Rassegna del 10/01/2014
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 10/01/2014
ALTRI ATENEI TOSCANI
Qn
10/01/14 P. VII
Super richiesti laureati in finance e medici specialisti in biotecnologie
Sole 24 Ore
10/01/14 P. 43
Necessario riaprire i rubinetti del credito
Giulia Maestrini
1
2
MONDO UNIVERSITARIO
Qn
10/01/14 P. 8
Fondi tagliati all'ateneo virtuoso Il rettore: «Pago per chi va male»
Qn
10/01/14 P. 19
Campus Harvard sulla Senna Il progetto è di Renzo Piano
Luca Orsi
3
Qn
10/01/14 P. IV
Bravi artigiani e camici bianchi Restano loro i più ricercati
Andrea Telara
5
Qn
10/01/14 P. V
Cosa studiare per trovare lavoro
Andrea Telara
9
Qn
10/01/14 P. VII
La 'fabbrica'dei giornalisti radiotelevisivi non passa mai di moda
Roberto Borgioni
11
Corriere Della Sera
10/01/14 P. 37
Vince ancora la laurea in Economia
Enzo Riboni
12
Sette
10/01/14 P. 32
«Eliminiamo il valore legale delle nostre lauree, conta solo essere bravi»
Vittorio Zincone
13
Mondo
17/01/14 P. 55
Frati & Company, rettori al ricambio
Espresso
16/01/14 P. 18
Non toccate quei baroni
Mondo
17/01/14 P. 22
La rivoluzione Bric dei vaccini low cost
Bill Gates
17
Mondo
17/01/14 P. 26
A caccia dello sviluppo
Filippo Astone
19
Sole 24 Ore
10/01/14 P. 8
Scatti dei professori, tecnici al lavoro
Sole 24 Ore
10/01/14 P. 10
I bonus per ricerca e Pmi digitali a rischio nelle regioni del Nord
Sole 24 Ore
10/01/14 P. 24
Calvani: Psicologia a numero chiuso
Stampa
10/01/14 P. 11
E l'Università di Udine revoca a Vannoni l'incarico di docente
Grazia Longo
25
Venerdi Repubblica
10/01/14 P. 25
La protesta dei prof: gli atenei d'oro «regalano» i voti
Alessandro Carlini
26
Corriere Della Sera
10/01/14 P. 37
Tesi, 1.500 curo di premio alle migliori
Espresso
16/01/14 P. 92
Un paese normale non ha Stamina
Tirreno
10/01/14 P. 6
Influenza: crescono i casi, più colpiti i bambini sotto i cinque anni
Corriere Della Sera
10/01/14 P. 25
10/01/14 P. V
4
15
16
21
Carmine Fotina
22
24
27
SANITÀ
Silvio Garattini
28
«Immorali i test di nuovi farmaci su malati scelti a caso»
Margherita De Bac
31
Scatti ai prof, ci rimette la scuola
Mario Neri
32
30
SEGNALAZIONI
Repubblica Firenze
Indice Rassegna Stampa
Pagina I
CUI SIENA
Super richiesti
laureati in
e medici specialisti
in hI r% o , ,IIe
Siena
Economia, ingegneria e medicina: sono questi i corsi di studio
dell'Università di Siena (netta
foto il rettore Riccaboni) dove,
secondo i dati Almalaurea relativi al 2012, si registra la percentuale più alta di laureati occupati. Nelle prime due aree si tratta
di corsi che, sebbene con pochi
iscritti, raggiungono risultati
pressoché totali: ad esempio Finance/Finanza, una delle lauree
magistrali attivate in inglese, a 3
anni dalla laurea registra il tasso
di occupazione del 95% che diventa addirittura del 100% dopo
5 anni. Così anche i corsi di ingegneria gestionale e informatica
che, nel primo triennio post laurea, occupano rispettivamente il
100 e il 96% degli studenti. Per
quanto riguarda l'area di medicina, il tasso di occupazione è del
93,7%. Qui attira una particolare attenzione il filone delle biotecnologie per cui, a Siena, è attivato l'intero ciclo formativo:
corso di laurea (158 iscritti nello
scorso anno accademico), laurea
magistrale in biotecnologie mediche (in inglese, 31 iscritti) e
dottorato di ricerca in biotecnologie mediche, articolato in 3
percorsi (immunologia e patologia; microbiologia e vaccini;
biomateriali odontostomatologici). L'area delle biotecnologie registra buone performance, in particolare per la laurea magistrale.
Giulia Maestríní
Altri atenei toscani
Pagina 1
Lorenzo Zanni
Necessario
riaprire
i rubinetti
del credito
«Adesso la priorità in
Toscana è il supporto al credito, perché ci sono tante
aziende che hanno retto alla
crisi ma che oggi hanno bisogno di finanziamenti per lo
sviluppo».
Lorenzo Zanni, economista dell'Università di Siena
(dove insegna Economia e
gestione delle imprese), mette infilai quattro tasselli fondamentali per far ripartire
«una regione che negli ultimiannisièsedutaehaabbandonato la cultura del rischio», ma che «non è certo
"alla fame" e mantiene alcune eccellenze come pellette-'
ria, lapideo, life science, food e turismo, che devono essere qualificate e elevate a livello internazionale».
Per farlo occorre innanzitutto riaprire il rubinetto del
credito («altrimentile aziende che hanno resistito rischiano di morire, e ricostituirle exnovo cicosteràmolto di più»), e spingere ancor
più sui mercati internazionali. «Siccome alcuni di questi
mercati apprezzano iprodotti italiani - dice Zanni - c'è bisogno di persone che vadano ad aggredirli: in molti casi
questo significa dover cambiare radicalmente le competenze all'interno delle aziende, ma non c'è alternativa».
Altri atenei toscani
Il terzo tassello indicato
da Zanni è l'innovazione tecnologica. «Noi, comeuniversità, stiamo cercando di spingere sull'innovazione - spiega - creando spin off ad alta
tecnologia che operano in
segmenti di mercato in
espansione, come quello attivo nei servizi ai vaccini che
ha trovato un cliente giapponese. Nuove tecnologie e internazionalizzazione vanno
a braccetto, e possono trasformare le aziende piccole
in aziende medie, sulle quali
investire». Infine, l'economista toscano vede una crisi di
cultura imprenditoriale che
va contrastata. «Uno deiproblemi della nostra regione è
la successione d'impresa spiega - perché non si è stati
ingrado dipassareiltestimone, col risultato che oggi abbiamo una cultura imprenditoriale che replica se stessa e
si trova sgomenta di fronte
alla crisi, perché è cambiato
il mondo. Per questo una delle priorità della regione deve essere la creazione di
una nuova cultura dell'imprenditorialità, ricominciando
dalle
scuole,
dall'Università e dalle associazioni di categoria».
Si.Pier.
® RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 2
DI ON I G I: CONTAVO SU 58 M ILI ON I,
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Fondi tagliati all'ateneo virtuoso
rettore: «Pago per chi va male»
AL MA MATER
BEFFATA
Qu ei saldi sono leg ati
al premio per la didattica
e la ricerca: le risorse
per chi è in difficoltà
vanno pescate altrove
Luca Orsi
BOLOGNA
L'
IVERSIT di Bologna annuncia il boom delle matricole
(+3,8°% rispetto allo scorso anno
accademico) confermando il suo
appeal. Ma il rettore, Ivano Dionigi, sorride a metà: in tema di finanziamenti statali, afferma, «se
le cose non cambiano, dall'anno
prossimo dovrò tagliare i fondi ai
dipartimenti».
Che cosa è successo?
«Gli atenei che vanno meglio pagano per chi va peggio».
In che senso?
«Dal nostro fondo premiale (legato al merito per la qualità di didattica e ricerca, ndr), che avevamo
calcolato sui 58 milioni, ne arriveranno solo 53,4».
ranzia per le Università in difficoltà. Una scelta incomprensibile, inaccettabile e ingiusta».
C'è un'alternativa?
«Pescare le risorse per gli Atenei
in difficoltà dal fondo complessivo di finanziamento per il sistema universitario, non dal fondo
premiale. Che, se no, diventa un
fondo assistenziale. E si trasforma in una beffa».
Perché?
«Perché, fatti i conti, alla fine il taglio minore ce l'ha chi ha fatto segnare performance peggiori».
Qual è stato la performance
dell'Alma mater?
«Siamo passati da una quota premiale del 7% del fondo a una del
7,15%. Ma, alla fine, ci hanno tagliato il 4,7% dei 58 milioni che
ci saremmo aspettati. E che, a causa del taglio generale al fondo premiale, già erano meno dei 63 arrivati lo scorso anno».
Perde meno chi ha fatto
performance peggiori:
ma questo è L'ultimo anno
in cui posso garantire tutto
Poi forbici sui dipartimenti
Chi sono i maggiori benefi
-ciardelnost bu?
«La Sapienza di Roma, la Federico II di Napoli, l'Università di Genova e il Politecnico di Torino».
sua battaglia contro la politica che penalizza gli Ateneì non ha fine.
«Hanno tirato ancora una volta la
corda, ma la prossima volta la corda si spezza».
Può tradurre?
«Se non cambia il meccanismo di
finanziamento, questo è l'ultimo
anno in cui riesco a garantire tutto».
Nessuna buona notizia?
«Una c'è. Nella legge di stabilità
ci sono 150 milioni per il sistema
universitario; e altri 41 sono stati
ripescati nel Milleproroghe. Vedremo. Intanto è stata almeno invertita la tendenza dell'algoritmo
Tremonti al taglio sistematico».
il resto?
«Il resto finisce in un fondo di ga-
MAGN I FIC O
Ivano Dionigi
sorride
a metà:
l'università
di Bologna
registra
un boom di
matricole, con
un più 3,8%
rispetto allo
scorso anno,
ma subisce
il taglio del
fondo
premiale
(Schicchi)
Mondo Universitario
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p rogett o e di Renzo P iari o
PARIGI . Un grande campus universitario
suL modeLLo di Harvard o Ca mbridge: è
iL progetto di Renzo Piano, vincitore del
concorso deLL'EcoLe nationaLe supérieure
di Cachan (Ens), per La concezione di una
delle sue sedi nella periferia sud di Parigi.
