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I
- numero
xxv- siusno
anno
1e81
244
Editoriale
338
La ferita del referendum
Gianfranco Morra
339
L'unita del sapere
352
Per Emanuele
Claudio Toscani (a cura di)
365
La critica letteraria allo specchio
Card. Ugo Polelti
378
Documenti. La vita santa di mons. Escrivó
Franco Palmieri
382
Piazzetta italiana. Zavoli d'un Craxi
Nicoletta Schmitz Sipos
385
Lettera da Washington. Reagan al giro di boa
Ramón García de Haro
389
Morale, Discernere il bene dal male
Mario Minuscoli
394
Letteratura. Tamburi per Malaparte
Quirino Principe
397
Musica. Stockhausen verso la luce
Massimo Clerici
398
Psichiatria. ll contributo della fenomenologia esistenziale
Giovanni Livi
401
Osservatorio d'Europa. Aiutare lo sviluppo
Renato Arduini
403
Economia. Dati preoccupanti
Frangois Livi
404
Esteri. ll paradosso Mitterrand
409
Libri & libri
416
Libri ricevuti
SIMONPIETRO
Nouità
di GeorgesChevrot pp. 216, Iire 7.000
)inon ?Eiìo
€&aÌf;ùi ÀrÈs tlilaÈ
Q u e s t o l i b r o n o n è u n a b i o g r a f i ad i s a n P i e t r o c h e t e n t i d i i n t e g r a r e
con elucubrazionp
i s i c o l o g i c h ei d a t i c h e l a S c r i t t u r a f o r n i s c e s u l I ' A p o s t o l o :è u n c o m m e n t o s p i r i t u a l e e d o t t r i n a l e a d a l c u n i p a s s i
e v a n g e l i c i c h e h a n n o i n P i e t r o i l d e s t i n a t a r i oo i l p r o t a g o n i s t a .
S o n o v e n t i q u a t t r oc a p i t o l i c h e c i m e t t o n o s o t t o g l i o c c h i a l t r e t t a n t i
e p i s o d i d e l l a p e d a g o g i ac h e i l d i v i n o M a e s t r o h a s e g u ì t o p e r f o r g i a r e i l f o n d a m e n t od e l l a s u a C h i e s a .l l m o t i v o u n i f i c a n t eè i l t e m a
v o c a z i o n a l e :l a d i g n i t à d i P i e t r o s t a n e l l ' e s s e r es t a t o s c e l t o c o m e
A p o s t o l o e c a p o d e g l i A p o s t o l i ,e l ' a m o r o s ar i s p o s t ad i P i e t r o d i v e n t a i l m o d e l l o d e l l a n o s t r a c o r r i s p o n d e n z aa l l a v o c a z i o n e b a t t e s i m a l e ,c h e è v o c a z i o n ea l l a s a n t i t à .
C o m e s c r i v e C e s a r e C a v a l l e r in e l l a p r e s e n t a z i o n e",i l l i b r o h a i l s i g i l l o i n e q u i v o c a b i l ed e i t e s t i s p i r i t u a l iv e r a m e n t eu t i l i : l a s a n t i t à d i
v i t a e l a p r o f o n d ae s p e r i e n z ap a s t o r a l ed i m o n s . C h e v r o t ,u n o s c r i t tore ascetico già entrato nella migliore tradizione recente".
Su questo come su tutti gli altri volumi editi dall'Ares, gli abbonati a "Studi cattolici" possono usufruire dello sconto
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Si è spento il 5 maggio, per complicazioni
postoperatoriedopo un intervento ortopedico,
Emanuele Samek Lodovici, nostro indimenticabile amico e redattore della rivista. Nel
giorno del Venerdì santo (17 aprile) l'auto gui'
data dal fratello Renato, giudice del Tribuna'
le di Milano, sulla quale Emanuele viaggiava
con la madre, veniva tamponata violentemente da un camion, quando era ferma a un se'
maforo. Erano diretti ad Abbiategrasso,dove
è sepoltoil padre, prof. SergioSamek Lodovici.
Nell'incidente, Emanuele aveva riportato la
frattura di un femore e di undici costole, e
benché Ie sue condizioni fossero preoccupanti,
nulla lasciava prevedere la morte imminente,
anche perché il ferito aveva sempre conservato
un'eccezionalelucidità e il suo abituale buonumore.
Trentottenne, Emanuele si era formato presso
il dipartimento di scienze religiose dell'Università cattolica di Milano, dove aveva intra'
preso studi di letteratura e filosofìa cristiana
antica. Nel 1974 era passato all'Istituto di fiIosofia morale dell'Università di Torino, diretto dal prof. Vittorio Mathieu. Oltre a numerosi articoli su riviste specializzate,aveva
pubblicato "Dio e mondo" (Studium, Roma
1979), un saggio fondamentale sui concetti
di relazione, causa e spazio in sant'Agostino,
352/ SC
con il quale lo scorsoanno aveva vinto il con.
corso a cattedra per I'insegnamentodella filosofia morale. Nell'altra sua opera, "Metamorfosi della gnosi" (Ares, Milano 1979'), aveva
descritto Ie odierne reincarnazioni dell'antico
sistemafìlosofico e di comportamentoche predica una salvezza mondana raggiungibile con
le sole f.orze della ragione. Emanuele Samek
coordinava la collana "Classici del pensiero"
per l'editore Rusconi e, per conto del Consiglio nazionale delle ricerche, stava curando
I'edizione di un monumentale commento alle
"Enneadi" di Plotino. Emanuele lascia la mo.
glie Giusi e i figlioletti Giacomo, di sei anni, e
Isabella, di un anno e mezzo.
Adesso, in mezzo a noi, c'è un vuoto incolma'
bile, e non riusciamo a pensarea Emanuele se
non da vivo. Abbiamo chiesto agli amici e ai
collaboratori che più I'avevano frequentato di
scrivere qualcosa di lui e ci siamo accorti che
tutti avevano un aneddoto personale, un particolare che li riguardava in esclusiva.Li pub'
blichiamo così, alcuni firmati, altri siglati, rasentando l'indiscrezione. Ma intorno a Ema'
nuele si formava un clima che non era soltanto culturale, ma spirituale e d'amicizia, ed è
il clima della rivista al quale i lettori hanno
accesso.
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Undiscor$o
checontinua
C'è stato un periodo in cui Emanuele si divertiva a metterein circolazionedei "proverbi tropicali" . Non è mai stato chiaro se li leggesseda qualcheparte o se li inventassecompletamente.Forse la verità era nel mezzo, Ltn
p o ' s b i l a n c i a t av e r s o l a s e c o n d ai p o t e s i . N e
trascrivo alctrni: < Se accatezziun coccodrillo, contati le dita, dopo o; < Non parlare di
prezzernoloalla vedova del pappagallo>; ,, È
perché sa che cosa ha fatto di notte, che il
topo si nascorrdedi giorno >; < Chi non ama
la m...,non segLla
g l i i p p o p o t a n r,i; o È f a c i l e
persuadereun topo che i gatti neri portano
sfortuna>; o Un bruco. vedendouna farf alla,
esclamò: "Io non mi conceròmai a quel modo" >; Il gallo: "Non è ancora gioino, non
"
ho dato il segnale!">>;<<La volpe: "Quando
sono i corvi a guidare il popolo, il traguardo
non può essereche un asino morto" >>;< Serpente che cambia pelle, sempre serpente>;
< La gioia del gatto è il pianto del topo ,r; ,, Il
pipistrello: "Il regno dei cieli è pieno di pipistrelli" >; < Breve la vita felice del porco );
<<Per un villaggio felice, occorre almeno un
pigro ogni due attivisti >; < La scienzaha questo vantaggiosulla poesia: ha stabilitoche esistono anche usignoli afoni >.
o
In archivio conserviamopochissimelettere di
Emanuele,un po' perchéi rapporti sono sempre stati a viva voce, un po' perché- me ne
accorgoadessct
ci è mai passatoper la
mente di archiviare i messaggiche ci scambianro fra noi. anche quando siamo lontani.
C'è qualcosadi quando Emanuele faceva il
serviziomilitare, nel 1969. Fu un periodo abbastanzaimpegnativodella sua vita, in cui si
lamentava della "tortura di avere a propria
disposizionesoltantoun'ora al giorno per leggere qualcosa".Fra l'altro, ebbe f incarico di
tradurre dal tedescoil libretto di istruzioni
sul furrzionamentodel carro armato Leopard,
e fu tentato di giocare qualche scherzo scrivendo istruzioni assurde.A quel tempo era
suggestionatoda letture esoterichee misteriosofiche,ma le citazioni che ne faceva erano
regolarmentecancellatedagli articoli che scriveva. Da una lettera in grigioverde: < Ho let-
E m a n u e l eS a m e k L o d o v i c i .
to i numeri ultimi di Sc. Devo dir.e che anche senzadi me sapetefare delle cose belle.
