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Anno 105 - n. 11 - Novembre 2014
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La Rivista Anno 105 - n.11 - Novembre 2014
L’ITALIANO NEL
MONDO CHE CAMBIA
A Firenze gli Stati Generali
della Lingua Italiana nel Mondo
Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva,
sale e pepe e … buon appetito!
Editoriale
di Giangi Cretti
La Rivista
Editore
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
A.G. LOTTI, C. NICOLETTI,
S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA,
C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO,
M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO,
A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO,
M. FORMENTI, F. FRANCESCHINI, T. GATANI,
G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI,
F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA,
C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL
La Rivista
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Fax +39 0332 510715
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Chiudere la forbice. Dovrebbe essere questo
l’obiettivo. Quanto meno, ridurre la divaricazione che ancora oggi separa la retorica
dell’annuncio dall’effettività della pratica.
Presuntuoso, forse. Necessario, di sicuro.
Dopo decenni cadenzati da convegni, incontri, seminari - puntualmente confluiti in
dotte teorie infarcite di buone intenzioni che
s’impolverano negli archivi - passare dall’enunciazione all’azione è obbligatorio.
Molto è stato detto (reiterato e ripetuto).
Bene ora sarebbe se qualcosa fosse fatto.
D’altronde, solo la fantasia più sfrenata (o
più docilmente addomesticata) potrebbe
immaginare che ci sia uno stadio di studio
cha vada oltre gli stati generali: per loro natura sintesi suprema di una miriade di stati
particolari. Dopo di loro, per reggere il confronto, non ci sarà il diluvio, ma solamente
altri stati generali.
Come quelli preannunciati per il 2016: di verifica su quanto, di ciò che è stato promesso
nel 2014, sarà rimasto lettera morta oppure
sarà evoluto allo stato di materia viva.
Ridotta all’essenza, è questa la sfida che il
Governo lancia, solipsisticamente a se stesso,
a chiusura degli Stati Generali della Lingua
Italiana nel Mondo convocati a Firenze il 21
e il 22 ottobre scorsi.
Un’adunata intellettualmente stimolante,
dove, e non poteva essere diversamente, ha
prevalso il déjà-vu e il déjà-entendu. Esplicitati, ribadendo l’importanza dell’opera,
dell’arte, della gastronomia: vere proprie
bussole alle quali orientare percorsi didattici che si vorrebbero creativi; elencando
le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, anche se magari creano un poco di
confusione nella concezione del tempo:
nella stessa tavola rotonda, con ostentata pari autorevolezza, l’e-learning è stato
presentato come ormai sorpassato e come
opportunità per il futuro; rendendo attenti
all’urgenza di creare un osservatorio permanente, perché no? Con sede a Firenze,
magari presso l’Accademia della Crusca;
invocando il coordinamento dell’azione;
auspicando l’univocità della certificazione.
Insomma, una teoria di proposte che non
hanno il pregio della novità. Perché non hanno mai avuto l’opportunità di diventare vecchie. O forse perché, per loro natura (nuove
tecnologie a parte) non possono invecchiare.
Senz’altro, un caleidoscopio di buoni propositi, convogliati in un catalogo di raccomandazioni, che tali non dovrebbero restare, e che
dovrebbero impegnare la politica. Intento dichiarato: fare (a parole tutti convengono che
non basti dirlo) in modo che la promozione
della nostra lingua sia un tema di rilievo nel
Paese e nel Parlamento. Che abbia il posto
che merita nell’agenda del Governo.
Perché la lingua italiana non è una materia
residuale. Ne erano convinti tutti a Firenze.
E tutti l’hanno ripetuto: convenendo sullo
stretto connubio fra lingua e identità (“la
lingua è la casa di un popolo”); celebrando
l’indissolubilità del legame fra lingua e cultura (lingua è cultura); denunciando quanto
provinciale e povero sia il servilismo nei confronti dell’inglese; scoprendo (di necessità
virtù) quanto rilevante sia il sostegno privato.
Con la priorità di sempre: fare sistema. Che
sembrerebbe la cosa più sensata, pertanto la
più facile. Invece no, anche in questo caso,
rischia di restar confinata al rango di aspirazione: come l’isola di Utopia di Tommaso
Moro è qualcosa che esiste solo per il fatto di
essere evocato.
Nei fatti, è un non luogo a procedere.
La speranza, genuina, è almeno ‘stavolta di
essere smentiti.
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Sommario
La Rivista
1 Editoriale
4 Sommario
PRIMO PIANO
La seconda Guerra Fredda: un conflitto
globale
16
nel mondo che cambia
19 L’italiano
A Firenze gli Stati Generali della Lingua
Italiana nel Mondo
21 Il documento conclusivo
legale come mezzo di garanzia
36 Ipoteca
per artigiani e imprenditori
27
INCONTRI
“Il futuro mi vedrà moglie, madre e artista”
Donne in carriera: Vanessa Ferrari
40
48
50
51
52
54
56
58
60
64
66
69
71
76
77
CULTURA
Come è nato l’Appenzell daz lant,
cioè Terra o Cantone di Appenzello
Dalla Svizzera degli Stati
alla Svizzera federale
9a edizione di Zurigo in Italiano:
il programma completo
Un progetto scolastico ed un concorso
Italia e Svizzera
verso l’expo 2015
I primi Campionati Svizzeri
delle Professioni
SwissSkills Berna 2014
La quarta edizione
del World Forum per la Pace
A Lugano dall‘8 al 10 novembre
Il quadro della Contessa
Marc Chagall.
Una retrospettiva 1908-1985
Fino al 1° febbraio 2015 Palazzo Reale Milano
Dal modello classico al jabot
La cravatta al Museo nazionale a Zurigo
DOLCEVITA
Capri – la passerella del mondo
Intervista con Guido Lembo
Un cartolina da… Rouen
Il Salumaio di Montenapoleone
Un interessante “nuovo” indirizzo
nella Lugano gastronomica
Slow Food Market,
la fiera che fa venire
l’acquolina in bocca
Bentornato Quinto Quarto
Tagli, Ritagli e Frattaglie
Fiat 500L Living 1.4 T-Jet 120 CV
Impressioni di guida
Fiat 500 X “Opening Edition”
82
83
84
85
86
87
IL MONDO IN FIERA
Pack&Move:
Basilea, 9 - 12 settembre 2014
Arrivederci nel 2016
Fiera Verona: Marmomacc -Salone internazionale del marmo e della pietra naturale
I numeri dell’edizione 2014
90
92
EICMA 2014: Fiera Milano, 6 - 9 novembre
Esposizione mondiale del motociclismo
Motorshow 2014:
FieraBologna, 6 - 14 dicembre
Test spettacolo intrattenimento
93
94
96
Legno&Edilizia 2015:
FieraBologna, 22 - 25 febbraio 2015
Fiera del legno per le costruzioni edili
6
9
11
13
15
25
28
31
33
35
IL MONDO IN CAMERA
Gourmesse 2014:
ancora una volta l’Italia in primo piano
Emozioni italiane al Motor Village di
Ginevra
A Napoli incoming di buyers svizzeri settore
moda
Ecomondo 2014: Fiera Rimini, 5 - 8 novembre
Salone internazionale dell’ecosostenibilità
Le Rubriche
Sommario
La Rivista
A Losanna e Sion giornata Italia-Europa:
opportunità d’affari per le imprese svizzere
Feel the breeze of Tuscany a Ginevra
I prossimi colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e
imprenditori soci della Camera
Contatti Commerciali
Servizi Camerali
In breve
Italiche
Elvetiche
Europee
Internazionali
Cultura d’impresa
Burocratiche
Normative allo specchio
Angolo Fiscale
Angolo legale Svizzera
38
41
46
47
53
59
63
71
75
78
Convenzioni Internazionali
L’elefante invisibile
Scaffale
Per chi suona il campanello
Benchmark
Sequenze
Diapason
Convivio
Motori
Starbene
In copertina: Il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è a far da prestigiosa cornice ala prima giornata dei lavori degli Stati Generali della LIngua Italiana nel Mondo
In Breve
La Rivista
Costo del lavoro, Svizzera
distante dai Paesi dell’euro
Il costo del lavoro in Svizzera ammonta
mediamente a 61,30 franchi per ogni ora
di produzione: lo ha reso noto l’Ufficio federale di statistica (UST), precisando che
vi sono sensibili variazioni a seconda dei
settori economici e delle dimensioni delle
aziende. Nel raffronto europeo i dati svizzeri sono decisamente i più alti.
I costi del lavoro rappresentano quanto
versato dalle imprese per remunerare il
fattore produttivo e comprendono salari e
stipendi (79,1%), contributi sociali a carico
dei datori di lavoro (17,6%) e altri oneri
(3,3%), quali la formazione professionale e
le spese d’assunzione.
Sulla base di dati che risalgono al 2012,
l’UST rileva che costi medi più elevati e più
bassi dell’intera economia – escluso il settore primario – si riscontrano nel settore
dei servizi. In cima alla lista si trovano le
attività finanziarie e assicurative (93,40
franchi), il settore dell’informazione e della
comunicazione (76,75) e quello dell’istruzione (75,20 franchi), mentre il settore
delle attività amministrative e dei servizi di
supporto (48,80 franchi) e quello dei servizi
di alloggio e di ristorazione (38,30 franchi)
si situano agli ultimi posti della classifica.
Nel settore della produzione i divari tra
i settori economici sono più contenuti:
i costi orari si situano infatti fra i 52,05
franchi (costruzioni) e i 68,90 franchi (fornitura di energia).
Il livello del costo del lavoro varia anche
a seconda delle dimensioni dell’impresa.
Nel 2012, considerando l’insieme dei settori secondario e terziario, il costo orario
del lavoro sostenuto dalle imprese con 50
o più dipendenti (64,50 franchi) era del
25,7% superiore a quello registrato nelle
imprese piccole con meno di dieci dipendenti (51,30 franchi).
I Paesi della zona euro presentavano nello
stesso periodo costi che spaziavano tra i
21,15 euro (Spagna) e i 39,35 euro (Danimarca). In Austria, Germania e Francia, Paesi limitrofi della Svizzera, i costi orari erano rispettivamente di 29,75, 30,50 e 34,25
euro. Per l’Italia non sono disponibili dati.
Le differenze, si legge nel comunicato
dell’UST, sono ancora più marcate se si
considerano i nuovi Paesi membri dell’UE:
nel 2012, infatti, i costi orari del lavoro
erano superiori a 10 euro solo per quanto riguarda Malta (11,75 euro), la Slovenia
(15,60 euro) e Cipro (16,75 euro).
Dati Immigrati,
tedeschi in testa
La Svizzera contava alla fine dello scorso
anno 8.139.600 abitanti, 100.600 in più
(+1,3%) rispetto al 2012. In progressione
– dello 0,5% a 6.202.200 – anche la popolazione di nazionalità elvetica, grazie in
particolare alle naturalizzazioni. Una nota
dell’Ufficio federale di statistica (UST) spiega che l’aumento della popolazione residente è il risultato di un incremento naturale di 17.800 persone, pari alla differenza
tra nascite e decessi, e di una crescita di
82.800 persone dovuta alla migrazione.
Nel 2013, la Svizzera ha registrato
193.300 immigrazioni, 26.100 da parte
di svizzeri (+8,5%) e 167.200 da parte di stranieri (+10,8%). Tre quarti degli
immigrati stranieri erano europei, essenzialmente tedeschi (26.400 immigrati),
6 - La Rivista novembre 2014
portoghesi (20.000), italiani (17.700),
francesi (13.600) e spagnoli (9.100). Le
emigrazioni sono state 106.200 (+2,2%),
in calo del 5,1% tra gli svizzeri, ma in aumento del 5,2% tra gli stranieri. La Francia
resta la destinazione preferita.
Le persone di nazionalità straniera che
soggiornano in maniera permanente in
Svizzera erano 1.937.400 e rappresentavano il 23,8% della popolazione residente (nel 2012 erano il 23,3%). La
maggior parte dei residenti stranieri vive
da molto tempo nella Confederazione.
Il Paese per i vecchi è la
Svizzera
La Svizzera è uno dei migliori Paesi al
mondo dove invecchiare: lo afferma
uno studio internazionale che ha preso
in considerazione 96 nazioni. È superata
solo da Norvegia e Svezia.
La classifica tiene conto di aspetti quali condizioni di vita, sicurezza economica, salute, capacità di essere attivi
e supporto sociale. Rispetto al 2013 la
Svizzera ha guadagnato tre posizioni, classificandosi davanti a Canada
e Germania. In linea generale in cima
alla graduatoria vi sono i paesi dell’Europa occidentale, del Nordamerica e
dell’Oceania, mentre agli ultimi posti
figurano Afghanistan e Mozambico.
La popolazione anziana è in ascesa nel
mondo: entro il 2050 si attende un
numero di over 60 pari al 21% della
popolazione globale (ora è il 12%).
Circa un quinto di loro è nato in Svizzera e si compone di stranieri di seconda e
di terza generazione. Tra coloro che sono
nati all’estero, quasi la metà vive nella
Confederazione da 10 o più anni ininterrottamente. La popolazione residente è
aumentata in tutte le regioni del Paese:
otto Cantoni su 26 hanno registrato una
crescita superiore o uguale a quella della
media svizzera. Gli incrementi più marcati
sono stati osservati nei Cantoni di Friburgo
(+2,1%), Vaud (+2,0%), Vallese e Turgovia
(entrambi +1,6%). In Ticino la progressione è stata dell’1,4% (a 346.539 abitanti)
e nei Grigioni dello 0,5% (a 194.959).
Appenzello Interno è cresciuto essenzialmente grazie all’incremento naturale. Per
i Cantoni di Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello Esterno, Uri e Ticino, che
hanno registrato un’eccedenza di decessi,
la progressione della popolazione è dovuta unicamente al saldo migratorio.
In Breve
La Rivista
Verso il voto per il rinnovo
dei COMITES
Il 19 dicembre 2014 nelle 5 circoscrizioni
consolari (Ginevra, Berna, Basilea, Zurigo e
Lugano) i cittadini italiani iscritti all’Aire che
si saranno iscritti all’albo degli elettori dovrebbero votare per eleggere i componenti di
7 COMITES (Comitati degli Italiani all’Estero): infatti, a quelli menzionati si aggiungono San Gallo, che oggi fa capo al Consolato
Generale di Zurigo, e Losanna che è assimilato alla Circoscrizione di Ginevra.
Cosa sono i COMITES
I COMITES sono organi elettivi che rappresentano le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero nei rapporti con gli Uffici
consolari, con i quali collaborano per individuare le necessità di natura sociale, culturale e civile della collettività italiana.
I COMITES, promuovono, nell’interesse della
collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune
in materia di vita sociale e culturale, assistenza
sociale e scolastica, formazione professionale,
settore ricreativo e tempo libero.
I COMITES, previa intesa con le Autorità consolari, possono rappresentare le istanze della
collettività italiana residente nella circoscrizione alle Autorità e alle Istituzioni locali.
I COMITES sono composti da 12 membri,
per le collettività fino a 100.000 cittadini
italiani residenti nella circoscrizione, o da
18 membri, per le collettività composte da
più di 100.000 cittadini italiani residenti (in
Svizzera è solo il caso di Zurigo).
I MEMBRI DEI COMITES restano in carica
cinque anni e non percepiscono remunerazione per la loro attività.
Per chi si vota?
I membri dei COMITES sono eletti sulla
base di liste di candidati sottoscritte dai
cittadini italiani residenti in ogni circoscrizione consolare (già presentate entro il 19
ottobre scorso).
Come si vota?
I cittadini italiani maggiorenni residenti all’estero, iscritti nelle liste elettorali e residenti da
almeno 6 mesi nella circoscrizione consolare,
votano per corrispondenza, purché abbiano
fatto pervenire – entro il 19 novembre 2014
- all’Ufficio consolare di riferimento apposita
domanda, richiedendo di essere iscritti nelle
liste degli elettori. A tal fine, si devono usare
gli appositi moduli che nel frattempo sono
stati inviati a tutti capifamiglia. Tutti coloro
che non l’avessero ricevuta possono rivolgersi
direttamente all’ufficio consolare di riferimento oppure scaricarlo dal sito internet del
lo stesso consolato.
L’Ufficio consolare competente non oltre il
ventesimo giorno antecedente le elezioni,
vale a dire il 29 novembre 2014, invierà a
ciascun elettore che abbia presentato la domanda di ammissione al voto, un plico contenente il materiale elettorale ed un foglio
informativo illustrante le modalità di voto.
Il cittadino esprime il proprio voto, seguendo le istruzioni fornite, quindi restituisce per
posta al proprio Ufficio consolare la scheda
utilizzando la busta già affrancata contenuta nel plico elettorale. La busta deve essere
inviata al più presto possibile in modo da
giungere a destinazione non oltre le ore 24
del 19 dicembre 2014.
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La Rivista - 7
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In italiano con sottotitoli in tedesco
illustrazione di Fabian Negrin
scritto e diretto da
UNA QUALITÀ CHE SI SENTE.
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La Rivista
Italiche
di Corrado
Bianchi Porro
Non cambiano le prospettive di investimento
Nel mese di ottobre, il mercato azionario italiano, come
altri, ha registrano una sensibile correzione. È cambiato qualcosa nello scenario? Lo chiediamo a Maria Paola
Toschi, market strategist di JP Morgan a Milano.
Certamente gli elementi geopolitici giocano un elemento di
turbativa e disturbo dei mercati, risponde. Ma non pensiamo
che sarà un elemento così dirompente da poter cambiare le
prospettive d’investimento dei mercati. Anche nell’ultimo
anno, abbiamo visto una serie articolata di focolai di crisi in
molti Paesi, ma non una reazione duratura a questi eventi. Abbiamo riscontrato delle reazioni emotive e fasi di correzione.
Però pensiamo che possano essere più un effetto di volatilità
che non un elemento di cambiamento dei mercati. La forte attenzione che c’è stata nel triennio 2010-2013 ai temi dell’austerità, necessariamente cederà il passo a una fase di minore
attenzione e tensione verso esigenze legate ad una ulteriore
riduzione dei deficit, nonostante vi siano dei livelli ancora molto elevati di indebitamento che continueranno a creare una
sorte di freno alla crescita.
Però, è stato fatto qualcosa di molto importante. Infatti, le dinamiche di crescita del debito sul Pil estremamente pericolose
negli anni della crisi, ora si sono stabilizzate. Forse in pochi
casi c’è una fase reale di rientro, anche perché la crescita resta
bassa e il basso livello d’inflazione non aiuta questo processo.
Ma certo, abbiamo una situazione più stabile e sotto controllo
rispetto ai trend trascorsi. Anche questo è un elemento di fiducia, pur se per noi è poi molto difficile valutare a livello politico
come questo dibattito potrà evolvere in ambito europeo.
Ci sono naturalmente problemi per la debolezza della domanda
europea anche se gli Usa giocano un ruolo di maggiore stabilizzazione. Secondo J.P. Morgan, gli indicatori PMI sono un termometro interessante e abbastanza attendibile sull’andamento del ciclo economico. Quando l’indice è sopra 50, l’economia
è in espansione. Quando si trova sotto a 50, è in recessione.