Mondo Universitario
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Bravi artigiani
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Restano loro
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Non solo laureati, "maghi dei
computer"o tecnici di alto profilo. Tra le figure professionali più
corteggiate dalle aziende, ci sono
anche molti mestieri di fatica, per
i quali non occorre certo aver completato gli studi universitari e possedere l'ambito titolo di dottore.
E' il caso dei panettieri e dei pastai artigianali, dei saldatori, dei
falegnami, degli operai specializzati nelle macchine utensili o dei
macellai e degli acconciatori di capelli che, secondo i dati di Excelsior-Unioncamere, sono tra i venti profili lavorativi più difficilmente reperibili sul mercato.
In circa il 30-40% delle assunzioni destinate a queste figure, gli imprenditori faticano a trovare il
candidato con i requisiti giusti,
cioè con un adeguato livello di
competenze acquisite in una scuola professionale o in qualche esperienza lavorativa passata.
i camice ...
A giudicare dai numeri, anche i lavoratori del settore sanitario non
se la passano poi male, grazie alla
crescente domanda di cure e di
servizi medici, causata dal progressivo invecchiamento della popolazione.
Secondo un'indagine effettuata
tempo fa dal Consorzio Almalau-
Mondo Universitario
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PO/A
rea, per esempio, i diplomati in
scienze infermieristiche o riabilitative che hanno un posto di lavoro entro tre anni dal termine degli studi sono circa il 95-98% del
totale e superano addirittura la
quota che si registra tra gli ingegneri. La professione di infermiera e di ostetrica, tra l'altro, è ancora uno sbocco lavorativo per molte donne (che invece hanno maggiore difficoltà nell'inserirsi in altri settori) mentre tra gli uomini
sono molto richieste alcune figure "intermedie" legate al mondo
della sanità come i tecnici di laboratorio, di radiologia o di neurofisiopatologia.
Scelte i nícchia
Infine, tra i mestieri legati in qualche modo alla salute e alla cura
della persona, le aziende dichiarano spesso di avere difficoltà a trovare alcune particolari figure "di
nicchia" come i massaggiatori e
gli operatori termali.
Oltre che nelle strutture pubbliche, dove purtroppo le risorse finanziarie scarseggiano, i professionisti della salute trovano sempre più spesso un impiego nelle
case di cura private, soprattutto
in quelle per gli anziani, che hanno un bisogno crescente di personale col camice bianco.
Andrea Tetara
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Andrea Tetara
Ingegneri, economisti, esperti di marketing, programmatori di software o creatori di applicazioni informatiche per internet e i telefonini . Sono le qualifiche professionali che oggi, in un'Italia con un tasso di disoccupazione al livello record del 12,7%, assicurano ancora abbastanza facilmente un posto di lavoro, soprattutto ai giovani. A dirlo, sono le statistiche di molte società di ricerca, enti pubblici e associazioni di categoria, a cominciare dai dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere . Gli studenti che vogliono scegliere un corso universitario capace di garantire più facilmente un'occupazione, possono dunque usare queste rilevazioni come
bussola per orientarsi.
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Senza dubbio, i lavoratori con la laurea più ricercati
dalle imprese sono quelli che provengono da facoltà
tecniche come ingegneria ed economia , anche se la
chance di trovare un impiego varia a seconda
dell'indirizzo scelto nel corso di studi . In testa alla
classifica dei profili professionali più contesi dalle
aziende ci sono gli ingegneri civili che, secondo i
dati di Excelsior -Unioncamere, sono difficili da
reclutare in almeno il 42% delle assunzioni. Seguono a breve distanza altri professionisti come
gli ingegneri energetici e meccanici (giudicati introvabili in oltre il 36 % dei casi), assieme agli specialisti in scienze economiche (33,8%), agli ingegneri elettrotecnici (26,8%) e gestionali (24%).
Oltre a questi profili, però, tra i giovani c'è una
forte richiesta di nuove professioni con elevate
competenze tecniche, legate soprattutto al mondo dell'informatica o di internet.
Mondo Universitario
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Nella fascia di popolazione con meno di 30
anni, infatti, le aziende fanno spesso fatica a
trovare tecnici programmatori , analisti e
progettisti di software o esperti in applicazioni informatiche.
I giovani under 30 che vengono assunti
per queste mansioni, riescono spesso ad
avere un inquadramento stabile: nel
60-80% dei casi, sempre secondo la banca
dati Excelsior , il contratto proposto dalle imprese è a tempo indeterminato o
con la qualifica di apprendista . Più raramente, cioè in meno del 30-40% dei casi,
viene offerto invece un inquadramento a termine . Si tratta di una percentuale ben più bassa di
quella che si registra mediamente in Italia , dove oltre il
50% delle assunzioni di giovani avviene oggi con un contratto precario.
I laureati più ricercati
sono quelli
specializzati
in ingegneria,
mentre nel settore
sanitario
massaggiatori
e operatori termali
non hanno certo
problemi
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'fabbrica' ei giornalisti radiotelevisivi no n pa ssa ma i d i moda
Perugia
La Scuola di Giornalismo radiotelevisivo di Perugia a ogni biennio sforna
25 giovani che, previa selezione (è
necessaria la laurea, anche triennale, e
una ottima conoscenza dell'inglese)
acquisiscono il rango di praticanti
giornalisti, puntando a pressochè
sicuri sbocchi nel settore della
comunicazione e dei media. Di recente
Mondo Universitario
la scuola ha ottenuto il «Certificato di
qualità», rilasciato da una società di
Milano addetta alla certificazione in
campo internazionale. Il certificato
attesta l'alto livello raggiunto
dall'istituto perugino nella «progettazione ed erogazione di servizi di
formazione per i giornalisti professionisti». La Scuola, costola del «Centro
italiano di studi superiori per la
formazione e l'aggiornamento in
giornalismo radiotelevisivo», nata per
volontà della Rai, dell'Università di
Perugia e in collaborazione con
l'Ordine dei giornalisti, gode del
sostegno della Fondazione Bonucci,
della Regione e, dal 1998, della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.
E' sorta nel 1992 e ha «prodotto»
giornalisti del calibro di Monica
Maggioni, Giovanni Floris e altri.
Roberto orgioni
Pagina 11
r _,® ®i II 28% dei responsabili delle risorse umane preferisce gli ingegneri e gli economisti
Vince ancora lalaurea iri Economia
Assunzioni: aumentano le richieste per Scienze della comunicazione
C'è un piccolo spiraglio di luce
per i neolaureati in cerca di lavoro, in questo inizio di 2014. Nuove chance di impiego ma quasi
esclusivamente nelle grandi
aziende del Nord Ovest. Il risultato emerge da un'indagine condotta nel dicembre scorso su un
campione di 1o6 direttori del
personale dall'associazione professionale Gidp. Il 3o% dei rispondenti dice che quest'anno
inserirà stagisti e assumerà neolaureati, mentre c'è un 23% di responsabili risorse umane che
non ha ancora stabilito cosa fare.
Solo un ulteriore 23% è deciso a
non compiere alcuna assunzione
di giovani appena usciti dalle
università.
«Dalla ricerca emerge poi un
risultato molto significativo riguardo all'apprendistato. - commenta il presidente di Gidp Paolo Citterio -. Mentre infatti il dato
generale Istat dice che nel terzo
trimestre 2013 solo il 2,4% dei
rapporti di lavoro attivati è avvenuto con l'apprendistato, il 34%
dei nostri direttori del personale
sostiene che userà proprio quella
forma contrattuale per l'inserimento di neolaureati. Ciò significa che le aziende, pur non avendo in generale simpatia per questa soluzione, sono disposte a
Mondo Universitario
garantire la lunga collocazione di
4-5 anni prevista dal contratto di
apprendistato».
Non tutte le lauree, però,
avranno prospettive lavorative
confrontabili . Le maggiori chance di assunzione riguarderanno
infatti, a pari merito, ingegneria
ed economia, preferite entrambe
dal 28,2% dei capi del personale.
L'indicazione conferma una tendenza in atto da tempo, ma accanto a ciò nell'indagine Gidp
emerge una novità e un cambio
di tendenza: al terzo e al quarto
posto delle preferenze emergono
due lauree finora poco ambite in
ambito aziendale . Pur molto distaccata dagli outsider, infatti,
compare Giurisprudenza (5,1%
delle preferenze ), seguita da
Scienze della comunicazione
(4,3% ), laurea fino ad oggi piuttosto inflazionata rispetto alla
domanda.
Al di là del titolo di studio preferito, i direttori risorse umane
sono spesso d'accordo nel richiedere ai giovani certe competenze
e disponibilità . Il 55% vuole un
«inglese fluente», mentre il 32%
si accontenta di una «buona conoscenza». Il 48% del campione,
poi, ritiene che la lingua inglese
sia sufficiente , mentre il 22%
pretende anche la conoscenza
del tedesco e il 2o% del francese.
Sempre più forte, poi, è la tendenza a domandare totale apertura verso i trasferimenti . Il 64%
lo richiede «incondizionatamente», il 21 % impone solo spostamenti in Italia, il 6% si accontenta
di una disponibilità per la Ue.
Appena l'8% delle aziende non
chiede nulla di tutto ciò.
E l'approfondimento degli
studi è pagante? Il 33% del campione dice che il conseguimento
Grandi aziende
Nel 2014 le nuove chance
di impiego soprattutto
nelle grandi aziende
del Nord Ovest
di un master o di un dottorato
non aggiunge nulla per l'inserimento in azienda e il 16,3% sostiene che ulteriori studi non
servano perché «pieni di teoria
senza esperienza». Il dato differenzia molto l'Italia rispetto a paesi come Germania, Francia od
Uk, dove i titoli di studio di livello superiore sono molto spendibili sul mercato del lavoro.
