Dalla Comune e Provincia di Milano - Diocesi di Milano - Zona Pastorale Prima - Prefettura Nord - Decanato di Niguarda via Giuseppe La Farina 15 - 20126 Milano - telefono e fax 02.66117340 (segreteria parrocchiale) sito web: www.parrocchiabicocca.it - indirizzo di posta elettronica: [email protected] Parroco-Prevosto don Giuseppe Buraglio: 02.6425220 – 328.4788286 – [email protected] Sacerdote residente con incarichi pastorali mons. Pino Marelli: 02.66116474 - 346.5308804 [email protected] Suore Ancelle di Gesù Bambino: 02.6431521 – viale Fulvio Testi 190 – [email protected] Direttrice dell’Oratorio Francesca Galeotta Meda: – 392.2762822 – [email protected] Foglio informativo ad uso interno Chiese giubilari Nell’Arcidiocesi di Milano sono state individuate nove chiese giubilari. Insieme al Duomo, cattedrale e chiesa madre dei fedeli ambrosiani, e alla basilica di S. Ambrogio, meta di pellegrinaggi alle reliquie del Patrono da parte di fedeli delle diverse confessioni cristiane, sono altre sette le “chiese giubilari”, una per ogni zona pastorale. Si tratta di luoghi di culto nei quali il tema della misericordia trova una particolare declinazione e in due casi, il santuario del Beato Carlo Gnocchi a Milano (zona 1) e la chiesa dell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (zona 6), edifici sacri collegati a istituzioni in cui le opere di misericordia intessono la trama della vita quotidiana. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Chiesa Cattedrale (Duomo) Basilica di Sant’Ambrogio Santuario del beato don Carlo Gnocchi di Milano Santuario del Sacro Monte di Varese Basilica di San Nicolò di Lecco Santuario dell’Addolorata di Rho Santuario di San Pietro Martire a Seveso Chiesa dell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone Chiesa parrocchiale della Madonna della Misericordia di Bresso VARIAZIONE DI CALENDARIO Il giorno 25 giugno 2016 (sabato) ci sarà il consueto Incontro dei cresimati con il Cardinale Arcivescovo, presso lo Stadio Meazza di San Siro. Per motivi organizzativi, tale incontro è stato programmato per la data indicata e non per il 2 giugno, come era ormai di tradizione. Sante Messe festive: ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18 * (sabato e prefestivi: ore 18 [e ore 15 al CTO]) Sante Messe feriali: ore 8,30 – 18 * Rosario tutti i giorni alle ore 17,35 (al suono delle campane) Confessioni: Giorni feriali: ore 7,00-8,30 e 17,30-18,00; Sabato: ore 16-18; Domenica: prima e dopo le Messe Apertura della chiesa: dalle ore 7 alle ore 19 (Sabato e festivi: apertura ore 7,30 * Domenica e festivi: chiusura tra le 12,30 e le 16) Segreteria Parrocchiale con Centro d’Ascolto: dalle ore 9 alle ore 12 (dal lunedì al venerdì) L’Imitazione di Cristo (titolo originale in latino: De Imitatione Christi) è, dopo la Bibbia, il testo religioso più diffuso di tutta la letteratura cristiana occidentale. Il testo è in lingua latina e ne è sconosciuto l'autore. La rosa di nomi a cui attribuire l'opera è, sostanzialmente, ridotta a tre figure: il monaco agostiniano Tommaso da Kempis, Jean Gerson e Giovanni Gersen. Scritto durante il periodo medievale, oggetto dell'opera è la via da percorrere per raggiungere la perfezione ascetica, seguendo le orme di Gesù (Christomimesis). L'opera si divide in quattro libri. * Libro 1 (libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità) sollecita ad abbandonare la vacuità delle cose materiali e a porre al centro dell'attenzione la carità, la conformità a Cristo, la meditazione, l'obbedienza e la contrizione. * Libro 2 (dell'interna conversazione) insiste sulla necessità e l'inevitabilità della sofferenza per poter entrare nel regno di Dio ed elabora una serie di precetti per vivere una vita interiore molto intensa. * Libro 3 (dell'interna consolazione) segna un mutamento nello stile: il testo diventa infatti una sorta di dialogo mistico con Cristo. * Libro 4 (libro del sacramento del corpo di Cristo) esorta, sempre sotto forma di dialogo, alla unione con Cristo attraverso l'eucaristia. Dal titolo del primo capitolo è verosimile pensare che il testo, passando da copista a copista, abbia fatto sì che la scelta del titolo per l'intera opera abbia avuto origini casuali in quanto riflette il titolo di questo capitolo iniziale. Controversie sull'attribuzione Come accennato, permangono dubbi sul reale autore del testo. Lo storico britannico Brian McNeil suppone che il vero autore sia Jean Gerson, teologo e filosofo francese, cancelliere dell'Università di Parigi. Una terza teoria ritiene invece che l'opera sia frutto del lavoro di più persone che hanno provveduto a completare il testo in tempi diversi. L'ipotesi si basa sulla differente impostazione stilistica dei primi due libri rispetto agli ultimi due. In effetti, i primi due libri sembrano abbozzare una sorta di "regola monastica", "intesa al governo della vita interiore" e quasi contrapposta alle scuole filosofiche realista e nominalista. Una quarta teoria vede il benedettino Giovanni Gersen tra gli autori dell'opera. Il