Buon
Natale
e felice
Anno nuovo
Dicembre 2009 - n. 59 • Duilio Corgnali - Direttore Responsabile • Aut. Trib. di Udine n.13 del 25.10. 48 • Stampa: Arti Grafiche Friulane / Imoco spa (Ud) • Poste italiane - Sped. in a. p. D. L. 353/2003, (conv.
in L. 27. 2. 2004, n. 46) art.1, comma 2 - DCB Udine Tassa pagata - Taxe perçue • E-mail: [email protected] • C. C. P. n° 14001333 intestato a “Parrocchia della B. V. del Rosario e S. Daniele Profeta” - Ampezzo
La luna
piena
Riflessioni con gli occhi
della fede sul Natale, sui fatti,
sugli uomini e sul mondo
Avete mai visto con calma il
chiarore della luna piena in una
notte serena d’inverno quando il
paesaggio è completamente innevato? Tutto è illuminato a
giorno ma ha un chiarore particolare, una luce diversa argentea bellissima. I cristalli di neve
riflettono tenui bagliori, ogni
ombra sembra sprofondare nel
buio che sa di mistero, e non distingui mai bene se si tratta di
qualcosa in rilievo o in profondità. In questa stagione la luce
proviene da una latitudine che il
sole non raggiunge mai qui da
noi, viene quasi da nord, e il
mondo delle ombre è capovolto.
È davvero un ambiente unico,
particolare. Nel chiarore e nel
silenzio immenso di queste notti ho sempre trovato il momento
segue a pag. 2
Natività dell’altare di Sauris di Sotto, di Michael Parth (1524).
DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA
ideale per una preghiera più intensa, per una contemplazione che anche nell’ambiente esteriore ti porta
ad una interiorità e spiritualità più
grande. Ho scelto per questo la
prossimità della luna piena per il
momento mensile di ritiro nella
mia baita. In dicembre mi accompagna sempre quella parola dell’antifona che ricorda:” mentre la
notte era a metà del suo corso e un
immenso silenzio avvolgeva ogni
cosa, la tua Parola è discesa dal
cielo”. Ci ricorda ad un tempo il
Natale del Signore e il suo continuo scendere nell’anima di chi lo
cerca, di chi si ferma ad ascoltare e
concede spazio ,tempo, disponibilità. Mercoledì 2 dicembre era una
di quelle notti speciali e io mi trovavo lassù nella mia baita, a quota
1850 a contemplare. Non sapevo
che quella notte, qualche montagna più a est, un altro prete, che
avevo conosciuto sulle piste da sci
del bellunese, saliva nella notte di
luna piena sulla montagna per
scendere nella neve fresca al chiaro di luna. Quella notte, quell’immenso chiarore bianco lo avrebbe
avvolto e portato con sé per sempre. Se ne sono accorti solo la sera
seguente quando non si presentò
per la S. Messa. Lo ritrovarono solo due giorni dopo sotto la valanga.
Pensando a questo ho abbinato le
mie riflessioni di quella notte ai ricordi personali legati alla valanga.
Io quella notte avevo meditato sull’annunciazione e avevo immaginato quel momento dell’incontro
di Maria con l’angelo, dove, dopo
aver udito una proposta così inaudita, lei avrà pensato: “adesso cambia tutto, entro nel mondo di Dio”;
avrà pensato in un attimo alla sua
vita trascorsa, ai suoi progetti per il
futuro assieme a Giuseppe, a questo irrompere di Dio che ti dischiude l’assoluta novità e ti chiede di
fidarti. Tanti anni fa, quando mi
toccò l’esperienza della valanga,
proprio questa frase fu al centro
delle mie riflessioni “adesso cambia tutto, entro nel mondo di Dio”.
Io fui travolto e trascinato per di-
2
verse centinaia di metri e alla fine
quando tutto si è fermato ero sufficientemente in superficie per poterne uscire. Gli attacchi erano stati strappati, una racchetta persa e
una piegata ad angolo retto, Ma
quei momenti del viaggio dentro
l’immensa forza della neve, li ho
presenti tutti e ricordo benissimo
quei pensieri che con estrema lucidità scorrevano la vita e con immensa pace si schiudevano a quella
frase: “adesso cambia tutto , entro
nel mondo di Dio”. Anche nel senso dell’avvento, come attesa e desiderio di Dio viviamo nel ricordo
della sua prima venuta l’invocazione del suo ritorno, per cambiare tutto ed entrare nel mondo di Dio.
Questa è dunque la sensazione non
Preiere di Nadal
Ven iu Signor
dal to biel cil di glorie
Ven a confermà la To storie
Ven iu Signor
in cheste poare tiere du là
che regnin dome bistis,
fan e vuere
Ven iu Signor
a colmà la pore e il scur
Ven a consolà
e intiepidì il nostri cûr
Ven iu Signor
come in chel dì a Betlem
Ven a viodi
dal poar e di chel cal gemp
Ven iu Signor
in chest mont
ca l’è simpri plui forest
dome cu la To gracie
si podarà meti in sest
Ven iu Signor
dal To biel cil stellât
Ven a viodi dal mont
c’al è malât
Ven iu Signor
fanus il grant regal
dal perdon e de pâs
come tal prin Nadâl.
solo dei momenti estremi, ma di
ogni vero incontro con Dio, di ogni
vero incontro con lui, è l’atteggiamento interiore del Cristiano libero
che vive nel Signore risorto. Nel vero Natale, quando è Dio che entra
nel mondo degli uomini , chi lo accoglie ha la sensazione di compimento della storia con le sue promesse di salvezza, di cambiamento
radicale dell’uomo e del mondo.
Tutto questo nella semplicità e tenerezza di un bambino che nasce e suscita l’adorazione di quanti, divinamente avvertiti, vanno a vedere.
Questa è una visione alta del Natale
che coniuga l’estrema familiarità
del presepio, con tutti i sentimenti
che suscita, con il senso attuale e ultimo della nostra vita come incontro
con Dio che salva. Dietro quella
culla rifulge la croce e la gloriosa risurrezione che salva il mondo e
porta tutti nel mondo di Dio. Non
lasciamoci dunque abbagliare dalle
luci e dagli aspetti del Natale consumistico, ma contempliamo con
occhi semplici e con la profondità
della storia che ci racconta la fede,
quel bambino che ci è donato come
il salvatore del mondo. Solo in questo modo gli auguri di buon Natale
portano la gioia e la pace della Pasqua e ci dicono che né vita e né
morte potranno mai separarci dall’amore di Gesù, ci dicono che cambia tutto perché noi entriamo nel
mondo di Dio da quando Dio ha voluto entrare come un bambino nel
nostro mondo umano per condurci a
Lui. I pastori se ne tornarono glorificando Dio per quello che avevano
visto e udito… I discepoli di Emmaus tornarono indietro a raccontare che avevano incontrato il Signore
risorto. Due momenti diversi eppure uguali, dell’incontro con il Salvatore del mondo. Coltiviamo dunque
a Natale i ricordi belli e familiari di
un tempo, viviamo la realtà di oggi
con verità e guardiamo con occhi
nuovi al futuro. Buon Natale a tutti,
specialmente a coloro che hanno bisogno di cambiare tutto e di entrare
nel mondo di Dio, ora e un domani.
Mons. Pietro Piller
IL SACERDOTE, DONO
DELLA E PER LA CHIESA
Quando a una persona cara accade qualcosa di straordinariamente unico e irripetibile nella vita, per quello
spesso dimenticato principio di solidarietà si condividono con lei tutti i gloriosi sentimenti che essa vive.
Si fanno proprie la sua gioia, il suo godimento, le sue
conquiste, la sua realizzazione… quasi in un rapporto
di simbiotica empatia! In altre parole, si è felici per la
sua felicità, ed è per questo che vorrei condividere con
chiunque legga questo articolo, una piccola ma significativa parte della mia vita, visto che molti lettori hanno avuto modo di compartecipare a tale soddisfazione.
Confesso che non mi sono mai trovato in così grande
difficoltà nello scrivere qualcosa di me come in questo
momento! Mai infatti prima d’ora m’è capitato di mettere nero su bianco parole che riguardano il dono incommensurabile che ha trasformato radicalmente la
mia esistenza sulla faccia dell’universo: il sacerdozio!
Già “qualcosa di grande” era successo il 15 di marzo
scorso, quando sono entrato nel Duomo di Ampezzo da
laico, e ne sono uscito da ministro ordinato; ero diacono con 2000 anni di servizio nella storia della Chiesa
per mezzo della successione apostolica sulle mie spalle: basterebbe leggere gli atti degli Apostoli al capitolo 6, per farsene un’idea!
Ma il 10 ottobre…!!! Tra le lacrime che facevo fatica
a trattenere e la marea di gente intervenuta tra cui moltissimi amici di Carlino e parenti, ho fatto il mio ingresso nel Duomo Cattedrale di Udine e da lì, ancora
molto frastornato, ne sono venuto fuori Presbitero! Apparentemente lo stesso di prima, ma da allora il Signore per mezzo della Chiesa mi ha dato la facoltà di renderLo presente sull’altare per rinfrancare il Suo popolo radunato intorno alla mensa sacrificale, di “guarire”
le anime col perdono i peccati e rinnovare la vita di
chiunque con spirito contrito e fiducioso si affida al tribunale della Sua Misericordia, di confortare i cuori affranti dalla sofferenza fisica e lenire il loro dolore col
Sacramento dell’Unzione degli infermi!
Tra le tante idee teologiche, bibliche, tradizionali o
comunemente circolanti sulla figura del sacerdote, a
me piace ricordarne 5: due dall’AT, due dal NT e una
dal Vaticano II:
Il prete, tralasciando tutti gli aspetti burocratici (e
umani!) è colui che, partecipando dell’unico Sacerdozio di Cristo, è colui che nella persona di Cristo incarna ciò che di Lui il profeta Isaia dice al capitolo 61, ai
versetti 1-3 “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha
mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà
degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, […], per
consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di
Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio
di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode inve-
ce di un cuore mesto) Il Concilio Vaticano II nella “Lumen Gentium”, documento fondamentale per capire la
Chiesa oggi, dice al suo 28° capitolo che “I presbiteri,
[…] in virtù del sacramento dell’ordine ad immagine
di Cristo, sommo ed eterno sacerdote (Eb5,1);
(Eb7,24); (Eb9,11), sono consacrati per predicare il
Vangelo, essere i pastori fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento. Partecipi, nel loro grado di ministero, dell’ufficio dell’unico
mediatore, che è il Cristo (1Tm2,5) annunziano a tutti
la parola di Dio. Esercitano il loro sacro ministero soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove, agendo
in persona di Cristo e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al sacrificio del loro capo
e nel sacrificio della messa rendono presente e appli-
cano fino alla venuta del Signore (1Cor11,26), l’unico
sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo,
il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale vittima immacolata (Eb9,11). Esercitano inoltre il
ministero della riconciliazione e del conforto a favore
dei fedeli penitenti o ammalati e portano a Dio Padre
le necessità e le preghiere dei fedeli (Eb5,1). Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di
Cristo, pastore e capo, raccolgono la famiglia di Dio,
quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, per
mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre e in
mezzo al loro gregge lo adorano in spirito e verità
(Gv4,24). Si affaticano inoltre nella predicazione e nell’insegnamento (1Tm5,17), credendo ciò che hanno
letto e meditato nella legge del Signore, insegnando ciò
che credono, vivendo ciò che insegnano. […] Nelle
singole comunità locali di fedeli rendono in certo modo presente il vescovo, cui sono uniti con cuore confidente e generoso, ne assumono secondo il loro grado,
gli uffici e la sollecitudine e li esercitano con dedizione quotidiana.”
segue a pag. 4
3
continua da pag. 3
Bello è pensare al Sacerdote come il “Mosè sul monte” di Esodo 17,8-14: il popolo di Israele in guerra con
gli Amaleciti vinceva solo quando Mosè innalzava le
braccia verso il cielo in preghiera! In effetti, il prete
non fa altro, con la recita del breviario, che pregare
con/per la Chiesa e il popolo di Dio (e non per sé stesso!): Intercede presso Dio come Mosè affinché i cristiani possano vincere per il loro battesimo sul male
dentro e fuori di loro!
Il ministero sacerdotale è infatti ordinato esclusivamente per il sacerdozio comune dei battezzati! Insieme
infatti, come dice San Pietro nella sua seconda lettera
al capitolo 2, versetti4-6 “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive
per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a
Dio, per mezzo di Gesù Cristo”. Di modo che, quindi,
come marito e moglie sono vicendevolmente chiamati
a santificarsi reciprocamente, così anche il sacerdote
diocesano è chiamato a crescere i fedeli nella santità, e
a santificarsi per mezzo loro! A tal proposito, sempre
l’Apostolo Pietro aggiunge nella sua lettera:“Esorto gli
anziani (i presbiteri) che sono tra voi, quale anziano
come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse,
ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone
a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E
quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce. Ugualmente, voi,
giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti
di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione,
perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il
vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”.
(1Pt 5, 1-9a)
La mia vita, quindi, dal giorno del mio Battesimo,
della mia Cresima, e ancora di più dopo la consacra-
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zione presbiterale non mi appartiene più, ma vorrebbe
essere donata totalmente al Signore Gesù perché come
dice Paolo nella lettera ai Galati (2,20b) “Questa vita
nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che
mi ha amato e ha dato se stesso per me”.
L’amore che Gesù riversa su di me in ogni istante è
tale che non posso tacerlo ed egoisticamente appropriarmene, ed è con questo spirito che sto muovendo i
primi passi e “vagiti sacerdotali” nella forania di Ampezzo avendo lasciato ufficialmente (ma mai di fatto!)
la parrocchia di Carlino e, come ho avuto già modo di
scrivere da Diacono, ora lo ribadisco da Presbitero:
unico mio scopo è quello di far conoscere e amare il Signore Gesù, far sperimentare la sua presenza liberante
da tutto ciò che impedisce all’uomo di essere più uomo, e ai giovani di essere più giovani! La fragilità infatti è conseguenza di una vita fondata non sulla roccia
ma sulla sabbia! La gioia vera infatti non è nell’alcol,
nelle sballate del sabato sera (quante morti ancora dovranno esserci per rendersene conto?), o in un ago conficcato nel braccio, nel bruciare sempre più precocemente le tappe dell’incontro sessuale perché “tutti oggi
fan così” (risolvendo poi le conseguenze con un aborto, per la filosofia del “il corpo è mio, e io decido cosa farne”!!!) nell’andare a donne o uomini perché stanchi del coniuge, o a far bravate, perché annoiati della
monotonia della vita, nella bestemmia come sfogo di
qualsiasi banalità andata storta! Ciò che può veramente riempire la vita, è solo l’attingere dalla sorgente inesauribile della vita e della pace: per questo i miei non
sono discorsi puramente moralistici!
Gesù dice “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non
come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il
vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14, 27). Pertanto
il mio ministero sacerdotale, non è altro che un portare
la pace di Gesù nei cuori affaticati di coloro che ancora non lo conoscono, un scaldare i cuori di chi vive nella tiepidezza, un alimentare il rapporto tra Lui e chi già
ne ha fatto esperienza. Egli ci ha aperto la via per poter essere liberi da tutto ciò che ci imprigiona, conseguenza del peccato, sta a noi ora, percorerla! Il dono
del ministero sacerdotale che ho ricevuto, pertanto, non
è per me, ma per chiunque ne abbia bisogno nel cammino verso quel Regno che tanto è invocato nel “Padre
nostro”.
d. Fabio Filiputti
Incamminiamoci alla ricerca
delle nostre sorgenti d’acqua
Laudato si’, mi’ Signore.
Per sor’aqua,
La quale è molto utile et humile
et pretiosa et casta.
La finitezza comunicativa del Santo di Assisi, ricca di trasparenze poetiche e spunti iconografici, sottolinea,
con innegabile intenzionalità, quanto
è preziosa l’acqua e, di riflesso, vuole esplicare la sua notevole rilevanza
sociale già nel secolo XIII.
Tutti noi sappiamo che l’acqua è
quanto mai indispensabile per il nostro vivere. Non va dimenticato che
l’acqua rappresenta il 70% della nostra massa corporea (sangue 80%,
scheletro 20%) ed è, per i viventi, il
mezzo di trasporto degli alimenti e
delle sostanze di rifiuto (liquidi fisiologici). In certi casi estremi l’acqua è
così preziosa (ad esempio in astronautica) che, recentemente, sono stati approntati complicati congegni onde ricavare l’acqua bevibile anche dai
liquidi fisiologici di rifiuto. Eppure,
in generale, si è più propensi a scialacquare le risorse idriche disponibili
che effettuare un dovuto costruttivo
risparmio. Una città di Provincia come Udine consuma 228 litri d’acqua
per abitante (Padova 308 litri), mentre
alcuni acquedotti civici hanno una
perdita idrica notevole come Gorizia,
Belluno e Trieste (in
media il 50% della
captazione idrica!).
Da sempre l’uomo, per la sua sopravvivenza, ha ricercato l’acqua nel
proprio contesto naturale, sia essa allo
stato liquido o allo
stato solido (durante
le terribili ere glaciali). Invero l’uomo primitivo,
essenzialmente cacciatore, bevendo il sangue degli
animali uccisi, compensava, in situazioni
difficili, il proprio
deficit idrico corporeo.
Solo nel 1783 si
riuscì a capire che
una molecola d’acqua è costituita da
due atomi di idrogeno e di un atomo
di ossigeno e, ciò, per merito dello
scienziato Antoine – Laurent Lavoisier (1743-1794) che determinò pure,
nella composizione dell’aria, oltre all’anidride carbonica già definita dall’inglese Black, la presenza di ossigeno ed azoto. Ovviamente le acque naturali che sgorgano dalle nostre
sorgenti contengono Sali allo stato
dissociato, nella maggior parte dei
casi trattasi di Sali di calcio-magnesio. Ed è propriamente in base alla
percentuale dei Sali disciolti che le
acque sono classificate dolci, dure e
durissime. I nostri Avi conoscevano,
per intuitive osservazioni, le qualità
delle acque di risorgiva. Decisamente
rifiutate le acque contenenti Sali di
solfato di calcio, le acque selenitose,
meglio conosciute come “aga di
scaiola”. In sintonia con il rifiuto di
utilizzare queste acque gessose il rivolo di derivazione veniva, spesso,
denominato “Aga dalla gosa”.
Sull’orizzonte vernacolare la ricerca attenta delle sorgenti è stata,
per i nostri Avi, un encomiabile impegno operativo, delicato ed attento
con sequenze di piccole e grandi
opere ed accostamenti materici, il
tutto completato con l’uso creativo
di manufatti lignei e lapidei idonei
per l’attingere le acque in ordine al-
le esigenze del tempo. Il nostro Territorio è connotato dalla presenza di
sorgenti, storicamente e culturalmente legate al nostro passato, sorgenti da
percepirsi, quindi, come valenze significative onde dialogare con quanto ricordiamo delle nostre tradizioni,
usi e costumi, più delle volte emblematici, che, poi, in sostanza, rende
possibile condensare il tutto nelle
memorie storiche della Comunità.
Purtroppo, in molti casi, la valenza
paesaggistica ed il pregio ambientale
di alcune note ed importanti sorgenti
sono stati, in qualche modo, modificati e alterati a causa di management
gestionale sovracomunale delle derivate risorse idriche.
In molti casi, le strutture storiche e
ambientali, strettamente legate alla
sorgente, possono essere salvaguardate e rafforzate. In questi casi il modello vernacolare ed iconografico
nonché i riferimenti lessicali dell’insieme della sorgente vanno riscattate
dall’abbandono con restauri attenti e
validi sul profilo culturale e storico
(esempio significativo, meritorio di
plauso, l’attento recupero restaurativo
delle vecchie fontane, a caverna, di
Trava).
Sulla base di una elencazione, elaborata, su profili di una memoria pienamente vissuta, dal nostro concitta-
segue a pag. 6
5
continua da pag. 5
dino Zatti Giovanni, riconosciuto custode del patrimonio conoscitivo della nostra Comunità, siamo in grado di
ricordare le sotto descritte sorgenti,
da considerarsi identità sedimentate
nel corso di secolari vicende, senza
trascurare, in sotto inteso, qualche
cenno di attenzione alla Storia locale.
Da tener presente, in generale, superando l’odierno concetto di demanialità, che le sorgenti venivano utilizzate coniugando la conservazione
del patrimonio idrico con una prudente strategia d’uso collettivo. Da
secoli la popolazione montana è stata forgiata per istituire congegni di
adattamento alle difficili condizioni
ambientali ed è per questo che l’uso
delle acque, non solo per uso potabile, ma anche per forza idraulica per
mulini e segherie, era reso possibile
con interventi collettivi sapienti e risolutivi.
Svolgendo attente e distensive ricognizioni nel nostro territorio è possibile trovare, riscoprire e visitare le
sotto richiamate sorgenti:
nel contesto del “Rio da la Madona” (sopra Nemboluzza) troveremo
difficoltà ubicare il sito della sorgente in quanto vi sono accumuli di fogliame e ramaglie. Il recupero può essere effettuato solo con la dovuta attenzione e delicatezza, asserisce Zatti
Giovanni, adoperando soprattutto le
mani, al massimo utilizzando piccoli
attrezzi di giardinaggio escludendo,
sempre, utensili pesanti e dirompenti.
Nel “Rio Fontana” la sorgente ivi
ubicata ha, oggi, una portata idrica ridotta, a volte subisce forte riduzione
di deflusso.
Gli eventi sismici, in certi casi, modificando, in negativo, la portata delle sorgenti causando poi, con il tempo, l’essiccamento della stessa (come
nel caso della sorgente del “Stali dai
Lis”).
La sorgente di “Sedret”, in località
“Ludan”, era, un tempo, molto ricercata ed apprezzata durante lo sfalcio
dei prati sotto il solleone. Le sue acque erano un valido supporto rinfrescante anche per il viandante di passaggio, che non trascurava di riempire la sua “butacia”. È auspicabile, per
questa sorgente, un corretto riordino
del sito di captazione e dell’intorno.
A quota 1000 c.ca, con qualche difficoltà, è possibile ritrovare “l’Aga di
Iôf ”, poco conosciuta, dimenticata,
un tempo però strategica durante le
6
fasi della fienagione sui prativi di altura, se non altro per tenere la “cot” in
acqua nel suo apposito contenitore
(codar).
La più nota e leggendaria sorgente
del comparto di Cima Corso è la denominata “Staipa di Pach” che dà
un’abbondante acqua fresca, limpida,
leggera, filtrata da torbe mineralizzate a forte profondità (percorso sotterraneo a sifone). La Comunità ha derivato questa preziosa acqua per l’acquedotto civico con ingegnose opere
murarie (ponti canali) e canalizzazioni interrate realizzate con singolari
manufatti lapidei, perfettamente stagni, già nel secolo XIX.
Altra sorgente da non trascurare è
situata in “Cuesta Fornecia”, a monte
del “Rio di Val”. Può considerarsi l’unica sorgente di acqua bevibile del
comparto in quanto, al di sotto di
quota 1300, tutte le acque di risultiva
sono selimitose (di “scaiola”).
