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Ac news
Poste Italiane - Spedizione in a.p.-45% - Art. 2 comma 20/B legge 662/96 - D.C./D.C.I. Torino
1,00 euro
Dicembre 2004 - n. 5
Sotto l’albero
punti patente
e sconto benzina
Traffico: il Sindaco risponde alle proposte dell’A.C. Torino Natale: le luci in città,
come fare regali senza uscire da casa e le feste di una volta Motori: le auto “sfiziose” e la guida d’inverno
Viaggi: fine anno in giro per l’Europa
ADALBERTO LUCCA, DIRETTORE RESPONSABILE
PIERO SORIA, IDEAZIONE E COORDINAMENTO
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Ac news
1,00 euro
NOTIZIARIO PER I SOCI dell’Automobile Club di Torino (autorizzazione del tribunale di Torino 3592 del 2/12/1985).
Pubblicazione di informazione. Abbonamento riservato ai Soci. Editrice: Edit-Data S. Francesco s.r.l., via Giolitti 15 tel. 57.79.288/9 - Direzione, Redazione: via Giolitti 15 - tel. 57.79.213 - Composizione, Stampa:
G. Canale & C. S.p.A. - Torino - Pubblicità: All-Media, corso Siracusa 152 - tel. (011) 311.90.90.
Dicembre 2004 - n. 5
In questo
numero
3
PIERGIORGIO RE
25
GIANNI ROGLIATTI
• Tante novità
sotto l’albero
4
ADALBERTO LUCCA
NOTIZIE ACI
26
CRISTIANO CHIAVEGATO
LUCIANO BORGHESAN
28
MARGHERITA OGGERO
NOTIZIE ACI
29
BRUNO QUARANTA
32
• Convenzioni
per i Soci
13
NOTIZIE ACI
PIERO BIANCO
• L’auto
“sfiziosa”
ALESSANDRA COMAZZI
• Le feste
davanti alla tv
49 FERDINANDO ALBERTAZZI
• Le fiabe
per i piccolini
51
MAURIZIO TERNAVASIO
• Il presepe
dell’Annunziata
• Arturo Brachetti:
grazie a Maria Ausiliatrice
GIORGIO RICATTO
54
• Natale
in Europa
36
RENATO SCAGLIOLA
• Show
your card
18
48
• Torino di Natale
accesa
• Il Sindaco risponde
alle proposte dell’Ac Torino
12
• Un clic
sotto l’albero
• I nuovi boss
della Formula Uno
• Buon
distributore
8
EDOARDO ARPAIA
• Guida
d’Inverno
• Punti patente:
corso gratis per i Soci
5
45
• I Natali
di una volta
43
ANNA MASERA
• I regali
per e-mail
ANGELO CAROLI
• Juve
e la ciliegina d’oro
57
MARIA LUISA TIBONE
• Luigi Palma, l’uomo che
organizzò il Metropolitan Museum
62
EDOARDO BALLONE
• Il riso
di Natale
Novità
al Centro Revisioni
Ricarica Condizionatore
Soci Aci
45,00 €
Non Soci
60,00 €
I (angolo via Filadelfia) ha arricchito la proposta di servizi
l centro revisioni di piazzale S. Gabriele da Gorizia 210
per gli automobilisti e Soci ACI.
È possibile, dal mese di settembre 2004, effettuare presso il
Centro Revisioni anche il cambio olio al proprio veicolo.
Aumenta così la disponibilità di operazioni che si possono effettuare nel Centro Tecnico.
1. Associazioni
2. Revisione
3. Prerevisione
4. Bollino Blu
5. Check up
6. Ricarica condizionatore
7. Sostituzione filtri abitacolo
8. Sostituzione spazzole tergicristallo
9. Sostituzione batteria
10. Sostituzione filtro aria
11. Vendita accessori di sicurezza
12. Sostituzione pastiglie freno
13. Sostituzione olio e filtro olio
Revisione
Soci Aci
Non Soci
37,14 € prerevisione Gratuita
37,14 € prerevisione 20,66 €
Check up
Soci Aci
Non Soci
10,50 €
13,50 €
Il Centro Revisioni Aci è sempre in evoluzione per garantire ai Soci un servizio tecnico efficiente e conveniente.
Molti servizi in un solo luogo sono utili per far risparmiare tempo prezioso ai Soci, le tariffe riservate costituiscono un altro vantaggio esclusivo.
Questi servizi uniti ad altri quali gli avvisi di scadenza
revisione o le chiamate telefoniche per rammentare la prossima scadenza del bollino Blu, rendono i clienti del Centro revisioni automobilisti speciali.
■
Come di consueto i Soci hanno un vantaggio su tutte
le operazioni:
Il Centro revisioni su ogni operazione ha riservato
Prezzi scontatissimi ai Soci ACI.
Ora
anche
Alcuni Esempi:
il cambio
Sostituzione Olio e filtro Olio (fino a 4 kg di lubrificante)
Soci Aci
54,00 €
Non Soci
64,00 €
Bollino Blu
Soci Aci
Non Soci
olio e filtro
a soli € 54,00
8,65 €
11,50 €
per i Soci
2
Auguri
Positivo bilancio
dell’anno che si chiude e in antemprima i servizi per l’anno prossimo
Sotto l’albero
L
a fine del 2004 è la giusta occasione per tracciare un primo bilancio consuntivo di come
l’Automobile Club Torino abbia gestito le proprie attività durante l’anno. Siamo orgogliosi di essere riusciti a mantenere sostanzialmente intatto il
numero dei Soci, cosa che, per i tempi che corrono,
non è di poco conto. Significa dunque che la fiducia nei confronti dell’Automobile Club resta molto
elevata e questo ci permette di guardare al futuro con
rinnovato ottimismo, consci
del fatto che la politica che
stiamo attuando è apprezzata
di
da un gran numero di automoPiergiorgio
bilisti.
Re
Il sodalizio ha come sempre
rivolto le proprie attenzioni al
potenziamento dei servizi destinati ai propri associati,
confortato dall’aver riscontrato che gli stessi sono risultati
graditi e, pertanto, molto usati
e richiesti. Primi fra tutti i parcheggi sotterranei di via Roma,
piazza Bodoni e quello di piazza Madama Cristina che sta an-
ch’esso funzionando a pieno
regime. Si tratta di operazioni
che contribuiscono a snellire il
traffico e a rendere la nostra
città sempre più moderna e in
linea con le altre realtà metropolitane europee.
Poi, per citare i servizi più
“gettonati”, ricordo il soccorso
stradale, il Centro Revisioni di
piazzale San Gabriele da Gorizia, che garantisce la qualità
del servizio nelle revisioni e
nel rilascio del Bollino Blu, il
“bollo sicuro” che, per chi si
reca a pagarlo nel nostro salone di via Giolitti e nelle nostre
delegazioni, si traduce nella
certezza di essere in regola con
la tassa di possesso. Di indubbia utilità, lo sportello del GTT
aperto nella nostra sede centrale per la richiesta o la convalida dei permessi di parcheggio dei residenti. Ed an-
3
cora il settore cartografico, la
vendita di “vignettes” per poter circolare su autostrade svizzere e austriache, il rinnovo
delle patenti con visita medica
in sede e l’espletamento delle
pratiche per il rilascio delle patenti internazionali e di tutte le
altre pratiche inerenti l’uso dei
veicoli.
L’AC Torino ha investito
dunque nei propri servizi e lo
dimostra l’avvenuto avvio dei
corsi per il recupero dei punti
patente tenuti dalle nostre autoscuole. Un problema, quello
dei punti tolti, che sta molto a
cuore ai nostri Soci (ed agli automobilisti in genere), come è
emerso in seguito a una nostra
indagine statistica, nella quale
è risultato al primo posto tra le
preoccupazioni di chi viaggia
tutti i giorni per lavoro.
Un attimo di distrazione e
può capitare a tutti di incorrere in un eccesso di velocità o in
altre infrazioni punibili con la
decurtazione di punti sulla patente. Vista la necessità e la richiesta, abbiamo così deciso
che per il 2005, l’omaggio tradizionale consegnato al momento dell’associazione o al
rinnovo della medesima, verrà
essenzialmente rappresentato
dal buono per frequentare gratuitamente – in caso di necessità – i nostri corsi per il recupero dei punti. Un servizio che
riteniamo abbia un grande valore e un grande significato, visto che in questo modo, ancora una volta l’Automobile Club
si pone al servizio degli automobilisti per risolvere i loro
problemi.
Continueremo inoltre a monitorare il traffico e la circolazione a Torino e in Provincia, tenendo soprattutto conto, in questo nostro compito, delle esigenze degli automobilisti. ■
A.C. Torino
Un nuovo servizio davvero innovativo
per chi si associa o rinnova l’associazione nel corso dell’anno 2005
Per
i Soci
Punti patente: corso gratis
di Adalberto Lucca
L
a patente a punti è certamente
una delle più importanti innovazioni introdotte negli ultimi anni
nel nostro Paese per chi guida, con la
finalità, assolutamente condivisibile, di costituire un’ulteriore remora
alla violazione del Codice della Strada. Infatti per la prima volta, oltre al
pagamento di una sanzione amministrativa, è necessario partecipare ad
un corso di aggiornamento presso
apposite strutture.
L’innovazione ha creato non pochi timori e dubbi tra gli automobilisti, e moltissimi sono i nostri Soci
che ci hanno contattati per avere
informazioni e chiarimenti, anche in
merito all’organizzazione dei corsi
per il recupero di punti ed il loro costo, invitandoci a studiare quali forme di intervento potessero essere attuate per venire incontro alle loro
esigenze.
In quest’ottica il Consiglio Direttivo ha deciso di fare qualcosa di veramente innovativo e unico in Italia:
offrire a tutti i Soci dell’Automobile
Club Torino la possibilità di frequentare i corsi di recupero presso
l’Automobile Club, e di farlo in maniera totalmente gratuita.
Per la fase iniziale i corsi si terranno tutti a Torino, presso la Sede o
le Autoscuole Fiduciarie ACI di corso Moncalieri 215 e di corso Tassoni 57, mentre si sta lavorando per
creare anche centri nella provincia di
Torino.
Una forma di assistenza quindi a
360°, che garantisce a tutti gli Asso-
4
ciati la possibilità di risolvere nel migliore dei modi il loro problema, qualora vengano interessati da una sanzione che preveda la decurtazione
dei punti sulla patente.
Il nuovo servizio, che ha carattere
sperimentale, sarà fruibile da tutti coloro che si associeranno o rinnoveranno l’associazione nel corso del
2005, con decorrenza dalla data del
rinnovo, e rappresenterà essenzialmente l’oggetto omaggio che veniva
distribuito in passato.
L’appuntamento quindi per i nostri Soci è al momento del prossimo
rinnovo della tessera: in quell’occasione infatti sarà consegnato anche il
voucher che dà diritto alla nuova prestazione, insieme al relativo regolamento.
Un’iniziativa che – siamo certi –
sarà particolarmente gradita e non
inciderà sul costo della tessera che
rimane immutato, e che rafforza il
valore di appartenenza al Club
ACI.
■
Altri punti Questa volta quelli benzina: dopo l’accordo ACI-IP, per i Soci
che partecipano al programma fedeltà, si arriva al raddoppio automatico
Buon distributore
G
razie all’accordo concluso dall’Automobile
Club d’Italia con IP, Italiana Petroli, per l’anno 2004/2005, i Soci ACI potranno partecipare a condizioni di particolare vantaggio al Programma Fedeltà rivolto agli acquirenti di carburante e lubrificante IP.
Il Programma, denominato “Insieme per lo
Sport”, in vigore dal 1° novembre 2004 al 31 ottobre 2005, prevede l’assegnazione di premi tra-
ECCO DOVE
ALBIANO D’IVREA
BORGOFRANCO
BRUZOLO
CASTELLAMONTE
CORIO CANAVESE
GERMAGNANO
LOMBRIASCO
MATHI
ORBASSANO
ORBASSANO
OULX
PINEROLO
PRAGELATO
RIVAROLO CANAVESE
ROMANO CANAVESE
S COLOMBANO BELMONTE
S. SECONDO DI PINEROLO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
TORINO
VEROLENGO
VILLARBASSE
10010
10013
10050
10081
10070
10070
10040
10075
10043
10043
10056
10064
10060
10086
10090
10080
10060
10156
10139
10146
10148
10132
10149
10156
10129
10141
10038
10090
mite l’accumulo di punti riconosciuti ogni volta che si acquista carburante o lubrificante presso i punti vendita IP
partecipanti all’iniziativa
(circa 3.000 punti vendita su
tutto il territorio nazionale).
Sul sito www.ipitalianapetroli.it è possibile individuare il gestore più vicino in
5
VIA CARAVINO 18
SS 26 KM 39+180
SS 25 KM 40+972
VIA IVREA N° 15
STRADA TORINO 8
VIA MIGLIETTI 46
SS 663 KM 6+103
VIA PIAVE 19
STRADA STUPINIGI
SP SESTRIERE
VIA MONGINEVRO 80
STR PROV.LE PER SALUZZO
SS 23 KM 81+235
VIA RE ARDUINO 6
SP STRAMBINO KM 3+900
FRAZIONE BUASCA
VIA PINEROLO 2
ST CUORGNÈ RG FALCHERA 59
C.SO MONTECUCCO FRONTE 150
VIA PIETRO COSSA 102
CORSO GROSSETO/CAROSSIO
VIA TOMMASO AGUDIO 42/44
VIA ORVIETO 47/A
CORSO VERCELLI 293
CORSO DUCA DEGLI ABRUZZI 16
CORSO MONTECUCCO 73
SS 31 KM 3+326
VIA RIVOLI 71
ragione della provincia e della località desiderata.
I premi messi in palio fanno riferimento al mondo dello sport e sono rappresentati
sia da oggetti – per esempio
zainetti per il trekking, orologi, biciclette, borsoni, tute,
ecc. – sia da sconti fruibili
presso negozi sportivi (Cisal-
fa) e palestre (American Contourella).
I punti vengono accumulati elettronicamente, tramite
apposito microchip contenuto
su una Carta Fedeltà rilasciata gratuitamente a tutti i clienti che ne fanno richiesta direttamente ai gestori IP. Al momento dell’acquisto di carburante o lubrificante, il gestore
IP effettua la strisciata della
Carta Fedeltà del cliente su
apposito supporto elettronico
fisso (POS) e i punti vengono
caricati su un conto virtuale
collegato alla Carta stessa.
Secondo il criterio generale, IP riconosce al cliente 1
punto per ogni 10,00 euro
spesi per l’acquisto di carburante o lubrificante.
Per i Soci ACI partecipanti, invece, è stato ottenuto un
vantaggio esclusivo: quello di
vedersi assegnare il doppio
6
dei punti (quindi 2 per ogni
10,00 euro spesi, anziché 1)
per l’acquisto di carburante o
lubrificante presso i punti
vendita IP aderenti al Programma Fedeltà, riconoscibili grazie al materiale pubblicitario – stendardi, sagomati e
sovrapompe – esposto presso
di loro e recante la dicitura:
“Per i Soci ACI i punti raddoppiano”.
Presso le Delegazioni dell’A.C. Torino sono disponibili i pieghevoli che contengono il catalogo premi ed il regolamento dell’iniziativa.
Per partecipare al programma, i Soci (sia nuovi che rinnovanti, purché titolari di tessere individuali ACI Sistema,
ACI Charta, ACI Motocity, e
quindi con l’esclusione dei titolari di tessere Sistema
Azienda) potranno richiedere
la Carta Fedeltà IP/ACI alla
Sede dell’A.C. Torino oppure
ad una delle sue Delegazioni.
I loro dati verranno inseriti
nell’apposito software ed il
personale ACI consegnerà loro una ricevuta, stampata in
automatico, attestante l’avvenuta iscrizione del Socio al
Programma Fedeltà IP/ACI,
la data della stessa e l’informativa sulla privacy.
Resta ferma la possibilità
per tutti i Soci in essere – a
prescindere dalla data di iscrizione e scadenza della propria
associazione ACI – di richiedere in ogni momento dell’anno associativo la Carta Fedeltà IP/ACI, con la quale potranno cominciare la raccolta
punti presso i distributori IP
partecipanti al Programma.
Una volta raggiunto il monte punti che dà diritto al premio desiderato, il Socio dovrà
recarsi presso il punto vendita IP il quale, previa lettura
della Carta IP/ACI e selezione del premio richiesto, rilascerà uno scontrino contenente le informazioni necessarie
per ottenere il premio. Il premio scelto verrà inviato a casa del Socio oppure potrà essere ritirato presso il gestore
IP di riferimento.
In alternativa ai premi del
catalogo IP, il Socio potrà scegliere di utilizzare i punti accumulati per ottenere lo sconto sul rinnovo della sua tessera ACI. Esistono 12 fasce
di sconto, che vanno da un minimo di 5,00 euro (con 100
punti disponibili) ad un massimo di 60,00 euro (con 1.200
punti disponibili).
La Carta IP/ACI non ha
scadenza e il Socio dovrà
conservarla anche per i futur i P ro g r a m m i F e d e l t à
IP/ACI.
I Soci ACI che già partecipano alla campagna IP e hanno accumulato un monte punti su una carta ordinaria IP (1
punto ogni 10,00 euro spesi)
potranno optare per la Carta
Fedeltà IP/ACI, richiedendola alla delegazione ACI e acquisendo – da tale momento –
il diritto ad ottenere il doppio
punteggio.
Il Socio dovrà poi richiedere direttamente al gestore
dell’impianto IP il trasferimento sulla Carta Fedeltà
IP/ACI dei punti accumulati
fino a quel momento sulla carta ordinaria IP.
In caso di smarrimento o
smagnetizzazione della Carta
Fedeltà IP/ACI, il Socio dovrà recarsi presso la Sede
dell’Automobile Club Torino
o presso una delle sue Delegazioni per chiedere il rilascio
di una nuova Carta Fedeltà
IP/ACI sostitutiva della precedente.
Se durante la raccolta punti l’associazione ACI giunge a
scadenza e non viene rinnovata, la Carta Fedeltà IP/ACI
abbinata consentirà di proseguire la raccolta per i successivi 90 giorni. Il Socio che in
tale lasso temporale non abbia
provveduto al rinnovo si vedrà bloccare – dal 91° giorno
successivo alla scadenza della tessera – la possibilità di accumulo, ferma restando invece la possibilità di utilizzo dei
punti fino a quel momento
raccolti.
Per proseguire la Campagna, il Socio che rinnova oltre
i 90 giorni dopo la scadenza
dell’associazione dovrà farsi
rilasciare dall’A.C./Delegazione una nuova Carta Fedeltà IP/ACI e chiedere poi al
gestore il trasferimento dei
punti dalla vecchia alla nuova
Carta secondo il processo già
illustrato per le Carte smarrite o smagnetizzate.
Una nuova opportunità
quindi per i nostri Soci, molti
dei quali avevano richiesto un
accordo con un’importante
rete di distributori di carburante, con un sistema veramente premiante e soprattutto
di facilissima gestione, evitando il vecchio sistema dei
bollini e delle tessere cartacee, ormai obsoleto.
L’ACI ha già contattato i responsabili della IP, che si sono dichiarati entusiasti
dell’iniziativa e pronti alla
massima sensibilizzazione
dei gestori nei confronti dei
Soci ACI.
Vi invitiamo pertanto ad
utilizzare il nuovo servizio ed
a contattare immediatamente
l’Ufficio Soci, al numero telefonico 011 5779277, per
ogni informazione sulle modalità di fruizione.
■
7
Nuovo ufficio
Sara
N
ei primi mesi dell’anno entrante aprirà gli
sportelli un ufficio Sara in corso Casale
n. 103 nei pressi di piazza Borromini. Detto ufficio, che ha il numero telefonico
011/8134525, è facilmente raggiungibile in auto oltre che dalla piazza stessa, anche dal parcheggio situato sul retro delle abitazioni di corso Casale con accesso dall’inizio del Ponte Regina.
L’ufficio oltre al rilascio delle normali polizze di sua specifica competenza quali Rc e furto incendio auto e delle comuni polizze di uso
corrente ha lanciato una serie di nuove proposte quali SARA FREE e SARA CONTO EXTRA, che innovano sensibilmente il concetto di
assicurazione.
■
Nuova
Delegazione
È
stata inaugurata il 12 novembre scorso la
nuova Delegazione del nostro Automobile
Club a Torino, in zona Molinette, via Genova 26. Il numero di telefono: 011 674009.
L’orario continuato – dalle ore 9 alle ore 18,
dal lunedì al venerdì – risponde in maniera ottimale alle diverse esigenze dei Soci e dei clienti.
Sono disponibili fin da ora i servizi di associazione e di pratiche automobilistiche (rinnovo patenti, trasferimento di proprietà, ecc.), con
la presenza in Delegazione sia del medico che
del notaio; in brevissimo tempo sarà disponibile anche il servizio di esazione delle tasse automobilistiche.
■
Traffico a Torino Sull’Aci news precedente, l’ACI ha
fatto alcune proposte: ecco la replica di Chiamparino
Il Sindaco risponde
di Luciano Borghesan
S
ignor Sindaco, le è mai venuto in mente che
in una città “segnata” da cantieri di ogni genere (la metropolitana, la sistemazione della
Spina, le Olimpiadi, oltre alla normale realizzazione di opere stradali, parcheggi, stesura cavi, teleriscaldamento) ogni ulteriore limite può peggiorare la situazione? In questa situazione non è
meglio aprire, piuttosto che chiudere?
“Se si potesse liberalizzare tutto il traffico, ovun-
que, per prova, l’avrei già fatto. Lo scriva pure questo: liberi di andare in centro, di attraversarlo, liberi di parcheggiare:
sono sicuro che tempo un mese la città chiederebbe il contrario”. Sergio Chiamparino rilascia questa intervista dopo
aver letto le proposte dell’Aci,
8
formulate dal direttore Adalberto Lucca.
Nell’articolo apparso sul numero precedente di “Aci
news”, Lucca riconosce “onestamente che, in linea di massima, i provvedimenti adottati
dall’Amministrazione nei singoli casi specifici siano stati
adeguati alle situazioni, così
come bisogna dare atto agli automobilisti torinesi di una buona dose di pazienza e di adeguamento alle criticità da affrontare”.
