Comunione e Liberazione Vacanze estive Sicilia Occidentale Enna 16-19 luglio 2015 IL TEMA: «QUANDO ABBIAMO SORPRESO E RICONOSCIUTO NELLA NOSTRA ESPERIENZA “UNA PRESENZA NELLO SGUARDO”?» Cari Amici, le sfide che la realtà continuamente ci pone (non da ultimo la manifestazione per la famiglia, i tre recenti attentati terroristici in un sol giorno e la sentenza della Corte Suprema americana sulle unioni omosessuali) urgono nel vivere quotidiano una consapevolezza maggiore di ciò che siamo e di ciò che portiamo. Alla luce del contesto attuale, il tema proposto per le vacanze comunitarie («Quando abbiamo sorpreso e riconosciuto nella nostra esperienza “una presenza nello sguardo”?») e il lavoro estivo di ripresa della lezione del sabato mattina agli Esercizi della Fraternità insieme alle domande/risposte relative a questa lezione (a partire dalle domande suggerite al termine della SdC del 17 giugno e riportate a pag.11 degli appunti) ci sembrano ancora più significativi e pertinenti per una verifica dell’esperienza che stiamo facendo, del criterio con cui giudichiamo la realtà e della coscienza del nostro compito come cristiani nel mondo. L’aiuto e il sostegno in questo lavoro, il dialogo e la testimonianza reciproca sono l’impegno richiesto al cammino delle nostre comunità in questa estate. 1 PROGRAMMA Ore 16,00 -19,30 Ore 20,00 Ore 21,00 Ore 7,00 - 8,00 Ore 8,30 Ore 9,00 Ore 12,30 Ore 13,00 Ore 16,00 - 17,00 Ore 20,00 Ore 21,00 Ore 7,00 - 8,30 Ore 9,30 Ore 10,00 Ore 13,00 Ore 17,00 Ore 20,00 Ore 21,30 Ore 7,00 - 8,30 Ore 9,30 Ore 13,00 Ore 14,30 -15,30 GIOVEDI’ 16 LUGLIO Arrivi, sistemazioni e saldo quota. Cena Santa Messa e introduzione di don Carmelo Vicari VENERDI’ 17 LUGLIO Colazione Lodi Partenza in auto per Demanio Forestale “Monte Altesina” Santa Messa all’aperto Consumazione pranzo a sacco Visita caseificio Raja Cena Testimonianza SABATO 18 LUGLIO Colazione Santa Messa celebrata nella chiesa di Sant’Anna a Enna Bassa Partenza in auto per Museo Archeologico di Aidone Pranzo in albergo Visione del film. “Il Vangelo secondo Matteo” di P. P. Pasolini Cena Concerto di Marcelo Cesena DOMENICA 19 LUGLIO Colazione Santa Messa celebrata dal Vescovo di Piazza Armerina mons. Mons. Rosario Gisana nel Duomo di Enna. Visita del Castello di Lombardia e della città. Pranzo in albergo Frizzi e saluti finali 2 LA PROVINCIA DI ENNA L’ISTITUzIONE La provincia venne istituita nel 1927, inglobando territorio delle province vicine e smembrando la provincia di Caltanisetta. Nella scelta del capoluogo influì notevolmente il fatto che l’importante uomo politico ennese ed insigne meridionalista Napoleone Colajanni fosse vicino al fascismo. Enna fu preferita, nonostante l’infelice collocazione geografica, alla più importante Piazza Armerina storica sede episcopale dell’area e meglio collegata dalle varie vie di comunicazione, ma meno gradita al regime per il locale vescovo Mario Sturzo, fratello di Luigi, (fondatore del Partito Popolare) di chiare posizioni antifasciste. Con 171.921 abitanti (31/08/2011), Enna figura tra le 15 province meno popolate d’Italia. Enna è con 28.157 abitanti il principale centro della provincia. La città ha un centro storico perfettamente medioevale. Fra i principali monumenti il Castello di Lombardia , il Duomo, la Torre di Federico II e alcuni musei. La parte di espansione moderna è chiamata Enna Bassa perché localizzata a valle; è sede dell’Università e delle principali attività commerciali. Nella valle del Dittaino vi è il Polo industriale, a Pergusa l’autodromo omonimo. ECONOMIA L’economia ennese è stata sempre legata all’agricoltura e all’attività mineraria. L’agricoltura ha origini remote. Infatti già in epoca romana la Sicilia era definita il granaio di Roma. La caduta di Roma mise in crisi l’economia fino all’introdu- 3 zione del sistema feudale attuato dai Normanni. Tuttavia, come diversi altri territori non riuscirà più ad affrancarsi dal feudo per secoli e il latifondo costituì di fatto il principale freno alla crescita. Nell’ottocento l’attività mineraria legata a importanti solfare e a giacimenti di Sali potassici, costituì una significativa fonte di reddito per la popolazione, ma essa si accompagno a terribili condizioni di lavoro per chi vi lavorava e a improvvise quanto brevi fortune economiche per i pochi proprietari. Infatti, neanche negli anni di maggiore sfruttamento si ebbe un aumento del tenore di vita di tutti gli abitanti. Nel secondo dopoguerra, il mancato sviluppo dei decenni precedenti e la crisi dell’estrazione dello zolfo produssero una significativa emorragia della popolazione che emigrò in notevole quantità, soprattutto oltre oceano. Anche l’agricoltura priva di manodopera e di investimenti economici entrò in crisi profonda, malgrado gli interventi della riforma agraria. Negli anni sessanta un miraggio fece ritenere vicino lo sviluppo: l’estrazione degli idrocarburi. Ma tutto si consumò nel 1962 quando il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, ottenuta la licenza per l’estrazione del metano nei pressi di Gagliano Castelferrato promise un piano di importanti investimenti per dare lavoro alle genti del territorio. L’idea di Mattei era quella di creare a Gagliano una sorta di sinergia tra il tessile e la chimica, ma quasi fatalmente, egli perì proprio nel viaggio aereo di ritorno da Catania a Milano. Il polo tessile che nacque solo successivamente, finì nel nulla già alla fine degli anni novanta. La chiusura delle miniere di Pasquasia (fu la maggiore in Sicilia nell’estrazione dei sali potassici) e del complesso Floristella-Grottacalda nei pressi di Valguarnera, nella seconda metà degli anni settanta ha segnato la fine dell’attività estrattiva. Pur essendo mutate le prospettive del cuore di Sicilia i problemi storici del territorio, costituiti dalla disoccupazione e dalla carenza idrica continuano a bloccarne lo sviluppo. 4 AGRICOLTURA Le attività agricole sono in provincia ancora rilevanti. Le aziende agricole registrate sono circa 5.000 ed in buona parte hanno dimensioni elevate rispetto al contesto regionale, ma sono spesso limitate alla conduzione familiare. L’elemento più significativo degli ultimi anni è il passaggio dell’attività a fasce giovanili più giovani che stanno immettendo innovazione soprattutto nella zona nord con attività connesse alla pastorizia e alla trasformazione dei suoi prodotti. Si tratta tuttavia di aziende piccole che occupano nicchie di mercato. INDUSTRIA ED ENERGIA In provincia è sviluppato un modello di impresa di tipo medio-piccolo, nei settori più tradizionali: edilizia, legno, mobili e tessile. Proprio questo settore ebbe negli alcuni decenni fa un notevole sviluppo, soprattutto occupazionale, nella zona compresa tra Valguarnera e Gagliano. Si trattava di produzioni artigianali fatte per conto di grandi ditte nazionali che poi con marchi di qualità finivano anche sui mercati internazionali. Anche questa attività si è contratta di molto e sopravvive solo in piccoli laboratori. Altra importante incompiuta è il polo industriale di Dittaino: un’area industriale costruita in zona strategica che secondo la logica degli anni 80 e 90 avrebbe dovuto attrarre attività industriali per il fatto stesso che fosse dotata di servizi efficienti. Così non è avvenuto, come per tante esperienze simili di quegli anni. In provincia è in crescita la produzione di energia eolica, nella zona montana. 