Ebbene, quali sono i messaggi da cogliere nelle intenzioni dei
responsabili di acquisto delle imprese? Il primo messaggio è
che la percentuale di Paesi sopra il 50 e in un contesto espansivo risultano in settembre al 72%. Si è registrata un po’ di
decelerazione in questi mesi. La prima parte dell’anno, infatti,
l’andamento era più brillante, cui è seguita una fase di appannamento. Ma restiamo in un contesto globale di espansione.
Le indicazioni PMI si basano sulle interviste e dunque sulla percezione del momento economico dei direttori degli acquisti:
una platea molto ampia di operatori economici che operano
nel settore manifatturiero. Ci dicono, dal loro punto di vista,
qual è la percezione del momentum economico. Ebbene, abbiamo una Germania che è andata – seppur di poco – sotto
al 50 (49.9). La Francia è al 48.8 e sta facendo fatica a trovare
una dinamica di ripresa più convincente. L’Italia invece è in
espansione al 50.7. La Spagna addirittura è al 52.6, con segnali
importanti e con diversi trimestri positivi di ripresa, anche se
ha pur sempre il 25% di disoccupazione. Questo sembrerebbe
dirci che la Germania sta peggio dell’Italia o della Spagna. Ovviamente non è così. Ma la percezione del ciclo economico in
Germania ha confermato un po’ questa immagine di debolezza.
Ciò conferma come l’indice PMI sia un indicatore attendibile.
Però possiamo anche rilevare che abbiamo tanti Paesi europei
che attraversano una situazione di relativa tranquillità. Ogni
Paese ha delle specificità che bisogna tener presenti quando si
leggono questi indicatori, ma il messaggio generale e globale è
che stiamo ancora operando in un contesto di crescita, pur con
ampie divergenze. D’altra parte vi è anche divergenza delle politiche monetarie. L’inflazione resterà bassa e al di sotto delle
medie storiche e continuerà probabilmente ad alimentare un
contesto di ripresa dei tassi moderati per effetto di un’inflazione che resta ai minimi.
C’è oggi molto scetticismo sulla manovra della BCE ed è difficile poter capire l’impatto che avrà sul mercato del credito. La
BCE può intervenire sull’offerta di credito, ma è la domanda di
credito quella che preoccupa. Essa è legata alla fiducia e alla
ripresa di strategie di crescita di espansione che continuano
ad essere condizionate da elementi di fragilità del contesto
europeo. Ma le banche stanno allentando gli standard creditizi. Gli istituti hanno fatto un lungo cammino di riassetto e
ristrutturazione. Hanno fatto aumenti di capitale e possiedono
in portafoglio titoli governativi che in questo periodo si sono
rivalutati, rafforzando gli asset patrimoniali e portando a compimento quel percorso di Asset Quality Revue che si conclude
ad ottobre. L’esame della Bce è stato un grande freno alla ripresa del credito anche in Italia per costruire l’Unione bancaria
che potrebbe essere il primo esperimento di maggiore integrazione a livello europeo.
Banca d’Italia ora perderà la vigilanza sui 15 maggiori istituti italiani e la Bce avrà voce in capitolo anche sulle altre
nel nome dell’unicità dell’azione di supervisione. Non bisogna
dunque sottovalutare questi aspetti. La Bce continua a mantenere forte aspettativa su questo allentamento quantitativo per
mantenere la tensione nei mercati finanziari e fare pressione
sulla politica perché attui le necessarie riforme strutturali che,
naturalmente, richiedono i tempi necessari spesso incomprimibili. Poi c’è da verificare se la debolezza della Germania possa
determinare un cambiamento di approccio. Al calo del bilancio
della Bce dal 2011 al 2013 è seguito un periodo di rivalutazione forte dell’euro. Ora questo trend si è molto invertito: ci
si aspetta che il bilancio riparta e scenda di conseguenza la
moneta aiutando l’export nei Paesi come l’Italia. Questo potrebbe dare una mano alla ripresa della competitività e, magari, dell’inflazione anche in Italia, conclude Maria Paola Toschi.
novembre 2014 La Rivista - 9
La Rivista
Elvetiche
di Fabio Dozio
Xenofobia in salsa verde
Ecopop, un nome che inganna. Sembra quello di un cantante rap, di una rock band o un programma di promozione ecologica. Invece no, molto più prosaicamente indica un’iniziativa popolare sulla quale gli svizzeri saranno
chiamati a esprimersi a fine novembre: “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali
della vita”. Promossa dall’Associazione ecologia e popolazione, Ecopop appunto. La tesi di fondo è che i danni
arrecati alla natura dall’uomo siano dovuti all’incremento
demografico, che in Svizzera è dato dagli stranieri.
Ci risiamo. A nove mesi dall’approvazione popolare dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, il popolo
elvetico è chiamato di nuovo a esprimersi su un tema che
riguarda l’immigrazione. Si torna alle urne su un argomento di fatto xenofobo, mentre l’applicazione del dettato costituzionale accettato il 9 febbraio sta creando non poche
magagne alla classe politica svizzera, che deve sbrogliare
una matassa in cui si intrecciano i contingenti con i bilaterali, le esigenze dell’economia con la volontà del popolo.
L’iniziativa Ecopop vuole introdurre nella Costituzione il
principio che “in Svizzera la popolazione residente permanente non può crescere in seguito a immigrazione di oltre
lo 0,2 per cento annuo nell’arco di tre anni”. Inoltre prevede che “la Confederazione investe in provvedimenti volti a
promuovere la pianificazione familiare volontaria almeno
il dieci per cento dei mezzi destinati alla cooperazione internazionale dello sviluppo”. In sostanza, data la popolazione attuale di circa 8 milioni, ogni anno il numero di
abitanti può crescere solo di 16 mila unità. Negli ultimi
anni l’incremento demografico si situa attorno alle 80
mila persone all’anno. La restrizione è quindi consistente.
È importante specificare che il flusso di persone sarebbe
comunque significativo, perché ogni anno 75 mila persone
lasciano la Svizzera, quindi potrebbero immigrare nel nostro paese circa 91 mila persone. Ciò dovrebbe permettere
all’economia, sostengono i promotori, di reclutare il personale necessario. Altro fattore su cui insiste l’Associazione
ecologia e popolazione è il confronto con l’Europa. La popolazione svizzera cresce in media negli ultimi anni cinque
volte più che negli altri paesi europei. Il saldo migratorio
netto nell’Unione Europea è infatti inferiore a quello svizzero e si situa tra lo 0,16 e lo 0,18%.
La seconda richiesta formulata dall’iniziativa è molto ambiziosa, perché intende influire sullo sviluppo demografico
del pianeta! Perciò si propone di indirizzare il 10 per cento
degli attuali fondi elvetici destinati alla cooperazione e
allo sviluppo a programmi di pianificazione familiare volontaria nel sud del mondo. Una misura che dovrebbe, alla
lunga, contribuire a ridurre la pressione dell’immigrazione
verso i paesi ricchi, fra cui la Svizzera.
Il Consiglio federale respinge l’iniziativa e invita i cittadini a fare altrettanto. Secondo il Governo l’eventuale approvazione sconvolgerebbe la politica d’immigrazione del
nostro paese. La limitazione dei permessi di soggiorno si
applicherebbe anche al settore dell’asilo, dell’accoglienza
per motivi umanitari e al ricongiungimento familiare. Settori in cui la Svizzera è vincolata da obblighi costituzionali e impegni internazionali. “Limitando fortemente l’immigrazione verso la Svizzera – scrive il Consiglio federale
– l’iniziativa impedirebbe ai diversi rami dell’economia di
assumere i lavoratori di cui hanno bisogno”. Inoltre e non
da ultimo, “l’approvazione dell’iniziativa potrebbe portare
alla denuncia dell’Accordo sulla libera circolazione delle
persone”, come per la decisione del 9 febbraio. E ancora,
se la riforma venisse approvata, porterebbe a un aumento
vertiginoso del numero di frontalieri in tutta la Svizzera.
Anche il Parlamento si è espresso in modo chiaro contro
Ecopop. Tutti i partiti l’hanno bocciata, persino l’UDC. I democentristi si preoccupano per gli effetti sull’economia,
ma soprattutto temono che questa iniziativa possa danneggiare l’attuazione di quella sull’immigrazione di massa.
Adrian Amstutz, capogruppo UDC in Parlamento, ha detto chiaramente che “non bisogna dare alla Berna federale
l’opportunità di contrapporre un’iniziativa all’altra”.
L’Associazione ecologia e popolazione è nata all’inizio degli anni Settanta sull’onda della pubblicazione del libro
sui limiti dello sviluppo curato dal Club di Roma. Vi fanno
parte attualmente molti professori e accademici che si dicono politicamente neutrali, ma che tendono a privilegiare
i diritti della natura rispetto a quelli dell’uomo.
È vero che anche in Svizzera il territorio viene sacrificato,
c’è troppo cemento e ci sono molte strade, ma contenere
la popolazione non significa automaticamente privilegiare
uno sviluppo sostenibile.
“La qualità di vita – ha detto la ministra Simonetta Sommaruga – non dipende solamente dalla quantità di gente,
ma dalla pianificazione del territorio, da un consumo di risorse sostenibile, da un’economia funzionante che garantisca lavoro per tutti”.
novembre 2014 La Rivista - 11
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La Rivista
Europee
di Viviana Pansa
Tempo di bilanci
Un impegno assai gravoso attende la nuova Commissione europea, chiamata da subito a fare i conti con le leggi
di stabilità dei Paesi dell’Unione e con il peggioramento
degli indicatori economici dell’eurozona. Permane, infatti, il rischio deflazione, mentre non è affatto scongiurato quello della recessione: gli ultimi dati attestano
anche per la locomotiva tedesca un arresto sul fronte
della produzione industriale, caduta del 5.9% in agosto e
dell’1.8% nella zona euro.
Ulteriori difficoltà potrebbero determinarsi con la conclusione
delle misure messe in campo dalla Federal Reserve per stimolare
l’economia statunitense – il contenimento del costo del denaro
e l’immissione di liquidità, - riflessione rappresentata anche nel
corso dell’ultimo incontro del Fondo Monetario Internazionale
a Washington. Qui il presidente della Banca centrale europea
Mario Draghi ha messo in guardia da facili ottimismi, sottolineando come la ripresa globale sia più debole del previsto,
più di quanto si potesse immaginare sei mesi fa. Draghi ha poi
invitato i Paesi più in difficoltà dell’area euro a proseguire con
le riforme strutturali, evidenziando come in seguito gli sforzi
sul fronte del consolidamento dei bilanci potranno essere attenuati, a patto di non vanificare i risultati raggiunti.
Se dal fronte tedesco continua la rigidità sul mantenimento
degli impegni presi con il Patto di stabilità – la cancelliera
Angela Merkel ha ribadito al Bundestag ancora una volta la
necessità che tutti i Paesi sottoscrittori rispettino il Patto e non
sembra raccogliere i suggerimenti di interventi utili allo stimolo di investimenti e consumi interni, – Francia e Italia spingono
sulla flessibilità. La Francia ha annunciato che sino al 2017 non
riporterà il suo deficit – che oggi sfora già il 4% - al di sotto del
3%: la Finanziaria 2015 contiene misure in linea con un deficit
del 4.4%, che resterà probabilmente invariato l’anno prossimo
per scendere poi nel 2016 al 3.8 e nel 2017 al 2.8%. “Garantiamo serietà ma diciamo no all’austerità” – ha detto il ministro
delle Finanze Michel Sapin, che assicura comunque l’impegno
sul fronte del “consolidamento dei conti”, testimoniato da un
taglio della spesa pubblica di 50 miliardi di euro da oggi al
2017. Una scelta che la cancelliera Merkel ha già dimostrato di non condividere, avvertendo sul fatto che non si possa
dire oggi di aver superato la crisi, e disapprovata dal presidente
dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, mentre arriva l’appoggio
da parte del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, che
ricorda a più riprese come l’obiettivo deficit/Pil al 3% sia oggi
anacronistico e come nessun Paese debba essere trattato come
uno “studente” – il riferimento è al commento della cancelliera
secondo cui “i Paesi devono fare i loro compiti”.
Ma a risentire della decisione è stato in primo luogo il francese
Pierre Moscovici, designato al ruolo di Commissario europeo
agli affari economici e monetari del nuovo esecutivo targato
Jean-Claude Junker, bersagliato in quegli stessi giorni da critiche e domande nel corso della sua audizione al Parlamento
europeo. “Cosa farò di fronte al mio Paese d’origine? Regole,
niente altro che regole – ha affermato Moscovici; - sono qui
per garantire la nostra funzione di controllori del bilancio e se
un Paese non soddisfa gli obblighi del trattato e si trova sotto
procedura come la Francia, io continuerò con la procedura”. Insistendo dunque sull’applicazione delle regole piuttosto che su
di una loro ridiscussione, il socialista francese sembra tracciare
una traiettoria di continuità con la Commissione uscente e del
resto anche Junker non ha lasciato sino ad oggi intravedere
margini di manovra differenti se ribadisce che le decisioni di
Moscovici dovranno passare al vaglio del finlandese “rigorista”
Jyrki Katainen – commissario per gli affari economici e monetari nella Commissione uscente e vice presidente nel nuovo
esecutivo - e del vice presidente Valdis Dombrovskis, commissario per l’Euro e il dialogo sociale.
Circostanze eccezionali sono poste alla base anche della legge
di stabilità italiana – una manovra in deficit di 11 miliardi di
euro – e del rinvio del pareggio di bilancio al 2017. Renzi e il
ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan richiamano i tre anni
di recessione trascorsi – il periodo di difficoltà più lungo che
si ricordi almeno dagli anni Settanta, - sottolineando come il
vincolo del deficit al 3% verrà comunque mantenuto, anche se
la correzione strutturale sarà dello 0.1% invece che dello 0.7%
inizialmente richiesto. “Non abbiamo alcuna preoccupazione
per il giudizio dell’Europa – afferma Padoan. “Con Bruxelles –
ha assicurato - va avanti un dialogo assolutamente cordiale e
costruttivo. Stiamo interpretando le regole del Patto di stabilità
tenendo conto di due circostanze eccezionali:
il quadro macroeconomico e l’ambiziosissimo programma di
riforme. Il governo rispetta i vincoli sul rapporto deficit-Pil richiesti dalla Ue. Noi non facciamo deficit, lo riduciamo gradualmente pur in un contesto di recessione”.
Se una buona notizia arriva da Moody’s, che definisce solida
la situazione del nostro bilancio e promuove a pieni voti il
Jobs act per il rilancio dell’occupazione, permane l’irrequietezza dei mercati, che non risultano rassicurati neppure dalle
misure straordinarie annunciate da Draghi al termini del vertice della Bce a Napoli – in particolare l’acquisto di strumenti
finanziari e obbligazioni fino a 1000 miliardi di euro nei prossimi due anni, liquidità che il sistema bancario dovrebbe a sua
volta trasmettere alle imprese. Ben poco potrà questa volta
la Bce se con l’aggravarsi della situazione Paesi come Francia, Italia e Germania continueranno a non avere un piano
comune e coordinato su come fronteggiare la crisi, se continueranno a diffidare l’uno dell’altro e ad agire anche a scapito
l’uno dell’altro, rischiando così di affossare definitivamente la
moneta comune.
novembre 2014 La Rivista - 13
La Rivista
Internazionali
di Michele Caracciolo
di Brienza
La grande guerra,
origine di ogni male italiano?
Al Museo nazionale del Risorgimento Italiano a Torino si trova la più importante collezione di cimeli
dell’epopea risorgimentale. L’allestimento precedente
a quello attuale includeva una sezione dedicata alla
prima guerra mondiale intesa allora come la “quarta
guerra d’indipendenza” ovvero l’ultimo conflitto che
portò all’unificazione politica della penisola. La prima
guerra mondiale fu un periodo di frattura profondissima nella società italiana di cui portiamo ancora oggi
gli strascichi. Il Fascismo trovò l’appoggio iniziale in
quel gruppo di reduci della guerra allora rilevante
nella società italiana.
650’000 caduti e quasi 590’000 vittime civili senza contare
i mutilati erano oltre il 3 per cento della popolazione dell’epoca, 35 milioni. L’impatto sulla percezione dello Stato italiano, del recente Regno d’Italia, da parte della popolazione
fu devastante. Lo stato sabaudo non si aprì alla socialdemocrazia e impedì che le istanze operaie e contadine venissero
canalizzate in maniera pacifica e istituzionale. Dall’episodio
delle cannonate del generale Bava Beccaris a Milano nel 1898
contro i contadini al massacro del fronte passano una quindicina d’anni. Erano anni in cui l’Italia aveva una popolazione
semianalfabeta e contadina in cui il senso d’identità nazionale e il civismo non nascevano di certo sotto i migliori auspici.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale la cartina politica
dell’Europa e del Medio Oriente fu profondamente modificata. Il crollo dell’Impero Asburgico, dell’Impero Ottomano e
di quello tedesco imposero la ricerca di un nuovo assetto ai
loro territori e alle loro colonie. Il risultato fu che le potenze
vincitrici imposero alla Germania la rinuncia alle proprie colonie in Africa e in Estremo Oriente. Allo stesso modo, al posto
dell’Impero Ottomano sorsero in Medio Oriente una serie di
Stati sotto il controllo della Francia o della Gran Bretagna. Per
controllare questi nuovi territori si stabilì alla Conferenza di
Versailles l’istituto giuridico del mandato.
Secondo l’impostazione del Presidente americano Wilson, i
popoli coloniali della Germania e i nuovi Stati sorti dall’impero ottomano, dovevano essere affiancati nel loro percorso
verso l’autogoverno da una potenza europea. Oppure, se il
livello di sviluppo politico non era tale da prospettare l’indipendenza, la potenza mandataria avrebbe governato il territorio con l’obiettivo di dirigere la creazione e il funzionamento delle istituzioni politiche.
All’Italia, pur essendo tra i paesi vincitori della guerra, non
fu assegnato nessun mandato né in Estremo Oriente né in
Africa né tanto meno in Estremo Oriente. La Francia in Medio Oriente ebbe in mandato la Siria e il Libano, mentre la
Gran Bretagna ebbe la Palestina e l’Irak. La Turchia nel 1923
diventò una repubblica laica indipendente sotto la guida di
Mustafa Kemal. L’isola di Rodi e l’Arcipelago del Dodecaneso
continuarono a essere territorio italiano sia dopo il trattato
di pace di Versailles sia dopo il trattato di pace di Sèvres che
stabilì le frontiere turche. La presenza italiana a Rodi risaliva
al 1911, anno della guerra di Libia contro l’impero ottomano,
durante la quale fu occupata l’isola. La Tripolitania e la Cirenaica furono, infatti, conquistate durante il Governo Giolitti
in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. La preparazione diplomatica dell’impresa per la ricerca
della “quarta sponda” aveva attraversato tutto l’ultimo quarto dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento.
