$l|MMAHl| I - numero xxv- siusno anno 1e81 244 Editoriale 338 La ferita del referendum Gianfranco Morra 339 L'unita del sapere 352 Per Emanuele Claudio Toscani (a cura di) 365 La critica letteraria allo specchio Card. Ugo Polelti 378 Documenti. La vita santa di mons. Escrivó Franco Palmieri 382 Piazzetta italiana. Zavoli d'un Craxi Nicoletta Schmitz Sipos 385 Lettera da Washington. Reagan al giro di boa Ramón García de Haro 389 Morale, Discernere il bene dal male Mario Minuscoli 394 Letteratura. Tamburi per Malaparte Quirino Principe 397 Musica. Stockhausen verso la luce Massimo Clerici 398 Psichiatria. ll contributo della fenomenologia esistenziale Giovanni Livi 401 Osservatorio d'Europa. Aiutare lo sviluppo Renato Arduini 403 Economia. Dati preoccupanti Frangois Livi 404 Esteri. ll paradosso Mitterrand 409 Libri & libri 416 Libri ricevuti SIMONPIETRO Nouità di GeorgesChevrot pp. 216, Iire 7.000 )inon ?Eiìo €&aÌf;ùi ÀrÈs tlilaÈ Q u e s t o l i b r o n o n è u n a b i o g r a f i ad i s a n P i e t r o c h e t e n t i d i i n t e g r a r e con elucubrazionp i s i c o l o g i c h ei d a t i c h e l a S c r i t t u r a f o r n i s c e s u l I ' A p o s t o l o :è u n c o m m e n t o s p i r i t u a l e e d o t t r i n a l e a d a l c u n i p a s s i e v a n g e l i c i c h e h a n n o i n P i e t r o i l d e s t i n a t a r i oo i l p r o t a g o n i s t a . S o n o v e n t i q u a t t r oc a p i t o l i c h e c i m e t t o n o s o t t o g l i o c c h i a l t r e t t a n t i e p i s o d i d e l l a p e d a g o g i ac h e i l d i v i n o M a e s t r o h a s e g u ì t o p e r f o r g i a r e i l f o n d a m e n t od e l l a s u a C h i e s a .l l m o t i v o u n i f i c a n t eè i l t e m a v o c a z i o n a l e :l a d i g n i t à d i P i e t r o s t a n e l l ' e s s e r es t a t o s c e l t o c o m e A p o s t o l o e c a p o d e g l i A p o s t o l i ,e l ' a m o r o s ar i s p o s t ad i P i e t r o d i v e n t a i l m o d e l l o d e l l a n o s t r a c o r r i s p o n d e n z aa l l a v o c a z i o n e b a t t e s i m a l e ,c h e è v o c a z i o n ea l l a s a n t i t à . C o m e s c r i v e C e s a r e C a v a l l e r in e l l a p r e s e n t a z i o n e",i l l i b r o h a i l s i g i l l o i n e q u i v o c a b i l ed e i t e s t i s p i r i t u a l iv e r a m e n t eu t i l i : l a s a n t i t à d i v i t a e l a p r o f o n d ae s p e r i e n z ap a s t o r a l ed i m o n s . C h e v r o t ,u n o s c r i t tore ascetico già entrato nella migliore tradizione recente". Su questo come su tutti gli altri volumi editi dall'Ares, gli abbonati a "Studi cattolici" possono usufruire dello sconto del 200/0. Basta rivolgersi direttamente all'editore, specificando la propria condizione di abbonato. Edizioni Ares - Casella postale 17107- 20100Milano - Tel. 20.92.02. loilouicinonG plu G0nn0t E.$amek U LE IUE Si è spento il 5 maggio, per complicazioni postoperatoriedopo un intervento ortopedico, Emanuele Samek Lodovici, nostro indimenticabile amico e redattore della rivista. Nel giorno del Venerdì santo (17 aprile) l'auto gui' data dal fratello Renato, giudice del Tribuna' le di Milano, sulla quale Emanuele viaggiava con la madre, veniva tamponata violentemente da un camion, quando era ferma a un se' maforo. Erano diretti ad Abbiategrasso,dove è sepoltoil padre, prof. SergioSamek Lodovici. Nell'incidente, Emanuele aveva riportato la frattura di un femore e di undici costole, e benché Ie sue condizioni fossero preoccupanti, nulla lasciava prevedere la morte imminente, anche perché il ferito aveva sempre conservato un'eccezionalelucidità e il suo abituale buonumore. Trentottenne, Emanuele si era formato presso il dipartimento di scienze religiose dell'Università cattolica di Milano, dove aveva intra' preso studi di letteratura e filosofìa cristiana antica. Nel 1974 era passato all'Istituto di fiIosofia morale dell'Università di Torino, diretto dal prof. Vittorio Mathieu. Oltre a numerosi articoli su riviste specializzate,aveva pubblicato "Dio e mondo" (Studium, Roma 1979), un saggio fondamentale sui concetti di relazione, causa e spazio in sant'Agostino, 352/ SC con il quale lo scorsoanno aveva vinto il con. corso a cattedra per I'insegnamentodella filosofia morale. Nell'altra sua opera, "Metamorfosi della gnosi" (Ares, Milano 1979'), aveva descritto Ie odierne reincarnazioni dell'antico sistemafìlosofico e di comportamentoche predica una salvezza mondana raggiungibile con le sole f.orze della ragione. Emanuele Samek coordinava la collana "Classici del pensiero" per l'editore Rusconi e, per conto del Consiglio nazionale delle ricerche, stava curando I'edizione di un monumentale commento alle "Enneadi" di Plotino. Emanuele lascia la mo. glie Giusi e i figlioletti Giacomo, di sei anni, e Isabella, di un anno e mezzo. Adesso, in mezzo a noi, c'è un vuoto incolma' bile, e non riusciamo a pensarea Emanuele se non da vivo. Abbiamo chiesto agli amici e ai collaboratori che più I'avevano frequentato di scrivere qualcosa di lui e ci siamo accorti che tutti avevano un aneddoto personale, un particolare che li riguardava in esclusiva.Li pub' blichiamo così, alcuni firmati, altri siglati, rasentando l'indiscrezione. Ma intorno a Ema' nuele si formava un clima che non era soltanto culturale, ma spirituale e d'amicizia, ed è il clima della rivista al quale i lettori hanno accesso. ch I I I : t lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllililililililililililililililililililililililililililililill Undiscor$o checontinua C'è stato un periodo in cui Emanuele si divertiva a metterein circolazionedei "proverbi tropicali" . Non è mai stato chiaro se li leggesseda qualcheparte o se li inventassecompletamente.Forse la verità era nel mezzo, Ltn p o ' s b i l a n c i a t av e r s o l a s e c o n d ai p o t e s i . N e trascrivo alctrni: < Se accatezziun coccodrillo, contati le dita, dopo o; < Non parlare di prezzernoloalla vedova del pappagallo>; ,, È perché sa che cosa ha fatto di notte, che il topo si nascorrdedi giorno >; < Chi non ama la m...,non segLla g l i i p p o p o t a n r,i; o È f a c i l e persuadereun topo che i gatti neri portano sfortuna>; o Un bruco. vedendouna farf alla, esclamò: "Io non mi conceròmai a quel modo" >; Il gallo: "Non è ancora gioino, non " ho dato il segnale!">>;<<La volpe: "Quando sono i corvi a guidare il popolo, il traguardo non può essereche un asino morto" >>;< Serpente che cambia pelle, sempre serpente>; < La gioia del gatto è il pianto del topo ,r; ,, Il pipistrello: "Il regno dei cieli è pieno di pipistrelli" >; < Breve la vita felice del porco ); <<Per un villaggio felice, occorre almeno un pigro ogni due attivisti >; < La scienzaha questo vantaggiosulla poesia: ha stabilitoche esistono anche usignoli afoni >. o In archivio conserviamopochissimelettere di Emanuele,un po' perchéi rapporti sono sempre stati a viva voce, un po' perché- me ne accorgoadessct ci è mai passatoper la mente di archiviare i messaggiche ci scambianro fra noi. anche quando siamo lontani. C'è qualcosadi quando Emanuele faceva il serviziomilitare, nel 1969. Fu un periodo abbastanzaimpegnativodella sua vita, in cui si lamentava della "tortura di avere a propria disposizionesoltantoun'ora al giorno per leggere qualcosa".Fra l'altro, ebbe f incarico di tradurre dal tedescoil libretto di istruzioni sul furrzionamentodel carro armato Leopard, e fu tentato di giocare qualche scherzo scrivendo istruzioni assurde.A quel tempo era suggestionatoda letture esoterichee misteriosofiche,ma le citazioni che ne faceva erano regolarmentecancellatedagli articoli che scriveva. Da una lettera in grigioverde: < Ho let- E m a n u e l eS a m e k L o d o v i c i . to i numeri ultimi di Sc. Devo dir.e che anche senzadi me sapetefare delle cose belle. Mi dispiace,perché zrlloranon sono insostituibile. Ho rilevato da quanto mi ha detto Flavio che mi hai voluto dare I'uttin-ra mazzata espungendomiGuénon. 