5 TERzIARIO L’economia della provincia ha seguito una netta tendenza alla terziarizzazione, soprattutto nel capoluogo, dove la presenza degli uffici amministrativi, del commercio, del governo e dell’università hanno generato una prevalenza della classe impiegatizia. Il turismo che avrebbe potuto essere un utile settore per la produzione di reddito locale ha subito una contrazione, e soprattutto, pur godendo di significative opportunità (Piazza Armerina, Aidone, Morgantina, ecc.), non è riuscito a superare la logica del mordi e fuggi, di cui è testimonianza la visita alla Villa del Casale. UNIVERSITà Un’altra grande opportunità è costituita dall’Università Kore di Enna Fondata nel 2004 è la quarta università della Sicilia. È l’unico ateneo siciliano nato dopo l’Unità d’Italia e rappresenta un’importante occasione di sviluppo per Enna, anche tramite l’indotto da essa generato (case per studenti e professori). È la nona università italiana per percentuale di studenti provenienti da fuori provincia (71% contro il 38% medio degli altri atenei siciliani), rappresentanti peraltro di tutte e 20 le regioni italiane. Anche questa realtà rimane nel campo delle opportunità perché scarsi sono i legami col territorio, soprattutto in termini di sviluppo produttivo. 6 ENNA “Enna è città tanto superbamente situata da farmi ritenere che per la sua stupenda posizione superi Edimburgo, Toledo, Siena, Perugia e tutte le altre città in vetta a un colle che io conosca in Europa e nel mondo mediterraneo non europeo”. (Bernard Berenson) Enna, posta nel centro dell’Isola, e perciò definita dagli antichi “ombelico della Sicilia”, sorge a quasi mille metri di altitudine sulla cima di una rocca. La cittadina si estende fra la Rocca di Cerere, adiacente al poderoso Castello di Lombardia, e la chiesa di Montesalvo, vicina alla maestosa Torre di Federico. Sul tessuto urbano caratterizzato da un dedalo di viuzze medievali spiccano i campanili delle chiese, la mole del Duomo, e la lunga serie di edifici sorti sullo strapiombo, che resero inespugnabile la città. Sulla cima del monte il mito collocò la dimora di Demetra, dea delle messi che governava la ciclica vicenda del grano, che proprio nelle campagne ennesi era prodotto in grande quantità, tanto da diventare il granaio di Roma e da conferire alla città un’importanza rilevante, che grazie anche alla sua posizione strategica aumentò durante le dominazioni araba, normanna, sveva e aragonese. L’acropoli di Enna corrispondeva al luogo ora occupato dal normanno Castello di Lombardia, all’estremità orientale del pianoro; a nord di questo è un roccione lungo circa 60 m, detto Rocca di Cerere. Qui probabilmente va situato il celebre santuario della divinità, il cui culto aveva reso Enna nota in tutto il mondo antico. Cicerone, che conosceva bene la zona, ce lo racconta così: “Enna è un luogo altissimo e dominante, alla sommità del quale è un pianoro con fonti perenni, a picco e tagliato fuori da ogni accesso. Intorno a essa sono un lago e numerosi boschi, e sbocciano, in ogni stagione, i fiori più belli: lo stesso luogo 7 sembra proclamare il ratto della fanciulla, di cui tanto abbiamo udito parlare, fin da bambini. E, infatti, nei pressi è una grotta rivolta a nord, di profondità incommensurabile, dalla quale, si dice che Ade uscisse fuori all’improvviso col suo carro, e, avendo rapita la vergine la portasse via con sé e subito dopo, non lontano da Siracusa, scomparisse nuovamente sotto terra; in quel punto apparve improvvisamente un lago: qui i Siracusani celebrano feste annuali, con grande affluenza di uomini e donne” (Verrine, II 4.) Gli arabi, cogliendone le potenzialità militari, finirono per chiamare la città castrum Ennae, cioè campo fortificato di Enna; il nome venne volgarizzato nella pronuncia popolare in Castrianni, e poi italianizzato in Castrogiovanni. Con i Normanni, che conquistano la città nel 1087, e con Federico II di Svevia Enna continua ad essere sede privilegiata del potere regio come centro fortificato e riserva di caccia nel territorio di Pergusa. Al seguito della contessa Adelasia, sposa del normanno Ruggero, giungono nell’isola gruppi di coloni provenienti dal nord Italia; da loro prende nome il Castello di Lombardia. Gli Altavilla quindi favorirono un processo di latinizzazione della Sicilia incoraggiando una politica d’immigrazione di coloni e soldati di provenienza francese (normanni, provenzali e bretoni) e dell’Italia settentrionale (detti lombardi, ma prevalentemente piemontesi e liguri) con la concessione di terre e privilegi. Secondo molti studiosi, la migrazione di genti del nord Italia in queste isole linguistiche siciliane sarebbe poi continuata fino a tutto il XIII secolo. La parlata di 8 questi coloni provenienti dal nord Italia si è mantenuta a lungo in Sicilia, tanto che si parla ancora oggi di dialetti gallo-italici di Sicilia. Federico II ed Eleonora d’Aragona eleggono la città a loro dimora, facendone il centro nevralgico della lotta contro gli Angioini. Qui Federico d’Aragona assume il titolo di Re di Trinacria; qui riunisce nel 1324 il Real Parlamento di Sicilia. Durante tutto il periodo delle lotte feudali Enna è il centro di contese e interessi contrapposti tra re e feudatari, finchè Martino V non sottomette nel 1392 la città, che si era ribellata al grido di “viva il Papa”. Città libera o demaniale, capitale provvisoria del viceregno, fu per lungo tempo la quarta città del regno. L’importanza della città andò gradualmente a scemare nel corso dei secoli successivi, finché ritrovò importanza quando fu eretta a capoluogo di provincia nel 1926, riprese l’antico nome di Enna – gli arabi l’avevano infatti ribattezzata Castrogiovanni –, e visse una rinascita sociale e intellettuale con l’attività del musicista Francesco Paolo Neglia e dello scrittore Nino Savarese. Di Enna cantarono scrittori e poeti antichi e moderni, ma l’atto d’amore più grande è quello di Federico II di Svevia, che le si rivolge con queste parole: “Tu sei la bellezza e la pupilla dei miei occhi”. 