in periferia. Le sezioni di Ampezzo e Socchieve hanno risposto in modo esemplare con un’ottima affluenza di donatori, tra cui anche alcuni alla prima donazione, grazie alla nuova possibilità offerta dall’autoplasmoteca mobile. La stessa è tornata poi ad Ampezzo anche ad inizio ottobre, quando grazie anche ad alcuni donatori dalle sezioni vicine in particolare da Forni Di Sotto si è comunque registrato un buon numero di donazioni, anche se inferiore a quello di gennaio. Anche qui ci sono stati alcuni nuovi donatori, vera e propria linfa per il futuro della sezione e dell’associazione. Nel 2009 in totale sono stati una decina i nuovi associati, con un nuovo slancio dopo l’anno passato e in linea con la tendenza degli ultimi anni, grazie agli sforzi del consiglio direttivo di sensibilizzare un numero sempre maggiore di giovani al dono del sangue. Val Tagliamento Marching Band Il complesso musicale è nato nell’anno 2004 ed in poco più di quattro anni i componenti l’associazione musicale (ragazzi dagli 8 ai 18 anni tranne poche eccezioni)sono cresciuti ottenendo notevoli progressi e consensi. Il risultato si comincia a vedere dopo un grande lavoro sia sull’aspetto musicale che su quello del movimento, ma anche e soprattutto nella gestione del gruppo inteso come squadra. L’obiettivo è quello di costruire un proprio sound, non solo mettere assieme dei ragazzi suonatori, ma si incontrano notevoli difficoltà in quanto si sa che i ragazzi come facilmente si appassionano a nuove esperienze altrettanto facilmente abbandonano il percorso intrapreso prendendo a pretesto i più svariati motivi (non ultimo il problema della distanza) e spesso ci si ritrova al punto di partenza in quanto non si improvvisa un ragazzo bandista: ci vogliono anni di lavoro e di studio. La maggior parte dei giovani suonatori provengono dall’alta valle del Tagliamento in Carnia e sono diretti dal giovane maestro Andrea Picogna, diplomato in tromba con tanta passione per la musica e tanta voglia di trasmettere questa passione ai ragazzi. Il presidente è la signora Di Centa Lorena, che si pone come principale obiettivo l’unione del gruppo, pur tra tante difficoltà, e vorrebbe offrire ai giovani l’opportunità di stare insieme in allegria studiando musica e nello stesso tempo divertirsi. Con l’inizio del nuovo anno scolastico riprendono i corsi di insegnamento della musica e del movimento dedicato ai giovani dai 10 anni ma sono bene accette anche persone adulte, con spirito giovanile, che già sappiano suonare qualche strumento o vogliano imparare a farlo. Durante la prima settimana di settembre è stata organizzato presso il centro sportivo di Ampezzo un perio- do di full-immersion proposto dal maestro Picogna in collaborazione con il maestro per percussioni Giogo Zanier di Aviano che hanno dato una bella spinta alla preparazione del gruppo sia dal lato didattico che dal lato coreografico. Con il maestro Giorgio Zanier è nata l’intenzione di creare uno scambio culturale con ragazzi della zona di Aviano che già suonano nelle bande tradizionali ma che hanno espresso il desiderio di suonare in una marching band e se questo scambio andrà a buon fine i giovani avranno modo di confrontarsi e stare insieme. Vorrei inoltre dire ai genitori di cercare di invogliare i propri ragazzi a far parte di un gruppo musicale. Richiederà, specialmente nei primi tempi, impegno e qualche sacrificio, ma una volta entrati a far parte del gruppo suonare sarà un divertimento ed anche l’occasione per conoscere altri giovani, altri paesi ed altri modi di proporsi. Nella nostra realtà di montagna appartenere ad un qualsiasi gruppo di volontariato oltre che a dare un valido aiuto a tutta la comunità risveglia anche nelle giovani leve l’amore per il ‘natio borgo selvaggio’, aiuta a conoscersi e smuove quella voglia di esserci e di