Enzo Riboni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 12
Carlo Carraro
/intervistato da Vittorio Zincone
« iminiamo valore legale
delle nostre lauree,
conta solo
»
A sostenerlo è il rettore di Ca' Foscari, economista ambientale, critico
verso le università italiane: «Non preparano abbastanza i ragazzi
a
, anche se stanno facendo grandi progressi»
a parte dellWCC, è membro dell'EEA, deIYHEEP e dello
«Sì, allora era inquadrato solidamente nel Pci. Abbiamo condiviso
IEFE. Frequenta Il CAMA e l'IVSLA, fa ricerca anche al CEPS
molte esperienze. Dopo la laurea siamo partiti entrambi per gli Stati
e al CEPR, collabora con l'OECD... Tradotto: è uno dei prinUniti. Lui ci è restato. Io sono rientrato dopo aver vinto un concorso
in
nel 1987».
cipali esperti di economia ambientale in Italia. Carlo Carraro, 56 anni, è Il rettore di Ca' Foscari. Lo incontro nella sua stanza
Oscar Giannino, collega di Boldrin nel movimento "Fare per
fermare il declino ", è stato beccato con titoli falsi e lauree ineveneziana con vista alla Canaletto. A un certo punto gli chiedo se ha
figli. Mi dice che ne ha tre: Maelis, Mathilde e Nathalie. «Mia moglie
sistenti.
«Giannino è bravo, a prescindere dai titoli. Non aveva motivo di
è francese. Hanno 25, 21 e 17 anni. Studiano tutte tra l'Inghilterra e
gli Stati Uniti: la prima si è laureata al UCL di Londra e ora è a New
mentire. Come lui, comunque, io credo che andrebbe eliminato Il
York, la seconda ha frequentato Il IGng's College, sempre nella City,
valore legale della laurea. Lei non sa quante persone ci sono in giro
e la terza ha deciso di finire Il liceo a Cambridge. Nessuna delle tre
che si spacciano per laureati».
tornerà in Italia». Carraro fa quest'ultima considerazione con tono
Tante?
di rassegnazione, come se fosse Il destino inesorabile per chiunque
«Almeno quante quelle che chiedono una laurea honoris causa. È
voglia combinare qualcosa.
l'Italia che spera di vedere accresciuto Il proprio valore tramite un
Non farà nulla per far rientrare i cervelli in fuga delle sue figlie?
pezzo di carta. Nel resto del mondo sei considerato bravo... solo se
«No. Da un certo punto di vista hanno ragione. Le università itasei bravo».
liane non preparano abbastanza i ragazzi a lavorare nel mondo. Il
Lei ha mai pensato di fare politica?
«Mai. Credo nella specializzazione».
processo di internazionalizzazione dei nostri atenei è ancora molto
lento».
Negli ultimi anni si sono messi a far politica economisti, banchieri, professori...
Non è bello sentirlo dire da un Rettore.
«Facciamo grandi progressi. Ci stiamo attrezzando per migliora«Non con grandi risultati, però».
re».
Si riferisce a Mario Monti?
Come?
«Come ministro tecnico ha fatto un buon lavoro. Ma come politico
«A Ca' Foscari ci sono corsi in 40 lingue. C'è un intero corso di laurea
è stato abbastanza un disastro».
in Economia che si svolge in inglese. Come i master. Abbiamo 7o viMonti è stato il premier tecnico dell'Austerity.
siting professor provenienti da università internazionali. Ogni anno
«Ha fatto Il necessario per evitare Il tracollo finanziario».
firmo nuovi accordi per permettere agli studenti di fare esperienza
Recentemente l'economista Lorenzo Bini Smaghi ha raccontato
di studio e di lavoro in giro per il mondo».
che il governo Berlusconi è stato fatto cadere anche perché il CaLei dove si è formato?
valiere aveva ventilato l'ipotesi di uscire dall'Euro.
«Proprio a Ca' Foscari. Sono di Padova, ma per l'Università mi sono
«Mi pare una ricostruzione un po'... riduttiva. Ma è vero che la linea
trasferito a Venezia».
politica di Berlusconi non piaceva a chi detiene Il potere economico
Aveva vent'anni nel 1977.
in Italia».
Di chi parla?
«Ho contribuito a organizzare l'ultima occupa«Dare
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zione. Partecipavo alle attività di quel movimento
«Banche, assicurazioni... Soggetti che non sono
miliardi di persone che
studentesco che voleva cambiare l'università».
stati sfavoriti dagli interventi della Bce e che Bce
non l'hanno farebbe
Chi c'era con lei in quegli anni a Ca' Foscari?
e Bankitalia, invece, dovrebbero monitorare mesalire il consumo
glio».
«Il segretario provinciale dei giovani comunisti
planetario solo del
italiani era Michele Boldrin».
In che senso?
L'economista lib-lib-lib di "Fare per fermare il
«Oltre a controllare la gestione del passivo, si
10%. A incidere sono
declino"?
dovrebbe
vigilare anche su come le banche
i consumi dei ricchi»
Mondo Universitario
Pagina 13
Dottorato all'estero , rettorato in Italia
Padovano, classe 1957, Carlo Carraro si
è laureato in Economia a Venezia e ha
ottenuto il Ph. D. negli Usa, a Princeton. Ha
tre figlie, di 25,21 e 17 anni, che studiano
tra Gran Bretagna e Stati Uniti.
spendono i soldi che comprano a tassi molto bassi dalla Bce. Ormai
le risorse finanziarie per avviare nuove imprese vengono solo dalle
stesse imprese. Quelle che sono riuscite, innovando, a resistere alla
crisi. In Veneto ce ne sono più di tremila che hanno avuto una crescita a doppia cifra negli ultimi cinque anni».
Producendo che cosa?
«Meccanica di precisione, moda, energie rinnovabili, agroalimentare».
Lei è un economista esperto di ambiente . Un'impresa che rispetta l'ambiente...
«C'è bisogno di dirlo? Investe sul futuro».
Lei segue il decalogo di Al Gore?
«A casa e al lavoro. Ca' Foscari è l'unico edificio universitario che ha
superato l'esame del LEED, il sistema di certificazione di risparmio
energetico più duro del mondo. Ognuno comunque dovrebbe fare
la sua parte, anche se in Italia la questione è ancora sottovalutata».
Spieghi a un ecoscettico che senso ha usare la lavastoviglie di
notte per consumare meno, quando in India ci sono milioni di
persone che reclamano l 'elettricità e prima o poi giustamente
la otterranno.
«C'è un bellissimo studio della Fondazione Mattei che lo spiega con
dati precisi: se noi oggi riuscissimo a dare l'energia elettrica ai due
miliardi di persone che non ce l'hanno, il consumo planetario di
energia aumenterebbe solo del1o° . Il problema non è la necessaria
lampadina, sono i consumi della fascia benestante della popolazione. Lo hanno capito anche i cinesi. La settimana scorsa ero a Pechino e le tv martellavano sulla necessità di ridurre l'inquinamento.
Certo, loro lo fanno anche perché sono grandissimi produttori di
pannelli solari».
Lei è favorevole al Mose , il sistema di barriere che dovrebbe salvare Venezia dalle maree?
Mondo Universitario
«Non del tutto. Serviva un sistema
di difesa, ma si doveva trovare una
soluzione meno onerosa. I costi di
manutenzione sono davvero enormi.
Avrei preferito il modello newyorkese
ispirato a quello olandese. Tra l'altro
ho appena consegnato a Bloomberg
un premio per il piano per gli adattamenti ai cambiamenti climatici che
presentò quando era sindaco di New
York».
A che altezza sono le città italiane
nella classifica di questi piani di
adattamento?
«Non ci sono proprio. Perché nessuna ha un piano».
Scherza?
«No, è stata aperta in questi giorni una consultazione pubblica per
un piano nazionale. Ma temo che ci
vorrà ancora un po' di tempo perché
vengano realizzati quelli a livello urbano...».
Dovrebbero farlo in fretta?
«Certo. Le inondazioni come quella
di Olbia non sono una novità. Ce ne
fu una, sempre lì, anche nel 2003.
Ma i cambiamenti climatici stanno aumentando la frequenza dei
fenomeni atmosferici più violenti e quindici si dovrebbe attrezzare,
soprattutto dove l'urbanizzazione è stata più sconsiderata».
Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?
«Partire per gli Stati Uniti dopo la laurea».
L'errore più grande che ha fatto?
<4ornare? Eheh».
II film preferito?
«Uhm... Il pranzo di Babette di Gabriel Axel».
È un gourmet?
«Mi piace mangiare bene. Ma non nelle boutique multistellate del
gusto. Cerco i sapori genuini in campagna, dai contadini».
II libro?
«Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez. L'ho letto nel
1976, d'estate. Ero in vacanza in Liguria».
La canzone?
«Una a caso di Francesco Guccini. Ho suonato per molti anni la chitarra. Avevo un gruppo con cui facevamo i pezzi dei cantautori».
Sa quanto costa un pacco di pasta?
«Quella del supermercato circa novanta centesimi».
Fa la spesa?
«Certo, ogni settimana».
Cinguetta su Twitter?
«Sì, ma solo per motivi accademico/organizzativi».
Conosce l'articolo 41 della Costituzione?
«Non lo ricordo».
È quello sull'utilità sociale dell'impresa.
«Ah. Un articolo molto citato, ma poco praticato».
Quale parola aggiungerebbe alla Costituzione?
«Ambiente. La parola a cui è legato il destino della nostra crescita».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 14
..................................... ......
I
íC
di Fabio Sottocornola
Frati & Company,
rettori al ricambio
Le elezioni saranno poche di numero ma
dal gran peso, anche politico. Nel corso
dell'anno appena iniziato, le chiamate alle
urne per la carica di rettore si contano
sulle dita delle mani dopo che, nel 2013,
quasi un terzo delle università ha
rinnovato il proprio vertice. A fare da
calamita per l'attenzione generale sarà la
Sapienza di Roma, uno dei più affollati
atenei d'Europa. Il numero uno Luigi
Frati , già in pensione da novembre, il
prossimo 31 ottobre lascerà la poltrona
dopo cinque anni da rettore in
chiaroscuro, tra dichiarazioni difensive a
favore del merito e accuse contro di lui di
nepotismo. Non sarà facile sostituire il
potente professore di medicina che, negli
anni in cui guidava da preside la facoltà
scientifica, controllava talmente tanti voti
alle elezioni da essere considerato
l'autentico king maker di alcuni Magnifici
suoi predecessori. Chi gestirà La
Sapienza dopo di lui? Anche se circolano
alcuni nomi, ogni previsione è prematura
perché, raccontano in università, lo stesso
Frati starebbe allevando più di un delfino.