9 AIDONE Aidone sorge nel centro della Sicilia, sulle propaggini orientali dei monti Erei, a 850 metri circa sul livello del mare; il panorama che vi si gode è a 360 gradi sulla piana di Catania, l’Etna e i monti Erei, uno dei comprensori culturali e naturalistici più interessanti del Centro Sicilia: nel suo territorio, ricchissimo di boschi, si trova l’importante sito archeologico di Morgantina, il castello medievale di Pietratagliata e la Villa Romana di Piazza Armerina. L’economia è prevalentemente agricola, con produzione di cereali, uva, olive, agrumi e con allevamenti di ovini e bovini. La gran parte della popolazione attiva trova occupazione nel terziario con un notevole movimento di pendolari che si sposta quotidianamente verso Piazza Armerina, Enna, Catania. A fronte della notevole ricchezza del patrimonio archeologico e naturalistico non si è sviluppata un’adeguata offerta di strutture e servizi turistici Vi si parla un dialetto di tipo settentrionale che fa parte del gruppo dei dialetti galloitalici di Sicilia. L’economia di Aidone negli ultimi due secoli si caratterizza per la nascita e lo sviluppo dell’industria solfifera (il primo giacimento fu scoperto nel 1805) e per l’incremento della produzione agricola. Durante la dominazione normanna vengono costruiti nel borgo importanti edifici come il Castellaccio, la Chiesa di S. Antonio, la Chiesa di S. Lorenzo, La Chiesa di S. Maria Lo Plano (voluta dalla principessa Adelasia, nipote di Ruggero). Sotto i principi Gioeni vennero costruiti altri importanti edifici religiosi come la Chiesa di S. Domenico, il Convento di S. Michele, la Chiesa di S. Giovanni. 10 IL MUSEO DI AIDONE Il Museo Archeologico di Aidone costituisce l’ideale collegamento fra la cittadina e il più remoto passato di questo territorio. Il museo è ubicato nell’ex Convento dei Padri Cappuccini, costruito all’inizio del XVII secolo. L’impianto architettonico originario, comprendente anche la chiesa dedicata a San Francesco, è stato oggetto di intervento nel 1984, quando fu adibito a sede museale su progetto di Franco Minissi, ed è stato interamente ristrutturato nel 2007. Il museo illustra la storia di Morgantina dall’età del bronzo all’età romano-repubblicana, con particolare riguardo all’età ellenistica, periodo di massima fioritura della città. Per l’importanza dei reperti portati alla luce, l’archeologo Paolo Orsi definì addirittura Morgantina “la Pompei di Sicilia”. La raccolta dei materiali esposti proviene dagli scavi condotti a partire dagli anni ‘50 dalla Missione Americana delle Università di Princeton e Virginia e dalle Soprintendenze di Siracusa, Agrigento ed Enna. L’ordinamento, nelle sale espositive, è cronologico e tematico, e la nuova esposizione ha privilegiato la ricomposizione dei contesti di scavo. L’esposizione museale documenta anche alcune tappe fondamentali della tutela dei beni culturali italiani e siciliani in particolare. Nelle sale del museo sono infatti esposte opere di eccezionale valore, non solo artistico ma anche economico, che furono portate alla luce da scavi clan- 11 destini tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, e che vennero immediatamente trafugate per essere vendute sul mercato clandestino dell’arte internazionale, finendo esposte in musei degli Stati Uniti. Decenni di battaglie diplomatiche hanno finalmente fatto sì che la Dea di Morgantina, gli acroliti di Demetra e Kore, gli argenti di Eupòlemos, siano tornati a casa. Si afferma così il principio fondamentale che le opere d’arte sono come persone che sradicate con la violenza dal loro contesto di origine e dalla loro cultura e tradizione, perdono la propria identità, non “appartengono” più a un popolo, ma soffrono di un irreparabile straniamento. Nella sala Cittadella è documentata la fase arcaica dell’abitato della Cittadella, distrutto intorno alla metà del V secolo a.C. e rioccupato solo parzialmente durante l’età ellenistica. L’edificio più caratteristico della fase arcaica è un naiskos, cioè un tempio rettangolare con una ricca decorazione in terracotta di cui facevano parte le antefisse a testa di Gorgone e di leone. Da un edificio pubblico, identificato come il pritaneion della città, provengono le antefisse a testa di Menade e il cratere attico a figure rosse attribuito al pittore Euthymides. Le necropoli riferibili a questa fase hanno restituito materiali che documentano i rapporti della comunità con le città greche della costa. Nuovi scavi effettuati in località San Francesco Bisconti hanno portato alla luce un santuario dedicato alle divinità ctonie, da cui provengono anche i celebri acroliti appartenenti a due statue di Demetra e Kore sedute, ora esposti nell’ex-sacrestia del convento. Gli acroliti sono statue realiz- 12 zate in marmo o pietra solo nella testa, nei piedi e nelle braccia o mani; tutto il resto veniva fatto con materiale meno pregiato o deperibile, quale il legno, e coperto da vesti. L’installazione tematica sul culto di Demetra e Kore tende a fare rivivere ai visitatori le stesse sensazioni di serenità e onnipotenza che dovevano percepire i fedeli al momento del loro ingresso nella cella in cui erano custodite le statue acrolitiche delle due divinità ctonie. Di particolare interesse sono anche le vetrine dedicate ai santuari di Demetra e Kore: numerosi ex voto fittili e statuette documentano l’importanza del culto tributato alle due dee. Al pianterreno sono esposti la statua nota come la “Dea di Morgantina” e i preziosi argenti rinvenuti nella casa di Eupòlemos. La Dea di Morgantina è una statua, alta m.2,20, realizzata con la tecnica definita pseudo-acrolitica. Ha infatti il corpo in calcare, originariamente dipinto in rosa e blu, mentre le parti nude - viso e braccia - sono eseguite in marmo bianco dell’isola di Paro. La statua, nota inizialmente come Afrodite, è stata identificata da vari studiosi come Demetra o la stessa Kore, sua figlia. È databile tra il 420 e il 410 a.C. per la resa del corpo e del panneggio, e viene attribuita ad un artista della cerchia di Fidia. Interessante è l’atteggiamento della dea, che incede col braccio proteso in avanti; essa, contrariamente alla maggior parte delle sculture classiche, sembra venire incontro al fedele e rivolgergli il suo sorriso, forse porgendogli le spighe di grano, dono della dea. I 16 eccezionali pezzi di argenteria, conosciuti anche come il «Tesoro 13 di Eupolemos», sono raffinate opere d’argento e lamina d’oro di epoca ellenistica (III secolo a. C.): piatti, contenitori votivi, coppe e vasi. La datazione dei reperti viene posta tra la fine del IV e la seconda metà del III secolo a.C. Diversi oggetti del tesoro portano inciso il nome di Eupòlemos; il nome è attestato in Morgantina anche in iscrizioni rinvenute negli immediati dintorni della casa. Una campagna di scavi ha permesso di conoscere il momento in cui il tesoro venne nascosto nella casa: infatti nella terra del riempimento originario della buca scavata per seppellirlo, è stata trovata una moneta di bronzo coniata tra il 216 e il 212 a.C. Gli argenti furono rinvenuti nel 1981 nella casa cosiddetta di Eupòlemos a Morgantina, ed esportati clandestinamente in America, dove sono stati esposti per decenni al Metropolitan Museum di New York. Nelle sale dedicate alla fase ellenistica è esposta