appartenere ad un certo contesto sociale e quindi da persona ormai molto adulta esorto tutti i giovani a non perdere il proprio tempo inutilmente ed a vivere la propria realtà sociale offrendo collaborazione, aiuto, idee e voglia di esserci. Il Presidente Foto d’epoca La maestra Olimpia con la classe IV nel 1950 39 Anche il campanile si rifà il look Nella società odierna sembra essere proibito invecchiare: i capelli bianchi vanno assolutamente tinteggiati, le rughe attenuate con creme anti-age o riempite con filler, i seni cascanti riportati nella loro sede originaria e così via. Insomma “vecchio” non è più trendy . Se così va il mondo non si vede perché gli edifici debbano sottrarsi a questa continua ricerca del mito faustiano. La legge regionale del 26 ottobre 1987, n. 34 ha perciò autorizzato l’Amministrazione Regionale del Friuli Venezia-Giulia a concedere ai comuni una speciale sovvenzione per il restauro delle facciate di immobili compresi nelle zone di recupero individuate con apposita norma regionale. Il gnò vecju campanili Il Comune di Ampezzo ha partecipato al bando relativo per ottenere i fondi necessari al restauro delle facciate del campanile, della farmacia, del lascito Nigris (edificio tabacchino) e dell’ex-ufficio turistico.1 Così nella seconda metà di agosto la torre campanaria del paese è stata circondata dai ponteggi della ditta appaltatrice. Si è cominciato tinteggiando di fresco le parti intonacate e sulla punta è svettato un color rosso vivo. I curiosi che assistevano ai lavori, memori degli effetti cromatici del c.d. Piano del colore2, non hanno potuto trattenersi dal commentare: -“Mancjava nome il cjampanili ros…” 3 Per fortuna si trattava di una semplice mano di antiruggine, poi coper- Da un pies già carampan e mal bragât al tenta cu la crôs di tocja il cîl, e al slungja la sô ombra sul sagrât chest vecju e simpri amabil cjampanîl. Plen di creturis al cîr il so sosten s’una bruta baita, clamada “munument” e si scuen dî, par dia, ch’a si ulin ben sa no si lascin mai, nencja un moment! Plen di carui, quant che dal cjastiel il son da lis cjampanis si difont, lui dut al clopa, biât pedimentât; e al trima di alegria sul dì biel, e in chê volta a si gjolt un mont; ma al trima di dolôr sul dì nulât. (Maestro Mario Bullian) 40 ta dal colore (grigio) definitivo. Il muro a vista è stato invece prima ripulito, utilizzando una idropulitrice che ha eliminato il muschio e le impurità depositate dal tempo e dalle intemperie e poi ricoperto con un prodotto particolare finalizzato ad attenuare le porosità delle pietre di tufo. Dopo i trattamenti di “bellezza” elencati, “netât e tirât a lustri” il campanile dimostra senz’altro qualche decennio in meno. Ma in realtà quanti anni ha? Si tratta di “una costruzione pluricentenaria, (di uno) tra i più vecchi nuclei murari del paese, se non il più vecchio. (…) E’ una costruzione così vecchia che, come spesso accade per le cose che non trovano sostegno nei dati e nei tempi della storia, se ne è impadronita la leggenda. Anzi: nel nostro caso sono due le leggende che ne prendono spunto.”4 I più romantici raccontano che “quando la specola romana del Cjastelat si sfaciò sotto i colpi del piccone le pietre vennero raccolte ad una ad una e su piccoli carri furono portate sulla nostra piazza” dove, scavate le fondazioni, si cominciò a porre sasso su sasso5. Altri, invece, più pragmatici, ritengono improbabile che gli Ampezzani abbiano rinunciato per erigere il campanile “a sfruttare le cave di travanti tufacei e i greti di massi calcarei, frequentati da sempre dai costruttori e a quattro passi da casa, per andare a scalzare i resti di una struttura lontana dal centro e che avrebbe potuto offrire ben scarso materiale.” Perciò secondo quest’ultimi è più probabile che il campanile fosse stato in origine il mastio di un