L’ipotesi formulata nella prima domanda è un paradosso,
una provocazione rispetto a chi
sogna un centro tutto chiuso
nella “Torino 2006” ancora
“imbastita”. La realtà sta nell’incontro delle soluzioni e, per
il centro, l’Aci ne ha indicate
alcune, da verificare con l’amministrazione civica. Le sintetizziamo: l’apertura al traffico
privato di via XX Settembre e
via Arsenale, consentendo anche il traffico in via San Quintino, onde realizzare un ulteriore diretto accesso a via San
Secondo; la risistemazione viaria di piazza Solferino occupata da Atrium; la limitazione
della sosta a un solo lato sulle
vie Giolitti, Alfieri, Cavour,
San Massimo; il doppio senso
di marcia in via Rossini.
Sindaco Chiamparino, c’è
qualche proposta realizzabile?
“Ci sono indicazioni interessanti, molte richieste, tra l’altro, coincidono con quelle formulate dalle associazioni commercianti che operano in centro.
Credo, ad esempio, che il
parcheggio su un solo lato delle vie Giolitti, Alfieri, Cavour,
San Massimo, possa avvenire,
modulando i tempi, con gradualità. Penso che questa sia
una soluzione da adottare per
tutte le vie del quadrilatero, in
mondo che la viabilità sia ben
amalgamata”.
Le proposte dell’AC Torino Aprire via XX Settembre e via Arsenale - Doppio senso in via Rossini
È anche necessaria una attenta revisione delle soste (vie Giolitti, Alfieri, Cavour, S. Massimo)
di
Adalberto
Lucca
Con via Sacchi a senso
unico, non è bene favorire
l’accesso a via San Secondo
rendendo percorribile via
Arsenale a tutte le auto?
“Ho parecchie perplessità
su questa ricetta. Non sono
convinto che la soluzione stia
nell’allargare il transito del
traffico sulle vie riservate o
tornare indietro su via Rossini, reintroducendo il doppio
senso di marcia. Ricordiamoci che piazza San Carlo
sarà pedonalizzata, una volta
realizzato il park. Il centro
non deve essere un luogo da
attraversare, ma il cuore da
visitare, dove andare. Questa
è l’impostazione di fondo”.
Ma con tutti quei cantieri qualche percorso in più
non faciliterebbe la viabilità?
“Il contesto di cantieri gra-
P
arlare del traffico e delle problematiche che
ne discendono è attualmente l’argomento più
diffuso a Torino; ognuno ha la sua ricetta, le
sue critiche, e tutti tanti motivi per lamentarsi.
Volendo fare un po’ di ordine, dobbiamo innanzitutto ricordare a noi stessi ciò che tutti sappiamo, e cioè la particolare situazione che la nostra città deve affrontare in questi anni: la me-
vita sull’asse nord-sud, per le
altre direzioni non ci sono
gravi ostacoli. Per di più, le
vie riservate, i sensi unici sono stati introdotti anche per
favorire l’uso del mezzo pubblico e avere conseguenze
positive anche per il mezzo
privato”.
Cantiere in piazza San
Carlo, cantiere in piazza
Vi t t o r i o : n o n s i p o t e v a
adottare un metodo-staffetta (inizia uno quando è
finito l’altro) per contenere
i disagi?
“Io abito in piazza Vittorio
e vedo che i disagi sono contenuti”.
Allargherete la ztl?
“Solo per le auto non ecologiche, l’altra proposta è
stata rinviata a fine cantieri”.
Signor Sindaco, che cosa
diciamo ai cittadini in vista
9
tropolitana, la sistemazione
della Spina, le Olimpiadi, oltre alla normale realizzazione di opere stradali, parcheggi, stesura cavi, teleriscaldamento, e così via, un insieme
incredibile di opere la cui
realizzazione congiunta met-
terebbe in ginocchio qualunque città.
In quest’ottica credo che
si possa dire onestamente
che, in linea di massima, i
provvedimenti adottati
dall’Amministrazione nei
singoli casi specifici siano
stati adeguati alle situazioni, così come bisogna dare
atto agli automobilisti torinesi di una buona dose di pazienza e di adeguamento alle criticità da affrontare. Diciamo questo perché ove si
volessero dare dei suggerimenti all’Amministrazione
ci si accorgerebbe forse che
non sono tante le cose da
proporre, anche se interventi significativi possono essere attuati.
Certo ciò non toglie che bisognerebbe verificare a monte se la realizzazione di tutte
queste opere non avrebbe potuto in qualche modo essere
diluita nel tempo, ma tant’è.
Abbiamo comunque cercato di approfondire la situazione nella zona centrale della città, dove però non ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza, bensì ad
una viabilità quasi definitiva, tenuto conto della pedonalizzazione di piazza San
Carlo; quindi le criticità riscontrate al rientro dalle vacanze dovranno comunque
essere superate, con l’adozione di misure che possano
anche tener conto di alcune
nostre proposte:
• Apertura al traffico privato di via XX Settembre e
via dell’Arsenale, consentendo anche il traffico in via
San Quintino, onde realizzare un ulteriore diretto accesso a via San Secondo, che ormai costituisce interamente
la direttrice nord-sud, prima
rappresentata anche da via
Sacchi.
• Revisione della canalizzazione in piazza Solferino
delle feste: un altro Natale
di rigore automobilistico?
“No, anzi, cominciamo a
vedere i risultati dei lavori:
con l’apertura del parcheggio Valdo Fusi, seicento posti, a due passi dal centro. Ci
saranno punti-informazione
adeguati per far conoscere il
servizio. Così potremo anche
collaudare in superficie soluzioni che tengano conto delle segnalazioni fatte dalla
gente”.
Altre novità?
“Potenzieremo le navette,
ci saranno i posteggi su via
Lagrange e via Carlo Alberto, sarà completametne percorribile via San Francesco
da Paola. Sarà un Natale migliore. Colgo l’occasione per
ringraziare i cittadini per la
collaborazione e per augurare a tutti buone feste”.
■
del traffico proveniente da
via Alfieri, sacrificato dalla
nuova sistemazione della
piazza dopo l’apertura di
Atrium.
• Limitazione della sosta
ad un solo lato sulle vie
Giolitti, Alfieri, e Cavour,
ripristinando così la situazione esistente prima
dell’inizio dei lavori in
piazza Valdo Fusi, che consentiva uno scorrimento più
veloce.
La situazione creatasi in
queste vie è una delle cause
principali delle code nell’area centrale, infatti è sufficiente la presenza di un
ciclista o l’apertura dello
sportello di un’auto in sosta
che tutto si ferma con effetti micidiali sulla circolazione.
Per quanto attiene l’inquinamento in particolare è
utile ricordare come la sosta
ad un semaforo moltiplichi,
con la ripartenza del veicolo, l’effetto inquinante; ora
nelle vie in questione ogni
apertura di sportello crea un
“effetto semaforo”, con una
moltiplicazione per migliaia di volte al giorno.
• Riduzione della sosta ad
un solo lato nell’ultimo tratto di via San Massimo, al fine di consentire una più veloce e funzionale canalizzazione per l’immissione in
via Po.
• Abilitazione al doppio
senso di marcia in via Rossini.
Una serie di interventi
quindi che potrebbero dare
un contributo ad una velocizzazione del traffico
nell’area centrale, che comunque tra breve si potrà
giovare della riapertura di
via Accademia Albertina, e
speriamo quanto prima anche di via San Francesco da
Paola, interrotta da oltre tre
anni.
■
Ecco la pagina
dello scorso Aci news
con le proposte
dell’Ac Torino.
Ci sono
molte
indicazioni
interessanti
I vantaggi per i Soci:
Le pratiche automobilistiche
L’
Automobile Club Torino mette a disposizione
dei Soci la propria esperienza nel campo delle
pratiche automobilistiche con una capillarità
estesa sia in Città sia in Provincia, in qualsiasi luogo
troviamo nelle vicinanze un ufficio ACI pronto ad occuparsi
delle pratiche necessarie alla
mobilità degli automobilisti.
Gli uffici in Città
Sede centrale
Delegazione 2
Delegazione 3
Delegazione 4
Delegazione 5
Delegazione 6
Delegazione 7
Delegazione 8
Delegazione 9
Delegazione 10
Delegazione 11
Delegazione 13
Delegazione 14
Delegazione 15
Via Giolitti, 15
C.so Dante, 45
C.so Francia, 66
C.so Novara, 20/H
C.so Trapani, 115
C.so Duca D. Abruzzi,79
C.so Valdocco, 3
Via Genova, 26
Via Piobesi, 2/B
Via Casteldelfino, 8
Via Valdellatorre, 188
Via Dandolo, 2/B
Via Pergolesi, 3
Via Fidia, 14
Gli uffici in Provincia
Carmagnola
Chieri
Chivasso
Ciriè
Collegno
Moncalieri
Nichelino
Orbassano
Pinerolo
Piossasco
Rivoli
Settimo T.se
Susa
Venaria
10
P.zza Manzoni, 11
Via Vittorio Emanuele, 14
Via Bonacini, 18 Bis
Via San Maurizio, 15
C.so Francia 111/B
C.so Savona, 4
Via Torino, 85
P.zza Umberto I, 10
C.so Torino, 168
Via Pinerolo, 41
Via Nizza, 27/B
Via Cavour, 20/F
C.so Stati Uniti, 126/B
Viale Roma, 4/A
Quali pratiche?
1) Tasse automobilistiche
Gli uffici offrono al pubblico ed ai Soci la possibilità di
effettuare il pagamento delle
tasse automobilistiche, presentando la copia del libretto
di circolazione ed il codice fiscale dell’intestatario, gli addetti effettueranno il calcolo
esatto dell’importo dovuto e
procederanno all’esazione rilasciando la ricevuta di pagamento.
La richiesta del documento
di circolazione avviene per
una più attenta verifica dei dati con conseguente precisione
dell’esazione, si eviteranno
così errori che potrebbero causare future sanzioni.
2) Patente di Guida
Presso gli uffici e le delegazioni dell’A.C. Torino si effettuano in un’unica soluzione
tutte le operazioni richieste per
il rinnovo della patente di
guida:
– Visita medica
– Versamenti su bollettino di
pagamento
– Invio della documentazione
agli uffici competenti
Normalmente si dovrebbero effettuare queste operazioni in tre uffici diversi, con
l’A.C. Torino una sola visita
agli uffici risolve il problema.
Anche nel caso di smarrimento o deterioramento del
documento di guida, qualora
gli uffici delle forze dell’ordine a cui ci si è rivolti per la denuncia, non siano in grado di
duplicare d’ufficio la patente,
gli uffici dell’A.C. Torino
provvederanno a sbrigare la
pratica. Anche in questo caso
tutto verrà risolto in pochi mi-
nuti, rilasciando un documento che permetta la circolazione
in attesa che il il duplicato della patente venga elaborato e
consegnato all’ufficio ACI
dalla Motorizzazione Civile.
Documenti necessari:
– Patente di guida / denuncia di
furto o smarrimento
– Carta di identità e codice fiscale
– In caso di duplicato: tre fotografie formato tessera di cui
una autenticata.
3) Passaggi
di proprietà
Tutto in una volta: Atto di
Vendita con il Notaio, Pratica
di Voltura e rilascio dei documenti di viaggio provvisori e
definitivi dopo pochi giorni
grazie alle nuove procedure telematiche che permettono la
stampa del libretto di circolazione e del Certificato di proprietà entro pochissimo tempo
dalla richiesta.
Tutti gli uffici e le delegazioni dell’A.C. Torino si avvalgono presso la loro sede della collaborazione di un Notaio
e si faranno carico di tutte le necessarie operazioni per portare
a buon fine il passaggio di proprietà.
Documenti necessari:
– Libretto di circolazione
– Certificato di proprietà
– Carta di identità e codice fiscale di venditore ed acquirente.
4) Visure ed estratti
cronologici
Può essere necessario conoscere o ricostruire la storia di
un veicolo, conoscendone la
targa presso tutti gli uffici e de-
11
legazioni dell’A.C. Torino si
otterranno in breve tempo le
informazioni richieste.
Inoltre è possibile ottenere:
Successioni - Immatricolazioni - Reimmatricolazioni Procure Notarili - Perdite di
possesso - Radiazioni - Conversione della patente Estera
o Militare - Patente internazionale - Contrassegno per
ciclomotori (targa) - Prenotazioni per revisione e bollino blu.
In poche parole i Soci hanno a disposizione su tutto il territorio di Torino e provincia un
ufficio di consulenza che si
prenderà cura delle pratiche affidategli con un notevole risparmio di tempo e come al solito di denaro.
Risparmio perché?
Tutte le pratiche che i Soci affideranno agli uffici e delegazioni dell’A.C. Torino godranno di un trattamento
particolare: LO SCONTO
RISERVATO AI SOCI.
Tutti i Soci hanno diritto al
20% di sconto sui diritti di
agenzia.
Gran parte della quota associativa viene così restituita sotto forma di sconto.
Come al solito per ottenere i
benefici basterà presentare la
propria tessera associativa in
corso di validità.
Presso la sede di via Giolitti 15, per chi non avesse
tempo di tornare per il ritiro
è possibile richiedere l’invio
dei documenti al proprio domicilio tramite posta. Un altro piccolo vantaggio a di■
sposizione.
803.116
NUMERO
VERDE
PER
I SOCI
Soccorso stradale Assistenza medica Assistenza
all’abitazione Informazioni Servizi turistici
Automobile Club
Torino – Uffici: via
Giolitti, 15, Tel.
011/57.791, Fax
011/57.79.286,
Orario al pubblico:
8.30-13.00 / 14.0017.00 dal lunedì al
venerdì - Sito Internet: www.acitorino.it - Indirizzo
posta elettronica:
[email protected]
Ufficio sportivo:
Lunedì-Venerdì
8.30-12.30
Soccorso stradale
nazionale: 803116 Noleggio autovetture e parcheggi
ACI: via S. Francesco da Paola, 20,
tel. 011/562.35.14 Centro Lavaggio
Racconigi: largo
Racconigi 191, tel.
011/377995 - Centro Tecnico (Revisioni Auto, Bollino
Blu, batterie, pastiglie freno, olio e
filtro olio, check
up): piazzale San
Gabriele da Gorizia, 210, Tel.
011/30.40.748 Autoscuola Club:
via Giolitti 15, Tel.
011/57.79.246, c.so
Moncalieri, 215,
Tel. 011/66.12.623
- Autoscuola Eureka: c.so Tassoni,
57, Tel. 011/
74.79.71.
■
Le convenzioni dell’A.C. Torino
per i Soci ACI
P
resentando la propria tessera ACI
in regolare corso di validità, è possibile godere delle seguenti agevolazioni:
CULTURA E TEMPO LIBERO
• Palazzo Bricherasio, via T. Rossi
(angolo via Lagrange), Torino – tel.
011/5711811 - www.palazzobricherasio.it. “Da Raffaello a Goya. Ritratti dal Museo di Belle Arti di Budapest”. Sconto 15% sul biglietto
d’ingresso alle mostre, per il Socio e
per un accompagnatore. (Il parcheggio sotterraneo ACI di via Roma ha
uno dei suoi ingressi davanti al Palazzo: i Soci godono di tariffa di sosta oraria ridotta).
• Museo Nazionale del Cinema - Mole Antonelliana, via Montebello 210,
Torino – tel. 011/8125658 - www.museonazionaledelcinema.org. Sconto
20% sul biglietto d’ingresso, per il Socio e per un accompagnatore.
• “Sala 3” Multisala Cinema Massimo, via Verdi 18, Torino - tel.
011/8125606. Sconto 30% sul biglietto d’ingresso agli spettacoli, per il
Socio e per un accompagnatore.
• Teatro Regio di Torino, piazza Castello 215, Torino - tel. 011/88151 www.teatroregio.torino.it. Sconto
10% sui biglietti degli spettacoli prodotti dal Teatro (ad eccezione delle recite abbinate ai turni di abbonamento
Pomeridiano 1 e 2).
• Fondazione Italiana per la Fotografia, via Avogadro 4, Torino - tel.
011/544132 - www.fif.arte2000.net.
Sconto 25% sul biglietto d’ingresso
alle esposizioni; sconto 20% sui libri
editi dalla Fondazione.
• Museo di Arti Decorative Fondazione Accorsi, via Po 55, Torino - tel.
011/8129116 - www.fondazioneaccorsi.it. Sconto 15% sul biglietto d’ingresso alle mostre temporanee ed alla
collezione permanente; sconto 20%
sul biglietto cumulativo per entrambe
le esposizioni.
• Safari Park, Pombia (NO), tel.
0321/95.64.31 - www.safaripark.it.
Sconto € 3,00 per gli adulti, € 2,00
per i bambini, sul biglietto d’ingresso.
• “Family Fun Card” + Guida al Tempo libero, circuito Viviparchi, tel.
035/362798 - www.viviparchi.it.
Sconto € 3,00.
• Teatro Stabile di Torino, tel.
011/5176246, Numero Verde
800.235.333 - www.teatrostabiletorino.it. Sconto € 21,00 sugli abbonamenti della stagione teatrale 20042005.
• Balletto Teatro di Torino, via Principessa Clotilde 3, Torino - tel.
011/4730189 - www.ballettoteatroditorino.it. Sconto 20% sul biglietto
d’ingresso, per il Socio e per un accompagnatore.
• Warner Village Cinemas Le Fornaci, via G. Falcone, Beinasco (TO) - tel.
011/3611225. Dal lunedì al venerdì,
esclusi i festivi e le altre limitazioni comunicate presso le casse del cinema.
Sconto € 1,50 sul prezzo del biglietto
intero.
• Golf Club Stupinigi, corso Unione
Sovietica 506/A, Torino - tel.
011/3472640. Sconto 10% sui corsi principianti, sull’ingresso al campo pratica, sul percorso 18 buche
(con handicap e tessera FIG).
• Golf Club Moncalieri, Reg. Vallere 20, Moncalieri - tel. 011/6479918
- www.moncalierigolfclub.com.
Sconto 10% sui corsi per “under 18”
e principianti. Sconto 10% su green
fee campo pratica. Solo nei giorni
feriali, sconto 10% su green fee
9/18 buche, se in possesso di tessera FIG.
• Golf Club Grugliasco, Strada Provinciale Gerbido 97, Grugliasco tel. 011/4081220 - e-mail [email protected]. Sconto 20%
su corsi per principianti (5 lezioni).
Sconto 50% green fee campo pratica.
VIAGGI E VACANZE
COMMERCIO E SERVIZI
• Agenzia Viaggi “Pianeta Gaia” (Fiduciaria A.C. Torino), via Giolitti 15,
Torino - tel. 011/546385 - www.pianetagaia.it - Sconto 5% su tutti i tour
operators. Servizio biglietteria Formula 1.
ISTRUZIONE
• Autoscuola Club (Fiduciaria ACI),
via Giolitti 15, Torino - tel
011/5779246; corso Moncalieri 215,
Torino - tel. 011/661263. Sconto 10%
sulle lezioni di teoria.
• Academy International, centri a Torino, Carmagnola, Venaria - tel.
011/6645315. Sconti dal 10% al
30% su corsi di lingue straniere ed
informatica, per il Socio e per i suoi
familiari.
SPORT
• Speed Kart, Settimo Torinese (km 0,5
Autostrada TO-MI) - tel. 011/
2222904. Sconto 10% sulle tariffe
orarie.
• Scuola Sci Olimpionica Sestriere,
via Pinerolo 17 - Sestriere - tel. 0122/
76116 - www.scuolasciolimpionica.it. Sconto 15% sulle lezioni individuali; 20% sulle lezioni collettive
(per il Socio, il coniuge ed i figli fino
a 26 anni di età).
• Car City Club, servizio di car sharing, corso Cairoli 32, Torino - tel.
011/57641 - www.carcityclub.it.
Sconto 10% sulle tariffe orarie (nella fascia che va dalle ore 8.00 alle
ore 21.00) e sulle tariffe chilometriche (nella fascia sino a km 180); canone di attivazione ridotto.
• Griffes Diffusion REVEDI, corso
Emilia 8, Torino - tel. 011/2399839.
Sconto 10% su abbigliamento e accessori uomo/donna (occorre esibire anche la tessera in distribuzione
presso gli Uffici dell’A.C. Torino).
Numerosi punti vendita nel CentroNord Italia.
• Norauto, corso Romania 460 (c/o
Centro commerciale Auchan) - Torino, via Monginevro 162 - Torino,
via Cesana 2 (c/o Centro commerciale Continente) - Nichelino. Sconto 5% sui prezzi di listino di dischi,
pastiglie per i freni e ammortizzatori; sconto 10% sui prezzi di listino
delle marmitte (la riduzione non riguarda il costo della eventuale manodopera e non è cumulabile con altre eventuali promozioni).
Per maggiori informazioni, contattare i numeri telefonici o consultare i siti Internet sopra riportati.
■
Mostra la tessera In esclusiva per i Soci 22.600 occasioni di sconto in tutta
Europa, negli USA e in Canada; alberghi, ristoranti, noleggio, trasporti, ecc.
I
vantaggi riservati ai titolari della tessera “ACI
Sistema” sono numerosissimi. In particolare, è
bene ricordare che il Socio
ha la possibilità di approfittare della sua qualità di
appartenente all’Automobile Club d’Italia non solo
in occasione dei guasti o
degli incidenti che possono occorrere alla sua auto,
né tanto meno limitatamente all’espletamento di
pratiche o adempimenti
burocratici.
Infatti, oltre alle tante
convenzioni locali ed ai
tanti servizi gestiti dall’Automobile Club Torino, per i
Soci, in città ed in provincia, l’iniziativa “Show
your Card!” fa sì che la tessera “ACI Sistema” possa
essere oggi considerata come una sorta di “passaporto”, valido 365 giorni l’anno, grazie al quale il Socio
può accedere a mille privilegi esclusivi nei campi del
turismo, dello shopping e
del tempo libero.
“Show your Card!” è
frutto dell’attività svolta da
ARC Europe (l’“alleanza”
tra i principali Automobile
e Touring Club europei).
Essa, oggi, si traduce in circa 22.600 occasioni di
sconto ed agevolazione, distribuite in quasi tutti i Paesi europei: alberghi, ristoranti, parchi di divertimento, teatri, società di trasporti terrestri e marittimi, località di interesse turistico, attività culturali e per il tempo libero, società di autonoleggio e di accessori per
auto, grandi magazzini e
tanto altro ancora.
Le convenzioni sono
rinnovate e continuamente
ampliate ogni anno.