Dopo Versailles, l’Italia continuò a mantenere il dominio della
Libia. L’invasione della Libia, così come quella dell’Abissinia,
nell’ottobre del 1935, aveva avuto lo scopo di cercare un nuovo sbocco per l’emigrazione dall’Italia, ma verso territori sotto
sovranità italiana. Inoltre, le ambizioni d’espansione italiana
nel Mediterraneo Orientale erano il riflesso di una ricerca di
prestigio e di rango di Grande Potenza. L’Italia arrivò in ritardo rispetto alle altre Potenze europee nella corsa coloniale, e
l’assetto extra europeo di Versailles e il mancato allargamento dei territori sotto sovranità italiana fuori d’Europa accentuarono la frustrazione dei desideri espansionistici italiani.
“La Vittoria Mutilata” fu l’espressione con cui l’opinione
pubblica italiana, incitata da Gabriele D’Annunzio, indicava
il mancato recapito del Patto di Londra del 1915. In effetti,
il Patto di Londra prevedeva per lo schieramento dell’Italia a
fianco della Triplice Intesa una promessa da parte della Gran
Bretagna per soddisfare le aspirazioni coloniali italiane. L’Italia non riuscì a far valere tale promessa alla Conferenza
di Versailles e a negoziare a proprio favore il conferimento di qualche mandato. La ragione fu che il Presidente del
consiglio dei ministri dell’epoca, Vittorio Emanuele Orlando,
dovette tornare a Roma da Parigi poiché il Parlamento doveva votare la fiducia al suo governo. È chiaro dunque, che
l’assenza del capo del Governo a Versailles ridusse la capacità negoziale della delegazione italiana nei confronti degli
altri paesi vincitori.
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novembre 2014 La Rivista - 15
La Rivista
La seconda
Guerra Fredda:
un conflitto globale
di Paola Vogrich*
Dopo la fine della seconda guerra
mondiale, le nazioni vincitrici, tra
cui Stati Uniti e Russia ,decisero la divisione dell’Europa e due
blocchi contrapposti venivano
creati separando la Germania in
due parti. Le differenze ideologiche, politiche, economiche e
sociali erano tali da provocare
quella separazione tra Unione
Sovietica, con i paesi del blocco
comunista, e Stati Uniti con l’Europa occidentale, che ha dominato la storia del secolo passato.
Il termine Guerra Fredda era stato coniato
per indicare l’impossibilità delle due superpotenze di combattersi direttamente
usando i propri armamenti nucleari nei
reciproci territori data le conseguente distruzione che ne sarebbe conseguita. La
Guerra Fredda indica, quindi, il congelamento delle armi e la strategia del combattimento per la supremazia mondiale in
territori di terzi paesi minori, attraverso il
sostegno a governi locali ed il supporto
esterno a guerre interne spesso sfociate
in guerre civili.
La crisi dei missili sovietici piazzati a Cuba
scoperti dagli Stati Uniti e la comune percezione del rischio di un conflitto nucleare, avevano indotto i due leader, Kennedy e Krusciev a negoziare un accordo e
diminuire la tensione. Il ritiro dei missili
sovietici da Cuba in cambio del ritiro dei
missili americani dalla Turchia era stato il
negoziato che aveva evitato un conflitto
diretto e consentito a Kennedy di diventare un mito.
Il primo attacco politico statunitense
alla Guerra Fredda era stato realizzato a Berlino con il mitico discorso del
presidente americano Kennedy, seguito a distanza di anni dai presidenti
16 - La Rivista novembre 2014
Le passate ideologie hanno ceduto il passo
agli interessi economici di controllo delle
fonti energetiche
Reagan e Bush in contrapposizione a
Gorbaciov.
La caduta del Muro di Berlino ed il successivo crollo dell’ Unione Sovietica, è
storia nota. Da quel momento i rapporti
tra Europa e Russia, Stati Uniti inclusi,
secondo le cronache ed i fatti economici,
sarebbero stati distesi, al punto da condividere interessi economici internazionali
in vari settori.
Il quadro geopolitico attuale, in riferimento alla crisi ucraina, ci pone il quesito
se ci si trovi in presenza di una ripresa
della Guerra Fredda o se questa mai sia
terminata e quindi solo sospesa.
Un’attenta analisi inquadrata in riferimento ad un mondo globalizzato rispetto
il passato, sembra far optare invece, per
una terza via e quindi una seconda Guerra
Fredda, questa volta di natura globale. Più
nel dettaglio, di una guerra economica in
atto, all’interno di una dinamica in cui i
due protagonisti hanno ampliato i limiti
e confini del conflitto rispetto il passato.
Interessi economici e controllo
delle fonti energetiche
Non poteva essere diversamente, considerato che in un mondo globalizzato in
cui le passate ideologie hanno ceduto il
passo agli interessi economici di controllo
delle fonti energetiche e di fornitura ai
paesi dell’Unione Europea da parte delle
due superpotenze, le tensioni in zone di
conflitto, non potevano che provocare ritorsioni economiche.
Major companies sono di fatto i veri protagonisti, più che i governi e i paesi convolti.
Non è casuale di certo il fatto che una
crisi così forte sia sorta in Ucraina, paese in cui transita il gas che dalla Russia
arriva in Europa e che ciò sia avvenuto a
seguito della procedura di ampliamento
dell’Unione Europea verso il paese citato,
con tutte le conseguenze di politica internazionale che ciò comporta.
Non è casuale nemmeno il fatto che a
mosse politiche e militari di annessione
della Crimea sia seguito un attacco all’economia russa ed alla leadership presidenziale allontanando oligarchi e provocando fughe ingenti di capitali all’estero
oltre che minandone l’economia basata
di fatto su pochi elementi seppur fonti di
immensi guadagni.
L’utilizzo delle sanzioni economiche si è
rivelata un’arma che ha provocato ricadute catastrofiche ed una escalation del
conflitto impensabile per le sue conseguenze finanziarie sui paesi europei alleati, seppur prevedibile.
Guerra Fredda quindi perché senza un
confronto territoriale diretto, ma che
nulla ha a che vedere con la precedente,
considerata la globalizzazione e gli interessi energetici, non ideologici o politici,
considerate poi le armi usate, puramente
economiche.
Guerra globale, però.
Infatti, non a caso, la prime reazioni hanno portato alla conclusione di un accordo
storico per la fornitura di oil/gas alla Cina
da parte di Gazprom ed alla fondazione
della nuova banca tra Russia, Cina, India,
Brasile e Sud Africa. Sede in Cina, primo
presidente indiano, colletarli basati su asset tangibili: cioè progetti economici reali
di economie dei paesi emergenti (BRIC).
Di fatto, considerato che i paesi partner
della nuova banca appresentano il 40%
della popolazione mondiale, ci si deve
chiedere se questo non sia un attacco al
dollaro USA, cioè ad una moneta utilizzata per gli scambi commerciali mondiali,
ma emessa in un paese con economia basata su un indebitamento molto elevato
i cui titoli statali peraltro, sono in gran
parte in mano cinese.
La posta in gioco è il mercato
Un conflitto economico globale quindi: si
pensi al fatto che anche il Giappone si è
unito alle sanzioni emesse dall’Europa e
La Rivista
Il quadro geopolitico attuale, in riferimento
alla crisi ucraina, ci pone il quesito se ci si
trovi in presenza di una ripresa della Guerra Fredda o se questa mai sia terminata e
quindi solo sospesaagli interessi economici
di controllo delle fonti energetiche
Stati Uniti contro la Russia. Si pensi anche che le società globalizzate hanno sedi
e filiali in ogni paese del mondo: è il mercato il vero bersaglio e la vera conquista.
Uno scenario in cui la Francia non interrompe i contratti di fornitura bellica alla
Russia date le penali pesantissime, in cui
l’India tace visti i rapporti commerciali
con la Russia ed in cui sono iniziate le
ritorsioni impedendo importazioni di prodotti europei in Russia ed il sorvolo della
Siberia da parte delle principali compagnie aeree europee per raggiungere l’Asia.
Il crollo in borsa dei titoli delle major russe e di quelle loro collegate è il primo segnale dei danni che la guerra economica
sta provocando a livello globale.
Di certo, infatti, non è in Ucraina che
viene realmente combattuta, bensì nelle
borse mondiali, nelle banche internazionali, nelle major companies sotto controllo anche politico e nei punti chiave delle
economie dei vari paesi coinvolti.
I disoccupati, i risparmiatori, gli investitori, le famiglie, saranno le vittime di questo
conflitto in cui non si sa chi sia il più forte
e cioè, se sia forte chi detiene le risorse
energetiche per riscaldare milioni di persone o chi utilizza sanzioni economiche.
Con un’osservazione però: la neve ,il ghiaccio ed il freddo, non sono mai stati buoni
alleati nella storia dei passati conflitti europei. Napoleone Buonaparte non è stato
l’unico a verificarlo. Anche la Germania,
oggi così sicura nelle sue sanzioni, ha provato l’esperienza di aver combattuto con
gli ultimi ragazzi tedeschi, il ghiaccio russo.
Gli italiani con gli arti congelati, sono ritornati a piedi in un cammino durato anni
e mai finito. Non sono necessari commenti
alle riflessioni che la storia ci porta a ricordare e che dovrebbero farci pensare.
La soluzione negoziata di una
guerra economica
Come detto, la tensione Kennedy-Kruscev è finita con un negoziato in cui la
Russia aveva accettato di ritirare i missili
da Cuba e gli Stati Uniti dalla Turchia. La
catastrofica portata nucleare del conflitto con le sue letali conseguenze era stata
percepita dai due leader.
La guerra tra le due superpotenze mondiali era ideologica in primis: democrazia, oro, gloria, libertà, proprietà privata,
libero mercato, valori patriottici e trionfalismo contro comunismo, soppressione
della proprietà privata, eliminazione di
ogni iniziativa soggettiva, capitalismo
statale, controllo capillare delle menti e
di ogni cittadino, chiusura entro confini
invalicabili, eliminazione di ogni forma
religiosa e forte ideologia sulla vittoria
del popolo contro il capitalismo.
Il primo attacco politico alla guerra fredda perpetrato da Kennedy a Berlino con
un mitico discorso intriso di valori era
stato il primo passo verso l’abbattimento
del muro di Berlino.
L’abbattimento del muro di Berlino, frutto
di negoziati USA -Russia con diversi leaders ha permesso una Germania unita in
un’Europa democratica e prospera.
Oggi, in un contesto globalizzato in cui a
fronte di sanzioni economiche in qualche
giorno è stato aumentato il potere negoziale della Russia con la firma di forniture
di gas e petrolio alla Cina, stringendo alleanze ancora più forti in campo economico e militare, considerata poi la creazione di una nuova banca (BRIC) tra paesi
emergenti, è chiaro che la spinta degli
interessi economici abbia preso il posto
di ogni lotta ideologica, dottrina politica
non meramente speculativa.
Poiché in apparenza sulle terre del South
Stream e nel contesto delle pipeline con
conseguente trasporto e vendita di oil
and gas,si gioca la partita dell’influenza
egemonica delle forniture energetiche
tra Russia e Stati Uniti verso l’ Europa,
è su questo piano che dovrebbe essere
trovata una soluzione alla guerra economica in atto.
Una soluzione negoziale che permetta la
condivisione di interessi in joint venture
tra major companies russe e americane
con partecipazione europea nel settore
oil and gas nelle aree che partono dalla
Ucraina fino alla Slovenia sembra l’ unica via possibile per eliminare il conflitto
di interessi dei due colossi su un mercato
di riferimento.
La creazione di uno stato ucraino libero dopo un vero e controllato referendum in cui il popolo possa esprimersi
scegliendo tra un paese unico o diviso
in due parti su modello Cechia e Slovacchia o Slovenia/Croazia/Serbia ed
ex repubbliche iugoslave potrebbe essere l’opzione migliore anche a livello
internazionale.
La rimozione di ogni armamento
come di ogni esercito che non sia di
pura difesa su modello svizzero e la
creazione di una zona di libero mercato tax free che liberi la popolazione
dalla povertà in modo rapido ed autonomo appare essere una via facilmente percorribile.
Non un negoziato di posizione quindi, ma
basato esclusivamente sugli interessi economici/energetici in gioco con la creazione di una zona condivisa sotto l’aspetto
degli interessi energetici tra USA, Russia
ed Unione Europea con la creazione di
uno stato ucraino (o due) democratico e
sviluppato.
Ciò al fine di evitare che altri inverni
distruggano ogni possibile opportunità
di crescita in contesti globali di povertà e crisi finanziaria, per motivi che,
forse, infine, ben guardando, hanno
scarso valore in rapporto agli alti rischi
che l’umanità si trova a dover ancora
sopportare.
*Avvocato cassazionista, Avvocato specializzato in business law su transazioni
internazionali
novembre 2014 La Rivista - 17
© Inter IKEA Systems B.V. 2014
Giorni di festa da
trascorrere insieme.
La Rivista
A Firenze
gli Stati generali della
Lingua Italiana nel Mondo
L’italiano nel mondo che cambia
di Giangi Cretti
La cornice è prestigiosa. Il Salone dei Cinquecento di Palazzo
Vecchio a Firenze, con i grandiosi
affreschi del Vasari, è lo scenario
mozzafiato in cui prendono avvio
gli Stati Generali della Lingua italiana nel Mondo, iniziativa organizzata dal Ministero degli Affari
esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) in collaborazione con Miur e Mibact per fare il
punto sul sistema di promozione
della nostra lingua all’estero, alla
luce di nuovi scenari globali e di
una più matura consapevolezza
delle potenzialità che essa riveste
per il nostro Paese.
Basterebbe questo come monito
per tutti coloro che si dondolano
su dubbio amletico che li induce
pensosi ad interrogarsi se lingua e
cultura siano o non siano un connubio inscindibile. Nell’attesa, in
questa sala una cosa è certa: lingua è cultura.
I numeri
L’avvio è a spron battuto (“bisogna recuperare il ritardo”, ripeteranno come un
mantra tutti i moderatori che via via si
succederanno, ovviamente senza riuscire
nell’intento).
I numeri, i soliti, si snocciolano con enfasi
milionaria: 4,5, 80, 250. 4,5 milioni gli italiani all’estero, 80 milioni gli italo-discendenti, 250 quelli che Piero Bassetti ormai da
parecchi anni chiama italici, cioè coloro che
anche se non in senso etnico o nazionale,
si riconoscono nella nostra cultura e lingua.
83 sono Istituti Italiani di Cultura che
promuovono la cultura italiana all’estero;
140 istituzioni scolastiche italiane sparse
in giro per il mondo; 400 le Dante Alighieri; circa 1 milione mezzo di studenti
di italiano rilevati da una stima presentata dal Maeci (ma a sorpresa la rilevazione
non comprende i dati della Svizzera); 700
milioni gli euro spesi ogni anno da studenti stranieri in Italia.
Più in là in una tavola rotonda conclusiva
l’Ambasciatore Cristina Ravaglia ricorderà
che dal 2007 ad oggi i fondi erogati dal
Mae (oggi diventato Maeci) tramite la
sua Direzione generale (per gli italiani
all’estero e politiche migratorie) a sostegno dell’insegnamento della nostra lingua all’estero sono stati tagliati dell’80%,
mentre Tommaso Conte (CGIE) ricorderà
che il numero degli insegnanti di ruolo (inviati da Roma a costi Maeci) con
il taglio di 148 unità previsto per l’anno
prossimo, nel giro di 4 d’anni è quasi dimezzato: da 1024 a 624.
Di numeri (gonfiati), anche l’accenno al
ruolo della stampa italiana all’estero, evocata solo in conferenza stampa (e di sorvolo in una tavola rotonda sull’italofonia
all’estero) che secondo il sottosegretario
Mario Giro, consta di 400 (magari) riviste
e giornali in lingua italiana, che “in questi
giorni si stanno attivando per le elezioni
dei Comites” e che, per il sottosegretario,
sono chiamati ad innovarsi, attraverso i
nuovi strumenti di Internet.
Le classifiche e le percentuali
I numeri li dà anche Dacia Maraini. Quando ricorda, soddisfatta, di aver assistito a
Seul ad un’opera verdiana con un pubblico
entusiasta composto da oltre 3000 giovani
coreani. Ma anche quando annuncia, rammaricata, il nostro servilismo nei confronti
dell’inglese: nel nostro lessico famigliare
gli anglicismi ricorrono nella misura del
77% (del 22% in Francia, del 42 in Spagna
del 47 in Germania). Chiaro sintomo, di misconoscenza della lingua: più la conosci e
meno senti il bisogno di imbastardirla, dice
la scrittrice, che conclude: se parli male,
comunichi male e pensi male; la limpidezza della parola è strettamente correlata
alla limpidezza del pensiero.
Sono questi i numeri (non tutti ovviamente) che consentono di stilare graduatorie:
la nostra diaspora è la seconda al mondo,
dopo quella ebraica; l’italiano è la quarta
(qualcuno, non si riesce ad appurare se meglio o peggio informato, dallo stesso pulpito
dice la quinta) lingua più studiata al mondo.
Detto del quanto, che tutti si son detti
convinti sia tanto, meno certezza c’è stata sul come sul perché.
In realtà, sul perché ci si è soffermati
poco, trovando conforto nel ricordare
come l’italiano, che è soprattutto lingua
del cuore, viene scelta perché “l’Italia è la
prima potenza culturale del mondo”. Un
po’ come dire che ha un grande futuro
dietro le spalle. Lo stesso che consente al
ministro dell’istruzione Stefania Giannini
di rievocare i fasti di una lingua, “leggera e senza eserciti” che dal Rinascimento
novembre 2014 La Rivista - 19
La Rivista
all’Ottocento non ha avuto pari. Non è un
caso se il Trattato di pace del 1854, siglato tra Turchia e Russia, fosse redatto in
italiano e turco e italiano e russo.
Altri tempi. Oggi ci accontentiamo del
fatto che in giro per il mondo ci sia tanta simpatia per il nostro idioma, ritenuto,
fra tutti, il più musicale, che rimanga pur
sempre e per antonomasia la lingua della
cultura e che, fatto tutt’altro irrilevante
di questi tempi, che si associ a valori di
tolleranza ed integrazione.
Il che, però, circoscrive il raggio d’azione
in cui far spaziare la capacità di individuare come si possa potenziarne la presenza al di fuori dei patri confini. Infatti,
reiterati sono stati gli appelli ad utilizzare la musica nelle sue declinazioni colte
(un po’ tutti, sindaco di Firenze compreso, hanno suggerito l’opera) ma anche
in quelle popolari (su questo si è speso
Renzo Arbore), che hanno fatto il paio
con le idee di valorizzare la nostra lingua
attraverso l’arte. Specifica, a tal fine, la
proposta del Sindaco Nardella, condivisa
dal ministro Giannini, di creare una sorta
di Erasmus delle arti con borse di studio
dedicate alle arti che maggiormente sono
veicolo dell’italiano, e un investimento
sul cinema, con la promozione di scuole
di cinema per i giovani da realizzarsi in
collaborazione con gli IIC e affiancate da
rassegne cinematografiche.
Oltre l’arte, un suo spazio se lo ritaglia
la gastronomia, considerata un gustoso
pretesto per quello che viene presentato come un esempio di insegnamento
imprenditorial-creativo: portare i propri
alunni da Eataly o da Giovanni Rana a
New York a veder come si fanno i tortellini innesca un contagio virtuoso che dai
figli si propaga ai genitori e ai nonni, sperando che l’epidemia si diffonda.