una selezione di reperti provenienti dalla fontana monumentale e da altri edifici pubblici della città. Tra essi un piatto da pesce a figure rosse, una coppa megarese, una laminetta di bronzo con testa di Pan, e numerosi frammenti del fregio ionico di un altare che si trovava nell’area del teatro. L’elevato tenore di vita raggiunto dalla città è dimostrato dalla presenza di grandi dimore con pavimenti a mosaico; vengono esposti i materiali, sia di pregio che di uso quotidiano, provenienti dalla Casa del Ganimede, dalla Casa delle Antefisse, dalla Casa della Cisterna ad arco, dalla Casa del Magistrato, una parte della quale venne poi occupata da una fornace che produceva vasellame da tavola. Sono esposti inoltre i reperti provenienti 14 dal complesso termale nord della città, il più antico e meglio conservato in Sicilia. Sono esposti infine i materiali che attestano una frequentazione della Cittadella anche in epoca bizantina, araba e fino al XV secolo. IL CULTO DI DEMETRA E KORE Il comprensorio archeologico di Enna, Pergusa, Morgantina, Gela, Siracusa esprime la più ampia e significativa documentazione del culto di Demetra, dea delle messi e della fertilità femminile e dei campi. Sin dalla preistoria l’insopprimibile esigenza dell’uomo di ricercare un “principio”, una fonte di vita, ebbe come esito la creazione di un archetipo “femminino”, una divinità onnipotente, onnisciente, che crea da se stessa: la Grande Madre, personificazione sia della Terra, che porta in grembo le messi da cui nasce il nuovo grano, sia della fertilità della donna. Gradualmente la figura della Dea madre viene resa più definita e concreta, caricandosi di valenze simboliche nuove, fino ad arrivare a identificarsi nella cosmogonia greca con la figura di Démetra, che poi i Romani chiameranno Cerere. Sulla cima del monte Henna il mito collocò la dimora di Demetra, e nei pressi del lago di Pergusa ambientò il rapimento di sua figlia Persefone da parte del re degli Inferi, Ade, che se ne era invaghito vedendola intenta a raccogliere fiori primaverili. La madre cercò la figlia per nove giorni, girando per tutto il mondo conosciuto. Esausta, alla fine, si fermò a riposare ad Eleusi; vedendola affranta, la figlia del re Celeo la portò alla reggia del padre, dove fu accolta con grande benevolenza. In cambio la dea donò a Trittolemo, primogenito del re, un chicco di grano, seme che nessun altro mortale aveva mai visto, e gli rivelò il modo per farlo fruttare, gettando le basi per lo sviluppo dell’agricoltura. Il dio Helios rivelò infine alla dea che la figlia era stata rapita da Ade e che Zeus aveva deciso di dargliela in sposa. La dea irata, fece appassire ogni pianta e provocò una terribile siccità, ren- 15 dendo sterili i campi e privando così i mortali del nutrimento vitale e i numi dei sacrifici propiziatori. Messo alle strette, Zeus impose ad Ade di restituire la giovane, ma questi indusse la fanciulla a mangiare un chicco di melograno prima di ritornare sulla terra. Di conseguenza Persefone fu legata per sempre al regno dei morti, e avrebbe dovuto trascorrere almeno una parte dell’anno nel mondo sotterraneo, proprio come il seme, che vive nel sottosuolo, per germogliare, poi, alla luce del sole e portare frutti. Kore venne quindi restituita alla madre, con la condizione che un terzo dell’anno avrebbe dovuto trascorrerlo con Ade nel regno dei morti. Il ritorno di Kore sulla terra pose fine alla siccità, il grano tornò a germogliare. Per celebrare la perdita e il ritrovamento della figlia Demetra istituì i Misteri Eleusini, durante i quali si svolgevano riti atti a consentire agli iniziandi di entrare nell’oscurità della morte di vincerla e di risalire alla luce della vita; vi ricorrevano due volte l’anno, a metà febbraio (Anthesterion), e da settembre a ottobre (Boedromion). I riti misterici suscitavano una grande fascinazione nel mondo antico; in essi l’uomo attingeva al vertice della sua ragione nella percezione del mistero, inteso come esperienza dell’ineffabile, mysterium tremendum et fascinans. Il mito adombra il ricorrere eterno delle stagioni e la ciclica vicenda del grano. La sopravvivenza di tale culto, con la trasformazione nella cristianità di alcuni aspetti legati alla Madonna e ai Santi patroni nelle feste di primavera e di ringraziamento del raccolto, permea le tradizioni popolari ancor oggi conservate e il valore di un territorio vocato alla produzione del grano, come al tempo dei Romani. 16 MORGANTINA Il sito antico di Morgantina offre al visitatore il quadro di oltre mille anni di storia, dalla fondazione della città in età preistorica fino al suo declino avvenuto nell’età imperiale romana. A Morgantina subiamo il fascino di un complesso di monumenti di grande interesse, in un paesaggio di straordinaria bellezza, che fanno del sito uno dei più suggestivi e significativi dell’Isola. Il sito fu occupato dal XIII secolo a. C. dai Morgeti, popolazione proveniente dal continente, alla quale Morgantina deve probabilmente il nome, che ricacciarono verso ovest e sud i Sicani. Intorno al 560 a.C. coloni greci provenienti dalla costa si impadronirono della città. In un primo momento la coabitazione fu pacifica, in seguito invece i Greci iniziarono una sistematica prevaricazione degli indigeni, impossessandosi, ad esempio, dei loro culti ed ellenizzandoli. Nel 459, Morgantina venne conquistata e distrutta dall’esercito di Ducezio, generale siculo capo della synteleia (lega sicula) ribellatasi alla dominazione greca, repressa nel sangue dai Greci. L’abitato si trasferì cosi poco lontano, in contrada Serra Orlando. Nel volgere di breve tempo, anche grazie alla sua fortunata posizione sulla via che collegava la costa settentrionale della Sicilia alla sua parte meridionale, divenne uno dei più importanti centri agricoli dell’entroterra, raggiungendo grande prosperità e ricchezza, specie durante il periodo di Timoleonte e Agatocle (IV secolo) e soprattutto nel lungo regno di Ierone II (275-215 a.C.). La scelta di schierarsi dalla parte di Cartagine allo scoppiare della Seconda Guerra Punica fu per Morgantina decisamente sbagliata: distrutta dai Romani fu assegnata come premio a Moerico e ai suoi mercenari iberici nel 211 a.C., e perse via via la sua ricchezza e libertà. Sul 17 finire del primo secolo venne distrutta, per aver dato ospitalità a schiavi ribelli pompeiani, e successivamente, in età romano-imperiale, scomparve a causa di un progressivo abbandono. Le rovine e i reperti testimoniano della stratificazione culturale vissuta dalla città nel corso della sua storia: ecco perché gli archeologi la definiscono “siculo-ellenizzata”. Gli scavi hanno messo in luce una straordinaria quantità di oggetti e strutture, dall’agorà strutturata su due livelli alle ville ellenistiche, la cui ricchezza è testimoniata da avanzi di bei mosaici. Ancora un macellum romano (mercato) e fornaci per la cottura delle ceramiche, un teatro greco e l’ekklesiasterion (edificio per le assemblee cittadine). 