palazzotto, parte integrante della dimora secentesca dei Nigris-Beorchia.6 I primi dati certi concernenti il campanile risalgono alla metà del XIX secolo7 e ce lo consegnano già vecchio ed inclinato8. Tant’è che l’amministrazione comunale d’allora allarmata, dopo aver acquisito il parere dell’ing. Valentino Marioni, il 22 febbraio 1857 vota all’unanimità la demolizione totale della costruzione, demolizione scongiurata solo grazie dall’intervento del parroco, don Giobatta De Pauli che fa optare per la re- staurazione totale dell’edificio, lo dota di un orologio e successivamente nel 1872 di tre campane nuove. Il nuovo concerto cessa di diffondere la sua melodia nel 1918 durante la famosa invasione austroungarica quando le campane vengono precipitate sul sagrato.9 Terminata la guerra, mons. Bullian nell’ambito delle discussioni circa le campane da riacquistare, ritenendolo “impotente a sostenere qualunque concerto di campane”, propone nuovamente di demolire il campanile. Ma il nostro “vecchio” stringe i denti e il 13 novembre 1922 accoglie senza batter ciglio i nuovi bronzi. Dopo una simile prova di carattere nessuno oserà più proporne la demolizione. Anzi: i parroci che si succederanno faranno a gara per mantenerlo in vita e metterlo in grado di offrire un servizio più efficiente, generare un suono più melodioso e perché no, esibire un look più aggraziato. Nel 1960 mons. De Crignis incarica la ditta Clocchiatti di Colugna di automatizzare il suono del concerto. Nel 1981 il mons. Brollo intraprende lavori di consolidamento delle strutture murarie messe a dura prova dal terremoto. Nel 1984, per iniziativa di mons. Belfio, le campane maggiori sono fuse e forgiate nuovamente dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto che rifà l’impianto di automazione, monta un robusto castello di ferro e vi fissa i nuovi bronzi il cui suono è ritenuto unanimemente pastoso, gradevole, intonato.10 NOTE 1 Informazioni fornite dall’impiegato dell’ufficio tecnico comunale, Denis De Monte 2 Consultabile sul sito www.archenricogatti.it/Progetti.aspx?idc=4 3 Va precisato che il campanile non rientra nel Piano del colore redatto dall’arch. Enrico Gatti, ciononostante l’architetto medesimo, su specifica richiesta dell’ufficio tecnico comunale, ha suggerito i colori che poi sono stati realizzati. 4 E. TOLLER, Bicentenario del Duomo di Ampezzo, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1991, pag. 80 5 M. TOLLER, Uomini e cose di Ampezzo, Udine, Tipografia Arti Grafiche Friulane, 1961, pag. 101 6 E. TOLLER, op.cit., pag. 80 7 Si narra che all’inizio del XVII secolo fosse anche stato colpito da un fulmine. 8 All’altezza di m. 16,90 strapiomba appena di m. 0,45. 9 G.L. MARTINA (a cura di), Pagherà Cadorna, Diario di Don Vincenzo Rainis, 1999, Lithostampa, pagg. 37, 61. 10 E. TOLLER, op.cit., pag. 82 MISSIONE BOLIVIA DIECI ANNI INSIEME Suore Rosarie e le ragazze dell’internato a Santa Fe. Non può mancare il nostro GRAZIE, a tutti voi che ci avete accompagnato in questi dieci anni di cammino missionario, accogliendo nel vostro cuore il messaggio della solidarietà. Quello che ci fa riflettere con gioia, e che la nostra gente in questi tempi di crisi di lavoro non ha dimenticato gli ultimi, ma ha continuato a dare una mano per costruire un futuro migliore basato sui valori cristiani.I passi sono piccoli, però nella vita delle persone c’è sempre un momento per incominciare, basta dare a loro la spinta giusta del “via”, ma anche saper aspettare e capire il loro mañana. La carità è silenziosa non ha bisogno di parole e riconoscimenti, ma è doveroso dare un reso conto di quanto è stato realizzato in questi anni,ma la cosa più importante è che abbiamo lasciato un segno di speranza,e affiancato gli ALTRI nel non facile viaggio verso la dignità,e non è poco. Con i nostri aiuti abbiamo