11 tuo atteggiamento apertamentecastratoriomeriterebbeda parte mia almeno un comportamentoostile. Comunque ti perdono, perché capisco che ogni volta che torni dal premio Campiellodiventi piìr cattivo )>. o Da bambinoEmanuelefece parte di quel gruppo di bambini ptotagonistadella famosatragedia di Albenga, quando naufragò un barcone carico appunto dei bambini di Llna colonia e s t i v a ,p r o v o c a n d o4 3 v i t t i r n e . E r a i l 1 9 4 7 , dunque EmanueleÉìvevacinque anni. Quell'esperienzalo aveva in qualche nrodo segnato, la raccontavacome un incubo ancora vivo. Non ricordo esattamente se lui o il fratello era già statomessonel mucchiodei barnbinimorti e solo per casoqualcunosi accorseche ancora respirava.Un po' dell'allegria di Emanuele, forse, era anclrela felicità dello scampato,di chi ha capito, ritrovandola,il gusto della vit a . S u l l at r a g e d i ad i A l b e n g a ,i l 1 6 l u g l i o 1 9 4 7 , Dino Rttzzati scr:isseper il Corriere un articolo rimasto memorabile che incomincia così: < La camera ardente di Albenga resterà fra le cose più grandi e spaventosedi tutti questi anni e della mia personalevita: la camera ardentee ciò che vi è accadutonel pomeriggio di oggi. Ad un certo punto ha persosignifìcato il saperecome i quarantatré bambini fossero morti, non è importato più né il nome, né i cosiddettiepisodi, né gli sforzi per il salvataggio, né di chi potesseesserela colpa. È sc / 353 rimasto unicamente lo spettacolo indicibile del basso stanzone della Croce Bianca, col soflìtto imbiancato a calce. Chi entrava oggi nell'ambulatorio della Croce Bianca di Albenga, sentiva, nel sensoletterale della parola, una cosa diaccia e pesantissimaentrargli poco più su della bocca dello stomaco, dentro al petto. E più guardava,più questa cosa indefinibile faceva forza dentro di lui... >. Ho letto e riletto l'articolo di Buzzati, in questi giorni, per cercare di capire qualcosa della morte di Emanuele. o Nel cerchio delle nosrre amicizie,anche nelle testimonianzepubblicate qui, I'inizio dei contatti con Emanuelerisale a circa dieci anni fa. Mi sto domandandoche cosa può esseresuccessodieci anni fa, che cosa ha messoin moto l'onda effusiva che in Ernanuele aveva il suo centro.Aveva circa ventottoanni, aveva terminato i1 servizio militare. incominciava la carriera professionale,stava per sposarsi. Era nel segnodi una maturità, anche se tutti concordiamonell'averlo sempreritenuto e sentito giovanissimo.Ma, evidentemente,nella vita degli uomini ci sono dei tempi di grazia, privilegiati. Quello di E,manuelesi è aperto dieci anni fa ed è stato interrotto, non è mai stato chiuso. Giovanni la notizia tragica e diflìcile da aecettare della morte del nostro Samek Lodovici. Mi sembra semprerispettosodi trn progetto umano e di un disegnopiir alto il credere che il discorsocontinua.La perdita di Samek significa che molti dovranno lavorare più intensamenteper rimpiazzarlo,e non sar'àfacile riuscirci. Non l'ho conosciutoabbastanzase non attraversoi suoi libri e gli articoli, ma nessunopoteva immaginare,avendolo soltanto letto, che era capacedi essereanche scherzoso come un fringuello, così come ho avuto la fortuna di conoscerloio. Mi fa piacere, nel dolore, pensaredi parteciparequcsto piccolo, minuscolo segretodella slla pelsonalità che solo la gioia di un'impronta piùrprofonda in questavita avrebbepotuto far conoscerea tutti >. o N e l l a M e s s aa o t t o g i o r n i d a l l e c s c q r - r i iel . s u o parroco ha ricordato questo: < \1i dicel'a: " Q u a n d o l e i , d o n F r a n c o ,c e l e b l a l a \ l e s s a , v a d a p i a n o . Q u a n d o e l e v al ' O s t i a c o r ì s a c r a t a , si fermi un attimo, mi dia il ten-rpodi dire: Signore mío e Dio rttío". Non ho n-raidimenticat o q u e l c o n s i g l i o> . o Ul m o Sotto il vetro del quadro con la liproduzione del Volto sindonicoche ho davanri al nrio tavolo di lavoro ho infilato una foglia di rosa Jol'nDoAnche chi l'aveva conosciutosolo occasional- che ha toccato la fronte di Emarruelr-mente, ne conservaun ricordo incancellabile. s t o n e l l a b a r a Cesare Cavalleri Un giorno stavo parlando in uflìcio con Franco Palmieri e sua moglie, di passaggioa Milano. Ad un certo momento sentimmo una voce che mi chiamava con insistenzadalla strada. Era Emanuele, naturalmente. In questi casi di solito non rispondevo,nel vano sforzo pedagogicodi insegnargli1'usodelle porte. Trovandomi però con altre persone,corsi subito alla finestra per evitare che il chiasso dalla Sapevoche potevo andarea trovale Emanuele strada si prolungasse.Un attimo dopo Ema- a qualsiasiora del giorno o della notte: semnuele era con noi e scherzavae rideva con pre mi avrebbeaccoltocon un grido di gioia e Franco e Lisa come se fossero stati amici da con un totale interessamento per quanto avevo sempre. Quella, praticamente,fu l'unica vol- da dirgli. Ti dava I'impressione. corrispondenta in cui si videro, tre o quattro anni fa. Quan- te alla realtà,di esseredispostoa dare rutto ciò do Pier Giovanni gli comunicò telefonicamen- che aveva per cl-riconsideravaamico: r aveva te la morte di Emanuele, Franco scoppiò a molti amici, mentrenon si consideravanemico piangere.Poi scrisse: < Mi ha telefonato Pier di nessuno.Aveva spazio mentale u- aflettivo Inesauribile disponibilità 354/ SC { i i T per tutti. L'ultima volta cl-reI'ho visto è statoa Roma: si era offerto di portare a Milano, per far piacere a un amico, una valigia pesantissima, piena di libri, quasi intrasportabileda una sola persona.L'ho accompagnatoal treno e, nell'attesa,mi ha parlato di come cercava di aiutare alcuni suoi amici e mi ha chiesto di pregare per loro. Quando morì suo padre rimase addoloratissimoe chiesea me e a tanti altri di pregare: l'ultima volta che venne a Roma mi portò la guida di Roma scritta da suo padre e nella dedica ricordò la promessa che gli avevo fatto di dire una decina del Rosario per 1'animadi suo padre. È significativo che il Signore si sia preso Emanuele proprio mentre andava a trovare suo padre al cimitero. Gli studenti non si stancavanomai di sentirlo parlare. Dopo ogni lezione o conferenzaveniva circondatoda giovani che volevano ascoltarlo ancora. Lui li ricambiava con un interessereale e personale,per ciascuno: non si risparmiava,li consigliavae anchepregavaper loro. Il bene che avrebbe potuto fare nel suo lavoro di docentemi sembraimmenso: quando ho saputo della sua morte sono andato in una chiesae, davanti al tabernacolo,sono stato tentato di gridare al Signoreche Lui non capiva niente. Poi ho abbassatola testa dicendomi che ero io che non comprendevo. G. C. Durante un viaggio in Medio Oriente acquistò un autentico vestito arabo con il quale, una volta tornato a Milano, passeggiavaper le vie della città. Così abbigliato,andò un giorno alla Stazione Centrale per ricevere sua madre; l'ottima signora non lo riconobbe, e fece un balzo all'indietro quando il pittoresco figuro tentò di abbracciarla. Disinvolti, a dir poco, erano gli accostamenti cromatici del suo normale abbigliamento;celebri, i calcoli infruttuosi della "sezioneaurea" dei lembi della cravatta quando gli toccava fare il nodo da sé perché la Giusi era fuori casa e non poteva provvedere. Un giorno venne in redazionein pantaloncini, maglietta e zoccoli. Ci lanciò sulla scrivania ventimila lire. < Per i vostri minuti piaceri >, disse rivolgendosia me e a Paolo. Aveva appena trovato quei soldi sui gradini della metropolitana. Un'altra volta, durante un collvegnoestivo organizzato dalla rivista, scesenel salone delle conferenzevestito di tutto punto; gli avevo appena fatto il nodo alla cravattaed era