18 MONTE ALTESINA La Riserva Naturale Orientata del Monte Altesina è stata definitivamente istituita il 25 Luglio 1997: è tipologicamente individuata, come riserva naturale orientata al fine di tutelare le interessanti formazioni boschive con dominanza di Quercus ilex nonché l’avifauna e in particolare il picchio rosso maggiore e lo sparviero”. Il monte Altesina è la vetta più alta dei Monti Erei, presenta una doppia cima, una di m 1192 s.l.m. e l’altra di m 1180 s.l.m.. Dalla sua cima è possibile ammirare un panorama che si apre a trecentosessanta gradi su tutta l’isola con la possibilità di individuare le maggiori cime delle Madonie, l’Etna, il Monte la Guardia e le cime più spiccate della parte centromeridionale dell’isola. La Riserva è caratterizzata dalla presenza di una lecceta che giunge sino alla cima e che assume un bellissimo aspetto di bosco fitto ed impenetrabile poco più a valle; al Leccio si aggiunge la Quercia virgiliana e nel sottobosco si rinvengono il Pungitopo, il Ciclamino, i Cisti ed altro. La fauna, oltre ad essere ben rappresentata dal Picchio rosso maggiore, da alcuni rapaci come la Poiana e lo Sparviero, annovera la Volpe, il Gatto selvatico, etc.. 19 Essa oltre ad avere una pregevole importanza dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, è anche un importante sito archeologico, dimostrato dalla presenza di vani ricavati nella viva roccia quarzarenitica e da muretti e piani di calpestio che occupano tutta la porzione più alta del Monte. L’itinerario, considerato canonico della salita alla cima del Monte Altesina, è facilmente percorribile: si diparte dal cancello dell’Azienda posto sulla SP 30, prosegue lungo una carrareccia tracciata dalla stessa Azienda sino a raggiungere un vasto piazzale ove è posta la casermetta della Azienda, munita di servizi, posto di guardia e vasca per le acque antincendio. Dal piazzale la carrareccia con una sede meno ampia, si dirige verso la parte più alta del Monte costeggiando i ruderi del Convento di Santa Maria di Lartisina. Questi sono posti a quota 954 mt, in una radura dalla quale si gode un eccezionale panorama verso la lecceta e verso una parete molto acclive di grigia quarzarenite punteggiata da temerari cespugli aggrappati ad ogni minima sporgenza. Dai ruderi la stradella si dirige verso Sud e compie un’ampia curva in salita sino alla quota 1006, qui incontra una emergenza rocciosa di piccole dimensioni nella quale si notano i resti di una tomba scavata nella roccia. Aggirata la roccia la strada riprende a salire questa volta con direzione Nord ovest attraversando una zona di arbusteti e di pascoli ove non è raro incontrare mandrie di bestiame allo stato semibrado, da questo punto, guardando verso Sud, si avrà una visione a ventaglio di tutte le cime della Sicilia meridionale, con la dirimpettaia Enna che dimostra chiaramente la sua forma ad altipiano perfettamente appiattito in cima. Dalla quota 1075 la stradella accentua la sua acclività e, rientrata nel 20 bosco, questa volta sotto i pini domestici, si inerpica a zigzag verso la cima, superando le terrazze create per il rimboschimento, in pochi metri di forte pendio si giungerà così alla cima, posta a 1.192 metri e caratterizzata dall’emergenza del banco quarzarenitico fessurato e fortemente eroso dagli agenti atmosferici. Inoltre la cima dimostra visibilmente il suo passato archeologico con vani ricavati nella viva roccia e con muretti e piani di calpestio che occupano tutta la porzione più alta del Monte. COME RAGGIUNGERLA Dall’autostrada A19 Catania-Palermo uscire ad Enna e proseguire per la S.S. 121 per Leonforte. Si imbocca, quindi, la deviazione per Erbavusa proseguendo per la S.S. 94 in direzione Villadoro. Dopo 14 chilometri si incontra l’ingresso principale della Riserva, posto sulla S.P. 30 e segnalata da appositi cartelli. Superficie 744 ettari (593,25 in zona A e 150,75 in zona B). Comuni interessati Nicosia e Leonforte 21 CASEIFICIO RAJA Azienda Agricola “Eredi Cottonaro Paolo” e il nuovo Caseificio Raja Indirizzo: SS121, 12, Enna EN Telefono:0935 25019 L’Azienda agricola è situata in c.da Raja a 360m sul livello del mare. Il podere risale alla fine del 1800, i proprietari di alto rango la utilizzavano come residenza estiva. Negli anni ’50 i nuovi proprietari esponenti dell’alta borghesia, grazie all’aiuto dei mezzadri, provvedevano a tenere funzionale la terra con coltivazione di grano, olive, mandorle e con l’allevamento di bovini e ovini. Nel 1968 il proprietario, innamorato dell’azienda e della sua terra, conscio di non poter lasciare una terra troppo bisognosa di cure ai suoi figli, che avevano scelto strade diverse dall’agricoltura, decide di venderla al mezzadro più meritevole, e sceglie Paolo Cottonaro. Paolo e sua moglie Liboria, già proprietari di terre limitrofe, avviano un percorso di espansione, crescita e miglioramento dell’azienda. Un impulso decisivo arriva dal figlio, Filippo Cottonaro, che fin da subito inizia a trasformare il latte in ottimo formaggio, soprattutto conosciuto per il suo piacentino. Oggi l’azienda, è modernizzata e meccanizzata, sempre ad indirizzo zootecnico-cerealicolo, con produzione di latte e grano, ma anche di olio d’oliva. L’ultima novità e forse la più sorprendente è che i tre figli di Filippo decidano lo scorso anno di occuparsi in prima persona della trasformazione del latte. Sorprende la scelta di un lavoro durissimo: il latte si produce e si trasforma ogni giorno, 365 gg all’anno. Sorprende la loro giovanissima età: Oriana (30 anni), Paolo (28 anni) e Elisa (25 anni). Sorprende dove: ad Enna, non certo una Silycon Valley. Sorprende l’entusiasmo con cui al primo incontro hanno conquistato chi di noi li ha incontrati. 22 IL VANGELO SECONDO MATTEO 1964 (scheda del film) Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini Interpreti e personaggi Enrique Irazoqui (Gesù Cristo, doppiato da Enrico Maria Salerno); Margherita Caruso (Maria Giovane); Susanna Pasolini (Maria Anziana); Marcello Morante (Giuseppe); Mario Socrate (Giovanni Battista); Rodolfo Wilcock (Caifa); Alessandro Clerici (Ponzio Pilato); Natalia Ginzburg (Maria di Betania); Ninetto Davoli (pastore); Enzo Siciliano (Simone). Riprese aprile-luglio 1964; teatri di posa Roma, Incir De Paolis; esterni Orte, Montecavo, Tivoli, Canale Monterano, Potenza, Matera, Barile, Bari, Gioia del Colle, Massafra, Catanzaro, Crotone, Valle dell’Etna; durata 137 minuti. Prima proiezione XXV mostra di Venezia, 4 settembre 1964; premi XXV mostra di Venezia: Premio speciale della giuria, Premio OCIC (Office Catholique International du Cinéma), Premio Cìneforum, Premio della Union International de la Critique de Cinema (UNICRIT); Premio Lega Cattolica per il Cinema e la Televisione della RFT; Premio Città di Imola Grifone d’oro; Gran premio OCIC, Assisi, 27 settembre 1964; Prix d’excellence, IV concorso tecnico del film, Milano; Premio Caravella d’argento, Festival internazionale di Lisbona, 26 febbraio 1965; Premio Nastro d’Argento 1965 per la regia, la fotografia e i costumi. Il film è una riproposizione molto fedele del Vangelo secondo Matteo. Si ripercorrono quindi le tappe della vita di Gesù Cristo: la nascita, Erode, il battesimo di Giovan Battista fino ad arrivare alla morte e alla resurrezione. Non vi sono variazioni nella storia, né cambiamenti anche testuali apportati dal regista alla versione di san Matteo. 