Sulle pendici del Monte Pura, nella
zona del “Larchs”, partendo con un
sentiero dalla mulattiera della “Salina”, si può arrivare alla sorgente che
ha, fra altro, il pregio di fare riaffiorare le sue acque anche quando il sito
è avvinchiato dal gelo. Sempre nel
contesto del Monte Pura, lungo la
mulattiera che si diparte dalla strada
primaria, ritroviamo, a quota 920, la
sorgente “Radiis”, acqua indispensabile e vitale per il viandante del passato. Questa esile sorgente dà un filo
d’acqua che esce da un ovale modellato nella viva roccia, a suo tempo,
con solo punteruolo e martello (…ed
olio di gomito). Nel contesto montano in discorso, nell’ambito di una
programmazione di recupero ambientale, potrebbe trovare posto il ripristino della attuale vasca interrata,
oggi semi sepolta ed, in parte, danneggiata dal passaggio di mezzi pesanti, quale riserva idrica. L’intervento potrebbe essere completato con inferriata orizzontale di protezione.
Oramai da tempo dimenticata la
sorgente del “fornel” sulla strada per
Sauris (oggi il toponimo si è trasformato in “Plan inclinat”). Eppure questa sorgente ha alimentato, con la sua
preziosa acqua, i primi “Laip” lignei
pubblici, mediante condotte idriche,
realizzate traforando tronchi di pino
nero, che arrivano fin a “Ca’ Garzot”
(alcuni reperti di queste singolari tubazioni sono state ritrovate durante i
lavori sul rio Clap nell’anno 1958).
L’enorme trivella impiegata per la
predisposizione delle tubazioni lignee in discorso giaceva come utensi-
le archeologico nei magazzini comunali. Scomparve nel nulla durante gli
eventi tellurici del 1976.
La mitica sorgente di “Pala Pelosa”
dà, ancora oggi, l’acqua più pura, leggera e raffinata del territorio. Le sue
acque, a dispetto del consumismo più
sfrenato, sono ancora ampiamente
apprezzate da una cerchia di intenditori. In alcuni casi fedeli consumatori
raccolgono l’acqua in capaci contenitori per dare la possibilità ad amici e
familiari di poter assaggiarla durante
lo svolgimento di lauti pranzi.
Per apodittiche ragioni di contenere
gli spazi, ci limitiamo ad un approccio conoscitivo con le sorgenti di altura, enucleate nel contesto dei pascoli e delle malghe, in buona parte
imbrunite dal tempo e destinate ad
essere degli obsoleti reliquati.
Fra queste sorgenti ricordiamo la
denominata “Ruviis da la Stangiada”,
ubicata nel settore vicinorio della
malga “Bernon”, dall’acqua purissima ma decisamente gelida! (3° - 4°)
che obbliga l’utilizzatore a prenderla
a piccoli sorsi e con la dovuta prudenza. In caso contrario la fretta può
dare seri guai da non sottovalutare.
Nei pressi della malga “Tintina”
una singolare sorgente dà corso ad un
piccolo ruscello dalle acque di trasparenza inverosimile ma nello stesso
tempo notevolmente gelida. Il suo
utilizzo, per sopperire al richiamo
della sete, deve essere svolto con tanta prudenza. Anche risalendo, da
malga “Tintina”, i ghiaioni del Tinisa,
in casi estremi è possibile attingere
dell’acqua potabile da esili sorgenti
incastonate da detriti ricciosi. Poi, sul
ritorno da malga “Tintina” verso il
Pura, se la sete dovesse reclamare un
po’ d’acqua, è possibile trovarla nel
“Rio della Calcina” sgorgante fra due
enormi trovanti.
Avviandosi alla conclusione di queste righe che intendono, in qualche
modo, riprendere le tematiche ambientali, è doveroso ricordare la grandiosa
sorgente del “Chialada” legata, intimamente, alla storia antica della frazione
di Oltris. In tempi remoti, la laboriosa
popolazione di Oltris predisponendo
un abbarramento sul rio “Chialada”, a
valle della sorgente e in corrispondenza della carrareccia di “Chiars”, realizza, con corretta impostazione idraulica,
una singolare roggia onde poter condurre le acque del rio nell’ambito frazionale. Vi sono ancora evidenti tracce
di questo antico manufatto idraulico,
tracce che andrebbero tutelate come
memoria storica di una capacità creati-
va collettiva difficilmente ripetibile nei
tempi odierni.
Per la frazione di Oltris disporre di
una costante non trascurabile volumetria idrica significava poter impostare strutture e servizi utili per la Comunità. Di qui la realizzazione di un
capace ed esteso lavatoio pubblico
connesso con un congegno ingegnoso
che acconsentiva di sciacquare, in
modo esauriente, le viuzze in ciottolato interne all’abitato a fine inverno.
Ovviamente la parte più consistente
della portata idrica serviva, quale forza motrice, per il funzionamento di
due laboriosi mulini. In tempi successivi la stessa acqua del “Chialada”
garantiva l’attivazione di due centrali
idro-elettriche dei Fratelli Nigris fino
agli anni quaranta del secolo scorso.
Oggi le acque del “Chialada”, in forza della demanialità delle risorse idriche, sono in un certo senso, disperse
in varie reti di acquedotti anche oltre
i confini del territorio comunale. A
proposito è significativo il lamento
del Cantore di Oltris, Burba Ermes,
che così esprime. “No ti cognossi plui
aga frescja dal gno riù, limpida e clara, dula sestu lada?”.
Nel contesto frazionale di Voltois,
l’acqua, in tempi neanche troppo remoti, era una risorsa rara. Quindi le
piccole sorgenti di “Macilis” erano
tenute in grande considerazione. Il
toponimo assegnato potrebbe significare, data la presenza di acque risorgive, la possibilità per la Frazione di
effettuare, in appositi incavi, il macero della canapa e le prime lavorazioni
per ricavarne le preziose fibre.
In conclusione di questa disamina
sulle sorgenti non possiamo trascurare di ricordare la conca di “Diron”
dove confluivano, dai versanti contrapposti, i prativi delle due frazioni
di Oltris e Voltois, gestiti e sofferti da
intere generazioni di assidui agricoltori (in gran numero le donne).
Le due Comunità frazionali, nel loro percorso storico e sociale, sono
riuscite a superare dissidi atavici e,
con raffinate metodologie collettive,
hanno potuto gestire, in maniera corretta e rispettosa, le scarse risorse
idriche del comparto soprattutto durante il periodo laborioso della fienagione.
Oggi le labili tracce di un passato di
lavoro e sacrifici non sono sufficienti
a riscoprire gli ambiti ancestrali, vissuti in silenti sofferenze da intere generazioni frazionali. Triste, a proposito, la vista dei ruderi degli stavoli immersi nella vegetazione selvaggia.
Occorre veramente uno sforzo ideativo per poter immaginare e rivedere,
come fantasmi del passato, nel recesso ombroso e leggiadro della “Pocia
dal Spelat” il susseguirsi, in amicizia
ed armonia (e perché no anche in
amore) di intere generazioni di uomini e donne delle due Frazioni per raccogliere, nelle loro “Butacie”, un filo
d’acqua fresca.
Nel nostro prossimo futuro sarà auspicabile una maggior attenzione al
senso della ruralità, sia come presente che come passato, riallacciandosi
alla memoria ancestrale del nostro
paesaggio ed evitando, nel contempo,
di non soccombere, con frequenza, al
consumismo dilagante che altera,
drasticamente, l’immagine vera della
nostra Storia locale, la Storia tacitamente insegnata dai nostri Avi.
Un ringraziamento particolare a
Zatti Giovanni per la sua dotta informativa, ricca di sensibilità e di rara
perizia.
GITA A CASTELMONTE
Anche quest’anno in data 20 ottobre il bel gruppetto dei nonni della
Casa di Riposo “Monsignor Nigris”
è andato in gita a Castelmonte. La
meta, il santuario di Castelmonte a
Cividale del Friuli, si è prestata ottimamente alla trasferta, consentendo sia il raccoglimento nel Santuario sia lo svago nel graziosissimo
ristorante ai piedi del Monte.Dopo
la Santa Messa frate Isidoro si è fermato a parlare un po’ con noi e poi
ci ha benedetti tutti.
Il personale, parenti e volontarie
che ci ha partecipato è stato molto
attento e allegro creando un clima
di grande festa.
Sul pulmino si sono alternate alle
preghire canti e filastrocche..
Queste occasioni vengono vissute
con grandi emozioni ed aiutano ad
interrompere la vita quotidiana della nostra Casa di Riposo.
Confido di mantenere questo appuntamento anche per i prossimi
anni.
Alla prossima
Susanna
7
LUGGAU
“E ora andate!”….
“Andiamo da soli?”
“Certo che no! Vengo con voi.
Sappiatelo: sono con voi ogni giorno!..”. Sono questi i versi della poesia di don Ermanno che mi tornano
in mente ogni anno, alle 3 del mattino quando, a Cima Sappada, ci si
ritrova per partire, assieme a numerosi pellegrini, per il Santuario di
Maria Luggau.
“Ora andate!”…zaino in spalla,
bastone in mano, scarponi ai piedi!
“Andiamo da soli?”. No, nessun
pellegrino si sente solo: numerose
(anche 700) sono le persone che
condividono l’esperienza, le preghiere, i rosari, la fatica fatta durante la strada. Infatti c’è sempre
una mano, uno sguardo amico, una
parola di incoraggiamento per chi
fa fatica. Lo scambio di esperienze
mentre si cammina, il raccontarsi
un anno di lontananza, il condividere gioie e dolori con chi prega vicino a te, fanno sì che ci si senta un
tutt’uno, ci si senta una famiglia
che procede verso la stessa meta.
“Vengo con voi, sappiatelo!”. E’ la
certezza che ognuno porta nel cuore,
al di là dei monti c’è la presenza di
Maria che aspetta, paziente, che questi suoi figli arrivino, stanchi ma felici di ritrovarla. In cambio lei regala il
suo sorriso, la sua materna accoglienza, la sua vicinanza per il nuovo
anno da affrontare. Il tutto sembra
più facile, più superabile, più leggero... Non si è soli!
Pellegrini rivolti tutti verso la
stessa meta, verso la stessa Madre
che abbraccia, consola, sorride e ci
lascia ripartire con tanta gioia nel
cuore e fiducia nella sua presenza.
Grazie Maria per questo tuo esserci
e per queste tue parole: “E ora andate!”.
***
Non so se il “raccontare” l’esperienza, oramai per me più che ventennale, del pellegrinaggio a piedi
verso Maria Luggau, possa fare
realmente capire quanto essa sia
bella ed emozionante; infatti, solo
vivendola in prima persona ci si
può rendere conto di quanto sia ricca di profonda spiritualità proprio
8
I pellegrini d’inverno sul passo Oregone.
perché accompagnata dalla preghiera costante.
Ma il racconto crea un certo sentimento nelle persone che ascoltano
e per questo, ogni anno, si aggiungono, inizialmente solo per curiosità, molti pellegrini.
La partenza è da Cima Sappada
alle ore tre del mattino. Ci si incammina pregando al chiarore della
luna (quando c’è) e delle torce; durante i tratti in salita si sospende la
recita del Santo Rosario e si continua chiacchierando con le persone
che si incontrano lungo il sentiero;
le soste per la merenda poi riuniscono i pellegrini che condividono
spontaneamente le provviste che
hanno nello zaino. L’arrivo al Santuario costituisce un vero e proprio
momento di festa: le campane suonano e ai bordi della strada gli abitanti sostano per assistere al passaggio dei pellegrini che occupano
l’intera carreggiata; al canto delle
litanie si entra in chiesa e subito si
scorge Lei, la Madonna di Luggau,
quella per la quale ciascuno di noi è
arrivato fin qui per ringraziare, per
chiedere, per cercare… Si incontrano ogni anno i vecchi amici e ogni
volta se ne conoscono di nuovi; i
rapporti già esistenti di amicizia si
intensificano proprio perchè il pellegrinaggio rappresenta un’esperienza forte di fede e di preghiera.
“Uniti nel cammino e nella preghiera”: con questo spirito si partecipa al pellegrinaggio verso Maria
Luggau. Questo sentimento dovrebbe accompagnare anche il nostro cammino quotidiano per renderci davvero liberi e capaci di metterci continuamente in relazione
con i nostri fratelli.
Enza
***
Sono ormai 6 anni che non vedo
l’ora che arrivi la 3^ domenica di
settembre per recarmi in pellegrinaggio al Santuario di Maria Luggau. Ho sempre avuto molta fede
nella Madonna ed in un periodo
non proprio felice della mia vita mi
sono sentita di recarmi di persona a
chiederle aiuto. Non sono una tipa
che ama molto camminare, anzi mi
definisco una pigrona e sinceramente mi spaventava fare a piedi 60
kilometri in montagna.
Sì, ho fatto molta, moltissima fatica e ho distrutto le unghie dei piedi, ma la gioia e la pienezza che mi
sono rimaste dentro hanno cancellato tutto!
È bellissimo condividere il cammino con tanta gente per lo più sconosciuta fino a quel momento, confortarsi a vicenda e scambiarsi qualche
confidenza sui tanti motivi personali
che spingono a fare un’esperienza
del genere. Comunque posso dire
con tanta gioia che c’è ancora tanta
fede nelle persone e in questi nostri
giorni pieni di superficialità è uno
spiraglio pieno di luce che mi fa
guardare avanti con fiducia.
***
Per me la partecipazione al pellegrinaggio è iniziata grazie ad una
carissima amica che tre anni fa mi
ha appunto spronata verso questa
nuova esperienza. Ed io oggi ringrazio di cuore questa persona per
avermi fatto conoscere questa
realtà.
Il camminare assieme a tante persone, che arrivano da tanti luoghi
della regione ed, essendo così numerose, nel tragitto non avremmo
modo di conoscerle tutte, con alcune si scambierà qualche parola, altre rimarranno un ricordo che sicuramente ogni anno a questa ricorrenza noi rivedremo senza sapere
nulla di loro.
La cosa speciale è questa: pur non
conoscendoci, tutti insieme, abbiamo in questa indimenticabile esperienza un obiettivo comune e cioè
quello di dedicare tutte queste ore
di cammino e fatica alla preghiera
Il 2 gennaio mons. Pietro con altri amici ha fatto il pellegrinaggio invernale a Luggau per
la quarantesima volta; aveva infatti iniziato questo appuntamento del due gennaio nel
1969. Spera di continuare ancora per diversi anni.
per essere più vicini a Dio e alla
Madonna.
Quest’anno è stato il terzo anno
per me e sono stata dalla Madonna
di Luggau, oltre che per pregare per
tutte le intenzioni che ognuno di noi
ha espresso lungo il cammino, per
ringraziare la Madonna per quello
che ho: la mia famiglia, la salute
dei miei cari e la possibilità di vivere in tranquillità nel nostro piccolo
paese; queste cose al giorno d’oggi
sono le più importanti, quelle che
contano e così, iniziato il primo anno di pellegrinaggio, non riesco a
non ripetere questa esperienza.
E un percorso che ti dà tantissimo, io consiglio tutte le persone
che ancora non hanno avuto modo
di fare quest’esperienza di parteciparvi, sicuramente saranno appagate e rinforzate nella fede.
Lavori in parrocchia
• La Casa Bullian
Si è concluso l’acquisto del piano terra e del primo
piano della casa Bullian adiacente al Garage della canonica. I locali, per ora completamente inagibili per
il progressivo degrado degli anni di abbandono, verranno in futuro destinati, dopo una ristrutturazione
adeguata, a locali per la catechesi e attività parrocchiali. A questo scopo verrà fatta una domanda di
contributo palla regione con il prossimo anno.
• Il sagrato della Chiesa
Il contributo per il restauro del sagrato della chiesa
sarà erogato dalla regione con una rata annuale di €
7.350,00 per venti anni. Il lavoro verrà eseguito in
primavera dalla ditta “L’unione” di Enemonzo. La
spesa verrà sostenuta con un mutuo coperto dal contributo regionale.
Il progetto prevede la rimozione delle lastre in cemento e delle pietre, ripropone con le vecchie pietre
il disegno della croce con le piccole croci laterali, al
posto delle lastre in cemento verrà posata una pavimentazione di pietra più chiara, dello stesso materiale dell’attuale marciapiede. Gli alberi verranno sostituiti con piante meno invasive e verrà ricavato nell’angolo verso la piazza lo scivolo per abbattere le
barriere architettoniche.
• Gestione del rendiconto parrocchiale
Con il programma parrocchiale elaborato dalla
UNITELM di Padova, viene gestito il bilancio delle
Parrocchie di Ampezzo, Sauris, Socchieve e prossimamente anche Raveo (Parrocchie di cui è rappresentante legale e responsabile don Pietro Piller). Materialmente il lavoro di registrazione dei dati viene
eseguito da Spiz Gianna che ogni martedì, quando
don Pietro è a Sauris, svolge questo lavoro in canonica. Gianna segue inoltre, coadiuvata dal comitato dei
genitori, le pratiche inerenti alla gestione della scuola Materna. Siamo grati a chi svolge con dedizione e
competenza questi servizi preziosi per le nostre Parrocchie.
9
Sintesi della situazione economica
della parocchia al 30 novembre 2009
ENTRATE
ENTRATE ORDINARIE
Offerte in Duomo e nelle varie chiese
Offerte per candele votive
Offerte per servizi (battesimi,matrimoni,funerali)
Offerte delle famiglie (buste quartese)
Entrate per attività parrocchiali (bollettino, stampa cattolica, pellegrinaggi, gite e varie)
Entrate per pesca di beneficenza (SS.Pietro e Paolo)
Offerte da privati
Entrate per interessi ccb e ccp
ENTRATE STRAORDINARIE
Contributo regionale per ristrutturazione sagrato del duomo – rata contributo 2009
Raccolta offerte per opere di bene (Caritas)
ENTRATE PER PARTITE DI GIRO
Raccolta in chiesa per i terremotati dell’Abruzzo
TOTALE ENTRATE AL 30.11.2009
RIPORTO SALDO ATTIVO AL 01.01.2009
TOTALE COMPLESSIVO ENTRATE
13.439,83
2.721,62
3.400,00
9.790,00
3.525,00
6.055,08
2.091,00
3.378,40
44.400,93
7.348,19
3.520,00
10.868,19
930,00
930,00
56.199,12
67.777,31
123.976,43
USCITE
TITOLI
Acquisto titoli
OPERE DI BENE
Sostegno a famiglie bisognose (Caritas)
USCITE ORDINARIE
Imposte,tasse e assicurazioni varie
Spese sostenute per arredi comuni, acquisto di libri, fiori, particole e vino
Spese per acquedotto comunale
Riscaldamento canonica
Riscaldamento duomo
Spese telefoniche
Spese per energia elettrica canonica, duomo, e chiese di Oltris – Voltois - S.Antonio
Spese per stampa bollettino parrocchiale, acquisto stampa cattolica, sussidi ai catechisti,
pellegrinaggi e gite, attività foraniali ed attività pastorali.
Spese per pesca di beneficenza (SS.Pietro e Paolo)
Onorari a professionisti
Versamento ritenuta d’acconto su onorari
Spese per riparazione e manutenzione attrezzature
Spese per acquisto materiale di cancelleria
Spese postali e varie
USCITE STRAORDINARIE
Acquisto porzione di fabbricato adiacente la canonica
Anticipazione in favore della scuola materna paritaria “mons. E.Bullian”
Spesa per acquisto e posa in opera di pannelli solari nella canonica, sostituzione elettrodomestici
Rimborso prestiti da privati
USCITE PER PARTITE DI GIRO
Versamento alla Caritas diocesana delle offerte raccolte in favore dei terremotati dell’Abruzzo
CONTRIBUTI ECCLESIASTICI
Versamento in favore dell’istituto diocesano a sostentamento del clero
TOTALE USCITE AL 30.11.2009
SALDO ATTIVO AL 30.11.2009
TOTALE A PAREGGIO
10
9.894,72
9.894,72
3.520,00
3.520,00
3.018,37
3.018,97
141,00
878,84
1.890,02
810,11
1.677,74
9.674,75
1.512,98
2.928,30
316,60
3.117,98
465.78
316,40
29.767,84
35.000,00
15.000,00
3.250,00
4.500,00
57.750,00
930,00
930,00
1.533,00
1.533,00
103.395,56
20.580,87
123.976,43
LA FAMIGLIA DI... OGGI
La famiglia, che è alla base della società, è una realtà
molto complessa: non c’è nulla di più stabile e, nello
stesso tempo, di più mobile della famiglia; è stabile perché composta di padre, madre, figli, eventuali nonni,
zii, parenti vari…ed è mobile perché i costumi, le regole, le gerarchie e i rapporti variano a seconda dei vari
popoli della Terra.
Oggi, soprattutto, nel nostro mondo occidentale, il
matrimonio ha perso di valore e va di moda la cosidetta “convivenza”. I sostenitori delle convivenze sono
convinti che, prima del matrimonio, ci deve essere una
specie di prova, un periodo di tempo più o meno lungo
appunto di convivenza libera da qualsiasi forma di regolamentazione. Queste persone che scelgono la convivenza ritengono che l’unione di un uomo e di una donna si fonda esclusivamente sull’amore inteso come bisogno l’uno dell’altro, dimenticando che l’amore è
anche fedeltà, coerenza e donazione di sé.
Vorrei ricordare sinteticamente un articolo di Don
Giuseppe Faccin, direttore dell’Ufficio Diocesano di
Pastorale per la famiglia; l’articolo è apparso di recente sul “Foglio di informazioni ecclesiali per gli operatori pastorali” ed è intitolato “In ascolto delle giovani
coppie conviventi”.
Don Faccin, oltre ad analizzare la convivenza come
prova (vedi sopra), parla anche di convivenza come matrimonio non ancora perfezionato o non perfezionabile:
un uomo e una donna vivono assieme con gli stessi diritti e doveri del matrimonio, ma non possono legittimare la loro posizione o pensano di farlo appena possono (dopo il divorzio, appunto). C’è, poi, la convivenza come scelta, come condizione stabile di vita.
Certo i sentimenti sono importanti, ma l’amore, l’amore cristiano ha bisogno di grandi valori, di progetti
proiettati verso il futuro. Sono appunto questi valori che
permettono di ricominciare sempre e di superare le dif-
ficoltà della vita. Ma quali sono questi valori? La donazione di sé, la fedeltà, la lealtà, il perdono, l’amore verso i figli, la sacralità degli impegni assunti.
I credenti, poi, sanno che l’amore è da Dio. Diceva il
poeta Rilke: “L’amore è una straordinaria occasione per
maturare, per trasformarsi, per divenire un mondo per
qualcun altro.”
Infatti, in un rapporto il marito non è padrone della
moglie o viceversa e non si finisce mai di conoscersi a
fondo. Questo vale in tutte le relazioni umane, per esempio anche nel rapporto genitori-figli. Il figlio non è la
proiezione dei desideri dei genitori, non è un possesso, un
bene, ma è libero, autonomo e i genitori lo amano veramente se lo riconoscono così. Ciò, però, non significa lasciar fare ai figli tutto ciò che vogliono, ma neppure pensare che debbano fare le stesse azioni dei genitori.
Ogni generazione ha rimproverato a quelle che seguivano le cose che non andavano, ma oggi i giovani sembrano sempre di più smarriti e passivi. I ragazzi molto
spesso non hanno davanti esempi positivi e chiari e
nemmeno dei limiti netti. Le trasgressioni sono una cosa fisiologica e necessaria ai giovani, però, ai giorni nostri, sono sempre più clamorose e attuate per far sì che
qualcuno si accorga di loro. Tra l’altro, poi, la nostra
cultura ha elaborato un modo diverso di rapportarsi con
il trasgressore: le punizioni vengono eliminate e, nei casi in cui vengono date, sono tese alla rieducazione dei
ragazzi. Molto spesso, però, questo non è un aiuto, anzi!: è negare ogni forma di responsabilità.
Non solo i giovani, ma anche noi adulti viviamo solo
nel presente, preoccupati più di apparire che di essere,
di possedere e di consumare.
