Silvia B.
Kate
Ogni certezza. Il mondo che conosci.
Tutto può cambiare in un attimo.
Niente sarà più come prima.
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Prefazione
Vi siete mai chiesti se il mondo umano e quello magico possano
mescolarsi tra loro senza che qualcuno se ne accorga?
Pensate a quando, passando accanto a un perfetto sconosciuto, avete
sentito un brivido corrervi lungo la schiena.
Vi è mai capitato di sentirvi attratti irrazionalmente da una persona,
seppur non l’aveste mai incontrata prima?
Sentire uno sguardo insistente posato su di voi, nonostante non vi sia
nessuno nelle vicinanze.
I nostri sensi riescono a percepire sensazioni e pericoli di cui ignoriamo
l’esistenza, cercano di metterci in guardia, perché loro vivono in mezzo a
noi: il ragazzo della porta accanto, il dottore, il macellaio, lo spazzino
perfino.
Prestate maggiore attenzione d’ora in avanti, e ricordate sempre che
Nessuno è completamente al sicuro.
2
La giornata stava finalmente volgendo al termine. Chiuse la porta del
negozio e s‟incamminò verso casa. Da quando Alex era sparito senza
nessuna spiegazione, lasciandola sola a pagare il mutuo della casa le
capitava spesso di fermarsi oltre l‟orario di lavoro in modo da tenere la
mente impegnata e cercare di non pensare.
Kate Harold non è molto alta, ha capelli biondi, lisci, occhi castani e
corporatura minuta. Caratterialmente è sempre stata molto solare e
frizzante, spesso troppo disponibile con gli altri. Nei week end adorava
andare al cinema e la domenica mattina fare jogging nel parco vicino a
casa. Ma da quando si era ritrovata, sola tutto era cambiato, usciva poco,
non le piaceva stare troppo tempo in mezzo alla gente e odiava i luoghi
troppo affollati.
Le strade di Vienna erano piacevolmente addobbate con colori vivaci e
brillanti, stelle luminose e volti di babbo natale sorridevano appesi ai fili
della luce. I grandi abeti nei giardini delle villette a schiera erano decorati
a tema, ovunque si respirava un clima di festività e allegria. Nonostante
quest‟atmosfera gioiosa Kate non riusciva a fare a meno di sentirsi
profondamente triste. Le feste avevano il potere di farla sentire ancora più
sola. Mentre camminava cercando di concentrarsi su altro, lo sguardo le
cadeva inevitabilmente su famiglie felici, giovani coppie intente a guardare
le vetrine, teneramente abbracciati, mentre decidevano cosa regalare ai
propri cari. Nessuno era solo, nessuno eccetto lei. Non riusciva a non
pensarci, non l‟era mai capitato di incontrarne così tanti, quasi fosse nel
pieno di un‟epidemia di felicità e amore. Probabilmente era sempre stato
così e lei non vi aveva mai fatto caso, ma ora era diverso, non apparteneva
più a quella cerchia, ora era sola. Una fitta le attanagliò lo stomaco, come
un‟invisibile morsa d‟acciaio. Alex l‟aveva lasciata da un paio di
settimane, senza una parola o un motivo apparente, nessun biglietto,
semplicemente da un giorno all‟altro non era più tornato a casa. Non
rispondeva al cellulare, era letteralmente sparito, nessuno aveva più avuto
sue notizie, amici e familiari compresi. Non era neppure passato a
prendere le sue cose e lei non aveva ancora superato lo shock. La sua
amica Angela, le aveva sempre detto di non fidarsi degli assicuratori,
“sono falsi come l’ottone”, ricordava perfettamente le sue parole. Eppure
non aveva voluto darle ascolto, sostenendo che Alex era diverso ed ecco la
sua caparbietà dove l‟aveva portata. Troppo orgogliosa per ammettere
anche solo con se stessa che la sua amica aveva ragione, preferiva cercare
mille spiegazioni anche se poco plausibili.
3
Il suo umore di recente passava con estrema facilità da momenti di calma
apparente a depressione e malumore profondo, come in questo momento.
Non stava bene in mezzo alla gente, si sentiva fuori posto, come se non
fosse lei l‟artefice delle sue azioni, ma solo una spettatrice inerme che
guardava la sua vita passarle davanti. Era sempre stata una persona solare,
allegra ma ora non riusciva a reagire, rimaneva in attesa che qualcosa
cambiasse, ma senza fare nulla perché questo accadesse.
L‟aria era fredda e profumava di neve, sulle colline vicine aveva nevicato.
Probabilmente a breve l‟avrebbe fatto anche in città. Il Natale con la neve,
tutto il paesaggio ricoperto dalla sua soffice e immacolata coltre, davvero
uno spettacolo romantico e caratteristico, per non parlare dei pupazzi di
neve fatti dai bambini nei giardini. Nella sua mente si era appena formata
l‟immagine di quel paesaggio e stava per lasciarsi andare ai suoi desideri
più profondi quando la consapevolezza la riportò alla dura realtà. Non le
faceva bene passeggiare e respirare quell‟aria così satura di attese e
d‟amore. Si strinse ulteriormente la sciarpa e il bavero del cappotto per
proteggere il collo dal vento tagliente e allungò il passo. Attraversò un
piccolo parco, che fortunatamente, causa il freddo, era deserto. Gli alberi si
stagliavano rigidi e spogli verso il cielo, il buio avanzava lento e
inesorabile. Nell‟aria si sentiva solo il sibilo del vento, gli uccellini si
riparavano in silenzio nei propri nidi. Pochi minuti dopo imboccò la prima
strada a destra, poi girò a sinistra e di nuovo a destra. Teneva la testa china
in modo da esporre il minimo possibile del suo corpo al vento che soffiava
senza pietà nella sua direzione. Non manca molto, pensò e ringraziò
mentalmente l‟agente immobiliare che le aveva consigliato un delizioso
attico praticamente affacciato sulla piazza dedicata all‟imperatrice Maria
Teresa. Si trovava quasi di fronte a Heldenplatz ed era facilmente
raggiungibile a piedi dal suo negozio. Dieci minuti dopo, infatti, era
finalmente arrivata a casa, infilò velocemente la chiave nella serratura e si
chiuse la porta alle spalle. L‟ambiente famigliare del suo appartamento la
fece sentire subito meglio. La sala non era molto grande ma il divano rosso
la rendeva calda e accogliente, davanti vi era un semplice tavolino porta tv
e alla sua sinistra il caminetto che Kate adorava profondamente. La cucina
era in legno chiaro con pochi elettrodomestici, quelli indispensabili, sparse
per il soggiorno vi erano ancora molte scatole del trasloco che non aveva
riposto. Un piccolo bagno con le piastrelle azzurre, animate dalle
sfumature colorate dei raggi del sole riflessi sull‟acqua, era posto in fondo
al corridoio. Vicino a esso, una porta chiusa, quella stanza era ancora
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vuota, sarebbe dovuta diventare prima lo studio di Alex e in seguito la
cameretta dei loro bambini. Un senso di nausea e una fitta lancinante le
ricordarono che niente di tutto ciò sarebbe avvenuto. Avrebbe sempre
potuto usarla come sgombra roba, le suggerì una vocina cinica e pratica,
da un angolo nascosto del suo cervello. Kate scosse la testa per allontanare
quei pensieri. Davanti allo studio vi era la sua camera, molto luminosa e
spaziosa, al centro balzava subito agli occhi un enorme orso polare
circondato dai ghiacci stampato sul grande copriletto matrimoniale. Alla
sua destra un comò chiaro e sopra di esso una grande specchiera, mentre
disposto su tutta la parete opposta vi era un grande armadio sempre in
legno chiaro. Nel complesso la stanza era semplice ma molto accogliente.
Sul comodino una foto la ritraeva con Alex a Londra, sullo sfondo il
Towers Bridge. Non era riuscita a toglierla, nel suo cuore nutriva ancora la
speranza che potesse cambiare idea e tornare sui suoi passi. Prese tra le
mani la cornice, passò delicatamente un dito sui corti e ricci capelli corvini
che incorniciavano il viso regolare di Alex e mettevano in risalto i suoi
tenebrosi occhi scuri. Pochi giorni prima di sparire le aveva chiesto di
sposarlo, poi era svanito nel nulla, senza una parola, tutto questo non
aveva senso. Non riusciva a farsene una ragione. Aveva ripercorso con la
mente ogni attimo dei giorni precedenti alla sua scomparsa e non aveva
notato niente d‟inconsueto, nessun atteggiamento strano o distaccato. Si
arrovellava il cervello da settimane, ma non era giunta a nessuna
spiegazione logica. Cagliostro, uno stupendo gattone persiano con il pelo
nero e lucente, le corse incontro com‟era solito fare e si strofinò contro le
sue gambe facendo le fusa e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Quando la osservava il suo sguardo, era intelligente e attento, poteva
perdersi nei suoi occhi verde smeraldo che spiccavano sul mantello scuro
come due fari. Era sempre stato con lei, fin da quando era una bambina, un
regalo della sua nonna materna, era incredibile quanto tempo fosse
passato, eppure sembrava ancora in gran forma. Ad ogni modo non voleva
pensarci, non avrebbe sopportato di separarsi anche da lui, soprattutto
adesso, vicino al suo compleanno e al Natale che tra l‟altro erano uno di
seguito all‟altro. Dopo averlo salutato e accarezzato per alcuni minuti si
diresse verso il bagno per fare una doccia veloce e allontanare la
stanchezza della giornata. L‟acqua era calda, il doccia schiuma profumava
intensamente di narcisi, per qualche minuto la sua mente si svuotò
completamente e riuscì a rilassare i muscoli intirizziti dal freddo. Uscì
dalla stanza in accappatoio rosso carminio e si diresse verso la cucina, aprì
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il frigorifero pensando a cosa preparare per la cena. Non aveva molta fame
e a dire la verità, non le andava di cucinare per una persona soltanto.
Decise di prepararsi un toast con prosciutto cotto e formaggio che mangiò
senza entusiasmo. Infine si stese sul divano, si avvolse nel caldo e soffice
plaid e accese la tv. Stava iniziando proprio in quel momento un vecchio
film western, decise di guardare quello mentre si rilassava. Cagliostro ne
approfittò per saltarle in braccio accoccolandosi sopra le sue ginocchia.
Senza accorgersene, cullata dal rumore del film e dalle sue fusa si
addormentò profondamente.
Un sonno senza sogni, vuoto.
Drin, drin... com’era possibile che suonasse già la sveglia, non era
neppure andata a dormire?! Aprì gli occhi e si ritrovò rannicchiata sul
divano, ancora avvolta nell‟accappatoio, tutta intirizzita per il freddo e con
la schiena che le doleva profondamente.
Cagliostro era ancora acciambellato al suo fianco e dormiva come un
angioletto. E’ successo di nuovo, devo smetterla di stendermi qualche
minuto sul divano a fine giornata altrimenti si ripete sempre la stessa
storia. Si rimproverò mentalmente. Fece scendere Cagliostro dal divano,
entrambi si stiracchiarono sbadigliando, poi, come ogni mattina, si
avvicinò senza attese verso la segretaria telefonica per vedere se c‟erano
nuovi messaggi, magari di Alex. Il puntino rosso lampeggiava. Erano
settimane che con non si muoveva e ora lo stava facendo. Con il cuore in
gola premette il tasto e rimase in ascolto. Purtroppo la voce che parlò non
era quella che avrebbe voluto sentire. Era squillante, allegra, e femminile,
Angela la rassicurava sulla buona riuscita del viaggio a Ginevra. << Ciao
tesoro! Come stai? Qui c‟è il sole, ma purtroppo fa molto freddo. Oggi a
pranzo incontro quei collaborati di cui ti ho parlato. Speriamo sia molto
promettente sotto ogni punto di vista... >> fece una piccola pausa per
sottolineare l‟ultima frase. << Chissà, magari potrebbe esserci qualche
uomo particolarmente bello e intelligente! Sai com‟è … se si può unire
dovere e piacere! >> rise di gusto. << Vedrai appena torno come ti passerà
il mal d‟assicuratore!! Ora scappo a prepararmi o farò davvero tardi. Ti
mando un grosso bacio. Prima di andare però voglio sorriso! >> Kate non
poté fare a meno di sorridere, doveva riconoscerlo, sentiva molto la sua
mancanza. Sperò con tutta se stessa che avesse ragione, e che una volta
tornata, avrebbe spazzato via tutta questa malinconia.
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Angela Bennett è un avvocato famoso, viaggia continuamente, le affidano
cause milionarie. E' una donna davvero molto attraente, merito anche dei
lunghi e riccissimi capelli rosso fuoco, occhi verdi, lentiggini sugli zigomi.
Veste sempre in modo impeccabile, adora le scarpe e lo shopping, è
appassionata di arte, nel tempo libero le piace andare a teatro, al cinema e
a vedere mostre. Adora viaggiare, non si fa mai mancare una piccola pausa
in un paese straniero, soprattutto dopo la buona riuscita di un processo. È
un ottimo avvocato, impeccabile sul lavoro, ma ha un carattere molto
particolare e andare d‟accordo con lei non è per niente facile. E‟
notevolmente orgogliosa e permalosa, per lei la sincerità e il rispetto sono
la base di tutto; infrangi anche solo una di queste regole e sarai cancellato
per sempre dalle sue amicizie, il perdono era una parola che non
compariva sul suo vocabolario. Vivevano in mondi così diversi, era
incredibile che fossero amiche. La sua voce allegra la metteva sempre di
buon umore, ma questa volta non fu sufficiente. Si diresse verso il bagno,
si lavò con cura il viso e i denti. Poi entrò in camera, il letto era ancora
perfettamente in ordine, aprì l‟armadio ma nessun vestito sembrava adatto
al suo umore. Non poteva uscire trasandata, il suo ultimo briciolo di
orgoglio glielo impedì, così scelse una gonna bianca lunga fino al
ginocchio che si appoggiava delicatamente sui suoi perfetti fianchi e vi
abbinò un maglioncino nero a collo alto, si spazzolò i lunghi capelli
biondo miele e si guardò; lo specchio le rimandò un‟immagine niente
male, la sua autostima ebbe una piccola impennata. Era una bella ragazza,
giovane, era solo questione di tempo e Alex Morder avrebbe fatto parte del
passato, ne sarebbe uscita a testa alta. Doveva solo convincersi di questo,
aspettare che il cuore smettesse di sanguinare e il gioco era fatto. Più facile
a dirsi che a farsi, non riusciva a rassegnarsi, il suo cuore continuava a
essere in conflitto con la sua parte razionale. Il sole faceva capolino tra le
nuvole, era una giornata abbastanza serena, decise di andare al lavoro a
piedi, una bella passeggiata le avrebbe sicuramente giovato all‟umore.
L‟aria non era fredda, mentre camminava ne, avrebbe approfittato per
guardare le vetrine dei negozi in cerca di qualche idea per i regali di
Natale. Poco prima di arrivare al suo negozio, una fantastica valigetta di
pelle marrone scura, esposta in vetrina, attirò la sua attenzione, così si
avvicinò per vedere il prezzo. Era incredibilmente modico. Ad Angela
piacerebbe sicuramente. Senza pensarci due volte colse l‟occasione, entrò
e chiese se potevano farle una confezione regalo. Uscì pochi minuti dopo
molto soddisfatta del suo acquisto. Mentre rigirava il sacchetto tra le mani,
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cercò di immaginarsi la sua espressione quando glielo avrebbe dato. Le
mancava terribilmente, ma doveva resistere ancora un‟intera settimana
prima di poterla riabbracciare. Se si fosse tenuta sufficientemente
impegnata, sarebbe passata in fretta. Guardò l‟orologio, doveva affrettarsi,
stava facendo tardi, così allungò il passo.
Giunta dinanzi al suo negozio vide che diversi clienti la stavano già
aspettando davanti alla porta.
Anche oggi si preannuncia una giornataccia, pensò. Nel giro di poco il
negozio si gremì di persone; per fortuna la sera precedente, prima di
chiudere, aveva preparato diverse confezioni e molti acquistarono quelle,
facendo risparmiare tempo a entrambi. Gli articoli più gettonati erano
bagnoschiuma alle varie fragranze, seguiti dalle tazze con l‟infuso, solo
alcuni cercavano regali più costosi o elaborati, come in questo caso il
signor Carter. Cercava un regalo speciale, qualcosa che non fosse solo per
Natale, ma anche per il loro 25° anniversario, che sarebbe stato il giorno
seguente. Quanto avrebbe desiderato avere un uomo che cercasse un
regalo speciale per lei, per festeggiare un anniversario di tale importanza.
A dire il vero anche solo che trascorresse con lei le feste. Scelsero un
raffinato e lavorato piatto che ne riproduceva uno del secolo scorso,
ovviamente l‟originale era conservato nel museo. Un regalo molto bello,
duraturo, che raccontava una storia, era perfetto per l‟occasione. Dopo
averlo confezionato a dovere, lo diede al signor Carter, il quale, dopo
averla ringraziata, uscì molto soddisfatto. Il resto del pomeriggio trascorse
in compagnia di clienti, non rimase da sola neanche per un minuto, vi era
sempre almeno una persona che guardava per fare un regalo. All‟orario di
chiusura girò la chiave nella toppa della porta chiudendosi all‟interno,
respirò profondamente, rassettò un poco e preparò altre confezioni per
l‟indomani. Era esausta, si ricordò che mancavano solo due giorni a
Natale, doveva resistere, ormai il più era fatto. Uscita dal negozio si rese
conto di non avere voglia di tornare subito a casa, così decise di prendere
un taxi e andare a visitare i fantastici mercatini nella piazza del Municipio.
La città di Vienna si anima per l‟occasione con eventi quali concerti,
mostre dei presepi (Petersplatz), attrattive legate ai mercatini dell‟Avvento
con giostre e intrattenimento per grandi e bambini. Le strade erano
stranamente molto scorrevoli e arrivarono a destinazione in un baleno.
Pagò l‟autista del taxi augurandogli buone feste, poi si avviò verso la
piazza.
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Tutto era così caratteristico, si udiva ovunque una musica allegra,
melodiosa, l‟aria era impregnata di speranze e buoni propositi per il nuovo
anno ormai alle porte. Il suo sarebbe stato un anno senza Alex, non era
così che l‟aveva immaginato, avevano tanti progetti, dovevano sposarsi,
avevano comprato casa insieme, le aveva fatto delle promesse.
Più ci ripensava e più la rabbia prendeva il sopravvento e sostituiva la
tristezza; come poteva essere stata tanto stupida, credeva davvero di aver
trovato un uomo sincero, in grado di mantenere delle promesse?! Angela
non le aveva proprio insegnato nulla. Si pentì immediatamente della sua
scelta, invece di stare lontana dalle coppie felici ci si era buttata a
capofitto.
Acquistò in fretta qualche decorazione per la sua nuova casa, sarebbe
dovuta andarle a scegliere con Alex, ma ormai era chiaro che non ci
sarebbero più andati insieme. Non aveva senso tergiversare oltre. In una
bancarella trovò una bellissima ghirlanda da appendere fuori dalla porta
d‟ingresso. Le luci erano allegre, i commercianti gentili e sempre pronti
per scambiare qualche parola, era impossibile non lasciarsi coinvolgere
nella festa. Il suo umore era notevolmente migliorato, anche se solo per
qualche ora, la sua mente non aveva ripercorso tutti i momenti felici
trascorsi insieme. Si era quasi illusa di essere riuscita a superare tutto,
quando era stato sufficiente vedere l‟insegna del caffè dove facevano
colazione insieme la domenica per sentire di nuovo quella morsa e quel
senso di soffocamento. Mentre stava tornando a casa in taxi la nostalgia di
Alex a casa ad aspettarla le strinse il cuore. Quella sera non cenò neppure,
poggiò le decorazioni appena comprate nella stanza vuota e andò subito a
dormire. Si era laureata da meno di un anno e aveva da poco avviato un
negozio pertanto non poteva ancora permettersi una commessa e non c‟era
neppure Angela ad aiutarla perché fuori città per lavoro e come se non
bastasse, vi avrebbe passato anche le feste. Sentiva tremendamente la sua
mancanza, molto più del solito. Cosa avrebbe dato per trascorrere le feste
con lei.
Le aveva mandato una mail la settimana passata nella quale aveva
raccontato a grandi linee quello che era accaduto tra lei e Alex,
rassicurandola che stava bene. Ma era davvero così? Pensò a Ginevra,
quanto avrebbe voluto essere lì con lei, in un altro paese, lontana dai
ricordi, lontana da tutto. Non le aveva scritto altro per non farla
preoccupare, istintiva com‟era, sarebbe stata capace di prendere il primo
volo solo per vederla e assicurarsi di persona che stesse bene. Non fece in
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tempo a finire di formulare questo pensiero, immaginarsi lei e Angela
insieme a passeggiare per le strade di Ginevra, che cadde profondamente
addormentata.
Quella notte ebbe un sonno molto agitato, i fantasmi del passato la
tormentarono. Sognò persino la morte dei suoi genitori, avvenuta quasi
vent‟anni prima e di come sua nonna l‟avesse accolta nella sua grande
casa, piena di oggetti stravaganti, o almeno così era apparsa ai suoi occhi
di bambina. A un tratto vide suo padre, il viso era profondamente segnato
da rughe e cicatrici, appariva così anziano e fragile. In un primo momento
non era stata neppure sicura fosse lui, la sua parte razionale cercava di
ricordarle che era morto, per cui era impossibile potesse vederlo, mentre
un‟altra vocina le diceva che stava dormendo e una volta varcato quel
confine tutto era possibile. Quando aveva alzato lo sguardo e l‟aveva
fissata negli occhi, ne aveva avuto la certezza, era lui, non poteva
sbagliarsi, avrebbe riconosciuto ovunque la dolcezza con cui la guardava
sempre da bambina. Quell‟impercettibile velo d‟inquietudine, quasi
volesse scrutare dentro di lei per capire a cosa stesse pensando. Voleva
raggiungerlo, abbracciarlo forte, ma all‟improvviso era scomparso. La
situazione era cambiata, si trovava in un luogo mai visto prima. Stava
percorrendo un sentiero stretto, nascosto in mezzo a una fitta vegetazione,
non riusciva a orientarsi e non sapeva quale direzione prendere. Il clima
era umido, afoso, faticava a respirare, il suo corpo era madido di sudore,
sentiva la testa pesante e trascinava i piedi. Era spaventata, sconsolata, la
pelle era appiccicosa e i vestiti le s‟incollavano addosso, affaticando
ulteriormente i suoi movimenti.
Piangeva silenziosamente, era consapevole che non sarebbe mai uscita
viva da quella situazione, ovunque guardasse vi erano solo alberi e
cespugli, gli insetti si accanivano sulla sua pelle lasciandola arrossata,
irritata e pruriginosa. Poi l‟immagine cambiò all‟improvviso, non era più
immersa nella vegetazione selvaggia, si trovava dinanzi a un‟anonima
porta grigia sotto la quale filtrava una strana luce verde. Sentiva come un
richiamo, quello che voleva di più era avvicinarsi e aprirla, ma era freddo,
i brividi correvano lungo la sua schiena facendola tremare violentemente,
per quanto si sforzasse, non riusciva a toccare neppure la maniglia.
Si svegliò di soprassalto. Accese la luce, era in un lago di sudore e
ansimava come se avesse trattenuto il fiato sott‟acqua. Si alzò di scatto e si
diresse in cucina per bere un bicchiere di acqua ghiacciata. Non l‟era mai
capitato prima di sognare i suoi genitori, soprattutto come fossero morti,
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oltretutto, l‟era solo stato raccontato, non le avevano mai fatto vedere
dov‟era accaduto.
L‟ultima cosa che ricordava era la mattina dell‟incidente, papà stava
bevendo il caffè seduto al tavolo mentre aspettava che Kate finisse di fare
colazione. Indossava la solita camicia bianca, impeccabile, perfettamente
stirata, la cravatta era lenta, aspettava sempre che la mamma gliela
sistemasse mentre gli dava il bacio del buon giorno. Come ogni mattina
l‟avevano accompagna a scuola, sua madre l‟aveva salutata con un
abbraccio davanti all‟ingresso, mentre suo padre le sorrideva seduto al
posto di guida. Quella era stata l‟ultima volta in cui li aveva visti vivi.
All‟uscita aveva capito subito che qualcosa non andava, ad aspettarla non
c‟erano, e sua nonna aveva un‟espressione compassionevole, inconsueta.
Suo padre aveva perso il controllo dell‟auto precipitando nel Danubio, il
quale fino al mese di giugno è ancora gonfio ed entra nel periodo estivo
caratterizzato da piogge tipiche dell'Europa centrale. Non avevano avuto
nessuna possibilità di uscirne vivi. Erano passati quasi vent‟anni da quel
momento e li ricordava a malapena, eppure nel sogno le erano sembrati
così reali. Era molto piccola quando accadde, aveva circa sei anni e non
ricordava molto, si sforzò ma i suoi ricordi erano annebbiati. Ricordava di
aver provato una grande tristezza, poi di essersi trasferita a casa della
nonna e di non averne quasi più parlato. La nonna diceva che anche a lei
mancavano tanto ma che la rendeva triste parlarne, e con questo chiudeva
sempre la conversazione, così anche adesso, nonostante fosse adulta,
evitava di parlarne. Il sonno ormai era svanito tanto valeva pulire e
riordinare la casa, erano settimane che non ci riusciva per colpa del lavoro.
Si mise subito all‟opera, indossò i guanti e iniziò a lavare i piatti nel
lavello, ai quali seguirono il riempimento del cestello della lavatrice e lo
spolvero delle mensole. Alle otto in punto aveva finito, la casa era perfetta
e si sentiva notevolmente meglio, come se avesse in qualche modo messo
ordine anche nella sua vita e nei suoi pensieri. Tuttavia, quella strana
sensazione di disagio con la quale si era svegliata, non accennava ad
abbandonarla. Prima di andare al lavoro decise di fermarsi a comprare
qualche altro regalo di Natale, sperando potesse servire a distrarla.
Mentre passeggiava per le strade semideserte di Vienna, continuava a
pensare a quello strano posto, immerso nella vegetazione e alla porta
grigia, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare, dove potesse averli
visti, era sicura di non esserci mai stata, probabilmente era la scena di
qualche film visto di recente, ma proprio non riusciva a ricordare quale.
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Si fermò in un delizioso negozio all‟inizio della strada per comprare una
stravagante penna a sfera rifinita in oro, da abbinare al regalo per la sua
migliore amica, era molto elegante e ricercata, proprio come lei, di sicuro
l‟avrebbe apprezzata.
Per Cagliostro comprò invece un nuovo cuscino molto comodo e colorato,
in perfetto stile natalizio. Non le rimaneva che il regalo più difficile. Che
cosa avrebbe potuto regalare a sua nonna? Non era la classica vecchiettina
dedita ai nipoti e a preparare manicaretti, tutt‟altro; era molto riservata,
poco loquace notevolmente raffinata, sempre padrona delle situazioni.
Gestiva ogni evenienza con estrema professionalità e sicurezza, riusciva a
mettere chiunque a disagio solo con uno sguardo. Passava ore nel suo
studio a svolgere ricerche oppure con le amiche del circolo in salotto
davanti a una buona tazza di tè a discorrere di attualità, ambiente, politica.
Qualsiasi idea le sembrava inadeguata o troppo scontata.
Si era quasi arresa quando passeggiando sotto i portici, lo sguardo le cadde
su una piccola e anonima vetrina, poco illuminata e senza insegna che
faceva angolo. Se doveva essere sincera, non ricordava neppure l‟esistenza
di quel negozio, ed era strano poiché percorreva la stessa strada ogni
giorno. Incredibile come da un giorno all’altro aprano nuove attività,
rifletté. Un articolo la colpì in modo particolare, finalmente lo aveva
trovato, sarebbe stato perfetto per la nonna. Decise di entrare e acquistarlo
subito, prima che fosse stato venduto ad altri. Il negoziante fu molto
gentile, come se la conoscesse da sempre e le fece un fantastico pacchetto.
Kate nel frattempo, guardandosi intorno aveva scorto un altro oggetto che
aveva immediatamente catturato la sua attenzione. Su di un tavolo in un
angolo vi era un piedistallo con una piccola sfera azzurra e bianca, si
avvicinò e vide che rappresentava il globo terrestre, era davvero bellissima
e al suo interno tutto si muoveva, persino le nuvole, come quando
guardava le previsioni del meteo in tv. Non riuscì a resistere, decise di
regalarsela. Ringraziò e salutò il commesso il quale le assicurò che si
sarebbero rivisti prima di quanto immaginasse, ma Kate non vi prestò
attenzione, era assorta nei suoi pensieri. Uscì in fretta, stava facendo tardi
per aprire il negozio. Mentre camminava a passo, piuttosto sostenuto
ripensò ai suoi acquisti, era molto soddisfatta, era riuscita a trovare il
regalo giusto per ciascuno, alla fine della giornata avrebbe sistemato tutti i
pacchetti sotto l‟albero in attesa di consegnarli. Doveva solo programmare
quando andare a trovare sua nonna. Fortunatamente arrivò in orario e vi
era una sola persona ad aspettarla. << Salve! >> Salutò gioiosamente Kate.
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Era una donna sulla settantina, indossava un pesante cappotto rosso e una
sciarpa scura. << Salve a lei signorina. Sa, avevo paura fosse chiusa. Devo
prendere un regalo per mio figlio. >> disse mentre apriva qualche bottone
e si toglieva la sciarpa. << Siamo aperti. Venga pure da questa parte che
guardiamo le idee regalo. >>
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Finalmente era arrivata la
vigilia, ormai i regali erano stati acquistati, il peggio era passato. Nei
giorni seguenti avrebbe tenuto chiuso, approfittandone per riposarsi.
Rassettò il negozio, si assicurò di aver chiuso bene tutto e si avviò verso
casa. Fece una doccia veloce, mangiò qualcosa come il solito senza grande
entusiasmo, poi accese il computer e controllò le mail.
Alle ventitré circa uscì per assistere alla celebrazione della Santa Messa;
anche lei apparteneva a quella categoria di persone che si recano in chiesa
principalmente per le feste. Credeva in Dio, ma preferiva pregare in
privato, non credeva molto nella Chiesa come istituzione poiché composta
di uomini. Gli errori commessi nei secoli passati in suo nome ne erano un
chiaro esempio. Molte persone partecipano alla funzione ogni domenica
più per una questione d‟immagine che per fede e lei non voleva essere tra
queste. La Messa si sarebbe svolta nella Cattedrale di Santo Stefano, la
quale in origine era il cimitero di S. Stefano, caduto poi in disuso, fu
ristrutturato e interamente rimaneggiato, per la visita dell‟imperatore
Francesco I nella città. E‟ una grandiosa costruzione in stile romanico e
gotico nella Stephansplatz. La facciata dell'ingresso principale è costituita
dal Portale del gigante e dalle due torri gemelle dette Torri dei Pagani. Il
Portale fu così battezzato dopo il ritrovamento nel XV secolo di un osso di
mammut nelle fondazioni del sito. Veniva in origine aperto solo nelle
occasioni di festa, è sormontato da uno sfregio con draghi, uccelli, monaci,
leoni e figure demoniache. Le Torri invece sono chiamate "dei pagani"
perché si ergono sul luogo in cui nell'antichità sorgeva un tempio pagano.
Sul lato sinistro vi è invece la Porta dei Cantori, ingresso un tempo
riservato ai fedeli di sesso maschile. Sul lato sud c‟è il campanile di S.
Stefano, considerato "il simbolo di Vienna", e "l'esemplare più bello" del
gotico tedesco. Si ricordava come fosse ieri quando aveva percorso i quasi
350 scalini del campanile con Alex per ammirare la romantica "vista sul
mare di tetti viennesi". Cercò di scacciare dalla mente questi ricordi e si
affrettò a raggiungere la porta principale. Appena entrata si stupì di quanta
gente fosse già seduta sulle panche. Si guardò intorno e prese posto
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accanto a un‟anonima signora di una certa età che stava sonnecchiando
aspettando l‟inizio della funzione.
L‟interno della Cattedrale è a tre navate, l‟imponente volta è sostenuta da
alte colonne riccamente decorate che danno subito un tocco di semplice
grandiosità. Domina la navata centrale, il fastoso pulpito gotico realizzato
nel 1510 da Anton Pilgrim e decorato con le statue dei quattro Padri della
Chiesa, e da piccole sculture di animali diabolici scacciati da un cane. A
sinistra della porta principale vi è la cappella Trina con il sepolcro del
principe Eugenio di Savoia, mentre nella navata centrale si trova il pulpito
del 1515, l‟opera più rilevante della cattedrale, e la Madonna della servitù.
Al centro, di fianco l‟altare maggiore in marmo nero, si può osservare un
grande dipinto che presenta il martirio di Santo Stefano, patrono della
cattedrale. A lato dell'altare c'è la tomba in marmo rosso dell'imperatore
Federico III, mentre dall'altro lato si trova, l'altare di Wiener Neustadt,
commissionato dallo stesso imperatore, decorato da settantadue dipinti di
santi e da pannelli scultorei raffiguranti scene della vita della Vergine
Maria e di Cristo. Kate aveva da sempre una vera e propria passione per
l‟arte e la storia. Si soffermò a osservare i volti dei santi, non poté fare a
meno di confrontarli con i modelli della società attuale. Queste persone
hanno dedicato la propria vita ad aiutare il prossimo senza aver nulla in
cambio. Adesso è molto difficile trovare persone così, nessuno fa più
qualcosa senza averne un tornaconto personale. Sospirò rassegnata.
Guardandosi intorno poteva ammirare le artistiche vetrate gotiche, dai
colori brillanti, uno spettacolo davvero accattivante dal quale era
affascinata tutte le volte. Il soffitto è molto alto, con grandi affreschi che
riproducono angeli diretti verso il cielo, una visione davvero spettacolare, i
colori sono ancora molto nitidi e nonostante gli anni trascorsi sono ancora
bellissimi. L’arte è davvero senza tempo, pensò.
Circa mezz‟ora dopo il sacerdote salì sull‟altare, tutti si alzarono
automaticamente in piedi e la funzione ebbe inizio. Ogni tanto Kate si
guardava intorno, non riusciva a concentrarsi sulle parole della predica, si
sentiva osservata. Sto diventando paranoica, devo smetterla, ripeté tra sé.
Poche panche più a destra vide un ragazzo che la stava fissando. Distolse
lo sguardo, attese un istante poi lo guardò di nuovo, questa volta fu lui a
distoglierlo subito. Non riusciva a vederlo in modo nitido, era alto, spalle
ampie e capelli chiari. Qualcosa di lui la attraeva in modo irresistibile. Si
costrinse a smettere di guardarlo, non era certo il luogo, né tanto meno il
momento adatto. Inoltre non era carino continuare a fissare uno
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sconosciuto in quel modo. Poco dopo l‟inizio della predica entrarono due
uomini vestiti di scuro, sulla testa portavano un cappello, una sorta di
basco. Si guardarono intorno come per cercare qualcuno.
<< Si vede che non vengono spesso in chiesa. E‟ maleducazione non
toglierlo nella casa del Signore. >> disse con espressione di
disapprovazione la vecchietta seduta accanto a lei indicando i due soggetti
appena entrati. Kate annuì con la testa. Involontariamente il suo sguardo si
diresse in cerca dello sconosciuto con i capelli chiari, ma non era più al
suo posto. Si chiese se si fosse spostato, si guardò attorno, ma non c‟era
più. Meglio così, sarebbe stato più facile concentrarsi sulla funzione.
Pensò, anche se doveva ammettere che un po‟ le dispiaceva non poterlo
più osservare. Verso il termine si fece mentalmente gli auguri, era una
strana sensazione, tutte quelle persone, seppur inconsapevoli, avevano in
qualche modo condiviso con lei le feste. Questo pensiero per un momento
la fece sentire meno sola. Uscì comunque un attimo prima, durante il canto
finale, non voleva incontrare le sue clienti o persone che sapevano della
loro storia, non sarebbe stata in grado di fornire spiegazioni in merito alla
sua assenza e non voleva dover inventare scuse. Ammettere a voce alta che
Alex se ne era andato, significava smettere di credere che sarebbe ritornato
e non era ancora pronta ad affrontare questa verità. Scese con estrema
attenzione i gradini ghiacciati della scalinata esterna e si avviò lungo il
vialetto. Faceva davvero molto freddo, per le strade non c‟era praticamente
nessuno, fortunatamente non abitava lontano. Percorse velocemente il
parco e la strada che la separavano da casa, l‟umidità e il freddo le
penetravano nelle ossa, i brividi le scorrevano lungo la schiena facendo
tremare violentemente il suo corpo. Appena giunse dinanzi alla porta
d‟ingresso, la aprì ed entrò in fretta, chiudendosela bene alle spalle con
diverse mandate di serratura. Il riscaldamento acceso del suo appartamento
le fece trovare un clima caldo che la avvolse come in un abbraccio e la
fece sentire subito meglio. Si tolse il pesante cappotto e si sedette al tavolo
in cucina, attese qualche istante che la circolazione delle mani riprendesse
il suo usuale percorso fino alle punte delle dita. Accese il caminetto e si
sedette sul divano a osservare le lingue di fuoco muoversi mentre
ascoltava il crepitio della legna arsa. Con la luce spenta la fiamma
disegnava affascinanti figure danzanti sul pavimento e sui muri della
stanza. Alcune volte la fiamma assumeva un colore blu - verdastro
secondo i materiali contenuti dalla legna. Accese lo stereo e mentre le note
del pianoforte di Einaudi invadevano la sua piccola casa, si avviò verso la
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cucina. Mangiò il pandoro e brindò con Cagliostro alla sua solitudine.
Sperò che il nuovo anno ormai alle porte sarebbe stato migliore, e che
finalmente le avrebbe riservato un po‟ di pace e felicità.
Con la mente fantasticò su come sarebbe stato bello un mondo parallelo,
dove i sogni possono diventare realtà e l‟impossibile possibile. In questo
momento sarebbe stata seduta con Alex e avrebbero festeggiato insieme.
Si dice spesso che la felicità non va ricercata lontano, che è vicino a noi,
ma non la vediamo o non riusciamo a coglierla. Kate continuava a
chiedersi, dove fosse la sua felicità a portata di mano, più si guardava
intorno e meno la vedeva. Era stata lasciata sotto le feste di Natale, aveva
il mutuo della casa interamente sulle spalle, i suoi genitori erano morti, la
sua amica era fuori città per lavoro, non aveva una visione molto buona del
suo presente, figuriamoci del futuro. Si coricò pensando ad Alex, a quanto
lo avrebbe voluto con lei, a quanto fosse grande e vuoto il letto senza di
lui. Non desiderava passare le feste da sola e pur non volendo alcune
lacrime le scesero lungo le guance. Cercò di trattenersi, ma alla fine, dopo
una lunga lotta interiore, dovette cedere. Si lasciò andare a un pianto
liberatorio e finalmente si addormentò.
16
1
L‟incontro.
Stranamente fu la prima notte tranquilla dopo diversi giorni, non ebbe
incubi, ma neppure sogni. La mattina si svegliò riposata e tranquilla, anche
se non era assolutamente dell‟umore per festeggiare il suo compleanno.
Dopo aver risposto alla telefonata di auguri di Angela e di sua nonna, dove
aveva cercato di mantenere una voce il più possibile gioviale e allegra, era
tornata sotto le coperte calde. Aveva parecchie ore di sonno arretrato da
recuperare e senza accorgersene proseguì fino a tarda mattinata.
Era quasi mezzogiorno quando si alzò e com‟era solita fare aprì la finestra,
chiuse gli occhi e respirò profondamente l‟aria fresca del mattino. Oggi è
particolarmente fredda, riaprì gli occhi e vide che durante la notte aveva
nevicato forte, tutto era stato ricoperto dal suo innaturale candore. Si sentì
come una bambina, piena di allegria e voglia di divertirsi, pensò che
avrebbe fatto anche un pupazzo di neve. E’ proprio vero che invecchiando
si ritorna bambini. Rise con se stessa. Piena di ottimismo si diresse verso
il soggiorno per fare colazione e aprire i regali quando rimase pietrificata
dalla paura. Un uomo dormiva sul suo divano! Come aveva fatto a
entrare? Eppure era sicura di aver chiuso bene la porta. Che intenzioni
poteva avere? Migliaia di domande e scene sanguinose affollavano la sua
mente, ma il suo corpo sembrava scollegato, non dava segni di volersi
muovere. Continuava a ripetersi che era pericoloso rimanere lì, avrebbe
dovuto correre nell‟altra stanza, chiudersi dentro e telefonare alla polizia,
ma il suo corpo si rifiutava di collaborare. Dopo diversi istanti che le
parvero secoli, riuscì a urlare. Il ragazzo si svegliò di soprassalto e dopo un
attimo di disorientamento prese in mano la situazione; con balzo quasi
felino si portò alle sue spalle e le mise una mano davanti alla bocca
impedendole di gridare. Kate scalciò e si dimenò come una furia, ma senza
alcun risultato. Ansimava e non accennava la minima intenzione ad
arrendersi. Appena lo sconosciuto allentò la presa Kate si catapultò sul
portatile, lo afferrò e cercò di correre in cucina, ma con un balzo fu di
nuovo davanti a lei e non le permise di entrare. L‟uomo le strappò il
cordless di mano e le sussurrò all‟orecchio che andava tutto bene, non le
voleva fare del male.
Kate non capiva chi fosse né cosa volesse da lei, però nella sua voce c‟era
qualcosa di rassicurante, di familiare. Pensò di essere impazzita, non vi era
altra spiegazione, era curiosa di sentire cosa aveva da dirle questo
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misterioso e alquanto affascinante ragazzo. Ora che era più vicino riusciva
a vederlo meglio, doveva avere circa trent‟anni, slanciato, capelli a
caschetto color castano chiaro con riflessi dorati, il viso ovale, la mascella
abbastanza pronunciata, senza barba e occhi color del cielo. Indossava un
paio di jeans sbiaditi e lisi in diversi punti, scarpe da tennis e una polo
azzurra. Assomigliava incredibilmente al ragazzo che aveva visto la sera
precedente a Messa. Non era possibile, sicuramente la mente le stava
giocando un brutto scherzo. Mentre stava formulando questi pensieri, non
si accorse che il ragazzo le aveva detto qualcosa e ora la stava fissando
aspettando una risposta. Attese qualche altro minuto poi si presentò
nuovamente. << Mi chiamo Daniel Kreight >> La sua voce era così calda
e gentile, Kate non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso così perfetto e
angelico. Non può essere un pericoloso maniaco, è troppo gentile e non ha
neppure il viso di un assassino, cercò di convincersi. Il ragazzo si scusò
per essere piombato in casa sua come un ladro, le spiegò che era arrivato
da poco in città. << Il ragazzo che avrebbe dovuto ospitarmi ha avuto un
imprevisto, tutti gli alberghi della città sono al completo a causa di un
meeting che si tiene in questi giorni, così mi sono ritrovato a vagare al gelo
per le strade deserte di Vienna. >> Fece una pausa, scrutò attentamente
l‟espressione scettica sul volto di Kate, era evidente che non l‟aveva
affatto convinta. << Infreddolito e stanco sono passato davanti a casa sua,
era l‟unica con le luci completamente spente e nessuna decorazione sulla
porta. Ho bussato, ma non ha risposto nessuno, così ho pensato fosse via
per le vacanze e sono entrato per ripararmi dal freddo. Non ho toccato
nulla, lo giuro. La pregò di non chiamare la polizia >> Promise che
sarebbe uscito subito. << E‟ stata molto gentile a permettermi di restare, le
giuro che non la importunerò oltre. >> detto, questo raccolse il cappotto e
fece per avviarsi verso la porta d‟ingresso. << Non così in fretta! Più che
concesso diciamo pure che ignoravo ti fossi introdotto in casa mia e usassi
il mio divano senza permesso. >> Ribatté Kate secca. La sua storia non
l‟aveva affatto convinta, vi erano ancora diversi punti da chiarire, ad ogni
modo pensò che se si fosse intrufolato per rubare qualcosa aveva preso
male, non possedeva nulla di valore. Daniel vedendo la sua espressione
rimanere dura e ostile indossò il cappotto e si avvicinò alla porta
d‟ingresso. << Le giuro che non volevo spaventarla, pensavo davvero
fosse vuota e contavo di uscire appena fosse arrivata l‟alba. Tutti gli
alberghi avevano esaurito le stanze, fuori si gelava, so che non è una buona
giustificazione, ma non sapevo veramente dove altro andare. >>
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Guardandolo negli occhi sembrava sincero. Chissà perché il destino
l‟aveva fatto entrare proprio nella sua abitazione e non in un‟altra, era
come se avesse ascoltato le sue preghiere di non voler trascorrere da sola
le feste. << Hai fame? >> chiese a bruciapelo. Il ragazzo rimase un attimo
disorientato, quella domanda era del tutto inaspettata e lo aveva colto
impreparato. Rimase immobile davanti alla porta, indeciso sul cosa fare.
Ci pensò un secondo, poi rispose che a dire la verità ne aveva molta, era
dal giorno prima che non metteva qualcosa sotto i denti. Sfoderò un sorriso
davvero accattivante mentre accettava il suo invito.
<< Prometto solennemente di rispondere a tutte le sue domande! >>
scherzò mentre si sedeva sullo sgabello. Lo fece accomodare al tavolo in
cucina, prese il pandoro della sera prima, la marmellata, tostò alcune fette
di pane bianco e mise su il caffè. Entro pochi minuti il suo aroma intenso
pervase tutta la stanza. Daniel le raccontò che studiava psicologia
all‟estero, ma aveva colto l‟occasione delle vacanze natalizie per venire a
trovare un amico che non vedeva da un po‟ di tempo. << Purtroppo ho
avuto un problema con i trasporti e il mio amico non è riuscito a venirmi a
prendere, però se tutto andrà bene, già nel primo pomeriggio mi sarò
sistemato da lui. >> Doveva riconoscere che era un ragazzo molto
piacevole, ben educato e anche molto simpatico. << Dammi del tu per
favore, mi fai sentire vecchia. Se non hai impegni immediati perché non
vieni di là ad aprire i regali con me? E‟ triste farlo da sola. Inoltre così
avrai una scusa per temporeggiare qui al caldo! >> gli chiese Kate con
un‟espressione alla quale era impossibile dire di no. La seguì vicino
all‟albero di Natale addobbato accanto al camino e si sedette con lei sul
soffice tappeto. Adele le aveva mandato via posta un grosso libro che
parlava di una chiave nascosta sul fondo di un lago incantato. Kate sorrise
teneramente. << Mia nonna mi considera ancora la sua bambina. >> Le
piaceva ricevere attenzioni da lei, infondo era tutto ciò che rimaneva della
sua famiglia. << Dovresti leggerlo, magari è divertente, ogni tanto ci vuole
una lettura leggera. >> disse Daniel. In effetti, doveva riconoscere che
aveva ragione, magari si sarebbe svagata un po‟. Fin da bambina amava
perdersi nelle pagine, identificarsi con i protagonisti dei libri e vivere con
loro le avventure più improbabili. Evadere dalla realtà, ecco cose le
avrebbe fatto bene. << Tutto bene? Ho forse detto qualcosa che ti ha
urtato? >> I suoi occhi erano così profondi e lucenti. << No, tutto a posto.
Sto solo attraversando un periodo difficile e hai ragione, mi farebbe bene
staccare un po‟. >> Si concentrò su un piccolo pacchetto quadrato con la
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carta color oro e un simpatico bigliettino dove babbo natale faceva le
smorfie. Angela le aveva spedito un bellissimo paio di orecchini in oro
bianco con due gocce pendenti di Swarovski e diverse stecche di
cioccolato ai vari gusti. Sapeva quanto le piaceva, era stata davvero carina.
Rimaneva un solo regalo da aprire, quello che aveva comprato per Alex.
<< Perché non lo apri tu, la persona cui era destinato se n‟è andata e non
tornerà. >> La voce le vibrò, ma riuscì a contenersi e a mantenere
un‟apparente serenità. Daniel la guardò un po‟ incerto. << Non penso sia
appropriato, se l‟hai preso per una persona, è segno che per te ha una certa
importanza, dovresti conservalo fino al suo ritorno. >> Kate rimase ferma
sulla sua posizione, così Daniel prese il pacchetto e lo scartò. All‟interno
c‟era una bella sciarpa nera di cashmere con in coordinato guanti di pelle
dello stesso colore. << E‟ molto bello. Ma non posso accettare un regalo
del genere, sul serio >> esclamò. << Se non lo accetterai tu, lo getterò via,
non voglio tenerlo, questa persona non se li merita. Mi farebbe piacere se
lo tenessi come ricordo di questo nostro singolare incontro. >> suggerì
convinta.
Era una ragazza molto caparbia e alla fine riuscii a convincerlo a tenere il
regalo. Chiacchierarono per un‟altra mezz‟ora, dopodiché Daniel l‟aiutò a
lavare i piatti in cucina e si preparò per andarsene. Si era creata
un‟atmosfera così intima, si sentiva perfettamente a suo agio in sua
compagnia, il che era alquanto insolito vista la sua recente capacità di
socializzare pari a zero. Daniel la ringraziò per tutto, si scusò nuovamente
per il disturbo che le aveva arrecato, e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Era incredibile da spiegare, nonostante la situazione fosse quasi irreale, era
stato piacevole avere una persona in casa con cui parlare, provava quasi il
desiderio di trattenerlo affinché restasse con lei per tutta giornata. Non
c‟erano dubbi, stava davvero impazzendo, non era nemmeno pensabile che
una ragazza sola ospitasse un perfetto sconosciuto. Aveva corso un grosso
rischio, per quello che ne sapeva, poteva essere davvero un pericoloso
serial killer. Eppure il suo sguardo così dolce, le sue maniere gentili le
avevano trasmesso un‟immensa sensazione di serenità. Non provava sensi
di colpa verso Alex, si era comportato in maniera molto meschina e un
estraneo si meritava quel regalo sicuramente più di lui.
Il resto della giornata trascorse tranquillo, senza altre sorprese. Cagliostro
aveva apprezzato il cuscino a tal punto che vi rimase acciambellato sopra
per tutto il giorno, non andò neppure a mangiare quando glielo mise nella
ciotola. Giunta la sera la sua amica Paola la chiamò per invitarla a una
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festa molto esclusiva al Bar Italia Lounge: uno dei locali più cool della
città. Kate la ringraziò, ma declinò. Era stata una giornata ricca di eventi e
di emozioni inaspettate, preferì andare a riposarsi presto. Quest‟anno
doveva ammettere di aver trascorso un compleanno piuttosto singolare, se
ripensava al suo incontro della mattina, non poteva fare a meno di
sorridere. Appena sveglia non aveva certo immaginato tutto il turbinio di
emozioni ed eventi che si erano susseguiti. Non faticò neppure a prendere
sonno, le bastò appoggiare la testa sul cuscino e spegnere la luce per
addormentarsi profondamente.
Meglio andare di corsa al lavoro o avrebbe davvero fatto tardi, gli
avvenimenti degli ultimi giorni le avevano fatto perdere la concezione del
tempo che normalmente scorre lento e inesorabile, ma altre volte sembra
volare. Nei momenti più tranquilli ripensava a quella strana mattina e a
quegli occhi così profondi, la sua voce calda, familiare, non sembrava
essere una persona pericolosa. Quando i loro sguardi si erano incrociati,
aveva sentito qualcosa cambiare dentro di lei, come se fosse scattato il
fatidico colpo di fulmine, una cosa ridicola, a cui non aveva mai creduto,
mai fino a quell‟incontro. Aveva sempre sognato il grande amore, quello
con la A maiuscola, quello che ti fa battere il cuore all‟impazzata e
mancare il fiato. Voleva davvero trovare qualcuno che la facesse
innamorare e la ricambiasse in modo assoluto e senza riserve, ma questo
succedeva solo nelle fiabe, non esisteva nella realtà, lo sapeva bene, ma la
speranza era ugualmente sempre presente in un angolino remoto della sua
persona.
Mentre stava parlando con un cliente in negozio, vide entrare un bellissimo
mazzo di fiori, un misto tra margherite e gerbere, molto allegro e colorato.
Si sporse un poco, ma non riuscì a vedere chi le stesse portando.
Incuriosita chiese al cliente di scusarla un momento e si avvicinò per
chiedere al fattorino chi li mandasse. Da dietro i fiori comparve il viso che
aveva incontrato un paio di mattine passate appena alzata. Non riusciva a
crederci, cosa ci faceva l‟uomo del divano nel suo negozio con dei fiori?
<< Buon compleanno, anche se un po‟ in ritardo! >> Sfoggiò un sorriso
dolce e disarmante che la fece rimanere senza parole.
<< E‟ solo un modo per ringraziarti della tua gentilezza, nient‟altro. >>
Con naturalezza mise i fiori sul bancone. Le sussurrò all‟orecchio
nuovamente le sue scuse per l‟accaduto di due giorni prima, poi com‟era
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entrato, uscì, lasciandola esterrefatta. Non era riuscita a dire nulla, neppure
un semplice grazie.
<< Molto carino il suo fidanzato, è una donna davvero fortunata, si vede
da lontano che siete fatti per stare insieme! >> disse il suo cliente.
Stava per puntualizzare che non era assolutamente il suo fidanzato, anzi,
che non lo conosceva neppure, ma preferì lasciare correre e sorrise
annuendo.
La sera portò a casa i fiori e li sistemò su un piccolo tavolino accanto al
divano. La stanza sembrava già meno triste. Senza volerlo quel ragazzo
aveva portato nella sua vita un po‟ di luce e non era solo per i fiori.
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22
R
Raappiim
meennttoo.
Finalmente era arrivato l‟ultimo giorno dell‟anno, dopo avrebbe chiuso per
una settimana intera, non vedeva l‟ora. Era piuttosto provata dalla mole di
lavoro che aveva dovuto gestire negli ultimi tempi completamente da sola,
e al tempo stesso molto orgogliosa perché nonostante tutto se l‟era cavata
alla grande. Il due gennaio sarebbe rientrata Angela e non vedeva l‟ora di
trascorrere finalmente un po‟ di tempo con lei. Daniel non si era più
ripresentato, era scomparso per sempre dalla sua vita portandosi via quel
po‟ di luce e allegria e lasciando che la tristezza si rimpadronisse della sua
anima. Chiuse bene la porta del negozio, ripensò mentalmente se aveva
spento tutto e s‟incamminò verso casa. Da quando aveva nevicato,
preferiva passeggiare per tornare a casa. L‟aria fresca sul viso la faceva
sentire viva e allentava quel peso sul cuore che non la abbandonava mai.
Durante il tragitto continuava a voltarsi, sentiva una presenza inquietante
alle sue spalle, come se qualcuno la stesse seguendo. Aumentò il passo, le
sembrava perfino di riuscire a sentire il rumore dei suoi passi, il calore del
suo alito sul collo... si voltò nuovamente, ma non c‟era nessuno, era sola.
Improvvisamente il tacco della sua scarpa sinistra si incastrò in un piccolo
buco nell‟asfalto del marciapiede facendola cadere. Sbatté violentemente il
ginocchio a terra, provò a muoverlo lentamente, fortunatamente non si era
fatta nulla di serio, se la sarebbe cavata con un bel livido. Si rialzò
guardandosi intorno mentre con la mano si puliva il pantalone. Pensava di
aver fatto una figuraccia davanti a tutti, ma le strade erano deserte, non
c‟era nessuno. Pensandoci bene era piuttosto insolito trovare quella strada
così deserta all‟ora in cui i negozi chiudono. Controllò il suo orologio da
polso erano appena trascorse le venti, tuttavia era già molto buio e,
particolarmente freddo, come se non bastasse, cominciò a piovere a
catinelle e ovviamente non aveva portato con sé l‟ombrello. Fantastico,
pensò, proprio quello che mancava per la mia giornata perfetta! Decise di
rifugiarsi in un piccolo bar e aspettare che smettesse. Appena varcò la
soglia, si accorse che era molto più grande di come appariva da fuori,
l‟illuminazione, però era piuttosto scarsa e la penombra faceva apparire le
persone sedute ai tavoli soggetti loschi e poco raccomandabili. La luce,
tuttavia, era un aspetto secondario se lo si paragonava allo sporco sul
pavimento e alla polvere stagionata che regnava ovunque. Si chiese che
genere di persone potesse frequentare un posto simile. Appena realizzò
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questo pensiero e ne prese coscienza lo stomaco, si contrasse,
improvvisamente l‟acqua che scendeva senza tregua, fuori non era poi così
male. Scosse la testa come per allontanare questi pensieri, doveva essere
razionale, non poteva farsi prendere dal panico in questo modo, era
soltanto un bar con persone normali che come lei si rifugiavano dal freddo
e dal temporale, doveva solo cercare di non farsi notare.
Fece un bel respiro e si diresse verso il bancone. Tutti i presenti si
voltarono nella sua direzione e la squadrarono da capo a piedi, poteva
sentire chiaramente i loro occhi su di lei. Fortunatamente dopo qualche
istante non la trovarono sufficientemente interessante e tornarono ai propri
affari. Kate respirò profondamente e si fece coraggio. << Un tè caldo per
favore e una fetta di torta Sacher. >> chiese al barman tenendo lo sguardo
basso. Quando alzò gli occhi e lo vide ebbe un tuffo al cuore. Non si era
mai trovata davanti ad un uomo di simili proporzioni, la testa era
completamente rasata, le spalle immense. Sul viso spiccava una folta e
brizzolata barba, un orecchino ad anella in oro giallo pendeva dal suo lobo
sinistro. Indossava una camicia di jeans semi aperta sul davanti e senza
maniche che metteva in risalto i suoi grossi bicipiti e i pettorali scolpiti
duri come marmo. Mentre l‟uomo si muoveva, si poteva vedere
nitidamente un‟aquila reale tatuata sul suo petto le cui ali distese
maestosamente, arrivavano quasi fino ai gomiti. Improvvisamente si sentì
male. Con tutti i bar che c’erano proprio questo, dovevo scegliere? Si
rimproverò mentalmente. L‟enorme barista la osservò per qualche istante
poi finalmente parlò. << Benvenuta forestiera! Non ti ho mai vista nel mio
locale. Anzi, a dire la verità, generalmente le donne non entrano nel mio
bar. >> Le disse con ironia. Una brutta sensazione s‟impadronì di nuovo
del suo corpo e istintivamente si guardò intorno. Aveva ragione, era
l‟unica donna presente in tutto il locale, ai tavoli e davanti alle slot
macchine vi erano solo uomini. Guardò il barman e chiese se c‟era un
motivo particolare per il quale la sua clientela fosse solo maschile. Una
sonora risata fu la risposta dell‟uomo, poi con un gesto fulmineo e del tutto
inaspettato le prese il polso e lo avvicinò a sé senza nessuna cortesia. Kate
era terrorizzata, adesso sì che il suo sesto senso aveva ragione di metterla
in guardia. << Hai paura? Bé non abbastanza. Non dovresti essere qui da
sola! >> le sussurrò piano all‟orecchio. Poi aggiunse che non era lui la
persona da cui doveva stare in guardia e con questo la lasciò e si allontanò
per prepararle il tè. Appena si allontanò un poco da lei riuscì a vedere
nitidamente sul suo avambraccio destro un enorme drago nero, al collo
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aveva uno spesso collare di ferro legato a una lunga catena dentata, stava
lottando avvinghiato a un serpente. Dava l‟impressione di essere vivo,
come se da un momento all‟altro potesse aprirsi un varco, uscire dal suo
braccio e divorare tutti i presenti. Kate rabbrividì.
Non c‟erano dubbi, aveva dei tatuaggi davvero discutibili e alquanto
inquietanti. Istintivamente si massaggiò il polso, le faceva davvero male, si
chiese addirittura se non fosse rotto. Che cosa dovrei fare ora? Se uscissi
di corsa, darei troppo nell’occhio, ma se rimango, il solo pensiero di
fermarmi qui un minuto di più mi da i brividi! Dopo una breve riflessione
decise che sicuramente la scelta migliore era aspettare la sua ordinazione,
pagare e allontanarsi in fretta, cercando di mantenere un comportamento
controllato e indifferente. Ogni suo muscolo era teso e pronto a scattare, le
orecchie erano concentrate sul brusio di sottofondo, pronte a cogliere
anche il minimo riferimento alla sua persona. Un minuto dopo il barista fu
di ritorno con un‟orribile tazza marrone il cui manico sembrava la coda di
un drago. Il tè tuttavia era incredibilmente buono. Probabilmente è solo un
fanatico di queste creature fantastiche e nient’altro. Cercò di
tranquillizzarsi mentre l‟imponente barista si allontanava facendo
scricchiolare in modo sinistro ad ogni passo le assi del pavimento di legno.
Provò a immaginare il barman inghiottito dal pavimento, incastrato per
metà in esso, non poté fare a meno di sorridere, sarebbe stata una scena
davvero divertente. Mi sono fatta suggestionare troppo dall'ambiente del
locale, ripeté tra sé. Si sedette al tavolo lottando contro il desiderio di
pulirlo dalla polvere prima di appoggiarvi la tazza e consumò la sua
ordinazione tenendo gli occhi bassi sul piatto di torta. Ripensò alle sue
parole, perché si era stupito di vederla lì da sola? Non era un orario
sconveniente ed era entrata semplicemente per ripararsi dall‟acquazzone.
Volse lo sguardo verso il bancone, ma lui era girato di spalle, stava
servendo un altro cliente. Focalizzò lo sguardo su esso, era uno strano
individuo, perfettamente in sintonia con quel posto, indossava un lungo
impermeabile blu scuro e parlava a bassa voce. Si chiese che tipo di affari
svolgesse in quel luogo, ma ovviamente si guardò bene dal proferire a
voce alta parole a riguardo. Stava per lasciare i soldi sul tavolo e
allontanarsi quando due uomini le sbarrarono la strada comparendole
davanti all‟improvviso. La costrinsero a rimettersi seduta al tavolo e fecero
lo stesso vicino a lei. Li osservò meglio, non era possibile, erano gli stessi
della notte di Natale, li aveva notati perché non si erano tolti il cappello
per assistere alla funzione. Negli ultimi tempi le stavano succedendo
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troppe cose strane per essere tutte coincidenze. Passarono diversi secondi
durante i quali i due si scambiarono occhiate indicative. Alla fine quello
più alto prese la parola. << Come mai siete in giro tutta sola in una sera
tanto pericolosa? La vecchia sta iniziando a perdere colpi. >> sogghignò
divertito e alquanto compiaciuto. Anche loro sono stupiti di vedermi da
sola? Che cosa significa? Non le staccavano gli occhi di dosso, come se
avessero trovato un tesoro prezioso. << Già, alla fine la pazienza ci ha
premiato, eravamo sicuri che prima o poi avrebbe fatto un errore e
finalmente quel giorno è arrivato! >> aggiunse quello più basso e tozzo.
Kate non capiva di cosa stessero parlando, né tanto meno cosa volessero
da lei, l‟unica cosa evidente era che loro pensavano di conoscerla, mentre
lei non aveva idea di chi fossero. << Probabilmente avete sbagliato
persona, io non solo non vi conosco, ma non vi ho mai visto. >> rispose
cercando di essere il più convincente e calma possibile. << Vi prego di
lasciarmi andare subito o chiamerò la polizia. >> Proseguì con un filo di
voce. L‟uomo davanti a lei sogghignò mentre il suo viso alquanto sfigurato
si contraeva in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso. << Sicura di
non averci mai incontrato? >> Le chiese con l‟espressione di chi la sa
lunga. Era alto, ben piazzato e aveva una brutta cicatrice che partiva da
metà guancia e arrivava fino sotto il mento. Era scontato che non avesse
dimenticato quel particolare la prima volta che lo aveva visto in Chiesa,
ma decise di negare categoricamente. Con modi tutt‟alto che cortesi, le
scoprirono la scapola, ma il segno che cercavano non c‟era. << Eppure
deve essere lei. L‟abbiamo sempre tenuta d‟occhio, non possiamo esserci
sbagliati >> << Cosa facciamo adesso? >> chiese quello più basso a quello
che doveva essere il capo. << La portiamo ugualmente nel luogo stabilito,
sarà il capo a decidere cosa fare di lei, non spetta a noi. >> << Muoviti
bambolina e comportati bene. >>
La sollevarono quasi di peso e la obbligarono a seguirli senza fare scherzi
o l‟avrebbero uccisa seduta stante e per dimostrarle che facevano sul serio
estrassero un coltello da sotto la cintura e glielo appoggiarono alla gola.
Appena la fredda lama toccò la pelle, il suo corpo fu scosso da un brivido
incontrollabile. Kate si sentì mancare, aveva gli occhi sbarrati e si
guardava attorno in cerca di aiuto, ma nessuno sembrava prestar loro
attenzione.
Il barista era la sua unica possibile salvezza, era sufficientemente grosso
per stenderli entrambi, doveva tentare. Guardò verso di lui piena di
speranza, ma non solo era ancora voltato di spalle, stava addirittura
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prendendo qualcosa da sotto il bancone. Le altre persone presenti erano
troppo prese dai propri affari per accorgersi di quello che stava succedendo
e non le rivolsero neppure un‟occhiata. Anche lo strano individuo con
l‟impermeabile scuro era sparito. << Ti consiglio di non pensarci
nemmeno. Posso garantirti che saresti morta prima che qualcuno possa
anche solo pensare di aiutarti. Meglio se risparmi loro lo spettacolo, non
trovi? >> Le rispose senza che Kate avesse mostrato la benché minima
espressione che potesse tradire le sue intenzioni. Non aveva altra scelta, si
lasciò trascinare fuori dal bar con la speranza che qualche passante si
accorgesse della situazione e la soccorresse.
Appena usciti sulla strada Kate, si guardò intorno nel disperato tentativo di
trovare qualcuno che potesse aiutarla, ma le strade erano deserte, aveva
ripreso a nevicare forte e il cielo era diventato ancora più buio. Di sicuro le
persone preferivano rimanere al sicuro nelle loro calde e accoglienti case,
magari in compagnia dei propri cari. Anche la sua ultima speranza era
svanita.
Dopo pochi metri svoltarono a destra in un vicolo stretto e buio, il più
basso e tozzo si avvicinò al muro, toccò qualcosa e dal nulla comparve una
porta. Senza tanti complimenti quello più alto la spinse dentro l‟apertura
facendole seguire l‟altro uomo. Era troppo buio, non riusciva a vedere
nulla. Iniziarono a scendere dei gradini, la scala era molto stretta e
scricchiolava paurosamente ad ogni passo, l‟aria era satura di polvere e i
muri erano ricoperti di ragnatele. Ogni tanto era costretta a togliersele dal
viso e dai capelli e immancabilmente rabbrividiva a quel contatto
appiccicoso. Man mano che proseguiva l‟aria diveniva sempre più
rarefatta, Kate faticava a respirare. Non le permisero di fermarsi. A un
tratto si sentì mancare.
Un sonoro schiaffo le colpì la guancia. Il dolore divampò all‟istante come
il fuoco. Aprì immediatamente gli occhi e si trovò dinanzi un uomo molto
alto, di una magrezza sconvolgente, con i capelli lunghi, brizzolati. Occhi
di un colore grigio topo, inespressivi, non sembravano nemmeno umani, la
stavano guardando con aria di sfida. Chiese qualcosa, ma Kate non riuscì a
sentirlo. Poiché non ottenne risposta la colpì nuovamente con violenza al
volto. Era incredibile che un soggetto così esile possedesse una tale forza.
La guancia arrossì violentemente, provò come la sensazione che il cuore si
fosse spostato dalla sua naturale sede e ora pulsasse sul suo viso.
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<< Te lo chiedo un‟ultima volta, dimmi dove hai nascosto la chiave! Non
mentire e non fare scherzi, non ti conviene. Posso assicurarti che non ti
riserveremo nessun trattamento di favore! >> Attese alcuni istanti in modo
che comprendesse bene le sue parole, poi continuò a parlare, la sua voce
era come un sibilo. << Sei molto lontana dai tuoi custodi, non sanno che
sei qui e nessuno verrà a salvarti! >>
Kate non capiva di cosa stesse parlando e ripeteva come una cantilena che
non sapeva nulla. Loro come risposta continuavano a colpirla per vedere se
le tornava la memoria o le si sciogliesse la lingua, come ripetevano ogni
volta. << Avete sicuramente sbagliato persona, vi giuro che non ho idea
sul dove sia quella dannata chiave! Pensate che questa situazione mi
diverta? Che se lo sapessi non ve lo direi? >> continuarono a colpirla
senza pietà, ovviamente non le credevano.
A un certo punto perse nuovamente i sensi. L‟uomo più basso e tozzo le
lanciò un secchio d‟acqua ghiacciata con effetto immediato. I brividi le
percorsero tutta la schiena, le doleva il viso e le costole, stava cominciando
a perdere la speranza di uscire viva da quel luogo. Anche se avesse
provato a urlare chi avrebbe potuto sentirla o trovarla? A dire il vero
sarebbero trascorsi diversi giorni anche prima che qualcuno si fosse
accorto della sua assenza da casa e avrebbe dato l‟allarme. Un altro
aspetto negativo dell’essere sola. Per quello che era riuscita a vedere, si
trovava in una cantina in disuso, vari metri sotto terra, non c‟erano altre
vie di fuga a parte le scale. Non aveva speranze, non sarebbe mai uscita
viva da quell‟antro infernale. Iniziò a prepararsi al peggio, probabilmente
era arrivata la sua ora, doveva rassegnarsi. Sperò solo che facessero in
fretta. I suoi ultimi pensieri furono per Angela e sua nonna, voleva
ricordare i loro volti sorridenti e non il viso inespressivo e freddo del suo
aguzzino.
A un certo punto quello che doveva essere il capo, Karl, così lo avevano
chiamato, si allontanò dalla sua visuale per fare ritorno qualche minuto
dopo con in mano un piccolo involucro di tela color sabbia dal quale
estrasse un oggetto rotondeggiante. Non riusciva a capire cosa fosse, dal
taglio sul sopracciglio destro usciva molto sangue e non vedeva bene, ma
appena le fu sufficientemente vicino lo riconobbe all‟istante, era l‟anello
che aveva regalato ad Alex per il loro primo anniversario. Quello che non
riusciva a spiegarsi era come fosse finito nelle sue mani. Come se avesse
potuto sentire i suoi pensieri, la delucidò subito. << Anche lui non ha
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voluto dirci nulla. Sai, voleva fare l‟eroe e ha fatto la fine che si meritava,
povero stolto. >> Il Lungo seduto alle sue spalle sorrise compiaciuto.
Non riusciva a crederci, era una bugia, non potevano averlo ucciso, anche
se questo avrebbe spiegato perché fosse sparito da un giorno all‟altro senza
dire nulla. Gli occhi si riempirono di lacrime, il cuore sembrava si stesse
frantumando in mille pezzi. Continuava a chiedersi chi fossero queste
persone e cosa volessero da lei e man mano realizzava di essere in balia di
gente davvero pericolosa e senza scrupoli. Sono dei pazzi, non c’è altra
spiegazione. La paura la stava assalendo, non riusciva più a pensare
lucidamente, era paralizzata, lo sguardo perso di chi sa di non aver più vie
d‟uscita. Karl disse ai suoi uomini di lasciarle il tempo necessario per
pensare alle nuove informazioni e di realizzare la situazione, nel frattempo
sarebbe uscito per sbrigare delle faccende in sospeso con gli Gnaghi. Così
dicendo si voltò, salì agilmente le scale e chiuse la porta alle sue spalle. La
sua voce così acuta e irritante le penetrava fino nell‟animo,
terrorizzandola. Quell‟uomo sicuramente era un criminale pericoloso e le
aveva ampiamente dimostrato di non avere scrupoli di nessun genere.
Sicuramente non sarebbe stata una cosa veloce, pur di avere
l‟informazione che cercavano, non avrebbero esitato a torturarla. Ma
sarebbe stato tutto inutile, lei davvero non sapeva nulla e questa
consapevolezza era frustrante e irritante al tempo stesso.
I due uomini rimasti soli iniziarono a scambiarsi sguardi che non
lasciavano presagire niente di buono. << Una così bel bella ragazza, è un
peccato che faccia una cos così brutta fine! >> balbettò l‟uomo più basso.
<< e così dolorosa anche! >> aggiunse l‟altro. Il Lungo prese da un
piccolo cesto sotto un tavolo un paio di tronchesi, simili a quelle per potare
i vigneti. << Dici che è meglio se cominciamo dalla mano destra o dalla
sinistra? >> << Che fretta c‟è, il capo starà via per un po‟, possiamo
divertirci prima in un altro modo. >> Si avvicinarono e iniziarono a
toccarle il viso, le accarezzarono i capelli, infine le strapparono la
camicetta. Al solo pensiero le si gelò il sangue nelle vene, avrebbe
preferito morire fatta in tanti piccoli pezzi, piuttosto che essere toccata da
loro. Cercò di opporsi, ma senza ottenere alcun risultato, era legata e
stremata, sicuramente aveva un paio di costole incrinate o addirittura rotte
e loro erano notevolmente più forti di lei. Non le rimaneva che cercare di
evadere con la mente, isolarsi da quell‟esperienza stomachevole e
prepararsi al peggio. Inaspettatamente udì un rumore, come di una porta
quando si chiude. L‟uomo tozzo dinanzi a lei si accasciò al suolo con un
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tonfo sordo. Il Lungo iniziò a guardarla con sospetto, poi estrasse il
coltello dal fodero e la minacciò. << Giuro che ti faccio a pezzi se usi
un‟altra delle tue stregonerie. >> Era pazzo. Non c‟erano altre spiegazioni.
Non aveva fatto proprio nulla e di quale magia stava parlando? Sentì di
nuovo il rumore della porta e pensò che Karl fosse tornato per finirla,
aspettò qualche istante, ma non successe nulla. Forse non era lui. Ora
bisognava capire se ciò fosse meglio o peggio. Vide un soggetto muoversi
con una velocità tale da non sembrare umano, era molto agile e silenzioso,
riusciva a scorgerlo solo con la coda dell‟occhio. Si chiese chi mai potesse
essere, non aveva mai visto niente di neanche lontanamente paragonabile.
Non riusciva a capire se fosse un uomo o una donna, indossava un
cappuccio scuro che gli celava il volto. Il Lungo si accorse della presenza
dell‟estraneo e si mise all‟erta, iniziarono a volare oggetti, Kate vedeva il
sangue scendere dal suo volto e dal corpo, ma non vedeva l‟uomo nero
colpirlo. La luce fredda dei neon tremava dando un aspetto spettrale alla
scena. Si sentiva come la protagonista di un film horror, rinchiusa in un
sotterraneo, prigioniera in balia di assassini e psicopatici, pronti a tutto. La
paura, il sangue che le colava dalla ferita sul sopracciglio e il dolore non le
permettevano di vedere in modo nitido quello che stava succedendo.
Tuttavia era abbastanza certa che la figura incappucciata stesse avendo la
meglio, quello che si chiedeva era se per lei sarebbe stato meglio o peggio.
Lo avrebbe scoperto prima di quando potesse immaginare perché il
soggetto vestito di scuro ora era in piedi accanto a lei, la stava slegando
dalla sedia, mentre l‟altro uomo giaceva a terra alle sue spalle privo di
conoscenza. Provò ad alzarsi, ma non riusciva a stare in piedi. Si sentiva
debole, la testa girava vorticosamente e le costole le davano delle fitte
lancinanti. Sentì la testa diventare leggera e la vista lentamente si sfuocò
impedendole di vedere quello che stava succedendo. Si sentì avvolgere con
delicatezza da un mantello, mentre forti braccia la sollevarono da terra con
estrema facilità, come se fosse priva di peso. Il suo corpo smise di tremare
mentre l‟uomo si dirigeva velocemente verso le scale che portavano
all‟esterno stringendola a sé. << Non c‟è tempo per le spiegazioni, però
non devi preoccuparti, sei al sicuro. >> le sussurrò. Questa voce… Il suo
corpo caldo emana un profumo molto intenso di muschio selvatico. Stare
stretta tra le sue braccia le trasmetteva sicurezza e protezione ed era
davvero strano poiché non sapeva neppure chi fosse e quali fossero le sue
intenzioni. Per quel che ne sapeva, poteva essere stata una disputa tra
criminali e lei era la merce di scambio. Non riusciva a pensare, era
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stremata, il solo fatto di non essere più legata su quella sedia in qualche
modo le diede conforto.
Uscirono su una strada laterale, sentì l‟aria gelida sulla sua pelle, le ferite
le bruciavano, gli occhi aperti a fessura le permettevano di distinguere solo
delle ombre. L‟uomo si guardò più volte intorno come per assicurarsi che
non ci fosse nessuno, l‟ultima cosa che vide fu un accecante lampo di luce
verde, poi più niente, doveva essere svenuta di nuovo.
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33
C
Caassaa,, ddoollccee ccaassaa..
Si svegliò diverse ore più tardi. Quando aprì gli occhi, si accorse che
vedeva sfuocato, riuscì solo a capire che si trovava in una stanza che le
sembrava vagamente famigliare ma non dove si trovasse esattamente.
Continuò a guardarsi intorno confusa cercando qualcosa che le permettesse
di orientarsi, poi finalmente lo vide. Sulla mensola vi era il carillon con la
ballerina, glielo aveva regalato suo padre per il suo quarto compleanno.
Era la sua stanza di quando era bambina e viveva con la nonna: tutto era
esattamente come l‟aveva lasciato, come se il tempo in quella stanza si
fosse fermato. Non pensava l‟avesse conservata con tale cura, sua nonna
doveva essere più sentimentale di quello che dava a vedere. Come ho fatto
ad arrivare qua? Si concentrò cercando di fare mente locale e ripercorrere
tutti gli ultimi avvenimenti. Si trovava in quello strano bar, poi era stata
rapita, lo scantinato, la lotta. La testa le scoppiava. Cercò di mettersi a
sedere per scendere dal letto, ma non ci riuscì, tutto le doleva come se
avesse sbattuto violentemente contro il muro, la stanza girava
vertiginosamente, lo stomaco era propenso a farle rivedere l‟ultima cosa
che aveva ingerito, dovette ristendersi subito. Non riusciva nemmeno a
muovere la spalla e il braccio destro. Alzò lo sguardo e vide che erano
fasciati. Si toccò il sopracciglio con la mano libera e sentì la superficie
rugosa di un cerotto, qualcuno l‟aveva medicata. Ripensò all‟uomo col
cappuccio, chi mai poteva essere? E come aveva fatto ad arrivare a casa
di sua nonna? Non ricordava nulla e non riusciva a trovare nessuna
risposta plausibile. Tutte quelle che le venivano in mente erano una più
assurda dell‟altra. Sicuramente l‟incappucciato era qualcuno che la
conosceva bene, ma non le veniva in mente nessuno con una forza e
un‟agilità neanche lontanamente paragonabile al soggetto che l‟aveva
salvata.
Poco dopo sentii una presenza vicino a lei, eppure era sicura di non aver
sentito aprire la porta, probabilmente doveva essersi appisolata.
Istintivamente mosse il braccio sinistro e toccò qualcosa di soffice e
peloso. Ritrasse immediatamente la mano. Guardò meglio e questa volta lo
riconobbe. << Cagliostro! >> Il gatto si era accoccolato vicino al suo corpo
e faceva le fusa mentre si strofinava contro la sua mano.
<< Era molto preoccupato per te. Sono tornato a prenderlo appena ho
potuto. Non sei stata carina a lasciarlo a casa tutto solo. >> Kate trasalì,
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non lo aveva visto né tanto meno sentito entrare. Lo osservò attentamente,
subito non riuscì a metterlo a fuoco e impiegò più del tempo normalmente
necessario per riconoscerlo. Era Daniel, il ragazzo del salotto; non poteva
crederci, si era intrufolato di nuovo in casa sua e come se non bastasse
ora, era anche in casa di sua nonna, questo era davvero troppo, non
poteva più tollerarlo. Era ancora molto frastornata, ma sentiva il sangue
ribollirle nelle vene. << Devi andartene subito! Chi ti ha permesso di
venire qua? Non voglio vederti mai più! Maledetto! Da quando sei
comparso nella mia vita, tutto ha cominciato ad andare a rotoli. Cos‟hai
nascosto in casa mia? Tu sai cosa stavano cercando quei pazzi?! >>
Ripensò ad Alex e le lacrime presero a scenderle lungo le guance. Si
sentiva tremendamente in colpa per aver pensato anche solo per un istante
che Daniel, un perfetto sconosciuto, fosse migliore, aveva lasciato che il
rancore la rendesse cieca. La collera le annebbiava la mente, non poteva
credere che stesse lì a guardarla tutto sorridente, mentre Alex era morto
per salvarla. Il suo corpo iniziò a tremare violentemente, sentiva la rabbia
crescere dentro di lei. Con tutta il fiato che riuscì a trovare e le costole che
le procuravano fitte lancinanti gli gridò di andarsene.
<< So che sei sconvolta, mi dispiace per il tuo fidanzato, ma ti giuro che
non ne sapevo nulla! >> Ribadì mantenendo la calma. << Non ho idea di
cosa gli sia successo, ma te lo giuro, non è dipeso da me, devi credermi.
>> Ovviamente non gli credeva, cominciò a urlare. << E‟ tutta colpa tua!
Ti odio! Alex è morto! Stai lontano da me! Vattene! >> Daniel rimase in
piedi, fermo, non sapeva cosa fare, non l‟aveva mai vista così sconvolta.
Sulla soglia comparve sua nonna richiamata dalle grida. << Vedo con
piacere che ti sei svegliata e stai molto meglio. >> Esordì con sarcasmo.
Poi continuò << Davvero un bel modo di ringraziare chi ha rischiato tanto
per salvarti la vita. >> Kate rimase a fissare sua nonna disorientata.
Non riusciva a credere che anche lei fosse dalla sua parte, loro sapevano
qualcosa di cui lei era allo scuro, anzi, a pensarci bene, tutti sapevano
qualcosa che la riguardava, tutti tranne lei, era così evidente. Si chiese
come facessero a conoscersi, era sicura di non averlo mai incontrato prima.
Improvvisamente il caso, quello che sul momento aveva definito uno
scherzo del destino, assumeva tutto un altro significato alla luce dei nuovi
avvenimenti. << Tu.. Voi vi conoscete? Chi è in realtà costui? Voglio
sapere cosa sta succedendo! Ne ho il diritto! >>
La nonna la guardò a lungo e l‟unica cosa che disse fu che non era certo
quello il momento per le spiegazioni. << Devi pensare solo a guarire e a
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riposarti, non devi preoccuparti di nulla, penseremo noi a tutto. Sei al
sicuro ora e questa è l‟unica cosa importante. >> Poi si girò verso Daniel e
gli chiese se poteva fare qualcosa per aiutarla. Lui come risposta fece un
cenno con il capo e la rassicurò.
<< Molto bene. >> Dopodiché senza neppure degnarla di uno sguardo uscì
dalla stanza lasciandola sola con lui. Kate lo incenerì con lo sguardo, tutto
quello che voleva, era essere lasciata in pace col suo dolore.
Daniel ignorò il suo sguardo, si avvicinò al letto e le prese la mano fra le
sue senza dire una parola. Poteva sentire chiaramente il suo respiro
accelerare, fino a diventare quasi affannoso, mentre si avvicinava a lei, il
suo profumo la inebriava, si sentiva come stregata, non riusciva a
muoversi o forse non voleva farlo. Il cuore disobbediente al suo pensiero
iniziò a martellare sempre più forte e il ritmo accelerava man mano che il
suo viso si faceva più vicino. Appena le labbra di Daniel si posarono
dolcemente sulle sue una sensazione inspiegabile di calore pervase tutto il
suo corpo, come se avesse preso fuoco dall‟interno. La mente perse ogni
controllo sul suo volere, non riusciva a opporsi. Irrazionalmente voleva
non finisse mai, sentiva la testa leggera, tutte le paure, le angosce, era tutto
sparito. Si sentiva felice come non lo era mai stata prima.
Riaprì gli occhi e lo guardò, non sapeva cosa dire. Daniel si allontanò
come se niente fosse e le chiese come stava. Le ci vollero diversi secondi
per riacquistare il controllo su se stessa. << Come sto? >> ripeté
disorientata. Non riusciva a crederci. Che arroganza, che impertinenza...
Senza volerlo lo colpì con un sonoro schiaffone.
Daniel sorrise. << Vedo con piacere che stai meglio! >> Le voltò le spalle
e senza aggiungere altro lasciò a sua volta la stanza. Chi si credeva di
essere, se l’era proprio meritato.
Istintivamente si toccò la spalla e vide che andava molto meglio, non solo
era guarita, ma addirittura era riuscita a colpirlo con forza. Com‟era stato
possibile? Era un sogno? Sicuramente lo era, non vi erano altre spiegazioni
logiche per questa situazione così assurda.
Si sentiva impotente e disorientata, ancora non riusciva ad alzarsi dal letto,
tuttavia l‟unica cosa che voleva più di tutto era andarsene da quella casa e
mettere distanza tra lei e Daniel. Rassegnata, volse la testa verso la grande
finestra alla sua sinistra. Il sole si abbassava verso l‟orizzonte poggiandosi
delicatamente sulla superficie del grande Lago Nero, mentre la notte
avanzava lentamente fra gli alberi. Era davvero provata dalla lunga e
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faticosa giornata, più di quello che volesse realmente ammettere, chiuse gli
occhi solo per un istante e si addormentò immediatamente.
All‟inizio era serena, dormiva tranquilla, senza sogni, poi gli incubi
presero vita e iniziarono a tormentare il suo sonno. Rivisse l‟esperienza
della cantina, vide Alex che le chiedeva il perché di tutto questo, era
consapevole che non c‟era più, e la colpa era solo sua e di nessun altro. A
un tratto la cantina scomparve, ora si trovava davanti a un grande cancello
nero in ferro battuto. Vide Karl, indossava una tunica rosso fuoco, i suoi
occhi erano come di pietra, completamente immobili e inespressivi. Si
avvicinava, voleva allontanarlo, ma non era abbastanza forte, non riusciva
a spingerlo via con la mano. L‟aveva afferrata e la strattonava con forza.
Continuava a chiederle, dove tenesse la chiave e quando non gli
rispondeva, le faceva del male. Lei cercava di rispondere ma si sentiva
affaticata, per quanto s‟impegnasse le forze, le venivano meno, non
riusciva a parlare. Poi la scena cambiò di nuovo, vide la casa della sua
amica, immediatamente una brutta sensazione la pervase, non l‟aveva
avvertita, anche lei poteva essere in pericolo.
Doveva assolutamente dirle di stare lontana, salì con grande fatica il primo
gradino, ma prima che potesse entrare per avvertirla la scena era cambiata
nuovamente, si trovava in uno strano posto che non aveva mai visto,
eppure le sembrava così familiare, com‟era possibile? Intorno a lei non
c‟era nessuna casa o vegetazione, si trovava in mezzo al nulla, solo terra
rossa bruciata dal sole e desolazione, l‟aria era satura di paura e sofferenza.
Le veniva voglia di piangere. Cominciò ad agitarsi e urlare. << Mi
dispiace, mi dispiace >> continuava a ripetere come una cantilena. <<
Svegliati. >> << Svegliati, è solo un brutto sogno. Kate, apri gli occhi. >>
Questa voce, così rassicurante, eppure così lontana. Piano, piano riuscì a
distinguerla in modo più nitido, cercò di seguirla, voleva raggiungerla, ma
il dolore e la tristezza che aveva nel cuore erano un fardello troppo
pesante, non le permettevano di allontanarsi da quel luogo, come se mani
invisibili la trattenessero. Si svegliò di soprassalto. Ansimava e si sentiva
soffocare. Si guardò intorno, accanto a lei c‟era Daniel che la fissava con
aria preoccupata. Un‟insistente sensazione di angoscia le opprimeva il
petto e il respiro rimaneva affannoso. D‟istinto lo abbracciò forte. Pianse a
lungo senza neppure sapere il perché, mentre Daniel cercava di
tranquillizzarla e le accarezzava amorevolmente i capelli. Ogni suo gesto
era così familiare, razionalmente sapeva che ciò non era possibile, ma lo
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percepiva come una presenza costante nella sua vita e non come un
estraneo, conosciuto solo pochi giorni prima.
<< Angela. >> urlò. La consapevolezza che potesse essere in pericolo, che
potessero farle del male per colpa sua le impedirono di nuovo di respirare,
non riusciva a parlare. << Devi calmarti, è un attacco di panico. Cerca di
respirare profondamente. >> Ripensò alla sua amica, doveva avvertirla
subito. Non si erano più sentite dalla telefonata di auguri per il suo
compleanno, ma sicuramente se non lo aveva già fatto, stava per rientrare,
era questione di ore. << Devo telefonare ad Angela! >> disse di getto.