Di necessità virtù
Per il resto si è fatto di necessità virtù. Nel
senso che - a fronte del disimpegno eco-
20 - La Rivista novembre 2014
nomico pubblico, appurato che, tutti convenendo, “le nozze con i fichi secchi” sono
notoriamente quelle chenessun vorrebbe
fare - urge coinvolgere il privato, affinché si
assuma la sua buona dose di responsabilità
contribuendo con moneta sonante. Ecco allora ricorrente l’affermazione che le aziende
italiane svolgono un pezzo di politica estera
e contribuiscono alla promozione della cultura italiana nel mondo. Poco importa (ma
non alle aziende credo), se per loro natura
devono vendere, pertanto della lingua apprezzano soprattutto la funzionalità. E oggi
la lingua del mercato sappiamo tutti che
non è l’italiano. Non vi è dubbio però che
i grandi marchi potrebbero avere un effetto
trainante per la nostra lingua, cose che, al
momento, non sembrano intenzionati a favorire se non in modo sporadico.
E la politica? Indecisa fra cabine di regia e
agenzia di coordinamento, ripete il ritornello: dobbiamo fare sistema. Che poi siano
parecchi i Ministeri, innumerevoli le Direzioni generali, molteplici gli enti gli istituti,
troppe e concorrenziali (malgrado il Cliq) le
certificazioni, che, a vario titolo, concorrono ad impedire che l’auspico si concretizzi,
sembra essere la condizione che consenta
al ritornello di non perdere d’attualità. Allo
stesso modo, in cui dal 1971 continua ad
apparire dotata di senso l’affermazione che
la legge 153 (che da quel dì regola le attività di iniziativa scolastica per l’estero) vada
assolutamente e rapidamente riformata.
Dopo di che, ha certamente ragione il
sottosegretario Giro, quando afferma
che dobbiamo smettere di stimare “in
maniera insensata il potere di strumenti
della comunicazione, in particolari quello
di una lingua veicolare comune, perché
anche se domani parlassimo tutti inglese, non saremmo per questo più uniti nel
mercato delle lingue”. Il nostro errore è
pensare di avere una lingua debole, senza
per questo condurre una “battaglia contro l’inglese” o altre lingue, ma piuttosto
promuovere “un’alleanza tra esse”, inse-
rendo la possibilità di scelta nei percorsi
scolastici, proponendo “non un ghetto
linguistico, ma uno strumento aperto di
comunicazione plurale”.
Con il sottosegretario, speriamo davvero
che la lingua italiana ci “insegni una nuova geografia del mondo, importante oggi
in un tempo in cui domina la geopolitica
e tutti cercano nuove frontiere di identità.
In un mondo di guerre, la frontiera della
lingua italiana è pacifica e trasversale”.
Anche per questo gli Stati Generali devono dare un impulso alla promozione della
nostra lingua, che non si è mai tradotta in
politica di potenza né di ingerenza politica.
L’obiettivo: “dare e darci consapevolezza di
questo strumento, generando uno slancio
di iniziative e idee che diano energia a tutto il sistema della promozione linguistica”.
L’augurio è scontato e comunque riclicabile: i punti contenuti nel documento
conclusivo (che pubblichiamo sulle pagine seguenti) trovino il modo di smettere i
panni virtuali delle belle parole per mettere quelli virtuosi delle buone pratiche.
La Rivista
Stati Generali
della lingua italiana
nel mondo
Il documento conclusivo
Gli Stati generali hanno fatto
emergere una grande ricchezza e la
voglia di partecipare. Hanno offerto spunti concreti, che richiederanno un impegno coeso e coerente ai
vari livelli, da quello normativo a
quello d’indirizzo politico e, infine,
al livello gestionale. Su questi temi
il Sistema Paese e oltre, fino ad
abbracciare tutta l’italofonia, dovrà misurarsi per impostare azioni
strategiche nella consapevolezza
dei benefici che esse recheranno
all’immagine, all’economia, al turismo all’occupazione e alla posizione dell’Italia nel mondo.
Le proposte costituiranno il filo
conduttore dell’azione del Ministero degli Esteri e della Cooperazione
Internazionale (MAECI)nei prossimi anni per la promozione dell’italiano nel mondo.
I partecipanti alla tavola rotonda “Italofonia: prospettive dall’estero” sul palco
del Teatro la pergola che ha ospitato i
lavori della seconda giornata
1.Persone
Lo sforzo messo in atto per diffondere l’insegnamento della lingua italiana
all’estero richiede la presenza di un
coerente sistema di valorizzazione di
tutti gli operatori linguistici.
Proposte:
• inserimento dei laureati in didattica dell’italiano per stranieri. Il
Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale avvierà
da subito un’iniziativa per favorirne l’assunzione da parte di scuole
e università straniere, a valere sui
contributi erogati in favore delle
stesse a sostegno della creazione e
rafforzamento di corsi e di cattedre di italianistica. Tale iniziativa
terrà conto del progetto pilota già
avviato in favore dei corsi locali in
paesi di tradizionale presenza delle comunità italiane all’estero;
• selezione degli insegnanti. Le
specifiche esigenze dell’insegnamento dell’italiano come lingua
Amr Salem e Ibinago Kilali David West; lui egiziano lei nigeriana, sono i due giovani vincitori delle olimpiadi dell’italiano hanno racconato la loro esperienze e il loro approccio
all’italiano Amr al Cairo e Ibinago a Lagos.
seconda richiedono qualificazioni
professionali sempre più in linea
con gli standard identificati a livello europeo. In tale ottica, verrà
avviata l’analisi della normativa
vigente in materia di lettori presso
le università straniere e di docenti presso gli IIC, con l’obiettivo di
avviare la revisione dei requisiti e
dei criteri di selezione nei prossimi
sei mesi.
• Protagonismo dei giovani. Includeremo neo-laureati in didattica
dell’italiano per stranieri nei programmi di volontariato civile del
2015 per inserire queste preziose
risorse in iniziative concrete all’estero di insegnamento e/o aggiornamento dei docenti. Il Ministero
degli Esteri e della Cooperazione
internazionale, d’intesa anche con
il Ministero del Lavoro e in collaborazione con le Università, sta
identificando le istituzioni locali
beneficiarie di tali interventi che,
nel 2015, privilegeranno il Sud
America e l’Asia sud-orientale;
• Mobilità. La possibilità di proseguire in Italia la formazione
linguistica o quella accademica
costituisce uno strumento prezioso nella diffusione dell’italiano.
Nel 2015 in collaborazione con il
MIUR favoriremo il rafforzamento
del sistema delle borse di studio
che ne preveda l’estensione anche
ai futuri docenti stranieri di lingua
italiana;
• Albo e associazione degli Italofoni.
Continueremo a censire gli italofoni famosi che hanno imparato
l’italiano nelle strutture legate al
sistema d’insegnamento italiano,
coinvolgendoli nelle iniziative linguistiche e facendone i testimoni
locali della prossima settimana
della lingua italiana.
novembre 2014 La Rivista - 21
La Rivista
I partecipanti hanno seguito i lavori
della seconda giornata lavori dalla
platea del Teatro la Pergola
2.Metodi.
L’esperienza maturata e gli spunti
che emergono dagli Stati Generali indicano alcuni percorsi di metodo per
migliorare l’efficacia e la qualità delle
iniziative di promozione.
Proposte:
• I numeri dell’Italiano nel mondo. La rilevazione degli studenti
di lingua italiana realizzata, con
criteri innovativi, in preparazione
degli Stati Generali sarà aggiornata e approfondita ogni anno e
integrata con informazioni sulle
motivazioni di chi studia italiano
(culturali, professionali, turismo,
ecc.). Sarà presentata ogni anno
a Firenze durante la settimana
della lingua italiana a ottobre.
L’obiettivo è di arrivare a costituire per il 2016 un osservatorio
della diffusione della lingua italiana nel mondo basandosi sulle
esperienze già attuate in alcuni
Paesi.
• Priorità geografiche. Per rendere
la promozione linguistica coerente con gli obiettivi di politica
estera, le potenzialità economiche e culturali, nel 2015 individueremo aree prioritarie per il
triennio 2015-2017;
• Risorse certe. In linea con le
priorità geografiche stabiliremo
sul triennio le risorse alle associazioni di promozione della lingua italiana nel mondo, tenendo
conte delle priorità geografiche e
della capacità locali di generare
risorse proprie;
• Qualità dell’insegnamento e della certificazione. La domanda di
lingua italiana richiede una nostra offerta adeguata dal punto
di vista qualitativo e riconoscibile per il suo approccio. Nel 2015
22 - La Rivista novembre 2014
verrà avviata, in coordinamento
con MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) e Associazione CLIQ, la
definizione di modelli di insegnamento dell’italiano all’estero
e una maggiore unitarietà della
certificazione della competenza
linguistica;
• In preparazione della prossima
edizione degli Stati Generali della lingua nel 2016, realizzeremo
una valutazione complessiva indipendente della politica linguistica dell’Italia.
3.Innovazione
Dal 2015 verranno attivati nuovi
strumenti che si avvarranno del contributo del numero più ampio possibile di attori.
Proposte:
• “portale” della lingua italiana.
Partendo da un censimento dei
siti già esistenti, verrà progettata una rete digitale dell’italiano all’estero che fornisca dati
su scuole e cattedre di italiano
all’estero, su accordi bilaterali in
materia di insegnamento e riconoscimento di titoli, su iniziative
didattiche, materiale didattico,
informazioni al pubblico, ecc. Lo
scopo principale è garantire la
presenza sul web dell’italiano e
garantire con una massima interazione la messa in comune delle
esperienze;
• Gruppo di lavoro consultivo sulla
promozione della cultura e della
lingua italiana all’estero. Entro
la fine del 2014 sarà convocato
un incontro del nuovo gruppo di
lavoro, istituito con decreto del
Ministro degli Affari Esteri e della
Cooperazione internazionale in
collaborazione con MIUR e MiBACT (Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo),
con una riunione allargata che
sarà dedicata ai prossimi passi e
calendarizzazione della messa in
opera delle raccomandazioni del
libro bianco;
• Nuovi strumenti tecnologici. Nel
2015 verranno definiti programmi a distanza di insegnamento e
di aggiornamento-docenti, coerenti con le priorità geografiche.
4.Responsabilità
• Restiamo convocati. Il lavoro e
l’entusiasmo dei gruppi di lavoro
hanno fatto emergere la voglia
di restare in contatto e mobilitati per continuare il dibattito.
Gli Stati generali e soprattutto i
gruppi di lavoro continueranno a
incontrarsi con cadenza per valutare lo stato d’attuazione. Vogliamo anche raccogliere tutte le
proposte dalla rete mantenendo
un confronto interattivo sulla
promozione della lingua italiana
nel mondo;
• Entro il primo semestre 2015,
convocheremo una riunione di
verifica sulle azione intraprese,
sui problemi emersi e sulle ulteriori iniziative da intraprendere.
Verranno coinvolti gli interlocutori coinvolti sulle singole questioni (ministeri, università, associazioni, ecc.);
• Le attività dei gruppi potranno
continuare in maniera aperta,
sula rete.
• Nel 2016 ci riconvocheremo a Firenze per fare il punto e aggiornare i nostri orientamenti.
Firenze 22 ottobre 2014
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Cultura
d’impresa
di Enrico Perversi
IIl ruolo
manager
servono
davvero?
del manager si sta ridefinendo sulla spinta delle nuove generazioni e
della nuova realtà delle aziende, la sperimentazione sta introducendo nuove
pratiche. Quali responsabilità hanno i nuovi manager?
Le aziende tagliano i costi e riducono i livelli organizzativi,
anzi hanno iniziato a farlo una decina di anni fa e proseguono ancora oggi. Le imprese nate nell’ultimo ventennio
stanno sperimentando una realtà che fino a non molto
tempo fa era sconosciuta, quella cioè di una forza lavoro
molto competente e tecnica con stili di vita ed aspettative che prevedono tranquillamente di uscire dall’azienda
se questa non è in grado di rispondere alle aspettative di
soddisfazione personale. I tempi dell’impiego a vita sono
definitivamente tramontati, oggi c’è precariato certo, ma
anche una mobilità mai vissuta prima, lavorare in un ufficio è sempre meno attraente per chi esce dalla scuola
con alti livelli di qualificazione e competenza specialistica.
Ci sono però delle eccezioni, che vanno considerate vere e proprie
sperimentazioni e che come tali vanno analizzate con interesse per
capire i possibili sbocchi futuri. Si parla naturalmente del mondo
di internet e delle Società che operano nel suo ambito perché per
queste realtà è stato naturale rompere con gli schemi del passato
essendo esse stesse il motore della creazione della nuova economia.
Mi riferisco alla Silicon Valley ed ai grandi nomi quali Apple, Facebook, Google che sono state nell’occhio del ciclone a causa
dell’accordo illegale per non farsi concorrenza sul mercato del
lavoro per quanto riguarda i giovani talenti, pratica decisamente
non innovativa, ma che la dice lunga sulla criticità delle risorse umane nel perseguimento del successo. Stiamo parlando di
crescite rapidissime, profitti record e capitalizzazioni di borsa
mirabolanti, per esempio Google in 15 anni ha conseguito numeri come nessun’altra impresa high-tech: 290 miliardi di dollari
di valore in borsa, 57 miliardi di fatturato, 44.800 dipendenti. È
molto interessante quanto viene raccontato su Harvard Business
Review a proposito del progetto Oxygen nato per fornire una soluzione al fatto che tutti i giovani tecnici ad alto potenziale ultra
selezionati ritenevano addirittura inutili i manager, aprendo forti
interrogativi sul come gestire l’azienda in maniera efficace.
Il progetto in sostanza si chiedeva: i manager servono davvero? E
quali sono i comportamenti pratici che sostanziano le loro caratteristiche desiderabili? La cultura tecnica di analisi dei dati e utilizzo
di algoritmi ha contribuito in maniera decisiva a trovare prove concrete attraverso le analisi sul clima interno, le risposte ad interviste
di separazione e le valutazioni delle performance. È stato un lavoro
pluriennale di ricerca di correlazioni che ha dimostrato non solo
che buoni manager sono decisivi per risultati eccellenti ma ha anche costruito una sorta di guida per il manager efficace di grande
valore perché non basata su principi astratti, ma estrapolata dalla
pratica quotidiana risalendo alle radici del successo.
In Google è in vigore un premio aziendale denominato Great Manager Award basato su nomination espresse dai dipendenti e le
analisi hanno provato che esistono 8 comportamenti comuni ai
manager che hanno ottenuto punteggi elevati, queste pratiche
sono state definite comportamenti-chiave e sono diventati una
bibbia per descrivere le responsabilità manageriali e per dare indicazioni concrete di miglioramento.
Che fa dunque un buon manager di Google?
1. È un bravo coach
2. Responsabilizza il team e non interferisce con l’attività quotidiana
3. Si prende cura del successo e del benessere personale dei
collaboratori
4. È produttivo ed orientato ai risultati
5. Comunica bene attraverso ascolto e condivisione delle informazioni
6. Contribuisce allo sviluppo di carriera dei collaboratori
7. Ha una visione chiara ed una strategia ben definita per il
team
8. Possiede competenze tecniche che gli permettono di consigliare il team
In Google si è realizzato con successo il ciclo sperimentazione-innovazione-apprendimento che ha consentito di fare concreti
passi avanti nel rinnovamento della pratica manageriale e mi
sembra molto significativo il fatto che al primo posto tra i comportamenti-chiave richiesti ci sia proprio la pratica del coaching
vale a dire un capo che supporta i collaboratori nel raggiungimento dei risultati attraverso il pieno utilizzo del loro potenziale,
non insegnando o prescrivendo, ma accompagnando nell’apprendimento e nella condivisione di obiettivi.
Si ritrovano quindi molte coerenze: l’alto livello di competenza,
la ricerca di risultati sfidanti, la voglia di innovare, addirittura il
ridefinire ufficio fisico e orari di lavoro. Si conferma, soprattutto,
il fatto che il coaching è un valido supporto per aprire nuove
strade e perseguire la crescita.
Google ha mostrato una strada possibile partendo da zero, altri settori più tradizionali devono affrontare un cambiamento ineluttabile.
[email protected]
novembre 2014 La Rivista - 25
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La Rivista
Donne in carriera:
Vanessa Ferrari
“Il futuro mi vedrà moglie,
madre e artista”
di Ingeborg Wedel
Vanessa - a soli 24 anni - è oggi la
ginnasta italiana più titolata di sempre avendo vinto nella sua brillante
carriera 15 medaglie tra cui cinque
ori ai mondiali ed agli Europei.
Quest’atleta. - alta 1.45 pesa 45 kg.- con
il grado di Caporal Maggiore fa parte della sezione ginnastica del Centro Sportivo
dell’Esercito.
Mantenersi in forma è assolutamente necessario, ma richiede sacrifici sovraumani:
anche pochi grammi in eccedenza possono
compromettere una prestazione.
Vanessa si è avvicinata alla ginnastica a
soli 4 anni e – praticamente ha vissuto
unicamente per questa disciplina: ha dovuto anche sacrificare gli studi: infatti ha
solamente la licenza della terza media.
Tuttavia lei ama questo mondo magico che
le dà tanta soddisfazione. L’impegno che
mette in ogni esercizio, specialmente quando vola come una farfalla al centro della
pista; in quei momenti esiste solamente
il movimento, la bellezza espressa dal suo
corpo flessuoso e - alla fine- gli applausi
scroscianti la ripagano di ogni sacrificio.
Dopo aver conquistato l’ultima medaglia
d’oro, con il punteggio l4’8OO in “condominio” con l’atleta rumena Larire Andreea
Lordache, lo scorso mese di maggio, a Sofia
in Bulgaria, le abbiamo chiesto se si sentisse più vicina a RIO 2016. Ci ha risposto
che - nella ginnastica artistica - bisogna
fare un passo alla volta. Gli impegni sono
tanti: “però se continuo a sentirmi bene sia
fisicamente che mentalmente sono sicura.
di poter conseguire I risultati prefissati”.
Finita la carriera agonistica, ci ha confidato che di avere le idee molto chiare: vuole
sposarsi e costruire una famiglia e nelle
stesso tempo girare il mondo e magari fare
degli spettacoli con il Circo Soleil.
“Dunque il futuro mi vedrà moglie, madre e
artista!”
Per il resto, alle nostre consuete domande
ha risposto così:
“Per chi come me viene dal mondo sportivo
non esistono disuguaglianze tra uomini e
donne. Inoltre in seno all’esercito, questa
mia condizione non è mai stato un problema ma un valore aggiunto”.
Quanto tempo è trascorso prima
che si sentisse apprezzata come
militare?
I miei risultati sportivi hanno fatto sì che io
fossi immediatamente apprezzata in ambito militare che è comunque un mondo
eterogeneo in cui non vedo, come detto,
grandi differenze.
Non ha incontrato particolari difficoltà?
A parte quelle sportive, nessuna.
Non ha mai percepito diffidenza
nei suoi confronti?
per ottenere vantaggi, ma questo dura poco
se alla base non ci sono caratteristiche di
intelligenza e personalità tali da rendere la
seduzione un effettivo valore aggiunto.
Qual è stata la soddisfazione
maggiore?