23 QUAL E’ IL VERO “MIRACOLO” DEL VANGELO SECONDO MATTEO di Giuseppe Frangi da Il sussidiario 23 luglio 2014 Per capire il cuore con cui Pasolini, proprio 50 anni fa, si approcciò all’impresa del Vangelo secondo Matteo basta leggere la dedica, che il regista volle fare a papa Roncalli, appena scomparso: «Alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII». Tre aggettivi pensati, precisi, sorprendenti per la risonanza umana che suscitano ancor oggi. Il Pasolini che aveva deciso di girare quello che l’Osservatore Romano ha definito giustamente il più bel film mai girato sulla vita di Gesù, era un intellettuale attratto, incuriosito ma anche preoccupato di non dar adito a nessuna voce di una sua svolta confessionale. Pasolini era uno che seguiva e prendeva sempre sul serio l’istinto; e in questo caso l’istinto, ben accudito dall’amicizia con don Giuseppe Rossi, il fondatore della Pro Civitate Christiana, gli aveva suggerito che era il momento di affrontare la figura di Gesù. Si era preparato nel modo più puntiglioso, facendo un viaggio in Terrasanta, con tanto di cinepresa. Il viaggio voleva essere un “sopralluogo”, come venne poi ribattezzato il lungometraggio con il montaggio dei materiali realizzati. Ma Pasolini si convinse che il suo Vangelo doveva essere girato in terre meno lontane e che sentiva più sue. Scelse la Basilicata, e in particolare Matera, che, come lui stesso disse, «sotto quel sole ferocemente antico» divenne la “sua” Gerusalemme. Il Pasolini che affronta il Vangelo non ha una tesi precostituita. È curioso, attirato e insieme ansioso di verificare. All’inizio cerca di 24 stare freddo, di tenersi staccato. Poi, come raccontò Angelo Fantuzzi, un gesuita diventato suo amico, «dovette cambiare stile, proprio perché si era reso conto che se avesse insistito su quell’atteggiamento programmato sarebbe andato incontro ad un fallimento sul piano della realizzazione estetica». Si coinvolge tanto da affidare alla madre Susanna il ruolo di Maria. Per tante altre parti aveva chiamato gli amici: ci sono Enzo Siciliano, Giorgio Agamben e Alfonso Gatto nelle parti di tre apostoli; c’è Natalia Ginzburg come Maria di Betania; Francesco Leonetti era Erode; Marcello, fratello di Elsa Morante era invece Giuseppe. E non mancava naturalmente Ninetto Davoli, nei panni del pastore. Sono scelte sintomatiche di quanto Pasolini percepisse che la vicenda di Gesù lo riguardava; di quanto sentisse in quella vicenda qualcosa di familiare, per riprendere uno di quegli aggettivi scelti per la dedica a Giovanni XIII. Pasolini in un certo senso “segue” la storia, cerca di esserle fedele non per devozione ma per capire meglio, perché la verifica sulla verità dell’accaduto fosse alla fine più credibile, innanzitutto per se stesso. È questo che genera quello staordinario equilibrio tra dolcezza e drammaticità, tra enfasi e sobrietà che è il “miracolo” di questo film. Personalmente ho a cuore un’altra immagine: è una foto di scena mentre si sta girando l’episodio della Fuga in Egitto. Si vede Pasolini e sullo sfondo la famiglia con l’asinello che sta venendo incontro alla macchina da presa. Mi ha sempre colpito in quella foto lo sguardo di Pasolini, che non era quello del regista attento a sorvegliare che tutto avvenisse come prescritto dal copione, ma che era piuttosto quello dell’uomo stupito per quanto stava ri-accadendo davanti a lui. La differenza è sostanziale. E in quella differenza sta la grandezza del Vangelo secondo Matteo. Che è un film ma che è tutto vero. 25 L’ULISSE CRISTIANO Chi è l’uomo nuovo, colui che straniero, malato in groppa ad un asino e solo in compagnia del servo Gennaro, è stato condotto nel cuore della Sicilia, ovvero in questi luoghi in cui passiamo le vacanze? Dopo tre settimane di febbre tiroidea che lo condusse ad un passo dalla morte, egli pur nel delirio riteneva che non sarebbe morto “ero sicuro che Dio avesse per me un lavoro da compiere in Inghilterra” Egli infatti poté scrivere per il padrone di casa che lo aveva ospitato a Castrogiovanni (attuale Enna) “ J. H. N. Giovanni Enrico Newman, inglese, in questa dimora con grandissimo senso di ospitalità è stato accolto, curato e sanato. 24 maggio 1833” Newman, l’uomo nuovo, che dopo tre giorni di viaggio raggiunse Palermo da cui sperava di partire al più presto per fare ritorno in patria... Ma un fastidioso vento di scirocco lo costringerà a restare in città altre tre settimane. Scrisse così alla madre “Palermo pur essendo la più sporca è anche la città più nobile che abbia visto”. Salpando finalmente alla volta di Marsiglia scriverà Luce gentile. Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, “il cuore parla al cuore”, ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio. “Dio mi ha creato per renderGli un determinato servizio. Mi ha affidato un’opera che non ha affidato a un’altra persona. Io ho la mia missione” (Meditazioni e Devozioni). Quanto appare vero questo pensiero ora che consideriamo la sua lunga vita e l’influenza che continua a esercitare anche dopo la morte! Nacque in un momento preciso, il 21 febbraio 1801, in un luogo preciso, Londra, e in una famiglia precisa, primogenito di John Newman e di Jemina Fourdrinier. Tuttavia la missione particolare che Dio gli affidò garantisce che John Newman appartiene a ogni epoca, luogo e persona. (Papa Benedetto XVI) 26 “Il rinnovamento religioso in Inghilterra, si riferisce quasi sempre, pur in diversificate gradazione di legame, alla figura di J.H. Newman. La sua conversione, il suo sacerdozio, la sua multiforme attività di scrittore capace di spaziare dagli inni alla storia della Chiesa, dall’apologetica alla narrativa, hanno in un secolo esercitato una lenta ma continua influenza sulla fisionomia intellettuale di quelle terre, spingendo parecchi sul suo cammino di conversione, un’esperienza che non a caso ha segnato molti degli scrittori cristiani di questo secolo come Belloc, Chesterton, Benson, Marshall.” (Dalla presentazione del libro Tutta la gloria nel profondo... di Bruce Marshall.) Newman nacque in un’epoca travagliata non solo politicamente e militarmente, ma anche spiritualmente. Le vecchie certezze vacillavano e i credenti si trovavano di fronte alla minaccia del razionalismo da una parte e del fideismo dall’altra. Il razionalismo portò con sé il rifiuto sia dell’autorità sia della trascendenza, mentre