Daniel la fermò con la mano mentre cercava di scendere dal letto. <<
Abbiamo già mandato qualcuno a prenderla, si trovava in un posto sicuro.
Non hai motivo di temere per la tua amica. >> Questa notizia la fece
sentire subito meglio, non voleva che succedesse qualcosa di brutto a
nessun‟altra persona a cui voleva bene, e soprattutto per colpa sua. <<
Posso chiamarla? Voglio sentire la sua voce! >> << Purtroppo non è
possibile, è troppo pericoloso. >> rispose. << Ti prometto che appena
potrai farlo t‟informerò personalmente. >> Le rispose serio. Kate ci pensò
un momento, come facevano a sapere dove trovare Angela? E quale
giorno sarebbe tornata? No, tutto questo era strano. << Non posso
spiegartelo adesso, ma vedrai che quando saprai tutto riuscirai a dare un
significato a quello che ti sta succedendo. Non sono io la persona più
indicata per farlo, però sono qui per te se lo vuoi. >> rispose dolcemente.
Kate continuava a guardarlo senza capire a cosa si stesse riferendo. Perché
era lì per lei? Chi o cosa era per lui?
<< Cerca di riposare, hai avuto una giornata difficile. >> Kate rimase in
attesa, sperava di riuscire ad avere qualche altra informazione che gettasse
un po‟ di luce sugli ultimi avvenimenti che le erano capitati.
Ma Daniel non aggiunse altro, si era chiuso in un silenzio impenetrabile.
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LL‟‟aattttaaccccoo..
Sul Danubio, a circa sessanta chilometri da Vienna, sorge Bratislava, una
piccola cittadina circondata da pianura e paesaggio agricolo. Adele, la
nonna di Kate viveva poco lontana da essa, a Hill House, una grande villa
chiamata così poiché fu costruita proprio in cima alla collina, da cui
domina tutto il paesaggio circostante. E‟ passata per ben sette generazioni
al primo discendente; appartiene alla loro famiglia praticamente da
sempre. Quando era bambina, sua nonna le raccontava spesso delle origini
di quella casa e si soffermava su quanto fosse fantastico viverci e farne
parte. Le diceva sempre che era un bene da proteggere e custodire
gelosamente. Kate in cuor suo aveva sempre ritenuto piuttosto improbabile
che qualcuno avrebbe mai potuto comprarla data la posizione e il valore
approssimativo della proprietà. Il giardino è delimitato da un‟alta
recinzione di ferro con punte affilate come rasoi volte verso il cielo e un
grande cancello contornato da rose in ferro battuto con spine molto
pronunciate è l‟unico accesso alla casa. E‟ praticamente impossibile da
raggiungere per chiunque non ne conosca la precisa ubicazione o non vi
sia stato invitato. Per non parlare della strada per arrivarci, estremamente
stretta e tortuosa. Si era sempre chiesta come facesse sua nonna a vivere in
un luogo tanto isolato e così poco agibile. Con il passare degli anni
avrebbe dovuto cercare sicuramente una sistemazione in centro, più vicino
ai servizi pubblici.
Erano da poco passate le nove quando Anita, la governante, bussò alla
porta ed entrò con il vassoio della colazione. Erano successe un sacco di
cose strane in questi giorni che non riusciva a spiegarsi razionalmente e
sua nonna la stava accuratamente evitando, continuava solo a ripeterle che
non era il momento. << Abbiamo cose più importanti di cui occuparci. >>
Daniel dopo l‟altra notte non si era più presentato. Si sentiva
tremendamente frustrata e in colpa, si era comportata molto male con lui,
lo avevo colpito come una ragazzina, doveva assolutamente cercarlo e
scusarsi. In fondo era solo grazie a lui e al suo tempismo se era uscita viva
da quello scantinato. Chissà poi come aveva fatto a trovarla? Magari, con
un po‟ di fortuna sarebbe riuscita anche a estorcergli qualche risposta.
Anita lasciò il vassoio con pane tostato, marmellata e succo di frutta sul
comodino, prima di uscire si raccomandò che mangiasse tutto e si
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rimettesse a letto. << Deve rimettersi in forma al più presto signorina, ha
ancora bisogno di riposo. >> Tutte raccomandazioni superflue, chi la
conosceva bene sapeva che non le avrebbe seguite, tuttavia valeva la pena
provarci. Fece colazione, si vestì in fretta e si assicurò che Anita non fosse
nei paraggi. Senza farsi notare, scese in punta di piedi le ampie scale fino
all‟atrio. Si diresse sempre nel più assoluto silenzio e rimanendo vicino al
muro, verso la porta di servizio che dava sul giardino. Mentre si stava
domandando dove avrebbe potuto trovarlo, vide passare poco lontano da
lei un‟ombra che gli somigliava. Senza pensarci due volte decise di
seguirlo.
L‟uomo lasciò presto il giardino e si diresse verso l‟area dove la
vegetazione era più fitta scomparendo dietro un arbusto. Fortunatamente
era una giornata nuvolosa così non doveva preoccuparsi molto della sua
ombra e del riflesso dei raggi del sole. L‟uomo camminava con passo
sicuro e spedito di chi conosce il luogo e sa, dove sta andando. Kate
faticava non poco a stargli dietro, tuttavia era piuttosto brava come
pedinatrice, infatti, il soggetto, non si era voltato indietro nemmeno una
volta. Proprio mentre stava formulando questo pensiero, lo perse di vista.
Che stupida sono stata, invece di pensare a queste cose avrei dovuto
prestare maggiore attenzione. E adesso? Non sapeva, dove potesse essere
andato, anzi, a essere sincera non sapeva neppure, dove si trovasse lei in
questo momento, era un luogo, dove non le era permesso andare a giocare
da bambina e quindi che non conosceva assolutamente. Non sapeva in
quale direzione proseguire. Si sentii immensamente a disagio, per seguirlo
non si era curata di guardare dove stesse andando e ora non sapeva più
tornare a casa. Che figura avrebbe fatto quando, scesa la notte, sarebbero
andati a cercarla? Doveva mantenere la calma, ormai era una donna adulta,
in qualche modo ne sarebbe venuta a capo e avrebbe ritrovato la strada di
casa. Si guardò intorno in cerca di un riferimento, qualcosa che potesse
aver visto mentre giungeva lì, ma la vegetazione era troppo fitta, vedeva
solo alberi e cespugli oltretutto simili tra loro. Un‟ondata di panico stava
per travolgerla, non voleva cedere, ma era seriamente preoccupata, si era
persa, questo era un dato di fatto. Respirò profondamente per calmare i
nervi e cercare di ragionare con lucidità. Mentre stava decidendo quale
direzione imboccare una mano l‟afferrò da dietro e un‟altra le coprì la
bocca impedendole di urlare. L‟adrenalina schizzò alle stelle. Era
terrorizzata, ma doveva assolutamente reagire. Cercò di agitarsi e di
liberarsi dalla stretta, ma ogni suo sforzo fu facilmente vanificato, era
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troppo forte per lei. Provò a scalciare cercando di colpirlo, ma lui la schivò
abilmente. Il suo corpo fu schiacciato con forza con le spalle contro il
tronco di un albero da quello dell‟uomo incappucciato, questo le impedì
ulteriormente qualsiasi movimento. Non riusciva a vederlo in modo chiaro,
erano in penombra e l‟uomo portava una tuta verde che si mimetizzava
perfettamente con la vegetazione.
Erano vicinissimi, poteva sentire il calore del suo respiro e il battere
impazzito del suo cuore. Cercò di scorgere un viso sotto il cappuccio
scuro, ma la poca luce non glielo permise, sembrava che il colore della
pelle fosse verdastro anch‟esso. << Perché mi stavi seguendo? >> Le
chiese con voce roca l‟uomo misterioso mentre la stringeva più forte
contro di sé. La sua voce aveva un qualcosa di strano, nonostante la
situazione non si sentiva spaventata.
<< Sono mortificata, devo averla scambiata per un‟altra persona. Non
volevo spiarla. >> disse con un filo di voce e cercò di divincolarsi, ma fu
tutto inutile. La sua presa d‟acciaio non accennava a cedere, riusciva a
sentire il suo corpo muscoloso e i suoi nervi in tensione. Nonostante le sue
scuse, l‟uomo non accennò a lasciarla e sul suo viso iniziò a leggersi la
paura. Temeva fosse uno degli uomini che l‟avevano rapita quella sera al
bar. Si chiese se fosse possibile che l‟avessero seguita fin lì? Era
improbabile. Ma non impossibile. Gli occhi le divennero lucidi, non
avrebbe sopportato un‟altra situazione come quella dello scantinato,
soprattutto a così poca distanza.
Aveva un‟aria così spaventa, l‟uomo non poté fare a meno di ridere di
gusto. Allentò la presa e si allontanò un poco da lei, poi tirò indietro il
cappuccio e le parlò con voce insolitamente dolce. << Perché mi stavi
seguendo? >> << Volevi forse dirmi qualcosa Kate? >>
Non riusciva a crederci. Appena pronunciò il suo nome, capì all‟istante chi
era. Non riusciva a capacitarsi che le avesse giocato uno scherzo di così
cattivo gusto. << Mi hai spaventato a morte, ti sembra il modo di
comportarsi? >> Lo rimproverò severa. << Non puoi comparirmi alle
spalle all‟improvviso e aggredirmi! >> La sua voce era alterata e stridula.
Cercò di allontanarsi. Ma lui non accennò a spostarsi e non lasciò la presa,
anzi come risposta la strinse di nuovo contro di sé e la baciò con passione.
Un bacio inaspettato, ma incredibilmente desiderato. Fin dal loro primo
incontro era rimasta attratta da lui, sentiva come un legame, qualcosa li
avvicinava, come se si appartenessero. Kate sentì la terra vacillare sotto i
piedi, il suo profumo era così inebriante, la sua parte razionale cercava di
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metterla in guardia, infondo non sapeva proprio nulla di lui, ma il suo
corpo fremeva, desiderava quell‟abbraccio e quel contatto. Non era
paragonabile alla prima volta che le loro labbra si erano sfiorate, era molto
più personale e profondo. Dopo qualche istante Daniel si spostò. Non disse
una parola, come se non fosse successo nulla e iniziò a guardarsi intorno
con attenzione. Kate riprese fiato rimanendo ancora per qualche istante
appoggiata al tronco dell‟albero, quasi temesse che le gambe non
riuscissero a reggere il suo peso. << Scusa, chi ti ha dato il permesso? >>
lo accusò con voce acida appena riuscì a recuperare il controllo sulle sue
emozioni. Daniel le mise un dito davanti alle labbra per farla tacere.
<< Certe cose non si chiedono! Ma se ti ho importunata, prometto
solennemente che la prossima volta cercherò di trattenermi. Però non devi
più seguirmi da sola nel bosco, altrimenti sai, la tentazione è forte. >>
Sorrise divertito.
Da quando lo aveva conosciuto, era rimasta affascinata da questo suo
continuo comparire e scomparire dalla sua vita, quel velo di mistero
attorno a lui la intrigava parecchio, ma era altrettanto chiaro che oltre a
non essere una persona affidabile nascondeva qualcosa ed era giunto il
momento di chiederglielo. Aveva bisogno di capire, questa volta non si
sarebbe arresa tanto facilmente. << Dove sono i tuoi genitori? Abitate qui
vicino? >> chiese all‟improvviso. << Perché mi sento come se ti
conoscessi da sempre? Eppure ci siamo incontrati solo qualche giorno fa,
giusto? Ho bisogno di risposte. >> Non era più sicura di niente. Doveva
assolutamente riuscire a spiegarsi come facesse a conoscere sua nonna e
perché il suo profumo, il suo abbraccio, le fossero così famigliari
nonostante non ricordasse di averlo mai visto prima. Gli occhi di Daniel
divennero bui e tristi. << I miei genitori sono morti. O, almeno per me, lo
sono entrambi! >> rispose secco, quasi arrabbiato. Kate rimase spiazzata,
da quando si erano conosciuti, era sempre stato di buon umore, scherzoso e
gentile, non si aspettava una risposta del genere, ma forse era lecito, gli
aveva fatto una domanda troppo personale, probabilmente aveva toccato
un brutto tasto.
Prima che potesse aggiungere altro Daniel l'afferrò per mano e le fece
segno di non parlare. Camminarono per un po‟ in silenzio tra cespugli e
arbusti. La condusse verso una grotta e si sedettero al suo interno su due
piccoli massi. << Per il momento è sicura, ma non possiamo rimanere a
lungo perciò cercherò di essere il più breve ma esauriente possibile. >>
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Kate rimase senza parole, com‟era possibile che riuscisse a prevedere
quello che stava per chiedergli? Era così scontata?
<< Penso sia giusto darti qualche spiegazione, ne hai il diritto, anche se
forse non è il momento migliore e soprattutto non sono io la persona più
adatta per farlo. Ti chiedo scusa per non essere stato sincero fin dall‟inizio.
Avevi ragione a stare in guardia da me e ti chiedo ulteriormente scusa per
il mio comportamento indecoroso di poco fa, non avrei mai dovuto
baciarti, ma averti così vicina mi ha fatto perdere il controllo. >> Stava di
nuovo per ribattere, ma Daniel le fece segno di aspettare. << Meglio se
partiamo dall‟inizio. >>
<< Quando mi hai trovato in casa tua, non è stato un caso, ti stavo tenendo
d‟occhio da diverso tempo. Il mio compito era quello di sorvegliarti e
proteggerti, sono uno dei custodi di cui parlavano quei vili individui. Ho
vegliato sul tuo sonno per anni prima che arrivasse Alex, poi mi sono fatto
più discreto, il pericolo che potesse vedermi era troppo alto, così vi
osservavo a distanza. Qualche tempo fa però, non vedendolo rientrare per
diversi giorni consecutivi, mi sono insospettito, così ho deciso di venire a
controllare di persona com‟era la situazione e cosa sapevi di tutto questo.
Non sono capitato per caso davanti al tuo negozio e non ti ho trovata per
caso in quella cantina. Ho assistito a tutta la scena, ho visto due uomini al
servizio di Karl trascinarti fuori dal bar, ma non potevo correre in tuo
aiuto, non dovevo farmi vedere o ti avrei messo in un pericolo ancora più
grande. >> << Eri tu l‟uomo al banco con l‟impermeabile che parlava col
barista? >> Daniel fece segno di assenso con la testa. << Perché devi
controllarmi, non capisco. Quindi non hanno sbagliato persona, erano
proprio lì per me >> Pur non volendo non riuscì a impedirsi di
rabbrividire. << Non potevo affrontare Karl da solo, per di più col rischio
di coinvolgerti, ho dovuto aspettare il momento giusto. E‟ stata una vera
tortura saperti nelle loro mani e non poter correre subito ad aiutarti.
Quando finalmente sono riuscito a entrare in quella sudicia cantina e ti ho
vista legata alla sedia, così spaventata e sanguinante ho perso il controllo.
Mi dispiace, spero di non averti spaventata ulteriormente, so che non sono
andato molto per il leggero con quei due, ma volevo solo portarti via in
fretta, prima che tornasse Karl e non ho considerato altro. Mi sono lasciato
coinvolgere, dovevo essere più prudente e agire con più cautela, ma
quando si tratta di te, non capisco più nulla. >> Kate rimase in assoluto
silenzio, non capiva come facesse a conoscerla, né perché le fosse così
affezionato. << Appena ti saranno spiegati gli avvenimenti che hanno
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portato a questa situazione e saprai tutto, mi odierai, ma ti prego, fino ad
allora permettimi di starti vicino. La famiglia e il sangue che ti scorre nelle
vene lasciano in noi un marchio indelebile che sei costretto a portare,
anche se non condividi nulla di quello che hanno fatto. >>
Kate continuava a guardarlo in silenzio, ripensava alle sue parole indecisa
se arrabbiarsi, era troppo confusa. Di quale luogo stava parlando? Per
quale motivo la pedinava da tempo e come poteva provare qualcosa per
lei, se si erano appena conosciuti? Mille domande affollavano la sua
mente. I suoi occhi erano così limpidi; era sincero, non poteva sbagliare.
Sono rimasto una presenza costante nella tua vita, ti ho vista crescere,
diventare una donna forte e molto bella. Gioivo con te dei tuoi successi e
fremevo per aiutarti nei momenti difficili, ma non potevo incontrarti, ti
avrei messo in serio pericolo. Giorno dopo giorno mi sono innamorato di
te, so che è un grosso errore, non sarebbe mai dovuto succedere. Daniel era
a pochi passi da lei con la testa tra le mani, il viso contratto, era logorato
da un tormento interiore che non poteva nemmeno immaginare. Senza
sapere il perché si alzò, sentiva il bisogno irrefrenabile di abbracciarlo e
così fece.
Non capiva tutta questa situazione che si stava venendo a creare intorno a
lei, però le sue parole sembravano vere e quando era tra le sue braccia, si
sentiva al sicuro, provava sensazioni forti come non le capitava da molto
tempo. Non voleva chiedersi se fosse giusto o sbagliato, per la prima volta
nella sua vita voleva staccare il cervello e godersi questo momento senza
pensare alle conseguenze. Si guardarono intensamente negli occhi, erano
così belli, avrebbe potuto guardarli per ore e perdersi nella loro profondità.
Lentamente i loro corpi si avvicinarono, le labbra si sfiorarono di nuovo,
stavano per baciarsi quando Daniel si spostò di scatto e disse che dovevano
assolutamente rientrare subito. << Ci siamo attardati troppo. Ci hanno
trovato. Dobbiamo andarcene subito! >> Prima che Kate potesse dire
qualcosa, l'afferrò per la mano e si diresse il più velocemente possibile
fuori dal bosco, in direzione della casa. I suoi movimenti erano
estremamente fluidi, sicuri, la guidava senza esitazioni lungo sentieri quasi
invisibili, doveva conoscere davvero bene quel luogo, era evidente che era
già stato lì parecchie volte... il mistero intorno a lui e a questa storia
diventava sempre più fitto.
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Stavano correndo, quando, tutto a un tratto, si bloccò e si mise davanti a lei
sulla difensiva. Kate si guardò intorno ma non vide nulla, si chiese cosa
stesse aspettando.
Trascorsero diversi secondi prima che riuscisse a sentire un cespuglio alla
sua sinistra muoversi in lontananza. Concentrò lo sguardo in quella
direzione e finalmente lo vide anche lei. Assomigliava a un grosso cane, il
mantello era scuro ma presentava alcune macchie irregolari color ocra, il
pelo era corto e molto rado, in alcuni punti ne era addirittura privo e si
vedeva chiaramente la pelle scura. Il muso ottuso, le orecchie dritte e
grandi, quasi sproporzionate rispetto al corpo scarno. I suoi occhi scuri la
stavano fissando bramosi, ogni suo movimento era calcolato e mirato a
raggiungerla. Correva molto veloce tra le file di alberi parallelamente a
loro. Dopo pochi istanti ne vide un altro, e un altro ancora, tutti si
dirigevano nella loro direzione. In pochi istanti furono circondati da un
branco di grossi cani randagi. Sentì il cuore accelerare paurosamente i
battiti e il suo corpo prese a tremare come una foglia. Il branco stava per
attaccarli, girava loro intorno digrignando i denti con la schiuma alla
bocca. Terrorizzata, si strinse più vicina a Daniel. Era stata talmente
impegnata a non staccare lo sguardo, a controllare ogni loro minimo
movimento da non essersi accorta che Daniel stava pronunciando qualcosa
d‟incomprensibile, come se fosse caduto in trance. << Non penso sia
affatto il momento per mettersi a pregare, forse è meglio correre veloci o
cercare di arrampicarsi su un albero. >> Il suo viso parve scurirsi e
assumere una colorazione verdastra. La terra tremò vigorosamente.
Perfetto pensò, ci mancava solo un bel terremoto a completare
quest’assurda situazione! Ma non era l‟interno della terra a scuotere il
terreno, le radici delle piante uscirono da sotto la superficie, come se
improvvisamente avessero preso vita, afferrarono le zampe degli animali
imprigionandoli in una sorta di morsa. << Corri più forte che puoi! >> le
gridò Daniel all‟improvviso. << Le radici non li fermeranno, possono solo
rallentarli per farci guadagnare un po‟ di tempo mentre cerchiamo di
raggiungere il castello. >> Non era il momento di chiedere spiegazioni, la
corsa sembrava una buona idea così obbedì all‟istante, senza farselo
ripetere.
Corse più forte che poté, ma presto fu troppo stanca per proseguire, era
ancora convalescente, la milza le dava delle fitte terribili, iniziò a
rallentare fino a fermarsi, non si era resa conto di essersi allontanata così
tanto da casa. Mentre riprendeva fiato, sentii il loro ululato, prima in
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lontananza, poi sempre più vicino, non le rimaneva molto tempo, doveva
assolutamente riprendere a correre, ma non ci riusciva, le servivano ancora
un paio di minuti di defaticamento. Daniel si avvicinò, disse che non c‟era
più tempo, stavano arrivando, così la prese in braccio. Corse come non
aveva mai visto fare nessuno. I rami lo schiaffeggiavano e ferivano il suo
volto creando piccoli tagli, ma lui non cercava di ripararsi con la mano,
quasi non se ne accorgesse. Le sue mani mantenevano saldamente la presa
sul suo corpo in modo che fosse protetta e non rischiasse di cadere. I sassi
disseminati sul terreno lo costringevano a salti o deviazioni improvvise,
ma lui continuava ad andare avanti, come se l‟unica cosa importante fosse
raggiungere la tenuta il prima possibile.
Finalmente riuscirono a scorgere la porta d‟ingresso. Una piacevole
sensazione di sollievo pervase il suo corpo. Daniel tuttavia non rallentò
fino a quando non varcò la porta e barricò tutti gli ingressi. Pochi istanti
dopo, mentre stavano riprendendo fiato, comparve Adele con aria
preoccupata. << Dove sei stata, ti ho cercata fino adesso. Non eri nella tua
stanza a riposare, e perché siete tutti sudati e graffiati? Che cosa sta
succedendo? >> Ma la risposta non si fece attendere. Si udirono
chiaramente dei colpi sordi in sequenza provenire da fuori. L‟impatto fece
sussultare pericolosamente la porta d‟ingresso, nonostante fosse molto
spessa, sembrava dovesse cedere da un momento all‟altro alla foga di
quegli urti. Adele non perse tempo, mantenendo il pieno controllo chiamò
Paul, il maggiordomo e diede disposizione per la protezione del castello.
<< Venite con me! >> ordinò secca. Li condusse nel suo studio e chiuse
bene la porta. Kate rimase a guardarla piena di ammirazione, la sua
compostezza era irreale, nonostante la situazione assurda, era lucida,
padrona di sé.
Si sedette dietro la sua scrivania, li osservò attentamente per alcuni minuti,
aspettando chiarimenti. Nessuno disse nulla, erano troppo imbarazzati, non
sapevano come spiegare la loro presenza insieme nel bosco. Adele si alzò
di scatto, questa volta non era più così calma, si rigirava nervosamente il
fermacarte tra le mani. << Esigo una spiegazione dettagliata dei fatti,
immediatamente! >> tuonò. Kate lo guardò con aria interrogativa, anche a
lei sarebbe piaciuto sapere cos‟era successo. Fu Daniel a parlare. << Siamo
stati attaccati da un branco di licaoni, probabilmente messi a guardia del
Lago Nero. >> Adele rimase immobile, aveva assunto un‟espressione
d‟incredulità, tuttavia non disse una parola. Prima che potesse proseguire
nella spiegazione, la curiosità umana di Kate ebbe il sopravvento.
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<< Che cosa sono i licaoni? >> Chiese istintivamente.
<< Sono dei mammiferi carnivori, simili ai lupi, ma molto più grandi e
aggressivi. Le orecchie sono più lunghe ed estremamente sensibili,
riescono a percepire anche le vibrazioni del suono nell‟aria, hanno grandi
zampe con quattro unghie, pelo ispido, maculato, il corpo snello e veloce.
Sono i cani guardiani al servizio di Karl. >> Rispose prontamente Daniel.
Kate rabbrividì, pensò che per un soffio non era diventata la cena di un
grosso lupo. << In passato erano uomini; poi si sono macchiati di un
crimine terribile, hanno ucciso un loro simile e si sono cibati delle sue
carni. Come punizione sono stati trasformati in animali e sono costretti a
girovagare senza meta, al servizio di colui che riesce a dominarli. >>
aggiunse Adele. Kate sentì lo stomaco contorcersi, era disgustoso, non
riusciva neppure a immaginarsi una cosa simile. << E perché l‟avrebbero
fatto? >> << Per sete di potere, una sorta di cerimonia tribale. Alcuni clan
sono convinti che l‟ingestione della materia corporale umana possa
trasferire le virtù positive del morto, farti assorbire il suo sapere e la sua
forza. >> questa volta fu Daniel a risponderle.
Adele si strinse nello scialle, incrociò le braccia sotto il seno, come per
proteggersi da qualcosa che non potevano vedere. Volse le spalle verso la
finestra. << Non è possibile che siano già stati informati della tua presenza
qui, eppure siamo stati molto attenti. Il suo viso era così pallido illuminato
dalla luce della finestra, non l‟aveva mai vista così fragile, come se
improvvisamente tutti gli anni le pesassero sulle spalle. << Sei stato un
irresponsabile ad allontanarla da noi, cosa pensavi di fare? >> la sua voce
ora era tagliente e molto arrabbiata. Daniel abbassò lo sguardo e non
replicò. << Non è colpa sua, sono stata io a seguirlo nel bosco >> ma
prima che potesse terminare la frase, comparve del fumo rosso sotto il
grande quadro che raffigurava suo nonno in posizione di trionfo. Il quadro
si spostò, come fosse una porta scorrevole. Comparvero le signore del
circolo della Rosa nera. Come avevano fatto a essere li? Salutarono Kate e
vedendola piuttosto accigliata, si avvicinarono cautamente. << Scusateci se
non siamo passate dalla porta principale, ma purtroppo come ben sapete
non è agibile. >> Clara si avvicinò a Kate e le poggiò una mano sulla
spalla. << Non devi preoccuparti mia cara, andrà tutto bene, sistemeremo
tutto noi, ma il tempismo è fondamentale. Su al lavoro, non perdiamo altro
tempo. >> Kate osservò la donna che aveva cercato di tranquillizzarla. Era
una signora paffutella, di mezza età, vestita in modo molto stravagante e
colorato. Ricordava a malapena il suo viso, l‟aveva intravista qualche volta
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nel salotto di sua nonna mentre prendevano il tè, o discutevano di attualità.
Vederla in un contesto così assurdo le fece uno strano effetto. Tutte le
signore si avvicinarono ad Adele aspettando istruzioni sul cosa fare, erano
tutte perfettamente a proprio agio, come se fosse una consuetudine. Non
riusciva a capire come tutto questo fosse possibile. Non erano
minimamente spaventate, sembravano invece piuttosto seccate per non
aver potuto usare l‟entrata principale.
<< E‟ giunto il momento di liberare i suoi poteri, non possiamo indugiare
oltre, sta diventando troppo pericoloso. >> bisbigliò la signora più alta,
con i capelli brizzolati e lo sguardo severo in direzione di Adele. <<
Dobbiamo radunare tutte le alleanze e chiedere aiuto, Victor sta
diventando ogni giorno più forte, la presenza dei licaoni così vicini alla
villa lo dimostra. Non possiamo resistere ancora per molto. >> Adele non
rispose, si strinse ancora di più nelle spalle, indecisa su quale fosse la
decisione giusta da prendere. << Erriet ha ragione. >> Continuò una donna
minuta dalla carnagione molto pallida. << L‟unica che può riunire tutti e
opporsi al suo regno di terrore è lei, l‟Erede legittima al trono. >> si fermò
un secondo come per sottolineare l‟importanza di ciò che aveva appena
detto e guardò Kate aspettando che riuscisse a comprendere la gravità della
situazione. Come risposta Kate pensò che non fosse proprio il momento
per uno scherzo. Erede al trono? Di cosa stanno parlando? E di quale
paese poi? Le monarchie sono praticamente scomparse! Soprattutto di
quali poteri stanno parlando? Non ho mai avuto attitudini particolari,
figuriamoci se possiedo poteri magici. Stanno delirando tutti. Si guardò
intorno in cerca di una telecamera nascosta, se era uno scherzo, non era per
niente divertente. Scrutò attentamente i volti delle altre donne, ma tutte
avevano un‟espressione molto seria. Nella sua testa continuava a ripetersi
che era tutto assurdo, probabilmente stava sognando, non era reale. Si
diede anche un forte pizzicotto nel braccio, ma ebbe solo la conferma che
non stava sognando, il dolore che provò era reale, come le persone in
quella stanza.
Guardò verso Daniel con aria interrogativa, sperò che almeno lui potesse
spiegarle cosa stesse succedendo. I loro sguardi s‟incrociarono, per un
breve istante i suoi occhi cercarono di dirle qualcosa. Kate non riuscì a
capire, lui distolse quasi immediatamente lo sguardo e tenne gli occhi fissi
sul pavimento per tutto il resto del tempo. Le era parso di scorgere un velo
di tristezza misto a senso di colpa. << Che cosa sta succedendo? Non
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vorrei sembrare scortese, ma se è uno scherzo, non è divertente. Di cosa
state parlando? Quali poteri? >> era sconvolta.
Adele si avvicinò posandole una mano gelida sulla spalla. << Non devi
preoccuparti di nulla, continueremo a proteggerti, non sei sola. So che può
sembrarti tutto assurdo e irreale ma non c‟è tempo per le spiegazioni, devi
fidarti di me. >> fece una pausa, prese fiato. << Ti sarà chiarito tutto al più
presto, te lo prometto bambina mia. >> disse con voce calma e
rassicurante. << Sono giorni che continui a ripetermelo, esigo delle
spiegazioni e le voglio subito! >> stava alzando la voce ma questa
situazione la stava spaventando e irritando contemporaneamente. Era
stanca di questi segreti, frasi lasciate a metà, voleva la verità. << Devi
fidarti di me, come hai fatto quando eri piccola e sei venuta a vivere qui.
Dimmi, ti ho mai delusa? Devi solo portare ancora un attimo di pazienza.
Ti prego. >> Kate si sentiva incastrata, non poteva rifiutare, sarebbe stato
come ammettere che non aveva fiducia in lei, la donna che l‟aveva
cresciuta prendendosene cura per anni. Non aveva altra scelta. Si rassegnò
e la seguì senza ribattere. Si riunirono in biblioteca, Cagliostro compreso.
La nonna si mise in piedi al centro della stanza e iniziò a parlare con
estrema lentezza, come se ogni parola provenisse da molto lontano. << È
molto difficile per me informarti di tutto. Dal preciso istante in cui ti
saranno restituiti i poteri, sarai esposta a grandi pericoli; ma oramai non
abbiamo altra scelta. Non sei più al sicuro, ora sanno chi sei e dobbiamo
riconoscere che non siamo più in grado di garantirti sufficiente protezione.
>> il suo sguardo si posò duramente su Daniel. Era chiaro che mentre
parlava si riferiva a quanto avvenuto nel parco. Lo riteneva direttamente
responsabile e dal suo atteggiamento era altrettanto chiaro che lo pensava
anche lui. Si fece ancora più piccolo, schiacciandosi contro l‟angolo più
lontano della stanza, era evidente che si sentiva in colpa per l‟accaduto e
per quello che ne sarebbe conseguito.
<< Prima hai capito bene, sei l‟unica erede al trono. In questo momento il
regno è sotto la tirannia di uno stregone davvero malvagio, non ha avuto
pietà per nessuno. Ha tradito i tuoi genitori nonostante lo avessero accolto
amorevolmente quando si è trovato in difficoltà e ora li tiene prigionieri
nelle Terre Dimenticate così da poter regnare legalmente al loro posto. Pur
di trovarti ha fatto uccidere centinaia di bambini innocenti, la cui unica
colpa era quella di avere circa la tua stessa età. Noi siamo riusciti a
scappare portandoti in salvo, nascondendoti in questo mondo e l‟unico
modo per farlo era toglierti i poteri. Portavi il marchio reale, ti avrebbero
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trovata e uccisa all‟istante. Non potevamo assolutamente permetterlo.
Abbiamo portato con noi la chiave, l‟unico oggetto che ti permetterà di
tornare e porre fine a tutto questo, riportando la pace nel tuo regno. >>
Ecco cosa stava cercando quell’uomo, credeva avessi la chiave o almeno
sapessi dove fosse nascosta. Ora trovava un senso anche quegli strani
sogni che faceva recentemente. Riviveva esperienze passate, e in un certo
modo riusciva a mettersi in contatto con il suo paese natale. Non poteva
credere che fosse riuscito a devastare in quel modo la sua terra e tutta ciò
che vi cresceva. Non riusciva neppure a immaginare un uomo in grado di
fare del male a dei bambini, aveva rovinato la vita a così tante persone. Ha
seminato angoscia e disperazione senza fare distinzioni, qualcuno deve
fermarlo!I miei genitori. Forse, se fosse riuscita a portare a termine
positivamente il suo compito, e se per quel periodo fossero stati ancora
vivi, avrebbe potuto riabbracciarli. Cercò di immaginarsi i loro volti, erano
passati tanti anni, chissà se l‟avrebbero riconosciuta? Probabilmente anche
loro la credevano morta. Mille domande affollavano la sua mente, troppi
se li dividevano, non riusciva a credere che dopo tutti questi anni passati a
piangerli, fossero vivi. Un‟improvvisa ondata di rabbia pervase il suo
animo. Quanto tempo aveva sprecato, e per tutti questi anni li avevamo
lasciati a soffrire in quel luogo desolato, gli avevano girato le spalle. Non
poteva credere che sua nonna avesse permesso tutto questo. Sentiva la
rabbia crescere dentro di sé, e allo stesso tempo, delusione e amarezza. Si
sentiva presa in giro, nessuno le aveva chiesto se fosse d‟accordo, avevano
sempre deciso per lei; anche ora lo stavano facendo, costringendola a una
scelta obbligata. Doveva riacquistare i poteri, anche se non sapeva neppure
in cosa consistessero e seguire il destino che era stato scritto per lei.
Soprattutto doveva chiudere i conti con colui che aveva causato tutta
questa sofferenza. Ovviamente tutto dipendeva da lei, la posta in gioco era
il futuro del suo regno e dei suoi genitori, una cosa da poco insomma. Che
cosa sarebbe successo se avesse rifiutato? Avrebbero designato qualcun
altro? Guardò Daniel e di nuovo lo vide in un angolo con gli occhi bassi,
non aveva più proferito una sola parola da quando erano entrati in
biblioteca. << So che è un grosso fardello e credimi, non avrei mai voluto
che toccasse a te portarlo, ma te lo assicuro, non sarai mai sola, noi siamo
qui per aiutarti. Mi dispiace di averti mentito in questi anni, ma dovevo
proteggerti, non era ancora giunto il momento e non potevo rischiare che ti
trovassero. >> Kate continuava a guardare sua nonna e a far scorrere lo
sguardo su tutte le persone presenti in cerca di reazione. << Vuoi restare
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qualche minuto da sola? >> Le chiese con voce calma e comprensiva. <<
Adele, non c‟è più tempo, dobbiamo agire in fretta. >> Erriet era molto
ansiosa di liberare i suoi poteri e concludere questa faccenda. Questo irritò
ulteriormente Kate. Stava per ribattere quando Clara, la signora paffutella
prese le sue difese. << C‟è sempre tempo, ha il diritto di pensarci, è una
scelta da cui non si torna indietro, ha in mano il futuro di tutti noi, non può
decidere alla leggera. Usciamo a controllare la situazione e diamole il
tempo che le serve. >> In un batter d‟occhio erano scomparse tutte,
lasciandola sola. Daniel stava per chiudere la porta alle sue spalle. <<
Dove stai andando? Tu lo sapevi? >> stava per esplodere, poteva sentirlo
dalla voce. << Sì. >> << E perché non mi hai mai detto niente? È questo il
motivo per cui mi spiavi? Controllavate il vostro investimento? >> Daniel
fece un passo indietro e chiuse la porta davanti a sé. << Non parlare in
questo modo, tutto quello che hanno fatto, aveva solo lo scopo di
proteggerti, saresti morta vent‟anni fa se non fosse stato per loro. Dovresti
essere più riconoscente. >> Attese qualche istante prima di proseguire.
Scontrarsi non sarebbe servito a niente, meglio calmarsi e cercare di farla
ragionare. << Mi dispiace se ho alzato la voce. So che non è una decisione
facile, ma non hai scelta. Lui sa che sei viva e verrà a cercarti, la tua unica
possibilità è essere pronta. Da umana non riuscirai mai a tenergli testa. >>
cercò di avvicinarsi e di abbracciarla, ma lei non glielo permise. << E cosa
sarei esattamente? Un mostro? Una fatina? Tutto questo è assurdo! >>
camminava nervosamente per la stanza, come un animale in gabbia. << Lo
so. Tu sei l‟erede al trono, da te dipendono le vite di tutto il mondo
magico. Appartieni a una stirpe reale di maghi e streghe unica al mondo.
E‟ quello che sei, non puoi ignorarlo, prima o dopo dovrai farci i conti. >>
<< E tu cosa sei? >> Lo accusò. Questa situazione la stava facendo
impazzire, niente di quello che aveva vissuto negli ultimi anni era reale,
ma solo un‟apparenza, una menzogna ben strutturata. << E‟ complicato. Io
riesco a controllare le forze della madre terra e curare le ferite. Il mio
unico compito è aiutarti a riprenderti ciò che ti spetta. >> Aveva una strana
luce negli occhi, Kate capì immediatamente che non le stava raccontando
tutta la verità, ma sapeva anche che non le avrebbe detto niente di più. <<
D‟accordo. Sono pronta. >> Voleva solo che tutta questa follia cessasse l
più presto e tornare alla sua vita normale. << Hai fatto la scelta più giusta.
Io sono con te. >> << Certo, come se avessi avuto altre scelte. >> ribadì
secca. Fu chiesto a Daniel di uscire, anche se dal tono era più un ordine
indiscutibile che una cortesia. Non disse una parola, lasciò
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immediatamente la stanza, ma mentre varcava la soglia, il suo sguardo si
posò velocemente su di lei. Lui sapeva cosa l‟aspettava, glielo lesse
chiaramente negli occhi anche se tutto si svolse in una manciata di
secondi.
Le anziane donne si misero vicine formando un cerchio stretto intorno a
Kate. Si presero per mano recitando una cantilena in una lingua per lei
incomprensibile. La sfera legata al collare di Cagliostro si staccò dal
gancio e fluttuò verso di lei, fermandosi circa all‟altezza del cuore. Iniziò a
brillare sempre più intensamente fino a emettere una luce abbagliante.
Lentamente, si avvicinò al suo corpo, penetrando prima attraverso nei
vestiti, poi nella carne. Diversamente a ciò che si sarebbe aspettata, non
provò alcun dolore, solo un forte senso di calore, quasi un bruciore, poi la
luce senza preavvisi si spense. Improvvisamente si sentii debole, al punto
che dovettero sostenerla e aiutarla a sedersi. La spalla iniziò a bruciare,
come se la stessero marchiando a fuoco. Il dolore era quasi insopportabile,
cercò di tenere duro, ma non riuscì a trattenersi e alcune grida di dolore
uscirono involontariamente dalla sua bocca, oltrepassando la spessa porta
chiusa dello studio, sino alle orecchie di Daniel. Passarono diversi istanti
che le parvero un‟eternità, poi il dolore iniziò finalmente a diminuire fino a
sparire. Spostò leggermente la maglia dalla spalla e vide un simbolo, un
marchio ‫ ﺦ‬che emetteva una luce molto potente. Una donna minuta, di
bassa statura e origini chiaramente orientali le si avvicinò. Tahira aveva
lunghi capelli brizzolati, un abito nero, appuntato al quale vi era una strana
spilla a forma di rosa, si fermò accanto a Kate e mise fine al rito tracciando
un segno sulla sua spalla. Non riusciva a vedere bene, sentiva la testa e il
corpo pesante e faticava a tenere gli occhi aperti. Si avvicinò e con modi
garbati ma decisi, le disse che doveva riposare. << Ti aspettano tempi
difficili, soplattutto non devi mai dimenticale che il destino di tutti noi ola
è nelle tue mani. >> << Ti ringrazio Tahira. >> disse Adele alla donna
vestita di scuro. Lei fece un cenno con la testa e uscì dallo studio seguita a
ruota dalle altre donne. Adele le raggiunse pochi istanti dopo. Nel
frattempo Daniel era rientrato nella stanza. Subito le si avvicinò, la prese
dolcemente in braccio, prestando la massima attenzione a non farle male,
come se avesse tra le mani una porcellana rarissima e di grande pregio. La
condusse in cima alle scale, poi attraverso la porta della sua stanza e infine
la distese dolcemente sul letto.
<< Come ti senti principessa? Se c‟è qualcosa che posso fare, ti prego
chiedi pure, io sarò qui accanto. >> le sussurrò dolcemente all‟orecchio.
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<< Come prima cosa non chiamarmi mai più in quel modo, il mio nome è
Kate. >> detto questo, gli girò le spalle e chiuse gli occhi per dormire un
po‟. Era tornata la Kate di sempre, dolce e combattiva al tempo stesso.
Daniel si sedette su una sedia in fondo alla stanza per vegliare su di lei.
Non riusciva ad addormentarsi, il solo pensiero di averlo nella sua stanza,
così vicino, l‟agitava. << Per favore, puoi avvicinarti di più e stenderti
accanto a me fintanto che non mi addormento? >> gli chiese
all‟improvviso. Daniel alzò un sopracciglio e la guardò con espressione
sorpresa, cercando di capire se stesse dicendo sul serio. Il suo viso era
serio, lo stava guardando in attesa di una sua risposta. Dopo un momento
di titubanza si distese accanto a lei. Il letto non era molto grande, dovettero
stringersi. Per non cadere Daniel dovette disporsi su un fianco e stringerla
tra le braccia. Appena i loro corpi si toccarono il cuore di Kate accelererò
paurosamente i battiti. Forse non aveva avuto un‟idea brillante, averlo a
così stretto contatto, non l‟avrebbe certo aiutata ad addormentarsi. << Hai
avuto una giornata molto pesante, è meglio se ora cerchi di riposare. >> Le
disse mentre le accarezzava dolcemente i capelli. La sua espressione era
così dolce, Kate era profondamente attratta da lui. Daniel si stava
comportando da vero gentiluomo, sicuramente gli costava molta fatica, ma
sembrava a suo agio, così dopo pochi minuti anche lei riuscì a rilassarsi e
chiudere gli occhi.
Era così intimo addormentarsi tra le sue braccia, poteva guardarlo senza
l‟imbarazzo di dover dire qualcosa e senza la paura di cosa potesse
pensare, era una sensazione strana, per la prima volta da molto tempo si
sentiva completamente a suo agio, come se lo conoscesse da sempre. La
sua voce, così premurosa e calda, il suo profumo, stare accanto a lui la
faceva sentire al sicuro. Guardò oltre le sue spalle, fuori dalla finestra, il
cielo era di un colore tetro, interamente coperto dalle nuvole. In lontananza
si poteva scorgere chiaramente l‟avvicinarsi di un temporale, il vento
soffiava forte mentre all‟orizzonte i lampi squarciavano il cielo. Si stava
preparando, presto si sarebbe scatenato con tutta la sua forza. Pensò che
forse sarebbe stato il caso di controllare se il vetro della finestra fosse
chiuso bene, ma era troppo stanca. Guardò Daniel, era lì, accanto a lei, non
doveva più preoccuparsi di nulla, avrebbe pensato lui a tutto. Per la prima
volta nella sua vita, qualcuno che non apparteneva alla sua famiglia, era
pronto a preoccuparsi per lei. Sorrise.
Non fece in tempo a pensare ad altro che si addormentò profondamente.
51
5
L‟allenamento.
Si guardò intorno nella stanza cercando il viso che ormai le era familiare,
ma non ve n‟era traccia. Si mise a sedere di scatto sul letto e guardò con
più attenzione. Niente, lui non c‟era. Sentì una piccola fitta di delusione,
aveva sperato di trovarlo lì, anche se doveva ammetterlo, era piuttosto
egoistico da parte sua pensare che fosse rimasto per tutta la notte a dormire
su una sedia per lasciarla riposare comodamente. Dalle pesanti tende di
velluto blu alle finestre filtravano i fiochi raggi del sole. Il temporale si era
scatenato durante la notte scuotendo le cime degli alberi, spezzando
qualche ramo, bagnando il terreno e la vegetazione tutta intorno alla casa.
Kate non si era accorta di nulla, aveva dormito tranquilla, senza incubi,
protetta tra le forti braccia di Daniel. Rimase distesa sul letto, la testa
immersa nei suoi pensieri. Ripensò al loro primo incontro, del tutto
inaspettato e a come si sentiva quando era accanto a lui. Doveva
ammetterlo, l‟aveva colpita.
Fin dalla prima volta era rimasta affascinata dal suo sguardo enigmatico e
dal suo sorriso dolce e rassicurante, ma allo stesso tempo era combattuta:
si sentiva in colpa per aver già accantonato Alex. Era passato troppo poco
tempo, non ne andava fiera, ma in fondo non c‟era una regola, nessuno
aveva mai stabilito quanto tempo sarebbe dovuto passare prima di iniziare
a voltare pagina. Alex non apparteneva al suo mondo, si chiese come
sarebbe andata tra di loro se le cose avesse preso una piega diversa, si
chiese se questo le avrebbe creato dei problemi in un futuro, se una volta
passato tutto questo avrebbe più avuto relazioni normali. Non avrebbe mai
pensato di doversi porre queste domande. E Daniel? Fra loro avrebbe
potuto funzionare? Era diverso nel mondo magico rispetto a quello in cui
era cresciuta? La testa le scoppiava, satura di mille pensieri e domande
senza risposte. Queste cose non si trovano sui libri. Non era per niente
preparata e aveva così tanto tempo da recuperare. Inoltre la paura di
soffrire la paralizzava, finalmente iniziava a stare un po‟ meglio e non
voleva che accadesse di nuovo, non voleva più sentirsi abbandonata e
tradita. Dopotutto non lo conosceva neppure, mentre Alex aveva
sacrificato la vita per proteggerla. Si sentì di nuovo in colpa; ripromise a se
stessa che d‟ora in avanti avrebbe cercato di mettere distanza tra loro,
doveva rimanere un rapporto di collaborazione, niente di più.
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Si alzò controvoglia dal suo caldo e confortevole giaciglio, sapeva già cosa
l‟aspettava quella mattina e non era proprio dell‟idea. Si tolse lentamente il
pigiama e s‟immerse nella vasca già ricolma d‟acqua e schiuma per un bel
bagno caldo e rilassante. Si chiese come sarebbe stata la sua vita d‟ora in
avanti, se i poteri che le erano stati restituiti la sera precedente l‟avrebbero
influenzata positivamente o se le avrebbero procurato solo grattacapi. Ma a
essere sincera non aveva idea di cosa rispondersi, soprattutto perché non
sapeva neppure in cosa consistessero. Guardò la sua immagine riflessa
nello specchio, non notò alcun cambiamento evidente né sul viso né sul
corpo. << Abrachedabra! >> provò a recitare a voce alta. Ovviamente non
accadde nulla e non riuscì a impedirsi di ridere di gusto per la stupidaggine
che aveva appena detto. Si chiese se non si fosse trattato solo di un sogno,
un‟allucinazione. Osservò la spalla e vide nitidamente il simbolo. Era la
prova che non aveva sognato, era tutto reale. Indossò pantaloni di cotone
neri e una maglia grigio topo col cappuccio. Solo allora si accorse del
biglietto che le avevano lasciato sopra gli indumenti. Era un anonimo
pezzo di carta bianco piegato a metà sul quale con una grafia sottile e
molto simmetrica avevano scritto: “Ore 08:45 nel seminterrato". Non si
accettano ritardi.” Era impersonale e di una freddezza estrema. Pensò fosse
stato scritto da un computer, non da una persona. Il soprannome Lady di
Ferro le calzava proprio a pennello, non c‟era altro da dire. Si legò i capelli
in una coda di cavallo e si avviò di corsa verso il luogo stabilito,
ovviamente era già in ritardo. Mentre percorreva in fretta il corridoio, la
sua mente non poté fare a meno di chiedersi se davvero esistessero maghi,
streghe, poteri magici, regni lontani popolati da strane creature, o se invece
non fosse in preda ad un‟allucinazione di gruppo o a un‟intossicazione
alimentare. Dallo studio di Adele provenivano le voci delle signore del
circolo della Rosa, probabilmente erano ritornate per discutere degli
avvenimenti del giorno precedente. Avrebbe voluto origliare per sapere di
cosa stessero parlando, ma purtroppo era già in tremendo ritardo per la
lezione, non poteva attardarsi oltre.
Si lanciò sempre correndo lungo la stretta e ripida scala a chiocciola,
sperando di non inciampare, si sarebbe presentata subito bene ruzzolando
con grazia dalle scale, sempre se non si fosse rotta l‟osso del collo, in quel
caso non si sarebbe presentata affatto. Decise fosse meglio rallentare;
infondo, un po‟ di sano ritardo non aveva mai ucciso nessuno, lo stesso
non si poteva certo dire di un capitombolo per le scale. Continuava a
scendere, scalino dopo scalino, pareva non finissero mai. Non ricordavo
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fosse così in basso il seminterrato. Che fatica, speriamo non manchi
ancora molto. Sospirò mentre iniziava ad ansimare per la fatica. I muri
erano tutti uguali, grigi, con le pietre a vista, nessun quadro o affresco,
man mano che proseguiva l‟aria, si faceva più fredda e l‟odore di chiuso e
stantio sempre più forte. Le statue poste all‟interno di alcune insenature nel
muro sembravano la seguissero con lo sguardo. A un certo punto non era
più solo una sensazione, dietro di lei una statua aveva preso vita, pochi
gradini più in alto un gargoyle la stava osservando con fervido interesse.
Com‟era possibile che la statua avesse preso vita? Dov‟era Daniel quando
aveva davvero bisogno di lui? Ovviamente come con tutti gli uomini, non
puoi mai fidarti di loro, pensò. E adesso cosa avrebbe dovuto fare? Non le
avevano certo rilasciato un libretto con le istruzioni sul come usare i suoi
poteri e a scuola, nessuno le aveva insegnato a difendersi da una statua.
Mentre si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga o di un oggetto
da poter usare come arma di difesa, la creatura spiccò con grande agilità un
balzo verso di lei. La bocca era aperta, file di denti appuntiti come lame
spiccavano insieme ai lunghi artigli pronti a lacerare la sua carne. Non
poteva fare a meno di fissarli, distogliere lo sguardo era impossibile. Si
preparò al peggio, sapeva razionalmente di non avere nessuna possibilità
contro una statua di dura pietra. Non sapeva cosa fare, non aveva armi con
sé, nessuno nei paraggi pronto ad aiutarla, era giunta la sua fine. Ormai era
vicino, poteva sentire l‟aria mossa dal pesante animale. Istintivamente
chiuse gli occhi e alzò le braccia, per proteggersi il viso. Una corrente
d‟aria scaturì dal suo corpo investendo in pieno il gargoyle e
frantumandolo in mille pezzi. Si guardò intorno in cerca del suo salvatore,
ma non vide nessuno. Come aveva fatto? Era stato tutto frutto di
un’allucinazione?Un ologramma? Volse lo sguardo in basso. Sugli scalini
erano presenti i resti, un mucchietto piuttosto consistente e concreto di
sabbia. Si chinò per accertarsi della natura, la tessitura alquanto fine,
polverosa, testimoniava che non era stata un‟allucinazione. Rimase alcuni
istanti a fissare perplessa la scena. Era inutile continuare a farsi domande a
cui non sapeva rispondere; meglio continuare a scendere o sarebbe arrivata
a lezione terminata.
Aveva appena sceso un gradino quando le pietre della parete alla sua
sinistra iniziarono a tremare, si aprì una piccola porta sulla cui soglia
comparve una donna molto alta e minuta, avvolta in un vestito giacca
grigio topo. Aveva lo sguardo più duro e severo che avesse mai visto. Si
avvicinò e senza tante cerimonie si presentò come Mrs Brooks, la sua
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insegnante di incantesimi e magie oscure. << Ovviamente devo dedurre
che non ha ricevuto il mio messaggio, altrimenti sarebbe arrivata ben venti
minuti fa. >> Attese qualche secondo, come per sottolineare il suo
disappunto. << Come principiante non se l‟è cavata male, ma vi è ancora
molto su cui lavorare e il tempo purtroppo scarseggia. >> Non aggiunse
altro, le fece solo segno di seguirla. L‟idea che si era fatta di lei dal
biglietto non era affatto sbagliata, non aveva mai conosciuto una donna
con un‟espressione così marmorea, insensibile e con una voce così atona,
quasi apatica. Kate dovette abbassarsi per oltrepassare la porticina e
passare sotto l‟arcata, Mrs Brooks invece nonostante fosse notevolmente
più alta non sembrò preoccuparsi per le dimensioni. Attraversò con
naturalezza le pareti dell‟arco che parvero modellarsi al suo passaggio. Si
aspettava di trovare una stanza altrettanto piccola, invece si ritrovò in un
enorme salone, molto spazioso e luminoso. I muri tutto intorno erano
praticamente indistinguibili tanto erano ricoperti da scaffali gremite di libri
di svariate forme e dimensioni; mentre le mensole e le vetrerie erano
ricolme di bottiglie dai contenuti più diversi, tutte con colori molto
sgargianti e dotate di etichette che segnalavano con estrema precisione il
contenuto. << E‟ importante tenere un inventario preciso e aggiornato, è
inammissibile rimanere senza un ingrediente, potrebbe compromettere una
pozione. >> << Certo >> Kate non sapeva cosa rispondere, per lei era tutto
nuovo ed estremamente bizzarro, ancora non riusciva a prendere
seriamente quello che le stava succedendo, era più facile pensare a un
esaurimento nervoso. << Può darmi del tu per favore, mi sentirei più a mio
agio. >> come unica risposta ottenne un‟alzata di spalle.
In un angolo, sopra un grosso cuscino blu, Cagliostro sonnecchiava
sornione. Su un piccolo tavolo vicino a lui Kate riconobbe
immediatamente il globo che aveva comprato in quello strano negozio e il
ciondolo portafoto che aveva spedito come regalo di Natale a sua nonna.
<< Il ciondolo servirà sicuramente più a lei che ad Adele, inoltre devi
imparare a usare bene la sfera prima di portarla con sé, ogni errore o
imprecisione potrebbe esporla a situazioni pericolose e questo non
possiamo permettercelo. >> La sua voce, così fredda e inaspettata la fece
trasalire. Aveva risposto alla sua domanda silenziosa senza bisogno che
gliela porgesse.
<< Mi scusi, ma di quale sfera sta parlando? >> Le chiese sorpresa.
<< Ovviamente parlo di ciò che hai acquistato poco tempo fa, non erano
oggetti comuni quelli venduti dal signor Crab, il suo non è un negozio
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qualsiasi, esso appare solo in occasioni speciali. Non c‟è tempo per
divagare con inutili spiegazioni, ne parleremo più avanti, quando sarai
pronta, per ora iniziamo la nostra lezione. >> La sua voce era monotona,
non lasciava trapelare alcuna forma di emozione, come se dentro fosse
vuota. Per quanto si sforzasse, non riusciva ad abituarsi al suono della sua
voce e s‟irrigidiva ogni volta che la sentiva parlare.
Si preparò psicologicamente, si aspettava allenamenti fisici, tipo difesa
personale, arti marziali, tutte discipline in cui non era mai stata portata,
anzi, a dire la verità non era mai stata portata per gli sport in generale. Con
sua grande sorpresa Mrs Brooks la condusse verso un imponente tavolo di
legno scuro, la fece sedere dietro di esso, dopodiché si assentò un attimo,
per fare ritorno poco dopo nascosta dietro una pila di libri molto corposa
che fluttuava davanti a lei e che appoggiò su un lato del tavolo; poi ne fece
arrivare un‟altra e un‟altra ancora.
Kate la osservava con attenzione, i libri erano molto diversi tra loro, varie
grandezze e spessore, ma tutti piuttosto impolverati, con la copertina rigida
e gli spigoli di ferro, alcuni avevano addirittura anche un lucchetto che li
teneva chiusi. La sua espressione era di perplessità pura, non capiva cosa si
aspettava che facesse, di certo non avrebbe potuto leggerli tutti. Avrebbe
impiegato come minimo tutta la vita, forse sarebbe dovuta andare anche in
prestito di qualche anno, inoltre non avevano a disposizione tutto questo
tempo, Victor avrebbe potuto attaccarli in qualsiasi momento, le serviva un
corso accelerato. << Devo leggerli tutti? >> non riuscì a trattenersi dal
protestare. << La teoria è sempre la base di ogni cosa. E‟ meglio se
comincia subito. >> Fu tutto quello che le disse prima di lasciare la stanza
dopo aver soffiato su di lei una polvere rosa che l‟avvolse come una
membrana protettiva. Automaticamente il primo libro si aprì. << Non
potrei leggerli tutti nemmeno se fossi immortale e avessi tutta la vita a
disposizione per fare solo questo. E non abbiamo affatto tutto questo
tempo. >> urlò in tono supplichevole, rivolto più a se stessa che ad altri,
infatti, era rimasta sola lì sotto. << Victor potrebbe colpire in qualsiasi
momento ed io voglio essere pronta per affrontarlo, non voglio perdere
tempo a sfogliare vecchi libri >> Bofonchiò. << Non sia sciocca,
ovviamente non deve leggerli. >> Rispose una voce aspra. << Per quel che
riguarda Victor, farebbe meglio a informarsi sul suo nemico prima di
lanciarsi in imprese suicide. Pensa forse di essere più abile di sua nonna?
Eppure nemmeno lei è ancora riuscita a tenergli testa, oserei azzardare che
siano alla pari e hanno un‟esperienza secolare alle spalle. Lei è molto
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presuntuosa se pensa con qualche lezione di poter imparare tutto. Spero di
essere stata abbastanza chiara e di non dover sprecare altro tempo in queste
frivolezze. >> Kate si guardò nuovamente intorno, ma non vide nessuna
persona fisica nella stanza. Si chiese se nemmeno sua nonna poteva
batterlo, come ci sarebbe dovuta riuscire lei? Senza alcuna esperienza e
conoscenza. Ha detto esperienza secolare?E’ impossibile, la nonna non ha
più di settant’anni. Era ancora più confusa. Sicuramente aveva sentito
male. Si concentrò sulla pila di libri davanti a lei, se non doveva leggerli,
cosa avrebbe dovuto farne? Continuò a guardarsi intorno in cerca del più
piccolo indizio che potesse aiutarla a svelare l‟arcano, ma non trovò nulla.
Questa volta Mrs Brooks era sparita sul serio, l‟aveva lasciata sola.
Sconsolata e senza alcun entusiasmo prese il libro aperto dinanzi a sé e si
mise a sfogliare le pagine. Tutto si era rivelato decisamente peggiore di
ogni suo più intimo timore formulato quella mattina; quando aveva aperto
gli occhi e aveva cercato di immaginare in cosa sarebbe potuto consistere
l‟allenamento. Era relegata da sola in un sotterraneo, non sapeva neppure
per quanto tempo sarebbe dovuta rimanere lì a sfogliare quelle polverose
pagine. Mantenendo fede al detto che al peggio non c‟è mai limite, notò
con sua immensa gioia che il libro era scritto in una lingua che non aveva
mai visto. Perfetto, pensò, peggio di così non poteva cominciare. È
neanche un giorno che ho dei poteri magici e non solo non so usarli, ma
tutti si aspettano grandi cose da me! Sarò una vera delusione... il suo stato
d‟animo peggiorava al trascorrere di ogni minuto. << Pensavi davvero di
leggerli e imparare tutto in così poco tempo senza un po‟ di aiuto? >>
Disse inaspettatamente una voce in tono sarcastico dietro alle sue spalle.
Kate non riusciva a capire da dove provenisse, nella stanza non c‟era
nessuno, solo lei, gli scaffali gremiti e il gatto. Pensò che forse ci fosse una
telecamera attraverso la quale Mrs Brooks la stava guardando, e
probabilmente le parlava attraverso un interfono. La voce però era diversa,
più bassa e roca, quasi maschile. Che avesse lasciato qualcuno a
sorvegliarla? Era assurdo, ma niente le sembrava più impossibile. Il gatto
balzò sul tavolo e la guardò. << Vuoi una carezza? Anche tu ti senti solo
qui sotto, non è così? >> Disse dolcemente mentre allungava la mano
verso Cagliostro. << A dire il vero sono stato io a parlarti. >> Vedendo la
sua faccia impietrita attese qualche istante affinché potesse elaborare
l‟informazione e cercare una spiegazione ragionevole, anche se
ovviamente non l‟avrebbe trovata.
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<< Tu parli? >> Gli chiese allibita, mentre ritraeva di scatto la mano. Non
riusciva neppure a credere alla domanda che gli aveva appena fatto. << Sì.
Posso garantirti che l‟ho sempre fatto, semplicemente prima non potevi
sentirmi. Vedi, solo chi ha poteri magici, può sentire la mia voce e
aggiungerei per fortuna, non sai tutto quello che ho detto ad Alex finché ha
frequentato la casa. Mi dispiace ma proprio non mi piaceva. >>
Le spiegò che era l‟animale domestico della famiglia reale, il suo compito
era assicurarsi che stesse bene, che continuasse a essere al sicuro, ecco
perché sua nonna lo aveva affidato a lei quando era andata a vivere da
sola. Il suo incarico era di farle rapporto giornaliero sulla nipote. << Sono
un mago molto potente, tutti venivano continuamente a chiedermi favori,
ma ho sempre preferito la conoscenza all‟azione. A nessuno verrebbe in
mente di chiedere aiuto a un gatto, è stata un‟idea molto brillante, in
questo modo ho tutto il tempo per dedicarmi solo alle mie ricerche e alla
meditazione. Se vuoi, puoi rivolgerti a me come consigliere, sarò onorato
di affiancarti in questa delicata esperienza. >> Trascorsero svariati minuti
prima che Kate riuscisse a riprendersi dallo shock. Era strano riuscire a
parlare con un gatto, ripensò a tutti i discorsi che gli aveva fatto in passato,
consapevole che lui non poteva capirla, un‟ondata di vergogna la investì
come un uragano. Sperò avesse la memoria corta; non riusciva neppure a
pensare che avesse sempre ascoltato e capito tutte le sue parole. Dovette
tuttavia riconoscere che la sua voce suonava così familiare, inoltre dopo un
primo momento di forte imbarazzo, si dimostrò un valido aiutante, più
volte le spiegò qualche trucchetto, come quello di creare immagini
illusorie o dei sosia che a dir suo potevano in un momento di pericolo farle
guadagnare tempo prezioso.
Le raccontò molte cose sulla sua infanzia e sui suoi genitori, era stato per
anni con loro e vi era molto affezionato, anche se non quanto a lei che
aveva visto nascere. << Ricordo chiaramente, quasi fosse ieri, quando ti
portarono a casa e ti adagiarono nella tua culla. >> Non piangesti
nemmeno per un istante, continuavi a guardarti intorno curiosa, a un certo
punto agitasti la manina minuscola e subito apparvero tante stelle
luminose. Fu subito chiaro a tutti che eri molto dotata e soprattutto che
nonostante la tenera età sapevi cosa volevi e come ottenerlo. I tuoi genitori
sono sempre stati così orgogliosi di te. >>
<< Pensi siano ancora vivi? >> Non riuscì a fare a meno di chiederglielo.
<< Difficile a dirsi. Ma almeno di uno ne sono sicuro! >> Tuttavia Kate
non riuscì a estorcergli altro, le sue risposte erano sempre particolarmente
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diplomatiche, non le dava mai le risposte che stava cercando. << Mia cara,
tu hai così tante domande ma aimè, io sono solo un gatto, non mi è
concesso avere tutte le risposte che cerchi. >> Kate preferì non ribattere,
gliene avrebbe poste altre a tempo debito.
Trascorsero diverse ore senza che se ne accorgesse, quando guardò fuori
della finestra, era ormai buio inoltrato. Com‟era possibile che avesse
studiato tutto il giorno senza neppure rendersene conto? Eppure la prova
era davanti a lei: la pila dei libri era notevolmente diminuita, sulle spalle
sentiva il peso della stanchezza della lunga giornata e la schiena era
indolenzita per la posizione scorretta che aveva tenuto.
Pochi minuti dopo ritornò la signora Brooks. << Direi che per oggi è
sufficiente. Siete attesa in salone per la cena, è meglio se vi affrettate. E
portatevi via anche quel gatto. >> Aggiunse acida. Sicuramente non le
piacevano gli animali, tuttavia era strano che non si fosse accorta che in
realtà non era un gatto qualsiasi. Decise di non struggersi per questo, anzi,
tirò un sospiro di sollievo, finalmente questa faticosa giornata stava
volgendo al termine, troppe emozioni, non era più abituata.
Mentre saliva le scale con Cagliostro in braccio, gli confidò che trovava la
sua insegnante molto singolare. << E‟ una donna strana, non è socievole e
non l‟ho vista sorridere nemmeno una volta da quando l‟ho incontrata. >>
<< Ha sofferto molto in passato, un mago oscuro ha fatto sterminare tutta
la sua famiglia, compreso suo figlio Lucas di appena due anni. >> << Ma è
una storia orribile. >> << E non è finita qui, pensa che è costretta a vedere
il suo assassino quasi ogni giorno. Anni fa provò anche a ucciderlo, ma fu
tutto inutile, è troppo forte per lei, così si sente impotente per non essere
riuscita a vendicare il suo bambino. E‟ per questo che con te è così severa,
sa che hai delle potenzialità incredibili e vuole che tu sia in grado di
sfruttarle tutte al massimo. Vedi, attende con pazienza da anni il giorno in
cui avrà finalmente la sua vendetta. Si aspetta molto da te. >> Kate non
rispose. Non poteva neanche immaginare cosa doveva aver passato quella
donna, vedersi portare via il proprio figlio e sapere di non rivederlo mai
più. Era una cosa davvero terribile. Andò a rinfrescarsi un attimo prima di
raggiungere la sala da pranzo. La consapevolezza che ancora una volta,
un‟altra persona si aspettava grandi cose da lei non le fu di conforto, era
terrorizzata di non riuscire a essere all‟altezza delle attese. Continuava a
domandarsi e se non ci riuscissi, cosa succederebbe? Mentre era assorta
nei suoi pensieri, non si accorse che erano ormai giunti nel salone centrale.
Se ne capacitò solo quando sentì il delicato e invitante profumo
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proveniente dalla cucina. Il suo stomaco le ricordò che non aveva
mangiato nulla per tutto il giorno, così si avvicinò velocemente al tavolo,
dove erano già sedute Adele e le sue amiche del Circolo. Aspettavano solo
lei, così non li fece attendere oltre e prese posto accanto a Daniel. La
tavola era apparecchiata per undici ma davanti a lei vi era una sedia vuota.
Fatto molto insolito. Adele non lasciava mai nulla al caso, curava sempre
tutto in modo maniacale fino ai più piccoli dettagli, se non aspettava
nessun altro avrebbe fatto sicuramente portar via la sedia superflua. Si
chiese chi potesse mancare. Guardando con maggiore attenzione il posto
vuoto davanti a lei si rese conto che non erano stati messi piatti e posate,
c‟era solo un alto calice argentato con sopra un piattino sempre di metallo.
Che cosa strana.
60
66
A
Anntthhoonnyy..
Si voltò per chiedere a Daniel se sapeva chi fosse la persona che stavano
aspettando. << Non stiamo aspettando nessuno, di chi stai parlando? >> Le
rispose sorpreso. << E il posto vuoto davanti al mio? >> vedendo la sua
espressione perplessa Kate si girò di scatto e vide un‟imponente figura
scura seduta dinanzi a lei. Eppure era sicura di non averlo visto entrare, né
tanto meno sentito sedersi. Era molto insolito, soprattutto perché era
proprio davanti a lei, si sarebbe di certo accorta se qualcuno avesse
suonato il campanello o avesse spostato la sedia. Daniel si avvicinò al suo
orecchio sinistro. << Se parli di lui non preoccuparti, andrà via presto, non
ama socializzare, per cui non perdere tempo a cercare di presentarti o fare
conversazione. Anthony non è molto loquace, ed è sicuramente pericoloso.
Cerca di restargli lontana. >> Vedendola titubante le si avvicinò serio. <<
Puoi credermi sulla parola. >> aggiunse sempre sussurrando.
Ora che vi prestava attenzione emanava un forte odore acre, di chiuso, di
morte. La sua presenza le metteva i brividi, anche se Daniel non le avesse
detto niente, non avrebbe comunque cercato di fare la sua conoscenza.
Indossava un cappello nero a tesa larga e un grande mantello sotto il quale
s‟intravedeva il manico scuro di un grosso coltello, simile a una sciabola,
tutto intagliato a mano con strani simboli incisi. Il volto era coperto da una
specie di passamontagna di stoffa scura, sugli occhi portava un paio di
occhiali neri e alle mani guanti di pelle scura, più lo osservava e più la sua
presenza la inquietava. Non si presentò, dando per scontato che tutti
sapessero già chi fosse. Questo la irritò notevolmente, chi si credeva di
essere! Se ne restava seduto a fissarla in silenzio, come se fosse il padrone
del mondo. Kate osservò il resto delle persone sedute al tavolo e notò con
grande stupore che nessuno vi aveva prestato attenzione, nessuno eccetto
Mrs Brooks, la quale si era irrigidita e aveva assunto un‟espressione
ancora più dura del solito. Anthony, o come si chiamava, prima di
prendere il calice e iniziare a bere il liquido contenuto al suo interno si
tolse un solo guanto, quello alla mano destra. Aveva dita lunghe, molto
affusolate ma di un pallore irreale, quasi cereo. Non aveva mai visto
nessuno così pallido, perlomeno nessuno appartenente al mondo dei vivi.
<< Porta il cappello e i guanti a tavola, che insolente! >> sussurrò a
Daniel. << A lui tutto è concesso. >> rispose scrollando le spalle. <<
Dovrai farci l‟abitudine. >>
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<< Mi rincresce che la mia presenza ti metta così a disagio! >>
Kate sussultò. La sua voce era talmente stridula che le fece accapponare la
pelle. Istintivamente si guardò intorno per vedere le reazioni delle altre
persone, ma nessuno sembrava averla udita. Probabilmente si stava
facendo suggestionare dalle parole di Daniel, decise di concentrarsi sul
piatto davanti a lei dal quale proveniva un profumino davvero invitante.
<< Gli altri non possono sentirmi, ma tu sì, non è un‟allucinazione >> Kate
continuò concentrarsi su altro, era solo suggestione.
<< So che puoi sentirmi, è inutile fingere che non sia reale. >>
La sua voce stridula e gracchiante risuonava nella sua testa sempre più
forte, stava comunicando telepaticamente o qualcosa del genere.
Cercò di farsi coraggio, non poteva lasciarsi spaventare così facilmente,
voleva salvare i suoi genitori e non era neppure in grado di rispondere a un
ospite di sua nonna, infondo non le aveva chiesto nulla di spaventoso.
Motivo in più per cui non riusciva a spiegarsi la strana sensazione
d‟inquietudine, paura e disagio che da quando era comparso al tavolo
aveva pervaso ogni cellula del suo corpo.
Doveva reagire, cercò di concentrarsi, non voleva che dalle sue parole
trapelasse il suo attuale stato d‟animo. << Non so chi sei, ma è evidente
che sai chi sono io, non è così? >> Cercò di rispondere con tutto il
coraggio che riuscì a trovare.
<< Vedo con piacere che riesci a comunicare con me e non solo ad
ascoltarmi, molto bene, sono lusingato. Mi pare scontato, tutti conoscono
l‟Erede. >> Rispose in tono sarcastico l‟uomo misterioso seduto davanti a
lei. Il suo sguardo era completamente concentrato su di lei, come se le
stesse guardando dentro. Si sentiva indifesa, completamente esposta, come
se lui fosse in grado di sentire i suoi pensieri. La parola “erede”
ovviamente la innervosì, lui sapeva chi era, ma lei non aveva nessuna
informazione che lo riguardasse, questo sbilanciamento in suo favore non
le piaceva assolutamente. Ripensò a quello che le aveva detto, non aveva
la minima idea di come avesse fatto, probabilmente non era così difficile
parlare telepaticamente, o forse faceva parte dei poteri riacquistati.
<< A tua madre farà piacere sapere che sei viva e in salute. >> Alla parola
“madre” Kate trasalì e s‟irrigidì come se fosse stata colpita da una mazza
da hockey. << Come fai a conoscere mia madre? Tu sai dov‟è? Devi
dircelo subito. >> Rispose d‟impulso. Doveva assolutamente sapere, dove
si trovasse.
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<< Pensi davvero di poterla andare a salvare? Non credi che tua nonna o
altri ci abbiano già provato? O sei forse convinta di riuscire a fare meglio?
>> Emise una risata stridula, agghiacciante. << Almeno posso provarci! Se
sono la prescelta come dite voi, m‟inventerò qualcosa! >> Cercò di
mantenere la calma e dare l‟impressione di essere sicura di quello che
stava dicendo. << Molto divertente, sei davvero presuntuosa o molto
incosciente. Sei strega da quanto? Una settimana? Ti faranno a pezzi se
solo gliene darai l‟occasione! >> La stava schernendo. Kate era incredula e
furente allo stesso tempo. Stava per ribattere quando all‟improvviso
l‟uomo emise una sorta di risata che le gelò il sangue nelle vene. << Ad
ogni modo, proseguì, mi piace questo tuo atteggiamento, voglio aiutarti. Se
vuoi sapere qualcosa di più, ti aspetto tra due giorni, a mezzanotte precisa
davanti al mausoleo di famiglia in giardino, non farti aspettare e vieni sola.
>> Detto questo, si alzò e senza dire una parola di congedo ai presenti si
ritirò nello studio seguito a ruota da Adele.
Gli ospiti proseguirono la cena come se nulla fosse, nessuno aveva prestato
attenzione ai due posti vuoti. Comportamento molto insolito, sua nonna
non lasciava mai a metà una cena, soprattutto se aveva ospiti, lo riteneva
ineducato e inammissibile. Daniel continuò a parlare con Clara alla sua
destra. Nel frattempo le cameriere stavano servendo il dessert, un grosso
budino di cioccolato guarnito con panna montata, davvero invitante.
Anthony se ne era andato. Kate riuscì finalmente a rilassarsi e riportò la
sua attenzione sui deliziosi manicaretti di Agnese e sui discorsi al tavolo.
L‟aria era più serena, come se il suo allontanarsi avessi provocato una
sorta di sensazione di sollievo in tutti i presenti.
Le amiche di Adele stavano parlando degli Gnaghi. << Dobbiamo
aumentare la protezione! Girano voci che Victor voglia impadronirsene
per aumentare il controllo sul mondo magico. >> Altre donne accanto a lei
annuirono convinte.
Daniel le spiegò che il nome era legato al suono che emettono quando
s‟incide la loro corteccia per estrarre la linfa dalla quale si ottiene un
prezioso e alquanto raro siero per curare le malattie del popolo magico. <<
Essi “gnaulano”, sembra si lamentino, come se stessero soffrendo, ma in
realtà non è così perché sono dei vegetali. Nelle notti ventose i loro
lamenti possono giungere molto lontano trasportati dalle ali del vento. >>
Gnaghi. Eppure questo nome le era famigliare, dove poteva averlo già
sentito? Ci pensò per un po‟, ma proprio non riusciva a ricordarlo.
Nel frattempo Anita stava servendo il caffè.
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Si aprì la porta dello studio, ma uscì solo Adele, dell‟uomo vestito di scuro
nessuna traccia. Sicuramente ha usato il passaggio dietro il quadro.
Oppure è volato via. Che strano pensiero, chissà come le era venuta in
mente una cosa simile.
Adele assunse un‟aria molto seria, tutti volsero lo sguardo nella sua
direzione e immediatamente il brusio delle voci cessò, come per un tacito
accordo. << La situazione nell‟altro regno è peggiorata, Victor sta
movimentando ogni tipo di creatura per trovare Kate e portargliela, viva o
morta. E‟ pronto a scatenare una guerra contro chiunque tenterà di opporsi
e so per certo che vuole impadronirsi del siero curativo, perciò presto
attaccherà le serre degli Gnaghi. Non possiamo permetterlo, dobbiamo
prendere provvedimenti immediati, rinforzare la sicurezza, non possiamo
farci trovare impreparate. >> Fece una pausa durante la quale passò lo
sguardo su ogni singolo viso dei presenti. << Data la pericolosità della
situazione, capirò chi di voi non vorrà esporsi e preferirà rimanere in
disparte. Tuttavia, posso affermare con assoluta sicurezza che nessuno è al
sicuro, Victor non farà prigionieri. Questa è una guerra a tutti gli effetti,
per cui, chiunque si schiererà con lui, sarà considerato ufficialmente nostro
nemico e non gli sarà riservato nessun trattamento di riguardo. E‟ tutto. Vi
ringrazio per essere venuti. >>
Ecco dove l‟aveva sentito, quando era in quella cantina; Karl aveva detto
che si doveva occupare di quella faccenda, come aveva fatto a non
ricordarselo prima. Fece per dirlo, ma sua nonna la bloccò con un‟occhiata
molto eloquente. Probabilmente aveva ragione, era meglio parlarne dopo
in privato.
Si stava facendo tardi, le signore si alzarono e si prepararono a rientrare.
<< Sentiremo dai nostri contatti com‟è esattamente la situazione e
prenderemo misure cautelative. Ci aggiorneremo in settimana per discutere
i dettagli. >> Disse con un‟espressione molto seria Erriet.
Lo stato d‟allarme per quella sera era passato, Adele si avvicinò alla porta
d‟ingresso per salutare gli ospiti che lasciavano la casa e augurare la buona
notte. << Nonna, posso parlarti un attimo in privato per favore. >>
<< Certo, andiamo nel mio studio, staremo più tranquille. >> Le rispose
senza battere ciglio, come se si aspettasse già quella domanda.
Senza aggiungere altro lasciarono la stanza e si avviarono verso lo studio.
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77
C
Coonnffiiddeennzzee
Appena entrate le candele nei candelabri presero fuoco e una luce calda e
accogliente illuminò la stanza. Ora che vi prestava maggiore attenzione era
più ampio di come le fosse apparso la volta precedente, forse perché
adesso erano sole e non vi era riunito tutto il Circolo della Rosa Nera. Era
perfettamente ordinato, i libri erano disposti in un maniacale ordine
alfabetico, notò che erano tutti manuali di magia, difesa, arti magiche e
altri sempre sul genere, non vi era niente di pura letteratura. Verso la
finestra, un po‟ nascosto c‟era piccolo arco con sotto una pianta, che cosa
strana pensò. Lo studio confinava con la biblioteca, forse era un passaggio
che metteva in comunicazione le due stanze.
<< Chi è Anthony? >> Chiese ad Adele senza tanti giri di parole. <<
Perché conosce la mamma e sa dove si trova? E soprattutto perché non fate
niente per andarla a salvare? >> La sua voce aveva un tono accusatorio ed
era colma di risentimento.
<< Con ordine mia cara. >> << Non possiamo andare a salvare tua madre
perché il regno magico è praticamente inaccessibile per noi, inoltre Victor
se lo aspetta e ci avrà sicuramente preparato una degna accoglienza. Se
agiamo d‟impulso e ci facciamo uccidere sarà stato tutto inutile. Saranno
morte persone innocenti per niente. Abbiamo delle responsabilità.
Dobbiamo essere prudenti. >> il suo discorso era principalmente rivolto a
lei, era chiaro. Temeva che agisse d‟impulso e non poteva darle torto. Se
avesse avuto più informazioni sul dove fossero tenuti e come raggiungerli,
sarebbe partita seduta stante. << Ho sentito che avete conversato a cena
stasera, molto singolare, di solito non simpatizza con nessuno. Non ritengo
tuttavia saggio che t‟incontri con lui da sola nei prossimi giorni. >> Fu
tutto ciò che le rispose.
Kate si domandò come facesse a sapere della loro conversazione, nessuno
a tavola sembrava averla udita. Che glielo avesse detto lui? No,
improbabile, se avesse voluto che lo sapesse non sarebbe rimasto così sul
vago. << Da quando devo chiedere il tuo permesso? >> Chiese sulla
difensiva. << Purtroppo mia cara sono cambiate molte cose, devi imparare
a valutare con più attenzione le persone che ti circondano. >> Adele attese
qualche istante poi vedendo il suo viso irrigidirsi capì che non si sarebbe
accontentata di una risposta così vaga, voleva sapere e forse era giusto
metterla a conoscenza di tutti i dettagli, o per lo meno quelli riguardanti
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Anthony. << Lui è un vampiro, non come quelli che hai visto finora nei
film o di cui hai letto nei libri. E‟ davvero crudele e pericoloso; per lui non
esistono regole o sentimenti, segue l‟istinto e per te è molto pericoloso
stargli vicino senza un‟adeguata compagnia. >> << Se è così pericoloso
perché l‟hai invitato alla nostra tavola? E com‟è possibile che mi abbia
parlato senza che nessuno abbia sentito nulla? >> Non riuscì a trattenersi.
<< Solo i membri appartenenti alla famiglia possono parlare
telepaticamente e ascoltare, ovviamente, per cui, anche non volendo, ho
potuto assistere alla vostra conversazione. >> Fece una breve pausa e si
versò dal nulla una fumante tazza di tè.
<< Anthony ci tiene aggiornate sui movimenti di Victor, ma dobbiamo
sempre tenere gli occhi aperti e non fidarci troppo di nessuno,
specialmente di chi fa il doppio gioco. Ricordalo sempre. >>
<< Prima hai detto che solo i membri della famiglia possono parlare tra
loro con la telepatia, giusto? Quindi fa parte della famiglia, ma questo
com‟è possibile? >>
<< Sì, è corretto, sei stata attenta. >> Sorrise compiaciuta. Poi assunse
nuovamente un‟aria seria e proseguì << Lui è il fratellastro di tua madre,
ma sono due persone così diverse. Tuo nonno, quando era più giovane,
prima che ci sposassimo, perse la testa per una donna, Madison, tanto bella
quanto malvagia. Ebbero una storia d‟amore molto intensa, ma assai breve.
I loro modi di vivere erano troppo diversi, e ben presto posero fine a
quell‟unione troncando ogni rapporto. Proprio in quel periodo conobbi
Nath, fu amore a prima vista, ci sposammo quasi subito. So che può
sembrarti strano, ma l‟anima gemella esiste e quando la incontri, non serve
aspettare. Poco tempo dopo Madison fu uccisa da un cacciatore di vampiri
e da un giorno all‟altro ci ritrovammo sulla porta un bambino con lo
sguardo più duro e inespressivo che avessi mai visto. Pur avendo solo
pochi anni, doveva aver già sofferto tanto. Cosa potevamo fare se non
prenderlo con noi, era così piccolo, aveva bisogno di una guida, inoltre era
pur sempre suo figlio. Cercammo in tutti i modi di insegnarli l‟amore per il
prossimo, ma con ben poco risultato. Un paio d‟anni dopo rimasi incinta di
tua madre. Sperammo che avendo un altro bambino con cui giocare il suo
carattere chiuso e ombroso potesse migliorare. Purtroppo il suo cuore era
così colmo d‟odio verso gli umani e soprattutto verso colui che lo aveva
privato della madre dinanzi ai propri occhi, da non aver posto per nessun
altro tipo di sentimento. Quello che più desiderava è sempre stato di
vendicarsi, anche se non l‟ha mai detto apertamente per paura di ferirci,
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ma noi lo sapevamo bene. Non riuscimmo neppure a inserirlo a scuola, vi
erano troppi bambini umani con i quali si dimostrava aggressivo e crudele.
Avrebbe attirato troppo l‟attenzione, inoltre non potevamo mettere in
pericolo quei poveri bambini, la cui unica colpa era di appartenere alla
stessa specie dell‟uomo che Anthony odiava. La sua mente è sempre stata
molto brillante, così lo abbiamo istruito a casa con un‟insegnante privato il
quale rimaneva continuamente sbalordito dalle sue capacità di
apprendimento e dal suo quoziente d‟intelligenza fuori dalla media.
Cercammo di tenerlo lontano dal regno magico, almeno fino a quando non
fosse stato in grado di decidere da solo e questo comportò continui scontri.
Il rapporto con tua madre al contrario era meno difficile, lui la proteggeva
continuamente da qualsiasi cosa, era molto legato a lei, quando erano
insieme, rimaneva affascinato dal suo buon temperamento; si stupiva della
sua gentilezza e spesso le rimproverava di riporre troppa fiducia nel
prossimo.
Avevamo tanto temuto il periodo dell‟adolescenza, dove si sarebbe
manifestata la sua vera natura e purtroppo, come immaginavamo, era la
stessa di sua madre, un vampiro sadico e assetato di sangue. Una piccola
parte nel suo cuore era buona, ma non sufficiente, e quella che prevalse fu
l‟altra. Rimanere a vivere con noi fu sempre più difficile, i suoi continui
sbalzi d‟umore condizionavano tutti, inoltre non poteva muoversi
liberamente durante il giorno, tranne che per casa, dove avevamo messo
scure e spesse tende alle finestre, quelle che vedi ancora tuttora. Era
insofferente alle nostre regole, si sentiva come un animale in gabbia,
braccato. Era affezionato a me, ma ovviamente non potevo prendere il
posto di sua madre e cercare di insegnarli le cose divenne sempre più
difficile. Ci scontravamo continuamente e per quanto tuo nonno cercasse
di riportare la serenità e mitigare gli scontri non riuscimmo mai a istaurare
un vero legame. Appena ne ebbe l‟occasione fece la sua scelta, rese
giustizia a sua madre, o almeno questa fu la sua motivazione con noi. Così
facendo però aveva infranto la nostra regola primaria: mai uccidere
volutamente un umano, così il giorno stesso lasciò questa casa e andò a
vivere nel mondo magico. Il rancore che portava nel cuore, l‟assenza di
scrupoli, l‟enorme intelligenza e forza, furono un ottimo biglietto da visita.
Non ebbe nessun problema a inserirsi nel mondo magico e a crearsi un
nome. Le sue gesta e le crudeltà di cui era capace giunsero fino a noi. Non
mi stupisco che Victor lo abbia voluto come suo alleato. >> fece una
pausa, aveva gli occhi lucidi, quei ricordi le bruciavano ancora, non era
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riuscita a fermarlo e tutto quello che ne era derivato, era in parte anche
colpa sua. << Per diverso tempo non avemmo sue notizie, se non quelle
che ci venivano riferite da altre fonti. Quando tuo nonno fu ferito
gravemente, Anthony tornò subito a casa. Sul letto di morte si scusò per il
suo comportamento e gli promise che avrebbe cercato di migliorare,
rivolgendo il suo rancore solo verso chi se lo meritava. Promise che si
sarebbe occupato di noi, proteggendoci come aveva sempre fatto tuo
nonno. La sua morte ci unì molto, entrambi avevamo perso una persona
cara e tutto quel dolore fu il nostro punto di partenza per un nuovo
rapporto. Ora viene spesso a trovarmi e sta cercando, per quello che può,
di aiutarci. Tuttavia il confine tra bene e male nella sua mente è molto
labile, non abbassare mai la guardia. >> Improvvisamente si alzò in piedi,
Kate capì che non aveva intenzione di proseguire oltre, si sarebbe dovuta
accontentare. Infatti, come aveva immaginato, le augurò la buona notte. <<
Si è fatto tardi, spero di aver risposto in modo esauriente alle tue domande,
ora è meglio coricarci. >> Aveva imparato da tempo che non serviva
incaponirsi con lei, doveva aspettare il momento giusto per porle altre
domande. << Ancora una cosa. >> Le raccontò brevemente quello che
aveva sentito sugli Gnaghi mentre era stata rapita. << Ti ringrazio cara, sei
stata molto utile. >> E prima che potesse farle altre domande le augurò
nuovamente la buona notte.
Kate si stava avviando verso le scale per andare a dormire quando vide con
la coda dell‟occhio Daniel entrare nello studio. Si avvicinò di soppiatto
alla porta sperando di riuscire a cogliere qualcosa, ma fu tutto inutile, era
come se fosse insonorizzata, dovette rinunciare. Decise che l‟indomani
avrebbe chiesto direttamente a lui il motivo di quell‟incontro a un‟ora così
inconsueta. Si stese sul letto, sotto le coperte, ma non riusciva a prendere
sonno, la sua mente traboccava di domande, era ancora tutto così strano,
sapere che la sua famiglia non era come tutte le altre, il fatto di appartenere
a un mondo che fino a qualche tempo prima pensava esistesse solo nelle
fiabe l‟aveva scossa parecchio.