Mi dispiace,perché zrlloranon sono insostituibile. Ho rilevato da quanto mi ha detto
Flavio che mi hai voluto dare I'uttin-ra mazzata espungendomiGuénon. 11 tuo atteggiamento apertamentecastratoriomeriterebbeda
parte mia almeno un comportamentoostile.
Comunque ti perdono, perché capisco che
ogni volta che torni dal premio Campiellodiventi piìr cattivo )>.
o
Da bambinoEmanuelefece parte di quel gruppo di bambini ptotagonistadella famosatragedia di Albenga, quando naufragò un barcone
carico appunto dei bambini di Llna colonia
e s t i v a ,p r o v o c a n d o4 3 v i t t i r n e . E r a i l 1 9 4 7 ,
dunque EmanueleÉìvevacinque anni. Quell'esperienzalo aveva in qualche nrodo segnato,
la raccontavacome un incubo ancora vivo.
Non ricordo esattamente
se lui o il fratello era
già statomessonel mucchiodei barnbinimorti
e solo per casoqualcunosi accorseche ancora
respirava.Un po' dell'allegria di Emanuele,
forse, era anclrela felicità dello scampato,di
chi ha capito, ritrovandola,il gusto della vit a . S u l l at r a g e d i ad i A l b e n g a ,i l 1 6 l u g l i o 1 9 4 7 ,
Dino Rttzzati scr:isseper il Corriere un articolo rimasto memorabile che incomincia così:
< La camera ardente di Albenga resterà fra
le cose più grandi e spaventosedi tutti questi anni e della mia personalevita: la camera
ardentee ciò che vi è accadutonel pomeriggio
di oggi. Ad un certo punto ha persosignifìcato
il saperecome i quarantatré bambini fossero
morti, non è importato più né il nome, né i
cosiddettiepisodi, né gli sforzi per il salvataggio, né di chi potesseesserela colpa. È
sc / 353
rimasto unicamente lo spettacolo indicibile
del basso stanzone della Croce Bianca, col
soflìtto imbiancato a calce. Chi entrava oggi
nell'ambulatorio della Croce Bianca di Albenga, sentiva, nel sensoletterale della parola, una cosa diaccia e pesantissimaentrargli
poco più su della bocca dello stomaco, dentro al petto. E più guardava,più questa cosa
indefinibile faceva forza dentro di lui... >. Ho
letto e riletto l'articolo di Buzzati, in questi
giorni, per cercare di capire qualcosa della
morte di Emanuele.
o
Nel cerchio delle nosrre amicizie,anche nelle
testimonianzepubblicate qui, I'inizio dei contatti con Emanuelerisale a circa dieci anni fa.
Mi sto domandandoche cosa può esseresuccessodieci anni fa, che cosa ha messoin moto l'onda effusiva che in Ernanuele aveva
il suo centro.Aveva circa ventottoanni, aveva
terminato i1 servizio militare. incominciava
la carriera professionale,stava per sposarsi.
Era nel segnodi una maturità, anche se tutti
concordiamonell'averlo sempreritenuto e sentito giovanissimo.Ma, evidentemente,nella
vita degli uomini ci sono dei tempi di grazia,
privilegiati. Quello di E,manuelesi è aperto
dieci anni fa ed è stato interrotto, non è mai
stato chiuso.
Giovanni la notizia tragica e diflìcile da aecettare della morte del nostro Samek Lodovici. Mi sembra semprerispettosodi trn progetto umano e di un disegnopiir alto il credere
che il discorsocontinua.La perdita di Samek
significa che molti dovranno lavorare più intensamenteper rimpiazzarlo,e non sar'àfacile
riuscirci. Non l'ho conosciutoabbastanzase
non attraversoi suoi libri e gli articoli, ma
nessunopoteva immaginare,avendolo soltanto letto, che era capacedi essereanche scherzoso come un fringuello, così come ho avuto
la fortuna di conoscerloio. Mi fa piacere,
nel dolore, pensaredi parteciparequcsto piccolo, minuscolo segretodella slla pelsonalità
che solo la gioia di un'impronta piùrprofonda
in questavita avrebbepotuto far conoscerea
tutti >.
o
N e l l a M e s s aa o t t o g i o r n i d a l l e c s c q r - r i iel . s u o
parroco ha ricordato questo: < \1i dicel'a:
" Q u a n d o l e i , d o n F r a n c o ,c e l e b l a l a \ l e s s a ,
v a d a p i a n o . Q u a n d o e l e v al ' O s t i a c o r ì s a c r a t a ,
si fermi un attimo, mi dia il ten-rpodi dire: Signore mío e Dio rttío". Non ho n-raidimenticat o q u e l c o n s i g l i o> .
o
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Sotto il vetro del quadro con la liproduzione
del Volto sindonicoche ho davanri al nrio tavolo di lavoro ho infilato una foglia di rosa
Jol'nDoAnche chi l'aveva conosciutosolo occasional- che ha toccato la fronte di Emarruelr-mente, ne conservaun ricordo incancellabile. s t o n e l l a b a r a
Cesare Cavalleri
Un giorno stavo parlando in uflìcio con Franco Palmieri e sua moglie, di passaggioa Milano. Ad un certo momento sentimmo una voce
che mi chiamava con insistenzadalla strada.
Era Emanuele, naturalmente. In questi casi
di solito non rispondevo,nel vano sforzo pedagogicodi insegnargli1'usodelle porte. Trovandomi però con altre persone,corsi subito
alla finestra per evitare che il chiasso dalla Sapevoche potevo andarea trovale Emanuele
strada si prolungasse.Un attimo dopo Ema- a qualsiasiora del giorno o della notte: semnuele era con noi e scherzavae rideva con pre mi avrebbeaccoltocon un grido di gioia e
Franco e Lisa come se fossero stati amici da con un totale interessamento
per quanto avevo
sempre. Quella, praticamente,fu l'unica vol- da dirgli. Ti dava I'impressione.
corrispondenta in cui si videro, tre o quattro anni fa. Quan- te alla realtà,di esseredispostoa dare rutto ciò
do Pier Giovanni gli comunicò telefonicamen- che aveva per cl-riconsideravaamico: r aveva
te la morte di Emanuele, Franco scoppiò a molti amici, mentrenon si consideravanemico
piangere.Poi scrisse: < Mi ha telefonato Pier di nessuno.Aveva spazio mentale u- aflettivo
Inesauribile
disponibilità
354/ SC
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per tutti. L'ultima volta cl-reI'ho visto è statoa
Roma: si era offerto di portare a Milano, per
far piacere a un amico, una valigia pesantissima, piena di libri, quasi intrasportabileda una
sola persona.L'ho accompagnatoal treno e,
nell'attesa,mi ha parlato di come cercava di
aiutare alcuni suoi amici e mi ha chiesto di
pregare per loro. Quando morì suo padre rimase addoloratissimoe chiesea me e a tanti
altri di pregare: l'ultima volta che venne a
Roma mi portò la guida di Roma scritta da
suo padre e nella dedica ricordò la promessa
che gli avevo fatto di dire una decina del Rosario per 1'animadi suo padre. È significativo
che il Signore si sia preso Emanuele proprio
mentre andava a trovare suo padre al cimitero.
Gli studenti non si stancavanomai di sentirlo
parlare. Dopo ogni lezione o conferenzaveniva circondatoda giovani che volevano ascoltarlo ancora. Lui li ricambiava con un interessereale e personale,per ciascuno: non si
risparmiava,li consigliavae anchepregavaper
loro. Il bene che avrebbe potuto fare nel suo
lavoro di docentemi sembraimmenso: quando ho saputo della sua morte sono andato in
una chiesae, davanti al tabernacolo,sono stato tentato di gridare al Signoreche Lui non capiva niente. Poi ho abbassatola testa dicendomi che ero io che non comprendevo.
G. C.
Durante un viaggio in Medio Oriente acquistò
un autentico vestito arabo con il quale, una
volta tornato a Milano, passeggiavaper le vie
della città. Così abbigliato,andò un giorno alla Stazione Centrale per ricevere sua madre;
l'ottima signora non lo riconobbe, e fece un
balzo all'indietro quando il pittoresco figuro
tentò di abbracciarla.
Disinvolti, a dir poco, erano gli accostamenti
cromatici del suo normale abbigliamento;celebri, i calcoli infruttuosi della "sezioneaurea"
dei lembi della cravatta quando gli toccava
fare il nodo da sé perché la Giusi era fuori
casa e non poteva provvedere.
Un giorno venne in redazionein pantaloncini,
maglietta e zoccoli. Ci lanciò sulla scrivania
ventimila lire. < Per i vostri minuti piaceri >,
disse rivolgendosia me e a Paolo. Aveva appena trovato quei soldi sui gradini della metropolitana.
Un'altra volta, durante un collvegnoestivo organizzato dalla rivista, scesenel salone delle
conferenzevestito di tutto punto; gli avevo appena fatto il nodo alla cravattaed era stranamente elegante.Si sedettein prima fiIa... ma
s ' e r a " d i m e n t i c a t o "d i m e t t e r s il e c a l z e .
o
ilililililililil1ililililililililililililililililililililil1ililililil1ilililililililililililililii1
Persuasodalle convincentiargomentazionidei-
Ungiorno,
in redazione
< Mio padre ha insegnato e pubblicato per
tutta la vita >, mi diceva Emanuele soltanto
tre giorni prima del suo tragico incidente.
< Eppure, quello che veramente resta di lui
non sono i suoi scritti, ma i suoi due figli. E
l'unica cosa di cui anch'io sono veramenteorgogliososono proprio i miei figli. Soltanto per
questo sarò ricordato >>.Pareva dovessepresagirela sua morte imminente. Tuttavia io lo
ricordo per molte altre piccole e grandi cose
durantetutti questianni trascorsiinsieme.E mi
piace ricordare qui soltanto alcuni piccolissimi aneddoti,insignificantiall'apparenzaeppure tanto carichi di affetto e di simpatia; per i
ricordi più seri occorrerebbetroppo spazio e
certamentelui non vorrebbe che se ne parlasse.
o
l'amico Quirino riuscì, per anni, a non farsi
sedurre dal fascino dell'automobile: ma alla
fine dovette soccombere,per esigenzefan-rigliari. Allora gli spiegai,lungo Ia strada che
da Urio porta a Como, i primi rudimenti della guida: io gli insegnavoa "cambiar le marce" e lui, quale compenso,mi doveva poi parlare della gnosi e di Plotino. Appena ebbe la
patente si pose, drammatico, il problema delI'automobile.Gli mancavanoi "dobloni", dunque niente acquisto. Ma un amico gli regalò
una vecchissima"Fiat 1300" ancora funzionante, anchese per poco tempo; e poi non c'eîa I'inconveniente del garage: nessuno I'avrebbe rubata. La battezzò "Gerberta", e tutti in famiglia la chiamavano "Gerberta" ed
erano felicissimi di quello splendido regalo,
che venne in seguito sostituito da una "Simca 1000", in condizioni leggermentemigliori.
Erano felici davvero, lui, la Giusi e Giacomo
(Isabellaancoranon era nata). E mi viene da
piangerenel pensarea quanto erano felici del
poco, felici anche di quel ferrovecchio.Erano
felici perchéerano semplicie si volevanobene,
si vorranno sempre bene.
Mario Minuscoli
sc / 355
lllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllililililililililililililililililililillililililililililill
zia a distanza,della comunanzadi valori e di
ideali che, con altri e per ultimo, sono chiamato ora a testimoniarc; lo ringrazio per avermi fatto incontrare Samek, per goder.eadesso
del suo esempio.
Caro Samek,pensandoa te vorrei poterti dir-e
tanto di più, ma, francamente,che altro posso
Per certi versi non posso dire di un'amicizia,
aggiungerea te che leggi nel mio cuore?
tra me e l'amico che ho perduto - pmsllusls
M. M.
Samek Lodovici
scomparso drammatical
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ililililililililililililililtl
rnente,tolto alla famiglia, agli studi, alla cultura. Eppure, nonostantela brevità del contatto tra noi, io sento di aver perduto un carissimo,indimenticabileamico,che mi era fratello per scettadi cuore e di mente.
Pur nella distanzafisica e nel tardivo, brevissimo incontro,in occasionedel Congressouniv e r s i t a r i oi n t e r n a z i o n a l eU, n i v 8 1 , i o m a n o - Conobbi Emanueleundici anni fa, quando stavale dell'organizzazionee lui lucidissimo re- va terminando il suo servizio militare. La selatore, ci siamo scopertiamici di lunga data. ra in cui lo vidi per la prima volta, nei corriForseciò è dipesodal fatto che in qualchemo- doi di una casa editrice, portava l'uniforme.
do piùr d'uno erano i punti di contatto, fta Ci accorgemmocosì che eravamo stati, a dinoi.
stanza di dieci anni, uffìciali nella stessa aF
Ci accomnnavail mestieree I'uso di strumenti ma e nella stessaspecialità. Questo particoche questo mestiere richiede; eravamo, inol- lare fu una simpatica occasioned'intesa, ma
tre, coetanei:io con qualchecapellobianco ir-r non più che un'occasione;dopo cinque mipiù (anzi, molti di più), lui con lo sguardope- nuti, fu come se ci fossimo conosciuti da
netrantedell'uomo di pensiero,oramai matu- sempre. Uscimmo insieme dalla casa editriro (e non solo maturo per una cattedra uni- ce, e lo accompagnai,prima in filovia e poi a
versitaria);pa.rlavamola stessalingua, lo stes- piedi, verso casa. Mi accorgo soltanto ora,
so gergo(lui più in profondità,io più in super- mentre scrivo, che egli quasi non parlò di sé;
ficie); avevamoseguito lo stessotracciato di si occupò, acutamente e intensamente,delle
strada, sulla via della cattedra (lui 1'aveva mie cose, della mia vita. Quando lo lasciai,
raggiunta e io forse dovrò ancora trottare), ero stupito dalla preoccupazione caritatevole
in anni difTìcilie tormentati per l'università avvertitanella sua conversazione.
Per tutta la
italiana; entrambi scrivevamo su pagine di strada,mi avevasostenutoe incoraggiato.Quegiornale. Mangiavamo,in sostanza,lo stesso sta fu una sua vocazioneconnaturata: sostepane quotidiano,per molti anni scarsopane. nere e incoraggiaresenza chiederenulla. Se
Non era però solo quel che occorrevaper noi penso alla cerchia di personeche frequento,
e le nostre famiglie, ma alimento dello spiri- posso dire che, immaginando varie combinato, conoscenza,ricerca, fatica di cornprensio- zioni e accostamenti,egli risultava quasi semne: un mestiere,dunque,che non è solo dello pre il più giovane;eppure,si comportavainavt
studioso,del ricercatore,delf intellettuale,del vertitamente come un vecchio saggio e bedocente,del giornalista,ma trasmissioneagli nefìco,che ascolta,comprende,e sí, e alla fit
altri, servizioal prossimo,ognllno per come sa- ne dà l'aiuto decisivo. Subito dopo la sua
:
peva e con maggioreo minore resaqualitativa. rnorte, si è parlato del suo sorriso ironico, e
î
Emanuele,è inutile dirlo, era molto, molto infatti questaè f immagineintmediatache ho
più intelligentedi me, molto più colto, molto di lui, ripensandolo;ma era un sorrisod'ironia
più acuto, e anche più originale. Forse perché benevola, protettiva, come se l'interlocutore
credevadi più nella propria missionedi uomo fosse un fanciullo intelligente ma immaturo
e di studioso.E forse perché il disegnodel Si- da proteggeree salvare.
gnore su Emanuele era preciso, come preciso Molte volte lo ascoltai parlare in pubblico.
era il dono che Emanueleconservavain sé, di- Dolcemente,provocavafin dalle prime parole.
videndolo con gli altri.
<<La gerarchia tradizionale - disse una volIrr Sarnek.il dono dell'intelligenzasi era tra- ta - allude a un ordine di qualità; l'ordine
smtrtatoin coerenzaideale,in fedeltà, in liber- illuministico è quello delle enciclopedie,I'ortà e onestàintellettuale.
dine alfabetico, I'unico concepibiledagli illuIo ringrazio Dio, il vero arteficenascosto,ffio ministi: l'ordine in cui pantofola viene prima
presente,soprattutto oggi,,della nostra amici- di Platone,r. 17pubblico presente,anche quel-
Iibertà
intellettuale
[e $uGbattaglie
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I
356/ SC
1o "non di sinistra", si offese immediatamente, mentre non si era offeso per osservazioni più politiche e pitì anti-ideologiche di
natura attuale ed esplicita. Ora che ci penso, quella reazione non mi sorprende, poiché
con quelle paroletteinnocenti Emanueleaveva
toccato il fondo della questione.