il fideismo distolse le persone dalle sfide della storia e dai compiti terreni per generare in loro una dipendenza insana dall’autorità e dal soprannaturale. In quel mondo Newman giunse veramente a una sintesi eccezionale fra fede e ragione che per lui erano “come due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità” (cfr Fides et ratio, Tuttavia la ricerca di Newman fu segnata dal dolore. Una volta pervenuto al senso incrollabile della missione affidatagli da Dio, dichiarò: “Quindi, Gli crederò... se sono malato, la mia malattia può servirGli, se sono perplesso, la mia perplessità può servirGli... non fa nulla invano... Può allontanare i miei amici. Può gettarmi fra estranei. Può farmi sentire desolato, può far precipitare il mio spirito, può nascondermi il futuro. Tuttavia, Egli sa perché” (Meditazioni e Devozioni). Tutte le prove che conobbe invece di sminuirlo o distruggerlo paradossalmente confermarono la sua fede nel Dio che lo aveva chiamato e rafforzarono in lui la convinzione che Dio “non fa nulla invano”. Alla fine ciò che risplende in Newman è il mistero della Croce del Signore: fu il centro della sua missione, la verità assoluta che contemplava, la “luce gentile” che lo guidava. (Papa Giovanni Paolo II) 27 LA CHIESA DI SANT’ANNA E LE VETRATE DI AMERICO MAZZOTTA La Chiesa di Sant’Anna si trova a Enna Bassa, all'interno del futuro parco urbano, nei pressi di quello che un tempo veniva chiamato Quadrivio San'Anna ove era presente una piccola chiesa dedicata alla santa, tutt'ora in uso. Quello che era un piccolo quartiere ai piedi della città alta ha visto man mano una continua espansione tale da essere successivamente denominata Enna Bassa. Da qui la decisione di costruire un edificio più grande, adeguato alla continua crescita della popolazione residente. La costruzione dell'edificio ebbe inizio negli anni 80, ma i lavori vennero ben presto interrotti e ripresi solo nel 2000. Il 24 settembre del 2005 la chiesa nuova di Sant’Anna fù aperta al culto, alla presenza di autorità civili e militari e del Vescovo di Piazza Armerina mons. Michele Pennisi. Le vetrate della chiesa, opera di Americo Mazzotta, sono frutto 28 dell’incontro avvenuto tra Calogero Zuppardo, il Consiglio Pastorale della parrocchia e il direttore dei lavori della chiesa, ancora in costruzione, nel 2004. Nella circostanza si convenne di utilizzare le vetrate non solo dal punto di vista artistico, ma anche come strumento di catechesi. Questa proposta fu sostenuta da Calogero Zuppardo portando come esempio l’esperienza del Duomo di Monreale e della Cappella Palatina, Poiché il 16 ottobre del 2002 era stata promulgata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, con la quale Papa Giovanni Paolo II introduceva, nella pratica devozionale del Santo Rosario, i nuovi misteri della luce, il Parroco chiese che si rappresentassero i 20 Misteri. Ma l'ingegnere, replicò che le finestre erano 18 e i Misteri 20. La soluzione fu 29 trovata inserendo gli ultimi due Misteri nelle due ante della porta d’ingresso. Di ritorno Zuppardo incaricò Amerigo Mazzotta, che in quel periodo lavorava con lui a Palermo, di predisporre i bozzetti da sottoporre al parroco e ben presto le vetrate furono completate. Americo Mazzotta pittore, vetratista, affrescatore. Progetta elementi architettonici, liturgici figurativi e decorativi. Realizza pitture murali, vetrate, pale d'altare. Tra le opere realizzate: le vetrate e gli affreschi della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore ad Auschwitz; la pittura murale del nuovo ingresso dell'Università Lateranense; la Via Crucis e il Crocifisso su tavola nella Chiesa di Santa Maria Maddalena di Rimini; la vetrata e la pittura murale nella Chiesa Parrocchiale San Giuseppe Benedetto Labre in Roma. 30 IL DUOMO DI ENNA Il Duomo di Enna, dedicato a Maria SS della Visitazione, è la chiesa madre della città. Esso è tra le maggiori espressioni d’arte nella provincia di Enna. Sorge nel centro storico della città, salendo la storica via Roma. Si getta, con la sua maestosa facciata campanaria su una piccola piazza, definita Piazza Duomo, circondata dalla canonica e da altre architetture settecentesche e si affaccia su Piazza Mazzini, della quale occupa interamente il lato nord. Esso rappresenta probabilmente la massima espressione artistica della provincia, grazie alla grandezza, alla vastità e alla pregevolezza delle opere custodite, tra cui affreschi del Borremans e all’affascinante fondersi di stili diversi, come il portale laterale barocco. Il Duomo è, infine, il culmine delle spettacolari celebrazioni della suggestiva Settimana Santa di Enna. L’interno del Duomo, a tre navate con colonnati in basalto nero le cui basi e i capitelli sono stati forgiati dal Gagini con figure mostruose, presenta un vasto soffitto ligneo a cassettoni. Da notare sono: la cappella centrale dell’abside, e la preziosissima cappella dei Marmi, dove è custodito tutto l’anno il Simulacro della Madonna della Visitazione, Patrona di Enna. Esso è “difeso” dalle quattro porte dalle sette chiavi, raffiguranti la Vergine della Natività (porta interna) e quella della Visitazione della Vergine (porta esterna). Questa cappella viene aperta non solo il 29 giugno, durante la Festa della Madonna, ma anche nel periodo di Natale, dal 16 dicembre all’11 gennaio, data in cui si ricorda il patronato dalla Vergine sulla città, risparmiata dal violento terremoto della Val di Noto; viene aperta durante l’Ottava di Pasqua e dall’8 al 12 settembre, date in cui si ricordano i giorni natali della Vergine e ringraziamento per la fine della seconda guerra mondiale. 31 LETTURE PER L’ESTATE AA.VV. In cammino - DVD - 7 marzo 2015 - Piazza San Pietro € 5,00 L’udienza del 7 marzo 2015 in Piazza San Pietro con Sua Santità Francesco in occasione del X anniversario della morte di don Luigi Giussani e del LX di nascita del movimento da lui fondato, costituisce una tappa importante nella vita di Comunione e Liberazione. Il DVD In cammino ripercorre in modo suggestivo i momenti salienti di quella memorabile giornata perché ciascuno possa rivivere e fare propria la consegna del Papa: «Centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”». Il DVD (durata 41 minuti) è sottotitolato in italiano, inglese, spagnolo, tedesco, francese, portoghese, russo, polacco. Savorana Alberto Un’attrattiva che muove La proposta inesauribile della vita di don Giussani Bur Rizzoli “Quella di don Giussani è una vita che parla a tutti ed è alla portata di chiunque, non c’è bisogno di pre-condizioni particolari per coglierne il significato e l’utilità per la propria esistenza. Basta solo che uno conservi un minimo di umanità e rimane colpito, qualche cosa che fa breccia.” Attraverso le parole di personalità autorevoli della cultura e della politica italiana, da Eugenio Mazzarella a Giulio Sapelli a Giu- 32 liano Pisapia, l’Italia laica e cattolica si