La mattina seguente a colazione Daniel non c‟era, provò a cercarlo, ma
senza alcun risultato. Non si presentò nemmeno per pranzo. Kate iniziò a
preoccuparsi, non era da lui scomparire in quel modo senza avvertire.
Forse non stava bene, pensò di andare a trovarlo, ma non sapeva, dove
alloggiasse. Nei corridoi dove si trovava la sua stanza c‟erano decine di
porte, forse anche lui dormiva in quell‟ala, decise di andare a curiosare alla
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ricerca di quella giusta, infondo prima della lezione con Mrs Brooks aveva
ancora due ore buone.
Non sapeva esattamente da quale iniziare, perciò decise che la soluzione
migliore fosse di partire da quella più vicina alla sua e passarle tutte,
doveva solo essere prudente e non lo sarebbe mai venuto a sapere nessuno.
Diverse porte erano chiuse a chiave e benché ci avesse provato in vari
modi, non riuscii ad aprirle.
La terza porta sulla destra l‟attirava come nessun‟altra prima. Accostò
l‟orecchio e rimase in ascolto in cerca di rumori provenienti dall‟interno.
Attese diversi istanti dopodiché provò ad abbassare la maniglia. Era aperta.
Che fortuna trovarlo alla prima. Ovviamente appena entrata si rese conto
che la fortuna non era così dalla sua parte. Conteneva scope, vecchi bauli e
oggetti in disuso, tutti rigorosamente coperti di polvere e acari. Doveva
essere una sorta di ripostiglio. Decise ugualmente di guardare meglio,
magari avrebbe trovato qualche passaggio segreto, aveva capito che in
quella casa niente era come appariva. Osservò il primo scatolone,
conteneva vecchi manuali consumati dal tempo, alquanto sbiaditi, quasi
non si leggeva il titolo. Il volume nel mezzo, del quale spuntava solo un
angolo, colpì la sua attenzione, decise di portarlo più vicino alla luce in
modo da vedere meglio il titolo, strofinò il suo dorso, per togliere la
polvere. Il libro le cadde di mano e si aprì esattamente a metà. Dal centro
si propagò una luce accecante e un forte vortice d‟aria cercò di trascinarla
verso il centro del libro. Si aggrappò con tutte le sue forze alla maniglia,
sperando vivamente che reggesse il suo corpo ormai a bandiera. Le mani le
dolevano per lo sforzo e la maniglia si stava inclinando, resistette il più
possibile. Dopo un tempo che le parve interminabile, finalmente il libro si
chiuse e il vortice cessò. Quella stanza era pericolosa, meglio uscire e
riprendere fiato lontano da essa. Si precipitò nel corridoio, chiuse
saldamente la porta alle sue spalle. Si chiese come mai una stanza tanto
pericolosa non fosse chiusa a chiave. Stava per essere risucchiata da un
vecchio volume, come avrebbe potuto spiegarlo in modo convincente ad
Adele, senza ammettere che stava ficcanasando in giro mettendosi in
pericolo con le sue stesse mani, mentre tutti erano impegnati a cercare di
proteggerla? Fortunatamente le era andata bene. Decise di non farsi
scoraggiare e di continuare nella sua ricerca.
In fondo al corridoio c‟era un piccolo arco e delle scale molto strette che
portavano verso la torre Nord, l‟unica che non era mai esposta
direttamente ai raggi del sole. Salì le scale e giunse a una porta di ferro
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molto spessa, un dettaglio insolito colpì la sua attenzione: la chiave era
inserita all‟esterno. Pensò di interpretarlo come un invito a entrare, o
almeno così si giustificò con la sua coscienza. Abbassò lentamente la
maniglia. Si guardò intorno con attenzione, non c‟era nessuno, entrò e si
chiuse silenziosamente la porta alle spalle. Gli occhi impiegarono alcuni
secondi ad abituarsi all‟oscurità. Non vi era alcuna fonte d‟illuminazione,
Kate era avvolta dal buio più totale. Forse è solo un vecchio ripostiglio.
Provò ad azionare l‟interruttore, ma non si accese nessuna luce. Per
fortuna porto sempre con me il mio fidato accendino. << Brisy! >>
Finalmente riusciva a distinguere qualche oggetto. La fiamma del suo
accendino la precedeva fluttuando nell‟aria permettendole di aggirarsi
liberamente per curiosare in giro. Al centro della stanza si trovava un letto
a baldacchino con tende di velluto e lenzuola di seta rosso carminio. Il
letto era perfettamente in ordine, probabilmente da quando erano state
messe, nessuno aveva ancora dormito lì. Nei cassetti tutto era
perfettamente piegato e in ordine, e rigorosamente di colore nero. Sulle
superfici nessun granello di polvere, tutto era asettico e freddo.
Verso il fondo della stanza, perfettamente dinanzi alla finestra c‟era un
imponente armadio di legno scuro dietro il quale filtrava una fioca luce e
di fianco un baule di legno scuro. Non vi era altro, la stanza era piuttosto
spoglia ed essenziale, molto in conflitto con le lenzuola ricercate, non
dovette pensarci molto per capire a chi potesse appartenere. Aprì l‟armadio
e dietro ad un paio di soprabiti neri scorse una specie di maniglia. Molto
singolare, non le era mai capitato di vedere un armadio così originale. Si
chiese se fosse il caso di muoverla, ci pensò a lungo, poi la curiosità ebbe
il sopravvento sulla prudenza. Appena abbassò la maniglia, il retro
dell‟armadio si aprì e con esso la finestra e per poco non cadde al di fuori.
Incredibile, è un passaggio segreto. Sicuramente Anthony lo aveva usato
da ragazzo quando voleva uscire di notte senza farsi scoprire. Molto
ingegnoso, non c‟era che dire. Ovviamente era utile solo per lui che era
immortale, nessun altro sarebbe uscito illeso dopo un volo di quasi trenta
metri. Chiuse le ante e si appoggiò a esse con la schiena per riprendere
fiato. Il suo sguardo si posò nuovamente sul baule. Non faticò ad aprirlo, la
chiave era nella toppa e i cardini dovevano essere stati oliati di recente.
Trovò una vecchia foto sbiadita, gli angoli erano piegati e rovinati, il
ragazzo aveva l‟espressione di chi ha sofferto molto, pesanti pestoni neri
cerchiavano i suoi occhi scuri e la carnagione era di un bianco quasi
accecante. La ragazza accanto a lui aveva un‟espressione così dolce e
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innocente, la nonna aveva ragione, mia madre avrebbe ispirato protezione
a chiunque. Poi c‟era una sua foto vicino al nonno, entrambi con aria fiera,
doveva essere l‟ultima foto che era riuscito a scattarsi con lui, all‟incirca
doveva avere sui sedici anni. L‟avvicinò per vedere bene il suo viso, ma in
entrambe le foto era in penombra e sfuocato. Che strano, il resto della foto
invece era perfettamente nitido. Continuò a spostare oggetti e a cercare,
trovò una sacca di stoffa di velluto verde scuro, al suo interno conteneva
una grossa e pesante sfera blu cobalto scura. Il suo sesto senso questa volta
le consigliò di non sbirciare oltre, aveva già sfidato la sorte a sufficienza
per quella giornata, così decise di rimettere tutto al suo posto, senza
indugiare oltre. Uscii in fretta facendo attenzione a non lasciare tracce di
sé. Provò a entrare in altre stanze, ma non ebbe fortuna, alcune erano
chiuse, altre non contenevano nulla d‟interessante. Decise che dopo
l‟allenamento avrebbe chiesto informazioni ad Adele, sicuramente lei
sapeva, dove si trovasse Daniel.
Scese nei sotterranei e questa volta non trovò nessun libro ad aspettarla
sulla scrivania. Salutò cordialmente Madame Brooks, la quale come
risposta, si limitò ad alzare le spalle. Erano diverse settimane che si
allenavano, ma il loro rapporto non era cambiato per niente. Era migliorata
molto, ora riusciva a padroneggiare piuttosto bene la sua magia e a
eseguire diversi incantesimi. Tuttavia non aveva ricevuto nemmeno un
piccolo complimento. Rimase in piedi in attesa che la sua insegnante le
dicesse cosa fare.
<< Oggi imparerà come si usa la sfera. >> La informò con la solita voce
glaciale e inespressiva.
Kate era molto soddisfatta, per la prima volta la reputava migliorata, però
allo stesso tempo si chiese se sarebbe stata davvero in grado di usarla e
quale potere vi fosse racchiuso. << Innanzitutto precisiamo che vi sono dei
rischi nel suo utilizzo, pertanto è importante usarla solo, e sottolineo solo,
quando è strettamente necessario. Tienilo sempre bene a mente. Questa è
la Sfera dei Desideri, ti permette di trasportarti ovunque desideri, ma bada
bene, non sarai invisibile e non sempre riuscirai a decidere il punto esatto
in cui ricomparire, quindi potresti trovarti in situazioni insidiose. >>
Addirittura una “passaporta”, al suo occhio inesperto era sembrato un
piccolo globo, una sorta di minuscolo mappamondo da poter tenere nel
palmo della mano o su una mensola in bella mostra. Niente è mai ciò che
sembra. << Iniziamo subito con un po‟ di pratica, cerchi di smaterializzarsi
e ricomparire nella sala da pranzo, prenda il candelabro di ferro che è sul
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camino e ritorni. E‟ tutto chiaro? >> Kate annuì, non sembrava poi così
difficile. Si concentrò intensamente sull‟immagine del camino in sala e
quando riuscì a vederla nitidamente, toccò la sfera. Si ritrovò esattamente
dentro il camino che per sua fortuna in quel momento era ancora spento.
Ora capiva le situazioni pericolose di cui parlava Madama Brooks. Prese il
candelabro e tornò nella stanza degli allenamenti. Quando la vide ricoperta
di fuliggine a stento, riuscì a trattenere una piccola risata. Incredibile,
allora un lato umano, seppur piccolo, era ancora presente sotto la spessa
corazza che si era costruita. Continuarono così per tutto l‟allenamento,
ogni tanto riusciva a smaterializzarsi senza incidenti, altre volte tornava
con un piede incastrato in un secchio o un livido nuovo. Finalmente dopo
un tempo indefinito Mrs Brooks si sentì sufficientemente soddisfatta e la
lasciò andare. Corse di sopra e si diresse verso lo studio di Adele, voleva
chiederle di Daniel. Stava per bussare alla sua porta, quando una voce
familiare la canzonò da dietro. << Nuovo look? Il fumé è il nuovo colore
autunno-inverno? >> Si voltò di scatto e rimase col fiato sospeso, mentre
osservava il suo sorriso così dolce e angelico, era davvero bellissimo. <<
Ecco, vedi, cioè >> non riuscì ad articolare una frase di senso compiuto, la
sua vicinanza, il suo profumo le annebbiavano il cervello. << Non importa,
sei bellissima come sempre. >> Si avvicinò e con delicatezza le tolse un
po‟ di fuliggine dal viso. Il suo cuore rallentò fino quasi a fermarsi, poi
riprese accelerando come se volesse uscire dalla cassa toracica. << Dove
sei stato? Non ti ho visto per tutto il giorno. >> Lo accusò con disappunto.
<< Ero fuori per delle commissioni, niente d‟importante, non preoccuparti.
Piuttosto, perché non mi racconti come vanno gli allenamenti? Ti mette
sotto non è vero? >> << Già, è un vero mastino, non lascia spazi per dubbi
o imprecisioni, mi fa ripetere tutto finché non è maniacalmente perfetto.
<< Devo riconoscere che sto imparando molto e sono piuttosto soddisfatta,
non pensavo sarei mai riuscita a fare incantesimi, e a dire il vero, fino a
qualche tempo fa non credevo neppure che esistessero, invece eccomi qui.
Siamo solo a qualche decina di km da Vienna, dal mondo reale e vivo con
una strega, imparo a fare magie e ho un gatto parlante, se me lo avessero
raccontato, avrei pensato che fossero matti, ma vederlo con i miei occhi
cambia tutto. >>
<< Vedrai che andando avanti ti verrà tutto naturale, noi siamo cresciuti
così, per te invece è tutto nuovo, devi darti tempo, ce l‟hai nel sangue, non
può che venirti naturale e andando avanti sarà sempre meglio. >> Cercò di
incoraggiarla e le rivolse un sorriso che per poco non le fece cedere le
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ginocchia. Com’era possibile che in così poco tempo fosse riuscito a
conquistare il suo cuore fino a questo punto. Non sapeva quasi nulla di lui
eppure non le importava, le bastava guardarlo perché tutte le perplessità e
le paure sparissero all‟istante. << Domani sera ti andrebbe una passeggiata
nel parco? Ti prometto che non ci allontaneremo e non ti metterò più in
pericolo come l‟ultima volta >> promise con tono serio. << E‟ un
appuntamento? >> Chiese Kate sorpresa. << Direi che potremmo
considerarlo tale. Sempre se per te va bene.. >> come poteva dire di no a
tanta bellezza e perfezione. << Mi farebbe davvero piacerebbe. Inoltre
adesso potrei anche esserti d‟aiuto, non sono più così indifesa. >> Rispose
sincera mentre sorrideva, poi si ricordò dell‟appuntamento con Anthony,
non poteva mancare, doveva sapere, aveva bisogno di vederlo. Eppure era
la prima volta che Daniel le chiedeva di uscire insieme da quando lo aveva
inseguito nel bosco ed erano state attaccati dai licaoni, non voleva dargli
l‟impressione di non essere interessata a lui. << Mi dispiace ma domani
sera proprio non posso, se rimandiamo nel pomeriggio? >>
<< Certo, nessun problema, a domani allora. Sogni d‟oro principessa >>
<< Sai che non mi piace essere chiamata in quel modo. >> s‟irritò
immediatamente. << E‟ vero, scusa. Ma adoro l‟espressione che assumi
quando ti arrabbi e le tue guance si accendono di un bellissimo colore
ambrato. Mi perdoni? >> Come poteva non farlo se glielo chiedeva in quel
modo? Gli sorrise e lui l‟abbracciò teneramente. << Lo sai vero che il
tempo che ci separa dal rivederti domani, mi sembrerà eterno. Poter stare
con te è oltre ogni immaginazione e finché dura, non voglio rinunciare a
nessun momento. >> << Perché non dovrebbe durare? >> ma lui non
rispose, i suoi occhi divennero impenetrabili. La strinse ancora di più a sé,
la baciò sulla fronte. << Ora devo proprio andare, ci vediamo domani. >>
Kate rimase a guardare le sue spalle perfette mentre si allontanava. Non
capiva perché non le dicesse cosa gli passava per la mente, la sensazione
che lui sapesse qualcosa e la tenesse volontariamente all‟oscuro la
indispettiva parecchio. Non riusciva a capire cosa ci potesse essere di così
terribile che avrebbe potuto allontanarli. Erano fatti per stare insieme, due
parti imperfette da sole, ma perfettamente simmetriche e coincidenti
insieme. Adesso che aveva provato com‟era stare con la sua anima gemella
non si sarebbe più sentita completa senza di lui. << Sei proprio una
vecchia testarda! >> Anthony era appena uscito sbattendo con forza la
porta dello studio di Adele, era davvero furente. Passò accanto a Kate e la
superò senza dire una parola. Una brutta sensazione pervase ogni sua
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cellula del suo corpo. Corse nello studio per assicurarsi che sua nonna
stesse bene. Appena entrata la vide seduta alla sua scrivania, come se nulla
fosse successo. Alzò un sopracciglio con aria interrogativa, poi posò lo
sguardo sulla nipote in attesa di spiegazioni. << Perché te ne stai impalata
sulla porta e hai un‟aria così trafelata? Devi parlarmi di qualcosa? >> Kate
decise fosse meglio lasciar cadere l‟argomento. << Niente d‟importante.
Avevo visto la luce accesa così avevo pensato di passare per augurarti la
buona notte. >> rispose facendo finta di non aver assistito alla scena. Se
sua nonna voleva giocare a fare la misteriosa, l‟avrebbe assecondata.
Adele la studiò per alcuni istanti, poi le augurò a sua volta di riposare
bene.
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LLaa ffuuggaa..
Finalmente era giunta la sera dell‟incontro. Kate si stava trascinando
stancamente verso la sua stanza, l‟allenamento l‟aveva stremata, era stato
molto più faticoso del solito. Si chiese se sua nonna centrasse in qualche
modo, sapeva del suo appuntamento e non approvava, avrebbe fatto
qualsiasi cosa per impedirglielo, ovviamente senza mai arrivare a uno
scontro diretto, era molto abile in questo. Se aveva iniziato una guerra
psicologica questa volta non le sarebbe stato facile vincerla, era rimasta
troppo tempo all‟oscuro di tutto, era suo diritto conoscere la verità e si
sarebbe battuta per questo. Riposò qualche minuto distesa sul letto
aspettando che Anita, la cameriera, la chiamasse per la cena. Si girò verso
la finestra, stava imbrunendo, presto sarebbe stato perfetto per uscire,
doveva solo trovare il modo giusto per eludere la sorveglianza. Vagò con
la mente, si stava chiedendo se Anthony si sarebbe presentato
all‟appuntamento e se fosse stato saggio da parte sua andarci o se invece
fosse il caso di ascoltare sua nonna, quando Anita comparve sulla porta
ponendo fine alle sue riflessioni. Decise che ci avrebbe pensato dopo la
cena. Trovò solo Adele ad aspettarla seduta al tavolo, di Daniel non ve
n‟era traccia. Non si era presentato per la loro passeggiata, come invece le
aveva promesso il giorno precedente. Era molto arrabbiata per il suo
comportamento, avrebbe potuto almeno avvertirla, invece aveva lasciato
che l‟aspettasse per tutto il pomeriggio come una ragazzina impaziente e
trepidante per il primo appuntamento. Agnese servì la cena. << Sei
pensierosa mia cara, c‟è qualcosa che ti turba? >> Kate non rispose subito,
continuò a tagliare la carne col coltello, concentrandosi sul piatto per non
dare importanza alle sue parole. << Mi stavo solo chiedendo dove fosse
Daniel >> Sua nonna alzò un sopraciglio, l‟aveva colta di sorpresa; ci
pensò un attimo, poi rispose che era fuori per questioni delicate, doveva
controllare la situazione dagli Gnaghi. << Non devi preoccuparti, sa badare
a se stesso e sarà di ritorno entro qualche giorno. >> Kate finse che la cosa
non la riguardasse minimamente.
<< Non sono affatto preoccupata, mi stavo solo chiedendo perché non
l‟avessi visto in giro in questi giorni, nient‟altro. >> Mentii
spudoratamente. Perché non mi ha detto nulla? E’ addirittura andato via
senza salutarmi. A parole è bravo, ma i fatti dimostrano altro,
probabilmente non sono così importante per lui quanto pensavo. Tra noi
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infondo non c’è nulla di definito, sono stata io a pensare che stessimo
insieme, lui non me lo aveva mai chiesto direttamente, anzi, mette sempre
le mani aventi sul fatto che non durerà. Si sentì tremendamente fuori posto
e stupida. << Sai, era molto dispiaciuto per non essere riuscito a salutarti,
ma era di massima importanza che partisse subito, la tempestività era
fondamentale. Cerca di capire >> Kate non disse nulla, preferì lasciare
cadere l‟argomento. Appena terminata la cena, augurò la buona notte e si
avviò verso la sua stanza. << Ti auguro una buona notte cara. Penso sia
una saggia decisione, fuori fa piuttosto freddo e non è consigliabile uscire,
meglio aspettare domani. >> Le disse mentre stava già salendo le scale.
Kate aveva capito perfettamente a cosa si stava riferendo. Per spirito di
pura contraddizione decise di andare all‟appuntamento, sarebbe stata una
buona idea e per qualche ora si sarebbe distratta e non avrebbe ripensato a
Daniel, a come l‟aveva trattata. Inoltre non accettava che le fosse detto
cosa fare, non dopo tutto quello che le era successo. Che stupida era stata a
pensare che fosse la sua anima gemella, alla sua età ancora a credere nel
vero amore, la storia con Alex non le aveva proprio insegnato nulla.
Angela aveva ragione, dagli uomini non ci si deve aspettare mai nulla,
bisogna usarli e scaricarli quando non servono più perché se non lo
facciamo noi, lo faranno loro col nostro cuore tra le mani. Il cinismo della
sua amica l‟aveva sempre colpita, ma ora iniziava a pensare che forse non
aveva tutti i torti. Aprì la finestra per sentire la brezza fresca sul viso. Il
suo sguardo fu attirato da un movimento, seppure quasi impercettibile,
vicino al cespuglio posto proprio sotto la sua finestra. Spense la luce nella
sua stanza e si sporse per vedere meglio, attese qualche istante trattenendo
il fiato, perfettamente in silenzio. Non si era sbagliata, la casa era
circondata e sorvegliata dai vigilanti, sua nonna stava giocando sporco. Le
uscite principali erano inagibili. Non posso crederci! Decise di non
scoraggiarsi, erano appena le ventuno, aveva tutto il tempo per escogitare
un altro modo per uscire senza farsi scoprire. La prima idea che le balzò
alla mente fu di usare la sfera dei desideri, ma dovette scartarla quasi
subito, chissà dove sarebbe riapparsa, non aveva ancora provato a
materializzarsi fuori della casa. Con la fortuna che ultimamente la
perseguitava, come minimo sarebbe comparsa nella stanza di sua nonna.
Doveva trovare qualcosa che comportasse meno rischi. Poteva cercare di
sgattaiolare da una porta sul retro, ma erano particolarmente sorvegliate
dopo l‟ultimo attacco che avevano subito dai licaoni. Inoltre sua nonna era
a conoscenza del loro incontro programmato e non lo approvava perciò
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aveva sicuramente preso tutte le precauzioni per non farla uscire e
impedirle di incontrarlo. Si sentiva frustrata, erano anni che non le
succedeva. Aveva ottenuto presto la sua libertà e ora si sentiva prigioniera,
non era più padrona della sua vita, non poteva prendere decisioni, si
sentiva come un burattino nelle loro mani. Guardò l‟orologio, erano già
passate diverse ore, mancava poco più di un quarto d‟ora all‟appuntamento
e ancora non aveva un‟idea sufficientemente buona per uscire, stava quasi
per rassegnarsi quando una voce agghiacciante entrò nella sua testa e
iniziò a parlarle. Lo riconobbe subito, non poteva essere altri che lui. <<
Adele ti ha giocato un brutto scherzo, non vuole che ci incontriamo, teme
per la sua preziosa nipotina; davvero divertente. Non pensavo sarebbe
arrivata addirittura a barricarti in casa. >> emise la sua ormai famigliare
risata. << Per fortuna me lo aspettavo e ho già pensato a tutto >> proseguì.
Kate era molto seccata, anche lui si stava prendendo gioco di lei. << E‟
tutta la sera che ci penso senza nessun risultato, sono davvero impaziente
di sentire la sua brillante idea. Inoltre la casa è completamente sorvegliata.
>> rispose sarcastica. Riusciva chiaramente a vederlo nella sua mente
indossava abiti scuri, ampi, mentre il viso era celato dal solito
passamontagna. << Sono solo degli umani, non saranno un problema.
Dammi del tu per favore, mi fai sentire vecchio. >> Rispose tranquillo. <<
Se li farai sparire, a qualcuno potrebbe non far piacere! >> rispose acida.
Ma Anthony ignorò la provocazione e alzò innocentemente le spalle. <<
So che ieri sei entrata nella mia stanza, ma di questo parleremo dopo, ad
ogni modo hai scoperto uno dei miei passaggi, per questa volta ti
concederò il permesso di usarlo >> La sua voce era dura, asciutta, ma non
sembrava arrabbiato, o forse lo mascherava molto bene.
<< Solo una domanda: come pensi di raccogliermi da terra? >> chiese
ancora più sarcastica. << Pensi davvero che ti lascerei cadere? Ovviamente
verrò a prenderti io stesso, ti aspetterò nella mia stanza, non si sa mai,
potresti essere talmente maldestra da farti male aprendo l‟armadio o
rimanere incastrata appesa fuori dalla finestra e dopo chi lo spiegherebbe
ad Adele? Non voglio problemi. >> << Affare fatto, ci vediamo lì tra dieci
minuti >> tagliò corto Kate. Sua nonna non le permetteva di mettere il
naso fuori di casa senza una scorta ed era evidente che anche lui pensava
non fosse in grado di badare a se stessa. Era davvero delusa, nessuno
aveva fiducia in lei, altro che bei discorsi, ancora una volta i fatti
parlavano chiaro. Nonostante avesse appena preso accordi con un
sanguinario vampiro, si sentiva sollevata, questa evasione la elettrizzava,
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erano settimane che non poteva fare niente da sola. Si preparò, prese il
giubbotto grosso, fuori doveva fare piuttosto freddo, indossò le scarpe
comode e uscii guardinga dalla stanza, attenta a ogni minimo movimento,
non voleva certo essere seguita. Percorse in fretta il corridoio fino alla
stanza di Anthony, rimanendo sempre in punta di piedi e cercando di fare
il minor rumore possibile. Si guardò intorno, era tutto tranquillo, così
abbassò lentamente la maniglia ed entrò. Si rilassò, il più era fatto, in un
modo nell‟altro lo avrebbe incontrato e forse finalmente qualcuno le
avrebbe raccontato la verità. La cosa più assurda di tutto questo era che a
farlo fosse un assassino, uno che fino a pochi giorni prima non aveva mai
visto e non le persone che dicevano di volerle bene. Appena gli occhi si
abituarono alla penombra riconobbe un‟ombra imponente muoversi verso
di lei. Guardò d‟istinto la luce al centro della stanza, l‟interruttore era
troppo lontano e Anthony si era interposto tra loro, aveva solo una scelta.
Estrasse dalla tasta il suo fidato accendino e fece comparire un po‟ di luce.
Non gli era mai stata così vicina, era molto più alto di quello che ricordava
e se doveva essere sincera incuteva davvero timore. La mia sete di sapere
è più forte della paura, non posso permettermi di farmi fermare da questo,
ripeté nella mente. Non riusciva a vederlo bene, era interamente coperto da
un lungo impermeabile scuro, il cappuccio gli copriva metà del viso e il
resto rimaneva in penombra. Attese qualche secondo per riprendere il
controllo sul respiro e sulla sua voce prima di salutarlo, non voleva che
trasparisse l‟ansia che provava. Le rispose con la sua solita arroganza <<
Sbrighiamoci prima che Adele se ne accorga, è più astuta di quanto puoi
immaginare. >> Detto questo, si mosse con una velocità incredibile, non lo
vide neppure, si sentii solo sollevare da forti braccia e in pochi secondi
stava volando fuori della finestra. Era una situazione assurda, irreale, ma la
sensazione che provava era indescrivibile; si sentiva leggera, e allo stesso
tempo invincibile, come se nulla potesse fermarla, era finalmente libera.
Guardò giù, tutto era minuscolo da quell‟altezza, si sentiva incredibilmente
viva e forte. Ecco come doveva sentirsi un predatore, da quell‟altezza
avrebbe potuto scorgere qualsiasi preda.
<< Bello vero? >> Anthony era a suo agio, nonostante la tenesse stretta tra
le braccia, non sembrava avvertire il suo peso, si muoveva come se fosse
naturale, come se stessero camminando sulla terra ferma e non a decine di
metri da essa. << Altroché! >> rispose. Nonostante fosse completamente
nelle sue mani, non lo percepiva come una minaccia, forse Adele e Daniel
avevano esagerato.
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<< Una volta provata questa sensazione, non potrai più farne a meno.
Chissà, magari un‟altra sera voleremo di nuovo insieme, ma per ora è
meglio scendere dietro agli alberi, in questo momento saremmo un
bersaglio troppo facile. >> Quest‟affermazione in un certo senso la
tranquillizzò, non voleva farla uccidere, almeno non per il momento o
forse non voleva mettere a rischio la sua persona poiché era tra le sue
braccia. Difficile dirlo, non poteva rilassarsi, analizzando bene le parole
capì che le sue intenzioni non erano così chiare. Non lo conosceva affatto,
inoltre le sue gesta e la nomina di assassino sanguinario e senza scrupoli
che lo accompagnava non la rassicuravano in alcun modo. Doveva
mantenere la guardia alta.
La luna era alta nel cielo e illuminava col suo tocco argentato tutto ciò su
cui si posava. L‟aria era fredda, ma inaspettatamente piacevole.
Atterrarono sotto gli alberi nascosti dalla penombra, vicino a loro si
scorgeva una costruzione scura abbastanza imponente, doveva essere il
luogo di cui le aveva parlato. << Pensi che qualcuno ci abbia visto? >>
Anthony sogghignò divertito. << Hai l‟aria di chi sta rubando in un
negozio. Non è illegale. Comunque se può rassicurarti nessuno si è accorto
della tua fuga. >> Si avvicinarono con cautela, nel più assoluto silenzio,
rimanendo nella penombra. Il suo nuovo „amico‟ stava all‟erta, guardava
in ogni angolo e ascoltava ogni minimo suono. Kate stava per accendere
una piccola torcia quando lui la fulminò con lo sguardo, le disse che se
voleva farsi scoprire tanto valeva mettersi in mezzo al giardino con una
“x” luminosa sulla fronte e urlare a squarcia gola. Si sentii in colpa come
un bambino scoperto con le mani nella marmellata. Non tentò più nulla,
aveva ragione, doveva iniziare a stare più attenta ai suoi comportamenti. Si
fermarono davanti alla porta nera contornata da borchie, gli occhi si erano
quasi abituati alla penombra, così riuscii a leggere la targhetta. “QUI
RIPOSA IN PACE IL MIO AMATO COMPAGNO. " Non aveva dubbi,
era la sua tomba, o santo cielo, si chiese, dove la stesse portando e che
intenzioni avesse. Per fortuna era troppo concentrato sulla statua posta a
fianco per scorgere i suoi pensieri. Si avvicinò con movimenti fluidi e
sicuri alla mano sinistra della statua, la spostò dalla sua posizione originale
e infine premette il suo anello nell‟apertura sotto la giacca della guardia.
Aprì la porta con estrema facilità, sicuramente usava spesso quell‟ingresso.
<< Meglio entrare, non è prudente che ci vedano insieme. >> Non era
molto propensa a entrare sola con lui in quella sorta di cripta, infondo
nessuno sapeva che era lì e lui come si suol dire, giocava in casa.
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Razionalizzò. Se voleva farle del male, poteva trovare modi migliori, le
occasioni non gli erano certo mancate. Fece appello a tutto il suo coraggio
e lo seguì. << Pensavo te la facessi troppo sotto per seguirmi qui dentro!
>> la punzecchiò Anthony con un velo di divertimento nella voce. <<
Figurati se basta questo per spaventarmi! >> rispose spavalda. Cercava di
bleffare, ma non era sicura fosse sufficiente a nascondere la paura che si
stava impossessando del suo corpo. Alle sue spalle sentii un cigolio, poi la
porta si chiuse con un tonfo sordo che la fece trasalire. << Avrei giurato di
aver sentito il sublime profumo della paura, ma a quanto pare devo essermi
sbagliato. Hai detto che ci vuole ben altro per spaventarti, giusto? >> disse
sogghignando. << Vedrò cosa si può fare >> aggiunse sotto voce, ma
sufficientemente forte perché lo sentisse. Kate lo ignorò, preferì non
rispondere, non sarebbe comunque riuscita a ribattere nulla. Si guardò
intorno con occhi sbarrati, era in trappola. Scrutò in ogni angolo in cerca di
un possibile pericolo o di chi potesse aver chiuso la porta. Anthony le
rivolse un‟occhiata furtiva e si lasciò scappare una sorta di sorrisetto che
mise in mostra i suoi perfetti e ben affilati canini. Al buio brillavano di
luce propria, erano davvero inquietante. Kate tremò violentemente a quella
vista, pregando mentalmente che non se ne fosse accorto. Si rimproverò
per non essere rimasta nella sua stanza a fare zapping con i programmi in
tv. La stanza era molto piccola e si sentiva odore di chiuso. Non riusciva a
distinguere in modo nitido i contorni degli oggetti presenti, però scorse una
sorta di sarcofago funerario al centro della stanza. Guardò meglio per
vedere se c‟era altro, ma era troppo buio. Iniziò a innervosirsi. Anthony al
contrario era notevolmente a suo agio e si muoveva con disinvoltura, come
se fosse alla luce del giorno. << Un mausoleo è un sepolcro di eccezionale
monumentalità, generalmente costruito per conservare il corpo di un
grande leader o comunque di un personaggio importante. Tua nonna
teneva molto a Nath e quando morì di quella brutta malattia, come fu
spiegato ai conoscenti, fecero costruire qui in giardino una grande tomba
in suo onore. Come puoi vedere con i tuoi occhi, o almeno come vedresti
se possedessi la mia vista eccezionalmente sviluppata, tale monumento
comprende al suo interno un sarcofago entro cui è conservato il corpo.
Sapevi che il termine deriva dal re Mausoleo di Caria, la cui moglie,
Artemisia, fece costruire il famoso Mausoleo di Alicarnasso, una delle
sette meraviglie del mondo antico. >> Kate non riuscì a impedirsi di
rabbrividire, non si era ancora abituata alla sua voce stridula. << Sono
molto più colto di quello che puoi immaginare, soprattutto su certi
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argomenti. >> disse pavoneggiandosi. << La mia voce non è sempre così
stridula, sai, dopo mangiato diventa molto morbida e vellutata. >> Guardò
per un attimo la sua faccia inebetita e tutto compiaciuto le voltò le spalle
avvicinandosi al sarcofago. Spinse con grande facilità il grosso coperchio
di marmo da un lato e le fece segno di avvicinarsi. Kate era davvero
preoccupata, se riusciva a leggere così facilmente nella sua mente, non
aveva nessuna speranza di sorprenderlo e uscire viva da li. Si appiattì il più
possibile alla parete da cui pensava fossero entrati e sperò ingenuamente
con tutta se stessa che se fosse rimasta perfettamente immobile e silenziosa
non l‟avrebbe vista. Trattenne perfino il fiato. Il cuore le martellava nel
petto producendo un rumore assordante o almeno era così che lo
percepiva. Era pietrificata, non aveva nessuna intenzione di vedere suo
nonno, o ciò che restava di lui, le sembrava una cosa davvero macabra e di
cattivo gusto. Con un balzo Anthony fu accanto a lei, l‟afferrò per un
braccio senza tante cerimonie e la costrinse a seguirlo. Era davvero molto
forte, non riuscii a opporsi, anche se ce la mise tutta, lui la guidò con
facilità verso il sarcofago aperto. Non riusciva neppure a parlare, si sentiva
paralizzata, l‟idea che volesse usarla come cena, o lasciarla lì dentro
insieme al nonno, sepolta viva iniziò a farsi strada nella sua mente
spaventandola a morte. Iniziò a tremare come una foglia e quando la
sollevò il tremore del suo corpo, divenne ancora più forte. Ripensò alle
parole di Dante “ lasciate ogni speranza voi che entrate”, il senso era
appropriato, calzava a pennello con la situazione in cui si trovava. In un
ultimo istante di lucidità guardò all‟interno, preparata a un‟orribile visione
del nonno in putrefazione, invece vide solo il fondo di marmo coperto da
un sottile strato di polvere. E il corpo dov’è? Fu la domanda che scattò
automaticamente nella sua mente. Doveva aver già profanato il corpo, era
davvero un essere spregevole, senza un minimo di coscienza. Le sue forti
braccia la deposero sul fondo di marmo con estrema cura, dopodiché con
grande agilità si stese sopra di lei e chiuse il coperchio. Sebbene Anthony
cercasse di sostenere il peso del suo corpo robusto e imponente che
premeva contro il suo, Kate non poté fare a meno di rendersi conto di
quanto fosse fragile e indifesa vicino a lui. Per un momento temette che
potesse sbriciolarsi sotto tutta quella pressione. Come le era venuto in
mente di vedersi con lui in un posto isolato nel cuore della notte. Era
chiusa lì dentro con un mostro succhia sangue, nessuno sapeva, dove si
trovasse né che fosse con lui, l‟aria iniziava a mancarle, come poteva
essere stata tanto stupida? Non fece in tempo a pensare ad altro, Anthony
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fece una specie di movimento con la mano, sentì solo un forte scricchiolio,
il fondo del sarcofago s‟inclinò paurosamente e il suo corpo iniziò a
scivolare a grande velocità fino a che si trovò sospesa nell‟aria. Chiuse gli
occhi preparandosi al peggio. Non riusciva a capire, dove si trovasse, era
troppo buio, la paura la paralizzava impedendole di pensare lucidamente,
stava succedendo tutto troppo velocemente. La folle discesa si arrestò
dopo un periodo che le parve infinito, anche se probabilmente erano
passati solo pochi secondi. Prima che i suoi piedi toccassero terra Anthony
la prese in braccio rallentando la caduta e appoggiandola con delicatezza.
Si ritrovò in una stanza avvolta interamente nell‟oscurità. Per quanto
possibile era ancora più buia della precedente, non riusciva neppure a
distinguere qualche forma, era nel nulla, al buio più completo. L‟unica
certezza era una superficie dura sotto i piedi e il fatto di non essere sola. Le
narici si riempirono di un odore acre, stantio, l‟aria rarefatta e satura di
polvere le irritava gli occhi e le mucose facendola starnutire animatamente.
Dovevano essere secoli che non veniva a contatto con aria pulita.
Lentamente girò su se stessa per cercare di orientarsi, ma era troppo
terrorizzata per muoversi o cercare di toccare qualche oggetto vicino a lei
che magari le permettesse di capire dov‟era. Anthony si allontanò senza
dire una parola. Tese le orecchie per percepire anche il minimo brusio, era
così spaventata, il cervello iniziò a proiettare immagini terribili, ragni e
altre creature strisciavano e si avvicinavano a lei furtive, approfittando del
buio per aggredirla, ogni singolo muscolo era teso, pronto a scattare.
Rimase perfettamente immobile, rigida, la paura stava dilagando in ogni
sua cellula. All‟improvviso vide un piccolo bagliore, una luce tremolante e
fioca. Anthony fece ritorno con in mano un candelabro acceso. Perché non
ci ho pensato prima di evocare una luce, mi sarei risparmiata di vagare al
buio, si rimproverò mentalmente. << Mi sono ricordato che non riesci a
vedere al buio così sono andato a cercarti un po‟ di luce >> si giustificò,
come se fosse la cosa più normale del mondo. Proseguì dicendo che il
passaggio non era studiato per più persone e si scusò se erano stati un po‟
stretti. << Ti avrei lasciata scendere da sola, ma non saresti atterrata nello
stesso modo, mentre se fossi sceso per primo, sono sicuro che saresti
scappata, per cui, era l‟unico modo per portarti qui. Benvenuta nella mia
umile dimora! >> scherzò per allentare la tensione. Nel frattempo il suo
sguardo si posò su di lei, come se volesse guardarle dentro per capire a
cosa stesse pensando. << Il corpo di tuo nonno non è conservato nel
sarcofago perché è cenere, Adele lo porta sempre con sé nel ciondolo
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appeso intorno al collo. >> Kate era senza parole, ancora sotto shock. <<
Va bene, ne parleremo un‟altra volta, non sei attenta. >> Era piuttosto
seccato.
Approfittò della fioca luce per guardarsi intorno e cercare di capire dove
l‟avesse trascinata. Si trovava in una stanza molto più ampia rispetto a
prima, il soffitto era davvero alto, in un angolo in cima vi era una specie di
condotto dell‟aria senza grata. Si chiese se quello fosse il tratto finale del
tunnel che aveva preso poco prima. La risposta era piuttosto scontata
poiché non vi erano altri punti d‟ingresso, immediatamente ebbe la
certezza che l‟aveva protetta. Se l‟avesse lasciata cadere da quell‟altezza,
si sarebbe sicuramente schiantata al suolo. Altre candele poco a poco si
accesero, come per magia. Finalmente riusciva a vedere nitidamente anche
un tavolino e un vecchio divano posto in un angolo. Le ragnatele e la
polvere regnavano sovrane ovunque posasse lo sguardo, ma per fortuna
non vi erano ragni o creature striscianti visibili. Anthony le fece segno di
sedersi. Ubbidì come se fosse stata sotto un controllo invisibile. Con un
movimento fluido e aggraziato prese posto accanto a lei. Il contatto con la
sua pelle fredda la fece trasalire. << Senti freddo? >> le chiese molto
premurosamente. << Mi dispiace ma noi non vivi non sentiamo più certe
sensazioni >> cercò di giustificarsi. Kate mosse silenziosamente la testa in
segno di assenso. << Se vuoi, possiamo porvi rimedio. >> le sorrise in
modo ambiguo. << Lo stesso possiamo farlo per il volo. Non ci vuole
molto tempo, pochi minuti e sarai anche in grado di volare senza bisogno
di alcun aiuto, proprio come me! >> Appena terminata la frase, le si
avvicinò con uno strano sguardo negli occhi.
Kate trasalì, si alzò di scatto, come se avesse preso la scossa e iniziò a
scuotere la testa in modo scoordinato. << St sto bene come sono! Se la
natura mi ha fatta in questo modo, ci sarà un motivo. Non, non avvicinarti!
>> balbettò mentre si allontanava lentamente da lui. Anthony parve
divertito dal suo comportamento, prima abbozzo un sorriso, poi lasciò
andare ogni decoro e rise di gusto. << Kate ti stai rendendo davvero
ridicola! Torna in te per favore! >> la sbeffeggiò. << Pensi davvero che ti
abbia portata qui per farti del male o trasformarti? Davvero divertente! >>
Continuò a ridere di gusto. << Dovresti conoscere il mio soprannome, se ti
hanno parlato di me, come penso sia successo, sai che per ucciderti e farti
a pezzi non avrei avuto alcun bisogno di portarti fin qui. >> Le sue parole
non la rassicurarono per niente. Inaspettatamente si tolse il cappello e la
sciarpa scura mostrandole per la prima volta il suo volto alla luce. Rimase
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stupefatta da quello che le si presentò. Il suo viso era molto diverso da
come se lo aspettava, non era deforme, spaventoso o pieno di cicatrici,
tutt‟altro, era quasi angelico, perfettamente rasato. Gli occhi erano color
del mare in tempesta, lo sguardo misterioso e inquietante, non riusciva a
fare a meno di guardarlo. I capelli neri come la notte, perfettamente
pettinati e raccolti in una coda. Bello e dannato, assolutamente irresistibile,
non c‟era altro da dire, non assomigliava affatto all‟idea che si era fatta di
lui. Dovette attendere diversi istanti prima di riprendersi dallo stupore. <<
La morte mi dona, non trovi? >> cercò di distrarla. Kate sorrise, ma non
disse nulla. Subito dopo si chiese perché le stesse mostrando il viso senza
alcuna riserva, le avevano detto che nessuno l‟aveva mai visto o era
rimasto vivo sufficientemente a lungo per raccontarlo. Probabilmente non
la riteneva una minaccia, o forse aveva già deciso che non sarebbe uscita
viva da lì sotto. Continuava a guardarlo con molta attenzione per scorgere
anche il minimo bagliore nei suoi occhi, qualcosa che le permettesse di
prevedere le sue mosse. << Questo posto è molto sicuro, è protetto da
antichi incantesimi che nessun mago conosce e da altri che quelli come me
non possono sciogliere. Mi è costato molto tempo renderlo così sicuro e
non avrei certo messo tutto a repentaglio mostrandotelo se non mi fidassi
di te. << Forse hai la consapevolezza che non uscirò viva da qui. >> Disse
con un filo di voce. << Forse. >> rispose evasivo. Kate continuava a
osservarlo senza sapere cosa fare. << Se Adele non mi trova passerai dei
guai seri >> tentò di minacciarlo. << Sei ripetitiva, ad ogni modo non hai
scelta, sei intrappolata quaggiù con me, dove nemmeno tua nonna può
arrivare, perciò fintanto che respiri autonomamente, approfittane per
soddisfare le tue curiosità. >> Aveva ragione, purtroppo non aveva molte
alternative. Era decisamente arrogante e irritante quando voleva. Pensò
alla sfera dei desideri, ma non fece in tempo a usarla che sparì dalla sua
tasca per comparire pochi istanti dopo nella mano destra di Anthony. <<
Molto carina, ma purtroppo qui sotto non funziona. Ora torniamo a noi,
non vorrei perdere tutta la notte in questo modo, vorrei arrivare almeno a
una conclusione entro l‟alba e vorrei anche mangiare. Quando ho i crampi
della fame, divento estremamente irritabile e aggressivo. >> A
quest‟affermazione il suo stomaco rispose con una fitta. Questa mattina,
quando si era svegliata e aveva cercato di immaginare il loro incontro,
l‟ultimo posto in cui avrebbe pensato di trovarsi, era diversi metri sotto
terra, chiusa in una tomba con un vampiro affamato, dove oltretutto
nessuno poteva entrare a salvarla. Si chiese come avesse fatto a cacciarsi
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in questa situazione. Ovviamente aveva agito d’istinto, senza seguire i
consigli di Daniel e sua nonna. Si rispose mentalmente. << Tornando al
mio discorso di prima vorrei spiegarti ciò di cui parlavo. >> Continuò
Anthony sorridendo e distogliendola dai suoi pensieri. Si alzò, dirigendosi
verso di lei che immediatamente s‟irrigidì, preparandosi al peggio, invece
la oltrepassò fermandosi davanti a un vecchio e polveroso baule vuoto.
Pronunciò qualcosa che non riuscì a distinguere, immediatamente
comparvero uno scialle, un mantello e un ciondolo portafoto. Prese gli
oggetti e tornò a sedersi vicino a lei. Senza dire una parola le porse il
mantello. Kate lo prese con mani tremanti, insicure e iniziò a squadralo
rigirandolo tra le dita. Non vi trovò nulla che potesse renderlo così
speciale, salvo i grossi buchi presenti al suo interno. Poi le porse in
ciondolo. << E‟ quello che ho regalato alla nonna per Natale, come fai ad
averlo tu? >> Era alquanto seccata, non ammetteva che s‟intromettesse in
cose che non lo riguardavano. << Quando l‟hai acquistato, non avevi la
minima idea di cose fosse, dico bene? >> Kate lo guardò con aria di sfida,
era proprio curiosa di sapere cosa potesse esserci di tanto speciale. Era la
seconda persona che glielo faceva notare ed era interessato a quell‟oggetto.
<< Non si mettono le foto in questo, devi pensare intensamente a chi
vorresti vedere e se sei abbastanza in gamba, ti sarà possibile anche
parlarci. >> Rispose compiaciuto. << Non è ancora arrivato il cellulare nel
regno magico? Sai, nel mio mondo è molto di moda, puoi fare anche le
videochiamate, controllare e spedire posta elettronica, navigare in internet..
>> Rispose pungente. << Molto divertente. Non serve solo a parlare con i
vivi. >> Ora si che l‟aveva colpita, era senza parole, non si aspettava certo
avesse un uso così singolare. Glielo porse e le disse di portarlo sempre al
collo. Infine le diede lo scialle. << Che cosa dovrei farci? Non ho più
freddo, grazie... oltretutto non si intona con il mio abbigliamento! >> Stava
ritrovando un po‟ di coraggio, oppure la disperazione aveva prevalso sul
buon senso. Come risposta Anthony Si mise a ridere divertito. << Non è
un indumento, se lo indossi, non ti proteggerà solo dal freddo, ma anche
dal fuoco, è una sorta di scudo che muta secondo le tue necessità. E stai
tranquilla, una volta indossato diventa trasparente, per cui potrai abbinarlo
con tutto! Il mantello invece ti permetterà di volare. >> Doveva
ammetterlo, l‟aveva stupita e lei che avevo pensato volesse morderla sul
collo, come nei migliori racconti di vampiri che aveva letto. Stava quasi
per ridere di se stessa, della figura che aveva fatto, quando Anthony le si
avvicinò con passo felpato alle spalle, immobilizzandola, la guardò serio.
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<< Ora non mi resta che morderti e farti diventare come me! Mi sento così
solo qui sotto. >> E fece il gesto di aggredirla. Kate urlò terrorizzata,
chiuse gli occhi e attese preparandosi al peggio. Quando li riaprì, trovò
Anthony piegato in due dal ridere. Si stava prendendo gioco di lei. <<
Erano decenni che non ridevo così di gusto, se provassi ancora certe
sensazioni, avrei sicuramente dolore agli addominali, devo dartene atto. >>
<< Non è divertente! >> protestò Kate. << Per te forse, ma per me lo è
eccome! >> Il suo viso tornò inaspettatamente serio. << Ora basta giocare,
torniamo a parlare di cose importanti. Innanzitutto non entrerai mai più
senza il mio permesso nella mia stanza a ficcanasare tra le mie cose. Sono
stato abbastanza chiaro? >> la rimproverò con un tono molto severo. <<
Adele dovrebbe avertelo insegnato: non è educato. E soprattutto, non è
prudente. >> Kate arrossì violentemente. << Ti starai chiedendo come ho
fatto a scoprirti? Molto semplice, puzzi di mortale, anzi, ancora meglio,
odori di giovane strega ed è un profumo che noi sentiamo da lontano. Il
loro sangue è delizioso, inoltre il tuo è anche di stirpe reale, non esiste
nulla che lo possa eguagliare. >> Kate rabbrividì all‟istante. Pensò fosse
una buona idea distoglierlo subito da quel pensiero, infondo erano ancora
chiusi lì sotto insieme. << Mi dispiace, cercavo Daniel e per caso mi sono
imbattuta nella tua stanza, la curiosità è stata troppo forte, sebbene sapessi
fosse scorretto, non ho saputo resistere. Sono mortificata >> Cercò di
giustificarsi. << Tranquilla, non sono arrabbiato, però lì dentro ci sono
oggetti molto pericolosi, poteva succederti qualcosa, e non potrei mai
perdonarmelo se ciò accadesse. >> fece una pausa, poi i suoi occhi
divennero una fessura iniettata di sangue. << Daniel? >> Ringhiò. << Non
osare mai più pronunciare il suo nome in mia presenza, sono stato
abbastanza chiaro? E non dovrai mai rivelare niente di ciò che ci siamo
detti o della parentela che c‟è tra noi, chiaro? >> Sottolineò tutto con uno
sguardo assassino che le fece gelare il sangue. Le parole si rifiutarono di
uscire, così fece un cenno d‟assenso con la testa. Ormai aveva intuito che
non le avrebbe fatto del male, ma doveva riconoscere che sapeva davvero
far paura quando voleva. << Quel traditore. >> Lo disse tra i denti ma Kate
riuscì a sentirlo ugualmente. Dopodiché si calmò. Le sorrise, mostrandole
la sua dentatura perfetta; incredibilmente simmetrica. << I canini servono
solo per nutrirci, per il resto del tempo non sono visibili, è un adattamento,
altrimenti non riusciremmo a passare così inosservati vivendo tra i mortali.
>> << Ma prima erano evidenti.. >> Kate era perplessa. << Prima, ecco,
eravamo stati piuttosto vicini e il tuo profumo è molto buono.. Ora che
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abbiamo chiarito tutto è meglio se rientriamo prima che Adele si accorga
della tua assenza. Inoltre, se me la concedi, sto davvero morendo di fame!
>> Kate sorrise, quando non cercava di spaventarla sapeva essere molto
divertente. Una sensazione di delusione s‟impadronì della sua anima, era
appena arrivata e già la mandava a casa senza averle detto nulla della
madre o di altre cose importanti di cui avrebbe voluto chiedergli. Ripensò
all‟inizio della sua frase e decise che per quella sera aveva già sfidato la
sua buona stella a sufficienza, meglio non abusarne e rientrare a casa tutta
intera. << Prima di andare ho un altro oggetto da lasciarti >> si tolse un
piccolo pendaglio dal collo e glielo porse. << E‟ un amuleto molto antico e
molto potente, ti permetterà di proteggerti dai miei simili, e anche di
vedere nitidamente nell‟oscurità più fitta. Devi portalo sempre con te, non
separartene per nessun motivo al mondo. E‟ un regalo di tuo nonno,
doveva proteggermi da quelli della mia specie. >> Anthony sorrise
ripensando al passato. << Non riesco a credere che tu avessi bisogno di
protezione >> << Non interrompermi. Mi temono perché uccido anche i
miei simili senza nessuna distinzione, un sangue reale è destinato a
dominarli, ma fino alla maggiore età anch‟esso è vulnerabile, debole, teme
la luce, in pratica è l‟unica occasione che avevano per eliminarmi. Inutile
sottolineare che ora non mi serve più. >> sghignazzò divertito. Kate pensò
che con la reputazione di spietato assassino che si era fatto, nessuno, sano
di mente, si sarebbe avvicinato a lui per cercare di ucciderlo. << Lo so, hai
ancora tante domande, ma andremo per gradi. Preparati, rientriamo. >> Il
tono della sua voce non lasciava spazio per le repliche. Questa volta
usarono un altro passaggio e uscirono spostando un grosso masso dietro un
fitto cespuglio. L‟aria era fresca, profumava di rugiada, davvero fantastico.
Stare lì sotto anche solo per un breve periodo le aveva fatto apprezzare di
più le piccole cose di tutti i giorni. << Vuoi davvero dare a me un regalo
così prezioso e al quale tieni tanto? >> chiese con una nota d‟incredulità
nella voce. << Tu fai parte della mia famiglia, in questo momento
proteggerti è la cosa che mi preme, quindi sì, so che può esserti utile e
soprattutto sapere che lo porti al collo mi farà stare più tranquillo. >> << E
ora se sei pronta, proviamo il mantello nuovo. >> Le disse cambiando
discorso. Doveva ammetterlo, era tentata, il suo lato avventuriero stava
fremendo all‟idea. << Sei veramente sicuro che con tutti quei buchi, riesca
a volare? A essere sincera, non mi da molta fiducia. >> Kate era piuttosto
restia a indossarlo, oltretutto puzzava tremendamente di muffa. <<
Continui a ragionare da umana, non è il tessuto a farlo volare ma
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l‟incantesimo che c‟è su esso. Sai, è stato il mio compagno fedele in tante
scorribande quando ero ragazzino, prima che diventassi un vampiro a tutti
gli effetti. >> Fece una pausa come per lasciarsi andare a vecchi ricordi.
<< Viene tramandato da generazione in generazione ed è preziosissimo,
conosco umani che ucciderebbero per averlo e tu lo snobbi così? Sei
davvero incredibile. Inoltre è l‟unico ricordo lasciatomi da mia madre. >>
Per l‟ennesima volta in quella serata si sentì stupida e cercò di scusarsi,
non voleva essere scortese con lui, però tutto questo per lei era nuovo e
non si era ancora molto abituata all‟idea. << Sei sicuro di volertene privare
per darlo a me? >> gli chiese seria.
<< Non preoccuparti, a me non serve più e non sono così sentimentale
come voi umani, l‟ho detto a posta per farti sentire in colpa. Dovresti
vedere la tua faccia mortificata! >> Sogghignò. << Su indossalo, è il modo
migliore che ho per aiutarti nel difficile percorso che ti aspetta. >> l‟aiutò a
indossare il mantello. << Datti una piccola spinta verso l‟alto con le
gambe. >> Ubbidì, ormai tra loro si era creato questo tacito accordo, aveva
capito che era inutile stare a discutere con lui, doveva averlo preso dalla
nonna. Incredibile, i suoi piedi si staccarono subito da terra portandola
sempre di più verso il cielo. Era una sensazione bellissima, ancora di più
rispetto a quella che aveva provato tra le braccia di Anthony. Era come se
potesse andare ovunque volesse, un enorme senso di libertà si era
impadronito di ogni suo senso, capì all‟istante che non ci avrebbe più
rinunciato per niente al mondo. Roteò un paio di volte cercando di capire
come spostarsi senza sbilanciarsi troppo. << Per darti la direzione devi
muovere le braccia e spostare leggermente il peso nella direzione in cui
vuoi andare. >> Anthony le spiegava man mano cosa fare. Doveva
ammetterlo, era più utile di mille manuali, la pratica è sempre la cosa
migliore. Avrebbe voluto che il tempo si fermasse facendo durare quel
momento in eterno, ma pochi minuti dopo erano già nella sua stanza.
<< Sei stata molto brava, devo riconoscerlo. Promettimi solo di non usarlo,
almeno per ora, senza di me, devi fare più pratica e soprattutto devi
imparare a renderti invisibile o sarai un facile bersaglio >> << Adele si
sbagliava sul tuo conto, non sei così male! >> Anthony rise di gusto. << Ci
sono così tante cose che non ti ha detto, e non solo su di me, ma se lo
facessi io, non mi crederesti. >> Si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte
augurandole la buona notte, poi sparì nella notte. Entro breve sarebbe
riuscita a farlo anche lei, dopo nessuno le avrebbe più impedito di andare a
cercare i suoi genitori. Questo pensiero l‟accompagnò mentre percorreva il
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corridoio fino a raggiungere la sua stanza. Stava per abbassare la maniglia
quando si accorse che c‟era qualcosa di strano, si mise all‟erta ed entrò
lentamente, pronta a un attacco da qualsiasi parte. Appena varcò la soglia,
non vide nulla d‟inconsueto, la stanza era vuota, tutto era in ordine,
esattamente come l‟aveva lasciata. Strano, ero sicura di aver sentito
qualcosa, probabilmente sono solo stanca, devo essermi sbagliata. Falso
allarme. Si rilassò. Schioccò le dita per indossare il pigiama. Potrà
sembrare un abuso di magia, ma da quando ne aveva appreso le grandi
potenzialità, non riusciva a farne a meno, era davvero fantastico potersi
cambiare in questo modo. Ripensò ad Anthony, alle sue labbra marmoree e
ghiacciate, a quel gesto così inconsueto per uno come lui, forse mi vuole
bene davvero, altrimenti perché prendersi il disturbo di donarmi quegli
oggetti e preoccuparsi per la mia incolumità? Stava per spegnere la luce
quando sua nonna si materializzò nella camera facendola sussultare. <<
Molto brava, sei riuscita a uscire nonostante tutte le mie precauzioni. >>
La sua voce era tagliente come il solito, ma più che arrabbiata sembrava
sollevata del fatto che fosse tornata a casa incolume. << Ecco, io… >>
indugiò per alcuni istanti poi decise che la cosa migliore fosse dirle la
verità, era più che evidente che l‟avevano informata della sua uscita,
mentirle avrebbe solo peggiorato la situazione. << Nonna, mi dispiace di
averti disobbedito, ma dovevo incontrarlo. Anthony si è comportato molto
bene, ti posso assicurare che non ero in pericolo, non mi farebbe mai del
male. Sembra strano, lo so, ma mi è molto affezionato >> Kate cercò di
rassicurarla. << Meglio così. Tuttavia vigilerò più severamente d‟ora in
avanti. Buona notte. >> Prima che potesse ribattere, era già sparita. Odiava
quando si comportava così e non le permetteva di ribattere. Ma soprattutto
la invidiava perché lei non riusciva ancora a smaterializzarsi neppure con
la sfera. Era così frustrante.
Mentre aspettava che il sonno la cingesse tra le braccia ripensò a quello
strano incontro. Anthony era sempre scontroso, teneva tutti a distanza
eppure con lei si era rivelato affettuoso e premuroso.
Doveva volere davvero bene a sua madre, probabilmente era per questo
che la stava aiutando. Mentre si lasciava scivolare nel sonno cercò di
ricordarsela, era passato così tanto tempo, il suo viso era sfuocato, ma la
dolcezza dei suoi occhi e della sua voce, non avrebbe mai potuto
dimenticarle.
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Quando scese per la colazione, si aspettava un‟altra lavata di capo, invece
Adele era stranamente di buon umore, probabilmente riteneva il discorso
chiuso. Si sentii molto sollevata, non era proprio dell‟umore per una lite
con lei, soprattutto di prima mattina. Era rimasta d‟accordo con Anthony
per la sera seguente, non vedeva l‟ora facesse buio per sgattaiolare
nuovamente fuori dalla finestra e ascoltare i suoi racconti, voleva sapere
tutto sulla sua famiglia, tutto quello che si era persa e di cui era certa sua
nonna, non le avrebbe mai parlato. Dopo colazione tornò in camera e si
distese sul letto, la mente vagava lontano. Cercò di immaginarsi come
sarebbe stata la sua vita una volta sconfitto Victor, si chiese se anche i suoi
genitori sentissero la sua mancanza. Inutile immaginare e fare progetti, per
quanto ne sapeva, potevano anche averli uccisi o magari loro non si
ricordavano di lei. Decise fosse meglio tenersi impegnata. Senza alzarsi
chiamò verso di sé un pesante volume d‟incantesimi di difesa che Mrs
Brooks le aveva raccomandato d‟imparare e si concentrò sulle formule.
Funzionò. Non scese neppure per pranzo, Anita glielo servì direttamente in
camera. Aveva deciso di imparare più cose possibili, tutto quello che
poteva esserle utile nello scontro finale, non poteva farsi trovare
impreparata o debole. Victor doveva pagare per tutto il male che aveva e
stava ancora causando. Fuori dalla finestra il sole stava impallidendo
mentre l‟aria si era rinfrescata, il giorno stava volgendo a termine. Chiuse
il libro, si cambiò in fretta per l‟allenamento e corse verso i sotterranei,
come il solito stava per arrivare tardi. Appena fosse riuscita a
teletrasportarsi avrebbe risolto alla radice il ritardo cronico di cui soffriva.
La lezione volò, non riusciva a concentrarsi molto, fortunatamente le
veniva naturale miscelare insieme i vari liquidi e arrivò in fondo alla
lezione di pozioni senza imprevisti. << Domani ci eserciteremo sullo
scontro corpo a corpo, cerca di farti trovare pronta. >> Si raccomandò
mentre lasciava la stanza, ma Kate era troppo concentrata sulla sua
imminente uscita e non le prestò particolare attenzione. Cenò con sua
nonna come ormai di consuetudine, parlando del tempo e argomenti di
attualità, come una famiglia normale. Non fece nessun riferimento a
Daniel o altro. << Mrs Brooks ha detto che domani ci eserciteremo sulla
difesa, penso sia meglio se vado a dormire presto, voglio essere in forma
>> mentii Kate. << La trovo una buona idea >> Le disse mentre la
osservava con attenzione da sopra i suoi occhiali con la montatura dorata,
cercando qualche indizio per capire se stesse dicendo la verità, ma Kate
era diventata molto brava e riuscì a convincerla. Si alzò lentamente e si
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trascinò senza entusiasmo verso la sua stanza. Faticò non poco a trattenere
l‟eccitazione per quello che sarebbe venuto dopo, ma non poteva farsi
scoprire, era essenziale che Adele non sospettasse nulla, altrimenti addio
uscite notturne.
<< Sei qui? >> sussurrò a voce bassa mentre si avvicinava all‟anta
dell‟armadio in camera di Anthony. << E dove altro dovrei essere?
Avevamo un appuntamento se non sbaglio. >> Anthony era
completamente a suo agio, disteso sul letto mentre le sorrideva sereno.
Kate era felice di vederlo, il loro rapporto si era molto consolidato, ormai
era diventata un appuntamento fisso, s‟incontravano praticamente tutte le
notti nella sua stanza pronti per le lezioni di volo, gli appostamenti, e i
racconti. << Andiamo allora. Indossa il mantello. >> << Già fatto, è sotto
il giubbotto, sono super pronta! >> esclamò eccitata. Senza perdere altro
tempo attivò il passaggio e pochi istanti dopo poteva sentire l‟aria fresca
accarezzarle il viso. << Stasera ti porto a vedere Parigi, che ne pensi? Ti
va? >> propose Anthony con un sorriso divertito ed enigmatico. << Ma è
lontanissimo, non faremo mai in tempo. >> << Stai diventando brava a
renderti invisibile mentre voli, ora dobbiamo allenarci a mantenerlo per
lunghi percorsi, è importante. Inoltre volando faremo in un attimo, fidati di
me. >> Senza farselo ripetere si mise in scia e lo seguì. All‟inizio faticò
per tenere il suo passo, poi lentamente trovò il giusto ritmo e riuscì persino
a stargli appaiata. Sorvolarono diverse città, tutte molto luminose, su
alcune vi era ancora una spessa coltre di neve, altre luccicavano per il
ghiaccio. Senza accorgersene stavano già volando vicino alla Torre Eiffel.
Vista da vicino era davvero imponente, oltre trecento metri di costruzione
in metallo, da quell‟altezza si poteva osservare un panorama davvero
mozzafiato, non faticava a credere che fosse così amata. Sorvolarono la
Senna, il grande fiume parigino protagonista di romanzi, film e dipinti
famosi. Di notte, con tutte le luci della città accese era davvero bellissimo
e molto romantico. Non poté fare a meno di pensare a Daniel, si chiese
come sarebbe stato essere lì con lui. << Non vorrei sembrarti cinico e porre
fine ai tuoi sogni prima che essi abbiano preso vita, ma posso garantirti
con assoluta certezza che non accadrà mai. >> << Non so di cosa stai
parlando >> mentii. << Tu e Daniel insieme, mi dispiace ma non
succederà, né qui, né in nessun altro posto. Dovrete prima passare sul mio
cadavere e poiché sono già morto, non vi sarà facile farmi fuori! >> <<
Perché lo odi così tanto, cosa può averti fatto di così terribile?? >> Doveva
chiederglielo, era stanca di far finta di niente, era chiaro che tra loro ci
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fossero problemi, doveva sapere, anche se nessuno a quanto pareva, voleva
parlargliene. << Guarda, siamo davanti al Louvre, non sei curiosa di
vederlo da vicino? Qui è custodito il grande capolavoro di Leonardo da
Vinci, la Monna Lisa, la donna più enigmatica e affascinante mai esistita.
Avrai visto sicuramente anche il film. Qual era il titolo? In questo
momento mi sfugge? >> << Il codice da Vinci. Stai cercando di cambiare
discorso, non riuscirai a distrarmi. >> << Credimi sulla parola quanto ti
dico che è meglio non sia io a raccontartelo. Adele mi ha imposto il divieto
tassativo sull‟argomento e a lei non posso disobbedire, inoltre potrei usare
un linguaggio un po‟ colorito e poco adatto >> Si fermarono davanti al
museo per ammirare la grande piramide di cristallo posta all‟ingresso,
davanti a tanta perfezione Kate lasciò cadere il discorso su Daniel, decise
che potevano riparlarne una volta tornati a casa, adesso si sarebbe goduta
la visita guidata. Proseguirono con una panoramica della città dall‟alto fino
a fermarsi sui tetti di Versailles. Era incredibile, irreale. Aveva volato
sopra una delle città più belle d‟Europa, se lo avesse raccontato ad Angela,
non le avrebbe mai creduto. Lei che non andava mai da nessuna parte, in
una notte non solo aveva visto le mete turistiche della città, ma addirittura
ora stava entrando per visitarla al suo interno. << Sei sicuro che non suoni
l‟allarme? E se ci trovano qui? >> Kate era un po‟ nervosa, non le
sembrava una buona idea entrare. << Non preoccuparti, l‟allarme suona
solo per chi non conosce l‟entrata segreta >> le sorrise in modo
disarmante, come poteva non fidarsi. << Soprattutto stai dimenticando che
siamo speciali! Possiamo diventare invisibili o possiamo far sparire loro…
>> sfoderò minacciosamente i denti e Kate non poté fare a meno di
trasalire. << Dai, stavo solo scherzando! >>
Entrarono direttamente nella stanza della regina. Era esterrefatta, si
guardava intorno, ancora non credeva ai suoi occhi, si diede un pizzicotto,
ma tutto rimase esattamente al suo posto. Per quanto incredibile, era reale.
Dal soffitto pendevano due grossi lampadari con lunghe candele bianche,
l‟ampio letto a baldacchino alla cui destra vi era un gigantesco camino con
sopra altri due candelieri, le sedie imbottite, i cuscini in velluto, tutto era
dorato, curato nei minimi dettagli e in perfetto ordine, come se il tempo si
fosse fermato. Si respirava ovunque grandezza e prosperità. << Posso
davvero sedermi sul letto? >> chiese incredula. << Certo, ma non
preferiresti fare un giro? Non vuoi approfittarne? >> Visitarono le stanze
intitolate ai pianeti, sette in tutto e ognuna con una funzione particolare.
Poterono ammirare la grandezza e lo sfarzo di Versailles nella sua
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maggiore espressione nel Salone degli Specchi posto nell‟ala che dava sul
giardino. << Oggi gli specchi non sono un lusso; ma per un uomo del
1600, invece sì, il loro prezzo era molto elevato, erano una cosa rara; qui
se ne possono ammirare diciassette, uno di fronte ad ogni finestra. >>
L‟immagine di Anthony si rifletteva negli specchi senza alcuna differenza
significativa. Kate ripensò perplessa alle sue informazioni sui vampiri. <<
Non stare a struggerti, vedi la mia immagine perché sono un puro sangue,
sono nato così, non ho perso l‟anima col trapasso. >> Rispose
tranquillamente alla sua tacita domanda. Fece una pausa mentre con la
mano toccava la cornice di uno specchio, la sua espressione era strana,
come se con la sua mente si trovasse altrove. << Se non ricordo male il
salone dedicato a Diana, contiene una sorta di biliardo, o almeno lo
conteneva, sai, Luigi era un vero campione. >> << Luigi? Intendi Luigi
XIV ? Ne parli come se lo conoscessi di persona! >> lo canzonò Kate. <<
In effetti, era così. Venivo spesso alle sue feste, giovani donne, musica,
sfarzo. Non come oggi che bisogna stare attenti a tutto, una volta gli
incidenti erano molto frequenti, se capisci cosa intendo. Oggi fanno troppe
domande, troppi esami. >> Rimase per un poco assorto nei ricordi. << Mi
prendi in giro? Non puoi essere così vecchio! >> Lo apostrofò incredula.
<< Io non invecchio! >> la corresse prontamente con una punta
d‟irritazione.
Di fronte al Salone degli Specchi si poteva ammirare la fontana di Apollo
che guida il carro del sole. << Tutti i grandi scultori dell'epoca, compreso
Bernini, parteciparono alla creazione delle sculture del giardino. I simboli
della mitologia si confondono con le favole, ci sono circa trentadue
fontane che corrispondono ad altrettante favole di Esopo e circa 300 statue.
Spaventoso non trovi? >> Le disse mentre si guardava attorno. << Trovo
incredibile che nel 1600 ti trovassi qui. E anche l‟immensa coltura che hai
accumulato negli anni. >> Rispose con ammirazione. << E‟ uno dei lati
positivi dell‟essere immortale, hai tanto tempo a disposizione. >>
<< Ora però è meglio rientrare, si sta facendo tardi e Adele potrebbe
preoccuparsi. >>
<< Raccontami qualcosa del tuo passato mentre rientriamo >> lo pregò. <<
Che dire, è passato davvero molto tempo. Uno dei miei ricordi più vivi
sono i primi appostamenti, ho impiegato quasi una settimana per riuscire a
non fare il minimo rumore. All‟inizio cacciavo conigli e piccoli animali,
man mano che miglioravo la tecnica, alzavo la posta. Poi finalmente è
arrivata l‟età dello sviluppo, ho acquistato dei poteri davvero
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inimmaginabili, ma il piacere della caccia e degli appostamenti li ho
mantenuti, mi danno quel brivido di piacere in più. >> Kate rabbrividì, ma
per una sensazione certamente diversa. << Gli altri vampiri hanno cercato
di uccidermi prima che diventassi forte, devo ammettere che una volta ci
mancò poco perché ci riuscissero, ma l‟amuleto donatomi da tuo nonno era
molto potente e mi protesse. Ovviamente appena divenni abbastanza forte,
fu mia premura ricambiare il favore e posso affermare con abbastanza
sicurezza che per loro non fu lo stesso. >> Kate non riusciva a
immaginarlo mentre uccideva qualcuno, nonostante le avessero raccontato
delle sue macabre vicende, quando lo guardava sorridere o prenderla in
giro, oppure riservandole mille premure, faticava a credere alla veridicità
di quelle voci. << Buona notte. Ci vediamo domani >> non si era resa
conto che erano già rientrati nella stanza di Anthony. << Non hai finito >>
cercò di protestare, ma lui era già sparito nella notte. Non le avrebbe
risposto. Il ritorno era stato davvero breve, probabilmente perché era
totalmente concentrata sul suo racconto. Meglio correre nella sua stanza
prima che Adele passasse a controllare se stesse realmente dormendo nel
suo letto.
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LL‟‟oossppiittee..
Daniel non era ancora tornato, stava iniziando a preoccuparsi e nessuno si
prendeva la briga di dirle qualcosa. Erano già trascorse due settimane, cosa
doveva fare ancora là? E non aveva modo di avvertirla, di dirle che stava
bene! Questa situazione la stava facendo impazzire. Balzò giù dal letto e
decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. L‟aria era fresca, il
cielo ancora coperto da fitte nuvole e la luce che filtrava attraverso esse era
quasi spettrale. Si fece strada in mezzo a una nebbiolina leggera, fino
all‟albero, dove Daniel le aveva fatto l‟agguato vanificando i suoi tentativi
di pedinatrice. Se solo ripensava alla sua vicinanza, al suo corpo così
vicino, poteva sentire i battiti del suo cuore accelerare. Sono proprio una
stupida a innamorarmi così di un perfetto sconosciuto, si rimproverò
mentalmente. A un tratto si sentì sbalzare a terra. << Presa! >> Kate
rimase qualche istante frastornata e disorientata, poi reagì. << Levita! >> il
corpo del suo aggressore fu scaraventato verso l‟alto, ma invece di
atterrare scompostamente al suolo rimase sospeso a mezz‟aria. Si sentì il
rumore del battere delle mani in un applauso mentre l‟individuo avvolto
nello scuro mantello si avvicinava con movimenti fluidi e aggraziati. Kate
rimase sulla difensiva, era pronta, non si sarebbe lasciata sorprendere
facilmente. << Brava la mia giovane strega! Ti sei fatta atterrare come una
novellina, ma devo riconoscere che dopo ti sei ripresa molto bene! >> <<
Anthony? Ma cosa cavolo stavi facendo?>> Era davvero sorpresa di
vederlo di prima mattina. << Ero in agguato, ti ho sentita arrivare, così ho
deciso di improvvisare un allenamento mattutino. >> Sogghignò divertito.
<< Volevi spaventarmi a morte! Altro che esercizio mattutino! >> risero
insieme. << Bella mossa, allontanare l‟avversario per avere il tempo di
studiarne le caratteristiche! Molto ingegnoso! >> Kate sorrise compiaciuta.
Decise fosse meglio non dirgli che era stata la prima cosa che le era venuta
in mente, più che pensata era improvvisata! << Ora grazie a te devo
tornare in camera e cambiarmi gli abiti, non posso certo presentarmi a
colazione sporca di fango. >> ringhiò. Anthony le tolse un paio di fili
d‟erba dai capelli sogghignando tutto divertito, adorava farla arrabbiare.
<< Devo ammettere che ti dona, sei molto carina tutta scarmigliata! >> Poi
cercò di provocarla. << Se non ricordo male il pigiama riesci a indossarlo
senza sforzi, perché non usi la magia anche qui? Sono curioso di vedere
cosa sai fare! >> assunse un‟aria stupita e divertita allo stesso tempo. <<
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Non ho mai provato, è troppo lontano. >> ammise mentre un‟ondata di
vergogna e disagio l‟assaliva. << Devi solo smaterializzare gli abiti che
desideri e farli apparire al posto di quelli attuali, non è difficile, poi, per
una strega del tuo calibro.. >> la punzecchiò. << Ti prometto
solennemente che se farai sparire i vestiti attuali senza sostituirli mi
volterò d‟altra parte e non starò a guardati. >> Promise con un mezzo
sorrisetto sulle labbra. Non poteva assolutamente lasciare quel sorriso
compiaciuto sulla sua faccia, si concentrò e provò a fare come diceva. Si
osservò con attenzione, indossava un paio di jeans neri e un maglioncino
color salmone, ce l‟aveva fatta! Lo osservò compiaciuta, voleva proprio
vedere la sua espressione adesso! << Molto brava, per le scarpe basterà
dargli una pulitina sull‟erba. >> Cavoli, se l‟era completamente
dimenticate, si concentrò su un grosso frutto attaccato all‟albero e lo
scagliò contro Anthony che continuava a ridere. Ovviamente lo schivò con
grande facilità e senza perdere tempo le corse dietro per farle il solletico.
Si era creato davvero un ottimo rapporto tra loro, non riusciva a capacitarsi
del fatto che avesse una reputazione tanto terrificante. << Ti lascio ai tuoi
appostamenti allora, è meglio se raggiungo la nonna per la colazione prima
che si insospettisca. >> Stava parlando da sola, Anthony, era già
scomparso dietro alcuni cespugli. Sospirando si avviò verso la casa.
Adele l‟attendeva seduta al tavolo mentre leggeva con attenzione il
quotidiano. << Facciamo colazione insieme, più tardi c‟è una persona che
ha chiesto di vederti. Ho già dato disposizione per farvi incontrate nel mio
studio. >> Esordì appena Kate la raggiunse al tavolo. << Buon giorno
anche a te nonna. Non perdi mai tempo. E‟ appena sorto il sole e hai già
pianificato tutta la tua giornata. >> la punzecchiò. << Cara è importante
essere organizzati, si evita di sprecare inutilmente del tempo e ci si stanca
meno. Alla mia età è importante non affaticarsi. >> Sorrise. Sua nonna non
si scomponeva mai, Kate rimaneva sempre sorpresa dalla sua capacità di
autocontrollo, nulla riusciva a trovarla impreparata. Si chiese chi potesse
essere l‟ospite misterioso, ma più ci pensava e meno le veniva in mente.
Sperò potesse essere Angela, le mancava terribilmente, ma non ci contava
troppo. Decise di non pensarci oltre o le sarebbe esplosa la testa. Fece
colazione in fretta in modo da non dover rimanere in sua compagnia più
del tempo necessario. Anita venne a informarle che il loro ospite era
arrivato e l‟attendeva nello studio. Non se lo fece ripetere, uscii
velocemente dalla sala e si diresse verso la porta dello studio. Fece un
96
respiro profondo, si sistemò i capelli ed entrò. Un uomo era in piedi vicino
alla finestra, le dava le spalle, per tanto non riuscì a capire subito chi fosse.
Dopo qualche istante si voltò lentamente verso di lei che per poco non si
sentii mancare. Aveva il volto segnato da profondi tagli e cicatrici, era
molto dimagrito, ma non ebbe difficoltà a riconoscerlo. Gli corse incontro
e lo strinse forte, fu come se non fossero passati mesi dal loro ultimo
incontro, era così felice di vederlo, la sua mente era vuota, continuava solo
ripetere come una cantilena “Sei vivo” e continuava ad abbracciarlo e a
baciarlo. << Fai piano piccola, anch‟io sono felice di vederti e soprattutto
di sapere che stai bene, ma ho ancora varie fratture e tagli recenti. >> <<
Certo, scusami, mi sono lasciata trasportare. >> Dopo qualche minuto si
sedettero e gli chiese di raccontarle tutto dall‟inizio. Parlava molto
lentamente, pensò gli costasse molta fatica ripercorrere quella brutta
esperienza. Le raccontò di due uomini che l‟avevano rapito, picchiato e
torturato per avere informazioni su di lei, ma lui non gli aveva detto nulla,
aveva perfino negato di conoscerla. << Dopo vari giorni trascorsi così, ero
stremato, mi hanno rinchiuso in una cella e mi hanno lasciato lì, Karl ha
detto che potevo essere ancora utile e che aveva sempre tempo per
uccidermi. Mi trovavo in un sotterraneo completamente buio, le gambe
immerse nell‟acqua fino quasi al ginocchio, se volevo sedermi o stendermi
avrei dovuto farlo in quell‟acquitrino, perché ovviamente non vi era un
bagno e non ci facevano uscire per nessun motivo. Dovevo dividere la
cella con altri poveretti come me, ma non solo, topi grossi come gatti,
scarafaggi, zanzare e mosche. Per non parlare dei cadaveri di coloro che
non l‟avevano fatta ed erano morti per malattia o percosse. Ogni istante
pregavo Dio perché mi uccidessero, invece sono sopravissuto. Non so
quanto tempo sia passato, ma un giorno sono riuscito a trovare un‟apertura
e un poco per volta l‟ho allargata e sono scappato. Sono corso a casa per
vedere come stavi e metterti in guardia, ma non ti ho trovata. Ero
terrorizzato che potessero averti trovata, così ho sperato potessi esserti
nascosta da Angela, ma non c‟era nessuno. Non sapevo dove altro cercarti,
poi mi è venuto in mente che tua nonna stava fuori città, così eccomi qui.
Sono molto sollevato, avevo paura che ti avessero trovata. >> I suoi occhi
erano velati di lacrime, la sua voce emanava una tristezza quasi tangibile.
<< Ora basta parlare di questa brutta avventura, l‟unica cosa importante è
che sei riuscito a scappare, nessuno ti farà più del male, sei al sicuro
adesso. L‟abbracciò istintivamente, come per rassicurarlo, fargli sentire
che le era mancato sinceramente. Ti va una passeggiata nel parco? >>
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Propose per distrarlo. Era così contenta che fosse vivo, per il momento non
le importava altro che trascorrere un po‟ di tempo con lui.
Stavano rientrando dalla passeggiata mano nella mano quando per una
frazione di secondo le parve di scorgere un‟ombra che li seguiva. Subito si
mise all‟erta, cercando di non insospettirlo o spaventarlo, Alex non aveva
poteri, avrebbe dovuto difenderlo lei. Sentì il fruscio delle foglie, le parve
di sentire anche dei passi e il rumore di un ramo che si spezza. Era sempre
più convinta vi fosse qualcuno, ma non riusciva a vederlo. Guardò Alex,
era sereno, non sembrava essersi accorto di nulla, stava osservando un
platano dal grosso tronco. << Allunghiamo il passo o faremo tardi per
pranzo. >> mentì. Rimase in allerta finché non furono vicino alla porta
d‟ingresso. Non successe nulla; ormai erano al sicuro, poteva rilassarsi. <<
Vuoi andare a riposarti un attimo? Mi sembri stanco, vengo a chiamarti io
appena è pronto il pranzo. >> propose ad Alex appena varcarono
d‟ingresso. << Solo se vieni con me. >> L‟espressione con cui la guardava,
quanto le era mancata.
Kate sorrise dolcemente e si diresse verso le scale che portavano al primo
piano. Passando dinanzi alla porta socchiusa dello studio, udì una parte di
una conversazione. << Starai scherzando spero! Dimmi che non hai
seriamente intenzione di lasciarla in compagnia di quel tipo. Sai meglio di
me come stanno le cose. Non ti riconosco più. Non sei obiettiva. Prima Da
>> Non riuscì a sentire altro, probabilmente si erano accorti della sua
presenza e avevano chiuso meglio la porta. La voce le era sembrata quella
di Anthony, ma non ne era sicura. Raggiunse Alex in cima alle scale
cercando di nascondere il suo turbamento per quella parte di conversazione
che aveva sentito. Sicuramente ho frainteso le loro parole, nessuno può
essere dispiaciuto per il suo ritorno sano e salvo a casa. Si stesero vicini
sul letto e senza rendersene conto si addormentarono entrambi
profondamente.
La nonna si sedette al solito posto, durante il pranzo chiacchierarono del
più e del meno, delle ultime notizie al telegiornale, ma non si toccarono
argomenti riguardanti il mondo magico o la brutta esperienza che aveva
dovuto affrontare Alex e Kate gliene fu molto grata. Quando Agnese servì
il dolce, Adele non riuscì più a trattenersi e chiese senza giri di parole ad
Alex se poteva raccontarle meglio come fosse riuscito a scappare e se
davvero nessuno lo avesse seguito. << Nonna, per favore, è ancora molto
provato, dobbiamo necessariamente parlare ancora di questo argomento?
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>> intervenne Kate in sua difesa. << Non mi ricordo molto più di quello
che vi ho già raccontato, mi dispiace, non saprei dirvi dove mi tenevano,
era come se fossi sospeso in una dimensione parallela, so che può
sembrare assurdo, ma non saprei definirlo in altro modo. >> Attese
qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto, poi a un tratto si alzò. <<
Vogliate scusarmi. Vado a prendere una boccata d‟aria in giardino. >> <<
E‟ancora molto scosso, dobbiamo stargli vicino e fargli dimenticare
quell‟esperienza, non rattristarlo. Perché ti ostini a rendere tutto così
difficile? >> Era furiosa, non capiva perché sua nonna s‟incaponisse a
voler i dettagli, non si fidava di lui, questo era piuttosto ovvio, ma che
senso aveva continuare a tormentarlo. << Kate, tesoro, so che tieni molto a
questo ragazzo, ma la sua storia non mi convince. Ci sono troppe domande
senza risposte; per esempio, com‟è riuscito a scappare e soprattutto a
trovarti qui? C‟è qualcosa che non ci dice >> Adele era alquanto perplessa.
<< Non so come ha fatto a tornare, ma l‟unica cosa di cui m‟importa è che
è qui ed è vivo. >> rispose Kate caparbia e lasciò a sua volta la stanza.
Era tardo pomeriggio, Kate stava tornando dopo i consueti allenamenti nei
sotterranei, quando in cima alle scale, seduto sui gradini, trovò Daniel ad
aspettarla. I loro sguardi s‟incontrano, per un momento fu come se Alex
non fosse mai tornato, provò l‟impulso di abbracciarlo, ma si trattenne.
Non era così, ora tutto era cambiato, era complicato. Kate non sapeva cosa
dirgli, abbassò lo sguardo imbarazzata. << Ciao >> la salutò con la sua
voce vellutata. << Ben tornato. È andato tutto bene? >> Rispose cercando
di essere il più naturale possibile. << Tutto a posto, grazie. >> Daniel
provò ad avvicinarsi per baciarla, ma Kate s‟irrigidì e si scansò con una
scusa. Non voleva ferirlo, ma non sapeva come comportarsi. << Non
volevo farti preoccupare, scusa se sono partito in fretta, senza dirti nulla,
ma era urgente. Sono mortificato anche per il nostro appuntamento.
Prometto che mi farò perdonare! Tu piuttosto tutto bene? >> il suo tono
era più interrogatorio di quello che voleva dare a vedere. Kate fece finta di
niente e mentii. Non sapeva davvero come spiegargli che il suo ex
fidanzato che credeva morto, in realtà non lo fosse e che ora si trovasse
addirittura al piano di sopra nella sua stanza. Era ancora molto confusa,
non sapeva cosa provava per entrambi, era successo tutto troppo
velocemente. Con Daniel non c‟era mai stato nulla di definitivo, mentre
Alex pensava appartenesse al passato, ora invece se li ritrovava entrambi
nello stesso posto e non sapeva davvero cosa fare. Pensò che l‟ideale fosse
prendere tempo e fare chiarezza dentro di sé. Daniel cambiò espressione,
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forse aveva intuito qualcosa, ma non lo disse apertamente. << Prepara tutto
l‟equipaggiamento di cui disponi, pozioni, formule, tutto ciò che ritieni
utile. Tornerò tra circa un‟ora per accompagnarti al Lago Nero a prendere
la chiave. Non sarà facile, ma è meglio non aspettare oltre, sii preparata. È
l‟ultimo compito che devo svolgere, poi non sarai più costretta a passare
del tempo con me. >> Detto questo, le voltò le spalle e prima che potesse
fermarlo per parlare si smaterializzò. Odio quando fanno così! Pensò.
Cosa gli era preso? E per fortuna non gli avevo detto di Alex. O forse
sapeva già tutto? Non riusciva a capire perché si fosse comportato in quel
modo. Si diresse nella sua stanza, Alex era sotto la doccia, meglio così,
sarebbe riuscita a preparare la borsa con serenità, senza sotterfugi. Stava
per scendere per la cena quando una voce inquietante penetrò nella stanza,
era decisamente arrabbiato. << Cos‟è questa storia che il tuo ex fidanzato
è scappato da Karl e tu lo fai dormire non solo in casa, ma addirittura
vicino a te?? Non ti ho proprio insegnato niente! Credi davvero che un
comune mortale sia potuto scappare da lui? Ricordati che non ci sono
buone azioni tra gli assassini. Posso garantirti per esperienza che Karl non
fa prigionieri ma schiavi o vittime e visto che non è morto non può che
essere al suo servizio. >> Tuonò. Anthony era arrabbiato e preoccupato
insieme, una pessima accoppiata. << Anche tu sei dalla parte della nonna!