Naturalmente, facendo credere a
ciascuno di essere il preferito. Certo, è
prevedibile una grande voglia di svolta
dopo il lungo regno del rettore. Candidati
non ne mancheranno.
Ma elezioni importanti sono attese anche
nei principali atenei di Napoli, dalla
Federico li, dove termina il mandato
l'economista Massimo Marrelli, alla
Seconda università, guidata in questi anni
dal farmacologo Francesco Rossi, che
dovrà dire addio al recente incarico di
vice presidente della Crui dove ha preso il
posto di Corrado Petrocelli (Bari). Al
Nord, nel corso del 2014, giungeranno al
termine le gestioni di Giacomo Deferrari
a Genova e di Carlo Carraro alla Ca'
Foscari di Venezia. Ultimi mesi anche per
il combattivo Attilio Mastino di Sassari.
Nel 2010, si era opposto pubblicamente
alla riforma Gelmini, tentando poi invano
la corsa al vertice della Crui.
Mondo Universitario
Pagina 15
NON TOCCATE
QUEI BARONI
Finora i ministri della Pubblica
istruzione erano stati
attaccati dagli studenti, ma
nei confronti di Maria Chiara
Carrozza, ex rettore della
Scuola Sant 'Anna di Pisa, i
detrattori sono i baroni over
60 dell ' università . Pare infatti
non abbiano apprezzato le sue
parole sui docenti che a 70
anni dovrebbero andare in
pensione e lasciare la
cattedra ai giovani. «Su
Twitter mi stanno scrivendo
di tutto», ha confidato con
amarezza la ministra. «E
perché mai dovremmo andare
in pensione a 70 anni», si
irritano invece diversi baroni
sui social network , «quando
la nostra aspettativa era di
andarci a 75?».
M. La.
Mondo Universitario
Pagina 16
Scenario 2014 Le previsioni per l'economia di alcuni opinion makers globali . In esclusiva per il nostro giornale
IL G IRO D E L MON
IN OTTO LEADER
COVERSTORY
di Bill Gates *
Il dipartimento di biotecnologia dell'India e la Bharat biotech
44 hanno un piano per portare sul mercato un antidoto al rotavirus.
Filantropia La lezione dei nuovi campioni del settore farmaceutico
La rivoluzione Bric
dei vaccini low cost
I
vaccini possono fare miracoli. Evitano
lo scatenarsi delle malattie, il che è
meglio che doverle curare dopo che
hanno colpito. Sono anche relativamente
poco costosi e facili da somministrare.
E ciononostante milioni di bambini non
li ricevono. Ho sempre trovato
stupefacente questa cruda realtà.
Quando abbiamo dato vita alla
Fondazione Gates quasi 15 anni fa,
immaginavamo che tutte le misure ovvie
fossero già state prese e che avremmo
dovuto perseguire le soluzioni costose
e sperimentali.
E invece portare i vaccini basilari
resta una delle nostre priorità.
Guardando avanti al 2014, sono più
ottimista che mai sui progressi che
possiamo compiere usando il potere dei
vaccini per dare ai bambini, ovunque
vivano, l'opportunità di iniziare il loro
percorso di vita nel modo migliore,
in salute.
Abbiamo nuove risorse da donatori
generosi di tutto il mondo. Stiamo
sviluppando nuovi vaccini ancora più
efficaci per proteggere i bambini da
malattie letali. E stiamo trovando vie
innovative per somministrarli,
specialmente nelle aree più remote
e difficili da raggiungere.
Uno degli sviluppi più entusiasmanti,
di cui non si parla molto all'interno di
questa crociata per dare a tutti i bambini
accesso all'immunizzazione, è il ruolo
crescente dei fornitori di vaccini dei Paesi
emergenti. Paesi come il Brasile, la Cina
e l'India hanno dovuto affrontare molti
problemi sanitari e di sviluppo al loro
interno e hanno compiuto eccezionali
progressi. Ora stanno usando l'esperienza
e le competenze tecniche accumulate
per aiutare altri Paesi a compiere
progressi simili.
Probabilmente non avete mai sentito
Mondo Universitario
Enrico Letta vuole tornare ai fondamentali. Il francese
Ayrault lavora a un nuovo modello di solidarietà
sostenibile. In Giappone, Shinzo Abe ha un piano
per riattivare i consumi con salari più atti. Mentre
per Rohani (Iran) sarà ancora l'anno della diplomazia.
Lagarde (Fmi) prevede una crescita globale al 3,6%.
Il Nobel Stiglitz chiede di curare quello che chiama il
grande malessere. Bili Gates parla dei vaccini low cost.
E George Soros mette sotto la lente i nuovi equilibri
della geopolitica. (Copyright: Project Syndicate)
nominare le aziende farmaceutiche
Serum institute of India, Bharat biotech,
Biological E, China national biotec group,
Bio-manguinhos, per dirne solo alcune,
che sono diventate alcuni dei nostri
partner più validi nella campagna in difesa
della salute globale. Mettendo a frutto
lo stesso spirito innovativo che ha
Mr Microsoft Dai bit alla salute
Quella vocazione
di un miliardario
II primo accesso a un computer Bili Gates
l'ebbe a 13 anni. Poi a 17 anni scrisse
il suo primo software insieme a Paul
Allen, un compagno di scuola con cui tre
anni più tardi fondò Microsoft: era il 1975.
All'inizio degli anni '80 l'azienda di Seattle
realizzò il sistema operativo per
i nuovi pc dell'ibm, Ms-Dos, che si
sarebbe successivamente evoluto
nell'interfaccia di Windows.
Nel frattempo le strade dei due amici
si dovevano separare. Nel '94, a 38 anni,
il signor Microsoft sposava una sua
dipendente, Melinda, che gli avrebbe
dato in seguito tre figli. E con lei nel 2000
creava un'omonima Fondazione per
impegnarsi nelle grandi cause umanitarie
come la lotta all'Aids nel Terzo mondo.
Trasformatosi negli anni della maturità nel
profeta di un capitalismo creativo, in cui
la tecnologia non risponde solo alla
logica dei profitto, ma serve a portare
sviluppo e benessere, Gates è dal '96
l'uomo più ricco dei mondo.
E dal 2008, a 52 anni, ha anche rinunciato
alla gestione operativa della sua azienda
per dedicarsi a tempo pieno alla
Fondazione.
S.O.
trasformato i mercati
emergenti in poli
produttivi di
qualunque bene,
dalle macchine ai
computer, queste
aziende sono
diventate leader nel
fornire al mondo
vaccini di alta qualità
e a basso costo.
L'accresciuta
concorrenza e
i nuovi approcci alla
produzione portati
da queste aziende
hanno reso possibile
proteggere un
bambino contro otto
gravi malattie, tra cui
il tetano, la pertosse,
la poliomielite e la
tubercolosi, con
meno di 30 dollari.
Il Serum institute
produce un maggior
volume di vaccini
di qualunque altra
azienda al mondo e ha svolto un ruolo
cruciale nel ridurre i costi e potenziare
i volumi.
Grazie agli sforzi di questi fornitori e alla
loro stretta collaborazione con la Gavi
Alliance, alle multinazionali produttrici
di vaccini e ai donatori internazionali,
vengono immunizzati più di 100 milioni
di bambini ogni anno, più di quanto si sia
mai ottenuto finora. Man mano che più
fornitori entreranno sul mercato e
stimoleranno la concorrenza con
innovative tecniche di produzione,
i prezzi probabilmente scenderanno
ancora di più.
Considerate i progressi ottenuti con il
vaccino pentavalente, che davvero salva
la vita perché protegge i bambini dalla
difterite, dal tetano, dalla pertosse,
dall'epatite B e dall'Hib (Haemophilus
influenza tipo B), tutto in una
somministrazione. Quando la Gavi
alliance lo ha introdotto per la prima volta
nel 2001, c'era un solo fornitore per
questo vaccino e il costo era di 3,50
Pagina 17
La partnership tra il Serum institute indiano e la SynCo bio partners olandese riuscirà
a proteggere con soluzioni a prezzo contenuto più di 450 milioni di persone dalla meningite
Brasile, Cina e India, mettendo a frutto lo spirito che
ha trasformato questi mercati emergenti in grandi poli
produttivi, oggi sono leader nella profilassi a basso costo
dollari per dose. Con l'aumento della
domanda, la Gavi ha incoraggiato altri
fornitori a entrare sul mercato e il prezzo
è sceso. Oggi esistono cinque fornitori e la
Biological E, azienda farmaceutica
indiana, ha annunciato a inizio anno che
metterà in vendita il vaccino pentavalente
per soli 1,19 dollari per dose.
Abbiamo visto anche importanti Paesi
emergenti investire in tecnologie
biomediche per fornire nuovi vaccini ai
Paesi in via di sviluppo. Il dipartimento di
Biotecnologia dell'India e la Bharat
biotech hanno annunciato quest'anno un
progetto per portare sul mercato un nuovo
vaccino contro il rotavirus, che uccide
centinaia di migliaia di bambini, a un
dollaro per dose, un prezzo molto
inferiore rispetto ai vaccini esistenti.
Allo stesso modo, un'azienda biotech
cinese ha ottenuto a ottobre
•
Mondo Universitario
l'approvazione dell'Organizzazione
mondiale della sanità per portare al
mercato un vaccino migliorato che
protegge i bambini contro l'encefalite
giapponese.
Lo stesso mese, il primo centro di ricerca
e sviluppo biomedico del Brasile,
il Bio-manguinhos, in partnership con
la Fondazione Gates, ha annunciato
l'intenzione di produrre un vaccino
combinato contro morbillo e rosolia.
Quando ho cominciato a occuparmi di
salute globale, più di 15 anni fa, questi tipi
di annunci erano rari. Il settore dei vaccini
era dominato da una manciata di
multinazionali farmaceutiche con sede nei
Paesi ricchi e l'intera industria soffriva per
la mancanza di concorrenza. Oggi le
aziende dei Paesi emergenti producono
circa il 50% dei vaccini che vengono
acquistati dalle agenzie delle Nazioni
0
Unite per essere usati nei Paesi in via di
sviluppo, contro appena il 10% nel 1997.
Il contributo dei produttori di vaccini dei
Paesi emergenti spesso complementa il
lavoro delle loro controparti nei Paesi
sviluppati. Anzi, alcune delle idee più
innovative sono arrivate dai loro sforzi
congiunti. La Fondazione Gates ha dato
sostegno a un'importante partnership tra il
Serum institute dell'India e la SynCo bio
partners, produttore di vaccini olandese,
per la produzione di un vaccino low-cost
per proteggere più di 450 milioni di
persone in Africa dalla meningite.
Quest'anno la Biological E ha annunciato
due importanti alleanze con delle
multinazionali dei vaccini. Una
partnership congiunta con la
GlaxoSmithKine produrrà un vaccino
sei-in-uno che proteggerà i bambini dalla
polio e da altre malattie infettive; un'altra,
con la Novartis, produrrà due vaccini che
proteggeranno milioni di persone nei
Paesi in via di sviluppo dalla febbre
tifoide e paratifoide.
Nonostante tutti questi progressi, occorre
fare di più per raggiungere i 22 milioni di
bambini, la maggior parte nei Paesi più
poveri, che non hanno accesso ai vaccini
che possono salvar loro la vita. Senza
protezione da malattie letali come
morbillo, polmonite e rotavirus, a molti di
questi bambini viene negata la possibilità
di crescere sani, di andare a scuola e
vivere delle vite produttive. Anche i loro
Paesi perdono: le malattie privano i Paesi
poveri dell'energia e del talento delle loro
persone, fanno salire i costi delle cure e
ostacolano la crescita economica.
Viviamo in un mondo in cui abbiamo
il potere di correggere questa ingiustizia.
Possediamo il know-how per produrre
vaccini efficaci, renderli economici e
portarli ai bambini che ne hanno bisogno.
I fornitori di vaccini dei Paesi emergenti
sono un ingranaggio essenziale del
meccanismo. Grazie al loro contributo,
ci avviciniamo sempre di più al giorno in
cui tutti i bambini potranno iniziare la loro
vita in piena salute.
* Bill Gates è co-chairman della Bill
& Melinda Gates Foundation
GA T • E S
....
....
Pagina 18
PRIMO PIANO
.......................................................
Imprese Parla Diana Bracco , vicepresidente di Confindustria , presidente dell'Expo e dell'omonima azienda
A caccia dello sviluppo
L'innovazione è fondamentale per ridare ossigeno al Paese.
Ma su questo fronte il governo si è limitato a timidi segnali.
L'Esposizione ? Rappresenta un driver anticiclico di crescita
44 C aro presidente Letta, il credito di
imposta che ha concesso alle
imprese per le attività di ricerca e sviluppo
è un segnale, ma non basta. Bisogna fare di
più, e molto rapidamente». Diana Bracco,
numero uno dell'omonima azienda,
vicepresidente di Confindustria per la R&S,
presidente di Expo 2015, è combattiva. E si
associa al presidente nazionale Giorgio
Squinzi nel prendere le distanze da Enrico
Letta, che in questo momento
sostanzialmente accusa di immobilismo.
Bracco, in questa intervista al Mondo parla
di ciò che le sta a cuore. Un colloquio nel
quale affronta gli argomenti caldi della sua
triplice attività, che ruotano tutti attorno al
tema della ricerca e sviluppo.
d'imposta strutturale su R&I, su tutti gli
investimenti non solo sull'incremento. Il
credito di imposta dovrebbe essere
cospicuo, e non passare attraverso le
procedure burocratiche di riconoscimento
e autorizzazione, ma essere uno strumento
certo e automatico, una conseguenza della
«dichiarazione dei redditi» aziendali. E
dovrebbe durare nel tempo. Pensiamo alla
Francia, che ha concesso alle imprese un
credito d'imposta del 30% con un
ammontare complessivo di 5,2 miliardi di
euro! Grazie anche a questo è diventata il
quarto Paese al mondo per esportazione di
tecnologia.
Domanda . Ma la recente Legge
di Stabilità ha previsto per il 2014
un credito di imposta pari al 50%
delle spese incrementali sostenute
dalle imprese rispetto all'anno
precedente. Con un ' agevolazione
massima di 2,5 milioni di euro per
impresa , con una spesa minima di
50 mila euro in R&S...
R. Non solo. È una questione di visione.
Occorre che l'intera politica economica del
governo sia basata su Ricerca &
Innovazione, gli unici motori in grado di
assicurare al Paese un futuro di benessere e
occupazione. Non si può aspettare ancora.
A livello globale, infatti, quelli che erano
Stati produttori e copiatori, stanno
diventando innovatori a loro volta.
Risposta . Non basta! La crisi globale
richiede risposte forti. C'è bisogno di
proseguire con il rigore ma anche di
politiche espansive, politiche di crescita.
L'Italia è tra le nazioni Ocse che meno
investono in R&S. Se confrontiamo la
percentuale di pil investita in ricerca,
vediamo al top Usa, Germania, Giappone,
insieme alla Scandinavia e l'Italia si
colloca nella parte bassa della classifica.
Investe percentualmente meno di
Portogallo, Estonia, Slovenia, Cipro.
Questo è inaccettabile.
D. E dunque?
R. Occorre anche in Italia un credito
Mondo Universitario
D. Insomma, è una questione di
soldi?
normativi e persuasivi, per indurre tutti gli
Stati membri a investire sul futuro.
D. La Confindustria insiste molto
sull'importanza di difendere il
manifatturiero in Italia...
R. Non si può pensare di trasformare
l'Italia in un Paese senza manifatturiero,
un settore che è alla base della nostra
forza e genera il 70% del pil. Certo,
dobbiamo concentrarci il più possibile
sulle produzioni ad alto valore aggiunto,
visto che il basso è facilmente copiatile.
Ma la produzione va tenuta vicino
alla R&S, altrimenti non funziona. Lo
hanno capito anche gli Stati Uniti, che
finalmente si stanno rendendo conto
che la deindustrializzazione massiccia
degli anni scorsi è stata un errore. E poi,
la produzione va mantenuta qui, perché
qui c'è la cultura industriale. La Ricerca
& Sviluppo alimenta il manifatturiero,
che a sua volta è essenziale per generare
crescita e occupazione. Ma senza
manifatturiero, non c'è nemmeno Ricerca
D. Infatti, l'Europa sta spingendo in
questa direzione...
R. Il governo europeo si sta muovendo
bene, dimostrando di essere più avanti di
tanti governi nazionali, Italia compresa. In
particolare, il commissario europeo
Antonio Tajani sta facendo un lavoro
davvero egregio. Penso al documento
Horizon 2020 (che prevede che gli
investimenti in R&S siano pari al 3% del
pil della Ue, cioè il doppio della
percentuale italiana, pari all' 1,53%) e
all'Innovation Action Plan, attraverso il
quale la stessa Commissione europea ha
fatto il possibile, con i suoi poteri
Pagina 19
n
J
Protagonisti Giuseppe Sala, ceo di Expo 2015.
Al centro, il commissario europeo Antonio Tajani.
A sinistra, Giorgio Squinzi, numero uno degli industriali
& Sviluppo. Sono intimamente legati.
Per questo è importante l'obiettivo che
si è posta l'Unione europea, che vuole
portare il manifatturiero al 20% del pil
del Vecchio continente, rispetto al 15,1%
che rappresenta attualmente. Il crollo del
manifatturiero che si è verificato in Italia,
dove negli ultimi cinque anni si è passati
dal 21% al 16% del pil, ci preoccupa
davvero moltissimo. Il governo Letta ha
le competenze e la capacità per invertire
questo trend.
D. Ma come sta andando la
presidenza Squinzi? Ci sono
continue voci di scontento...
R. Ma quale scontento! Nel 2012, per
l'elezione alla presidenza nazionale
Confindustria si è divisa, ma poi, fatta la
scelta, come sempre avviene si è
prontamente ricompattata. Giorgio Squinzi
in questi mesi ha poi fatto un grande lavoro
di dialogo con la base, guadagnando un
consenso universale. È riuscito a essere
presente alle assemblee di centinaia di
associazioni, anche le più piccole, con una
resistenza alla fatica fisica veramente
notevole. Una presenza che non è stata solo
di facciata, ma finalizzata a un confronto
vero, alla raccolta di suggerimenti e
richieste che poi hanno ispirato
concretamente le sue mosse da leader degli
imprenditori. Ormai, tutti lo conoscono e
lo apprezzano. Anche coloro che a suo
tempo avevano votato Bombassei, ora
fanno il tifo per lui, e persino i malumori
legati al varo della Riforma Pesenti, votata
peraltro all'unanimità, oggi si sono assopiti
del tutto. Squinzi, come me, non è un
professionista di Confindustria, e
concepisce l'impegno pubblico e
associativo come una missione, un servizio
civile in favore della comunità.
rappresenta una grande occasione per
imprimere una svolta a questo Paese.
L'Esposizione è anche uno straordinario
attrattore di capitali stranieri, almeno un
miliardo e trecentomila euro. In un
momento di crisi, in cui l'Italia fatica ad
attrarre investimenti, sonori sorse
eccezionali. A tale riguardo, al governo
Letta va riconosciuto il merito di non aver
fatto mai mancare il proprio sostegno al
grande progetto Expo.
D. E l'Expo?
R. Assolutamente no! Oltre all'indotto
economico provocato dalla manifestazione
in comparti come gli eventi, le
infrastrutture, l'edilizia, sono in gioco
partite cruciali in settori come il turismo e
l'agroalimentare. Con l'Expo abbiamo
un' occasione unica per rilanciare in modo
strutturale il nostro turismo. Faremo in
modo che chi viene dalla Cina o dalle
Americhe per visitare l'Expo, vada anche
in giro per il resto d'Italia, sentendo magari
il desiderio di tornarci. Non ha senso che la
Francia abbia 80 milioni di turisti all'anno
e l'Italia appena 47. L'altro grande
obiettivo strategico che possiamo
raggiungere è quello di riuscire a
incrementare, grazie alla vetrina del
Padiglione Italia, la quota di export delle
nostre grandi filiere agroalimentari.
R. Mi impregna tantissimo. Da quando
sono commissario per il Padiglione Italia,
assorbe almeno la metà del mio tempo.
Comunque si lega profondamente a tutto il
resto. L'Expo infatti è per l'Italia una
grande chance per ridare nuovo impulso
all'occupazione e all'economia.
L'Esposizione Universale è un volano
anticiclico di crescita, una straordinaria
opportunità per la realizzazione di quelle
infrastrutture che il territorio chiede da
anni e un'occasione storica di rilancio
dell'immagine dell'Italia e del made in
Italy nel mondo. Tra l'altro, uno dei driver
fondamentali dell'Expo di Milano sarà
proprio
l'innovazione.
Vogliamo fare del
Padiglione Italia
un'occasione per
valorizzare la
capacità innovativa
delle imprese.
I
D. Insomma, è
soddisfatta?
R. I lavori adesso
procedono a pieno
regime, e noi
abbiamo la
coscienza a posto,
anche se siamo in
corsa contro il
tempo. Noi italiani
siamo così,
specialisti nello
sprint all'ultimo
momento. L'Expo
Mondo Universitario
D. Addirittura ! Non le sembra di
esagerare con l'ottimismo?
D. Veniamo ora alla Bracco spa...
R. Cresce. E lo fa grazie soprattutto ai
grandi investimenti in innovazione che non
abbiamo mai smesso di fare. Oggi,
l'azienda investe in R&S oltre 70 milioni
di euro all'anno, più del 10% del giro di
affari di riferimento nell'imaging
diagnostico e può contare su un patrimonio
di oltre 1.500 brevetti.
D. Come vede il futuro della
Bracco?
R. Sono fiduciosa. Abbiamo saputo reagire
alla crisi attuale con una dolorosa
ristrutturazione, e stiamo affrontando con
tenacia la forte concorrenza a livello
internazionale e la crescita dei prezzi delle
materie prime.
Filippo A stone
Pagina 20
Scuota. Dopo il pasticcio sugli aumenti si studia la soluzione
Scatti dei professori, tecnici al lavoro
ROMA
Un intervento normativo
per "neutralizzare" la richiesta
delMef direstituzione dei15o euro mensili a docenti eAta "scattati" ne12o13. Einparallelo unarapida definizione del recupero degli
scatti 2012 che andranno a compensare l'aumento già finito lo
scorso anno nelle buste paga dei
circa 43mila professori e Ata.
I tecnici del Miur accelerano
per mettere in campo le misure
necessarie per rendere esecutivo
l'accordo politico di mercoledì a
Mondo Universitario
palazzo Chigi che di fatto ha sospeso le trattenute sui cedolini.
L'atto d'indirizzo, firmato da Maria Chiara Carrozza, è stato inviato a Mef e Funzione pubblica; e
costituiràlabaseper aprire latrattativa all'Aran coni sindacati.
Il recupero degli scatti 2012 sarà finanziato in questo modo. Per
la quota relativa al 2012 (circa Zoo
milioni) si attingerà dal fondo
per la valorizzazione della scuola, dove sono confluiti i risparmi
(30%) derivanti dai tagli dell'era
Gelmini. Per il 2o13, la partita vale
circa 380 milioni, si pescherà dal
«Mof», il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa a
vantaggio degli studenti. Questo
fondo è stato utilizzato anche per
recuperare gli scatti 2011 (altri
380 milioni, circa), e ora (con questa nuova operazione) si ridurrà
ulteriormente, a poco più di 6oo
milioni. Originariamente questo
fondo valeva circa 1,4 miliardi,
via via depauperato per assumere docenti e per pagare scatti.
Cl: T.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 21
I bonus per ricerca
e Pmi digitali a rischio
nelle regioni del Nord
Copertura dai fondi Ue solo per, il Mezzogiorno
Il governo studia una correzione ai progranmü
Carmine Fotina
ROMA
Un errore tecnico, una semplice svista o solo un classico
esempio di mancata comunicazione tra ministeri: deve esserci
una di queste ragioni all'origine di
quello che potrebbe rivelarsi un
clamoroso ridimensionamento
di tre misure centrali del decreto
D estinazíone Italia: il credito d'imposta per la ricerca, gli incentivi
perla digitalizzazione delle Pmi,
il bonus per l'acquisto di libri.
Perilprovvedimento, che ieri
ha debuttato in commissione alla Camera con le relazioni introduttive, si tratta di un'inaspettata e pesante incognita. Il decreto
prevede di coprire le tre misure
citate con fondi strutturali del
Programma operativo gestito
dallo Sviluppo economico, ma
c'èunproblema labozzadell'accordo di partenariato sulla nuova programmazione 2014-2020,
presentata a dicembre dal ministro della Coesione territoriale
Carló Trigilia, almeno per oraindica chiaramente che il programma in questione riguarda
solo «le regioni in transizione e
meno sviluppate». In parole povere, ibonus per ricerca, digitale
elibrisiapplicherebbero esclusivamente alle regioni del Mezzogiorno (Sardegna, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
Si apre così un vero problema
di copertura, sul quale da qualchegiornohanno iniziato ainterrogarsi anche a Palazzo Chigi, al
ministero dello Sviluppo economico e agli altri dicasteri interessati, come il Miur e i B eni cultura-
Mondo Universitario
li. Che fare? Lo Sviluppo economico si muoverà per ottenere
un'estensione del programma al
Nord, anche perché l'alternativa
- chiedere alle Regioni escluse di
impiegare risorse dei loro programmi - appare obiettivamente Roco percorribile.
E il caso di ricordare che ingioco ci sono pezzi importantidel decreto. Il provvedimento prevede
che il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo
TEMPI LU __ '
In bilico anche il credito
d'imposta per la lettura
Potrebbero servire mesi
perii via libera europeo e
l'entrata a regime delle misure
Il renziano Gutgeld
alprimo «test»
D estinazioneItalia sarà un
primo test delle idee
economiche diRenzi & Co.
Y oram Gutgeld, consigliere
economico del neosegretario Pd,
è uno dei due relatori alla
Camera. Insieme a Raffaello
Vignali (Ncd) avrà il compito di
migliorare un testo ampiamente
perfettibile. E dovrà anche gestire
il tourbillon di pressioni, a partire
da quelle dei carrozzieri chegià
preannunciano mobilitazione
contro ilpacchetto sull'Rc auto.
vengacoperto da6oo milionicom
plessivi per il 2014 2016. Una dote
che può arrivare al massimo a 5o
milioni dovrebbe andare invece al
credito d'impostaperl'acquisto di
libri(esclusiglie-book). E poi c'è il
capitolo digitale: daifondi strutturali del programma dello, Sviluppo bisognerebbe reperire anche i
ioo milioniper ivoucher daiomilaeuro destinati alle Pmi cheinvestono in Ict e le risorse per il credito d'imposta destinato alle aziendeche passano allabandaultralarga (in questo caso il plafond sarebbe da definire). Uscire da questo
apparente vicolo cieco non è impossibile ma richiederà tempo. La
bozza sulla programmazione
2014-2020 indica che i programmi
"Ricercaelnnovazione" e "Imprese eCompetitività",dai qualibisognerebbe attingerele risorse, operano solo nelle regioni del Sud. Lo
stesso testo tuttavia lascia qualche spiraglio specificando che il
dos sier non è chiuso e che «la definizione dei programmi operativi
è ancora in corso». Si potrà correreairipari,poisidovràformalizzare lo schema dei vari programmi
alla Commissione europea, ottenere ilvia libera esolo allora le misure finanziate conifondi strutturali avranno una'copertura certa
Potrebbeservire quasiunanno, se-_
condo le stime più pessimistiche,
perché gli interventi, che necessitano anche diregolamenti attuativi, vadanoaregime.
Epartito conquest'ipotecal'iter
del decreto alla C amera Oggiilprimo ciclo di audizioni, con Confindustria, Ice, Gse e Confedilizia
@CFotina
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Pagina 22
L'andamento
LA PRESSIONE FISCALE
IL RAPPORTO DEFICIT/PIL
Dati cumulati I trim. 2010-III trim. 2013 - Valori %
2011
2010
I
II
III IV
I
Mondo Universitario
II
Dati cumulati I trim. 2010-III trim. 2013 - Valori %
2012
III IV
1
II
2013
III IV
I
II III
2011
2010
I
II
III
IV
I
II
2013
2012
III
IV
I
II
III IV
T
II III
Pagina 23
UNIVERSITÀ
Calvani: Psicologia
a numero chiuso
Numero chiuso nelle facoltà
di Psicologia. Lo chiede
Roberto Calvani, neo
presidente dell'Ordine degli
psicologi del Friuli-Venezia
Giulia, convinto che istituire
il numero programmato per
l'accesso ai corsi
universitari di Psicologia sia
l'unica arma per non creare
laureati disoccupati. «A
fronte di un fabbisogno
nazionale di5oo psicologispiega - ci sono 15mila
laureati all'anno».
Mondo Universitario
Pagina 24
1{. l'Università di Udine
revoca a Vannoni
l'incarico di docente
caso
GRAZIA LONGO
F n :1A
hissà come si difenderà questa volta il professor Davide
C Vannoni. E, soprattutto, chissà perché - proprio lui che tanto ci
tiene ad essere «trasparente» - sul
suo profilo Facebook continua a definirsi «Professore associato Università di Udine». Eh si, perché
quell'incarico non esiste più.
L'Ateneo statale friulano lo ha
infatti informato, attraverso una
lettera, che «il suo ruolo universitario non è più compatibile con le
altre sue attività, a partire dalla
presidenza di Stamina Foundation». Il patron delle cure staminali che si sente «vittima delle lobby
dei farmaci, della burocrazia e della politica» non deve certo aver
molto gradito quelle considerazioni, ma non s'è comunque perso
T RASFERI M ENTO
Ora insegna in un ateneo
che svolge l'attività
didattica solo su internet
d'animo e ha già trovato un altro lavoro didattico. Dallo scorso novembre, ha infatti deciso di trasferirsi all'Università telematica di Roma Niccolò Cusano. Lezioni online, insomma. Con tutto il rispetto dovuto alla
formazione universitaria sul
web, ma che è
tuttavia diversa
da quella dell'Università Statale di Udine.
Nato a Torino 47 anni fa, Vannoni si
è laureato in Lettere e Filosofia. Gentile e disponibile con i pazienti non disdegna comunque d'esser chiamato
professore. Basterebbe non nascondere la verità.
L'ennesima bugia - insieme a tutte
quelle altre che per il procuratore
Raffaele Guariniello costituiscono il
capo d'accusa di associazione a delinquere per truffa e
somministrazione
pericolosa di farmaci - o un banale peccato di vanità? Chi
abbiamo di fronte?
Un guru o uno scienziato incompreso? Un guaritore o un
truffatore?
Centinaia di famiglie non vedono
l'ora che un loro figlio, marito, padre
gravemente malato possa accedere alle cure staminali di Vannoni. Ma ce ne
sono anche dieci che lo hanno denunciato ai magistrati e ai carabinieri del
Nas di Torino. Tra questi anche la
mamma di Simona (il nome è di fantasia, il suo dolore no), 11 anni, incapace di
muoversi per una paralisi cerebrale infantile. Questa mamma, anni fa, all'inizio della «cura» difendeva il «professore». Oggi lo ha denunciato e ha raccontato di aver consegnato a una società
riconducibile a Vannoni 40 mila euro in
cambio di un miracolo mai avverato.
Quante illusioni perdute. Vannoni ha
pubblicamente negato di aver preso i
40 mila euro da questa madre.
Oratore indiscusso, durante un
primo interrogatorio di fronte a Guariniello ha scelto di avvalersi della
«facoltà di non rispondere». A giorni
questa inchiesta verrà chiusa e con
molta probabilità verrà chiesto il suo
rinvio a giudizio.
Ieri, intanto, dopo che l'Aifa ha diffidato gli Spedali civili di Brescia a
prelevare e a trasportare i preparati
cellulari del metodo Stamina, il suo
fondatore ha reagito alla solita maniera. «Siamo di fronte a una caccia
alle streghe - ha stigmatizzato Davide
Vannoni -. L'Aifa ha paura di sapere
cosa viene iniettato ai pazienti». Il
professore, come da copione, è ancora una volta a caccia della verità. Salvo poi dimenticare di mettere ordine
tra i suoi incarichi universitari.
Davide Vannoni
Mondo Universitario
Pagina 25
I PRIMI A SOLLEVARE IL PROBLEMA DEL«GRADE INFLATION» SONO
STATI 1 DOCENTI DI HARVARA, MA 130 NON VOLANO SOLO LI,,,
LA PROTESTA DEI PROF:
GLI ATENEI D'ORO
«REGALANO» I VOTI
di Alessandro Carlini
i sono molti geni o c'è qualcosa che non quadra ad
Harvard. L'università della
élite americana è stata infatti criticata dai suoi stessi professori a causa della media di voti troppi alti che
vengono (lati, e forse «ragalati», agli
studenti. Come si legge sul Boston
Globe, in una recente riunione del
Senato accademico, Harvey Mansfield, da decenni professore di
scienze politiche nel famoso ateneo,
ha tuonato: «Stiamo ingannando i
nostri studenti». Mansfield lia «denunciato» it fatto che il voto medio di
Harvard è «A-», l'equivalente di un
28 in Italia, Il luminare è stato però
corretto da tiri collega: il voto medio
non è un «A-» ma un «A» tondo tondo. Insomma vengono distribuiti 30
a molti studenti.
Gli americani hanno perfino coniato uri termine per questo fenonne-
Mondo Universitario
no: si chiama «grafie inflation», inflazione (lei voti. Per questo motivo,
Mansfield ha creato un metodo di
valutazione tutto suo, basato su due
voti: uno di questi è il giudizio reale,
l'altro, quello ufficiale, che finisce su]
libretto. Sembra che però gli studenti dell'ateneo non siano d'accordo.
«Non ci credo» ha detto Connor
Mangan, che frequenta i corsi di neurobiologia «è molto dif>icile pl•en(lere
un A in ogni corso». Come lui la pensano i suoi compagni elio faticano
non poco per tenere i ritmi di un
ateneo che si propone di ci-care la
futura classe dirigente.
Harvard non è però la sola università della Ivy League che si sta
ponendo il problema: anche Yale e
Princeton Hanno avviato tura revisione (lei metri di giudizio (li quiz e esarni. E l'ateneo dove questa pratica
risulta più diffusa è quello di Canibridge, Massaclnisetts.
n
Pagina 26
Tesis 1 . 500 soro
di premio
alle migliori
Mondo Universitario
(I.co.) C'è tempo fino al 31 luglio
per partecipare al concorso per un
premio di tesi da 1500 euro, bandito
dalla Liuc e finanziato da Creden.
Destinatari i laureati dell'ateneo di
Castellanza tra il luglio 2012 e 2014.
In palio anche uno stage.
Pagina 27
Silvio Garattini L'affaire Vannoni
kUn paese normale
non ha Statuina
Come si fa a passare da un'idea
a un prodotto farmaceutico?
La strada è lunga e complessa. Si calcola che in media
siano necessari almeno 10
anni e che il conto assommi a parecchie
centinaia di milioni di curo. Infatti,
così come "non tutte le ciambelle riescono col buco", anche per i farmaci il
tasso di insuccessi è molto alto e perciò
spesso si deve ritornare al punto di
partenza. Supponiamo comunque di
seguire un'idea che ha successo, ad
esempio per una malattia rara. L'ipotesi è quella più semplice e cioè che la
malattia sia dovuta alla mutazione di
un gene che comporti la sintesi di una
proteina che non svolga la sua funzione
normale e che questa a sua volta determini una ridotta o insufficiente attività
di un certo numero di neuroni. Poiché
esiste l'ipotesi che le cellule staminali
di origine diversa possano trasformarsi in neuroni, è interessante tentare di
usare cellule staminali per sostituire i
neuroni che non funzionano. La prima
cosa è quella di coltivare le cellule staminali in vitro e trovare le condizioni
adatte alla loro trasformazione in cellule neuronali. Dopodichè si deve passare a studi in vivo sviluppando un
modello animale che, a causa della
mutazione della malattia da curare,
abbia sintomi simili a quelli che si osservano nell'uomo. Al modello si somministreranno le cellule per osservare
se i sintomi regrediscano o comunque
migliorino. Se tutto va bene, ma sarebbe un caso eccezionale, si dovrà comunque stabilire che l'effetto delle
cellule sia riproducibile nel tempo e
cioè che la produzione di cellule stami-
Sanità
Una terapia segreta.
Di cui non si sa
nulla. Se monta
la polemica è colpa
della politica
che non sa dire
no agli stregoni
nali sia eguale per coltivazioni fatte in
tempi diversi. Si dovrà poi stabilire
qual è il numero adeguato di cellule per
ottenere un risultato ottimale e quante
volte sia necessario somministrarle.
Inoltre, si deve stabilire se i benefici
ottenuti in una direzione si accompagnino a tossicità in altri tessuti e organi,
tenendo conto che non è ancora escluso che le cellule staminali non si trasformino nel tempo in cellule tumorali.
A questo punto, in caso positivo,
tutto è pronto per passare alla sperimentazione umana e perciò bisognerà mettere a punto la coltivazione delle cellule
staminali umane, ma per far questo
occorrono due passaggi importanti: il
primo è quello di costruire una cell
factory (fabbrica di cellule) che ha una
serie di complessi requisiti che devono
essere controllati e approvati dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco); il secondo è il
controllo del prodotto, cioè delle cellule,
che deve essere eseguito dagli stessi enti.
Dopo altri controlli tossicologici, microbiologici e virali si è pronti per iniziare la sperimentazione che si deve
basare su una premessa che riassuma
tutto quanto è stato fatto a giustificazione dell'ipotesi di sperimentazione clinica e su un protocollo dettagliato che
stabilisca come deve essere condotto
l'esperimento. Tutte queste regole, che
valgono per tutti i farmaci, non sono il
frutto delle elucubrazioni di un gruppo
di burocrati che vogliono complicare la
vita, ma il risultato di decenni di miglioramenti della qualità della sperimentazione per proteggere la salute e i diritti
degli ammalati.
Quanto di tutto ciò è stato fatto da
Statuina per giustificare la sperimentazione richiesta - senza alcuna competenza scientifica - da parte del Parlamento?
Nulla! È chiaro perciò che la commissione istituita dal ministro della Salute che
doveva valutare il protocollo non potesse che esprimere un parere completamente negativo. Per ragioni formali ilTar
del Lazio ha rigettato il provvedimento,
ma qualsiasi altra commissione non potrà che giungere alle stesse conclusioni,
dato che manca qualsiasi presupposto
per poter autorizzare un protocollo, che
peraltro viene mantenuto segreto, come
pure inspiegabilmente si continua a mantenere segreto il rapporto della commissione. Alla faccia della trasparenza che
tutti invocano!
Tuttavia, si dice: ma, in fondo, si chiede un trattamento "compassionevole".
Il termine compassionevole non è lasciato alla libera interpretazione, ma è ben
definito. Un prodotto può essere oggetto di uso compassionevole in casi eccezionali, quando cioè sia stato già sottoposto con successo a una sperimentazione nelle more di un'autorizzazione
dell'ente regolatorio. In altre parole, il
prodotto deve avere già dimostrato un
Pagina 28
DAVIDE VANNONI, PATRON DI STAMINA, CONI PAZIENTI CHE CHIEDONO LA SUA TERAPIA E MANIFESTANO DAVANTI A MONTECITORIO
rapporto benefici-rischi favorevole e il
produttore deve aver già depositato una
domanda di autorizzazione per quel
nuovo impiego clinico. Il che non è assolutamente il caso di Stamina.
Purtroppo tutta la storia di Stamina
che dura da qualche anno è il frutto di
disinformazione: si strumentalizza la
disperazione delle famiglie che hanno
un bambino affetto da una malattia
incurabile e l'emotività dell'opinione
pubblica che è inevitabilmente orientata a sperare che le cellule staminali
abbiano successo. Purtroppo le cellule
staminali sono state ampiamente e
colpevolmente pubblicizzate come panacea universale anche da molti ricercatori, oltre che ovviamente dai soliti
profittatori. È sorprendente tuttavia
come non si possa ragionare con un po'
di buon senso. Anzitutto, come si può
Sanità
pensare che un prodotto possa essere
attivo su tutte le malattie più disparate?