Non dimentichiamoci che i bambini, i ragazzi e i giovani hanno bisogno per crescere di dialogo, di punti di
riferimento e di sentirsi dire anche dei NO!
F.M.
Cinque
generazioni
Walter Di Santolo, abitante a Voltois
(piccola frazione di Ampezzo in Carnia),
ci ha inviato la foto che rappresenta
l'insieme di cinque generazioni
genealogiche della sua famiglia: il
trisavolo Luigi Spangaro nato il
25/02/1907, la bisnonna Norina
Spangaro, la nonna Luigina Spangaro, il
signor Walter Di Santolo e suo figlio
Massimo Di Santolo nato il 26/03/2009.
Sono 102 anni ed un mese che separano
il più vecchio dal più giovane della sua
famiglia.
11
GRUPPO ANA ALPINI DI AMPEZZO
“Quattro passi nell’anima”
Un’altra stagione conclusa con soddisfazione...
…con soddisfazione perché abbiamo ripercorso un
sentiero di circa tre anni fa nel ricordo e nell’anima della Nostra cara Comunità.
Infatti, con il patrocinio dell’Ente per il Turismo Regionale, ci è stato proposto di creare un percorso di interesse storico – turistico del territorio, riqualificando e
creando un percorso attraverso le ancone che hanno segnato la storia del nostro vivere in montagna.
Con la partecipazione fattiva di uno zoccolo duro dei
soci (quindici di cui sei giovani) e con circa seicento ore
di lavoro abbiamo ripristinato tutte le ancone a suo tempo ricostruite dal nostro gruppo alpini negli anni ottan-
Un po’ di storia 1909
Nella fausta circostanza in cui chiudevasi l’anno
giubilare delle prodigiose apparizioni sulle rive del
Gave della bianca signora all’umile Bernardetta,
sorse l’idea di festeggiare anche qui tanto avvenimento con un pellegrinaggio spirituale a Lourdes e
con delle speciali funzioni all’altare della Madonna. Sia l’uno che le altre furono coronate da esito
insperato. Si pensò allora all’opportunità ed utilità
di promuovere, sull’esempio di tanti altri luoghi, il
culto alla Vergine Immacolata di Lourdes. Ed ecco,
quasi per incanto, formarsi una discreta somma per
l’acquisto di una statua, che riproducesse al vivo le
dolci sembianze della Bianca Signora apparsa a
Bernardetta. Il primo passo era fatto, e il popolo di
Ampezzo sempre pronto a favorire tutte le opere
belle e buone, con slancio di fede generosa e di caldo amore alla Vergine, fece il resto. Raccolte pertanto le offerte necessarie si diede incarico alla rinomata casa Ferdinand Dementz in Gröden (Tirol)
di scolpire una statua dell’Immacolata di Lourdes
in grandezza naturale.
Questa fu fatta e riuscì rispondente appieno e alla fama dell’insigne scultore e alle speranze concepite degli offerenti: basta guardarla per restarne
presi di alta ammirazione e di sincero amore.
Mancava però la corona di 12 stelle che adornasse il virgineo capo, ed ecco che dopo poco tempo vengono messi assieme dalla pietà delle donne
e delle ragazze orecchini, anelli, crocifissi d’oro e
d’argento così da formare con essi un prezioso ornamento alla nuova statua. E si pensò anche a
prepararle un posto conveniente nella nicchia apertasi anni fa sull’altare della Madonna, nella qual
cosa si dimostrò ancora una volta valente artista il
Signor Giuseppe Rosada di qui. Affinché poi il
nuovo culto alla Vergine Immacolata di Lourdes
venisse inaugurato con il doveroso onore e sole e
solennità, S.E. mons. Pietro Zamburlini, nostro beneamato Arcivescovo accettò di buon grado l’invito fattogli di benedire in persona la nuova statua.
12
ta. I lavori sono stati ultimati quasi completamente e a
breve ci sarà l’inaugurazione.
Il percorso, partendo dal ponte del Lumiei (bivio Oltris e Voltois), attraverso le frazioni sopracitate, ripercorre i sentieri sui quali i nostri avi hanno costruito le
cosiddette ancone. Ogni ancona è stata impreziosita da
un medaglione in legno scolpito con la denominazione
della località con i loghi pirografati della Regione, del
Comune e del Gruppo A.N.A. di Ampezzo. Sono state
fatte delle palizzate in pino trattato per dare sicurezza
nei posti più esposti e sono state sistemate delle panchine per permettere al visitatore una sosta defaticante
e serena. A completamento ci sarà una bacheca espositiva con la planimetria del percorso con tutte le indicazioni necessarie, sita al bivio del ponte del Lumiei per
Oltris e Voltois. Il tutto sarà arricchito da dei depliants
informativi che verranno distribuiti in tutto il territorio
della Carnia per sollecitare un richiamo turistico per la
Nostra Comunità.
È un “dono” che il Nostro gruppo Alpini offre a tutta
la comunità, che spero apprezzerà e si impegnerà a supportare e far conoscere.
Altro impegno portato a termine è stata la riparazione
del tetto della chiesetta della Madonna della Pace di Caprizi e la tettoia antistante, seriamente danneggiate dalla forte nevicata dello scorso inverno; naturalmente il
mese di agosto abbiamo anche organizzato la nostra festa alpina.
Il mese di maggio, in occasione dell’adunata di Latina, abbiamo organizzato un tour con visita a Orvieto,
Roma, Latina e Assisi che ha regalato grande soddisfazione a tutti i partecipanti e in particolar modo ha incontrato il gradimento delle signore.
Non è mancata la classica uscita lavorativa, a cui hanno partecipato dieci soci, al museo all’aperto del Monte Freikofell a Timau.
Siamo stati impegnati in attività sportive (sci di fondo, sci di discesa, corsa in montagna e tiro a segno).
Otto soci si sono alternati alla vigilanza della frana
che incombeva sulla strada in località Cleva, con la Protezione Civile.
Venti sono state le uscite di rappresentanza nelle varie manifestazioni della Sezione Carnica degli Alpini.
Penso che il 2010 non ci troverà inoperosi ma sempre
pronti a onorare il nostro spirito alpino. Nell’occasione
auguriamo a tutta la Comunità Ampezzana un Buon
Natale e un Felice 2010.
Il Gruppo Alpini di Ampezzo
Lettera
di mons. Brollo
ai sacerdoti
della montagna
“Cari sacerdoti,
la grave e perdurante situazione di degrado della montagna
friulana, determinata soprattutto
dallo spopolamento, ha sempre
toccato il mio cuore di uomo e di pastore. In più occasioni la nostra Chiesa diocesana ha promosso e domandato un rinnovato impegno da parte della gente e
delle istituzioni per individuare un modello di sviluppo culturale, sociale, economico e spirituale che possa garantire futuro ai paesi montani e prospettive ai
nostri giovani.
Tuttavia, i numerosi appelli e le diverse iniziative di
tanti soggetti, pur avendo condotto ad alcuni frutti apprezzabili, non sono stati sufficienti a risolvere il problema della progressiva emorragia che affligge la montagna. È questo un destino ineluttabile? La sorte di altre terre di montagna, in Italia e in Europa, che hanno
superato analoghe stagioni di crisi e sono rifiorite grazie a progetti efficaci e sinergie virtuose, ci lascia sperare. Sento con voi il dovere della speranza e l’urgenza
dell’impegno, come sempre è stato per il clero della nostra Chiesa. Ho recentemente ascoltato ancora una volta dai vicari foranei della Carnia in quale condizione
versino i paesi di montagna e come sia irrisolta la questione del loro sviluppo o addirittura della loro stessa
sopravvivenza: per questo intendo avviare un’azione
forte, ecclesiale e sociale insieme, che solleciti intelligenze, energie, risorse e comunità e, senza mai darsi
per vinti, rilanci ancora una volta la sfida ad un declino che può e deve essere sconfitto. Il Signore, che ci invita ad essere lievito, “luce sul moggio” e “città sul
monte”, e che pianse al pensiero della rovina della città
da Lui prediletta, Gerusalemme, ci conferirà quell’ingegno e quella tenacia di cui s’avverte la necessità.
Penso ad una Assemblea dei cristiani della montagna:
tutti noi abbiamo memoria delle positive conseguenze
che ebbe a suo tempo l’Assemblea dei cristiani del giugno 1977: dopo il terremoto, fu proprio quell’iniziativa
della Chiesa a smuovere situazioni ristagnanti, a smascherare pericolosi compromessi, a indurre e sostenere
movimenti popolari che condussero poi alla legge per la
ricostruzione, all’Università di Udine e via dicendo.
Se le analoghe iniziative fino ad oggi proposte per il
bene del nostro territorio hanno sortito effetti limitati,
ciò non scusa dall’assumerci ancora una volta l’onere
di spingere verso strade nuove.
Per poter discutere con voi il problema del futuro della montagna friulana e le modalità migliori per attuare
questa proposta, desidero incontrarvi a Tolmezzo. Vi
chiedo un contributo di idee e di proposte, di coraggio e
di speranza: qualcosa si deve fare – questo mi pare indiscutibile –.
Il Signore Gesù, sommo e unico Pastore, che ha vissuto trent’anni a Nazareth perché Dio metta radici nella vita quotidiana della gente in un piccolo paese, ci illumini nella ricerca di ciò che è possibile operare per i
nostri fratelli che vivono in comunità di montagna”.
13
IL GJAT CAL PISCIAVA
TALA NÊF
A era una volta un gjat che al veva sen di lâ a pisciâ,
l’è lât di fûr, tala nêf, ma intant cal pisciava, la nêf a
tacât a disfasi. Il gjat a l’à cjapât paura e a l’à pensât:
“Biât mai me, a si disfas il mont, mi tocja scjampâ”.
L’è tornât in cjasa, al à metut un toc di pan e formadi
ta un tavaiu_ a l’è partît.
Cjamina cjamina, l’à cjatât il Cjan: “’Na vastu copari Gjat?”, “I scjampi ca si disfas il mont” ai a rispuindût il Gjat, alora il Cjan l’à dit: “Spetimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs.
Cjamina cjamina, a cjatin il Gjal: “Oh copari Gjat,
copari Cjan, ‘na laiso?”, “I scjampin ca si disfas il
mont” an rispundût il Gjat e il Cjan”, e il Gjal i à dit:
“Spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs.
Cjamina cjamina, a cjatin il Bec: “Dî, copari Gjat,
copari Cjan, copari Gjal, ‘na laiso?”, “Copari Bec, i
scjampin ca si disfas il mont”. “Spetaimi, spetaimi
ch’i vegni encja io”, e son inviâs.
Cjamina cjamina, a cjatin il Ròc: “Copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, ‘na laiso?” e chei
atris i an rispuindût: “I scjampin ca si disfas il mont”.
“Ben, spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs.
Cjamina cjamina, a cjatin il Mus: “Dî, copari Gjat,
copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, copari Ròc, ‘na
laiso?”, “Copari Mus, i scjampin ca si disfas il mont”.
“Spetaimi ch’i vegni encja io”, e son inviâs.
Cjamina cjamina, a era vegnût not e copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari Bec, copari Ròc e copari Mus a vevin di iodi dunà lâ a durmî. Lì ator no era
nencja una baraca, cusì a an mandât il Gjal insom un
pe_, par cirî un puest dunà lâ. “I iodi una lusina lontana lontana, lavia insom” i a dit il Gjal cusì a decidin
di inviasi di che banda.
Cjamina cjamina a rivin dongja una cjasa, la lus a
era impiada, ma il barcon a l’era masa alt par rivâ a iodi dentri, cusi il Ròc l’è montât sora il Mus, il Bec sora il Ròc, il Cjan sora il Bec, il Gjat sora il Cjan e il
gial sora il Gjat e l’à iodût dentri i brigans ca contavin
i bês. Alora a an decidût di faiti cjapâ un spavent. Intant ca lavin ta che atra stansa, il Gjal si è metût sora
il camin, il Gjat tal fogolâr, il Cjan dongja la casela
dalas legnas, il Bec sot il seglâr, il Ròc daûr la puarta
e il Mus di fûr. Quant che un lâri l’è tornât in cjasa a
l’a iodût i voi dal Gjat ca lusivin como dos boras e l’e
lât par meti su una legna, ma quant ca si è visinât al
fogolâr, il Gjat tal fogolâr lu a sgrifât, il Cjan dongja
la casela dalas legnas lu a muardût e il Gjal da sora il
camin i a cagât in t’un voli. Quant ca l’è lât par lavâsi, sot il seglâr al’era il Bec che i a fumât una pocada
e l’a parât daûr la puarta, daûr la puarta al’era il Ròc
ca i a dât una rocada e l’a parât di fûr, di fûr a l’era il
Mus che cun t’una pidada l’a mandât sula cort dal ledan. Quant che chel biât l’è rivât a saltâ fûr, l’a tacât
a vosâ: “Scjampin, scjampin ca son i spiris”, e i brigans son cores lontan pal bosc.
Cusì copari Gjat, copari Cjan, copari Gjal, copari
Bec, copari Ròc e copari Mus a son restâs parons dala cjasuta e dai bês. Dopo di che sera il Gjat l’è lât tal
camarin a cjapa surîs, il Cjan tal prât a mangja saùps,
il Gjal sul salâr a beca il sorc e il Bec, il Ròc e il Mus
sul taulât a mangja fen.
14
IL GATTO CHE FACEVA
LA PIPÌ NELLA NEVE
C’era una volta un gatto che aveva bisogno di fare la
pipì, è uscito di casa e ha iniziato a farla nella neve, ma
questa si è sciolta. Il gatto si è spaventato e ha pensato:
“Povero me, si sta disfando il mondo, dovrò partire. E’
rientrato in casa, ha avvolto in un fazzoletto un pezzo di
pane e formaggio ed è partito.
Cammina cammina, incontra il Cane: “ Dove vai amico
Gatto?”, “Sto fuggendo perché si disfa il mondo” ha risposto il gatto, allora il Cane ha detto: “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino.
Cammina cammina, incontrano il Gallo: “Ehi, amico
Gatto, amico Cane, dove andate?”, “Stiamo scappando
perché si disfa il mondo” rispondono il Gatto e il Cane, e
il Gallo dice: “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino.
Cammina cammina, incontrano il Caprone: “Amico Gatto,
amico Cane, amico Gallo dove andate?”, “Amico Caprone,
stiamo scappando perchè si disfa il mondo”, “Aspettami che
vengo anch’io” e proseguono il cammino.
Cammina cammina, incontrano il Montone: “Amico Gatto,
amico Cane, amico Gallo, amico Caprone dove andate?”, e
loro hanno risposto: “Stiamo scappando perchè si disfa il
mondo”. “Allora aspettatemi che vengo anch’io”, e proseguono il cammino.
Cammina cammina, incontrano l’Asino: “Amico Gatto,
amico Cane, amico Gallo, amico Caprone, amico Montone
dove andate?”, “Amico Asino, stiamo scappando perchè si
disfa il mondo”. “Aspettami che vengo anch’io” e proseguono il cammino.
Cammina cammina, era sceso il buio e il Gatto, il Cane, il
Gallo, il Caprone, il Montone e l’Asino dovevano trovare un
posto dove trascorrere la notte. Nei paraggi non c’era nemmeno una tettoia, così hanno mandato il Gallo sulla cima di
un abete per cercare un posto dove andare. “Vedo una piccola luce, lontana lontana, da quella parte” riferisce il gallo, così decidono di avviarsi in quella direzione. Cammina
cammina giungono nei pressi di una casa, la luce era accesa, ma la finestra era troppo alta per poter vedere cosa ci fosse dentro, così il Montone è salito sopra l’Asino, il Caprone
sopra il Montone, il Cane sopra il Caprone, il Gatto sopra il
Cane e il Gallo sopra il Gatto e ha potuto vedere i briganti
che contavano i soldi della loro refurtiva. Allora decidono di
far prendere loro uno spavento. Mentre si sono recati nella
stanza a fianco, il Gallo si è sistemato sopra il camino, il
Gatto nel focolare, il Cane vicino alla cassa della legna, il
Caprone sotto il lavello, il Caprone dietro la porta e l’Asino
fuori. Quando un ladro è tornato nella stanza ha visto gli occhi del gatto che luccicavano come due braci ed ha cercato
di riattizzare il fuoco, ma avvicinandosi al focolare il Gatto
lo ha graffiato, il Cane vicino alla cassa della legna lo ha
morso, il Gallo da sopra il camino ha lasciato cadere i suoi
escrementi sull’occhio del brigante. Allora si è avvicinato al
lavello per risciacquarsi, ma sotto c’era il Caprone che lo ha
spinto dietro la porta, dietro la porta c’era il Montone che lo
ha spinto fino fuori, fuori c’era l’Asino che con un calcio lo
ha mandato sul letamaio. Quando finalmente il mal capitato
ne è uscito, ha iniziato a gridare “Scappiamo, scappiamo che
ci sono gli spiriti” e sono scappati attraverso il bosco.
Così il Gatto, il Cane, il Gallo, il Caprone, il Montone e
l’Asino sono diventati i padroni della casetta e dei soldi. Da
quella sera il Gatto si è messo nella dispensa a catturare topi, il Cane nel prato a mangiare cavallette, il Gallo sulla soffitta a mangiare il grano e il Caprone, il Montone e l’Asino
nel fienile a mangiare fieno.
Fragilità, talenti e informazione
Spesso, parlando con le persone, ascolto racconti tristi,
sofferenti e carichi di espressioni che testimoniano varie
difficoltà. Difficoltà strettamente legate ai tempi che
stiamo vivendo, tempi magri che regalano a piene mani
problematiche e paure inerenti al presente e soprattutto
rivolte al futuro.
Tempi magri contraddistinti da precarietà economiche,
fragilità personali, diffidenze, solitudine e pregiudizi nei
confronti degli altri. Altri che non sono solamente gli
stranieri o forestieri ma anche, e capita troppo frequentemente, compaesani o vicini di casa!
Come mai? Come mai delle persone brave, oneste e lavoratrici sono assalite da sentimenti di sfiducia e di sospetto nei confronti degli altri, e spesso anche delle istituzioni?
Come mai in tempi ricchi di canali di informazione e
di comunicazione, che ci offrono notizie, che ci aggiornano in tempo reale sugli eventi che avvengono in tutto
il pianeta, manifestiamo difficoltà a comunicare, a dialogare tra genitori e figli e tra persone legate da affetti
forti?
Come mai anche noi che ci dichiariamo cristiani, fratelli, in comunione ideale abbiamo dato spazio all’individualismo e al personalismo al punto che a volte manifestiamo un certo imbarazzo alla stretta di mano che ci
scambiamo durante la S. Messa? E spesso mi chiedo come mai è così difficile mettere in gioco le nostre caratteristiche più positive, i famosi talenti che ci sono dati
come tesori personali da condividere per rendere il nostro vivere, ed il vivere dei nostri figli, più confortevole
e piacevole?
Non ho risposte esaurienti a tutti questi interrogativi,
ma ascoltando i diversi disagi ho individuato alcuni denominatori comuni che rappresentano le radici delle nostre fragilità. Al primo posto metterei sicuramente
l’informazione che ci viene offerta e che ama, forse perché così vende di più, regalarci a piene mani notizie tragiche e cruente accompagnate, nel caso della televisione,
da immagini che feriscono la sensibilità e l’animo di chi,
pur maturo, le incontra.
Notizie che parlano in modo crudo di delitti atroci anche fra familiari, e spesso delitti contro la persona ed il
patrimonio effettuati da stranieri o extracomunitari favorendo così l’ingigantire la naturale diffidenza verso il diverso, anche se profugo. Informazione che coglie e ci offre soventemente solo la parte tragica e paurosa degli
eventi trascurando le innumerevoli notizie positive di solidarietà e di piacevolezza che allieterebbero le nostre
giornate. Notizie, queste ultime che, nelle migliori delle
ipotesi, vengono divulgate col contagocce. Una considerazione che vorrei fare è che il bombardamento di tragicità a cui siamo sottoposti crea un’atmosfera ansiosa e
angosciosa che non ci consente di leggere gli avvenimenti con oggettività. Ad esempio siamo talmente abituati a sentir parlare di sbarchi di clandestini e di crimini compiuti da extracomunitari che logicamente in noi
cresce un’avversione carica di sospetto verso queste persone,ma i dati ufficiali parlano il linguaggio dei numeri
e le conclusioni che se ne trae ci racconta una realtà chiaramente diversa. Dal dossier che ogni anno viene stilato
da vari enti (Inps, Unioncamere, Migrantes, Ministero
del tesoro, ecc.) emerge che, dati riferiti al 2008, gli stranieri residenti in Italia e quindi regolari sono circa
4.000.000.= mentre gli sbarchi di clandestini ammonta-
no a circa 37.000 unità, metà dei quali viene rimandata
alla nazione da cui sono partiti. Se consideriamo che dei
restanti 18.000 la maggior parte verrà a coprire nell’anno successivo una parte delle quote ufficiali d’ingresso,
potremmo affermare che non solo essi rappresentano
una percentuale irrilevante rispetto alle 400.000 unità
che annualmente entrano nel nostro paese.
Eppure questo è un argomento che suscita in tutti noi
una sentita apprensione. La stessa sensazione la proviamo quando consideriamo l’aspetto criminalità; eppure i
dati del ministero asseriscono che se dal 2001 il numero
di stranieri è raddoppiato, ma gli eventi criminosi sono
rimasti percentualmente identici. Dalle informazioni
(forse sarebbe più preciso affermare dalle disinformazioni) che riceviamo, riteniamo che questi stranieri rappresentino un costo elevato per la nostra collettività, eppure i dati Inps e del ministero per gli affari economici
ci assicurano che i versamenti dei residenti stranieri sono nettamente superiori al costo che lo stato sociale deve affrontare. In termini di bilancio si evidenzia che la
presenza di questi 4.000.000.- di persone rappresentano
una voce in attivo per lo stato italiano; in altre parole rappresentano una risorsa preziosa.
Anche in questi tempi vi sono tante realtà positive, interessanti e sarebbe opportuno rendercene conto e rendersi consapevoli che non tutto ciò che i media ci propinano riflette la realtà anzi occorre sottolineare che frequentemente anche la carta stampata segue una logica
commerciale e che spesso una brutta notizia fa vendere
di più.
Viviamo in un mondo che ama il chiasso, la lite, le parole urlate, le accuse sparate come fossero sentenze, lo
sparlare per sentito dire.
No, noi cristiani siamo essere diversi, siamo portatori
di solidarietà anzi di compassione, di empatia, di condivisione e d’aiuto nei confronti dei meno fortunati. La nostra logica è una logica che sfocia in atteggiamenti di sostegno gratuito, di vicinanza a chi vive la solitudine, di
conforto verso coloro che sono malati, sofferenti o emarginati, di abbraccio nei confronti di coloro che per varie
vicissitudini non amano più la vita. Noi cristiani siamo,
o dovremmo essere, portatori di ottimismo e di speranza.
Dio si è identificato negli ultimi, nei poveri e negli
emarginati e a me piace pensare che lo ha fatto per indicarci la strada per proseguire, migliorare e portare a
compimento quella creazione che lo ha visto impegnato
per sei giorni, e che per sei volte, al termine di ogni giorno, gli ha consentito di vivere un traboccante stupore
(…e vide che era cosa buona!).
Ecco, come interpreto la Caritas ai giorni nostri: non
solo un aiuto economico ma un impegno e una disponibilità di attenzione, d’ascolto, di vicinanza, di tempo regalato e a volte anche di informazione e di consigliere
economico per gestire in modo sostenibile la quotidianità familiare.
Questi atteggiamenti ci consentono di vivere con una
soddisfazione maggiore il presente e di proiettarci con
ottimismo in quello che definiamo futuro, senza affanni
particolari e senza paure di particolare intensità.