Tentando di ricomporre nella mia memoria il
suo destino, lo vedo segnato: i fulmini cercavano lui, fra tutti noi. Fisicamente,era forse il più fragile, malgrado la sua sanità di
corpo, in cui si rifletteva una parte della sua
anima. Bene: fra tutti noi, fu lui a esserepicchiato duramente sul capo, a colpi di spranga. Altri infelici, poco prima, in occasioni simili erano rimasti uccisi. Anche qui, il pestaggio era la reazioneper ciò che aveva detto co'
me filosofo, insegnante,uomo di cultura, non
per ciò che aveva latto (il che dimostra che
le parole sono più potenti e pericolose dei
fatti, come anche gli stolti malvagi confusamente avvertono): in un'assembleastudentesca nel Liceo "Einstein" la sua personalità
incredibilmente coraggiosa e intelligente aveva irritato tutti, dal preside al più cretino degli studenti "rivoluzionari". Perciò, pochi minuti dopo che egli aveva citato alcune folgoranti frasi di Nietzsche sulla figura del mestatore politico, fu aggredito e colpito all'uscita
dalla scuola. Un uomo di simile livello dava
fastidio: non perché fosse un mero avversario, ma perché era troppo intelligente.
Duro, indignato fino all'ira, lo vidi due volte. La prima fu quando il rettore dell'Università cattolica, Giuseppe Lazzati, vietò che alle elezioni universitarie si presentasseuna lista cattolica, soltanto perché i comunisti e
"Lotta Continua" avevano proclamato che si
ftattava di "fascisti". Comunisti e Democrazia proletatia, invece, avevano avuto da Laz'
zafi tutti i permessi e tutti i crismi. L'indignazionedi Emanueleesplosesoprattuttoquando Lazzati si trincerò dietro giustificazioni burocratiche: la lista cattolica non si era registrata "in tempo utile" (ciò era avvenuto
perché comunisti e lottatori continui glielo avevano impedito con la violenza: con picchetti
e pestaggi).Insieme, scrivemmouna lettera aperta a Lazzati, pubblicata su due giornali
milanesi. Di fatto, la lettera la scrisselui, ed
erano parole di fuoco. Da allora, l'Università cattolica diede l'ostracismoa un uomo che,
da solo, valeva sul piano intellettualee morale
più di decine di mediocrità che "insegnano"
oggi nell'edificio di largo Gemelli.
La secondavolta fu quando Giorgio Bocca,
in un articolo canagliesco,additò ii povero
orefìceTorregiani alla vendetta dei killer della
ll ricordodi U.Mathieu
@
i
, 1t ' ;
All'indomani della morte di Emanuele Samek Lo'
dovici, il prof. Vittorio Mathieu, suo maestro nel'
I'Istituto di filosofia morale nell'Università di Torino, ha scritto su "Il Giornale nuovo" questo
commossoricordo di Emanuele:
Tutto ciò che so cli Iuí riguarda I'ultima parte
della sua uíta: nleno di dieci anni. Mi basta per
piangerlo come uno degli amicí più prezíosi c,he
il destinomi abbía dato, che il clestinomi abbía
tolto.
Sí era lormato in letteratura cristiana antíca al'
l'LJniversitàCattolica dí Mílano. Apparentemente
alla filosofia aruivò tardi: in realtà non sí trattava di arrívarci perchè gíà negli autori cristiani
cercava iI pensiero,a ntttrimento della sua saldíssímafede. Sant'Agostínoera al centro dei suoi
interessi,e su di lui scrísseun libro che lo portò
in cattedro: una cottedrasu cuí non ebbe il tent'
po di salire.
Legava le antiche clottríne a esperíenzeattualí,
vissutecon partecípazíonecritica. Per questoave'
va studíato la gnosi, ut't atteggiamento esistenun
ziale, píù che una dottrina filosofico-religiosa:
rifiuto del messaggiocrístiano dí salvezzain nome di uno pretesa parentela, per non dire unítà,
dell'uomo con Dio.
Di questasuperbia intellettualeritrovava le trctcce ore, in tante manilestazionidella nostra víta
secolarízzato,ma non dísposta per questo a rinunciare all'sssoluto.
DífJidava del mistícisnto dístorto, che divinizza
il caduco. Con questo spiríto, e con la preparazíone filologícaraggíuntaneglí anní giovanili, era
ora impegnato a studiare a fondo un filosolo non
cristiano, ma tra í più decisi nel distinguere tra íl
mondo di quaggiù e il mondo ideale: Plotíno.
Per incaríco del Consiglío delle ricerche oveva
assunto la direzione dí un gruppo di studiosí, irt
vísta della lormazione cli un commento alle En'
neadi plotiniane.
Non credo che sia il suo solo lavoro rimasto ínterrotto: lavorava molto e parlava poco di sé,
tanto che quando mi presentòil manoscríttodel
S. Agostino (che Abbagnanorecensìpoi su queste
colonne) rímasi sorpreso. Mi ríesce difÍicile con'
cludere come pure sento che luí vuole io cortcluda: sia fatta la volontà di Dío.
Vittorio Mathieu
lilililililllilililililililililililililililllllllillllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Barona; e quando, pochi giorni dopo, Torregiani fu "giustizi ato" e suo figlio rimase
paralizzato per sempre da un proiettile degli
assassini,parve che Bocca fosse stato il mandante morale del delitto. Incontrai Emanuele
su un autobus. Non ebbe parole d'introduzione: aflrontò subito l'argomento, e mi fu
chiaro che con quella indignazione egli vive-
sc / 357
va, dormiva, respirava. Lo vidi agitato come
non mai, e quando scesedall'autobusmi aveva già trasmesso tutta la sua agitazione. Io
stessotentai, in seguito, di smuoveregli animi intorno alla sciaguratavicenda, ma trovai,
come l'aveva trovato lui, un muro d'indiffetenza imbarczzata.In quel momento,sentii come poche altre volte che Emanuele mi aveva
saggiato,scosso,illuminato e guidato moralmente.
Mi piace ricordarlo così, mentre se ne va verso casa, scuotendo il capo e dondolando le
braccia, forse ripetendo ancora, dentro di sé,
silenzioseparole di pietà e di severità.
gro come sempre, chiamandomi con quel ridicolo soprannome.
A. C,
ililililililililililililillililililililillililllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
ll piacere
Gonlui
di lauorare
Chi, come noi, ha avuto il piacere di lavorare
tanto tempo con Emanuele, amando le tante
virtù di quest'uomo,non può non vedere la
mano di Dio, anche in questo triste momento.
Emanuele, in vita, è andato costruendo un
Quirino PrinciPe
messaggioche il Signorenon ha concessoragi l i l i l i l i l i l l l i l i l i l i l i l i l i l i i l l l l i l i l i l i l i l i l l i l i l i l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l giungesse
llllllll
il suo pieno sviluppo, certo in questo affidando alla sua anima qualcosa di non
paragonabileancheal più grandiosodegli umani messaggi.
L'onestà intellettuale di Emanuele resta una
lezione; la sua sincerità e la sua chiarezzadi
mente sono il ricordo di un uomo integro a
cui il Signoreha voluto forse evitare quei tanEmanuele mi chiamava con un soprannome ti e tristi momenti del mondo accademico,in
affettuosoe piuttosto ridicolo. E mi chiamava cui il baratto ed il gioco di potere talora spinsempre così, anche quando mi auguravo di- ge alle più insulse delle tentazioni.
speratamenteche non lo facesse.Incontraudo- La sua scomparsalascia tanto da fare seguenmi in metropolitana, per esempio,gridava que- do la traccia di uno stile di lavoro e di vita che
sto soprannomee faceva voltare cento persone è certo un meraviglioso punto di riferimento.
tutte in una volta; o in redazione,durante una
Sandro Musco
riunione con i più seri collaboratori di Studi
ilillilililililililililililililililililililililililililililillllllllllllllilillilillililllllllllllllll
cattolici...
semcosì,
fatto
era
Ma a lui non importava:
plice e schietto, superiore a tutto ciò che gli
I I
altri potevanopensare.Ricordo un giorno dell'estate '77, sul lago di Como, durante un
convegnocon un centinaio di studenti. Scoppiò uno strano fortunale, che mise a rischio
un'imbarcazione uscita con quattro di 1oro. Conobbi Emanuele Samek Lodovici circa dieE,manuelecorse a mettere in acqua una bar- ci anni fa: ero uno studente liceale, e dopo
ca e, dopo essersilevato velocemente i pan- aver assistito a una sua conferenza,1o avviCon
taloni, si gettò al soccorso.A lieto fine, riap- cinai col pretestodi qualcheosservazione.
per
parlare
molto
prodò cinquecentometri più in là, davanti a mio stupore, rimanemmo a
per la strada.
uno stralunato barcaiolo, che gli disse: < Ma tempo, passeggiando
per
dieci anni, ho beneficiatodi
signore, lei è senza calzoni! >. < È vero, lei ha Da allora, e
colloqui
con lui: che mi inseperfettamenteragione >, gli risposeEmanuele, infiniti, lunghi
giornalisti e icontro
gnarono
I'indignazione
e si avviò a piedi verso casa, spîezzaîte deli diritti del
ragioni
della
verità,
le
gli
deologi,
I'evidenza.Eravamo amici, fta di noi e con
per cause.
pensare
del
la
bellezza
linguaggio,
gliene
vogliaaltri. Gli volevamo tutti bene,
di cui
cortesia
con
una
segreta
proE
tuttavia,
mo, gliene voglio. E 1o ammiravo anche
lui
che
pienamente,
sembrava
mi
avvedo
ora
gnosi
di
parl,ava
o
di
fondamente. Quando
quando,
metropoliin
me:
come
a
piedi
chiedesse
il
due
Fichte o quando inventava sui
detto famoso di un saggio cinese, mi affasci- tana, mi esponevala differenza fta causa efficiente e causaeidetica, e me ne chiedevaconnava.
Gli voglio un bene profondo e incancellabile. forto; o come quando mi telefonò per sapere
Gli ho promesso di pregare tutti i giorni per chi, oltre a Sallustio,definisseil mondo come
lui, e ogni volta che lo faccio, eccolo 1ì - mi un mito da decifrare.
sembra - che mi ringrazia, affettuoso e alle- Purtroppo, non sono il suo Eckermann; né il
Ammirazione
Gonfidenziale
I
- .:
Ila unamieo
plu $0uan8
358/ SC
T
E,ra scontato volergli bene, accettarlo come
amico.
Anche se aveva un debole, dichiarato, per i
libri della mia biblioteca. Certe volte, quando si avvicinava agli scaffali con aria intenta,
mi faceva tremare. Ma aveva anche un modo
tutto suo, candido e perverso,di chiederli in
prestito "per sempre". Una volta si fece cento chilometri per prelevare un Kraus che gli
stava particolarmente a cuore. Naturalmente
non fu possibile rifiutarglielo. Tra risate, lui
i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l l l i i l i l i l l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l era
l l l l l l l l trionfante (e non si preoccupò afÌatto di
nasconderlo).
Nicoletta Schmitz SiPos
suo Janouch.Ne rimane, tuttavia, la possibile
materia.
Non riesco, per ora, a dirne di più. La sua
implacata allegria, e I'intelligenzaassolutasono guida per molti che, come me, da via Quarnero coglievano motivi per sopravviverealla
rozzezza.In un'ultima letteraestivalo salutavo
"con afletto"; rispose,citando,che ciò che conta "è la qualità dell'affetto".
Fabrizio Daverio
A Emanuele
il il il il il il il il il il il il l il il il il il il il il il il il il ll lll l l l l lll l l llll l l llll l l l ll lll l l ll l l l l lllll l llllll l
Amico caro che vai per i cieli eterni
Ti vidi una volta nella Chiesadel Signore.
Pregaviraccolto a me vicino
Nulla turbava la quiete del tuo cuore.
UnGon$iglio
Caro Emanuele,
Ti chiamaronoall'orecchiosussurrandonotizie ti ho conosciutocirca dieci anni fa, su presell11 tuo volto compostonon si scompose.
lazione di comuni amici che mi avevano indiLa Messacontinuavanel rito preposto
c a t o i n t e t l n c o n s i g l i e r ee u n m a e s t r o .A r r Finché parlasti dell'annuncio doloroso.
ch'io tentavo, all'epoca,di diventare un accademico,e il tuo esempiomi ha sempreispiraAmico caro che vai per i cieli eterni
to. Qui però vorrei ricordare un episodio delTi vidi e rividi con l'avvenire sul volto
I'esempio morale, prima ancora che accadeCol sorriso dolce del fanciullo cresciuto
In un mondo amaro che strappaarbusti novelli. mico, che tu fosti Per me.
Una volta, quand'ero depressoperché una raQuesta sera piango senzaaverti rivisto
gazza mi aveva piantato, tu mi incoraggiasti
Col cuore pieno di mestizia e sgomento:
ed educasti dicendomi che avrei dovuto esseVanno gli amici migliori al giudizio eterno
re irato, ma non depresso.E mi parlasti di te
Lasciando orfani chi li precedenel duro
prima del vostro matrimonio.Fu
cammlno. e della Giusi,
solo un rimprovero, non un discorso,ma per
Amico caro che vai per i cieli eterni
me fu suflìciente. Cominciai a uscire dal
Ricordo i giorni felici delf idea comune
tunnel.
F. I.
I1 patto sottesoche rinnovella ogni patto
E piango e prego e spero nella grazia del
ililililililililillilililililililililililililililrill l llilillllll l llllll l llllllll l lllll l l lllll llllllll
Signore.
Mario Marcolla
dellagrazia
L'azione
7 m a g g i o1 9 8 1
i l i l i il l l i l iill i l i il l l i il l i li l i li li l l i il li l l i il l l i il l i li l i l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l
Perunllraus
Dopo aver letto i suoi articoli più impegnati, è stato piacevoleconoscerloe scoprire che
non era aflatto allergico a darc una mano nei
traslochi, alla pizza, a un bicchiere di vino e
ad altre futilità del genere. E che inoltre si
divertiva molto a sentire (e a raccontare)avventure di viaggio. E, cosa più importante
ancora, che non faceva pesarela sua filosofia.
Aldilà degli interessi e degli sforzi comuni,
l'oggetto e il vincolo della mia amicizia con
Emanueleera - direttamente,immediatamente - l'amore di Dio, il desideriodi servirlo. E,
siccome l'amore divino è l'unico ideale che
unifica senzaresidui la vita di un uomo, Emanuele all'amico dava tutto se stesso,in piena
trasparenza.E un possessoche dura oltre la
morte.
Col trascorreredegli anni, ho visto Emanuele
avvicinarsi sempre più intimamente e profondamente a Dio: senza sbavature pseudomistiche, in un progressivoarricchimentoperso-
sc / 359
nale che sapeva r"iversarenella qualità del che dracme un'ospitalità allegra nella srla casuo lavoro intellettualee nelf incisivitàdei suoi setta spoglia ma linda di calce; dove, nelle
rapporti umani. E ho visto come il Signore osteriole di villaggio, chi ordina Lln piccolo
completavain lui I'opera che da tempo aveva pezzo di feta, formaggio caprino. acquista il
i n i z i a t on e l l a s u a a n i m a : l a s u a i n t e l l i g e n z as i diritto di spillare a volontà dalle botti il vino
facevapiù penetranteed essenziale,lavolon- resinato. A me queste cose erano accadute
tà più decisae sicura, il cuore più maturo e davvero, e anche se in fondo al cuore sapevo
capacedi comprensione(quanto ha corrtribui- che la Grecia, travolta da milioni di turisti,
to Giusi in questo!).La passioneper la verità non poteva esserepiù quella, non 1o dicenon correva il rischio di fermarsi alle sole pa- vo: avrei svilito i miei ricordi, tanto piùr belgine dei suoi libri, ma diventavasempredi più li quanto più lontani.
appassionataricerca di anime. Ormai non le Fatto sta che i miei racconti avevano risveaiutava solo a scoprire l'errore, ma le portava gliato in Emanueleuna personalitàlatente che
- da amico - a trovare in sé lo slancioper mi era del tutto sconosciuta:quella deI globedarsi a Dio, per realizzareil bene.
trotter squattrinatoe avventuroso.Mi telefonò
Il prestigio scientifico e I'autorità che aveva da Fano, dov'era in ferie con la famiglia, saacquisitonel mondo accademico,lo mettevano rà stato verso fine luglio: < Vado in Grecia
ormai in condizionedi prestareun servizio di con Giusi, Piero e Claudia - mi disse-. A1primo piano alla causadella verità nel nostro lora, vieni anche tu? >>.Tergiversai: < Chissà
Paese,dove la cultura subiscela pressionemo- quanta gente ci sarà. La stagionemigliore sanopolisticadei professionistidella manipola- rebbe a settembre.O magari la prossima prizione.
mavera...>. < Io posso adesso
ribatté lui
Perché,allora, il Signoreha fretta di prende- -. Parto in ogni caso.Vieni? >
re con Sé coloro che meglio lo possono ser- < Come andate?>
vire sulla terca? Che coerenzac'è fra il lavo- < Con la mia auto >. L'auto di Emanueleera
ro della grazianella vita di Emanuelee la sua una Simca così sfiatata, malandata e pericomorte, proprio ora? Ho protestatofilialmente lante, che non esitai: <<Aspettami,arrivo: ancon Dio, alla notizia della scomparsadell'ami- dremo con la mia macchina.>
co più vero. Ma il Signore,ancora una volta, Non starò a dire come fuggì da Fano la matha voluto insegnarciche il rnondo lo salva Lui tina, lasciando Giacomo addormentatoaflidacon la Croce, non con le doti o gli sforzi de- to alla nonna (per Giusi fu uno strazio),né
gli uomini. Se l'ingegnonon basta a farci com- come ci trovammo a Brindisi, in una fila chiprenderela potenzadi Dio, allora nessundo- lometrica di altre auto, in attesa delf imbarlore, nessunsacrificiosarà mai fecondo.
co nel traghetto, strapieno, per Igoumenitsa;
Io prego aflìnché,qualunque sia la morte con non racconteròcome Emanuele,dopo aver prola quale il Signorevorrà chiamarmi,io sappia curato i biglietti del passaggio(ancora mi do- comeha fatto Emanuele- morire d'amore. mando come ha fatto), dopo aver trovato sulla nave una sistemazionepiù comodaper GiuF. C.
si e Claudia ed una passabileper Piero e me,
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllililillililililililililililililillilililillilililililililililtl
si apparecchiòper la notte a dormire sul ponte (non c'era altro posto) su ull rnaterassino
gonfiabile che s'era fatto prestare da chissà
chi; ricordo che il mattino dopo, a sole già
alto, lo ritrovai che dormiva beato come un
bambino su quel materasso,disgraziatamente
a due piazze, che intralciava il via vai dei tuDa tempo, Emanuele e io, accatezzavamoil risti variopinti che affollavano il traghetto.
progetto di un viaggio in Grecia. Ero stato io Né dirò della grama ospitalità che trovarnmo
a metterglielo in testa, e ne provo un po' di in Grecia, delle locande non proprio pulite
rimorso: poiché avevo visitato la Grecia di- e piuttosto costose,del cibo mal servito a caversi anni prima, quando ancoranon era esplo- ro prezzo: so che il viaggio sarebbestato forso il turismo di massa, gliel'avevo descritta se un disastro, se non fosse stato per l'enercome un'Arcadia povera e cordiale, dove il gia, il buonumore inalterabile,lo spirito d'inipastore che suona lo zufolo sotto i quercioli ziativa e la sovrana faccia tosta di Emanueoffre spontaneamentegala ed elíès, latte e oli- le. Visitammo la rocca di Micene tra una
ve, al viandante straniero, come se ancora massa inverosimile di tedeschi e giapponesi,
credesseche sotto le vesti del pellegrino pos- con cui Emanuele attaccò discorsoin tedesccr
sa celarsi Zeus; dove il pescatoredà per po- e in inglese.A Delfi, dopo averci fatto girare
UnuiaUuio
in Grecia
360/ SC
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pubblico
di E,$amekLodouici
l'ultimointeruento
Il 15 aprile, due giorni prima dell'incidente au'
tomobilistico che si rivelerà mortale, Emanuele
Samek Lodovici ayeva preso parte a una tavola
rotonda sul tema "Scienza del lavoro e scienza
della famiglia", nell'àmbito del XIII Convegno
internazionale "Univ 81" organizzato a Roma dal'
I'Istituto per la cooperazione universitaria. Alla
tavola totonda, presso la Biblioteca nazionale,
parteciparono, con Emanuele, il prof. Francesco
Sisínni, direttore generale presso il ministero per
i Beni culturali, il prof. ing. Giorgio Zama, del'
l'Università di Roma, e la prof.sa Ana María Na'
varro, dell'Università di Pamplona. Pubblichiamo
la "scaletta" che Emanuele aveva predisposto Per
il suo intervento. Gli argomenti vennero sviluppati
-"a braccio", con esempi illuminanti e battute spi'
ritose, in un'esposizione brillante. Ma dalla "sca'
letta" balza con ogni evidenza il rigore intellettuale con cui Emanuele affrontava tutte le que'
stioni.
1) Premessa che aggancí il tema Mondo del lavoro e mondo famigliare al tema generale trottatc
dal convegno. Scienza e senso dell'uomo nell'università di oggi. Posta Ia necessítà dí inglobare Ia
visíone esatta della scienza in un orizzonte che
comprenda anche I'uonto come soggetto avente
un destino, è necessario spostare I'indagine dal
catnpo rneramente universítario a quello sociale.
L'ambito del sociale è I'ambito dove I'Ltomo comíncia iI processo culturale, se si intende per cultura tutto ciò che si è (píuttosto che non semplicemente quello che si sa) e clunque il ntodo dí vi'
vere, dí amare, di lavorare ecc.
2) Individuazíone di uno deí due caratterí eminenti dell'antropologia moderna: íl produttívismo.
Questa visione dell'uomo, se ha da un lato efJetti
pratící di ampio rílievo (per Ia prima volta nella
storia garantisce sicurezza, tendenziale elimínazíone della penuria, alto tenore di vita), dall'altra
allarga progressivamente il campo dei non-efficientí, deí non-impiegati. In una parola, I'antropología produttiuístíca sia liberale che socialísta è alI'origíne del'fenomeno rnoderno dell'esclusione.
3) Indivíduszione deí nuoví esclusí: tutti coloro
che non rientrano nella categoria della produzione, í malatí, i portatori dí stigna (timidí, balbuzienti), nxa sopratttttto le casalinghe. // mondo
fino allo sfinimento nel vastissimo complesso
monumentaledel santuario (unico sollievo al1'arsura,un sorsod'acqua alla fonte Castalia),
Emanuele fece amicizia con due ridanciane signorine spagnole,a cui rivolse qualche píropo
in castigliano,guadagnandosi(e guadagnandomi) così un passaggiosulla loro auto fino alla
nostra,lasciatanei lontanissimiparcheggi.NelI'ostello della gioventù di Delfì, procurò per
sé e per me una branda economica(per la Giusi e gli altri amici aveva trovato in un alberghetto decente)e discutendocon scioltezzain
della produzione si interessa clella tlonnq conle
maestro, inlermiera, Iavoralrice insommo, n1a non
della donna cli cosa: quosi che questa ergologicamente non sia produttiva, non pensi giorno per
giorno come un manager, e quasi che a lei non siano richiesle performances educative clegne di un
prol e ssíonísta clell'insegnamento.
4) Llnificare il punto 2 clove si trcttta clella lenden'
za ad escludere i non produttiví, tipíca del mondo
del lavoro (con le sue conseguenze cli deprezzamento della categoria lamigliare e lemntinile clella cura, o attenzione personale rivolta alle persone, u lovore della categoría lavorativa della
produzione rívolta alle cose), con il secondo clei
tlue caratterí eminenti dell'antropologia moderna:
/'individualismo e in modo particolore I'indivi'
dualismo sessuale. Il diritto a una sessualità
sgancíata da ogní norma rompe íl legame tru sessualità e trasmíssione della vita e non può finire pertanto che per attentare alla stabilità del
rapporto famigliare. Non è più necessaría unt
lamíglía stabile per I'allevantento e I'educazíone
dei figli e questo per Ia semplíce ragíone che i
fiSIi tendono a scomparire. L'egoísnto sessuale
londato sul piacere rende impossibile la definití'
vità, elintína in radíce la necessità della stabilità
almeno dí fatto, perché figli non ce ne sono, e
quand'anche ce ne siano, data Ia sua lorza disgregante, incentiva enormemente la supplenza dei
servizi pubblici (assistenza all'infanzia dísatlattata ecc.) nei confronti deí disgregati.
5) Rimedi: contro I'impíeghísmo, il produttivismo
ecc., una spiritualità del lavoro (se non si uuol
usare il termine se ne colga il significato: mezzo
dí lormazíone personale e di consacrozione-traslormazione del mondo tenuti insieme. Maí rom'
pere I'equilibrio tra í due). Contro gli attentati alI'unità della famíglia, riscoprire il valore della
cura sia culturalmente ofJrendo gli strumenti per
un'efJicace lormazione delle donne educatrici (che
intellettualmente e tecnicamente síano aiutate ad
esseretalí. Non ua esclusa perciò la possibilità del'
Ia costituzione dí una lacoltà di scienze lamiglíari
o qualcosa di símile), sia economicamente con in'
terventí e provvidenze a lauore delle donne modri
o casalinghe.
Emanuele Samek Lodovici
paleogreco,che pronunciava al modo scolastico (Oi Ellenikòí, dove i greci d'oggi dicono
I Ellenikì) convinse il custode che eravamo
due, sia pur stagionati studenti. Poi, nell'ostello, mi obbligò a recitare con lui il Rosario, sotto gli occhi esterrefattidi certe giovani
vichinghe che si stavano lavando la biancheria intima.
Alle Meteore, che s'intestardì a scalare (Piero e io lo seguimmo con la lingua di fuori) si
estasiò per le chiesettecostruite dai monaci
ortodossi sui cucuzzolii si dispiacque quan-
sc / 361
do io osservai che quegli interni bui, aflre_ tco, e con qualche
tuffo nel violaceomare; ma
scati di sbilunghi angeli bizantini e di panto_ Emanuele,
che campava di pomodori e for_
cratori minacciosi, contrastavanocupamente maggio,
ci spingeva avanti come un pastore
con l'atmosfera solare della terca g..óu e dei il suo gregge.
<<Vedere! Vedere! ,r, eri il suo
templi pagani, sì da far pensare a una reli_ incitamento.
gione trapiantata in un suòlo che le era estra_
Una sola volta l'ebbi vinta, e mal me ne in_
neo. La nostra discussionecontinuò: a Epi_ colse:
al Turcolimano, millantando incauta_
dauro sembrò sul punto di darmi ragion.; àu mente
la mia conoscenzadel posto, guidai
nell'agorà di Corinto, là dove io iedevo (e Emanuele
e la Giusi ad una tratioria.rui po._
rimpiangevo) soltanto i resti solenni della ci_ ticciolo
in cui, assicurai, si mangiava b.n.
viltà greco-romana,lui fu pieno del pensie_ e
9on poco. Mangiammoinfatti, la Giusi e io,
ro: <<San Paolo.ha parlato qui >. Volle leg_ delle
gigantescheorate tra i rimproveri di Ema_
gere i passi degli Atti e le epiìtole ai Corinti. nuele
che, dichiaratosi vegeùriano, ordinò
Fu evidente che, senza nulla togliere all,amo_ l'inevitabile
insalata di pomódori. Il conto ri_
re ammirato per la nobile antichità pagana, sultò salato;
Emanuele non mi lasciò pagare
qualcosa di più profondo, in lui, ..à í"n u (come
s'era stabilito in anticipo e comJ su_
condizioni dalla parte dell'indomabileebreo rebbe stato giustissimo)
e vollè pagar lui. In
e cittadino romano, che tra quelle colonne e compenso,
un quarto d'ora dopo lui si con_
s u q u e i b a s a m e n tdi i m a r m o a u e u aa n n u n c i a _ cedevauna
delle poche nuotate di quel viag_
to il Messia.
gio sulla vicina costa rocciosa mentre Giuii
e io,.oppressida una laboriosadigestione,lo
-guardavamoguazzare con invidia
la gior_
nata era torrid
mezzo arrostiti su uno sco_
glio, come I'epulone, dall'inferno, guardava
Lazzaro nel seno di Abramo.
Fu quello il motivo culturale e spirituale ri_
Quella
fu una delle poche volte in cui Emacorrentenel nostro viaggio:
-tra quell,innesto,che nuele pagò il conto senza mercanteggiare.
In
Paolo aveva operato,
lJ grande
-Gesù .uitr.u
realtà fin dal principio, url po, préóccupato
antica e la nuova legge del
di pale_ che i,l gruzzolo che s'era poriato
potesse ba_
stina; fin nel cuore di Roma, di quella ,,Roma
stargli per tutto il soggiorno,un po' (credo)
onde Cristo è romano',, senza dirt.ugg... i
per puro spirito sportivo, adottò un sistema
valori della civiltà pagana, ma anzi
fortan_ che aveva già applicato in un suo precedente
doli a compimento.Era questala tesi .fr. pÀu_
viaggio in Medio Oriente: non comprava nul_
nuele sostenevacon paJsione: sicché comin_
la senza prima contrattare con acCanimento.
ciai a chiamarlo "samek-piccolo-resto_d,Israe_
le", e per giunta Ludovicî @nzichéLodovici) Questo metodo gli aveva fruttato non solo soper sottolinearela sua ,,romanità,,.Su questo stanz.ialirisparmi, ma soprattutto il rispetto di
molti venditori di tappeti, mercanti di buru,
filo,
.nelle pause del viaggio (per lo più sui e tassisti arabi tra Bagdad e Shiraz, pei quali
ponti delle navi di Onassischè ci poituuuno
il contrattare è un'arte e il .ornprutore che
alle isole) rileggemmo insieme ,rn jib.o che
accetti il primo prezzo è uno sciocóo.Non riu_
m'ero portato, La Grecis e le intuizioní pre_
scii a convincerlo che, invece, un greco può
cristíane, d'un altro, carissimo ad entraàbi,
addirittura regalarti la sua merce, per senso
"piccolo resto d'Israele,,: Simone Weil. Fum_
di ospitalità e per simpatia; ma ifuare sul
mo d'accordonel ritenerla una donna ,,cosìinprezzo equivale, per lui, a dargli del
telligente, da poterla considerareun uomo,,: l'ryo"
ladro. Questo errore di valutazione piicolola Giusi non sapevase ridere od offendersi.
gica fu la causa della più divertente disuvMa non si creda che Emanuelepassasse
il tem_ ventura del viaggio.
po in discussionida professoreèon la testa tra
le nuvole. Lui era Ia guida incontestabiledel_
la spedizione,anche rul piano pratico; lui or_
ganizzavadi giorno in giorno le soste e l'ac_
comodamento di_un viaggio fìn dal principio
disorganizzato; lui alleniava con bàttute' di Andò così.
Piero e Claudia ci avevanolasciati,
spirito e racconti buflì le tensioni che la fati_ imbarcandosiper
Creta. Noi, invece, sbarcam_
ca faceva serpeggiarenel nostro piccolo grup_ mo a Mikonos,
f isola dei mulini a vento. che
po- Io (e un po', credo, anche gii ult.i; àurèi trovammo
affollata di un,ambigua fauna in_
voluto conciliare il tour storicó-archeologico ternazionale,giovanotti
platinati e vecchiardi
con qualche sostagastronomicaattorno a una con orecchini
e la canizie tinta d'azzurro: E_
tavola di ristorante imbandita con pesce fre_ manuele aveva
fretta di salire su uno dei bar_
o
o
362/ SC
t
della0nosi
Metamorfosi
L'ultinra opera di Emanuele Samek Lodovici, Metctmorlosi della gnosi, pubblicata dalle Edizioni
A r c s n e l l ' a g o s t o1 9 7 9 ( p p . 2 5 6 , L . 6 . 0 0 0 ) , h a a v u t o
un'immediàta e signifìCativa ripercussione negli
ambienti culturali è accademici, sollecitando prestigiose recensioni. Rosario Assunto ha citato l'opeia di Samek per ben tre volte: su II Tempo d2l.
25 aprile e del-20 maggio 1980 e su Rassegta di
culttira e cli uita scolastíca del novembre 1980,
dove definisce Metamorlosi della gnosi "una ricerca rigorosa e avvincente". In una dettaglia-tis'
sima anàlisi del libro su Il Tempo (30 novembre
1g7g), Augusto Del Noce scrive: < Merito particolarissimó di questo libro è portare l'attenzione
sulle "metamorfosi della gnosi", in modo da ri
trovare, attraverso I'idea di gnosi, il fìlo unitario tra manifestazioni che sembrano del tutto differenti, o addirittura opposte, e il cui tratto comune è soltanto quello di presentarsi come "nuove" >>;e in un alìro passo-: < Sulla gnosi rivoluzionaúa molto si è già scritto, e bene. Pressoché
nulla, invece, sull'analogia tra la gnosi libertaria
e sessuale del secondo secolo d.C. e il libertarismo presente; ed è merito del Samek avervi ricondótto I'attenzione >>. Gianfranco Morra, in
Prospettive nel mondo (dicembre 1979), riconosce òhe "Samek riesce a calare le categorie gnostiche negli eventi più significativi del nostro
tempo: if socialismo- rivoluzionario, il femminismo, il trionfo degli audiovisivi, il prevalere d-elle antropologie materialistiche tutte volte alla
redenzione déll'uomo mediante la scienza, le mistiche dell'eguaglianza, dell'amore'libero', della
nudità e delh dioga". In una brillante recensione
coni che, da Mikonos, portano nella vicina
isola di De1o, piccola e deserta, per un tapido giro turistico. S'informò, e seppe che il
giro sarebbe stato troppo sommario: i baróoni partono nel pomeriggio,e lascianoa Delo
i turisti per sole tre ore. E,ra chiaro che, così,
non si sarebbe potuto vedere abbastanza.
Emanuele aveva ben altro in mente. Noleggiare una lancia privata costava molto; ma
lui cominciò a contrattare coi barcaioli. La
trattativa durò mezza mattinata. Si sfiorò la
rissa; a un certo punto, i barcaioli furono seriamente tentati di prenderlo per il collo. Cercai di convincereEmanuelea desistere;inutilmente. Per lui, gli scoppi d'ira e i gesti di
sconforto cui si abbandonavano i greci non
erano che simulazione, facevano parte della
sceneggiata che, nel Levante, accompagna
sempre i mercanteggiamenti.Alla fine, l'ebbe vinta lui: due pescatori,che a forza di litigare con lui avevanoperso altri possibili clienti, estenuati,offrirono per traghettarci un prezzo vicino a quello che Emanueleintendeva pagare. D'un batter d'occhio, lui si procurò due
sacchi a pelo facendoseliprestareda due sco-
pubblicata su // Giornqle nuovo del 18 nor.-i:l'
bre 1979 Sergio Ricossa scrive, fra I'altro: < Sa'
mek è un giovane fìlosofo, cattolico, come il suo
maestro Vittorio Mathieu, e parte dalla distinzione o contrapposizione tra cristianesimo ("molto umano, troppo umano", cioè rassegnato alla nostra imperfezione) e l'eresia dello gnosticismo, nata col òristianesimo e mai defunta, solo metamorfosata >. L'Osservatore Romano del 5 gennaio
1980 dedica all'opera due colonne di Mario Marcolla, che mette in evidenza lo scontro tra le tendenze gnostiche e la dottrina cristiana, scontro
"delineàto nella Metamorlosí della gnosi con rara eflìcacia, fin negli aspetti più minuti della
prassi". < Il lettore cristiano potrà trovare in quegli strumenti
conclude Marcolla ito libro idonei per combattere la sua quotidiana battaglia
contro gli errori del nostro tempo n. Anche Divus
Thonns, nel fascicolo di febbraio 1980, ospita una
rigorosa critica. di G. Visconti in cui vengono
presl ln esame r vari saggi conten-uti nell'opera di
Samek, "pregevoli per la profondità del contenuto dottrinale e per la ricchezza della documentazione oltre chè per la spigliatezza dello stile.
Essi rappresentano, al tempo stesso,una valida-e
'aggiornàta' risposta che la sapienza cristiana dà
a érte istanze contemporanee della falsa sapien'gnosi' o comunque si voglia chiamarla"' Riza,
cordiamo, inoltre, i giudizi di Roberto de Mattei
(II Settimanale), Danilo Castellano (Il Gazzettino). Francesco Gentile (Bollettino fiIosofico)' Piero Stefani (Renovatio), Paolo Miccoli (Euntes
clocete), P. Braido (Orientamenti pedagogíci),
Fausto Sbaffoni (Rivista di ascetica e mistica).
nosciuti híppies anglosassoni(la sua speranza era che Delo non fosse proprio deserta,e
fosse possibile trovare alloggio per la notte
presso gli abitanti delf isola). Comprò, come
provvista alimentare,un vassoio di pasticcini
e un litro di latte; mise i nostri bagagli a custodia in un bar, e ci imbarcammo.
Delo è una petraia desolatae aspra, che sorge da un mare perpetuamenteirato; da lontano. le colonne marmoree rovesciate, le architravi rotte e gli altari spezzati di cui è
coperta la fanno sembrareun ossario insepolto; nel suo cielo gabbiani e corvi si librano
gridando senza pace, ad ali aperte contro il
vento rabbioso. < I1 grande Pan è morto! )>,
sussurrò impressionatoEmanuele vedendola:
e mi raccontò, come se 1o ricordava, l'episodio narrato da Plutarco in De defecttt orocu'
lorum. A1 tempo di Tiberio, quel grido: Pan
o mégas téthneke fu udito dai passeggeridi
una nave, che stava costeggiandoDelo, levarsi dall'isola deserta,e subito dopo immensi gemiti di lutto. Gesù crescevaoscuro in
quegli anni; Plutarco, che lo ignorava, si domandava perché gli antichi oracoli divenis-
sc / 363
sero I'un dopo l'altro silenziosi e s'accorgeva potuto scaldarci col suo corpo (eravamo intirizziti); ma mi accorsiche Emanuele,che non
che gli dèi abbandonavanoil mondo.
aveva paura di null'altro, padroneggiavaun
ci
sacra,
tempo
piede
un
sull'isola
Messo
certo timore per i cani; quello poi era grossoe
impossibile
era
che
conto
subito
rendemmo
alloggiarvi; gli unici abitanti stabili erano il probabilmentepulcioso; sicchélo mandai via.
guardiano e la sua famigliola. Ci buttammo, I1 giorno segttente,ffii resi conto che quella
pungolati da Emanuele, a visitare f isola in sosta forzata aveva anche i suoi vantaggi. Degran fretta; nel tardo pomeriggio (il mare lo era nostra: l'esplorammovagando dall'anintanto ingrossava)eravamo sul molo, con gli tico teatro alle ville romane (ricordo la quiete
altri turisti, in attesadella lancia che ci avreb- solennedelle colonne che delimitavano1o spabe riportato a Mikonos. Quando la barca ar- zio attorno agli impluvii a mosaico, dove il
rivò, guidata da una specie di Zorba musco- vento taceva), poi nelle vallette interne gialloso e accigliato,gli altri turisti preseroposto le d'erba secca,soggiogatidal ruvido fascino
disciplinati sulle panche; non così Emanuele, del luogo; il vento che rimbombavanelle orecche si accinsedi nuovo a mercanteggiaresul chie era come I'ira di un dio sconfitto e incatenato. Questo, però, non lo dissi a Emanueprezzo.
La trattativa durò poco, questa volta. Forte le: lui stava sempre in un punto piìr in alto,
della mancanza di concorcenza (gli altri bar- a scrutareil mare spiandol'arrivo della barca
caioli erano rimasti all'ancora a Mikonos), la che ci avrebbe portato in salvo. A mezzogiorbarca già piena di passeggeripaganti, il tra- no, la moglie del custode servì a me e alla
ghettatore ci piantò in asso. Restammo sul Giusi un po' di coniglio selvatico, duretto
molo sbigottiti a guardarela lancia che pren- ma saporito; Emanuele, per espiazione,non
deva il largo. La situazione era critica: la toccò cibo. Il mare era tutto un ribollire di
nostra vacanza eÍa alla fine, il contrattempo schiume.
rischiava di farci perdere il traghetto dal Pi- Poi, nel tardo pomeriggio, la barca arrivò e
reo per Brindisi (già prenotato col posto-mac- il barcaiolo (era 1o stessodel giorno prima)
china) che sarebbepartito di lì a due giorni, guardò con un ghigno trionfante E,manuele,
sicché io avrei finito per ritornare al lavoro mogio, salire sul suo traghetto. In seguito tutin pain ritardo. Emanuele eta mortificatissimo, e to andò bene, e tornammo felicemente
che
mai
convinse
non
si
Emanuele
Ma
tria.
più per me che per sé; si dichiarò colpevole,
mi
A
Milano,
lui.
con
adirato
m'ero
non
io
si diede ripetutamentedello stupido, addolocondov'è
di
Plutarco,
delfici
díaloghi
I
regalò
randosi tanto più, in quanto interpretava le
aveva riferito: l'amie risposte monosillabichecome una prova tenuto il racconto che mi
narrato da Plutarco, mi parve
com'è
neddoto,
che ce l'avevo con lui. Io invece ero solo in
della citazione,non del tutto
preda all'ansia,o meglio a una speciedi "sin- meno suggestivo
me ne aveva f.atta Emanuele. Sul
che
esatta,
drome di Robinson Crusoe" (provate voi ad
libro scrisse,a modo di dedica, una frase di
esserelasciati su un'isola deserta);e dato per
aveva rclazione con le nostre diperduto il traghetto Atene-Brindisi,cercavodi Simmaco che
spute su paganesimoe cristianesimo: Eaclem
calcolarein quanti giorni sarei riuscito, se mai
spectamusastra, commune coelum est, ídem
avessi potuto lasciare finalmente Delo, a tormundum involuit. Quíd interest qua quís'
nare a Milano per via di terca, risalendo di nos
prudentia verum recuírat? Uno itínere
que
gran carriera in auto la |ugoslavia.
potest perveníri ad tantum secretum.
non
Intanto scendevala sera.Per la Giusi, il guartutti i miei libri, questo è il più caro.
diano di Delo mise a disposizione,a paga- Tra
se Emanuele (che mi ha ricordato Ia
Ignoro
mento s'intende, una polverosa stanzetta; adisavventura anche nei suoi ultimi
nostra
vrebbe potuto accomodarvisianche Emanuegiorni di vita, in ospedale),donandomelo,able; ma lui volle restare con me, all'aperto, a
bia voluto impetrare ancora una volta percondividere ogni sofferenza.Ci stendemmoavdono per il brutto momento che, secondolui,
volti in un saccoa pelo sotto una tettoia, che
aveva fatto passare.Come potevo dirgli
mi
non ci riparava dal vento. Ad un certo punto
ero io a dovergli gratitudine? Esseresuo
che
de1la notte cominciò a piovigginare, e ci acera un fatto di cui mi vantavo. In realamico
corgemmo che, sempre per via del vento, la
più che un amico: senzache io stesso
era
tà,
tettoia non ci riparava neppure dalla pioggia
parte della mia anirna era
radente. Più tardi, nel buio pesto, venne a lo sospettassi,una
una casupola a una
come
a
lui,
appoggiata
leccarci la faccia un cagnacciorandagio e corroccia forte e ferma.
diale. Io tentai di allettare l'animale perché
Maurizio Blondet
si stendessefra noi. sostenendoche avrebbe
364/ SC
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Per Emanuele - Emanuele Samek Lodovici