sostenuto vari progetti già in atto, dai missionari, il Progetto pane e latte e l’orfanotrofio delle suore Rosarie, i campesiños di suor Fulvia, i bambini denutriti del centro di San Carlos delle suore della Providenza, i bambini di strada di padre Brunelli, la scuola per piccoli sordomuti Virginia Madriz.ma non abbiamo dimenticato la gente del nostro padre Nigris, con il progetto di adozioni a distanza, la costruzione di case, scuole, un sostegno alle ragazze di casa Betania, progetti salute e formazione umana, e vari interventi urgenti che si presentano al momento. Con loro siamo cresciuti anche noi, è una strada che abbiamo intrapreso insieme e che ci fa sentire appartenenti alla stessa famiglia di Dio, che si fa carico di ogni fratello e si mette con gioia a camminare con chi incontra. Carissimi amici Ogni tanto metto in fila chi mi vuole bene e lo faccio anche fuori della cappella di casa mia, come ogni mattino dove entra l´elenco che il Signore conosce, dove c´é per prima la parrocchia di Ampezzo, prima ancora di Pordenone e tutta la lista delle persone care che mi hanno dato e danno un mano. Ma quando vado su per Ayacucho, non manca mai uno sguardo alla IVº, “Monte Rico” dove é la prima cappella, quella che mi ricorda Mediis e mi dice come amare le persone che ci hanno nel cuore. Poi vengono le due case per la Mujer, la scuoletta di La Enconada, la grande cappella,che é come una cattedrale dedicata a Papa Giovanni e i ricordi vengono e fanno felicita. Perché é bello essere ricordati e mostrare con le mani che fanno fatica, che il mettere insieme, é quello che fa chiesa. E tanto mi piace quella vostra voglia di tornare a casa del lavoro la sera. Che lo capisco; perché é bello sedersi, dar grazie e programmare e sapere che sotto lo stesso tetto ci sono persone care con cui si lavora e per cui si condivide il pane e la fatica e la gioia di dire: ben fat; encia chesta volta. Il carattere boliviano é brillante; ma non dura; non é con quello che la mia gente vi dice “Gracias”, perché la loro cultura ha tracce di schiavitù, dove segue a pag. 42 41 continua da pag. 41 il “grazie” non esisteva o era programmato. Cosa poteva dire GRAZIE uno o una che dovevano solo lavorare e non avevano nemmeno il permesso di andare a messa la domenica, dato che forse non avevano nemmeno l´anima. E questo la mia gente lo ha dentro e questo spiega la paura dei bambini, la incapacità di instaurare un dialogo e di fermarsi alla pari davanti alla fatica, al lavoro. Voi, con il vostro lavoro, con lo stare vicino, con il mostrare come si deve fare, questo lo avete superato e li avete aiutati a superarlo. Il segno é stato la grande festa di Maria Auxiliadora. l´altr´anno, quando Despìna ha ballato fino a non poterne piú e loro hanno capito che l´amore vero non ha barriere di nessun tipo; quando vedono il dottore che non sa che alle 12 é ora di mangiare, quando vedeva il lavoro crescere, con misura, con soddisfazione per chiudere il conto nel tempo stabilito, senza un “para mañana”, come é costume quí. Ma quello che piú mi piace di voi, a me e a loro, é che abbiamo conosciuto la vostra fede e il vostro perché nel dare. Noi non abbiamo debiti con loro, di colonizzatori; non abbiamo nulla di cui chiedere perdono e questo dice che il gran motore che muove é l´amore quello con la A grande: vi muovete per amore al povero, a chi ha bisogno, perché Cristo ha detto:”Quello che fate al piú piccolo dei miei, a Me lo fate”. É bello vedere venir su una casa, una cappella, una scuola; ma il Signore ha ammirato quel far crescere la gente nella semplicità, nella bontà e cortesia di un bene che sa perché si può e “lo que se puede, se debe”!. Dico alla mia gente che questo é il proverbio che mi ha insegnato mio padre e che questo siete quello che fate voi. In coloro che hanno lavorato, nei nomi delle