Ottenere per proprie capacità quegli stessi
spazi che per vecchia tradizione non più
facilmente riscontrabili, sono considerati
per lo più maschili.
C’è diversità di trattamento verso
i sottoposti femminili rispetto a
quelli maschili?
Anche in quest’ambito non ho trovato
particolari soprusi, piuttosto un continuo
voler aiutare i propri sottoposti, maschili
o femminili che siano, a rendere al meglio
nel proprio lavoro.
Non credo che oggi esista una particolare
diffidenza verso la donna, ma più genericamente può esistere verso coloro che non
si dedicano pienamente al proprio lavoro.
A che cosa ha dovuto rinunciare
per affermarsi professionalmente?
In quanto donna soldato ha incontrato particolari ostacoli?
Quali riesce ancora a praticare.
Come atleta non ho esperienza diretta della
vita di caserma, ritengo però che la problematica sia esclusivamente di natura fisica.
Un po’ alla famiglia, alla vita privata e soprattutto a miei hobbies.
Sport soprattutto e musica.
Ci sono svantaggi o vantaggi che
derivano dal suo essere donna in
ambito militare?
Gli svantaggi ritengo siano, come detto
prima, solo fisici, mentre i vantaggi sono
quelli dati dalle caratteristiche tipiche della donne, come sensibilità e intuito
Privilegi?
Non esistono privilegi in ambito militare.
Nel suo ambiente quanto conta
l’arte della seduzione anche allo
stato inconscio?
È indubbio che proprio inconsciamente la
donna possa usare l’arma della seduzione
novembre 2014 La Rivista - 27
La Rivista
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Contributi per i periodici italiani
editi all’estero
Rinnovo dei Comitati
degli Italiani all’estero (comites)
Lavoratori frontalieri italiani
in Svizzera
Il regolamento sui contributi per stampa periodica italiana all’estero, le nuove elezioni dei Comites, il lavoro
frontaliero degli italiani in Svizzera. Anche nel mese appena trascorso, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale
provvedimenti molto attesi.
È entrato in vigore il 7 ottobre il nuovo regolamento
recante “Criteri e modalità per la concessione dei contributi a favore dei periodici pubblicati all’estero e delle
pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente
all’estero, a norma dell’articolo 1-bis del decreto-legge
18 maggio 2012, n. 63, convertito, con modificazioni,
dalla legge 16 luglio 2012, n. 103”.
Chi ha diritto hai contributi
Datato 11 agosto e registrato alla Corte dei conti il
12 settembre scorso - firmato dal Presidente Napolitano, dal Premier Renzi e dai Ministri degli esteri e
della giustizia, Mogherini e Orlando – il regolamento
è composto da sette articoli, in cui si stabilisce chi ha
diritto ai contributi e come fare per richiederli. L’articolo 1 definisce l’ambito di applicazione del Regolamento, spiegando che i destinatari del provvedimento
sono i periodici italiani pubblicati all’estero da almeno tre anni e le pubblicazioni con periodicità almeno
trimestrale edite in Italia e diffuse prevalentemente
all’estero da almeno tre anni, anche tramite abbonamenti a titolo oneroso per le pubblicazioni online.
In base a quanto previsto dalla Riforma dell’editoria
approvata dal parlamento nel 2012, a valutare chi ha
28 - La Rivista novembre 2014
diritto ai contributi sarà una Commissione - istituita
con decreto del Presidente del Consiglio – composta
da 17 membri in rappresentanza della Presidenza del
Consiglio, del Ministero degli Esteri, della Fusie, delle
associazioni nazionali dell’emigrazione, del Consiglio
Generale degli Italiani all’Estero e della Federazione
Nazionale della Stampa Italiana. I contributi – recita
l’articolo 3 – dovranno essere presentati entro il 31
marzo dell’anno successivo a quello di riferimento
dei contributi. Questo termine quest’anno - prima
applicazione del nuovo regolamento – scadrà il 7
gennaio 2015.
Per i periodici pubblicati all’estero le domande devono presentate alla rappresentanza diplomatica o consolare italiana territorialmente competente; saranno
i Consolati a trasmettere la richiesta alla Presidenza
del Consiglio entro il 30 maggio di ogni anno. Varia
la documentazione da allegare alla richiesta, atta a
certificare l’esistenza, la diffusione, la vendita e l’interesse dei contenuti di ogni testata.
Una volta accertati i requisiti stabiliti, il regolamento stabilisce come ripartire i contributi tra gli aventi
titolo. L’articolo 6, in particolare, prima definisce le
quote spettanti ai periodici editi all’estero e a quelli
editi in Italia, ma destinati all’estero, specificando poi
– al secondo comma – che la ripartizione dipenderà
anche in base alla contribuzione “in modo significativo alla promozione del sistema Italia all’estero” e alla
“consistenza informativa di particolare rilevanza”.
La Commissione considererà poi la diffusione del periodico presso la comunità, il suo apporto alla diffusione della lingua e della cultura italiana; quanto
alle nude cifre, verranno tenuti in conto il numero
di copie di effettive uscite, documentate nel corso
dell’anno; il numero di pagine pubblicate per ciascun
numero; il numero di copie vendute - anche in formato digitale a fronte di corrispettivi o abbonamenti
rispettivamente documentati.
Tutti i moduli necessari a compilare la domanda sono
stati pubblicati dalla Fusie (Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero) sul proprio sito web,
www.fusie.it.
Atteso da 5 anni
Atteso ormai da 5 anni il decreto che ha indetto le
elezioni dei Comites, in regime di prorogatio dal 2009.
L’ultima elezione dei Comitati risale, infatti, al 2004:
una serie di rinvii variamente motivati – poche risorse disponibili, attesa di una riforma generale degli
organismi di rappresentanza degli italiani all’estero
– di fatto hanno raddoppiato la normale durata degli
eletti 10 anni fa. Il provvedimento è stato inserito dal
Governo, non senza polemiche, all’interno del decreto che proroga le missioni internazionali. All’articolo
10, il decreto – convertito in legge – in vigore dal 4
ottobre, stabilisce che per queste elezioni il voto dei
connazionali si svolgerà ancora per corrispondenza
– invece che attraverso il voto elettronico – ma riceveranno il plico con il materiale elettorale solo se
ne faranno richiesta, iscrivendosi nell’elenco predisposto in ogni Consolato. La richiesta di iscrizione
deve essere presentata entro il 19 di questo mese
di novembre, cioè entro 30 giorni prima della data
stabilita per le votazioni, che è il 19 dicembre. Rispetto alla prima versione dell’articolo, il termine per
l’iscrizione – inizialmente fissato a 50 giorni prima
delle elezioni – è stato allungato in ragione dei tempi
stretti imposti a queste elezioni. La legge stabilisce
anche che compito degli uffici consolari sarà anche
quello di dare “tempestiva comunicazione” dell’obbligo di iscriversi attraverso mezzi ufficiali – come i
siti web istituzionali – ma anche “tramite ogni altro
idoneo mezzo di comunicazione”. Per le elezioni dei
Comites – recita l’ultimo comma dell’articolo 10 – il
governo ha stanziato 6.946.878 euro.
acquisiti direttamente dalle autorità italiane presso
quelle svizzere”.
L’articolo 3 spiega inoltre che i comuni aventi diritto
alla ripartizione sono quelli “il cui territorio sia compreso, in tutto o in parte, nella fascia di 20 km dalla
linea di confine con l’Italia dei tre cantoni del Ticino, dei Grigioni e del Vallese”. Il decreto ministeriale
sottolinea, infine, che “le somme attribuite saranno
utilizzate per la realizzazione, completamento e potenziamento di opere pubbliche di interesse generale
volte ad agevolare i lavoratori frontalieri, con preferenza per i settori dell’edilizia abitativa e dei trasporti
pubblici”.
Sul piano internazionale, segnaliamo infine, che è
entrato in vigore l’11 ottobre il ddl che ratifica alcune
modifiche all’Accordo di sede tra l’Italia e l’UNIDROIT
- Istituto internazionale per l’unificazione del diritto
privato – siglato nel 1967 ed emendato nel 1995.
Ripartizione dei ristorni fiscali
È stato firmato dal Ministro dell’economia Padoan il
decreto sui “Criteri di ripartizione e di utilizzazione
delle somme dovute dai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese, a beneficio dei comuni italiani di
confine, per gli anni 2012 e 2013”. In sei articoli il
decreto elenca quali comuni hanno diritto a queste
somme, posto che “ai fini della rilevazione della situazione del frontalierato esistente in ciascun comune, si assumono i dati rilevati dalle competenti autorità dei Cantoni del Ticino, dei Grigioni e del Vallese
alla data del 31 agosto del 2012 e 2013. I dati sono
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La Rivista
Normative
allo specchio
di Carlotta D’Ambrosio
Il segreto bancario svizzero e il reato
di autoriciclaggio italiano:
prove di armonizzazione all’insegna dello scambio
di informazioni fiscali
La comprensione del “segreto bancario” svizzero, legato a
doppio filo al sistema bancario, passa attraverso la lettura del primo comma dell’art. 47 della l. f. sulle banche e
le casse di risparmio (1934) secondo cui: 1) è punito con
pena detentiva sino a 3 anni o con una pena pecuniaria
chiunque intenzionalmente rivela un segreto che gli è
confidato o di cui ha notizia nella sua qualità di membro
di un organo, impiegato, mandatario o liquidatore di una
banca o in una società di audit; 2) ovvero tenta di indurre
a siffatta violazione del segreto professionale.
Il segreto bancario, concepito come un segreto professionale è, tuttavia,
parziale poiché esiste l’obbligo per gli istituti di credito di collaborare
e consegnare tutta la documentazione richiesta dalla magistratura in
caso di attività criminali, processi penali, procedimenti di esecuzione
forzata e di frode fiscale. Il diritto di accedere alle informazioni bancarie vale anche, a prescindere che il reato sia commesso in Svizzera o
all’estero, per le autorità estere in virtù di trattati come la Convenzione
europea di assistenza giudiziaria penale (CEAG) oppure della legge federale sull’assistenza internazionale in materia penale (AIMP).
Nonostante i confini dianzi indicati e la Convenzione di regolamento
delle banche adottata dai banchieri elvetici per garantire la legalità
delle operazioni effettuate, il segreto bancario è divenuto sinonimo di
evasione fiscale e di frode nei confronti di Stati la cui tassazione è più
alta di quella svizzera. Poiché parlare di comportamenti penalmente
rilevanti lascia, di fatto, scoperti ampi settori di attività eticamente non
accettabili ma non definibili “illeciti”, l’Europa ha spostato l’attenzione
sulla necessità dello “scambio di informazioni fiscali”. In quest’ottica, la
Svizzera, decidendo di allinearsi alla volontà dell’UE e adeguandosi alle
linee guida dell’OCSE ha deciso di porre fine al segreto bancario per il
2017. Nonostante la decisione, il processo è lungo e tormentato se si
tiene conto che già 117.000 svizzeri hanno sottoscritto la proposta di
referendum per votare sulla “protezione della sfera privata” di cui il
segreto bancario rappresenta espressione.
Nel rapporto con l’Italia, il poter contare sullo scambio di informazioni rende attuale il processo di voluntary disclosure (autodenuncia
volontaria) che consente da un lato di dichiarare le proprie sostanze
e dall’altro di evitare di essere perseguiti per il reato di autoriciclaggio
(il riciclaggio di denaro compiuto dalla stessa persona che ha ottenuto
tale denaro con mezzi illegali) ora introdotto nel codice penale italiano. È utile precisare che il reato non si estende a chi usa le risorse
provenienti da delitto per proprio godimento, ma si applica a chi ricicla
per nascondere la provenienza illecita di risorse provenienti da delitti
da lui stesso commessi.
Va da sé che lo scambio di informazioni, istituto molto più ampio del
reato citato, non riguarda esclusivamente i proventi di attività illecita
o i guadagni da questa derivanti, ma si estende anche a somme fatte
espatriare per i motivi più disparati (come un’eredità non più rientrata).
L’obiettivo è impedire (seguendo l’esempio della normativa FATCA applicata in America) ai cittadini di detenere altrove beni non dichiarati
nel proprio Paese. D’altro canto, l’aggravarsi della crisi finanziaria degli
Stati sta imponendo lo scambio automatico generalizzato di informazioni fiscali su larga scala come standard globale vincolante tra le
amministrazioni. La fine del segreto bancario ne è dunque discendente. Lo scambio automatico delle informazioni fiscali si estenderà dagli
interessi sui risparmi (già acquisito nella UE) ai redditi da lavoro, alle
rendite immobiliari, a quelle derivanti dalle assicurazioni vita, pensioni
e ora si applicherà anche ai dividendi, ai guadagni di capitale, agli interessi sui conti bancari.
La Svizzera con la seduta dell’8.10.2014 del Consiglio Federale ha di
fatto deciso definitivamente sui mandati di negoziazione per l’introduzione del nuovo standard globale per lo scambio automatico di
informazioni in materia fiscale con gli Stati partner. Il quadro indica
che le possibili alternative ad un sistema sempre più stringente oltre
ad essere esigue sono a tempo: l’uso del denaro per acquistare direttamente beni non tracciabili dovrà fare i conti con la riduzione della
circolazione del contante e la decisione di spostare la residenza fiscale
dovrà essere effettiva, pena la futura introduzione nelle Convenzioni
tra gli Stati di norme che considerino il passato del cittadino che si è
trasferito. D’altro canto, lo stesso ricorso ai Paesi che ora intercettano il
flusso dei capitali irregolari è a termine: se non è sufficiente il monito
della Comunità Internazionale, rappresentano un buon deterrente l’instabilità di quei sistemi politici, o la mancanza di sicurezza, trasparenza
ed efficienza dei mercati e, non in ultimo, di certezza del diritto.
Ciò che appare non equo è l’indiscriminata persecuzione delle somme
detenute all’estero sia che siano frutto di reato sia che abbiano provenienza lecita. Tuttavia, l’operazione dimostra chiaramente che l’intenzione degli Stati è, più che di sconfiggere l’evasione internazionale,
di rientrare in possesso di ogni disponibilità economica detenuta fuori
dai rispettivi confini.
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novembre 2014 La Rivista - 31
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La Rivista
Angolo
Fiscale
di Tiziana Marenco
Deducibilità fiscale di perdite realizzate
all’estero per le persone fisiche residenti in Svizzera
Quando e come una persona fisica domiciliata in Svizzera
può far valere nell’ambito del suo assoggettamento fiscale
illimitato perdite ed eccedenze di costi generate all’estero
a riduzione del proprio onere fiscale nel nostro paese? Diverse recenti sentenze del Tribunale Federale svizzero (TF)
illlustrano l’attualità del quesito.
Uno dei pilastri del nostro ordinamento fiscale riguarda l’esenzione incondizionata di stabilimenti d’impresa e fondi all’estero, esenzione che vale
indipendentemente dal tipo di tassazione vigente nel paese straniero in cui
questi si trovano. I redditi e la sostanza legati a tali fonti non sono tassati in
Svizzera, ma sono presi in considerazione unicamente per stabilire l’aliquota
di imposta applicabile ai fattori imponibili nel nostro paese.
Secondo l’art. 6 cpv. 3 della Legge sull’Imposta Federale Diretta (LIFD) e
le norme corrispondenti dei codici armonizzati cantonali, per eventuali
perdite ed eccedenze di costi generate dalle fonti di cui sopra vanno
distinte tre categorie:
1. Le perdite ed eccedenze di costi che sono state generate da immobile
privato sito all’estero;
2. Le perdite realizzate in un’impresa estera del contribuente organizzata
in forma di società di persone;
3. Le perdite realizzate in uno stabilimento estero di un’impresa svizzera
organizzata in forma di società di persone.
Tutte e tre le fattispecie sono regolate dalla disposizione succitata che recita:
“Nelle relazioni internazionali, l’assoggettamento delle imprese, degli stabilimenti d’impresa e dei fondi è delimitato secondo i principi del diritto federale
concernente il divieto di doppia imposizione intercantonale. Se un’impresa
svizzera compensa sulla base del diritto interno le perdite subite da uno stabilimento d’impresa situato all’estero con degli utili realizzati in Svizzera e lo
stabilimento d’impresa registra degli utili nel corso dei sette anni seguenti, si
deve procedere a una revisione della tassazione iniziale, fino a concorrenza
dell’ammontare degli utili compensati nello Stato dello stabilimento d’impresa; in questo caso, la perdita subita dallo stabilimento d’impresa all’estero è
presa in considerazione a posteriori in Svizzera solo per determinare l’aliquota
d’imposta. In tutti gli altri casi, le perdite subite all’estero sono prese in considerazione esclusivamente per determinare l’aliquota d’imposta. Sono salve le
disposizioni previste nelle convenzioni intese ad evitare la doppia imposizione.”
Uno sguardo alla giurisprudenza federale mette in luce limiti e spazi di interpretazione di questa norma apparentemente chiara.
Proprietà immobile privata (fondi) all’estero
Di questa categoria fa parte la classica casa di vacanza o seconda residenza all’estero. Un’eccedenza di costi è data per esempio allorquando in
un periodo fiscale i costi totali per il finanziamento e il mantenimento o
risanamento della proprietà superano il suo valore locativo o redditizio. Non
trattandosi di un’impresa, vale l’ultima regola della disposizione di cui sopra,
secondo la quale eventuali perdite subite all’estero sono prese in considerazione esclusivamente per determinare l’aliquota imponibile. Le stesse non
riducono quindi direttamente l’utile imponibile in Svizzera, vanno tuttavia
a determinare l’aliquota di imposta applicabile che in Svizzera ricordiamo
contraddistinta dal suo carattere progressivo. Illustrativo quindi l’esempio
seguente: se un contribuente ha un reddito netto totale di CHF 150’000 ma
ha risanato la casa di vacanza all’estero e ha finanziato il tutto con un’ipoteca per un totale di eccesso di costi provati di CHF 150’000, i costi non
saranno direttamente deducibili, ma il suo reddito verrà tassato all’aliquota
applicabile ad un reddito netto di CHF 0, solitamente quindi allo 0%.
Come recentemente confermato dal TF, né l’Accordo sulla libera circolazione né il richiamo alle regole di ripartizione intercantonale giustificano un trattamento ulteriormente generoso e quindi la deduzione
effettiva in Svizzera.
Impresa estera di un contribuente svizzero organizzata
in forma di società di persone
Non sono pochi i contribuenti residenti in Svizzera che sono al contempo
titolari di società di persone (società in nome collettivo o in accomandita,
ma anche una ditta individuale) con sede e stabilimento all’estero ma senza presenza fissa in Svizzera. Un caso classico e che spesso riscontriamo
è quello del fondatore estero di un’impresa o di un suo successore che si
ritirano o si trasferiscono in Svizzera in vista di nuove attività dopo aver
affidato la direzione dell’impresa estera ad un direttore locale. L’importanza
di queste partecipazioni può variare, ricordiamo però che per esempio in
Germania un gran numero di aziende medio-grandi sono ad oggi organizzate in forma di GmbH & Co. KG grazie al fatto che la legislazione tedesca
permette di limitare la responsabilità attraverso l’interposizione della GmbH
(Sagl italiana). Per eventuali perdite generate in queste aziende all’estero non solo vale il principio che le stesse vanno prese in considerazione
nell’ambito del calcolo dell’aliquota, ma anche quello delle predite pregresse: Contrariamente a quanto sinora praticato da diverse autorità di tassazione cantonali, secondo una recentissima decisione del TF anche le perdite
estere degli anni precedenti, se non ancora consumate, possono esser fatte
valere in Svizzera per la determinazione dell’aliquota entro il limite legale
svizzero di sette anni.