Show
your card
Ecco qualche esempio
delle agevolazioni attualmente in vigore:
–offerte speciali valide in
tutta Europa: catene Best
Western, Golden Tulip, Top
International Hotels, Blue
Marine Hotel, Intersport
Rent, Europcar, Hertz;
P&O Ferries;
– offerte valide in Italia:
Antonioli Hotels, I Sogni di
Verdidea, Notturno Italiano
Hotel, Space Supernational
Hotels, Associazione Civita, Euroterme, Mondadori
Librerie e Multicenters, Mirabilandia, Fiabilandia, La
Città dei Bambini, Acquapiper, Acquario di Genova,
Virtu Ferries;
– offerte valide in Francia: Alpine Classic Private
Hotels, Alpe d’Huez, Acquario della Rochelle,
Aquarium du Val de Loire,
Acquatica, Centre Des Monuments Nationaux, France
Miniature, Galeries Lafayette, Museo Salvador
Dalì, Palazzo dei Papi di
Avignone, Parco di Asterix,
Tour Montparnasse;
– offerte valide in Gran
Bretagna: AA Servizio
Prenotazioni Alberghi,
Hard Rock Café, Buckingham Palace, Hampton
Court, Kensington Palace,
Tower of London, Windsor
Castle, Legoland.
Mille altre convenzioni
sono disponibili in Austria,
Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Italia, Norvegia, Olanda, Portogallo,
Repubblica Ceca, Slovenia,
Spagna, Svezia e Svizzera.
Sconti e agevolazioni sono previsti anche per i Soci
che si trovano a viaggiare
negli Stati Uniti e in Canada, grazie al programma
“Show your Card & Save!”, curato dalla AAA
(l’Automobile Club statunitense) e dal canadese CAA.
“Show your Card & Save!” contempla, in Nord
America, tantissimi esercizi
convenzionati, con oltre
50.000 punti vendita sparsi
ovunque: alberghi e ristoranti (Best Western, Hyatt,
Hilton, Days Inn), autonoleggi e servizi di trasporto
(Hertz, Aloha Airlines),
parchi divertimento e servi-
zi turistici (Universal Studios, Hollywood, Sea
World), shopping (Prime
Outlets, Reebok Outlet Store). Sul sito www.aci.it è disponibile il collegamento ad
AAA e CAA per prenotare
un albergo negli USA ed in
Canada.
È bene ricordare che negli uffici dell’AAA i Soci riceveranno ogni tipo di
informazione ed assistenza
turistica, insieme a carte
stradali, mappe delle principali città e altre pubblicazioni gratuite, nonché
l’elenco di tutti gli uffici dell’Automobile Club statunitense e di quello canadese e
la “Savings Guide”, la guida ai risparmi, contenente
l’elenco degli esercizi convezionati.
Usufruire di tutte le agevolazioni ed i vantaggi che
vi abbiamo illustrato è semplicissimo: basta esibire, direttamente presso gli esercizi convenzionati, la propria
tessera “ACI Sistema”, in
regolare corso di validità,
sulla quale è riportato il logo “Show your Card!”. Gli
esercizi sono generalmente
riconoscibili dal logo esposto su vetrine, porte di ingresso o casse.
In alcuni casi, per accedere ai benefici, è richiesta
la prenotazione.
Per ulteriori e maggiori
informazioni (ad esempio
sulla data di scadenza delle
convenzioni in essere), visitate il sito www.aci.it , entrando nella sezione dedicata ai Soci, consultare mese
per mese la rivista sociale
“L’Automobile” o rivolgersi direttamente al numero
verde 803.116.
Buon viaggio con “Show
your Card”!
■
L
a torinese Scuderia dei
Rododendri Classic ha ottenuto, anche quest’anno,
ottimi risultati con i suoi piloti e navigatori.
Nei Rally di velocità, come
in Regolarità, i Soci di questo
storico sodalizio si sono fatti
onore sui campi di gara battendosi con grinta e tenacia
nelle prove che si sono disputate in tutta la penisola sui famosi percorsi che hanno fatto
la storia dello sport automobilistico di queste specialità.
Un gran numero d’equipaggi ha, infatti, disputato
dalla lontana Sicilia fino alle
Alpi Orobiche, il mitico Trofeo Florio, il Rally di Sanremo, quello dell’Elba, l’Alpi
Orientali, il 500 Minuti, il
Trofeo Bottega e molte altre
gare “Sprint” che, anche se
corse in una sola tappa rispetto alle due dei rally validi per l’Europeo FIA, non sono certamente meno dure e
difficoltose.
Mario Morando, splendidamente navigato dal coriaceo figlio Corrado, si è imposto su tutti i piloti italiani
vincendo il Trofeo CSAI Rally Autostoriche portando,
non senza qualche escursione nei rovi (…), la sua magnifica BMW 2002 Ti alla
vittoria finale.
La Scuderia li festeggerà a
breve nella tradizionale cena
di fine d’anno nell’attesa delle premiazioni ufficiali
CSAI. ■
Historic rally 2004
Torinesi
i campioni
“AUTO ON LINE” MODULO PER INSERZIONE GRATUITA
■ VENDO
■ CERCO
MARCA
MODELLO
■ AUTOMOBILE
■ MOTOCICLO
ANNO
KM
COLORE
OPTIONAL
■ ALTRO
PREZZO IN EURO
DATI DELL’INSERZIONISTA
Ritagliare questo coupon e spedirlo
in busta chiusa a:
COGNOME
ACI Torino - Servizi Internet
Via Giolitti 15 - 10123 Torino
NOME
La Sua inserzione sarà pubblicata
sul sito internet www.acitorino.it
E-MAIL
TEL.
✂
✂
N° TESSERA ACI
Si informa che il trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto da “carshow.it” limitatamente
a quanto riportato nel tagliando in questione e nell’ambito di quanto stabilito dalla legge 675/96 sulla tutela
della privacy. Il trattamento dei dati, di cui viene garantita la massima riservatezza, è effettuato
esclusivamente al fine di pubblicare la Sua inserzione su Internet (dove verrà evidenziata la Sua qualifica di
Socio ACI).
I Suoi dati non saranno diffusi a terzi.
Consapevole delle responsabilità in cui incorre chi rilascia false dichiarazioni, dichiaro sotto la mia
responsabilità di non operare né direttamente né per conto terzi in qualità di operatore nel settore
merceologico cui fa riferimento la presente inserzione.
in collaborazione con Carshow
Firma
15
Seconda Mazda 2 Sony Ericsson Cellulare.
Smart 2 profilo 800.
Smart frontale 800.
Stilo Racing 59-2-3693.
Stilo Schumacher.
Ypsilon 2.
L’auto “sfiziosa”
di Piero Bianco
18
Motori
La grande voga delle serie speciali, all’insegna del glamour, della
esclusività e talvolta della trasgressione. I migliori clienti? Le donne e i giovani
B
asta guardarsi intorno: mille proposte,
per ogni tipo di gusto
e di esigenza. Tutti i costruttori producono tutto,
dalla city car alle berline,
dai monovolume ai Suv. Il
cliente spesso si trova in
imbarazzo a scegliere tra
i numerosi modelli in commercio,
in fondo piuttosto simili (con poche eccezioni). Chi deve affrontare una spesa comunque impegnativa può decidere in base a un dettaglio, a un capriccio, ovviamente
anche valutando attentamente il
prezzo. Per “orientare” l’automobilista indeciso, le Case hanno
ideato nuove forme di seduzione,
sempre più raffinate. E le attenzioni vanno specialmente a due categorie che possono fare la differenza nel vasto oceano dei potenziali clienti: le donne e i giovani.
Le serie speciali si indirizzano
soprattutto a loro, all’insegna del
glamour, dell’esclusività, talvolta
della trasgressione. Il made in Italy
non è insensibile alle personalizzazioni e in questa ottica va inquadrato il recente lancio della
Ypsilon B-colore, che ripropone
una moda cara al marchio Lancia
fin dai tempi della Flaminia (che
aveva un’elegante carrozzeria grigia e tetto blu diplomatico). Con la
livrea a doppia tinta la “compatta
ammiraglia” torinese porta a 555
le possibilità di personalizzazione,
frutto dell’incrocio di colori di carrozzeria, rivestimenti interni e cerchi in lega. La Ypsilon è disponibile nell’allestimento Argento e ad
un prezzo aggiuntivo, rispetto alla
versione classica con colorazione
pastello di 750 euro. Tre le varianti
B-colore: Rosso Guttuso nella parte superiore e nel portellone, in
basso l’Avorio Paganini; a quest’ultimo può essere abbinato il
micalizzato Marrone Caravaggio
(all’interno tessuto a rete, tecnico
che richiama i capi impermeabili
utilizzati in nautica o “caldo” in tonalità avorio, nero, rosso e giallo);
la terza versione offre Grigio Rossini per la parte bassa e il Marrone
Caravaggio per quella superiore
(dentro, tessuto Glamour magnesio-marrone). Gli allestimenti prevedono tutte le ricche dotazioni
dell’allestimento Argento: dal climatizzatore bi-zona all’impianto
Hi-Fi Bose, dal Cruise Control ai
cerchi in lega da 16”, dal volante
e cuffia del cambio in pelle ai comandi radio al volante.
mello del cambio in pelle con inserto in alluminio lucidato. Di serie 4 airbag e radio con lettore CD.
I prezzi chiavi in mano sono di
10.551 e 11.051 euro rispettivamente per la 3 e la 5 porte. Optional a richiesta il climatizzatore, i
cerchi in lega, il navigatore satellitare “turn by turn” con supporto
DVD e il vivavoce senza fili con
tecnologia Bluetooth.
Un’altra compatta giapponese,
la Nissan Micra, si sdoppia addirittura ed è proposta in versione Jive e Sport. Evidente l’intento:
sportività per i ragazzi, piccoli sfizi estetici per il pubblico femmi-
L’ultimo
eclatante
esempio:
la Ypsilon
bicolore
I PREZZI A CONFRONTO
Versione base
Euro
Versioni speciali
Euro
Citroën C3 1.1 Classique
10.501
Citroën C3 D&G
13.900
Fiat Stilo 1.4 16v 3p Actual
14.611
Fiat Stilo Schumacher 1.9 16V
24.400
Fiat Stilo Racing
da definire
Lancia Ypsilon 1.2 Argento
12.441
Lancia Ypsilon 1.2 B.colore
13.191
Mazda2 1.2 16v
11.561
Mazda2 1.2 16v Sony Ericsson
13.660
Nissan Micra 1.2 16v 3p
11.851
Nissan Micra 1.2 16v 3p Jive/Sport 12.001
Smart roadster pulse
14.981
Smart roadster Richmond
da definire
Toyota Yaris 1.0 16v 3p
11.801
Toyota Yaris 1.0 16v Expo 3p
10.551
Volkswagen Golf 1.4 16v 3p
16.542
Volkswagen Golf GTI
25.574
In qualche caso le serie speciali rappresentano un escamotage
per ritoccare (in basso) i prezzi di
listino: succede per i modelli che
lamentano qualche calo di attenzione. La Toyota rilancia il suo popolare modello Yaris con la variante. Disponibile solo con il motore 1.0 da 65 Cv, si caratterizza
esteriormente per i paraurti in tinta come gli specchi retrovisori (ora
a regolazione elettrica), ha nuovi
copriruota, terminale cromato e
fendinebbia di serie. Tre i colori
metallizzati: Dark Blue, Ice Blue,
Avion Blue. All’interno, sedili, rivestimenti in tessuto dei pannelli
porta e tappetini blu. Rivestimento in pelle con cuciture blu per il
volante con comandi audio, po-
19
nile. La Jive parte dall’allestimento Visia con maniglie e specchietti in tinta, divano posteriore scorrevole e sdoppiabile. La dotazione di serie comprende radio CD
con comandi al volante e 6 casse,
computer di bordo e climatizzatore. La Sport adotta un piccolo spoiler posteriore, fari fumé e cerchi da
15 pollici. La scelta sui motori spazia dal benzina 1.2 16V, ai due turbodiesel 1.5 dCi, da 65 e 82 Cv.
Identici i prezzi, che partono da
12.000 euro. Una terza variante
“Limited Edition” è stata predisposta per il Motor Show di Bologna: 500 esemplari numerati con
piccole “chicche” aggiuntive e un
ricco ventaglio di accessori, tra cui
il navigatore TomTom Go, com-
Alla
ricerca
di tutti
i gadgets
possibili
Barchetta.
patto e facile da usare grazie al sistema di
consultazione touch screen.
C’è chi fa leva anche sulla inguaribile
tendenza ad usare il telefonino alla guida
per proporre una soluzione anti-multe: è il
caso della Mazda. Solo per il mercato italiano, ecco la nuova Mazda2 Sony Ericsson, versione in formato tecnologico con
un allestimento top comprendente cerchi
in lega da 15”, airbag laterali, volante in
pelle, interni Sport di grande appeal, ma
soprattutto il telefono cellulare Triband
Sony Ericsson K 700i con fotocamera digitale integrata e il vivavoce Bluetooth.
Tutto di serie, come i 5 anni di garanzia a
chilometraggio illimitato. Prezzi a partire
da 13.660 euro per la versione 1.2 benzina e 15.160 euro per quella turbodiesel.
Abbina ai contenuti della vettura la possibilità di parlare senza sanzioni (e senza fili) con un telefono cellulare di ultima generazione capace di memorizzare fino a
580 immagini, clip video o 12 brani in formato MP3, grazie ai suoi 41 MB di memoria.
La Smart, un marchio dell’impero
DaimlerChrysler di per sé già molto elitario, ha studiato una versione davvero fuo-
Toyota Expo.
Golf.
ri dagli schemi per la sua roadster. È la Richmond, firmata proprio dallo stilista John
Richmond e presentata in occasione della
sfilata Milano Moda Donna. In serie limitata (solo 99 esemplari, oltre naturalmente al numero 1 destinato al suo creatore),
è una spider pensata per chi cerca l’emozione della guida sportiva e la trasgressione nello stile. Forte il richiamo simbolico
del tatuaggio, abbinato al mondo del rock.
Non a caso Smart è il marchio con il target più giovane del mercato automobilistico. Grazie alla tecnologia Mercedes,
all’assetto sportivo e all’ottimo rapporto
peso/potenza, questa roadster garantisce
prestazioni e un design aggressivo degli
esterni e degli interni. Sulla cellula tridion
in argento è serigrafato un disegno che, come un tattoo su un muscolo in tensione,
evidenzia il carattere della vettura. La firma Richmond è impressa come su un paio
di jeans. Dentro, tutto è personalizzato in
uno stile insolito: il disegno realizzato con
il laser sulla pelle dei sedili, la scritta “It’s
only rock n’roll” riportata con inserti in
pelle sul volante e sulla soglia d’ingresso
cromata. Il pomello del cambio automatico softouch è personalizzato con inserti in
Ypsilon.
cromo e pelle. Prezzo ancora da definire.
Ricorda, nella sua formula casual, la
Fiat Barchetta griffata Alviero Martini
(prestigiosa firma della pelletteria) ed
esposta al Salone di Ginevra in un allestimento speciale denominato “Prima Classe”. L’allestimento è caratterizzato da interni e accessori realizzati con la pelle
stampata a carte geografiche tipica dello
stilista. La stampa Geo diventa un motivo
forte: ogni sedile ospita un continente e la
pelle così tagliata mostra un planisfero. La
fantasia, presente su sedili e pannelli, fa capolino anche sugli originali bauletti prima
mai visti su una Spider e ispirati a quelli
delle moto: pratici e poco ingombranti, si
smontano dall’auto con un semplice click
e diventano vere e proprie valigie. La Barchetta Martini ha motore 1.8 16v da 96 kW
(130 Cv) con variatore di fase: 200 km/h
di velocità massima e 8,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h. Il frontale è dominato dalla griglia, una grande “bocca” nera orizzontale. Di serie il sofisticato impianto Hi-Fi, che comprende autoradio
RDS/ EON, lettore per CD musicali e
MP3, antenna elettrica, 4 altoparlanti e
doppio subwoofer (80 Watt). Molti parti-
Nissan Micra big.
colari sono in colore Titanio: dalla console centrale al quadro strumenti, dalle mostrine alle bocchette dell’aria alle leve
apriporta. Peccato che la Martini sia per
ora soltanto una show car da esibizione,
dunque un modello non ancora accessibile ai comuni mortali.
Dal regno degli stilisti è arrivata anche
un’altra proposta assolutamente alternativa, la Citroën C3 D&G, Dolce e Gabbana. Stile bondage, nera con 5000 borchie
di metallo applicate sulla carrozzeria, interno rivestito in pelle naplac. Questo era
un esemplare unico, venduto all’asta tramite eBay: il ricavato (16.360 euro) è andato all’associazione “L’albero dei Sogni”
per realizzare a scopo terapeutico i sogni
di bambini colpiti da gravi malattie. A
quella proposta un po’ naif è seguita recentemente una C3 D&G in vendita, più
soft e quindi meno eccessiva ma ugualmente personale: prezzi a partire da 13.900
euro.
Nel regno dell’esclusività troviamo
inoltre due versioni speciali della Fiat Stilo, la Michael Schumacher e la Racing. La
prima è stata realizzata per celebrare i successi mondiali del pilota ferrarista ed è di-
Mazda 2 Sony Ericsson.
Nissan Micra.
sponibile in tiratura limitata di 3500 esemplari con il motore 2.4 20V da 170 Cv o il
Multijet 1.9 da 140 Cv. Ovviamente il colore è Rosso Corsa, molto simile a quello
delle F1 di Maranello. Spiccano i cerchi
da 17 pollici e il kit aerodinamico Zender.
A comporlo sono paraurti anteriore e posteriore di nuova foggia, minigonne audaci e uno spoiler posteriore tagliente. All’interno, pedaliera e battitacco dedicati, il tetto in vetro è lo sky window trasparente, ci
sono il lettore CD e MP3, oltre al climatizzatore automatico bizona. Di chiara impronta corsaiola, e sempre per una clientela di giovani, l’altra versione Racing. È
offerta con motori 1.4 da 95 Cv, 1.6 da 103
Cv , 1.9 JTD da 115 Cv e 1.9 Multijet da
140 Cv. Anche in questo caso non mancano cerchi in lega, lo spoilerino sopra il
lunotto, le minigonne, la pedaliera sportiva, lo stereo con comandi al volante, il climatizzatore manuale, i fendinebbia e la
vernice metallizzata.
Chi ama la Volkswagen Golf, può realizzare il proprio sogno con la nuova sportivissima GTI, che sarà consegnata da fine gennaio. Il frontale è dominato da una
calandra nera in stile Single Frame (la ma-
Nissan Micra.
scherina Audi), l’immancabile filetto rosso che borda la mascherina sottolinea la
vocazione corsaiola del modello, legando l’ultima GTI alla storia di questa versione che esordì nel 1976 ed è stata prodotta (nelle varie edizioni) in un milione
e mezzo di esemplari. Nel frontale si notano ampie prese d’aria dotate di fendinebbia integrati e di grigliatura a nido
d’ape, il paraurti culmina in uno spoiler
basso. Un alettoncino fa da tettoia al lunotto e le minigonne laterali completano
il kit aerodinamico. L’interno presenta un
rivestimento a quadrettoni stile Anni 70,
declinato però in hi-tech grazie ai sedili
sportivi avvolgenti.
Il motore sovralimentato deriva dal due
litri a iniezione diretta FSI e sprigiona 200
Cv con coppia massima di 280 Nm e velocità raggiungibile (ma dove?) di 235
km/h. Con un sovrapprezzo di 1.560 euro
si può avere la trasmissione robotizzata
DSG, altro oggetto di seduzione. La GTI
a tre porte e con cambio manuale costa
25.574 euro, quella a cinque porte 26.255
euro. La dotazione di serie comprende climatizzatore automatico bizona, sintolettore CD e cerchi in lega da 17”.
■
lavavetri, serrature, olio,
parabrezza e lavavetri
Batteria, catene, luci,
pneumatici, tergicristalli
N
onostante i grandi progressi
tecnici il freddo può creare
problemi specie a chi lo affronta per la prima volta in macchina. Ecco una serie di consigli per evitarli.
AVVIAMENTO: Se il motore
stenta a mettersi in moto potrebbero
esserci dei problemi alla iniezione o
alla accensione: in particolare può esserci condensa sui cavi delle candele,
eliminabile con l’apposito spray. In
caso di freddo intenso il gasolio tende a gelare ma si può utilizzare un apposito additivo antigelo.
BATTERIA: Se la batteria è poco carica non fa girare il motore. Bisogna farla controllare dall’elettrauto specie se ha già più di due-tre anni di uso, ed allo stesso tempo far
controllare la cinghia dell’alternatore che la deve tenere ben carica. Se
il problema succede con una certa
frequenza bisognerà sostituirla. Tenere a bordo per precauzione una
coppia di cavi muniti di pinze a coccodrillo coi quali collegare la propria
batteria a quella di un’altra auto per
rimettersi in moto.
CATENE: Bisogna procurarsele
del tipo adatto alle dimensioni delle
gomme e tenerle nel baule. È consigliabile fare una prova a casa
all’asciutto sul modo di metterle in
opera per non trovarsi in difficoltà al
momento di usarle.
LAVAVETRI: Mettere lo speciale liquido detergente ed antigelo nella vaschetta del lavavetri (anche in
quello del lunotto posteriore se ne la
vettura ne è dotata). Se si mette solo
acqua questa gelerà quando la temperatura scende sotto lo zero ed il lavavetri non potrà funzionare con il rischio di danneggiare la pompa.
Citroën C3 Dolce & Gabbana.
Guida
d’inverno
di Gianni Rogliatti
LIQUIDO REFRIGERANTE:
Nell’impianto di raffreddamento del
motore c’è una miscela di acqua ed
antigelo che perde efficacia col tempo ed è quindi necessario ripristinare sia aggiungendo un litro di antigelo dello stesso tipo presente
nell’impianto, sia cambiando totalmente la miscela dopo due-tre anni
di uso della vettura.
LUCI: Le luci vengono utilizzate
per lunghi periodi ed è utile dotarsi
Golf 2.
25
di una serie di lampadine di ricambio.
OLIO MOTORE: La sostituzione dell’olio è necessaria ogni 1015 mila km a seconda dei modelli.
Se si è vicini a questo chilometraggio è bene fare il cambio del lubrificante e, se si pensa di andare sovente in montagna dove il freddo è
più intenso, sarà buona norma usare olio di tipo invernale a bassa viscosità.
PARABREZZA: Se si lascia la
macchina all’aperto durante la notte
è utile coprire il parabrezza con dei
fogli di giornale per evitare di trovarlo ghiacciato al mattino: altrimenti si può utilizzare uno speciale
liquido sghiacciante in bomboletta
che si trova presso i venditori di accessori.
PNEUMATICI: Se appaiono
abbastanza consumati anche se
non proprio al limite legale di
spessore minimo del battistrada
conviene cambiarli adesso: da valutare anche la convenienza di
montare gomme da neve (ATTENZIONE! sulle 4 ruote e non
solo su quelle motrici).
SERRATURE: Conviene spruzzare un poco di lubrificante siliconico sulle serrature per evitare che
blocchino a causa del ghiaccio, specie se la vettura non è dotata di telecomando per l’apertura-chiusura
delle portiere e le si debba azionare
con la chiave.
TERGICRISTALLI: Debbono
essere perfettamente funzionanti
tanto quelli del parabrezza che del lunotto posteriore. Se si nota che non
puliscono bene è ora di cambiare le
spazzole per garantirsi la migliore visibilità.
■
Formula 1
Tutti i giochi della nuova stagione: ecco come gli avversari si
attrezzano per battere la Ferrari, mentre qualcuno va, e qualcun altro arriva
Toyota.
Mark Webber.
I nuovi boss
di Cristiano Chiavegato
M
entre tutte le squadre a fine mese hanno ripreso l’attività con i test invernali (per la Ferrari, in pista i “collaudatori” Luca Badoer e
Marc Gené, perché Rubens Barrichello e Michael
Schumacher proseguono il periodo di riposo e di preparazione, in vista di un probabile rientro in pista a
gennaio), la Formula 1 si accinge ad affrontare un
2005 carico di novità, di tensioni e di problemi da risolvere. È dei giorni scorsi una serie di notizie, per
fortuna, positive. Si è infatti
evitato di dover iscrivere tre
vetture per ogni team per carenza di partecipanti. Sotto certi aspetti la situazione avrebbe
anche potuto rivelarsi interessante, ma avrebbe sottolineato
uno stato di crisi molto grave.
Invece Jaguar e Jordan ce
26
l’hanno fatta, saranno in pista
con tutti gli altri.
La prestigiosa marca inglese
– abbandonata dalla Ford che
resterà nello sport partecipando ai rally, alle gare superturismo e al campionato FIA-Gt
(nel quale affronterà la Maserati, trionfatrice nell’ultima gara in Cina, Ferrari, Lamborghini, Viper e Saleen con un’altra
della sue Case famose, l’Aston
Martin – continuerà a correre
grazie all’intervento del miliardario austriaco Dietrich Mateschitz. Quest’ultimo, proprietario della Red Bull, produttrice di bevande energetiche, dovrà investire circa 400 milioni
di dollari nei prossimmi tre anni. Ha salvato tutta la struttura
che comprende 300 persone fra
tecnici e meccanici, con sede a
Milton Keynes, in Inghilterra.
La “nuova” Jaguar disporrà,
come in passato, dei motori Cosworth, altra azienda miracolata all’ultimo momento quando
stava per chiudere i battenti. È
stata comperata dagli americani Kevin Kalkhoven e Gerald
Forsythe, titolari di due squadre che partecipano alla Racing
Champ Car, una delle più popolari serie di gare statunitensi. La scomparsa di un nome
storico come quello della Cosworth sarebbe stato una perdita gravissima per la F1 e avrebbe messo in difficoltà sia la Jaguar che la Minardi, che sarebbero rimaste senza propulsori.
Invece entrambi i team hanno
avuto ampie garanzie per la fornitura dei V10 progettati e prodotti con la tecnologia sviluppata in quattro differenti sedi,
divise fra Gran Bretagna e
USA.
Il “paperone” Mateschitz,
considerato dalla rivista Forbes
il 406° uomo più ricco del mondo, con oltre 1 miliardo di eu-
ro di capitale personale, vorrebbe creare un dream-team, riportando in Formula 1 anche un
pilota americano. Al momento
tuttavia è difficile indicare il
nome di un driver d’oltreoceano che abbia talento ed esperienza per entrare con buone
possibilità di successo nel “circus” del Mondiale. Probabilmente patron Dietrich si rivolgerà in prima istanza al giovane austriaco Christian Klien,
che ha debuttato proprio con la
Jaguar, accanto a Mark Webber
e all’italiano Vitantonio Liuzzi, ex campione di kart e vincitore del campionato intercontinentale di Formula 3000 quest’anno, con un team appoggiato dalla Red Bull. Secondo
Niki Lauda, però, la squadra
dovrebbe puntare sullo scozzese David Coulthard che vanta
una lunga frequentazione ad alto livello e 13 vittorie, secondo
soltanto a Michael Schumacher nella classfica dei primi
posti fra i piloti in attività.
Una bella spinta è arrivata
anche alla Jordan da parte della Toyota (mentre la Honda è
entrata nella Bar). La Casa
giapponese, che viaggia come
un carro armato incurante dei
risultati poco brillanti, ma forte dei suoi quasi inesauribili
mezzi economici, ha deciso di
fornire i propri motori alla
squadra del costruttore irlandese. Lo scopo è chiaro: ottenere
un confronto fra i due teams in
modo da mettere la propria
formazione sotto pressione,
considerando anche che nel
2005 non avrà più alibi nella
qualità dei suoi piloti, visto che
ha ingaggiato due dei migliori
del lotto disponibile, cioè l’italiano Jarno Trulli e il tedesco
Ralf Schumacher. Sarà questo
uno dei motivi principali di interesse del prossimo campionato, sul piano sportivo.
Le novità tuttavia non finiscono qui, anche se l’ultima
avrà un effetto diretto solo nel
2006. È infatti in fase di completamento a Varano de’ Melegari, nei pressi di Parma, una
nuova ala di uno stabilimento
super-tecnologico della Dallara Automobili. L’ing. Gianpaolo Dallara, uno dei progettisti
più apprezzati in F1, con esperienze fra l’altro in Ferrari e come costruttore per la Scuderia
Italia, maggior produttore
mondiale di monoposto di F3 e
per l’IRL americana, tornerà
nel Mondiale fra un anno con
un team finanziato da Alexander Shneider, canadese di origine russa.
Trentasei anni, il giovane
imprenditore ha fondato il
Midland Group che agisce nei
più diversi settori industriali ed
economici: dai treni in Ukraina, all’energia elettrica in Armenia, dalle navi all’edilizia,
dai componenti per auto all’immobiliare, dall’agroalimentare
all’acciaio. Cinquantamila dipendenti con base operativa a
Toronto. Il team Dallara-Midland avrà in ogni caso licenza
russa. Il progettista emiliano si
è impegnato a consegnare la
prima vettura e a fare i primi giri in pista, proprio nel circuito
di Varano de’ Melegari entro il
1° settembre 2005. Per quanto
riguarda i piloti, c’è tempo, non
mancheranno i pretendenti al
volante di un team che si annuncia sin d’ora competitivo.
In attesa di vedere tutti
all’opera, di capire se la supremazia che la Ferrari dimostra
da oltre sei anni verrà infranta,
restano irrisolti alcuni problemi ancora sul piatto delle discussioni. Uno dei più importanti è quello che riguarda la riduzione dei costi che, secondo
la maggioranza delle squadre
passa anche attraverso la diminuizione delle prove private
durante il campionato. In Brasile, alla vigilia dell’ultima gara della passata stagione, nove
squadre (assente la Ferrari)
27
avevano presentato un documento nel quale si chiedeva di
limitare a dieci le giornate di test dai primi di marzo alla fine
di ottobre. Successivamente,
dopo un altro incontro fra i responsabili delle squadre si è arrivati a 24 giorni. La Casa di
Maranello si è riservata di presentare un proprio programma
articolato e documentato per
tentare di ridurre le spese.
Intanto lascia ancora molte
perplessità la decisione di far
disputare il prossimo anno le
qualificazioni in due turni, uno
il sabato pomeriggio e un altro
la domenica mattina. Per il
pubblico che va al circuito sarebbe un bel passo avanti sul
piano dello spettacolo. Ma la
formula è complicata: i tempi
sul giro singolo ottenuti nel primo turno, effettuato con un minimo di benzina nel serbatoio,
verranno sommati a quelli del
secondo quando il carburante
inserito sarà quello necessario
per la prima parte della gara.
Questo meccanismo di calcolo
avrà due effetti negativi: quello di essere macchinoso e quindi difficile da digerire e – da
non sottovalutare – quello di
preparare uno schieramento di
partenza all’ultimo momento e
quindi non diffondibile attraverso la carta stampata ma solo via televisione o radio.
Ma il fatto più grave è un altro. Questo sistema toglie del
tutto il valore alla pole position,
uno dei miti della Formula 1,
quel giro più veloce di tutti, tirato all’ultimo respiro che ha
sempre incantato i tifosi. Sarà
il giro dei ragionieri o dei furbi che pur di partire davanti,
magari si fermeranno a fare
rifornimento pochi minuti dopo il via. Se è questo lo spettacolo che cercano Ecclestone e
Soci, forse è stato studiato per
portare la Formula 1 a un progressivo sfaldamento. In modo
da consegnare ai Costruttori intenzionati a organizzare nel
2008, quando scadrà il Patto
della Concordia, un piatto senza pepe e sale.
■
Luci d’artista 570.000 lampadine ad illuminare la notte come non succede
nemmeno a Londra, Berlino, New York e San Francisco (detta Frisco)…
Vercruysse.
Zorio.
Stoisa.
Paolini.
Ferrero.
De Maria.
Torino di Natale accesa
di Margherita Oggero
P
iantiamola di piangerci addosso, superiamo una
volta per tutte la sindrome dello scippo (ci hanno portato via la capitale, il cinema, la radio, la
tele, la moda, il salone dell’auto…) e guardando il
bicchiere convinciamoci che è mezzo pieno anziché
mezzo vuoto. Piantiamola anche di sbirciare il resto
del mondo con gli occhi del parente povero, del nobile decaduto con le toppe ai gomiti e i polsini lisi e
prendiamo atto almeno di una realtà che sta sotto gli
occhi di tutti: nemmeno le città
più in tiro (ovvero trendy e cool
secondo il lessico di oggi),
nemmeno Londra Berlino New
York e San Francisco detta Frisco hanno luminarie come le
nostre. Lo so, lo so: al sentirle
definire luminarie qualcuno di
sicuro sobbalza sulla sedia,
28
però queste “Luci d’Artista”
proprio come luminarie di Natale erano state inizialmente
pensate. Correva il 1998 (l’altro millennio!) quando Fiorenzo Alfieri, allora assessore al
commercio, si chiese se, in occasione delle festività di fine
anno, non fosse possibile rav-
vivare e insieme abbellire la
città con qualcosa di diverso e
di meglio delle solite composizioni luminose rappresentanti
slitte con renne, babbinatale
con gerle, candeline col contorno di agrifoglio. Per non parlare di quei tristissimi fili tesi
tra i due lati delle vie, con lampadine multicolori penzolanti,
come nelle sagre paesane della
melanzana e della polenta concia.
Ci voleva uno scatto della
fantasia, ci volevano consensi,
ci volevano sponsor per il progetto e, contrariamente a ogni
ragionevole aspettativa, nessuno e niente venne a mancare. I
commercianti, consultati e
coinvolti nell’iniziativa, si dichiararono d’accordo senza riserve; gli artisti interpellati, i
direttori dei musei e delle istituzioni culturali garantirono la
loro disponibilità; gli sponsor
aprirono i cordoni della borsa;
il progetto partì e fu realizzato.
Oggi è giunto alla sua settima
edizione e non solo non dimostra le rughe della vecchiaia o
le crepe della consuetudine, ma
ci è invidiato un po’ ovunque e
fioriscono decine di imitazioni,
abbastanza modeste però. Certo allora non mancarono e non
mancano neppure oggi – ma in
tono più sommesso e meno
convinto – i mugugni di chi,
credendo di amare la città, si ingegna a punzecchiarla con spilloni o a steccarla di coltellate:
chissà quanto costano ’ste luci,
chi gli ha detto di metterle, con
i soldi che hanno speso potevano invece… Gli invece sono
sempre possibili e sono sempre
numerosi, ma francamente è un
piacere passeggiare di sera per
Torino nella sua stagione migliore, quella che è più consona al suo stile di eleganza raffinata e non caciarona: l’inverno, con la sua aria secca e tesa,
il profilo delle Alpi innevate
sullo sfondo, l’indice della Mole puntato contro il cielo a ricordare che noi siamo qui.
Smog a parte, si capisce, ma
questo è un guaio invernale che
La memoria
I
l Natale, a Torino, non
è Natale se non si
scende nel sottosuolo
dell’Annunziata, la chiesa barocca di via Po in trasferta (così pare) da Roma. Là bas è un film antico duemila anni a scorrere, non a caso “reinventato” da un regista cinematografico, tal Canonica, nel 1910, intorno
febbricitava la città del
“muto”. Duecento statue
lignee (quasi tutte lignee,
tra i venticinque e i novanta centimentri di altezza) interpretano la
Notte Santa, il suo annuncio, il suo dispiegarsi
fino ai Magi, all’oro,
all’incenso, alla mirra.
Acceso da un ottocentesco motore navale, il presepe meccanico svetta su
ogni rappresentazione
sacra, è l’evangelica
“memoria” che sotto la
Mole, di generazione in
generazione, stupisce e
financo consola.
La Notte Santa narrata
in versi da Guido Gozzano: “È nato! È nato il Signore! / È nato nel nostro
paese! / Risplende d’un
astro divino / La notte che
già fu sì buia. / È nato il
Sovrano Bambino. / È nato! / Alleluja! Alleluja!”.
È nato, è nato! Perché non
raggiungere il Valentino,
al Valentino un po’ scivolando sulla patinoire, un
po’ adocchiando i cantie-
29
Giammello.
Il presepe
della
Annunziata
di Bruno
Quaranta
ri dell’Esposizione, mentre “densa, placida, lenta,
la retorica neve ‘a larghe
falde’ della terza elementare scende pigra”?
Di là del fiume, alla
Gran Madre, l’arpiniano
ragionier Mathis attende
invano, a Natale, la suora
giovane. Nel diario racconterà di un pomeriggio
solitario lungo “viali che
l’inverno e l’ora del primo pomeriggio avevano
svuotato e reso lugubri. I
passeri saltellavano
sull’asfalto, i gruppi
equestri nelle piazze avevano príncipi e cavalli
con i gomiti, le spalle,
sciabole, groppe e code
corrosi e verdognoli: ero
felice, con un desiderio
infinito dell’estate”.
A quell’ora, dopo
pranzo, neanche un fanciullo in strada, forse
neanche Franti osa (osava) lasciar sola la madre.
Intorno al laico abete i
pargoli di De Amicis (in
Cuore la Natività non accade) si godono i balocchi del mondo di ieri:
bambole bionde e rosee,
automobili di latta, carrozzelle automatiche, cavalli dondolanti, fantocci
musicisti... E la collezione di francobolli di Garoffi, a cui Garoffi rinuncerà, sotto Natale, per domare il rimorso (aveva
ferito all’occhio con una
palla di neve un vecchio
impiegato, zio di un compagno di scuola, il beneficiario del tesoretto).
Via via, di stagione in
stagione, sfumerà la belle époque, “la placida
gioia provinciale” di Torino captata da Nino
Oxilia (che con Sandro
Camasio dirà “Addio
giovinezza!”). Verrà il
boom, l’insegna gonfia
di watt che nega alla famiglia di Marcovaldo le
visioni celesti. Il randagio eroe di Calvino dovrà attendere Natale per
avvertire “la città più
piccola, raccolta in
un’ampolla luminosa,
sepolta nel cuore buio
d’un bosco”, dove la distesa di neve è “bianca
come questa pagina”. ■
coinvolge tutte le città del pianeta.
L’edizione di quest’anno
comprende sedici installazioni
che, inaugurate il 6 novembre
scorso, resterranno accese sino
al 16 gennaio del prossimo anno. A queste di deve aggiungere quella fissa sulla Mole, di
Mario Merz, cioè la rossa serie
dei numeri di Fibonacci, in cui
ognuno è la somma dei due precedenti e il rapporto tra quelli
consecutivi è sempre di 1,61
– la proporzione aurea della
scultura greca e della tradizione rinascimentale –, quasi un
omaggio al rigore subalpino e
insieme ai tanti matematici della scuola piemontese (anche se
Fibonacci era nato a Pisa: ma
non si può avere tutto). Mancano invece, a causa della ristrutturazione del Museo della
Montagna, gli spiritelli azzurri
di Rebecca Horn che volteggiavano sul Monte dei Cappuccini (e un anno intorno alla
Gran Madre): una delle opere
più discusse ma anche la più
sottilmente inquietante e suggestiva. La novità è invece rappresentata dall’installazione di
Nicola De Maria in piazza Carlina: i lampioni sono trasformati in mazzi di fiori o anche
in magiche sfere contenenti i
doni inespressi che ciascuno
vorrebbe ricevere. E poi, a caso e col naso all’insù: “Vento
solare” di Luigi Nervo in piazzetta Mollino, cioè “particelle
elementari emesse dal Sole che
investono la terra” secondo
l’artista, ma anche uno stormo
di uccelli in volo sfidanti il buio
della notte; “Lucedotto” di Richi Ferrero in corso Lecce (un
anno a Porta Palazzo): una gru
gigantesca, la dilatazione ipertrofica della fantasia di un
bambino alle prese con il Lego,
oppure un metallico alieno benigno che veglia su di noi; “Cosmometrie” di Mario Airò in
piazza Carignano, disegni geometrici di Giordano Bruno
proiettati sulla pavimentazione
come immateriali tappeti da
calpestare o circumnavigare,
Holtzer.
Pannoli.
come difficile gioco “della settimana” per adulti che non disdegnino di tornare all’infanzia;
“Palomar”, un suggestivo rimando calviniano di Giulio Paolini nella bellissima via Po (e se
l’esuberanza o l’ignoranza dei
writer o imbrattamuri la deturpasse un po’ meno, ci guadagneremmo tutti, compresi loro
anche se non ce la fanno a capirlo), un fiabesco planetario di
luce in cui un funambolo tiene in
equilibrio i suoi cerchi; e ancora
“Luì e l’arte di andare nel bosco”
di Luigi Mainolfi in via Garibaldi, fiaba da leggere camminando lentamente da soli o con
un bimbo per mano; e poi tutte
altre, in piazzetta Reale, in via
31
Accademia Albertina, al laghetto di Italia ’61, in piazza Palazzo di Città, in via Pietro Micca e
via Cernaia… e infine la soddisfazione un po’ campanilistica
ma gratificante di constatare che
la maggior parte degli artisti
coinvolti sono nati o lavorano
proprio qui, da noi e tra noi.
Andare per vetrine, andare a
cena con gli amici, andare a
spasso senza meta come facevano i flâneur che sapevano vivere: ma sempre guardando in
alto, lasciandoci catturare dalle mille suggestioni delle luci:
Torino città grigia? ma chi ha
ancora il coraggio di dirlo con
570.000 lampadine accese a
colorare la notte?
■
Partendo da Napoli Dalla terra del presepe in via San Gregorio Armeno, al
Trentino e la Sardegna. Da Salisburgo, Vienna e Budapest al Circolo polare
A Kitzbuhel.
Mercatino di Natale a Londra.
In Galizia.
A Budapest.
Natale in Europa
Foto e testi di Giorgio Ricatto
U
na suggestione profonda, forse dovuta a ricordi infantili, si unisce al sentimento religioso che
accompagna le feste natalizie, sarà il sapere che
dalla notte del 24 dicembre per dodici giorni l’Europa e gran parte del globo vivono in festa, saranno
le luci scintillanti, gli abeti ed i presepi, l’atmosfera
di pace e la riscoperta di antiche tradizioni.
Raccontare il Natale in Europa è percorrere un itinerario che sosta ad ogni borgo, è disegnare una map-
pa che non dimentica il villaggio più nascosto, è precipitare
in un universo fiabesco di autentico folclore. Un panorama
di celebrazioni fa dell’Europa
un villaggio davvero globale e
allo scoccare della mezzanotte
anche tra feste, costumi diversi e tradizioni che si svolgono
32
in cornici contrastanti, la rievocazione della Natività si trasforma in una manifestazione
corale di fratellanza e spiritualità.
Dal nord ammantato di neve
ai tepori mediterranei resi più
caldi da un’umanità festosa, tra
cibi e dolci rituali tutte le gran-
di città protagoniste della storia europea si vestono a festa e
presentano un ricco calendario
di attrazioni. Nei villaggi, tra
cori, musiche e sapore di campagna rimangono tenaci antiche credenze e consuetudini,
l’atmosfera è più intensa. Vale
la pena di compiere un viaggio
virtuale accompagnato dal tocco delle campane.
In Italia da nord a sud si dipana un percorso di luci. Sono
gli addobbi e gli abeti che vestono piazze e quartieri, ma il
presepe rimane una tradizione
antica e ancora vitalissima. Napoli, la terra del presepe, si raccoglie nella via San Gregorio
Armeno in un delirio di folla almeno un mese prima del Natale tra gli artigiani che espongono le figure create con il legno,
la terracotta, le stoffe. Sono
“pastori” e personaggi locali
che la fantasia napoletana plasma sul modello di un’arte seisettecentesca. Se innumerevoli
sono i presepi artistici che costellano tutta l’Italia, non mancano quadri viventi che trasformano villaggi interi in presepi. Le scene della Natività si
vestono con abiti e oggetti di
foggia locale, si inseriscono in
ambienti e paesaggi diversi.
Il mosaico culturale de Trentino-Alto Adige ha creato un
interessante intreccio di manifestazioni: a Bolzano, il consueto mercato natalizio di piazza Walther è legato a radici mitteleuropee e usanze tirolesi.
Non vi manca un presepio vivente; luci e decorazioni arricchiscono gli scorci gotici e gli
stucchi rococò del centro storico. Anche a Trento si festeggia
il Natale con le bancarelle che
espongono artigianato, addobbi, giocattoli, dolciumi. Il “rito
della Stella” di tradizione tedesca accompagna le celebrazio-
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Baviera) alle città barocche (Trento,
Bolzano, Montreux e altre ancora), dal
paese di Babbo Natale (Christkindl, in
Germania) ai paesaggi immacolati dove
vivono le renne (in Scandinavia)…
ni trentine, i cantori vanno di
maso in maso intonando i canti, ma si esibiscono anche durante le cerimonie in città…
Per apprezzare il piacere delle diversità, dalle montagne del
Trentino a quelle della Sardegna, ecco Bitti (Nuoro) con i
concerti che celebrano il bambinello “Memmeddu”. Sono
gli antichi canti religiosi del celebre coro di Bitti; fa da sfondo alla manifestazione la festa
popolare che si accompagna
con il vino e i dolci della tradizione.
La Sardegna già profuma di
Spagna. La Notte del 24 di Dicembre “Nochebuena” per gli
spagnoli, si celebra la Misa del
Gallo, termine che si riferisce
al canto del gallo avvenuto secondo le tradizioni più antiche
a mezzanotte per la prima volta, seguito alle tre e alle sei del
mattino da altri canti.
La nascita di Gesù, festa cristiana manifestatasi per la prima volta a Roma il 330, coincide con il solstizio d’inverno,
non casualmente, ma per contrastare la festa del fuoco o festa pagana del sole di carattere
agrario diffusa in Europa e ce-
33
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lebrata a Roma il 25 dicembre
e in Egitto il 6 gennaio, le date del ciclo natalizio, dal Natale all’Epifania. Anche in tutta
la Spagna il Natale è un pullulare di concerti, esposizioni,
mercati, rappresentazioni teatrali, cortei in costume e cene
rituali.
A Candeleda (100 km da
Avila), tipica città di montagna,
con un ponte romano ed una
chiesa parrocchiale del XV secolo, nella catena dei Gredos, il
Natale si festeggia per le strade che risuonano di serenate e
di canti natalizi “villancicos”
eseguiti dai gruppi vocali. Li
accompagnano tamburi e scoppi di mortaretti, nell’aria la consueta mistura di musica, folla,
danza, “fiesta” per gli spagnoli. Pamplona in Navarra è riunita per la sfilata dell’Olentzera che segna l’inizio delle celebrazioni nelle strade e nelle
piazze il 24 sera. Il corteo canta “villancicos” e si accompagna con tamburini, passi di
danza e “txistus”, il flauto a tre
buchi. Il “Misterio Vivente” è
portato da un carro fiorito tirato da una coppia di buoi come
è tradizione nei pellegrinaggi.
Celebre è la “Misa del Gallo” di Labastida in provincia di
Alava, Messa di mezzanotte di
origine medievale. Dodici pastori guidati da un capo sfilano
in costume accompagnati da un
“nonno” che porta un agnello e
una “balia” con il Bambino Gesù. Si recano dal Sindaco a passo di danza per dirigersi poi nella chiesa e presentarsi al prete.
La cerimonia è un alternarsi di
Natale sul Sella
e in Lapponia.
danze e canti che s’intrecciano
alla celebrazione religiosa. Un
focolare all’esterno è pronto
per preparare una zuppa al
Bambino Gesù.
Altri sapori e profumi in Germania. La tradizione tedesca
vuole nell’antica Strasburgo
Seicentesca la prima immagine
di alberi d’abete adorni, vi sono
leggende legate a Martin Lutero e ad un santo del VII secolo
che in seguito ad una grazia,
proclamò l’abete albero di pace.
Mitologia germanica, riti, credenze. Nel profumo del vino
caldo speziato “gluhwein” i preparativi iniziano i primi giorni
di dicembre. In Baviera, non
lontano dal più celebre Garmisch-Partenkirchen, nel villaggio
di Mittenwald definito da
Goethe un “libro dipinto vivente” per le facciate delle case decorate, tradizione che continua
ancora oggi, è una consuetudine il presepe bavarese, mentre
Santa Klaus con una slitta a cavalli porta i doni ai bambini il 6
dicembre.
Vienna e Budapest invitano
con magie mitteleuropee. A
Budapest i presepi viventi, i
mercati ed i canti natalizi hanno per sfondo una città incantevole che si riflette nelle acque
del “Bel Danubio Blu”, il colle
di Buda con la Fortezza è il nucleo antico che il Natale decora di colori e riempie di folla festante tra prospettive barocche
e gotiche. A Pest, in piazza Vorosmarty ornata dalla statua al
poeta omonimo e dalla celebre
pasticceria Gerbeaud, centro
storico che brulica di vita e
gruppi di giovani, c’è il mercatino natalizio con tutto il teatro
di oggetti e manifestazioni che
lo circonda. A Vienna la fiera
si svolge sulla Rathausplatz, allo Spittelberg e sulla Freyung,
ma la mostra di presepi è puntuale all’appuntamento nella
cripta della Peterskirche. Gli
elementi barocchi della chiesa
ispirati alla basilica di San Pietro di Roma ed i presepi creano un curioso gemellaggio tra
le città. Nella città della musica c’è un Natale di concerti. Se
la Konzerthaus ospita il Mozartfestival, il culmine dei festeggiamenti avviene la sera di
S. Silvestro con il Ballo imperiale nella Hofburg. Proprio all’Austria si deve il canto più famoso di Natale “Stille Nach,
Heilige Nacht”. L’inno creato
nel Salisburghese per accompagnare la Messa natalizia ebbe un successo tardivo che non
gli impedì di trasformarsi nel
più noto cantico natalizio al
mondo. Per ricordare il suo autore, una cerimonia natalizia richiama giovani da tutta l’Europa a Wagrain. Tuttavia l’iconografia classica del Natale si nutre di neve e di slitte, di renne
Sul Balaton.
Baviera.
In Galizia.
e di un “Babbo Natale” dalla
lunga barba bianca proveniente dal Grande Nord, coperto da
un pesante mantello. Al principio era San Nicola, vescovo e
benefattore di Mira (Licia), patrono di Russia, Grecia e Bari
dove furono trasportate le sue
spoglie. Il suo culto dilagando
in Europa ed infine in America
del Nord lo trasforma in Santa
Claus, il dispensatore di doni.
Ai fuochi d’artificio, alle luci delle decorazioni, allo splendore che avvolge le città in festa fanno da contesto paesaggi
dipinti di bianco con la neve, la
nebbia, le acque ghiacciate di
laghi, fiumi e canali. Il buio della notte nordica inventa spettacoli rarefatti nel silenzio rotto
In Catalogna.
da cori e musiche natalizie. In
questa geografia candida e incontaminata il Natale sembra
un pretesto per sentirsi più vicini e riscaldarsi il cuore con gli
auguri di prosperità e la dichiarazione di Pace Natalizia che si
compie a Turku. Tra renne, tundra e foreste, slitte e saune in
accoglienti cottage, presso Rovaniemi capitale della Lapponia finlandese sul Circolo Polare Artico, Santa Claus attende le lettere dei bambini di tutto il mondo. Nel bosco e nei pascoli sconfinati ammantati di
neve o tra le luci dell’aurora boreale si nascondono elfi e folletti, fate e spiritelli. Nel paese
delle fiabe il Natale è un magico incanto.
■
A Salisburgo.
35
Piemonte da scoprire Ricordi d’anteguerra e storie personali di testimoni
delle valli e delle campagne: come eravamo e come saremo diventati
Santuario Giavanis.
Polpresa.
Lemie.
Usseglio.
Val Chiusella.
I Natali di una volta
Foto e testi di Renato Scagliola
A
lcuni flash dal Piemonte anteguerra, o appena
dopo, dove la memoria, questo misterioso prodigio biochimico, ingigantisce, trasforma, abbellisce le cose, le persone, gli avvenimenti. Una torinese, Miranda Corsino, racconta un lontano Natale del 1945.
“A casa si era sempre fatto il Presepe; prima
con i personaggi ritagliati dalle cartoline natalizie, poi con una rappresentazione minima che si
era arricchita nel tempo con
una figurina alla volta. Quel
Natale però i ragazzini
avrebbero voluto anche l’albero. Chissà, forse influenzati dai nuovi riti, oppure per
un’incipiente quanto inconscia nostalgia dei boschi e del
verde del paese, che li aveva
36
ospitati durante lo sfollamento.
Avevamo girato parecchio
alla ricerca di un alberello, ma
ahimè, non avrebbe dovuto costare più di cinque lire; infatti a
tanto ammontava il piccolo tesoro accumulato in mesi di
mancette e regali.
In quella burrascosa vigilia,
lei con la gonna che usciva un
palmo dal cappotto e lui con le
gambette magre nei corti calzoncini, giravano sempre più
infreddoliti e sconsolati nella
vana ricerca. Infine, in piazza
Statuto, una fioraia stava per
chiudere la bottega e ritirava
dal marciapiedi la merce invenduta. Era rimasto un abetino, certo scartato da tutti, perché in verità un po’ sghembo e
quasi pelato da un lato. La donna dimezzò il prezzo e lo cedette in cambio del lucente
aquilotto.
I bambini salirono trionfalmente sul tram per il ritorno a
casa. Era il numero 6, una di
quelle vetture con rimorchio,
senza porte, con i sostegni
triangolari appesi con una cinghia di cuoio ad un’asta fissata
parallela al soffitto. Lungo quest’asta correva un cavo che si
doveva tirare per prenotare la
fermata. Chi ha i capelli grigi
se lo ricorderà. Purtroppo le traversie non erano finite. Il bigliettaio, all’atto di bucare il biglietto (allora non si obliterava)
disse che anche l’albero, essendo più lungo di un metro,
avrebbe dovuto pagare. I due
avevano soltanto il biglietto di
andata e ritorno e neanche un
soldino... Attimi di sgomento...
poi il baffuto signore chiuse un
occhio e con un buffetto sulla
guancia augurò buon Natale e
volse le spalle.
A casa l’abete fu sistemato in
modo strategico in un angolo,
in modo da nascondere le magagne. Addobbato con caramelle cri-cri e (delizia ritrovata) con alcuni mandarini. Nessun albero di Natale, per quanto ricco e rutilante ha, per mio
fratello Piero e per me, il fascino di quel piccolo abete tenero
e quasi sferico di quel primo
Natale di pace.
Dal biellese una bellissima
storia di Ornella Maffiotti, dei
tempi della Grande Guerra.
“Una delle tante lettere, ormai ingiallite dal tempo, scritte nel lontano 1917, da mia
nonna Adelina a mio nonno Ottavio, nativo di Camburzano
(Biella) durante la prima guerra mondiale, a Castellazzo Bormida, prima della partenza per
il fronte veneto dove morirà e
verrà poi sepolto a Verdoiba in
una fossa comune. La mia amata nonna risiedeva col figlioletto Adriano (mio papà) di tre anni (oggi novantenne) ad Occhieppo Inferiore, allora provincia di Novara, poi Vercelli,
in una casetta dal nonno costruita.
Queste lettere custodite nel
tempo sono a testimonianza di
un amore antico, vero, concreto, struggente, vissuto nell’incertezza del domani. Le lettere intercorse tra loro, tenute
gelosamente nel portafoglio
dal nonno, furono consegnate
da un amico di sventura sopravvissuto alla guerra con il
quale nonno Ottavio era rimasto inteso che in caso di morte di uno dei due, l’altro le
avrebbe recapitate alla famiglia. Il portafoglio col foro
mortale della pallottola che
colpì al cuore nonno Ottavio
unite alle lettere è tutto ciò che
mi ha fatto conoscere la loro
dolorosa forzata lontananza,
che mi ha parlato di Lui negli
anni e ogni volta che le tolgo
dal cassetto-reliquia e le rileggo provo un’emozione fortissima, un pianto liberatorio mi
pervade perché sento ancora
vivide queste mie radici.
Il mio hobby è la poesia, scrivo per diletto, mi sembra bello,
giusto e doveroso far rivivere,
tramite una lettera da me scelta, il loro antico, grande, sfortunato amore, ‘la loro poesia’
fatta di piccole cose ma di grande insegnamento. Ecco la lettera, scritta di getto, in un italiano certo non tanto corretto, ma
spontanea, colloquiale.
37
‘Sabato 14 aprile 1917 ore 10
mattina Ottavio carissimo, vissi, questi giorni, in un angoscia
terribile, attendevo sempre con
ansia un tuo scritto e finalmente questa mattina ricevetti la
tanto desiderata tua cartolina,
fui molto contenta al sentire
che ti diedero per castigo pochi
giorni di prigione semplice.
Caro Ottavio sappi che martedì
al dopopranzo vennero due carabinieri a cercarti e mi dissero
che avevano lordine dal comando dai tuoi superiori di arrestarti perché eri fuggito senza permesso, le risposi che se
tu eri venuto a casa era per affari d’interesse che non ti davano mai il permesso: essi mi
dissero ebbene appena sarà al
corpo lo manderanno al fronte
e io mi son messa a piangere e
loro se ne sono andati, ed è per
questo che aspettavo un tuo
scritto per sapere come te la
avevi tolta ma ora sono più
tranquilla al saperti ancora a
Castellazzo Bormida.
Nel mentre ti scrivevo sentii
a bussare alla porta andai ad
aprire e vidi che era un militare graduato io a dirti cosa fosse non lo sò perché di graduati
non me ne intendo, mi chiese
se era questa la casa del Maffiotti Ottavio e se io ero tua moglie, e tu ove ti trovati io le rispose a tutto ciò che mi chiedeva poi le chiesi chi fosse lui,
mi disse che ti conoscieva ma
non mi disse chi era poi mi
chiese se poteva a vedere la casa, io lo condussi in cucina, poi
nel cortile, e poi disopra nella
stanza, fortuna che in questi
giorni ho fatto pulizia e non per
lodarmi ma la nostra casetta
sembra una bomboniera, le feci vedere la nostra fotografia mi
disse: che avevamo un bel bambino che era un peccato che ci
fosse venuta la guerra per dividere tre persone che forse si volevano molto bene, poi mi chiese se ti amavo più di me stessa
le rispose e aspetto con ansia il
giorno che sia la guerra finita
per unirci per sempre, quando
ebbe finito di guardare da per
A casa
l’abete
fu
sistemato
in un
angolo,
in modo
da
nascondere
le
magagne
Pian della Mussa.
S. Cristina.
tutto se ne andò senza che io sapessi chi fosse, è un tipo giovane un po bruno, parla italiano vestiva di grigio verde
con una grossa riga d’argento
intorno al collo, un bel mantello.
Ieri anno sotterrato la Iota
sono andata anch’io alla sepoltura, la Marta e l’Angiolina sono dinuovo in grande
amicizia ed io in casa di loro
vado al meno che posso anzi
in questi giorni quà pioveva
ed io per non stare a casa sola a sprecare legna andavo
nella stalla del Attilio del
Munfrin la vi erano diverse
mie compagne di lavoro e si
facevamo compagnia era
molto caldo perché vi era
quattro vacche. Io ho tanti fastidi primo perché ancora non
si lavora, e non posso a pagare i debiti. Caro Ottavio ringrazia tanto l’amico tuo che
scrisse la cartolina e salutalo
da parte mia l’Albino di Banieri ha mandato alla nostra
nipote Maria 50 lire che si
comperasse un orologio e una
catena per suo ricordo certo è
un bel regalo, la moglie del
Calisto buon anima di Cambursano è di nuovo sposa in
Francia. Ciau caro Ottavio
tanti saluti dalla mamma dalla Pacifica e da tutti.
Addio pur troppo ora siamo
divisi ma un giorno non lontano vedremo spuntare un orrizonte pieno di luce, e d’amore
e noi saremo uniti per sempre.
Addio il pensiero del nostro caro Adriano e della sposa tua vola a te t’invocano, e ti chiamano scrivimi presto ciau. Adelina Maffiotti’”.
Renzo Mabrito di Vidracco,
villaggio della bassa Valchiusella, amministratore comunale prossimamente a riposo, racconta...
“Mi ricordo le peripezie che
affrontavamo noi ragazzini in
paese per la conquista del lago
formato dal bacino idroelettrico, con l’aggiunta che una volta venimmo anche fatti segno
di colpi di mitra da parte di una
camionetta di nazisti che ci
avevano scambiati per partigiani. Collegate a questa memoria, me ne sono riemerse
molte altre, legate al ricordo dei
40 anni di amministratore comunale di questo piccolo borgo canavesano dove vivo...
Alcuni dei miei compaesani, leggendo questi appunti,
forse ricorderanno il passato
che molti, ed ormai sono la
maggioranza, dei nuovi residenti non conoscono, e quindi non possono avere la sensazione delle fatiche, dei
dubbi, delle delusioni che
hanno accompagnato la vita
dei miei coetanei nell’arco
natio dei miei genitori, per fare un po’ di villeggiatura. Partivamo da Porta Susa con la
Ferrovia Canavesana, con i bei
vagoncini verdi con ballatoio,
trainati da piccole locomotive
a vapore risalenti alla fine
dell’800, fino alla stazione di
Castellamonte da dove si proseguiva sulla polverosa strada
bianca consortile con l’autocorriera. Nel 1944 anche questo trenino fu coinvolto nella
guerra: mitragliato da aerei
raggiunse la stazione di Castellamonte carico di morti e feriti. Fortuna volle che mio padre,
pendolare a Torino come molti altri sfollati, non fosse sugli
ultimi vagoncini, i più colpiti.
Quando successivamente anche il trenino si fermò, mio padre continuò a fare il pendola-
Sant’Ignazio in Val di Lanzo.
degli ultimi sessant’anni.
Questo oltre mezzo secolo ha
coinciso con la trasformazione del nostro borgo, come per
tutta l’Italia, da paese prevalentemente agricolo ad industriale prima e quindi post industriale con un’alta percentuale di pensionati e bassa natalità, il cui risultato è il progressivo spopolamento delle
nostre vallate.
Nella mia infanzia, prima del
1940, i miei familiari ed io, abitualmente residenti a Torino,
appena chiuse le scuole raggiungevamo Vidracco, paese
38
re in bicicletta fino a Torino attraversando i numerosi posti di
blocco militari, come attraversavamo noi ragazzi in bicicletta per raggiungere la scuola
media a Castellamonte.
La vecchia corriera, alla
quale ho accennato prima, che
collegava la valle con la stazione ferroviaria, era guidata
da Gioanin di Traversella e fece onorevolmente, a volte stracarica anche sul tetto, il suo
servizio fino alla sua sostituzione con i più moderni autobus Fiat, senza mai un incidente, malgrado le strade innevate d’inverno, a mala pena
rese transitabili dal passaggio
dello spartineve di legno trai-
nato dai cavalli della famiglia
Bertello…
L’energia elettrica che alimentava solo il concentrico,
prodotta dalla locale centrale
idroelettrica, a casa mia arrivò
nel 1942, quando per i bombardamenti ci trasferimmo definitivamente in paese. L’acquedotto tardò di più, perché
l’anello principale si limitava
al giro del concentrico, il quale, disponendo di qualche fontanella in più, alle quali si attingeva con i secchi, offriva già
una maggiore comodità rispetto alle uniche due fontane esistenti fino al 1939. Il razionamento del pane richiedeva la
sua integrazione con la polenta, che si macinava di notte per
evitare l’eventuale sequestro,
nel mulino sulla roggia, ora in
fase di riattivazione ad uso museale.
Dopo la guerra, che fu feroce negli anni 1943-44-45 per la
presenza delle formazioni di
partigiani che attaccavano al
Ponte dei Preti i convogli tedeschi con i conseguenti rastrellamenti, e la fortuna volle che
ci fossero risparmiate fucilazioni ed incendi come avvenne
più su in Valle, c’era disoccupazione e ben vennero i cantieri per disoccupati finanziati
dalla legge Fanfani (la paga era
di circa 600 lire giornaliere con
una minestra fornita dalla Pontificia Opera d’Assistenza).
Questi cantieri, assegnati per
una durata massima di 3 o 4 mesi all’anno, permisero, oltre ad
alleviare le disagiate condizioni economiche di molte famiglie, la costruzione di opere
pubbliche indispensabili, come
le strade carreggiabili per le
frazioni e rimboschimenti.
Molto legname era stato portato a Torino durante la guerra per
far fronte a un minimo di ri-
scaldamento ed erano molti i
tubi delle stufe in quel periodo
che fuoriuscivano dalle finestre
dei palazzi cittadini! Altri interventi furono possibili successivamente con i fondi per il
Piano Verde per l’agricoltura;
alla fine degli anni ’50 fu finalmente portata l’energia elettrica nelle frazioni e si ebbe il
primo telefono pubblico.
Maggiori interventi sulle
opere pubbliche migliorarono
l’approvvigionamento di acqua potabile che finalmente
raggiunse anche le frazioni, e
così anche la ex strada consortile, principale via di comunicazione, la cui manutenzione
lasciava parecchio a desiderare, venne allargata ed asfaltata.
Furono realizzate le prime
fognature con tubi in cemento
scaricanti direttamente nei fossi circostanti l’abitato, l’ecologia aveva ancora a venire, e fu
chiesto agli utenti di installare
le prime fosse biologiche affinché le acque reflue fossero almeno prive di residui solidi...
Venne avviata su base volontaria la raccolta rifiuti, problema che fino allora non era
esistito, data la parsimonia della vita del tempo, ed appena fu
possibile venne istituito un servizio di ambulanza con 14 volontari, servizio poi sostituito
dalla più efficiente CRI di Castellamonte. Era ancora vivo il
ricordo di un ragazzo che con
una frattura esposta, in tempo
di guerra, dovette venire trasportato con un calesse all’allora modestissimo vecchio
ospedale di Castellamonte, dove, per l’intervento ormai tardivo, morì per un’infezione di
tetano. Il lavoro negli anni ’60
non mancava, l’Olivetti assumeva ed a Vidracco sorse lo
Stabilimento I-RUR. Dapprima in locali di fortuna, poi
nell’attuale Pluriuso e quindi,
assorbito dalla stessa Olivetti,
nel nuovo stabilimento di Via
Baldissero. In quel momento
ogni famiglia aveva gente occupata stabilmente e fu emessa
dall’Amministrazione Comu-
La statua
della
Vergine
ritorna
restaurata
sulla cima
della
Ciamarella
nale l’ordinanza che vietava in
paese la presenza di stalle ed
animali d’allevamento. Infatti,
fino alla svolta data dall’industrializzazione, l’economia
delle famiglie era basata
sull’allevamento di uno o due
vitelli all’anno, la coltivazione
della vite e delle mele, delle
quali il paese fu un forte esportatore fino ad un’infestazione
parassitaria che pregiudicò definitivamente questa risorsa.
Le case avevano tipologia e finalità rurale e si cominciava a
ristrutturarle. Si dovette perciò
prestare maggiore vigilanza da
parte dell’Amministrazione
Comunale, affinché non sorgessero oltre ad assurdi condomini multipiani anche estemporanee casette di prospetto
mutuato da altre latitudini. Ormai si era avviati al consumismo moderno.
Ho voluto scrivere queste
poche note come riflessione
sulla grande evoluzione che ha
avuto la vita quotidiana di un
piccolo borgo, e come non debba essere sentita come una catastrofe quando succede che
qualche disagio rallenti gli spostamenti, i consumi e le quotidiane occupazioni. Altri disagi
costellarono i gli anni passati e
vennero superati!”.
È di Giorgio Inaudi invece la
testimonianza di quella che fu
la vita nelle valli di Lanzo al
principio del secolo scorso, con
le villeggiature, le prime ascensioni, le storiche famiglie delle
guide alpine valligiane.
“Cinquanta coraggiosi hanno affrontato un viaggio lunghissimo e pericoloso per portare l’immagine della Consolata su una delle più alte vette delle Alpi Graie”.
Con queste parole, L’Italia
Reale, Quotidiano Nazionale
(una copia centesimi 5) dava
notizia dell’impresa portata a
termine dagli “eroi della montagna” nella giornata di martedì
8 agosto 1899. Parole intrise di
ingenua retorica, che fanno un
po’ sorridere gli alpinisti di oggi, abituati a considerare la Cia-
marella come una salita relativamente facile.
Alcuni anni or sono, per iniziativa della sezione del Cai di
Ala di Stura, è stata riportata
sulla Ciamarella la statua della
Vergine, dopo un ennesimo restauro. Non è più l’immagine
portata in vetta nel 1899, una
vera opera d’arte, donata
dall’avv. Emilio Henry, illustre
penalista torinese e pioniere
dell’esplorazione alpinistica
delle nostre valli negli anni a
cavallo del secolo. Si trattava di
un prezioso bassorilievo in ceramica invetriata, rinchiuso in
un tabernacolo in legno di rovere, a sua volta contenuto in
un pilone di pietra. Malgrado la
protezione, l’immagine venne
consumata a poco a poco dalla
furia degli elementi e gli ultimi
resti scomparvero verso la
metà degli Anni Cinquanta, travolti dal crollo del pilone che li
conteneva.
L’attuale “Madonna della
Ciamarella” è una statua in metallo, realizzata anch’essa a cura della famiglia Henry, rimasta da oltre un secolo affezionata villeggiante di Balme (il
nipote, Paolo Henry, psicologo, è anche una stimata e nota
guida alpina delle Valli di Lanzo). Fu portata in vetta per la
prima volta l’undici agosto
1957, con il concorso unanime
dei valligiani di Balme e di Ala.
A differenza di quella della
Bessanese, che resiste sulla
vetta dal principio del secolo,
la Madonna della Ciamarella è
stata riportata a valle più volte
per essere riparata. Colpa delle
bufere, certamente assai violente alla quota di 3676 metri,
ma anche delle folgori che
l’hanno colpita più volte. Colpa soprattutto dell’eccessiva
affluenza di gente, tra cui anche alcuni che esitiamo a defi-
40
nire alpinisti. Ci riferiamo a coloro che – a più riprese – hanno asportato, come ricordo, la
punta del parafulmine. Un atto
di vandalismo che, tra l’altro,
potrebbe mettere in serio pericolo coloro che si trovassero in
prossimità della vetta durante
un temporale. Ben altro spirito
animava i “temerari della Ciamarella” in quei giorni di agosto del 1899. Il mensile “La
Consolata” ci aiuta a capire il
clima di quell’epoca.
Sono gli anni a cavallo del
secolo, quando a Balme e in genere in tutta la valle si vive un
momento particolarmente felice. La montagna e l’alpinismo
sono di moda, gli aristocratici
ed i ricchi borghesi della città
affollano gli alberghi, che si
moltiplicano da un anno all’altro. Ville signorili sorgono senza posa nei luoghi più pittoreschi, dando lavoro alla mano
d’opera locale, mentre molti
valligiani trovano impiego nella professione di guida alpina
o in quella più umile di portatore.
I protagonisti della nostra
storia, infatti, oltre all’avv.
Emilio Henry, sono le due più
valide guide del momento: Antonio Boggiatto, detto Gloria
(1844-1911), il decano delle
guide balmesi e Giuseppe Castagneri detto Gèp dei Tuni
(1855-1927), fratello del famoso Toni, tragicamente scomparso nove anni prima sul Monte Bianco. Sono coadiuvate
dall’intera compagnia delle
guide di Balme, che all’epoca,
tra guide e portatori, annovera
più di venti elementi.
Accanto a loro, sono presenti alcune belle figure di ecclesiastici locali: il parroco, don
Angelo Castagneri (della famiglia balmese dei Gianàngel),
che morirà prematuramente,
anch’egli il primo ottobre dello stesso anno e il cappuccino
Innocenzo Martinengo, anch’egli di Balme, in quegli anni curato della Chiesa della Madonna di Campagna. È presente anche un altro giovane sa-
cerdote nativo di Cantoira, don
Giuseppe Perotti, allora cappellano di Procaria. Appassionato alpinista, diventerà poi, a
sua volta, parroco di Balme lo
stesso anno, succedendo a don
Castagneri. Proprio sul ghiacciaio della Ciamarella, il 1°
agosto 1921, don Perotti troverà la morte per assideramento, vittima di una terribile bufera.
L’ardore alpinistico si intreccia con la fede religiosa ma
anche la cultura non manca
all’appello. Le manifestazioni
hanno inizio in chiesa, con “I
più squisiti concerti del violino, toccato niente meno che da
artisti come la signora Virginia Teja”. Un’apprezzata strumentista, che teneva concerti
in tutta Europa, da Parigi a San
Pietroburgo, ma anche un’alpinista valente, che diede il nome ad alcune delle punte che
si affacciano sulla conca di
Balme. I discendenti della famiglia Teja (cui appartenne
Casimiro, il famoso caricaturista del giornale satirico risorgimentale “Il Fischietto”)
abitano tuttora una delle ville
più belle ed antiche della valle, costruita nel 1880.
Alla sera, proprio a Villa Teja
nella frazione Cornetti, ha luogo un grande ricevimento,
mentre la cascata viene illuminata con bengala a colori “e con
palloncini inastati su bacchette
di legno e distribuiti ai villeggianti accorsi al magico spettacolo”. Il mattino successivo ha
inizio l’impresa vera e propria.
Alle sette in punto, un’imponente processione lascia Balme
per il Pian della Mussa. “Tra lo
sparo festoso dei mortaretti, il
corteo incomincia a sfilare.
Precedono le venerabili confraternite del paese, segue il
parroco, in cotta, mozzetta e
stola, attorniato dal clero. Segue l’intera popolazione ed una
moltitudine di villeggianti.
Tutti sono in abito da alpinista,
muniti di un lungo bastone ferrato”. Giunti al Piano, vengono
celebrate ben due messe solenni, seguite da numerosi discorsi e quindi (per coloro che possono permetterselo) viene il
momento di accomodarsi a tavola per “un scelto servizio di
ristorante presso l’Albergo
Broggi, ivi in corso di costruzione”. Al termine dell’“ottimo
pranzo”, la comitiva degli “eroi
della montagna” (sono sessantotto ma non tutti arriveranno
in vetta) parte risolutamente
per il rifugio Gastaldi, salutata
da “un amichevole sventolare
di cappelli e fazzoletti, un
echeggiar giulivo di voci auguranti”. L’immagine della Vergine viene issata sulle spalle
dell’uomo più forte del paese
(la cronaca non dice chi fosse).
Al rifugio la cena è molto più
parca. L’edificio-albergo sarà
costruito soltanto cinque anni
più tardi, nel 1904. Per il momento c’è soltanto la modesta
baita di pietra, costruita circa
venti anni prima. Le guide accendono il fuoco, mentre lo
stesso avvocato Henry si mette
ai fornelli e “le signore lavano
e riempiono successivamente
quante volte basti le poche scodelle”.
Intanto, come in ogni copione romantico che si rispetta,
scoppia un temporale terribile.
Tra tuoni e lampi che illuminano il piccolo rifugio attraverso
le finestrelle, “un po’ di sgomento s’insinua nel cuore dei
pellegrini che temono per l’ultimo e più arduo tratto dell’ascensione, da effettuarsi al
domani”. Viene esposta l’immagine della Vergine e si incomincia a pregare.
La bufera infuria per tutta la
notte per poi placarsi improvvisamente al mattino. Il drappello, rinfrancato dalle poche
ore di riposo, si mette in cammino. Al Crot delle Vigne iniziano le prime difficoltà: un
nevaio con “un’inclinazione
di oltre cinquanta gradi”. Alcuni rinunciano a fanno ritorno al rifugio, altri “procedono
adagio, in silenzio, prendendo
le necessarie precauzioni”.
Ad un tratto, si sfiora la tragedia: un giovane pastore scivola, prende velocità e precipita verso le rocce al fondo del
nevaio. Ma “percorsi forse
cento metri, il corpo, come
trattenuto da una forza misteriosa, rallenta, si arresta...”. Si
rialza indenne ed anzi si dichiara pronto a riprendere la
strada. Ma intanto nessuno più
osa muoversi.
Sono le guide a risolvere la
situazione. Una di esse “pianta
la picca nel ghiaccio e poi, ritto sui piedi, si lascia sdrucciolare giù per il ghiacciaio, di tratto in tratto si ferma e poi ricomincia la sua discesa.
Egli è il dominatore del
ghiaccio, cui affidare sicuri la
nostra vita”.
L’avventura continua.
Superato il Ghiacciaio di
Pian Ghias “lungo parecchi
chilometri”, la salita procede
faticosamente fino ad un “enorme crestone con passaggi scabrosissimi, fra pareti di roccia
quasi a picco e finalmente appare, in tutta la sua terribile im-
Val Chiusella.
Chialamberto.
ponenza, il Ghiacciaio della
Ciamarella”. Fatte le cordate,
le guide tagliano i gradini nel
ghiaccio ed infine si affronta la
“piramide terminale, alta circa
cinquecento metri, tutta biancheggiante di neve caduta nella notte”.
Alle dieci e un quarto i primi
pellegrini mettono piede sulla
vetta, le guide provvedono a
piazzare il tabernacolo e la Madonna nel pilone in pietra già
costruito in precedenza. Con le
rocce della vetta costruiscono
un altare, dove ben tre messe
vengono celebrate successivamente. Officiano tre sacerdoti i
quali (la relazione ci tiene a sottolineare) hanno compiuto l’intera salita a digiuno, come richiede la celebrazione del sacro rito.
Intanto il tempo ritorna a
peggiorare rapidamente. “Una
tormenta impetuosa ci coglie-
va alle spalle, tanto da renderci difficilissimo il ritorno. Il
vento ci sbatteva, il nevischio
ci percuoteva il viso, ci riempiva gli occhi e le orecchie, cadevamo ad ogni passo, in un roboar di tuoni e lampi.
Finalmente, dopo otto ore di
viaggio difficilissimo, ci ritrovammo sul Piano della Mussa,
dove le mille volte ringraziammo Maria per la grande grazia
ottenuta”. Quasi mezzo secolo
era passato dal 1857, quando
l’ing. Tonini aveva compiuto la
prima ascensione della Ciamarella, in circostanze avventurose e senza che alcun montanaro del luogo volesse accompagnarlo, ma evidentemente la
montagna manteneva ancora
tutto il suo fascino, ingenuo e
solenne.
■
Internet Una guida razionale ai siti e ai motori di ricerca per risolvere
il problema degli acquisti senza muoversi da casa nel periodo di punta
Il motore di ricerca Google
www.google.it
Il portale Lycos
http://shopping.lycos.it/
Il portale Virgilio
http://shopping.virgilio.it/
Il portale Yahoo!
http://shopping.yahoo.it
Acquisti
www.acquisti.it
AffarItalia
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Alcosto
www.alcosto.it
AllShops
www.allshops.com
Amicostore
www.amicostore.it
BuyCentral
www.buycentral.it
Commercio Elettronico
www.commercioelettronico.it
Comodo
www.comodo.it
Costameno
www.costameno.it
Guida Regali
www.simpatico.it/servizi/regali
Io vorrei
www.iovorrei.it
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www.zdnet.com/netbuyer
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www.brooksbrothers.com
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Gioielli Online
www.gioie.it
Informatica e elettronica
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Volendo
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www.apple.com/it
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www.microsoft.com/italy/
Dell
www.dell.com
Aste e collezionismo
Ebay
www.ebay.com
Ebay Italia
www.ebay.it
www.aste.it
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gioielli
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Benetton (solo vetrina)
www.benetton.it
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www.winebid.com
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Olio Carli
www.oliocarli.it
Pronto spesa (Torino e cintura)
www.prontospesa.it
Fiori Online
www.fiorionline.it
Flowers
www.flowers.com
Virtual Flowers
www.virtualflowers.com
Biglietti spettacoli
e viaggi
Edreams
www.edreams.it
Travelonline
www.travelonline.it
Last Minute Tour
www.lastminutetour.com
Ticket
www.ticket.it
Ticketmaster
www.ticketmaster.com
TicketOne
www.ticketone.it
Ticketweb
www.ticketweb.it
Donazioni
Il portale Lifegate
www.lifegate.it
Unicef
www.unicef.it
Emergency
www.emergency.it
Amnesty
www.amnesty.it
Wwf
www.wwf.it
Italia solidale
www.italiasolidale.org
The hunger site
www.thehungersite.com
Caritas
www.caritas.it
I regali per e-mail
di Anna Masera
P
dere in media almeno 50 euro a Natale per lei. Il 16% è
pronto a sborsare oltre 250 euro e un tedesco, su 1.001 uomini e donne consultati, si è addirittura detto pronto a scucire 5.000 euro. Fra le donne, in genere più tirate, non ce
n’è stata invece nessuna che si è spinta a tanto per lui.
er il regalo di Natale gli uomini tedeschi sono disposti a spendere in media fino a quasi 200 euro per la
partner. Lei invece, per lui, al massimo 75. Secondo il
sondaggio condotto dall’Istituto Emnid per conto della rivista Playboy, quasi due terzi dei tedeschi intendono spen-
43
E-Christmas
L
e previsioni americane per la stagione del
commercio elettronico natalizia sono ottimistiche. I numeri che pubblicano le società
di ricerche sono molto diversi tra loro ma un dato è comune: il commercio elettronico quest’anno andrà molto più forte dell’anno scorso. Le
diverse previsioni infatti sono in generale comprese tra un 19 e un 30 per cento di aumento degli acquisti online sui siti di e-commerce americani nel 2004 rispetto al 2003. Tra i più ottimisti c’è la comScore che prevede che gli acquisti online per novembre e dicembre aumenteranno del 24-26 per cento nell’ultimo trimestre del 2004 rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente, a 65,8-66-2 miliardi di
dollari. Tra i più pessimisti è invece la Jupiter
Research che valuta un aumento non superiore
al 19 per cento per una spesa che in novembredicembre arriverà a 21,6 miliardi di dollari. Le
differenze peraltro si spiegano soprattutto tenendo conto che alcune società di ricerca tengono conto anche dei viaggi in questo tipo di
■
conteggio e altre invece li escludono.
In Italia non ci sono statistiche altrettanto precise. Ma
è certo che quest’anno, dopo
il clamore anche mediatico
attorno al caro-vita portato
dall’euro, a Natale le spese
saranno oculate. E i commercianti per incentivare i consumi praticheranno sconti, in
barba al calendario che regola i saldi. A uscirne bene sarà
Internet, che offre la possibilità di scegliere e confrontare approfonditamente e con
grande comodità la merce e i
prezzi, prima di decidere
l’acquisto. I siti di shopping
online europei vanno tutti bene: occhio invece a quelli oltreoceano, per via delle tasse
doganali – spesso poco chiare all’atto dell’acquisto online – che potrebbero rendere
la spesa meno conveniente
del previsto, o addirittura più
44
cara. Come punto di partenza per cominciare lo shopping ci sono i motori di ricerca e i portali generici: da
Google a Lycos, Virgilio e
Yahoo!
Gli edonisti che preferiscono
farsi un regalo, anziché fare un
regalo, possono prenotarsi le
vacanze da Internet: che siano
per una destinazione esotica o
per una settimana bianca in
montagna. Ormai ogni località
e ogni albergo ha il suo bravo
sito interattivo contattabile direttamente, così come le linee
aeree, ma sono tantissime le
agenzie virtuali che offrono
pacchetti scontati: le più note in
Italia sono Last Minute Tour
(www.lastminutetour.com) per
le prenotazioni dell’ultimo minuto, www.travelonline.it per
Capodanno e per le settimane
bianche, www.tropicionline.
com per evadere ai Tropici,
Edreams (www.edreams.it) per
offerte a 360 gradi.
Chi vuole evitare qualsiasi
forma di consumismo ma vuole comunque fare un dono,
può sottoscrivere le iniziative
di solidarietà e volontariato: il
portale LifeGate (www.lifegate.it) è un buon punto di partenza, altrimenti ci sono i link
diretti alle organizzazioni preferite.
Un sistema originale, divertente e economico per fare acquisti è quello delle aste online: il sito leader è Ebay, un fenomeno esploso in tutto il mondo, che conta veri e propri fans
dell’acquisto usato, ma anche
nuovo ma “strappato” all’asta
al prezzo prescelto, incluse le
spese di imballaggio e di consegna. E se non si vuole comprare, si può sempre scegliere
di vendere, su Ebay, i regali di
Natale ricevuti di cui ci si vuole liberare.
■
Digitale
Le novità: prodotti davvero innovativi, soprattutto sull’analogico,
all’insegna dell’“imaging more”, motivo dominante degli ultimi saloni internazionali
Nikon 8800.
Canon EOS 300X front.
Sony DSC-W1.
Canon EOS 300X back.
Un clic sotto l’albero
di Edoardo Arpaia
S
novativi prodotti digitali ed analogici, presentati la prima
volta al pubblico proprio in ambito fieristico.
Ecco ad esempio la Nikon con la sua nuova ammiraglia, la Coolpix 8800, capace di raggiungere gli 8 megapixel effettivi e corredata da un potente zoom Nikkor ED
ulla scia di quanto visto a settembre presso la biennale Photokina di Colonia, appuntamento di richiamo internazionale che quest’anno si è svolta all’insegna di
“Imaging and more”, tutte le più importanti aziende del settore fotografico hanno introdotto sul mercato i loro più in-
45
Nikon 8800-2.
con escursione focale 10x.
Questa è paragonabile in termini analogici addirittura ad
un 35-350mm, e può essere ul-
teriormente spinta fino a
600mm con l’adozione del
converter tele accessorio. Le
due lenti ED contribuiscono a
ridurre al minimo l’aberrazione cromatica, pur senza sacrificare le dimensioni esterne
dell’apparecchio. L’obiettivo
della 8800 incorpora, per la
prima volta nella classe Coolpix, il sistema VR per la riduzione delle vibrazioni; questo
riesce a compensare automaticamente le cause del mosso, in
casi ad esempio di scarsa illuminazione o nelle riprese tele
e macro. Quattro sono poi le
modalità espositive (auto programmata; auto a priorità di
tempi o dei diaframmi; manuale) e ben 15 quelle tematiche programmate (Scene). Le
funzioni avanzate includono il
BSS per la scelta dello scatto
migliore; l’AE-BSS che agisce sull’esposizione automatica; il controllo della saturazio-
ne; il bracketing sul bilanciamento del bianco. La Coolpix
8800 può pure effettuare filmati, magari con la nuova modalità accelerata programmabile tramite timer; durante il
playback la funzione D-Lighting compensa le aree sottoesposte per ottenere un’esposizione bilanciata su tutto il fotogramma. L’operatore può facilmente tenere sotto controllo la macchina tramite un monitor LCD ad angolazione variabile, visibile anche sotto luce diurna di forte intensità. Per
maggiori informazioni visitare il sito www.nital.it.
All’insegna del concetto
“Inquadra, archivia, condividi” che da sempre contraddistingue la gamma delle digitali Cyber-shot, il marchio Sony
ha introdotto i due nuovi modelli di fascia media W1 e T3,
contraddistinti da un design
compatto e accattivante. Il
punto di forza è per entrambi
l’obiettivo progettato dalla
Carl Zeiss, indiscusso leader
mondiale per la precisione ottica da almeno cento anni. Per
la precisione la W1 adotta un
Vario-Tessar F 3,5-4,4, mentre
la più prestazionale T3 monta
un Vario-Tessar F 2,8-5,2; per
tutte e due lo zoom ottico è un
3x, che corrisponde ad un 38114mm di tipo analogico. Le
foto possono poi essere ingrandite tramite zoom digitale
da 6x e subito visionate sul
monitor LCD da ben 2,5 pollici. La tecnologia Stamina
ideata da Sony ottimizza al
massimo la velocità di scatto,
e permette una lunga autonomia delle batterie ricaricabili,
anche durante la ripresa di filmati (fino a 44 minuti con
l’uso di una Memory Stick da
1 GB) grazie alla funzione
MPEG Movie VX. La qualità
è garantita anche dalla risoluzione di 5.1 megapixel che le
due macchine possono raggiungere. Il tutto puntando
sull’estrema semplicità di utilizzo. Informazioni sul sito
www.sony.it.
Nella fascia di prezzo più
economica la Vivitar ha invece presentato le ViviCam 3785
e ViviCam 3760, simili per design e dimensioni esterne
(85x65x30mm), ma differenti
per caratteristiche tecniche.
La più semplice delle due, la
3785, è un’ottica fissa con risoluzione CMOS di 3 Mp e
fuoco da 7,7mm; è dotata di
zoom ottico 4x, display LCD
TFT a colori e memoria interna da 8 MB, e dispone della sola interfaccia USB. La 3760
possiede invece uno zoom ottico 3x e digitale 2x, con risoluzione CCD da 3,3 Mp ed una
memoria interna da 16 MB.
Oltre all’interfaccia USB per
la connessione a PC e Mac dispone di attacco video e di alimentazione esterna. Entrambe
le ViviCam funzionano con
due batterie AA alcaline, permettono il bilanciamento del
bianco e montano un flash utilizzabile anche per schiarita o
riduzione degli occhi rossi.
Maggiori dati tecnici su
www.fowa.it.
Visto che oltre al settore digitale esiste ancora un florido
mercato dell’analogico, praticato non solo da fotografi professionisti, ma da un’intera
schiera di autentici appassionati, Canon ha di recente introdotto la EOS 300X, che va
a sostituire la best seller EOS
300V. Le migliorie sono evidenti, a cominciare dall’autofocus a 7 punti più rapido
della categoria per arrivare alla velocità di scatto continuo
con autofocus predittivo di
47
ben 2,5 fotogrammi al secondo. Il lampeggiatore incorporato, con numero guida 13 ed
una copertura grandangolare
di 28mm, è dotato di sistema
di misurazione della luce che
sfrutta il metodo E-TTL-II, capace di tener conto anche della distanza di messa a fuoco
dell’obiettivo. Altra miglioria
l’ha subita l’otturatore, che ha
ora una velocità di scatto che
spazia da 30 secondi a 1/4000
di secondo. Il motore di trascinamento particolarmente
silenzioso, come già avveniva
sui precedenti modelli Canon,
rende la EOS 300X particolarmente apprezzata dai fotografi naturalisti. Visitare il sito ufficiale www.canon.it.
■
Sony DSC-T3.