case che abbiamo fatto a Ayacucho e che sono scritti sulla facciata della casa voglio dire il nostro grazie a chi vi manda, a chi vi dirige, a chi da la mano per fare: alle vostre famiglie che vi vedono partire, a quelli che si mettono nel banchetto a vendere e alle persone che danno un’offerta per collaborare a tutte le parrocchie della forania, perché voi siete la mia Carnia, la mia terra libera e forte e capace sempre di dare e di condividere, perché cosi mostra quello che si ama e si crede, perché vi riconoscete di essere la mano del Signore che consola, e lascia il segno del passare dando un sorriso, asciugando una lacrima 42 Corso di taglio e cucito. e dando la parola e l´aiuto che allevia e spinge a un futuro piú bello e caro. Mandi e grasie di dut, p. Mano Chi racconta una storia-favola comincia con c’era una volta ... Noi raccontiamo una storia di vita che c’è, che è iniziata dieci anni fa ... ambientata nella vallata di Socchieve, Ampezzo, Sauris ... Qualcuno ha fatto risuonare il nome “Bolivia”... ha raccontato come si viveva laggiù o meglio come non si poteva vivere, crescere, imparare, studiare ... Qualcuno ha intuito quanto è importante far conoscere la storia di fratelli in difficoltà e scommettere sulla capacità di aprire il cuore, di coinvolgersi con il destino altrui, di crede- L’emigrant Una valîs come una crôs una coriêra ca spièta, un frutin tacât ala braghesa dal pâri ca’l sta par partî. Al è un quadri di ogni dì chel ca si viôt, cui ca no prova no crôt ce ca è l’emigrasiôn. Al è doloros viôdi un om a vaî par lâ lontan par proviôdi un toch di pan a la sô int ca spièta. E chesta a è la disdeta da la nostra tiera, il destin ingrât. Ma chel tòch di pan, salât di agrimis e sudôr guadagnât cun tant lavôr spès dûr e amâr, al’è sant come il Pan dall’Altâr. re nella solidarietà. Così le comunità della Carnia: Ampezzo, Socchieve, Sauris, Sappada e altre ancora, hanno accolto la sfida dell’ascolto, della messa in gioco, della fraternità. Un cammino di dieci anni, che ha fatto germinare gesti di dono, di condivisione, di aiuto, di accoglienza e di presenza. Noi missionarie e missionari in terra boliviana abbiamo compreso che l’ideale del Vangelo è possibile, perché ci siamo sentiti circondati da tanta amicizia, partecipazione, sostegno. Alcuni, a nome delle comunità credenti e dei paesi della Carnia, sono venuti a trovarci, a capire, a condividere. Di fronte alle necessità hanno scelto di dare la mano, di fare insieme, di costruire, di osare qualcosa di nuovo, coinvolgendosi in prima persona e coinvolgendo altri. Queste comunità sono cresciute nella consapevolezza di essere aperte al mondo; le persone hanno sperimentato di essere indispensabili al bene dell’altro, scoprendo la gioia di aiutare che è più povero; il povero ha potuto comprendere il linguaggio dell’amore che lo fa essere se stesso, nella sua dignità di persona. Non è possibile fare un bilancio di tutto il bene accolto e dato in dieci anni: è possibile intuire che è molto di più di quanto raccontiamo, perché è vita dentro la storia delle persone. È giusto ed è bello dire grazie e intuire che questa è la storia che deve continuare affinché “il mondo abbia vita in abbondanza e creda”! In particolare noi Suore Rosarie ringraziamo ciascuna persona e cominciando da Ampezzo, vogliamo ringraziare tutti quei paesi che si sono fatti solidali non solo con i progetti avviati in favore dei bambini e delle famiglie boliviane, ma con la nostra stessa vita di consacrate per diffondere il messaggio di Cristo che ci fa una sola comunità di fede e di amore. Madre Noris Calzavara, Superiora Generale delle Suore Rosarie ANAGRAFE Ciprian Matteo nato il 30/12/2008 (di Massimo e Ornella Lorena) Roseano Julia Beth nata il 11/01/2009 (di Luca e Gorog Michelle Rynea Ruth Martin) Krasniqi Sara nata il 03/02/2009 (di Istref e Krasniqi Shefkije) Ndabunganiye Jamal nato il 07/02/2009 (di Epimaque e Vendramin Perosa Alice) De Crignis Alessia nata il 19/02/2009 (di Giorgio e Fachin Sabrina) Fachin Sveva nata il 23/04/2009 (di Adriano e Boschetti Natascia) Belluco Giovanni nato il 02/09/2009 (di Cristiano e Petris Caterina) Petris Elena nata il 03/09/2009 (di Diego e Kondratyuk Lyubov) Rabassi Alex nato il 18/11/2009 (di Rabassi Debora) Bearzi Morgan e Emil battezzati il 4/07/2009 (di Andrea e Pivotti Romina) Nati Di Santolo Massimo nato il 26/03/2009 (di Walter e Kralj Rebecca) Bearzi Alessandro nato il 08/10/2009 (di Carlo e Martinis Simona) Sala Melissa nata il 16/11/2009 (di Lorenzo e Sala Laura) Battesimi Martina Pellizzari battezzata il 26/09/2009 (di Alessandro e Termine Tiziana) Bortolotti Filippo nato il 12/05/2008 (di Dario e Lucchini Simona) Masotti Veronica di Michele e Coradazzi Sara, battezzata il 17/05/2009 Cantone Leonardo Denis di Umberto e Ibragimova Tatyana battezzata il 23/05/2009 Marcon Alex di Riccardo e Kratter Michela battezzato il 8/08/2009 Spangaro Valerio di Renato e Benedetti Monica battezzato il 15/08/2009 Galante Eden di Christian e Bearzi Leda, Battezzata il 5/09/2009 De Monte Angela di Giordano e Tatarintzeva Liuba , battezzata l’11/10/2009. Martinios Oani di Ennio e Lajssa Maria Castaneda Martinis battezzato il 22/11/2009 Matrimoni Aurora De Monte battezzata il 14/11/2009 (di Federico e Giovanna Petris) Leon Roberto nato il 22/11/2009 di Claudio e Jennifer Burba Petris Diego e Kondratyuk Lyubov il 04/01/2009 in Ampezzo Lucchini Paolo e Coradazzi Marilena il 14/02/2009 in Ampezzo Galetta Walter Benjamin e Goi Francesca il 05/03/2009 a Genova Bertolini Stefano e Fachin Barbara il 01/08/2009 in Ampezzo 43 I NOSTRI CARI DEFUNTI Spangaro Maria n. in Ampezzo il 06/05/1922 dec. in Tolmezzo il 20/12/2008 Fachin Maria n. in Ampezzo il 12/04/1929 dec. in Ampezzo il 08/02/2009 Tavoschi Anna Maria n. a Comeglians il 01/10/1940 dec. in Tolmezzo il 01/04/2009 Domini Marina n. in Sauris il 25/04/1925 dec. a Tolmezzo il 04/04/2009 Mengoli Dionisio n. in Ampezzo il 20/11/1946 dec. in Belgio il 03/05/2009 Adami Regina n. a Lauco il 26/08/1915 dec. a Tolmezzo il 07/05/2009 Miser Giacomo n. in Ampezzo il 16/01/1938 dec. a Conegliano il 10/06/2009 Fior Bruno n. in Ampezzo il 30/10/1928 dec. a Tolmezzo il 28/06/2009 Fachin Caterina n. in Ampezzo il 09/11/1922 dec. in Gemona del Fr. il 09/08/2009 Martinis Mariangelo n. in Ampezzo il 15/09/1946 dec. a Catanzaro il 24/08/2009 Benedetti Francesco n. in Ampezzo il 18/09/1926 dec. a Tolmezzo il 31/10/2009 Mazza Gabriele (Lele) deceduto a Ferrara il 05/10/2009 Spangaro Giulietta Bulba Eneo Martinis Augusta n. in Ampezzo il 18/06/1920 dec. a Tolmezzo il 13/10/200 Di Centa Giuseppe 44 Varnerin Vittorio n. in Ampezzo il 06/07/1935 dec. in Ampezzo il 10/01/2009 Candotti Marcello n. a Flin (F) il 08/07/1927 dec. a Basilea il 02/02/2009 Pizzato Giovanna n. a Leutschad il 12/05/1921 dec. in Ampezzo il 22/02/2009 Lucchini Francesco n. a Sauris il 26/06/1926 dec. in Ampezzo il 24/02/2009 Crozzolo Emidio n. in Ampezzo il 15/10/1929 dec. in Nogent Sur Marne il 26/02/2009 Candotti Candido n. in Ampezzo il 13/10/1924 dec. in Ampezzo il 14.03.2009 Pellizzari Nicola n. in Ampezzo il 06/10/1925 dec. in Ampezzo il 25/04/2009 Burba Giuseppe n. in Ampezzo il 14/09/1917 dec. in Ampezzo il 10/06/2009 Petris Olimpia n. in Ampezzo il 17/07/1914 dec. in Ampezzo il 13/06/2009 Luca Adelchi n. in Ampezzo il 14/04/1934 dec. a Creteil (F) il 25/06/2009 Salvadori Milena n. a Rovereto il 07/08/1935 dec. in Latisana il 06/07/2009 De Monte Rita n. in Ampezzo il 03/08/1925 dec. in Ampezzo il 14/07/2009 Fachin Maria Dora n. in Ampezzo il 02/03/1920 dec. a Milano il 29/09/2009 Candotti Adriana n. in Ampezzo il 14/08/1926 dec. in Ampezzo il 08/10/2009