Come nell’ambito domestico il principio delle perdite pregresse vale solo per
le perdite commerciali, cioè derivanti da un’impresa, ma non per le perdite
di carattere privato.
Per loro natura, queste perdite commerciali possono essere di consistenza
ed importanza assai maggiore di quelle causate da fondi privati.
Stabilimento estero di un’impresa stabile
Per una persona fisica residente in Svizzera di minore importanza sono
le perdite derivate da attività indipendente esercitata in una società di
persone con sede in Svizzera e stabilimenti all’estero. Per queste perdite
vale non solo la presa in considerazione per la determinazione dell’aliquota
d’imposta, ma anche quello della deduzione effettiva, se non che onde evitare una doppia deduzione in Svizzera e all’estero, qualora lo stabilimento
estero realizzerà utili nei sette periodi susseguenti all’anno della perdita, in
Svizzera la tassazione iniziale farà oggetto di revisione con corrispondente
recupero d’imposta.
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novembre 2014 La Rivista - 33
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La Rivista
Angolo
legale Svizzera
di Massimo Calderan
Tipi di partecipazione alla SA
2a parte
Prosegue la descrizione iniziata nell’ultimo numero
de La Rivista dei tratti essenziali e dell’utilizzo, da
parte di società anonime (SA) private o quotate in
borsa, dei diversi tipi di partecipazione previsti dal
diritto svizzero.
Azioni (continua)
Nei limiti stabiliti dallo statuto o mediante una modifica dello statuto, l’assemblea generale degli azionisti può deliberare
l’emissione di azioni privilegiate o la conversione di azioni
già emesse in azioni privilegiate. Al momento della costituzione della SA, di un aumento di capitale o di un risanamento,
si emettono azioni privilegiate in favore di persone che hanno
fatto contributi particolari (contributi di tipo economico, invenzioni o altre prestazioni).
In confronto delle azioni ordinarie, le azioni privilegiate danno
diritto ai privilegi espressamente concessi dallo statuto originale o modificato. E’ da notare che i privilegi possono essere
soltanto di natura economica. Di regola, il privilegio si riferisce alla ripartizione dei dividendi annuali e/o dei dividendi
di liquidazione, sempre che vi sia un utile in bilancio o, nel
caso della liquidazione, un avanzo che possa essere distribuito
(come per le azioni ordinarie, non si possono garantire dividendi alle azioni privilegiate anche nel caso non vi sia un
utile o un avanzo). Delle svariate varianti, elenchiamo le due
più utilizzate e una terza meno comune, ma non meno interessante, in particolare laddove la SA è una joint venture di
un numero limitato di soci: (i) una prima parte del dividendo
(ad esempio, i primi CHF 100.000,00) è distribuita alle azioni
privilegiate, il resto a tutte le azioni (incluse quelle privilegiate); (ii) alle azioni privilegiate è distribuito un dividendo
maggiore (ad esempio, le azioni privilegiate danno diritto al
doppio del dividendo distribuito alle azioni ordinarie); (iii) il
dividendo delle azioni privilegiate si riferisce esclusivamente
all’utile prodotto da uno specifico ramo dell’azienda. Raramente vengono concessi privilegi economici di altro tipo, ad
esempio a proposito dell’offerta in opzione di nuove azioni
che fossero emesse.
L’emissione di azioni privilegiate deve corrispondere a un interesse della SA e non favorire senza motivo singoli azionisti
(ad esempio chi detiene la maggioranza del capitale sociale).
L’emissione, da parte di una SA che ha già emesso azioni privilegiate, di nuove azioni privilegiate, alle quali si accorda un
privilegio in confronto delle azioni privilegiate già esistenti, la
modifica o la soppressione di privilegi già previsti nello statuto necessitano sia dell’approvazione dei titolari delle azioni
privilegiate esistenti in un’apposita assemblea, sia dell’assemblea generale di tutti gli azionisti, salvo diversa disposizione
nello statuto.
E’ possibile combinare azioni con diritto di voto privilegiato (descritte nell’ultimo numero de La Rivista) con azioni privilegiate. Azioni vestite di ambedue i privilegi, che si vedono
raramente, danno al socio che le detiene una posizione molto
influente e importante nella SA.
Nelle SA che hanno emesso azioni con diritto di voto privilegiato e/o azioni privilegiate, lo statuto deve assicurare agli
azionisti di ogni categoria, comprese le azioni ordinarie, almeno un rappresentante nel consiglio d’amministrazione.
Buoni di partecipazione
Lo statuto può prevedere l’emissione di buoni di partecipazione.
Come le azioni, essi hanno un valore nominale di almeno CHF
0,01 e sono emessi contro un conferimento in denaro, in natura
o in compensazione di un credito vantato nei confronti della SA.
Il totale del capitale di partecipazione al contrario del capitale
azionario non ha un limite minimo, per contro non può superare
il doppio del capitale azionario. Di questo è da tener conto non
solo al momento della costituzione o di un aumento di capitale
ordinario, ma anche in caso si volesse introdurre nello statuto l’aumento di capitale azionario e/o l’aumento di capitale di
partecipazione in via autorizzata e/o condizionale (con relativa
delega dell’assemblea generale al consiglio d’amministrazione).
Alla prima emissione di capitale di partecipazione, gli azionisti hanno lo stesso diritto di sottoscrivere buoni di partecipazione di cui dispongono in occasione dell’emissione di
nuove azioni (proporzionale al numero di azioni ordinarie
e/o di altro tipo che possiedono). Se il capitale azionario e il
capitale di partecipazione sono aumentati simultaneamente
e nella stessa proporzione, lo statuto può prevedere che gli
azionisti possono sottoscrivere solo azioni e i partecipanti solo buoni di partecipazione. Per contro, se è aumentato
solo il capitale azionario o solo il capitale di partecipazione,
o se uno di essi è aumentato in misura maggiore dell’altro,
i diritti di sottoscrizione devono essere ripartiti in modo da
permettere agli azionisti e ai partecipanti di conservare la
proporzione del capitale complessivo che possedevano fino
a quel momento.
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novembre 2014 La Rivista - 35
La Rivista
Ipoteca legale
come mezzo di garanzia
per artigiani e imprenditori
di Otto C. Meier-Boeschenstein*
e Alessandro De Lorenzi**
Non sempre nella vita privata così come
in quella professionale il raggiungimento di un obiettivo prefissato o
l’adempimento di un’obbligazione contrattuale decreta la parola “fine” di una
vicenda o di un impegno lavorativo.
Paradossalmente la fine può, in alcuni
casi, significare l’inizio dei problemi. Il
caso che illustriamo in quest’articolo riguarda una situazione nella quale qualsiasi artigiano o impresa di costruzione
grande o piccola che sia può ritrovarsi,
con un’opera completata ma un credito
nei confronti del committente ancora
scoperto. Situazione questa che rischia
di provocare una spirale negativa (ad
es. precetti esecutivi da parte dei subappaltatori o degli artigiani, dei dipendenti, cause civili per mancati pagamenti, etc.) che rischierebbe di mettere
a repentaglio l’esistenza dell’azienda.
Per questo motivo esiste in Svizzera un
istituto giuridico volto a salvaguardare
i crediti che le imprese di costruzione
o gli artigiani hanno nei confronti dei
committenti: L’ipoteca legale.
costruzione, sotto pressione e per esplicita
volontà del committente, dovette terminare
i lavori per febbraio/marzo 2008. L’accelerazione dei lavori causò però dei turni di
lavoro straordinari e, poiché le infrastrutture
erano già funzionanti, la ditta di costruzione
fu costretta ad eseguire lavori notturni.
Questi lavori straordinari, eseguiti in un
tempo molto breve generarono ulteriori
costi di costruzione, per i quali l’impresa di
costruzione italiana aveva diritto ad essere
remunerata.
Sul cantiere regnava però totale incertezza
riguardo alla conclusione dell’opera e riguardo al fatto se e in che misura le prestazioni della ditta italiana andassero retribuite. Di fatto non si riuscì a stabilire se la
conclusione fosse stata formalmente notificata al committente o meno. Si sa invece
che il collaudo di comune accordo non era
ancora avvenuto.
Il committente si rifiutò in seguito di pagare
le prestazioni straordinarie dell’appaltatore,
prestazioni richieste dal committente stesso. A tutela del credito ancora scoperto l’imprenditore decise quindi di fare capo all’istituto svizzero dell’ipoteca legale di artigiani
e imprenditori.
I fatti
L’ipoteca legale di artigiani e imprenditori
(qui di seguito “ipoteca”) è regolata negli
artt. 837 cpv. 1 cifra 3 e 839 del Codice
Civile Svizzero (CC).
La retribuzione si basa su un rapporto contrattuale tra il committente e l’appaltatore,
solitamente si tratta di un contratto d’appalto ai sensi dell’art. 363 segg. del Codice
delle Obbligazioni Svizzero (CO).i
L’art. 837 cpv.1 cifra 3 CC regola che ad avere il diritto di richiedere tale ipoteca sono gli
artigiani e gli imprenditori.
Gli imprenditori (chiamati pure appaltatori)
possono comparire in qualità di appaltatori generali (senza il compito di progettare
i lavori), appaltatori totali (con progetto di
costruzione) e appaltatori parziali (sub-appaltatori).ii
Un’impresa di costruzione italiana (appaltatore) decise di concludere un contratto d’opera con un’azienda svizzera (committente)
allo scopo di costruire in un piccolo borgo
svizzero, che attrae masse di turisti ogni
anno, degli alberghi, così come delle cucine
per dei rinomati ristoranti, nonché un centro sportivo all’avanguardia come pure un
gigantesco centro commerciale.
Il termine dei lavori, in origine fissato per
maggio 2007, venne più volte rinviato. Con
qualche ritardo, dal 10 dicembre 2008 le
infrastrutture sopra menzionate, nonostante il disaccordo tra le parti su svariati punti
contrattuali, divennero ufficialmente operative, anche se i lavori non erano ancora stati
completati definitivamente. L’impresa di
36 - La Rivista novembre 2014
La base legale e la legittimazione
Le premesse
Materiale di lavoro
Il credito deve basarsi sulla fornitura di
materiale e lavoro oppure esclusivamente
di lavoro. Va tenuto conto che il tribunale
federale prende in considerazione solo i lavori manuali o svolti attraverso l’utilizzo di
macchinari.iii
A tal proposito va aggiunto che il tribunale
federale ritiene che le attività pianificatrici
e di conduzione dei cantieri da parte degli
architetti e ingegneri non si possono materializzare e di conseguenza la loro posizione
sociale non può essere paragonata a quella
degli artigiani o dei costruttori.iv Di conseguenza le attività intellettuali non danno
diritto all’iscrizione di un’ipoteca legale.
Mancanza di sufficienti garanzie
Una premessa negativa riguarda la mancanza di sufficienti garanzie da parte del
committente nei confronti dell’appaltatore per quel che concerne il pagamento del
credito ancora scoperto.v Ne è il caso, ad
esempio, a seguito di una richiesta di un
estratto del registro delle esecuzioni si viene
a conoscenza di procedure esecutive aperte
nei confronti del debitore, se i termini di pagamento intermedi non sono stati sempre
rispettati o semplicemente se il committente si rifiutasse di riconoscere il suo debito
nei confronti dell’appaltatore.
Termine per il compimento dei lavori
Secondo l’art. 839 cpv. 2 del Codice Civile
Svizzero (CC) l’iscrizione dev’essere fatta al
più tardi entro quattro mesi dal compimento del lavoro. Oltrepassato questo termine,
questo diritto si estingue.
Un lavoro è da ritenersi compiuto, quando
tutte le costruzioni, che rappresentano l’oggetto del contratto d’opera, sono state eseguite. Non vengono presi in considerazione
invece i lavori di scarsa entità o ausiliari,
che servono esclusivamente all’assoluto
completamento dell’opera. Inoltre irrilevanti
sono pure le migliorie come la sostituzione
La Rivista
di parti difettose o la riparatura di altre lacune. Lavori di piccola entità possono però
valere come lavori di compimento qualora
fossero indispensabili al corretto funzionamento dell’opera.
I lavori vengono dunque giudicati sulla base
di aspetti qualitativi e non quantitativi.vi
Stesso discorso va fatto per il valore del lavoro eseguito, poiché una determinata miglioria può comportare un costo minimo, ma
essere fondamentale al completo e corretto
funzionamento di un’opera (e viceversa).
Particolarità dell’ipoteca legale
Se da una parte l’ipoteca legale degli artigiani e degli imprenditori rappresenta un
vantaggio per gli appaltatori o i sub-appaltatori, dall’altra questo istituto può però
rappresentare un problema non indifferente
per il proprietario dell’opera.
Una delle particolarità di questo istituto giuridico è data dal fatto che nel caso
i lavori vengano delegati dall’impresa di
costruzione generale (appaltatore totale)
ad altre imprese di costruzione o artigiani
(sub-appaltatori), la pretesa del sub-appaltatore sarebbe indipendente da quella
dell’appaltatore totale. Di conseguenza sul
fondo potrebbe essere iscritta una doppia
ipoteca artigianale, da una parte quella dei
sub-appaltatori e dall’altra quella dell’appaltatore totale.vii Inoltre, il subappaltatore
che non è stato pagato conserva il diritto
di poter richiedere l’iscrizione di un’ipoteca
legale a garanzia del suo credito, anche nel
caso in cui il proprietario dell’opera avesse
già provveduto a remunerare l’imprenditore
generaleviii e che tale credito coprisse pure le
prestazioni dei sub-appaltatori.
Seguendo quindi la logica di quanto esposto
in precedenza, l’appaltatore totale o generale ha il diritto di iscrivere l’ipoteca per il
totale dei lavori per il quale è stato incaricato, indipendentemente dal fatto che abbia
delegato a terzi i lavori o meno.
Sarà un problema del proprietario dell’opera prendere le necessarie misure per evitare
una doppia ipoteca legale.
La procedura
Riconoscimento del credito
Prima di poter iscrivere un’ipoteca legale nel
registro fondiario è necessario che il proprietario dell’opera riconosca il credito dell’appaltatore (cfr. art. 839 cpv. 3 CC). Nel caso in
cui il proprietario si rifiutasse di riconoscere
il credito, l’appaltatore potrebbe sempre fare
ricorso al tribunale competente per richiedere il riconoscimento di tale somma.
Solitamente, nel caso di una discordia fra le
parti, difficilmente il proprietario riconoscerebbe il debito nei suoi confronti. Per questo
motivo in alcuni casi il ricorso ad un tribunale, per mezzo di una sentenza cresciuta in
giudicato (art. 76 cpv. 2 lit. b dell’ordinanza
sul registro fondiario (ORF), risulta essere
indispensabile.
Iscrizione dell’ipoteca legale per mezzo di
una misura superprovvisoria da parte di un
tribunale
Visto e considerato però che una causa
richiede tempo, al fine di osservare il termine di 4 mesi, l’imprenditore avrebbe la
possibilità di richiedere una disposizione
superprovvisoria al giudice e di fare annotare preventivamente l’ipoteca nel registro
fondiario (art. 839 cpv. 3 CC in combinato
disposto all’art. 249 lit. d cifra 5 del Codice
di Procedura Civile). Qualora il giudice decidesse per l’iscrizione in via definitiva dell’ipoteca legale, essa avrebbe effetto retroattivo al momento dell’iscrizione provvisoria.
Interessante per l’appaltatore è la possibilità
di avanzare un’azione creditoria per il pagamento delle prestazioni fornite allegando
contemporaneamente pure una richiesta
d’iscrizione provvisoria nel registro fondiario
dell’ipoteca legale per mezzo della sopra citata misura superprovvisoria.ix
Combinando le due procedure si potrebbe
velocizzare i tempi e di conseguenza ottimizzare pure i costi.
Conclusioni
In conclusione ai sensi dell’art. 839 CC
l’appaltatore sulla base dei lavori effettuati
e soprattutto del contratto d’appalto o costruzione siglato con il committente ha diritto ad iscrivere un’ipoteca legale per assicurare il credito ancora scoperto, derivante
dalle prestazioni fornite.
Ricapitolando le seguenti premesse vanno
soddisfatte, affinché possa essere iscritta
un’ipoteca legale:
1. Fornitura di materiale e/o di lavoro
2. Mancanza di sufficienti garanzie da
parte del committente
3. Termine di 4 mesi a partire dal completamento dell’opera per iscrivere tale
ipoteca nel registro fondiario
La tutela di un credito è una precauzione
fondamentale per un’impresa di costruzione o un artigiano al fine di ottenere la
giusta remunerazione per gli sforzi profusi
e poter continuare senza preoccupazioni
finanziarie la propria attività lavorativa.
Tuttavia a dipendenza dei singoli casi, la
richiesta di tale ipoteca può risultare molto complessa.
* Dr. Otto C. Meier-Boeschenstein, avvocato
Master of European Judicial Studies, è Seniorpartner dello studio legale MBR Rechtsanwälte, Zurigo
** Alessandro De Lorenzi, MLaw, LL.M., è collaboratore dello studio legale MBR Rechtsanwälte, Zurigo
Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 9 zu Art. 839/840 ZGB.
Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 3 zu Art. 839/840 ZGB.
iii
Decisione del Tribunale Federale (DTF) 131 III 300,
C. 2.2 e 4.2 ; DTF 119 II 426 segg.
iv
DTF 119 II 426, C. 2b.
v
Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 11 zu Art. 839/840 ZGB.
vi
DTF 125 III 113, c. 2b ; DTF 102 II 206, c. 1a ; DTF
106 II 22, c. 2b ; DTF 101 II 253 segg.
vii
DTF 95 II 87, C. 3; Hofstetter/Thurnherr, Basler
Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 3 zu
Art.839/840 ZGB.
viii
DTF 95 II 87.
ix
cfr. DTF 134 III 16, C. 2.1.
i
ii
novembre 2014 La Rivista - 37
La Rivista
Convenzioni
Internazionali
di Paolo Comuzzi
L’Amministrazione Fiscale Italia
e le considerazioni nella Circolare 6 Agosto 2014 in
materia di verifiche fiscali: implicazioni internazionali
In ogni periodo di imposta la Amministrazione Finanziaria (diciamo in maniera più tecnica l’Agenzia delle Entrate) emana
delle precise direttive circa l’attività di verifica che sarà posta
in essere nello stesso periodo e gli obiettivi che la stessa si
prefigge (chiaro che questa attività di indirizzo non blocca la
Amministrazione nei limiti di quanto viene scritto nel documento ma si limita a dare indicazione di priorità di azione).
Nella Circolare citata si legge che è priorità dell’Amministrazione contrastare la pianificazione fiscale aggressiva e le frodi
fiscali internazionali che paiono sottrarre gettito all’Amministrazione Italiana e non solo.