Se il mio vivere è sotto l’egida di Cristo, tutto ha un
senso anche le apparenti avversità, e… lo stupore è garantito!
Vi ringrazio per l’attenzione.
Massimo
15
L’U.S.D. Ampezzo in Prima Categoria
Risultato bello, voluto, esaltante
Nel febbraio 2008, eletto presidente a giochi già fatti, non si riuscì a rafforzare la squadra ma il
mandato della Società era chiaro:
risalire in prima categoria. Abbiamo dato subito fiducia ad un nuovo Mister nella persona di Claudio
Brollo, che con nuovi stimoli e
grande passione ha saputo ricompattare la squadra. Nel contempo
la Società ha provveduto a riorganizzarsi fornendo nuove divise, installando una bacheca sempre aggiornata, costruendo un sito internet ed organizzando ogni venerdì,
dopo l’allenamento, una spaghettata girando per i vari locali del paese. Tutto questo per tener unito e
compatto il “gruppo”. Questo
gruppo nel 2008, oltre agli ottimi
risultati durante il campionato, ha
meritatamente vinto il torneo Del
Missier. Poi, durante l’inverno, la
società si è preparata per il campionato 2009 ed è riuscita a rafforzare la rosa con dei nuovi giocatori: Adamo, Sgobino, Perissutti, Di
Bernardo provenienti da altre società; Strazzaboschi, Dario De
Monte, Kevin Rugo e Daniele Petris sono rientrati con l’Ampezzo.
16
Con questa compagine abbiamo
ottenuto la promozione in prima
categoria e, con tantissima soddisfazione, ci siamo meritati la Coppa Disciplina. Bravi ragazzi!
La scommessa è stata vinta. I risultati sono arrivati con grande
soddisfazione di tutti. E’ la squadra che ha vinto. Il merito va a
tutti: sia al giocatore in campo
che a quello in panchina o non
convocato, a chi ha lavorato al bar
senza poter vedere la partita e a
quel dirigente che si mangiava le
unghie per qualche gol sbagliato.
Alla fine del mandato di presidente ho solo un rammarico: non
aver potuto realizzare quel progetto ambizioso che, assieme al
Mister Brollo, mi ero promesso di
portare avanti, e cioè realizzare,
nello splendido ed attrezzato
complesso sportivo di Ampezzo,
una scuola calcio per giovani ragazzi. Solo per la mancanza di finanziamenti non ci è stato possibile fare di più.
Le mie dimissioni anticipate, rispetto all’assemblea che sarà chiamata in febbraio per il rinnovo delle cariche, sono presentate princi-
palmente per dare la possibilità al
nuovo presidente di organizzare la
squadra e intraprendere i contatti
con i giocatori ed allestire una
compagine all’altezza della prima
categoria. Dimissioni che sono
motivate soprattutto dal dispiacere
per lo scarso riscontro di pubblico,
dalla mancanza totale di un nuovo
apporto dirigenziale, dallo scarso
sostegno finanziario e anche da
inopportune critiche ricevute dalla
minoranza politica comunale.
Da queste righe, oltre che chiedere scusa a chi in questi due anni
si è sentito da me in qualche modo
offeso o trascurato, non posso che
ringraziare di cuore tutti i giocatori, il Mister Claudio Brollo, la tifoseria e quanti, con passione e disinteresse, con il contributo finanziario o con il volontariato, hanno
contribuito a far si che l’Ampezzo
ritornasse in prima categoria. Sono sicuro che la nostra squadra
avrà, nel futuro, altrettanti significativi risultati e darà lustro al paese come ha fatto in questi 80 anni
di storia.
Carlo Petris Presidente
Cronaca parrocchiale 2009
GENNAIO
Sabato 5 - Epifania del Signore.
Fiaccolata sugli sci lungo la strada
del Monte Pura.
Sabato 17 - Festa di S. Antonio
Abate: S. Messa a Cima Corso e a
Lateis, S. Messa nella Cappella dell’ospedale di Tolmezzo.
• S. ANTONIO, abate (Egitto
250-356). Considerato il “padre” di
tutti i monaci e di ogni forma di vita
religiosa, la sua presenza, pur di
asceta del deserto, fu ricercata e venerata da tutti per il suo animo ardente e umanissimo, come ci è trasmesso dalla storia e pietà popolare.
Abbiamo ricordato la figura di questo santo sabato scorso nelle chiese
di Cimacorso, Lateis e Mediis, mentre domenica sera nella cappella dell’ospedale di Tolmezzo si è celebrata la S. Messa con i volontari e le
persone devote della Carnia, animata dalla guida e dai canti del nostro
coro foraniale.
• QUANDO SI APRE UNA
PORTA. Bussare a una porta e portare il saluto di qualcun altro e poi il
proprio, significa che si è mandati
da un altro, che il primo compito è
quello di riferire il saluto e il messaggio di chi ti ha mandato e poi di
parlare per sé stessi. Quando si va a
benedire le famiglie è proprio questo
il compito: portare il saluto del Signore, il suo messaggio di speranza
e di pace, raccontare il suo amore
per noi e rinnovare, nel segno dell’acqua, il ricordo del battesimo che
ci ha fatti suoi figli e ci ha resi tutti
fratelli. E’ un incontro che avviene
tra le mura domestiche, nell’intimità
della casa con le persone che vi abitano, con tutto il vissuto di gioia, di
dolore, di preoccupazioni e di speranze che segnano le nostre giornate
e i nostri rapporti con gli altri. E’ un
momento importante per guardarci
da vicino, per comprendersi meglio,
per rinnovare amicizia e fiducia, per
esprimere accoglienza reciproca,
perdono e novità di vita nel nome
del Signore sapendo che il suo amore supera infinitamente tutti i nostri
limiti. E’ un affidarci a Dio e affidare a Lui la nostra vita, i nostri cari, la
nostra casa, il nostro lavoro, il nostro
domani. Che abbiamo tanta o poca
fede, poco importa, che siamo capaci di vivere secondo i suoi comandamenti o no, non viene chiesto, quando apriamo la nostra porta e il nostro
cuore alla sua presenza, tutto è grazia, tutto si può rinnovare, tutto ricreare secondo i suoi disegni. Questa è la benedizione di Dio accompagnata dalla preghiera che Lui ci ha
insegnato, una preghiera universale
che comprende tutto: il “PADRE
NOSTRO”.
• Sabato 24 - Cena sociale dei Donatori di Sangue.
• Iniziano gli incontri con i consigli pastorali per la preparazione
della Visita Foraniale indetta dall’Arcivescovo con la seguente lettera: Oggetto: Indizione Visita foraniale alle parrocchie
Carissimi Vicari foranei, dopo essermi confrontato con voi in Rosazzo, nel nostro incontro del 4 settembre, relativamente alla “visita foraniale alle parrocchie” da farsi da
parte vostra secondo le norme del
codice di diritto canonico can.555,
§4 (“Il vicario foraneo è tenuto all’obbligo di visitare le parrocchie
del suo distretto secondo quanto
avrà determinato il Vescovo diocesano”), e in accordo con i Consigli
Presbiterale e Pastorale diocesani,
ritengo sia maturo il tempo di procedere in questa direzione.
• Indìco dunque la “visita foraniale alle parrocchie” in tutte le
ventiquattro Foranie in cui è suddivisa l’Arcidiocesi da effettuarsi
nei mesi di febbraio – marzo aprile del 2009, a norma del CJC
can. 555.
La scelta di indire tale visita cade
alla vigilia della conclusione del mio
mandato episcopale nella Chiesa
udinese. In tutto questo tempo ho
cercato di guidare la nostra Chiesa
locale ad assumere e vivere le dimensioni della “comunione e della
corresponsabilità“ in fedeltà alle indicazione del Concilio Vaticano II e
del Sinodo udinese V. Come sapete
bene abbiamo individuato la Forania
come luogo primario dove questi
due termini possono diventare esperienza profonda di nuove e mature
relazioni umane e pastorali innanzi
tutto fra i presbiteri e fra questi e i
laici. Ritengo quindi che si possa fare una sosta per verificare assieme
come si sta procedendo per raggiungere quell’obiettivo che nella mia
lettera pastorale “Signore, sulla tua
parola” indicavo chiaramente: “Costruire comunità cristiane accoglienti e gioiose, dove si vivono relazioni
positive; solo comunità così offrono
la possibilità a tutti, giovani e adulti,
di fare esperienza del lieto annunzio
del Vangelo di Gesù Cristo”. Desidero inoltre sottolineare che tale “visita” costituisce sì un momento giuridicamente dovuto, ma allo stesso
tempo va colta come preziosa occasione per una verifica ecclesiale ed
un accompagnamento corresponsabile della pastorale delle parrocchie
nel quadro degli orientamenti diocesani. A questo proposito faccio notare la rilevanza attuale che assumono le presenze laicali nella nostra
chiesa (Consigli Pastorali Parrocchiali e Foraniali, i Referenti Pastorali Laici e in genere tutti gli operatori pastorali) di cui è doveroso tener
conto nella visita.
In allegato vi invio le indicazioni
di contenuto e di metodo su cui sviluppare la “visita foraniale” elaborate da un gruppo di Vicari foranei,
coordinati dal Vicario episcopale per
la pastorale e da me condivise. Vi invito caldamente a premettere a tale
visita degli incontri preparatori con i
parroci della vostra forania per cogliere adeguatamente le sue finalità
e suscitare la necessaria collaborazione. Questa visita, ne sono convinto, potrà delineare un quadro significativo dello stato della nostra Arcidiocesi, valido per un bilancio utile
alla nostra azione pastorale e di buona conoscenza per chi mi seguirà
nella guida della nostra Chiesa. Con
un grazie sentito per la vostra collaborazione, vi saluto e vi benedico.
Pietro Brollo
FEBBRAIO
1 - Giornata per la vita. Inizio degli incontri di pattinaggio per i giovani a Sappada
segue a pag. 18
17
continua da pag. 17
7 - Riunione gruppo Caritas Foraniale.
18 - A Tolmezzo Assemblea dei
cristiani della Carnia, Canal del Ferro e Valcanale.
20 - Gara di Sci di Alpinismo
“Sky-krono Monte Jôf ”, lungo il
tracciato della pista di sci.
22 - Festa di Carnevale in Piazza.
24 - Festa di Carnevale all’asilo.
Torna il Carnevale
Dicevano i latini:”Semel in anno
licet insanire”. (Una volta in un anno si può essere pazzi). Non avevano torto. Giusta anche la proporzione. Ma su questa abbiamo perso la
loro saggezza. Sicuramente ci capita
di impazzire più spesso in questi
tempi. Tuttavia, ci sono tanti modi
per difendersi dai mille pensieri che
provengono dall’interno e dall’esterno. Uno di questi è il carnevale. Allora, viva il carnevale con qualche
sana risata che libera dalle tensioni,
restituisce all’uomo la sua dimensione più genuina, più socievole,
sdrammatizza i problemi con una terapia naturale, dona ai grandi la dimensione dei bambini, fa riscoprire
il gioco, la fantasia, la gratuità, l’iro-
nia su se stessi e sugli altri, senza
rancori, senza prendersi troppo sul
serio. Insomma, potremmo dire che
“mettendo la maschera togliamo la
maschera” e questo ci fa bene. Nella
sua dimensione più genuina il carnevale è una gran bella cosa. Sono
contento che anche nei nostri paesi
si riproponga, per i piccoli e per i
grandi questo momento senza pensieri. Ad Ampezzo, il pomeriggio di
Domenica 22 ci sarà una manifestazione di carnevale, ci sarà la crostolata,e anche nella casa di riposo arriverà un clown. L’ultimo giorno di
carnevale ci sarà festa all’asilo di
Ampezzo. pure a Sauris qualche cosa si sta preparando e sono sicuro
che la neve sarà protagonista anche
questa volta. Negli altri paesi non so,
ma so di Sappada dove il carnevale è
sempre festa paesana con le sue tre
domeniche: la prima dei “poveri”, la
seconda dei “contadini” e la terza
dei “signori”. I primi a far festa erano i poveri e gli ultimi i signori e per
fortuna si mantengono ancora in
qualche modo queste categorie perché se tutti diventano troppo signori
non sono più capaci di fare festa.
Anche questo è un insegnamento per
la vita. Concludo con Qoelet: “C’è
un tempo per ogni cosa sotto il cie-
lo: in tempo per ridere e un tempo
per piangere, un tempo per gemere e
un tempo per ballare…un tempo per
cercare e un tempo per perdere…
Va.,mangia con gioia il tuo pane e
bevi con cuore lieto il tuo vino…sta
lieto o giovane, nella tua giovinezza..segui le vie del tuo cuore.. Sappi
però che su tutto questo Dio ti convocherà a giudizio.
Caccia la malinconia dal tuo
cuore..”
25 - Con il rito delle Ceneri inizia
la Quaresima, giornata di digiuno ed
astinenza, il venerdì si terrà la “Via
Crucis”.
MARZO
1 - A Udine, visita alla mostra su
“Cromazio e il suo tempo”.
9 - Primo incontro foraniale di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, a
cura di Don Dino Bressan, rettore
del seminario interdiocesano parlerà
del Diaconato nella Chiesa.
15 - Ordinazione diaconale di Fabio Filiputti, presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Pietro Brollo.
È tempo, anima mia
E’ tempo, anima mia, è già tempo
se vuoi conoscere te stessa, il tuo essere ed il tuo destino, donde vieni e
dove è giusto che tu riposi, se vita è
quella che vivi o se aspetti di meglio.
Mettiti all’opera, anima mia, bisogna che tu purifichi la tua vita così:
cerca Dio ed i suoi misteri, quel che
c’era prima di questo universo e che
cosa è quest’ universo per te, donde
viene e quale è il suo destino. Mettiti
all’opera, anima mia, tempo è che tu
purifichi la tua vita. Gregorio di Nazianzo, Poesie su se stesso, LXXVIII
Il Diacono... ma non è
un mezzo prete?
Alcuni momenti del carnevale.
18
…è questa l’idea che emerge dilagante nei paesi della Bassa friulana
quando ad un cristiano viene chiesto
cosa sa del diaconato. Mi auguro che
ciò non avvenga anche qui in Carnia! Proprio per mettere le mani
avanti è il caso di dare subito qualche dritta che chiarisca le idee dei
più confusi…
è vero che per diventare preti, bisogna prima essere diaconi, tuttavia,
facendoci aiutare dalla Sacra Scrittura possiamo dire che…
1) esistono i diaconi come struttura della chiesa, assieme e distinti dai
vescovi-presbiteri: “Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i
santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.” (Fil
1,1);
2) e come tale, con un’investitura
data dall’imposizione delle mani e
dalla preghiera “Li presentarono
quindi agli apostoli i quali, dopo
aver pregato, imposero loro le mani”. (At 6,6); che in seguito sarà
chiamata sacramentale;
3) la scelta dei candidati, è condizionata da alcune doti morali e di
comportamento:“Allo stesso modo i
diaconi siano dignitosi, non doppi
nel parlare, non dediti al molto vino
né avidi di guadagno disonesto, e
conservino il mistero della fede in
una coscienza pura. Perciò siano
prima sottoposti a una prova e poi,
se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Coloro infatti
che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una
grande sicurezza nella fede in Cristo
Gesù.” (1Tm 3,8-11.13), ma soprattutto dalla pienezza di Spirito e di
sapienza come troviamo in At 6,3
(“Cercate dunque, fratelli, tra di voi
sette uomini di buona reputazione,
pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico.”)
Senza entrare in ulteriori dettagli… la chiesa designa il diacono in
una determinata categoria di ministero rivestito del primo grado dell’Ordine Sacro per il quale uomini
specifici si dispongono a servirla
nelle varie mansioni di assistenza,
organizzazione, predicazione, nonché di servizio all’altare, della parola e della carità. Concretamente…
Il diacono predica a nome della
chiesa, espone solennemente il Santissimo sacramento, benedice, porta
la comunione agli ammalati, si occupa delle cose anche più spicciole
Ha una vocazione di particolare
servizio (tanto che esiste il diaconato quello permanente, costituito in
gran parte da persone sposate) all’interno della Chiesa, con funzioni
specifiche proprie, diverse da quelle
del Sacerdote, collaborando con il
Vescovo in una comunità cristiana
tanto quanto il presbitero.
Credo, anzi spero di non aver generato ulteriori complicazioni sul
concetto di chi sia il diacono: non un
“mezzo prete”, perché può svolgere
quasi tutte le sue funzioni, anzi, sarebbe opportuno piuttosto che al
prete sia sempre affiancato un diacono di supporto al suo ministero sacerdotale.
Confesso che questo articolo
(scritto inizialmente storgendo il naso - lo confesso - per la vastità dell’argomento in così poco spazio) mi
ha fatto tanto del bene, anche perché
il 15 marzo alle 17.00 riceverò ad
Ampezzo l’ordinazione diaconale
“transeunte”, cioè di passaggio nel
cammino verso il Sacerdozio e…
meditare su ciò che gratuitamente il
buon Dio concede per benevolenza
al suo popolo (il diaconato un dono
per tutta la comunità ecclesiale) è un
modo per dirgli “Grazie di cuore, Signore”.
Fabio Filiputti,
seminarista di Carlino
16 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo, il
Dot. Andrea Ghidina e Dot. Mario
Gollino parlano dell’assemblea dei
cristiani della Carnia in preparazione all’assemblea di Paluzza del 29
marzo.
Assemblea dei Cristiani
della Carnia
Lunedì 16 Marzo, incontro foraniale sull’assemblea dei cristiani della Carnia con la presenza di Ghidina Andrea, sindaco di Forni di Sotto e Mario
Gollino, presidente del comitato
organizzatore dell’assemblea.
L’incontro è anche in preparazione all’incontro di Pontebba
del 29 marzo. Tutti sono invitati.
Il segno di Giona
Il segno di Giona è l’unico segno
che Gesù dona a questa generazione
secondo il Vangelo. Nella prima
chiesa, e lo testimonia Aquileia, con
i suoi mosaici, il ciclo di Giona costituisce una fondamentale catechesi
sulla morte e risurrezione di Gesù.
Ma anche oggi vogliamo rileggere il
Segno di Giona, in coloro che a imitazione di Cristo, donano la propria
vita per gli altri a servizio del regno
di Dio, per diventare predicatori e
dispensatori dei misteri della Salvezza. Proprio oggi, Fabio Filiputti,
fa il passo decisivo con il suo diaconato. Lo vedremo prostrato a terra
segno del suo dono totale a Dio e ai
fratelli, mentre invochiamo il dono
dello Spirito e l’intercessione della
chiesa Celeste. D’ora in poi lo vedremo ancor più presente per testimoniare con gesti e parole la salvezza di Cristo. Quando uno rinuncia
alla vita propria per farne un dono
agli altri per rendere presente in loro
il Regno di Dio, si rinnova il “ segno
di Giona”, il segno di Cristo, che dura una vita e si compie nella vita vera. (Chi perderà la propria vita per
me e per il Vangelo la ritroverà, ci ha
detto Gesù). Per noi è un richiamo
alla meditazione, alla gratitudine, all’accoglienza consapevole, di questo
dono immenso che è per l’essere
stesso delle nostre comunità e della
Chiesa. Siamo consapevoli che un
dono così non lo si può pretendere,
lo si accoglie con stupore, disponibilità e gratitudine. Speriamo di riuscire a dimostrare tutto questo, vincendo una volta tanto la nostra riservatezza e la nostra lontananza dalle
persone (questa è l’impressione che
diamo), anche perché non si ripeta
quella figuraccia che abbiamo fatto
lunedì scorso, quando è venuto il
rettore del seminario a parlarci del
diaconato in preparazione all’ordinazione ed eravamo solo quattro gatti. Come se la cosa proprio non ci interessasse. Sappiate che questo è un
avvenimento eccezionale per tutti
noi, dobbiamo ringraziare il Signore
e chi viene in suo nome, ricordandoci anche di quelli che da tanti anni
continuano il loro dono. Mi commuove se penso che nella nostra forania c’è chi dona la propria vita da
59 anni alla sua comunità.
Mons. Pietro
23 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo,
segue a pag. 20
19
Mons. Pietro Brollo e Mario Gollino
all’assemblea dei cristiani.
continua da pag. 19
Don Stefano Romanello parla di
“Giustificazione e riconciliazione di
San Paolo”.
27 - A Tolmezzo, Concerto dei
bambini delle scuole materne.
29 - A Pontebba, Assemblea dei
Cristiani per la montagna.
• Assemblea dei Cristiani della
Carnia. Dodici anni fa, mons. Pietro
Brollo, allora vescovo ausiliare di
Udine, raccolse un primo grido dalle nostre vallate per una riflessione
sulla situazione dei nostri paesi.
Esordiva con la citazione di
Isaia:”Per amore di Sion non mi
terrò in silenzio”. E poi con i numeri di Ampezzo: “Ampezzo anno
1970, abitanti 1987.Ampezzo anno
1986, abitanti 1429..(Oggi possiamo aggiungere:Ampezzo anno
2008, abitanti 1086).
Commentava dopo alcuni dati sull’occupazione:”E’ solo uno dei tristi
aspetti della realtà della Carnia”…
”E’ tremendamente avvilente pensare alla prospettiva che i nostri
paesi, resi semideserti, possano diventare soltanto “riserve”, protette
come flora e fauna, dentro un grande parco conservato e curato per chi
viene a passarvi le ferie. No! Crediamo fermamente invece che sia
possibile e quindi doveroso ricercare soluzioni che permettano alla nostra gente di vivere principalmente
di vita propria, promuovendo iniziative ed incentivi che non scivolino
troppo presto… a valle e che siano
capaci di favorire lo sviluppo del genio proprio della gente di montagna”.. “Vi assicuro che il tono emerso dai resoconti delle Foranie, è
quello di un grido lacerante di pro-
20
testa e di invocazione, che non può
non giungere anche alle orecchie
più distratte”. La relazione esamina
poi i dati sulla popolazione, sulla situazione economica, e sulle norme
legislative nazionali e regionali. Oggi, accanto alle difficoltà di diverse
situazioni e realtà anche socioeconomiche, (che in questo momento
coinvolgono comunque anche le altre zone), accanto ai dati positivi di
quanto è stato fatto, si è aggiunta
una nuova accentuazione riguardante l’anima dei nostri paesi, quel patrimonio spirituale aggregante e significativo per la propria identità,
per la propria cultura, che si è progressivamente impoverito. Forse è la
povertà più grande . Detto questo,
nel cammino di Quaresima, vi invito
a partecipare alle iniziative della nostra chiesa a favore della Montagna,
a cominciare dall’assemblea di Pontebba di questo pomeriggio.
30 - Proseguono gli incontri di catechesi per gli adulti ad Ampezzo,
Don Stefano Romanello parla di
“Partecipazione in Cristo”.
APRILE
Domenica 5 - Domenica delle
Palme, benedizione dell’ulivo e inizio della settimana Santa.
Lunedì 6 - Il terremoto in Abruzzo da inizio a diverse opere di solidarietà per i popoli terremotati.
Giovedì 9 - A Udine, rinnovo delle promesse sacerdotali e benedizione dei Santi Olii. Messa Vespertina
“In Caena Domini” (“Nella Cena del
Signore”): Istituzione della S.S. Eucaristia e del Sacerdozio Ministeriale con il Comandamento Nuovo dell’Amore nella lavanda dei piedi.
Venerdì 10 - Venerdì Santo, con
obbligo di digiuno ed astinenza. Adorazione della Croce e “Via Crucis”
Sabato 11 - Sepoltura del Signore.