>> Lo accusò furibonda. << Perché non potete credere che sia riuscito a
scappare? Magari speravano di riuscire ad ottenere altre informazioni così
non l‟hanno ucciso, non mi sembra così improbabile. Me ne sarei accorta
se fosse diverso, non trovate? Grazie per la fiducia! >> rispose seccata,
non riusciva a credere che tutti si stessero schierando contro il suo ritorno.
<< Tesoro, ci sono cose che gli occhi non vogliono vedere >> Kate non
accennava a cambiare idea. << Non fare il carino con me, non funziona.
>> ribatté secca. << D‟accordo. Gli concederò il beneficio del dubbio, ma
ti avverto, vi terrò d‟occhio e se mi accorgerò che è come penso, verrò a
ucciderlo personalmente, perciò spera di non sbagliarti. >> L‟aria era
tornata serena, Anthony se ne era andato. Prima che potesse chiedere ad
Alex se fosse pronto per la cena, Daniel si materializzò nella sua stanza.
Tempismo perfetto, pensò mentre si guardava attorno nervosa per vedere
se Alex fosse uscito dalla doccia, non voleva certo che scoprisse di lui
così. << Dobbiamo andare, non possiamo aspettare, ho piantonato il
percorso e per il momento è sicuro>> senza tante cerimonie l'afferrò per il
braccio, Kate fece appena in tempo a prendere la borsa, che si
smaterializzarono. La luce stava scemando, si avvicinava il crepuscolo.
100
Cercava di riconoscere se la strada fosse la stessa dell‟ultima volta, ma
ovunque guardasse era tutto verde, cespugli, alberi, non riusciva proprio a
orientarsi.
Daniel impediva qualsiasi tipo di conversazione che non fosse strettamente
inerente alla situazione, un brutto presentimento si fece strada nella sua
mente: lui sapeva. Probabilmente era lui la presenza che aveva sentito nel
pomeriggio e sicuramente era doppiamente arrabbiato poiché gli aveva
taciuto di Alex. Doveva assolutamente cercare di spiegargli, doveva
chiarire con lui. << Dobbiamo parlare, fermati un attimo, per favore >>
ma la sua risposta fu molto fredda e non le lasciò aggiungere altro. << Non
c‟è nulla di cui parlare, ognuno è libero di vivere e agire come sente. Il
mio compito è di farti recuperare la chiave e riportarti a casa sana e salva.
Questo è ciò che siamo venuti a fare, perciò cerca di non distrarti con futili
sentimentalismi. >> A quest‟affermazione Kate rimase di sasso, futili
sentimentalismi? Era evidente che solo lei aveva dato importanza a quello
che pensava ci fosse tra loro. L‟unica altra spiegazione plausibile era che
fosse davvero furente con lei. Non sapeva davvero decidere quale fosse la
migliore.
<< Preparati, da questo punto ci materializzeremo. >>
101
1100
LLaa cchhiiaavvee
Si materializzarono sulla sponda est del Lago Nero. Kate indossò lo scialle
affinché la proteggesse e le permettesse eventualmente di respirare
sott‟acqua. Dopo qualche minuto di preparativi rigorosamente in silenzio
fu Daniel a parlare. << Non lasciarti ingannare dalla calma apparente del
lago, è molto pericoloso. >> Se cercava di rassicurarla aveva chiaramente
sbagliato frase. L‟aria era molto fredda, tagliente, alcune parti del Lago
erano ghiacciate e riflettevano con bellissimi giochi di luce i raggi del sole
che lentamente si abbassava verso l‟orizzonte. Attorno a loro c‟era un
innaturale silenzio, non si sentiva il canto degli uccellini, o il fruscio delle
foglie, come se nessuna creatura vivesse vicino al lago. Gli alberi erano
spogli, si presentavano nelle forme più strane ed erano protesi verso il lato
opposto del lago, come se un vento continuo avesse soffiato in quella
direzione facendogli assumere questa innaturale posizione laterale. Cercò
di fare luce verso il centro per vedere meglio. La superficie era quasi
argentea e sotto nero pece, il fondale doveva essere melmoso, non avrebbe
potuto vedere nulla nemmeno volendo. Daniel prese una piccola barca da
dietro un masso e le fece segno di salire. << Ricordati: tu devi tornare
indietro incolume e con la chiave, non fare l‟eroe per cercare di salvare me
o altre persone, sono stato chiaro? Il Lago ti mostra ciò che vuole tu veda,
tienilo bene a mente. Lui non vuole farti recuperare la chiave e farà di tutto
per impedirtelo. >>
Mentre le diceva questo, il suo sguardo era inespressivo, come se le stesse
elencando la lista della spesa, non lasciava trasparire alcuna emozione. <<
Posso abbracciarti prima di andare? >> non sapeva perché glielo avesse
chiesto, le parole le erano uscite da sole. Daniel rimase molto sorpreso da
questa richiesta inaspettata, poi le si avvicinò abbracciandola. Per un
momento si lasciò andare, dimenticò la rabbia, c‟erano solo loro, il suo
profumo, il battito dei loro cuori all‟unisono. Poi come faceva
abitualmente, si allontanò senza un motivo preciso. Lo sguardo gli cadde
sull‟amuleto che portava al collo. << Vedo con piacere che nemmeno
Adele si fida del Sanguinario, è stata carina a regalarti quell‟amuleto! >>
esclamò con una punta di soddisfazione nella voce. Kate non sapeva cosa
fosse successo in passato, ma era chiaro che tra loro non scorreva buon
sangue. Preferì non ribattere che era stato proprio lui a darglielo e lasciò
cadere il discorso con un‟alzata di spalle.
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Salirono sulla barca, Kate illuminava la direzione mentre Daniel remava
verso il centro. << Dobbiamo arrivare al cuore del lago e trovare un modo
per entrarvi. Le antiche scritture narrano che la chiave è custodita negli
abissi più profondi di un lago scaltro e assassino, vegliato da terribili
creature di ogni genere e specie. >> Daniel era molto serio, calibrava ogni
singola parola per essere sicuro capisse la pericolosità della situazione in
cui si trovavano. << Nessuno può entrare e soprattutto uscire vivo dalle
esso. >> finì Kate. << Hai letto il libro?! >> Le chiese stupito. << Sai un
ragazzo molto carino ed enigmatico un giorno mi ha consigliato di
concedermi una lettura leggera ogni tanto. >> Sorrise, ma Daniel era già
tornato freddo e distaccato. << Le sue acque sono avvelenate e in esse
vivono solo creature malvagie e asseta di sangue. Ti sconsiglio caldamente
di tuffarti se non vuoi fare una morte orribile. Tua nonna non poteva
scegliere un posto migliore. >> aggiunse con sarcasmo. Lentamente,
cercando di muovere il meno possibile le acque dal loro innaturale stato di
calma apparente remarono per allontanarsi dalla riva. Non avrebbe saputo
dire quanto tempo fosse trascorso, avrebbe giurato ore, ma erano a soli
pochi metri dalla riva, com‟era possibile? Il lago non sembrava molto
grande, dalla riva si poteva chiaramente scorgerne tutto il perimetro.
Guardò l‟orologio sul suo polso sinistro, le lancette si rincorrevano
impazzite lungo il quadrante. Il sole stava tramontando e l‟aria divenne
ancora più fredda e tagliente. Kate si strinse di più scialle attorno al collo.
Il suo sguardo a un tratto fu attratto da un gioco di luce, un riflesso sulla
superficie dell‟acqua. Si sporse un poco per vederlo più chiaramente. Era
l‟immagine di sua madre, nonostante fossero passati tanti anni ne era
sicura, non si sarebbe mai potuta sbagliare su quel viso famigliare. Aveva
gli occhi tristi e una mano protesa verso di lei mentre lentamente
sprofondava nell‟oblio delle acque color pece del lago. Istintivamente si
sporse e cercò di afferrare la sua mano, riuscì a prenderla, ma non era stata
lei ad afferrarla. Una creatura mostruosa le aveva circondato il braccio col
suo tentacolo e ora stava cercando di trascinarla in acqua. Lo scialle sotto
il tentacolo sfrigolava, emetteva delle bollicine, come quando si mette
l‟acqua ossigenata su una ferita. Kate cercò di divincolarsi, ma fu tutto
inutile, la presa era molto salda e la creatura aveva una grande forza.
Daniel corse prontamente in suo aiuto e con il manico del remo colpì forte
e senza esitazione il tentacolo costringendolo a lasciare la presa. Si
rannicchiò ansimante e spaventata vicino al bordo opposto della barca e
istintivamente guardò il braccio. La manica dello scialle era stata quasi
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interamente sciolta da un forte acido. Non lo aveva ascoltato, come il
solito aveva cercato di metterla in guardia prima di salire sulla barca, ma
lei lo aveva puntualmente ignorato. Alzò lo sguardo verso Daniel
aspettandosi una bella ramanzina, ma non la stava neppure guardando, la
sua attenzione era concentrata sulle acque intorno a loro per capire se la
creatura avesse deciso di lasciare andare la preda o se stesse per sferrare un
attacco. Il sole nel frattempo era tramontato del tutto e una nebbia molto
fitta aveva avvolto la barca impedendogli di orientarsi e di vedere oltre il
bordo della barca. << Mi dispiace, avevo visto >> <<SSSSh>> << Non
parlare e stai pronta, credo stia per tornare alla carica. >> Dopo appena
qualche minuto d‟innaturale e totale calma, l‟acqua tremò, iniziò ad
agitarsi, incresparsi, scuotendo pericolosamente la loro imbarcazione. Le
onde divennero a poco a poco sempre più alte. << Chi osa navigare nelle
mie acque? >> era una voce roca e bassa, sembrava provenire direttamente
dal cuore del lago. Kate guardò Daniel con aria interrogativa. << Temo di
non averti detto che il Lago è vivo e non molto cordiale né tanto meno
socievole. >> Disse Daniel in tono grave. Si chiesero se fosse il caso di
rispondere o se invece fosse meglio tacere. Potevano sentire i suoi
pensieri, si stava adirando. << Sono Kate, l‟erede al trono e sono venuta
per riprendere ciò che mi appartiene! >> disse a un tratto Kate tutto d‟un
fiato. << Sei impazzita? Come ti è saltato in mente di provocarlo? Adesso
cercherà di inghiottirci e non abbiamo vie d‟uscita. >> Kate aveva agito
d‟istinto, come faceva di solito, non aveva valutato le conseguenze delle
sue azioni. Presto sarebbero stati sommersi da decine di metri di acque
avvelenate, come sarebbero riusciti a tornare indietro con la chiave, solo
Dio poteva saperlo. Il vento cambiò direzione, iniziò a creare un vortice
che lentamente lì trascinava verso il centro. << Dobbiamo fare qualcosa o
saremo risucchiati >> gridò Kate. L‟acqua aveva creato ormai un muro
alto più di venti metri e li stava trascinando sempre più giù, verso il cuore
del lago. << Temo sia l‟unico modo per prendere la chiave, dobbiamo
arrivare sul fondo. Il problema sarà riuscire a risalire prima che le sue
acque velenose si richiuderanno sulle nostre teste >> rispose Daniel
corrugando pensierosamente la fronte.
Sotto di loro si stava aprendo una sorta di buco nero e si sentiva un suono,
sempre più forte, come il brontolio sordo di uno stomaco. Il rumore
continuava a crescere d‟intensità man mano che scendevano verso di esso.
All‟improvviso Daniel scorse l‟entrata della grotta, allungò in modo
incredibile il braccio sinistro attaccandosi alla sua roccia, con l‟altro
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afferrò saldamente Kate alla vita e saltarono dentro di essa. Un istante
dopo sentì come lo schioccare di una lingua e il brontolio cessò. <<
Appena in tempo >> disse Daniel. Guardarono senza parole la barca
sbriciolarsi in un milione di pezzi quando il buco nero si chiuse su di essa,
con centinaia e centinaia di file di denti aguzzi e affilati come rasoi. Non
era un buco nero, ma la bocca di un gigantesco mostro, stavano per essere
inghiottiti, ecco spiegato il brontolio, stava già pregustando il loro sapore.
Per loro fortuna gli era andata male. Kate non poté fare a meno di
rabbrividire. << E adesso cosa facciamo? >> chiese. << Come faremo a
trovare la chiave e a uscire vivi da qui? >> Daniel la guardava impassibile.
<< Una cosa per volta, intanto muoviamoci, non è prudente rimanere così
allo scoperto. >> Avrebbe voluto rassicurarla, ma a essere sincero non
aveva idea di come avrebbero fatto a tornare a casa. Sperava gli venisse
un‟idea strada facendo. << Cerca di non parlare, altre creature sono
dormienti e posso assicurarti è meglio non svegliarle! >>
Le pareti erano umide, ricoperte di materiale gelatinoso e viscoso di colore
verde scuro, assomigliava a melma in putrefazione e l‟odore non era
affatto migliore. << Fai attenzione a dove metti i piedi, non sappiamo cosa
aspettarci, dobbiamo stare all‟erta. Soprattutto non appoggiarti mai alle
pareti. >> Daniel cercò di non lasciar trapelare dal tono della voce la sua
preoccupazione per il luogo in cui si trovavano e soprattutto la paura di
non essere la persona più adatta ad accompagnarla in quel luogo. Da
quando avevano raggiunto il centro del Lago, una voce stridula nella sua
testa continuava a ripetergli in modo ossessivo che era il momento giusto,
Adele era lontana, non gli rimaneva che farle recuperare la chiave e
ucciderla prima che diventasse troppo forte anche per lui. Cercava con
tutte le sue forze di scacciare quei pensieri. Si vergognava terribilmente
solo per averli formulati, ma appena sembrava fossero passati e abbassava
un attimo la guardia eccoli che ritornavano ancora più forti. La situazione
instabile e pericolosa in cui si trovavano portava Kate a cercare un modo
per iniziare il discorso e parlargli di Alex, sapeva che tra loro non vi era
nulla di ufficiale, ma si sentiva il dovere comunque di fornirgli una
spiegazione prima che fossero fatti a pezzi da qualche creatura mitologica.
Prese coraggio, si disse che non vi era un modo migliore per dirglielo,
doveva solo farlo e smettere di aspettare. << Daniel >> ma lui fece finta di
non aver sentito, non mosse nemmeno la testa. Non si poteva fare
scoraggiare, doveva parlargli o sarebbe impazzita. << Negli ultimi giorni,
mentre eri via, è successa una cosa ... >> ma lui non le lasciò dire altro, si
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voltò di scatto verso di lei e le disse che non gli sembrava il momento,
inoltre la sua vita privata non lo riguardava affatto. Per confermare ciò che
aveva appena detto le rivolse un‟occhiata così piena d‟indifferenza da farle
gelare il sangue. Ma Kate era decisa a non mollare. << So che sei
arrabbiato con me, avrei dovuto parlartene subito, è vero, ma tu sei andato
via senza degnarmi di una parola, lo credevo morto e vederlo è stato un
sollievo e uno shock allo stesso tempo. Devi credermi, io tengo davvero a
te, ma…>> di nuovo non le fece terminare la frase, la strinse
inaspettatamente a sé, il suo viso era così vicino che poteva sentirne il
caldo respiro sulla pelle. << Non m‟importa di lui, ho passato anni a
seguirti, vedervi insieme ogni giorno, quello che provo per te va oltre a
tutto questo, ormai dovresti averlo capito! >> il suo cuore accelerò i battiti,
chiuse gli occhi, si aspettava un bacio pieno di passione, ma com‟era solito
fare ultimamente Daniel si allontanò da lei. << Ora che abbiamo chiarito
ed è tutto risolto ti prego di rimanere in silenzio e concentrarti per cercare
di fare meno rumore possibile. Non riusciva a crederci, un secondo prima
le dichiarava il suo amore e subito dopo era come se non le avesse detto
nulla. Era esterrefatta. Camminò dietro di lui per diversi metri, il luogo era
sempre uguale, il silenzio che regnava era pesante e inquietante.
Era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che Daniel non era
più davanti a lei. Proseguì per lo stretto cunicolo fino a quando inciampò e
cadde. Un dolore lancinante la riportò brutalmente alla realtà. Aveva
sbattuto violentemente il ginocchio sulla roccia e ora pulsava “irritato”
mentre il sangue scendeva dal taglio che si era procurata, lungo tutta la
gamba. Automaticamente si guardò intorno per cercare Daniel, ma lui non
c‟era. Com’è possibile? E’ sempre stato davanti a me e non abbiamo
incontrato bivi o almeno così le era parso. Si tamponò la ferita con un
fazzoletto, le bruciava da morire. Guardò meglio il punto in cui era
inciampata e vide un sasso tondeggiante che sporgeva dal terreno, spostò il
sottile strato di terriccio che lo ricopriva, lo sistemò vicino a un punto più
luminoso per vederlo meglio. Non riusciva a credere ai suoi occhi, aveva
tra le mani un teschio umano, dalle dimensioni sembrava quello di un
bambino. Istintivamente le venne l‟impulso di urlare, ma riuscì a
trattenersi, la paura e il disgusto però erano troppo forti, senza pensarci
lanciò il teschio lontano da sé. << Sei forse impazzita? >> Daniel era
ricomparso come per magia vicino a lei con il macabro resto tra le mani.
<< In questo luogo il suono rimbomba meglio che in cima a una vallata, ci
sentirebbe ogni creatura presente, compresi i Tau che sono sordi e riescono
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a percepire solo le vibrazioni del suolo. >> Kate vide che anche il suo
braccio stava sanguinando e non accennava a rimarginarsi, come invece
era solito fare con grande velocità. << Mi sono tuffato per prendere il
teschio affinché non cadesse, mi sono inavvertitamente appoggiato alla
parete e l‟acido contenuto mi sta corrodendo la carne. >> Rispose come se
quello che stava dicendo non fosse importante. << Dobbiamo fermarci e
medicarti, non possiamo proseguire con quella ferita >> gli disse quasi
implorandolo. Si sentiva tremendamente in colpa, con il suo
comportamento irresponsabile non faceva altro che metterlo in pericolo.
Daniel fu irremovibile, le disse che al contrario dovevano sbrigarsi a
prendere la chiave prima che qualcuno li scoprisse. La voce nella sua testa
ora urlava, diceva che erano vicini, presto sarebbe giunto il momento che
tanto avevano atteso. Il dolore lo stava facendo impazzire, ma doveva
resistere, Kate non ne sarebbe mai uscita viva senza di lui, doveva essere
forte e rimanere lucido, un solo cedimento da parte sua e per lei sarebbe
stata la fine. << Riesci a camminare con quel ginocchio? >> Le chiese
preoccupato. << Certo >> cercò di rassicurarlo e gli appoggiò una mano
sulla spalla per sottolineare che andava tutto bene. A quel contatto Daniel
trasalì e si spostò di almeno un metro da lei. << Perfetto, allora
muoviamoci, siamo vicini. >> Era molto nervoso, il suo corpo era madido
di sudore e si muoveva quasi a scatti. << Come fai a saperlo? Hai detto di
non essere mai stato qui? >> << Lo so e basta >> tagliò corto. Kate rimase
in silenzio per tutto il resto del tempo, non capiva cosa gli stesse
succedendo. Era arrabbiato, questo era evidente, ma doveva esserci
dell‟altro, non l‟aveva mai visto così distante e nervoso. Percorsero una
stretta galleria stando attenti a non appoggiarsi alla parete e allo stesso
tempo a non cadere nel baratro accanto a loro. Folate di vento gelido
soffiavano a intervalli regolari, ogni volta il suo corpo era scosso da forti
brividi. Kate continuava a domandarsi come mai non avesse cercato di
curare la sua ferita e perché fosse così scontroso, avevano chiarito il
ritorno di Alex, o almeno così le era parso. Probabilmente era preoccupato
per la situazione, infondo lei era una calamità per i pericoli e oltretutto non
era ancora in grado di difendersi da sola. Guardò il ginocchio pronta ad
asciugare il sangue che scendeva dalla ferita, ma con grande sorpresa vide
che si era rimarginato, come se non si fosse mai tagliata. << Sei stato tu a
fare questo? >> gli chiese esitante. << No, sono i tuoi poteri, ora sei una
strega, non è più così facile ferirti. La tua pelle guarisce in fretta. >>
107
Con la coda dell‟occhio vide qualcosa di scuro e strisciante alle sue spalle,
ma era troppo spaventata per voltarsi e trovarcisi faccia a faccia. Preferì
convincersi che non fosse reale. << Dobbiamo aumentare il passo, sono in
tanti, ma non sono molto veloci, stanno aspettando il momento migliore
per attaccarci. Non dobbiamo fermarci o farci accerchiare, capito? >> Non
era frutto della sua immaginazione, qualcosa di terrificante e affamato li
stava seguendo in attesa del momento migliore per attaccarli. Fin da
bambina aveva sempre avuto il terrore d‟insetti e animali striscianti e con
la fortuna che la perseguitava, sicuramente, erano enormi e assetati di
sangue. Immaginò la sua sala, il caminetto acceso, non voleva certo avere
come ultimo ricordo un‟orrenda creatura che cercava di divorarla. Cercò di
convincersi che tutto quello che doveva fare era non fermarsi e loro non
sarebbero riusciti a raggiungerla. Allungò il passo. Il cuore martellava
forte, il respiro era affannoso, non poteva fare a meno di guardarsi intorno.
Sulle pareti era sempre presente melma verde, ma nessuna via di fuga. Si
sentiva in trappola. Daniel proseguiva sicuro, senza esitazioni, come se
una mappa invisibile lo stesse guidando. Non si sentiva più il vento gelido.
Kate pregava solo che tornassero a casa sani e salvi. Finalmente dopo un
tempo interminabili giunsero in una vasta stanza, sembrava una camera
magmatica, il calore era insopportabile e l‟aria rarefatta faceva si che ogni
passo fosse compiuto con grande fatica. Il suo respiro era affannoso,
irregolare, strascicava i piedi, Daniel invece non sembrava risentirne.
Sparsi per tutta l‟area vi erano dei piccoli rilievi dai quali fuoriuscivano a
intervalli regolari soffi di aria incandescente, dovevano stare attenti a dove
mettevano i piedi per non ustionarsi seriamente. Finalmente Kate trovò il
coraggio di voltarsi, ma non vide nessuno. Pensò fossero riusciti a
seminarli e si sentì molto rincuorata. << Abbassati! >> Daniel aveva
appena lanciato una freccia poco sopra la sua testa, mancandola per un
soffio. Si girò terrorizzata e vide un grosso alligatore che si divincolava a
terra trafitto dalla freccia. Per poco non svenne, aveva appena rischiato di
diventare la cena di un grosso bestione strisciante. << Ti guardo io le
spalle, devi cercare la chiave, non abbiamo più tempo, sanno che siamo
qui e presto ne arriveranno altri, creature di ogni genere e forma. Questi
non sono niente a confronto. Fai presto >> Facile a dirsi, sbottò. Con tutta
questa tensione non riusciva a concentrarsi.
“Nel cuore più profondo del lago è stata nascosta la chiave”, ma
nonostante vi fossero ormai giunti, non riusciva a vederla. Tornò
mentalmente al libro che aveva letto in cerca di qualche indizio che
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potesse aiutarla a localizzare la chiave, ma non riuscì a ricordare niente di
utile. Si fece strada nella sua mente l‟idea che probabilmente qualcuno
l‟avesse presa prima di loro e sentii una sensazione di grande sconforto
crescere dentro di lei, erano caduti in trappola. Avevano percorso tutta
quella strada per niente. << Solo tu puoi vederla, solo l‟erede, ma devi
volerla trovare. Concentrarti! >> Daniel cercava disperatamente di tenere a
bada le creature che pian piano si stavano radunando richiamate dalla loro
presenza. Kate si guardava attorno ma non la vedeva, non sapeva neppure
che forma potesse avere e quindi cosa cercare, poteva essere qualsiasi
oggetto. Stava per mettersi a piangere, era una delusione, come potevano
contare tutti su di lei se non riusciva neppure a trovare una stupida
chiave? Luminose lacrime rotolarono sulle sue guance lasciando una
piccola riga chiara sul viso annerito dalla polvere e dall‟aria satura di gas.
Abbassò gli occhi piena di vergogna. Il suo sguardo fu attratto da una
piccola pallina verde fluorescente accanto alla parete. Istintivamente si
alzò e si avvicinò con la mano protesa verso quel piccolo oggetto. Non
sapeva come o perché, ma era sicura, doveva essere quello che stavano
cercando. << Fermati, non avvicinarti! >> Kate non riusciva a sentire le
sue parole, era come in trance e si avvicinava con passo sicuro alla piccola
sfera. La voce stridula continuava a gridare nella sua mente, ora la sentiva
fremere di eccitazione. << Ecco, così, avvicinati ancora un po‟. Appena
toccherà la sfera, sarà inghiottita dall‟aurea velenosa del lago e mentre il
suo corpo si scioglierà tra atroci sofferenze, potrai prendere senza alcun
problema la chiave per me, per noi. Tornerai finalmente a casa trionfante e
regnerai nel posto che ti spetta. >> Daniel guardava la scena pietrificato,
non poteva fare niente, il suo corpo si rifiutava di obbedirgli, ogni singolo
muscolo rimaneva immobile e dalla sua bocca spalancata non usciva
nessun suono, anche se nella sua testa stava urlando come un disperato.
Kate aveva quasi raggiunto la sfera e non si era accorta dell‟aurea rosa
intenso che si stava radunando intorno a lei. Stava quasi per prenderla
quando all‟ultimo ritrasse la mano, rimase in attesa che accadesse
qualcosa. La sfera emise un bagliore accecante, il vento soffiava con
raffiche fortissime, i Naguri, grossi serpenti con la testa di coccodrillo che
l‟avevano attaccata poco prima, si appiattirono più che poterono al terreno,
ma ben presto i loro sforzi furono vani e vennero spazzati via dalla furia
del vento. Anche la nebbiolina rosa si stava lentamente dissipando. La
sfera si staccò dalla parete e lentamente si avvicinò a Kate fino a posarsi
delicatamente sulla sua mano. Lei rimase immobile a osservare lo strano
109
oggetto. Comparvero delle scritte infuocate, che non riusciva a leggere.
Cercò di ritrarre la mano e farla cadere, ma essa non si mosse, cercò allora
di aiutarsi con l‟altra mano. Poteva sentire l‟odore di carne bruciata
arrivarle fino alle narici, il dolore era terribile. Iniziò a urlare e a
contorcersi nel tentativo di staccarla dalla sua carne, ma fu tutto inutile.
Non pensava più a nulla, voleva solo che tutto questo finisse e tornare a
casa, alla sua vecchia vita, non era tagliata per queste esperienze, lei
adorava leggere e guardare la tv, non era neppure molto sportiva,
figuriamoci se voleva essere marchiata a fuoco. Ma a quanto pareva ciò
che voleva non era contemplato, nessuno le aveva chiesto niente. Stava per
svenire dal dolore quando il vento cessò e con esso anche il dolore
lancinante alla mano. La sfera era diventata trasparente e a poco a poco
stava svanendo completamente. Cercò di prenderla con le mani e di
trattenerla ma fu tutto inutile, ormai non c‟era più. Si voltò e vide Daniel
accerchiato dai Naguri. Uno di loro lo aveva morso, la sua gamba stava
sanguinando copiosamente, gli altri serpenti si erano avvicinati agitando la
lingua biforcuta, stavano già pregustando il pasto. Come se ciò non fosse
già più che sufficiente, un grosso ragno era risalito dal baratro e lo stava
avvolgendo nella sua spessa tela, impedendogli qualsiasi movimento. Kate
iniziò a correre nella sua direzione, doveva aiutarlo. << Non avvicinarti >>
le gridò di getto. Kate si bloccò all‟istante e lo fissò. Non riusciva a capire
perché non volesse che corresse ad aiutarlo. Poi con un ultimo filo di voce
le disse di rimanere lontana. << Va bene così. Sei stata bravissima, sono
fiero di te! Ora devi tornare a casa, ricordi quello che ti ho detto sulla riva?
Nessuna stupida trovata eroica. Sei tu quella che deve tornare a casa, io me
la caverò. >> disse anche un‟altra parola, ma non riuscì a capire. Lo vide
contorcersi e pronunciare qualcosa mentre il grosso ragno se lo trascinava
con sé giù per il dirupo. << Daniel!!! >> urlò con quanto fiato aveva in
corpo e corse nella sua direzione, non le importava nulla di quello che le
aveva detto, non lo avrebbe lasciato morire così. Una forte folata di vento
rallentò la sua corsa e la sollevò da terra, come una piccola tromba d‟aria e
la sbalzò verso l‟alto, a una velocità crescente. Cercò di vedere dove fosse
Daniel, ma il baratro era molto profondo e una nebbiolina grigia le
impediva di vedere al suo interno. Il soffitto era sempre più vicino, ancora
pochi centimetri e sarebbe rimasta schiacciata, protese le mani per
proteggersi. Appena toccò la fredda superficie, la roccia andò in pezzi, le
pareti crollarono rovinosamente facendo filtrare l‟acqua nella grotta: presto
le fredde e mortali acque del Lago Nero avrebbero sommerso tutto
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distruggendo ogni forma di vita esistente. Kate fu scaraventata lontano
dalla riva sulla dura terra, l‟impatto fu davvero forte, pensò di essersi
sbriciolata tutte le ossa. Si guardò intorno confusa. Inizialmente vedeva
appannato, sentiva la testa pesante come un macigno, poi, poco a poco le
immagini si sfuocarono ulteriormente finché non vide più niente.
Più tardi, quando riprese i sensi, si trovava nel suo letto e al suo fianco la
nonna si era addormentata, dovevano essere ore che le teneva la mano.
<< Daniel! >> urlò. << Da quanto tempo sono qui, lui come sta? >> Sua
nonna la guardò con grande compassione, non ebbe il coraggio di dirle
niente. L‟abbracciò e lasciò che si sfogasse in un pianto liberatore.
Impiegò circa due ore per calmarla. << E‟ forte, vedrai che se la caverà,
non devi preoccuparti per lui, l‟importante è che sei qui sana e salva. >>
<< Certo, l‟importante è che ho recuperato la vostra stupida chiave vorrai
dire! >> la rabbia s‟impadronì di ogni cellula del suo corpo. << Ero
davvero preoccupata per te, non avrei mai dovuto mandarti in un luogo
tanto pericoloso sola con lui, non puoi neanche immaginare quanto sono
stata in pensiero! >> Kate guardò i suoi occhi velarsi di lacrime, capì che
era sincera, si sentì uno schifo per come si era appena comportata e
l‟abbracciò forte. Una smorfia di dolore comparve sul suo viso, le ossa le
facevano molto male. Mentre le raccontava quello che avevano vissuto si
guardava nervosamente la mano, non aveva nessun segno, come se tutto
fosse stato solo una brutta allucinazione.. << Daniel si è ferito ed è rimasto
intrappolato lì sotto, io volevo aiutarlo, ma una forte corrente d‟aria mi ha
sbalzata fuori >> Mentre raccontava la sua voce era roca, l‟emozione era
ancora troppo forte, non riusciva a controllarla. << Cerca di riposare cara,
sei ancora molto provata. Ne parleremo più tardi. >> Si chinò su di lei, le
baciò teneramente la fronte, come faceva sempre quando era piccola per
augurarle la buona notte e si chiuse la porta alle spalle. Non voleva
dormire, anche se si sentiva tremendamente stanca e nonostante le
fasciature e i farmaci, aveva dolori lancinanti in tutto il corpo. Tuttavia
preferiva il dolore, la paura di chiudere gli occhi e rivivere quell‟orribile
situazione era troppo forte. Rimase a lungo a osservare la finestra senza
riuscire a vedere fuori, era già molto buio. Alla fine la stanchezza ebbe la
meglio e si addormentò.
Trascorsero giorni piuttosto tranquilli, tutti la coccolavano come una
principessa, Alex le faceva visita ogni volta che gli era permesso e qualche
volta sgattaiolava di nascosto per un saluto veloce. Le proibirono di alzarsi
e affaticarsi, il dottore era stato molto chiaro, le serviva riposo assoluto.
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Nessuno fece più riferimenti di alcun tipo alla vicenda del lago o a Daniel,
come se tutto non fosse mai successo. Una sera, rimasta sola con i suoi
pensieri, ripercorse tutti gli avvenimenti e per un momento pensò di aver
avuto un brutto esaurimento e di essersi sognata tutto. Sarebbe stata la
spiegazione più semplice per tutto, Daniel non esisteva, Alex non se ne era
mai andato e lei non aveva nessun potere, né tanto meno un regno da
salvare. Eppure nel suo cuore aveva sempre saputo che la vita che
conduceva non era la sua, non si era mai trovata completamente a suo agio
o sentita veramente parte della comunità e per quanto assurda fosse la
realtà almeno ora poteva darsi una spiegazione per tutto. Guardò il
medaglione di Anthony appeso al suo collo, lo rigirò nelle mani, era reale,
non poteva essersi sognata anche quello. Inoltre quando rimaneva sola, la
mano le bruciava terribilmente e se pensava alla chiave, le parole
comparivano sul suo palmo come appena marchiate. Purtroppo non era
stato un sogno, era tutto reale e il dolore alla mano e a tutte le ossa glielo
confermava. Eppure tutto era così strano, si sentiva confusa, esausta. Sperò
che Anthony andasse presto a farle visita, aveva bisogno di vedere una
faccia amica, qualcuno di cui si fidava con cui poter parlare.
Chiuse gli occhi e si abbandonò fra le braccia di Morfeo.
112
1111
LLoo ssccoonnttrroo..
Stava meglio, finalmente le ossa si erano saldate e il gonfiore stava
definitivamente scomparendo. Guardò fuori dalla finestra, era buio, non si
riusciva a vedere nulla. Non ne poteva più di rimanere a letto segregata,
erano trascorse due settimane, lunghissime e interminabili, le mancavano
terribilmente le uscite notturne con Anthony. Basta, doveva fare qualcosa
o sarebbe impazzita! Si alzò, si diresse verso l‟armadio, aprì l‟anta e cercò
nell‟angolo più remoto per trovare il mantello, l‟aveva appena preso in
mano quando sentii una presenza nella stanza che la fece trasalire.
Istintivamente lasciò il mantello, prese una maglietta e chiuse l‟armadio.
<< Stavi forse andando da qualche parte? >> Anthony era seduto sul suo
letto e la guardava con aria divertita. << Sai, all‟inizio pensavo fossi solo
ingenua, ora invece capisco che è proprio nella tua natura cacciarti nei
guai. Sei irrequieta e ribelle, proprio come me! Mi piace questo tuo lato
incosciente! >> Rise compiaciuto. << A quanto pare abbiamo qualcosa in
comune! >>gli rispose spavalda. Aveva da tempo imparato che con lui non
si poteva negare l‟evidenza, leggeva i suoi pensieri come fosse un libro
aperto. << Sono preoccupata per Daniel, non abbiamo ancora avuto sue
notizie. >> gli disse con sincerità. << Non è esatto, tu non hai più avuto
sue notizie, Daniel è al castello da giorni, però come posso dire, è in
osservazione. >> Precisò mentre si gustava la sua espressione sorpresa. <<
Vuoi dire che è ferito gravemente? >> chiese preoccupata. << Se
preferisci, possiamo definirlo così, molto malato. Mi ero anche offerto per
fargli visita, ma mi è stato impedito. >> Questa espressione lo fece
sorridere. Kate non capiva cosa ci trovasse di divertente, ma sapendo in
che rapporti erano, non indagò oltre. << Mostrami la mano, per favore. >>
Kate gliela porse senza obiettare. Il palmo era normale, nessuna scritta. <<
Seening >> e le scritte comparvero immediatamente sul suo palmo
provocandole un dolore intenso. << Ahia! >> esclamò. Cercò di farle
scomparire come faceva di solito, ma esse rimasero incise, non solo,
bruciarono ancora più intensamente. << Cosa mi hai fatto? >> si stava
adirando. << I nemici sono vicini, presto sentirò anche il loro odore. E‟
meglio se vado a controllare che siano state prese sufficienti misure di
difesa! >> fece per andarsene, ma un attimo prima di scomparire, si voltò
verso di lei. << La chiave è molto di più di quello che ti hanno lasciato
intendere. >> << Dove stai andando? Ehi aspetta! >> Voleva chiedergli
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cosa intendesse, ma come era solito fare, prima che potesse anche solo
formulare la domanda nella sua mente, non c‟era più. Kate iniziava a
odiare questi comportamenti: segreti, frasi lasciate a metà, verità nascoste.
Quando avrebbero iniziato a trattarla come uno di loro? Non ebbe il tempo
di finire il suo pensiero, fu interrotta dall‟ingresso di Mrs Brooks. << Ci
stanno attaccando, non sei al sicuro qui, dobbiamo essere uniti e pronti a
combattere, seguimi nella sala comune. >> Anthony aveva ragione allora,
erano in pericolo. Che fossero le creature del Lago Nero? Il suo pensiero
corse subito ad Alex, lui era completamente umano, era ancora più in
pericolo di lei. Sicuramente erano venuti per cercare la chiave o per
uccidere l‟erede, in entrambi i casi non faceva differenza, stavano
cercando lei e se fosse stata troppo vicina ad Alex, avrebbe messo in
pericolo anche la sua incolumità. Come poteva proteggerlo senza ottenere
l‟effetto contrario? Prese dalla borsa un piccolo pugnale, indossò lo scialle
e un bracciale per proteggersi i polsi da eventuali attacchi con lame. Lo
sguardo si posò inevitabilmente sulla manica dello scialle rovinata
dall‟acido. Ripensò a quel momento, a Daniel così distaccato, strano.
Ripercorse ogni momento, lo rivide braccato e si maledì per non essere
riuscita ad aiutarlo. Al solo pensiero di rivedere quegli esseri ripugnanti,
rabbrividì. Respirò profondamente, si fece coraggio e seguì Mrs Brooks
per le scale. Sono l’erede, troveranno pane per i loro denti! Gli farò
vedere contro chi si sono messi! S‟incoraggiò.
Appena scesero in soggiorno, vide Alex che si guardava attorno spaesato,
non riusciva a capire cosa stesse succedendo, sua nonna come il solito era
padrona della situazione e stava organizzando e gestendo tutti in modo
impeccabile. Decise di mettersi a una distanza che le consentisse di
riuscire a proteggerlo nel caso se ne fosse presentata la necessità. << Kate,
cosa sta succedendo? >> le chiese visibilmente preoccupato. << Pensi
siano venuti a cercarmi? Non possono avermi seguito fin qui >> obiettò
convinto e spaventato al tempo stesso. << Non devi preoccuparti, qui sei al
sicuro, nessuno ti farà del male. Fidati di me. >> La porta d‟ingresso era
scossa pericolosamente dall‟esterno, stavano cercando di abbatterla. Le
finestre erano state chiuse con le pesanti imposte e piantonate dall‟interno,
tutti i mobili abbastanza alti e imponenti erano stati disposti davanti alle
entrate. << Alex è in pericolo, dobbiamo proteggerlo. >> sussurrò a sua
nonna appena le passò accanto. << Siamo tutti in pericolo mia cara, ma ti
prometto che presteremo attenzione affinché nessuno si avvicini a lui. >>
rispose con diplomazia. << E‟ troppo tardi e rischioso per usare il
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passaggio segreto, potrebbero aspettarci al suo interno e non riusciremmo
a difenderci, meglio rimanere qui ed essere pronti a combattere. >>
Nonostante i suoi anni Adele era davvero in gamba, gestiva la battaglia
come faceva con le cameriere che servivano la cena, tutto con una totale
sicurezza e tranquillità, l‟ammirava tantissimo, un giorno le sarebbe
piaciuto essere come lei.
La casa era circondata da uomini senza scrupoli, mercenari al servizio di
Victor, licaoni e levrieri afghani, nel linguaggio comune chiamati uomini
ombra poiché bramosi del potere non avevano esitato a cedere la propria
anima in cambio dell‟immortalità, non considerando che sarebbero stati
suoi schiavi per l‟eternità, davvero un caro prezzo. Fuori Anthony era
praticamente solo a difendere il perimetro, aveva disposto tutti il più vicino
possibile alla casa affinché potessero fermare quei pochi che riuscivano a
sfuggirgli. All‟interno Adele stava dando disposizioni precise per
fronteggiarli qualora fossero riusciti ad abbattere la porta d‟ingresso. <<
Dovete colpire forte alla testa, i levrieri hanno una struttura molto robusta.
>> A un tratto udirono un rumore secco, come quando il vetro si frantuma
in milioni di pezzi. Karl e altri due uomini si erano materializzati nel
soggiorno. Per la prima volta Kate si trovò dinanzi Victor in persona. La
rabbia e la sete di vendetta s‟impossessarono della sua mente. Prima che
potesse fare qualsiasi cosa, Adele la spostò di lato e racchiuse il loro
combattimento con una sorta di barriera affinché nessuno interferisse.
Nonostante gli anni era incredibilmente veloce e agile, era molto dotata e
riusciva a tenergli testa facilmente. Karl si misurava con Mrs Brooks. Non
l‟aveva mai vista seriamente all‟opera, era aggraziata quanto letale,
ricordava i movimenti di un puma. Doveva seppur a malincuore
riconoscere di avere ancora tanto da imparare. Un sortilegio la colpì in
pieno immobilizzandola. Una sensazione di frustrazione e inutilità
s‟impadronì di Kate, tutti duellavano, difendevano la casa e lei era
bloccata vicino al muro, non poteva fare assolutamente nulla, anche il
suono della sua voce era stato neutralizzato, era completamente isolata.
Poteva solo essere una spettatrice silenziosa. Sperò che Mrs Brooks se ne
accorgesse e la liberasse, ma era troppo impegnata con Karl per occuparsi
anche di lei. Fasci di luce di vari colori sfrecciavano per la stanza, urtando
e rompendo oggetti. Ogni tanto qualche statua o quadro si animava, ma
veniva puntualmente ridotto in briciole dall‟altro mago. Non potendo fare
altro si limitò a osservare i suoi avversari per carpire i loro punti deboli: i
levrieri erano decisamente lenti, robusti da abbattere, ma poco agili nei
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movimenti, se fosse riuscita ad avvicinarsi, le sarebbe bastato colpirli da
un lato. Al contrario i licaoni erano davvero aggressivi, se riuscivano a
intrappolarti tra le loro fauci, eri spacciato. Rabbrividì ripensando al loro
primo incontro. Cagliostro partecipava come poteva, saltava sulle spalle,
graffiava, mordeva, accecava, allontanava armi e bacchette. Kate si sentiva
inutile. Perfino il gatto si sta rendendo più utile di me. Finalmente Mrs
Brooks se ne accorse: volse la bacchette nella sua direzione e sciolse
l‟incantesimo. Era libera e pronta a colpire! Nello stesso istante Victor
recitò una formula in una lingua che non aveva mai sentito, scagliò un
potente incantesimo che colpì Adele in pieno petto, ferendola gravemente.
Kate disarmò un mercenario all‟ultimo, prima che colpisse Mrs Brooks
alle spalle. Cercò di avvicinarsi a sua nonna per vedere se fosse ferita e
trarla in salvo dentro lo studio. Stava per raggiungerla quando un uomo
ombra, le saltò addosso atterrandola e facendole sbattere violentemente la
testa contro il muro. Nel frattempo un incantesimo le sfiorò il viso
ferendola di striscio. Senza rendersene conto gli lanciò un incantesimo che
lo ridusse in cenere. Non sono poi così male in un vero combattimento,
pensò compiaciuta. Un dolore lancinante la riportò subito con i piedi per
terra, un mercenario aveva appena affondato la lama del suo coltello nel
suo fianco. Provò una fitta lancinante, gli occhi per il dolore si velarono di
lacrime. Strinse i denti, non poteva cedere, doveva reagire. Lanciò un
incantesimo che pietrificò l‟uomo all‟istante. Fece un respiro profondo e
con cautela estrasse il coltello, sperando non avesse reciso nessuna vena
importante. Devo stare più attenta, si rimproverò mentalmente. Tamponò
con la mano il fianco, ma con sua sorpresa vide che non usciva sangue, la
ferita si era rimarginata praticamente all‟istante. Si guardò attorno per
studiare suoi avversari e non farsi sorprendere un‟altra volta. Il suo
sguardo fu attratto da una sagoma che osservava la scena in disparte. Ogni
muscolo del suo corpo fremeva, desiderava quello scontro più di ogni altra
cosa. La sua mente, i suoi movimenti, tutto era concentrato solo su di lui.
Era rimasto indebolito dal duello con Adele, non le si sarebbe più
ripresentata una simile occasione, doveva approfittarne. Si trovarono uno
davanti all‟altro, lui la osservava con attenzione e grande curiosità. Kate
era pronta a scattare, aspettava da mesi la possibilità di rimediare a tanta
sofferenza. << Vuoi uccidermi? Davvero divertente. Non sei ancora
pronta, e purtroppo per te non è ancora il momento giusto per scontrarci.
>> mentre pronunciava queste parole, si smaterializzò. L‟ultima cosa che
vide e che le rimase impressa a fuoco nella mente fu il suo sorriso divertito
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e la pazzia nei suoi occhi. << Sporco codardo, torna qui e combatti! >> gli
gridò con rabbia, ma ormai se ne era andato. Fuori stavano arrivando
finalmente i rinforzi, le signore della Rosa Nera, il circolo fondato da sua
nonna stavano varcando la porta proprio in quel momento. Si guardò
intorno. Alex era appoggiato al muro, privo di sensi. Corse vicino a lui e
gli sentì il polso per assicurarsi che stesse bene. Era svenuto, ma vivo. Mrs
Brooks aveva la situazione sotto controllo, così corse verso le scale per
vedere le condizioni di Adele. Non appena si avvicinò, la situazione fu
subito molto chiara, al posto del ventre vi è un grande buco, i margini
erano bruciati, non usciva sangue, era completamente vuoto, poteva vedere
attraverso di esso. << Nonna, sono qui, ora penso a tutto io. Chiameremo
qualcuno, ti porteranno in ospedale e guarirai. >> Istintivamente
l‟abbracciò per rassicurarla, cercò di prendere il cellulare per chiamare
un‟ambulanza, ma la nonna le prese il polso e le sorrise gentile. Dalle sue
spalle scendeva sangue rosso vivo e anche da dietro le orecchie. Kate
cercò di tamponare le ferite con la manica della maglia. Con un filo di
voce le disse che era tutto a posto. << Non preoccuparti, non sento dolore.
Purtroppo mia cara le ferite magiche non si possono curare con la
medicina umana. Victor mi ha colpita con una maledizione molto potente,
non puoi fare nulla. Pur di uccidermi non ha esitato a ferire se stesso in
modo serio, tanto che ha abbandonato lo scontro nonostante fosse in netto
vantaggio >> cercò di sorriderle nuovamente, ma con scarso risultato. <<
Daniel è un guaritore, lui può curarti, ne sono sicura. >> Disse a un tratto
Kate con le lacrime agli occhi. << Cerca di resistere, sicuramente sarà qui
da un momento all‟altro. >> << No! >> Disse bruscamente e il movimento
le provocò una brutta smorfia di dolore sul viso. Era chiaro che prima le
aveva mentito per non farla preoccupare. Respirò profondamente. << Lui
non verrà ed è giusto così, non deve intromettersi e soprattutto Victor non
deve sapere che si trova qui. Se Daniel provasse a curarmi dovrebbe usare
l‟antica lingua morta, si tratta di magia nera molto potente e sarebbe
troppo pericoloso per la sua anima. E‟ ancora così instabile e in lotta con la
sua natura, potrebbe perdere il senno e impazzire, o allearsi con i nostri
nemici e questo non deve succedere, promettimelo. >> << Lui non farebbe
mai una cosa del genere! >> Rispose convinta. Adele si rese conto di aver
detto più del dovuto. << Promettimelo >> ripeté caparbia. Kate non capiva
cosa stesse dicendo tuttavia scosse il capo e glielo promise.
<< Sono molto stanca e ci sono ancora così tante cose importanti di cui
parlarti. >> << Non devi affaticarti, non parlare, resisti! I soccorsi
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arriveranno presto >> Adele la zittì in modo dolce ma fermo, doveva
avvertirla e il tempo a sua disposizione stava giungendo al termine. Alle
loro spalle lo scontro continuava senza tregua, le signore del Circolo,
nonostante l‟età, se la stavano cavando molto bene. << Ascoltami con
estrema attenzione e non interrompermi per favore. >> Kate piangeva in
silenzio, anche se la sua attenzione era interamente concentrata su Adele,
non riusciva a trattenersi dal sussultare e singhiozzare. Fece un respiro
profondo e assunse un‟aria molto seria. << Devi guardarti le spalle, c‟è una
spia tra i nostri alleati, non ci sono altre spiegazioni per la presenza di
Victor qui in casa, solo una magia molto potente e dall‟interno poteva
indebolire la mia barriera protettiva consentendogli di entrare. Non si
sarebbe mai spinto così allo scoperto se non fosse stato sicuro di avere
buone possibilità. >>
<< E‟ tutta colpa mia, non vi ho voluto ascoltare, nonostante tutti i vostri
avvertimenti, ho permesso ad Alex di vivere qui, sotto lo stesso tetto >> le
lacrime ripresero a scorrerle sul viso senza controllo. << Non puoi
lasciarmi, ci deve essere un modo! Sei tutto quello che ho! Non posso
gestire tutto questo da sola! Ti prego non lasciarmi! >> continuava a
ripetere queste frasi come una preghiera, non riusciva a reagire o a pensare
a cosa fare, l‟unico pensiero ricorrente era che non poteva immaginare di
continuare senza di lei. Adele le posò una mano sul braccio per farla tacere
e cercare di calmarla. << Non angosciarti così, non è colpa tua. Vorrei
tanto poter credere che fosse lui il responsabile ma Alex non avrebbe mai
potuto rompere la mia barriera e aprire un varco con il mondo magico,
deve essere stato aiutato. Ho vissuto una vita davvero lunga e felice, non
essere triste per me, finalmente potrò riabbracciare Nath. >> Fece una
pausa, cercò di prendere fiato << Sono fiera di te, della persona che sei
diventata, so di non avertelo mai detto. Devo riconoscere che c‟è tanto di
tua madre in te, anche tu sei ingenua e tendi a vedere il buono, dove non
c‟è. D‟ora in avanti devi >> non riuscì a dirle altro, gli occhi persero la
loro lucentezza e il suo corpo divenne tremendamente pesante. Kate aveva
capito cosa voleva dirle, glielo avevano ripetuto così tante volte negli
ultimi tempi. << Nonna, nonna >> Kate cercava di svegliarla, la scuoteva
dolcemente mentre la chiamava, ma il suo corpo non diede nessuna
risposta, neppure impercettibile.
Alex approfittando della sua totale distrazione e del caos della battaglia, si
era avvicinato. In silenzio aveva raccolto il pugnale e si era portato alle sue
spalle. Alzò il braccio pronto a colpirla. Nei suoi movimenti non vi era
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neppure l‟ombra di sentimenti. Kate si voltò appena in tempo per
guardarlo dritto negli occhi: erano colmi d‟odio, non vi era più nulla di
umano. Era troppo tardi per difendersi, teneva sua nonna tra le braccia,
non poteva lasciarla cadere, e soprattutto non voleva farlo. Era così stanca,
non voleva più vedere sofferenza, era stanca di lottare. Chiuse gli occhi e
si preparò al peggio. Il suo ultimo pensiero fu per Daniel, se solo fosse
stato lì, sarebbe corso sicuramente in suo aiuto. Ma forse era giusto che
finisse così, sua nonna era morta per causa sua, tutti stavano rischiando e
soffrendo per lei, era la soluzione migliore, non meritava di continuare a
vivere. Era stata cieca, non aveva pensato neppure per un istante che Alex
potesse essere una minaccia e ora ne pagava le conseguenze. Il battito
impaziente del suo cuore rallentò fino a raggiungere un movimento più
morbido e rilassato. Era pronta. Attese alcuni istanti, ma non successe
nulla. Pensò che fosse riemerso un briciolo di umanità e ci avesse
ripensato. Riaprì gli occhi speranzosa, ma la scena che le si presentò
dinanzi fu uno spettacolo davvero terrificante. Alex era appeso al soffitto,
come trattenuto da una mano invisibile. I suoi vestiti erano lacerati da
folate di vento, poi fu la volta delle carni che a ogni raffica sanguinavano
vigorosamente come squarciate da centinaia di lame invisibili. Le sue
grida strazianti fendevano l‟aria ed entravano nella sua testa riecheggiando
come amplificate. Tutto intorno era diventato freddo e triste. Una fitta
nebbiolina aveva avvolto la stanza in uno scenario davvero spettrale. Si
guardò attorno per capire cosa stesse succedendo, non riusciva a pensare a
nessuno che potesse essere in grado di fare una cosa simile. Quando
finalmente lo vide, le fu tutto molto chiaro. Stava mettendo in pratica la
sua minaccia. Anthony non portava più il guanto alla mano sinistra e
l‟anello donatogli dal nonno per tener a freno la sua indole malvagia era
sparito. Ora era una bestia scatenata e assetata di sangue, fuori da ogni
controllo e si stava sfogando su Alex senza alcuna pietà. L‟aria era carica
di elettricità e sentimenti contrastanti. Nel frattempo Madame Brooks si
era avvicinata e cercava di trascinarla lontano da tutto questo, ma Kate era
come impietrita, non riusciva a muoversi. << Devi reagire, dobbiamo
andarcene. L‟aria è satura di sangue, quest‟odore lo ecciterà, inebrierà i
suoi sensi e accecherà i suoi occhi, non possiamo sapere se sarà in grado di
riconoscerci e tanto meno di controllarsi. >> Kate sentiva le sue parole, ma
era come in trance, incapace di reagire, rimaneva immobile a osservare la
scena. Lo stesso stavano facendo tutti i presenti, le signore del circolo
erano allibite e spaventate.
119
Alex aveva smesso di urlare, ormai del suo corpo non era rimasto molto,
sembrava fosse stato attaccato da un branco di lupi affamati. Il suo potere
era al tempo stesso incredibile quanto terribile. Cercò Anthony, ma non era
più nel punto, dove l‟aveva visto l‟ultima volta. << Victor ha fatto l‟errore
più grande che potesse commettere, dopo aver rapito tua madre, ha ucciso
Adele e aggredito te; ha perso definitivamente la sua lealtà >> le sussurrò
all‟orecchio Madame Brooks. Un silenzio inquietante si era diffuso per
tutta la stanza. Una brutta sensazione le attanagliò lo stomaco, cercò di
muoversi, ma ormai era troppo tardi. Vide i suoi occhi così vicini,
sembravano scrutarla dentro. Non aveva il solito sguardo divertito e
intenerito, al contrario erano inespressivi e iniettati di sangue. Poi
divennero vuoti, due enormi buchi neri. Era così vicino che poteva sentire
sul viso il suo respiro freddo e pungente. Il sangue le si gelò nelle vene e in
qualsiasi altra parte. Kate cercò invano di pronunciare il suo nome, il
suono le morì in gola. Non riusciva a crederci, della persona che aveva
conosciuto in questi mesi, che non perdeva occasione di prenderla in giro e
di rimproverarla, non era rimasta nemmeno l‟ombra, non poteva credere
che proprio lui stesse per ucciderla. Anthony volse lo sguardo prima su
Madame Brooks, la quale cadde di lato senza emettere nemmeno un
gemito. Poi i suoi occhi si posarono nuovamente sul viso di Kate e
rimasero a fissarla. Era strano, la stava guardando, ma era come se non la
vedesse veramente. Sentì una mano stringersi saldamente sul suo collo,
come una morsa. L‟aria lentamente diventava insufficiente, Anthony la
guardava divertito mentre si contorceva in cerca di ossigeno e si dimenava
inutilmente, per sfuggire alla sua presa d‟acciaio. Cercò in un ultimo gesto
disperato di liberarsi con le mani, ma ogni sforzo si rivelò inutile. Anzi,
servì a divertirlo ancora di più, ogni tanto allentava la presa per poi
stringerla subito dopo, come fa il gatto col topo.
Tentò con qualche incantesimo, ma su di lui sembrava non avessero
effetto. Il destino le stava giocando proprio un bel tiro, la persona che
aveva giurato di proteggerla la stava uccidendo lentamente e lei non
riusciva a opporsi alla sua forza. Questa volta era davvero la fine, non
sarebbe accorso nessuno in suo aiuto e per quanto ne sapeva forse anche
Daniel a quest‟ora, poteva essere stato ucciso. Quando stava per
arrendersi, conscia di non avere nessuna possibilità contro di lui, il
medaglione che le aveva donato qualche tempo prima emise una luce
fortissima, accecante e una vampata di calore si propagò per tutta la stanza.
Anthony lasciò immediatamente la presa e si rannicchiò in un angolo. Kate
120
iniziò a tossire animatamente, cercò di fare lunghi respiri per immettere
più aria possibile dentro i polmoni. Guardò spaventata il suo viso e vide
che i suoi occhi erano tornati normali e la guardavano con altrettanto
terrore. Si rimise il guanto e l‟anello alla mano sinistra con grande cautela.
Trascorsero diversi minuti, non accennò il minimo movimento, né nella
sua direzione, né verso altri, continuò a rimanere immobile nell‟angolo.
Probabilmente si era reso conto di cosa stava per fare, tuttavia non provò
nessuna pietà verso di lui, né altri sentimenti simili, era amareggiata e
delusa. << Cosa le hai fatto? >> << Assassino! >> non si era accorta che
nel frattempo Daniel era entrato nella stanza. << Sei un mostro! Hai
attaccato la tua famiglia, coloro che ti hanno voluto bene. Bastardo! >> si
scagliò su Anthony colpendolo al volto con rabbia e inaudita forza.
Anthony non reagiva e lasciava che si sfogasse. Kate era disorientata e
terrorizzata, non aveva mai visto Daniel così e allo stesso tempo,
consapevole di cosa era in grado di fare Anthony, temeva che la situazione
precipitasse da un momento all‟altro. << Basta! >> << Smettetela! >>
Gridò più forte che riuscì. Finalmente i due si bloccarono.
Daniel corse subito da Kate e l‟abbracciò forte, fino a sentire il battito del
suo cuore. Voleva essere sicuro stesse bene. << Hai ragione, scusami. E‟
sciocco litigare, ma ti ho vista tutta coperta di sangue, con Adele priva di
sensi tra le braccia e ho perso la testa! Pensavo vi avesse uccise. >> <<
Anch‟io stavo iniziando a pensare la stessa cosa di te. E‟ da quando
abbiamo preso la chiave che non ho tue notizie. Ero preoccupata. >> <<
Non devi, è tutto a posto. Sono più forte di quello che pensi. >> le sorrise
malizioso. << Se stavi così bene allora perché non mi hai cercata? E
perché non sei venuto qua ad aiutarci? >> << Ho sconfitto quelle creature,
ma per farlo ho dovuto fare appello ai miei poteri ed ero molto provato,
dovevo riposare. Inoltre mi era stato vietato di vederti. >> Cercò di aiutarla
a sollevare Adele. Solo in quel momento si rese conto che il suo corpo era
freddo e che il sangue sui vestiti di Kate non era suo. << Oddio Kate, mi
dispiace. >> Rimase talmente sconvolto che non riuscì a fare altro se non
stare immobile a guardarla, non riusciva a reagire. Anthony si avvicinò,
prese delicatamente in braccio Adele e i suoi occhi si riempirono di
lacrime. Un comportamento quasi umano, non aveva niente a che vedere
con la sua natura, né tanto meno con quello che era successo poco prima.
Nel frattempo Daniel era tornato in sé e aiutò Kate ad alzarsi. << Sei ferita
da qualche parte? >> ma come risposta ottenne solo uno scuotimento del
capo in senso di diniego, aveva ferite superficiale, ma niente di
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paragonabile a quelle che aveva dentro. Sua nonna era morta, Alex e
Anthony avevano cercato di ucciderla, non poteva descrivere come si
sentiva, nessuno avrebbe potuto capirla. << Mettila subito giù non sei
degno di starle vicino. >> Lo aggredì Daniel. << Per favore basta litigare,
non è il momento. >> Anthony aveva perso il controllo, ma non le aveva
mai nascosto di essere pericoloso. Era stato proprio lui a donarle quel
ciondolo qualche tempo prima, questo dimostrava che in fondo teneva
veramente a lei. Adele era sempre sua madre dopotutto, o almeno colei che
aveva preso il suo posto, decise che gli spettava. Tutti i presenti erano
sconvolti e valutavano la situazione indecisi sul cosa fare.
Si guardò intorno, la stanza era in un caos totale, tutti i mobili erano in
pezzi. Si avvicinò alla porta d‟ingresso ma Anthony bloccò la maniglia
senza neppure avvicinarsi a essa. << Meglio se non guardi, non è un bello
spettacolo, puoi credermi sulla parola >> disse con una punta di
rammarico. << Mi dispiace, ho perso il controllo, era da tanto tempo che
non mi succedeva una cosa simile. >> Kate lo ignorò completamente, si
avvicinò alla maniglia, pronunciò “ REHASS” e la porta si spalancò. La
scena che si presentò dinanzi andava oltre ogni sua più fervida
immaginazione. << Non posso credere che tu abbia fatto un simile
massacro! >> i suoi occhi erano colmi di rabbia e delusione. << Non
voglio più vederti in questa casa o vicino a me >> Attese qualche istante
poi guardando Daniel disse che la stessa cosa valeva anche per lui. Daniel
cercò di dire qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca Kate lo zittì
fulminandolo con lo sguardo. << Se fossi stato presente, tutto questo non
sarebbe successo! >> gli disse tagliente. << LEVITA >> la nonna si alzò a
mezz‟aria sopra le braccia ancora protese di Anthony, il quale rimase
immobile. Kate seguì il suo corpo fino in cima alle scale, poi lungo il
corridoio, fino alla porta della sua stanza, dove l‟adagiò con cura sul letto.
Anthony e Daniel rimasero nella sala, consapevoli che non avrebbe
cambiato idea, non rimaneva altro da fare, non erano più i ben venuti, così
obbedirono e lasciarono subito la casa con un sonoro “Creep”.
Mrs Brooks nel frattempo era apparsa al suo fianco, con grande sollievo
vide che stava bene, anche se era più pallida del solito. << Tutto a posto?
>> le chiese. Kate annuì. << Ho solo qualche graffio. >> Si sentì sollevata
che almeno lei stesse bene. << Ti lascio con Adele, vado a occuparmi del
disastro di sotto. >> Detto questo sparì nello stesso punto in cui era
comparsa. Kate apprezzò molto che l‟avesse lasciata sola senza chiederle
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altro, probabilmente la capiva molto bene, anche lei aveva perso le persone
a cui teneva di più in quest‟assurda guerra.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, si riproponeva la scena a cui
aveva assistito, vedeva Alex giustiziato in quel modo, poi le scale
d‟ingresso con parti umane, animali e sangue ovunque... le serviva un
momento. Si sedette sul bordo del letto, era stremata, voleva piangere,
sfogarsi, ma non aveva neppure il tempo per riprendere fiato, dovevano
agire in fretta, il tempismo era fondamentale.
Si fece coraggio, doveva essere forte, ora tutto dipendeva interamente da
lei, era rimasta sola a portare quel fardello, non poteva permettersi
cedimenti di alcun tipo. Si avvicinò al corpo disteso sul letto, si fermò un
istante a osservarla. Era così serena, nonostante tutto sul suo viso non vi
erano ombre, sembrava dormisse. Le toccò il viso, era così fredda e
immobile, subito ritrasse la mano. Cercò di liberare la mente e di non
pensare a nulla mentre le toglieva i vestiti e lavava il suo corpo esanime.
Le mise il suo vestito preferito, un tallier color lavanda con una grossa
spilla a forma di fiore appuntata sul doppio petto della giacca. Spazzolò a
lungo i suoi capelli castani, mentre calde lacrime scendevano prive di
controllo sul suo viso, si sentiva così sola, non aveva più nessuno di cui
potersi fidare. Mrs Brooks in un paio d‟ore aveva già predisposto tutto per
il funerale, in giardino aveva radunato tutte le amiche del circolo, amici
intimi e conoscenti. Molti tuttavia alla luce dei nuovi avvenimenti
preferirono non partecipare, la paura di un altro attacco era troppo forte,
inoltre nessuno voleva più sbandierare di simpatizzare per la loro causa.
Adele era morta, era meglio essere cauti e aspettare di vedere cosa sarebbe
successo. Anthony e Daniele presero parte alla funzione da lontano, da due
lati opposti del giardino. Fu una cerimonia molto semplice e riservata, la
sua salma fu sistemata nel sepolcro vicino al nonno. Nessuno pianse, era
morta combattendo per i suoi ideali, era un grande onore e tutti provavano
un grande senso di rispetto. Molti salutarono Kate con frasi di circostanza
e lasciarono in fretta la cerimonia. La paura stava dilagando, si temeva per
il futuro. Tutto ciò, era più che comprensibile, Adele non era più a capo
del circolo, Victor era libero di espandere a piacimento il suo regno di
terrore, non era rimasto più nessuno in grado di fermarlo. Per non parlare
di Anthony, ora era come una calamità, pronto ad abbattersi senza che
nessuno potesse più controllarlo o limitarlo in alcun modo.
Le amiche di sua nonna parlavano tra loro in disparte, a voce bassa e ogni
tanto rivolgevano un‟occhiata veloce nella sua direzione. Kate si sentiva
123
molto a disagio. Prese in braccio Cagliostro e si mise a coccolarlo mentre
passeggiava nervosamente avanti e indietro per il giardino. Vide che Erriet
la stava osservando con interesse mentre parlava con le donne e spesso
indicava nella sua direzione. A un certo punto le fece segno di avvicinarsi.
<< Mi dispiace per quanto è successo a tua nonna, le avevo detto che era
pericoloso tenerti in casa, ma lei è stata irremovibile, finché sarebbe
riuscita, ti avrebbe tenuta vicina e avrebbe cercato di proteggerti.
Comportamento molto lodevole, ma anche molto sciocco, ora è tutto nelle
tue mani e mi dispiace dirlo, ma non sei all‟altezza di una tale
responsabilità. >> Kate non riusciva a credere alle sue orecchie, la stava
incolpando della morte della nonna. Il suo corpo era appena stato sepolto e
già cercava di subentrare al suo posto screditandola. Cercò di mantenere la
calma e le rispose per le rime << Ha perfettamente ragione, sono strega da
poco, ma sto imparando in fretta e se mia nonna ha deciso di affidarmi
questo incarico è perché mi riteneva all‟altezza. Questo è tutto. Seguirà
quanto prima una riunione, dove vi sarà illustrato come proseguiremo
nell‟immediato futuro. Vi ringrazio per essere venute. >> Poi si voltò e le
lasciò a riflettere su quanto era appena successo. Era fiera di lei, aveva
mantenuto il controllo e si era comportata come avrebbe fatto sua nonna,
prendendo in mano la situazione senza esitazioni.
Cagliostro le si era avvicinato e trotterellava al suo fianco. << Sei stata
grande, le hai lasciate senza parole! Ricordati che non sei sola, non fare
l‟errore di crederlo. Scegli bene i tuoi alleati e ascolta le mie parole. >>
Purtroppo Kate era di tutt‟altro parere, ma evitò di esternarlo e si limitò ad
annuire.
Mentre si allontanava con passo deciso e piuttosto sostenuto dalla
cerimonia Daniel la raggiunse. << Kate, aspetta un momento, dobbiamo
parlare. >> Ma tutto ciò che ottenne fu uno sguardo duro, colmo di
amarezza e rancore. << Hai ragione a essere arrabbiata, sono sicuro che in
questo momento ti senti triste e ci odi, ma dobbiamo rimanere uniti, non
puoi affrontare tutto questo da sola, in questo momento hai bisogno di noi
più che mai >> cercò di farla ragionare. << Dov‟eri quando avevamo
bisogno di te? >> gli chiese tagliente. Daniel non seppe cosa risponderle,
aveva colpito nel segno, si sentiva già in colpa per non essere riuscito a
salvare Adele. Preferì rimanere in silenzio e lasciare che si sfogasse. <<
Credi davvero che non sia in grado di gestire questa situazione? Grazie per
la considerazione! Come puoi vedere non ho bisogno di te, sei inaffidabile
e non mi servono altri pensieri! >> << Kate … >> ma non aggiunse altro,
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lesse nei suoi occhi troppo dolore, non era in grado di capire, doveva darle
il tempo di elaborare il lutto, solo allora sarebbe stata in grado di ascoltarlo
con lucidità. Così lasciò che si allontanasse. La osservò a lungo mentre
camminava velocemente verso la casa, avrebbe voluto stringerla forte a sé,
rassicurarla e dirle tante cose, ma le parole in queste circostanze sono
inutili. Il dolore non è razionale, forse aveva ragione, non poteva capire
come si sentiva. Tuttavia il fatto che lo escludesse e allontanasse da lei, lo
faceva soffrire tremendamente.
<< Ecco qui il nostro cuor di leone che arriva quando il pericolo è passato
>> lo apostrofò una voce stridula e roca. << Ti assicuro che non è il
momento per litigare! >> rispose. << Tremo già dalla paura! Peccato che
prima non ci fossi, avresti fatto scappare tutti solo con la tua presenza! >>
lo schernì nuovamente la voce. Daniel senza nemmeno voltarsi nella sua
direzione mosse lentamente le labbra e agitò impercettibilmente la mano.
Sottilissimi fili di luce argentati si diressero verso la voce e avvolsero con
una rapidità fulminea la persona, rendendola inoffensiva. Il corpo di
Anthony uscì dalla penombra degli alberi, si lasciava condurre verso
Daniel senza opporre la benché minima resistenza. Sul suo volto non
traspariva nessuna reazione, sembrava fosse in trance. Quando fu
abbastanza vicino il suo volto, s‟illuminò e dalle labbra leggermente
dischiuse, emise un ghigno così terrificante, da far gelare il sangue nelle
vene a chiunque. Il ghigno si trasformò in una vera e propria risata. La sua
presenza era inquietante, il suo sguardo impenetrabile. Continuò a ridere di
gusto per alcuni istanti, immobile, mentre i fili si frantumavano in mille
pezzi e cadevano ai suoi piedi. Com‟era possibile? Non aveva neppure
cercato di liberarsi, la sua magia non stava funzionando. Daniel non
riusciva a capire cosa stesse succedendo. Quando riportò l‟attenzione su
Anthony, si trovò dinanzi a due enormi buchi neri che lo fissavano con
fervido interesse, mentre lentamente si avvicinava e annusava l‟aria come
per assaporare meglio il suo odore. << Sento odore di paura, l‟aria si sta
saturando, è un profumo delizioso, non trovi? Pensavi davvero che questo
trucchetto potesse fermarmi? Dovresti sapere che il mio potere va ben oltre
le leggende popolari, non sono mai stato un mortale e non erediterò mai il
loro lato così fragile. Solo i mezzo sangue hanno tutti quei limiti, l‟aglio, la
luce, i crocifissi, e stupidaggini simili, dovresti informarti meglio sul mi
conto prima di attaccarmi. Abbiamo ancora un conto in sospeso, prima
davanti a Kate non ho voluto reagire, ma ora siamo soli, nessuno verrà a
difenderti! >> Era incredibilmente calmo, questo lo rendeva ancora più
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pericoloso, ogni suo movimento, ogni sua azione era il risultato di
ragionamenti a freddo, calcolati. Si guardarono per lunghissimi secondi
con crescente disprezzo. Nessuno parlava o accennava a fare il minimo
movimento, si stavano studiando come i grandi guerrieri, per capire
quando e come attaccare. All‟improvviso la gola di Daniel iniziò a
chiudersi, si sentì soffocare, l‟aria faticava a passare dalla trachea, fino
quasi non permettergli più di respirare regolarmente. Il suo sguardo si
trasformò in paura, la sentiva crescere dentro di sé. Non riusciva a capire
cosa stesse succedendo, era come se una mano si stringesse attorno al suo
collo, eppure Anthony era ancora dinanzi a lui, ad almeno un metro, non si
era nemmeno mosso di un centimetro. Continuava a guardarlo con aria
divertita mentre Daniel cercava di divincolarsi da quella presa fantasma,
senza alcun risultato. << Stai forse cercando di dire qualcosa? >> Lo
scherniva mentre stringeva ancora più forte la presa sulla sua trachea. <<
Adesso basta. Oggi è stata una giornata molto faticosa anche senza che voi
due vi scontriate in stupidi litigi! Fatelo almeno per colei a cui entrambi
tenete! Prima della fine avrà bisogno di tutti e due, sarà meglio che troviate
un modo più consono per risolvere le vostre divergenze! >> tuonò alle loro
spalle Mrs Brooks. La presa si allentò e lentamente Anthony lo lasciò
andare. Daniel tossì con enfasi, e inspirò intensamente più volte fino a
quando il suo respiro non si fu normalizzato. << Stavi per uccidermi, sei
un assassino, ecco perché Kate era così sconvolta, sei una bestia senza
sentimenti, ecco cosa sei! >> Gli urlò con tutto il fiato che riuscì a trovare.
Anthony sorrise compiaciuto per il complimento, i suoi canini affilati
come rasoi brillarono alla luce del sole. Mrs Brooks lo fulminò con lo
sguardo per prevenire qualsiasi tipo di reazione da parte sua, infondo un
po‟ di verità c‟era in quelle parole. << Kate è molto importante, è tutto ciò
che resta della mia famiglia perciò se è proprio necessario, per il momento
cercherò di tollerarlo. Quello che posso offrirti è una sorta di tregua. Ma
non tirate troppo la corda. >> Poi sparì all‟ombra delle secolari querce.
<< Questo vale anche per te, non pensare di essere migliore. Anche se
cerchi di dimenticare e ti opponi, sai come stanno in verità le cose. >>
“Creep”. Mrs Brooks sparì nel nulla com‟era arrivata. Daniel rimasto solo
camminò a lungo su e giù per il giardino cercando di riordinare i pensieri
che affollavano la sua mente, quelle parole lo avevano scosso
profondamente. Sapeva che era vero, dentro di lui un male peggiore era
dormiente e non sapeva quando si sarebbe liberato in tutta la sua
malvagità. Era come una bomba a orologeria, pronta a esplodere, non
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sapeva fino a quando avrebbe mantenuto il controllo. Probabilmente la
cosa migliore da fare era stare lontano da Kate, ma come poteva? Lei
aveva bisogno di lui ora più che mai. Eppure non poteva dimenticare che
Adele era morta, non rimaneva nessuno a proteggerlo da se stesso, temeva
che se avesse perso il controllo, sarebbe diventato lui stesso la minaccia
più grande. Che cosa doveva fare? Qual era la scelta giusta? Si sedette sul
tronco di un albero tagliato, si prese il capo tra le mani e si lasciò andare ai
suoi pensieri. Non voleva essere ciò che era, ma non aveva scelta.
Kate stava rientrando a Hill House, quando le venne in mente che c‟era
ancora una cosa che doveva assolutamente fare, prima di qualsiasi altro
impegno, anche se forse non era la più prudente.
La casa era come l‟aveva lasciata, tutto era al suo posto, fatta eccezione
per la mancanza di Cagliostro. La trovò più vuota del solito. Prese tutti gli
effetti di Alex, li mise in uno scatolone che materializzò in parrocchia
affinché fosse dato in beneficenza. Poi accese il caminetto e bruciò tutte le
foto che lo ritraevano. Voleva solo dimenticare, cancellarlo dalla sua vita,
come se non fosse mai esistito. Si fece una doccia veloce, si cambiò e si
preparò per andare in negozio, come avrebbe fatto nella sua quotidianità,
prima che gli eventi la risucchiassero in quelle situazioni assurde. La neve
nei giardini, sugli alberi, era quasi completamente scomparsa, in diversi
punti si vedeva chiaramente il verde scuro del prato bagnato. Ai bordi
delle strade era stata accumulata la neve spalata dai vialetti, la quale non
aveva più il suo color bianco candido ma grigio smog. Percorse la
familiare strada verso il negozio. L‟aria era fresca, profumava di pulito, il
sole le scaldava il viso. Una sensazione davvero piacevole, proprio quello
che le serviva dopo gli ultimi avvenimenti. Le giornate lentamente si
stavano allungando, presto la primavera si sarebbe fatta spazio e avrebbe
avvolto tutto con i suoi colori caldi e il cinguettio allegro degli uccellini.
Passò davanti alla vetrina di un negozio, la guardò per alcuni istanti senza
particolare attenzione, poi prese la sfera dei desideri dalla sacca e si
smaterializzò.
127
1122
V
Vllaaddiim
miirr..
Era scesa la sera, l‟aria fresca le accarezzava dolcemente il viso, il vento
non era più così tagliente come l‟ultima volta che aveva passeggiato per
Vienna. Gli addobbi natalizi avevano lasciato un grande spazio vuoto e le
strade non erano più illuminate con colori allegri e lampeggianti, ma da
un‟anonima luce giallastra proveniente da alti lampioni.
Gli alberi accennavano qualche piccolo germoglio in previsione della
fioritura primaverile, l‟erba cresceva rigogliosa nei giardini e ai bordi delle
strade. Se ripensava al Natale, alla tristezza che aveva provato a causa
della separazione da Alex, si sentiva una sciocca. Quel tempo le sembrava
ormai così lontano e privo d‟importanza se lo paragonava a come si
sentiva ora, al vuoto che le aveva lasciato la perdita di sua nonna. Non le
restava più nessuno, l‟avevano abbandonata tutti troppo presto, i suoi
genitori erano prigionieri, nascosti chissà dove, non sarebbe mai riuscita a
salvarli in tempo, anche se non voleva rassegnarsi, sapeva che era la verità.
Ancora non riusciva a vedere Anthony come parte della sua famiglia;
soprattutto non riusciva a capacitarsi di avere dei poteri magici. La sua non
era una famiglia normale e la sua vita sarebbe stata diversa da quella delle
persone che incrociava per la strada. Li osservava mentre camminavano
assorti nei propri pensieri, inconsapevoli della propria fragilità e dei
pericoli che si celano dietro ogni angolo, così presi dai piccoli problemi di
ogni giorno. Provava quasi tenerezza e invidia verso di loro, nessuno
doveva portare il fardello che avevano scaricato sulle sue spalle. Odiava
questa situazione, odiava che nessuno le avesse chiesto se voleva tutto ciò.
Era obbligata a stare al gioco, non aveva scelta, se anche si fosse rifiutata
Victor, avrebbe comunque cercato di ucciderla, non poteva far altro che
attaccare per prima e farsi trovare pronta.
Mentre percorreva la strada di ritorno verso casa, non notò nulla di strano
o di diverso dal solito, aprì la porta, accese la luce, chiuse a chiave con
diverse mandate la porta alle sue spalle. Appoggiò le chiavi sul tavolino
vicino al telefono, si tolse i guanti e controllò la segreteria telefonica:
“Nessun nuovo messaggio” rispose la voce registrata. Appese la giacca
nell‟attaccapanni e andò direttamente in cucina, aprì il frigorifero e prese il
bricco del succo all‟ananas. Una strana sensazione si era impadronita di lei
mentre era in negozio e non voleva rassegnarsi a lasciarla, la tensione e il
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dubbio di essere osservata si facevano sempre più tangibili. La casa è
piccola, se ci fosse stato qualcuno me ne sarei sicuramente accorta subito,
rifletté a voce alta per cercare di tranquillizzarsi. Si guardò attorno, il
tavolo era appoggiato al muro, la cucina pulita e ordinata, i coltelli erano
nei cassetti, tutto era apparentemente al proprio posto. Eppure continuava a
sentirsi osservata. Probabilmente sono un po’ stressata, una tisana calda
da sorseggiare sul divano mentre guardo la tv farà sicuramente miracoli.
Prese il bollitore dal pensile, si avvicinò al lavandino e lo riempì d‟acqua,
poi l‟appoggiò sul fornello. Cercò di accenderlo, ma la fiamma si rifiutò di
comparire. Strano, pensò, eppure il gas dovrebbe funzionare, decise di
aspettare e riprovare in un secondo momento.
Nel frattempo avrebbe optato per un bagno caldo, sicuramente avrebbe
calmato i suoi nervi tesi come corde di violino, era proprio quello che le
occorreva.
Il bagno era certamente il luogo della casa che preferiva, dove si rilassava
quando era stressata. Aprì i rubinetti della vasca e mise il tappo. Si diresse
verso il lavandino, controllò allo specchio il grado di profondità delle
occhiaie presenti sul suo viso, erano settimane che non dormiva un sonno
tranquillo e ristoratore. Si chinò e si lavò il viso, cercando di alleviare il
gonfiore e cancellare i segni della stanchezza. Un odore strano, pungente,
quasi di ruggine la colpì come uno schiaffo, per quanto si sciacquasse,
continuava a sentirlo sporco. Si guardò le mani, erano rosse, ricoperte da
un liquido viscoso, scuro. Istintivamente guardò l‟acqua che scorreva dal
rubinetto, anch‟essa era molto densa, col carminio. Urlò terrorizzata,
chiuse immediatamente il rubinetto, prese l‟asciugamano e si pulì
energicamente il volto. Non è acqua, è sangue. I suoi pensieri corsero
veloci in cerca di una spiegazione razionale. Si guardò a lungo nello
specchio, sul viso era scomparsa qualsiasi traccia. Osservò l‟asciugamano
che aveva usato per pulirsi in cerca di qualche traccia o macchia, lo trovò
umido, ma nient‟altro, anche quello era perfettamente pulito. Impossibile,
era tutto così reale, sentiva ancore l‟odore ferroso nell‟aria, eppure non
poteva essere sparito tutto così. Sicuramente la stanchezza le stava
giocando brutti scherzi. Cercò di respirare profondamente, concentrandosi
su ogni singola parte del suo corpo, mentre lentamente la tensione si
allentava. Nel frattempo il bagno si era riempito di vapore caldo che
appannò tutte le superfici. Pochi istanti dopo sullo specchio comparve una
scritta in stampatello: “ SONO VENUTO A PRENDERTI”. Chiuse gli
occhi, si schiaffeggiò per scacciare l‟allucinazione. Era decisa a non
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lasciarsi suggestionare, dopotutto era una persona intelligente, doveva
controllarsi, non poteva permettere alla sua immaginazione di spaventarla
in quel modo. Quando li riaprì, non vide nessuna scritta minacciosa sullo
specchio. Attese alcuni istanti per decidere cosa fare, poi aprì esitante il
rubinetto del lavandino. L‟acqua era limpida come sempre. Guardò la
vasca e vide che era quasi piena, l‟acqua era trasparente, non c‟era niente
di oscuro, era il suo solito bagno. Cosa mi sta succedendo stasera? Era
seriamente preoccupata, non le era mai successo di soffrire di
allucinazioni, soprattutto di quell‟entità e non sapeva come doveva
comportarsi. Pensò che il modo migliore fosse rimanere calma e
razionalizzare, più facile a dirsi che a farsi. Chiuse i rubinetti, cessò
all‟istante il rumore dell‟acqua. Rimase in attesa, pronta a cogliere anche il
minimo sospiro, ma niente, in casa non c‟era nessuno. Tolse il tappo della
vasca e lasciò che si svuotasse lentamente. Non era più dell‟umore per un
bagno. Tornò in soggiorno decisa a riprovare col fornello. Si chinò vicino
per sentire uscire il gas. Effettivamente una fuga di gas avrebbe potuto
spiegare lo strano comportamento e le visioni. Se la manopola rimaneva
chiusa, non si sentiva alcun odore, mentre quando la girava, si sentiva il
rumore e l‟odore, perciò tutto era in ordine, probabilmente era solo stanca.
Sentì un brusio, immediatamente guardò in alto, verso la cappa e vide due
enormi occhi rossi iniettati di sangue che la stavano guardando con grande
interesse. Sobbalzò e si appoggiò ansimante al tavolo. Era impossibile che
la cappa la stesse guardando. Attese qualche secondo affinché il respiro
ritornasse normale, prese una padella dal cassetto e si riavvicinò per
guardare meglio. Non vi era niente di strano, c‟era la ventola, la grata, ma
nessun occhio che la guardava, di nuovo una brutta allucinazione. Accese
anche la luce sui fornelli e nel corridoio, non lo faceva mai, ma questa
stasera si sentiva inquieta. Mise il bollitore sulla fiamma che ora si era
accesa e controllò di aver chiuso bene a chiave la porta e che le finestre
non fossero state forzate. Tutto era chiuso, era al sicuro. Una decina di
minuti dopo sentì il fischio del bollitore, l‟acqua era pronta, doveva solo
mettere la bustina e versare la bevanda nella tazza. Si sedette sul divano,
accese la televisione e scelse un canale che trasmetteva un cartone
animato. Niente di più rassicurante, pensò. Decise tuttavia di tenere la
padella accanto a sé, pronta per ogni evenienza, la faceva stare più
tranquilla.
Prese un tranquillante e rimase a guardare la televisione per circa un‟ora, i
suoi nervi sembrarono giovarne, ora si sentiva molto più serena. Volse lo
130
sguardo verso la finestra per vedere se stava piovendo, ma era troppo buio.
Si alzò e si avvicinò per vedere meglio. Scostò la tenda dal vetro e si trovò
faccia a faccia con due occhi fiammeggianti che la fissavano pieni d‟odio.
Sobbalzò di nuovo, istintivamente tirò giù la tapparella, come se potesse in
qualche modo proteggerla. Sentì dei colpi provenire dalla porta. Questa
volta non era la sua immaginazione a giocarle brutti scherzi, c‟era davvero
qualcuno che bussava con insistenza. << Sono io, aprimi, fai presto. >>
disse la voce dietro la porta, ma non riusciva a capire chi fosse così non
aprì subito. Si sentì afferrare da dietro, era un uomo, ma non si rifletteva
nello specchio e odorava di morte. Guardò la padella che era rimasta sul
divano vicino al cuscino, era troppo lontana. Istintivamente si toccò il
collo, non c‟era più l‟amuleto, se lo era tolta prima per fare il bagno.
Troppo tardi. La porta d‟ingresso sobbalzò violentemente e infine cadde
con gran fragore e schegge di legno volarono ovunque, una le ferì il volto.
<< Senti che buon profumo >> disse una voce roca e irritante alle sue
spalle, subito dopo le passò un lungo e arcuato dito sul viso e con l‟unghia
ricurva come un artiglio le pulì il sangue che usciva dalla guancia e se lo
portò alla bocca. Che cosa disgustosa, pensò. Anthony era in piedi davanti
a lei e osservava con interesse la scena. Aveva gli occhi rossi, aperti a
fessura, rimase immobile sulla soglia della porta e per quanto lei si
sforzasse, non riusciva a sentire i suoi pensieri. Teneva le mani in tasca,
era molto calmo, perfettamente a proprio agio. << Bene, bene, non volevo
certo cominciare la festa senza di te, mio caro vecchio amico. Sempre se
sei ancora dei nostri, sai girano strane voci, c‟è perfino chi giura che sei
diventato il cagnolino delle streghe. >> esclamò il vampiro alle sue spalle.
<< Vladimir. >> pronunciò il suo nome con disprezzo e grande disgusto.
<< Non mi stupisce trovarti qui, sei davvero prevedibile. Ad ogni modo,
giacché sei qui, colgo l‟occasione per tranquillizzarti. Io non sto con
nessuno, sono un‟anima libera, dovresti saperlo. >>
<< Allontanati subito da lei o te la vedrai con me. >> esclamò una voce
alle spalle di Anthony. << Sei uno sciocco se pensi che lascerò andare un
così bel bocconcino solo perché un traditore mezzo mago me lo sta
chiedendo! >> rispose Vladimir. Anthony guardò prima il vampiro, poi
Daniel. << Bene, bene, ci siamo proprio tutti. Possiamo iniziare la festa.
>> esclamò divertito. Daniel lo fulminò con lo sguardo. << Puoi deporre la
spada mio prode cavaliere, non riuscirai mai a salvare la tua dama! >> lo
canzonò divertito. Kate non capiva a quale gioco stessero giocando, cosa
ci trovava di divertente in tutta questa situazione? << Vuoi vedermi
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pregare per la sua vita? Sei davvero un illuso se pensi che m‟interessi. E‟
una strega, sai bene che ho stima solo del sublime sapore del loro sangue.
>> E sottolineò l‟affermazione passandosi la punta della lingua sulle
labbra, come per assaporarne meglio l‟idea. << A che gioco stai giocando?