unisce nel ricordo del percorso filosofico e spirituale del grande teologo. Un volume unico, curato da Alberto Savorana, che per anni ha condiviso con don Giussani la stessa esperienza umana e di fede. Questa è la testimonianza più completa sulla vita di Luigi Giussani, regalata ai lettori da chi ha avuto il privilegio di incontrare e conoscere il fondatore di Comunione e Liberazione. Con gli interventi di Paolo Mieli, Ezio Mauro, Gianni Riotta, Luciano Violante, Piero Sansonetti, Fausto Bertinotti e altri. Bonaguro Angelo - Parravicini Giovanna - Dell’Asta Marta Vive come l’erba... Storie di donne nel totalitarismo LA CASA DI MATRIONA coedizione La Casa di Matriona - Itaca Questo libro raccoglie otto storie di donne vissute in anni contesti diversi nel periodo dei regimi totalitari di tipo sovietico. A unirle è un senso profondo dell’umano, che ha ridestato in loro e intorno a loro il gusto della bellezza, dell’amicizia, il desiderio di vivere una vita autentica che non censuri la pietà, il dolore, il dovere, la responsabilità. Mogli, madri, monache, artiste, insegnanti, hanno dalla loro la forza vitale dell’esperienza, dell’amore, che come un esile filo d’erba, è in grado di bucare l’asfalto di ogni cortina ideologica. Testimonianze vere, in grado di ridestare anche in noi - uomini e donne oggi sballottati da un profondo vento di crisi – un moto di speranza. Introduzione di Marina Corradi 33 Francesco (Bergoglio Jorge Mario) La mia porta è sempre aperta Una conversazione con Antonio Spadaro Editore RIZZOLI Il 19, il 23 e il 29 agosto 2013, nella Casa di Santa Marta, in Vaticano, padre Antonio Spadaro ha intervistato per oltre sei ore complessive Papa Francesco. Il 19 settembre il testo dell’intervista è stato diffuso in Italia da “La Civiltà Cattolica” e in tutto il mondo dalle altre riviste culturali dei gesuiti, suscitando un eccezionale interesse nei mezzi di comunicazione. Oggi questo libro offre l’intervista originale, arricchita da un contrappunto di aneddoti, gesti, espressioni che formano una sorta di “dietro le quinte”, e da un fitto tessuto di approfondimenti e rimandi in cui ciò che Jorge Mario Bergoglio ha detto e scritto da gesuita, da sacerdote e da Pontefice sviluppa e chiarisce tutti i temi toccati durante la conversazione. Padre Spadaro, gesuita, ha condiviso la stessa formazione di Jorge Mario Bergoglio: per questo riesce a illuminare in profondità il significato delle parole del Papa e a illustrare il ricco panorama culturale e umano che le ha ispirate. Così questo libro svela il “pensiero in movimento” di Papa Francesco, la sua formazione, la sua spiritualità, il suo rapporto con l’arte e la preghiera, e diventa la guida più efficace e più diretta per conoscere la visione di uno dei personaggi più carismatici del nostro tempo. “Ho bisogno di uscire per strada, di stare con la gente” dice Papa Francesco. E grazie a questa conversazione, ogni lettore avrà l’impressione di aver percorso con lui un pezzo di strada, e di aver ascoltato dalla sua viva voce parole piene di umanità, capaci di toccare il cuore. 34 Marshall Bruce Tutta la gloria nel profondo Il mondo, la carne e padre Smith JACA BOOK Il sacerdote Tom Smith, che all’inizio del racconto, nel 1908, è un prete ancor giovane con quindici anni di messa, è il protagonista di questo romanzo. Ambientato nella Chiesa cattolica della Scozia, in una grande città, esso segue le vicende del secolo e della nazione attraverso gli occhi innocenti e acuti di questo sconcertante prete capace di spunti audaci, di fervida obbedienza, di invincibile buonumore. L’umanità variopinta e calorosa che gli si affolla intorno offre il ritratto di un popolo passionale e sanguigno, nobile e retto, di una «povera Chiesa» e di una «grande Chiesa». Arguti e brillanti i ritratti degli ecclesiastici e dei fedeli che negli anni cambiano e camminano verso il loro destino. Anche il canonico Smith va incontro al suo destino anno dopo anno, al ritmo delle novità dei tempi, film e romanzi, guerre e invenzioni, mode e peccati vecchi quanto il mondo. E quando sarà sul letto di morte: «... gli piacque anche ricevere l’Estrema Unzione, mentre dalla finestra si vedeva il cielo con gli alberi, sempre al loro posto». È il ritratto di un uomo che è stato grato alla vita, cui la vita è piaciuta, con tutte le sue ombre, e a cui finirà per piacere anche la morte: «un render chiare le cose, un folgorare di luce...». 35 NUMERI UTILI ALBERGO 0935 20176 SEGRETERIA FRANCESCO INGUANTI 338.9991137 MEDICI REPERIBILI TOMMASO AzzARELLO 339.5452166 GIACOMO RONDELLO 338.5625882 GAETANO BURGIO 3357706730 Si ringraziano per i testi: Francesco Inguanti, Maria Cristina La Manna, Giuseppe Lenzo, Angela Maria Sechi, Rita Martorana Tusa, Calogero Zuppardo. 36 INDICE QUANDO ABBIAMO SORPRESO E RICONOSCIUTO NELLA NOSTRA ESPERIENZA “UNA PRESENZA NELLO SGUARDO”?............................................1 PROGRAMMA.......................................................................................2 LA PROVINCIA DI ENNA....................................................................3 ENNA......................................................................................................7 AIDONE..................................................................................................10 IL MUSEO DI AIDONE .........................................................................11 MORGANTINA......................................................................................17 MONTE ALTESINA...............................................................................19 CASEIFICIO RAJA................................................................................22 IL VANGELO SECONDO MATTEO ....................................................23 QUAL E’ IL VERO “MIRACOLO” DEL VANGELO SECONDO MATTEO ................................................24 L’ULISSE CRISTIANO..........................................................................26 LA CHIESA DI SANT’ANNA E LE VETRATE DI AMERICO MAZZOTTA...................................................................28 IL DUOMO DI ENNA............................................................................31 LETTURE PER L’ESTATE ....................................................................32 NUMERI UTILI......................................................................................36 37 SCRIVI RIFLESSIONI, COMMENTI E SUGGERIMENTI SULLE VACANZE _____________________________________________________ _____________________________________________________ ____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ _____________________________________________________ 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Cartolina dalla collezione Di Benedetto. Palermo, Biblioteca Centrale E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore. Da “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello