UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Filologia classica e medioevale Sezione di Musicologia P.le S. Francesco, 1 – 43100 PARMA Tel. 0521/032930-032931 – Fax 0521/032932 – e-mail: [email protected] “Come il gemer tronco d’un cor che muore” Il finale di Anna Bolena di Donizetti1 Paolo Russo David Rosen assicura che nelle opere verdiane la semplice condanna a morte “is not sufficient to trigger the set piece – the blow must actually have been struck, the fatal draught quaffed”2. Come esempio di opera dove, invece, il numero finale del soprano è giustificato dalla sola imminenza del patibolo cita proprio Anna Bolena: secondo la successiva drammaturgia verdiana quest’opera non raggiungerebbe il senso di chiusura necessario a risolvere il dramma. Qui l’istante estremo è relegato sullo sfondo, mentre in primo piano balza piuttosto la reazione affettiva della protagonista al proprio dramma: per Donizetti, l’attualizzazione in scena della morte non è evidentemente requisito necessario allo scioglimento. Merita di indagare come Donizetti possa tranquillamente chiudere il dramma di Anna Bolena tralasciando l’esecuzione di Anna (essa sviene e muore di crepacuore, non certo sul patibolo), perché quella che appare una contraddizione del piano drammatico-narrativo, se letta con occhi verdiani, può invece aiutare definire alcuni criteri per comprendere il funzionamento dell’opera italiana del primo Ottocento. Oltre alla rimozione della catastrofe finale, infatti, sono molte le peripezie del dramma che in Anna Bolena sono trascurate, secondo una strategia drammaturgica apparentemente sottrattiva, che distrae costantemente l’attenzione dell’ascoltatore dalla narrazione. Tale strategia può spiegare molte scelte compositive di Donizetti – dalla pianificazione generale di alcuni numeri musicali (a), alle piccole modifiche della versificazione di Romani (b), alla gestione delle sezioni liriche dei numeri (c) – che consentono all’opera di trovare altrimenti la propria coerenza senza dissolversi in una pura giustapposizione di scene ad effetto. (a) Pianificazione dei numeri. Uno dei numeri più complessi e meno standardizzati dell’opera è l’Introduzione. Secondo Gosset, questa scena fu inizialmente concepita come confronto tra Enrico VIII e Anna Bolena. Doveva essere probabilmente la crisi iniziale di avvio del dramma e prevedeva la romanza di Smeton “Deh non voler costringere” nel tempo di mezzo. Donizetti (o Romani, o entrambi) hanno successivamente introdotto la Sortita di Seymur (“Ella di me, sollecita”), e spostato il cantabile di Anna, nuovamente 1 Parte di questo studio è stato edito in Paolo Russo, Giuditta Pasta cantante pantomima, in «Musica e storia», X, 2002/2; è qui riproposto, completo, e in forma di dispensa, unicamente a scopo didattico. 2 D. ROSEN, How Verdi’s Serious Operas End, in Atti del XIV Congresso della Società Internazionale di Musicologia, Bologna 1987, III, Torino, EdT, 1990, pp. 443-450. Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 1/9 composto, dopo la romanza. In questo modo lo spettatore è introdotto in in medias res: non c’è alcuna peripezia che innesca il dramma, ma si scivola quasi senza rendersene conto fino al Finale I, il climax, dove per la prima volta Anna e Enrico VIII si affrontano3. Gli interventi sulla scena introduttiva servono insomma a rimuovere l’esordio. Dopo l’esordio, l’altra tappa cruciale del percorso drammatico – nell’orizzonte settecentesco, ancora attivo nei primi decenni dell’Ottocento – era il dénouement: anche questa fase è nascosta da Romani e Donizetti. Il definitivo punto di svolta del dramma, l’ultima peripezia, è l’ammissione di Smeton che cede alle seduzioni di Enrico VIII e, credendo di salvare Anna, confessa una falsa relazione adulterina con la regina. Tale confessione non è però messa in scena: è raccontata nel recitativo che introduce il terzetto tra Anna, Percy ed Enrico (N. 94). A darle rilievo è soltanto il coro in dialogo con Harvey, senza alcuna sezione musicalmente organizzata. Le sezioni liriche del numero rendono invece conto del definitivo mutamento d’affetto di Anna che passa dalla devozione verso il marito alla resa a Percy: solo da questa scena in poi, infatti, si costituisce il triangolo tradizionale dell’opera italiana, individuato sagacemente da G. B. Shaw. Il cantabile “Fin dall’età più tenera” è la definitiva dichiarazione d’amore del tenore a cui il soprano cede (sebbene il libretto organizzi il testo in tre strofe paritarie, la Lyric form viene avviata da Percy a cui risponde Anna, prima che lui le si unisca nella comune, Enrico canta invece a parte sovrapponendosi talora ai due amanti), mentre la cabaletta “Salirà d’Inghilterra sul trono” è la reazione del basso finalmente tradito che decreta la morte dei due amanti. Gosset segnala un lungo lavorio di Donizetti – e forse dei revisori Ricordi – su questa cabaletta, che doveva invertire i ruoli vocali del cantabile (tenore e soprano in primo piano nella prima sezione lirica, basso in primo piano nella seconda): il predominio vocale e tematico di Enrico su Anna e Percy può spiegare a mio parere perché in un’edizione oblunga dello spartito la ripresa della cabaletta abbia clamorosamente ‘dimenticato’ le parti del soprano e del tenore5. L’epilogo della fortuna di Anna inizia però nel Quintetto N. 4 quando, assieme ad Enrico VIII, incontra Percy appena rientrato dall’esilio. Anche questa scena è costruita su un doppio livello narrativo: da una parte Enrico VIII che rivela a Harvey (ma in realtà al pubblico) la trappola tesa ad Anna, dall’altra il turbamento di Anna al bacio di Percy. Il numero musicale relega Enrico VIII sullo sfondo (negli a parte), e fa risaltare Anna e Percy in primo piano. Analogamente alla scena conclusiva dell’opera, questi numeri ‘nascondono’ le peripezie, e l’articolazione narrativa: è come se all’esigenza di rappresentare la vicenda di Anna Bolena, si sovrapponessero altre intenzioni espressive. Non è l’unico livello in cui si verifica una simile strategia. 3 Solo qui Anna ha la conferma di essere ormai in disgrazia. Il pubblico invece era già al corrente della macchinazioni di Enrico VIII, rivelate negli a parte del Quintetto del N. 4: sullo sdoppiamento di prospettiva che avviene in questo Numero, dovremo tornare poco oltre. 4 La numerazione segue quella dell’autografo della partitura conservata a Casa Ricordi (Donizetti a Casa Ricordi. Gli autografi teatrali, a cura di A. Campana, E. Senici, M. A. Smart, Bergamo, Fondazione Donizetti, 1998) e seguita da PH. GOSSET in Anna Bolena e la maturità di Donizetti, in Atti del I Convegno internazionale di studi donizettiani, 22-28 settembre 1975, Bergamo, Azienda autonoma di Turismo (non però in “Anna Bolena” and the Artistic Maturity of Gaetano Donizetti, Oxford, Clarendon Press, 1985). 5 Cfr. PH. GOSSET, Anna Bolena e la maturità di Donizetti cit., p. 287. Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 2/9 La ri-articolazione delle strutture drammatiche tocca infatti anche livelli più profondi, soprattutto nei casi in cui Donizetti interviene con piccoli aggiustamenti sulla versificazione di Romani. (b) Modifiche della versificazione di Romani. Lo schema metrico del cantabile di Percy (N. 3, “Da quel dì che lei perduta”) è abbxaccx||efefgghxhx. Donizetti usa però efef nella volta, gli ultimi hx nel tempo di mezzo, e ripete due volte i versi gghx per conservare la quadratura di otto versi totali. Romani l’aveva concepito in forma strofica a mo’ di romanza o pezzo di narrativo che rendeva conto dell’antefatto. Nelle mani di Donizetti acquista forma di cabaletta e diventa espressione dell’affetto indomabile che porterà alla rovina di Anna. Nel duetto tra Anna e Giovanna (N. 8) manca nello spartito Ricordi l’emistichio, evidentemente ritenuto inessenziale, in cui Giovanna rivela ad Anna di essere lei la sua rivale (“Deh pietà, pietà di me”). Nel cantabile (“Dal mio cor punita io sono”), poi, Donizetti spariglia ulteriormente la successione dei versi di Romani: la strofa, organizzata nelle rime aabbcxcx, viene musicata inglobando l’ultimo verso della strofa precedente, spostando gli ultimi due versi nel tempo di mezzo e ripetendo due volte il primo verso per far tornare i conti. Ne risulta uno schema [c]aa[a]bbcx che annulla il confronto diretto tra Anna e Giovanna previsto da Romani nel cantabile e lo sposta nel Tempo di mezzo concentrando la sezione lirica sul pentimento di Giovanna. Nell’aria di Giovanna (N. 10), gli otto versi del cantabile (“Per questa fiamma indomita”: schema metrico zazabbzx, dove z è sdrucciolo e x tronco) danno luogo a due episodi musicali: il primo di cinque versi come Lyric form quasi completa (a4, a’4, b2, b’2), il secondo di tre, dal tono più declamato grazie alla coerenza fraseologica assicurata dai disegni orchestrali6. È una vera e propria preghiera, l’ultima in cui Giovanna chiede ad Enrico la grazia per la regina: costituisce quasi un’ultima peripezia, sebbene abortita dall’indifferenza del sovrano. È naturale che all’ascolto tali deviazioni non possano essere percepite come deviazione dalla norma, ma il senso globale viene colto, non foss’altro per la quantità di tempo che trascorre nell’ascolto delle forme chiuse così ricostruite, rispetto a quello che scivola via lesto nei versi trasferiti in episodi di recitativo, in sezioni dinamiche del numero operistico, o più semplicemente (come nel caso dell’aria di Giovanna) nel rilievo che viene loro dato nella seconda sezione del cantabile. In tutti questi casi, inoltre, la nuova articolazione dello schema metrico consente di sovrapporre la parte tematica dell’aria alla coda o ‘nascondere’ il passaggio dall’una all’altra. Con l’eccezione del cantabile di Giovanna – dove la ristrutturazione del testo serve a creare un episodio dinamico, un gesto vocale ben caratterizzato come la preghiera e sostituire con esso la coda della sezione – tale rimozione sembra accentrare l’attenzione sull’interiorità del personaggio, sulla sua ‘reattività’, e indicare l’allontanamento dalla chiarezza 6 Per la definizione di coerenza nella frase musicale in senso metrico più che retorico, come avviene in questo caso, cfr. C. DAHLHAUS, Phrase et Pèriode: contribution à une théorie de la syntaxe musicale, in «Analyse musicale», XXXVII/ 4 (1988). Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 3/9 narrativa e dall’agire ‘attivo’ sulla situazione: sembra funzionare insomma con effetto straniante, come una sorta di spot light vocale, analogo alla presenza di uno strumento concertante7. (c) Gestione delle sezioni liriche dei numeri. I gesti vocali compiuti dai personaggi nelle sezioni liriche, e la loro capacità di modificare la situazioni drammatica sembrano infatti elementi essenziali dell’equilibrio drammatico dell’opera. In Anna Bolena la gran parte di esse ha funzione ‘attiva’8 (NN. 2, 3, 8, 9, 10 oltre alla cabaletta del duetto del N. 6 e del N. 3). Sono ‘amplificativi’ i