Davvero non t‟importa nulla di lei? Sapevo che non dovevo fidarmi di un
sadico assassino! >> Daniel era furente. Stavano per iniziare a lottare
quando Vladimir approfittando della loro distrazione trascinò Kate dentro
la stanza in fondo al corridoio. << Andiamocene, fai presto! >> ordinò
Anthony a Daniel uscendo dalla porta d‟ingresso. Daniel non riusciva a
capire, la lasciava lì a morire, senza neppure lottare, come se non gli
importasse più di lei. Vedendo che non accennava a seguirlo e rimaneva
imbambolato sulla soglia lo strattonò per un braccio. << Sei proprio
un‟idiota, non ti sei neppure accorto che non è la tua Kate! Era solo la
sostituta messa da Adele affinché nessuno la cercasse. Dobbiamo sbrigarci
a trovarla, sento la sua rabbia diventare più forte ogni momento che passa,
non abbiamo tempo per scontrarci con Vladimir, per quanto questo mi
darebbe grande soddisfazione, dobbiamo trovarla prima che sia troppo
tardi. >> Daniel continuava a non capire a cosa si riferisse, ma sapere che
non era la sua Kate in balia di quel mostro lo fece sentire sollevato. Senza
ulteriori obiezioni seguì Anthony nella notte.
Nel frattempo a Hill House Kate si era diretta nello studio, ove Adele
teneva tutti i suoi manoscritti, alla ricerca di un messaggio, un appunto sul
cosa avrebbe dovuto fare, non poteva davvero essersene andata senza
lasciare un programma o qualcosa. Era troppo meticolosa e puntigliosa,
programmava sempre tutto nei minimi dettagli, anche le piccole cose.
Doveva assolutamente trovarlo, non era pronta per gestire tutto questo da
sola. Voleva solo risvegliarsi nel suo letto e scoprire che si era trattato di
un incubo, che non aveva nessun potere ed era in ritardo come il solito per
aprire il suo negozio. La sua vecchia vita, nonostante non fosse passato
molto tempo, le mancava terribilmente. Non avrebbe mai pensato di dire
una cosa simile, fino a qualche tempo prima la detestava, ma adesso era
diverso. Si era accorta di amare la routine, bere un buon bicchiere di vino
nella sua casa, davanti alla tv, Cagliostro che si strofinava sulle sue gambe,
fare un bel bagno caldo per alleviare la stanchezza della giornata e
rilassarsi. Pensò che forse un bel bagno le avrebbe giovato. Uscì e si
diresse con passo sicuro verso la stanza da bagno. Mentre percorreva il
corridoio, una porta attirò la sua attenzione. Subito non collegò, dove fosse
entrata, ma quando vide il vecchio e polveroso baule, le tende scure e un
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odore acre e stantio, riconobbe immediatamente la stanza di Anthony e i
suoi preziosi libri neri. Sapeva che non l‟era permesso, ma pensò che una
sbirciatina non avrebbe fatto male a nessuno, solo per curiosità, promise a
se stessa che li avrebbe solo sfogliati e richiusi istantaneamente. Ma la
voglia di vendetta fu più forte, ben presto ebbe il sopravvento sul buon
senso. Si fece strada in lei l‟idea che se fosse stata più forte tutto sarebbe
stato diverso, avrebbe potuto vendicare la nonna e i suoi genitori, e porre
fine a tutto questo dolore, nessuno sarebbe più morto al suo posto per
proteggerla, tutto sarebbe tornato alla normalità.
Si sedette sul tappeto di velluto rosso sangue, incrociò le gambe, vi pose al
centro il primo volume e si concentrò con tutta se stessa. L‟energia fluiva
dalle pagine del libro fino all‟interno della sua anima, sentiva il suo corpo
pervadersi di eccitazione e una forza mai provata prima s‟impadroniva di
ogni suo muscolo. Stava giocando col fuoco, ma non vi fece caso, una
voce dentro di lei gridava vendetta, dovevano pagare per tutto il male che
avevano fatto. Era questa l‟unica cosa giusta da fare. Prese un libro dietro
l‟altro e li assorbì intensamente, la rabbia non si placava, non si dava pace.
Sapeva che solo il sangue avrebbe posto fine alla sua sete di vendetta,
come dice il proverbio “violenza genera solo altra violenza” e questa volta
lei avrebbe risposto, erano finiti i giorni in cui cercava strade pacifiche,
erano finiti i giorni di Kate mortale, ora era il tempo della Dea Oscura.
Tutti si sarebbero ricreduti sul suo conto, le signore del circolo ben presto
avrebbero conosciuto la sua vera forza, avrebbe dimostrato loro di essere
più che all‟altezza. E soprattutto il traditore avrebbe pagato a caro prezzo
la sua slealtà. Era così concentrata e assorta nei suoi pensieri che non si
accorse subito di Anita. << Kate, per l‟amor del cielo, cosa hai fatto? È un
potere troppo grande per chiunque, specialmente per te, non sei ancora
pronta per gestire simili incantesimi, è magia nera molto potere, potresti
essere inghiottita dalle tenebre e nessuno sarebbe in grado di salvarti,
saresti destinata a vagare come un‟ombra per l‟eternità, dove nessuno
potrebbe vederti, sentirti o interagire con te in alcun modo. Ti prego
fermati finché sei in tempo. Il tuo cuore è troppo pieno di dolore e odio, il
confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è in questo momento è molto
sottile, potresti pentirti delle tue azioni. Dammi ascolto, ti prego! Tua
nonna non lo vorrebbe >> Fece del suo meglio, ma tutto ciò che ottenne fu
che le sue labbra svanirono impedendo a qualsiasi suono di fuoriuscire e
propagarsi nell‟aria. Kate inglobò all‟interno del suo corpo il mantello che
le permetteva di volare, le spille e gli amuleti che le erano stati donati, il
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suo potere continuava a crescere, assorbiva tutto ciò che le stava intorno.
Anita cercò di fermarla tirandola per un braccio. Un lampo argentato la
scaraventò dalla parte opposta della stanza, lasciandola a terra in una
posizione scomposta e innaturale. Kate non se ne curò minimamente, era
quello che si meritava, aveva cercato di ostacolarla e questa era la
punizione minima che d‟ora in avanti sarebbe spettata a quelli come lei. Le
venne in mente lo studio di sua nonna e i sotterranei, decise di andarci
subito, quale posto migliore per imparare e assorbire altre tecniche e
magie. Ben presto sarebbe diventata invincibile, anche Victor avrebbe
tremato in sua presenza.
Nel frattempo Mrs Brooks, si era recata alla sede del circolo della Rosa
Nera per sistemare tutto e dare disposizioni come Adele le aveva ordinato
di fare se si fosse verificata una situazione simile.
<< Siamo tornati a Hill House, non capisco... >> esclamò con sorpresa
Daniel. << Pensavo stessimo cercando Kate. >> Nel frattempo si guardò
intorno, era successo qualcosa di strano, lo sentiva nell‟aria, ma non
riusciva a capire bene di cosa si trattasse. << Sento il suo odore, è stata
qui, forse non è ancora troppo tardi, dobbiamo sbrigarci >> Anthony corse
verso le scale, con un agile salto giunse in cima a esse, e raggiunse in fretta
la sua stanza. Non fu necessario entrare, quando vide tutto sottosopra e
Anita riversa a terra ebbe la conferma che ciò che temeva si era già
verificato.
Daniel entrò poco dopo, sembrava che un uragano si fosse abbattuto con
tutta la sua forza dentro la stanza. I mobili erano riversi a terra, ovunque vi
erano fogli lanciati alla rinfusa e libri sparsi. Con la mano tremante per
l‟eccitazione raccolse uno degli antichi testi di magia nera. Non gli
avevano mai permesso di consultarli, sentiva una forte attrazione, come se
lo stessero chiamando. Lo aprì lentamente, assaporando ogni istante, pur
consapevole di stare camminando su un rasoio sottile e affilato, una voce
dentro di lui fremeva, avida di conoscenza, tenuta a tacere troppo a lungo.
Rimase di stucco quando vide che tutte le pagine erano completamente
bianche. << Che scherzo è questo? Dove sono le formule? >> chiese quasi
gridando, lo sguardo perso nel vuoto e le mani che sudavano. Anthony lo
osservò con interesse, poi fece finta di niente e non rispose. << Siamo
arrivati tardi, non è più qui e non abbiamo tempo per contro incantesimi,
dobbiamo trovarla prima che le tenebre la inghiottiscano. Il suo dolore ha
fatto sì che riuscisse ad assorbire tutta la magia nera contenuta all‟interno
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di quei testi, ma non è abbastanza forte per controllare tutto quel potere.
Ricordati che è l‟erede, dobbiamo fermarla subito, se provasse a usare
quegli incantesimi, sarebbe la fine per tutto. Nel migliore dei casi potrebbe
creare un buco nero autoalimentante che inghiottirebbe tutto il mondo
umano e magico in pochi minuti e nessuno sarebbe in grado di fermarlo e
lei sarebbe destinata a vagare come un‟ombra per l‟eternità. >> Sentendo
la sua voce stridula vicino al suo orecchio riprese subito padronanza della
sua mente e delle sue azioni. Si allontanò da lui, lasciò cadere il libro e si
fermò a osservare Anita riversa a terra con gli occhi vitrei e spenti. << E
nel caso peggiore? Che cosa potrebbe fare più di questo. Anzi, non
dirmelo, preferisco non saperlo. >> Daniel non riusciva a crederci, non era
la sua Kate, lei non avrebbe mai fatto male a una mosca, figuriamoci se si
sarebbe data alla magia nera. Scosse la testa per allontanare i brutti
pensieri. << Potrebbe essere un‟altra sosia. >> propose speranzoso. << Sai
benissimo che è lei, aiutami a trovarla invece di perdere tempo a
raccontarti favole. >> l‟apostrofò indispettito.
<< Probabilmente si starà dirigendo verso il circolo, dobbiamo fermarla
prima che faccia una strage, in questo momento temo che solo noi siamo in
grado di contrastarla, o almeno dobbiamo provarci. Dovrai fare appello ai
tuoi poteri, temo non avremo altra scelta. >> disse serio. << Starai
scherzando spero. Sai cosa potrebbe succedere se mi lasciassi prendere.
Potrei allearmi con lei, o distruggerla per impossessarmi della chiave e dei
suoi poteri. >> rispose spaventato. << Ovviamente spero che non sarà
necessario, ma se non dovessi riuscire a fermarla, devi essere pronto a fare
ciò che è necessario. E non preoccuparti, io sarò lì, se dovessi diventare
una minaccia, sarei più che lieto di ucciderti con le mie mani. >>
Sogghignò divertito. Non sembrava importargli che Daniel potesse
diventare veramente una minaccia per Kate, e ignorava di proposito le
parole di Adele, tutte le sue raccomandazioni sul tenerlo a debita distanza
da Victor e tutto quello che era collegato alla magia nera. Anthony sapeva
bene che non sarebbe mai riuscito a fare del male a Kate neppure se fosse
stato necessario, ma con Daniel il problema non si poneva, anzi, sarebbe
stato un vero piacere. Il difficile era restargli accanto e mettere a tacere la
voglia di ucciderlo facendolo in tanti piccoli pezzi. Sorrise all‟immagine
che si era appena creata nella sua mente. << Andiamo a cercarla, non
perdiamo altro tempo. >> Daniel uscì in fretta dalla stanza e si diresse
verso il salone.
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La casa era tranquilla, fin troppo a essere sinceri. Controllarono le varie
stanze, non trovarono nulla d‟interessante. Si diressero all‟esterno
incuriositi dal fatto che non c‟era nessuna guardia a vigilare sull‟edificio.
Temendo il peggio si divisero in cerca dei corpi. Seguendo l‟odore e le
tracce si ritrovarono entrambi vicino alla dependance. Si guardarono un
momento, indecisi sull‟entrare o se fosse meglio rimanere nel dubbio.
Daniel doveva vedere con i suoi occhi fino a dove la sua Kate poteva
arrivare, si fece coraggio e aprì la porta. Trovò i corpi silenziosi delle
guardie, stesi uno accanto all‟altro, immobili sul pavimento. Rimase
impietrito. Faticava quasi a respirare, non poteva essere stata lei, non
poteva averli uccisi tutti con tale freddezza. << Non giungere a conclusioni
affrettate, stanno solo dormendo, è un incantesimo molto potente che
blocca ogni funzione vitale, all‟apparenza sembrano morti, ma in realtà
sono sospesi. Si chiama Sonno Liberatore. Il problema è che solo chi l‟ha
evocato può scioglierlo. Davvero notevole! Devo riconoscerlo, è molto più
forte di quello che pensavo. Riesce a usare bene gli incantesimi, non
abbiamo tempo da perdere, forse è già troppo tardi. >> Si
smaterializzarono per arrivare più in fretta vicino al circolo. << Come
faremo a trovarla, se dici che è così forte non starà certo in bella vista ad
aspettarci, sa cosa abbiamo in mente, ci starà aspettando. >> Chiese Daniel
preoccupato. << Non può ancora leggere nella mente, soprattutto a questa
distanza. Si sente invincibile, sarà lei a venirci a cercare, fidati, so bene
come si sente. >>
136
1133
L
Laa ddeeaa oossccuurraa.
Sull‟erba una striscia di terreno bruciato li condusse esattamente nel punto
in cui Kate fluttuava a pochi centimetri dal suolo. Lo sguardo assente,
vuoto, le mani protese verso il cielo per richiamare a sé tutta la potenza
delle forze della natura, voleva radere al suolo l‟edificio con tutto ciò che
conteneva. I suoi capelli erano diventati nero corvino, in forte contrasto
con le guance, le quali avevano perso il loro roseo candore, sostituito da un
bianco pallido, inumano che rifletteva quasi la luce. Al posto dei suoi
bellissimi occhi verdi c‟erano due profondi e inespressivi buchi neri. La
sua pelle candida era segnata da spaventose vene in rilievo scure come la
pece, il suo corpo generava un‟aurea malvagia che uccideva tutto quello
che la circondava. Gli alberi vicini avevano preso fuoco e mentre ardevano
silenziosi, creavano giochi di luce dai colori caldi. << Daniel, fai uscire e
allontana subito tutti da qui. Sbrigati! >> Daniel corse dentro, individuò
Madame Brooks e le spiegò velocemente la situazione. << Per tutte le
nuvole del cielo, cos‟ha fatto. E adesso come possiamo fermarla. >> Era
incredula e spaventata al tempo stesso, Daniel non l‟aveva mai vista così
fragile. << Dobbiamo allontanare tutti da qui, penserà Anthony a lei. >>
disse fiducioso. A quel nome trasalì, non si fidava di lui e affidargli un
compito tanto delicato non la rassicurava affatto, tuttavia non avevano
altra scelta. Radunarono tutti vicino alle uscite di sicurezza e facendo il
maggiore silenzio possibile iniziarono ad abbandonare l‟edificio.
<< Kate >> provò a chiamarla ad alta voce. Lei non si voltò, non accennò
al minimo movimento, come se non lo avesse sentito. Provò nuovamente,
questa volta nella sua testa. Ebbe più successo. << Non esiste più quella
sciocca ragazza, ora è tempo della Dea Oscura. Portami rispetto o
soccombi alla mia ira! >> Per dimostrargli che faceva sul serio scagliò un
fulmine nella sua direzione. Anthony riuscì a schivarlo per un soffio,
decisamente non era più la Kate che conoscevano. << Calmati, non sono
un tuo nemico, anch‟io voglio distruggere Victor, ha ucciso Adele, anche
per me era importante >> provò ad assecondarla. Per un momento sembrò
funzionare, si voltò guardandolo dritto negli occhi, l‟odio si era placato e
lo osservava con interesse. << Tu non provi sentimenti, sei un assassino
come loro, non pensare di potermi ingannare. Posso vedere nel tuo cuore, è
vuoto, immobile. >> Anthony non ebbe il tempo di replicare, aveva
interrotto il contato. La sua attenzione era stata attirata dalle persone che
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uscivano furtive dal circolo. Una in particolare più di tutte emetteva una
luce molto forte, il suo potere doveva essere immenso, doveva
assolutamente appropriarsene. In un batter d‟occhio era apparsa alle sue
spalle, lo aveva afferrato e stava risucchiando avidamente il suo potere.
Daniel non sapeva come reagire, era troppo spaventato di ferirla per fare
qualsiasi cosa. Cercò di proteggersi, ma i suoi incantesimi si dimostrarono
inefficaci, non era abbastanza forte. Madame Brooks provò a scagliarle
contro svariati incantesimi di grande potenza, ma fu tutto inutile, le
scivolavano addosso come l‟olio. A un tratto, stanca di quella fastidiosa
interferenza Kate alzò la mano e un‟onda d‟urto potentissima per poco non
la ridusse in bricioli. Daniel osservò impietrito il corpo di Madama Brooks
mentre veniva scaraventato lontano, oltre le siepi, non aveva altra scelta,
avrebbe dovuto fare appello ai suoi poteri, usare l‟antica lingua morta.
Anthony approfittando della sua momentanea distrazione riuscì ad
avvicinarsi a Kate quel tanto che bastava per applicarle dietro il collo, il
sigillo nero. Lasciò immediatamente la presa su Daniel e cadde a terra
priva di sensi. << Perché non hai reagito? Se avesse assorbito anche i tuoi
poteri chi sarebbe più stato in grado di fermarla? Sei un‟idiota! >>
l‟aggredì senza mezze misure. Adesso tutto appariva più chiaro, non era
preoccupato per lui o per Madama Brooks, ma che Kate non assorbisse i
suoi poteri. Ora si che era il Sanguinario che conosceva, freddo e
calcolatore. << Sapevi che avrebbe cercato di uccidermi, e anche che io
non avrei potuto difendermi da lei, era il tuo piano fin dall‟inizio. Avresti
preso due piccioni con una fava. Davvero bravo, devo ammettere che
seppur per un istante avevo quasi creduto nella tua buona fede >> Daniel
lo guardava sprezzante. << Sei ancora vivo mi risulta, quindi tutto risolto.
L‟unica cosa che importa è che siamo arrivati in tempo. La porto a casa tu
occupati della strega nel cespuglio. >> la sollevò delicatamente
stringendola tra le braccia e si smaterializzò.
Appena riaprì gli occhi, si sentì subito strana, frastornata. << Che cosa è
successo? Dove sono tutti? >> chiese con un filo di voce. << Non
preoccuparti, stanno bene, o meglio stanno tutti bene, tranne Anita, è
rimasta ferita durante lo scontro, ci sono state complicazioni e purtroppo
non ce l‟ha fatta. >> Mentii Anthony.
Non riusciva a ricordare nulla, potevano essere passati pochi minuti, come
diverse ore o giorni. Il suo ultimo ricordo risaliva a quando era entrata
nella stanza di Anthony e aveva aperto il primo volume di magia nera. <<
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Sono di nuovo entrata nella tua stanza senza permesso. Mi perdoni? >> <<
Se mi fai quell‟espressione pentita, come posso dirti di no? Non ricordi
proprio nient‟altro? >> Kate scosse la testa. << Tutto il resto è avvolto
nella nebbia più fitta, per quanto mi sforzo, non riesco a distinguere
nessuna immagine o ricordo, neppure sfuocato. >> Anthony rimase in
silenzio, indeciso su cosa raccontarle. << Daniel >> pensò che forse lui le
avrebbe raccontato cosa fosse successo e che avrebbe potuto aiutarla a
colmare quel vuoto nella memoria. << Stai bene attento a quello che uscirà
dalla tua bocca, sono stato abbastanza chiaro mezzo mago >> lo minacciò
a voce bassa, quel tanto che bastava perché Kate non lo sentisse. Daniel si
limitò ad alzare le spalle e a sorridere sfuggente.
<< Ciao bell‟addormentata, come ti senti? >>le chiese con voce mielata.
Se non ricordava nulla, forse non era più arrabbiata con lui, poteva almeno
sperarci. Anthony sbuffò infastidito, vederlo mentre faceva il carino con
Kate, gli dava il volta stomaco.
<< Non proprio, mi sento indolenzita e stanchissima, come se avessi
affrontato mille guerrieri, la testa mi scoppia e dietro il collo sento un
bruciore terribile. >> I suoi occhi erano così dolci, stesa in quel letto, era
così fragile, vulnerabile. Non poteva mentirle, ma allo stesso tempo non
voleva ferirla. Guardò Anthony che si limitò a incenerirlo con lo sguardo,
non voleva assolutamente che le raccontasse cosa era stata in grado di
scatenare e soprattutto che gli parlasse della povera cameriera. Sospirò
combattuto, pensò che forse sarebbe stato sufficiente sorvolare su certi
dettagli e raccontare solo una parte dei fatti. Si sedette sul letto accanto a
lei e le prese dolcemente la mano tra le sue.
<< La rabbia e il dolore ti hanno accecata e per un breve periodo hai perso
il controllo sui tuoi poteri. Dietro il collo c‟è un sigillo, è per la tua
sicurezza, fino a quanto non sarai abbastanza forte per controllarli i tuoi
poteri saranno bloccati. >> Ma non devi preoccuparti, ci saremo sempre
noi vicino a te. Aggiunse in fretta per tranquillizzarla. Kate tuttavia non si
scompose, forse qualcosa ricordava, o immaginava perché si limitò a
guardare fuori dalla finestra senza dire una parola. Stavano per uscire dalla
stanza per lasciarla riposare, quando chiese a Anthony di rimanere. Daniel
la guardò per un lungo istante e nei suoi occhi lesse delusione, si chiese se
fosse in grado di leggere i suoi pensieri, se sapesse la verità o se fosse
delusa di se stessa. La sua espressione era impenetrabile, nessun indizio
che tradisse la minima emozione, dovette rinunciare. Chiuse delicatamente
la porta alle sue spalle. La tentazione di rimanere in ascolto nascosto dalla
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pesante porta lo attirava come un magnete, ma sapeva che non sarebbe
stato rispettoso verso di lei, e soprattutto che ad Anthony non sarebbe
sfuggita la sua presenza, così a malincuore dovette rinunciare.
<< Cos‟è successo a Daniel? Ha segni scuri e profondi su tutto il collo, gli
occhi sono cerchiati di viola. Di solito guarisce alla velocità della luce,
com‟è possibile? Sono stata io a procurarglieli? Voglio la verità. >>
temeva avesse intuito cos‟era successo, e ora ne aveva la conferma. <<
Devo ammettere che hai un potere davvero fuori dal comune, sei molto
forte, perfino più di me, mi secca ammetterlo ma è così. >> cercò di
buttarla sul ridere e le diede un buffetto sulla guancia. Kate si rabbuiò, non
aveva colto la battuta, aveva avuto la conferma di ciò che temeva di più,
anche lei era un mostro, poteva perdere il controllo e arrivare a fare del
male alle persone a cui voleva bene. La rabbia che aveva provato per
Anthony era nulla in confronto a quello che provava per se stessa. <<
Avete fatto bene a togliermi i poteri, sono pericolosa, non sono degna del
ruolo che mi avete affidato. >> non riusciva neppure a piangere, si sentiva
vuota. Ho cercato di uccidere Daniel e se non mi avessero fermata,
probabilmente, ci sarei riuscita. Sono un mostro.
<< Adesso basta con questi pensieri, ti garantisco che non saresti riuscita a
ucciderlo, non corre neppure la metà dei rischi che corri tu a stargli vicino.
Se non fosse per quello che ho promesso ad Adele, lo avrei ucciso io
stesso tempo fa, eppure lei era sicura che prima della fine sarà in grado di
fare la scelta giusta e che dobbiamo confidare in lui. Non posso dirti
molto, ma in lui è custodito un potere altrettanto grande, come il tuo, forse
anche di più, per cui non lasciarti ingannare dal suo aspetto dolce e
innocente, è pur sempre un uomo e un bastardo! Se posso esprimere un
piccolo parere personale. Adesso fammi un bel sorriso, dobbiamo
affrontare tante vicissitudini e dovrai farlo da semi umana fino a quando
non riacquisterai i poteri, per cui rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci
subito al lavoro, ok? >>
Kate era perplessa, come il solito non era riuscita a cogliere tutti i
significati nascosti tra le sue parole, però mentre lo guardava sereno e
sicuro non poté fare a meno di lasciarsi trasportare e sorrise a sua volta. <<
Non sei pericolosa, stai tranquilla, nessuno è in pericolo vicino alla mia
piccola, sentimentale e sciocca nipote. >> Esclamò convinto. << Pensi che
dovrei chiedere scusa a Daniel? >> chiese a bruciapelo. << Se questo ti
farà stare meglio, fai pure. Per quel che mi riguarda, sono un po‟
dispiaciuto che tu non abbia portato a termine il tuo intento! >> sorrise
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malignamente sotto i baffi. Kate come risposta gli lanciò un cuscino, ma
ormai si era smaterializzato e colpì in pieno volto Daniel che ignaro di
tutto era rientrato nella stanza per chiederle se voleva mangiare qualcosa.
<< Mi mi dispiace, scusami, non era destinato a te. >> la sua voce
tremava, non riusciva quasi a parlare, le lacrime lentamente iniziarono a
rotolare senza controllo lungo le sue guance. << Non preoccuparti, era solo
un soffice cuscino, è tutto a posto. >> Si sentì mancare il fiato, quando
sorrideva, era così bello, sarebbe rimasta fissarlo per ore, i sui capelli
ambrati si muovevano aggraziati, la luce dei suoi occhi le toglieva il fiato,
per non parlare delle sue mani perfette che gesticolavano accompagnando
il soave suono della sua voce. Nonostante tutti i misteri che ruotavano
intorno a Daniel, era letteralmente pazza di lui e il solo pensiero di non
rivedere più il suo viso o di non potersi più rifugiare tra le sue braccia le
provocava una dolorosa fitta alla bocca dello stomaco. Si sedette sul letto
accanto a lei, l‟abbracciò teneramente e lasciò che si sfogasse. << Sono
così dispiaciuta, non posso credere di aver cercato di ucciderti. Io ti amo,
non avrei mai pensato di poter arrivare a tanto. >> presto i singhiozzi
ebbero il sopravvento e non si riuscì più a distinguere quello che diceva.
Daniel era così contento, finalmente aveva ammesso che anche lei lo
amava, ma era una felicità amara, sapeva che la loro storia non poteva
avere futuro, forse sarebbe stato meglio se fosse riuscito a ucciderlo
adesso, prima che fosse troppo tardi. Una parte di lui tuttavia era contenta
che non l‟avesse fatto, il bisogno egoistico di stare con lei, poterla
stringere, anche se solo per un'ultima volta, non volevano abbandonarlo. Il
destino era stato crudele e beffardo, li aveva fatti incontrare e innamorare,
pur sapendo cosa aveva in serbo per loro. << Non sono così fragile come
può sembrare, stai tranquilla. Inoltre avevi tutte le ragioni per essere
arrabbiata con noi, non siamo riusciti a proteggerti e Adele è morta, è
colpa nostra. Sono io a doverti chiedere scusa. >> Le loro labbra si
sfiorarono, prima con indecisione e imbarazzo, poi con foga, tra loro vi era
una chimica irresistibile, non riuscivano a fare a meno l‟una dell‟altro.
Daniel la stringeva forte tra le sue braccia e le sue labbra erano così
famigliari, tutto era così naturale. Poi come succedeva sempre dopo pochi
minuti, si allontanò lasciandola affannata e disorientata. << Non posso, ti
prego di perdonarmi, ma non posso. >> Sparì dalla stanza senza
aggiungere altro. Kate si strinse il viso tra le mani e si rimise sotto le
coperte, tirandosele fin sopra la testa. Non riusciva a capirlo, le aveva detto
141
che era tutto a posto, ma era evidente che le aveva raccontato un‟ennesima
bugia.
Non si rese conto di quanto tempo fosse trascorso, probabilmente si era
assopita per qualche minuto o forse aveva dormito per ore, si svegliò di
soprassalto sentendo la sua voce.
<< Il tuo bel cavaliere non ci sa proprio fare con le donne. >> << Ti prego
Anthony non è il momento per il tuo sarcasmo velenoso. >> Lo avvertì
Kate. << D‟accordo, recepito il messaggio. Siamo nervosette vedo. Ero
venuto a dirti se volevi mangiare, ma visto l‟umore passerò al piano B.
Vestiti, ce ne andiamo subito, sono sicuro che cambiare aria ti farà bene.
>> non suonava come una proposta, come faceva sempre, aveva già deciso
e organizzato tutto, era profondamente irritante. << Daniel verrà con noi?
>> chiese incerta. << Certo che no, e non staremo ad aspettare il suo
ritorno per salutarlo, sia chiaro. Preparati o ti porterò via in veste da
camera. >> la minacciò serio.
Non le restava che ubbidire, aveva imparato a sue spese che quando
decideva una cosa era irremovibile e adesso che era praticamente tornata
umana non aveva certo speranze di tenergli testa. << Ho perso tutti i miei
poteri? >> << E‟ difficile a dirsi, dipende solo da te, devi lavorarci su e
quando sarai pronta e in grado di controllarli riuscirai a sbloccarli. Tuttavia
resti una strega, il tuo corpo è robusto, le ferite guariscono in fretta e puoi
volare, non hai niente di umano se è questo che ti preoccupa. >> pronunciò
la parola che odiava più di ogni altra cosa con una smorfia di disgusto. Si
vestì in fretta, raccolse alcuni oggetti utili riponendoli nello zaino e
raggiunse Anthony. << Se sei pronta, andiamo. >> Kate sentì la voce di
Daniel che li chiamava dal piano di sotto, sicuramente lui lo sapeva,
l‟aveva visto arrivare e prima che potesse raggiungerli, Anthony le si
avvicinò, la prese per mano e insieme si smaterializzarono con un sonoro
CREEP! Era chiaro che non approvava la loro vicinanza e stava cercando
volutamente di allontanarli.
Provò una rabbia fortissima, sarebbero bastati pochi secondi in più per
riuscire a salutarlo, invece le aveva negato persino di vederlo.
142
1144
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<< So che in questo momento sei adirata con me, ma devo mostrarti una
cosa. Per favore seguimi >> disse mentre le porgeva gentilmente la mano.
Kate non era molto incline ma decise di non polemizzare e fece come le
disse. Sentì lo stomaco contorcersi, si stavano smaterializzando, ma era
una sensazione strana, si chiese dove mai la stesse portando. Appena
arrivarono, lasciò subito la sua mano e si guardò intorno per capire dove si
trovassero. Era una stanza piuttosto angusta, l‟arredamento era alquanto
essenziale e i mobili erano stati coperti con teli ingialliti, la luce era
piuttosto fioca a causa delle pesanti tende di velluto tirate davanti a ogni
finestra, non si riuscivano a distinguere bene i contorni degli oggetti. I
muri avevano grosse pietre a vista, dal soffitto pendevano imponenti
lampadari con candele. Giochi di luce si susseguivano sul pavimento
accanto al grosso camino acceso che padroneggiava la sala e dal quale
proveniva un invitante tepore. Non vi era altra fonte di riscaldamento o
oggetti che lasciassero presupporre la presenza di esseri viventi in casa, e
nonostante la sua presenza del camino era talmente freddo che nessuno
avrebbe resistito a lungo. << Benvenuta nella mia umile dimora. >> disse
Anthony cercando di fare gli onori di casa. << Tu vivi qui? Pensavo ti
fosse più gradito lo scantinato sotto la tomba del nonno. >> Rispose
tagliente. Chiaramente era ancora arrabbiata; decise di saltare i
convenevoli. << Certo che no, questa è la dependance. >> rispose
indignato. Le fece segno di uscire in giardino così sarebbero entrati in
casa. Appena uscita dalla porta si ritrovò dinanzi un maestoso e imponente
castello medioevale, i muri interamente costituiti da pietre dalla forma
regolare, tutto era incredibilmente simmetrico. E‟ sbalorditivo come con i
mezzi di quell‟epoca fossero riusciti a costruire un‟opera simile. Sul
castello aleggiava una sorta di protezione, era impossibile che il trascorrere
del tempo non avesse deteriorato in alcun modo la struttura esternamente.
Almeno una dozzina di domestici e cameriere erano in piedi in fondo alle
scale ad aspettare il padrone di casa. In cima a esse li attendeva un‟insolita
figura tutta ricurva su se stessa, gli abiti erano di svariate taglie più grandi
ma non sembrava prestarvi attenzione. Appena gli furono davanti, l'uomo
s‟inchinò per dargli il ben arrivati. Kate non riusciva a credere che fosse
riuscito a incurvarsi ulteriormente. Senza usare l‟immaginazione nessuno
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avrebbe mai potuto indovinare che fosse una persona. Indossava degli
stracci di un colore scuro indefinito, in origine doveva essere stato un
completo elegante, ma era molto logoro e rammendato. L‟osservò più da
vicino, riconobbe che indossava una livréa, uniforme portata in passato dai
dipendenti delle case signorili. Era poco più alto di una sedia, le sue mani
erano grinze e screpolate, mani di chi è abituato a fare lavori manuali e di
fatica. Gli occhi erano molto incavati e cerchiati da appariscenti pestoni
scuri, il volto scarno e tutto il corpo visibile, erano paurosamente sfregiato
da profonde cicatrici e ustioni, mentre sulla sua testa non era rimasta
nemmeno l‟ombra di un capello. Non riusciva a dargli un‟età, era un uomo
senza tempo. Non pronunciò neppure una parola, rimase in attesa. Si
chiese cosa avesse potuto ridurlo in quello stato, ma dopo aver visto di
cosa era capace Anthony preferii non fare domande per paura delle
risposte.
<< Ben tornato mio Signore. Tutto è come aveva chiesto. La cena sarà
servita al solito orario. >> Parlava lentamente, frasi corte, intercalate da
brevi pause, quasi dovesse fare scorta d‟aria prima di parlare nuovamente.
Detto questo tornò subito al suo posto, praticamente non muoveva gli
occhi. Kate lo ringraziò con un sorriso, mentre Anthony non rispose e lo
oltrepassò senza degnarlo di un‟occhiata. << Fai preparare l‟ospite >> gli
ordinò senza tante cerimonie. L‟uomo rabbrividì e si congedò in tutta
fretta.
<< Poverino, è terrorizzato da te! >> osservò Kate. << Fa bene, sa di cosa
sono capace ed è giusto che rimanga al suo posto e a debita distanza da
me. Anzi, ti sarei molto grato se lo trattassi per il ruolo che ricopre. >>
Rispose con estrema freddezza. Kate era disorientata, fino a prova
contraria era lei quella arrabbiata! Varcarono il grande portone d‟ingresso
in assoluto silenzio, aveva capito che era di pessimo umore e non voleva
irritarlo oltre. Entrarono in casa e si fermarono nell‟immenso e luminoso
ingresso. Kate si guardava intorno incredula, la stanza fu un‟assoluta
sorpresa, era decisamente l‟opposto di quello che si sarebbe aspettata dalla
casa di un sadico e sanguinario vampiro. Aveva immaginato di vedere
armature, oggetti da tortura, mobili scuri, polvere ovunque, invece tutto era
in perfetto ordine, le stanze luminosissime e soprattutto sembrava di aver
attraversato un portale, fuori castello medioevale, dentro ci si tuffava nella
più immaginabile tecnologia. Riscaldamento a pavimento, luci con sensori
che si accendevano e spegnevano al loro passaggio, impianto di aria
condizionata in tutto l‟edificio e uno schermo piatto di ultima generazione
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gigante. << Così è qui che vivi, altro che sotterranei umidi, qui è davvero
fantastico! >> Kate si guardava intorno con occhi sognanti, non aveva mai
visto nulla di simile. << Ebbene sì, questa è la mia casa. I sotterranei
umidi, le camere delle torture, le armi e simili li trovi al piano sottostante.
Se vuoi visitarli sei libera di andarci quando credi. >> rispose
tranquillamente. << Se invece desideri farti un bagno caldo e indossare
abiti puliti, Ghertrude ti accompagnerà subito nei tuoi alloggi. >> proseguì
sempre mantenendo un tono distaccato e piatto. Istintivamente Kate si
voltò, al suo fianco era comparsa una donna davvero imponente, nonché
assai robusta, indossava un vestito da cameriera che in origine doveva
essere stato bianco, ma ora era ingiallito, ed era almeno di due taglie più
piccolo di quella che sarebbe servita per la sua mole. L‟abito la ostacolava
nei movimenti, ma la donna non pareva prestargli attenzione. Era molto
diversa dal maggiordomo, ma aveva la stessa espressione, in quella casa
nessuno sorrideva, tutti erano terrorizzati e in un qualche modo rassegnati
a quella situazione.
Anthony era sparito. Kate approfittò della sua assenza per cercare di
instaurare un rapporto e fare conversazione con la donna, ma tutto quello
che riuscì ad ottenere fu una sorta di grugnito, niente che avesse a che fare
con qualcosa d‟umano o comprensibile.
<< Lascia perdere, è tutto inutile, sono settimane che cerco di fare
conversazione senza risultati. >> Quella voce.
La riconobbe immediatamente, era Angela, non poteva sbagliare. In cima
alle scale, davanti alla porta aperta di una stanza c‟era la sua amica che le
sorrideva. Si era così preoccupata per lei, non sapeva dove fosse, se stesse
bene e ora finalmente poteva riabbracciarla. Ripensò ad Anthony che le
aveva tenuto nascosto fino a quel momento dove si trovasse, la sua rabbia
aumentava ogni minuto che passava, ma doveva mantenere la calma e
assicurarsi prima che stesse bene. Le corse incontro, il suo profumo era
così dolce e famigliare. L‟avvolse in un caldo abbracciò alla vaniglia,
quando le era mancata questa sensazione di casa, si sentì subito meglio. <<
Come stai? Ti hanno trattata bene? >> << Sì, sono stati tutti molto cordiali,
mi sono addirittura venuti a prendere all‟aeroporto e mi hanno portata qui
dicendomi che mi avresti raggiunta al più presto. Finalmente sei arrivata!
>> Nel vedere che godeva di ottima salute il cuore si riempì di gioia,
finalmente erano insieme, aveva così tante cose da chiederle e da
raccontarle.
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Seguì Angela nella sua stanza e si sedettero sul letto, come facevano
sempre da ragazzine, impazienti di raccontarsi gli ultimi avvenimenti. Kate
era sicura che non le avrebbe creduto, ma fin dall‟inizio di questa storia
non aveva potuto parlarne con nessuno e ne sentiva tremendamente il
bisogno.
<< Questo posto è fantastico! >> esordì Kate. << E‟ vero, poi non hai
ancora visto la stanza dei computer, altro che “Intelligenze”, ha dei
programmi talmente avanzati che sei in grado di sapere se una persona sta
respirando in quel momento. Nonostante sono segregata qui riesco a
lavorare, sai ho anche preso parte a un processo in video conferenza, non è
incredibile? >> Era davvero serena, anzi quasi entusiasta di essere lì,
questo la tranquillizzò definitivamente. All‟inizio pensandola sola per
settimane in questa casa con Anthony che andava e veniva e gli allegri
domestici, si era molto preoccupata, ma ora aveva la certezza che non le
avevano fatto mancare nulla.
<< Devo ammettere che il padrone di casa è piuttosto inquietante, mi ha
sempre trattata con estrema educazione, ma è di una freddezza inaudita.
Inoltre non sono mai riuscita a vederlo in viso, porta sempre quel
passamontagna, deve avere sicuramente una brutta cicatrice che si
vergogna a mostrare o qualche strana malattia. Pensa che un giorno l‟ho
seguito fino al suo studio, aveva la porta chiusa, così prima di bussare ho
accostato l‟orecchio per sentire se avesse ospiti, non volevo disturbarlo.
Sai cos‟ha fatto? Ha aperto la porta all‟improvviso e se non mi avesse
afferrata al volo, sarei caduta lunga e distesa ai suoi piedi. Non so come
avesse fatto a sapere che ero lì, la cosa strana è stata che non sembrava
neppure sorpreso. Appena ho riacquistato un attimo di padronanza, gli ho
chiesto quanto intendeva trattenermi ancora e lui ha risposto “il tempo
necessario”. Quando ha visto che non mi ero affatto accontentata della sua
risposta, mi si è avvicinato e mi ha detto che questa convivenza forzata
infastidiva decisamente più lui e che dovevo ritenermi fortunata di essere
così importante per te, perché se fosse dipeso da lui, avevo lo stesso valore
sia da viva che da morta. Poi ha aggiunto che da morta avrei creato
sicuramente meno seccature. Dopo questa sua affermazione non mi sono
più avvicinata a lui, ho sempre cenato da sola e ridotto i contatti al
minimo, non capisco il perché, ma quell‟uomo mi da i brividi! >> Povera
Angela, poteva capirla perfettamente anche lei a primo impatto non aveva
avuto una buona impressione di lui, inoltre era comprensibile che non
riuscisse a trovare una spiegazione logica, non sapeva che era un sadico
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vampiro, sentiva solo che emanava energie negative e che era meglio
stargli alla larga. Kate prese coraggio e lentamente le raccontò tutti gli
avvenimenti insoliti a cui aveva preso parte, le parlò del rapimento, dello
scantinato, di Alex, di sua nonna, di Daniel e infine anche di Anthony. Il
suo volto cambiava espressione continuamente da incuriosita a
preoccupata, a incredula, a spaventata.. Era quasi divertente starla a
guardare. << E‟ incredibile che tu e quell‟uomo siate parenti, non avete
davvero nulla in comune! >> esclamò. Non riusciva a crederci. Di tutto
quello che le aveva detto, era stata l‟unica cosa che l‟aveva colpita.
Probabilmente per lei, sempre molto razionale, era troppo difficile credere
che fosse vero, le serviva più tempo per assimilare la notizia.
<< Quindi adesso avresti dei poteri magici? Riesci a far lievitare gli
oggetti? >> disse con una punta d‟ironia nella voce. Era evidente che non
la prendeva sul serio. << E‟ complicato. >> fu l‟unica cosa che le rispose,
era inutile cercare di spiegarle, non credeva a una sola parola, meglio
lasciare perdere. Ghertrude nel frattempo era comparsa sulla soglia della
porta e annunciò che a breve sarebbe stata servita la cena. Meglio se si
fossero preparate per scendere. Kate si congedò, ma prima di andare
l‟abbracciò di nuovo. Poi si diresse verso la sua stanza, doveva ancora
disfare la valigia e farsi almeno una doccia veloce prima di scendere. La
sua stanza era simile a quella di Angela, molto spaziosa, al centro un
soffice e gigantesco letto a baldacchino, pieno di cuscini, le luci suffuse
erano regolate da un telecomando, in un angolo vi era un piccolo tavolo
con un portatile e nel bagno la prima cosa che si notava era una gigantesca
vasca idromassaggio sul cui bordo vi erano una vasta scelta di essenze e
sali profumati. Aprì le ante dell‟armadio per sistemare i vestiti, ma vide
che qualcuno lo aveva già fatto per lei, così ne approfitto per rilassarsi
nella vasca qualche minuto in più.
La tavola era apparecchiata per tre, Anthony diversamente dal solito
avrebbe cenato con loro. Vi erano tre piatti, tre bicchieri, tre forchette,
candelabri sulla tavola, non aveva mai cenato con tanto sfarzo, sembrava
di essere ritornati indietro nel tempo. Quando il padrone di casa le
raggiunse, Kate notò con estremo sollievo che il suo umore era
notevolmente migliorato e tirò un sospiro di sollievo. Indossava un abito
molto elegante blu, una camicia bianca con i primi due bottoni sbottonati, i
capelli erano pettinati con molta cura in una perfetta coda di cavallo
fermata con un nastro di raso nero annodato a formare un fiocco. Questa
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pettinatura metteva in risalto la sua mascella molto pronunciata e i suoi
fantastici occhi. Non lo aveva mai visto così da vicino, con una buona
illuminazione. Doveva ammettere che era davvero bello, dimostrava poco
più di trent‟anni. Con meraviglia si accorse che anche Angela lo aveva
notato e lo stava osservando con grande interesse. Anthony si comportò da
vero gentiluomo, sistemando a entrambe la sedia mentre le faceva
accomodare a tavola. La cena fu deliziosa, oltre ogni immaginazione,
Anthony si fece servire una bistecca al sangue, ma a parte qualche volta
telepaticamente con Kate, non aprì bocca per tutta la durata della cena. Al
momento del dolce esordì dicendo che era molto contento che la sua ospite
avrebbe al più presto lasciato la casa. Voleva davvero che la seguisse nel
suo viaggio? << Scusa, ma non ritengo sia una buona idea, è troppo
pericoloso. >> Lui alzò le spalle e fece un largo sorriso che non lasciava
presagire nulla di buono. << Posso assicurarti che è decisamente più
pericoloso per lei restare in questa casa con me, anche solo un giorno di
più. Devo forse ricordarti chi sono o di cosa sono capace? >> Kate
telepaticamente ribadì che se voleva sapeva controllarsi benissimo. <<
Inoltre, dopo quello che è successo ad Adele, non è più al sicuro neppure
in casa mia. Sanno di non avere più la mia lealtà e come nemico sono
molto temuto per cui cercheranno di eliminarmi con ogni mezzo. Non
posso certo perdere tempo a preoccuparmi di una fragile e inutile mortale.
>> Non poteva crederci, aveva definito in quel modo la sua migliore
amica, come se fosse solo un pezzo di carne di cui lui non aveva tempo di
occuparsi. Ebbe almeno il buon gusto di correggere quel suo pensiero
telepaticamente, puntualizzò che non era un pezzo di carne qualsiasi, ma
piuttosto appetitoso e che la sua pazienza era stata già messa a dura prova
quando Adele gli aveva chiesto di portare quell‟umana nella sua casa.
Angela era rimasta pietrificata, nessuno le aveva mai rivolto simili insulti
con un tono così freddo e privo di peli sulla lingua. Kate ringraziò
mentalmente che avesse tenuto per sé il resto dei suoi pensieri, chissà
come si sarebbe sentita a essere paragonata a un pezzo di carne.
<< Mi rincresce di essere stata un‟ospite tanto sgradita, sarò lieta quanto
prima di lasciare la sua casa e di pagarle il disturbo arrecato >> dopo un
attimo di sconcerto aveva ritrovato il suo sangue freddo e gli aveva
risposto per le rime. Questo le diede un‟ulteriore conferma che non aveva
capito assolutamente nulla di ciò che le aveva detto prima, altrimenti non
avrebbe mai risposto in quel modo a un sanguinario vampiro. << Non
accetto pagamenti in denaro, ma sono sicuro che possiamo riuscire ad
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accordarci. >> Uno scintillio luccicò nei suoi occhi scuri. << Non ho paura
di lei >> rispose in tutta la sua persona. << Le posso garantire che ne
avrebbe tutte le ragioni invece. >> Angela si alzò di scatto e lasciò
immediatamente la stanza. Kate la seguì con lo sguardo mentre saliva le
scale indispettita e attese che fosse giunta fino alla sua camera prima di
rivolgere uno sguardo pieno di disapprovazione nella direzione di Anthony
il quale come risposta si limitò ad alzare le spalle e a sorriderle sfuggente.
<< Mai prima d‟ora avevo fatto entrare qualcuno nel mio castello,
soprattutto un umano. Non abusare della mia pazienza. >> l‟avvertì. <<
Pensa che quell‟insulsa creatura non ha paura di me, ti rendi conto? È così
arrogante, la sua presunzione mi irrita fino al midollo. Se solo potessi
spiegarle bene chi sono, vedresti come cambierebbe idea. >> fece
schioccare la lingua, come per sottolineare i suoi lugubri pensieri. Kate
non riuscì a impedirsi di rabbrividire, pensare alla sua migliore amica da
sola con lui non la faceva stare affatto tranquilla, lei molto orgogliosa e lui
estremamente impulsivo, pessima accoppiata. << Gli uomini, sono la
peggior specie che possa esistere, tutti uguali, così pieni di sé, si credono i
padroni del mondo, quando in realtà sono così indifesi, fragili. Potrei
spezzare il suo collo con due dita. >> Non riusciva neppure a immaginare
una scena tanto cruda. << Stai parlando della mia migliore amica, non
potresti mai farle questo. >> rispose convinta. << Lo pensi davvero? Per
ora sono stato bravo, tenendola a distanza mi sono controllato, ma non
abuserei oltre di questo. Inoltre, Victor manderà sicuramente qualcuno a
cercarmi e qui non sarebbe al sicuro, non posso fargli da balia, mi dispiace,
non è nella mia natura, sono un solitario. >> Qualcosa di vero nelle sue
parole c‟era, doveva dargliene atto, lì non erano più al sicuro, l‟indomani
mattina avrebbero lasciato il castello presto e si sarebbero dirette verso le
montagne, con un po‟ di fortuna nessuno le avrebbe notate e sarebbero
arrivate a destinazione sane e salve. << Non c‟è un altro posto sicuro, dove
potremmo nasconderla? >> chiese speranzosa. << Sotto terra? A meno che
non la uccideremo, la troveranno. E‟ meglio se la porti con te, avrà
sicuramente più possibilità di sopravvivenza. >>
Voleva augurargli la buona notte ma quando rialzò gli occhi da terra
Anthony era già sparito. Meglio così, pensò che non voleva discutere con
lui della diversa importanza che aveva Angela per lei, era inutile, non
poteva capire.
Salì velocemente le scale, controllò che dalla sua stanza non provenissero
rumori sospetti, dopodiché si diresse nella sua camera pronta per andare a
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dormire. Era stata una giornata faticosa, inoltre non riusciva a togliersi
dalla mente le immagini che le ricordavano ciò di cui era capace Anthony.
Si era appena distesa quando udì dei colpi sordi, qualcuno stava bussando
alla sua porta. << Avanti! >> disse senza neppure alzarsi, non aveva
nessuna voglia di uscire dal calduccio sotto le coperte. << Ti rendi conto di
come mi ha trattata? Sarete anche parenti, ma devo dirtelo, è davvero un
cafone >> Angela entrò come una furia nella sua stanza, prima che potesse
risponderle qualsiasi cosa, si era già seduta sul suo letto e gesticolava
animatamente. Le parole di Anthony l‟avevano ferita profondamente. <<
Lui è un tipo solitario, non gli piace avere gente in casa >> cercò di
scusarlo Kate, voleva chiudere al più presto il discorso, sapeva che lui
poteva ascoltarle, inoltre più Angela gli stava lontana e meglio sarebbe
stato per tutti. << Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo. Devo
ammettere che mi ha colpito, è quasi riuscito a tenermi testa. In quel
momento ero completamente spiazzata. Hai visto che occhi? Come il mare
in tempesta, sono blu scuro, non avevo mai visto niente del genere.
Quando ti guarda, tutto il resto scompare, ero letteralmente rapita dalla sua
personalità e dal suo carisma >> aveva cambiato tono, era tutta un
fermento. Kate si sentì mancare, non riusciva a credere alle sue orecchie,
era rimasta affascinata da lui. Anche se le avesse ripetuto chi era e di cosa
era capace era sicura che non l‟avrebbe presa sul serio. Che altro poteva
fare? L‟idea di partire la mattina seguente la fece sentire meglio,
sicuramente mettere distanza tra loro era la soluzione migliore. << Sono
d‟accordo, è molto carino, ma non penso sia il tuo tipo, te l‟ho già detto
non gli piace stare in compagnia. >> Rispose secca. << Compagnia in
generale o solo femminile? >> Angela non accennava a lasciare correre.
Attese qualche secondo prima di risponderle, forse lasciarle pensare che
fosse gay era una buona soluzione. << Direi principalmente femminile >>
assunse un‟espressione dispiaciuta e sperò che bastasse per convincerla a
desistere. Poi sbadigliò sperando che si coricasse a sua volta chiudendo
definitivamente l‟argomento. << Che peccato, è così carino. Un altro bel
ragazzo sprecato. >> rispose visibilmente delusa. << Già, un vero peccato.
Scusami ma sono davvero esausta >> Le augurò la buona notte e la seguì
con lo sguardo mentre usciva un po‟ sconsolata e si dirigeva verso la sua
stanza. Emise un lungo sospiro di sollievo, l‟aveva bevuta, sarebbe rimasta
lontana da lui il tempo necessario per prepararsi e partire, ormai era al
sicuro, poteva smettere di preoccuparsi.
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<< Così non m‟interessano le donne adesso? >> ringhiò una voce familiare
alle sue spalle. << Che cosa avrei dovuto dirle? Non crede nei vampiri,
come altro potevo fare a scoraggiarla affinché ti stesse lontana? >> rispose
alterata. << Non lo so, gli umani sono così stupidi, mi stupisco sempre che
non si siano ancora estinti >> rispose Anthony ridacchiando. Almeno non
era più arrabbiato. << Ero venuto per darti questa >> Le aveva preparato
una mappa molto dettagliata affinché raggiungessero la meta senza troppi
pericoli, una volta arrivate, avrebbe pensato il vecchio Ben a loro.
Kate non aveva più i suoi poteri, pertanto niente smaterializzazioni,
sarebbero dovute andare in auto e a piedi. << Grazie, sei stato molto
gentile >> ma ormai se ne era già andato, non era il tipo per smancerie e
saluti, ormai avrebbe dovuto saperlo, ma continuava a stupirsene.
Angela non riusciva a dormire, non poteva credere che quell‟uomo così
carismatico, che era riuscito a scalfire la sua corazza, fosse gay. Tutti la
ritenevano una donna in carriera senza sentimenti, una mangiatrice di
uomini, li usava e li cambiava come faceva con i vestiti, non aveva tempo
per i sentimenti. Eppure lui aveva smosso qualcosa, per la prima volta
dopo molto tempo provava quelle fitte allo stomaco e il solo pensiero di
non vivere più lì, di non incontrare più i sui freddi occhi la infastidiva
terribilmente. Decise di fare una cosa molto stupida, non voleva pensare in
modo razionale, era la sua ultima notte in quella casa, avrebbe seguito
l‟istinto. Si avvolse in una piccola vestaglia di cotone rosa, non era
decoroso aggirarsi per i corridoi con un abbigliamento simile, sotto
indossava solo un sensuale pigiama costituito da canottiera e perizoma in
coordinato. Sbirciò nel corridoio, non vide nessuno. Non impiegò molto a
trovare la sua stanza. Rimase alcuni istanti davanti alla porta chiusa,
indecisa sul da farsi, poi l‟aprì piano ed entrò in punta di piedi. Era molto
buio, non riusciva a vedere nulla, la finestra era chiusa ermeticamente, non
sentiva neppure il suo respiro. All‟improvviso qualcuno l‟aggredì alle sue
spalle immobilizzandola con un braccio intorno al collo mentre una mano
ghiacciata accarezzava lentamente la sua guancia. << Sei stanca di vivere?
Perché sei venuta qua nel cuore della notte? >> la sua voce era un
sussurro, un sibilo lontano, non aveva niente di umano. Senza volerlo
cominciò a tremare. << Senti la paura crescere dentro di te, è quella che
avrebbe dovuto metterti in guardia da me fin dall‟inizio. Avresti dovuto
dar ascolto alla tua amica e non venirmi a cercare. >> Angela non riusciva
a dire nulla, era paralizzata dalla paura, il cuore le martellava il petto come
151
se volesse uscire. << Il tuo cuore ha accelerato i battiti, lo sento pulsare
mentre il sangue fluisce abbondante lungo le arterie. Hai un profumo così
dolce e appetitoso, potrei ucciderti senza che nemmeno te ne rendessi
conto. Ma non sarebbe divertente, odio le cose che finiscono subito,
pensavo che Kate ti avesse raccontato delle mie imprese. >> sogghignò
stringendola più forte, poteva sentire la sua giugulare pulsare stretta sotto il
suo imponente braccio. << Dovrei essere terrorizzata da te, e lo sono, so
che sei pericoloso, ma allo stesso tempo non riesco a impedirmi di cercarti,
mi sento attratta da te come non lo sono mai stata per nessuno. >> disse
con un filo di voce. << Sei una stupida, segui il pericolo, ti piace il brivido
di adrenalina lungo la schiena, ma io non sono una giostra, una volta salita
non puoi più scendere, con me non c‟è il lieto fine. >> il suo corpo così
vicino, il suo respiro ghiacciato sul collo, sentiva vacillare il terreno sotto i
piedi, la mente era annebbiata, non riusciva più a pensare lucidamente,
sentiva solo una forte attrazione verso di lui e il desiderio di un contatto
più intimo. Anthony si trovava in una situazione nuova, cercò di domare i
propri istinti e di accantonare l‟odio che provava per gli uomini.
Lentamente allentò la presa ma Angela, invece di allontanarsi si voltò
verso di lui, fermandosi a un centimetro dalle sue labbra. << Ti desidero
come non ho mai desiderato nessuno. >> la sua voce era roca, bramosa.
Quanto tempo era passato dall‟ultima volta che si era sentito desiderato e
non temuto, non riusciva neppure a ricordarlo. Senza pensarci Anthony la
strinse a sé e la baciò con passione. Questo gioco sul filo del rasoio lo
eccitava. Respirò avidamente il suo profumo. Era bellissima, aveva lunghi
e morbidi capelli profumati alla vaniglia, li accarezzava prima lentamente
poi la stringeva dietro il collo per avvicinarla a sé. << Anch‟io ti desidero,
fin dalla prima volta che ti ho vista, anche se non esattamente nel modo
che vorresti tu. Sei ancora in tempo per andartene, ma sbrigati. Sono
realmente pericoloso per te, segui il mio consiglio, vattene e non tornare
più. >> Cercò di allontanarla bruscamente e le voltò le spalle. Angela non
prestò attenzione alle sue parole, si avvicinò caparbia e gli accarezzò
cautamente prima le spalle, poi col dorso della mano seguì delicatamente il
contorno del suo viso, il mento, il collo, a un tratto la punta delle sue dita
sfiorarono una brutta cicatrice che partiva della clavicola fino all‟incavo
della giugulare. << E‟ una vecchia ferita >> tagliò corto, era chiaro che
non intendeva parlargliene. << Chi non ne ha. >> cercò di scherzare
Angela. Anthony non le permise di andare oltre, afferrò la sua mano e
delicatamente se la portò alle labbra. La baciò dolcemente sul polso, lungo
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l‟avambraccio, fino al collo. Quel contatto freddo, inumano la fece
rabbrividire e fremere di piacere al tempo stesso, il suo respiro divenne
affannoso. Con mano tremante e incerta afferrò i margini del maglione di
cotone girocollo e lentamente iniziò a sfilarglielo. Anthony le prese i polsi
bloccandola in maniera delicata ma decisa. << Sai che stai giocando col
fuoco vero? Potresti non uscire viva da qui e non è un eufemismo>> tentò
in un ultimo momento di lucidità e padronanza delle sue azioni. <<
Preferisco vivere l‟attimo, piuttosto che rimpiangere di non averlo fatto!
>> fu la sua ultima risposta.
153
1155
V
Veerrssoo nnuuoovvii oorriizzzzoonnttii!!
Era da poco passata l‟alba, quando Kate si svegliò decisa a preparare la
valigia e andarsene in fretta, prima che la situazione le sfuggisse di mano.
Bussò alla stanza di Angela, ma non rispose nessuno. Pensò stesse ancora
dormendo, così entrò per svegliarla. Il suo letto era freddo, vuoto. Una
terribile sensazione s‟impadronì del suo corpo, una morsa le attanagliò lo
stomaco. Corse giù per le scale chiamandola a gran voce. Raggiunse la
sala da pranzo col fiatone. Spalancò la porta e trovò Anthony seduto
compostamente al tavolo mentre leggeva tranquillamente il quotidiano. <<
Cosa le hai fatto? Dov‟è? >> gridò con la voce tremante. << Dovrei sapere
di chi stai parlando? >> chiese con voce calma e sguardo innocente.
Sorrise compiaciuto, gli piaceva farla arrabbiare, vederla impallidire e
arrossire mentre veniva travolta da un vortice di emozioni diverse. << Non
è nella sua stanza. Sono preoccupata. Dove pensi possa essere andata? Se
centri qualcosa, ti assicuro che me la pagherai cara. >> Aggiunse con aria
minacciosa. << Rilassati, vedrai che tra poco ci raggiungerà per la
colazione. >> Il suo atteggiamento distaccato e calmo la irritava
profondamente, combatté con l‟impulso di lanciargli contro tutto quello
che aveva a portata di mano, sapeva che non sarebbe servito a nulla. <<
Magari ha approfittato della piscina riscaldata con idromassaggio che è nel
sotterraneo. >> sorrideva in modo strano, Kate continuava a guardarlo con
attenzione, pronta a scorgere anche la minima traccia di menzogna. <<
Buon giorno a tutti >> sentire la sua voce allentò il pesante macigno che
portava sul cuore. Le corse incontro e l‟abbracciò forte. Angela guardò
Anthony il quale assunse un‟espressione estranea a qualsiasi evento, aveva
ricominciato a ignorarla come sempre. << Ora possiamo fare colazione
proprio tutti >> sorrise malizioso verso Angela. Le guance di Kate
passarono da un rosa pallido a quasi un viola acceso, voleva dirgliene
quattro, ma alla fine preferì ignorarlo, non voleva dargli soddisfazione.
Durante la colazione Kate le illustrò l‟itinerario che Anthony le avevano
portato la sera prima. << Stai scherzando vero? Dobbiamo andare dalla
parte opposta, senza un aereo impiegheremo giorni. Inoltre non ho mai
sentito nominare un posto simile. >> brontolò tutt‟altro che entusiasta della
notizia. << Devi fidarti di noi, non abbiamo scelta, se rimaniamo, siamo
tutti in pericolo. >> Angela non accennava a cedere. << Nasconderci
sarebbe inutile, troverebbe tutte le persone a cui vogliamo bene e dopo
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averle torturate una alla volta, arriverebbe comunque a noi. L‟unica
possibilità è di attaccare per primi, ma dobbiamo prepararci. >> Anthony
alzò lo sguardo dal giornale posandolo nella sua direzione, sentirla parlare
di stermini e torture aveva attirato la sua attenzione e senza volerlo i suoi
occhi luccicarono. << Kate, io capisco tutto, ma chi andrà in ufficio? Sai,
ho un lavoro e mi pagano per farlo, non posso assentarmi senza un motivo
più che valido e soprattutto senza sapere per quanto tempo. >> Protestò.
<< Hai mesi di ferie arretrate, quand‟è stata l‟ultima volta che sei partita
per una vacanza? >> La capiva perfettamente, ma ormai era coinvolta e
per quanto desiderasse lasciarla fuori da tutto questo non aveva scelta. <<
Purtroppo non so cosa risponderti, non ho idea di quanto tempo staremo
via e a essere sincera neppure del se ritorneremo. >> Angela non fece altre
domande, rimase ammutolita. Non sapeva se stare allo scherzo o
preoccuparsi. Anthony stranamente non prese parte alla loro
conversazione, rimase a osservarle in disparte. Terminarono la colazione
in silenzio, poi salirono nelle proprie stanze a preparare i bagagli. Angela
non voleva lasciare quella casa, non aveva nessuna voglia di imbarcarsi in
questo viaggio, ma a quanto sembrava non aveva altra scelta. Chiuse la
porta con un piede, non fece in tempo a girarsi che si sentì abbracciare da
dietro.
Le mani grandi, il respiro glaciale, l‟elettricità che scaturiva dalla
vicinanza dei loro corpi, capii immediatamente chi fosse. Si voltò
lentamente, assaporando ogni attimo, voleva dirgli così tante cose, ma
prima che potesse farlo, era già scomparso. E’ stato tutto frutto della mia
immaginazione? Non poté fare a meno di chiederselo. Eppure l‟era
sembrato così reale, non poteva essersi sognata tutto. Respirò
profondamente e cercò di razionalizzare, nessuno appare e scompare, era
chiaro che nella stanza non c‟era nessuno. Scelse con cura i vestiti più
adatti a quello strano itinerario, si sarebbero dirette prima in un paesino
che nemmeno figurava sulle cartine, in seguito avrebbero proseguito verso
le montagne, fino al confine con l‟Italia. Non riusciva a nascondersi la sua
preoccupazione, chissà per quanto tempo ancora sarebbe mancata
dall‟ufficio e soprattutto chissà se al suo ritorno avrebbe ritrovato il suo
posto. Indossò una maglia nera a girocollo, un paio di pantaloni bianchi
attillati, e i suoi stivali preferiti che arrivavano fino quasi al ginocchio.
Prese la sua inseparabile valigia rosa e scese le scale. Kate l‟aspettava in
giardino, indossava un paio di jeans scuri, una polo azzurra e un paio di
comode scarpe da tennis blu. La sua espressione era serena, chiacchierava
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allegramente con il giardiniere, un uomo molto alto e decisamente troppo
magro. Osservò attentamente l‟uomo, il suo viso sorridente le fece pensare
che probabilmente era da poco al servizio di Anthony. Approfittando della
distrazione di Kate, si guardò intorno stando attenta a non farsi vedere, ma
lui non c‟era. Non era venuto a salutarle, non smentiva mai la sua natura
sgradevole e irritante. In compenso ad aspettarle nel piazzale dietro la casa
c‟era un‟auto bianca super tirata a lucido. Aveva tutto quello che si poteva
desiderare, assetto, cerchi in lega, doveva essere molto veloce, inoltre vi
erano già stati caricati tutti i loro effetti. << Ma è un‟Audi R8 cabrio! Non
posso crederci! >> Angela non stava più nella pelle. Tutte le sue
preoccupazioni erano momentaneamente scomparse, quando le sarebbe
ricapitato un‟occasione simile?! Richiamata dalle grida era accorsa subito
anche Kate che a differenza della sua amica continuava a guardarla senza
parole, ci girava intorno indecisa se toccarla, era talmente bella che temeva
potesse svanire. << E‟ vostra, per il viaggio. Non avrete pensato di
prendere il treno o la vostra auto, spero >> Anthony era appena comparso
nel vialetto alle loro spalle, nascosto all‟ombra degli alberi e le stava
canzonando. Angela stava per ribattere che la sua auto era agilissima nel
traffico cittadino e decisamente comoda, ma preferì tacere e godersi quella
vista. Si voltò verso di lui e sorrise beata. Kate non poté fare a meno di
chiedersi se questo improvviso buon umore fosse solo per l‟auto.
<< Affrettatevi. Fra poco il sole sarà alto nel cielo, è meglio se vi
mescolate alle altre auto, così passerete inosservate. >> Anthony sembrava
molto sicuro di sé. << Sarà difficile che due belle ragazze su un‟auto come
questa passino inosservate! >> ribadì Angela mentre gli lanciava
un‟occhiata ammaliatrice. << Proprio per questo l‟ho scelta, è bella, veloce
e soprattutto nessuno penserebbe che vi fareste notare in questo modo,
penseranno sia una trappola, un diversivo per distogliere l‟attenzione. >>
Angela e Kate lo osservarono perplesse, era un ragionamento piuttosto
macchinoso, ma dovevano ammettere assai logico. Angela si sedette al
posto di guida, indossò i suoi occhiali griffati all‟ultima moda, mise la
chiave nel quadro d‟accensione e appena la ruotò il rombo trepidante del
motore riecheggiò nell‟aria. << Si parte! Verso l‟ignoto, verso nuovi
orizzonti! >> Era così eccitata, non vedeva l‟ora di provarla. Mentre si
allontanavano, lanciò un ultimo sguardo attraverso lo specchietto
retrovisore ma Anthony era già sparito. Sospirò e cercò di concentrarsi
sulle spiegazioni imprecise di Kate per raggiungere l‟autostrada.
Guidarono a turno, fermandosi di tanto, intanto, per fare benzina o
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sgranchire le gambe. Ovunque si fermassero carpivano l‟attenzione dei
passanti, specialmente i pantaloni attillati di Angela che mettevano in
risalto le sue curve mozzafiato. << Non ti sembra di essere tornate
ragazzine? Quando tutti si giravano per guardarci! >> << Con te non
hanno mai smesso! >> l‟apostrofò divertita Kate. << E‟ vero.. ma erano
anni che non mi divertivo così. Ho la mente completamente rilassata, non
sto pensando al lavoro, ma solo all‟aria fresca che mi accarezza il viso
mentre guido questa fantastica auto. Voglio godermela al massimo,
penserò al lavoro appena arriveremo in quel paesino. Per la pensione,
potrei regalarmi un‟auto come questa! >> << Sicuramente una settantenne
al volante di un bolide sportivo farà notizia! >> Risero entrambe divertite e
sognanti. Chissà come sarebbero state da anziane, chissà se il tempo
avrebbe consolidato ulteriormente la loro amicizia, o se gli eventi che le
attendevano le avrebbero separate per sempre. << Sai, non ho mai pensato
a un futuro così lontano. >> Kate si chiese se avrebbero vissuto abbastanza
a lungo per saperlo, dopo quello che era successo a casa di sua nonna, non
dava più nulla per scontato. Le avevano mostrato una realtà differente e
ora tutto quello che aveva immaginato per il suo futuro, era svanito. <<
Senza offesa, ma forse dovremmo chiedere qualche informazione. Non
sono sicura che abbiamo preso la strada giusta. >> << Impossibile ho
controllato sempre due volte prima di darti le indicazioni. >> rispose Kate
offesa. << Ed io ti ricordo che il tuo senso dell‟orientamento è pessimo.
Quest‟auto é nuova, super accessoriata, sicuramente avrà anche un
navigatore satellitare. Come ho fatto a non pensarci prima! >> esordì
esprimendo a voce alta quello che stava pensando. Entrambe furono molto
sollevate di non dover più guardare quella cartina e potersi finalmente
godere il paesaggio, mentre chiacchieravano spensierate. Le strade erano
sempre più strette e in salita, dovevano raggiungere un paesino disperso tra
le montagne, per fortuna avevano il navigatore e le indicazioni di Anthony,
altrimenti si sarebbero perse continuamente. Angela a ogni sosta chiedeva
immancabilmente a tutti se avevano una connessione a internet dove poter
attaccare il portatile, ma le risposte erano sempre negative. Il lato positivo
era che finché rimaneva concentrata sul lavoro che non poteva svolgere,
non si lamentava per la strada percorsa.
Raggiunsero un piccolo paesino e pernottarono alla locanda Hirschen.
Appena entrate diedero una rapida occhiata al posto: l‟arredamento era
rigorosamente in legno, le sedie tutte diverse l‟una dall‟altra, il pavimento
era sporco di polvere, terra, segnato da impronte di ogni grandezza e tipo
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che si dirigevano in tutte le direzioni. << Non esiste che dormiamo qui, mi
rifiuto di prendere la valigia dall‟auto! >> Angela era comparsa alle sue
spalle e dopo aver dato una rapida occhiata era subito giunta a una
conclusione inappellabile. A giudicare dalla sua affermazione non le
doveva aver fatto una buona impressione. << Se vuoi, puoi dormire in
auto, non sarà un hotel cinque stelle, ma è riscaldato e di sicuro hanno una
stanza per la notte. Domani sarà una lunga giornata, non è il caso di fare le
difficili, è meglio se ci riposiamo. >> rispose convinta.
<< Siamo seri, questo posto è un bugigattolo, una vera e propria topaia. Se
dipendesse da me non dormire qui per tutto l‟oro del mondo! Ma a quanto
sembra non ho altra scelta, non posso certo dormire in auto, morirei
congelata. Speriamo abbiamo almeno l‟acqua calda, ho proprio bisogno di
un bel bagno! >> Kate rise, vederla così impacciata mentre teneva la
valigia tra le braccia e cercava di non sporcare l‟orlo del cappotto, non
aveva prezzo! Per non parlare dell‟espressione che aveva sul viso, era
troppo buffa. << Dovrei farti una foto col cellulare per immortalare questo
momento!! >> << Non azzardarti! Guai a te, se ci provi, ti prometto che
appena torniamo a casa ti querelo! >> la minacciò seria Angela mentre
cercava di portare dentro incolume la sua valigia rosa. << Messaggio
recepito! Nel frattempo ne approfitto per informarmi sul come funziona
per la cena e così via. Ci troviamo qui tra dieci minuti. Fai piano quando
entri in camera, potresti svegliare i topi. >> La provocò ridendo sotto i
baffi. << Molto divertente. Ti avverto che se vedo anche solo l‟ombra di
qualcosa del genere leviamo immediatamente le tende! >> Rispose
minacciosa. Stanza numero tredici, finalmente l‟aveva trovata, era situata
proprio in fondo al corridoio, subito dopo la curva, erano praticamente
staccate dalle altre stanze. Inserì la chiave nella toppa, ma era talmente
arrugginita che dovette prenderla a spallate per riuscire a farla girare e
aprire la porta. Appena varcata la soglia, passò in rassegna ogni angolo
della stanza, nessun animale o rumore sospetto. Si concentrò per cercare
una presa per caricare la batteria del suo portatile, ma niente, sembrava di
essere tornata nel medioevo, a parte la lampadina che pendeva dal soffitto
non vi erano altre apparecchiature elettriche. Mentre era assorta nei suoi
pensieri, sentì una presenza dietro di lei. Si voltò di scatto, ma non vide
nessuno. Ultimamente soffriva di manie di persecuzione, stare lontano dal
lavoro non le giovava alla salute. Rimase in attesa per alcuni istanti. <<
Sei tu? >> Provò a chiamarlo con voce tentennante. << Ti prego fatti
vedere, non andartene. >> lo pregò.
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Riconobbe immediatamente quelle forti braccia e il suo profumo. Voleva
stringerlo a sua volta, ma non glielo permise. Rimase alcuni secondi
immobile accanto a lei, respirando il profumo dei suoi capelli. << Voglio
ricordarmi il tuo odore, così dolce e la morbidezza della tua pelle, così
vellutata e calda. >> Angela cercò di avvicinarsi, ma la bloccò con la
mano, poi si allontanò di diversi metri. << Non sai quanto ti ho desiderato.
Ti prego, non andartene. >> Il suo sguardo tenebroso le aveva offuscato la
mente, in quel momento c‟erano solo loro, tutto il resto era un particolare
insignificante. Anthony in un batter d‟occhio era accanto a lei. Le
accarezzò delicatamente il collo e le guance, mentre la guardava dritta
negli occhi. Angela era come ammaliata, non riusciva a muoversi. Era
completamente stregata da lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse
chiesto. Sentiva il suo respiro aumentare fino quasi diventare affannoso.
<< Adoro le tue guance quando arrossiscono, e il battito impazzito del tuo
cuore. Riesco perfino a sentire il calore del tuo sangue che scorre sotto il
sottile strato di pelle. Vedi, proprio qui >> Le posò un‟ossuta e glaciale
mano sulla giugulare e rimase fermo a sentirla pulsare sotto la sua stretta
leggera. >> Angela a quel contatto si morse nervosamente il labbro
inferiore, il quale senza che se ne accorgesse iniziò a sanguinare. Lo
sguardo di Anthony cambiò improvvisamente, gli occhi divennero scuri e
inespressivi, una strana luce s‟impossessò di loro. Si avvicinò piano al suo
viso, la voce era divenuta stridula molto più del solito. << Questo non
dovevi farlo, è una tentazione molto forte >> istintivamente s‟irrigidì, per
la prima volta aveva davvero paura di lui. Rimase immobile mentre lui le
passava la punta delle lunghe dita sulle labbra, con delicatezza. << E‟
ancora meglio di quello che immaginavo. >> Angela pensò che fosse più
prudente cercare di distrarlo, erano soli, non sarebbe riuscito a intervenire
nessuno in suo aiuto. << Lo prenderò come un complimento allora. >>
cercò di scherzare. Anthony abbozzò una specie di sorriso. Sembrò
funzionare, i suoi occhi erano tornati grigio scuro con sfumature bluastre,
come il mare dopo la tempesta. Nel frattempo il labbro aveva smesso di
sanguinare, fortunatamente le piastrine avevano chiuso il piccolo taglio.
<< Non prendertela, ma sono contento che te ne sei andata, hai già
rischiato a sufficienza ieri sera e ora che conosco il sapore del tuo sangue,
non sei più al sicuro con me. Kate non mi perdonerebbe mai se ti
uccidessi. >> Sorrise malizioso. << Normalmente non frequento umani,
soprattutto belle e appetitose ragazze. O meglio, per essere più precisi, ci
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esco solo la prima sera, se capisci cosa intendo. >> Angela sorrise e
rabbrividì contemporaneamente, anche se macabro, forse era il suo modo
per farle un complimento. Inaspettatamente la baciò delicatamente sulla
fronte e sparì dalla stanza lasciandola con un turbinio di emozioni. La sua
parte razionale continuava a combattere, tutto questo non poteva essere
reale, non si stava innamorando veramente di un vampiro, era impossibile
e inammissibile! Ci sono varie categorie di uomini, ripeté tra sé, ma
Anthony non rientra in nessuna di esse, se ne rendeva perfettamente conto,
eppure non poteva farci nulla. Perché con tanti uomini a disposizione
proprio lui. Cosa aveva che l’attirava in quel modo, era forse perché era
immortale? Perché era pericoloso? Sexy e misterioso? Si rispose che
probabilmente era per tutti quei motivi insieme e per le emozioni che le
faceva provare quando erano vicini. Non le era mai capitato di sentirsi
completamente persa per qualcuno. Doveva fare qualcosa. Così non va e lo
sai. Disse all‟immagine riflessa nello specchio che la fissava. Si ricompose
e raggiunse Kate. << Tutto bene? Sembri sconvolta >> << Non mi
aspettavo reti wireless, ma non hanno nemmeno una normale presa, roba
da non credere! >> mentì, non voleva certo dirle che Anthony le aveva
seguite, sapeva che si sarebbe insospettita.
160
1166
L
L’’aaggggrreessssiioonnee..
<< Cerchiamo un tavolo libero, sto morendo di fame! >> Angela si guardò
intorno, i pochi disponibili erano gremiti di soggetti poco raccomandabili,
boscaioli, operai dai vestiti logori e sporchi. << Ripensandoci non ho tutta
questa fame, penso mi ritirerò in camera. >> Kate notò un bambino, a
occhio e croce doveva avere non più di dieci anni, era seduto da solo
all‟unico tavolo rimasto libero, se si escludeva quello con un uomo
grassoccio e sudaticcio che doveva aver litigato da tempo con acqua e
sapone, potevano sentire l‟odore di sudore a distanza. La scelta era
piuttosto obbligata. << Ciao. Possiamo sederci qui con te? >> chiese
Angela con voce mielata ed esageratamente gentile. Sicuramente aveva
avuto il suo stesso pensiero, entrambe avevano deciso che l‟unico posto in
cui si sarebbero sedute era accanto a quel ragazzino. << Certo, sarò lieto di
avervi al mio tavolo. Il mio nome è Mirrow, deliziato di conoscervi. >>
Rimasero sbalordite, non si aspettavano certo un linguaggio del genere.
Ancora perplesse presero posto al tavolo, rimanendo in silenzio mentre
cercavano di darsi una spiegazione razionale. << Lo so, ho il corpo di un
dodicenne ma aimè gli anni sono molti di più. >> spiegò con naturalezza,
probabilmente era abituato a reazioni di quel tipo. << Scusaci davvero, non
volevamo essere scortesi, semplicemente siamo rimaste un po‟ sorprese
dal tuo linguaggio. Tutto qui. >> Angela gli sorrise civettuola.
Osservandolo più da vicino aveva profonde rughe attorno agli occhi e sulla
fronte. << Dove siete dirette, se posso chiedervelo. >> << Siamo dirette
ad Alchadia >> Rispose con naturalezza Angela mentre sfogliava
distrattamente pagine sbiadite, probabilmente in origine doveva essere
stato il menù. Mirrow rimase a guardarle sospettoso, cercava di capire chi
aveva di fronte. << Dobbiamo prendere qualcosa per salvare il mondo, so
che sembra incredibile che mi stia facendo coinvolgere in questa faccenda,
ma cosa vuoi che ti dica, non posso certo lasciarla partire tutta sola. >>
disse con naturalezza indicando la sua amica. Kate era rimasta a bocca
aperta, non credeva a quello che aveva appena sentito. << Siete matta mia
bella signora a raccontare certe cose a un perfetto estraneo. Se ho capito
bene di cosa state parlando è meglio che lo teniate per voi, io sono un
amico, ma ci sono tante paia di orecchie qui e non tutti sono dalla vostra
parte, ricordatelo sempre. >> Un senso di colpa le chiuse lo stomaco,
aveva parlato senza pensare e ovviamente il piccoletto aveva ragione.
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Guardò Kate profondamente dispiaciuta, pronta per un meritato
rimprovero, che stranamente non sopraggiunse. Cambiarono subito
argomento. << Non esiste un menù in questo posto? >> si lamentò a voce
alta. << Solo quello del giorno, bisogna adattarsi, mi dispiace. >> Le
rispose con gentilezza Mirrow mentre le salutava e si ritirava nella sua
stanza. Kate e Angela finirono di cenare in fretta e si ritirarono a loro volta
per la notte.
<< Dimmi qualcosa ti prego, odio quando m‟ignori, preferisco quando ti
arrabbi. Mi dispiace, ho fatto una cosa stupida. >> << Decisamente. So che
per te è un gioco, una sciocchezza, invece mi sento terribilmente in colpa
per averti coinvolta e trascinata in questa situazione. Soprattutto sono
dispiaciuta di aver fatto una cosa così folle e stupida, per la quale mi sono
stati bloccati i poteri; ora non so neppure se sarei in grado di proteggerti.
Perciò ti prego, cerchiamo per favore di passare inosservate il più
possibile. >> Kate ce l‟aveva più che altro con se stessa. Si stese vestita sul
letto e chiuse gli occhi. Nonostante la stanchezza non aveva sonno,
continuava a preoccuparsi dell‟avvenire, si chiedeva se sarebbe stata in
grado di proteggerla, se non avesse fatto un errore a portarla con sé. Non si
sarebbe mai perdonata se le fosse successo qualcosa per colpa sua. Angela
non sapeva cosa aggiungere, era tutto così strano, incredibile, ancora non
riusciva a capacitarsene. Decise di dormirci su, la notte le avrebbe portato
consiglio e schiarito le idee. Kate fece lo stesso.
Stava sognando profondamente quando, nel cuore della notte, i suoi
pensieri furono interrotti da un rumore metallico. Si mise seduta avvolta
nel buio più totale e rimase in ascolto perfettamente in silenzio. Sentì
armeggiare con la serratura chiusa della porta della loro stanza. Subito
Kate si avvicinò ad Angela, la quale a sua volta si era svegliata e armata di
un candelabro in ferro battuto. Attesero perfettamente in silenzio, sperando
che la porta le proteggesse, che fosse sufficiente a fermare chiunque stesse
cercando di entrare. Angela sperò con tutta se stessa che Anthony fosse
ancora nei paraggi e intervenisse in loro aiuto. All‟improvviso udirono un
tonfo sordo e sentirono qualcosa che veniva trascinato. La porta non si
muoveva più, chiunque avesse cercato di entrare se ne era andato.
Rilassarono i muscoli, ma rimasero all‟erta, entrambe non avevano più
sonno, così attesero l‟alba sveglie, in silenzio, nessuna aveva voglia di
parlare dell‟accaduto.
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Appena scesero le scale videro Mirrow che faceva loro segno di
raggiungerlo al tavolo. << Pensi centri qualcosa con stanotte? Infondo è
l‟unico a sapere chi siamo. >> chiese preoccupata Angela. << Non saprei,
ma ho intenzione di scoprirlo. >>
<< Vi ho ordinato la colazione, spero non vi dispiaccia. Se posso
permettermi, vi sconsiglio di provare altro. >> disse gioviale. Si
scambiarono uno sguardo indecise sul cosa fare. << Sei stato molto
gentile, arriviamo subito. >> rispose Kate. Ad aspettarle trovarono pane
tostato, burro, marmellata e succo di arancia. << Grazie, sei stato gentile.
Visto il luogo, è molto più di quello che mi aspettavo. Ma come hai fatto?
>> chiese Angela incuriosita indicando la colazione. << Diciamo che sono
di casa, vengo spesso in questo posto. >> Mirrow alzò le spalle e sorrise
misterioso. << Vado un momento alla toilette cominciate pure senza di me.
>> aggiunse mentre Kate prendeva posto davanti a lui.
<< Come avete dormito mie signore? Il mio letto aimè non era molto
comodo. >> << Direi bene tutto sommato >> mentì Kate mentre studiava
la sua espressione per carpire qualche informazione utile.
Mentre stavano mangiando Mirrow, vide con la coda dell‟occhio un uomo
alto e nascosto da un grande mantello col cappuccio nero che li stava
osservando con attenzione dal bancone. Impallidì all‟istante. Si avvicinò
cautamente a Kate e le sussurrò che erano in pericolo, il Sanguinario si
stava avvicinando, dovevano scappare subito. Prima che Kate potesse
ribattere un guanto nero, si appoggiò sulla sua spalla e lo spinse con forza
a sedere facendolo trasalire. Non è possibile. Non può essere già arrivato,
era lontano. << Sai dicono che mi stia a cuore la loro incolumità. >>
Anthony con un balzo impercettibile era accanto a lui e stava sussurrando
al suo orecchio. Kate sorrise e solo allora Mirrow si rilassò, gli sembrava
impossibile e rassicurante al tempo stesso che fosse dalla loro parte e non
un avversario. << Vedo che durante la mia assenza ti sei preso cura delle
mie ragazze. Cerca di non deludermi, non vorrei rimpiangere di averti
risparmiato la vita. >> Mirrow rabbrividì, solo la sua presenza gli gelava il
sangue nelle vene. << Ne manca una se la vista non m‟inganna. >> <<
Arriva subito, è andata a lavarsi le mani e a rifarsi il trucco, sai, la nostra
stanza è sprovvista di toelette. >> rispose prontamente Kate. Anthony
sbuffò divertito e si sedette accanto a loro.
Il bagno era sporco, maleodorante, Angela vi rimase il minimo necessario,
rinunciò persino al trucco. Appena uscì ad aspettarla trovò un grasso
omone, barba folta, nera come il carbone, leggermente brizzolata in alcuni
163
punti. Da sotto un piccolo berretto rosso spuntavano pochi e unti capelli
brizzolati. L‟uomo le sbarrò la strada e l‟afferrò per il polso.
<< Ciao bambolina, cerchi compagnia? >> Il suo alito ricordava una
distilleria. Indossava jeans sbiaditi e strappati, di almeno una taglia più
piccoli, inoltre il fondo era sporco di terra e la maglietta aveva l‟alone del
sudore. Con un‟espressione disgustata, strattonò il braccio dalla presa e gli
lanciò un‟occhiata che avrebbe congelato anche un vulcano e fece per
allontanarsi. L‟uomo con un movimento inaspettatamente agile l‟afferrò
nuovamente. << Mi lasci andare immediatamente o mi metto a urlare. >>
Lo minacciò seria. << Solo per curiosità, chi pensi verrebbe in tuo aiuto?
Non fare la preziosa, fammi un po‟ di compagnia. >> disse biascicando le
parole. << Sono un avvocato, giuro che le farò rimpiangere il giorno in cui
è nato se non mi lascia all‟istante! >> Cercò di divincolarsi, ma l‟uomo era
davvero molto forte, il polso era diventato rosso e le doleva, ma lui non
accennò ad allentare la presa. Sperò che mentre attraversavano la sala Kate
li notasse, ma l‟uomo aprì una piccola porta laterale proprio di fianco al
bagno vanificando ogni sua speranza. La trascinò con sé verso la fitta
vegetazione, illuminata dalla luce fioca del sottobosco. Angela urlava
terrorizzata, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono, nessuno l‟avrebbe
aiutata, avrebbero ritrovato il suo cadavere in putrefazione dopo qualche
giorno. Lottò per scappare, ma questo suo comportamento parve solo
eccitarlo ulteriormente. << La gattina ha tirato fuori gli artigli, sarà
divertente domarti. Vedrai, insieme faremo scintille. >> scivolò
leggermente sul terriccio umido facendola cadere e imbrattandole il fondo
dei pantaloni e le scarpe. Anche i capelli avevano schizzi di fango
ovunque. Era furente. << Le uniche scintille che vorrei vedere sono quelle
del tuo corpo cosparso di benzina dopo che io gli avrò dato fuoco. Ti
garantisco che rimarrei a guardarti bruciare per vederti contorcerti dal
dolore fino all‟ultimo istante! >> Ribadì tagliente. << Siamo proprio
combattive, mi piaci! Ti mostrerò il mio rifugio preferito, il mio capanno
da caccia, non immagini quanti bei trofei conservi al suo interno. Sono
un‟abile cacciatore e nessuna mi resiste, alla fine cederai, te lo garantisco.