Ragazzi
La televisione penserà molto a loro, fino alla Befana con cartoni
per gli adulti, da segnalare il concerto in Vaticano il 24 dicembre - Capodanno
Le feste davanti alla tv
di Alessandra Comazzi
Q
il pubblico segue sempre meno la tv, nei dì di festa. Orson
Welles diceva che “la televisione resta accesa come la luce
in bagno, come l’acqua che scorre in cucina”. Durante le
feste di Natale, e anche per Capodanno, era tradizione che
gli spettatori magari non guardassero verso la scatola lu-
UANDO verrà Natale, tutto il mondo cambierà,
quando verrà Natale, tutto sorriderà”. Erano lontane
parole di Antonello Venditti, contraddette da tanti
Natali arrivati, ma con niente di cambiato. Neanche in televisione, naturalmente. Anzi, no, un cambiamento c’è: che
48
a
R
ni
o
animati e film giovanili
Rai a reti unificate
minosa, ma la tenessero comunque accesa: il 31 dicembre
per farsi dire l’ora esatta di passaggio da un anno all’altro; il 6
gennaio per vedere chi avrebbe
vinto il premio della Lotteria;
intorno a Natale, per avere un
po’ di compagnia in un momento che, paradossalmente
ma puntualmente, diventa facile preda della solitudine.
Adesso c’è un’evoluzione, le
feste di Natale sono considerate un po’ come il periodo intorno a Ferragosto: molta roba, ma
di poca consistenza. In modo da
non sprecare i pezzi forti della
programmazione in un momento in cui il pubblico è comunque
distratto. E chi è solo, anziano,
malato, chi dalla televisione
vorrebbe compagnia, proprio
quando è maggiore il rischio di
sentirsi abbandonato? Peggio
per lui, le nostre reti generaliste
non tutelano le minoranze. Le
minoranze sono più tutelate dalle reti tematiche, ma per avere
quelle bisogna pagare, e non è
improbabile che chi più ne
avrebbe bisogno, meno possa
pagare.
Comunque, non è che a Natale le reti oscurino i tubi catodici. Ci sarà sempre una principessa Sissi-Romy Schneider
a tenere compagnia; ci sarà
sempre un “Natale in casa Cupiello” a farci pensare al presepe, ma anche alle ribellioni e ai
contrasti genitori-figli: “Ti piace ‘u presepe?” “No!”.
Ci sarà sempre Totò, l’uomo
dei miracoli, buono per l’estate e per l’inverno. E d’altronde:
chi ha trovato, quasi sempre per
caso, sul piccolo schermo una
cosa come “Napoli milionaria”, provi a dire se è riuscito a
spegnere la televisione. Praticamente impossibile. I programmatori lo sanno e trasmettono.
N
el sacco di Babbo
Natale, per i piccolini che non
sanno ancora leggere
c’è un grande libro di
Scarabocchi (Corvaini,
pagine 558, euro 19) da
disegnare, inventare e
colorare, ideato dal
giapponese Taro Gomi.
Si parte dall’invito a disegnare la strada in una
doppia pagina con il
profilo di una collina,
una casetta, un albero,
un bambino e una macchina. Si passa quindi a
una grossa automobile
da colorare con i pastelli, a un triangolo da
“riempire” con un segnale stradale e a un’arteria su cui disegnare diverse auto. Tra gli altri,
nelle tavole successive
ci sono elementi e particolari che si osservano
viaggiando: i tralicci
della luce, gli animali al
pascolo e i campi. Anche questi da colorare,
completare, o magari da
“progettare” sbrigliando la creatività.
I primi lettori partono
A tutto gas (De Agostini, euro 15) con il popup delle macchine superveloci, realizzato da
Sue Rhiting e Rob Taos.
Sulle pagine del cartonato “balzan ou” una
monoposto di Formula
Uno, i campioni delle
due ruote nella curva più
stretta del circuito, la sagoma a freccia di un aereo supersonico, un treno velocissimo e un motoscafo da competizione, raccontati simpaticamente in rima.
49
Una Topolino alle Mille Miglia.
Le fiabe
per
i piccolini
di Ferdinando
Albertazzi
Ascari, Fangio, Taruffi e altri assi del volante
che hanno scritto la storia
della leggendaria Mille
Miglia, nel 1949 fecero
sorprendentemente da
corona a Luigi Malanca e
Gianni Stori, due ragazzini che per una manciata di chilometri guidarono Una Topolino alle
Mille Miglia (Gallucci,
pagine 64, euro 15).
Edoardo Erba ne ripercorre l’impresa in un avvincente racconto per i
bambini, disegnato da
Desiderio. Protagonisti
Nino e Talpa, figli di un
operaio mantovano con il
pallino dei motori. Sulla
loro Topolino color crema, che sfoggiava sulle
portiere e sul cofano un
vistoso “60” spennellato
alla buona, i due baby piloti finirono in un canale
ma meritarono i complimenti di un esterrefatto
Ciccio Ascari, il vincitore di quella corsa.
È ambientato in una
Londra diventata Città
Tradizionalista, in movimento su enormi ruote dentate, il futuro remoto di Macchine mortali (Mondadori, pagine
522, euro 15), romanzo
fantascientifico per i ragazzi di Philip Reeve,
“caso letterario” in Inghilterra. Come diversi
altri grandi agglomerati
urbani, Londra è dunque
una macchina mortale
che inghiotte città più
piccole per “succhiarne”
uomini da ridurre in
schiavitù o risorse, alla
maniera di un tentacolare vampiro di ferro e cemento. Tom, il giovane
protagonista, si fa detective per impedire l’uccisione del capo della Corporazione degli Storici,
che in quel marasma
mantiene un certo equilibrio e la cui scomparsa
avrebbe conseguenze
devatastanti per l’ordine
costituito. Però Tom si
ritrova improvvisamente preda e deve salvare
prima di tutto se stesso,
ma in un crescendo di
agguati, depistaggi e
morse felicemente azzeccate. La storia è calamitante e nello stesso
tempo inquietante. Ma,
come ha tenuto a precisare l’autore “non lancia
un messaggio, non vuole avere una morale bensì sollevare problemi
morali che inducano i ragazzi a riflettere, per elaborare soluzioni, proprie soluzioni”.
■
Da
Costanzo
a Bonolis,
da Conti
a Gerry
Scotti
Sissi, Eduardo e Totò sono i
grandi classici. Poi ci sono anche i piccoli classici: Mary
Poppins, a esempio. Che comunque è sempre un bel guardare: “Oh, com’è bello passeggiare con Mary, Mary ti sa rallegrar; anche qundo è un giorno dei più neri, Mary il sole fa
spuntar”; ma anche il concerto
del “Natale in Vaticano” con
Cristina Parodi. Va in onda su
Canale 5 il 24 dicembre, anche
quest’anno, e porta note musicali, e di speranza, in giro per il
mondo.
Le reti, in generale, manterranno la loro programmazione
consueta, senza fare particolari digressioni relative alle feste.
Ma vogliamo scommettere che
i reality show, i talk show, tutti
gli show che l’etere o la parabola mandano in terra, non
avranno dei simpatici protagonisti con il berretto rosso in testa? Buono per Natale e per Capodanno? La Rai promette tanti cartoni: oh, un bel modo per
sistemare i bambini. Si piazzano lì, davanti a Braccio di Ferro e a Gatto Silvestro (durante
le feste si portano i classici, anche nei cartoni) e si può giocare a tombola con più tranquillità. Ammesso che a tombola si
giochi ancora, tranne che nei
luoghi comuni giornalistici. Un
altro mini-classico che la Rai
riproporrà, ramo cinema, è la
serie di “Sister Act”, quella
“svitata in abito da suora” interpretata da Woopy Goldberg
e vista infinite volte in tv. Però,
i signori dei palinsesti partono
dal presupposto che, nel dorato mondo dello spettacolo, e
non solo, si vince con l’iterazione. Ripetendo mille volte lo
stesso concetto, raccontando la
stessa barzelletta, insistendo
sullo stesso argomento, alla fine crei assuefazione, e sei amato. Così avviene con il pubblico di un film quale “Sister Act”
(o come “Pretty Woman”, altra
pellicola replicata decinaia di
volte e sempre con ottimi risultati di ascolto): ogni spettatore,
ormai, fa a gara con gli attori
per vedere chi dice prima le battute, chi intona prima la canzone. Un possibile gioco di Natale.
Feste di fine anno che puntano molto sui film: oltre a “Sister Act”, la Rai manderà in onda, a esempio”, “Toy Story”,
vicenda di giocattoli dimenticati e recuperati, una tristezza...
A proposito di tristezza, però,
niente può battere la scelta di
Mediaset, che sotto Natale trasmetterà “A.I.”, quell’“Intelligenza artificiale” di Steven
Spielberg che è uno dei film più
angoscianti concepibili dalla
mente umana. E non a caso la
mente è quella di Spielberg, che
debuttò con il terribile “Duel”
(una lotta uomo-macchina, con
l’uomo inseguito da un gigantesco autoarticolato di cui non
si vede mai il guidatore, mostro
meccanico animato) e proseguì
50
con “Lo squalo”, metafora del
mostruoso dentro e fuori di noi.
Il protagonista di “A.I.” è un
bambino costruito artificialmente per sostituire un altro
bambino, ibernato per malattia:
il bambino “finto”, abbandonato quando quello vero guarisce,
partirà alla ricerca della madre
adottiva che peraltro non lo
vuole più. Una cosa agghiacciante. Meno male che, di
Spielberg, Mediaset trasmetterà pure il più rilassante
“E.T.”, in versione restaurata.
Per Capodanno, si potrà
brindare sulla Rai, probabilmente a reti unificate, con un
programma di Ballandi (Ballandi è il produttore degli show
di Fiorello, di Panariello), condotto dall’eterno Carlo Conti,
presentatore specializzato in
miss-mie care miss e in momenti di intrattenimento collettivo come questo del 31 dicembre. A Mediaset, imperverserà Maurizio Costanzo con la
sua squadra di “Buona domenica”, mentre, subito dopo le
feste, ai primi di gennaio, tornerà la banda del Bagaglino. In
teatro la soubrette è in questo
periodo Matilde Brandi, dovrebbe esserlo anche in televisione. Gerry Scotti e Michelle
Hunziker, a loro volta, intratterranno grandi e piccini con la
nuova versione di “Paperissima”.
E il 6 gennaio? Sulla scopa
della Befana arriverà quest’anno Paolo Bonolis. Anzi, più che
arrivare Bonolis troneggia,
corre, si dimena e suda, come
in una gara volante di “Harry
Potter”. “Affari tuoi”, il suo
programma dei pacchi legato
alla Lotteria medesima, quest’anno è andato strabene, strabattendo “Striscia la notizia”,
che dopo la lite con lui non si è
più ripresa. E dopo il gran finale dell’Epifania, il buon Paolino scalderà i motori per Sanremo, di cui sarà conduttore e
direttore artistico, con Baudo
accantonato e in lite con la Rai.
Ma intanto, Buon Natale, nonostante la tv.
■
Arturo Brachetti
I torinesi celebri
Grazie a Maria Ausiliatrice
di Maurizio Ternavasio
L
appiattito, in attesa del trucco. Chissà quanto tempo avrà
impiegato stamattina per vestirsi: magari cinque-dieci minuti, come tutte le persone normali. Invece, dietro le quinte, è un portento, un fenomeno, anzi il più incredibile trasformista del mondo: acclamato come una star di livello
o incontriamo nel bar del teatro Alfieri, prima del solito “tutto esaurito” che ha caratterizzato l’unica tappa
italiana della tournée di quest’anno. Mani nervose ma
curate, scarpe alte da ginnastica, pantaloni mille tasche di
color beige, un golf girocollo, il ciuffo caratteristico un po’
51
mondiale in Francia, Germania e Inghilterra, nel nostro
paese il torinese Arturo Brachetti non è così popolare come meriterebbe. Eppure si
tratta di un protagonista assolutamente unico nel panorama dello spettacolo internazionale.
La sua storia di artista selfmade merita di essere raccontata dall’inizio, ed ha più di
un’analogia con quella di Macario. Arturo, come Erminio,
si avvicina al mondo del teatro all’interno della parrocchia Maria Ausiliatrice grazie
alla persuasione (occulta) di
un prete con la passione della
magia. Don Silvio Mantelli, in
arte mago Sales, gli inculca i
primi rudimenti della prestidigitazione mentre Arturo frequenta il seminario con la seria intenzione di farsi prete.
Ha solo quindici anni, ma è già
reduce dalle esperienze presso le sedi salesiane di Chieri,
di Lanzo e del San Giovannino di via Madama Cristina.
“Se non è stato quello che si
dice un secondo padre, la frequentazione di Don Silvio si è
rivelata per me davvero fondamentale. E pensare che recentemente lo hanno sfrattato
dall’istituto Monterosa: stiamo parlando di un uomo che
negli ultimi anni ha adottato
oltre duemila bambini. È evidente che la sua notorietà dà
fastidio a qualcuno”. Quelli di
Valdocco sono stati per Brachetti anni formidabili. “Ho
trovato un ambiente aperto,
cordiale, pieno di gioia di vivere. E anche il modo per intrufolarmi nella stanza del
mago Sales, dove potevo esercitarmi a mio piacimento con
tutti i trucchi del mestiere. Insomma, è lì che mi sono fatto
le ossa e che mi sono imprati-
52
chito a dovere”. Poi, dopo
aver conosciuto Erminio Macario che lo accoglieva volentieri dietro le quinte, prima dei
vent’anni si trasferisce un po’
avventatamente a Parigi, per
cercare di sfondare nel mondo
dello spettacolo.
Il suo coraggio viene premiato: la carriera di Arturo ha
una svolta al Paradis Latin, il
folle music-hall della capitale
francese diretto da Jean Marie
Riviere, dove poco alla volta
si mette in mostra come il miglior epigono del celebre Leopoldo Fregoli, il re del trasformismo che calcò i palcoscenici a cavallo tra l’Otto e il
Novecento. Poi si sposta in
Germania e in Inghilterra, dove presenta pure spettacoli televisivi di grande seguito,
quindi torna in Francia per interpretare un film di successo.
Al rientro in Italia, siamo
ormai a metà degli anni Ottanta, Brachetti è artista maturo, poliedrico e sorprendente:
in “Amami Arturo” assume le
sembianze (e la voce, i tic nervosi, il portamento, il modo di
fare) di quaranta personaggi,
cui dà vita in un batter d’occhio con esiti sorprendenti per
un pubblico che al massimo
aveva come riferimento l’Alighiero Noschese televisivo. In
“L’uomo dai mille sogni”, che
ad ottobre è stato in cartellone per due settimane al teatro
Alfieri di Torino, l’artista originario di Corio Canavese ha
raddoppiato il suo impegno
interpretando ben ottanta ruoli diversi. Tanto da rischiare la
clonazione. “È un progetto a
lunga scadenza che un giorno
potrebbe anche realizzarsi.
Negli Stati Uniti mi hanno offerto di fungere da tutor ad un
artista americano e ad uno cinese, affinché possano imparare da me cosa sta dietro
all’arte del trasformismo: non
so se accetterò la proposta, comunque è un fatto molto stimolante, oltre che curioso”.
Torino è la sua città, ma Arturo trascorre lunghi periodi
dell’anno in Francia, dove è
davvero molto popolare, e in
America, dove qualche anno
fa ha condotto per otto mesi lo
show televisivo Drew Carey
Show. E siccome è artista vero e a tutto tondo, Brachetti ha
dalla sua anche un paio di regie. “Ho diretto per la televisione gli spettacoli ‘Tel chi el
telun’ e ‘I corti’ di Aldo, Giovanni e Giacomo. Un’esperienza nuova che mi ha molto
stimolato”.
Da perfezionista qual è,
sempre attento a lasciarsi
coinvolgere dalle più variegate esperienze artistiche, Brachetti negli ultimi anni ha parzialmente mutato registro: se
prima univa numeri poetici a
piccoli sketch comici nei quali, inutile dirlo, ricopriva tutti i ruoli, ora è uno degli esponenti di punta dello spettacolo di rivista internazionale.
Tanto che a metà degli anni
novanta il suo “Fregoli” ha ottenuto il “Biglietto d’oro”,
importante riconoscimento
attribuito all’artista che vende il maggior numero di biglietti nel corso di una sola
stagione teatrale. Poi, nel
1998, ha cambiato per una
volta genere per affrontare il
classico “Sogno di una notte
di mezza estate” di Shakespeare. Prima si era cimentato con successo nella trasmissione televisiva “Al Paradise”
e in teatro in “Varietà”, “Madame Buttefly”, “I Massabilli”, ma anche in “Fregoli” e
“Brachetti in technicolor”.
Insomma, un artista dalle mille anime, oltre che dalle altrettante trasfigurazioni, ma
pure un artigiano del palcoscenico che ha grande dimestichezza sia con i giochi di
magia, sia con le sempre affascinanti ombre cinesi.
53
Torniamo alla sue ultime
apparizioni sulle scene torinesi, che hanno riscosso un successo clamoroso: recensioni
entusiastiche, pubblico in delirio, applausi a non finire.
“L’uomo dai mille sogni”, diretto e prodotto dal canadese
Serge Denoncourt, è un “one
man show”, ossia uno spettacolo che si regge unicamente
sulle performance (ottanta, appunto) dell’artista torinese: la
prima versione, che è stata in
cartellone in Francia per più di
due anni e mezzo, gli ha permesso di aggiudicarsi il prestigioso premio parigino Molière 2000. Il canovaccio, piuttosto semplice, gli offre la possibilità di sbizzarrirsi: dopo
molti anni Arturo rimette piede nel solaio della propria infanzia, e lì i ricordi si impossessano di lui. Ed ecco assumere, con una rapidità sensazionale, le fattezze di grandi
personaggi della storia, di divi del cinema, del mondo dello spettacolo in genere, ma anche di Pinocchio, Barbie e Spiderman, accompagnato da un
impianto scenografico all’assoluta avanguardia. Brachetti
non si risparmia, anzi moltiplica le sue già inesauribili risorse per un pubblico che lo
adora. E che alla fine viene ricompensato con una dichiarazione d’amore davvero commovente (“Ti amo, Turin”),
per nulla di circostanza. Come
commuove, subito dopo la
doccia, vederlo a disposizione
degli spettatori per un saluto,
una battuta, un autografo.
“Fuori dal palcoscenico sono
una persona piuttosto banale”,
dice di sé. “Mi diverto a stupire gli amici con i miei giochetti, ne combino di tutti i colori”. Come quella volta in cui
si presentò nella clinica dove
era appena nato suo nipote con
un moncherino insanguinato,
e gli infermieri non si capacitavano del fatto che riuscisse a
camminare con tanta naturalezza nonostante il guaio che
gli era capitato…
■
Una
carriera
dall’oratorio
al Paradis
Latin
a Parigi
I nuovi arrivati
Incominciando da Capello, che ritorna a Torino
dopo 28 anni, per finire a Ibrahimovic tra Emerson, Cannavaro, Kapo e Zebina
Juve e la ciliegina d’oro
di Angelo Caroli
tessuto senza smagliature, senza lassità, senza ventre molle. Dunque molto competitivo.
Dopo 28 anni Fabio torna a Torino, dove all’inizio degli
Anni ’70 vince 3 scudetti facendo il “geometra” in casa
bianconera. Il quarto, come regista in campo, lo conquista
P
er spiegare il significato della parola COMPATTO il
vocabolario Palazzi usa questa definizione: “corpo che
ha le sue parti molto aderenti fra di loro”.
Trasportiamo l’espressione in un campo di calcio ed abbiamo la didascalia adatta alla Juve di Fabio Capello. Un
54
nel Milan. Gli altri se li cuce
sulla giacca della divisa seduto sulle panchine del Milan
(4), del Real Madrid (1) e della Roma (1). La Juve del Terzo Millennio lo sceglie a dispetto di chi accarezzava alternative più facili da pronosticare. Fabio, dunque, frequenta di nuovo casa Juve e
constata che la squadra conserva l’originaria voglia di
vincere per riaffermare se
stessa. È, del resto, la filosofia secolare della società.
Capello è uomo concreto,
si consulta con la triade Giraudo-Moggi-Bettega e conviene che al gruppo serve
maggiore solidità e compattezza. Revisiona il settore difensivo. Si mette davanti alla
scacchiera e dispone torri, alfieri, cavalli e regine. Sempre
con linguaggio chiaro. Sempre puntando sul gruppo titolare. Fa slittare Thuram al centro, zona che il francese ama
da matti, e consiglia ai dirigenti di prelevare Cannavaro
dall’Inter.
Affare fatto. Il difensore napoletano inietta una grossa
dose di esperienza, è forte nei
contrasti, rapido nelle chiusure, tempista ed elastico come
fosse uscito da una colata di
caucciù. Si ricompatta il trio
parmigiano Buffon-ThuramCannavaro.
Per rinforzare la saracinesca, che già fruisce della duttile potenza di Zambrotta, e
prima dell’avvento di Capello, la triade bianconera va a
caccia di un esterno arretrato.
Solido ancorché irruente. Arriva il 26enne francese Jonathan Zebina. La capacità di
concentrarsi su uomo e partita spaventa chi transita dalle
sue parti. Zebina proviene dalla Roma, dopo esperienze al
Cannes e al Cagliari. È un mastino dal ringhio facile e
dall’alto rendimento.
Il mosaico prende forma.
Però bisogna aumentare la solidità a centrocampo e, contestualmente, il tasso tecnico.
Ferriera da Rosa Emerson,
brasiliano di 28 anni dallo
sguardo triste che all’improvviso si accende di malizia, milita 4 anni nel Gremio e 3 nel
Bayer Leverkusen prima di
trasferirsi alla Roma. Con lui
Moggi mette un’altra ciliegia
sulla torta bianconera, dopo la
lungaggine di una trattativa
stressante. Emerson è uno dei
centrocampisti più forti del
mondo. Il Puma, soprannome
degli amici, non ricorre alle
acrobazie tecniche care ai
connazionali, lascia gli orpelli nello spogliatoio e diventa
la bussola della squadra. Ogni
passaggio ha una logica; ogni
intervento è mirato al recupero del pallone; ogni spostamento, per sostenere gli avanti o puntellare i difensori, ha
radici nel talento puro. Vederlo per credere!