cantabili dei numeri 4 e 5, oltre al cantabile e alla cabaletta del N. 6 (Finale I). Sono ‘reattive’, infine, le sezioni liriche degli ultimi numeri il N. 12, e la cabaletta del N. 11; lo sono anche quelle del N. 1 ma a causa della complessa morfologia acquisita dall’introduzione dopo la rimozione dell’esordio. A tutti e tre i livelli Anna Bolena rimuove le normali articolazioni del dramma: i vincoli della coerenza drammatica e narrativa non coincidono necessariamente con gli scopi dell’espressione liricomusicale. Si verifica in sostanza una interdipendenza dei piani narrativi e dei piani affettivi: il primo garantito da forme e convenzioni drammatiche e letterarie, delle quali in ogni caso il libretto deve rendere conto, il secondo, musicale, conseguito grazie alla interazione del sistema letterario con quello compositivo. La coesistenza dei due sistemi non è però esente da tensioni e sfasature, anzi proprio queste spiegano gran parte degli interventi operati da Donizetti sulle forme del libretto. In Anna Bolena possiamo identificare tale sfasatura come una scissione operata tra lo scioglimento e la catastrofe, i due aspetti individuati nella soluzione del dramma9 dalla drammaturgia di parola: Anna Bolena scinde i due aspetti, nasconde il primo ed evidenzia il secondo. Dal dénouement in poi tale strategia predomina e consente un progressivo straniamento dei protagonisti e del soprano in particolare. L’ultima scena sembra portare a compimento tale percorso. Così come (N. 9) può relegare il dénouement al dialogo tra Hervey e il coro per consentire alle sezioni liriche di affermare il triangolo vocale convenzionale dell’operismo italiano, infatti, Donizetti può relegare anche la catastrofe nell’ultima laconica constatazione del coro «immolata una vittima è già», 7 Oltre a cercare la continuità perseguita da Donizetti negli eventuali scardinamenti della Solita forma (l’aspetto su cui più si è dilungato Gosset), andrebbe approfondita anche l’articolazione tra Lyric form e code. 8 Alla tradizionale distinzione dei numeri musicali in ‘attivi’, e ‘reattivi’, in rapporto alla loro capacità di agire sul percorso drammatico credo necessario aggiungerne una terza categoria che chiamerei ‘amplificativa’, utile per identificare i casi frequenti di numeri ampi dal carattere apparentemente reattivo, ma che danno suono alla sostanza affettiva di un gesto altrimenti inefficace. Possono essere amplificazioni contemplative, non dialogiche; o possono esprimere affetti che modificano sostanzialmente il rapporto tra i personaggi: in entrambi i casi creano eventi altrettanto imprescindibili delle situazioni ‘attive’. Colloco dunque in questa categoria sia casi come il celebre ensemble ‘reattivo’ di Otello che dilata il tempo necessario al furto del fazzoletto, sia casi come il cantabile del Quintetto (N. 4) di Anna Bolena che esprime il turbamento di Anna e Percy al loro primo incontro dopo l’esilio dell’ex amante: questa sezione è certamente reattiva all’incontro, ma avvia la crisi della vicenda. Non è il baciamano di Percy ad Anna a costituire la peripezia, ma la reazione affettiva di Anna a quel baciamano. La funzione drammatica del quintetto non può quindi essere assimilata a quella del cantabile di Anna dell’Introduzione o al Concertato del Finale I di Lucia di Lammermoor che si limitano a reagire allo choc rispettivamente della nostalgica romanza di Smeton o della apparizione di Edgardo, ma non può neppure essere assimilata a quella del cantabile del N. 8 dove Giovanna chiede ed ottiene il perdono di Anna 9 Cfr. J. SCHERER, La Dramaturgie Classique en France, Paris, Nizet, 1986 (ed an.), p.126. Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 4/9 per consentire alla Gran Scena di degustare in Anna il “gemer tronco d’un cor che muore”10. Il verso del coro regola i conti con le convenzioni della drammaturgia letteraria, la Gran Scena con le convenzioni musicali e spettacolari dell’operismo italiano. Dopo la crisi che mette in movimento la situazione di partenza, l’attenzione dell’opera si trasferisce gradatamente ma risolutamente verso i personaggi e perde interesse verso il meccanismo narrativo, fino ad arrivare al totale straniamento della prima donna. A quel punto le sezione liriche si fanno esclusivamente ‘reattive’, e il loro carattere straniante viene sistematicamente evidenziato da contrasti esterno/interno: da eventi, suoni o gesti che nei tempi di mezzo riscuotono improvvisamente il protagonista assorto11. Così come sfuma la coerenza narrativa della catastrofe finale, inoltre, perdono d’efficacia anche le convenzionali articolazioni del numero operistico; altre però vengono introdotte. Riassumendo abbiamo: – apertura tonale (la scena ultima è l’unica a non concludere nella medesima tonalità d’apertura)12 – rimozione della cesura lyric forms/coda. È un espediente sistematico nei numeri successivi al dénouement (NN. 10, 11, 12), mentre si trova solo sporadicamente nei numeri precedenti (cabalette dei NN. 3, 5 e 6). – netto contrasto nell’organizzare il flusso del tempo tra sezioni cantabili e sezioni dinamiche. Nelle prime, le uniche davvero ‘reattive’ nell’opera, prevalgono tempi lenti in 2/4, nei secondi vi sono tempi rapidi e soprattutto un frequente uso di strumenti connotativi fuori scena (tamburi da marcia funebre, banda festiva…). Entrambi sono espedienti per consentire il repentino passaggio interno/esterno. – uso di strumenti solisti concertanti in funzione di spot light: si trova l’oboe nel primo cantabile di Anna del N. 12, il flauto e l’oboe nel secondo cantabile – uso accentuato del belcanto, con sfasature della regolarità metrica (È un registro espressivo che compare soltanto nel numero finale, in particolare nei due cantabili, con forti connotazioni arcaiche di purezza e di impotenza, caratteristici di chi è incapace di agire sulla realtà perché oppresso dal cuore. In termini analoghi, tornerà nella Gilda di Rigoletto di Verdi). – ritmo esitante nell’orchestra. È riscontrabile soltanto nel primo cantabile di Anna: evidentemente non è una tecnica di chiusura drammatica, ma di frantumazione retorica del periodo13 costruito con frasi tronche e irregolari. La scena finale ci narra insomma due vicende: da una parte il tragico epilogo del matrimonio di Anna, dall’altra la ricchezza del suo mondo affettivo cantato nei due estatici adagi della Gran Scena. “His song is the trascendence14” che la può portare al perdono espresso nella cabaletta. Mano a mano 10 Dal recitativo di Anna nell’ultima scena di Anna Bolena Episodi di musica fuori dalle quinte accadono anche altrove nell’opera (Cfr. la scena della caccia nel N. 3), ma hanno funzioni di segnali sonori, di musica di scena, non di choc che interrompono uno stato di trance. 12 Neppure la cavatina di Percy nello spartito Ricordi ha chiusura tonale ma l’eccezione si spiega con il fatto che Rubini, tenore per Percy, era celebre per il registro acuto, così l’edizione ha trasposto i suoi numeri un po’ più al grave (cavatina: sib/Mib = sol/Do; Aria LA = SOL). 13 Cfr. C. DAHLHAUS, Phrase et Pèriode cit. 14 Per dirla con E. BENTLEY, The Life of Dramma, New York, Atheneum, 1979, pp. 288-293: The Dialectic of Tragedy 11 Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 5/9 che la vicenda procede, queste due logiche narrative divaricano sempre più: in sostanza si osserva che dopo il climax e dopo il dénouement che gli sta a ridosso, l’affetto prevale gradatamente sulla narrazione. Solo così era possibile concepire ben tre numeri importanti tra il dénouement – o meglio tra il ribaltamento emotivo ad esso parallelo e contestuale – e la catastrofe con l’effetto di ralenti che ne consegue. La logica drammatica di Anna Bolena risulta dunque sostanzialmente differente a quella del dramma di parola, e tale differenza dimostra le difficoltà (che non vuol dire l’insuccesso estetico) che l’opera italiana del tempo incontrava nel mediare tra la propria tradizione tesa a «scevrare tangibilmente dagli eventi esteriori un’azione interiore risultante dalla configurazione degli affetti e dei personaggi»15 e le drammaturgie gestuali, ‘narrative’, che venivano dalla Francia, assieme ai suoi soggetti e testi teatrali sempre più votati alla pantomima16. 15 C. DAHLHAUS, Drammaturgia dell’opera italiana, in Storia dell’opera italiana, Torino, EdT, VI, p. 133. 16 A proposito del grand opéra, C. DAHLHAUS (La musica dell’Ottocento, trad. it. Firenze, Nuova Italia, 1990) parla della «convinzione che la drammaturgia di un’opera, il cui centro è costituito dal tableau, tenda necessariamente alla pantomima». Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 6/9 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Filologia classica e medioevale Sezione di Musicologia P.le S. Francesco, 1 – 43100 PARMA Tel. 0521/032930-032931 – Fax 0521/032932 – e-mail: [email protected] “ANNA BOLENA” – STRUTTURA DEI NUMERI MUSICALI ATTO PRIMO 1) INTRODUZIONE – SORTITA (GIOVANNA), ROMANZA (SMETON), CAVATINA (ANNA) Coro larghetto Né venne il re? Silenzio Sortita larghetto Ella di me sollecita Scena maestoso Si taciturna e mesta Romanza andantino Deh non voler costringere Cantabile larghetto Come, innocente giovane, Tempo di mezzo allegro Ma poche omai rimangono Cabaletta moderato Non v’ha sguardo cui sia dato 2) SCENA E DUETTO (GIOVANNA ED ENRICO) Scena andantino Oh qual parlar fu il suo, Tempo d’attacco allegro Fama! Sì l’avrete e tale Cantabile larghetto Anna pure amor m’offria Tempo di mezzo allegro Tu mi lasci? Il deggio. Arresta Cabaletta moderato A qual sia cercar non oso MIB Mib Mib DO Mib SOL Mib Mib RE DO RE DO DO-RE RE 3) SCENA E CAVATINA (PERCY ma anche Rochefort) Scena andantino Cantabile all. giusto Tempo di mezzo allegro Cabaletta moderato SIB- MIB NELL’AUTOGRAFO Chi veggo in Inghilterra, tu mio Percy? Da quel dì che lei perduta, Già la caccia si raduna Ha così nei dì ridenti Settenari (*a*a*x*|3 s.) Settenari (*a*a*x*x) Sciolti Settenari (*a*abb*x||2 s.) Settenari (*a*abb*x) Settenari (*a*a*x*x) Ottonari (abaxcbcxdxdx) sciolti ottonari (abbxax|| 2 s.) ottonari (ababcxcx||2 s.) ottonari (ababccddexex) ottonari (abbxax||addxax SOL sol DO DO sciolti ottonari (abbxaccx||[efef]gghx[hx]) settenari (*a*a*x*x) ottonari (abbxaccx) 4) SCENA E QUINTETTO (ANNA, ENRICO, PERCY, ROCHEFORT, HARVEY) Scena Desta si tosto, e tolta oggi al riposo? Tempo d’attacco maestoso Voi Regina e fia pur vero Concertato larghetto Io sentii sulla mia mano Tempo di mezzo allegretto Or che reso ai patrii lidi Stretta allegro Questo dì per voi spuntato (tutti) DO DO DO LAb DO DO Sciolti ottonari (ababccdxdx) ottonari (abbx||accx||addx||aeex||affx||aggx) ottonari (ababccdxdx) ottonari (abbxaxax) 5) SCENA E CAVATINA (SMETON) Scena larghetto Scena larghetto Cabaletta moderato Scena LAb LAb LAb LAb LAb sciolti sciolti ottonari (axaxbxbx) sciolti È sgombro il loco. Ai loro uffici intente Un bacio , un bacio ancora Ah parea che per incanto Odo rumor… si apressa Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 7/9 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Filologia classica e medioevale Sezione di Musicologia P.le S. Francesco, 1 – 43100 PARMA Tel. 0521/032930-032931 – Fax 0521/032932 – e-mail: [email protected] 6) SCENA E DUETTO (ANNA E PERCY) – FINALE Scena agitato andante Tempo d'attacco moderato SIB, RE NELL’AUTOGRAFO FA sciolti sciolti SIb ottonari (abbxax||cddxcx) SIb ottonari (ababcxcx) SIb ottonari (abbxax|| 2 s.) SIb RE RE si RE ottonari (ababcxcx| 2 s.) ottonari (ababcxcx ||efefggexex) settenari (abbxax|5 s.) settenari (*a*a*x*x) ottonari (abbxax||accxax||addxax||aeexax) Oh dove mai ne andarono O mie fedeli, o sole a me rimaste SOL SOL SOL-la settenari (*a*a*x*b*b*x) sciolti Dio, che mi vedi in core Sul suo capo aggravi un Dio Dal mio cor punita io sono Sorgi, sorgi. È reo soltanto Va infelice e teco reca DO DO la SOL la DO sciolti ottonari (ababcc||aabbcxcx||ababcc) ottonari ([c] aabbcxcx) ottonari ([cx]) ottonari (ababcxcx| 2 s.) la/La Cabaletta meno allegro Taci, tropp’oltre vai La fronte mia solcata S’ei t’abborre, io t’amo ancora Ah crudele… Forsennato Per pietà del mio spavento Scena Tempo d’attacco Cantabile Tempo di mezzo Stretta andante cantabile moderato vivace Parti, il voglio. Alcun potria Tace ognuno, è ognun tremante In quegli sguardi impresso In separato carcere Ah! Segnata è la mia sorte ATTO SECONDO 7) INTRODUZIONE Coro Scena andantino 8) SCENA E DUETTO (ANNA E GIOVANNA) Scena larghetto Tempo d’attacco maestoso/all. Cantabile larghettto Tempo di mezzo [moderato] Cabaletta moderato 9) CORO, SCENA E TERZETTO (CORO, ANNA, PERCY, ENRICO) Coro larghetto Ebben? Dinanzi ai giudici Scena allegro Scostatevi, il re giunge Tempo d’attacco allegro Ambo morrete, o perfidi Cantabile larghetto Fin dall’età più tenera Tempo di mezzo allegro Al consiglio sien tratti o custodi Cabaletta presto Salirà d’Inghilterra sul trono MIb - DO Mib-do settenari (*a*a*x| 2 s.) DO sciolti (*a*a*x*x…..poi sciolti) la settenari (*a*abbcxcx| 2 s.) sol-SOL settenari (*a*abbcx| 3 s.) DO decasillabi (ababcxcx) DO decasillabi (abbx| 2 s.) 10) SCENA ED ARIA (GIOVANNA) Scena andante-mod. Cantabile cantabile Tempo di mezzo allegro Cabaletta moderato DO MI DO-LA MI Sposa a Percy pria che ad Enrico ell’era! Per questa fiamma indomita Stolta non sai… Ma frenati [con coro] Ah pensate che rivolti Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito MI sciolti settenari (*a*abb*x) settenari (*a*abb*x |*a*a*x*x) ottonari (abbxax [axax]) 8/9 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Filologia classica e medioevale Sezione di Musicologia P.le S. Francesco, 1 – 43100 PARMA Tel. 0521/032930-032931 – Fax 0521/032932 – e-mail: [email protected] 11) SCENA ED ARIA (PERCY) Scena Cantabile Tempo di mezzo Cabaletta allegro cantabile allegro moderato 12) ULTIMA SCENA (CORO ED ANNA) Coro andante Scena andante Cantabile cantabile Scena maestoso Cantabile cantabile Tempo di mezzo allegro Cabaletta moderato Tu pur dannato a morte Vivi tu, te ne scongiuro Ah! Percy di te men forte Nel veder la tua costanza LA LAb SOL MIb SOL Chi può vederla a ciglio asciutto Piangete voi? Al dolce guidami castel natio Qual mesto suon? Cielo a’ miei lunghi spasimi Chi mi sveglia? Ove son Coppia iniqua, l’estrema vendetta fa (coro), FA, SOL, Lab, Mib fa quinari doppi (aaxbbccddaax) FA sciolti FA quinari (*a*a*x*b*bcx) LAb sciolti SOL settenari (*a*x*b*x) MIb decasillabi (ababcxcx) MIb decasillabi (ababcxcx) sciolti ottonari (ababcxcx) ottonari (abab) ottonari (abbxaccx) (* = verso sdrucciolo, x = verso tronco) Paolo Russo – Come il gemer tronco d’un cor che muore – studio inedito 9/9