Se per le frodi fiscali internazionali (diciamo le costruzioni
fondate sul cd “castello di bugie”) che porta alla riduzione delle imposte non vi è dubbio alcuno che sia necessario procedere
con grande fermezza1 è certamente più complesso discutere
della pianificazione fiscale “aggressiva” e su questo tema vogliamo accennare nel presente contributo anche per il rapporto che esiste tra il fatto (costruzione di una pianificazione
fiscale aggressiva) e le sanzioni.
In linea generale
In linea generale un’operazione di pianificazione fiscale
(che sia o meno aggressiva) è sempre finalizzata alla riduzione del carico fiscale (perché le imposte sono ovviamente un costo) e quando si tratta di una operazione di
pianificazione fiscale internazionale lo schema prevede
che il reddito, prodotto complessivamente dal gruppo societario, emerga sempre nei paesi che hanno le aliquote
“più dolci” mentre restano “a secco” di materia imponibile i paesi che hanno le aliquote maggiori2 e che potrebbero risultare infelici per il gruppo nel suo complesso (in
quanto le maggiore aliquote sono atte a ridurre la cassa
che resta a disposizione).
Poi abbiamo le operazioni di pianificazione fiscale aggressiva ovvero quelle operazioni che non paiono avere
alcuna logica economica sottostante (diciamo le operazioni senza alcuna valenza economica e gestionale3)
ma che trovano nella ragion fiscale la loro motivazione
(diciamo che possono essere presenti anche delle ragioni
economiche ma le stesse sono certamente marginali e di
scarsa importanza rispetto alla scopo principale).
38 - La Rivista novembre 2014
Quindi la operazione che definiamo di pianificazione fiscale aggressiva è una operazione che ha un plus rispetto alla normale pianificazione ed il plus consiste nell’assenza di qualche cosa (la valenza economica gestionale)
ed un minus rispetto alla frode fiscale internazionale e
questo minus consiste nell’assenza del “castello di bugie” che invece dovrebbe connotare sempre il secondo
schema di azione.
Se volessimo andare avanti potremmo dire che una operazione di pianificazione fiscale, anche quando è aggressiva, tende comunque a liberare risorse palesi da distribuire come maggiore utile (o magari reinvestire) mentre
una operazione di frode fiscale internazionale4 tende
(diremmo tende sempre) a consentire la apprensione di
risorse a pochi e ben definiti soggetti che controllano la
situazione e che sono i beneficiari delle somme sottratte alla imposizione (con un utilizzo finale delle somme
ignoto).
Cosa pensa di fare la Amministrazione
Fatta la debita premessa che la Amministrazione pensa
di “lottare” contro la pianificazione fiscale aggressiva in
linea generale resta da dire che la stessa individua alcuni
sintomi di questa fattispecie.
Il primo di questi elementi consiste in fenomeni di estero
vestizione ovvero un fenomeno che si sostanzia nella fittizia collocazione della società (solitamente una società
del gruppo) e della sua residenza in uno Stato estero con
una tassazione agevolata.
In buona sostanza siamo di fronte ad una società estera
che non ha alcuna vita propria e che nulla decide (né sul
piano strategico né su quello dell’azione quotidiana) ma
che viene etero diretta e questa etero direzione viene
attuata dalla controllante italiana la quale usa della controllata estera solo come strumento apparente di azione.
Qui il discrimine tra pianificazione fiscale aggressiva e
“castello di bugie” è labile in quanto nel momento in cui
potessi dimostrare senza ombra di dubbio che la società
estera non ha alcuna esistenza sostanziale ma è solo un
centro di imputazione fittizio di redditi mi pare che si
caschi nella frode e non nella mera pianificazione fiscale
aggressiva.
Il secondo elemento di una pianificazione fiscale “aggressiva” potrebbe consistere nel tentativo di nascondere
un elemento che ove “palesato” porterebbe alla tassazione di redditi in Italia e qui siamo nel campo della cd
stabile organizzazione occulta.
Anche qui il confine è labile e certamente se questa stabile organizzazione esiste forse siamo più nella ambito
della frode che non nell’ambito della pianificazione fiscale aggressiva.
Il terzo elemento che può tenersi in considerazione è
quello del Transfer pricing ovvero le transazioni infragruppo a livello internazionale.
Qui va fatta una considerazione non solo fiscale ma
anche economico – organizzativa per quanto concerne
l’imprenditore ovvero va posto in evidenza che i casi devono trovare sempre una valutazione singola in quanto
è ben diverso il caso di colui che inserisce tra la impresa
italiana (produttiva) una consociata estera per andare poi in tutto il mondo e colui che invece crea società
commerciali nei diversi paesi per meglio servire i clienti
che sono ivi collocati e ancora più diverso è il caso di chi
queste società le crea facendo anche leva su soci terzi
che operano nello specifico mercato.
Pensare che il primo ed il terzo soggetto facciano la stessa cosa e che le considerazioni in materia di TP debbano
farsi nel rispetto delle stesse logiche di azione appare
certamente erroneo (forse il primo fa pianificazione fiscale aggressiva [o frode]5, il secondo fa una pianificazione ed il terzo fa una organizzazione del suo business
consentendo al socio terzo di farsi a sua volta imprenditore e quindi facendo sharing del suo rischio di impresa).
Sono punti sui quali è necessario riflettere in modo approfondito perché la sola certezza è che ormai la impresa
è globale e che certamente non vive se non fa del mondo il suo mercato e questo comporta un certo modus
operandi che qualche volta può essere anche “legato” a
qualche tentazione fiscale ma che in molti casi trova una
giustificazione economica che, diventa palese, quando le
aliquote non sono lontane e quando non esiste alcuna
convenienza fiscale nella imputazione di un reddito alla
consociata estera dove sono anche presenti soci terzi che
mediante il dividendi andrebbero a estrarre una parte
dell’utile.
Un commento ulteriore
Le implicazioni fiscali di un’operazione sono ormai talmente ampie che qualsiasi ragionamento puramente
tecnico deve portare a riflettere sul rapporto tra giudizio
tributario e giudizio penale.
Quando si giudica del reato tributario (si pensi all’estero
vestizione e / o alla omissione di dichiarazione in presenza di una stabile organizzazione) bisogna mettersi d’accordo nel rispetto dei principi del diritto penale.
Se è vero che il reato, per acclarata dottrina, consiste in
un fatto umano, antigiuridico, colpevole, punibile allora
è evidente che l’importanza assunta dal fatto6 non può
essere disconosciuta e questo elemento dovrebbe essere
competenza del giudice tributario.
Dire in sede penale (come avvenuto anche in casi recenti e importanti) se una società è da considerare come
estero vestita o se esiste una stabile organizzazione potrebbe essere letto come una invasione di campo che nasce da una esigenza di velocità che non mi pare necessario risolvere andando per forza sulla strada penalistica
ma che potrebbe trovare soluzione anche soluzione nella
accelerazione del processo tributario in modo che sia definito compiutamente definito il fatto (estero vestizione
e stabile organizzazione in primo luogo).
Conclusione
Appare evidente come la lotta a situazione tributarie che
sfruttano le asimmetrie informative e di ordinamento
non possa avvenire se viene condotta da un solo Stato
contro tutti (l’effetto che si ottiene è quello di “allontanare” la impresa).
È essenziale quello che abbiamo sempre sostenuto su
queste colonne ovvero il coinvolgimento degli Stati (e
quindi dei soggetto OCSE) e l’ampliamento dello scambio
di informazioni in quanto al contribuente globale deve
rispondere una amministrazione globale che sia in grado
di valutare in modo unitario (coinvolgente gli Stati in cui
l’imprenditore opera) le scelte di questo.
1
Anche perché il denaro liberato mediante una frode può terminare in
canali di maggior pericolo rispetto a quelli del mero incremento (e
accumulo) della ricchezza privata e quindi al danno si aggiunge un
ulteriore elemento di pericolo che deve essere preso in considerazione
per combattere queste scelte.
2
In buona sostanza diciamo che in ogni paese emerge un reddito che
può dirsi “tassato secondo le aspettative” dell’imprenditore gruppo
sicché le imposte vengono “tarate” e restano i soldi per gli investitori.
3
Per usare la parole di un “vecchio” documento in materia di elusione
fiscale.
4
Facciamo un esempio evidente: dallo Stato X dove opera la società N
partono dividendi verso la società K senza alcuna ritenuta alla fonte
ma dietro K è presente il socio P che deve qualificarsi come beneficiario effettivo di quanto erogato e che se prendesse questi soldi
direttamente subirebbe una ritenuta alla fonte. La prima tentazione è
quella di inseguire questa ritenuta alla fonte ma ove P fosse in grado
di dimostrare di aver reinvestito nello Stato X tutto il percepito ha
ancora senso inseguire questa ritenuta alla fonte? Non avrebbe senso, per quanto complesso, cercare di capire che ricchezza aggiuntiva
nello Stato X abbia generato questa cassa appresa da P invece che
dall’Amministrazione? Se (paradossalmente) si potesse dimostrare
che con queste risorse si sono fatti investimenti che hanno generato
occupazione e quindi imposte per somme superiori alla ritenuta applicabile avrebbe ancora senso chiedere soldi a N (per mancata ritenuta) o a P? Questa operazione (mettere K tra N e P) è una operazione
di pianificazione fiscale aggressiva per trattenere risorse (le ritenute)
ma non è una operazione il cui danno può sempre assumersi pari alle
mancate ritenute.
5
Si pensi a chi colloca una trading nello Stato Z in cui non vende
neppure un pezzo.
6
La stessa Amministrazione Fiscale ammette che una questione come
la esistenza di una stabile organizzazione e / o la estero vestizione
sono questioni di fatto e quindi perché su questi elementi deve essere chiamato a pronunciarsi un soggetto (il giudice penale) che non
ha una precisa cognizione di problematiche così tecniche? In buona
sostanza la Commissione Tributaria avrebbe quasi la funzione di CTU
lasciando al giudice penale il giudizio sull’esistenza dell’elemento
soggettivo del reato e scremando molte contese.
novembre 2014 La Rivista - 39
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La Rivista
L’elefante
Invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
Il termine «fidanzati»:
specchio dei tempi?
Sfogliando il Corriere della sera on line del 6 ottobre
scorso il mio sguardo cade su una notizia di cronaca rosa: il conduttore televisivo Fabrizio Frizzi ha sposato la fidanzata Carlotta
Mantovan.
La notizia è accompagnata da una fotografia dei due sposi: lei
indossa il tradizionale abito bianco con un accenno di strascico,
lui veste un altrettanto tradizionale abito scuro con gilet grigio.
Potrebbe essere una fotografia di altri tempi. Molte delle coppie
in procinto oggigiorno di festeggiare le nozze d’oro o di diamante
erano agghindate in passato allo stesso modo al momento del
fatidico sì.
Tuttavia leggendo la didascalia che accompagna la foto salta
all’occhio un particolare che fa tutta la differenza tra passato e
presente. C’è scritto: «I due erano fidanzati da dodici anni e l’anno
scorso sono diventati genitori della piccola Stella».
Il termine fidanzata (fidanzato) ha conosciuto dunque – mi
dico - un’interessante evoluzione. Mi precipito a consultare il voluminoso vocabolario Treccani che ho in casa, edizione 1986. È un’opera di trent’anni fa e non, sottolineo, un reperto storico medievale.
Leggo le definizioni di fidanzato e fidanzamento. Tutte contengono
come idea centrale lo scambio di una promessa di matrimonio tra
due persone (all’epoca un uomo e una donna. Ça allait sans dire…).
Il fidanzamento è definito come stato che segue la reciproca promessa e altresì come periodo di tempo che intercorre tra questa e
le nozze. Poveretti, ci sarebbe allora da esclamare! Frizzi e Signora
hanno dovuto attendere dodici lunghi anni per…! Ebbene no, “stiamo sereni!”. L’abito bianco non significa oggi prolungata astinenza.
In pochi anni il termine “fidanzati” ha assunto nuovi significati. A
quanto pare, l’adattamento è condizione di sopravvivenza non solo
per gli esseri viventi, ma anche per le parole.
I costumi sono cambiati e sempre più spesso ci si sposa
(quando ci si sposa) dopo lunghi anni di rodaggio sotto lo stesso
tetto e nello stesso letto e dopo aver messo al mondo uno o più
pargoli. Se non si fossero adattate, le parole fidanzata e fidanzato sarebbero sparite. Il personaggio della splendida Angelica
del film di Luchino Visconti può ben rappresentare una categoria
antropologica ormai scomparsa nelle nostre contrade: le fidanzate, appunto, ragazze definite tali poiché oggetto di una formale richiesta di matrimonio concordata tra le rispettive famiglie
e tenute a rimanere illibate fino all’altare. Il bel Tancredi dopo il
fidanzamento arde di desiderio per la magnifica fidanzata. L’abbraccia, il turbamento è all’apice ma lui si ferma. Aspetterà che
diventi sua moglie.
Nei film ambientati in epoca moderna le storie romantiche
sono molto diverse. Il fidanzamento è sparito. I protagonisti si
incontrano. Scatta l’attrazione e la scena seguente è subito ambientata in camera da letto, con una profusione di dettagli. Poi
arrivano le sequenze che mostrano una promettente convivenza.
Tutti sembrano felici fino al momento in cui uno dei due (spesso
lei) comincia a sognare un matrimonio in piena regola: anello,
abito bianco, grande festa, lacrime e sorrisi. Basta fare gli eterni
fidanzati! (In fondo il sogno romantico di rivivere il mito di Angelica è sempre attuale).
Cosa succede nella vita quotidiana? Il termine “fidanzati”
designa ormai tutta una serie di relazioni più o meno stabili: la
convivente di papà, l’amico della mamma, la badante del plurinonno, l’amante dello zio, le favorite di moderni sultani, l’accompagnatore di mature signore orrendamente liftate.
Quando si tratta di personaggi famosi le “fidanzate” fanno più notizia delle mogli, persino sui giornali che vantano un alone di serietà.
Noto ad esempio che Francesca Pascale fidanzata dell’ex-Cavaliere
è molto citata. Cosa fa di importante questa signorina, mi chiedo, da meritare tanta attenzione? Come mai, i quotidiani nazionali
(non mi riferisco quindi a settimanali specializzati in pettegolezzi)
parlano più spesso di lei e del suo cagnolino che non, ad esempio,
dell’ammirevole moglie del Presidente della Repubblica?
Cosa ha di così accattivante il termine fidanzato/fidanzata
per avere un tale successo? La risposta va cercata non nei vocabolari bensì in quella evanescente, ma al tempo stesso feconda, fabbrica di significati che è l’immaginario collettivo (elefante sempre
poco visibile). Il termine eredita dal passato un’allettante idea di
legame amoroso carico di promesse d’avvenire. Evoca immagini
che fanno sognare: lui in ginocchio che offre a lei un anello di
brillanti, mentre lei al parossismo della felicità si scioglie tra le
sue braccia. È un simpatico eufemismo (elemento importante in
tempo di politically correct) che rimpiazza termini ormai desueti
che suonano più imbarazzanti come ad esempio concubino, mantenuta, gigolò. È impregnato di una vernice romantica che rende
più bello e splendente il legame che ricopre.
In tempi di legami amorosi che si sciolgono facilmente come
neve al sole, c’è probabilmente bisogno di far durare a lungo il sogno
di aver accanto un eterno fidanzato. Almeno fino a quando si comincia a trovare buoni motivi per sognare di diventare marito e moglie...
[email protected]
1
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla
con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile…
Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago:
ricerche di psicoanalisi contemporanea
novembre 2014 La Rivista - 41
La Rivista
Dalla Svizzera
degli Stati a quella federale
Come è nato l’Appenzell daz lant,
cioè Terra o Cantone di Appenzello
di Tindaro Gatani
L’ultimo decennio del XIV secolo era stato per la Svizzera, ricco di avvenimenti che
avrebbero segnato il futuro
destino della Confederazione
(vedi La Rivista di ottobre).
Berna, che si era alleata con
i tre Paesi forestali anche per
avere «una garanzia contro
l’espansione della Confederazione nell’Oberland», tra una
guerra e l’altra, aveva, intanto,
ingrandito i suoi possedimenti
e la sua influenza sui territori circostanti (Charles Gilliard,
op. cit., p. 26).
L’espansione di Berna
La sua potenza fu rafforzata quando, il 6 dicembre 1397, era entrata
in possesso delle vaste proprietà di
Peter von Thorberg, suo storico avversario, che si era distinto nella
battaglie di Sempach e di Näfels,
combattendo dalla parte degli Austriaci. Il Cavaliere von Thorberg,
erede della ragguardevole famiglia
de Porta poi de Tore, donde Thorberg,
che si era distinta prima al servizio
dei duchi di Zähringer e poi dei conti
von Kyburg e von Neue-Kyburg, era
stato uno dei più fedeli e autorevoli
alleati degli Asburgo, dai quali aveva ottenuto titoli e possedimenti, tra
cui anche il borgo di Wolhusen, e la
fortezza e il dazio di Rothenburg.
Poi era stato anche capitano e balivo asburgico in Svevia, in Argovia, in
Turgovia, a Glarona e nella Foresta
Nera. Era tanta la sua autorevolezza
da agire addirittura come plenipotenziario degli Asburgo, per i quali
42 - La Rivista novembre 2014
Il castello di Thorberg in un’antica incisione.
trattò l’armistizio del 7 marzo 1368
con Uri, Svitto e Untewalden per
la questione di Lucerna. Per essere
stato firmato nella sua residenza,
quell’armistizio è passato alla storia
come Pace di Thorberg.
Nel corso della guerra di Sempach,
Lucerna aveva distrutto il suo castello di Wolhusen (gennaio 1386)
e Berna aveva occupato quello di
Thorberg (agosto 1386). Nonostante
fosse stato poi tra gli sconfitti della
battaglia di Näfels del 1388, Peter
von Thorberg, grazie alle sue abilità
diplomatiche, riuscì, nel corso delle
trattative per la Pace dei ‘sette anni’,
tra gli Asburgo e i Confederati, a recuperare le sue proprietà private,
esclusa quella di Wolhusen, rimasta
in possesso di Lucerna alla quale
passerà definitivamente nel 1405.
L’intenzione di Peter von Thorberg
di fondare un monastero sul sito del
suo castello di famiglia, ebbe attuazione nel 1397, l’anno stesso in cui
l’avogadria del luogo era stata ceduta a Berna, che due anni dopo avrebbe stabilito un patto di comborghesia con quella certosa. Per conquista
o per eredità dello stesso Peter von
Thorberg, morto senza lasciare eredi
diretti, Berna si trovò proprietaria
dei suoi vasti possedimenti che spaziavano dalle porte della stessa città
fino a Burgdorf.