terzo libro è scritto con uno stile più drammatico, probabilmente aggiunto in un momento successivo. Il quarto libro, incentrato completamente sull'importanza dell'eucaristia, fa altresì pensare a una stesura più tarda - probabilmente risalente al XIV secolo - quando le dispute su quel sacramento erano particolarmente accese. Una quinta teoria, propende per l'attribuzione all'ambiente dei Padri Certosini. A questo proposito Enzo Bianchi scrive: "L'opera può essere collocata e a noi pare certamente proveniente da ambiente monastico con possibilità di essere più quello certosino, attento alle ragioni del cuore, nutrito di cristocentrismo individuale, diffidente verso le forme di vita comunitaria, che quello benedettino che, per quanto ambiente solitario, esprime pure esigenze comunitarie che nel libro mai si fanno sentire". Per riuscire a districarsi tra le vere motivazioni per cui questo lavoro non è finora stato attribuito con certezza, va tenuto presente che la querelle sull'attribuzione di questa importante opera letteraria è stata alimentata, non solo ma anche, da motivi poco elevati come i nazionalismi vari e il prestigio di qualche ordine religioso. Il dibattito tra gli studiosi, ha proposto finora, come alternative più credibili quelle di Gerson, francese e "cancelliere" della Sorbona (1363-1429), Tommaso da Kempis (1380-1471) e Giovanni Gersen (1243-?), benedettino vercellese. Quest'ultimo, nel "Dizionario storico degli autori ecclesiastici" (1768-1771, 4 voll) rileva come Gersen fosse una persona molto colta e come conoscesse San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova. Capitolo I: l'imitazione di Cristo e il disprezzo di tutte le vanità del mondo "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo. Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio. - riflessioni e pratiche Nessuno dei seguaci di Gesù Cristo, entra nel santuario della verità, se non per la carità. Nessuno giunge alla conoscenza degli alti misteri, se non per la fede umile. Nessuno può comprendere e gustare la dottrina d'un simile Maestro, se non seguendo la sua condotta, imitando i suoi esempi e praticando le sue lezioni. In una parola: non le scienze e le arti, ma la carità e le virtù cristiane ci rendono giusti ed amici di Dio. Un semplice fedele, che abbia il cuore contrito ed umiliato, piace più a Dio che il maggior filosofo e teologo che sia gonfio del suo sapere e poco penetrato della cognizione del suo nulla. Infatti, al dire del nostro autore, la somma sapienza è l'aspirazione al regno dei cieli disprezzando le cose del mondo; tutto il resto è vanità. Capitolo II: l'umile coscienza di sè L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita. Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione. Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te. - riflessioni e pratiche Quanto si contiene in questo capo, che è come una dichiarazione ed estensione del precedente, si riduce a quei detti dell'Apostolo San Paolo: La scienza gonfia, la carità edifica. Se alcuno si pensa di sapere qualche cosa, non sa tuttavia tutto quel che conviene sapere; ma se egli ama Dio, è conosciuto ed amato da Dio. Se fossimo compresi di questi detti divini, non avremmo tanto ardore per le scienze e per le arti, ed anteporremmo loro lo studio della cognizione di noi stessi. Chi meglio conosce se stesso è senza fallo più umile. E siccome l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, noi innalzeremo tanto più alto l'edificio spirituale della nostra santità, quanto più profonda e solida sarà in noi l'umiltà. X Domenica 7 febbraio Ultima domenica dopo l’Epifania pomeriggio festa di carnevale in oratorio Lunedì ore 21,15 Coro ore 18 ore 21 Incontro Genitori Terza Elementare Consiglio Affari Economici Parrocchiali 10 febbraio ore 8,30 e 18 ore 21 ore 21 ore 21 Messa della carità AC adulti Commissione Liturgia Incontro Genitori Battesimi Giovedì ore 17,30 11 febbraio Rosario per la Giornata Mondiale del Malato X Prima Domenica di QUARESIMA 8 febbraio Martedì 9 febbraio Mercoledì Domenica 14 febbraio Domenica 14 febbraio: incontro A.C.R. ore 11 ore 16 Gruppo Famiglie Battesimi: n. 3 Domenica 7 febbraio: vendita delle Primule della Vita Domenica 7 febbraio: raccolta fondi per la Caritas parrocchiale sabato 13 febbraio alla Messa delle 18: distribuzione degli impegni quaresimali 11.12.13 febbraio domenica 14 febbraio a tutte le Messe: imposizione delle ceneri e distribuzione degli impegni quaresimali ORATORIO CHIUSO BAMBINI CHE SARANNO BATTEZZATI IL 14 FEBBRAIO Giulio PUGLIESE, Stefano ANGELASTRI, Sara SCERVINI UNIONE SAMARITANA incontri formativi per nuovi volontari sabato 13 febbraio si terrà il primo dei tre incontri di formazione per coloro che intendono prestare il loro servizio volontario di almeno 2 ore settimanali presso l’Ospedale di Niguarda o in un Centro Geriatrico ritirare in fondo alla chiesa: volantino con programma e modalità di iscrizione al tavolo dei giornali è disponibile il libretto per la PREGHIERA QUOTIDIANA DI QUARESIMA