In un'epoca in cui la ricerca stabilisce
che i pazienti con la stessa malattia
debbano avere trattamenti diversi perché ciò che appare con sintomi analoghi può essere frutto di cause diverse,
come è possibile sperare ancora in un
rimedio universale? Sembra di essere
tornati indietro nel tempo all'epoca
degli elisir! In secondo luogo, com'è
possibile che, a parte quanto accade in
Paesi con scarse regole etiche, il problema si ponga solo in Italia? Francia,
Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti,
per citare solo alcuni Paesi industrializzati, non solo non vogliono avere a
disposizione le cellule di Stamina, ma
ridono della nostra creduloneria. Se ci
fosse un briciolo di razionalità, si potrebbe riflettere sul fatto assai singola-
re che siano solo gli italiani a pretendere questo prodotto. In terzo luogo, non
esiste farmaco in circolazione di cui
non sia nota la composizione, mentre
la preparazione di Stamina è segreta e
continua a rimanere tale, perché la richiesta di brevetto è stata rigettata
dagli Stati Uniti, mentre è stato appurato che la composizione dei prodotti
Stamina è una miscela mal definita di
cellule e detriti. Infine, è mai possibile
che tutti i ricercatori italiani e stranieri,
specialisti del settore, siano contrari a
Stamina per partito preso come se non
avessero a cuore l'interesse degli ammalati? Forse queste considerazioni
possono essere utili per evitare che
dopo Di Bella, lo scorpione azzurro e
Stamina arrivino altre ciarlatanerie che
pretendono senza alcuna base scientifica una sperimentazione clinica.
Pagina 29
influenza: crescono 't casi, più colpiti i bambini sotto 't cinque anni
È iniziata l'epidemia
dell'influenza : secondo l' ultimo
bollettino settimanale della rete
di sorveglianza Influnet,
coordinata dall'istituto superiore
di sanità (iss), in varie regioni è
stato superato il valore di soglia di
2,37 casi per mille assistiti, che indica appunto
l'inizio del periodoepidemico . I più colpiti sono, al
momento, i bambini sotto i 5 annidi età.
Complessivamente , il numero di casi di influenza
Sanità
stimati nell'ultima settimana è pari a circa
139.000, per un totale , dall'inizio della
sorveglianza Influnet nel mese di ottobre, di circa
823.000 casi. il picco, avvertono gli esperti, è
previsto perla fine di gennaio : «A questo punto afferma Stefania Salmaso , direttore del Centro di
epidemiologia e sorveglianza dell'iss - inizia ad
essere tardi per vaccinarsi ; per chi lo volesse
ancora fare, l'invito - conclude - è di provvedere
molto rapidamente. Questi sono gli ultimi giorni
per potersi vaccinare».
Pagina 30
Medicina II comitato etico della Fondazione Veronesi: è crudele che a un gruppo di pazienti non sia somministrato il trattamento efficace
«Immorali i test di nuovi farmaci su malati scelti a caso»
ROMA - «Basta giocare a
dadi con i pazienti». Potrebbe
avere questo titolo il parere del
Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi sul tema
della randomizzazione, il metodo utilizzato per sperimentare nuove terapie. I malati vengono assegnati casualmente,
tirando a sorte, a due distinti
gruppi. I primi prendono i
nuovi farmaci, potenzialmente
e quasi sempre più efficaci dei
trattamenti standard, somministrati al secondo gruppo. Se
non esiste una cura il confronto avviene con il placebo oppure nessun trattamento.
Un sistema «crudele» dal
punto di vista morale, eppure
universalmente riconosciuto
dai ricercatori come il più valido per testare le molecole in-
Le
novative. Venne utilizzato per
la prima volta nel 1946 e da allora gli elementi portanti non
sono cambiati.
Il documento verrà approvato oggi dal Comitato nato due
anni fa, primo presidente Giu-
Scienziato
Umberto Veronesi,
88 anni, oncologo, è stato
ministro della Sanità
reclutate
ROVERETO (Trento) - Vuoi fare la «cavia» in
un esperimento scientifico? Proponiti su
Facebook. La singolare l'iniziativa è degli
studenti e ricercatori del dipartimento di
Scienze cognitive dell'Università di Trento, con
sedi a Mattarello e Rovereto che, in mancanza
di volontari per la ricerca scientifica, hanno
creato un gruppo su Facebook. Lo scopo?
Sanità
liano Amato, ora guidato dalla
bioeticista, responsabile della
sezione romana dell'istituto di
tecnologie biomediche al Cnr,
Cinzia Caporale. È il primo lavoro del genere in Italia e mette
nero su bianco una criticità dibattuta in tutto il mondo.
Le conclusioni: «La riflessione bioetica non può trascurare
o liquidare la controversia morale che emerge dai modelli
random largamente in uso scrive il Comitato -. Anche la
consapevolezza che questi problemi esistono e che occorre
tentare di trovare nuove soluzioni almeno parziali costituisce un obiettivo con profonda
valenza morale da porre all'attenzione dei medici sperimentator ». In altre parole un invito
a ripensare, a valutare se esi-
ace - k
Reclutare volontari. Si chiama «Bacheca
esperimenti» e le ricerche sono le più
disparate: persone destrimani, donne di
madrelingua italiana per un questionario sulle
relazioni sociali, oppure soggetti per una
inchiesta salute e benessere. Offrirsi come
«cavie» può aiutare la ricerca. Remunerati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
stono alternative, riequilibrando il rapporto tra scientificità e
tutela dei pazienti.
Cinzia Caporale, coordinatrice di esperti di diversa estrazione (tra gli altri l'ex ministro
Paola Severino, il biologo dello
sviluppo Carlo Alberto Redi, il
filosofo della scienza Telmo
Pievani, il sociologo Domenico
De Masi e Marcelo Sanchez Sorondo, dell'Accademia pontificia delle Scienze, molto vicino
a papa Francesco) mette in
conto le reazioni: «Non era mai
accaduto che un organismo così autorevole e intellettualmente libero come la Fondazione creata da una figura come Veronesi, dove la bussola è
la ricerca, ponesse in modo
esplicito un tema grave,la casualità nella sperimentazione.
È un grande dilemma: salvaguardare il metodo e allo stesso
tempo gli individui, da non
considerare come mezzo ma
come fine». Il rischio è che il
paziente assegnato per estrazione al gruppo della terapia
tradizionale perda opportunità
di cura. Così vengono formulati suggerimenti per «mitigare
l'impatto etico delle tecniche
random». Tra l'altro il migliore
utilizzo delle banche dati, tempestività nell'interruzione degli studi sperimentali, modelli
biostatistici innovativi, evitare
il ricorso al placebo. Redi insiste: «Bisogna rivisitare il sistema ad esempio abbassando dal
95% al 9o%o la soglia indicata
per dichiarare efficace una terapia».
Margherita De Bac
[email protected]
Pagina 31
Scatti ai prof, ci rimette la scuola
Taglio del 30% aifondi, alla Toscana solo 25 min: addio a corsi e laboratori
MARIO NERI
LA RETROMARCIA del governo
sugli scatti di anzianità è «un atto
dovuto», malasoluzionepernon
togliere 150 euro dalle buste paga degli insegnanti, ai custodie al
personale amministrativo «non
può essere un'operazione di pirateria politica e contrattuale»,
protestaAlessandro Rapezzi, segretario toscano della Cgil Scuola, davanti alla prefettura fiorentina, dove ieri il sindacato si èriunito in presidio.
Eppure è quello che si profila
anche in Toscana: per salvaguardare i diritti dei docenti si sacrificheranno quelli degli studenti. E
non è solo un'ipotesi. Sia il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni che il sottosegretario
all'Istruzione Gian Luca Galletti
l'hanno confermato: la copertura per pagare l'aumento di stipendio amaestri eprofverràtrovataattingendo alfondo diistituto. Per le scuole toscane potrebbe significare un ulteriore taglio
del30% sul budget che ogni anno
il Miur affida ai presidi. «Ulteriore, sì - spiega Rapezzi - è già successo a fine 2012: il governo
Monti presentò un piano ai sindacati che prevedeva di recuperare le risorse decurtandole dal
fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. Firmarono
tutti aparte noie i Cobas». In Italiail fondo passò da 1,3 miliardi a
910 milioni. Le 500 scuole toscane- che godevano di un totale di
50 milioni - rinunciarono a 15
milioni. Se si realizzasse anche la
sforbiciata ipotizzata dal governo Letta, i bilanci scolastici perderebbero altri 10 milioni. In 2
anni presidi si ritroverebbero in
cassa la metà dei soldi. «L'anno
scorso sono saltate gite, laboratori teatrali, progetti particolari dice Laura Chirici, dirigente dell'Istituto comprensivo di Calenzano - adesso ci troveremo costretti a fare scelte dolorose».
«Non riusciremo a pagare i docenti che svolgono i corsi direcupero, le lezioni di lingua straniera. Perfino i corsi di alfabetizzazione per gli immigrati e quelli
per le fasce deboli verranno ridotti all'osso», confessaEdaBru-
Segnalazioni
ni, preside del Beato Angelico.
Entrambe sanno che le polemiche di questi giorni sono «frutto
di ipocrisia», dice Rapezzi. «La
Carrozza - spiega - non può far
finta di nulla, ne era a conoscenza. A inizio dicembre il Miur ha
inviato alle scuole una circolare
in cui comunicava che, in via
cautelativa, concedeva solo il
50% del Fis assegnato nel 2012».
La Cgil è netta: «Dalla scuola italiana non si può più togliere un
euro. Prima dipensare alle riformasi pensi aristabilire lanormalità», conclude Rapezzi. E senza
inversioni di rotta, promette,
«sarà sciopero». In più «ogni settimana saremo dal prefetto a
parlare di un problema della
scuola: mancanza di custodi,
classi pollai, assunzioni». Del resto, ifronti aperti sono molti. Mille supplenti toscani, adesempio,
sono ancora in attesa degli stipendi. « È tutto da verificare - frena Cristina Zini della Cisl - non è
detto si tratti di tagli, finora i pattiprevedevano chepergliscatti si
sarebbero usati i risparmi, soldi
del Fis non investiti da alcune
scuole». Solo che quelli ammontano a 120 milioni, per pagare i
prof ne servono altri 270.
S, atti ai nrof, ci rimetti, ha K uol.i
Pagina 32
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