stranamente elegante.Si sedettein prima fiIa... ma s ' e r a " d i m e n t i c a t o "d i m e t t e r s il e c a l z e . o ilililililililil1ililililililililililililililililililililil1ililililil1ilililililililililililililii1 Persuasodalle convincentiargomentazionidei- Ungiorno, in redazione < Mio padre ha insegnato e pubblicato per tutta la vita >, mi diceva Emanuele soltanto tre giorni prima del suo tragico incidente. < Eppure, quello che veramente resta di lui non sono i suoi scritti, ma i suoi due figli. E l'unica cosa di cui anch'io sono veramenteorgogliososono proprio i miei figli. Soltanto per questo sarò ricordato >>.Pareva dovessepresagirela sua morte imminente. Tuttavia io lo ricordo per molte altre piccole e grandi cose durantetutti questianni trascorsiinsieme.E mi piace ricordare qui soltanto alcuni piccolissimi aneddoti,insignificantiall'apparenzaeppure tanto carichi di affetto e di simpatia; per i ricordi più seri occorrerebbetroppo spazio e certamentelui non vorrebbe che se ne parlasse. o l'amico Quirino riuscì, per anni, a non farsi sedurre dal fascino dell'automobile: ma alla fine dovette soccombere,per esigenzefan-rigliari. Allora gli spiegai,lungo Ia strada che da Urio porta a Como, i primi rudimenti della guida: io gli insegnavoa "cambiar le marce" e lui, quale compenso,mi doveva poi parlare della gnosi e di Plotino. Appena ebbe la patente si pose, drammatico, il problema delI'automobile.Gli mancavanoi "dobloni", dunque niente acquisto. Ma un amico gli regalò una vecchissima"Fiat 1300" ancora funzionante, anchese per poco tempo; e poi non c'eîa I'inconveniente del garage: nessuno I'avrebbe rubata. La battezzò "Gerberta", e tutti in famiglia la chiamavano "Gerberta" ed erano felicissimi di quello splendido regalo, che venne in seguito sostituito da una "Simca 1000", in condizioni leggermentemigliori. Erano felici davvero, lui, la Giusi e Giacomo (Isabellaancoranon era nata). E mi viene da piangerenel pensarea quanto erano felici del poco, felici anche di quel ferrovecchio.Erano felici perchéerano semplicie si volevanobene, si vorranno sempre bene. Mario Minuscoli sc / 355 lllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllililililililililililililililililililillililililililililill zia a distanza,della comunanzadi valori e di ideali che, con altri e per ultimo, sono chiamato ora a testimoniarc; lo ringrazio per avermi fatto incontrare Samek, per goder.eadesso del suo esempio. Caro Samek,pensandoa te vorrei poterti dir-e tanto di più, ma, francamente,che altro posso Per certi versi non posso dire di un'amicizia, aggiungerea te che leggi nel mio cuore? tra me e l'amico che ho perduto - pmsllusls M. M. Samek Lodovici scomparso drammatical l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l i l l l l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l l i l i l ililililililililililililililtl rnente,tolto alla famiglia, agli studi, alla cultura. Eppure, nonostantela brevità del contatto tra noi, io sento di aver perduto un carissimo,indimenticabileamico,che mi era fratello per scettadi cuore e di mente. Pur nella distanzafisica e nel tardivo, brevissimo incontro,in occasionedel Congressouniv e r s i t a r i oi n t e r n a z i o n a l eU, n i v 8 1 , i o m a n o - Conobbi Emanueleundici anni fa, quando stavale dell'organizzazionee lui lucidissimo re- va terminando il suo servizio militare. La selatore, ci siamo scopertiamici di lunga data. ra in cui lo vidi per la prima volta, nei corriForseciò è dipesodal fatto che in qualchemo- doi di una casa editrice, portava l'uniforme. do piùr d'uno erano i punti di contatto, fta Ci accorgemmocosì che eravamo stati, a dinoi. stanza di dieci anni, uffìciali nella stessa aF Ci accomnnavail mestieree I'uso di strumenti ma e nella stessaspecialità. Questo particoche questo mestiere richiede; eravamo, inol- lare fu una simpatica occasioned'intesa, ma tre, coetanei:io con qualchecapellobianco ir-r non più che un'occasione;dopo cinque mipiù (anzi, molti di più), lui con lo sguardope- nuti, fu come se ci fossimo conosciuti da netrantedell'uomo di pensiero,oramai matu- sempre. Uscimmo insieme dalla casa editriro (e non solo maturo per una cattedra uni- ce, e lo accompagnai,prima in filovia e poi a versitaria);pa.rlavamola stessalingua, lo stes- piedi, verso casa. Mi accorgo soltanto ora, so gergo(lui più in profondità,io più in super- mentre scrivo, che egli quasi non parlò di sé; ficie); avevamoseguito lo stessotracciato di si occupò, acutamente e intensamente,delle strada, sulla via della cattedra (lui 1'aveva mie cose, della mia vita. Quando lo lasciai, raggiunta e io forse dovrò ancora trottare), ero stupito dalla preoccupazione caritatevole in anni difTìcilie tormentati per l'università avvertitanella sua conversazione. Per tutta la italiana; entrambi scrivevamo su pagine di strada,mi avevasostenutoe incoraggiato.Quegiornale. Mangiavamo,in sostanza,lo stesso sta fu una sua vocazioneconnaturata: sostepane quotidiano,per molti anni scarsopane. nere e incoraggiaresenza chiederenulla. Se Non era però solo quel che occorrevaper noi penso alla cerchia di personeche frequento, e le nostre famiglie, ma alimento dello spiri- posso dire che, immaginando varie combinato, conoscenza,ricerca, fatica di cornprensio- zioni e accostamenti,egli risultava quasi semne: un mestiere,dunque,che non è solo dello pre il più giovane;eppure,si comportavainavt studioso,del ricercatore,delf intellettuale,del vertitamente come un vecchio saggio e bedocente,del giornalista,ma trasmissioneagli nefìco,che ascolta,comprende,e sí, e alla fit altri, servizioal prossimo,ognllno per come sa- ne dà l'aiuto decisivo. Subito dopo la sua : peva e con maggioreo minore resaqualitativa. rnorte, si è parlato del suo sorriso ironico, e î Emanuele,è inutile dirlo, era molto, molto infatti questaè f immagineintmediatache ho più intelligentedi me, molto più colto, molto di lui, ripensandolo;ma era un sorrisod'ironia più acuto, e anche più originale. Forse perché benevola, protettiva, come se l'interlocutore credevadi più nella propria missionedi uomo fosse un fanciullo intelligente ma immaturo e di studioso.E forse perché il disegnodel Si- da proteggeree salvare. gnore su Emanuele era preciso, come preciso Molte volte lo ascoltai parlare in pubblico. era il dono che Emanueleconservavain sé, di- Dolcemente,provocavafin dalle prime parole. videndolo con gli altri. <<La gerarchia tradizionale - disse una volIrr Sarnek.il dono dell'intelligenzasi era tra- ta - allude a un ordine di qualità; l'ordine smtrtatoin coerenzaideale,in fedeltà, in liber- illuministico è quello delle enciclopedie,I'ortà e onestàintellettuale. dine alfabetico, I'unico concepibiledagli illuIo ringrazio Dio, il vero arteficenascosto,ffio ministi: l'ordine in cui pantofola viene prima presente,soprattutto oggi,,della nostra amici- di Platone,r. 17pubblico presente,anche quel- Iibertà intellettuale [e $uGbattaglie I I I I t I 356/ SC 1o "non di sinistra", si offese immediatamente, mentre non si era offeso per osservazioni più politiche e pitì anti-ideologiche di natura attuale ed esplicita. Ora che ci penso, quella reazione non mi sorprende, poiché con quelle paroletteinnocenti Emanueleaveva toccato il fondo della questione. Tentando di ricomporre nella mia memoria il suo destino, lo vedo segnato: i fulmini cercavano lui, fra tutti noi. Fisicamente,era forse il più fragile, malgrado la sua sanità di corpo, in cui si rifletteva una parte della sua anima. Bene: fra tutti noi, fu lui a esserepicchiato duramente sul capo, a colpi di spranga. Altri infelici, poco prima, in occasioni simili erano rimasti uccisi. Anche qui, il pestaggio era la reazioneper ciò che aveva detto co' me filosofo, insegnante,uomo di cultura, non per ciò che aveva latto (il