Veglia Pasquale
Domenica 12 - Domenica di Pasqua nella Resurrezione del Signore.
Eppure c’è speranza!
La crisi economica che stiamo attraversando, le tragiche notizie sul
terremoto in Abruzzo, le continue
notizie di attentati, di violenze, di
uccisioni, la conoscenza di tanta miseria diffusa nel mondo, le sofferen-
ze e le malattie che colpiscono l’umanità sembrano affaticare molto il
cammino degli uomini di questo
tempo troppo spesso distratti dalla
ricerca di un consumismo esasperato. Per molti sembra divenuta insopportabile la “fatica del vivere”!
La concezione della vita oggi è
spesso considerata come un’opportunità di godimento e questo aspetto è l’unico che la rende accettabile, ma quando ciò viene a mancare
rientra anch’essa nella categoria
dell’“usa e getta”.
In questi giorni tuttavia su tutte
queste sofferenze si erge la croce di
Cristo che le ha prese su di sé con atto di amore per riscattarle dalla terribile condizione di “non senso”.
Saper prendere la propria croce su
di sé significa scrutare fin nelle pieghe più intime della propria anima il
valore della nostra esistenza. “L’essere divenuti più profondi è il privilegio di quanti hanno sofferto”, affermava O. Wilde, cui faceva eco il
Cottolengo: “Il più bel libro è il Crocefisso e chi non sa leggerlo è il più
sventurato degli analfabeti”.
La forza per abbracciare interamente la propria vita ci giunge dalla
consapevolezza che essa è comunque affidata alle mani amorose del
Padre. L’amore, ricevuto e donato, è
quindi la condizione necessaria che
ci permette di affrontare tutti gli
ostacoli, non rimanendo schiacciati,
ma superandoli e quindi crescendo
in umanità.
Una comunità che ama profondamente induce la vera speranza; una
comunità che ha un amore imperfetto, induce illusioni.
La croce di Cristo diventa quindi
l’unico fondamento di una speranza
che attraversa tutta intera la nostra
esistenza, che dà senso ad ognuno
dei nostri giorni, anche se alle volte
impregnati dal mistero del dolore.
La speranza che ci viene dal Cristo
non è però semplice pietà, ma è potenza di Dio, che completa la sua
opera risuscitando il Figlio dalla
morte ed aprendo così anche a noi la
strada per una pienezza di vita nella
casa del Padre.
E’ questo il nucleo centrale della
nostra fede, come ci ripete san Paolo:
“Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto
che vi porta alla santificazione e come
destino avete la vita eterna. Perché il
salario del peccato è la morte; ma il
dono di Dio è la vita eterna in Cristo
Gesù nostro Signore. (Rm 6, 22-23).
Ai cristiani di oggi che, delusi,
stanno allontanandosi dal messaggio
di Cristo, il Signore desidera, anche
in questa Pasqua, farsi compagno di
viaggio, come ai discepoli di Emmaus e bonariamente li rimprovera
per la poca fede, dicendo: “Sciocchi e
tardi di cuore nel credere alla parola
dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per
entrare nella sua gloria?” (Lc 25-26).
Ai nostri fratelli disoccupati, ai sofferenti, agli anziani, ai delusi e agli sfiduciati, ma anche a tutti i cristiani impegnati nel testimoniare con la parola
e con le opere la speranza cristiana,
auguro di cuore una BUONA PASQUA nel Signore Risorto.
Pietro Brollo
Arcivescovo di Udine
• VISITA FORANIALE. Martedì
pomeriggio, verranno ad Ampezzo
Mons. Giulio Gherbezza, Vicario generale, Mons. Igino Schiff, Vicario
per la Pastorale e Mons. Sergio Di
Giusto, direttore dell’Ufficio Amministrativo della Diocesi, per completare la visita foraniale. La preparazione ci ha visti impegnati nelle riunioni
con i Consigli Pastorali e per gli Affari Economici per delineare un quadro della situazione pastorale e amministrativa delle nostre parrocchie.
In questa occasione verranno consegnate le relazioni che abbiamo preparato per ogni singola Parrocchia. Il
confronto che ha accompagnato la
redazione del questionario ci ha aiutato a mettere in luce diversi aspetti
della vita delle nostre comunità che
ci interpellano, alla luce della Pasqua, per una rinnovata testimonianza cristiana. Desidero brevemente ricordare gli aspetti a mio avviso più
importanti. Non sono novità, sono
sotto gli occhi di tutti ma quando
vengono discussi e messi in luce risaltano maggiormente.
• La frequenza domenicale, appuntamento pasquale di tutta la comunità, oscilla tra il 10 e il 15%, anche se ci sono diversi altri segni di
appartenenza alla Chiesa. Ma se
manca l’ascolto della Parola e L’Eu-
I Giovins Comedians di Dimpiec
caristia, di che cosa vive il cristiano?
Questo è quanto il Signore ci ha dato per credere e vivere della speranza della vita eterna e del comandamento dell’amore. Se non ci troviamo assieme ai fratelli per ricevere
questi doni, dove e come possiamo
incontrarci alla luce della fede?
• Il progressivo invecchiamento delle nostre comunità. Non solo l’anagrafe ci dice questo ma anche la vistosa assenza nella vita della comunità cristiana di una buona fetta di
giovani. Forse è colpa della mia generazione e di quella poco più giovane
che non ha saputo vivere e trasmettere il patrimonio della fede. Rimane un
fatto preoccupante che rinvia alle parole di Gesù:”Quando il figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” A me sta a cuore:”Troverà la fede nella nostra terra?” Dico questo
senza dimenticare le parabole del lievito e del chicco di senape che ci parlano della costante misteriosa azione
di Dio a noi nascosta.
• La presenza di tante persone
buone, che nel silenzio vivono e
operano il bene e costituiscono la
colonna portante della vita secondo
il Vangelo.
• L’amore alla nostra terra che è vivo e costituisce lo stimolo per operare e ricercare vie per il domani.
• Le caratteristiche uniche della
nostra gente, capace di vivere in modo originale tanti valori nel rispetto
della personalità, della libertà e delle caratteristiche di ciascuno. Il nostro mondo di montagna è un mondo speciale e io lo amo in modo speciale. Tutte queste cose e molte altre
sono emerse e, come dicevo, a noi il
compito di leggerle e vivere alla luce della Pasqua, in modo originale e
sempre nuovo. Rinnovo a tutti l’augurio di Buona pasqua, poiché viviamo questo tempo pasquale come un
sol giorno.
Mons. Pietro Piller
segue a pag. 22
21
continua da pag. 21
• Nella sala del teatro dell’asilo,
Commedia dei Giovins Comedians
di Dimpec.
Sabato 25 - S. Messa e Rogazioni
presso la Cappella del cimitero.
MAGGIO
Venerdì 1 - Inizio del mese di Maria e della recita serale del S. Rosario.
Incontro serale dei giovani con
Don Fabio
Domenica 3 - A Udine, Festa dei
Chierichetti.
Sabato 9 - Ad Udine, Assemblea
Pastorale Diocesana al Tomadini.
Assemblea Pastorale
Diocesana al “Tomadini”.
• E’ un incontro importante. L’arcivescovo ci scrive:
• “Sarà per me un’assemblea particolare, perché chiude il percorso pastorale triennale che avevo indicato
l’11 luglio 2006 sul tema:”Cristiani
capaci di dire e trasmettere la fede oggi” e perché si colloca verso la conclusione del mio mandato episcopale
al servizio della Chiesa Udinese. Ecco perché ho scelto di vivere assieme
a voi questo momento ecclesiale forte
che intende raccogliere in stile sinodale le istanze maturate nell’articolato
cammino della “tradizio fidei”, nel
quale ci siamo interrogati su come annunciare il Vangelo di Cristo oggi, qui
in Friuli, alla luce delle grandi trasformazioni di questi ultimi decenni. Una
scelta di fondo ha caratterizzato questo triennio: educare le comunità ad
una rinnovata coscienza ministeriale
con la sperimentazione di nuovi schemi pastorali.”
• Riguardo alla nostra realtà foraniale riporto alcune riflessioni che riferirò nell’assemblea:..”L’impegno
dei laici, in prima persona negli ambiti della Catechesi, della Carità dell’animazione della Liturgia accanto a
un cammino di formazione per gli
adulti a livello foraniale, soprattutto
nei tempi forti dell’anno, sono le
realtà più visibili di un cammino iniziato e che dovrà continuare, sviluppando anche gli altri ambiti della vi-
22
Gita pellegrinaggio al santuario della Madonna della Corona
ta di fede. E’ cresciuta la conoscenza
reciproca tra le persone che operano
nelle varie parrocchie, e in diverse
iniziative ci si aiuta e si interagisce in
spirito di comunione. L’impegno più
urgente che sentiamo è rivolto alla
realtà giovanile, alle famiglie e al
mondo del lavoro. La riflessione
più urgente riguarda i cambiamenti culturali ed economici, nel loro
impatto con la storia e le tradizioni
delle nostre comunità di montagna.
Stiamo vivendo cambiamenti epocali che ci impegnano a riformulare il messaggio cristiano di fede e
di speranza coniugando “nova et
vetera”. In questo i temi proposti
ogni anno ci hanno aiutati a riflettere e a confrontarci sugli aspetti
essenziali della vita cristiana. Su
queste urgenze è sorto anche l’appello, recepito dall’Arcivescovo per
un’assemblea dei cristiani per la
Carnia. Oggi più che mai c’è bisogno del messaggio gioioso di fede e
di speranza del Vangelo coniugato
con le nuove situazioni della società e ogni cristiano deve sentirsi
protagonista, secondo lo spirito del
Concilio Vaticano II e delle indicazioni del Sinodo Udinese V. Queste
le convinzioni maturate dalla nostra esperienza aggiungendo la sottolineatura di una rinnovata proposta vocazionale che guarda al futuro della nostra Chiesa”…
Mons. Pietro Piller
Domenica 10 - Pranzo con l’Associazione anziani.
Venerdì 15 - Raccolta indumenti
per la Caritas.
Sabato 16 - Gita-Pellegrinaggio al
Santuario della “Madonna della Corona” sul Lago di Garda. Partenza
ore 6,00 da Ampezzo (Da Sauris e
da Forni servizio con mezzi privati)
successiva fermata a Socchieve ed
Enemonzo o altri paesi lungo la Nazionale. Ore 11,00 S. Messa nel
Santuario della Madonna della Corona. Pranzo al sacco nei pressi del
Santuario. Al ritorno breve visita al
lago di Garda e a Verona.
Ad Udine, Festa Diocesana dei
Ragazzi e dei Giovani.
Domenica 17 - Festa della Famiglia con i bambini dell’asilo.
Domenica 24 - Ascensione del Signore.
Prima Comunione dei bambini di
IV elementare. In ogni comunità il
momento delle prime comunioni dei
bambini è particolarmente sentito, soprattutto dai genitori e da quanti hanno accompagnato i bambini a questa
meta. E’ un momento significativo
per noi adulti che ci sentiamo testimoni e partecipi nel vivere con coerenza e verità un dono così grande che
fa di noi il “Corpo di Cristo”. I bambini, come dice il vangelo, vivono con
partecipazione e profondità i misteri
di Dio e così con il loro modo di essere e di sentire, senza porre domande ci
dicono:”e voi?”. Noi non li vogliamo
deludere e nel nostro animo preghiamo:”Signore aumenta la nostra fede!”
e rendici capaci di testimoniare che
Dio è amore e che abbiamo in dono
una vita eterna. Piccoli e grandi, tenendoci per mano camminiamo nella
luce del Signore risorto che si dona a
noi nell’Eucaristia.
I sacerdoti della forania a Neustift, Novacella
terizzato questo ultimo anno nella
nostra diocesi. Vuole farci sentire in
cammino come chiese e parrocchie
sorelle che condividono la vita nel
Signore risorto e l’annuncio del suo
Vangelo nella fraternità e nella condivisione di risorse e povertà. Siamo
consapevoli della difficoltà nel raggruppare le varie parrocchie una domenica mattina; vuol dire, per una
volta, cambiare i soliti programmi
per un appuntamento straordinario;
una proposta che vale nella misura in
cui si ritiene valido e positivo un appuntamento così. Facciamo un passo
alla volta. Ringrazieremo il Signore
per tutti i suoi doni e invocheremo lo
Spirito Santo perché ci aiuti a vivere
la comunione nella SS: Trinità.
Prima Comunione
ROGAZIONI. “Ogni cosa abbia in
te il suo inizio e in te il suo compimento”. Questo il senso più profondo
delle Rogazioni che sono un atto di fede concreto che, nella confidente preghiera, fa cenno di tutte le realtà del
creato e dell’uomo con il suo lavoro e
le sue relazioni con gli altri e con Dio.
Quest’anno, accanto alle preghiere più
note (..Dal flagello del terremoto,dalla malattia, dalla fame e dalla guerra
liberaci Signore..) voglio aggiungere
una tra le più significative:”Ut mentes
nostras ad coelestia desideria érigas”
“Che innalzi le nostre menti ai desideri del cielo”, perché di questo abbiamo
particolarmente bisogno.
• A Voltois, Marcia delle Sorgenti.
Venerdì 29 - A Udine, Veglia di
Pentecoste dei giovani con l’Arcivescovo.
Sabato 30 - 10° anniversario della
casa di riposo “Mons. Nigris”.
Domenica 31 - Pentecoste.
Colletta straordinaria della Caritas
Diocesana per le famiglie a rischio
povertà.
• Conclusione dell’anno pastorale in Forania. Domenica 7 giugno a
Forni di Sopra alle ore 10.
Come avevamo stabilito dall’inizio dell’anno pastorale, celebreremo
la conclusione dell’anno a Forni di
Sopra con la partecipazione degli
operatori pastorali della forania e la
presentazione di una breve relazione
da parte dei responsabili dei vari
ambiti pastorali. Si svolgerà nella
Santa Messa delle ore 10,00 nella
parrocchiale di Forni di Sopra. Questo momento vuole riproporre il tema del “vivere la festa” che ha carat-
GIUGNO
Mercoledì 3 - I sacerdoti sono a
Piani di Luzza con l’Arcivescovo
per l’incontro annuale.
Domenica 7 - Santissima Trinità.
A Forni di Sopra, conclusione dell’anno pastorale in Forania.
Ad Ampezzo, Festa del Pane, con
benedizione del pane.
Mercoledì 10 - Pellegrinaggio
Diocesano a Lourdes.
Sabato 13 - Festa di S. Antonio da
Padova.
Domenica 14 - Solennità del Corpus Domini.
• Dopo le elezioni: qualche pensiero per coloro che sono chiamati a
governare la società civile. Il numero
segue a pag. 24
23
AMMINISTRATORI / CONSIGLIERI COMUNE DI AMPEZZO
Sig. Benedetti Eugenio
piazza C. Fachin, 2/8
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere minoranza)
Sig. Benedetti Michele
piazza C. Fachin, 4/3
33021 Ampezzo (UD)
(Sindaco)
Sig.ra Simonitti Claudio
via Nazionale, 123
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere di maggioranza)
Sig. Fiorenza Mauro
piazzale ai Caduti, 4
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere minoranza)
Sig.ra Di Centa Lorena
via Concerci, 1
33021 AMPEZZO (UD)
(Vice Sindaco)
Sig.ra Adami Aurelio
via della Busa, 26
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere di maggioranza)
Sig.ra Benedetti Erika
via Nazionale, 9733021
AMPEZZO (UD)
(Consigliere minoranza)
Sig. Pêtris Carlo
piazzale ai Caduti, 4
33021 AMPEZZO (UD)
(Assessore)
Sig. Petris Renzo
Strada Esterna Corso, 9/A 33021
AMPEZZO (UD)
(Consigliere di maggioranza)
Sig.ra Peruzzo Annarosa
via Brazzoletta, 43
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere minoranza)
Sig. De Luca Valentina
via Pascis, 2
33021 AMPEZZO (UD)
(Assessore)
Sig.ra Serafin Serena
p.za Zona Libera 1944,20
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere di maggioranza)
Sig. Spangaro Gilberto
via G. Ellero, 21/1
33021 AMPEZZO (UD)
(Consigliere minoranza)
più deleterio nemico di una società
ordinata; la storia mostra quale devastazione dei cuori si produca quando l’uomo non è capace di riconoscere altro valore e altra realtà effettiva oltre i beni materiali, la cui
ricerca ossessiva soffoca e preclude
la sua capacità di donarsi. Per rendere la società più umana, più degna
della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale, a livello politico, economico, culturale, facendone
la norma costante e suprema dell’agire”.Il mio augurio è che si riesca a
rendere visibili nelle nostre realtà piccole, a misura d’uomo, questi grandi
valori umani e cristiani, affrontando
in un sereno confronto le esigenze
materiali e spirituali di questo nostro
tempo, a volte bene espresse nei programmi pubblicati prima delle elezioni. Auspico affinché ci si impegni
a togliere ogni strascico di rivalità e di
divisione guardando al bene comune
e all’urgenza di relazionarsi in modo
costruttivo anche con chi la pensa in
modo diverso, non solo nel rispetto
ma anche, come cristiani, nell’amore.
Parole grosse e impegnative che a
volte non sembrano trovare spazio
nell’agone politico, ma sono le uniche evangeliche, cioè di salvezza, per
il singolo e la società.
Mons. Pietro
Mercoledì 17 - A Tolmezzo, incontro in preparazione dell’assemblea dei Cristiani.
Domenica 22 - Cronoscalata del
Monte Pura, dalla piazza di Ampezzo al Rifugio T. Piaz, lungo il tracciato della mulattiera.
Giovedì 25 - I sacerdoti della Forania sono in Germania.
Venerdì 26 - Conclusione della
scuola materna.
Domenica 28 - Festa dei S.S. Pietro e Paolo e pesca di beneficienza.
A Paluzza, secondo incontro dell’Assemblea dei Cristiani della Carnia.
continua da pag. 23
581 del compendio della dottrina sociale della chiesa, citando Il concilio
vat. II, Giovanni Paolo II, Leone XIII,
Paolo VI e San Tommaso,
recita:”L’amore deve essere presente
e penetrare tutti i rapporti sociali;
specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli
alimentino in sé e accendano negli
altri, nei grandi e nei piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù.
La salvezza desiderata dev’essere
principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella
carità cristiana che compendia in sé
tutto il Vangelo e che, pronta sempre
a sacrificarsi per il prossimo, è il più
sicuro antidoto contro l’orgoglio e
l’egoismo del secolo. Questo amore
può essere chiamato “carità sociale”
o “carità politica” e deve essere esteso all’intero genere umano. L’amore
sociale si trova agli antipodi dell’egoismo e dell’individualismo: senza
assolutizzare la vita sociale, come
avviene nelle visioni appiattite sulle
letture esclusivamente sociologiche,
non si può dimenticare che lo sviluppo integrale della persona e la crescita sociale si condizionano vicendevolmente. L’egoismo pertanto è il
24
LUGLIO
Sabato 11 - A Udine, in cattedrale, Vespri Solenni per la vigilia dei
S.S. Ermacora e Fortunati.
Domenica 12 - Inizio del campeggio a Sappada
• È stata pubblicata la lettera enciclica “CARITAS IN VERITATE” DEL SOMMO PONTEFICE
BENEDETTO XVI
Questa enciclica ripercorre la situazione e il pensiero del mondo attuale riproponendo una lettura cristiana nella scia del magistero della
chiesa. E’ ricca di preziosi e attuali
insegnamenti. Riporto i titoli dei
vari capitoli e alcuni passaggi significativi dell’introduzione e delle
conclusioni, invitandovi a leggerla
con calma in questo periodo estivo.
Introduzione.
1. La carità nella verità, di cui
Gesù Cristo s’è fatto testimone con
la sua vita terrena e, soprattutto,
con la sua morte e risurrezione, è la
principale forza propulsiva per il
vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. L’amore – “caritas” – è una forza straordinaria, che
spinge le persone a impegnarsi con
coraggio e generosità nel campo
della giustizia e della pace. È una
forza che ha la sua origine in Dio,
Amore eterno e Verità assoluta.
Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui,
per realizzarlo in pienezza: in tale
progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che
egli diventa libero (cfr Gv 8,22).
I Cinque capitoli che trattano i seguenti temi:
- Il messaggio della Populorum
Progressio di Paolo VI.
- Lo sviluppo umano nel nostro
tempo, una accurata lettura della situazione attuale.
- Fraternità, sviluppo economico
e società civile.
- Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente quali temi di attualità.
- La collaborazione della famiglia
umana come via da percorrere.
- Conclusioni.
Senza Dio l’uomo non sa dove
andare e non riesce nemmeno a
comprendere chi egli sia. Di fronte
agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono
allo sconforto e alla resa, ci viene in
aiuto la parola del Signore Gesù Cristo
che ci fa consapevoli: “ Senza di me
non potete far nulla ” (Gv 15,5) e c’incoraggia: “ Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ” (Mt
28,20). ..Solo se pensiamo di essere
chiamati in quanto singoli e in quanto
comunità a far parte della famiglia di
Dio come suoi figli, saremo anche capaci di produrre un nuovo pensiero e
di esprimere nuove energie a servizio
di un vero umanesimo integrale. La
maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano
(157), che ravvivi la carità e si faccia
guidare dalla verità, accogliendo l’una
e l’altra come dono permanente di
Dio. La disponibilità verso Dio apre
alla disponibilità verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso….
Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio
nel gesto della preghiera, cristiani
mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci
viene donato….
• FESTA DI S. GIACOMO: Le
comunità di Oltris e di Priuso insieme a quella di Forni di Sopra, si
preparano a celebrare la festa del
loro santo Patrono nei prossimi sa-
bato e domenica 25 e 26 luglio.
Giacomo, il Maggiore fu uno dei
primi chiamati a seguire Gesù col
fratello Giovanni e divenuto uno
dei 12 apostoli a dare per primo la
vita col martirio. I nostri cristiani
s’incontreranno nella Messa festiva
per onorare il Santo apostolo. A Oltris il comitato locale organizza i
festeggiamenti del paese.
• CAMPEGGI A SAPPADA Si è
appena concluso il campeggio delle
classi elementari vissuto con grande entusiasmo da circa una trentina
di bambini sotto la vigile e solerte
custodia di alcune mamme, animatori tra cui i nostri dons. Questa setsegue a pag. 26
Due momenti del campeggio a Sappada.
25
continua da pag. 25
timana è il turno dei 20 ragazzi delle medie – provenienti dai paesi
della nostra vallata – di vivere insieme i vari momenti formativi in
comune di gioco, escursioni, serate
attorno al fuoco, fraternità, ecc…
• CENTRO ESTIVO AMPEZZO Inizia da questo lunedì e durerà
per tre settimane l’atteso Centro
estivo con oltre 60 bambini e ragazzi iscritti da Ampezzo, Socchieve e
Sauris. Questi saranno seguiti nelle
varie attività da otto animatori, che
li accompagneranno pure nelle gite
settimanali. La prima sarà proprio
alle sorgenti del Piave a Sappada,
dopo aver incontrato i ragazzi del
secondo turno del campeggio foraniale.
• CELEBRAZIONI INAUGURALI DEL RESTAURATO SANTUARIO. La Parrocchia di Sauris
di Sotto sta ultimando i preparativi
per dare solennità e grande decoro
al complesso lavoro di restauro della sua chiesa-santuario di S. Osvaldo, re e martire. In vista della celebrazione solenne di domenica 2
agosto è previsto un ricco programma di incontri, presentati nelle locandine esposte nei nostri paesi.
Domenica 26 - A Oltris, Festa di
S. Giacomo .
Lunedì 27 - Inizio del centro estivo.
AGOSTO
S. Osvaldo
• L’inaugurazione della restaurata
chiesa di S. Osvaldo a Sauris di
Sotto, preceduta dai primi vespri
solenni cantati dal coro liturgico
maschile nell’antica e propria melodia, e stata una grande festa, sentita e partecipata da tutti. La presenza di tre Arcivescovi, di tante
persone, di quanti vi hanno lavorato, della banda di Maria Luggau,
degli scampanotadors di Sauris e di
Forni di Sopra, del coro Zahre, dei
suonatori, di tante autorità e rappresentanze, e la collaborazione di tutte le forze del paese hanno dato a
questo evento il tenore di un avve-
26
nimento storico per tutta la comunità. Un libro, edito par l’occasione
e finanziato dal Comune di Sauris
contiene la storia della chiesa, dei
suoi tesori artistici e storici e del restauro appena effettuato. A cura del
circolo culturale locale c’e stata la
riedizione di un libretto edito nel
1932 in occasione delle nozze d’oro di don Antonio Troiero, la riedizione di una breve storia del santuario con le preghiere a S. Osvaldo
e la stampa dei santini con l’immagine di S. Osvaldo dell’altare del
Parth. S. Osvaldo protegga le nostre
comunità e ci guidi nella vera fede,
nella speranza del vangelo e nella
carità di Cristo Signore
Venerdì 7 - S. Messa per i coscritti del ‘39.
Sabato 15 - Solennità dell’Assunta (Assunzione della Beata Vergine al Cielo).
Domenica 16 - Festa di S. Rocco.
Giovedì 20 - Annuncio del nuovo
Vescovo della Diocesi: Andrea Bruno Mazzuccato.
Sabato 22 - A Voltois, S. Messa
coscritti del ‘9.
Nella sala del teatro dell’asilo, replica della Commedia dei Giovins
Comedians di Dimpec.
Sabato 29 - Presso l’asilo, incontro con gli operatori pastorali della
forania per la programmazione dell’anno pastorale.
Ad Udine, presso il santuario della Beata Vergine delle Grazie, Pellegrinaggio dei Tre Popoli.
Festa di Clendis.
Domenica 30 - Presso l’asilo, seconda giornata di incontro con gli
operatori pastorali della forania per
la programmazione dell’anno pastorale.
• Programmazione dell’anno
pastorale. Tra sabato e domenica,
con alcuni operatori pastorali tracceremo le linee essenziali dei programmi pastorali per le nostre parrocchie e per la forania. L’apporto
di tante persone aiuta ad allargare
lo sguardo su tutti gli aspetti della
vita cristiana e dell’annuncio del
Vangelo tra la nostra gente. Accompagnateci con suggerimenti e con la
preghiera.
SETTEMBRE
Sabato 5 - Cena con i collaboratori della pesca di beneficenza.
Domenica 6 - S. Messa nella
Cappella di S. Uberto.
Lunedì 7 - Inizio dei lavori per la
ritinteggiatura del campanile.
Inizio della scuola materna.
Suor Teobalda ci lascia per trasferirsi a Gemona, ci raggiunge suor
Carmelisa, da Paularo.
Grazie a suor Teobalda.
A suor Teobalda va il nostro ringraziamento per i suoi otto anni di
servizio nella comunità di Ampezzo.
E’ sempre stata una presenza preziosa, nella scuola materna, nelle visite
agli anziani, nella catechesi, nel dialogo e con la buona parola per tutti e
soprattutto, come tutte le suore, nella preghiera. Non valutiamo mai abbastanza la ricchezza della presenza
delle religiose come segno del Regno di Dio in una comunità. Ora,
dalla casa madre di Gemona continuerà ad accompagnarci con l’affetto e con la preghiera. Siamo grati a
lei e al Signore per il dono che è stata ed è per noi.
Suor Teobalda.
Benvenuta suor Carmelisa.
A suor Carmelisa, che viene da 12
anni di servizio a Paularo, diamo calorosamente il benvenuto, la accogliamo con gioia chiedendo al Signo-
Suor Carmelisa e don Fabio.
Festa della Madonna del Rosario.
re che ci conceda di fare un lungo
tratto di strada assieme, volendoci bene e operando secondo il Vangelo per
il bene di tutti. Ringraziamo il Signore per questo dono.
Partenza da Forni di Sopra, dalla Chiesa di San Giacomo, il giorno 17 settembre alle ore 7.00; accoglienza a Sauris di Sopra alle
ore 16.00.
- Il 18 settembre partenza da
Sauris di Sopra, chiesa di San Lorenzo, alle ore 5.00 con
- accoglienza a Sappada alle ore
17.00.
- Sabato 19 settembre partenza
Martedì 8 - Pellegrinaggio Diocesano a Castelmonte.
Domenica 13 - Gara di MTB.
Domenica 20 - Pellegrinaggio a
Maria Luggau.
da Cima Sappada, chiesa di
Sant’Osvaldo, alle ore 3.00 con
accoglienza a Luggau alle ore
13.00.
- Per il ritorno da Luggau, domenica 20 settembre, S. Messa alle ore 8.00 e partenza alle ore 9.00
con accoglienza a Sappada alle
ore 19.00.
segue a pag. 28
Festa della Madonna del Rosario.
27
nuovo anno pastorale nelle nostre
parrocchie. Il tema proposto dalla
nostra diocesi è “Comunità capaci
di vivere e trasmettere la fede oggi.
Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”. Prende come icona l’incontro
di Gesù con la samaritana al pozzo,
dove in un dialogo di profonda
umanità e verità, il Signore si propone come l’acqua che disseta per
sempre, parla del vero modo di
adorare Dio, e fa di quella donna
una testimone del Regno di Dio.
Affidiamo alla protezione della
B.V. del Rosario e a San Daniele
profeta nostri patroni ogni iniziativa
di bene.
Pietro Brollo impone le mani a don Fabio
fontinua da pag. 27
- Lunedì 21 settembre da Sappada, Chiesa di Santa Margherita,S.
Messa alle ore 7.00 e partenza alle ore 8.00 con accoglienza a Sauris alle ore 18.00.
- Martedì 22 settembre partenza
da Sauris di Sopra, chiesa di San
Lorenzo, alle ore 8,00.
- Conclusione a Forni di Sopra,
con la S. Messa alle ore 18.00.
Sabato 26 - A Lignano, IX convegno di Pastorale Giovanile.
Domenica 27 - A Lignano, IX
convegno di Pastorale Giovanile.
28
OTTOBRE
Venerdì 2 - Incontro con il consiglio pastorale foraniale.
Sabato 3 - Il Dr. Licio Bellina e la
moglie Despina partono per la Bolivia.
Domenica 4 - Festa della Madonna del Santo Rosario, recita del S.
Rosario e processione della Madonna per le via del paese.
• Apertura dell’anno pastorale
in Parrocchia
Con la festa della domenica del
Rosario, iniziamo il cammino del
A Don Fabio
Come fratello maggiore che opera in Carnia come sacerdote da
quando tu nascevi, sento il compito
e il dovere di dirti qualche parola .
Per noi sacerdoti è più che mai valido l’unico grande comandamento
del vangelo: vogliamo amare Cristo e la nostra gente; guardare ad
ogni persona con lo sguardo del Signore che ha dato la vita per salvarci. Siamo in una terra di grande
umanità di missione, di libertà e di
profezia. Un po’ alla volta ne farai
esperienza. Ricordati sempre del
dono che sei per la Chiesa di Dio.
Diceva San Francesco:”Se mi capitasse d’incontrare insieme un santo
che viene dal cielo ed un sacerdote
poverello, saluterei prima il prete e
correrei a baciargli le mani. Direi
infatti: Ohi! Aspetta, san Lorenzo,
perché le mani di costui toccano il
Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano”.(Fonti franc. 790)
Diceva il santo curato d’Ars:”Il
prete è qualcosa di grande! Perché
può donare Dio agli uomini e gli
uomini a Dio: egli è testimone della tenerezza del Padre verso ognuno e un artigiano di salvezza”. Diceva san Luigi Scrosoppi:” Salvare
le anime e salvarle con la carità”.
Tre grandi insegnamenti per ricordare chi sei e qual è il tuo compito
nella chiesa. Vivilo esprimendo con
generosità i doni che Dio ti ha dato
per la crescita e il bene di tutti. Il
dialogo con Dio sia il tuo pane quotidiano per vagliare scelte e atteggiamenti e ricorda anche tu il motto del grande padre del deserto S.
Antonio abate che fino a 104 anni
diceva ogni giorno:”Io oggi ricomincio!” Benvenuto tra noi fratello.
Mons. Pietro Piller
• In occasione dell’ordinazione e
della prima S. Messa di don Fabio,
la Parrocchia di Ampezzo (e le parrocchie della forania che vorranno
farlo), promuoverà una raccolta per
un regalo al novello sacerdote. La
scelta e le modalità verranno sritte in
una lettera recapitata in una busta ad
ogni famiglia nei prossimi giorni.
Comunità Cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi: “Al
pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”.
E’ il tema pastorale di quest’anno
nella nostra diocesi. Prende come
icona l’incontro di Gesù con la samaritana. Ci invita a considerare
l’incontro e il dialogo con tutti, specialmente con i lontani, portando in
piena libertà l’acqua viva che è Cristo Gesù, capace di dissetare la sete
più profonda e grande dell’uomo,
quella di comprendere il senso vero
delle vicende della vita.
Preparandoci al “nuovo anno”…
dagli incontri di programmazione foraniale, tenuti ad Ampezzo, la scorsa
settimana sono emerse alcune esigenze, vitali per tutte le nostre comunità
parrocchiali della vallata:
• far convergere gli incontri di catechesi alla vita liturgica e caritativa
delle nostre comunità cristiane.
• favorire la formazione e l’incontro tra i vari operatori delle parrocchie.
• l’ambito principale di azione pastorale rimane l’annuncio del Vangelo non solo verso i fanciulli e i ragazzi, ma incontrando anzitutto gli adulti.
Quest’anno un’attenzione
particolare sarà data ai genitori dei
più piccoli. L’anno pastorale avrà inizio in ogni parrocchia domenica 4 ottobre, mentre l’incontro foraniale nella domenica 11 ottobre alla Pieve di
Castoia.
C’è stato poi un dialogo su tutti gli
ambiti della pastorale, cercando di
tracciare un cammino che tenga conto delle esigenze di questo tempo
così complesso nelle nostre comunità. Gli argomenti e le proposte verranno riprese nei singoli consigli pastorali.
Mons. Pietro Brollo e Mons. Andrea Bruno Mazzoccato
Sabato 10 - Ordinazione sacerdotale del diacono Fabio Filiputti.
Domenica 11 - A Carlino, celebrazione della prima Messa di Don
Fabio Filiputti.
A Udine, S. Messa di saluto da
vescovo di mons. Brollo nella cattedrale.
A SUA ECC.
MONS. PIETRO BROLLO
• In questi ultimi tempi, mi è capitato di vederla visibilmente emozionato; raramente lasciava trasparire
ciò che provava nell’animo, anche
se chi la conosce lo capiva molto bene. E’ veramente un grande passo
per lei lasciare la guida della nostra
Diocesi. La sua emozione parla ancor più delle parole che ci ha rivolto e dice tutto l’affetto e la dedizione
che ha donato alla nostra diocesi e a
noi. Io in particolare le sono grato
per aver trovato in lei, fin dagli anni
della mia giovinezza un amico e un
padre, una guida nel mio ministero
sacerdotale. Ricordo gli anni di seminario come rettore, gli anni meravigliosi assieme con la signora Giovanna che considerava me e don
Marco come suoi figli, poi come vescovo ausiliare nelle difficili scelte
dei nuovi tempi e questi ultimi anni
come Arcivescovo, carichi di iniziative che guardano al futuro nella pastorale di zona e nel deciso coinvolgimento dei laici. Ricordo che un
giorno mi ha detto:”a Mons. Battisti
è toccato il terremoto, a me tocca il
terremoto dei preti”. Bastavano poche parole per sentire che camminavamo in sintonia, nella vita pastorale dove abbiamo affrontato diversi
passaggi forti, non senza fatica, come nei sentieri di montagna o nelle
piste innevate. La mia comunità di
Ampezzo ha sempre avuto stima e
affetto verso di lei e ha avvertito di
essere ricambiata. Oggi siamo a dirle il nostro grazie per il suo ministero come Vescovo, a manifestarle ancora una volta la nostra vicinanza e
a confidarle una speranza: quella di
vederla spesso tra noi, ora che avrà
sede a casa sua a Tolmezzo, magari
con meno ufficialità e rinnovata familiarità, per aiutarci a camminare
secondo i disegni del Signore in questa nostra terra di Carnia. Chissà
che non si ripresenti anche l’occasione di vederla un po’ stizzita per
aver perso una partita a carte con
un novellino, come ai vecchi tempi.
Sto scherzando, ma solo per dire che
desideriamo averla vicino nell’impegno e nella serena libertà dell’amicizia. Queste poche parole, come
sempre, aprono solo una finestra su
tutto quello che vorremmo dirle per
ribadire la nostra gratitudine e la
nostra amicizia nel Signore.
Mons. Pietro Piller
segue a pag. 30
29
fontinua da pag. 29
Domenica 18 - Ad Ampezzo, celebrazione della prima Messa di Don
Fabio Filiputti con la presenza dei
sacerdoti della forania.
A SUA ECC.
MONS. ANDREA
BRUNO MAZZOCATO
Il 20 agosto, in un caldo torrido,
nel palazzo patriarcale di Udine è stata letta la nuova nomina di Mons. Andrea Bruno Mazzocato quale nuovo
arcivescovo di Udine. In quella occasione lei ha mandato un breve messaggio nel quale già esprimeva il suo
amore per la nostra chiesa, non ancora conosciuta ma da subito amata.
Noi pure, ci prepariamo ad accoglierla con riconoscenza, gratitudine
e amore, come insegna il Signore.
Cammineremo assieme, guardando
a lei come al successore degli apostoli che la Provvidenza ci ha donato e come alla guida e al compagno
di viaggio in questo nostro tempo.
Ricordo l’immagine dei discepoli di
Emmaus che camminavano per via
commentando quanto era accaduto,
la loro recente esperienza, e ascoltando la spiegazione alla luce delle
scritture, per giungere poi, nel gesto
dello spezzare il pane a riconoscere
pienamente la presenza viva del Signore Risorto. Vescovo e fedeli sono
come quei discepoli in cammino,
perennemente alla ricerca e continuamente illuminati dalla parola di
Dio e dalla Grazia dei sacramenti in
grande fraternità. Con questo stile
cammineremo assieme in questi anni della nostra storia e auguriamo
ogni bene nell’attesa di incontrarla
personalmente.
30
• INIZIO DELL’ANNO PASTORALE IN FORANIA PRIMA S.
MESSA DI DON FABIO. Domenica 18 ottobre, in occasione della prima S. Messa di don Fabio ad Ampezzo, con la presenza dei sacerdoti
della forania e degli operatori pastorali, daremo inizio al nuovo anno pastorale in forania. E’ significativo
iniziare con la presenza di un novello sacerdote che viene ad affiancarci
nell’annuncio del Vangelo e nella
celebrazione dei Sacramenti. E’ come iniziare un cammino con una rinnovata giovinezza. E’ toccare con
mano che i doni e le novità che il Signore ci dona sono sempre di una
sorprendente ricchezza. E’ guardare
con rinnovata fiducia all’azione di
Dio che opera al di là delle nostre attese. Nell’anno che ha trascorso con
noi e nella sua ordinazione diaconale abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare le primizie del suo
dono alla Chiesa e alla nostra chiesa
locale in particolare. Oggi, noi tutti
ci affianchiamo a lui per camminare
insieme sulle strade della nostra terra, in questo momento storico con le
sue gioie e le sue preoccupazioni,
per portare la buona notizia di salvezza del vangelo. Lo stile di questo
cammino lo indica a noi tutti il Signore stesso nel Vangelo di oggi:
“Chi vuole diventare grande tra voi
sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di
tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma
per servire e dare la propria vita in
riscatto per molti”. Questo con la
gioia che solo l’amore sa dare. Questo vale per ogni cristiano, impegnato in qualsiasi campo della nostra
società. Alla luce di questo insegnamento io ringrazio tutti coloro che si
rendono disponibili per la vita delle
nostre comunità nella catechesi, nella carità, nella pastorale giovanile,
nelle famiglie e in tutti gli altri ambiti di testimonianza cristiana. A don
Fabio dico: Vivi con amore il tuo
mandato, parlaci del Signore Gesù
con la freschezza, l’allegria e l’entusiasmo della tua giovinezza, considera in ciascuno di noi un tuo fratello e una tua sorella. Ricordati di questo soprattutto quando verranno i
momenti difficili. La vita non li risparmia a nessuno e tanto meno a
chi vuole seguire il Signore Gesù.
Ama la nostra gente, la nostra terra e
la nostra chiesa con lo sguardo rivolto al futuro e alla dimensione universale del tuo dono. Avremo modo
di dirti tante altre cose, ma in questo
momento rinnovo solo un grazie a
Dio e a te per la tua presenza in mezzo a noi.
Don Pietro
A Udine in Duomo, S. messa di
ingresso del nuovo vescovo della nostra diocesi, mons. Andrea Bruno
Mazzuccato.
Domenica 24 - Pellegrinaggio-gita
al santuario di Montegrisa e Pirano.
Lunedì 26 - Incontro con i catechisti della forania.
Martedì 27 - Incontro con gli animatori della pastorale giovanile.
Sabato 31 - “Fiesta dalis Muars”
nelle contrade del paese.
NOVEMBRE
Domenica 1 - Solennità di Tutti i
Santi. La Vigilia dei Santi è un giorno importante per noi cristiani. Nella luce della Pasqua noi ricordiamo
tutti coloro che ci hanno preceduto e
vivono nella luce del Signore risorto. Facciamo memoria di tutti i campioni del Vangelo, che con la propria
vita ci hanno insegnato come si vive
quando Cristo vive in noi e ci ricordano la meta della nostra vita, ci aiutano a contemplare il cielo. La chiesa ricorda quelle persone che riconosce come coloro che in modo
speciale hanno vissuto in comunione
con il Signore facendoci vedere come si vive la vita nuova nell’amore
del Cristo risorto.
Tra questi, come ci ricorda la liturgia, ci sono anche quelli che ci ha
dato come fratelli sorelle, genitori,
amici e compagni di viaggio. Si va
ad abbellire le tombe, i luoghi dove
li abbiamo riconsegnati alla terra in
attesa della risurrezione quando il
Signore tornerà. E’ un giorno di ricordi e di nostalgia, di racconti e di
sintonia dell’animo nel continuo ripensare alle nostre radici umane e di
fede. I legami del sangue, gli affetti,
la speranza e la fede animano un
dialogo di una preghiera fatta di formule e di silenzio carico di ricordi e
di attesa.
Ci si trova al cimitero, in chiesa e
in casa per ricordare da soli, con la
comunità o con la famiglia quanto
abbiamo di più intimo e caro e per
riconsegnarlo al Signore perché porti a termine la sua promessa di vita e
di bene per tutti.
La preghiera comporta un confronto con la morte. Pregando non
facciamo nulla, non “produciamo”,
ci vediamo sterili e inefficaci. Ma
questo è lo spazio e il tempo che noi
predisponiamo affinchè il Signore
faccia qualcosa di noi e ci riveli chi
siamo, dove andiamo e che cosa vale veramente nell’immenso dono
della vita nostra e dei nostri cari.
I colori dell’autunno ci ricordano
le parole del salmo: “ ricordati Signore che l’uomo è come l’erba, come il fiore del campo,al mattino germoglia e fiorisce alla sera è falciata
e dissecca”. I lumini che accendiamo ci ricordano la luce del cero pasquale che annuncia una vita vera e
nuova. Gli anziani prendono per mano i bambini e raccontano loro la
personale immensa parabola della
vita con i suoi affetti del sangue e
dell’anima.
Tutto questo richiede determinate
condizioni di pace, di silenzio, di
calma, di gesti che con lunga tradizione accompagnano la nostra riflessione come il suono delle campane,
i canti, la recita corale delle preghiere nella luce soffusa del cimitero o
della chiesa o nell’intimità della casa, la visita alle tombe. Ne siamo ancora capaci? Sappiamo ancora cogliere il mistero tremendo e meraviglioso della vita che continua oltre la
morte in ciò che ci è più caro? Ne
siamo davvero capaci?
Che senso ha offuscare tutto questo con una chiassosa festa pagana
dove più che comprendere e vivere
con speranza il mistero della vita e
della morte preferiamo irriderlo ed
esorcizzarlo con un carnevale fuori
tempo fatto di banchetti e di mercato? Sapete già a che cosa alludo soprattutto per la mia comunità dove
questa manifestazione alternativa è
diventata un momento importante.
Non continuiamo forse a illudere e a
fuorviare dalla verità i nostri bambini e ragazzi donando a loro una memoria storica basata su qualcosa di
fittizio e vagamente mitologico senza dare ciò che crea solidità di speranza nell’anima e senza valorizzare
a dovere il patrimonio della nostra
fede? Sono questi alcuni pensieri e
interrogativi che si pone il vostro
parroco e li confida a voi con affetto
e sincerità.
Mons. Pietro
Presso la Chiesa del cimitero,
omelia e processione con la benedizione delle tombe.
Lunedì 2 - Solennità di Tutti i fedeli defunti.
Presso la Chiesa del cimitero, S.
Messa.
Martedì 3 - Presso la sala dell’asilo, primo incontro foraniale per le
famiglie con don Giuseppe Faccin
sul tema “essere coppia di oggi” .
Domenica 8 - S. Messa e visita ai
caduti di tutte le guerre.
Presso la scuola materna, castagnata.
Martedì 10 - Presso la sala dell’asilo, secondo incontro foraniale per
le famiglie con don Giuseppe Faccin
sul tema “la competizione in famiglia”.
U.T.E
Momenti della scuola di ricamo con l’Università della terza Età.
31
GIUSTO DUE ANNI FA
È giunta a conclusione la ricerca
promossa dai Dimpecins a Udin
per la salvaguardia della particolare identità del nostro paese e per
una sua più diffusa conoscenza
Ampezzo nel Novecento
Giusto due anni fa, nel dicembre del 2007, il Bollettino Parrocchiale dava notizia che i Dimpecins a
Udin, d’intesa con le principali Istituzioni di Ampezzo e con la partecipazione attiva della sua popolazione, avevano ripreso una loro importante iniziativa di
carattere culturale riguardante il nostro paese, promovendo un lavoro di studio e di ricerca ad ampio spettro sulle principali vicende e sugli eventi che hanno
caratterizzato il ‘900 ampezzano.
Si intendeva infatti completare quell’indagine storica condotta a livello scientifico, che nel 1994 aveva
portato alla pubblicazione del volume “Ampezzo
Tempi e Testimonianze”, un’opera di oltre 370 pagine,
dedicata al ricordo di Sara Spangaro, figlia di Loretta
e di Giovanni Spangaro scomparsa nel 1988 a soli 23
anni d’età, in cui sono trattati i fatti ed i problemi della storia di Ampezzo dall’alto medioevo fino agli inizi dell’età contemporanea, attraverso l’illustrazione
dei principali aspetti geografici, toponomastici, linguistici, demografici, sociali, civili, politici ed ecclesiastici, senza tralasciare le strutture amministrative,
l’economia e l’arte.
Il nuovo studio, che è stato ora portato a compimento, si sofferma invece in misura più doverosamente approfondita sul secolo appena trascorso, quello che per
ragioni di contiguità suscita maggiore interesse nella
gente, perché ricco di rimandi a più intense memorie
personali e familiari.
I risultati della ricerca svolta sono contenuti nella
monografia appena pubblicata, anch’essa dedicata a
Sara Spangaro, che reca il titolo “Ampezzo nel Novecento”. In oltre 480 pagine vi si raccolgono i contenuti delle documentate indagini che un gruppo di 17 studiosi dell’Università friulana, guidati da Docenti di
cinque distinte Facoltà coordinati dal professor Giovanni Frau, ha condotto sugli elementi più rilevanti
connessi con l’ambiente, la storia, l’economia, il costume di Ampezzo nel XX secolo, e la mutazioni che
sono succedute nel corso di quel periodo.
Le tematiche sono affrontate sotto cinque rubriche o
ambiti distinti ma integrati tra loro: storico, sociale,
economico, ambientale, culturale, e forniscono nell’insieme una visione della comunità ampezzana dell’ultimo secolo, che non riguarda però solo gli eventi
trascorsi, ma si apre ad alcune prospettive future in te-
32
ma di dinamica demografica e di ripresa economica.
Ogni tema trattato è seguito da specifica bibliografia, con riassunto, sommario in lingua inglese, struc in
friulano corrente ed in versione “dimpecina”, indice
dei nomi citati nel testo: strumenti tutti volti a conferire all’argomento visibilità ampia e possibilità di accesso generalizzato.
L’apparato illustrativo di accompagnamento è ricco
di oltre 260 immagini, che provengono da fonti locali
per lo più inedite, raccolte da Laura Bearzi, ma si avvale anche del contributo di artisti contemporanei della fotografia, quali Ulderica Da Pozzo, Romano Martinis, Giuseppe Burba.
L’attività di ricerca si è protratta per tutto il 2008,
durante la quale l’intero paese e la sua popolazione si
sono trovati particolarmente coinvolti, quale sorgente
privilegiata per la raccolta di documenti e di testimonianze, fondamentali per l’impianto dell’opera e la
sua buona riuscita. Trovano perciò puntuale riferimento i principali informatori, che hanno posto le loro conoscenze a disposizione dei ricercatori.
Il Comitato dei professori ha poi svolto un’accurata
attività di revisione dei singoli contributi, per armonizzarli all’interno di una unità redazionale omogenea
e per garantire la validità scientifica che si voluto conferire all’opera.
Ed è risultata un’opera che possiede tutte le caratteristiche per suscitare l’interesse del pubblico più vasto, non circoscritto a quello locale.
La varietà, la molteplicità spesso drammatica di
eventi, di vicende, di mutazioni, e non solo, che hanno investito Ampezzo, fanno riconoscere infatti che la
sua storia può essere assunta ad emblema della società
del ‘900 carnico e, per determinati aspetti, più in generale di quella alpina.
Eros Martina
***
La comparsa della monografia ha già trovato riscontro sulla stampa locale, che ha espresso su di essa pieno apprezzamento e presentato un ampio repertorio
dei contenuti della ricerca. Non si è mancato di sottolineare come Ampezzo risulti in tal modo dotato di
uno strumento di conoscenza documentato e completo, che non trova praticamente confronto in nessun’altra realizzazione, operata da comunità di livello anche
superiore.
La nuova pubblicazione avrà la sua naturale presentazione ufficiale in una manifestazione che si terrà
prossimamente qui da noi.
Ha avuto però una sua anticipazione ad Udine, nella
serata del 27 novembre scorso, presso la sala della
Fondazione CRUP, con la partecipazione di una nutrita rappresentanza di Dimpecins.
Davanti ad un pubblico numeroso, tanto da richiedere l’interdizione di ogni ulteriore accesso, il presidente dell’Associazione Eros Martina ha introdotto ricordando l’istituzione del gruppo dei Dimpecins a Udin,
avvenuta ormai 25 anni fa, e le principali iniziative
che sono state portate a compimento nel segno del
paese d’origine. Ha espresso quindi il ringraziamento
più sentito dei Dimpecins a tutti i soggetti coinvolti
per qualsiasi titolo in quest’ultima realizzazione, a ricercatori, istituti finanziatori privati e pubblici, e a
quella porzione di ambiente accademico dell’Università udinese, che validamente ha contribuito per la riuscita dell’opera, in particolare al prof. Frau.
Sono seguiti gli interventi del Sindaco di Udine
prof. Honsel, del Sindaco di Ampezzo Benedetti, della prof.ssa Compagno Rettore Magnifico dell’Ateneo
di Udine, del dott. D’Agostini presidente della Fondazione CRUP, e di mons. Brollo, Arcivescovo emerito
di Udine e già parroco ad Ampezzo.
Il professor Fulvio Salimbeni, del Dipartimento di
Scienze Storiche e Documentali dell’Università, in
una esposizione magistrale ha quindi illustrato i contenuti salienti della monografia.
Qualche curiosità dietro
le quinte della monografia
Gjal o Gjalina?
Il volume, ed i suoi capitoli, dovevano però essere
aperti dal Gjal oppure da la Gjalina? La scelta improntata al maschilismo appariva scontata, ma la decisione ha invece privilegiato la gallina, e il gallo a chiudere, come doveroso riconoscimento del ruolo primario rivestito dalla donna nel Novecento ampezzano.
• Altolà: si ha da dire “ampezzano” o “ampezzino”?
“Ampezzano” non è scorretto, ha osservato il professor Frau, nota autorità in campo glottologico. “Ampezzani” sono però principalmente quelli di Cortina
d’Ampezzo, mentre noi dovremmo essere “Ampezzini”, denominazione più appropriata in quanto derivata
direttamente dal nostro Dimpecins.
Sul punto è mancato il coraggio all’innovazione e
così, nonostante si andasse diffondendo il contagio di
simpatia per il termine “ampezzino”, è stato conservato il più tradizionale e diffuso “ampezzano”, che si
ritrova dunque nelle pagine del volume in forma generalizzata, tranne che nel saggio di linguistica, per rispetto alle indicazioni stabilite dal suo autore.
• Conservativa, ancorché contraria alle regole tipografiche sostenute dall’Editore, è stata anche la decisione assunta riguardo al verso di scrittura del titolo
sul dorso del nuovo volume, per non marcare differenze troppo vistose con il libro precedente, se entrambi trovassero collocazione accostata sul ripiano di
una libreria.
• Quanti sono i poveri morti, caduti nel corso dei due
trascorsi conflitti mondiali? Domanda non retorica,
perché è stata rilevata discrepanza tra il numero rica-
Un lavoro compiuto da più mani, e ben 17 sono gli
autori di “Ampezzo nel Novecento”, richiede sempre
un oscuro ma prezioso intervento redazionale “dietro
le quinte”, vuoi per conferire ai singoli contributi il
carattere omogeneo che l’opera richiede, vuoi per
operare quelle scelte d’insieme, che travalicano le
competenze individuali e danno impronta all’opera
nel suo complesso.
Alcune delle situazioni particolari, che si sono presentate nel corso della composizione, hanno non solo
sapore di aneddoto, ma riflettono anche momenti d’incertezza, superati in modo qualche volta sofferto.
• L’aspetto esteriore da dare al volume, ad esempio.
Si voleva che richiamasse quello precedente, per
sottolineare la continuità di una ricerca, che si era venuta strutturando in due parti tra loro inscindibili. Al
contempo, si desiderava evidenziare che il non irrilevante intervallo di tempo trascorso tra le due uscite
non era passato invano, ed aveva introdotto mutazioni
significative di stile e di gusto. La soluzione grafica
ideata da Ferruccio Montanari accoglie le novità del
tempo attuale, mantenendole all’interno di un recuperato gioco dei simboli posti sulla copertina di “Ampezzo Tempi e Testimonianze”, quel Gjal e quella
Gjalina di Dimpeç che compaiono scolpiti sulla pietra
all’angolo dell’antica loggia di Plaça.
33
Ampezzo raccolto intorno al suo Duomo (foto di Romano Martinis)
vato dal Ricercatore tra i documenti cartacei d’ufficio,
e quello risultante dalla conta dei nomi riportati sui lati che prospettano dal nostro Monument. Il lettore
mantiene libertà di risposta al quesito, ma si segnala
che l’autore della ricerca si è lasciato persuadere dalle ragioni del documento più solido!
• Tutto bene, per il resto? Non proprio tutto, purtroppo.
Pesa un elemento, uscito di controllo nell’andirivieni delle bozze verso e dalla stamperia.
Era stato chiesta, e prontamente ottenuta dall’autore, una nota integrativa al testo originale in tema di
istruzione primaria, che facesse memoria di qualcuna,
almeno, delle tante figure di rilievo tra gli educatori,
che hanno segnato il ‘900 di Ampezzo: la maestra
Gemma Petris principalmente, medaglia d’oro della
Pubblica Istruzione, anima e motore grande in corpo
minuto d’ogni attività di carattere sociale che si attuasse in paese; le maestre Maria Venier e Anna Colombo, poi i maestri Pietro De Luca, e Mario Bullian,
entrambi Sindaci di Ampezzo, l’ultimo anche autore
di godibili testi in madrelingua dimpecina; il maestro
Mario Candotti, combattente per la libertà, ispettore
didattico in quel di Pordenone; tra i viventi, il maestro
Elio Toller, studioso appassionato e competente delle
cose di Ampezzo, secondo la migliore tradizione di famiglia aperta da mons. Mario.
L’ aggiunta c’era, ma è andata malauguratamente
perduta. Spiace molto.
E.M.
34
Foto d’epoca
In alto da sinistra: Arturo Felisatti, Andrea Petris, Mario
Martinis, Carlo Martinis, Italo Petris, Battista Petris, Giovanni Petris davanti alla fontana di Ampezzo
Catechesi: “Far risuonare
a tutti la bella notizia”
E’ questo uno dei compiti più importanti affidati dal Signore Gesù
alla sua Chiesa, perché ogni generazione umana e ogni persona sappia dar senso e speranza alla sua vita e lode al suo Creatore e Padre.
Questa “Bella Notizia”- che Dio
rimane sempre al nostro fianco, fedele al suo disegno di amore per noi
donandoci il suo Figlio Gesù e grazie a Lui una comunità di fratelli – è
la forza e la gioia del nostro impegno di testimoniare la fede e di farla
crescere nell’animo dei più piccoli
come dei grandi. Quest’opera così
grande e delicata è affidata a noi catechisti nell’iniziare alla vita cristiana le nuove generazioni, ma richiede
lungo il cammino il coinvolgimento
e l’intesa educativa con voi genitori
per sostenere la “crescita buona”dei
vostri figli dando loro esempi e riferimenti positivi che li aiutino a crescere nella fede. La famiglia, ogni
famiglia, è invitata e incoraggiata a
sentirsi partecipi della propria comunità, crescendo in quella rete di
relazioni e di proposte costruttive
che vengono fatte in parrocchia.
Sentiamo ora da alcuni di loro con
che spirito hanno ripreso gli incontri
coi bambini e ragazzi.
Coi bambini
delle elementari
Il nuovo anno catechistico è iniziato con una bella celebrazione in
chiesa a cui erano presenti tutti i
bambini e diversi genitori .
Abbiamo pregato insieme perché
in questo nuovo anno il Signore ci
aiuti a camminare nell’ascolto della
sua Parola, quindi i fanciulli hanno
posto un segno di voler crescere
nella confidenza con Gesù, attaccando il proprio nome ai grandi petali di un fiore che rappresentava
proprio l’abbraccio accogliente che
Gesù riserva soprattutto ai piccoli.
Col maestro Emiliano abbiamo
imparato alcuni canti per la Messa
della domenica 4 ottobre, apertura
ufficiale dell’anno catechistico, se-
guita nel pomeriggio dalla processione con la statua della Madonna
recitando insieme il Rosario.
I bambini sono venuti numerosi
sia alla Messa che alla processione,
accompagnati dai loro genitori. Dopo la recita del Rosario l’omelia di
don Pietro ha attirato l’attenzione
dei bambini (e i complimenti dei
genitori) perché li ha attivamente
coinvolti nella spiegazione dei simboli portati dai quattro angeli che
circondavano la statua della Ma-
donna. Al termine della processione
il momento toccante è stato quando
tutti i mazzetti di fiori portati dai
bambini si sono levati in aria per ricevere la benedizione.
Ai bambini avevamo spiegato che
i fiori benedetti, come l’olivo, secondo un’antica tradizione dei nostri paesi, venivano bruciati nel fuoco nei momenti di forti temporali e
così li hanno portati a casa per questo uso.
segue a pag. 36
35
continua da pag. 35
Gli incontri del catechismo sono
iniziati con qualche difficoltà di
scelta della giornata e dell’orario a
motivo del “tempo pieno” nella
scuola (tranne il venerdì) e quindi
del poco tempo disponibile dai
bambini.
Sulla frequenza agli incontri abbiamo costatato, in particolare nei
più piccoli, diverse assenze dei
bambini che speriamo possano
rientrare.
La comune attenzione alla loro
crescita è tenuta viva dalla fiducia
in Dio.
Catechista delle elementari
Coi ragazzi delle medie
Si sa che che quando si lavora con
i ragazzi, le prime doti a cui bisogna ricorrere sono la gioia e la pazienza. A questo abbiamo pensato,
quando, alla fine di agosto, ci siamo ritrovati tra catechisti, per programmare il nuovo anno. Dopo
qualche valutazione e considerazione abbiamo deciso che l’esperienza
iniziata con i ragazzi delle medie
(alternare gli incontri un mese ad
Ampezzo e uno a Socchieve, partecipare alle attività con i gruppi diocesani, …) era positiva e quindi valeva riproporla. Ecco, che i primi di
36
ottobre, con la festa della B.V. del
Rosario, si dà inizio ufficialmente
al nuovo anno di catechismo e ci si
ritrova a Socchieve, il venerdì, per il
primo incontro. Sorprendente è stata
la partecipazione, che subito ha visto
lievitare il numero dei ragazzi fino a
raggiungere quasi la trentina. E’ stato necessario, quindi, suddividere il
gruppo: la prima e seconda media
sarebbero state seguite da tre catechisti, mentre la terza media e la prima
superiore da don Fabio (consacrato
nel frattempo sacerdote) e un catechista a rotazione.
Il programma, per fortuna, ci è
stato offerto anche quest’anno dalla
diocesi, con un titolo accattivante:
“SQUADRA K ALL’AVVENTURA!!!”
Tutto positivo? Tutto bello? Tutto
facile? Non proprio!
Come si sa la fascia d’età delle
medie non è semplice, la pazienza
bisogna proprio esercitarla … A
volte i ragazzi pensano di essere
“troppo grandi”, di “ sapere già tutto”, di “ avere già “ le risposte giuste”, ma poi ragionandoci, si accorgono che non è proprio così.
E poi le famiglie: nonostante i ripetuti richiami di don Pietro perché
i ragazzi vengano accompagnati anche nel cammino di fede, non sempre si ha l’impressione che ciò avvenga.
Confidiamo comunque che questo momento positivo possa conti-
nuare; i ragazzi possano capire non
solo la bellezza dello stare assieme,
ma dello stare insieme nel nome di
Gesù. E che la loro gioia e il loro
entusiasmo diventino per tutti stimolo per migliorare il loro futuro.
catechiste delle medie
A metà ottobre si è ripreso pure il
cammino di preparazione alla Cresima con i ragazzi di 2° superiore:
quattro di Ampezzo e uno da Sauris.
La loro presenza finora è stata costante e bendisposta. Quando li vedo arrivare anche da Voltois o da
Oltris a piedi, mi rincuora perchè
percepisco in loro un desiderio di
seguire un cammino di crescita cristiana pur tra le difficoltà e dubbi
dell’età, ma con l’animo trepidante
nel prepararsi ad un sacramento così importante come la Cresima che
riceveranno a fine giugno. Spero di
cuore che i nostri incontri, che talvolta faranno tappa in luoghi diversi con i cresimandi di altri gruppi,
nell’ascolto di testimonianze significative per loro,… diventino una
tappa importante della loro crescita
che li aiuti a maturare umanamente
e a sentire la bellezza e la forza del
vivere da cristiani nella ricerca di
Colui che ci ama tanto . La vostra
comunità desidera esservi vicino ed
incoraggiarvi su questa strada. Bravi ragazzi, Forza.
La catechista
SCUOLA MATERNA
Tutti conoscete la nostra scuola
materna. È un’istituzione da parecchi anni e sicuramente un punto di
riferimento per la gente di Ampezzo.
Gli anni scorsi sono state le educatrici a scrivere un articolo sull’asilo
del nostro Paese. Quest’anno si è
pensato di lasciare la parola ad un
genitore, così mi sono offerta di parlare della mia esperienza con l’asilo.
Mi chiamo Laura, sono mamma di
due bimbi che frequentano la scuola
materna. Non sono originaria di
Ampezzo e quando è arrivato il momento per il mio figlio maggiore di
andare all’asilo, è stato un primo incontro anche per me. Insieme al mio
bimbo, quindi, è incominciato il
viaggio alla scoperta della scuola
materna, anche se da due punti di vista ovviamente diversi.
Come genitore desideravo per i
miei figli un ambiente sereno in cui
potessero crescere sia dal punto di
vista educativo che umano. Il nostro
asilo si è rivelato capace di offrire
tutto questo, dando ai bimbi l’opportunità di diventare sempre più autonomi, di prendere maggiore coscienza di sé, di imparare cose nuove, di
prendere confidenza con la musica e
con la religione.
La cosa che mi ha colpito di più, è
il numero di occasioni in cui si cerca
di creare una relazione tra genitori e
figli e tra le varie famiglie dei bimbi
frequentanti. Non solo le recite, ma
anche la castagnata, la festa della fa-
Nel cortile della scuola materna
miglia, la grigliata di fine anno, il
carnevale. Tutte occasioni che permettono di entrare direttamente nel
mondo in cui i nostri figli vivono per
parecchio tempo nell’arco di un anno e renderci, così,ancora più vicini
a loro.
Ogni anno le educatrici propongono un percorso di apprendimento diverso, legato ad un tema principale,
che porta i bambini ad esplorare posti nuovi,come la loro fantasia, e a
conoscere il mondo che li circonda
anche attraverso esperienze dirette,
che aumentano il piacere della scoperta.
Un punto a sfavore, se così lo pos-
siamo definire, è la “giovane” età
delle suore che vi operano. Sicuramente ricche di esperienza e competenze, ma credo altrettanto sfinite
dopo una giornata con venti bambini
a cui bisogna tenere testa.
Per concludere, voglio sperare che
anche per il futuro questa scuola
materna continui ad essere un riferimento per la gente di Ampezzo,
viste le prospettive non proprio rosee che attendono le scuole dei nostri piccoli centri. Mi auguro che la
scuola materna parrocchiale possa
continuare ancora per molto tempo
a forgiare le basi dei futuri ampezzani.
Durante una gita
37
...Voce alle Associazioni
Associazione tra gli Anziani
e il Volontariato
Anche nel 2009 l’Associazione Anziani ha cercato di
offrire ai suoi soci e alla cittadinanza momenti di svago e di collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con gli altri Sodalizi operanti sul territorio.
Come ormai di consuetudine, alcuni soci hanno garantito durante l’anno scolastico 2008-2009 il servizio
di accompagnamento scuolabus per gli alunni della
scuola materna e primaria. La crostolata di carnevale e
il pranzo presso l’Hotel Colmajer hanno costituito i
momenti di incontro più significativi dell’inizio anno.
A fine agosto si è svolta l’annuale gita sociale, che
quest’anno ha avuto luogo in Slovenia. In mattinata abbiamo visitato gli allevamenti e il maneggio dei famosi cavalli di Lipiza e proseguito poi per Pirano dove, nel
pomeriggio, dopo un indimenticabile pranzo, una guida ci ha condotti a visitare i monumenti e i luoghi caratteristici della cittadina di mare.
L’incontro con gli amici della Frazione di Voltois anche quest’anno si è svolto con gran partecipazione e
l’organizzazione della castagnata di novembre ha riunito decine e decine di anziani (e non) in un chiassoso e
allegro pomeriggio allietato dalla musica di Francesco.
Associazione Friulana
Donatori di Sangue
L’anno 2009 è stato un anno particolare per la sezione di Ampezzo dell’Associazione Friulana Donatori
Sangue. A gennaio si sono tenute infatti le elezioni per
il rinnovo del consiglio direttivo, che ha confermato alla presidenza Francesca Spangaro, affiancata ancora da
Carlo Petris, Enrico Candotti, Dario De Monte, Wilma
Marta, Armando Ermano, Mauro Fiorenza, Tiziano
Varnerin. C’è nel consiglio direttivo anche un nuovo
Gita dell’associazione anziani
38
ingresso, vale a dire quello di Carlo Spangaro, precedentemente segretario della sezione. Al suo posto in
questo ruolo è entrata la donatrice Jennika Schneider.
Importante è stato il mese di gennaio come da tradizione anche per l’arrivo dell’autoemoteca e per la prima
volta quest’anno ha fatto visita nel nostro paese la nuovissima autoplasmoteca mobile dell’Afds, che permette di ottimizzare e facilitare il dono del sangue anche in
periferia.
Le sezioni di Ampezzo e Socchieve hanno risposto in
modo esemplare con un’ottima affluenza di donatori,
tra cui anche alcuni alla prima donazione, grazie alla
nuova possibilità offerta dall’autoplasmoteca mobile.
La stessa è tornata poi ad Ampezzo anche ad inizio ottobre, quando grazie anche ad alcuni donatori dalle sezioni vicine in particolare da Forni Di Sotto si è comunque registrato un buon numero di donazioni, anche
se inferiore a quello di gennaio.
Anche qui ci sono stati alcuni nuovi donatori, vera e
propria linfa per il futuro della sezione e dell’associazione.
Nel 2009 in totale sono stati una decina i nuovi associati, con un nuovo slancio dopo l’anno passato e in linea con la tendenza degli ultimi anni, grazie agli sforzi del consiglio direttivo di sensibilizzare un numero
sempre maggiore di giovani al dono del sangue.
Val Tagliamento Marching Band
Il complesso musicale è nato nell’anno 2004 ed in
poco più di quattro anni i componenti l’associazione
musicale (ragazzi dagli 8 ai 18 anni tranne poche eccezioni)sono cresciuti ottenendo notevoli progressi e consensi.
Il risultato si comincia a vedere dopo un grande lavoro sia sull’aspetto musicale che su quello del movimento, ma anche e soprattutto nella gestione del gruppo inteso come squadra.
L’obiettivo è quello di costruire un proprio sound,
non solo mettere assieme dei ragazzi suonatori, ma si
incontrano notevoli difficoltà in quanto si sa che i ragazzi come facilmente si appassionano a nuove esperienze altrettanto facilmente abbandonano il percorso
intrapreso prendendo a pretesto i più svariati motivi
(non ultimo il problema della distanza) e spesso ci si ritrova al punto di partenza in quanto non si improvvisa
un ragazzo bandista: ci vogliono anni di lavoro e di studio.
La maggior parte dei giovani suonatori provengono
dall’alta valle del Tagliamento in Carnia e sono diretti
dal giovane maestro Andrea Picogna, diplomato in
tromba con tanta passione per la musica e tanta voglia
di trasmettere questa passione ai ragazzi. Il presidente
è la signora Di Centa Lorena, che si pone come principale obiettivo l’unione del gruppo, pur tra tante difficoltà, e vorrebbe offrire ai giovani l’opportunità di stare insieme in allegria studiando musica e nello stesso
tempo divertirsi.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico riprendono i
corsi di insegnamento della musica e del movimento
dedicato ai giovani dai 10 anni ma sono bene accette
anche persone adulte, con spirito giovanile, che già
sappiano suonare qualche strumento o vogliano imparare a farlo.
Durante la prima settimana di settembre è stata organizzato presso il centro sportivo di Ampezzo un perio-
do di full-immersion proposto dal maestro Picogna in
collaborazione con il maestro per percussioni Giogo
Zanier di Aviano che hanno dato una bella spinta alla
preparazione del gruppo sia dal lato didattico che dal
lato coreografico. Con il maestro Giorgio Zanier è nata l’intenzione di creare uno scambio culturale con ragazzi della zona di Aviano che già suonano nelle bande
tradizionali ma che hanno espresso il desiderio di suonare in una marching band e se questo scambio andrà a
buon fine i giovani avranno modo di confrontarsi e stare insieme.
Vorrei inoltre dire ai genitori di cercare di invogliare
i propri ragazzi a far parte di un gruppo musicale. Richiederà, specialmente nei primi tempi, impegno e
qualche sacrificio, ma una volta entrati a far parte del
gruppo suonare sarà un divertimento ed anche l’occasione per conoscere altri giovani, altri paesi ed altri modi di proporsi.
Nella nostra realtà di montagna appartenere ad un
qualsiasi gruppo di volontariato oltre che a dare un valido aiuto a tutta la comunità risveglia anche nelle giovani leve l’amore per il ‘natio borgo selvaggio’, aiuta a
conoscersi e smuove quella voglia di esserci e di appartenere ad un certo contesto sociale e quindi da persona ormai molto adulta esorto tutti i giovani a non perdere il proprio tempo inutilmente ed a vivere la propria
realtà sociale offrendo collaborazione, aiuto, idee e voglia di esserci.
Il Presidente
Foto d’epoca
La maestra Olimpia con la classe IV nel 1950
39
Anche il campanile si rifà il look
Nella società odierna sembra essere proibito invecchiare: i capelli bianchi vanno assolutamente tinteggiati,
le rughe attenuate con creme anti-age
o riempite con filler, i seni cascanti
riportati nella loro sede originaria e
così via. Insomma “vecchio” non è
più trendy .
Se così va il mondo non si vede
perché gli edifici debbano sottrarsi a
questa continua ricerca del mito faustiano. La legge regionale del 26 ottobre 1987, n. 34 ha perciò autorizzato l’Amministrazione Regionale
del Friuli Venezia-Giulia a concedere ai comuni una speciale sovvenzione per il restauro delle facciate di immobili compresi nelle
zone di recupero individuate con
apposita norma regionale.
Il gnò vecju
campanili
Il Comune di Ampezzo ha partecipato al bando relativo per ottenere i
fondi necessari al restauro delle facciate del campanile, della farmacia,
del lascito Nigris (edificio tabacchino) e dell’ex-ufficio turistico.1
Così nella seconda metà di agosto
la torre campanaria del paese è stata
circondata dai ponteggi della ditta appaltatrice. Si è cominciato tinteggiando di fresco le parti intonacate e sulla
punta è svettato un color rosso vivo. I
curiosi che assistevano ai lavori, memori degli effetti cromatici del c.d.
Piano del colore2, non hanno potuto
trattenersi dal commentare:
-“Mancjava nome il cjampanili
ros…” 3
Per fortuna si trattava di una semplice mano di antiruggine, poi coper-
Da un pies già carampan e mal bragât
al tenta cu la crôs di tocja il cîl,
e al slungja la sô ombra sul sagrât
chest vecju e simpri amabil cjampanîl.
Plen di creturis al cîr il so sosten
s’una bruta baita, clamada “munument”
e si scuen dî, par dia, ch’a si ulin ben
sa no si lascin mai, nencja un moment!
Plen di carui, quant che dal cjastiel
il son da lis cjampanis si difont,
lui dut al clopa, biât pedimentât;
e al trima di alegria sul dì biel,
e in chê volta a si gjolt un mont;
ma al trima di dolôr sul dì nulât.
(Maestro Mario Bullian)
40
ta dal colore (grigio) definitivo. Il
muro a vista è stato invece prima ripulito, utilizzando una idropulitrice
che ha eliminato il muschio e le impurità depositate dal tempo e dalle intemperie e poi ricoperto con un prodotto particolare finalizzato ad attenuare le porosità delle pietre di tufo.
Dopo i trattamenti di “bellezza”
elencati, “netât e tirât a lustri” il campanile dimostra senz’altro qualche
decennio in meno. Ma in realtà quanti anni ha?
Si tratta di “una costruzione pluricentenaria, (di uno) tra i più vecchi
nuclei murari del paese, se non il più
vecchio. (…) E’ una costruzione così
vecchia che, come spesso accade per
le cose che non trovano sostegno nei
dati e nei tempi della storia, se ne è
impadronita la leggenda. Anzi: nel
nostro caso sono due le leggende che
ne prendono spunto.”4
I più romantici raccontano che
“quando la specola romana del Cjastelat si sfaciò sotto i colpi del piccone le pietre vennero raccolte ad una
ad una e su piccoli carri furono portate sulla nostra piazza” dove, scavate le fondazioni, si cominciò a porre
sasso su sasso5.
Altri, invece, più pragmatici, ritengono improbabile che gli Ampezzani
abbiano rinunciato per erigere il campanile “a sfruttare le cave di travanti
tufacei e i greti di massi calcarei, frequentati da sempre dai costruttori e a
quattro passi da casa, per andare a
scalzare i resti di una struttura lontana dal centro e che avrebbe potuto offrire ben scarso materiale.” Perciò secondo quest’ultimi è più probabile
che il campanile fosse stato in origine
il mastio di un palazzotto, parte integrante della dimora secentesca dei
Nigris-Beorchia.6
I primi dati certi concernenti il
campanile risalgono alla metà del
XIX secolo7 e ce lo consegnano già
vecchio ed inclinato8. Tant’è che
l’amministrazione comunale d’allora
allarmata, dopo aver acquisito il parere dell’ing. Valentino Marioni, il 22
febbraio 1857 vota all’unanimità la
demolizione totale della costruzione,
demolizione scongiurata solo grazie
dall’intervento del parroco, don Giobatta De Pauli che fa optare per la re-
staurazione totale dell’edificio, lo dota di un orologio e successivamente
nel 1872 di tre campane nuove.
Il nuovo concerto cessa di diffondere la sua melodia nel 1918 durante la
famosa invasione austroungarica
quando le campane vengono precipitate sul sagrato.9
Terminata la guerra, mons. Bullian
nell’ambito delle discussioni circa le
campane da riacquistare, ritenendolo
“impotente a sostenere qualunque
concerto di campane”, propone nuovamente di demolire il campanile.
Ma il nostro “vecchio” stringe i
denti e il 13 novembre 1922 accoglie
senza batter ciglio i nuovi bronzi.
Dopo una simile prova di carattere
nessuno oserà più proporne la demolizione. Anzi: i parroci che si succederanno faranno a gara per mantenerlo in vita e metterlo in grado di offrire un servizio più efficiente, generare
un suono più melodioso e perché no,
esibire un look più aggraziato.
Nel 1960 mons. De Crignis incarica la ditta Clocchiatti di Colugna di
automatizzare il suono del concerto.
Nel 1981 il mons. Brollo intraprende lavori di consolidamento delle
strutture murarie messe a dura prova
dal terremoto. Nel 1984, per iniziativa di mons. Belfio, le campane maggiori sono fuse e forgiate nuovamente dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto che rifà l’impianto di automazione,
monta un robusto castello di ferro e
vi fissa i nuovi bronzi il cui suono è
ritenuto unanimemente pastoso, gradevole, intonato.10
NOTE
1
Informazioni fornite dall’impiegato dell’ufficio tecnico comunale, Denis De Monte
2 Consultabile sul sito www.archenricogatti.it/Progetti.aspx?idc=4
3 Va precisato che il campanile non rientra
nel Piano del colore redatto dall’arch. Enrico
Gatti, ciononostante l’architetto medesimo,
su specifica richiesta dell’ufficio tecnico comunale, ha suggerito i colori che poi sono
stati realizzati.
4 E. TOLLER, Bicentenario del Duomo di
Ampezzo, Udine, Arti Grafiche Friulane,
1991, pag. 80
5 M. TOLLER, Uomini e cose di Ampezzo,
Udine, Tipografia Arti Grafiche Friulane,
1961, pag. 101
6 E. TOLLER, op.cit., pag. 80
7 Si narra che all’inizio del XVII secolo
fosse anche stato colpito da un fulmine.
8 All’altezza di m. 16,90 strapiomba appena di m. 0,45.
9 G.L. MARTINA (a cura di), Pagherà
Cadorna, Diario di Don Vincenzo Rainis,
1999, Lithostampa, pagg. 37, 61.
10 E. TOLLER, op.cit., pag. 82
MISSIONE BOLIVIA
DIECI ANNI INSIEME
Suore Rosarie e le ragazze dell’internato a Santa Fe.
Non può mancare il nostro GRAZIE, a tutti voi che ci avete accompagnato in questi dieci anni di cammino
missionario, accogliendo nel vostro
cuore il messaggio della solidarietà.
Quello che ci fa riflettere con gioia, e
che la nostra gente in questi tempi di
crisi di lavoro non ha dimenticato gli
ultimi, ma ha continuato a dare una
mano per costruire un futuro migliore
basato sui valori cristiani.I passi sono
piccoli, però nella vita delle persone
c’è sempre un momento per incominciare, basta dare a loro la spinta giusta
del “via”, ma anche saper aspettare e
capire il loro mañana.
La carità è silenziosa non ha bisogno
di parole e riconoscimenti, ma è doveroso dare un reso conto di quanto è
stato realizzato in questi anni,ma la
cosa più importante è che abbiamo lasciato un segno di speranza,e affiancato gli ALTRI nel non facile viaggio
verso la dignità,e non è poco.
Con i nostri aiuti abbiamo sostenuto
vari progetti già in atto, dai missionari,
il Progetto pane e latte e l’orfanotrofio
delle suore Rosarie, i campesiños di
suor Fulvia, i bambini denutriti del
centro di San Carlos delle suore della
Providenza, i bambini di strada di padre Brunelli, la scuola per piccoli sordomuti Virginia Madriz.ma non abbiamo dimenticato la gente del nostro padre Nigris, con il progetto di adozioni
a distanza, la costruzione di case,
scuole, un sostegno alle ragazze di casa Betania, progetti salute e formazione umana, e vari interventi urgenti che
si presentano al momento. Con loro
siamo cresciuti anche noi, è una strada
che abbiamo intrapreso insieme e che
ci fa sentire appartenenti alla stessa famiglia di Dio, che si fa carico di ogni
fratello e si mette con gioia a camminare con chi incontra.
Carissimi amici
Ogni tanto metto in fila chi mi vuole
bene e lo faccio anche fuori della cappella di casa mia, come ogni mattino
dove entra l´elenco che il Signore conosce, dove c´é per prima la parrocchia di
Ampezzo, prima ancora di Pordenone e
tutta la lista delle persone care che mi
hanno dato e danno un mano. Ma
quando vado su per Ayacucho, non
manca mai uno sguardo alla IVº,
“Monte Rico” dove é la prima cappella, quella che mi ricorda Mediis e mi dice come amare le persone che ci hanno
nel cuore. Poi vengono le due case per
la Mujer, la scuoletta di La Enconada,
la grande cappella,che é come una cattedrale dedicata a Papa Giovanni e i ricordi vengono e fanno felicita. Perché é
bello essere ricordati e mostrare con le
mani che fanno fatica, che il mettere insieme, é quello che fa chiesa.
E tanto mi piace quella vostra voglia
di tornare a casa del lavoro la sera.
Che lo capisco; perché é bello sedersi,
dar grazie e programmare e sapere
che sotto lo stesso tetto ci sono persone care con cui si lavora e per cui si
condivide il pane e la fatica e la gioia
di dire: ben fat; encia chesta volta.
Il carattere boliviano é brillante; ma
non dura; non é con quello che la mia
gente vi dice “Gracias”, perché la loro cultura ha tracce di schiavitù, dove
segue a pag. 42
41
continua da pag. 41
il “grazie” non esisteva o era programmato. Cosa poteva dire GRAZIE
uno o una che dovevano solo lavorare
e non avevano nemmeno il permesso
di andare a messa la domenica, dato
che forse non avevano nemmeno l´anima. E questo la mia gente lo ha dentro
e questo spiega la paura dei bambini,
la incapacità di instaurare un dialogo
e di fermarsi alla pari davanti alla fatica, al lavoro. Voi, con il vostro lavoro, con lo stare vicino, con il mostrare
come si deve fare, questo lo avete superato e li avete aiutati a superarlo.
Il segno é stato la grande festa di
Maria Auxiliadora. l´altr´anno, quando Despìna ha ballato fino a non poterne piú e loro hanno capito che
l´amore vero non ha barriere di nessun tipo; quando vedono il dottore che
non sa che alle 12 é ora di mangiare,
quando vedeva il lavoro crescere, con
misura, con soddisfazione per chiudere il conto nel tempo stabilito, senza un
“para mañana”, come é costume quí.
Ma quello che piú mi piace di voi, a
me e a loro, é che abbiamo conosciuto
la vostra fede e il vostro perché nel
dare. Noi non abbiamo debiti con loro, di colonizzatori; non abbiamo nulla di cui chiedere perdono e questo dice che il gran motore che muove é
l´amore quello con la A grande: vi
muovete per amore al povero, a chi ha
bisogno,
perché
Cristo
ha
detto:”Quello che fate al piú piccolo
dei miei, a Me lo fate”. É bello vedere venir su una casa, una cappella,
una scuola; ma il Signore ha ammirato quel far crescere la gente nella semplicità, nella bontà e cortesia di un bene che sa perché si può e “lo que se
puede, se debe”!.
Dico alla mia gente che questo é il
proverbio che mi ha insegnato mio padre e che questo siete quello che fate
voi. In coloro che hanno lavorato, nei
nomi delle case che abbiamo fatto a
Ayacucho e che sono scritti sulla facciata della casa voglio dire il nostro
grazie a chi vi manda, a chi vi dirige,
a chi da la mano per fare: alle vostre
famiglie che vi vedono partire, a quelli che si mettono nel banchetto a vendere e alle persone che danno un’offerta per collaborare a tutte le parrocchie della forania, perché voi siete la
mia Carnia, la mia terra libera e forte
e capace sempre di dare e di condividere, perché cosi mostra quello che si
ama e si crede, perché vi riconoscete
di essere la mano del Signore che consola, e lascia il segno del passare dando un sorriso, asciugando una lacrima
42
Corso di taglio e cucito.
e dando la parola e l´aiuto che allevia
e spinge a un futuro piú bello e caro.
Mandi e grasie di dut, p. Mano
Chi racconta una storia-favola comincia con c’era una volta ...
Noi raccontiamo una storia di vita
che c’è, che è iniziata dieci anni fa
... ambientata nella vallata di Socchieve, Ampezzo, Sauris ...
Qualcuno ha fatto risuonare il nome
“Bolivia”... ha raccontato come si viveva laggiù o meglio come non si poteva vivere, crescere, imparare, studiare ... Qualcuno ha intuito quanto è importante far conoscere la storia di
fratelli in difficoltà e scommettere sulla capacità di aprire il cuore, di coinvolgersi con il destino altrui, di crede-
L’emigrant
Una valîs come una crôs
una coriêra ca spièta,
un frutin tacât ala braghesa
dal pâri
ca’l sta par partî.
Al è un quadri di ogni dì
chel ca si viôt,
cui ca no prova no crôt ce ca è
l’emigrasiôn.
Al è doloros viôdi
un om a vaî par lâ lontan
par proviôdi un toch di pan
a la sô int ca spièta.
E chesta a è la disdeta
da la nostra tiera, il destin
ingrât.
Ma chel tòch di pan, salât
di agrimis e sudôr
guadagnât cun tant lavôr
spès dûr e amâr,
al’è sant
come il Pan dall’Altâr.
re nella solidarietà. Così le comunità
della Carnia: Ampezzo, Socchieve,
Sauris, Sappada e altre ancora, hanno
accolto la sfida dell’ascolto, della
messa in gioco, della fraternità.
Un cammino di dieci anni, che ha
fatto germinare gesti di dono, di condivisione, di aiuto, di accoglienza e di
presenza. Noi missionarie e missionari in terra boliviana abbiamo compreso che l’ideale del Vangelo è possibile,
perché ci siamo sentiti circondati da
tanta amicizia, partecipazione, sostegno. Alcuni, a nome delle comunità
credenti e dei paesi della Carnia, sono
venuti a trovarci, a capire, a condividere. Di fronte alle necessità hanno scelto di dare la mano, di fare insieme, di
costruire, di osare qualcosa di nuovo,
coinvolgendosi in prima persona e
coinvolgendo altri. Queste comunità
sono cresciute nella consapevolezza di
essere aperte al mondo; le persone
hanno sperimentato di essere indispensabili al bene dell’altro, scoprendo la
gioia di aiutare che è più povero; il povero ha potuto comprendere il linguaggio dell’amore che lo fa essere se stesso, nella sua dignità di persona. Non
è possibile fare un bilancio di tutto il
bene accolto e dato in dieci anni: è possibile intuire che è molto di più di
quanto raccontiamo, perché è vita dentro la storia delle persone. È giusto ed
è bello dire grazie e intuire che questa
è la storia che deve continuare affinché
“il mondo abbia vita in abbondanza e
creda”! In particolare noi Suore Rosarie ringraziamo ciascuna persona e cominciando da Ampezzo, vogliamo ringraziare tutti quei paesi che si sono fatti solidali non solo con i progetti avviati
in favore dei bambini e delle famiglie
boliviane, ma con la nostra stessa vita
di consacrate per diffondere il messaggio di Cristo che ci fa una sola comunità di fede e di amore.
Madre Noris Calzavara, Superiora
Generale delle Suore Rosarie
ANAGRAFE
Ciprian Matteo
nato il 30/12/2008
(di Massimo
e Ornella Lorena)
Roseano Julia Beth
nata il 11/01/2009
(di Luca e Gorog
Michelle Rynea
Ruth Martin)
Krasniqi Sara
nata il 03/02/2009
(di Istref e Krasniqi
Shefkije)
Ndabunganiye Jamal
nato il 07/02/2009
(di Epimaque e
Vendramin Perosa Alice)
De Crignis Alessia
nata il 19/02/2009
(di Giorgio e
Fachin Sabrina)
Fachin Sveva
nata il 23/04/2009
(di Adriano
e Boschetti Natascia)
Belluco Giovanni
nato il 02/09/2009
(di Cristiano
e Petris Caterina)
Petris Elena
nata il 03/09/2009
(di Diego e
Kondratyuk Lyubov)
Rabassi Alex
nato il 18/11/2009
(di Rabassi Debora)
Bearzi Morgan e Emil
battezzati il 4/07/2009
(di Andrea e Pivotti
Romina)
Nati
Di Santolo Massimo nato il 26/03/2009 (di Walter e Kralj Rebecca)
Bearzi Alessandro nato il 08/10/2009 (di Carlo e Martinis Simona)
Sala Melissa nata il 16/11/2009 (di Lorenzo e Sala Laura)
Battesimi
Martina Pellizzari
battezzata il 26/09/2009
(di Alessandro e
Termine Tiziana)
Bortolotti Filippo
nato il 12/05/2008
(di Dario e
Lucchini Simona)
Masotti Veronica di Michele e Coradazzi Sara, battezzata
il 17/05/2009
Cantone Leonardo Denis di Umberto e Ibragimova Tatyana
battezzata il 23/05/2009
Marcon Alex di Riccardo e Kratter Michela battezzato il 8/08/2009
Spangaro Valerio di Renato e Benedetti Monica battezzato
il 15/08/2009
Galante Eden di Christian e Bearzi Leda, Battezzata il 5/09/2009
De Monte Angela di Giordano e Tatarintzeva Liuba , battezzata
l’11/10/2009.
Martinios Oani di Ennio e Lajssa Maria Castaneda Martinis
battezzato il 22/11/2009
Matrimoni
Aurora De Monte
battezzata il 14/11/2009
(di Federico
e Giovanna Petris)
Leon Roberto
nato il 22/11/2009
di Claudio e
Jennifer Burba
Petris Diego e Kondratyuk Lyubov il 04/01/2009 in Ampezzo
Lucchini Paolo e Coradazzi Marilena il 14/02/2009 in Ampezzo
Galetta Walter Benjamin e Goi Francesca il 05/03/2009 a Genova
Bertolini Stefano e Fachin Barbara il 01/08/2009 in Ampezzo
43
I NOSTRI CARI DEFUNTI
Spangaro Maria
n. in Ampezzo il
06/05/1922
dec. in Tolmezzo il
20/12/2008
Fachin Maria
n. in Ampezzo il
12/04/1929
dec. in Ampezzo il
08/02/2009
Tavoschi Anna Maria
n. a Comeglians
il 01/10/1940
dec. in Tolmezzo
il 01/04/2009
Domini Marina
n. in Sauris il
25/04/1925
dec. a Tolmezzo il
04/04/2009
Mengoli Dionisio
n. in Ampezzo
il 20/11/1946
dec. in Belgio
il 03/05/2009
Adami Regina
n. a Lauco il 26/08/1915
dec. a Tolmezzo
il 07/05/2009
Miser Giacomo
n. in Ampezzo
il 16/01/1938
dec. a Conegliano
il 10/06/2009
Fior Bruno
n. in Ampezzo
il 30/10/1928
dec. a Tolmezzo
il 28/06/2009
Fachin Caterina
n. in Ampezzo
il 09/11/1922
dec. in Gemona
del Fr. il 09/08/2009
Martinis Mariangelo
n. in Ampezzo
il 15/09/1946
dec. a Catanzaro
il 24/08/2009
Benedetti Francesco
n. in Ampezzo
il 18/09/1926
dec. a Tolmezzo
il 31/10/2009
Mazza Gabriele (Lele)
deceduto a Ferrara il
05/10/2009
Spangaro Giulietta
Bulba Eneo
Martinis Augusta
n. in Ampezzo
il 18/06/1920
dec. a Tolmezzo
il 13/10/200
Di Centa Giuseppe
44
Varnerin Vittorio n. in Ampezzo
il 06/07/1935
dec. in Ampezzo il 10/01/2009
Candotti Marcello n. a Flin (F)
il 08/07/1927
dec. a Basilea il 02/02/2009
Pizzato Giovanna n. a Leutschad
il 12/05/1921
dec. in Ampezzo il 22/02/2009
Lucchini Francesco n. a Sauris
il 26/06/1926
dec. in Ampezzo il 24/02/2009
Crozzolo Emidio n. in Ampezzo
il 15/10/1929
dec. in Nogent Sur Marne il
26/02/2009
Candotti Candido n. in Ampezzo
il 13/10/1924
dec. in Ampezzo il 14.03.2009
Pellizzari Nicola n. in Ampezzo
il 06/10/1925
dec. in Ampezzo il 25/04/2009
Burba Giuseppe n. in Ampezzo
il 14/09/1917
dec. in Ampezzo il 10/06/2009
Petris Olimpia n. in Ampezzo
il 17/07/1914
dec. in Ampezzo il 13/06/2009
Luca Adelchi n. in Ampezzo
il 14/04/1934
dec. a Creteil (F)
il 25/06/2009
Salvadori Milena n. a Rovereto
il 07/08/1935
dec. in Latisana il 06/07/2009
De Monte Rita n. in Ampezzo
il 03/08/1925
dec. in Ampezzo il 14/07/2009
Fachin Maria Dora n. in
Ampezzo il 02/03/1920
dec. a Milano il 29/09/2009
Candotti Adriana n. in Ampezzo
il 14/08/1926
dec. in Ampezzo il 08/10/2009
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Bollettino parrocchiale II° semestre 2009 (file )