Per ribadire la ricerca primaria della robustezza, Capello tira fuori dal cilindro un
centrocampista “divorachilometri” e “recuperapalloni”
che non indulge a svolazzi e fa
da soffietto. Manuele Blasi,
24enne di Civitavecchia, si
colloca dunque là in mezzo,
più o meno in linea con Emerson, Camoranesi e Nedved e
corre e rincorre tutti. A inizio
di stagione la sua esuberanza
si esalta con esorbitanti tackle. Perciò vede spesso agitarsi davanti al naso il cartellino
giallo. Blasi parla con Capello che gli spiega. Blasi riflette e si ammorbidisce. Cresciuto nel vivaio romanista,
debutta in B nel Lecce (’98) e
l’anno dopo nella Roma (serie
A). Tre stagioni nel Perugia e
una nel Parma gli consentono
il lancio decisivo. Così la Juve entra nella sua vita.
Un giovane molto valido
tecnicamente è Olivier Kapo,
55
classe ’80, centrocampista offensivo con il mancino che usa
come uno stradivari. Nasce in
Costa d’Avorio, ad Abidjan,
lievita su campi spelacchiati e
polverosi. Sua madre è campionessa nazionale dei 400
metri piani, la zia è leader
d’Africa sulla doppia distanza. C’è talento d’atleta nel
Dna di Olivier. Ma lui preferisce il pallone. A 13 anni è
dell’Auxerre, ritocca le notevoli qualità e vince una coppa
di Francia. Ora, dopo ogni allenamento, fissa Capello e
sembra dirgli: “Mister, in caso di bisogno io ci sono”.
L’altra ciliegia d’oro si
chiama Zlatan Ibrahimovic.
Colpisce di lui l’elegante rapidità e leggerezza, tipica delle farfalle, con cui si muove.
Trattasi di un talento di categoria indiscutibile. Ama il
tennis, l’atletica, gli sport
olimpici e il pallone. Lo ama
a tal punto che ogni volta sembra intrecciare con l’attrezzo
una storia passionale. Per questo è talvolta irritante. Ma signori, il ragazzo nato a Malmoe 23 anni fa, figlio di una
signora croata, Jurka, e di un
signore bosniaco, Sefik, è utile alla squadra almeno quanto
lo è per i natanti una boa in
mezzo al mare. Da bimbo gioca in un club di emigrati, il
Balkan, poi passa al Malmoe
dove resta un triennio, collocazione che precede il trasferimento all’Ajax. Ad Amsterdam è titolare per 4 anni e ottiene un ruolo fisso anche in
Nazionale. Il suo “tacco” fa
male persino agli azzurri. Con
i piedi gli riesce tutto, è un prestigiatore che difende in modo impeccabile il pallone. Talvolta abusa nel trattenerlo,
quasi coniugando ogni gesto
con la supponenza del primo
della classe. Ma quella caratteristica genetica permette ai
reparti arretrati di avanzare. In
gergo si dice “fa salire la squadra”. È molto rapido nonostante l’altezza, efficace nel
gioco aereo anche se lo sfrut-
Zlatan
croato
di madre,
bosniaco
di padre,
svedese
di
nazionalità
ta tuttora in modo limitato.
Suggerisce assist prelibati alla prima punta e alla cavalleria che galoppa dalle retrovie.
Un pivot ad ampio servizio.
Un apriscatole. Oppure, se
preferite, una raffinata “zampa di porco”. Chiedere a Del
Piero, Nedved, Zalayeta e
Trezeguet per credere.
Lasciamo per ultimo Ruben
Olivera, juventino da tre anni e
per un pezzo di stagione all’Atletico Madrid dove comunque vive interessanti esperienze. Capello gli mette gli occhi
addosso e lo inserisce nei grandi progetti. Il ragazzo di Montevideo ha 21 anni e una grossa personalità. Da trequartista
si trasforma, con successo, in
esterno di destra, come alternativa a Camoranesi. Ha stoffa e
duttilità per risultare prezioso
in altre zone del campo. Gli piace giocare in profondità, è veloce e ha un tiro che fa male.
Una Juve più compatta Capello non poteva concepirla e
desiderarla.
O no?
■
I grandi emigranti torinesi Luigi Palma di Cesnola, scopritore dei tesori
archeologici di Cipro e organizzatore del Metropolitan Museum di New York
Il Metroplitan Museum.
Luigi Palma.
Le vetrine del Metropolitan Museum organizzate da lui.
La facciata attuale.
Raccolse 35 mila pezzi
di Maria Luisa Tibone
E
ra il 1898, anno del Cinquantenario dello Statuto di Carlo Alberto: a Torino una Grande Esposizione Nazionale
al Valentino stava celebrando il grande evento. Una sezione della mostra era dedicata ai nostri connazionali emigrati: fra questi spiccava la figura di Luigi Palma di Cesnola,
scopritore dei tesori archeologici di Cipro e organizzatore di
uno dei più importanti musei d’arte del mondo: il Metropolitan di New York. Di lui si cominciavano a pubblicare biografie avventurose. Tra queste,“a beneficio delle Colonie Alpine per fanciulli poveri” (la volontà benefica era tipica
57
L‘agora a Kourion.
dell’epoca) un erudito, Tullio Massarani, dava alle stampe un originale “Contributo a una storia degli Italiani
all’estero”. Era edita a Roma da Forzani e C., tipografi del Senato.
Racconto abile e sintetico
Con un tono scanzonato ma “savant”,
l’argomento scelto era stato proprio
“Cipro antica e moderna e il generale
Luigi Palma di Cesnola”.
Il saggio era già stato pubblicato die-
ci anni prima nella Nuova Antologia,
ma ora, ripresentato in testo autonomo,
appariva destinato ad un numero certamente più vasto di lettori. Esordiva in
tono giornalistico, mimando un dialogo
tra ufficiali inglesi che mostrava di aver
radici in un “Giornale di viaggio”. Partiva dalla localizzazione geografica
dell’isola mediterranea, a metà fra
Oriente e Occidente e calava subito la
sua realtà nella storia, rivisitata con battute originali.
“Muova verso Oriente una spedizione, e deve spiccarsi da Cipro. Alessandro il Macedone, Augusto, Riccardo
Cuor di Leone e San Luigi tennero questa via. Muova una spedizione verso Occidente e deve spiccarsi da Cipro del pari. Sargon re d’Assiria, Ciro, Tolomeo e
Harun-el-Rashid non seguirono diverso
cammino. Quando Egitto e Siria furono
di gran momento per l’Occidente, Cipro
lo fu. Genova e Venezia, gareggiando per
il commercio delle Indie, si contesero Cipro e n’ebbero a vicenda la signoria.
Quando, trovata una nuova via marina alle Indie, Egitto e Siria scaddero
nel concetto dell’Occidente, andò anche
Cipro in oblìo; e per noi – soggiunge superbamente l’inglese – per noi, eredi di
Genova e di Venezia, Cipro vale ora anche di più: è la scolta di Porto Said, il
riscontro di quel centro nerveo, di quel
polso arteriale del nostro duplice impero. Or son pochi mesi, prima della no-
stra annessione (1878), Cipro per comune consenso era la gemma del mare.
Bella, salubre, felice, benedetta: questi
gli epiteti con i quali la salutavano, assai da lungi è vero, sovrani e poeti; Solone l’aveva sospirata, l’aveva idoleggiata Orazio; San Luigi non se ne poteva staccare”.
La lunga citazione mostra una abile
sintesi della vicenda storica di questa
isola che vanta di aver dato i natali ad
Afrodite e che, superba delle sue vette,
dei suoi boschi, dei suoi frutteti, dei suoi
palmizi, in un panorama sempre ricco di
contrasti, offre ancora significativa testimonianza della storia con il convento di Santa Croce, fondato da Elena, madre di Costantino e la moschea della sultana Orun Haram, cugina di Maometto.
Il percorso per la scoperta
Ma colui che di Cipro compose un vero “Libro d’oro” fu l’italiano Luigi Pal-
ma di Cesnola, generale e console degli
Stati Uniti. Scopritore vero della Cipro
antica, ne condusse ai musei del mondo
i reperti. Tutta la sua vita fu costellata di
risvolti avventurosi ma la partenza fu data dallo studio dei classici.
L’isola, centro metallurgico dell’antichità che forse dal rame (in greco cùpros) ricevette il nome (o dal cipresso)
aveva prodotto per Agamennone l’armatura più spettacolare. In oro e stagno,
con draghi attorti.
Cinto di questa splendente armatura,
creata dai fabbri sapienti di Cipro con i
metalli più suggestivi alternati a strisce
che ricordano l’arcobaleno, l’eroe acheo
muoveva all’impresa troiana.
Sarà proprio Luigi Palma a scoprire
il grande tempio di Venere a Golgoi.
Ma più stupefacente è la voce di Pausania che addirittura ipotizza Temisto
madre e Cipro patria di Omero: “Nella
sonante di marino flutto/ Cipro là dove
Salamina i campi/ stende ubertosi/ un
apollineo labbro/ partorirai diva Temisto: il vate/ da queste spiagge muoverà
per l’alto/ sale e remote canterà le terre/ e il caso e il tristo degli elleni eroi/
Fato supremo”. (Pausania Graecia descrip. Lipsia MDCXCVI p. 858).
Tra le fonti curiose possiamo ricordare (citata da M. Portaluppi in “Esposizione Nazionale di Torino” del 1898)
la voce di Plinio che ricordava il principe di Amatunta Cinyra (Kinyras) come
inventore delle tegole (tegulas invenit
Cinyra) e come capace di imbrogli nei
confronti degli alleati. Infatti dopo aver
promesso a Menelao un contributo di 30
navi per la spedizione di Troia, ne mandò
una sola, completando il numero con navi ed equipaggi modellati in creta.
Al British Museum, fra le fonti più
originali, un cilindro assiro elenca ad
uno ad uno i nomi di dieci re di Cipro in
atto di porgere a Ninive i doni. Più tar-
di, all’epoca di Alessandro Magno i sovrani di Cipro gareggiano ad offrirgli i
più celebri attori per il teatro; dopo di lui
i diadochi Antigono e Tolomeo si contendono l’isola e così pure Pompeo e Cesare: quest’ultimo (o Antonio) ne fa dono a Cleopatra.
Un diplomatico ricercatore
e collezionista
Il conte Palma era stato nominato
Console degli Stati Uniti a Cipro in ricompensa del suo eroico apporto alla
Guerra di Secessione americana. Giungeva con la famiglia a Larnaca la vigilia
di Natale del 1865; durante il viaggio per
mare aveva riletto i citati classici, ricchi
di quelle citazioni leggendarie capaci di
adombrare una antica storia, insieme ad
Erodoto, Tolomeo e Strabone.
Farà ben presto tesoro delle loro suggestioni quando, secondo un costume
diffuso tra i diplomatici, si darà ad organizzare i primi scavi archeologici a
scopo antiquario. Ce ne ha lasciato una
vasta documentazione, in numerosi testi e fotografie. Anche se talvolta priva di una rigorosa sequenza logistica e
temporale, la ricerca di Luigi Palma offrì un importante panorama della storia archeologica di Cipro. Basti pensare che raccolse nientemeno che 35.000
pezzi; che ne fece sparse donazioni ad
una decina di Musei fra i quali, in Italia, il Museo di Antichità, il Museo
Egizio, quello di Antropologia e quello di Anatomia a Torino e il Museo Archeologico a Perugia. Le sue collezioni esposte a Londra suscitarono gli interessi dei maggiori musei del mondo,
dall’Ermitage di San Pietroburgo, al
British Museum, al Louvre e furono
acquistate, costituendone il primo significativo nucleo, dal nascente Metropolitan Museum of Art di New
York. Per acquisirle si fece una pubblica sottoscrizione che non mancò di
dare in tempi brevi il suo entusiastico
risultato.
Della importante istituzione museale
americana Luigi Palma divenne prima
segretario poi direttore.
Luigi Palma aveva curato la prima
fondazione del grande edificio nel Central Park newyorkese che era in stile neogotico e successivamente ne aveva seguito la trasformazione in forme neoclassiche di gusto eclettico secondo l’immagine che ancora oggi si offre alla vista nel grande giardino.
All’interno in belle bacheche trionfavano le grandi statue, le splendide ceramiche di stile geometrico, i sarcofagi, le collezioni coroplastiche così tipiche della cultura cipriota. I preziosi
reperti del cosiddetto tesoro di Curium
suscitavano l’ammirazione dei sempre
numerosi visitatori; quelli che anche
oggi nel vastissimo corpus metropolitano si soffermano nelle belle sale dedicate all’arte cipriota che avranno nel
prossimo futuro una nuova spettacolare sistemazione.
Una intervista di molti anni fa
Conservato fra le carte del torinese
Museo Nazionale del Risorgimento è un
testo anonimo che presenta il dialogo fra
Luigi Palma di Cesnola ed un intervistatore che gli pone domande a cui il Direttore del Metropolitan Museum of Art
offre chiare, esaurienti ed anche inedite
risposte. Ha settant’anni suonati, lavora
come un giovanotto ed ha una freschezza di mente meravigliosa. Il suo
racconto raccoglie il succo di un’esperienza eccezionale. Sentiamo la sua voce. “Quando io venni a New York nel
1860 avevo pochissimi quattrini e le
spalline di ufficiale conquistate da volontario sedicenne sul campo di Novara e portate su quelli di Crimea combattendo nella legione straniera al servizio dell’Inghilterra. Avevo un bel nome, sì, non ignoto ai cronisti del risorgimento italiano.
Mio nonno, il conte Alerino Palma di
Cesnola e di Borgofranco, profugo dagli stati Sardi dopo i moti del ’21, condannato in contumacia alla pena capitale, aveva combattuto con Santarosa
per la indipendenza della Grecia. Ma
con tutto il mio titolo e con le mie spalline dovetti adattarmi a dar lezioni di
italiano e sarei forse rimasto sempre un
povero professore, se non fosse scoppiata nel 1862 la guerra di secessione”.
Istruì centinaia di ufficiali in una improvvisata scuola di tecnica militare,
partecipò in prima persona alla guerra,
fece prodigi di valore e, ristabilita la pace, ebbe come premio la facoltà di andare come console degli Stati Uniti
60
all’estero. “Due soli erano i posti vacanti a Hong Kong e a Cipro. Per il posto in Cina l’assegno era molto superiore, ma consigliato da mia moglie
scelsi quello di Cipro per aver l’occasione di tornare in Europa. (…) Se, allettato dai maggiori guadagni, io fossi
andato nell’Estremo Oriente, addio
scavi, addio Metropolitan Museum! Sarei rimasto nella carriera consolare e
diplomatica vita natural durante.”
A questo punto l’intervistatore chiede a Cesnola come gli venne l’idea di
arrischiare somme enormi per intraprendere gli scavi a Cipro. “Prima di recarmi a Cipro mi procurai una quantità
di libri intorno all’isola, alla sua storia,
ai suoi commerci, alle sue antichità, e
leggendo specialmente Erodoto durante il viaggio mi balenò l’idea che nessuno scavo era stato ancora tentato in
due o tre punti nei quali (se giusti certi
accenni degli antichi storici) si celavano ancora inestimabili tesori d’arte e di
scienza”.
L’intervista prosegue con la descrizione delle difficoltà incontrate nel lungo lavoro di undici anni: gelosie, bramosie, cupidigie, rancori, dispetti… Ma
anche bellissime emozioni. Come quella dell’“intero e intatto” tesoro di Curium. È questa la scoperta del Cesnola
che ha suscitato più dubbi ed incertezze, per la sorprendente ricchezza dei ritrovamenti e la rilevata imprecisione o
mancanza delle relazioni di scavo. Sentiamo allora, a conclusione, la viva voce dello scopritore. “La città di Curium
sorgeva al sommo di un monte roccioso… A centinaia, monticelli di ruderi
indicano dove sorgevano le case, i templi, i pubblici edifici… Io le feci sterrare per assicurarne le dimensioni e le trovai posate sopra un pavimento a mosaico che, rimosse le colonne, mise a
giorno quanto era largo, in modo da poter rilevarne la pianta di un tempio…
Un giorno, tastando col regolo… venni
ad urtare un corpo duro. Era un braccialetto d’oro… Avevo posto mano sul
tesoro sotterraneo, …”. Era stata veramente, se si fa fede a questo racconto,
una scoperta fra le più eccezionali.
A Curium oggi sono in corso nuovi
scavi in una grande area mentre un museo, piccolo ma ben attrezzato, presenta belle statue e ricchi frammenti: tutto
ciò che, dopo la scoperta fortunata del
conte piemontese, il terreno tutto intorno ha restituito.
■
Storia in cucina
Nel 2800 a.C. parlava cinese, ma era conosciuto anche
in India, la differenza era che gli indiani non lo ritenevano un companatico
Il riso di Natale
di Edoardo Ballone
I
l riso: magica parola nel mondo della cucina. La storia
di questo prodotto che a noi sembra tanto di casa, che
viene coltivato in tutto il nord d’Italia, forse non lo conosciamo come possiamo pensare. Nel 2800 avanti Cristo,
il riso parlava cinese: lo coltivavano nel vasto impero ce-
leste contadini che lo consideravano specialità esclusiva
della loro cultura gastronomica. Ma anche in India lo si conosce di certo precedente alla invasione degli Ari, ossia precedente al 1200 avanti Cristo: solo che gli Indiani non lo
ritengono pane e companatico come i Cinesi, ma accom-
62
Alessandro
il
Macedone
lo assaggiò
per la
prima
volta
tra il Tigri
e l’Eufrate
pagnamento, anche se essenziale, ai cibi. E lo lavorano con
spezie pregiate per dare non solo sapore ma anche colore al riso che appare di volta in volta
ambrato, giallo, color zafferano, rosa, verde, indaco.
Nel quarto secolo avanti Cristo il riso viene coltivato nelle
fertili terre bagnate dal Tigri e
dall’Eufrate: ed è proprio lì che
per la prima volta lo assaggia
Alessandro il Macedone nelle
sue spedizioni di conquista. E
fu proprio Alessandro, ci racconta Strabone, a portare il cereale in Europa. L’Egitto è uno
dei grandi produttori di riso
nell’antichità, ma lo sono anche gli Arabi che godono ancora di estesi territori verdi che
non sono ancora stati conquistati dall’arido deserto. Da lì il
riso sale al Nord e viene coltivato lungo la pianura bagnata
dal fiume Po. Primizia e curiosità gastronomica per tanti secoli, poi medicinale consigliato dai medici dell’ospedale di
Vercelli che consigliano, nel
tredicesimo secolo, riso nell’alimentazione dei malati.
Sempre riso anche nei conti di
Casa Savoia dove compare
l’acquisto di “pochi ettogrammi e poche libbre” da confezionarsi in dolci. Nel 1400 si
assiste al boom del riso in alta
Italia. Città importanti come
Mantova, Vercelli, Cremona e
Novara si trasformano in importanti capitali del riso tanto
da richiamare i commercianti
della vicina Oltralpe. Il riso lo
scoprono i contadini, rende fino a dodici volte il seme mentre il grano rende assai meno.
Anche gli eserciti cominciano
a interessarsi del riso e una lotta fra gli imprenditori privati
scoppia sui mercati di approvvigionamento. Nel 1800 i tipi
coltivati non sono molti. C’è il
Nostrale, che poi viene incrociato con il Chinese di derivazione asiatica. C’è il Bertone
che con l’apertura del canale
di Suez inizia a fare una forte
concorrenza con il riso indiano. E c’è tutto un mondo particolare legato al riso, alle
mondine, ai canti, ai lavori
nelle risaie. Il riso, insomma,
diventa lentamente una voce
importante dell’arte gastronomica e allo stesso tempo un
personaggio vincente del bel
mangiare. Piace al sapore e
poi si presta a una infinità di
cotture. Citiamone qualcuna.
Riso all’inglese: si lessa in acqua bollente e salata, dopo
averlo lessato lo si scola e si
passa sotto un getto di acqua
fredda. Riso al vapore: si immerge per una notte il riso in
acqua fredda, poi si scola e si
lava sotto abbondante acqua
sempre fredda; lo si mette poi
in uno scolapasta, appoggiato
sopra ad una pentola in parte
piena di acqua in ebollizione.
Si copre e il riso cuoce a contatto con il vapore acqueo. Occorrono circa cinquanta minuti per una giusta cottura. Riso
lessato alla milanese: si lessa
in acqua bollente senza lavarlo e si cuoce in pentola sempre scoperta, in acqua salata
ma non a fiamma vivissima.
Riso per insalate: si sceglie il
riso fino o superfino o qualità
sottoposte a lavorazione parboiled: si lessa in acqua salata che sia in ebollizione, poi si
scola e si raffredda, senza
averlo lavato. Riso pilaff: si
soffrigge il riso in pentola con
un condimento a base animale (burro e strutto) e con cipolla tritata; poi si bagna con
brodo, con vino o altri liquidi,
a seconda della ricetta, e infine lo si tira a cottura, stendendolo poi in un recipiente e passandolo in forno ad asciugare.
Risotto pedano: si procede come per il riso pilaff orientale,
ma non si passa poi il riso nel
forno, bensì lo si copre e lo si
lascia riposare qualche istante
prima di servirlo: in genere
prima di coprirlo si amalgama
nella pentola con un bel pezzo
di burro fresco, battendo bene
la preparazione. Riso in brodo: viene gettato nel brodo
quando bolle, insieme con altri ingredienti previsti nella ricetta e si tira a cottura senza
poi scolarlo. Riso al forno: in
genere si passa il riso a terminare la cottura nel forno, condendolo o unendo altri ingredienti e dopo averlo tirato a
cottura per metà, secondo le
indicazioni della ricetta, lessandolo o soffriggendolo. Riso al cartoccio: preparazione
esotica del riso, che prevede di
tirarlo a metà cottura e poi fargli proseguire la cottura, con
un condimento a scelta, avvolto in carta metallizzata o
oleata a seconda del tipo di
presentazione. Riso gratinato:
riso lessato a metà e poi unito
a béchamel e messo in forno a
proseguire la cottura.
Riso lapà: è un tipico riso in
uso nel Medio Oriente: si cuoce in acqua salata, ma non più
di tanta acqua quanta ne basta
per coprire il riso, si mescola
spesso finché il riso ha assorbito tutta l’acqua di cottura e si
presenta morbido, quasi stracotto. Riso bollito normale: si
lessa in acqua bollente e salata
senza prima lavarlo e non si raffredda come nel caso del riso
all’inglese. Insomma, svariate
sono le cotture per gustare il riso, uno dei più importanti piaceri del bel mangiare. Non a caso i buongustai hanno nel loro
carnet gastronomico un perenne contatto con i chicchi bianchi che procurano ghiotti piaceri a chi sceglie questa voce
del “douce manger”. D’altra
parte la sopravvivenza di un
piacevole sapore non è forse un
degno omaggio al peccato di
gola?
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