>> Inciampò un paio di volte mentre la trascinava scalciante per il ripido
sentiero coperto di foglie, ma non lasciò mai la presa. Erano giunti davanti
a un piccolo capanno abilmente mimetizzato sotto le foglie degli alberi, la
porta era chiusa con un grosso catenaccio. Appena lo aprì dal suo interno
provenne un odore ferroso, acre. Vicino alla capanna c‟era una zampa
intrappolata di una volpe. Poverina si era staccata la zampa a morsi pur di
164
liberarsi, ma purtroppo era stato tutto inutile, pochi metri più avanti
giaceva a terra morta. << Se sarai carina con me, magari potrebbe
scapparci una soffice pelliccia, mia bella signorina. >> disse indicando il
corpo senza vita dell‟animale. << Piuttosto la morte, mi ribrezza il solo
pensiero delle tue sudice mani su di me. Siamo seri, pensi davvero che non
verrà nessuno a cercarmi? >> << Non deve preoccuparsi di questo, ci sono
trappole lungo tutto il percorso, posso assicurarle che nessuno verrà a
disturbarci. >> Nascondeva qualcosa nella mano sinistra, non riusciva a
capire di cosa si trattasse, ma di sicuro non era niente di buono. A un tratto
l‟uomo urlò e iniziò a contorcersi come un serpente, il braccio che teneva
Angela si spezzò in due punti piegandosi dal lato opposto del gomito.
Dall‟altra mano cadde uno stiletto affilato. Non riusciva a credere ai suoi
occhi, voleva pugnalarla o sgozzarla come fosse un animale. Angela
tremava ed era spaventata a morte. Cercò di allontanarsi da quell‟uomo,
approfittando della sua momentanea distrazione, ma le gambe non
collaboravano, così dovette fermarsi e appoggiarsi a un tronco poco
lontano da lui. Lo sguardo le cadde sulla volpe che giaceva morta e
immobile accanto a lei. Lo sguardo era fisso, vitreo, il corpo era in una
posizione contratta, doveva aver sofferto molto, povera bestiola. Stava per
mettersi a urlare quando le forze iniziarono a venir meno, sentiva la testa
pesante e il corpo sudare freddo. Sentì un fruscio provenire da dietro i
cespugli, volse lo sguardo e si concentrò per riuscire a distinguere qualcosa
di più concreto. Lo vide mentre afferrava la gola dell‟uomo e lo sollevava
da terra con un solo braccio. << Oggi brutta feccia, è la tua giornata
fortunata, non voglio spaventare ulteriormente la signorina. Se sei furbo,
sparisci prima che cambi idea sul risparmiare la tua inutile vita. >>
L‟uomo non se lo fece ripetere e iniziò a correre imboccando il sentiero
attraverso il bosco, sostenendo il braccio rotto con l‟altra mano. Angela
emise un sospiro di sollievo e si lanciò tra le sue braccia, nonostante tutto
quello che diceva, era corso in suo aiuto senza esitazioni. Anthony non
disse una parola, le cingeva le spalle guidandola verso la locanda,
camminare le avrebbe calmato i nervi. A un tratto sentirono un gemito,
Angela si voltò di scatto e vide il boscaiolo accasciarsi a terra mentre si
contorceva in preda a spasmi e dolori lancinanti, le sue grida erano
strazianti, riecheggiavano nell‟aria come amplificate, le entravano dritte in
testa; poi a un tratto smise definitivamente di muoversi. << Hai mentito,
non l‟hai lasciato andare come avevi promesso. >> Angela era ancora
molto scossa per quello che era accaduto poco prima e non riusciva a
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credere che fosse in grado di ucciderlo da quella distanza. << Gli avevo
detto di andarsene prima che cambiassi idea.. >> sorrise in modo angelico.
<< Era davvero mia intenzione mantenere la parola, ma quello stolto ha
fatto l‟errore di sfidarmi. >> aggiunse con naturalezza. << E in che modo
l‟avrebbe fatto data la distanza? >> << Pensava di poterti seguire e
approfittare di un mio momento di disattenzione per riprenderti e portare a
termini i suoi squallidi piani. Povero stolto. Nessuno può prendersi gioco
di me, specialmente un rifiuto umano >> Angela non credeva alle sue
orecchie, non riuscì a trattenere prima un brivido poi le lacrime, farsi
vedere mentre piangeva da lui, era l‟ultima cosa che avrebbe voluto, ma
non riuscì a evitarlo. << Perché lo fai? >> gli chiese tra i singhiozzi.
Anthony era spiazzato, non sapeva cosa risponderle, era la sua natura, era
un assassino, un predatore, non ne aveva mai dovuto rendere conto a
nessuno. << Questo è ciò che sono, se non riesci a sopportarlo, non è un
problema mio! >> le rispose bruscamente. << Perché continui a
proteggermi se mi odi tanto? Perché sei intervenuto? >> Anthony non
sapeva bene cosa risponderle. << Diciamo che mi sono abituato ad averti
intorno e sono un tipo piuttosto possessivo, viaggi con Kate per cui sono
responsabile della tua incolumità fino a quando questa storia non sarà
finita. >> << Oppure se preferisci, vedila come un investimento, mi piace
il sapore del tuo sangue e voglio essere sicuro di poterne usufruire una
volta che questa storia sarà finita e Kate si sarà stancata di te! >>
sogghignò scoprendo i canini bianchi e affilati. Nonostante quello che
voleva fare vedere, teneva a lei. Angela sorrise lusingata. << Sei stato un
gentiluomo e hai mantenuto la parola, ti chiedo scusa. Ti ringrazio per
avermi salvato la vita e non m‟importa nulla di quell‟uomo, ha avuto ciò
che meritava. Fosse stato per me l‟avrei guardato ardere vivo! >>
Aggiunse con tono duro. Anthony sorrise. << Ed io devo riconoscere che
ho proprio una cattiva influenza su di te piccola umana! Mi piace questo
tuo lato freddo e cinico. >> Le fece una carezza sulla testa e le sistemò i
capelli scarmigliati.
Camminarono uno di fianco all‟altro in perfetto silenzio fino a quando
raggiunsero la porta della locanda. Angela si voltò a guardarlo, voleva
sapere cosa avrebbe dovuto raccontare a Kate una volta dentro, ma era
sparito. Si fece coraggio e rientrò, aveva deciso che forse era meglio non
raccontarle della sua disavventura, infondo non le era successo nulla, lo
stesso non si poteva dire del boscaiolo.
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<< Iniziavamo a sospettare che ti fossi persa. Che fine avevi fatto? >> Lo
sguardo si posò inevitabilmente sui suoi vestiti. << Cosa ti è successo?
Perché hai il fondo dei pantaloni bagnato e sporco di fango? >> Angela
non si aspettava che se ne sarebbe accorta, non sapendo cosa rispondere
cercò di prendere tempo e di inventarsi qualcosa, ma il suo cervello non
voleva collegarsi. << L‟ho incontrata mentre passeggiava con un giovane,
così mi sono assicurato che tornasse sana e salva, sai temevo potesse
perdersi... >> una voce familiare era comparsa alle sue spalle. Anthony
continuò a prenderla in giro, mentre cercava di sdrammatizzare e spostare
l‟attenzione su altro. Kate aveva capito che era successo qualcosa, però le
piaceva che cercasse di proteggerla, così non indagò oltre. << Ricevuto, da
oggi in poi non la lascerò più andare in bagno da sola o in nessun altro
luogo. >> << State esagerando, ho incontrato un bel ragazzo, ci siamo
fermati a parlare, tutto qui. La state facendo più grande di quello che è in
realtà. Non è successo niente, davvero >> stava diventando brava a
mentire, o meglio, come diceva lei a esporre i fatti secondo la sua versione,
come ogni bravo avvocato che si rispetti. << Per questa notte è meglio se
pernottate qui e vi rimettete in cammino domani mattina. Sarete più
riposate. >> << Agli ordini capo >> lo provocò Angela mentre si avviava
verso le scale, seguita a ruota da Mirrow.
Rientrarono nelle proprie stanze facendo finta non fosse successo nulla. <<
Ho trovato una casetta molto graziosa dove potremmo pernottare. Si trova
a circa trenta chilometri da dove siamo ora. Ci muoveremo appena sarà
buio. >> disse prima di salutarle. << Non dovevamo andare da un certo
Ben? >> chiese Kate incuriosita. << C‟è stato un piccolo cambio di
programma, vi accompagnerò io stesso. >> rispose risoluto. << Non rimani
a dormire con noi? Ci sentiremmo più tranquille. >> Angela aveva
sfoderato il suo sguardo da cucciolo indifeso, era praticamente impossibile
dirle di no. << Mirrow veglierà su di voi, come ieri sera, non avete nulla
da temere. >> a quanto pareva Anthony non si era lasciato incantare. << E‟
stato lui a intervenire? >> chiesero chiaramente sorprese. << Ha tante
qualità nascoste il piccoletto. >> << Una casa vera? Fantastico, avranno
sicuramente delle prese e potrò finalmente ricaricare la batteria del mio
palmare! >> Angela era così entusiasta dell‟idea che faticarono non poco
ad aspettare l‟imbrunire. Le strade erano buie e ghiacciate ma Anthony
guidava il suo Hammer nero con assoluta tranquillità e sicurezza. << Siete
sicuri che abbiamo fatto la scelta giusta a lasciare l‟auto davanti a quella
locanda? >> chiese seriamente preoccupata. << Non preoccuparti, è solo
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un‟auto, non si sentirà sola. Andrò a riprenderla appena possibile. >>Se
non se ne preoccupa lui, non vedo perché dovrei farlo io, pensò sollevata.
Chiuse gli occhi e si appoggiò alla spalla di Kate. Dopo pochi minuti si era
addormentata seguita a ruota dalla sua amica, non correvano rischi, non si
sarebbe certo addormentato alla guida, potevano stare tranquille. Mirrow
al contrario non la pensava come loro e non staccava gli occhi terrorizzati
dalla strada.
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1177
B
Brruuttttii iinnccoonnttrrii
<< Ragazze, siamo arrivati! >> le chiamò gentilmente. Aprirono gli occhi
e si stirarono i muscoli indolenziti. Era ancora buio, doveva aver guidato
per tutta la notte senza soste. Lasciò i fari dell‟auto accesi in modo che
potessero vedere dove mettevano i piedi.
In mezzo a una fitta boscaglia scorsero una piccola casa, completamente in
legno, il tetto bianco, ricoperto da candida neve fresca. Appena scesero
dall‟auto, affondarono i piedi nella soffice coltre nevosa del giardino, era
una sensazione molto piacevole. Non poterono fare a meno di domandarsi
a chi appartenesse, ma poiché era stato lui a trovarla preferirono non fare
domande. << Non ho ucciso nessuno se è questo che vi preoccupa. >>
rispose un po‟ offeso. Armeggiò un paio di secondi con la chiave finché un
click non fece scattare la serratura. << Sottovalutate le mie capacità di
persuasione! >> disse mentre apriva la porta e faceva loro segno di
accomodarsi. Angela lo guardò di sottecchi, non l‟aveva convinta, però
non se lo fece ripetere ed entrò in casa, il computer prima di tutto. << Io e
il piccoletto andremo a cercare un po‟ di legna per accendere il camino e
scaldare questo posto. Nel frattempo potreste sistemare le vostre cose per
la notte, le stanze sono al piano superiore. In frigorifero dovrebbero aver
lasciato del cibo umano. >> Mirrow tremava come una foglia, il solo
pensiero di inoltrarsi nel bosco, di notte, da solo con lui lo terrorizzava.
Era solo un semplice ladro, non aveva nessun potere e non era certo
immortale. La sua unica abilità era quella di schierarsi sempre dalla parte
del più forte, in modo da essere sempre nella condizione di farsi difendere.
<< Non preoccuparti, ho gusti raffinati nel cibo, non ho intenzione di farti
niente. Ma muoviti prima che cambi idea! >> grugnì mentre s‟inoltrava nel
bosco. Non se lo fece ripetere due volte e si avviò. Anthony si muoveva
agile, aggraziato, perfettamente a suo agio avvolto dalle tenebre. Per
riuscire a restare al passo con lui Mirrow era obbligato a correre e
nonostante ciò rimaneva ugualmente un po‟ indietro.
Kate e Angela fecero un veloce giro della casa, era davvero deliziosa e
molto pulita. I mobili, il pavimento, tutto era rigorosamente in legno
chiaro, si sentiva il suo dolce profumo ovunque. << Non posso crederci,
finalmente, eccola lì! >> i suoi occhi si erano illuminati e brillavano nella
penombra. Kate la osservava perplessa, non capiva a cosa si stesse
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riferendo. Finalmente aveva trovato una presa per il suo portatile,
finalmente avrebbe ripreso a comunicare col mondo vero, avrebbe
controllato la sua posta elettronica, il lavoro. << Devo riconoscere che
basta davvero poco per farti contenta. >> la canzonò Kate. Angela era
talmente concentrata che non la sentì neppure. Decise di lasciarla sola e
tornò verso la cucina. Pochi minuti dopo fecero ritorno i prodi cavalieri,
Anthony aveva tra le braccia legna per un reggimento, mentre Mirrow si
trascinava con notevole sforzo e fatica una decina di rametti secchi per
accendere il fuoco. Non riuscì a impedirsi di ridere. << Mi dispiace, ma
non possiedo nessuna forza sovraumana, io. >> brontolò offeso. Kate si
avvicinò e gli fece una carezza. << So che hai messo tanto impegno e ti
ringrazio per questo. >> Quelle poche parole ebbero l‟effetto sperato,
Mirrow sorrise contento mentre s‟impettiva. << L‟ho fatto volentieri. Sono
sempre a vostra disposizione milady! >> << Spha >> grugnì Anthony
schifato alle loro spalle mentre sistemava la legna nel caminetto. Kate si
limitò a zittirlo con lo sguardo.
Il fuoco crepitava illuminando intimamente la stanza. Il calore penetrava
fino a scaldare l‟anima. << Non posso rimanere, tra poche ore sorgerà il
sole, penserà Mirrow a voi, per qualsiasi cosa chiedete pure a lui. >> Disse
in tono solenne. Il piccolo amico si erse in tutta la sua persona
sensibilmente compiaciuto, per la prima volta gli affidavano un compito
importante e non uno qualsiasi, ma il grande Anthony in persona.
Rimasti soli iniziarono ad apparecchiare e preparare la cena, avevano
dormito per tutto il viaggio e ora avevano una gran fame. Mirrow stava
cucinando delle braciole, mentre Kate lavava e tagliava le verdure. Angela
era ancora incollata al suo computer e chissà se e quando sarebbe scesa. <<
Vieni a mangiare? E‟ pronto! >> provò a chiamarla Kate mentre prendeva
posto a tavola. Era passato davvero molto tempo dall‟ultima volta che
aveva consumato un pasto decente, tranquillamente seduta con i piedi sotto
la tavola. Nessuna risposta. Attesero qualche altro minuto poi iniziarono a
mangiare. La carne aveva un sapore squisito. << Non sai quello che ti stai
perdendo! >> riprovò. Sentirono dei passi scendere sempre più
velocemente lungo le scale. << Non preoccuparti, ti abbiamo tenuto in
caldo la tua parte. Non importa che corri. >> Angela comparve pochi
istanti dopo in fondo alle scale con aria trafelata. << Non ci crederai. Sono
allibita. E‟ inammissibile! Hanno fatto tutto senza consultarmi. >> Era
furibonda, non riusciva neppure a parlare, continuava a dire frase
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scoordinate, senza senso. << Calmati. Che cosa sarà mai potuto succedere
in appena otto giorni che manchi dal lavoro. >>
<< Sh, Sohh, socio>> fece una pausa, respirò a fondo. << ha rilevato le
quote, è diventato un nuovo socio, praticamente il nuovo capo del mio
ufficio legale. Nessuno mi ha informata che sarebbe successo. Addirittura
pare stia gestendo lui in persona le mie cause mentre sono assente! >>
Kate la guardava perplessa, non capiva quale fosse il problema, era
semplicemente in ferie, lo facevano tutti. << Non capisco cosa ci sia di
così terribile. Preferivi rimanessero incustodite? >> << Non ho mai visto
questa persona e se non fosse all‟altezza? Mesi, addirittura anni di lavoro
sprecati, per non parlare dei soldi persi. E poi che impressione gli sto
facendo, sono qui in giro con voi invece di essere a casa a lavorare sulle
pratiche. Devo rientrare immediatamente. >> << E‟ fuori discussione, è
troppo pericoloso. Ti prego cerca di ragionare, sei sconvolta, dormici su.
Vedrai che domani, sarà tutto più chiaro. >> cercò inutilmente di
convincerla. << Kate tu non capisci, si sta parlando della mia vita, del mio
lavoro. Non posso aspettare un minuto di più, anche se potrebbe essere già
troppo tardi. Che senso ha vivere se quando torno non avrò più il mio
lavoro? La mia reputazione, tutti questi anni di duro lavoro, la possibilità
di una carriera, andrà tutto in fumo se non torno subito! >> Kate e Mirrow
cercarono invano di farla ragionare, era troppo sconvolta, non li stava
neppure ascoltando. Prese il giubbotto e la borsa e uscì come una furia
nella notte. << Che cosa facciamo? >> chiese preoccupato. << E‟ inutile,
la conosco troppo bene, l‟unica cosa che possiamo fare, è lasciarla andare.
Speriamo solo non le succeda niente. Tra poco sarà giorno, speriamo solo
non si cacci nei guai. Domani chiederò ad Anthony se può andare a
riprenderla. >> Era davvero preoccupata, non finì neppure di mangiare, si
ritirò in camera e rimase a fissare la finestra sperando cambiasse idea.
Mirrow dal canto suo invece ne approfittò per fare il bis.
Angela si era diretta verso il fuoristrada parcheggiato, per fortuna era
aperto e le chiavi erano nel cruscotto. Si sedette al posto di guida. Provò a
ruotarle per mettere in moto, ma le chiavi non c‟erano più. Com’è
possibile, erano lì fino a un istante fa. Si guardò attorno, cercò sotto i
sedili, sui tappetini, ma niente, erano sparite. Pensò subito fosse opera di
Kate. Ha perso i suoi poteri, come no, ecco, lo sapevo, ma adesso mi
sente! << Cerchi queste? >> Anthony era comparso sul sedile a fianco del
suo e la guardava divertito. << Ridammele immediatamente! >> gli ordinò
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inferocita. << Fino a prova contraria l‟auto è mia. >> rispose con
sarcasmo. Si stava divertendo come un matto a vederla perdere le staffe
mentre il suo viso si colorava di rosso. << Dammi le chiavi! >> urlò
furibonda. << Se me lo dici con questo tono mi spaventi, con te non si può
proprio scherzare! >> e le porse le chiavi. Angela protese la mano, stava
per stringerle nel suo pugno quando con un abile e alquanto veloce mossa
gliele tolse. Rimase a guardarla mentre si arrabbiava ulteriormente, doveva
riconoscere che era davvero bella. << Come preferisci. Andrò a piedi,
raggiungerò il primo paese e chiamerò un taxi, non ho bisogno della tua
stupida auto! >> E’ proprio arrabbiata! Pensò. Angela scese dall‟auto,
sbatté lo sportello più forte che poté facendo ondeggiare l‟auto e
s‟incamminò sicura lungo la stradina senza voltarsi nemmeno una volta.
Era molto buio, scorgeva a malapena il sentiero. << Fai attenzione ai lupi,
da queste parti ce ne sono ancora, per non parlare dei boscaioli e degli altri
loschi individui che si aggirano di notte. Mi raccomando non dare
confidenza agli sconosciuti! >> la canzonò.
Se voleva terrorizzarla c‟era riuscito in pieno, ma non gli avrebbe dato
questa soddisfazione, era una donna indipendente, non aveva bisogno di
nessuno, se la sarebbe cavata come aveva sempre fatto, prima di
incontralo. Inciampò su un piccolo dislivello e cadde ferendosi il
ginocchio. Rimase seduta qualche secondo mentre le lacrime le
scendevano lungo le guance. Era così arrabbiata con se stessa per essersi
fatta trascinare in quell‟assurdo viaggio. Appena riprese il controllo sui
suoi nervi si rialzò, drizzò le spalle e proseguì decisa. Sentiva freddo,
camminava nella boscaglia ormai da diverso tempo e non aveva ancora
incontrato neppure un cartello. Stava cominciando a perdersi d‟animo, si
era allontanata molto e non era più sicura di riuscire a ritrovare la baita
neppure volendo. Un gufo bubbolava in lontananza. Ci mancava solo
questo. Adesso cos’altro mi deve capitare. Sudava per la fatica e il vento
freddo glielo gelava addosso facendola tremare. I capelli erano un
groviglio unico. Iniziava a pensare che non ce l‟avrebbe mai fatta da sola,
aveva agito troppo d‟impulso. Poi finalmente in lontananza scorse una
strada asfaltata. Ce l‟aveva fatta il più era passato. Un lampione illuminava
fiocamente la strada principale, lentamente il cielo iniziava a schiarire,
presto sarebbe riuscita a vedere, dove metteva i piedi.
<< Si è persa signorina? >> le chiese un ragazzo con indosso una giacca
della protezione civile. << Non ha idea di quanto sia felice di vederla. Sto
cercando il paese più vicino. Devo prendere un taxi, è urgente. Può essere
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così gentile da aiutarmi? >> << Certo, sempre a disposizione per una bella
ragazza! La strada più breve; dunque, deve proseguire per il sentiero lungo
il bosco, in questo modo costeggerà la strada principale e arriverà
direttamente alla stazione delle corriere. Ce la fa? >> Angela sfoggiò il suo
sorriso migliore. << Certo, sono arrivata fin qui. La ringrazio
infinitamente, mi ha salvata >> << Sia prudente e stia attenta, di notte
girano un sacco di malintenzionati >> si raccomandò il suo salvatore.
Come aveva ragione, aveva appena lasciato un sadico vampiro, una
strega e Dio solo sa che altro. Gli sorrise riconoscente e si avviò lungo la
stradina. Vedere un essere umano l‟aveva rincuorata, stava iniziando a
chiedersi se non avesse avuto un crollo nervoso, se tutto fosse davvero
reale.
Dieci minuti dopo era immersa nella più totale oscurità. Non vedeva più la
strada principale, si doveva essere persa, eppure quel ragazzo le aveva dato
delle indicazioni molto precise, sembrava vicino e facile da trovare.
Si fermò e ruotò su se stessa cercando di orientarsi. Non poteva essere
lontana, era sicura di essere stata attenta e di aver seguito e istruzioni alla
lettera. Non capiva com‟era possibile che si fosse persa.
<< Salve, ci incontriamo di nuovo. Qualcosa non va? >> era il ragazzo di
poco prima. << Che fortuna averla ritrovata, non capisco dove ho
sbagliato. Ho costeggiato la strada come mi aveva detto, ma >> << Lei non
ha sbagliato, anzi, ha seguito le mie indicazioni alla lettera. >> le sorrise
enigmatico e iniziò ad avvicinarsi nella sua direzione. Immediatamente il
suo cervello le mandò il messaggio che forse incontrarlo non era stata né
una fortuna, né tanto meno una coincidenza. Devo stare calma, mi sto
lasciando suggestionare. Ripeté tra sé. Quando le fu vicino e riuscì a
vederlo bene in viso, la paura la paralizzò completamente. Non si era mai
trovata davanti ad un vero vampiro assetato di sangue. Digrignava i denti e
la fissava trepidante. Gli occhi erano allampanati, rossi come il fuoco, la
ragione aveva lasciato la sua mente, il viso era contratto e segnato da
profondi solchi e cicatrici. Come aveva fatto a non notaro prima? Sono
rimasta illesa con Anthony nonostante avessi condiviso la casa con lui e
fossimo stati a stretto contatto e ora sto per farmi uccidere dal primo
venuto, non posso crederci. Prima che potesse pensare ad altro, lui era al
suo fianco e le girava intorno. Le passò un lungo e arcuato dito sulla
guancia e si avvicinò per annusarla meglio. Cercò di urlare, ma il suono le
morì in gola. Si guardò attorno terrorizzata cercando una via di fuga, erano
isolati, si trovava in mezzo al nulla e l‟unica cosa che distingueva bene al
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buio erano i suoi occhi rossi, infuocati, che la fissavano desiderosi.
Nessuno avrebbe sentito le sue grida o sarebbe venuto a salvarla, non
sapeva neppure lei, dove si trovasse. Si ferì il polso mentre cercava di
liberarsi da quella presa d‟acciaio. Il vampiro la lasciò andare e leccò il
sapore del sangue che gli era rimasto sulla mano. Angela approfittando
della situazione iniziò a correre alla cieca più forte che poté. Devo solo
cercare di non cadere e nascondermi. Posso farcela! Cercò di farsi
coraggio. I rami le ferivano il volto, ogni tanto sbatteva contro la corteccia
degli alberi o inciampava su sassi e radici, ma continuava a rialzarsi e
correre, ripeteva a se stessa che se non si fosse fermata ce l‟avrebbe fatta.
Nelle orecchie riecheggiava la sua voce stridula, divertita. << Vuoi
giocare? Ottima idea renderà tutto molto più divertente. Nasconditi bene,
sto venendo a cercarti. Anzi, sai cosa facciamo? Un patto. Ti prometto
solennemente che se riuscirai a non farti trovare ti risparmierò la vita! >>
era esausta, non riusciva più a correre, si nascose dentro un cespuglio,
trattenne il fiato e sperò che non la trovasse. Non sapeva se stava
bleffando, ma restare nascosta, era la sua unica possibilità. Forti braccia la
sollevarono di peso dal suo nascondiglio pochi istanti dopo e la
strattonarono con enfasi, facendole quasi perdere i sensi. << Trovata, il tuo
profumo è così dolce e intenso, mi ha guidato come una scia luminosa. E‟
stato fin troppo facile. >> Com‟era stata ingenua a pensare che non
l‟avrebbe trovata, era un predatore, aveva un buon olfatto e ci vedeva
benissimo al buio a differenza sua. Non aveva mai avuto speranze, aveva
corso e fatto tutta quella fatica inutilmente. Si avvicinò al suo collo con
una luce divertita e sadica negli occhi, sentì il freddo contatto con la sua
pelle, ma fu una sensazione molto diversa da quella che aveva provato
vicino ad Anthony, niente di eccitante o elettrizzante, sapeva che stava per
morire e non aveva neppure la forza per lottare e cercare di opporsi. Lo
guardò con rassegnazione, aveva vinto. Fin dall‟inizio era caduta nella sua
trappola, si era addentrata di più nel bosco, poi aveva esaurito tutte le forze
cercando inutilmente di salvarsi, era finita. Sentì la punta dei canini fare
pressione sulla sua pelle. Chiuse gli occhi. << Fossi in te la lascerei
immediatamente! Quell‟umana mi appartiene. >> Quella voce, stava
perdendo i sensi, sicuramente stava sognando, ma era una sensazione
piacevole andarsene pensando che lui fosse venuto a cercarla. << Non
più! Te la sei lasciato scappare e ora appartiene a me >> Come risposta
ringhiò forte nella direzione del nuovo arrivato; non aveva nessuna
intenzione di rinunciare alla sua preda. Non ottenne l‟effetto sperato. La
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grossa ombra non accennò ad andarsene, al contrario, iniziò lentamente ad
avanzare verso di lui. << Se vuoi, possiamo dividercela, ce n‟è abbastanza
per entrambi >> propose intimorito. << Molto divertente! >> Anthony non
si scompose, non provò neppure ad avvicinarsi per portarla via da
quell‟abbraccio mortale. Rimase a guardarlo divertito. << Tu non hai la
minima idea di chi hai davanti. Non sai chi ti stai mettendo contro. >> il
giovane vampiro ringhiò più forte per proteggere la sua preda. Proprio in
quel momento vide una piccola cicatrice sul collo di Angela a forma di
goccia. << Tu sei… non è possibile.. non può essere. Io non potevo
saperlo, mi, mi dispiace. >> balbettò mentre il terrore s‟impossessava
lentamente di lui. Spinse con forza Angela verso Anthony facendola
cadere a terra inerme. << E‟ troppo tardi, la tua possibilità l‟hai sprecata
prima. Poi che figura ci farei? Mi rovinerei la reputazione, lo sai, il rispetto
prima di tutto. >> Con un balzo affondò i suoi denti nel collo del giovane
immobilizzandolo e con le mani lo fece a pezzi. Di lui non rimase che
polvere. Angela era impietrita, la vista si stava annebbiando, non vedeva
nitidamente tutto, ma riusciva a distinguere bene i suoi movimenti. Non lo
aveva mai visto all‟opera, padrone delle sue azioni, meticoloso, paziente,
gli occhi fissi, il suo viso era una maschera di morte, illuminato solo dai
canini che risplendevano mentre un ghigno terrificante si propagava
nell‟aria. Era la cosa più spaventosa che avesse mai sentito. Le si avvicinò
lentamente. Angela provò a scappare, ma non riuscì neppure ad alzarsi in
piedi. Il suo corpo era esausto, provato dalla fatica e dalla paura, rimase a
terra tremante. Anthony ignorò il suo tentativo e la sollevò con cura
stringendola contro il suo petto. << E‟ tutto a posto ora, non devi più
preoccuparti! Sono qui. >> la sua voce era così dolce e rassicurante e lei si
sentiva così stanca, si addormentò quasi istantaneamente. Pochi minuti
dopo era davanti alla baita e la stava portando dentro. << Cosa le è
successo. Per l‟amore del cielo cosa le hai fatto? >> Kate aggredì
immediatamente Anthony. << Perché deve essere sempre colpa mia? >>
protestò assumendo l‟aria più innocente del mondo. << E‟ una sciocca
umana, va in giro al buio, si addentra nel bosco di notte, c‟era da
aspettarselo che inciampasse e rotolasse lungo una riva! >> << Ma è ferita,
perde sangue, ed è ricoperta di fango e rovi. >> Kate non riusciva neppure
a guardarla ridotta così. Era tutta colpa sua, avrebbe dovuto fermarla,
impedirle di andare, o almeno accompagnarla. << Non avrebbe fatto
differenza, fidati. Non è successo niente, sono solo graffi superficiali, puoi
credermi sulla parola, sai che sono un esperto. Basterà un bagno caldo e
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una buona dormita e tornerà come nuova. Ci penso io se vuoi. >> Kate
rimase colpita da tanta premura verso la sua amica. Lo ringraziò dal cuore,
non sapeva davvero come avrebbe fatto senza di lui, non riusciva neppure
a guardarla. Mirrow rimase a tenerle compagnia e a rassicurarla mentre
Anthony saliva le scale e si dirigeva verso il bagno. Appena furono soli
Angela con un filo di voce, gli chiese perché. << Vuoi sapere perché non
le ho detto cosa è realmente successo? Non ti sembrava sconvolta a
sufficienza? Dovevo anche sottolineare quanto sei stata stupida a farti
quasi ammazzare da un novellino? >> ringhiò infastidito. << No, perché ci
hai messo tanto! >> Anthony sorrise divertito. << Vedo che stai meglio, ne
sono lieto. Preferisci che ti lascio sola o vuoi che rimanga? >> << Se non
mi metto un‟altra volta nei guai, mi piacerebbe restassi, potresti fare il
bagno con me. >> propose. La capacità di dimenticare e scindere gli eventi
degli umani lo lasciavano sempre senza parole. Era appena scappata a una
morte orribile per mano di un suo simile eppure, invece di odiarlo e
temerlo gli chiedeva di starle vicino. << Testa matta, con me non corri gli
stessi pericoli, non sono un animale come lui, in balia dell‟istinto. Sono
secoli che vivo tra gli umani e avrei potuto sterminarvi tutti anni fa, se non
l‟ho fatto, è perché sono in grado di controllare la sete. Se Kate non te
l‟avesse detto, avresti pensato solo che ho un brutto carattere. Tuttavia, è
meglio non sfidare ulteriormente la sorte per stanotte. Ti aiuto a lavarti, ti
rimetto a letto e me ne vado. >> Prese la spugna, la riempì di
bagnoschiuma e con una delicatezza incredibile pulì il fango e il sangue
dalle ferite e le lavò i capelli. Angela sentiva che stava perdendo di nuovo i
sensi, sentiva la sua voce così lontana, voleva dirgli tante cose, ma non
riusciva a parlare, si lasciò cullare dai suoi movimenti aggraziati, era
completamente nelle sue mani. Non si accorse neppure quando la mise
sotto le coperte, sentì solo che l‟acqua aveva lasciato il posto al soffice
materasso.
Kate era salita per vedere come stava, vide Anthony chino su di lei che la
baciava sulla fronte. Rimase sconvolta da quel gesto così inusuale per lui,
specialmente verso un‟umana. << Cosa c‟è tra voi? Voglio la verità! >>
L‟aggredì. Sapeva che si era accorto della sua presenza, tanto valeva
giocare a carte scoperte. Anthony le fece segno di fare silenzio e la seguì
giù per le scale fino al piccolo salotto. Mirrow ha visto il tuo marchio sul
suo collo, e adesso questo. << Ma davvero >> Il suo sguardo assassino si
posò su di lui che divenne ancora più piccolo e iniziò a tremare come una
foglia nascondendosi dietro a Kate. << Non prendertela con lui e non
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cercare di cambiare discorso! >> lo avvertì minacciosa. << Puoi dormire
sonni tranquilli, serve solo affinché quelli come me le stiano lontani. Puoi
vederlo come una sorta di protezione. Tutto qui. >> Le sorrise sfuggente e
misterioso. << Tutto qui? Mi prendi per fessa? Ti ho visto mentre la
baciavi sulla fronte! >> Anthony assunse l‟aria più schifata che riuscì. <<
Hai visto male, stavo solo controllando che non avesse la febbre, o
un‟infezione, non potrei mai neanche lontanamente pensare di baciare
un‟umana. Ti prego di essere seria. >> così dicendo mise fine alla
discussione e sparì nella notte.
<< Pensi che stesse dicendo la verità? >> Mirrow scosse la testa
animatamente << Se il signor Anthony ha detto così, sicuramente è la
verità. Io non metto mai in discussione la sua parola. >> Rispose
balbettando e visibilmente a disagio. << Sei un codardo, dici così solo
perché sei terrorizzato da lui! >> Lo accusò Kate furibonda. << Come non
detto. Vado a dormire anch‟io, ma non finisce qui, riuscirò a capire cosa
mi stanno nascondendo. >> Così dicendo lo lasciò solo e si avviò verso le
scale. Mirrow non sapeva cosa fare, quando era arrabbiata, anche lei
sapeva fare davvero paura, si trovava proprio in una bella situazione.
<< Dov‟è finito Anthony?<< Era qui un minuto fa. >> rispose Angela.
<< Eccolo è seminascosto da quegli alberi. >> << Che cosa fai qua tutto
solo? >> le due ragazze l‟avevano appena raggiunto quando si accorsero
che non era affatto solo. << Scusaci, non ci eravamo accorti che eri in
compagnia. Non ci presenti le tue amiche? >> una giovane ragazza con i
capelli lunghi e crespi, un po‟ trasandata, vestita di scuro, stile dark punk,
con tanto di orecchino al naso e sul sopracciglio, le stava osservando con i
suoi occhi scuri cerchiati da profondi pestoni neri. Al suo fianco una donna
bellissima, di una grazia palpabile, il viso sembrava una porcellana
finissima. Indossava un abito molto leggero di seta azzurra, i capelli erano
una cascata di eleganti boccoli color miele perfettamente pettinati. << Non
è necessario, stavano andando via. Finite di fare colazione, vi raggiungo
subito. >> rispose secco Anthony. << Così è lei l‟erede, finalmente posso
incontrarla. >> la sua voce era dolce, seducente. << Quello che dovevi
dirmi l‟hai detto, ora vattene e non farti più vedere. >> Angela scorreva lo
sguardo prima su lui, poi sulle due donne alla ricerca del minimo indizio
per capire chi fossero e di cosa stessero parlando. << Annabel, voglio che
torni immediatamente a casa! Ubbidisci! >> << Non essere sempre così
aggressivo, ormai tutti ti conoscono, non è necessario sottolineare il tuo
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brutto carattere a ogni occasione. >> lo rimbeccò scherzosamente Kate. <<
Hai paura che mi possa accadere qualcosa? >> sogghignò divertita la
ragazzina. La sua voce era rauca, molto bassa. << Sai di non poterla
proteggere, stai perdendo il tuo tempo! Faresti meglio a tornare con noi, il
legame che ci unisce è forte. Hai promesso ricordi? Non vorrai non
mantenere la tua parola per una mezza strega e una stupida umana. >> <<
Il mio impegno riguarda unicamente Annabel e lo ricordo perfettamente.
In quanto a te direi che siamo pari, per tanto non ti devo nulla. >> << Non
ci conterei. >> così dicendo scomparve accompagnata da una risata
agghiacciante. Ad Angela venne la pelle d‟oca e fu scossa da un brivido
ma Anthony non parve farci caso, era troppo preso dal fissare la giovane
ragazza. << Va bene, hai vinto. Ubbidisco. Ci vediamo a casa, papino. >>
e scomparve a sua volta. << Papino? >> gridarono in coro Kate e Angela.
<< Non ho intenzione di parlarne. >> tagliò secco e scomparve a sua volta.
<< Odio quando fa così! >> brontolò Kate.
<< T tu lo sapevi? H-a una figlia? Pensavo che i vampiri non potessero
averne! >> Angela la stava tempestando di domande a raffica, una dietro
l‟altra. << Ok, adesso basta. Non ne sapevo nulla, sono rimasta sorpresa
almeno quanto te. >> << Non abbiamo tempo di aspettare che si degni di
tornare, dobbiamo organizzarci per partire al più presto. Sei sicura che non
ci sia nulla tra voi? Se non ti conoscessi, penserei che sei gelosa >> la
punzecchiò. << Devo forse ricordarti che non respira? Ed è un pazzo
assassino? O forse sto dimenticando qualcosa? Ah, si, giusto è sposato e ha
una figlia. È un bastardo come tutti gli uomini umani! Come vedi non c‟è
tanta differenza quando siamo alla fine. >> era davvero arrabbiata. Mirrow
le stava aspettando vicino al camino. Kate salì al piano superiore e
prendere i loro effetti e a preparare le valigie. Dovevano cancellare tutte le
loro tracce, nessuno doveva risalire a loro. Angela aveva il broncio e i
fumi, rimaneva seduta sul divano aspettando che le passasse. << Angela,
mia bellissima musa, posso alleviare in qualche modo il suo dolore? Posso
risolvere qualsiasi cosa. >> << Sto benissimo! Non vedo come tu possa
pensare che qualcosa mi turba! >> lo aggredì. << Devo essermi sbagliato,
era solo un‟impressione. Le chiedo scusa. >> si allontanò con la scusa di
aiutare Kate al piano superiore. << Miss Angela è davvero di pessimo
umore. >> esordì a bassa voce appena l‟ebbe raggiunta. << E pensare che è
così bella quando sorride. >> disse sospirando. << Sono d‟accordo. Ma se
posso darti un consiglio, rimani a debita distanza da lei finché non le
passa. >>
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Nella sua mente continuava a risentire quelle parole. Continuava a
chiedersi chi fossero in realtà quelle persone e soprattutto di quale legame
stavano parlando. << Vuoi sapere la verità? Tutta, fino all‟ultima parola?
>> quella voce, era sicura fosse lei, non poteva sbagliare. Non se lo fece
ripetere due volte, si precipitò fuori, non chiuse neppure la porta. Le
ballerine appena acquistate le stringevano i piedi, ma non si fece
scoraggiare. Aumentò il passo seguendo le indicazioni della voce. Non
sapeva esattamente, dove fosse il luogo, ma era sicura che non avrebbe
faticato a trovarla, sarebbe andata lei a cercarla, stava solo aspettando che
si trovasse nel punto giusto.
Camminava ormai da diverso tempo ma nessun segno faceva presumere
che ci fossero altre presenze. Angela si guardava intorno, vi erano solo
alberi e cespugli, nessuna forma di vita animale. Un forte vento si alzò
scuotendo violentemente le cime degli alberi. << Chissà cosa ci troverà in
te di così speciale. >> Angela si girò di scatto in direzione della voce, ma
non vide nessuno. << Non mi spaventi con questi trucchetti. Vieni fuori!
>> gridò al vento con quanta voce aveva in corpo.
Non ottenne alcuna risposta. Scrutò con lo sguardo dietro ogni albero, ogni
cespuglio, ma non vide nessuno, neppure un‟ombra. A un tratto un grosso
ramo sopra la sua testa si spezzò e cadde rovinosamente al suolo a pochi
centimetri da lei. L‟aveva evitato per un soffio, se avesse tardato, anche
solo una frazione di secondo l‟avrebbe colpita in pieno uccidendola. << E‟
tutto qui quello che sai fare? >> la provocò appena ebbe ripreso il
controllo sulla sua voce. << Dovrai impegnarti di più se vuoi che rinunci a
lui! >> ringhiò. La stava sfidando, era nella sua natura essere aggressiva e
lottare per quello a cui teneva. Inoltre così facendo la costringeva a uscire
allo scoperto e mostrare le sue carte. Prima o poi si sarebbe tradita e lei
sarebbe stata pronta. << Sei alquanto ridicola piccola umana! Pensi
davvero di avere qualche possibilità contro di me? >> rise divertita. << Lui
mi appartiene, un antico legame ci unisce, che lui lo voglia ammettere o
meno e presto tornerà da me! Spazzerò via qualsiasi cosa si metterà tra di
noi. >> << Adesso si che ho paura, sono terrorizzata! >> La canzonò
Angela. Fredde dita si strinsero sul suo collo in una presa d‟acciaio. Poteva
sentire il fetore del suo alito, non aveva niente a che vedere col profumo di
Anthony.
<< Così fragile.. Sai cosa si prova a veder morire qualcuno? E‟ eccitante,
mentre li guardi esalare l‟ultimo respiro, una scarica di adrenalina percorre
il tuo corpo e ti senti inarrestabile. Sai, fino all‟ultimo la tua preda ha lo
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sguardo speranzoso, pensa che prima della fine cambierai idea, poi qualche
istante prima dell‟ultimo respiro vedi quello sguardo cambiare, e lasciare il
posto alla paura vera. >> La voce non era più dolce e sensuale come la
prima volta che l‟aveva incontrata, ma stridula e roca. La fissava
intensamente senza sbattere mai le palpebre, i suoi occhi si erano animati
di eccitazione e sadico divertimento.
Angela era decisa a non mollare. Si dimenò con tutta la forza che
possedeva e la colpì con un sasso che aveva nascosto nella borsetta. Riuscì
a procurare un piccolo graffio sulla superficie marmorea della sua guancia.
La sua mano iniziò a pulsare violentemente, doveva essersela rotta. <<
Dovresti avere più cura della tua igiene orale, il tuo alito puzza di marcio.
Non venirmi mai più così vicina. >> << Molto divertente. Quel segno che
hai sul collo, non posso crederci. Ha deciso di riprovarci. >>
<< Lasciala andare immediatamente e allontanati da lei! >> Anthony si era
appena materializzato tra di loro. << Non riesco a credere che sei così
stupida! Che cosa pensavi di fare? Vuoi farti fare a pezzi? >> urlò contro
Angela. << Non mi serve il tuo aiuto, so badare a me stessa! >> << Vuoi
davvero riprovarci? Cos‟ha di speciale questa donna? >> Anthony la
ignorò e continuò a discutere con Angela. Questo suo atteggiamento la
fece imbufalire. Altri rami vicino a lei si spazzarono e per poco non la
travolsero. Anthony la spostò con naturalezza facendoli cadere
rovinosamente a terra e continuò a fare finta che andasse tutto bene. << Io
ho sacrificato tutto per te ed è così che ricambi? >>
<< Se non ti conoscessi, mi avresti quasi convinto. Sei così
melodrammatica, meriteresti l‟oscar. >> la schernì. << povera! Hai
sacrificato la tua inutile vita per l‟immortalità, per la bellezza e la
giovinezza eterna, chi mai non potrebbe biasimarti per questo?! >>
<< E‟ finita, lasciala andare e vattene >> << Me ne vado, ma ti garantisco
che è appena cominciata! >> prima di andarsene sollevò Angela da terra
con una folata di vento e la lasciò cadere. Chiuse gli occhi sperando che lui
la prendesse prima di toccare terra. Si sentì inghiottita da un vortice, come
se fosse risucchiata. Appena l‟effetto cessò si ritrovò seduta sul divano
della baita.
<< cos‟è successo? >> chiese balbettando. Kate nel frattempo le si era
seduta accanto e le teneva la mano. << ti sei smaterializzata, voglio che
rimani qui, a volte può dare problemi di stomaco. >>
Non fece in tempo a terminare la frase che la vide precipitarsi verso il
bagno. << Non posso lasciarvi un attimo sole! Appena mi giro la trovo ad
180
affrontare una sanguinaria vampira in mezzo a un bosco. Posso sapere voi
dov‟eravate? >> << anch‟io avrei una serie di domande per te. >> fece una
pausa aspettando qualche risposta spontanea. << Dove hai detto che era,
scusa? Penso di non aver afferrato bene l‟ultima frase. >> << Lasciate
perdere. >> Angela era appena tornata e si era seduta sul divano. Il suo
viso aveva un aspetto giallastro, malsano.
<< Sei veramente andata da sola nel bosco per scontrarti con una vampira?
Non riesco a crederci, come ti è saltato in mente? >>
<< Non una, con quell‟Eleonor. >> Kate scosse la testa con
disapprovazione. << Perché non vuoi accettare che è pericolosa e che non
potete competere? Anthony te lo ricorda continuamente quanto sei
vulnerabile. Spiegami perché continui a cacciarti in queste situazioni. >>
<< Avrò istinti suicidi, cosa vuoi che ti dica! >> rispose secca. Prima che
scoppiasse una lite tra le due ragazze Anthony intervenne mettendosi in
mezzo. << Avevamo una relazione tanto tempo fa, poi mi sono stancato,
ma lei non lo accetta. Ora è convinta che il vero motivo per cui non voglio
stare con lei sia Angela e questo la espone a un grande pericolo, non
lascerà perdere facilmente, non prima di averla uccisa. >>
<< non ho paura di quel mucchietto di ossa! >> << invece dovresti. Non
sarò sempre lì a difenderti o farti da balia e il mio sigillo con lei non è
efficace. Ad ogni modo la vita è tua e sei libera di farne ciò che preferisci.
>> << di quale sigillo stai parlando? >> chiese Kate mentre guardava in
cagnesco Angela.
<< Il simbolo che ha dietro il collo, è una sorta di protezione contro i
comuni vampiri, ma non è infallibile. Sanno che mi appartiene e ci
penseranno due volte prima di farle del male, però non è detto che non ci
provino ugualmente. Diciamo che è più utile per me per ritrovarvi. >>
Mirrow era appena entrato con un bicchiere di acqua fresca nelle mani. <<
Vedrà che la nausea le passerà in un attimo, le ho aggiunto un po‟ di
limone e la mia miscela speciale di erbe. >> << Grazie, sei molto gentile.
>> A quelle parole arrossì fino alla punta delle orecchie.
Stava albeggiando e nessuno aveva chiuso occhio.
<< Se la signorina Angela è in pericolo, non è prudente rimanere qui,
ormai saprà dove si nasconde. >> balbettò Mirrow. << forse alla signorina
fa piacere di essere sempre al centro dell‟attenzione e di metterci in
difficoltà. >> rispose maligno.
<< Non devi ritirarti nella tua bara? Ormai è giorno, ti raggrinzisci. >> lo
attaccò Angela. Anthony sbuffò irritato. << Ti prendevo in giro, non ho
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nessun problema col sole, tranne per il fatto che non riesco ad
abbronzarmi. >> sogghignò. Come risposta Angela gli lanciò una statuetta
in pietra dal tavolino, colpendolo in piena schiena. Appena la pietra toccò
il suo corpo si ruppe in migliaia di piccoli pezzi. << Posso fidarmi a
lasciarvi qualche ora da soli? O avete in programma altri brillanti di colpi
di testa come quello di poca fa? >> chiese rivolgendo lo sguardo nella
direzione di Angela.
<< Saremo tre angioletti! Nel frattempo prepareremo le valigie, qualcosa
da mangiare per il viaggio e caricheremo l‟auto. >> rispose prontamente.
<< ecco, a proposito dell‟auto signorina, non vi ho detto nulla per non
spaventarvi o farvi preoccupare, ecco >>
<< Eleonor l‟ha fatta a pezzi a mani nude. >> tagliò corto Anthony
guardandola dritto negli occhi. Questa volta Angela abbassò lo sguardo e
non replicò, aveva recepito il messaggio.
<< Tornerò il prima possibile con un‟altra auto. >>
<< A dire il vero ne ho già presa una in prestito. >> disse timidamente una
voce alle loro spalle.
Kate lo guardò sorpresa, Angela invece era entusiasta.
<< Sei davvero un omino piccolo ma pieno di risorse. >> lo adulò. Si
precipitarono fuori per controllare. Un grande SUV blu notte li aspettava
parcheggiato poco distante dalla casa.
<< Per le valigie non dovete preoccuparvi, in questo momento sono nel
bagagliaio. >> esordì Kate molto soddisfatta.
<< Vedo che hai conservato alcuni dei tuoi poteri. >>
<< Già, ma solo quelli inoffensivi e inutili. >> rispose con un‟ombra nello
sguardo. Il vampiro si avvicinò, le cinse le minute spalle e cercò di
rincuorarla. << non devi scoraggiarti, sei in gamba, vedrai che prima di
quanto immagini padroneggerai incantesimi di grande potenza. >> le diede
un buffetto sulla guancia.
<< Dobbiamo andare….. >>
L‟auto procedeva veloce e sicura lungo le strette strade, scavalcava i dossi
e le buche senza alcun problema. Si lasciarono le alte cime montuose alle
spalle lentamente il paesaggio iniziava a cambiare, la vegetazione si faceva
via, via meno fitta, s‟intravedevano anche pascoli.
Mirrow rimaneva incollato al finestrino entusiasta di tutto ciò che vedeva
fuori di esso.
<< Si direbbe che non hai mai visto alberi, laghi,… >> disse Kate ridendo.
182
<< in effetti, è così, fino alla maggiore età sono rimasto ad aiutare la mia
famiglia adottiva in una piccola cascina.
Alla loro morte mi sono trasferito dove vi ho incontrato.
Ho sempre prestato servizi occasionali, mi commissionavano piccoli furti,
pedinamenti, in cambio ottenevo protezione vitto e alloggio. Sai sono
tempi duri, il confine è chiuso e molti hanno bisogno di esportare e
importare prodotti. Io ero perfetto, insospettabile, sufficientemente piccolo
per fare avanti e indietro senza problemi. Contrabbandavo per il più
sangue di drago, linfa di Gnaghi. Cosicché gli abitanti del mondo magico
rimasti intrappolati riuscissero ad avere ugualmente ciò che gli occorreva.
>> rispose fiero. << quindi riesci a oltrepassare facilmente il confine?
Molto interessante, finalmente vedo una buona ragione per non ucciderti.
>> Esordì Anthony.
Mirrow diventò pallido come un lenzuolo, non sapeva se esserne contento,
la consapevolezza che per tutto questo tempo avesse meditato di ucciderlo
non lo faceva stare molto tranquillo.
<< Generalmente lavoro per un bar, c‟è un piccolo passaggio sotto il
bancone. >> << molto bene! Quando saremo pronti, raggiungerai il
confine e ci aspetterai dall‟altra parte. Ci farà comodo sapere che i nostri
nemici non sono lì pronti a farci fuori. >>
Mirrow non stava più nella pelle, finalmente si sarebbe reso utile e avrebbe
avuto un ruolo importante. << sarò le vostre orecchie quando non
riuscirete a sentire, i vostri occhi quando non riuscirete a vedere.. >> << E‟
chiaro, hai reso l‟idea, non farmi rimangiare quello che ho detto poco fa.
>> grugnì Anthony.
Pernottarono in un piccolo bed and breakfast. << Ho degli affari da
sbrigare, vi ho riportato l‟auto qui davanti, domattina partite presto e
guidate fino al limite del bosco. Lasciate l‟auto, camminate per un breve
tratto e sarete vicine ad Alchadia. << Torni a casa dalla tua mogliettina?
>> lo provocò Angela. << Non penso siano affari che vi riguardano. >>
Continuava a non voler dare nessuna spiegazione. Angela era furente
mentre Kate doveva riconoscere che questa storia la stava incuriosendo
parecchio. << Vedrai che riusciremo a estorcergli qualche informazione.
Ora cerca di dormire, domani sarà una lunga giornata.
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1188
L
L’’A
Assssaassssiinnoo
ddii bbaam
mbbiinnii..
La mattina seguente lasciarono la locanda in fretta. Saltarono la colazione,
preferirono uscire prima che la sala si popolasse di persone. << Pensi che
Mirrow se la prenderà? Infondo non l‟abbiamo nemmeno salutato. >> <<
T‟importa realmente la sua reazione? >> chiese incredula Kate. << E‟
merito suo se siamo sopravvissute alla cucina di quella specie di locanda,
penso che un grazie sarebbe doveroso. >> << Se vuoi, possiamo mandargli
un biglietto. >> propose Kate. << Puoi realmente recapitarglielo? >> Era
la prima volta che provava a usare i suoi poteri davanti ad Angela, sperò di
non fare una brutta figura. Angela scrisse un breve messaggio di
ringraziamento su un pezzetto di carta, poi si voltò a guardare Kate
attendendo istruzioni. Ma semplicemente il biglietto scomparve dalle sue
mani. << Come, come hai fatto? >> Era sorpresa, confusa. << Mi sono
concentrata sulla sua stanza e ho materializzato lì il tuo messaggio. Non so
come ci riesco, ma è sufficiente che mi concentri. Però, a essere onesta non
so dirti se ci riuscirei anche con qualcosa di più grande, non ci ho mai
provato. >> << E‟ grandioso, pensavo dovessi recitare complicate formule
magiche, far bollire strani ingredienti in un pentolone, invece, ti basta il
pensiero, wao! >> Kate le rivolse un‟occhiata di disappunto, la stava
paragonando alle streghe dei film e ora era entusiasta per una cosa così
semplice. Continuava a essere arrabbiata con se stessa, per come aveva
perso il controllo, rispetto a quello che avrebbe potuto fare con i suoi
poteri al completo, questo non era che un gioco di prestigio, una cosa
infantile. Angela intuì che qualcosa non andava così lasciò cadere
l‟argomento e si concentrò sulla guida.
Proseguirono a grande velocità fino a quando raggiunsero una strada senza
uscita, da lì in poi avrebbero dovuto proseguire a piedi. Nascosero l‟auto
dietro ai cespugli, si caricarono i pesanti zaini sulla schiena e si avviarono
rimanendo vicino al sentiero.
Camminarono per quasi due giorni senza sosta, la notte Kate guidava
l‟amica nelle fitte tenebre, come fosse giorno. << So che potrà sembrarti
strano, ma quando hanno ucciso mia nonna, ho perso le staffe e mi sono
lasciata sopraffare dalla voglia di vendetta. >> Non riusciva più a tenersi
questo peso dentro, aveva bisogno di raccontarglielo. << Direi niente di
così assurdo, sai, le persone normali cedono spesso a questo tipo di
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sentimenti. Sei sempre gentile e scusi tutti, ma devo ammettere che mi
rassicura sapere che anche tu hai reazioni normali. >> la prese in giro
Angela. << Non capisci, non sono più una ragazza normale, sono una
strega e per quanto tu ti ostini a non crederci ho dei poteri, riesco a fare
cose che nessuno di voi può. Ho assorbito interi libri di magia nera e per
poco non ho aperto un buco nero che avrebbe inghiottito il tuo mondo,
quello che fino a poco tempo fa era anche il mio. Per aver perso le staffe
una volta stavo per distruggere tutto quello per cui sto lottando e le
persone a cui voglio bene. Anthony è riuscito a fermarmi per un soffio.
Penso sia stato il minimo che mi abbia bloccato i poteri. >> Era ancora
terribilmente dispiaciuta per quello che aveva fatto, e fortunatamente non
le avevano detto ciò che era successo ad Anita. Daniel e Anthony per la
prima si erano trovati d‟accordo sul cosa fosse meglio dirle e cosa tacerle.
<< Va bene, hai commesso un errore, e chi non l‟ha mai fatto? Magari il
tuo è stato molto grande, ma ti voglio bene lo stesso. Smettila di pensarci,
l‟unica cosa importante è come sei dentro. Inoltre devo riconoscerlo, è
comodo che qualche potere assorbito sia rimasto parte di te. Riesci a
vedere nel buio più totale come se fosse giorno, non senti il freddo e puoi
diventare invisibile a comando ci tornerà sicuramente utile. >> Angela
stava cercando di consolarla ed elencava tutte le cose positive che erano
scaturite da quella brutta faccenda. Kate non era del tutto convinta ma la
sua amica sembrava sincera, non voleva deluderla, così abbozzò un
sorriso. << Così va meglio. Secondo la cartina ora dove dovremmo
proseguire? >> era allegra, nonostante camminassero già da ore senza
sosta, il suo umore era alto. Ormai non mancava molto, decisero di tenere
duro, si sarebbero riposate una volta giunte a destinazione. Il bosco era
molto fitto e innaturalmente silenzioso. Kate si guardava continuamente
intorno tenendo Angela vicina a sé, pronta a proteggerla qualora fosse
stato necessario. Con suo grande sollievo non successe nulla di strano, la
notte passò senza che nessuno cercasse di aggredirle. Forse colui o coloro
che avevano cercato di entrare nella loro stanza avevano perso le loro
tracce, o magari avevano rinunciato. Poco dopo l‟alba giunsero, ormai
esauste, in prossimità della città di Alchadia.
Il castello si stagliava su tutta la vallata, dove dominava il piccolo
villaggio di contadini le cui case avevano caratteristici tetti di paglia gialla
e i muri costruiti con mattoni e fango. Un grande lago pieno di pesci di
varie forme e colori era al centro dell‟avvallamento, da esso dipendeva
quasi interamente il sostentamento della popolazione. L‟aria era serena,
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non si sentiva il rumore delle auto o del traffico anche perché l‟unico
modo per raggiungerlo era a piedi tramite il bosco. Angela era esausta e
Kate la seguiva a ruota. << Voglio un letto caldo e comodo e una bella
doccia, sono distrutta e i piedi sono pieni di vesciche. >> si lamentò
Angela. << Non dirlo a me. Comunque se può consolarti, siamo arrivate,
quella che vedi è Alchadia, dobbiamo solo raggiungere le abitazioni e
trovare un posto dove riposarci. >> le rispose mentre cercava di riprendere
fiato.
<< Andremo anche a vedere il lago di Alchadia? >> chiese una voce alle
loro spalle. Sorprese si voltarono entrambe istintivamente indietro e si
trovarono davanti Mirrow. << Lo so, avrei dovuto chiedere il permesso
invece di seguirvi, ma morivo dalla voglia di venire con voi. E‟ da quando
sono piccolo che sogno di visitarlo>> le sue parole fecero uno strano
effetto a Kate e Angela. << Certo, giacché siamo qui, non vedo perché
non dovremmo! >>rispose Kate. << Ma prima andremo a cercare un posto
dove poterci rifocillare e riposare, dopodiché andremo a vedere il lago. >>
gli promise con aria seria. Mirrow parve soddisfatto della risposta. << Poi
ci spiegherai perché ci hai seguite, non pensare di cavartela così a buon
mercato. >> l‟apostrofò Kate. Mirrow aveva già messo in conto tutto e non
parve sorpreso nel sentirglielo dire. Le precedette trotterellando e
saltellando per la strada che conduceva alle case. << Così questo luogo
sorge sul confine. >> chiese Angela mentre si guardava curiosamente
intorno. << Incredibile che da una parte e dall‟altre di esso coesistano
mondi così diversi tra loro. >> << Questo luogo è sempre stato neutrale
alle varie dispute che si sono susseguite negli anni tra umani e abitanti del
mondo magico o tra esseri della stessa specie. Gli abitanti qui conducono
una vita serena e molto semplice, non vogliono avere grane. >> rispose
prontamente il loro piccolo amico.
<< “Alce scalpitante” >> Lesse a voce alta Angela. << Potremmo fermarci
qui, almeno da fuori non sembra male. >> propose. I due asserirono, era
una buona idea. Entrarono a dare un‟occhiata. Era molto accogliente,
soprattutto perché era caldo e i loro stomaci molto affamati. Ordinarono
uno stufato di fagioli e della cacciagione in salmì, la loro specialità.
Sempre meglio assecondare le usanze dei posti che si visitano, onde
evitare risentimenti e loro avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile.
186
Portarono i bagagli nelle loro stanze e si avviarono a vedere il lago.
Mirrow non stava più nella pelle, era eccitatissimo e non la smetteva di
parlare.
<< E‟ l‟unico posto al mondo, dove si possono ammirare le rane guaritrici,
inoltre nelle sue acque vivono milioni d‟insetti e piante per lo più
sconosciuti all‟uomo. Il particolare più singolare di questo lago sono le
grosse rane blu, una specie molto rara che gli abitanti proteggono e
preservano con grande cura; infatti, solo il principe dei ranocchi può avere
eredi fecondi in grado di dare altre generazioni e quindi preservare questa
specie così preziosa. Le rane blu sono molto importanti perché dalla loro
saliva azzurra si può ricavare un potente antibiotico in grado di curare le
ferite magiche più gravi. Per gli umani invece è solo una specie di grande
importanza biologica, per questo la proteggono dall‟estinzione. >> << Ok
piccola enciclopedia Treccani, abbiamo capito che questo lago e le specie
che contiene ti esaltano, ora potresti per favore tacere qualche minuto e
lasciarci godere la quiete e il panorama! >> Angela non ne poteva più ed
era esplosa. Mirrow al contrario non se la prese affatto, trotterellò davanti
a loro, il sorriso sempre stampato sul viso e la gioia nel cuore. << Certo
che basta poco per farti contento. >> constatò Kate sorpresa. << Fin da
quando ero solo un bambino, ho sentito storie su questo lago leggendario,
ma non ho mai avuto la possibilità di venirci. >> << E perché adesso si?
>> Kate era molto curiosa, inoltre ancora non sapeva se potevano fidarsi di
lui. << Ecco, non potrei dirvelo, mi occupo di un caso delicato. >> rispose
con fare misterioso. Angela gli si avvicinò e con sguardo dolce. << A noi
puoi dirlo, manterremo il segreto, puoi fidarti. >> Mirrow trovandosela
così vicino divenne rosso come un peperone, le mani iniziarono a sudare e
il sangue non arrivava più in modo continuo e regolare al cervello. <<
Sono in missione per conto del signor Anthony, devo assicurarmi che non
vi cacciate nei guai. >> disse tutto d‟un fiato, poi aggiunse svelto che non
dovevano assolutamente farne parola con lui o sarebbe stato un uomo
morto. Le due donne fecero giuramento solenne e questo fu sufficiente per
tranquillizzarlo.
Il lago si estendeva a vista d‟occhio, era molto vasto, di forma irregolare e
presentava diverse insenature. Uno steccato color ruggine racchiudeva i
suoi argini. Davanti allo steccato si potevano osservare gruppi di persone
di diverse tipologie: vi erano studenti universitari che scrivevano
concentrati sui propri taccuini, turisti che prendevano il sole sull‟erba
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vicino e perfino una sorta di guardia armata che passeggiava su e giù lungo
i confini.
<< E‟ davvero incantevole e senti che pace. >> Angela non riusciva ancora
ad ambientarsi, era un animale da grande città, abituata al rumore
assordante del traffico e non al brusio delle foglie mosse dal vento. Mirrow
e Angela stesero un telo sulla soffice coltre erbosa e si misero seduti con
l‟idea di prendere il sole. Kate preferì fare una passeggiata lungo lo
steccato per ammirare più da vicino le insenature e la vegetazione che
cresceva vicino ai bordi.
<< Pssh. Mi scusi. >> Kate si guardò attorno incuriosita, ma non vide
nessuno.
<< Sono qui sotto. Pss. >> di nuovo quel brusio, una voce maschile la
stava chiamando. Si sporse oltre lo steccato e finalmente lo vide.
Davanti a lei, semi nascosto dalle canne di bambù, un giovane ragazzo la
stava fissando completamente nudo. << Ma. >> Non sapeva cosa dire. <<
La prego non si spaventi, so che il mio aspetto è orribile, ma la prego non
se ne vada, ho bisogno d‟aiuto. >> la pregò con gli occhi tristi e spaventati.
<< Perché è nudo? Prenderà freddo. Come si chiama? >> << Io sono
Baraem, principe delle rane guaritrici. >> Kate continuava a fissarlo
disorientata. << Un certo Karl o qualcosa di simile si è presentato al mio
cospetto e mi ha chiesto di unirmi a lui, avremmo dovuto fornire siero
guaritore solo ai suoi alleati e lui in cambio ci avrebbe garantito
protezione. >> Si rimise seduto su un grosso masso e si prese la testa tra le
mani. << Gli ho spiegato che siamo neutrali, non prendiamo mai parte alle
guerre, ci limitiamo a curare i feriti gravi quando è possibile, tutto qui. E
lui come risposta al mio rifiuto mi ha trasformato in un mostro. Mi guardi,
sono troppo alto, gracile, ho la barba, le mie mani e i miei piedi non sono
palmati, non posso nuotare e con questi nuovi polmoni non riesco a
respirare sott‟acqua. Deve aiutarmi, sono disperato, non voglio essere
umano, voglio tornare esattamente com‟ero prima! La mia gente scappa
appena vede solo la mia ombra, hanno paura di me e non posso spiegare
loro cosa mi è successo perché non parlo più la loro lingua. Se non
convincerà quell‟uomo a rompere l‟incantesimo ci estingueremo in poco
tempo >> Non riusciva a calmarsi, singhiozzava mentre si guardava le
mani e le gambe. << Calmati ora, ti prometto che cercherò di aiutarti.
Innanzitutto devi trovare degli abiti, non puoi stare così, congelerai, per
non parlare dei passanti, li spaventerai a morte, penseranno che sei un
maniaco. >> Si tolse il cappotto e glielo porse con gentilezza. Vedendolo
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impacciato, lo aiutò a indossarlo e lo prese sotto braccio per aiutarlo a
camminare sino da Angela e Mirrow.
Appena la videro arrivare sui loro visi comparve un‟espressione sorpresa
mista a curiosità. << E‟ una lunga storia, per favore Mirrow puoi
acquistare degli abiti per il mio amico? Poi raggiungici nella mia stanza,
così avremo modo di spiegarti. >> Detto questo proseguì con il ragazzo
sotto braccio in direzione della locanda. Angela guardava Mirrow poi Kate
e così via, non riusciva a capire cosa stesse succedendo. << La prego,
raggiunga miss Kate prima che Anthony si accorga che l‟ho lasciata sola.
Vi raggiungerò al più presto. >> Angela moriva dalla curiosità, voleva
sapere chi fosse quel ragazzo avvolto nel cappotto di Kate, non indossava
scarpe, né vestiti, doveva riconoscere che era alquanto bizzarro. Non se lo
fece ripetere due volte e corse a raggiungerla.
Mirrow entrò nella stanza una decina di minuti dopo, tra le braccia aveva
un paio di pantaloni marroni e una camicia scozzese. Angela appena li
vide storse il naso ma Kate la bloccò prima che potesse fare qualsiasi tipo
di apprezzamento.
Finalmente Baraem aveva un aspetto presentabile. << A cosa servono,
sono vissuto finora senza >> protestò mentre cercava goffamente di
reggersi sulle gambe. << Dobbiamo farlo tornare com‟era al più presto,
soprattutto prima che si faccia male seriamente, non serve un esperto per
vedere che è un pericolo per se stesso. >> Angela non aveva dubbi in
proposito.
<< E come dovrei fare? Non ho più i miei poteri e anche se li avessi a
essere sincera non penso che sarei in grado di sciogliere un incantesimo di
questa potenza. >> bofonchiò tra i denti con aria cupa. << Ci sarà pure
qualcuno in grado di farlo, chiediamo aiuto, è la prima regola della
sopravvivenza, l‟unione fa la forza! >> rispose sorridendo. << Le signore
del circolo, sicuramente loro saprebbero cosa fare. >> finalmente una luce
illuminò il suo viso. << Crack >> Anthony era comparso alle loro spalle e
teneva Baraem per il collo in una morsa. << Fermati, lascialo subito! >>
urlarono tutti in coro. Allentò la presa e rimase in attesa di una
spiegazione. << E‟ il principe delle rane guaritrici, Karl l‟ha trasformato in
umano e se non riusciamo a farlo tornare com‟era, si estinguerà tutta la sua
specie e il loro siero curativo scomparirà per sempre. >> spigò Kate. <<
Mi sembra una buona motivazione per non ucciderlo. Scusate, pensavo
fosse una minaccia, ho sentito una presenza in più e sono accorso. >> Si
schiarì la voce imbarazzato. << Questa è una questione che potete risolvere
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da soli, torno ai miei affari. >> Stava per smaterializzarsi quando Kate lo
afferrò per un braccio e gli chiese di rimanere. << Se volete, posso
rimanere, ma questa è una faccenda da streghe, non vi sarò molto d‟aiuto.
>> << Ci sentiremmo più al sicuro se tu rimanessi con noi. >> Disse
dolcemente Angela. Anthony alzò un angolo della bocca divertito e mise
in mostra uno dei suoi canini. Mirrow immediatamente si affiancò il più
possibile a Kate rabbrividendo. << Ancora pensi di essere al sicuro vicino
a me? >> la schernì. << Non ci farai del male, Kate non te lo perdonerebbe
mai. >> lo provocò a testa alta. Kate nel frattempo si era ritirata in un
angolo della stanza e si stava concentrando per comunicare con il Circolo
della Rosa Nera.
<< Scusi, posso sapere lei chi è? Non le hanno insegnato che è buona
educazione presentarsi quando si entra in una stanza? >> Baraem non
aveva assolutamente idea di chi avesse davanti. Anthony lo incenerì
all‟istante. << Ma dove lo avete trovato?! >> ringhiò. << E‟ un nostro
amico, ma ha un pessimo carattere, non ci faccia caso. >> rispose a bassa
voce Angela. Anthony le lanciò un‟occhiataccia, l‟aveva sentita
perfettamente. Come risposta Angela sfoderò il suo miglior sorriso. <<
Non ci sarà sempre Kate a proteggerti, lo sai vero? >> la minacciò. Le era
comparso alle spalle senza che se ne accorgesse. Non poté fare a meno di
rabbrividire, la sua voce era così tagliante e arrogante.
<< Saranno qui nel pomeriggio. E‟ tutto a posto. >> annunciò visibilmente
sollevata. << Siete sicura che riusciranno a curarmi? Potrò finalmente
tornare normale? >> chiese ansioso Baraem. << Speriamo. >> <<
Proporrei di andare a mangiare per ingannare l‟attesa. >> e sorrise in modo
ambiguo ad Angela. << Vuoi smetterla di stuzzicarla! >> lo rimbeccò
Kate. Anthony sorrise e si smaterializzò. << Detesto quando fa così! >>
bofonchiò.
Si sedettero a tavola e ordinarono strigoli alla boscaiola e stufato di porri.
Angela non riusciva proprio ad abituarsi a queste vita e si lamentava
continuamente per il servizio, le condizioni igieniche del luogo e
soprattutto per il menù. Kate si divertiva un mondo a vederla impacciata e
a disagio, era una novità, solitamente era sempre padrona delle situazioni.
Voleva fare tesoro di questi momenti per riproporglieli al momento
opportuno quando sarebbero tornate alla loro vecchia vita. Sempre se fosse
stato possibile. Questo pensiero la rattristò inevitabilmente, non sapere
cosa l‟aspettava la spaventava, non poteva negarlo.
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<< Buon appetito! Spero di non aver interrotto niente d‟importante. >> era
appena comparsa Clara.<< che bello vederla! E‟ arrivata prima delle altre.
Si sieda, mangi con noi. >> La salutò affettuosamente Kate. << Vi
ringrazio, ma ho già pranzato. Dunque è questo bel giovanotto il principe
che vuole tornare ranocchio? >> Angela non riuscì a trattenere un risolino.
<< Scusate, mi dispiace, ma fin da quando ero bambina, ho sempre sentito
raccontare la storia opposta e mi fa strano questa situazione. >> cercò di
giustificarsi con tutte le facce che si erano voltate a guardarla con
disapprovazione. << Meglio andare in un luogo più appartato. >>
sentenziò la strega. Così si alzarono e si ritrovarono nella loro stanza. Solo
Mirrow rimase seduto a finire di mangiare e non solo la sua porzione, ma
anche tutte le altre rimaste sul tavolo.
Clara girò diverse volte intorno a Baraem borbottando formule e
imprecando di tanto in tanto. << E‟ più potente di quello che immaginavo.
>> dichiarò infine. << Non si può fare niente? Rimarrò così per sempre?
>> urlò terrorizzato mentre balzava in piedi troppo velocemente e si
accasciava al suolo con un sonoro rumore. << Stai calmo mio giovane
amico, non ho detto che non si può fare nulla, solo che è più complicato.
Devo portarti con me alla sede centrale e insieme alle mie amiche
troveremo il modo di curarti. Ti prometto che tornerai come prima. >>
Lo prese sotto braccio, salutò tutti i presenti nella stanza e si smaterializzò
portando con sé Baraem. << Sei sicura che possiamo fidarci di lei? >>
chiese all‟improvviso Angela. << Posso solo dirti che mia nonna si fidava
e questo per me è sufficiente. Perché mi chiedi questo? >> << Non lo so, è
solo una sensazione, ma ho come avuto l‟impressione che avesse fretta di
allontanarlo da noi. Probabilmente mi sono sbagliata, non ci pensare.
Torneremo a trovarlo quando tutto questo sarà finito. >> promise a Kate
per non farla preoccupare ulteriormente e magari senza un reale motivo.
<< Raggiungimi qui fuori appena puoi. >> Anthony le stava parlando nella
mente, chissà cosa doveva dirle di così urgente e privato. << Mirrow ti
raggiungerà subito, se nel frattempo vuoi approfittarne per riposare un
poco è il momento buono. >> << Ottima idea, penso che seguirò il tuo
consiglio, meglio approfittarne quando si può! >> Kate raggiunse Anthony
fuori, mentre una strana sensazione non l‟abbandonava, le parole di
Angela le avevano fatto tornare in mente l‟ultima frase che le aveva detto
Adele “Vorrei tanto poter credere che sia lui il responsabile ma Alex non
avrebbe mai potuto rompere la mia barriera e aprire un varco con il mondo
magico, deve essere stato aiutato dall‟interno.” Che si stesse riferendo a
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qualche talpa all‟interno del circolo? << Posso sentire le rotelle in funzione
del tuo cervello fin qui. Non sovraccaricarlo o esploderà. >> la prese in
giro una voce alle sue spalle.
<< E‟ sempre un piacere vederti. >> rispose tagliente. << Dai stavo
scherzando, come siamo suscettibili oggi. C‟è qualcosa che ti preoccupa?
>> Le chiese dolcemente. << E‟ solo una sensazione, niente d‟importante,
non preoccuparti. Di cosa volevi parlarmi? >> Anthony la guardò
perplesso, sapeva che gli stava mentendo e voleva capire perché. <<
Facciamo un giro, è una bella serata. >> Kate lanciò un‟occhiata verso la
finestra chiusa, dove dormiva Angela, come per assicurarsi che fosse tutto
tranquillo. << Starà benissimo, non preoccuparti. Ho lasciato Mirrow a
farle la guardia, di lui possiamo fidarci, è troppo terrorizzato da me anche
solo per pensare di tradirci. >> cercò di tranquillizzarla. Non incontrarono
molte persone per la strada e quelle poche indossavano abiti molto
semplici. << Perché quelle strane corone con i fiori secchi? >> chiese Kate
indicando alcune porte sulle quali erano appese. Era inevitabile notarli. <<
Non sono fiori ma corone di aglio. >> le spiegò ridendo sotto i baffi. <<
Pensano di tenere quelli come me lontani dalle loro case. >> rise di gusto.
<< Sono appena rientrato da un giro di perlustrazione. State attirando
troppo l‟attenzione, non vengono spesso forestieri, è meglio se state più
attenti. >> le suggerì serio. << In effetti, avevano tutti dei vestiti molto
semplici e ci guardavano in modo strano, adesso che mi ci fai pensare. >>
<< Sono soprattutto contadini, di giorno lavorano la terra e accudiscono il
bestiame e la sera si ritirano presto nelle loro case. >> spiegò serio.
<< Dovete spostarvi, non è prudente rimanere troppo tempo nello stesso
posto. Soprattutto dovete lasciare la locanda, stanno iniziando a fare troppe
domande. Ho trovato una piccola abitazione abbandonata poco lontana da
qui, appena sarà buio, vi aiuterò a spostarvi. >> L‟aveva colta di sorpresa,
non sapeva cosa dire così si limitò ad annuire fidandosi della sua parola.
La riaccompagnò nella sua stanza e l‟aiutò a radunare i loro effetti,
dopodiché svegliarono Angela e Mirrow e in silenzio abbandonarono la
stanza. << Ma non è carino, non abbiamo salutato >> Anthony con un
brusco cenno della mano le fece capire che doveva tacere. << Cerchiamo
di rimanere uniti e di passare inosservati, abbiamo sulle nostre tracce molti
gruppi di mercenari, sono degli umani, ma non posso sterminarli tutti
senza dare nell‟occhio. Recepito il messaggio? >> Angela guardò Kate che
ricambiò il suo sguardo con un‟espressione completamente estranea a
quello che stava dicendo. << Caspita, sei un vero segugio, noi non ci
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siamo accorte di nulla, mentre tu sai esattamente in quante persone, ci
stanno seguendo! >> Angela era carica di ammirazione, mentre Kate si
sentiva fuori posto, nonostante avesse dei poteri magici, era
completamente inutile, non poteva far perdere le loro tracce, né difenderli
da eventuali attacchi. Sospirò afflitta.
<< Avevi detto che era vicino! >> lo accusò Kate. << Non avevo
considerato la vostra andatura da pensionato. >> Rispose scocciato. Le
stradine erano tutte ciottolose e in salita, si passava accanto a piccole
casine col tetto appuntito. Meglio fare silenzio o potrebbero sentirci.
Giunsero in prossimità del villaggio dopo circa due ore di cammino
ininterrotto, durante le quali Anthony era rimasta una figura silenziosa e
costante accanto a loro. Se ne stava avvolto nel suo pesante mantello nero
col viso seminascosto sotto il cappello a tesa larga. Si erano fermati solo il
tempo necessario per le soste fisiologiche e per riposare qualche minuto,
durante i quali Anthony aveva vegliato rigorosamente su di loro, non le
aveva mollate un secondo. Probabilmente i vampiri non hanno bisogno di
riposare. Si rispondeva Angela ogni volta che si soffermava ad analizzare
il fatto che fosse l‟unico a non concedersi riposo.
Appena giunsero al villaggio, tirarono un respiro di sollievo. << Siamo
ancora ad Alchadia? >> Chiese Kate ad Anthony. << Non esattamente,
Alchadia è solo il castello e il piccolo feudo entro le sue mura, qui siamo
nel borgo, si chiama Rohmua. >> Solo dopo essersi assicurato che nessuno
li avesse seguiti o si fosse accorto di loro e aver sigillato bene la porta e le
finestre gli permise di accendere una piccola candela e di parlare a voce
bassa. Kate si guardò intorno, vi erano polvere e ragnatele ovunque, nel
lavello vi erano piatti sporchi, ormai incrostati e quel poco di cibo che vi
era rimasto stava andando in putrefazione. Sembrava che fosse stata
abbandonata con fretta. Non è molto ma almeno avremo un tetto sulla testa
e un letto su cui distenderci. << Si può sapere cosa cavolo sta succedendo!
>> brontolò Angela. << La padrona stava iniziando a fare troppe domande
in giro, era pericoloso rimanere, dovete passare inosservate. Domattina
indosserete questi e niente ma. >> tuonò minaccioso fissandola negli occhi
mentre le porgeva degli abiti. Angela era troppo stanca per discutere,
ignorò gli abiti, si girò su un fianco e augurò la buona notte. Avrebbe
pensato l‟indomani a patteggiare, dopo una bella dormita. Kate la seguì di
buon grado, era davvero molto stanca. Mirrow si accoccolò sulla sedia,
lasciò che le due ragazze si sistemassero sull‟unico letto, mentre Anthony
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prese posto fuori, accanto alla porta d‟ingresso e vi si rannicchiò. Era una
notte serena, l‟aria era fresca e profumava di pulito. Non gli dispiaceva
dormire all‟aperto, lo faceva spesso da ragazzo per liberare la mente dai
pensieri assillanti.
Angela gli porse una coperta. << Non so se senti freddo, però nel caso
dovesse servirti >> gli disse cercando di mantenere un tono freddo e
distaccato. << Ti ringrazio, ma penso sarebbe meglio se la usassi tu. >> le
rispose gentile, sfoderando il suo sorriso ammaliatore. << Tanto non
riuscirei a dormire in ogni caso, è come stare per terra, il materasso è
inesistente da queste parti, mi chiedo come facciano. >> brontolò a bassa
voce indicando Kate e Mirrow che dormivano come angioletti. << Puoi
sederti accanto a me se vuoi. Non ho un bel carattere e non sono la persona
migliore del mondo, ma so essere un ottimo ascoltatore se lo desideri. >>
<< E di cosa vorresti che ti parlassi? >> lo aggredì subito andando sulla
difensiva. << Parlami di te, di quello che ti piace fare. Oppure se sei in
vena di confidenze, parlami del tuo passato, li ho notati sai, ho un ottimo
spirito di osservazione >> Angela s‟irrigidì di colpo, strinse le braccia
intorno al petto e rimase a fissarlo impassibile. << Non importa, vieni qua,
fammi compagnia, anch‟io non riesco a dormire. >> << Tu non dormi, sei
morto. >> lo accusò prontamente. Stava lentamente facendo da parte il
muro che aveva eretto pochi secondi prima, era più forte di lei,
punzecchiarlo la divertiva. Senza farselo ripete si sedette accanto a lui e si
lasciò avvolgere dalle sue imponenti braccia. Era una sensazione
piacevole, nonostante il suo corpo non emanasse calore era bello stare
accanto a lui. << Perché ti comporti così? >> sussurrò vicino al suo
orecchio. << Così come? >> assunse un‟aria sorpresa. << Non fare finta di
non capire, sai benissimo a cosa mi riferisco. Altrimenti puoi sempre usare
i tuoi super poteri per scoprirlo. >> Ribatté visibilmente infastidita dal suo
atteggiamento. << Che cosa vuoi sentirti dire? Vuoi sentirmi ammettere a
voce alta che sono attratto da te? Che sono contento di aver ritrovato una
specie di famiglia? O preferisci sentirmi ammettere che sono terrorizzato
dalla possibilità perdervi? Sono sempre stato un solitario, nessuno si
preoccupava di me ed io di loro. Dovevo guardare solo le mie di spalle ed
era molto più facile. Nessun affetto uguale nessun punto debole. >>
Angela non l‟aveva mai visto con quell‟espressione struggente sul volto,
sembrava così umano, anche se sicuramente non era il termine più
appropriato. Lo sentiva vicino, per la prima volta non era più ostile nei
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suoi confronti, aveva addirittura ammesso di tenere a lei. Si avvicinò e
cercò di abbracciarlo, ma sentì il suo corpo irrigidirsi, impedendole
completamente di muoversi. << Non farlo, starti vicino e non attentare alla
tua vita è già abbastanza difficile, per favore, non complicare le cose
ancora di più. >> << Certo. Scusami. Per un attimo l‟avevo dimenticato.
Però c‟è una cosa che non capisco >> << So a cosa ti stai riferendo, ma si
sta facendo tardi e non ho voglia di parlare di quella notte, chiudi gli occhi
e cerca di riposare. >> Decise di ascoltarlo, stava davvero bene tra le sue
braccia e non voleva rovinare tutto. Appoggiò la testa sulla sua spalla e
prima che se ne rendesse conto, si addormentò profondamente. Poco dopo
la sollevò dolcemente e la stese sul letto accanto a Kate.
Rimase a guardarle dormire per tutta la notte, vegliando sul loro sonno.
Anthony li svegliò quasi all‟alba. << E‟ un villaggio di contadini, si
svegliano molto presto, dobbiamo uscire e mescolarci con loro. Bisogna
raggiungere il portale, cercare un modo per passarvi attraverso, ma prima
Kate ed io dobbiamo recarci in un posto. >> Mirrow si offrì volontario per
accompagnare Angela a visitare il paese e controllare se vi fosse una falla
che permettesse di oltrepassarlo senza destare sospetti. Angela dal canto
suo non era molto convinta, ma non voleva certo rimanere sola in quella
specie di capanna. Pensò che un po‟ di shopping le avrebbe sicuramente
risollevato il morale. Presto questa faccenda rimarrà solo un ricordo.
Cercò di farsi coraggio. Anthony non la pensava come loro, era evidente,
se possibile era diventato ancora più assillante e apprensivo. <<
Cambiatevi i vestiti, mettete questi. >> Ordinò mentre lanciava loro degli
indumenti. Colte di sorpresa alzarono gli occhi e lo guardarono in cerca di
una spiegazione. Indossava una lunga e ampia camicia beige con le
maniche a palloncino e un paio di pantaloni di velluto marroni. Nonostante
la moda retrò dovevano riconoscere che era bellissimo, aveva un
portamento aggraziato, seducente. << In questo modo sarete simili agli
abitanti e darete meno nell‟occhio, non si vedono spesso forestieri da
queste parti, specialmente in questo periodo dell‟anno. >> Angela e Kate
indossavano una gonna scura a fiori blu che arrivava fino alle caviglie, una
camicetta bianca e un corpetto nero. << Sembro la mia bisnonna, non
posso uscire conciata così! >> protestò Angela ma Anthony fu
irremovibile.
Seppure fosse vicino alle città e al mondo civilizzato, sembrava di fare un
salto indietro nel tempo di almeno una cinquantina d‟anni. Era un villaggio
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di contadini, le case erano molto semplici, costruite per la maggioranza
con mattoni di fango essiccato al sole e tetti di paglia gialla, ovunque si
respirava un clima di povertà e sofferenza.
<< Muoviamoci! >> ringhiò spazientito dalle loro continue soste per
guardarsi attorno. Mirrow stava in fondo, a una distanza di sicurezza da
Anthony e guardava loro le spalle.
Lo seguirono perfettamente in silenzio mentre albeggiava, lungo le strette
strade. Le persone che incontravano erano tutte vestite di scuro e avevano i
capelli come stoppa, gli abiti sporchi e il viso segnato dal lavoro e dalla
fatica. Quello che le colpì di più però fu che non c‟erano bambini di
nessuna età, sembrava un paese di vecchi. Forse queste condizioni così
difficili non sono l’ideale, però è davvero molto strano che non ce ne sia
nemmeno uno. Mentre era assorta nei suoi pensieri, vide Anthony porgerle
qualcosa, guardò meglio e vide che era fango, voleva che si sporcassero i
vestiti e i capelli in modo da confondersi meglio con gli abitanti. << Non
esiste, io non mi metto quella roba addosso >> brontolò convinta Angela,
ma prima che potesse aggiungere altro, una pioggia di fango puzzolente e
appiccicoso la investì in pieno. << Brutto pezzo >> << Angela per favore,
non attirare l‟attenzione, ti vendicherai più tardi, lascialo stare ti prego >>
La implorò Kate mentre cercava di fermare la sua reazione sul nascere.
Anthony rideva divertito, avrebbe pagato qualsiasi cifra per avere una
telecamera e immortalare così la sua faccia sporca e inviperita.
Fortunatamente erano giunti al momento della separazione, lei e Anthony
si sarebbero diretti verso una grotta, mentre loro avrebbero proseguito per
il centro del paese. << Ricordati che se dovesse succederle qualsiasi cosa
sarai tu a risponderne personalmente! >> lo minacciò con voce cupa.
Mirrow rabbrividì e fece solenne giuramento che l‟avrebbe protetta e
sorvegliata a costo della vita. Kate diede un pugno sulla spalla ad Anthony
rimproverandolo per come terrorizzava il loro piccolo amico. Come
risposta si limitò a sorriderle beffardo.
<< Perché hai voluto fare questa deviazione? >> chiese curiosa mentre si
lasciavano il piccolo paesino alle spalle. << Devo mostrarti un posto, è
importante che tu ne sia al corrente. Sai, nel caso dovesse succedermi
qualcosa. >> << E gli altri? >> << E‟ meglio se rimangono al villaggio,
sono più al sicuro in mezzo alla gente. >> le rispose bruscamente. Si
diressero verso una piccola grotta, ma prima ancora di riuscire a
oltrepassarne la soglia, tutto il paese li aveva accerchiati. Gli uomini erano
armati di forcale e torce e gridavano inferociti. << Assassino! >> << Sei
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venuto a controllare se il tuo lavoro è andato a buon fine? Volevi
assicurarti di non averne dimenticato qualcuno? >> << Non abbiamo più
niente per te, perché non assaggi queste! >> Kate era molto spaventata,
non riusciva a capire il perché di questa reazione. << Di cosa stanno
parlando? >> chiese sottovoce. << Lascia perdere, non c‟è tempo, mi
spiegherai più tardi, dobbiamo smaterializzarci e allontanarci da qui
subito! >> aggiunse in fretta. << No, non possiamo usare i poteri, sarebbe
come consegnarci, siamo troppo vicini al confine col regno magico.
Allontanati, ti lasceranno andare, vedrai, è solo me che cercano. >> <<
Senza di te non vado da nessuna parte! >> rispose caparbia. In
quell‟istante un forcale lo trafisse in piena pancia e una falce per poco non
colpì Kate al braccio mentre cercava di aiutarlo. Anthony estrasse
l‟attrezzo senza problemi e lo gettò a terra con non curanza. << Vattene o
penseranno che sei con me. >> Kate si concentrò e riuscì a creare una
barriera protettiva molto spessa che li isolò dalla folla. << Non so per
quanto potrà reggere, dobbiamo andarcene. Lo implorò mentre cercava di
vedere se fosse ferito. Guardò sotto la veste, ma non vi era neppure
l‟ombra dei buchi del forcale. << Guarisco in fretta, non possono
uccidermi con queste armi, anche se devo ammettere che sono alquanto
fastidiose. La stessa cosa non la possiamo dire di te, la tua caviglia sta
sanguinando e anche il tuo braccio. >> Le rispose seriamente preoccupato
indicando le sue ferite. << Sono solo graffi, non preoccuparti anch‟io
guarisco in fretta. Posso provare a parlargli, vedrai che risolveremo tutto in
modo pacifico. >> Anthony grugnì divertito. << Se bastasse questo …
sono solo dei poveri contadini, fidati di me, lascia stare. >> Prima che
sciogliesse la barriera, la gente aveva cominciato a lanciare oggetti di ogni
forma e tipo. << E‟ una strega, a morte anche lei! >> gridavano in coro. <<
Sì, mettiamola sul rogo, è lì che si merita di stare, insieme all‟assassino di
bambini! >> << Mostro, il mio bambino aveva solo quattro anni quando
me l‟hai strappato dalle braccia, devi pagare per tutto il male che hai fatto,
per la scia di morte e dolore che hai seminato! >> Urlò una donna col viso
coperto da un fazzoletto di pizzo nero. << Perfetto. >> Grugnì Anthony.
<< Stanno dicendo la verità? E‟ vero che hai sterminato tutti i bambini di
questo villaggio? >> Anthony non rispose, si limitò a guardarla serio. Nel
frattempo Angela era comparsa in mezzo alla folla inferocita e lo guardava
disorientata con occhi carichi di rabbia. All‟improvviso Anthony aggredì
Kate mordendola sul collo e facendole perdere i sensi. La barriera
s‟infranse all‟istante e una montagna di sassi e altri oggetti lo colpirono.
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<< Pua, non è una strega, è un‟inutile umana, e ha anche un pessimo
sapore. >> urlò, mentre la lasciava cadere a terra senza tante attenzioni.
Tentò di difendersi ma la folla era molto numerosa, non voleva ferirli per
non farli inferocire ulteriormente, così decise di arrendersi e si consegnò.
Prima si avventarono sul suo corpo trafiggendolo, picchiandolo con rabbia,
poi lo sollevarono e si diressero verso la piazza. Angela assisteva alla
scena impotente, la mente era vuota, non poteva fare nulla e allo stesso
tempo non sapeva se avrebbe voluto farlo. << Kate, tesoro, svegliati,
dimmi che stai bene. >> le sussurrava, mentre le asciugava il sangue. <<
Dobbiamo muoverci, intanto che la loro attenzione è concentrata sul
vampiro, dobbiamo nasconderla, non vorrei si ricordassero della ragazza
morsicata, è meglio se la crederanno morta. >> Consigliò saggiamente
Mirrow mentre cercava di trascinarle verso il loro rifugio. << Tu cosa fai
qui? Pensavo di essere riuscita a seminarti. >> << Ecco, io, io avevo il
compito di sorvegliarla signorina. >> balbettò timidamente. << E‟ ferita,
non possiamo spostarla, ha bisogno di un medico. >> Gridò Angela
preoccupata. << Non abbiamo tempo, dobbiamo allontanarci. >> tagliò
corto mentre se la caricava sulle spalle e barcollando si avviava lungo la
strada. Angela lo seguiva titubante, guardandosi continuamente attorno.
<< Stendila qui, fai piano. >> disse mentre chiudeva a chiave la porta. <<
Perché non risponde? Giuro che se le ha fatto del male lo uccido con le
mie mani! Dobbiamo chiamare un medico. >> urlò. << Non possiamo >>
ribadì secco, mentre le bagnava la fronte con una pezza. << E la smetta di
gridare per l‟amor del cielo! >> Angela si bloccò all‟istante, non aveva
mai sentito Mirrow alzare la voce. << Anthony. >> sibilò. << Si sta
svegliando! >> << Non urlare, sono qui vicina, ti sento. >> sussurrò Kate.
<< Dobbiamo salvarlo. >> << Non scherzare, ti ha quasi uccisa, è un
assassino. Hai sentito quello che stavano dicendo gli abitanti. >> Non
credeva alle sue orecchie, nonostante tutto voleva correre a salvarlo. <<
Non so cosa sia successo e sappiamo che ha un caratteraccio, ma si è
consegnato per salvarmi, volevano bruciarmi sul rogo. >> Angela la
guardò rabbrividendo. << Come si può anche solo pensare di bruciare viva
una persona, è una cosa mostruosa. >> << Ragazze non vorrei disturbarvi,
ma dalla piazza si è alzato un grande fumo nero. Temo abbiano cominciato
la festa. >> Kate si stava per precipitare giù dal letto ma Mirrow la fermò
con la mano impedendole di cadere. La testa le girava vorticosamente. <<
Non possiamo precipitarci così, ci serve un piano. >> Era incredibilmente
lucido e risoluto. Indossarono un foulard in testa e si unirono alla folla. Lo
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spettacolo che si presentò ai loro occhi appena riuscirono a farsi spazio tra
la gente li lasciò senza fiato. Anthony era legato a un palo sopra a una
catasta di legna alla quale avevano appena dato fuoco. Le fiamme si
propagavano con una velocità incredibile, in pochi istanti erano quasi alte
come lui. La folla era in delirio, festeggiavano, cantavano e ballavano
allegri. Kate era impietrita. I suoi vestiti presero fuoco. Angela iniziò a
urlare disperata, ma il rumore di fondo era molto forte e fortunatamente
copriva le sue grida. Le guance erano rigate, stava piangendo, Kate
l‟abbracciò forte mentre singhiozzava. << Ti prego, devi fare qualcosa,
dobbiamo tirarlo fuori da quell‟inferno. >> Anthony prima urlò e si
dimenò, poi dopo qualche minuto sorrise e poco a poco scomparve. <<
Poteva scappare in qualsiasi momento, perché non ha reagito? >> Angela e
Kate non riuscivano a darsi pace. La folla lentamente si stava dissipando,
sui loro volti potevano leggere un‟espressione soddisfatta, compiaciuta,
finalmente avevano avuto la loro vendetta tanto attesa. Angela stava per
scagliarsi contro un gruppo di persone sorridenti che stavano ripercorrendo
e mimando soddisfatta gli ultimi istanti di vita del sadico vampiro. Mirrow
l‟aveva fermata per un soffio. << Vuole finire nello stesso modo? Quanto
crede che impiegherebbero a considerarla una minaccia e a metterla sul
rogo? >> Aveva ragione, dovevano mantenere la calma, ma lo spettacolo
raccapricciante al quale erano state costrette ad assistere le aveva provate,
avevano i nervi a fior di pelle. << PP promettete di rimanere qui, lontane
dai pericoli, mentre cerco di scoprire qualcosa di più? >> chiese
balbettante appena furono rientrate nella piccola casa. << Vuoi la parola di
scout? >> l‟aggredì Kate. Angela annuì col capo. << Tu non sei mai stata
negli scout. >> la rimbeccò. << Era una battuta sarcastica, non ho nessuna
intenzione di restarmene qui. >> << So come ti senti, ma cosa avresti
potuto fare? Saresti stata davvero in grado di fermare tutta quella gente
bramosa di sangue e vendetta? >> Le chiese seria. << Non lo so, se avessi
avuto e usato i miei poteri avrei potuto ucciderli tutti, sarebbe bastato un
piccolo errore, una vibrazione eccessiva. Ma lui poteva uscirne, non
doveva dimostrare niente a nessuno. >> Non riusciva a capacitarsene. << E
se quello che dicono fosse vero? Se davvero avesse sterminato tutte quelle
creature innocenti? Forse il senso di colpa lo stava schiacciando. >> Kate
ci pensò un secondo. << No, lo escludo nel modo più assoluto, non si
sarebbe mai suicidato. Non era nel suo stile e soprattutto non glielo vedo
con i sensi di colpa. >>
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“ Prima di separarci c‟è ancora una cosa che devo mostrarti in quanto sono
l‟unico a conoscerla e se mi dovesse succedere qualcosa, è necessario che
almeno tu ne sia a conoscenza. “ Il tono della sua voce era molto serio,
sicuramente si trattava di una cosa importante. Ripensò alle sue parole e
s‟immobilizzò, non aveva mai considerato che potesse succedergli
qualcosa, lui era forte, immortale, una creatura della notte temuta da tutti.
No, non poteva essere morto. << Non possiamo rimane qui, dobbiamo
muoverci, stanno cercando Kate, vogliono tagliarle la testa e trafiggerle il
cuore prima che si trasformi. Passeranno di casa in casa finché non
l‟avranno trovata. >> Mirrow era entrato come una furia. << Dobbiamo
andare a cercare il portale, non scapperemo, Anthony è morto per noi, per
farci giungere più vicino possibile al confine, non lascerò che il suo gesto
sia stato vano. >> Angela rimase neutrale, non sapeva così fosse meglio
fare, era ancora troppo scossa. << Ci faremo ammazzare tutti se rimarremo
qui. Per favore, ci pensi un momento, è meglio nascondersi. >> Kate fu
irremovibile. << Se ti azzardi ad avvicinarti e cercare di trascinarmi ti
trasformo in un rospo. >> lo minacciò preventivamente con sguardo serio.
<< A proposito di trasformazioni. Non riusciresti a fare un incantesimo?
>> Chiese all‟improvviso la sua amica. << Potrei provarci, ma non sono
sicura funzionerà, però potrebbe valerne la pena. Infondo stanno cercando
il mio corpo, non deve muoversi o parlare. >> Corse a prendere la borsa e
si mise a cercare il manuale d‟incantesimi di trasfigurazione.
Un‟ora dopo la sostituta era pronta. << I capelli sono ancora troppo scuri.
Poi i tuoi sono più corti. >> Osservò prontamente Angela. << E‟ il
massimo che sono riuscita a fare, non essere pignola, sono sicura che
nessuno noterà la differenza. Dove sono i miei vestiti? >> << Kate ha
ragione, una volta vestita vedrai che non noteranno la differenza,
l‟importante è che sia in grado di sanguinare. >> << PPProviamo subito,
ddobbiamo fare i fori dei canini. >> balbettò Mirrow mentre cercava
qualcosa di appuntito che potesse fare al caso loro. In cassetto trovò un
forchettone da carne in parte arrugginito, sperò andasse bene.
Il sangue scendeva lentamente lungo il collo, il colore era quasi reale, ma
molto viscoso. << Direi che è perfetto, il sangue di un morto sarà pure
diverso dal nostro? Secondo me diventa più denso. >> Kate era piuttosto
soddisfatta, finalmente si era resa utile. << Speriamo bene, anche se non
penso ci saranno problemi, queste persone abitano vicino al confine, sono
abituate a situazioni bizzarre, per questo motivo anziché preoccuparsi di
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evolversi, sono rimasti come bloccati. Per loro la priorità è sopravvivere.
>> Ribadì Mirrow. << Non ci avevo pensato, effettivamente a chi importa
di avere un i-pod se poi scappa un drago e rade al suolo un intero villaggio,
o un licantropo ti stermina la famiglia. >> << Molto profonda, grazie
Angela, abbiamo capito il senso. Usciamo da qui, presto. >> esordì Kate.
<< Magari oltre il confine ci fossero solo draghi, vampiri e licantropi.. ci
sono creature terrificanti, non può neppure immaginarle nella fantasia più
estrema. Esistono creature in grado di congelarti il sangue nelle vene solo
con lo sguardo e non in senso metaforico. Il Carnefice è capace di
strapparti la pelle lasciandoti ancora viva, agonizzante, e rimane a
guardarti mentre il sangue fuoriesce da ogni poro del tuo corpo, con un
dolore che ti lascio immaginare. >> << Ok, Mirrow, per favore basta così,
ho già la nausea. Ora sono trepidante di passare il confine, grazie! >> Kate
era alquanto seccata. << Certo che i nostri serial killer sono innocui
agnellini a confronto. >> Angela era terrorizzata, non poteva nemmeno
immaginare una scena tanto cruda senza rabbrividire. Presero una piccola
borsa nella quale misero i loro abiti e oggetti del mondo civilizzato.
Sistemarono la sosia seduta sulla sedia e si allontanarono circospetti dalla
casa, stando attenti a non farsi vedere. Kate si era tagliata e cambiata il
colore dei capelli, erano nero corvino, in questo modo era sicuramente
meno riconoscibile. Rimasero appostati nei pressi della casa per essere
certi che trovassero il corpo. Non dovettero attendere molto, una piccola
folla di uomini, armati di forcale, con il collo contornato di corone d‟aglio
e grosse croci di legno aveva appena circondato la casa e stava buttando
giù la porta. Presero il corpo e lo portarono nella pizza, dove le donne
avevano già preparato la legna per il rogo. Prima le trafissero il cuore con
paletto di legno appuntito, poi le tagliarono la testa, infine, dopo averla
cosparsa di acqua benedetta la misero sulla legna e accesero il fuoco.
Mentre divampa, tutti gli abitanti lanciavano pugni di sale grosso per
purificare il suo spirito. << Per fortuna non si sono accorti della differenza.
Ci pensi che a quest‟ora potevi esserci tu la sopra? >> Angela tremava. <<
Già, ma per fortuna Mirrow l‟aveva previsto e ci ha dato il tempo per
prepararci. Grazie. Ti siamo debitrici. >> Le gote di Mirrow divamparono.
Infondo era sempre un timidone. << Torniamo alla grotta, devo scoprire
cosa voleva mostrarmi di così importante. >> Mirrow provò a farla
ragionare e a desistere, ma Kate fu irremovibile.
Raggiunsero in fretta l‟entrata, ma non riuscirono a oltrepassarla. << C‟è
una barriera molto potente, non sono in grado di neutralizzarla. Forse
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Erriet o Clara potrebbero aiutarci. >> << O forse potrei aiutarvi io. >>
Rimase immobile, non si aspettava certo di sentire la sua voce. Si voltò
lentamente. Era in piedi e la guardava sorridente. Indossava quegli strani
abiti contadini, portava una bandana legata al collo e un ridicolo cappello
di paglia sul capo, ed era estremamente sexy. << Daniel! >> gli corse
incontro e si buttò tra le sue braccia. << Per fortuna sei qui. Anthony >>
non riusciva neppure a dire a voce alta cosa era successo. << Non
preoccuparti piccola, sono qui, adesso potete stare tranquille, ci sono io
con voi. >> << Sa già tutto. >> sbottò inaspettatamente Mirrow, il quale
era l‟unico non contento del nuovo arrivato. << Era in mezzo alla folla
mentre lo bruciavano e non solo, non ha cercato di aiutarlo, ma gridava
assassino al rogo insieme a loro. >> Rispose aspro. << E‟ la verità? Tu eri
con quelle persone? Con quegli esaltati? >> Kate lo guardava con
disgusto, si era sciolta dall‟abbraccio e attendeva una risposta convincente.
<< Non è esatto e comunque non è un segreto che tra noi non correva buon
sangue, se mi passi la battuta. Ero in incognito, non sarei passato certo
inosservato se gridavo di non uccidere quel povero vampiro dai sani
principi morali! >> << Chissà come hai goduto nel vederlo bruciare. Nel
vedere che loro erano riusciti con successo in quello che da sempre era il
tuo intento. >> Angela era furibonda. << Per favore cerchiamo di calmarci.
Non serve a nessuno quest‟atteggiamento. >> << Certo, lo dici perché la
sopra non c‟era il tuo bello! >> << Questo non dovevi dirlo! Sai benissimo
che tengo a entrambi e sai lui cosa rappresentava per me! >> Kate era
ferita profondamente da quelle parole, non si aspettava che proprio Angela
l‟accusasse in quel modo. << Meglio entrare, non è sicuro qui fuori.
Continueremo a discuterne dentro se siete d‟accordo. >> Daniel prese Kate
per mano e recitarono insieme un‟antica formula in una lingua
incomprensibile, come una cantilena. Angela non riusciva a distinguere
neppure una parola. L‟aria si elettrizzò, una scarica percorse l‟ingresso
della grotta e una fitta nebbia grigia nascose l‟entrate. << Fate presto,
siamo solo riusciti ad aprire un varco, ma non abbiamo molto tempo. >>
Daniel rimase indietro chiudendo la fila. Era freddo, l‟ambiente era
angusto, molto stretto, le pareti coperte da grosse lastre di ghiaccio e dal
soffitto, pendevano appuntiti stiletti di ghiaccio. La luce era fioca, la
nebbia continuava a diffondersi su tutto il piano e loro vi camminavano in
mezzo, l‟atmosfera era davvero spettrale. << Con tutta quest‟umidità i
capelli diventeranno come un cespuglio. >> brontolò Angela. Ma nessuno
le rispose, avevano fatto l‟abitudine a queste sue piazzate, solo Anthony si
202
divertiva a stuzzicarla, ma ormai non c‟era più. Una fitta le strinse lo
stomaco, non riusciva a crederci, anche l‟ultimo membro della sua
famiglia se n‟era andato, lasciandola completamente sola. << Cerchiamo
di rimanere vicini, e di stare all‟erta, non sappiamo cosa ci sia qui dentro.
>> Daniel teneva Kate per mano, e Mirrow provò a fare lo stesso con
Angela, ma il risultato fu ben diverso, si trovò con cinque dita stampate
sulla sua guancia. Non tentò altri approcci, se ne rimase al suo posto.
Mentre procedevano, la temperatura aumentava lentamente, e un sottile
stato di acqua aveva occupato il posto della fitta nebbia e del ghiaccio
permettendogli di vedere dove mettevano i piedi, ma dovevano stare
attenti a non scivolare. Finalmente riuscirono a intravedere il fondo della
grotta, una luce li attendeva poco lontana. Sembrava fioca, ma appena
varcarono la soglia, gli occhi furono colpiti da una luce accecante, per
alcuni istanti non riuscirono a vedere nulla. << Dammi un pizzicotto, non
può essere reale. Sicuri che la nebbia non fosse tossica? >> chiese Kate
esterrefatta. << Non siete autorizzati a entrare. >> Un omino dai capelli
rossi, molto minuto, poco più alto di Mirrow si era messo davanti a loro
impedendogli di proseguire. << Senti piccoletto, abbiamo fretta, non
vogliamo farti del male, fatti da parte. >> Lo minacciò Daniel. Il piccoletto
si spostò un poco, il necessario per lasciar passare un grosso minotauro. <<
Forse non avete sentito bene, da qui non passa nessuno senza
autorizzazione. >> Ringhiò con voce roca il grosso animale. Minos era
almeno due metri e mezzo, enorme, con le zanne appuntite e l‟aria
piuttosto arrabbiata. Daniel estrasse il bastone da sotto la veste, pronto a
combattere. La grossa bestia grugnì divertita. Gli voltò le spalle e fece per
andarsene. Daniel corse nella sua direzione e cercò di colpirlo, ma non
appena ebbe oltrepassato col piede il confine, fu sbalzato indietro con
violenza. << Ben ti sta! >> esordì Angela tra i denti sorridendo soddisfatta.
Kate provò allora con le maniere gentili. << Mi scusi, sarei dovuta venire
questa mattina con una persona, doveva mostrarmi qualcosa. Sono qui per
questo. >> << E come mai alla fine non siete venuta accompagnata miss?
>> l‟ometto la guardava con sospetto. << E‟ morto. >> La sua espressione
mutò, non era un‟eventualità che aveva considerato. << Posso sapere chi
voleva portarla qui? >> Kate indugiò un momento, non sapeva se doveva
fidarsi. << Si chiamava Anthony. >> << Siete amica del Sanguinario.
Questo cambia tutto. Prego, entrate e vogliate scusarmi per prima, ma sa
abbiamo un regolamento molto rigido. >> Era bastato fare il suo nome per
ottenere un pass speciale. Lo seguirono titubati, chiedendosi cosa li
203
aspettava. << Vi farò da guida, sarete miei ospiti. Se c‟è qualcosa che
dovesse servirvi, vi prego, non indugiate a chiedere. >> Aggiunse l‟omino.
Si ritrovarono immersi in una vegetazione rigogliosa, verde, ovunque vi
erano fiori e giochi e bambini. Erano entrati in un parco giochi gigante,
ovunque guardassero era pieno di bambini che giocavano allegri e
spensierati. In un angolo, vicino a una casina di legno videro un uomo che
somigliava in modo incredibile ad Anthony. Angela si bloccò, non sapeva
cosa fare, istintivamente si sarebbe lanciata ad abbracciare quello
sconosciuto con la speranza che fosse lui, ma il suo lato razionale cercò di
farla ragionare. Rimasero immobili mentre l‟uomo si avvicinava. Non
dovette attendere molto per capire chi fosse costui. << Scusate per prima
sono stato trattenuto dalla folla e per non mettervi in pericolo ho dovuto
precedervi qui e lasciarvi credere che fossi realmente morto. A proposito,
congratulazioni per essere riusciti a eludere la sorveglianza! >> La sua
espressione era compiaciuta e serena.
Angela gli corse incontro e lo colpì con un sonoro schiaffone. Tutti
rimasero stupefatti. Anthony rimase immobile e lasciò che si sfogasse.
Prima lo colpì con ripetuti pugni sul petto, poi a un tratto lo abbracciò
forte. Anthony la sollevò dolcemente lasciando che continuasse a colpirlo
e si mise in disparte.
<< So che non dovrei dirtelo, ma quando ti ho visto ardere in quella
piazza, mi sono sentita morire. Non potevo fare nulla per salvarti, è stato il
momento più brutto della mia vita. Credevo di averti perduto per sempre.
>> Parlava velocissima, non prendeva quasi aria tra una parola e l‟altra.
<< Sh. Non dire altro, sentivo le tue parole, ma non potevo fare nulla,
dovevano credermi morto o avrebbero continuato a darmi la caccia
all‟infinito e vi avrei esposto a troppi pericoli. >> rispose dispiaciuto.
<< Ti ho visto bruciare, ho sentito le tue grida, è stato terribile! >> << Non
possono uccidermi, ricordi, sono nato così e uccidermi è praticamente
impossibile. Ora fammi un sorriso, è tutto a posto! >> Angela non
accennava a staccarsi dal suo collo, lo teneva stretto in un abbraccio a
tenaglia, aveva il terrore che se lo avesse lasciato andare sarebbe
scomparso di nuovo. << Piccola, ora puoi stare tranquilla, sono qui, te l‟ho
detto, non è così facile liberarsi di me. >> L‟allontanò dolcemente e si
mise a sedere su un grosso masso vicino al laghetto. La prese sulle
ginocchia e la guardò con un atteggiamento molto serio. << Non so cosa
stai per dirmi, ma la tua espressione non mi piace. Ti avverto che non
accetterò brutte notizie. >> Angela era di nuovo sulla difensiva. << So che
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ti sent >> Non lo fece continuare, si alzò di scatto; iniziò a gesticolare e
inveire. << Non azzardarti a fare lo psicologo con me, so benissimo come
mi sento, ed è tutta colpa tua. >> fece una pausa mentre camminava avanti
e indietro nervosa e armeggiava con i capelli, cercando di dar loro un
aspetto presentabile. << Tu hai saputo abbattere il muro che mi ero
costruita. Tu mi hai fatto scoprire cosa significa amare davvero, senza
riserve, incondizionatamente. E adesso vuoi mandare in mille pezzi il mio
cuore. Se pensi che te lo permetterò sei un illuso! >> Anthony si era
avvicinato cingendole dolcemente le spalle. << Sapevi fin dall‟inizio che
questa storia non sarebbe stata possibile. Viviamo in due mondi
completamente diversi, la tua vita accanto a me è continuamente in
pericolo e anche se volessimo ignorare tutto questo come spiegheresti ai
tuoi amici e famigliari il fatto che non invecchio, che non avremo
bambini... cerca di essere razionale, nel profondo sai che ho ragione. >> La
sua voce era molto dolce, calda e tremendamente forviante. Angela era
disorientata, troppe emozioni si stavano susseguendo dentro di lei, non
sapeva più cosa pensare, il suo cuore e la sua testa stavano combattendo
una battaglia senza esclusioni di colpi. I suoi occhi si velarono e calde
lacrime iniziarono a scendere lungo le guance rosee per l‟agitazione. << Io
ti amo. >> farfugliò tra i denti. Si era ripromessa che mai quelle parole
sarebbero uscite dalle sue labbra, ma questa volta era stato così spontaneo,
naturale. >> Per alcuni istanti non seppe cosa dirle. << Non pensavo
avresti mai avuto il coraggio di dirmelo. >> Anthony era spiazzato. <<
Non m‟importa se non avremo bambini, se devo essere sincera, non penso
di essere adatta e non mi piacciono particolarmente. Per la famiglia, non
devi preoccuparti, non ho più nessuno e riguardo al lavoro potremo
spostarci, cambiare città, le persone penseranno a quanto sono fortunata a
stare con bel ragazzo, così giovane, e quando ti sarai stancato di me, mi
lascerai, ma solo allora, ti prego non farlo adesso, so che anche tu provi
qualcosa, dannazione, perché non lo ammetti! >> << Stai di nuovo
inveendo, non si addice a una signora per bene. >> la punzecchiò
scherzoso. Angela come risposta gli sferrò un calcio in uno stinco e si
voltò per andarsene. << Dovevano bruciarti meglio! >> gridò furente. La
prese per il polso e la strinse forte a sé, guidò la sua mano fino a quasi il
centro del suo petto. << Senti, non si muove nulla, io sono già morto, non
puoi far finta che non ci siano problemi. Adesso non vuoi una famiglia, ma
in futuro? Questi sono gli anni migliori della tua vita, non puoi permetterti
di sprecarli. E non puoi sperare che ti trasformi, te lo dico fin da ora, non
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accadrà mai. >> La sua espressione s‟indurì, ecco a cosa mirava, era così
lampante, avrebbe risolto il problema che affligge il genere umano, la
paura di invecchiare e morire, sarebbe rimasta giovane e bellissima per
l’eternità, come aveva fatto a non capirlo prima. Angela non credeva alle
sue orecchie. << Pensi davvero che vorrei essere trasformata in un mostro,
che vorrei succhiare il sangue alla gente per sopravvivere? Rinunciare ad
abbronzarmi al mare? E tutto solo per rimanere bella più a lungo? Sei
proprio un‟idiota! La chirurgia estetica ha fatto passi che nemmeno
immagini, posso ottenere gli stessi risultati e senza effetti collaterali. >>
Così dicendo girò sui tacchi e raggiunse Kate e Mirrow. Anthony in un
batter d‟occhio era di nuovo accanto a lei. << Dobbiamo finire di parlare.
>> Dal tono sembrava più un ordine, quasi una minaccia. Mirrow era
impallidito solo per la sua comparsa accanto a loro, ma Angela non parve
intimorirsi. << Non abbiamo più niente da dirci. >> doveva riconoscere
che a testardaggine non conosceva rivali. Kate decise di intervenire prima
che la cosa degenerasse. << Forse è il caso che vi sbolliate. Non so cosa
sia successo, ma in questo momento abbiamo un problema più grande da
risolvere. Anche se devo ammettere che da come state litigando sembrate
una coppia d‟innamorati, se non vi conoscessi, ci crederei perfino io. >>
Attorno a lei il silenzio più assoluto, nessuno dei due aveva commentato la
sua frase. Il sorriso sul suo viso scomparve all‟istante. << Non voglio
sapere cosa c‟è fra voi, ma non esiste. Lei è umana, non, assolutamente voi
non. E‟ la mia migliore amica, tu non puoi, no, è assurdo >> era confusa e
disorientata, non poteva neppure pensare a una cosa del genere.
<< Vogliamo parlare di te? >> grugnì Anthony. << Comunque non
preoccuparti, è tutto risolto. Anzi, direi che non devi proprio angosciarti
perché tra noi non ci sarà mai niente. >> tagliò corto Angela.
Si fermò vicino ad Aron, un centauro messo a guardia del parco. Aveva
lunghi capelli biondi, spalle larghe e fisico scolpito. Trotterellava avanti e
indietro tenendo d‟occhio i bambini. Angela si avvicinò e si mise a
conversare e flirtare con lui. Kate rimase immobile a fissare prima uno e
poi l‟altro, in attesa di una reazione; temeva un suo colpo di testa, invece
Anthony fece finta di non vederla e si allontanò. << Si può sapere cosa sta
succedendo? >> nel frattempo Daniel l‟aveva raggiunta e ovviamente si
era accorto della situazione. << Pare che tra Anthony e Angela ci fosse o
ci sia qualcosa. Tu lo sapevi? >> Scrutò attentamente nei suoi occhi per
carpire qualsiasi tentennamento, o tentativo di menzogna. << A dire il vero
sospettavo qualcosa, ma hanno sempre negato, per cui era difficile saperlo
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con certezza. >> Rispose tranquillo. << E adesso cosa facciamo? >> chiese
visibilmente preoccupata. << Semplice, poniamo rimedio finendo il lavoro
che gli abitanti non sono riusciti a fare. >> rispose sorridendo. << Non
dirlo nemmeno per scherzo, lui fa parte della mia famiglia, è tutto ciò che
mi rimane. >> Immediatamente si rese conto di aver detto troppo e di
essere scattata in modo sospetto. << Che cosa vorresti dire? >> Disse
alzando leggermente il tono della voce. << Che lo considero come un
fratello maggiore, quello che non ho mai avuto. In questi mesi si è preso
cura di me, mi ha insegnato tante cose, mi sono affezionata a lui. Per tanto
ti prego, smettila di dire certe cose in mia presenza! >> << Il fatto che non
abbia ucciso questi bambini, non fa differenza, ne avrà uccisi altri, per me
rimane sempre e comunque un assassino e non avrà mai la mia stima! >>
Rispose severo. << Meglio così, ti preferisco come nemico che come
amico premuroso. >> Una voce roca e sepolcrale aveva risposto dalle loro
spalle. << Ora origli anche le conversazioni private? >> Ringhiò Daniel
parecchio indispettito. << Non è carino parlare male alle spalle delle
persone assenti, perché non mi dici in faccia quello che pensi e chiudiamo
questa faccenda una volta per tutte? >> Anthony lo fissava indeciso, l‟idea
di attaccarsi con lui lo stuzzicava. << Sei solo un‟animale, un assassino,
devi rimanere lontano da Angela, non potrà mai stare con uno come te! >>
Urlò Daniel. Anthony rise di gusto. << Io conosco bene i miei limiti,
possiamo dire lo stesso di te? Vogliamo dire a Kate la vera ragione per la
quale non potete stare insieme? Glielo dici tu o vuoi che sia io a spiegarle
chi sei veramente? >> Lo provocò. Senza pensarci due volte Daniel si
scagliò su di lui e iniziarono a scontrarsi, si colpivano con inaudita forza,
una persona normale a questo punto sarebbe stata ridotta in briciole. Il
suono dell‟impatto tra i loro corpi era inquietante e terribile. Sembrava di
stare assistendo a uno scontra tra due animali feroci, si sentiva ringhiare,
urlare, altre volte producevano un suono come due grossi massi che
sbattono l‟uno contro l‟altro. << Basta così. Risolvete le vostre divergenze
altrove. >> Il grosso minotauro per fortuna era comparso alle loro spalle,
richiamato dalla lotta e stava ponendo fine allo scontro.
Daniel si alzò di scatto, si asciugò il sangue che scendeva dal labbro e dal
sopracciglio e si allontanò zoppicando. Anthony era illeso, non aveva
neppure un graffio, come se non avesse appena lottato con lui. Si sistemò
la camicia scrollandosi la polvere di dosso. << Cosa ti è saltato in mente?
>> lo aggredì Kate. << Forse non stavi guardando, ma è stato lui a
colpirmi per primo! Io stavo solo parlando! >> si difese con aria innocente.
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<< Lasciamo stare. Sono troppo contenta di vedere che sei ancora vivo per
litigare con te, rimandiamo a più tardi! >> Anthony sorrise e l‟abbracciò
affettuosamente mentre le scompigliava i capelli. << Nuovo look? Molto
dark, mi piace e trovo che ti dona! >> << E‟ una lunga storia, comunque
grazie per il complimento. Dimmi dove ci troviamo? Che posto è questo?
>> Chiese curiosa mentre si guardava attorno. << E‟ una piega nel tempo.
Karl mi aveva ordinato da parte di Victor di farli sparire tutti. Anche se
sembra strano, ho una mia etica, non potevo ucciderli senza una
motivazione, così l‟ho preso alla lettera e li ho fatti sparire, mentre a lui ho
raccontato di averli uccisi. Fino a quando rimarranno qui, saranno al
sicuro, il tempo è bloccato, rimarranno bambini per sempre o almeno fino
a quando le cose fuori non cambieranno. >> << Ma quei poveri genitori li
credono tutti morti. >> obiettò Kate. << Hai ragione, ma se non avessi
agito in questo modo, ora lo sarebbero realmente. >> << Non posso
credere che Victor ti abbia ordinato di ucciderli pur di eliminarmi. >> sul
viso aveva un‟espressione disgustata. << Non so dirti se sia stato Karl a
interpretarlo così, o Victor in persona a dirlo, non mi sono mai soffermato
a chiedere chiarimenti per non insospettirli. Ad ogni modo, come puoi
vedere, stanno tutti bene e sono felici. >>
<< Minos, puoi venire un momento qui? >> Il terreno tremava mentre si
avvicinava e il rumore degli zoccoli rimbombava nell‟aria. Il suo manto
era di un bianco accecante, ma la sua stazza, le corna appuntite, le zanne
nella sua bocca e l‟espressione feroce la intimorivano parecchio. Si spostò
più vicino ad Anthony. << Cosa sai del portale ad Alchadia? È aperto, è
sicuro? >> chiese completamente a proprio agio. << Niente da fare, è stato
distrutto mesi or sono. >> La sua voce era profonda, feroce, quasi un
ringhio. Anthony fece un cenno sconsolato con la testa. << Capisco,
stiamo perdendo tempo. Appena ci saremo allontanati tieni d‟occhio la
situazione e aumenta la protezione intorno alla grotta. Celate anche
l‟ingresso. >> Ordinò prima di salutarlo.
<< Che cosa facciamo adesso? >> Chiese Kate preoccupata e
demoralizzata.
<< Non preoccuparti, ci sono altri ingressi, li proveremo tutti se sarà
necessario. >>
208
1199
SSeeppaarraazziioonnee..
La compagnia aveva da poco lasciato le fredde campagne della periferia di
Rohmua e si stava inoltrando nella brughiera. L‟aria profumava di pulito,
intorno solo silenzio, non si sentiva il rombo delle automobili o il suono
dei clacson ma solo il dolce soffio del vento sui capelli e lo scricchiolio
delle foglie sotto i loro piedi. Angela era ancora furente per le accuse che
le aveva rivolto e si aspettava delle scuse che probabilmente non sarebbero
mai giunte. Anthony, infatti, non aveva nessuna intenzione di rimangiarsi
la parola, aveva finalmente capito il suo gioco e non si sarebbe certo
lasciato raggirare da lei. Mirrow rimaneva a debita distanza da Daniel, non
era ancora riuscito perdonarlo per il suo comportamento. Ogni tanto si
distraeva guardandosi intorno e non si accorgeva che la compagnia stava
proseguendo. Solo Anthony faceva caso che nessuno fosse lasciato
indietro e anche se con maniere poco gentili lo richiamava affinché li
raggiungesse. Gli alberi divennero via, via più fitti e l‟aria più fresca,
ovunque si sentiva odore di sottobosco umido e il profumo di muschio
selvatico. La luce filtrava attraverso le verdi foglie degli alberi dando un
aspetto romantico alla scena. Daniel si avvicinò e la prese teneramente per
mano. Kate lo seguiva lungo il sentiero in silenzio, perfettamente a suo
agio, si fidava di lui, non sapeva darsi una spiegazione razionale,
semplicemente le trasmetteva sicurezza. Quanto l‟era mancato quel
contatto, voleva domandargli dove fosse stato e fargli mille domande ma
ora che la teneva per mano, non sentiva la necessità di chiedergli nulla,
l‟unica cosa importante era che fossero insieme. Non voleva rovinare
questo momento con le parole sbagliate così lo guardò e sorrise. <<
Toglila immediatamente prima che te la stacchi dal corpo! >> ringhiò
Anthony alle loro spalle. Kate si girò di scatto per ribattere, ma Daniel le
fece cenno di lasciar stare, non valeva la pena di continuare questa guerra
con lui. Si allontanò di qualche passo e si concentrò sulla direzione da
prendere. Kate lo fulminò con lo sguardo, lo odiava quando s‟intrometteva
tra loro.
Daniel si bloccò di colpo e lo stessero fecero gli altri. << Tra poco
scenderà la sera, non sappiamo che tipo di creature popolino questo posto.
Non è prudente rimanere qui. >> << Una creatura viscida ce l‟abbiamo
già. Quindi siamo già esposti al pericolo, non trovi? >> Daniel ignorò la
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provocazione e decise tornare sulla strada principale, avrebbero avuto una
visuale più ampia.
Il soffice tappeto di foglie aveva lasciato il posto a una strada polverosa e
piena di ghiaia. I sassolini appuntiti si conficcavano sotto la pianta dal
piede rendendo disagiato il cammino, solo Anthony pareva non accusare
problemi a camminarvi sopra. Il crepuscolo era ormai prossimo, non vi
erano lampioni, l‟unica fonte luminosa che permetteva loro di vedere dove
stavano mettendo i piedi era il pallido sole che stava lentamente calando.
<< Speriamo sia una notte serena, le stelle potrebbero fare un po‟ di luce.
>> Kate stava pensando a voce alta. Anthony preferì non contraddirla.
<< Basta, sono ore che camminiamo, ho le vesciche ai piedi, questi
mocassini sono nuovi, firmati, non sono adatti per questo terreno. >>
Angela si stava lamentando delle scarpe e non voleva più proseguire.
<< Sei un peso, l‟avevo detto che i mortali vanno lasciati indietro, saresti
dovuta rimanere ad Alchadia con i tuoi simili. >> l‟apostrofò Anthony. <<
Sempre gentile! Grazie! Allora se per voi sono così un peso, lasciatemi
pure qui. >> Si sedette su un masso ai bordi della strada in attesa di un
passaggio per tornare indietro. Angela era una ragazza molto permalosa ed
era evidente che non aveva ben appreso la pericolosità della situazione. Da
molto razionale e pratica qual era, probabilmente, pensava la stessero
prendendo in giro, doveva aver già rimosso l‟incontro col giovane vampiro
o forse si era convinta che certe cose non esistessero. Quanto si sbagliava e
presto se ne sarebbe resa conto con i suoi occhi.
<< Cerca di ragionare, è pericoloso rimanere qui da sola. Poi chissà se e
quando passerà qualcuno. Arriviamo almeno fino alla prossima cittadina.
>> Kate non le avrebbe mai permesso di rimanere lì da sola, a costo di
prenderla sulle spalle sarebbero giunte insieme al primo posto abitato.
<< Non abbiamo tutta la giornata per convincerla, volevo accompagnarvi
in un posto sicuro e andare anche a mangiare, perciò, vediamo di
muoverci, o approfitterò dei presenti. >> Guardò minacciosamente Angela
e fece stridere i denti in modo sinistro. << Forse è meglio se vi chiarite!
Non vi si sta vicino, soprattutto tu, sei intrattabile. >> Kate era stanca di
questo clima pesante e voleva riavere l‟Anthony dolce e gentile, il suo
comportamento era irritante e non lo sopportava. Angela come risposta
voltò loro le spalle e ribadì caparbia che non aveva nessuna intenzione di
proseguire con loro, né tanto meno di rivolgere ancora la parola a quel
villano. Era piuttosto evidente a chi fosse riferito, ma stranamente Anthony
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lasciò cadere la provocazione, i suoi sensi e la sua attenzione erano
totalmente concentrati su altro.
Sentirono come un rantolo provenire alle loro spalle, si voltarono per
capire cosa fosse. Il viso di Anthony si era illuminato e scrutava con
attenzione un punto in lontananza. << Sento profumo di sangue fresco,
umano. >> Dopo alcuni minuti scorsero una figura scura che camminava
in modo scoordinato nella loro direzione. Daniel si mise davanti pronto a
proteggerle. Estrasse con titubanza il suo bastone da sotto il mantello. Kate
l‟osservò incuriosita, non glielo aveva mai visto prima d‟ora. In legno
chiaro, quasi bianco, molto sottile, l‟impugnatura finemente intarsiata e
rifinita, per tutta la sua lunghezza si alternavano simboli e scritte in una
strana lingua, infine terminava con una punta di acciaio. Strano che si
fossero dati tanto disturbo per lavorarlo e non avessero curato la scelta
del materiale con altrettanta attenzione. Era perplessa, non aveva mai
visto un‟arma simile. Anthony lo guardò con fervido interesse. << Non sai
cosa sia, vero? E soprattutto non sai usarlo... ah ah davvero divertente! Ad
ogni modo puoi metterlo via paladino, non ti servirà. >> Non perdeva mai
occasione per deriderlo e punzecchiarlo. Gli era stato donato da Adele, con
la premessa di non lasciarsi ingannare dal suo aspetto, “non sempre le cose
sono come appaiono”, ricordava ancora perfettamente le sue parole e il suo
sguardo enigmatico. Non aveva aggiunto altro e nessun tentativo di
convincerla era andato a buon fine, continuava a chiedersi cosa avesse di
speciale, anche se aveva tutta l‟intenzione di scoprirlo. Quando fu
abbastanza vicino, riuscirono a distinguere un uomo, sui trent‟anni che
correva loro incontro, se così si poteva dire, aveva un solo calzare ai piedi,
claudicava e si muoveva in modo scoordinato. I suoi indumenti erano
intrisi di sangue. Una strana freccia artigianale era conficcata al centro
della schiena, ne aveva una anche nella gamba sinistra e una sulla spalla
destra, vicino alla clavicola. Anthony si avvicinò e lo annusò con
attenzione. << Che spreco! Il suo sangue non è più buono, è stato
avvelenato. Non possiamo fare più nulla, sta morendo. >> Aveva perso
ogni interesse per l‟uomo accasciato a terra e si stava preparando per
rimettersi in viaggio. Angela assisteva inorridita al suo comportamento, lei
era una donna cinica e pratica ma messa a confronto con lui poteva vincere
il premio donna sensibilità.
<< Il villaggio... >> dalla bocca uscì un rigolo di sangue, dovette attendere
qualche secondo prima di riuscire a proseguire. Daniel lo strinse tra le
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braccia, lo aiutò a stendersi e gli sorresse delicatamente la testa. << Gli elfi
ci hanno attaccato, hanno occhi gialli come il sole, venati di sangue. Il loro
sguardo è malvagio, pieno d‟odio. Nessuno viene risparmiato alla loro
furia. >> La corsa lo aveva stremato e aveva peggiorato ulteriormente la
sua situazione, non riuscirono a fare nulla per aiutarlo. L‟ultima parola che
disse, quasi in un sussurro fu un nome, Emy. Senza tanti complimenti,
Anthony estrasse la freccia e la esaminò con cura. << Rispetto e
compassione non sai neppure cosa siano, vero? >> << E‟ morto, e i
cadaveri non provano dolore. Non abbiamo tempo per preoccuparci delle
buone maniere. >> Anthony disprezzava gli umani da vivi, figuriamoci da
morti. Daniel toccò la fronte dell‟uomo per chiudere i suoi occhi in un
gesto caritatevole quando all‟improvviso si trovò catapultato nei ricordi
dell‟uomo. Vide una donna molto bella, bruna, stringeva al petto un
neonato, il suo viso era rigato da migliaia di lacrime e contratto dal terrore,
poi vide la mano callosa e rovinata di un lavoratore che la spingeva
dolcemente all‟interno di un armadio di legno. Pensò fosse molto strano,
non ricordava di aver visto alcun bambino al villaggio, se ve ne fosse stato
uno sicuramente, l‟avrebbe notato. Poi la scena cambiò, era fuori e vedeva
il villaggio, persone che correvano terrorizzate, senza una direzione
precisa e degli esseri piccoli, scuri, ricurvi su se stessi, con lunghe dita
sottili, come rami. Rincorrevano gli abitanti armati di falci e attrezzi
trovati sul posto, altri non si muovevano neppure, li miravano in un tiro al
bersaglio col loro arco e si gustavano la scena dei loro corpi che si
contorcevano in preda a violenti spasmi. Vide un uomo inginocchiato
implorare pietà e gli occhi dell‟essere brillare di eccitazione e sete di
violenza; non esitò a tagliargli la gola e osservarlo soffocare nel proprio
sangue fino a quando il suo corpo non giacque a terra privo di vita. Si
ritrasse dall‟uomo ansimando. Non capiva cosa fosse successo, non gli era
mai accaduta una cosa simile prima d‟ora. << Stai bene? >> Kate gli si era
avvicinata con lo sguardo preoccupato. Si chiese se fosse stata una
premonizione o se fossero davvero le ultime immagini dell‟uomo. L‟unica
consapevolezza era che doveva sbrigarsi a tornare al villaggio, avevano
bisogno di lui e se fosse arrivato tardi, non sarebbe rimasto nessuno da
salvare. << Devo fare presto. >> Gridò mentre si preparava a tornare
indietro. << Aspettaci, veniamo con te, potresti aver bisogno di aiuto >>
cercarono di convincerlo invano le due ragazze. << Mi dispiace, ma
potrebbe essere troppo pericoloso, inoltre mi rallentereste. Non
preoccupatevi, me la caverò bene anche da solo. >> Prima che potessero
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ribattere o cercare di seguirlo corse via come un fulmine. << Che cos‟ha di
tanto particolare il bastone di Daniel, se è lecito chiedertelo. >> Kate era
molto curiosa. << Shirasaya è molto simile a una katana la spada
giapponese per eccellenza. Impugnatura e fodero sono in legno d'acero,
mentre la lama in robusto e chiaro acciaio, è fra le più taglienti. Tua nonna
l‟ha avuta in dono dal maestro di armi Nakasendo in persona. La sua
bravura non ha conosciuto rivali. Se riuscirà a padroneggiarla col cuore,
sarà un‟alleata davvero preziosa per lui. >> Fece una piccola pausa, poi
vedendo i loro visi assorti e sognanti non poté fare a meno di sogghignare.
<< Su bambini, la favola è finita, è ora di rimetterci in marcia! >> li
canzonò allegramente. Anthony prese Angela sulle spalle e fece segno a
Kate e Mirrow di iniziare a correre. << Se rimaniamo qui, saremo attaccati
anche noi, dobbiamo andarcene in fretta. >> Aggiunse con aria seria.
Kate ogni tanto si girava indietro seguendo con gli occhi la strada che
aveva percorso Daniel per tornare indietro verso il villaggio. Rivedeva le
sue spalle mentre si allontanava veloce, non aveva permesso a nessuno di
accompagnarlo. Sperò stesse bene e che fosse stata la scelta più giusta,
tutto ciò che poteva fare ora, era pregare per lui. << Non preoccuparti
Kate, vedrai che tornerà anche troppo presto, come dite voi, l‟erba cattiva
non muore mai. >> Non si potevano definire proprio parole di conforto,
ma apprezzò il tentativo e gli sorrise.
La notte era ormai prossima, presto sarebbero calate le tenebre che li
avrebbero celati tra le loro braccia scure, ma lo stesso avrebbero fatto con
tutte le altre creature. Dovevano cercare al più presto un posto sicuro, dove
rifugiarsi per trascorrere la notte.
La scena che si presentò ai suoi occhi fu terribile, molto peggio della sua
visione. Quelle creature malvagie come aveva immaginato non erano elfi
ma orchetti di Kheras, assassini sanguinari, i più crudeli della loro specie.
Sentiva crescere in lui una rabbia incontrollabile, come avevano potuto
fare una tale strage, più ci pensava e più il sentimento di odio verso di loro
aumentava. Alcune donne stavano correndo nella direzione di Daniel in
cerca di aiuto. La prima cadde e si accasciò a terra, in un primo momento
rimase immobile, ma dopo alcuni secondi iniziò a tremare in preda a
convulsioni, le usciva la schiuma dalla bocca mentre le orbite si
coloravano di violetto. La donna vicino a lei che aveva cercato di
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soccorrerla, ora tremava terrorizzata. << Che stregoneria è mai questa?
Perché ve la prendete con noi. Siamo solo poveri contadini. >> continuava
a ripetere queste parole, come se quelle creature ripugnanti potessero
capirla.
Daniel guardò meglio il corpo privo di vita della prima donna. La freccia
era uguale a quella dell‟uomo che era andato a dare l‟allarme. La punta era
cava, una volta penetrata nella carne, si apriva lasciando fuoriuscire
l‟acido. Nessuna medicina avrebbe potuto curare quelle ferite, il liquido
agiva troppo in fretta e troppo in profondità, in pochi secondi colpiva
organi vitali senza alcun rimedio. Impugnò il suo bastone pronto a
scagliare un sortilegio su quelle orrende creature quando esso prese a
vibrare come dotato di vita propria. Prima che potesse fare qualsiasi cosa,
una freccia raggiunge la donna in pieno viso sfigurandola, la pelle si
scioglieva lentamente scoprendo le ossa della mascella. Non si muoveva,
l‟acido continuava ad agire scoprendo il cranio e così via, fino a che di lei
rimase solo lo scheletro. Non aveva sofferto, per fortuna era morta subito,
ma questa consapevolezza non calmò lo spirito di Daniel. Sfoderò la spada
contenuta al suo interno, quella che a dire di Anthony non sapeva usare e
la puntò verso il nemico pronto a ucciderne il più possibile. Con la coda
dell‟occhio vide un orchetto seguire un povero vecchio che si trascinava
lentamente sul terreno sconnesso, si avvicinava a lui con passo calmo,
intonando una macabra melodia. Senza pensarci due volte si scagliò sulla
creatura e lo uccise recidendogli la gola. La spada era intrisa del suo
sangue che lentamente per gravità scorreva e gocciolava verso terra. Ne
vide un altro, seguiva un giovane ragazzo che cercava di nascondersi dalla
sua vista maligna rintanandosi sotto un carro di legno. Egli purtroppo non
sapeva che erano abili cacciatori, l‟olfatto molto sviluppato gli consentiva
di fiutare la preda da lontano e di ritrovarla anche a grande distanza. Corse
verso di lui tagliandolo a metà; anche il secondo aveva trovato pane per i
suoi denti, pensò. La sua spada forse non era molto robusta, ma era affilata
ed efficace e questo gli bastava. Questa sensazione però non durò a lungo,
gli orchetti si erano accorti della sua presenza e avevano perso l‟interesse
verso i fragili umani, preferivano una preda notevolmente più grossa.
Pensò che in tutto questo ci fosse un lato positivo, almeno avrebbe potuto
smettere di rincorrerli uno per volta, aveva ottenuto tutta la loro attenzione.
Ne comparirono a decine da ogni angolo, sembrava raddoppiassero col
passare dei minuti.
214
Lentamente lo stavano accerchiando e tenendo sotto tiro con i loro archi.
Era troppo tardi per rinfoderare la spada e provare con un incantesimo,
erano troppo vicini. Così raccolse tutto il coraggio di cui disponeva al
momento e si preparò alla battaglia. Avrebbe venduto cara la pelle. Dalla
punta della sua spada gocciolava sangue di orco, ma poco a poco
diminuiva, come se la spada lo stesse assorbendo. Gli orchi erano pronti a
colpirlo, scagliarono all‟unisono una pioggia di frecce avvelenate e Daniel
si preparò a ripararsi come poteva poiché non aveva con sé scudi o simili.
Nella mano destra teneva la spada sguainata davanti a sé, mentre nell‟altra
roteava la custodia di legno per ripararsi dalle frecce. La lama era di un
colore viola scuro, sembrava più spessa e robusta.
Il bastone mutò il suo colore in nero pece e vibrò ancora più forte, poi di
nuovo, e ancora un‟altra volta, fino a che emise una spessa barriera giallo
intenso che respinse le frecce proteggendo il giovane impavido mago. La
barriera s‟infranse pochi istanti dopo producendo un‟onda d‟urto di grandi
proporzioni che si riversò sui suoi nemici polverizzandoli. Le ginocchia gli
cedettero e si accasciò a terra. Non capiva cosa fosse successo, il bastone
era tornato bianco ed esile mentre un attimo prima lo aveva protetto
sterminando i suoi nemici e la spada era di nuovo il solito ferro esile e
flessibile. << Il tuo cuore era pieno d‟odio e vendetta, ecco perché non sei
mai riuscito a usare la spada della giustizia contenuta all‟interno del tuo
bastone in punta d‟argento. E‟ un‟arma molto potente, ma sente i tuoi
sentimenti e ti appoggerà solo quando sarai nel giusto. >> Era una voce
femminile, molto dolce e familiare. << Chi ha parlato, mostrati! >> gridò
mentre si voltava per capire da dove provenisse la voce. Vide solo il suo
viso proiettato nel blu del cielo, ma prima che potesse chiederle altro, gli
uomini del villaggio gli si avvicinarono con acqua e cibo in segno di
gratitudine. Guardò il cielo in cerca della donna, ma era scomparsa, aveva
perso l‟occasione di chiederle come sapeva della spada, e soprattutto come
faceva a conoscerlo. Bevve alcuni sorsi d‟acqua, effettivamente lo scontro
aveva prosciugato gran parte delle sue energie vitali. Vide di nuovo il
volto di una donna ma questa volta era diversa, non era rassicurante e
calmo, era rigato dalle lacrime, spaventato. << Emy >> era la donna che
doveva salvare, quell‟uomo glielo aveva chiesto come ultimo desiderio
mentre lasciava questo mondo. Fece per alzarsi e correre a cercarla, ma il
suo corpo rimase immobile, non rispondeva ai suoi comandi. La visione
continuò, un uomo vestito di scuro col cappuccio si avvicinava, apriva
l‟anta del vecchio e ormai logoro armadio, le poggiava una mano davanti
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al petto, pronunciava qualcosa, ma per quanto si sforzasse, non riuscì a
distinguere le parole, poi vide il suo viso diventare sempre più pallido
finché esalò l‟ultimo respiro e si spense mentre lui spariva nella notte col
suo bambino tra le braccia. << Noo! >> urlò con tutto il fiato che aveva nei
polmoni. La visione cessò all‟istante. Gli uomini non capirono cosa stesse
succedendo e si allontanarono in fretta. Alcuni di loro cercarono di curare i
feriti, mentre altri caricavano i corpi esanimi di chi era caduto in battaglia
e li sistemavano su un grosso carro di legno cui in seguito avrebbero dato
fuoco per liberarli dall‟involucro umano e in cerchio avrebbero pregato per
la salvezza delle loro anime. Nessuno proferì alcuna parola su quanto fosse
successo, come se tutto rientrasse nella routine. Richiamarono il bestiame
e si rinchiusero tutti nelle loro case appendendo una corona d‟aglio alla
porta, affinché li proteggesse dai vampiri. Daniel rimase seduto su un
tronco vicino alla fontana nella piazza del villaggio. Cercò di ordinare i
suoi pensieri, ripensò a tutto quello che era successo in quella giornata, si
chiese chi fosse quella della donna, voleva trovarla e porle migliaia di
domande, ma il suo spirito era troppo debole e il fisico provato dallo
scontro.
Una donna molto anziana con lunghe e colorate vesti gli si avvicinò e gli
poggiò una mano sulla spalla facendolo sussultare. Possibile che fosse così
assorto nei pensieri da non accorgersi prima della sua presenza? E chi era
costei? << Non devi incolparti straniero. Non potevi fare nulla per
impedirlo. >> Fece una piccola pausa come per riprendere fiato. << Oggi
hai salvato tante vite, di questo dovresti gioire. >> Daniel alzò gli occhi
per vederla meglio, ma non c‟era più. Pensò fosse la coscienza a giocargli
brutti scherzi, ma poi vide un foulard colorato, probabilmente appartenente
alla donna legato al suo braccio ferito. Di nuovo non si era accorto di
nulla. Tutto questo era strano, non riusciva a capire cosa stesse
succedendo. Aveva percepito un‟aura misteriosa attorno a quella donna
vestita con abiti bizzarri. Si guardò intorno, era completamente solo, la
luna brillava nel cielo. La guardò e pensò a Kate, sentiva già terribilmente
la sua mancanza. Inspirò profondamente l‟aria fresca sperando potesse
spazzare via l‟odore di sangue e disperazione di cui ogni sua cellula
sembrava aver assorbito fino all‟ultima particella.
Doveva riposare e cercare risposte alle mille domande che affollavano la
sua mente. Si concentrò e cercò di entrare in sintonia con lo spirito del
bosco per purificare la sua anima.
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Un destino davvero beffardo aveva in serbo per lui, una sorte altrettanto
crudele. Tempi difficili e dure prove attendevano il giovane mago. La luna
sorrideva maligna, facendo capolino solo per metà, mentre l‟altra rimaneva
celata nel buio. Kate ignara degli influssi negativa della luna su certe
creature la osservava affascinata. Così luminosa, i suoi crateri ben definiti,
ripensava alle tante e romantiche canzoni scritte su di essa, così vicino alla
terra, e nello stesso tempo così lontana. Il suo pensiero andò a Daniel,
anche lui in questo momento era lontano da lei, ma lo portava nel suo
cuore. Si erano stesi a terra riparati da grossi massi in modo da potersi
riposare senza essere visti. Era la prima volta che dormiva lontana da casa
completamente all‟aperto. Si sentiva come una scolaretta alla sua prima
gita. Anthony era andato a fare un giro di perlustrazione, come diceva lui,
ma da quando erano partiti, non lo avevano visto mangiare nulla,
probabilmente era andato a caccia. Angela si avvicinò di più a Kate e le
disse che questa situazione era così assurda e irreale. << Fino a qualche
settimana fa mi trovavo nel mio ufficio a discutere davanti a un tavolo la
strategia giuridica migliore. Ora dormo per terra sotto le stelle, viaggio a
piedi in compagnia di un vampiro, un mago e come se non bastasse, la mia
migliore amica è una strega molto potente nonché l‟erede di un trono di un
mondo lontano. >>
<< Già, è tutto così assurdo, eppure reale e volendo o no ci siamo dentro.
>> Continuarono a guardare il cielo per una mezz‟ora quando Anthony fu
di ritorno con una serie di oggetti nelle mani. << Non so se sarò in grado di
proteggervi da solo, per cui ho pensato fosse una buona idea portarvi
qualche giocattolo. >> Lo guardarono sorprese. Ad Angela diede un anello
di ferro, una spada corta, molto leggera adatta alla sua esile corporatura; le
avrebbe permesso di sferrare attacchi veloci, e anche di proteggersi
facilmente. Le fece indossare sotto gli abiti civili, una veste fatta con
maglia in adamantine che avrebbe protetto il suo corpo anche dagli
attacchi più violenti, e degli stivali da battaglia. Angela cercò di opporsi
ma la costrinse comunque a indossarli al posto dei suoi costosissimi
mocassini. Infine le diede un pugnale maledetto, da inserire in un‟apposita
fibbia cucita all‟interno dello stivale e dei guanti di magnetite. << La lama
ha una forma strana ed elaborata, è di acciaio scurito. L'elsa, invece, è in
acciaio pieno ricoperta di pelle nera. Il pomello è leggermente appesantito
per bilanciare il modesto peso della lama. >> Glielo fece prendere in mano
affinché si rendesse conto della sua robustezza e potesse prenderci
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confidenza. In pochi minuti l‟aveva trasformata in una vera guerriera e non
si sentiva appesantita. Si è preoccupato di darmi oggetti adatti alla mia
corporatura, forse, dopotutto, non mi odia poi così tanto, pensò. La prese
da una parte e le mise in mano un paletto di legno di colore gialloarancione particolarmente brillante e sottile, ma molto appuntito. <<
Questo è di Pinus Longaeva, è considerato un albero monumentale per la
sua longevità; può arrivare fino a 4500 anni, è ritenuto l‟albero più vecchio
del pianeta. E‟ l‟unico in grado di uccidere un vampiro reale adulto.
Dovrai usarlo anche su di me se, se ne dovesse presentare la necessità. >>
Angela lo guardava disorientata, non capiva perché stesse dando proprio a
lei l‟unica arma in grado di ucciderlo. Non si erano praticamente più
parlati da quando avevano rotto, anche se infondo, non erano mai stati
insieme. Lo guardò con aria interrogativa, ma lui non aggiunse altro. Si
diresse verso Mirrow al quale diede una borsa con viveri, una borraccia,
uno zaino con coperte e teli impermeabili. << Dovrai occuparti tu di loro
durante la mia assenza. >> << Mio Signore, con tutto il rispetto, ne sarei
davvero onorato, ma forse mi servirebbe un‟arma per farlo. >> Anthony si
era dimenticato di dargliele. << Scusa, hai ragione, eccoti un mantello col
cappuccio, una corda, una coppia di Glaive, è un‟arma da lancio costituita
da tre lame di lucido acciaio montate su di un supporto circolare in oro che
ne permette la richiusura grazie a un complicato sistema a molle. In questo
modo l'arma può essere trasportata facilmente senza incidenti. Per
azionarle devi premere qui sopra. Eccoti anche una spada della tua misura.
>> Mirrow quasi si commosse per tanta premura, un nodo alla gola gli
impedì di ringraziarlo. Si mise subito a lucidare la sua nuova spada e a
esercitarsi.
A Kate portò il Corno del Diavolo, assomigliavano a un piccolo fischietto
di legno scuro dalla forma allungata. << E‟in grado di produrre un fischio
potente, può essere udito a notevoli distanze e anche in condizioni di forte
rumore di sottofondo. Con questo puoi chiamare al tuo servizio le oscure
forze delle tenebre e dominarle, ma devi stare molto attenta, loro
obbediranno solo a colui che è in possesso del Corno, quindi non devi
separartene mai. >> Le diede i guanti del potere, a prima vista
assomigliavano a dei guanti da moto di pelle scura. << Ti aiuteranno a
controllare i tuoi poteri e a evitare ustioni, mentre la Spada Fantasma,
custodita all‟interno dell‟ossidiana, la pietra incastonata sul tuo bracciale
di mithril, ti apparirà ogni volta che la chiamerai, sarà la tua più fedele
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alleata, vedrai. >> Infine legò alla sua cintura il coltello del guardiano. <<
Questo ti farà comodo quando non potrai usare la magia o quando il tuo
avversario sarà troppo vicino. Domani all‟alba faremo un po‟ di pratica.
>> Kate e Angela lo guardarono perplesse, si chiesero se pensava di farle
combattere una contro l‟altra o contro di lui, era assurdo anche solo
pensare una cosa del genere. Tuttavia preferirono non fare domande.
Anthony indossava un nuovo guanto nero alla mano sinistra, più grosso del
precedente. Stava lucidando un‟ascia Infernale molto affilata e robusta,
doveva sicuramente pesare moltissimo, ma pareva non accorgersene, la
maneggiava come se fosse un fuscello. Appeso alla cintura invece, vi era
un anello da lancio rivestito di diamanti. << Direi che siamo pronti per
ripartire >> esclamò senza tante cerimonie. Kate si chiese, dove avesse
trovato tutti quegli oggetti in così poco tempo, ma preferì tenersela per sé,
aveva paura della risposta. << Prima regola, non c‟è tempo per esitazioni e
pietà, loro non ve ne riserveranno! >> Ricordate bene le mie parole.
Anthony rimase fermo assorto nei suoi pensieri, poi si tolse dal collo un
medaglione e lo porse a Kate. << Questo è il mio medaglione delle
tenebre, prendilo affinché ti guidi nel caso dovessi perderti nell‟oscurità, la
sua luce ti guiderà verso la strada sicura. >> Kate aveva capito il suo
messaggio, aveva paura che perdesse di nuovo il controllo dei suoi poteri,
così le aveva dato un oggetto che potesse fermarla e farla rinsanire
affinché nessuno ci rimettesse. << Come farai senza? >> << Non
preoccuparti, se dovessi perdere la strada, ho già dato disposizioni affinché
qualcuno mi fermi. >> Lanciò ad Angela uno sguardo alquanto
significativo. Kate non capì a cosa si stesse riferendo ma sapeva che non le
avrebbe detto di più. << Prima di tornare a Emmeltz dobbiamo passare per
i cinque regni e reclutare più alleati possibili. Dobbiamo far vedere che
l‟Erede è viva e rivendicherà il trono! >>
<< Dobbiamo raggiungere lo stretto di Hangun, sui Monti Alburni, lì, tra i
ghiacci è nascosto un passaggio, ma prima dobbiamo reclutare alleati, ci
serve un esercito. >> << Come faremo a convincerli? Nessuno ci crederà
sulla parola, hanno tutti paura e sono molto diffidenti. >> << Lo so, hai
ragione, ma sei tu l‟unica in grado di farlo, dimostra che sei l‟erede e loro
ti appoggeranno. Per primo ci dirigeremo verso Silencity, è un piccolo
paese sempre vicino al confine. >> << E come dovrei fare per convincerli?
Faccio una magia? Oh, è vero, ho perso i miei poteri, ma sicuramente
crederanno alla mia buona fede! >> Rispose sarcastica e pungente. << Non
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so come farai, ma sono sicuro che testa dura come sei troverai il modo. E
ora in marcia, ci siamo già attardati più del necessario. >> Kate guardò
Angela e Mirrow in cerca di aiuto, ma entrambi alzarono le spalle.
Ripresero il cammino in direzione sud rimanendo sempre nascosti nella
penombra degli alberi, era troppo pericoloso percorrere la strada principale
con la luna quasi piena alta nel cielo, sarebbero stati dei facili bersagli per
chiunque.
Anthony rimaneva un passo avanti a loro, ma aveva qualcosa di strano,
non aveva la solita andatura sicura e strafottente, stava leggermente
piegato in avanti e portava gli occhiali scuri, anche se ormai era calato il
sole. Che fosse rimasto ferito durante il suo giro di perlustrazione? Kate
non osava chiederglielo anche perché sapeva bene che non lo avrebbe mai
ammesso. Si limitò a guardare il cielo sopra le loro teste e si chiese per
l‟ennesima volta cosa stesse facendo Daniel, se fosse ferito, era solo
dopotutto. Una parte dentro di lei continuava a dirle che sarebbe dovuta
andare con lui, mentre un‟altra vocina cinica le ricordava che non sarebbe
stata di nessun aiuto. Dopo la loro ultima discussione non avevano più
toccato l‟argomento, lui le aveva assicurato che una volta portato a termine
il suo compito, cioè proteggerla fino allo scontro con Victor, sarebbe
sparito dalla sua vita per sempre, come gli aveva ordinato. Ora che la
rabbia era sfumata e lui era lontano, non era più convinta fosse ciò che
desiderava. Continuarono a camminare per diverso tempo, fortunatamente
gli stivali avevano sortito l‟effetto desiderato e Angela non si lamentò
nemmeno una volta. Si avvicinarono a una rupe e si accamparono per
trascorrere la notte dentro una grotta. La roccia era irregolare, frastagliata,
fredda e piuttosto tagliente, cercarono un angolo dove fosse più compatta e
si sedettero per riposare. Anthony accese un fuoco per scaldare
l‟ambiente, ovviamente lo faceva per loro, lui era insensibili al caldo e al
freddo. << Spiegami il discorso dei cinque regni. Che cosa significa? Oltre
alla terra e al mondo magico ce ne sono altri? >> << Un‟altra volta. Ora è
meglio se riposi, domani sarà una lunga giornata. Notte piccola. >> Si
tolse gli occhiali scuri e seppure solo per un breve istante Kate vide i suoi
occhi color ghiaccio e non scuri come il solito. Com‟era possibile?
Probabilmente aveva visto male oppure poteva essere stato un riflesso del
fuoco, sicuramente era stata tratta in inganno da un gioco di luci, non vi
erano altre spiegazioni. Si stese vicino ad Angela e cercò di dormire, si
sarebbero alzate all‟alba e avrebbero camminato per tutto il giorno, era
meglio riposare. Anthony le avrebbe tenute d‟occhio da lontano e
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raggiunte solo verso il tramonto per non dare troppo nell‟occhio, per cui
dovevano essere pronte a ogni evenienza.
<< Buon giorno mie future guerriere! Pronte per allenarvi? >>
<< M-a che ore sono? Ti sei impazzito? E‟ ancora buio! >> Angela si era
girata sull‟altro lato con tutte le intenzioni di rimettersi a dormire. Kate si
stava stiracchiando mentre sbadigliava ancora assonnata. Anthony afferrò
Angela per il collo immobilizzandola in una stretta d‟acciaio. Angela urlò,
si dimenò come una furia, cercò di colpirlo con le mani e con i piedi, ma
lui la evitava con facilità. Cercò di liberarsi da quella morsa con tutta la
sua forza, ma lui non lasciò la presa e strinse ancora più forte. Kate corse
ad aiutarla aggredendolo alle spalle, poi cercando di immobilizzarlo con la
magia, ma ogni suo tentativo si rivelò inutile, era troppo forte. Angela
sentiva l‟aria venirle a mancare, non aveva più tempo, doveva reagire
subito o sarebbe stato troppo tardi. D‟impulso afferrò il pugnale
dall‟interno dei suoi stivali e glielo conficcò con forza nel fianco destro
costringendolo ad allentare la presa. Approfittò subito del momento per
scivolare via e allontanarsi, ma senza staccare gli occhi da lui, non si
sarebbe più lasciata cogliere di sorpresa. Era spaventata e allo stesso tempo
frastornata, ancora non credeva a quello che aveva appena fatto. Kate
guardava la scena sconvolta, non riusciva a capire perché l‟avesse
aggredita e soprattutto non riusciva a capacitarsi del gesto di Angela. <<
Molto brava! >> Anthony sorrise e iniziò a battere le mani ed elargire
complimenti verso Angela, poi estrasse il pugnale, lo ripulì dal sangue e
glielo porse. << Che cosa significa? >> Urlò ancora spaventata. << Non mi
prendevate sul serio, così mi avete messo alle strette. All‟inizio eri restia,
spaventata, poi hai ascoltato l‟istinto e ti sei difesa. Mi dispiace dirvelo,
ma non siete abbastanza forti da sole, l‟unica speranza che avete è di
rimanere unite ed è su questo che vorrei lavorare. Kate devi esercitarti per
evocare uno scudo protettivo sia vicino a te che lontano, mentre tu, Angela
devi imparare a dominare la paura. >> Le due ragazze continuavano a
guardarlo senza parole. << Perché stai facendo tutto questo? >> << Sono
realista, i nemici la fuori aumentano ogni momento che passa, ho bisogno
che siate in grado di difendervi il più possibile da sole. >> Durante la
colluttazione aveva perso gli occhiali da sole, Kate osservò i suoi occhi,
erano di nuovo blu, color del mare in tempesta, sicuramente la sera
precedente aveva visto male, non c‟erano altre spiegazioni. << Come va il
fianco? Mi dispiace di averti colpito, fammi dare un‟occhiata alla ferita per
221
favore. >> Angela si era avvicinata ad Anthony per controllare i danni che
aveva provocato, si sentiva tremendamente in colpa. << Non fare quella
faccia pentita, è stata l‟unica cosa giusta che hai fatto da quando ci siamo
conosciuti. Non puoi uccidermi con queste armi. Ricordati, non devi mai
esitare, la vostra vita è la priorità, tutto il resto passa in secondo piano.
Nessuna pietà con i nemici, loro non ve ne riserveranno. >> Per
rassicurarla le mostrò il fianco affinché potesse vedere la ferita con i suoi
occhi. Vi era solo un piccolo taglio superficiale e un alone violaceo intono.
Non riusciva a crederci, aveva inserito la lama fino al manico, i suoi tempi
di guarigione erano davvero incredibili. Anthony diede un calcio secco su
una costola di Mirrow il quale si alzò di scatto con un acuto rantolo. <<
Sono sveglio! Pronto prontissimo. >> risero tutti di gusto. << Possibile che
tutto il baccano che abbiamo fatto non sia riuscito a scuoterti dai sogni?!
>> Mirrow li guardava disorientato, non si era accorto assolutamente di
nulla. << Non posso farmi carico e preoccuparmi della vostra sicurezza da
solo, ecco perché vorrei che vi recaste a Silencity e cercaste di trovare
degli alleati. E‟ un piccolo paese dove convivono abitanti del mondo
magico e umano. Vi troverete bene, sono molto ospitali. >> Più che un
suggerimento era una decisione già presa così invece di stare a discutere
inutilmente chiesero quale fosse la direzione da prendere.
<< Vi accompagnerei io stesso, ma temo che presto sarò trattenuto, anzi,
perché non radunate subito i vostri affetti e v‟incamminate? Dovete
seguire la strada verso sud, fino in cima alla collina, siete vicini. >>
<< Guarda, guarda un po‟ chi abbiamo qui. Come mai tanta fretta? >> una
voce sepolcrale e profondamente irritante si propagò nell‟aria. Un istante
dopo comparve Vladimir. << Qualcosa mi dice che non hai gradito lo
scherzetto, stai perdendo il senso dell‟umorismo vecchio mio! >> lo
schernì Anthony. << Il tuo scherzetto, come lo chiami tu, mi è costato un
canino e ora sono menomato, dovrò cambiare il mio modo di nutrirmi
grazie a te. Ma bando ai convenevoli, sono qui per renderti il favore. >>
Estrasse un‟ascia bipenne da sotto il mantello e la fece roteare sopra la sua
testa con fare minaccioso. Angela si strinse vicino a Kate indecisa sul cosa
fare.
<< Nessuno di noi due può morire, per quanto vuoi continuare con questa
pagliacciata? >> chiese spazientito Anthony. << Ho tempo per tutta
l‟eternità, ma loro? Quanto pensi resisteranno alle mie cure? >> disse
indicando le due ragazze. << Ti consiglio di stare molto lontano da loro o
ti assicuro che mi godrò ogni momento che passerò a fare a pezzi ogni
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centimetro del tuo corpo, riducendolo in tanti, piccolissimi frammenti e mi
assicurerò che la tua sofferenza passi alla storia senza eguali. >> si mise
esattamente davanti a loro e ringhiò forte. Kate non sapeva chi fosse costui
o quanto potesse essere forte, si concentrò e riuscì a creare una piccola
barriera protettiva per Mirrow e Angela. Speriamo sia sufficientemente
potente, pensò.
<< Rimango qui a giocare col mio vecchio amico, perché non mi precedete
a Silentcity? Vi raggiungerò appena possibile. Prendete anche quelle felpe,
potrebbero servirvi. >> Solo Kate poteva sentirlo e questo giocava a loro
favore. La barriera non serviva, era meglio correre. << A quanto pare sono
vere le voci che girano su di te, ti sei rammollito, fai da guardia del corpo a
una strega e a un‟umana! Puha, mi fai pena, ai tuoi tempi d‟oro avresti
portato in giro la loro testa. >> << Posso sempre rimediare con la tua, ma
dovrei prima strapparti la lingua per non continuare a sentire la tua
fastidiosa voce. >> Vladimir si era accorto del diversivo, con un balzo
comparve davanti ad Angela bloccandole la strada. << Levita! >> Kate lo
colse di sorpresa e lo fece saltare via come fosse un frammento di carta.
Prese Angela per il braccio e iniziarono a correre. Mirrow comparve da
dietro un albero con due cavalli scuri legati con una corda. << Non so
andare molto bene a cavallo, ma forse potrebbero esserci utili. >> Kate li
guardò terrorizzata, non era mai salita su niente del genere. << Ti adoro
piccolo uomo! >> Angela saltò agilmente sopra il primo cavallo, mise
Kate dietro di lei e partì a tutta velocità al galoppo. Finalmente si sentiva
utile. Non sapeva usare una spada o spostare oggetti col pensiero, ma era
un‟amazzone eccellente. Mirrow salì sull‟altro destriero e fece del suo
meglio per stare loro dietro.
Vladimir si preparò a seguirle, e iniziò a correre a sua volta ma Anthony fu
più veloce e lo atterrò nuovamente. Estrasse l‟Ascia Infernale e si preparò
a scontrarsi con lui. Vladimir si lecco il sangue che usciva dal suo labbro e
accettò la sfida fino all‟ultimo pezzo. Avrebbe ripreso le due donne in un
secondo momento, certe cose aveva l‟abitudine di farle lentamente, senza
interruzioni, avrebbe avuto tutto il tempo una volta eliminato Anthony.
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2200
SSiilleenncciittyy.
Avvistarono il cartello “Benvenuti a Silencity” ai piedi di una ripida
collinetta. Il sole era alto nel cielo e illuminava il loro cammino, l‟aria
profumava di alberi, erano davvero impazienti di arrivare nella piccola
cittadina e perché no, godere della loro leggendaria ospitalità e gentilezza.
Angela stava finalmente accettando di non essere caduta in esaurimento
nervoso e che purtroppo quello che stavano vivendo era reale. La
galoppata le aveva fatto bene, finalmente era riuscita a scaricare un po‟ di
tensione e disagio. Rallentarono l‟andatura permettendo ai cavalli di
brucare un po‟ d‟erba. Vladimir non le aveva seguite, potevano almeno per
il momento tirare un sospiro di sollievo. << Avete fame? >> <<
Sinceramente? Sto letteralmente morendo! >> esordì Angela. Mirrow
estrasse un piccolo telo che sistemò delicatamente sull‟erba e dallo zaino
prese la carne essiccata e le carote. << Sei fantastico! >> Kate lo stava
abbracciando. Si sedettero per mangiare e riposarsi un momento. Angela
stava ancora cercando di usare il suo palmare per contattare lo studio
legale, ma lui continuava a dare i numeri, non ne voleva proprio sapere di
funzionare, diceva rete inesistente e la batteria era di nuovo agli sgoccioli.
<< Spiegheremo tutto al tuo ritorno, non preoccuparti, vedrai che dopo
aver affrontato creature di ogni genere che vogliono farci a pezzi,
troveremo qualcosa da dire ai tuoi colleghi. >> cercò di rincuorarla. Anche
se, a essere sincera non era poi così sicura che ne sarebbero uscite
incolumi, ma doveva crederci e soprattutto dare l‟idea che sapesse cosa
stavano facendo. Angela si alzò e col telefono in mano provò a spostarsi
per vedere se trovava una copertura di rete migliore. Presa dai suoi
pensieri non si era accorta di essere ormai giunta in cima alla collina. Un
odore acre investì in pieno le sue narici. Alzò gli occhi e rimase immobile.
Kate e Mirrow la raggiunsero di corsa. L‟espressione spaventata sul suo
viso parlava da sola. Guardarono con attenzione e videro una gigantesca
nuvola nera che aveva inghiottito tutti il paese, non riuscivano a
distinguere nemmeno il campanile della chiesa o qualsiasi altra forma di
edificio o albero. << E‟ quello che penso? >> chiese preoccupato. <<
Libera i cavalli, proseguiremo a piedi, meglio essere cauti, non sappiamo
cosa ci aspetta oltre quella coltre di fumo. >> << Vuoi davvero andare la?
>> Era incredula e preoccupata. << Angela, non abbiamo scelta, e poi
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Anthony ha detto che ci raggiungerà la per cui muoviamoci prima che
scenda di nuovo la sera. >>
L‟aria diveniva via, via rarefatta e l‟odore acre dello zolfo e del fumo li
faceva tossire animatamente. << Non riesco a respirare. Sei sicura che
dobbiamo recarci qui, magari abbiamo sbagliato strada. >> chiese
speranzosa Angela. << Purtroppo sono sicura, è quello il paese, o almeno
quello che ne rimane. >> Alla loro destra un tempo doveva esserci stata
una grande e rigogliosa foresta con un fantastico lago al centro ma ora non
restavano altro che ceneri, qualche tronco carbonizzato e un grande cratere
secco a testimoniare l‟esistenza del lago. I ciottoli su cui camminavano
prima avevano lasciato il posto a carboni neri che scricchiolavano e si
sgretolavano sotto il loro peso. Ceneri incandescenti fluttuavano nell‟aria,
l‟odore era terribile, il silenzio totale che aleggiava ovunque rendeva tutto
angosciante. Mentre si avvicinavano alla città, i capelli iniziarono a
incresparsi, così indossarono le felpe col cappuccio resistenti al calore. <<
Mi manca l‟aria, poi quest‟atmosfera così spettrale è inquietante, mi
sembra di essere finita nel cast di un film dell‟orrore! >> Angela aveva
esposto a voce alta quello che era il pensiero comune. Si guardarono
attorno, il paese sembrava disabitato, le porte delle case erano barricate o
bruciate, le strade deserte, nessuna anima viva passeggiava per esse. Tutto
intorno si respirava paura e desolazione. Ai lati delle strade, vicino alle
case si scorgevano statue, che ritraevano persone spaventate e urlanti. <<
Non hanno avuto assolutamente buon gusto nel scegliere come abbellire la
loro città. Non doveva essere un posto allegro e ospitale? >> Angela
continuava a guardarsi attorno preoccupata, si stavano domandando chi o
cosa poteva aver ridotto così quella cittadina. << Sicuramente è divampato
un grosso incendio, e non è ancora stata ricostruita >> abbozzò Kate con
un sorriso. All‟improvviso sentirono delle urla agghiaccianti provenire da
est. Istintivamente volsero lo sguardo verso quella direzione. Una sorta di
torcia umana correva nella loro direzione agitando le braccia e gridando,
mentre alle sue spalle un‟ombra gigantesca lo seguiva. << Correte dentro
quell‟albergo e nascondetevi. Vi raggiungerò, d‟accordo? >> Non se lo
fecero ripetere due volte e corsero verso la porta aperta dell‟edificio. Kate
corse più veloce che poté incontro al ragazzo in fiamme, gli gettò addosso
il suo scialle di lana e lo strofinò energeticamente finché non riuscii a
spegnere le fiamme. Quando gli fu abbastanza vicina, vide che era poco
più di un bambino, era svenuto, ma sembrava vivo. Accostò una mano alla
sua giugulare per sentire il battito, era debole, ma respirava ancora. Non
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c‟era tempo da perdere, qualsiasi cosa lo stesse seguendo si stava
avvicinando, dovevano nascondersi e in fretta. Le strade erano deserte e
l‟ombra era troppo vicina per raggiungere l‟albergo, così optò per
nascondersi dietro dei massi, originariamente doveva essere stata una
fontana, ma di essa ora non rimanevano che grandi macerie. Si nascose
sotto una di esse e mise il ragazzo sotto la sua veste per proteggerlo da
eventuali fiamme, poi si concentrò e divennero invisibili. Da quando le
erano stati tolti i poteri, non poteva più smaterializzarsi, ma fortunatamente
nel suo momento oscuro aveva inglobato alcuni oggetti magici e il loro
potere si era conservato dentro il suo corpo. La terra prese a tremare
sempre più forte man mano che la creatura si avvicinava. Era davanti a
loro, sapeva che non poteva scorgerli, ma vedendola annusare l‟aria,
temette il peggio. Trattenne il fiato, sperò con tutta se stessa che non li
avesse sentiti, da sola sarebbe potuta fuggire, ma non certo con un ragazzo
ferito tra le braccia. Un‟enorme testa ricoperta di squame e aculei si
affacciò all‟ingresso del loro nascondiglio e annusò. Cercò con l‟enorme
zampa palmata di aprirsi un varco tra i due massi. Il nascondiglio tremò
paurosamente e alcuni sassi rotolarono dai lati. L‟enorme drago si ritrasse,
si alzò in tutta la sua maestosità, aprì le ali creando un enorme spostamento
d‟aria, inspirò profondamente e si avvicinò per soffiare su di loro. Non era
sicura che la veste reggesse tale calore, ma non aveva alternative, se
scappava, rischiava di scoprire una parte del ragazzo e l‟avrebbe fatto
sicuramente uccidere. Provò a evocare uno scudo protettivo. Ci riuscì al
primo tentativo, ma dopo alcuni secondi scomparve. La creatura stava per
attaccare, fumo bianco e aria incandescente uscivano dalle sue narici, il
tempo a sua disposizione stava volgendo al termine. Doveva riuscirci, non
avrebbe avuto altre occasioni. Si prese qualche secondo in più per
concentrarsi meglio, pensò ad Angela, al ragazzino che aveva tra le
braccia, la loro via dipendeva solo da lei. Lo strinse forte, avvicinandolo il
più possibile alla parete di roccia, evocò la barriera e si preparò. Il calore
emesso fu spaventoso, sentiva la pelle come infuocata, le rocce si
fondevano in una struttura vetrosa, come le rocce che si formano vicino ai
crateri vulcanici e al suo interno sembrava di essere all‟inferno. Non
sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a resistere. Chiuse gli occhi, il
caldo stava divenendo insopportabile, si sentiva svenire. La barriera
vacillò, si aprì una piccola crepa, per stabilizzarla Kate appoggiò i palmi
delle mani sulla superficie e oppose più forza possibile. A un tratto le
fiamme si fermarono, forse ha esaurito l’aria nei polmoni, sperò fiduciosa,
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non avrebbe resistito oltre. Il grosso corpo girò su se stesso, la sua
attenzione era stata attratta da qualcos‟altro, lentamente si allontanò nella
direzione opposta da quella da cui era venuto. Una donna le corse incontro
piangendo, seguita a ruota da Angela, Mirrow e tanti piccoli folletti
incappucciati. Si fermarono davanti alla “grotta” e non vedendo nessuno
presero a pregare tra lacrime e singhiozzi. Kate agitava la mano facendo
segno che stavano bene, ma il loro atteggiamento non mutava. Angela
abbracciò Mirrow piangendo. Lo sforzo per tenere in piedi la barriera
l‟aveva provata più di quanto pensava, si sentiva debole, la testa le girava e
sentiva le forze venirle a meno. Perse i sensi per alcuni secondi, la
copertura invisibile scomparve mostrando due corpi rannicchiati vicino
alla parete, erano un po‟ rossi e piuttosto sudati ma vivi. Delicatamente li
sollevarono e li condussero verso l‟albergo. Quando Kate riprese
completamente i sensi, si trovò distesa in una sorta di letto fatto con
coperte e cuscini, arrangiato alla meglio con una pezza bagnata sul viso.
Cercò di mettersi a sedere e scrutare meglio il luogo dove l‟avevano
condotta. Erano i sotterranei di un edificio, ma le pareti erano state scavate
per formare una sorta di galleria che collegava tutti gli edifici, una specie
di città sotterranea. Si alzò appoggiandosi alla parete e barcollando andò
alla ricerca di Angela, doveva assicurarsi che stesse bene. Camminò lungo
tortuosi cunicoli freddi la luce era fioca e faticava a vedere dove metteva i
piedi, fortunatamente guariva in fretta e un po‟ alla volta riusciva a
muoversi in modo più coordinato, solo il bruciore alle mani non accennava
a calmarsi. Rimase completamente in silenzio, seguiva le voci che
divenivano man mano che procedeva sempre più forti. Trovò molte
persone riunite e sedute in cerchio. Si avvicinò ulteriormente per sentire di
cosa stavano parlando. << Abbiamo quasi finito le scorte e sta diventando
troppo pericoloso anche per loro andare in giro a cercarne. Quello che è
successo oggi lo testimonia, dobbiamo trovare un‟altra soluzione >> a
parlare era un anziano signore con la barba bianca e una strana bombetta
sulla testa. Tutti i presenti lo ascoltavano con attenzione e muovevano il
capo in segno di approvazione. Un gruppo di donne singhiozzava con
discrezione in un angolo. Kate si avvicinò con cautela per capire se
stessero parlando del ragazzo, voleva avere notizie sul suo stato di salute.
<< E‟ la ragazza che ha protetto il mio bambino >> gridò la donna vestita
di azzurro guardando nella sua direzione. Non era stata così silenziosa e
discreta come pensava. In pochi istanti le donne l‟avevano circondata e la
osservavano con curiosità e ammirazione. << Ha sfidato quella terribile
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creatura per il mio bambino, come posso ringraziarla? >> Le prese la mano
e la guardò con occhi pieni di riconoscenza. << Signora l‟ho fatto
volentieri, non si preoccupi. Piuttosto come sta? >> chiese Kate. << E‟
molto grave, le ustioni sono estese su gran parte della schiena, ma è un
ragazzo forte, sono sicura che ce la farà >> Rispose la donna con sguardo
convinto. << Ne sono sicura anch‟io. >> Kate pregò con tutte le sue forze
che il suo intervento fosse servito a salvare il ragazzo.
<< Può avvicinarsi per favore >> le chiese l‟uomo che parlava al centro
del cerchio umano. << Cosa l‟ha portata qui? >> chiese con aria
sospettosa. << Sono venuta a guadagnarmi il vostro aiuto. >> rispose senza
titubanza. L‟uomo la guardò incuriosito e le chiese chi mai poteva essere
per volere l‟aiuto di un piccolo villaggio ormai distrutto. << Il mio nome è
Kate e sono l‟erede al trono del regno di Emmeltz. Sono in viaggio per
trovare un portale che mi permetta di entrare nel regno magico. E sono alla
ricerca di alleati. Se me ne darete l‟opportunità, combatterò Victor e vi
prometto che non ne sentirete parlare mai più! >> Nei suoi occhi ardeva il
fuoco, era davvero determinata a mantenere la parola data. << Il mio nome
è Mohrs, sono il capo della città, anche se devo riconoscere che non è
rimasto molto. Dopo gli ultimi avvenimenti ci siamo ridotti a vivere
nascosti in cantine e sotterranei, come avrà avuto modo di vedere lei
stessa, continuamente in allerta e nella paura. Vivevamo in pace, era una
cittadina ridente, il drago che ha visto, era buono e ci difendeva, vivevamo
in armonia. Un giorno è cambiato tutto, ora dobbiamo stare molto attenti
perché ci attacca senza alcuna pietà. Purtroppo non siamo ancora riusciti a
capirne le cause. Uccide donne e bambini, non fa alcuna distinzione,
semina terrore ovunque. << Non avete idea di cosa possa essergli successo
per fare un cambiamento così repentino e inaspettato? >> chiese Angela.
<< No, nessuna, prima era vegetariano, e giocava con i nostri figli. Quelle
statue che avete visto sparse per la città sono ciò che resta degli abitanti
che non sono morti bruciati o sepolti dentro le proprie case. Col suo
respiro infernale li trasforma in cera. È uno spettacolo davvero inquietante.
Di recente mandavamo i bambini a cercare il cibo per tutti noi, sono più
piccoli e più veloci, possono nascondersi più facilmente. Ma dopo quanto
è successo oggi non so cosa faremo. << Mi ha fatto piacere incontrarla
Kate, non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato. Tuttavia la mia
gente sta già soffrendo molto, non posso esporli alle ire di Victor,
dobbiamo rimanere neutrali. >> Così dicendo fece per allontanarsi. <<
Aspetti! >> gridò Kate. << Se vi liberassi dal drago, riuscirei a dimostrarvi
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che faccio sul serio? Ho bisogno del vostro appoggio per riavere i miei
poteri e riuscire a entrare nel mio paese per affrontarlo. >> Mohrs, il capo
del villaggio chiese a Kate di poter conferire con lei un attimo in privato, si
appartarono vicino alla porta che conduceva all‟esterno. << Riesce a
scorgere la grande torre di avvistamento? >> E‟ il luogo che più amavano i
miei cittadini, ogni sera andavamo a osservare le stelle, ma da quando
Koanoz è impazzito, non è più stato possibile e gli animi si sono rattristati.
Vorrei davvero trovare una soluzione a tutto questo, ma è troppo forte
anche per lei, non posso mettere a repentaglio ancora le loro vite, non ci
rimane che raccogliere le nostre poche cose e lasciare queste terre. >> La
tristezza del suo sguardo era tangibile, doveva amare molto la sua città,
non poteva lasciarglielo fare, non era giusto. << Mi lasci tentare, non
metterò a rischio la vita di nessuno, andrò solo io, proverò a convincerlo.
>> disse con tono fermo e deciso. << Se dovessi fallire, non
m‟intrometterò più e vi aiuterò a lasciare il villaggio. >> Promise. << Così
sia, è deciso. L‟aspetto a mezzanotte nella torre per discutere la strategia
migliore per avvicinarsi al drago senza insospettirlo. >> Senza aggiungere
altro si allontanò e si ritirò nella sua stanza. Kate fece lo stesso.
Si guardò le mani, erano ancora ustionate, le facevano un male terribile, se
solo Daniel fosse stato lì, avrebbe sicuramente saputo cosa fare.
<< Non servono poteri magici per capire a cosa stai pensando. Conosco
quello sguardo sognante e perso nel vuoto, ti manca non è vero? >>
Angela era entrata nella stanza in punta di piedi con in mano una grossa
bacinella contenente un liquido azzurro e delle foglie di menta, dalla tasca
dei pantaloni spuntavano invece un tubetto di crema e delle fasce.
<<Anche se fosse? Non farebbe alcuna differenza, bisogna essere in due
ed è chiaro che per lui le cose stanno in modo diverso >> mentre parlava a
voce alta, più per convincere se stessa, ubbidì e immerse le mani nel
liquido. Subito fu percorsa da un brivido di piacere, la menta era fresca e le
diede un gran sollievo. << Tienile immerse per almeno quaranta minuti,
servirà a staccare la pelle bruciata, dopodiché ti applicherò la pomata e le
bende per aiutare la crescita della pelle nuova. >> È un rimedio che mi ha
dato Shantra, una donna del villaggio, ha detto che causa le continue
aggressioni del drago sono divenute molto esperte con le ustioni. >> << Le
mie però sono ustioni causate dalla magia, non penso funzionerà >>
obiettò Kate poco convinta. Ad ogni modo il sollievo le stava giovando
molto, valeva la pena di tentare anche perché in quelle condizioni non
aveva altro da fare. Angela tornò dopo quasi un‟ora, le asciugò le mani e
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applicò una generosa quantità di pomata, anche se il suo metodo purtroppo
non aveva sortito l‟effetto sperato. La pelle bruciata si era leggermente
schiarita, ma niente di più e le ferite non mostravano alcun segno di
miglioramento. Per non ferire i suoi sentimenti e la buona volontà che ci
stava mettendo, mentii. << Il tuo rimedio ha funzionato, il dolore è sparito
quasi del tutto e anche le ferite vanno molto meglio. Grazie. >> Angela le
sorrise compiaciuta, si stava dando molto da fare, aveva imparato ad
arrangiarsi con i mezzi a disposizione, aveva smesso di cercare delle prese
per caricare il portatile e stava lentamente abbandonando le vecchie
abitudini. Anche se ogni tanto la trovava a impartire lezioni su come
curare il proprio aspetto alle donne del villaggio, nell‟ultimo a cui aveva
assistito, Angela stava cercando di spiegare loro come togliere e curare
l‟aspetto delle sopracciglia. E’ davvero incorreggibile. Sogghignò.
Attese una mezzoretta poi si tolse le bende e andò a bussare alla porta del
capo del villaggio. Non poteva spettare fino a mezzanotte, aveva bisogno
di parlargli subito.
<< Posso parlarle un attimo? >> gli chiese.
<< Certo, entri pure mia cara. >> << Ho pensato ad alcune possibili
strategie per attaccare il drago e renderlo innocuo, volevo sapere la sua
opinione. >> Mohrs l‟osservò molto incuriosito. << Devo ammettere che è
una continua sorpresa mia giovane guerriera. >> << Sono una strega, e
anche se al momento sono priva dei miei poteri, posso preparare degli
intrugli, ho studiato molto. >> Cercava di guadagnarsi il suo rispetto da
quando era arrivata, ma per lui rimaneva solo una donna in cerca di guai,
non credeva assolutamente che fosse lei l‟erede e non intendeva prestarle
attenzione. << A casa di mia nonna ho preso questo libro “La sottile, letale
e indispensabile arte delle piante. Manuale per esperti”. Potremmo usare il
cristallo urticante per accecarlo e il bacio di locusta demoniaca per
addormentarlo, così avremo tutto il tempo per trovare un luogo sicuro
dentro il quale segregarlo. Oppure le fiale per endovena di bava di rospo,
sono in grado di paralizzare tutti i muscoli del corpo volontari, in questo
modo potrebbe tornare a essere innocuo, non riuscirebbe a muoversi e a
sputare fuoco, l‟unico problema sarebbe quello di avvicinarsi abbastanza
per iniettarglielo. Oppure potrei mettergli nell‟acqua la polvere di giglio
bianco, è un veleno potentissimo, sono sicura che riusciremmo a stenderlo
definitivamente. >> Il viso di Mohrs aveva cambiato colore, stava
diventando paonazzo. << Noi siamo un popolo tranquillo e pacifico,
vivevamo in armonia con Koanoz e ci aiutavamo a vicenda, sono stati anni
230
fantastici. Tutto si svolgeva nel più assoluto silenzio e quiete, rimanevamo
spesso ore ad ascoltare il canto degli uccellini o lo scorrere dell‟acqua del
ruscello. I bambini facevano lo scivolo sulla sua coda. Dai turisti era
considerato una specie di giocattolo elettronico di ultima generazione e
Koanoz stava molto attento a non attirare l‟attenzione degli umani. >>
Sospirò tristemente. << Noi non vogliamo ucciderlo! Se all‟improvviso ha
deciso di attaccarci avrà le sue buone ragioni, queste erano le sue terre ed è
giusto che ci ritiriamo e rispettiamo la sua volontà. Ti proibisco di
intraprendere una qualsiasi di queste strade. Spero di essere stato chiaro e
questo è tutto. >> La congedò senza tante cerimonie, a dire il vero l‟aveva
messa alla porta. Si era proprio arrabbiato, mentre ritornava alla sua
stanza, continuava a chiedersi come fosse possibile che non provasse
rancore per tutto il dolore che il drago gli stava causando, continuava
addirittura a difenderlo.
Si chiese se fosse ancora valido il loro appuntamento alla torre di
avvistamento, ma pensò non fosse il caso di domandarglielo, sarebbe
andata ugualmente e avrebbe aspettato sperando che si presentasse. Non
poteva arrendersi, doveva riacquistare i suoi poteri e doveva assolutamente
trovare un modo per guadagnarsi la sua fiducia.
Angela era diventata un‟abilissima cuoca e anche con ingredienti semplici
riusciva a preparare pasti favolosi. La cena fu squisita, aveva preparato
insieme alle donne del paese, una sorta di polpettone, non era riuscita a
capire bene cosa ci fosse dentro, ma il sapore era davvero buono.
Terminata la cena ringraziò nuovamente la sua amica per tutte le attenzioni
che le stava riservando e si congedò. Mirrow era diventato il baby-sitter
ufficiale, i bambini adoravano ascoltarlo raccontare storie avventurose. Si
diresse nella hall o in ciò che ne rimaneva, indossò bene il cappuccio e
uscì in cerca della torre di avvistamento.
Angela rimase ancora per un po‟ a parlare con gli abitanti, erano molto
simpatici e stava volentieri in loro compagnia. << Lavoro in un grosso
studio legale solo che purtroppo non riesco a mettermi in comunicazione
con loro. Pensi, Molly che negli ultimi due paesi in cui ci siamo fermate
non avevano il telefono e nemmeno l‟elettricità. >>
<< Perché non me l‟ha detto subito, le stanze dell‟albergo erano dotate di
tutto questo, potrebbe provare se funzionano ancora. Mi raccomando, se ci
va durante la notte rimanga il più possibile al buio, è pericoloso, il drago
231
potrebbe essere attirato dalla luce. >> Non riusciva a credere alle sue
orecchie, avevano una connessione per il suo portatile!
Era appena scesa la sera, corse in una delle stanze alla ricerca di una presa
ancora in buone condizioni, finalmente la vide, attaccò subito il portatile,
anche se non poteva accendere la luce mentre aspettava l‟alba, avrebbe
caricato la batteria. Cercò di tenerlo protetto sotto una scrivania, mise
davanti anche un paio di sedie, era preoccupata per un cedimento
strutturale. Chiuse la porta dopo aver dato un‟ultima occhiata alla stanza e
iniziò a scendere le scale che portavano ai sotterranei.
Era quasi a metà quando fu più forte di lei, si voltò e corse di nuovo nella
stanza. Mise un vecchio armadio davanti alla finestra rotta, si recò nella
stanza da bagno, l‟unica senza finestre che davano sul lato esterno. Accese
il computer e attese che eseguisse la ricerca di reti wireless.
Nel frattempo aprì lentamente il rubinetto dell‟acqua calda e iniziò a
riempire la vasca da bagno. Si legò i capelli in un‟acconciatura sopra la
testa, prese dalla sua borsetta lima e smalto per unghie e sentì la
temperatura dell‟acqua. S‟immerse lasciando fuori solo i piedi e si mise lo
smalto rosso sulle unghie, poi si rilassò lasciandosi cullare dal caldo tepore
dell‟acqua e dal profumo dei Sali al mughetto. Il suo primo pensiero fu per
Anthony, si chiese se fosse ancora vivo, sempre che questo fosse il termine
più appropriato e come mai ci stava mettendo così tanto a raggiungerle. Il
suo cervello le elencò una serie di ipotesi, una più terribile dell‟altra, così
decise di accantonare quei pensieri, godersi il bagno caldo e concentrarsi
sul lavoro. Prese il computer che fortunatamente era riuscito a connettersi
e mise la password per accedere alla sua posta elettronica.
232
2211
L
Laa pprroovvaa
Kate iniziò a salire con cautela le scale in pietra, facendo attenzione a non
inciampare, infatti, non solo la pietra era liscia ma alcuni gradini erano
crollati, probabilmente a causa del passaggio del drago, altri erano molto
consumati, o più stretti, inoltre giravano a chiocciola intorno alla torre e
non vi era alcuna protezione, nessun tipo di ringhiera, era praticamente
sospesa nel vuoto.
Mentre saliva la stretta scalinata, il vento aumentava e lei rimpiangeva di
non avere i suoi poteri, poteva sfruttare il mantello e volare per brevi tratti,
ma sarebbe stata troppo visibile e vulnerabile. Circa a metà della torre
dovette accucciarsi e proseguire a gattoni per non essere travolta dalle forti
raffiche, rimaneva il più possibile attaccata ai gradini, tenendo la testa
bassa per evitare le folate di vento che crescevano d‟intensità man mano
che saliva. Giunta in cima finalmente vide una piccola porticina di legno
scuro. Il suo lato pessimista le suggerì che con la fortuna avuta sino a quel
momento, probabilmente, la porta sarebbe stata chiusa, ma fortunatamente
quando provò ad abbassare la maniglia, si spalancò con grande facilità,
senza sinistri cigolii o altro. La stanza era in penombra, l‟unica luce
proveniva dalla porta aperta e da una fessura circa a metà del muro davanti
all‟entrata. Dall‟apertura sporgeva il cannocchiale di un telescopio molto
elaborato, non aveva mai visto niente del genere.
Si abbassò il cappuccio e aguzzò la vista per riuscire a scorgere dove fosse
Mohrs. Non vedendolo provò a chiamarlo a bassa voce, ma non ottenne
alcuna risposta. Pensò che forse anche lui avesse avuto qualche difficoltà a
salire o magari era semplicemente in ritardo. Spero solo che prima o poi si
sarebbe presentato, non voleva aver fatto tutta quella strada per niente.
Chiuse cautamente la porta alle sue spalle e rimase in ascolto, pronta a
percepire il minimo brusio. Scorse il profilo di un tavolo, si avvicinò con
cautela stando attenta a non inciampare e con le mani protese in avanti,
avanzò lentamente fino a toccare la rugosa superficie di legno. Continuò a
esaminare la superficie per capire cosa contenesse. Riconobbe al tatto un
polveroso calamaio con all‟interno inchiostro, l‟odore sulle sue dita era
inequivocabile, continuò a usare le mani al posto della vista per analizzare
la stanza. << Ahi >> sentì una fitta poi una sensazione di calore provenire
dalla punta del suo dito indice. Lo portò alla bocca e come aveva previsto,
stava sanguinando. Lentamente si avvicinò alla finestra per osservare alla
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luce fioca che filtrava la gravità della ferita. Aveva un lungo e sottile taglio
sul polpastrello dal quale fuoriusciva sangue rosso intenso. Prese un
fazzoletto dalla tasca e lo avvolse intorno al dito. Prese anche i guanti che
le aveva dato Anthony e li indossò. Se li avessi messi da subito, non mi
sarei ustionata le mani col drago e adesso non mi sarei tagliata. Si
rimproverò mentalmente. Il taglio le bruciava tremendamente.
Inaspettatamente i grossi e scuri guanti non la limitavano nei movimenti,
non le facevano caldo e dopo circa trenta secondi erano diventati
trasparenti. Che sciocca era stata a pensare che fossero come i comuni
guanti cui era stata abituata fino a quel momento. Tornò alla perlustrazione
della stanza rimanendo però vicino alle pareti. Erano fatte di dura e fredda
roccia, totalmente spoglie, nessun quadro o mensola. Aveva fatto tutto il
giro e ancora Mohrs non era arrivato, che avesse capito male? Forse era
ancora arrabbiato e non aveva intenzione di presentarsi. Oppure voleva
metterla alla prova?
Vide che sul lato destro della porta era appesa una lanterna, la staccò dal
gancino sul muro e girò la rotellina, la piccola pietra focaia prese fuoco
dando origine a una fioca luce arancione e verde, finalmente sarebbe
riuscita a vedere qualcosa in più, pensò.
Si mise lontana dalla finestra, non voleva certo fare segnali al drago.
Anche con la luce l‟impressione sulla stanza non cambiò, era molto
semplice, niente appeso alle pareti, al centro della stanza vi era un tavolo
di legno molto vecchio e usurato dal tempo. Sotto di esso erano accatastati
diversi rotoli diligentemente legati con corda sottile e disposti in ordine sul
ripiano. Sopra al banco spiccava il calamaio in pietra grigia, con
all‟interno l‟inchiostro scuro, un tagliacarte in argento molto affilato il cui
manico era intarsiato con disegni e scritte in un linguaggio che non
conosceva.
Vi era anche del materiale da disegno tecnico, squadre, righelli, e un
compasso la cui punta era sporca di sangue. Ecco dove mi sono tagliata.
Incuriosita prese una carta, slegò la cordicina e la distese sul tavolo. Mise
il calamaio su un angolo per tenerlo fermo in modo che non si
riarrotolasse. Era incredibile, non credeva ai suoi occhi, era una carta
stellare molto aggiornata, con tutte le costellazioni, le orbite dei pianeti.
Era un genio, se si fosse spostato in una grande città, con tutte le
strumentazioni di cui disponevano, avrebbe fatto scoperte eccezionali. Se
mai fosse riuscita a risolvere tutta questa situazione e a tornare a casa, gli
avrebbe sicuramente proposto di tornare con lei a Vienna.
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<< Kate >> << Sono io, svegliati per favore >> una voce maschile la
chiamava dolcemente. Lentamente mentre si svegliava e prendeva
coscienza del luogo in cui si trovava, si chiese come potessero scambiarla
per Kate, che era bionda, con i capelli a caschetto lisci, mentre lei aveva
lunghi e ricci capelli rosso fuoco. Aprì gli occhi, volse lo sguardo verso
l‟alto, dove vi era l‟unica apertura che comunicava con l‟esterno e dalla
quale filtrava l‟aria fresca del mattino. Si voltò di scatto armata con un
pesante volume di giurisprudenza, pronta a colpire l‟estraneo. Con grande
sorpresa si trovò davanti Daniel. Era gravemente ferito, faticava a rimanere
in piedi appoggiato al suo bastone, dalla fronte il sangue ormai secco era
colato fino sotto l‟orecchio sinistro. << Daniel? Sono Angela, non mi
riconosci? >> gli chiese mentre si avvicinava e lo aiutava a sedersi sulla
sedia. << Ma certo, scusami. E‟ molto buio e non ti avevo riconosciuta
subito >> I raggi del sole filtravano fiocamente dalla finestra illuminando
la stanza quasi a giorno, capii subito che Daniel stava mentendo ma per il
momento decise di non dire nulla e di stare al gioco, voleva capire cosa gli
fosse successo. << Ti aiuto a togliere la maglia così diamo un‟occhiata alle
ferite. >> dal suo tono Daniel capii subito che non era una proposta, ma un
ordine inappellabile, non aveva le forze per opporsi neanche volendo, così
non protestò e la lasciò fare. Il braccio ferito gli doleva da impazzire,
anche volendo, non sarebbe mai riuscito a toglierla da solo. Uno spettacolo
davvero agghiacciante fu quello che si propose agli occhi increduli di
Angela, non riusciva a credere che con quelle ferite fosse arrivato fin lì e
che stesse ancora a parlare con lei. Il suo corpo era martoriato, pieno di
graffi, lividi, tagli, in alcuni punti mancavano addirittura lembi di pelle e
carne, mentre in altri aveva bruciature e ustioni piuttosto serie. La spalla
destra era completamente nera e l‟infezione si stava propagando lungo
l‟avambraccio, nell‟addome aveva uno squarcio a forma di mezza luna che
non riusciva a chiudersi, a ogni suo respiro fuoriusciva un rigolo di sangue.
La schiena era interamente coperta da gravi ustioni e la pelle raggrinzita.
Cercò di non lasciar trasparire dal suo viso la gravità della situazione e la
preoccupazione per le ferite, pensò a qualcosa di allegro poi alzò lo
sguardo verso di lui e gli chiese se preferiva stendersi mentre lo medicava.
<< Ti ringrazio, ma se mi stendo la ferita sulla pancia, si aprirà del tutto
mentre se resto piegato i lembi sono più vicini e si riesce a formare un po‟
di crosta. >> << Sono venuto a piedi perché se mi fossi smaterializzato,
non sarei riuscito a mantenere questa posizione. >> << Tu sei matto, hai
235
camminato per miglia in queste condizioni? Ma cosa ti diceva il cervello?
Dovevi fermarti in un paese e chiedere aiuto a qualcuno o chiamare
un‟ambulanza come fanno tutte le persone normali. >> Non aveva più
resistito; il suo caratteraccio aveva preso il sopravvento. Respirò
profondamente per riacquistare il controllo. << Aspettami qui, senza fare
l‟eroe, mentre andava a cercare del disinfettante, e qualcosa con cui
medicarti. >> << Tranquilla, ti garantisco che anche volendo, non riuscirei
a rialzarmi >> e cercò di sorridere, voleva fare una battuta, ma le fitte
all‟addome gli permisero solo una smorfia.
Mentre usciva dalla stanza non poté fare a meno di domandarsi come
fossero riusciti a ridurlo in quel modo. E’ veloce, ha poteri magici, perché
mai non si è difeso? Che fossero stati numericamente troppi anche per lui?
Chi mai poteva essere stato? Non sembravano ferite dovute a uno scontro
tra maghi.. si recò velocemente in cucina, per fortuna non vi era ancora
nessuno, prese alcuni asciugamani puliti e mise a bollire una pentola di
acqua e sale grosso. Nel frattempo prese la cassetta del pronto soccorso dal
bagno, per fortuna dentro vi trovò sia garze sia filo e ago da sutura, forbici
e persino del cotone, aveva più di quello che si sarebbe aspettata.
Vicino alla stanza adibita a cucina, vi era un pozzo dal quale si prendeva
l‟acqua potabile per tutti gli abitanti che si erano rifugiati lì sotto.
Guardandoci bene trovò attaccati alle pareti diversi irudinei, comunemente
chiamati sanguisughe. Perfetto pensò, proprio quello che faceva al caso
suo. Tornò in cucina, sentiva le voci delle donne avvicinarsi, si stavano
alzando, doveva fare in fretta. Prese la pentola e sgusciò fuori senza farsi
vedere.
Daniel era ancora sulla sedia, il suo viso era sempre più pallido, la testa
pendeva da un lato e aveva cominciato a uscirgli sangue anche dal naso.
Lo aiutò ad alzarsi e lo fece sedere sul letto, mettendogli diverse coperte
dietro la schiena in modo che mantenesse la posizione inclinata per
riuscire a dargli i punti. Pulì prima il sangue con acqua e sale bollito, poi
prese le forbici e l‟ago e li disinfettò. Prese il cotone e il disinfettante e
iniziò a pulire bene le ferite, prima quelle più lievi arrivando a quelle più
serie. Quando gli passò il cotone sul naso rotto, ebbe la conferma che non
ci vedeva, non aveva sbattuto le palpebre, i suoi occhi non avevano visto
arrivare la sua mano. Provò a muovergli delicatamente la spalla per vedere
se fosse rotta. Il corpo di Daniel si contrasse per il dolore, ma dalla sua
bocca non uscì il minimo sibilo. Angela lo guardò piena di ammirazione.
Non pensavo esistessero più uomini così, ripensò ai suoi colleghi e a tutti
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gli uomini che aveva conosciuto finora, non solo non le avrebbero mai
permesso di medicarli fuori da un centro apposito con personale
specializzato, ma si sarebbero sicuramente lamentati e avrebbero pianto
come bambini. La spalla era lussata ma non poteva tirare per rimetterla in
asse fino a quando il taglio sull‟addome non fosse stato cucito.
<< Ti farà un po‟ male, ma se riusciamo a cucire bene i due lembi,
dovrebbe chiudersi e smettere di sanguinare. >> Lui annuì con il capo, era
consapevole che stava perdendo molto sangue, si sentiva debole, riusciva a
muoversi a fatica.
Angela prese in mano l‟ago, vi infilò il filo da sutura, cercò di farsi
coraggio, ma al solo pensiero di infilzare la carne di un uomo vivo e
cosciente si sentì mancare, non ce la faceva, non poteva farlo. Come se
non bastasse, le mani iniziarono a sudare e a tremare terribilmente. << Non
posso >> << Mi dispiace ma non posso farlo, io sono un avvocato, non un
medico o un‟infermiera. Chiamo qualcuno, è meglio. >> << Tu sei la
donna che mi sta salvando la vita, sei molto più di un medico. >> Daniel
quasi le sussurrò queste parole, faticava anche a parlare, con grande sforzo
le prese la mano tra le sue e la strinse a sé con tutta la forza che riuscì a
trovare. Aveva ragione, se la ferita non fosse stata chiusa al più presto,
sarebbe davvero morto e Kate non glielo avrebbe mai perdonato, questo
era sicuro. Non aveva altra scelta, era sola e quindi spettava a lei.
Sotto il tagliacarte vide una lettera piegata a metà, la prese in mano per
leggere il destinatario e sbirciarne il contenuto. Era un messaggio di Mohrs
per lei. “ Se sta leggendo questo biglietto, significa che è davvero una
ragazza molto caparbia e decisa, ha superato una bella prova, devo
ammettere che un po‟ di fiducia se la merita. Le propongo una sfida:
riordini le mie carte e sotto troverà una leva che le permetterà di
proseguire. A ogni scelta seguiranno delle conseguenze, le consiglio di non
sottovalutarle, possono essere molto serie. Buona fortuna”. Riordinare
come? Per data? Per argomento? S‟inginocchiò dinnanzi al tavolo, le
osservò una per volta, con attenzione le stese tutte sul banco. Il ripiano su
cui appoggiavano non era liscio ma forato. Doveva sistemare ogni carta
nel foro. Non sembrava difficile, doveva solo trovare la giusta
combinazione, con un po‟ di fortuna e pazienza sicuramente ci sarebbe
riuscita, era piuttosto portata per i rompicapo. Le sistemò in ordine di data
crescente, dalla più vecchia alla più recente compresa la prima che aveva
posto sul tavolo. Attese qualche minuto, ma non successe nulla. Stava per
237
estrarle e provare un‟altra combinazione quando il pavimento tremò. Tolse
subito l‟ultimo rotolo e tutto cessò.
Cavoli, sono bloccata a più di quaranta metri di altezza, come farò a
uscirne? Il pavimento che conduceva alla porta era crollato rendendola
irraggiungibile, la finestra era troppo piccola perché potesse anche solo
provare a oltrepassarla e il buco che si era aperto sotto i suoi piedi era
davvero molto profondo, non si vedeva il fondo. Non aveva altre
possibilità di errore. Molto divertente il capo del villaggio, le aveva
giocato proprio un bello scherzo per metterla alla prova, era chiaro che non
si fidava di lei e voleva essere sicuro di non mettere il suo villaggio in
pericolo senza un motivo fondato. Le uniche pietre rimaste erano quelle
che disegnavano un cerchio intorno al tavolo, il resto del pavimento era
tutto crollato. Tolse tutte le carte stando attenta a non farle cadere, le riaprì
una alla volta con estrema attenzione e cercò di studiare i pianeti
rappresentati e fare mente locale sulle sue conoscenze su ognuno di essi
per capire quale potesse essere la sequenza corretta. C‟erano un numero
infinito di possibilità, poteva ordinarli per scoperta, in ordine alfabetico, un
ordine casuale, era impossibile sapere quale potesse essere la sequenza
giusta senza nessun suggerimento. Di solito era molto brava nei giochi di
logica, sperò cha le venisse in aiuto qualche buona idea. Anche se doveva
ammettere che trovarsi sospesa non era affatto d‟aiuto per concentrarsi.
L‟alba era vicina, il cielo cominciava lentamente a schiarire e lei era
ancora bloccata lassù. Era una facile preda per il drago, infatti, lui a
differenza sua riusciva a volare senza difficoltà. Doveva tentare qualcosa
al più presto, in entrambi i casi, i rischi erano alti, ma di fronte a una
percentuale così alta di morte certa non le rimaneva che incrociare le dita e
buttarsi. Inserì le carte partendo dai pianeti più vicini alla Terra sino a
quelli più lontani, in questo modo ogni carta descriveva esattamente le
orbite e le caratteristiche di ogni pianeta fino all‟ultima carta che li
rappresentava tutti, una sorta di grande foto di gruppo. Decise di salire
sopra al tavolo prima di inserire l‟ultimo rotolo. Le sudavano le mani, il
cuore le martellava nel petto, attese un secondo, prese coraggio, fece un
respiro profondo e inserì l‟ultima carta.
<< Non ho anestetici, vuoi qualcosa da stringere tra i denti? O preferisci
qualcosa di forte da bere? >> Dall‟espressione sul suo viso appariva lei
quella più bisognosa di bere un goccetto. Daniel sorrise, ma non disse
nulla. << Non preoccuparti, sono piuttosto resistente e sopporto bene il
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dolore, vedrai, non sentirò nulla. >> La sua voce era calma, tranquilla, non
traspariva nessuna preoccupazione o paura. Questo le diede coraggio.
Avvicinò con la mano sinistra i due lembi e infilò l‟ago prima sotto poi su
quello più in alto facendovi passare il filo in modo che li unisse. Dopo aver
dato il primo punto trovò la forza di guardare Daniel in viso e vide che le
sorrideva, voleva farle capire che stava bene e che stava facendo un buon
lavoro. Non riusciva a dirglielo a parole perché stava stringendo i denti per
resistere al dolore. Angela si sentii rassicurata e punto dopo punto riuscì a
chiudere la ferita piuttosto bene. Disinfettò nuovamente e lo bendò con le
garze pulite in modo che il sudore non andasse sulla ferita e non ci
sfregasse con il lenzuolo. La parte più difficile era andata.
Era davvero orgogliosa per quello che era riuscita a fare, era stato difficile,
però aveva affrontato la sua paura e aveva portato a termine il compito, era
molto fiera. Daniel era svenuto a meno di metà della sutura, il dolore
doveva essere stato davvero grande e alla fine aveva vinto, ma Angela era
stata così concentrata a non sbagliare che non se ne era accorta fino alla
fine. Approfittò del suo momentaneo stato d‟incoscienza per rimettere la
spalla in asse. Mise la sua mano sulla clavicola e con l‟altra prese il
braccio come le era stato insegnato quando aveva prestato servizio di
volontariato durante l‟estate al college, dove aveva conosciuto Marcus, un
bel medico del pronto soccorso. Era stata anche in un campo per aiutare
durante un‟emergenza terremoto, solo che a parte bendaggi e cambio fasce
non aveva fatto nulla di pratico. Tirò con tutta la forza di cui disponeva
finché finalmente sentii crack, provò a ruotare le spalla ed ebbe la
conferma di esserci riuscita. Mise le sanguisughe sul sangue pesto e delle
larve d‟insetti sulla schiena in modo che mangiassero la pelle morta senza
provocare infezioni. Per fortuna era un‟appassionata del dottor House, non
aveva perso una puntata e ora poteva dire che a qualcosa erano servite. Per
ultimo gli medicò la testa, aveva dei brutti tagli e sicuramente era stato
colpito più volte con un oggetto contundente. Forse erano stati proprio
quei colpi a fargli perdere la vista, magari era una cosa temporanea, sperò
e pregò che fosse così anche perché non vi erano strutture dove potesse
portarlo senza destare allarmismi, come poteva spiegare quelle ferite senza
che aprissero un‟inchiesta? Non sapeva che altro fare. Lo coprì con un
lenzuolo, mise una veste dinnanzi alla finestra, se così si poteva definire e
lasciò la stanza. Un po‟ di riposo gli avrebbe sicuramente giovato e nel
frattempo poteva preparargli un pasto per dargli un po‟ di forza. Si chiese
dove fosse Kate, era ormai pieno giorno e ancora non era rientrata.
239
Iniziava a essere seriamente in pensiero. Che le fosse successo qualcosa di
brutto? Non riusciva neanche a pensarci.
Si strinse con forza al tavolo, si aggrappò bene con entrambe le mani e si
guardò intorno in attesa, ma non successe niente. Alzò la testa e continuò a
guardare la stanza con sospetto. Il capo del villaggio aveva parlato che a
ogni azione avrebbero corrisposto conseguenze, non era normale che non
fosse successo nulla. Sentì un grosso boato, dalla parete davanti a lei
comparvero dodici lame affilatissime che puntavano verso il tavolo pronte
a colpirlo, la stanza iniziò a girare sempre più velocemente, crollarono
tutte le mattonelle del pavimento tranne le quattro su cui poggiavano le
gambe del tavolo. Poi tutto si fermò. Kate alzò la testa, controllò le lame,
si muovevano lentamente, ma erano sempre più vicine a lei, poteva tentare
ancora un‟ultima combinazione. Pensò a quale spostare, stava per afferrare
la carta del centro, quando due gambe del tavolo cedettero facendolo
inclinare improvvisamente. Kate aveva allentato la presa e non ebbe i
riflessi abbastanza pronti da attaccarsi al bordo del tavolo e scivolò nel
vuoto. Lo stomaco le arrivò quasi in gola, una sensazione di paura ed
eccitazione al tempo stesso la sommerse. Tutto era buio, la velocità con cui
precipitava, però stranamente rallentava anziché aumentare, ma non ci fece
troppo caso, ormai aveva capito che le leggi che governavano il suo
mondo qui non valevano. Tutto era scuro e non riusciva a vedere cosa
l‟aspettava in fondo, ad ogni modo stava precipitando nel vuoto, questa era
una certezza, come quella che dopo un volo di quaranta metri nessun
essere umano o strega si può salvare. Nel suo cuore era tranquilla, aveva
giocato le sue carte, ci aveva provato veramente e questa era l‟unica cosa
che le importava. Come risultato però aveva perso e non solo la partita, ma
anche la vita.
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La cucina era molto diversa rispetto qualche ora precedente, si era animata
di voci e persone. Le donne stavano preparando qualcosa di buono mentre
cantavano un‟allegra canzone. La lunga tavola era gremita di bambini e
anziani, tutti quelli che erano riusciti a sfuggire alla furia del drago si erano
ritrovati per mangiare insieme. Tutti aspettavano pazientemente la propria
scodella di pane e latte caldo. << Noi e gli uomini mangiamo dopo, se ne
rimane >> le spiegò una donna minuta e sorridente mentre mescolava il
latte all‟interno di un grosso pentolone.
<< Forse non dovrei dirglielo, ma nella mia stanza c‟è un uomo, un nostro
amico gravemente ferito, posso avere una ciotola di latte caldo per lui?
>>le chiese con discrezione e umiltà. << Ma certo, noi aiutiamo sempre le
persone in difficoltà, ne prenda pure una bella porzione. >> Avevano
davvero ragione quando dicevano che gli abitanti di Silencity avevano un
cuore grande e un‟ospitalità incredibile. << Se vuole, dopo possiamo
chiedere ad August, il dottore del paese di venire a dare un‟occhiata al suo
amico >> le sorrise e le voltò le spalle per portare la colazione al tavolo.
Perché non ci aveva pensato prima, era ovvio che avessero un medico,
chissà perché non le era venuto in mente prima. Non se lo fece ripetere due
volte, portò la ciotola in camera, controllò che Daniel stesse ancora
dormendo nel letto e corse a cercare il dottore.
Il dottore in realtà era una dottoressa molto graziosa e scrupolosa, lo visitò
con cura, controllò ogni ferita, le disinfettò nuovamente e infine gli diede
alcuni antibiotici. È potente medicinale contro le infezioni, controlli che lo
prenda e che si riposi. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, lei è
stata molto brava, ora è solo il suo spirito che deve reagire. << Non ci sono
altre medicine che potrebbero guarirlo? >> << Purtroppo ci sono anche
molte ferite magiche, servirebbe la linfa dei “ gnauli”, ma qui è esaurita da
tempo, potrebbe averne conservata un po‟ il drago nella sua tana, ma è
impossibile andare a prenderla. Mi dispiace. Tornerò una volta al giorno
per controllare le sue condizioni. >> Angela ringraziò e salutò la giovane
donna, augurò la buona notte a Daniel, ignorando la sua domanda; fece
finta di non averlo sentito, anche lei continuava a chiedersi la stessa cosa,
ma purtroppo non sapeva cosa rispondergli. Gli voltò le spalle e andò a
dormire. Non chiuse occhio per quasi tutta la notte, continuava a rigirarsi
nel materasso e controllare se Kate fosse tornata, ma la porta rimaneva
chiusa e nessuna ombra si aggirava per la camera. Era quasi notte fonda e
lei ancora non si vedeva. Per il secondo giorno di fila, iniziò a farsi strada
la consapevolezza che le potesse essere successo qualcosa di brutto.
241
Decise di attendere ancora un giorno, poi sarebbe andata a cercala lei
stessa.
Nel cuore della notte si alzò per controllare le ferite di Daniel, ma lui non
era nel suo letto, disteso a riposare come avrebbe dovuto. Subito si
preoccupò, era sicura che fosse uscito a cercarla. Uscì in corridoio e lo
vide disteso a terra. Aveva immaginato giusto. << Sei davvero un
incosciente >> l‟apostrofò mentre cercava di sollevarlo e aiutarlo a tornare
a letto. << Kate, potrebbe esserle successo qualcosa, non possiamo
starcene qui con le mani in mano. >> << Hai ragione, ma anche se avesse
bisogno, in questo momento non potresti aiutarla, cerca di guarire e non
fare altri stupidi colpi di testa, d‟accordo? Ti prometto che domani andrò a
cercarla io stessa, ok? >> Daniel non si sentì affatto rassicurato della sua
affermazione, odiava essere ferito, non poteva fare niente e questa
situazione lo stava uccidendo, aspettare con le mani in mano, non era nella
sua natura, ma questa volta doveva purtroppo riconoscere che Angela
aveva ragione, anche se fosse stata in pericolo, non le sarebbe stato di
alcun aiuto, semmai di peso. Smise di opporsi e si fece aiutare a tornare in
camera.
Non si rese conto di quanto tempo fosse rimasta priva di sensi sospesa a
pochi centimetri dalla fredda roccia del pavimento della torre. Appena aprì
gli occhi, pensò di essere in una sorta di limbo, una piega del tempo, forse
erano indecisi se meritasse il paradiso o l‟oblio eterno.
<< Complimenti! Devo ammettere che è davvero caparbia, nonostante il
rischio e la difficoltà non ha mollato. >> Kate era ancora frastornata, la
caduta l‟aveva scombussolata. Lentamente ruotò la testa in direzione della
voce, all‟inizio vide una figura sfuocata, poi, lentamente mise a fuoco, era
Mohrs, il capo del villaggio che le si avvicinava sorridente.
<< Dove siamo? >> << Semplice mia cara, siamo all‟interno delle
fondamenta della torre, è un posto più sicuro dove parlare. >> Kate si
chiese se avesse intenzione di parlare con lei sospesa a mezz‟aria o se
l‟avrebbe fatta scendere a terra.
Mohrs si sedette accanto a lei con le gambe incrociate, anche lui era
sospeso, probabilmente il terreno non era sicuro, oppure era più comodo
così. Come se avesse intuito la sua perplessità Mohrs, le disse che i
reumatismi non gli davano tregua. << Il terreno qui sotto la torre è molto
umido per cui alla mia età è meglio se non mi ci siedo direttamente sopra.
>>
242
<< Sa, non è stato sempre così. Silencity, in principio era una collina
molto verde, le colture crescevano rigogliose e il lago era ricolmo di pesci,
tutto il paese prosperava. Si poteva sentire ovunque il canto allegro degli
uccellini, i bambini che ridevano mentre si rincorrevano o giocavano a
nascondino vicino ai grandi alberi, vi erano sequoie, querce. Venivano
molti turisti a trovarci. Converrà con me che ciò che le ho descritto è uno
scenario molto diverso da come lo si vede adesso. >> Kate rimase in
silenzio, si limitava ad annuire con la testa, senza interromperlo, voleva
ascoltare tutta la storia e aveva paura che potesse perdere il filo e non
raccontarle più nulla.
Un giorno uno dei ragazzi del villaggio trovò un grosso uovo nel bosco e
lo portò da me. Capii immediatamente di cosa si trattava, tuttavia
decidemmo di tenerlo, gli prestammo le cure, tenendolo al caldo e in un
luogo umido e posso assicurarle che non è facile, deve stare a temperature
altissime per schiudersi. Il giorno che si creò la prima crepa sul guscio
organizzammo anche dei turni per vegliarlo affinché non nascesse da solo.
E la nostra pazienza e cura furono ripagate quando nacque. Lo
chiamammo affettuosamente Burn. Era veramente grazioso e affettuoso,
giocava con i bambini, parlava con noi e crescendo aveva iniziato anche a
difendere la nostra città. Abbiamo trascorso anni davvero sereni, nessuno
ci attaccava, ma tutto ciò non era destinato a durare, un giorno,
all‟improvviso non riuscì più a controllare il fuoco, era affetto da una sorta
di raffreddore, starnutiva e singhiozzava, il problema era che a essi
corrispondevano lingue di fuoco che incenerivano tutto ciò che aveva
davanti e il suo respiro infernale trasformava gli uomini in statue
mummificate. Presto gli abitanti iniziarono a temerlo, prima a evitarlo, poi
cercarono addirittura di attaccarlo affinché lasciasse il villaggio. Lui
cercava di parlare con noi, ma non riusciva a emettere alcun suono, il
risultato era sempre lo stesso, emetteva fuoco e seminava morte e
desolazione. Così alla fine ci siamo nascosti qui sotto, la città si è svuotata
e lui è rimasto solo. Continua ad aggirarsi per il villaggio in cerca di
qualcuno con cui parlare, ma ovviamente non trova più nessuno. Mentre
raccontava i suoi occhi, si velarono di lacrime, doveva essere molto
affezionato a Burn. << Non potete andare avanti così, non è giusto che
viviate sotto terra nella paura. >> << Quindi cosa proporreste? Sentiamo
giovane e impavida sciocca. Pensa veramente di andare ad affrontarlo in
duello e ucciderlo? Non siamo in una favola, non si uccide così facilmente
un drago reale adulto. >> La sua voce era molto alterata, sembrava
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arrabbiato. << Non voglio ucciderlo >> cercò di rassicurarlo. << Pensavo
di avvicinarmi, cercare di studiarlo e magari di parlargli, avete detto che
capisce la nostra lingua, che una volta la parlava anche, giusto? >> <<
Oramai non prova nemmeno più a comunicare, è talmente arrabbiato che
soffia fuoco su tutto ciò che gli passa a tiro, per cui, come pensi di
resistere? Non ci sono sempre rocce sotto cui proteggersi. >>
<< Sono l‟erede al trono e anche se i miei poteri sono stati bloccati, posso
resistere al fuoco, ho uno scialle e una felpa degli elfi che mi proteggono e
senza bambini da proteggere posso affrontarlo liberamente, non mi
servono spade o rocce. >> Kate era molto sicura di sé, soprattutto perché
era consapevole che se voleva fermare Victor, doveva trovare il modo di
rientrare nelle sue terre.
<< Non posso permetterle un simile rischio, a maggior ragione per il ruolo
che ricopre. >> Il capo del villaggio si alzò e cominciò a camminare
nervosamente avanti e indietro. << Non avete nulla da perdere, inoltre se
non avrò il vostro appoggio, non potrò rivendicare il trono, le sa meglio di
me che per farlo devo avere il consenso e l‟appoggio dei rappresentanti dei
cinque regni. >> << Lo so, ma se l‟aiutassi Victor, scaglierebbe il suo
esercito sul villaggio e ci ucciderebbe tutti, è inutile, non abbiamo scelta,
non possiamo aiutarti, non voglio mettere ancora a rischio le loro vite. >>
detto questo decise che il discorso era chiuso, non aveva nessuna
intenzione di ritornare sui suoi passi. Lentamente risalirono fino a una
piccola porticina invisibile a occhio umano a livello del terreno circostante
e uscirono per tornare dagli altri. Kate era furente, l‟aveva messa alla
prova per niente, le stava solo facendo perdere tempo, non aveva il
coraggio di opporsi a Victor, preferiva continuare a vivere nella paura.
Decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee e farsi passare i bollori
prima di tornare nei sotterranei da Angela. Era ormai notte fonda quando
decise che per ora non poteva fare molto ed era meglio andare a riposare.
Era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che una grossa
presenza era comparsa accanto a lei e soffiava pericolosamente sulla sua
persona.
Alzò lo sguardo nell‟istante in cui veniva investita da una doccia di fuoco.
Pensò che fortunatamente aveva inglobato lo scialle nel suo momento
nero, altrimenti l‟avrebbe cotta proprio a puntino. Kate rimase impassibile
mentre lo guardava con aria di sfida. Il grosso drago rimase molto colpito
dalla scena a cui stava assistendo e dopo qualche istante di perplessità si
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girò e volò via. Una cosa era certa, aveva attirato la sua attenzione, presto
si sarebbero incontrati nuovamente.
Un forte odore di zolfo e fuliggine precedette il suo rientro nella sua
stanza. Entrando si trovò davanti una scena molto divertente. Angela era in
piedi davanti alla porta con uno sportello del comodino come scudo e la
lampada da tavolo come arma. << Mi stai spaventando a morte >> la prese
in giro bonariamente. << Sei tu, finalmente, ero così preoccupata! >> Le
corse incontro e l‟abbracciò forte. << Calmati, sto bene, avevo solo
bisogno di riordinare le idee. Non sono stata via molto. >> << Avevo
sentito l‟odore e pensavo che fosse riuscito ad arrivare fin qui, così
istintivamente avevo preso i primi oggetti che avevo a disposizione. >>
Cercò di giustificarsi rendendosi conto della figuraccia che aveva appena
fatto. Kate rise nuovamente di gusto, per un momento aveva accantonato
l‟arrabbiatura, non era abituata a vedere Angela impacciata e questa
situazione la faceva apparire estremamente buffa. << Sul fatto che non sei
stata via molto, avrei qualcosa da obbiettare! Se per te un paio di giorni,
senza avvertire non sono molto, non la pensiamo allo stesso modo! >>
Kate era sorpresa, non pensava di essere stata via così a lungo.
Lo sguardo le cadde sul suo letto, vide che non era vuoto come l‟aveva
lasciato, qualcuno ci stava dormendo sopra. << Ciao Anthony! Da quando
dormi nel letto? >> << Prima che ti avvicini, forse è meglio se ti spiego >>
Angela aveva assunto un‟aria molto seria, non vi era più nessuna traccia
dell‟espressione buffa di pochi istanti prima.
<< Non è Anthony. >> fece una pausa cercando le parole giuste per
dirglielo. << Daniel, è ferito gravemente, ha perso molto sangue, inoltre è
un grosso zuccone perché non rimane a riposo ma cerca di uscire per fare
l‟eroe. >>
Il viso di Kate sbiancò, non lo aveva mai visto così, di solito era lui che
correva in suo aiuto, sempre sicuro di sé e padrone delle situazioni, non
riusciva proprio a capacitarsi di vederlo inerme sul letto, completamente
indifeso. << Ce la farà, non è vero? >> chiese ad Angela con le lacrime
agli occhi. << Purtroppo il medico ha detto che tutto dipende da lui, noi
non possiamo fare più niente, la situazione è critica. >> Kate abbracciò di
nuovo Angela che cercava di consolarla anche se con scarso risultato.
<< Ci deve essere qualcosa che possiamo fare! >> << L‟unico rimedio
potrebbe essere quella linfa cura ferite, l‟ultima bottiglia, però pare sia
custodita dal drago, per cui siamo fregate. >> Angela era molto dispiaciuta
di vederla così, ma purtroppo non aveva buone notizie da darle. Prima che
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potesse aggiungere altro, una voce familiare e molto dolce attirò la sua
attenzione.
<< Non sei ancora alla mia veglia! Vieni ad abbracciare anche me >> disse
in tono scherzoso alle sue spalle.
<< Daniel! Come ti senti? >> si avvicinò a lui con cautela, facendo
attenzione a non urtarlo, le ferite erano serie, non voleva peggiorare la
situazione.
Senza tanti accorgimenti Daniel la tirò verso di sé e la strinse forte, non gli
importava del dolore, voleva solo sentire il suo profumo e il suo caldo
respiro. Premette le sue labbra su quelle di Kate per impedirle di
brontolare che era ferito e doveva stare riguardato. Angela sentendosi di
troppo uscì dalla stanza in punta di piedi, lasciandoli soli, era da tanto che
non si vedevano, sicuramente avevano molto di cui parlare.
<< Mi sei mancato terribilmente. Non sapere dove fossi e come stavi, mi
faceva impazzire! >> Kate era così felice che fossero di nuovo insieme,
non smetteva di sorridere. << Non dirlo a me, pensa che per ritrovarti mi
sono alleato persino con Anthony. >> Kate gli diede un buffetto sulla
spalla sana, era incredibile che nonostante tutto quello che stessero
affrontando Daniel e Anthony non riuscissero ad andare d‟accordo. <<
Anthony non è ancora tornato? Pensavo di trovarlo qui a vegliare su di voi.
Come il solito non ci si può fidare di lui >> la guardava con aria di sfida,
voleva vedere come sarebbe riuscita a difenderlo questa volta. << Non
dovresti preoccuparti di lui, devi pensare a riposarti e guarire. >> Si
avvicinò, lo baciò teneramente sulla fronte e gli disse di riposare. Non
voleva discutere con lui, era affezionata ad Anthony e le sarebbe piaciuto
che andassero d‟accordo, ma ormai aveva abbandonato la speranza, era più
probabile la pace nel mondo. Stava per uscire ma Daniel l‟afferrò per il
polso e la trattenne. << Devi riposare ed io devo sistemare alcune cose, ti
prometto che appena possibile tornerò a trovarti. >> ma lui non lasciò la
presa. << cos‟è questa storia che andrai ad affrontare Tamil da sola? >> <<
Tamil? E chi sarebbe? >> Chiese Kate. << E‟ il grosso drago che vive in
questo villaggio. >> Sapeva che prima o poi sarebbe venuto a saperlo e
aveva cercato di evitare il discorso, ma evidentemente qualcuno era stato
più veloce di lei.<< Ha un sacco di nomi questo drago. >> Esordì cercando
di cambiare argomento. << I bambini lo adoravano e a loro piace attribuire
nomi nuovi. Poi converrai con me che Koanoz era troppo difficile da
pronunciare per loro. >>
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<< Non preoccuparti, non corro nessun pericolo, ho lo scialle che mi
proteggerà dal fuoco, inoltre ho ancora alcuni dei miei poteri, posso
sempre smaterializzarmi se me la vedessi male, per cui come vedi non hai
niente da temere. Vado solo a fare un sopralluogo poi decideremo insieme
la strategia migliore, d‟accordo? >> gli rispose con voce mielata. << Ora
pensa solo a riposare, non preoccupare la tua mente >> e gli sorrise in
modo malizioso. Daniel dovette arrendersi, era convalescente, non riusciva
a tenere testa alla sua testardaggine neppure quando stava bene,
figuriamoci adesso.
<< Dove stai andando? >> Angela era alle sue spalle e la vide chiudere di
soppiatto la porta della stanza. << si è appena addormentato, non voglio
svegliarlo. >>
<< Non me la racconti tutta, ormai ti conosco bene. Stai andando dal
drago, giusto? >>
<< E‟ solo un sopralluogo, stai tranquilla, sarò di ritorno entro un‟ora,
promesso. Ti affido Daniel finché non torno. >>
Prima che Angela potesse ribattere, era già sparita nella notte. Aveva
riacquistato in parte il potere di smaterializzarsi, ci riusciva solo per brevi
tragitti, ma era già un passo avanti. L‟aria fresca e il forte odore di zolfo la
colpirono inaspettatamente, scrollandola dai suoi pensieri. Non aveva
ancora pensato a una strategia da usare, a essere sincera non sapeva
neppure, dove si trovasse esattamente il drago. Si diresse lentamente,
stando attenta a non farsi vedere e tenendosi al riparo degli edifici e delle
rovine verso l‟ultimo posto in cui le avevano detto che poteva trovarlo.
Quando finalmente se lo trovò davanti, era davvero maestoso, il campanile
era alto più di venti metri, da quella posizione si poteva certamente avere
sotto controllo tutta la situazione, davvero un posto molto strategico. Il
drago è piuttosto sveglio, non devo sottovalutarlo. Si avvicinò alla porta
che permetteva di entrare e salire le scale fino in cima al campanile, mosse
la maniglia, ma era chiusa a chiave. Decise che armeggiare con la serratura
avrebbe prodotto troppo rumore, meglio cercare di smaterializzarsi oltre la
porta. Era entrata, per ora tutto facile, forse anche troppo. Che la stesse
aspettando? Scosse la testa per allontanare il pensiero, era improbabile,
parlavamo pur sempre di un animale, non poteva essere così intelligente.
Quando fu in prossimità dell‟ultima rampa di scale poté sentire il rumore
suo respiro, come un grosso compressore che soffiava aria a diverse
atmosfere. Era assordante. La porta in cima alle scale era stata
letteralmente distrutta, rimanevano solo alcune schegge di legno a
247
testimoniare la sua precedente esistenza. Si chiese se fosse meglio
prenderlo alle spalle o affrontarlo apertamente. Non aveva portato armi,
voleva dimostrargli che non era lì per ucciderlo, però se le cose si fossero
messe male, aveva comunque con sé la bottiglia contenente
Batracotossina, una neurotossina ottenuta dalle ghiandole epidermiche
delle rane Phyllobates terribilis. La tossina prodotta da queste rane
provoca la paralisi muscolare con depressione cardiorespiratoria, e infine
la morte. Pensò che se avesse lanciato tutta la bottiglietta sarebbe dovuta
essere una quantità sufficiente per fermarlo e consentirle di scappare.
Decise che lo avrebbe affrontato faccia a faccia. Oltrepassò la soglia e si
girò intorno per vedere dove fosse. Tirava un vento molto forte e le spesse
nubi non le permettevano di vedere intorno al campanile, era isolata. Il
rumore del respiro era sparito, si sentiva solo silenzio, era ovvio che si
fosse accorto della sua presenza. << Tamil >> provò a chiamarlo a voce
alta. Ma non ottenne risposta. << Non sono armata, sono venuta fin qui
solo per parlarti. Mostrati >> una lingua di fuoco la mancò per pochi
centimetri, se avesse fatto, un altro passo l‟avrebbe colpita in pieno. <<
Non sei molto leale, sono venuta in pace e disarmata e tu mi attacchi
ugualmente? E alle spalle per di più? Fatti vedere o devo dedurre che temi
una fragile donzella? >> Lo provocò astutamente, sperava di farlo uscire
allo scoperto. << Tamil non teme nessuno >> la sua voce era roca e
profonda, ma non era portata dalle ali del vento, era nella sua testa. Aveva
trovato il modo per comunicare con lui. Era seduto davanti a lei e si ergeva
in tutta la sua maestosità. Era davvero un esemplare fantastico, zampe
enormi, artigli affilati come rasoi, il corpo imponente e lo sguardo fiero.
Doveva essere stato un grande alleato e un flagello molto temuto dai
nemici. << Ti ringrazio per gli apprezzamenti. Ti ascolto piccola e
temeraria umana, ma bada bene che la mia pazienza si è esaurita diverso
tempo fa con quelli della tua specie. >> Erano uno di fronte all‟altro e si
guardavano, da fuori nessuno avrebbe detto che stavano comunicando con
lo sguardo. << Il mio nome è Kate e come ti ho detto, vengo in pace. Sono
qui per aiutarti >> << Molto divertente, sei qui per aiutare me? >> <<
Sono venuta a proporti uno scambio, io ti curerò, ma in cambio ti chiedo
una fiala della linfa dei Gnauli. Un mio caro amico è stato ferito
gravemente e solo quella fiala può salvarlo. >> << Perché dovrebbe
interessarmi la tua proposta? >> Un‟altra lingua di fuoco la raggiunse
mentre sogghignava e questa volta la colpì in pieno petto costringendola
ad arretrare. L‟espressione negli occhi del drago mutò, una luce di odio si
248
diffuse. << Tu non sei umana, com‟è possibile che sei ancora viva? >> Si
era messo in posizione di attacco, pronto a colpirla. << E‟ vero, non sono
umana, sono una strega, sono l‟Eletta e ho bisogno del tuo aiuto e di quello
degli abitanti di questo villaggio per combattere contro Victor. >> << Non
sei la prima a venire a chiedere il mio aiuto e indicò un mucchio di ossa
accatastate in un angolo del campanile. << Non sono in vendita >> <<
Cosa ti è successo, gli abitanti mi hanno raccontato di come vivevate
prima, poi all‟improvviso sei cambiato, hai iniziato ad attaccarli e ora
hanno paura di te. << Sono stati loro. Io mi fidavo e loro hanno cercato di
uccidermi. Hanno avvelenato il mio cibo, l‟acqua dello stagno e tutto
quello che mi circonda. >> << Sei proprio sicuro che siano stati gli abitanti
del villaggio? Eravate amici, sono tanti anni che coabitate felicemente
insieme. >> << E‟ venuto qualche tempo prima un uomo a dirmi che
dovevo dare la mia lealtà a Victor, che presto sarebbe scoppiata una guerra
e dovevo scegliere la parte giusta da cui stare. Ovviamente ho detto anche
a lui che non sono al servizio di nessuno e poco dopo è successo tutto >>
<< Allora concorderai con me che non sono stati gli abitanti, ma i tirapiedi
di Victor. >> disse Kate tutta trionfante. << Gli abitanti mi hanno
abbandonato, hanno lasciato che il veleno si estendesse, ho perso l‟uso
della parola e non riesco più a controllare il mio fuoco. Mi hanno voltato le
spalle. >> poteva sentire chiaramente quanto questo lo facesse soffrire e lo
capiva. << Loro hanno paura, sono troppo fragili per aiutarti, ma ti
vogliono bene e ti rispettano. Fidati di me, ti prometto che cercherò di
curarti, riporteremo tutto com‟era prima, però devi permettermi di
avvicinarti e analizzare i campioni di acqua o quello che rimane, devo
capire che veleno hanno usato. >> Era molto diffidente e arrabbiato, non
sarebbe stato affatto facile avvicinarlo. << Non sei una strega? Fai
qualcuno dei tuoi sortilegi e guariscimi se ci riesci. >> << E‟ un po‟
complicato, in questo momento i miei poteri sono in pratica tutti bloccati e
comunque su di te non funzionerebbero >> << Vattene prima che ti
uccida! >> Kate non capiva cosa poteva aver detto per provocare una
reazione così violenta. Il drago si scagliò contro di lei, cercò di schivarlo,
ma la colpì violentemente con la coda facendola sbattere contro il muro. Il
dolore era fortissimo, sentiva la testa in fiamme e il braccio sinistro
probabilmente si era spezzato. Si preparò a caricarla nuovamente, questa
volta, però voleva prima incenerirla e poi divorarla. Kate riuscì a ripararsi
dietro lo Scudo di Shield, dalla forma rotonda, fornito di un passante
centrale e di un‟impugnatura lungo il bordo che le consentiva una tenuta
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molto salda in posizione di difesa. Lo scudo, fatto interamente di basalto,
una roccia effusiva di origine vulcanica, resistette senza problemi al calore,
ma la forza con cui la colpì nuovamente con il suo possente corpo la
costrinse a retrocedere. Non aveva scelta, doveva ritirarsi prima che le
procurasse ferite seriamente gravi, doveva lasciargli il tempo di calmarsi.
Pensò di lanciarsi nel vuoto, ma sapeva che sarebbe stata un bersaglio
troppo facile per lui, decise di imboccare le strette scale e cercare di
smaterializzarsi almeno fino ai pressi dell‟albergo. “Crack”. Ce l‟aveva
fatta, lentamente stava tornando padrona dei suoi pensieri, era molto
orgogliosa. Non riuscì a distinguere la sagoma dell‟albergo, studiò con
attenzione il luogo in cui si trovava. La vegetazione era verde e rigogliosa,
niente di quello che la circondava le ricordava il paesaggio bruciato dal
respiro infernale del drago. Nascosto da una fitta vegetazione, c‟era
l‟ingresso di una grotta. Si avvicinò cautamente, cercando di non fare
rumore. L‟apertura era stretta e bassa, ricavata dalla fredda e appuntita
roccia. Non sapeva perché fosse arrivata in questo luogo, ma il suo sesto
senso le suggerì che per scoprirlo doveva andare fino in fondo.
Lentamente, facendo attenzione a non tagliarsi entrò, ma la stanza non era
più larga, dovette piegare leggermente le ginocchia per riuscire a
proseguire. Mentre procedeva verso il cuore della grotta, la luce diventava
sempre più fioca, e l‟umidità raggiungeva valori altissimi. A un tratto lo
stretto corridoio si divideva in due gallerie. Osservò attentamente le due
possibili strade, il cunicolo di destra era più stretto e buio, mentre quello di
sinistra era più ampio e si scorgeva chiaramente una forte luce al suo
termine. Kate imboccò con sicurezza quello di destra, aveva notato delle
incrostazioni di muschio sulle pareti, indice di aria pulita e ricca di
ossigeno. Camminava in silenzio, cercando di non far rumore con gli
scarponi sulla roccia, in lontananza sentiva il rumore dell‟acqua che scorre.
Giunse in fondo senza sorprese. Si trovò in un enorme spazio, il soffitto
della grotta era alto, una cascata gorgogliava animatamente tuffandosi nel
lago scavato nella dura roccia dalla potenza dell‟acqua.
Si guardò intorno, nel luogo, dove si trovava, all‟interno della grotta non vi
era nessuno, non si sentiva alcun rumore fatta eccezione dell‟acqua.
Incredibile che esistesse un luogo ancora incontaminato e nel quale l‟uomo
non avesse messo piede. Si avvicinò al lago per osservarlo meglio da
vicino. L‟acqua era molto scura e al suo interno non sembrava esserci
nessun pesce. Una brutta sensazione le attanagliò lo stomaco, le sembrava
di vivere un dejavù, le era già capitata una simile situazione. Si voltò
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decisa a lasciare al più presto quel luogo insidioso. Mentre stava
percorrendo lo stretto corridoio, sentì un pianto umano provenire dalle sue
spalle. Si arrestò immediatamente e rimase in ascolto indecisa sul da farsi.
Se era ciò che pensava era una trappola, come le aveva detto in precedenza
Daniel, il lago Nero ti mostra ciò che vuole, forse era in grado di farlo
anche con i suoni. Era quasi decisa a ignorarlo e continuare a camminare
quando la sentì piangere di nuovo, doveva essere una giovane donna dal
tono della voce. Non poteva fingere che le sue orecchie non avessero
sentito la sua tristezza, non poteva vivere nel dubbio, poteva essere una
trappola, ma se non lo fosse stata? Doveva assolutamente accertarsene.
Corse indietro rallentando solo quando fu vicina all‟entrata della stanza col
grande lago al centro. Si appiattì contro la fredda e dura roccia e rimase
allerta, pronta a difendersi e a scattare ad ogni minimo accenno di pericolo.
Non successe nulla, nessuno tentò di attaccarla, si sentiva solo il rumore
dei singhiozzi. Si fece coraggio e si avvicinò al lago. Vicino alla cascata,
sopra una piccola roccia era seduta una giovane ragazza, a occhio doveva
avere circa vent‟anni. La ragazza si accorse subito di non essere più sola e
si girò nella sua direzione.
Lunghi e ricci capelli color corvino le incorniciavano il viso perfettamente
simmetrico, dalla carnagione pallidissima, gli occhi scuri spiccavano come
due stelle. Era il viso più bello che avesse mai visto Kate era senza parole,
non l‟aveva notata prima e ora si stava chiedendo cosa facesse in un posto
simile. << Il mio nome è Crystal >> si presentò la ragazza alzandosi e
dirigendosi verso Kate. << Molto piacere, io sono Kate. Non volevo
disturbarti, ma avevo sentito piangere così sono tornata per vedere se
avessi bisogno di aiuto. >> << Cosa ti ha fatto pensare che potesse
servirmi aiuto? >> rise a voce alta, questo comportamento strideva
completamente con la sua persona esile e aggraziata. I suoi occhi avevano
una strana luce ora che li poteva osservare da vicino. << Questo è il mio
rifugio, piango perché gli uomini sono crudeli, t‟incantano con le loro
bocche bugiarde, ti fanno complimenti, giurano persino di amarti, ma
nessuno lo è mai veramente. Essi amano solo il mio aspetto, per loro sono
solo un trofeo da sfoggiare. La sua voce era amareggiata e carica di
risentimento. << Non è facile trovare un uomo in grado di amarci
incondizionatamente, che ci stia davvero vicino sia nei momenti belli sia in
quelli brutti. Ma non devi arrenderti, sei giovane e bella, hai tutta la vita
davanti, vedrai che incontrerai la tua anima gemella. >> le rispose Kate
convinta. << Tu l‟hai trovata? >> la stava sicuramente mettendo alla
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prova. << Penso di si>> <<Affideresti la tua vita nelle sue mani? >> << Sì,
assolutamente. Mi sono trovata varie volte in pericolo ed è sempre venuto
a salvarmi >> La ragazza scrutava attentamente le sue espressioni per
capire se stesse mentendo o dicendo il vero. << Vedremo se è come dici, lo
metterò alla prova e se si dimostrerà all‟altezza, avrai salva la vita. >>
Kate la guardò sorpresa, non le sembrava di essere in pericolo, inoltre,
anche se non aveva più tutti i suoi poteri, era sempre in grado di difendersi
ed era sicuramente più forte anche fisicamente. L‟esile fanciulla si
avvicinò quasi fluttuando a Kate e l‟afferrò con le sue lunghe e ossute
mani. La presa era davvero micidiale, non riusciva neppure a divincolarsi.
Gli occhi di Crystal divennero due buchi neri, non riusciva a distogliere lo
sguardo, le forze cominciarono a mancarle, non riusciva a opporsi, l‟aveva
sottovalutata e ora ne stava pagando il prezzo. La sua mente era rimasta
lucida, ma non riusciva a muoversi. Crystal la condusse al centro del lago,
camminando agilmente sull‟acqua, fino a una pietra più ampia, nascosta
dietro la cascata, ecco dove poteva essere stata prima, ecco perché non si
era accorta della sua presenza prima. Da quella posizione riusciva
chiaramente a vedere tutta la stanza, ma nessuno sarebbe riuscito a vedere
lei. Osservò il luogo, dove si trovava, la sua roccia era appoggiata per un
lato alla grotta e in resto era circondato da altra acqua ma piena di pesci
molto colorati. In un angolo vide qualcosa di bianco e luminoso, non
riusciva a capire cosa fosse. << Sono ossa, quello che vedi brillare sono i
minerali contenuti al loro interno quando sono illuminati dai raggi del sole
che filtrano dalle fessure. >> Ossa? Chi era costei? Aveva l’aspetto di
un’innocente ragazza, ma di sicuro non era umana. E non era neppure
una strega o un vampiro, ma non aveva la minima idea di cos’altro
potesse essere. Daniel è ferito gravemente, non verrà mai a cercarmi,
inoltre non sa neppure, dove mi trovo. Doveva guadagnare tempo e
cercare di scoprire qualcosa di più sulla sua nuova “amica”. << Come sono
finite qui delle ossa umane? È stata la corrente a portarle? >> << Non
essere ingenua, sono stata io, sono i resti degli uomini che volevano
prendersi gioco di me. Li ho fatti divorare dal mostro marino che popola le
acque più profonde di questo lago. Lui mi protegge affinché non soffra più
per amore, in cambio mi chiede solo di potersi nutrire delle loro carni>>.
La pelle di Kate si accapponò, come poteva raccontare una cosa così
macabra con tale naturalezza. << Mi ha dato il potere di ammaliarli col
mio dolce aspetto, li attiro qui su questa roccia, parliamo un poco, li metto
alla prova, ma se mentono, Lui li immobilizza col suo veleno, li trascina
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nell‟acqua, dove li inghiotte interi, poi con i suoi acidi li corrode e
assimila. >> << E‟ una cosa disgustosa, come fai a parlare di amore? Li
attiri qui con l‟inganno, sapendo quale crudele destino li attende e non ti
senti minimamente in colpa per loro? Credi di essere migliore di loro, ma
non lo sei. >> Kate era davvero arrabbiata. << Il mio cuore è stato fatto a
pezzi da un ragazzo che amavo più di ogni altra cosa al mondo. La mia
vita non aveva più senso, venivo sulle sponde di questo lago ogni giorno a
piangere per il mio dolore e con l‟intenzione di buttarmi e affogare al suo
interno, ma poi, ogni volta mi mancava il coraggio. Dopo lunghi mesi, il
mio dolore non accennava a tacere, il cuore bruciava ancora per le ferite,
ero convinta che sarei finalmente riuscita a porre fine alla mia triste
esistenza. Fu allora che mi apparve il mostro del lago. Sai, ha l‟aspetto di
un uomo bellissimo, ma è un incantesimo, in realtà è davvero spaventoso.
Mi chiese perché fossi triste, così gli raccontai la mia storia. Fu davvero
colpito che una piccola umana potesse provare un amore così grande.
Decise non solo di risparmiarmi, ma fece anche scomparire dal mio cuore
la sofferenza e i sentimenti. Ora appartengo a lui, ma è un prezzo che ho
pagato volentieri pur di non sentire più quella fitta lancinante a ogni
respiro. >> << Una parte di te è rimasta umana, altrimenti non piangeresti
per loro quando Lui li prende. >> Doveva guadagnare tempo, tenendola
impegnata mentre cercava un modo per liberarsi e scappare. << Forse hai
ragione, ma solo una dimostrazione di vero amore potrebbe liberare il mio
cuore ridandogli la speranza. E‟ questo l‟accordo. Il nostro destino è nelle
mani del tuo amato, se ti sarai sbagliata lui, perderà la vita, ma tu potresti
unirti a me, mi sento un po‟ sola quaggiù. >> Kate ringraziò mentalmente
che non ci fosse stata Angela al suo posto, era sicura che avrebbe accettato
la proposta senza pensarci, giovinezza eterna e uomini ai suoi piedi, non si
sarebbe fatta problemi a cederne qualcuno al mostro marino in cambio di
tutto il resto. Pensò a Daniel, fin dal primo momento era corso in suo aiuto
ogni volta se ne era presentata la necessità, diceva di amarla, ma qualcosa
lo preoccupava, c‟era qualcosa di cui non le aveva parlato. Si chiese se il
loro amore sarebbe stato abbastanza forte da resistere a ciò che li attendeva
celato dall‟oscurità, o se sarebbe crollato già a questa prova. <<Kate, sei
qui?>> era la voce di Daniel. Come aveva fatto a trovarla così in fretta?
Cercò di rispondergli, ma la sua voce non produceva nessun suono. Crystal
prese posto sulla roccia, dove l‟aveva vista poco prima e iniziò a
singhiozzare. Era decisa a metterlo alla prova, stava mantenendo quello
che la aveva detto poco prima. Com‟era immaginabile Daniel si avvicinò
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alla giovane e bellissima donzella in lacrime. << Perché piange mia
signora? >> le chiese con una voce così dolce che fece ribollire il sangue
nelle vene a Kate. Non le aveva mai dato motivo di essere gelosa di lui, si
fidava, ma vedere tutta quella premura verso un‟altra ragazza non riusciva
a sopportarlo. Pensò che se non avesse superato la prova lo avrebbe dato
lei stessa in pasto al mostro. Subito dopo si pentì di quel pensiero, era
quello su cui faceva affidamento Crystal, non doveva permettergli di
soggiogare la sua mente. Lei non poteva decidere della vita di una persona,
soprattutto della persona che amava. Se il suo sentimento era vero, doveva
lasciarlo libero, ma quanto era difficile. Non sapeva se ne sarebbe stata
capace. Il solo pensiero che le sue labbra si posassero su un‟altra donna, la
faceva impazzire. << Piango perché sono sola, il mio amore è andato
lontano e mi ha lasciata qui. Ho tanto freddo e tanta paura. >> Daniel si
avvicinò e le porse la sua giacca. << Mi dispiace, posso capire bene quello
che stai provando. Anche il mio amore è lontano, è difficile da spiegare,
noi ci amiamo molto, ma non potremo mai stare insieme questo mi spezza
il cuore. >> << Dimenticala, con me sarai felice, spazzerò via quel velo di
tristezza dai tuoi occhi e avrai tutto quello che hai sempre desiderato. >> Si
avvicinò seducente e lo abbracciò. Daniel la spostò con delicatezza. << Sei
una donna bellissima e mi sento molto lusingato dalla tua proposta. Mi
dispiace ma il mio cuore appartiene a lei e sarà così per sempre. >> rispose
con voce ferma e decisa. << Lei ti tradirà e ti farà soffrire, lo sai che presto
o tardi succederà >> Non accennava ad arrendersi. << Se ami davvero una
persona, vuoi solo la sua felicità, per cui non m‟importa quello che
succederà. Il mio cuore continuerà a battere per lei. Ti auguro un giorno di
trovare una persona che sappia amarti davvero, che spazzi via l‟odio e la
rabbia che porti dentro di te. Ora scusami, ma sto cercando Kate e se non è
qui, non voglio perdere altro tempo. >>
<< Dove pensi di andare? Tu sarai mio! >> Crystal si era appena
trasformata in un mostro orrendo, era diventata immensa, alta diversi
metri. Le gambe erano scomparse, al loro posto vi era una grossa coda,
ricoperta di squame, come quella di un serpente, al posto degli occhi vi
erano due fessure rosso fuoco che incenerivano tutto ciò su cui si
posavano. Sulle spalle erano comparse grandi ali e al posto delle mani
aveva lunghi artigli affilati. La bocca era enorme, assomigliava a quella
della rana pescatrice, con diverse file di denti piccoli e aguzzi.
Aveva tutte le intenzioni di cibarsi delle sue carni.
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Kate non era ancora riuscita a liberarsi e assisteva alla scena impotente.
Daniel estrasse il bastone da sotto la veste e si preparò a combattere.
<< Crystal! Basta così! Ha superato la prova e per quanto vorrei vederlo
fatto a pezzi, devo ricordarti la tua promessa. Devi lasciarli andare. >>
Anthony era comparso alle spalle di Daniel.
Il mostro rimase per alcuni istanti immobile, indeciso sul da farsi.
L‟acqua del lago vicino a Kate iniziò a ribollire. Un‟onda la investì in
pieno e la travolse mentre la trascinava verso il centro della grotta. Daniel
le corse subito incontro e l‟aiutò ad alzarsi mentre tossiva e si strizzava
l‟acqua dai vestiti fradici. Un‟altra ondata lasciò un grosso mucchio di ossa
umane accatastate da un lato. << E‟ vero, ha superato la prova. Ha sciolto
l‟incantesimo. >> Crystal era tornata completamente umana. Stava per
andarsene quando a un tratto il suo corpo prese fuoco. Kate le corse vicino
per soccorrerla. << Finalmente anche la mia anima è libera. Grazie. >>
Continuò a bruciare finché non rimase che cenere. << Era lei il mostro
divoratore di uomini. Povera ragazza, chissà quanto deve avere sofferto
quand‟era umana. >>
Ora era tutto finito, finalmente il suo spirito avrebbe avuto un po‟ di pace.
Kate abbracciò forte Daniel. << Sei guarito! E sei venuto a salvarmi! Ma
come hai fatto? >> << Tamil mi ha portato la fiala. Non so come, ma sei
riuscita a convincerlo! >> Kate sorrise enigmatica, a essere sincera si stava
ancora chiedendo la stessa cosa.
<< Torniamo subito a Silencity da Angela e Mirrow, non vedendoci
tornare si staranno preoccupando da morire. >>
<< Ti dispiace precedermi? Prima di tornare ho una promessa da
mantenere. >> Daniel annuì e si smaterializzò.
<< Ti accompagno. >> Anthony e Kate si smaterializzarono a loro volta
per recarsi al campanile.
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2222
U
Unnaa pprroom
meessssaa,,
èè uunnaa pprroom
meessssaa..
<< Sono qui per ringraziarti di persona per aver salvato la vita al mio
amico. >> Esordì senza perdere tempo.
<< Non devi ringraziare me, ma la persona che è al tuo fianco adesso, è
stato solo per merito suo se ho deciso di crederti e darti una possibilità. >>
Kate guardò sorpresa Anthony, era l‟ultima persona da cui si sarebbe
aspettata aiuto per Daniel. Ma la sua espressione era impenetrabile, stava
guardando il panorama, come se la conversazione non lo riguardasse
affatto.
<< Non importa cosa ti abbia spinto a farlo, tu mi hai aiutata e ora sono qui
per mantenere la mia promessa. Mi serviranno delle piante, gli abitanti del
villaggio mi aiuteranno a raccoglierne una quantità sufficiente, tu però non
dovrai attaccarli. Vogliono che guarisci e che tutto ritorni com‟era prima.
Ho la tua parola? >> << Hai la mia parola d‟onore. >> Rispose
solennemente il drago. << Molto bene. Mi metto subito al lavoro! >>
Al centro della piazza principale avevano acceso un grande falò e messo a
bollire un grosso pentolone con acqua. << Avete trovato tutto quello che vi
avevo chiesto? >> Il capo del villaggio annuì. << Ecco a lei Arctium lappa
radice, Leontodon taraxacum, Acorus calamus, Matricaria recutia, e infine
Humulus lupulus >> << Perfetto, aggiungeteli dentro il calderone. >>
Anthony l‟aiutava a mescolare l‟intruglio. << Lasceremo che bolla per
tutta la notte, organizzeremo dei turni per vegliarlo affinché non venga
alterato e all‟alba andremo a chiamare il drago.
Da quando erano tornati Angela aveva una strana luce negli occhi, era
particolarmente allegra e ottimista. Si rivelò un‟ottima aiutante, organizzò
in modo preciso e funzionale i turni di guardia, inoltre coordinò anche una
grande festa per l‟imminente inaugurazione della ricostruzione del
villaggio e il ritorno di Tamil. << Dobbiamo rilanciare l‟economia di
questo posto, se lo meritano. >> Sicuramente sentirsi utile la metteva di
buon umore. Anthony non le si avvicinò per tutto il giorno, se ne rimase in
disparte all‟interno dei sotterranei. Kate voleva andare a parlargli, aveva
molte cose da chiedergli, ma in questo momento la priorità era per il
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drago, doveva onorare la sua promessa e dimostrare a Mohrs che meritava
la loro fiducia.
Fortunatamente non ci furono imprevisti e tutto si svolse in un clima di
serenità e gioia. All‟alba un corteo di abitanti del villaggio, avvolti da una
spessa barriera protettiva, evocata da Kate per proteggerli da eventuali
lingue di fuoco, si recarono sotto il campanile e lo chiamarono a gran
voce.
Un forte vento scaturito dallo sbattere delle sue ali li costrinse ad arretrare,
ma non si fecero scoraggiare e continuarono ad avanzare. Il drago,
vedendoli così decisi ad accompagnarlo atterrò alcuni metri dietro di loro e
lasciò che lo scortassero cantando fino alla piazza principale.
<< Ben arrivato! >> lo salutò allegramente Kate. << I seguaci di Victor
hanno avvelenato il tuo cibo facendoti ingerire a tradimento una lucertola
demoniaca. Questo intruglio di piante aiuterà il tuo corpo a disintossicarsi
e presto starai di nuovo bene. >>
Il grosso drago ascoltava con attenzione le sue parole.
Nel frattempo Anthony li aveva raggiunti e osservava la scena nascosto
sotto un porticato. Gli abitanti si unirono in cerchio attorno al drago
tenendosi per mano e cantando una canzone di festa lo incitarono a bere la
pozione. All‟inizio era ancora un po‟ titubante, ma alla fine decise di
fidarsi e tracannò tutto d‟un fiato il contenuto del calderone.
Attesero nervosamente il verdetto, se il preparato non avesse sortito
l‟effetto desiderato, si sarebbero dovuti misurare con la sua furia e questo
li terrorizzava. Non sarebbe stata sufficiente la barriera eretta da Kate.
Incrociarono le dita e si affidarono al fato.
Il drago arretrò di alcuni passi, facendosi largo tra la folla, la sua pancia
stava gorgogliando. A un tratto si sentì un rumore sordo fortissimo, il
drago voltò le spalle agli abitanti appena in tempo prima di emettere una
lingua di fuoco gigantesca e potentissima. Appena ebbe ripreso il
controllo, guardò davanti alle sue imponenti zampe e vide il corpo senza
vita di una lucertola coloratissima. Kate aveva ragione, era stato
avvelenato. Si schiarì la gola e provò a parlare la lingua umana. Il primo
tentativo non ebbe successo, ma non si diede per vinto e ritentò una
seconda e una terza volta, finché non ci riuscì. Era guarito, finalmente
sarebbe tornato tutto com‟era prima, non sarebbe mai più stato solo. Mohrs
gli corse incontro e lo abbracciò, seguito da tutti gli abitanti. Diedero inizio
a una grande festa di ben tornato. Kate e Angela si ritirarono da un lato,
raggiunsero Anthony e Mirrow sotto il porticato. << Adoro il lieto fine! >>
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esordì Angela. << Concordo. Però mi piacerebbe poter fare qualcosa in
più. >> << Megalomane, che altro dovresti fare ancora! >> la
rimbeccarono Angela e Anthony all‟unisono. Si guardarono per un istante
negli occhi, per poi tornare subito sui propri passi. Non si erano più parlati
e a quanto pareva non avevano la minima intenzione di farlo. << Vorrei
aiutarli a ricostruire il paese, sono brave persone e si meriterebbero una
mano. >> << Non abbiamo tempo per fare volontariato. Mi dispiace. >>
Anthony era tornato ombroso e scontroso come il solito.
<< Potrei provare con un piccolo incantesimo, sono sicura che insieme a
Daniel potrei farcela. >> << Non perdiamo tempo allora, andiamo mia
bellissima missionaria. >> Daniel era appena comparso accanto a loro. Si
presero per mano e recitarono una formula. Il grosso cratere si riempì di
acqua dolce e pesci, dando nuovamente vita al grande lago che c‟era in
origine, anche una piccola parte del bosco e delle coltivazioni fu riportata
allo stato precedente. << Fantastico! Così riusciranno a rilanciare
l‟economia in poco tempo! >> Angela li abbracciava sprizzando
entusiasmo da tutti i pori. << Preparate i bagagli, appena scenderà la sera,
ci muoveremo. >> Anthony era impaziente di rimettersi in viaggio, si
erano attardati fin troppo per quello che lo riguardava. << Ma non ho
ancora ottenuto il loro appoggio. >> brontolò Kate. << Non c‟è più tempo.
Dobbiamo muoverci. >> Lanciarono un ultimo sguardo agli abitanti che
festeggiavano ballando e cantando mentre si dirigevano verso i sotterranei.
Abbiamo ridato la speranza e la gioia di vivere a queste persone e questo
è l’importante. Troveremo un altro modo per oltrepassare i confini.
<< Erede aspetta. >> Il grosso drago la stava chiamando telepaticamente.
Gli altri avevano già oltrepassato la porta, si fermò un istante poi decise di
tornare indietro. << Sei stata di parola, hai avuto coraggio e nobili pensieri.
Meriti il nostro appoggio. >> Kate lo guardò sorpresa. Tamil si erse in
tutta la sua maestosità. << Il mio vero nome è Koanoz Firezer, sono il
sovrano delle Terre di Fuoco, uno dei cinque regni a cui stai cercando di
chiedere appoggio. >> Non poteva credere alle sue orecchie, quindi in
realtà non doveva convincere il capo del villaggio, ma il drago in persona.
<< Ti sei dimostrata una persona leale, meriti il mio rispetto e avrai il
nostro appoggio. Buona fortuna per il cammino che hai intrapreso piccola
guerriera. >> Kate istintivamente lo abbracciò, era molto orgogliosa per le
parole che le aveva rivolto e per l‟appoggio che le stava dando. Lo
ringraziò più volte prima di correre a raggiungere gli altri per comunicargli
la buona notizia.
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<< Tu lo sapevi? >> Anthony alzò le spalle con indifferenza. << Non
potevo influenzarti, dovevi cavartela da sola. >> << Grazie! >> << Non ho
fatto assolutamente nulla per aiutarti. >> << Grazie anche per quello.
Posso sapere cosa gli hai detto per convincerlo a darmi una possibilità? >>
<< Che sei estremamente testarda e caparbia, non ti saresti mai arresa. Gli
ho detto di metterti alla prova, e che avrebbe sempre potuto ucciderti in un
secondo momento. >> << A tatto non conosci rivali! >> sottolineò
tagliente Angela. << Non importa cosa gli hai detto, ma che alla fine abbia
deciso di darmi un‟occasione che sono riuscita a sfruttare e sono davvero
contenta di essermi riuscita a guadagnare il suo rispetto! E anche che
insieme abbiamo aiutato queste persone, abbiamo agito come una grande
squadra! >> Mirrow si era quasi commosso e per stemperare l‟atmosfera si
mise a battere le mani, seguito a ruota dagli altri. << Dov‟è Daniel? >> si
stava guardando intorno, ma non riusciva a vederlo, eppure era sicura di
averlo visto entrare con loro. << Se n‟è andato. >> << Che cosa significa?
>> Kate era pesantemente scossa. << Significa che non verrà con noi. >>
<< Grazie, fin qui l‟avevamo capito anche da soli. >> Lo zittì bruscamente
Angela mentre si avvicinava a Kate.
<< Aveva delle cose da sistemare, non preoccuparti, ci raggiungerà presto.
Purtroppo. >> Kate lo guardò per cercare di carpire qualche altra
informazione, ma né il tono, né le parole sembravano avere doppi
significati. << Ci dirigeremo in Italia il prossimo regno del quale devi
guadagnarti la fiducia, è la Terra. Conosco una persona che può aiutarci.
>>
Kate era ammutolita, muoveva solo la testa in segno di assenso.
<< E‟ una persona molto saggia, risponderà a tutte le tue domande. >>
Cercò di incuriosirla e motivarla. Mirrow era eccitatissimo, non stava più
nella pelle. Corse a preparare le sue cose alla velocità della luce.
<< Un bel viaggio! Fantastico, proprio quello che ci voleva! L‟Italia poi
mi ha sempre affascinata, ma non ho mai avuto l‟occasione di andarci! So
che si mangia molto bene ed è l‟ideale per chi si vuole divertire, sai locali,
discoteche >> Angela era entusiasta. << Chissà se ci rimarrà tempo per
visitarla. >> Rispose Kate secca. << Starà a noi ritagliarci degli spazi per
farlo! Sono sicura che ci divertiremo! >> rispose convinta. Erano riusciti a
scuoterla, questo viaggio in Italia cadeva proposito, avrebbe tenuto la
mente occupata. Daniel sarebbe tornato presto, infondo non aveva motivo
per stare in pensiero. Sorrise e si lasciò contagiare dai preparativi e
dall‟entusiasmo Angela.
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Non rimaneva che dirigersi a Nord- Est, verso il confine.
La distanza tra lei e Victor continuava a ridursi, presto l‟avrebbe raggiunto
e si sarebbe scontrata con lui. Avrebbe finalmente avuto la sua vendetta.
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