che dimostra che le parole sono più potenti e pericolose dei fatti, come anche gli stolti malvagi confusamente avvertono): in un'assembleastudentesca nel Liceo "Einstein" la sua personalità incredibilmente coraggiosa e intelligente aveva irritato tutti, dal preside al più cretino degli studenti "rivoluzionari". Perciò, pochi minuti dopo che egli aveva citato alcune folgoranti frasi di Nietzsche sulla figura del mestatore politico, fu aggredito e colpito all'uscita dalla scuola. Un uomo di simile livello dava fastidio: non perché fosse un mero avversario, ma perché era troppo intelligente. Duro, indignato fino all'ira, lo vidi due volte. La prima fu quando il rettore dell'Università cattolica, Giuseppe Lazzati, vietò che alle elezioni universitarie si presentasseuna lista cattolica, soltanto perché i comunisti e "Lotta Continua" avevano proclamato che si ftattava di "fascisti". Comunisti e Democrazia proletatia, invece, avevano avuto da Laz' zafi tutti i permessi e tutti i crismi. L'indignazionedi Emanueleesplosesoprattuttoquando Lazzati si trincerò dietro giustificazioni burocratiche: la lista cattolica non si era registrata "in tempo utile" (ciò era avvenuto perché comunisti e lottatori continui glielo avevano impedito con la violenza: con picchetti e pestaggi).Insieme, scrivemmouna lettera aperta a Lazzati, pubblicata su due giornali milanesi. Di fatto, la lettera la scrisselui, ed erano parole di fuoco. Da allora, l'Università cattolica diede l'ostracismoa un uomo che, da solo, valeva sul piano intellettualee morale più di decine di mediocrità che "insegnano" oggi nell'edificio di largo Gemelli. La secondavolta fu quando Giorgio Bocca, in un articolo canagliesco,additò ii povero orefìceTorregiani alla vendetta dei killer della ll ricordodi U.Mathieu @ i , 1t ' ; All'indomani della morte di Emanuele Samek Lo' dovici, il prof. Vittorio Mathieu, suo maestro nel' I'Istituto di filosofia morale nell'Università di Torino, ha scritto su "Il Giornale nuovo" questo commossoricordo di Emanuele: Tutto ciò che so cli Iuí riguarda I'ultima parte della sua uíta: nleno di dieci anni. Mi basta per piangerlo come uno degli amicí più prezíosi c,he il destinomi abbía dato, che il clestinomi abbía tolto. Sí era lormato in letteratura cristiana antíca al' l'LJniversitàCattolica dí Mílano. Apparentemente alla filosofia aruivò tardi: in realtà non sí trattava di arrívarci perchè gíà negli autori cristiani cercava iI pensiero,a ntttrimento della sua saldíssímafede. Sant'Agostínoera al centro dei suoi interessi,e su di lui scrísseun libro che lo portò in cattedro: una cottedrasu cuí non ebbe il tent' po di salire. Legava le antiche clottríne a esperíenzeattualí, vissutecon partecípazíonecritica. Per questoave' va studíato la gnosi, ut't atteggiamento esistenun ziale, píù che una dottrina filosofico-religiosa: rifiuto del messaggiocrístiano dí salvezzain nome di uno pretesa parentela, per non dire unítà, dell'uomo con Dio. Di questasuperbia intellettualeritrovava le trctcce ore, in tante manilestazionidella nostra víta secolarízzato,ma non dísposta per questo a rinunciare all'sssoluto. DífJidava del mistícisnto dístorto, che divinizza il caduco. Con questo spiríto, e con la preparazíone filologícaraggíuntaneglí anní giovanili, era ora impegnato a studiare a fondo un filosolo non cristiano, ma tra í più decisi nel distinguere tra íl mondo di quaggiù e il mondo ideale: Plotíno. Per incaríco del Consiglío delle ricerche oveva assunto la direzione dí un gruppo di studiosí, irt vísta della lormazione cli un commento alle En' neadi plotiniane. Non credo che sia il suo solo lavoro rimasto ínterrotto: lavorava molto e parlava poco di sé, tanto che quando mi presentòil manoscríttodel S. Agostino (che Abbagnanorecensìpoi su queste colonne) rímasi sorpreso. Mi ríesce difÍicile con' cludere come pure sento che luí vuole io cortcluda: sia fatta la volontà di Dío. Vittorio Mathieu lilililililllilililililililililililililililllllllillllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllll Barona; e quando, pochi giorni dopo, Torregiani fu "giustizi ato" e suo figlio rimase paralizzato per sempre da un proiettile degli assassini,parve che Bocca fosse stato il mandante morale del delitto. Incontrai Emanuele su un autobus. Non ebbe parole d'introduzione: aflrontò subito l'argomento, e mi fu chiaro che con quella indignazione egli vive- sc / 357 va, dormiva, respirava. Lo vidi agitato come non mai, e quando scesedall'autobusmi aveva già trasmesso tutta la sua agitazione. Io stessotentai, in seguito, di smuoveregli animi intorno alla sciaguratavicenda, ma trovai, come l'aveva trovato lui, un muro d'indiffetenza imbarczzata.In quel momento,sentii come poche altre volte che Emanuele mi aveva saggiato,scosso,illuminato e guidato moralmente. Mi piace ricordarlo così, mentre se ne va verso casa, scuotendo il capo e dondolando le braccia, forse ripetendo ancora, dentro di sé, silenzioseparole di pietà e di severità. gro come sempre, chiamandomi con quel ridicolo soprannome. A. C, ililililililililililililillililililililillililllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll ll piacere Gonlui di lauorare Chi, come noi, ha avuto il piacere di lavorare tanto tempo con Emanuele, amando le tante virtù di quest'uomo,non può non vedere la mano di Dio, anche in questo triste momento. Emanuele, in vita, è andato costruendo un Quirino PrinciPe messaggioche il Signorenon ha concessoragi l i l i l i l i l i l l l i l i l i l i l i l i l i l i i l l l l i l i l i l i l i l i l l i l i l i l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l giungesse llllllll il suo pieno sviluppo, certo in questo affidando alla sua anima qualcosa di non paragonabileancheal più grandiosodegli umani messaggi. L'onestà intellettuale di Emanuele resta una lezione; la sua sincerità e la sua chiarezzadi mente sono il ricordo di un uomo integro a cui il Signoreha voluto forse evitare quei tanEmanuele mi chiamava con un soprannome ti e tristi momenti del mondo accademico,in affettuosoe piuttosto ridicolo. E mi chiamava cui il baratto ed il gioco di potere talora spinsempre così, anche quando mi auguravo di- ge alle più insulse delle tentazioni. speratamenteche non lo facesse.Incontraudo- La sua scomparsalascia tanto da fare seguenmi in metropolitana, per esempio,gridava que- do la traccia di uno stile di lavoro e di vita che sto soprannomee faceva voltare cento persone è certo un meraviglioso punto di riferimento. tutte in una volta; o in redazione,durante una Sandro Musco riunione con i più seri collaboratori di Studi ilillilililililililililililililililililililililililililililillllllllllllllilillilillililllllllllllllll cattolici... semcosì, fatto era Ma a lui non importava: plice e schietto, superiore a tutto ciò che gli I I altri potevanopensare.Ricordo un giorno dell'estate '77, sul lago di Como, durante un convegnocon un centinaio di studenti. Scoppiò uno strano fortunale, che mise a rischio un'imbarcazione uscita con quattro di 1oro. Conobbi Emanuele Samek Lodovici circa dieE,manuelecorse a mettere in acqua una bar- ci anni fa: ero uno studente liceale, e dopo ca e, dopo essersilevato velocemente i pan- aver assistito a una sua conferenza,1o avviCon taloni, si gettò al soccorso.A lieto fine, riap- cinai col pretestodi qualcheosservazione. per parlare molto prodò cinquecentometri più in là, davanti a mio stupore, rimanemmo a per la strada. uno stralunato barcaiolo, che gli disse: < Ma tempo, passeggiando per dieci anni, ho beneficiatodi signore, lei è senza calzoni! >. < È vero, lei ha Da allora, e colloqui con lui: che mi inseperfettamenteragione >, gli risposeEmanuele, infiniti, lunghi giornalisti e icontro gnarono I'indignazione e si avviò a piedi verso casa, spîezzaîte deli diritti del ragioni della verità, le gli deologi, I'evidenza.Eravamo amici, fta di noi e con per cause. pensare del la bellezza linguaggio, gliene vogliaaltri. Gli volevamo tutti bene, di cui cortesia con una segreta proE tuttavia, mo, gliene voglio. E 1o ammiravo anche lui che pienamente, sembrava mi avvedo ora gnosi di parl,ava o di fondamente. Quando quando, metropoliin me: come a piedi chiedesse il due Fichte o quando inventava sui detto famoso di un saggio cinese, mi affasci- tana, mi esponevala differenza fta causa efficiente e causaeidetica, e me ne chiedevaconnava. Gli voglio un bene profondo e incancellabile. forto; o come quando mi telefonò per sapere Gli ho promesso di pregare tutti i giorni per chi, oltre a Sallustio,definisseil mondo come lui, e ogni volta che lo faccio, eccolo 1ì - mi un mito da decifrare. sembra - che mi ringrazia, affettuoso e alle- Purtroppo, non sono il suo Eckermann; né il Ammirazione Gonfidenziale I - .: Ila unamieo plu $0uan8 358/ SC T E,ra scontato volergli bene, accettarlo come amico. Anche se aveva un debole, dichiarato, per i libri della mia biblioteca. Certe volte, quando si avvicinava agli scaffali con aria intenta, mi faceva tremare. Ma aveva anche un modo tutto suo, candido e perverso,di chiederli in prestito "per sempre". Una volta si fece cento chilometri per prelevare un Kraus che gli stava particolarmente a cuore. Naturalmente non fu possibile rifiutarglielo. Tra risate, lui i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l l l i i l i l i l l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l era l l l l l l l l trionfante (e non si preoccupò afÌatto di nasconderlo). Nicoletta Schmitz SiPos suo Janouch.Ne rimane, tuttavia, la possibile materia. Non riesco, per ora, a dirne di più. La sua implacata allegria, e I'intelligenzaassolutasono guida per molti che, come me, da via Quarnero coglievano motivi per sopravviverealla rozzezza.In un'ultima letteraestivalo salutavo "con afletto"; rispose,citando,che ciò che conta "è la qualità dell'affetto". Fabrizio Daverio A Emanuele il il il il il il il il il il il il l il il il il il il il il il il il il ll lll l l l l lll l l llll l l llll l l l ll lll l l ll l l l l lllll l llllll l Amico caro che vai per i cieli eterni Ti vidi una volta nella Chiesadel Signore. Pregaviraccolto a me vicino Nulla turbava la quiete del tuo cuore. UnGon$iglio Caro Emanuele, Ti chiamaronoall'orecchiosussurrandonotizie ti ho conosciutocirca dieci anni fa, su presell11 tuo volto compostonon si scompose. lazione di comuni amici che mi avevano indiLa Messacontinuavanel rito preposto c a t o i n t e t l n c o n s i g l i e r ee u n m a e s t r o .A r r Finché parlasti dell'annuncio doloroso. ch'io tentavo, all'epoca,di diventare un accademico,e il tuo esempiomi ha sempreispiraAmico caro che vai per i cieli eterni to. Qui però vorrei ricordare un episodio delTi vidi e rividi con l'avvenire sul volto I'esempio morale, prima ancora che accadeCol sorriso dolce del fanciullo cresciuto In un mondo amaro che strappaarbusti novelli. mico, che tu fosti Per me. Una volta, quand'ero depressoperché una raQuesta sera piango senzaaverti rivisto gazza mi aveva piantato, tu mi incoraggiasti Col cuore pieno di mestizia e sgomento: ed educasti dicendomi che avrei dovuto esseVanno gli amici migliori al giudizio eterno re irato, ma non depresso.E mi parlasti di te Lasciando orfani chi li precedenel duro prima del vostro matrimonio.Fu cammlno. e della Giusi, solo un rimprovero, non un discorso,ma per Amico caro che vai per i cieli eterni me fu suflìciente. Cominciai a uscire dal Ricordo i giorni felici delf idea comune tunnel. F. I. I1 patto sottesoche rinnovella ogni patto E piango e prego e spero nella grazia del ililililililililillilililililililililililililililrill l llilillllll l llllll l llllllll l lllll l l lllll llllllll Signore. Mario Marcolla dellagrazia L'azione 7 m a g g i o1 9 8 1 i l i l i il l l i l iill i l i il l l i il l i li l i li li l l i il li l l i il l l i il l i li l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l Perunllraus Dopo aver letto i suoi articoli più impegnati, è stato piacevoleconoscerloe scoprire che non era aflatto allergico a darc una mano nei traslochi, alla pizza, a un bicchiere di vino e ad altre futilità del genere. E che inoltre si divertiva molto a sentire (e a raccontare)avventure di viaggio. E, cosa più importante ancora, che non faceva pesarela sua filosofia. Aldilà degli interessi e degli sforzi comuni, l'oggetto e il vincolo della mia amicizia con Emanueleera - direttamente,immediatamente - l'amore di Dio, il desideriodi servirlo. E, siccome l'amore divino è l'unico ideale che unifica senzaresidui la vita di un uomo, Emanuele all'amico dava tutto se stesso,in piena trasparenza.E un possessoche dura oltre la morte. Col trascorreredegli anni, ho visto Emanuele avvicinarsi sempre più intimamente e profondamente a Dio: senza sbavature pseudomistiche, in un progressivoarricchimentoperso- sc / 359 nale che sapeva r"iversarenella qualità del che dracme un'ospitalità allegra nella srla casuo lavoro intellettualee nelf incisivitàdei suoi setta spoglia ma linda di calce; dove, nelle rapporti umani. E ho visto come il Signore osteriole di villaggio, chi ordina Lln piccolo completavain lui I'opera che da tempo aveva pezzo di feta, formaggio caprino. acquista il i n i z i a t on e l l a s u a a n i m a : l a s u a i n t e l l i g e n z as i diritto di spillare a volontà dalle botti il vino facevapiù penetranteed essenziale,lavolon- resinato. A me queste cose erano accadute tà più decisae sicura, il cuore più maturo e davvero, e anche se in fondo al cuore sapevo capacedi comprensione(quanto ha corrtribui- che la Grecia, travolta da milioni di turisti, to Giusi in questo!).La passioneper la verità non poteva esserepiù quella, non 1o dicenon correva il rischio di fermarsi alle sole pa- vo: avrei svilito i miei ricordi, tanto piùr belgine dei suoi libri, ma diventavasempredi più li quanto più lontani. appassionataricerca di anime. Ormai non le Fatto sta che i miei racconti avevano risveaiutava solo a scoprire l'errore, ma le portava gliato in Emanueleuna personalitàlatente che - da amico - a trovare in sé lo slancioper mi era del tutto sconosciuta:quella deI globedarsi a Dio, per realizzareil bene. trotter squattrinatoe avventuroso.Mi telefonò Il prestigio scientifico e I'autorità che aveva da Fano, dov'era in ferie con la famiglia, saacquisitonel mondo accademico,lo mettevano rà stato verso fine luglio: < Vado in Grecia ormai in condizionedi prestareun servizio di con Giusi, Piero e Claudia - mi disse-. A1primo piano alla causadella verità nel nostro lora, vieni anche tu? >>.Tergiversai: < Chissà Paese,dove la cultura subiscela pressionemo- quanta gente ci sarà. La stagionemigliore sanopolisticadei professionistidella manipola- rebbe a settembre.O magari la prossima prizione. mavera...>. < Io posso adesso ribatté lui Perché,allora, il Signoreha fretta di prende- -. Parto in ogni caso.Vieni? > re con Sé coloro che meglio lo possono ser- < Come andate?> vire sulla terca? Che coerenzac'è fra il lavo- < Con la mia auto >. L'auto di Emanueleera ro della grazianella vita di Emanuelee la sua una Simca così sfiatata, malandata e pericomorte, proprio ora? Ho protestatofilialmente lante, che non esitai: <<Aspettami,arrivo: ancon Dio, alla notizia della scomparsadell'ami- dremo con la mia macchina.> co più vero. Ma il Signore,ancora una volta, Non starò a dire come fuggì da Fano la matha voluto insegnarciche il rnondo lo salva Lui tina, lasciando Giacomo addormentatoaflidacon la Croce, non con le doti o gli sforzi de- to alla nonna (per Giusi fu uno strazio),né gli uomini. Se l'ingegnonon basta a farci com- come ci trovammo a Brindisi, in una fila chiprenderela potenzadi Dio, allora nessundo- lometrica di altre auto, in attesa delf imbarlore, nessunsacrificiosarà mai fecondo. co nel traghetto, strapieno, per Igoumenitsa; Io prego aflìnché,qualunque sia la morte con non racconteròcome Emanuele,dopo aver prola quale il Signorevorrà chiamarmi,io sappia curato i biglietti del passaggio(ancora mi do- comeha fatto Emanuele- morire d'amore. mando come ha fatto), dopo aver trovato sulla nave una sistemazionepiù comodaper GiuF. C. si e Claudia ed una passabileper Piero e me, lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllililillililililililililililililillilililillilililililililililtl si apparecchiòper la notte a dormire sul ponte (non c'era altro posto) su ull rnaterassino gonfiabile che s'era fatto prestare da chissà chi; ricordo che il mattino dopo, a sole già alto, lo ritrovai che dormiva beato come un bambino su quel materasso,disgraziatamente a due piazze, che intralciava il via vai dei tuDa tempo, Emanuele e io, accatezzavamoil risti variopinti che affollavano il traghetto. progetto di un viaggio in Grecia. Ero stato io Né dirò della grama ospitalità che trovarnmo a metterglielo in testa, e ne provo un po' di in Grecia, delle locande non proprio pulite rimorso: poiché avevo visitato la Grecia di- e piuttosto costose,del cibo mal servito a caversi anni prima, quando ancoranon era esplo- ro prezzo: so che il viaggio sarebbestato forso il turismo di massa, gliel'avevo descritta se un disastro, se non fosse stato per l'enercome un'Arcadia povera e cordiale, dove il gia, il buonumore inalterabile,lo spirito d'inipastore che suona lo zufolo sotto i quercioli ziativa e la sovrana faccia tosta di Emanueoffre spontaneamentegala ed elíès, latte e oli- le. Visitammo la rocca di Micene tra una ve, al viandante straniero, come se ancora massa inverosimile di tedeschi e giapponesi, credesseche sotto le vesti del pellegrino pos- con cui Emanuele attaccò discorsoin tedesccr sa celarsi Zeus; dove il pescatoredà per po- e in inglese.A Delfi, dopo averci fatto girare UnuiaUuio in Grecia 360/ SC I1.. L U Il l: îomc Sam rotof della inter l'lst ta\o PSrt Sisi iB€ l'Un \ arî l a " il su "at rito: letiz tual .;IiC pubblico di E,$amekLodouici l'ultimointeruento Il 15 aprile, due giorni prima dell'incidente au' tomobilistico che si rivelerà mortale, Emanuele Samek Lodovici ayeva preso parte a una tavola rotonda sul tema "Scienza del lavoro e scienza della famiglia", nell'àmbito del XIII Convegno internazionale "Univ 81" organizzato a Roma dal' I'Istituto per la cooperazione universitaria. Alla tavola totonda, presso la Biblioteca nazionale, parteciparono, con Emanuele, il prof. Francesco Sisínni, direttore generale presso il ministero per i Beni culturali, il prof. ing. Giorgio Zama, del' l'Università di Roma, e la prof.sa Ana María Na' varro, dell'Università di Pamplona. Pubblichiamo la "scaletta" che Emanuele aveva predisposto Per il suo intervento. Gli argomenti vennero sviluppati -"a braccio", con esempi illuminanti e battute spi' ritose, in un'esposizione brillante. Ma dalla "sca' letta" balza con ogni evidenza il rigore intellettuale con cui Emanuele affrontava tutte le que' stioni. 1) Premessa che aggancí il tema Mondo del lavoro e mondo famigliare al tema generale trottatc dal convegno. Scienza e senso dell'uomo nell'università di oggi. Posta Ia necessítà dí inglobare Ia visíone esatta della scienza in un orizzonte che comprenda anche I'uonto come soggetto avente un destino, è necessario spostare I'indagine dal catnpo rneramente universítario a quello sociale. L'ambito del sociale è I'ambito dove I'Ltomo comíncia iI processo culturale, se si intende per cultura tutto ciò che si è (píuttosto che non semplicemente quello che si sa) e clunque il ntodo dí vi' vere, dí amare, di lavorare ecc. 2) Individuazíone di uno deí due caratterí eminenti dell'antropologia moderna: íl produttívismo. Questa visione dell'uomo, se ha da un lato efJetti pratící di ampio rílievo (per Ia prima volta nella storia garantisce sicurezza, tendenziale elimínazíone della penuria, alto tenore di vita), dall'altra allarga progressivamente il campo dei non-efficientí, deí non-impiegati. In una parola, I'antropología produttiuístíca sia liberale che socialísta è alI'origíne del'fenomeno rnoderno dell'esclusione. 3) Indivíduszione deí nuoví esclusí: tutti coloro che non rientrano nella categoria della produzione, í malatí, i portatori dí stigna (timidí, balbuzienti), nxa sopratttttto le casalinghe. // mondo fino allo sfinimento nel vastissimo complesso monumentaledel santuario (unico sollievo al1'arsura,un sorsod'acqua alla fonte Castalia), Emanuele fece amicizia con due ridanciane signorine spagnole,a cui rivolse qualche píropo in castigliano,guadagnandosi(e guadagnandomi) così un passaggiosulla loro auto fino alla nostra,lasciatanei lontanissimiparcheggi.NelI'ostello della gioventù di Delfì, procurò per sé e per me una branda economica(per la Giusi e gli altri amici aveva trovato in un alberghetto decente)e discutendocon scioltezzain della produzione si interessa clella tlonnq conle maestro, inlermiera, Iavoralrice insommo, n1a non della donna cli cosa: quosi che questa ergologicamente non sia produttiva, non pensi giorno per giorno come un manager, e quasi che a lei non siano richiesle performances educative clegne di un prol e ssíonísta clell'insegnamento. 4) Llnificare il punto 2 clove si trcttta clella lenden' za ad escludere i non produttiví, tipíca del mondo del lavoro (con le sue conseguenze cli deprezzamento della categoria lamigliare e lemntinile clella cura, o attenzione personale rivolta alle persone, u lovore della categoría lavorativa della produzione rívolta alle cose), con il secondo clei tlue caratterí eminenti dell'antropologia moderna: /'individualismo e in modo particolore I'indivi' dualismo sessuale. Il diritto a una sessualità sgancíata da ogní norma rompe íl legame tru sessualità e trasmíssione della vita e non può finire pertanto che per attentare alla stabilità del rapporto famigliare. Non è più necessaría unt lamíglía stabile per I'allevantento e I'educazíone dei figli e questo per Ia semplíce ragíone che i fiSIi tendono a scomparire. L'egoísnto sessuale londato sul piacere rende impossibile la definití' vità, elintína in radíce la necessità della stabilità almeno dí fatto, perché figli non ce ne sono, e quand'anche ce ne siano, data Ia sua lorza disgregante, incentiva enormemente la supplenza dei servizi pubblici (assistenza all'infanzia dísatlattata ecc.) nei confronti deí disgregati. 5) Rimedi: contro I'impíeghísmo, il produttivismo ecc., una spiritualità del lavoro (se non si uuol usare il termine se ne colga il significato: mezzo dí lormazíone personale e di consacrozione-traslormazione del mondo tenuti insieme. Maí rom' pere I'equilibrio tra í due). Contro gli attentati alI'unità della famíglia, riscoprire il valore della cura sia culturalmente ofJrendo gli strumenti per un'efJicace lormazione delle donne educatrici (che intellettualmente e tecnicamente síano aiutate ad esseretalí. Non ua esclusa perciò la possibilità del' Ia costituzione dí una lacoltà di scienze lamiglíari o qualcosa di símile), sia economicamente con in' terventí e provvidenze a lauore delle donne modri o casalinghe. Emanuele Samek Lodovici paleogreco,che pronunciava al modo scolastico (Oi Ellenikòí, dove i greci d'oggi dicono I Ellenikì) convinse il custode che eravamo due, sia pur stagionati studenti. Poi, nell'ostello, mi obbligò a recitare con lui il Rosario, sotto gli occhi esterrefattidi certe giovani vichinghe che si stavano lavando la biancheria intima. Alle Meteore, che s'intestardì a scalare (Piero e io lo seguimmo con la lingua di fuori) si estasiò per le chiesettecostruite dai monaci ortodossi sui cucuzzolii si dispiacque quan- sc / 361 do io osservai che quegli interni bui, aflre_ tco, e con qualche tuffo nel violaceomare; ma scati di sbilunghi angeli bizantini e di panto_ Emanuele, che campava di pomodori e for_ cratori minacciosi, contrastavanocupamente maggio, ci spingeva avanti come un pastore con l'atmosfera solare della terca g..óu e dei il suo gregge. <<Vedere! Vedere! ,r, eri il suo templi pagani, sì da far pensare a una reli_ incitamento. gione trapiantata in un suòlo che le era estra_ Una sola volta l'ebbi vinta, e mal me ne in_ neo. La nostra discussionecontinuò: a Epi_ colse: al Turcolimano, millantando incauta_ dauro sembrò sul punto di darmi ragion.; àu mente la mia conoscenzadel posto, guidai nell'agorà di Corinto, là dove io iedevo (e Emanuele e la Giusi ad una tratioria.rui po._ rimpiangevo) soltanto i resti solenni della ci_ ticciolo in cui, assicurai, si mangiava b.n. viltà greco-romana,lui fu pieno del pensie_ e 9on poco. Mangiammoinfatti, la Giusi e io, ro: <<San Paolo.ha parlato qui >. Volle leg_ delle gigantescheorate tra i rimproveri di Ema_ gere i passi degli Atti e le epiìtole ai Corinti. nuele che, dichiaratosi vegeùriano, ordinò Fu evidente che, senza nulla togliere all,amo_ l'inevitabile insalata di pomódori. Il conto ri_ re ammirato per la nobile antichità pagana, sultò salato; Emanuele non mi lasciò pagare qualcosa di più profondo, in lui, ..à í"n u (come s'era stabilito in anticipo e comJ su_ condizioni dalla parte dell'indomabileebreo rebbe stato giustissimo) e vollè pagar lui. In e cittadino romano, che tra quelle colonne e compenso, un quarto d'ora dopo lui si con_ s u q u e i b a s a m e n tdi i m a r m o a u e u aa n n u n c i a _ cedevauna delle poche nuotate di quel viag_ to il Messia. gio sulla vicina costa rocciosa mentre Giuii e io,.oppressida una laboriosadigestione,lo -guardavamoguazzare con invidia la gior_ nata era torrid mezzo arrostiti su uno sco_ glio, come I'epulone, dall'inferno, guardava Lazzaro nel seno di Abramo. Fu quello il motivo culturale e spirituale ri_ Quella fu una delle poche volte in cui Emacorrentenel nostro viaggio: -tra quell,innesto,che nuele pagò il conto senza mercanteggiare. In Paolo aveva operato, lJ grande -Gesù .uitr.u realtà fin dal principio, url po, préóccupato antica e la nuova legge del di pale_ che i,l gruzzolo che s'era poriato potesse ba_ stina; fin nel cuore di Roma, di quella ,,Roma stargli per tutto il soggiorno,un po' (credo) onde Cristo è romano',, senza dirt.ugg... i per puro spirito sportivo, adottò un sistema valori della civiltà pagana, ma anzi fortan_ che aveva già applicato in un suo precedente doli a compimento.Era questala tesi .fr. pÀu_ viaggio in Medio Oriente: non comprava nul_ nuele sostenevacon paJsione: sicché comin_ la senza prima contrattare con acCanimento. ciai a chiamarlo "samek-piccolo-resto_d,Israe_ le", e per giunta Ludovicî @nzichéLodovici) Questo metodo gli aveva fruttato non solo soper sottolinearela sua ,,romanità,,.Su questo stanz.ialirisparmi, ma soprattutto il rispetto di molti venditori di tappeti, mercanti di buru, filo, .nelle pause del viaggio (per lo più sui e tassisti arabi tra Bagdad e Shiraz, pei quali ponti delle navi di Onassischè ci poituuuno il contrattare è un'arte e il .ornprutore che alle isole) rileggemmo insieme ,rn jib.o che accetti il primo prezzo è uno sciocóo.Non riu_ m'ero portato, La Grecis e le intuizioní pre_ scii a convincerlo che, invece, un greco può cristíane, d'un altro, carissimo ad entraàbi, addirittura regalarti la sua merce, per senso "piccolo resto d'Israele,,: Simone Weil. Fum_ di ospitalità e per simpatia; ma ifuare sul mo d'accordonel ritenerla una donna ,,cosìinprezzo equivale, per lui, a dargli del telligente, da poterla considerareun uomo,,: l'ryo" ladro. Questo errore di valutazione piicolola Giusi non sapevase ridere od offendersi. gica fu la causa della più divertente disuvMa non si creda che Emanuelepassasse il tem_ ventura del viaggio. po in discussionida professoreèon la testa tra le nuvole. Lui era Ia guida incontestabiledel_ la spedizione,anche rul piano pratico; lui or_ ganizzavadi giorno in giorno le soste e l'ac_ comodamento di_un viaggio fìn dal principio disorganizzato; lui alleniava con bàttute' di Andò così. Piero e Claudia ci avevanolasciati, spirito e racconti buflì le tensioni che la fati_ imbarcandosiper Creta. Noi, invece, sbarcam_ ca faceva serpeggiarenel nostro piccolo grup_ mo a Mikonos, f isola dei mulini a vento. che po- Io (e un po', credo, anche gii ult.i; àurèi trovammo affollata di un,ambigua fauna in_ voluto conciliare il tour storicó-archeologico ternazionale,giovanotti platinati e vecchiardi con qualche sostagastronomicaattorno a una con orecchini e la canizie tinta d'azzurro: E_ tavola di ristorante imbandita con pesce fre_ manuele aveva fretta di salire su uno dei bar_ o o 362/ SC t della0nosi Metamorfosi L'ultinra opera di Emanuele Samek Lodovici, Metctmorlosi della gnosi, pubblicata dalle Edizioni A r c s n e l l ' a g o s t o1 9 7 9 ( p p . 2 5 6 , L . 6 . 0 0 0 ) , h a a v u t o un'immediàta e signifìCativa ripercussione negli ambienti culturali è accademici, sollecitando prestigiose recensioni. Rosario Assunto ha citato l'opeia di Samek per ben tre volte: su II Tempo d2l. 25 aprile e del-20 maggio 1980 e su Rassegta di culttira e cli uita scolastíca del novembre 1980, dove definisce Metamorlosi della gnosi "una ricerca rigorosa e avvincente". In una dettaglia-tis' sima anàlisi del libro su Il Tempo (30 novembre 1g7g), Augusto Del Noce scrive: < Merito particolarissimó di questo libro è portare l'attenzione sulle "metamorfosi della gnosi", in modo da ri trovare, attraverso I'idea di gnosi, il fìlo unitario tra manifestazioni che sembrano del tutto differenti, o addirittura opposte, e il cui tratto comune è soltanto quello di presentarsi come "nuove" >>;e in un alìro passo-: < Sulla gnosi rivoluzionaúa molto si è già scritto, e bene. Pressoché nulla, invece, sull'analogia tra la gnosi libertaria e sessuale del secondo secolo d.C. e il libertarismo presente; ed è merito del Samek avervi ricondótto I'attenzione >>. Gianfranco Morra, in Prospettive nel mondo (dicembre 1979), riconosce òhe "Samek riesce a calare le categorie gnostiche negli eventi più significativi del nostro tempo: if socialismo- rivoluzionario, il femminismo, il trionfo degli audiovisivi, il prevalere d-elle antropologie materialistiche tutte volte alla redenzione déll'uomo mediante la scienza, le mistiche dell'eguaglianza, dell'amore'libero', della nudità e delh dioga". In una brillante recensione coni che, da Mikonos, portano nella vicina isola di De1o, piccola e deserta, per un tapido giro turistico. S'informò, e seppe che il giro sarebbe stato troppo sommario: i baróoni partono nel pomeriggio,e lascianoa Delo i turisti per sole tre ore. E,ra chiaro che, così, non si sarebbe potuto vedere abbastanza. Emanuele aveva ben altro in mente. Noleggiare una lancia privata costava molto; ma lui cominciò a contrattare coi barcaioli. La trattativa durò mezza mattinata. Si sfiorò la rissa; a un certo punto, i barcaioli furono seriamente tentati di prenderlo per il collo. Cercai di convincereEmanuelea desistere;inutilmente. Per lui, gli scoppi d'ira e i gesti di sconforto cui si abbandonavano i greci non erano che simulazione, facevano parte della sceneggiata che, nel Levante, accompagna sempre i mercanteggiamenti.Alla fine, l'ebbe vinta lui: due pescatori,che a forza di litigare con lui avevanoperso altri possibili clienti, estenuati,offrirono per traghettarci un prezzo vicino a quello che Emanueleintendeva pagare. D'un batter d'occhio, lui si procurò due sacchi a pelo facendoseliprestareda due sco- pubblicata su // Giornqle nuovo del 18 nor.-i:l' bre 1979 Sergio Ricossa scrive, fra I'altro: < Sa' mek è un giovane fìlosofo, cattolico, come il suo maestro Vittorio Mathieu, e parte dalla distinzione o contrapposizione tra cristianesimo ("molto umano, troppo umano", cioè rassegnato alla nostra imperfezione) e l'eresia dello gnosticismo, nata col òristianesimo e mai defunta, solo metamorfosata >. L'Osservatore Romano del 5 gennaio 1980 dedica all'opera due colonne di Mario Marcolla, che mette in evidenza lo scontro tra le tendenze gnostiche e la dottrina cristiana, scontro "delineàto nella Metamorlosí della gnosi con rara eflìcacia, fin negli aspetti più minuti della prassi". < Il lettore cristiano potrà trovare in quegli strumenti conclude Marcolla ito libro idonei per combattere la sua quotidiana battaglia contro gli errori del nostro tempo n. Anche Divus Thonns, nel fascicolo di febbraio 1980, ospita una rigorosa critica. di G. Visconti in cui vengono presl ln esame r vari saggi conten-uti nell'opera di Samek, "pregevoli per la profondità del contenuto dottrinale e per la ricchezza della documentazione oltre chè per la spigliatezza dello stile. Essi rappresentano, al tempo stesso,una valida-e 'aggiornàta' risposta che la sapienza cristiana dà a érte istanze contemporanee della falsa sapien'gnosi' o comunque si voglia chiamarla"' Riza, cordiamo, inoltre, i giudizi di Roberto de Mattei (II Settimanale), Danilo Castellano (Il Gazzettino). Francesco Gentile (Bollettino fiIosofico)' Piero Stefani (Renovatio), Paolo Miccoli (Euntes clocete), P. Braido (Orientamenti pedagogíci), Fausto Sbaffoni (Rivista di ascetica e mistica). nosciuti híppies anglosassoni(la sua speranza era che Delo non fosse proprio deserta,e fosse possibile trovare alloggio per la notte presso gli abitanti delf isola). Comprò, come provvista alimentare,un vassoio di pasticcini e un litro di latte; mise i nostri bagagli a custodia in un bar, e ci imbarcammo. Delo è una petraia desolatae aspra, che sorge da un mare perpetuamenteirato; da lontano. le colonne marmoree rovesciate, le architravi rotte e gli altari spezzati di cui è coperta la fanno sembrareun ossario insepolto; nel suo cielo gabbiani e corvi si librano gridando senza pace, ad ali aperte contro il vento rabbioso. < I1 grande Pan è morto! )>, sussurrò impressionatoEmanuele vedendola: e mi raccontò, come se 1o ricordava, l'episodio narrato da Plutarco in De defecttt orocu' lorum. A1 tempo di Tiberio, quel grido: Pan o mégas téthneke fu udito dai passeggeridi una nave, che stava costeggiandoDelo, levarsi dall'isola deserta,e subito dopo immensi gemiti di lutto. Gesù crescevaoscuro in quegli anni; Plutarco, che lo ignorava, si domandava perché gli antichi oracoli divenis- sc / 363 sero I'un dopo l'altro silenziosi e s'accorgeva potuto scaldarci col suo corpo (eravamo intirizziti); ma mi accorsiche Emanuele,che non che gli dèi abbandonavanoil mondo. aveva paura di null'altro, padroneggiavaun ci sacra, tempo piede un sull'isola Messo certo timore per i cani; quello poi era grossoe impossibile era che conto subito rendemmo alloggiarvi; gli unici abitanti stabili erano il probabilmentepulcioso; sicchélo mandai via. guardiano e la sua famigliola. Ci buttammo, I1 giorno segttente,ffii resi conto che quella pungolati da Emanuele, a visitare f isola in sosta forzata aveva anche i suoi vantaggi. Degran fretta; nel tardo pomeriggio (il mare lo era nostra: l'esplorammovagando dall'anintanto ingrossava)eravamo sul molo, con gli tico teatro alle ville romane (ricordo la quiete altri turisti, in attesadella lancia che ci avreb- solennedelle colonne che delimitavano1o spabe riportato a Mikonos. Quando la barca ar- zio attorno agli impluvii a mosaico, dove il rivò, guidata da una specie di Zorba musco- vento taceva), poi nelle vallette interne gialloso e accigliato,gli altri turisti preseroposto le d'erba secca,soggiogatidal ruvido fascino disciplinati sulle panche; non così Emanuele, del luogo; il vento che rimbombavanelle orecche si accinsedi nuovo a mercanteggiaresul chie era come I'ira di un dio sconfitto e incatenato. Questo, però, non lo dissi a Emanueprezzo. La trattativa durò poco, questa volta. Forte le: lui stava sempre in un punto piìr in alto, della mancanza di concorcenza (gli altri bar- a scrutareil mare spiandol'arrivo della barca caioli erano rimasti all'ancora a Mikonos), la che ci avrebbe portato in salvo. A mezzogiorbarca già piena di passeggeripaganti, il tra- no, la moglie del custode servì a me e alla ghettatore ci piantò in asso. Restammo sul Giusi un po' di coniglio selvatico, duretto molo sbigottiti a guardarela lancia che pren- ma saporito; Emanuele, per espiazione,non deva il largo. La situazione era critica: la toccò cibo. Il mare era tutto un ribollire di nostra vacanza eÍa alla fine, il contrattempo schiume. rischiava di farci perdere il traghetto dal Pi- Poi, nel tardo pomeriggio, la barca arrivò e reo per Brindisi (già prenotato col posto-mac- il barcaiolo (era 1o stessodel giorno prima) china) che sarebbepartito di lì a due giorni, guardò con un ghigno trionfante E,manuele, sicché io avrei finito per ritornare al lavoro mogio, salire sul suo traghetto. In seguito tutin pain ritardo. Emanuele eta mortificatissimo, e to andò bene, e tornammo felicemente che mai convinse non si Emanuele Ma tria. più per me che per sé; si dichiarò colpevole, mi A Milano, lui. con adirato m'ero non io si diede ripetutamentedello stupido, addolocondov'è di Plutarco, delfici díaloghi I regalò randosi tanto più, in quanto interpretava le aveva riferito: l'amie risposte monosillabichecome una prova tenuto il racconto che mi narrato da Plutarco, mi parve com'è neddoto, che ce l'avevo con lui. Io invece ero solo in della citazione,non del tutto preda all'ansia,o meglio a una speciedi "sin- meno suggestivo me ne aveva f.atta Emanuele. Sul che esatta, drome di Robinson Crusoe" (provate voi ad libro scrisse,a modo di dedica, una frase di esserelasciati su un'isola deserta);e dato per aveva rclazione con le nostre diperduto il traghetto Atene-Brindisi,cercavodi Simmaco che spute su paganesimoe cristianesimo: Eaclem calcolarein quanti giorni sarei riuscito, se mai spectamusastra, commune coelum est, ídem avessi potuto lasciare finalmente Delo, a tormundum involuit. Quíd interest qua quís' nare a Milano per via di terca, risalendo di nos prudentia verum recuírat? Uno itínere que gran carriera in auto la |ugoslavia. potest perveníri ad tantum secretum. non Intanto scendevala sera.Per la Giusi, il guartutti i miei libri, questo è il più caro. diano di Delo mise a disposizione,a paga- Tra se Emanuele (che mi ha ricordato Ia Ignoro mento s'intende, una polverosa stanzetta; adisavventura anche nei suoi ultimi nostra vrebbe potuto accomodarvisianche Emanuegiorni di vita, in ospedale),donandomelo,able; ma lui volle restare con me, all'aperto, a bia voluto impetrare ancora una volta percondividere ogni sofferenza.Ci stendemmoavdono per il brutto momento che, secondolui, volti in un saccoa pelo sotto una tettoia, che aveva fatto passare.Come potevo dirgli mi non ci riparava dal vento. Ad un certo punto ero io a dovergli gratitudine? Esseresuo che de1la notte cominciò a piovigginare, e ci acera un fatto di cui mi vantavo. In realamico corgemmo che, sempre per via del vento, la più che un amico: senzache io stesso era tà, tettoia non ci riparava neppure dalla pioggia parte della mia anirna era radente. Più tardi, nel buio pesto, venne a lo sospettassi,una una casupola a una come a lui, appoggiata leccarci la faccia un cagnacciorandagio e corroccia forte e ferma. diale. Io tentai di allettare l'animale perché Maurizio Blondet si stendessefra noi. sostenendoche avrebbe 364/ SC 'i Un L Che : ca di una I militi r enit Gior i : , r Fi t :n iEni ira U IÉNI :e al '^. \ é ; : la T' I