Sul finire del Trecento e gli inizi del
Quattrocento, la Guerra dei Cento anni (1339-1453) tra la Francia
e l’Inghilterra, aveva provocato la
chiusura delle vie marittime e una
grande crisi economica dei paesi che
si affacciano sulle rive atlantiche,
ostacolando le attività commerciali dell’Europa nord-orientale, fino
alle Fiandre e alle città anseatiche
di Amburgo e di Brema. Fu in quel
periodo che la Svizzera, con le sue
vie commerciali terrestri, assunse un ruolo sempre più importante
come via di transito tra l’Italia e la
Germania e la stessa Olanda. Berna
scoprì allora la sua vocazione per gli
affari divenendo, accanto a Zurigo
e a Lucerna, un’importante piazza
commerciale, coinvolgendo nelle
sue attività altre città come Basilea
e Sciaffusa. Al periodo della Guerra dei ‘cent’anni’ risalgono, infatti,
i vari trattati, tra le città svizzere,
per la manutenzione delle strade e
la sicurezza dei commercianti e delle
loro merci (vedi La Rivista di ottobre).
Il problema demografico
Gli storici sono concordi nel fissare
l’epoca d’oro della vecchia Confederazione nel periodo che va dalla
vittoria di Sempach al disastro di
Marignano (1386-1515). I rudi fanti svizzeri erano riusciti, dopo Morgarten (1315), comunque e sempre,
a vincere la cavalleria degli eserciti
avversari. Fu una continua affermazione dei fanti sui cavalieri, cioè dei
contadini sui signori, che avevano
dominato per tutto il Medioevo. Finché durò la supremazia «della fanteria sulla cavalleria», la Svizzera fu,
per oltre un secolo, «la più grande
potenza militare europea», ma vide,
però, svanire le sue velleità nella
battaglia di Marignano, che avrebbe
sancito «il trionfo dell’artiglieria sulla fanteria». Furono quasi 130 anni
di trionfi e di espansione nel corso
dei quali un esercito o meglio vari
eserciti di montanari trionfarono
sui diversi campi di battaglia, dando, tuttavia, alla vecchia Confede-
La Rivista
Una pagina dal Tacuinum sanitatis di
Verde Visconti (1352-1414), figlia di Bernabò Visconti signore di Milano, andata
sposa a Leopoldo III d’Asburgo.
razione «un’evoluzione disordinata,
determinata dalle circostanze e dalle
passioni collettive più che dalla riflessione e dalla volontà».
È stata insomma un’evoluzione disorganizzata, fatta alla giornata,
sfruttando le occasioni e senza un
disegno organico. Nella loro semplicità di contadini, i Confederati
«hanno ingrandito il loro paese come
il contadino accresce i suoi beni»,
senza cercare «nelle loro conquiste
né il guadagno, né la gloria, né le
frontiere naturali, espressione priva
di senso per gente che non conosceva affatto la geografia» (William
Martin, op. cit., pp. 46-47).
I Confederati liberi e indipendenti
dagli Asburgo, dipendevano tuttavia ancora dai loro territori svizzeri
per quanto riguardava soprattutto il
vettovagliamento. Le zone più ricche
e più redditizie per il mercato agroalimentare erano ancora in mano
austriaca. Gli Asburgo possedevano,
infatti, ancora un territorio enorme,
che circondava i Confederati e s’insinuava qua e là tra di essi (Guido
Calgari, op. cit., p. 143). Zurigo doveva rifornirsi dall’Argovia e dalla
Turgovia; Svitto dalle piane del Toggenburgo e della March; Berna dalle
campagne di Friburgo e Bienne, territori tutti ancora direttamente sotto l’Austria o sotto signori suoi alleati. Ai Confederati non restava altro
che stringere patti commerciali con i
rappresentanti degli Asburgo oppure
aspettare l’occasione buona per occupare con la forza quei territori.
Come il resto d’Europa, anche la
Svizzera si doveva confrontare con
il grave calo demografico. Epidemie, guerre, carestie e l’aumentata
mortalità infantile avevano portato
alla forte diminuzione della popolazione. Si calcola che, nel corso del
Trecento, la popolazione sul territorio dell’attuale Confederazione
era diminuita del 25%, passando da
800.000 e 600.000 abitanti. Il forte
calo demografico, dovuto soprattutto alla grande peste del 1348-49 e
alle successive epidemie, aveva portato alla riduzione dei terreni coltivati e alla conseguente penuria di
prodotti agricoli. Negli anni a cavallo tra XIV e XV secolo, la densità della popolazione media nell’Altopiano
(Mittelland) che va dal lago Lemano
a quello di Costanza, era tra le 21
e le 18 persone, compresi gli agglomerati urbani, e quella delle regioni
alpine di solo 13 abitanti per kmq.
Questo anche se nei villaggi prealpini era morta meno gente che nel
resto del Paese per la peste (Chronik
der Schweiz, Ex Libris Verlag, Dortmund-Zürich 1987, p. 177). Anche
il primo decennio del nuovo secolo, nonostante la crisi economica e
sociale che attanagliava il Paese, fu
comunque ricco di avvenimenti che
avrebbero cambiato il destino della
Confederazione.
In ordine sparso
Nonostante l’unità ritrovata con la
Convenzione di Sempach, i Confederati continuarono a procedere in
ordine sparso, secondo le necessità
di ciascuno. Ricordiamo che più che
di Cantoni si trattava di otto città
o luoghi alleati, le cui estensioni, se
escludiamo Uri e Glarona, non corrispondevano allora agli attuali confini territoriali. Zurigo comprendeva
solo una striscia di terreno sulla riva
destra del lago e una piccola porzione su quella sinistra fino a Thalwil e
poi il contado di Wädenswil. A Svitto mancavano i territori dell’abbazia
di Einsiedeln e la ricca pianura della
March, da Lachen fino al fiume Linth, cioè una buona metà della sua
attuale estensione. Il Canton Zugo
non aveva ancora acquisito i paesi sulla riva destra del suo lago. Il
Canton Lucerna, fino alla conquista
di Sempach e Willisau, era limitato alla sola città e a una striscia di
terra sulle rive del lago dei Quattro
Cantoni. A Berna, oltre al ristretto
territorio compreso tra la stessa città e Burgdorf, ereditato, come detto
da Peter von Thorberg, appartenevano il distretto di Aarberg, di Thun, di
Meirigen e di Frutigen, tutti senza
confini comuni tra loro e quindi separati da territori appartenenti alla
Casa d’Austria. Solo una parte della
Confederazione, pur restando sotto
l’Impero, si era dunque affrancata
dal dominio asburgico.
Anche l’Unterwalden costituiva un
caso a sé perché, dopo aver sottoscritto con Uri e Svitto l’atto costitutivo della Confederazione, nel
corso del XIV secolo, si era suddiviso in Obwalden (Obvaldo o Sopraselva) e Nidwalden (Nidivaldo o
Sottoselva) che non solo, dal 1330,
tenevano proprie Landsgemeinden
e si governavano ognuno con propri
magistrati, ma perseguivano spesso
obiettivi politici diversi, stipulando
alleanze separate secondo il proprio
interesse particolare. Nel 1403 sarà,
per esempio, soltanto l’Obwalden a
unirsi a Uri per partecipare all’invasione della Leventina, primo passo
della marcia per la conquista del
Ticino.
Agli otto Cantoni, con il passare del
tempo, si aggiunsero i Zugewandte
novembre 2014 La Rivista - 43
La Rivista
Uli o Ueli Rotach, mitologico eroe appenzellese, mentre affronta dodici nemici, da
un quadro olio su tela di Ludwig Vogel
(1829, conservato alla Biblioteca cantonale dell’Appenzello Esterno a Trogen.
Orte, paesi o luoghi associati, che
erano in realtà «confederati di seconda serie, sia perché alleati soltanto ad alcuni cantoni, sia in quanto le
condizioni stesse dei patti facevano
di essi dei paesi protetti» tanto che
il Cantone sovrano al quale si associavano esercitava su di loro un vero
e proprio protettorato in cambio di
determinati diritti e privilegi politici
ed economici (Charles Gilliard, op.
cit., p. 30).
Nel corso dell’anno 1400 si rimescolarono le carte un po’ in tutta la
Svizzera: il 17 gennaio, alcuni Comuni del futuro Appenzello strinsero un patto settennale con la città
di San Gallo e con le parrocchie dei
villaggi di Gossau, di Waldkirch, di
Wittenbach e di Bernhardzell. Il 23
gennaio, Berna e Soletta sottoscrissero un patto di alleanza ventennale di reciproco aiuto e soccorso con
Basilea. Il 24 maggio, fu, invece,
Glarona a stabilire un patto perpetuo con il Grigione settentrionale. Il
29 settembre, Zurigo concedeva il
diritto di cittadinanza, per 18 anni,
al conte Friedrich VII del Toggenburgo, succeduto in quello stesso anno
allo zio Donat von Toggenburg,
l’uomo più potente della Svizzera nord-orientale. La città della
Limmat s’impegnava a sostenere il
conte, che non aveva eredi diretti,
contro ogni attacco esterno o eventuali rivolte dei sudditi, ottenendo
in cambio l’utilizzo dei suoi castelli
e delle sue fortezze. Zurigo metteva così una forte ipoteca almeno su
una rilevante quota dei suoi vasti
possedimenti, che comprendevano
parte dello stesso Toggenburgo, il
circondario di Uznach, la March da
Lachen alla riva sinistra della Linth,
44 - La Rivista novembre 2014
le signorie di Maienfeld, di Malans,
di Prettigovia, di Davos, di Schanfigg e del Churwalden (Chronik der
Schweiz, op. cit., p. 177).
La questione appenzellese
La brutta tendenza dell’ordine sparso, dell’andare cioè per proprio conto, come a ognuno meglio conveniva, continuò negli anni seguenti. Il
3 giugno dello stesso anno 1403,
nel castello Majoria di Sion, Uri,
Unterwalden e Lucerna strinsero
un patto perpetuo di alleanza con il
vescovo Wilhem V von Raron e gli
abitanti del Vallese. Il successivo 19
agosto, i Leventinesi giuravano obbedienza a Uri e all’Obwalden, che
avevano conquistato la loro vallata
e si ritenevano dunque i successori
legittimi dei Visconti di Milano. L’8
novembre 1403, Berna rinnovò la
sua alleanza con Friburgo e, il 16
aprile 1406, stipulò un patto di alleanza perpetuo con il duca e la città di Neuchâtel. Anche questi patti
furono decisi in ordine sparso, senza
alcun coordinamento a livello confederale, per cui Basilea, il Grigione
settentrionale, il Toggenburgo, Friburgo e Neuchâtel si trovarono alleati di uno solo degli Otto Cantoni,
ma non tra di loro. In questo susseguirsi di eventi l’avvenimento più
importante del primo decennio del
Quattrocento è la lotta dell’Appenzello per l’indipendenza dall’abbazia
di San Gallo, che aveva acquisito
i diritti imperiali sin dal 1345 sui
territori di Gais, Hundwil, Teufen e
Urnäsch. Dopo alcune lamentele,
questi villaggi erano riusciti a mantenere parte della loro indipendenza
e autonomia. La protesta era sfociata in aperta ribellione dopo che, al
momento della sua investitura, nel
1379, il nuovo abate Kuno von Stoffeln pretese di imporre la sua sovranità. Fu in quello stesso anno che gli
abitanti di quei posti chiamarono la
loro regione Appenzell daz lant, cioè
Terrra di Appenzello, che allora non
comprendeva ancora Trogen, Herisau
e il Vorderland, e iniziarono la loro
lotta per l’indipendenza. Il nome,
secondo alcuni, deriva da quello del
luogo dove «San Gallo abbia fatto
la sua dimora e ove gli Abati fecero
costruire una cappella e un ospizio»,
dal latino Abbatis-cella, cioè luogo
di preghiera degli abati, deriverebbe appunto il nome della città e del
Cantone di Appenzello (Giuseppe La
Farina, La Svizzera storica e artistica,
Firenze 1843, vol. II, p. 235).
Dopo che, tra il 1401 e il 1402, quei
villaggi si erano sollevati contro
l’abate, distruggendo il castello di
Clanx, Svitto, agli inizi del 1403, li
prese sotto il suo protettorato, assicurando appoggio alla loro lotta di
affrancamento. Fu, appunto sotto il
comando militare di capitani svittesi che gli Appenzellesi, il 15 maggio
1403, riportarono la loro prima vittoria contro l’abate di San Gallo e i
suoi alleati nella battaglia di Vögelinsegg, battendo le superiori truppe
nemiche, cogliendole di sorpresa
con un’imboscata tesa con la collaborazione anche di alcune donne. Al
termine dello scontro si contarono
qualche decina di caduti tra le loro
fila e circa trecento tra gli avversari.
L’abate chiese allora aiuto a Leopoldo IV d’Asburgo detto il Superbo,
che incaricò il fratello minore Federico IV duca d’Austria detto mit leeren Tasche, cioè Tascavuta (13821439), quartogenito di Leopoldo III
La Rivista
Un’antica incisione che rappresenta la
Landsgemeinde dell’Appenzello Interno.
d’Asburgo e di Verde Visconti, di
organizzare una spedizione contro
i rivoltosi appenzellesi. Federico IV
mise allora insieme un contingente
di nobili svevi e di armati provenienti da diverse città tra cui Sciaffusa,
Winterthur, Feldkirch e Costanza.
Lo scontro finale avvenne sulle alture dello Stoss, nei pressi di Gais,
il 16 giugno 1405, dove i circa 400
Appenzellesi tesero un’imboscata ai 1200 Austriaci. Approfittando
dalla posizione vantaggiosa e della
giornata piovosa, gli insorti attaccarono di sorpresa, costringendo gli
avversari a una disastrosa ritirata.
Fu una carneficina: mentre i cavalli
sprofondavano nel terreno fangoso circa 400 cavalieri disarcionati
furono uccisi a colpi di alabarda o
addirittura con delle pietre lanciate
da breve distanza. Le perdite tra gli
Appellenzesi furono di una quarantina di caduti.
La Pace dei cinquant’anni
Come a Morgarten, a Sempach e a
Näfels, anche allo Stoss, ancora una
volta, erano stati pochi e coraggiosi
fanti a sconfiggere i più agguerriti e i più numerosi cavalieri. Con il
passare del tempo, gli Appenzellesi, accanto a questa loro vittoria,
crearono dei miti e delle leggende.
Il mito, documentato soltanto dal
1566, cioè 161 dopo la battaglia, è
quello dell’eroe nazionale Uli o Ueli
Rotach, che avrebbe da solo combattuto contro dodici nemici trattenendoli davanti a una casa in fiamme, dando modo ai suoi di riorganizzare l’attacco. Le leggende sono
quelle delle donne appenzellesi che
avrebbero contribuito, in vari modi,
alla vittoria.
Credendosi ormai imbattibili, gli Appenzellesi, aiutati da contingenti di
Svitto e di San Gallo, tentarono di
emulare i Confederati e, imbaldanziti dalle vittorie riportate, tentarono addirittura nuove conquiste e,
con l’appoggio dei contadini locali
invasero la valle dell’Inn, seminando il terrore tra i nobili fedeli agli
Asburgo. Masse di contadini occorrevano intanto «da tutte le bande e
fino dalle sponde dell’Adige, per arruolarsi sotto la bandiera d’Appenzell. Poco mancò che tutto il Tirolo
entrasse nella lega Svizzera, e che
l’Italia non fosse per sempre chiusa
ai Tedeschi» (F. De Golbery, Storia e
descrizione della Svizzera e del Tirolo, trad. a cura di A. Francesco Falconetti, Venezia 1840, p. 99). La loro
marcia vittoriosa fu però fermata, il
13 gennaio 1408, a Bregenz da un
esercito messo insieme da nobili
svevi che facevano capo alla Lega
di San Giorgio e da truppe messe a
disposizione dal vescovo di Augusta.
Ricchi di bottino, una volta sconfitti,
gli Appenzellesi fecero allora ritorno
per sempre ai loro villaggi. Nel 1513,
l’Appenzello sarebbe entrato a far
parte della Confederazione, aggiungendosi ai Cantoni che si reggevano
attraverso una Landsgemeinde. Nel
1597, per ragioni religiose, il Cantone si sarebbe diviso in Appenzello
Esterno e Appenzello Interno con 3
exlave nel territorio del primo.
Ancora una volta, come sempre
quando si erano trovati in una posizione di forza, i Confederati, con
Soletta alleata di Berna e Appenzello di Svitto, avevano firmato con gli
Asburgo una pace poi prolungata, il
28 maggio 1412, per cinquanta anni.
Con essa si regolavano le rispettive
competenze territoriali tra Confederati e duchi d’Austria per la durata
appunto di mezzo secolo. Particolarmente vantaggiosa quella pace
fu per Svitto, che, dopo aver occupato la Marca, si vide confermato
ufficialmente quel possesso, salvo i
diritti feudali e quello di riscatto (F.
De Golbery, op. cit., p. 101).
La Confederazione degli Otto Cantoni, composta da quattro paesi
alpestri (Uri, Svitto, Unterwalden e
Glarona) quattro città (Berna, Zurigo, Lucerna e Zugo), si era intanto
ulteriormente rafforzata e ingrandita: «Berna s’era estesa verso la
Borgogna, fino al Giura, verso l’Oberland, verso le città vicine di Friborgo e Soletta, mediante spedizioni
militari oppure trattati di ‘comborghesia’, cioè alleanze; Zurigo, verso
le terre del lago e, a nord-est, in direzione della Turgovia, e a est verso
Uznach e Sargans, scontrandosi con
l’espansione di Svitto; Lucerna, verso
i territori adiacenti e l’Argovia degli
Asburgo». Era tuttavia una realtà
politica fondata sulla diversità dei
modi di essere governati: «Berna da
città aristocratica; Zurigo e Lucerna,
mediante governi corporativi; gli altri paesi secondo la democrazia pura
delle Landsgemeinden» (Guido Calgari, op. cit., p. 143). Nel periodo in
cui l’Europa era percorsa da grandi
sconvolgimenti politici e religiosi, i
Confederati avevano di che essere
soddisfatti del raggiungimento della
Pace dei cinquant’anni sottoscritta
con gli Asburgo, senza sapere che
proprio gli avvenimenti europei, di
lì a qualche anno, avrebbero segnato un nuovo destino, dando loro la
grande occasione che aspettavano
da molto tempo.
novembre 2014 La Rivista - 45
La Rivista
Scaffale
Francesco Guccini e
Loriano Macchiavelli
La pioggia fa sul serio
(Mondadori pp. 276; € 17,50)
A Casedisopra, nel cuore degli Appennini, l’estate è finita eppure in giro
si vedono ancora dei forestieri. All’osteria di Benito, dove si ferma per
un bicchiere chiunque passi in paese, il cameriere marocchino Amdi
spesso serve da bere a due avventori singolari: un geologo impegnato
a studiare il territorio e un architetto inglese innamorato del posto, Bill
Holmes, che insieme alla bella nipote Betty sta conducendo una ricerca
sulle costruzioni religiose – edicole votive, maestà, oratori – di cui è
ricca quella parte di Appennino. Nel frattempo, però, ha cominciato a
piovere senza tregua, e l’acqua dà non poco filo da torcere all’ispettore
della forestale Marco Gherardini, che in paese chiamano “Poiana”. La
pioggia divora interi costoni della montagna portando con sé strade,
alberi e forse anche uomini, come a punirli per l’incuria sempre maggiore cui abbandonano la loro terra. A parte ciò, in paese tutto sembra
tranquillo. Fino a che, proprio il giorno prima di andarsene, il geologo
non sparisce misteriosamente. E dopo la sua scomparsa una serie di
aggressioni turba la vita di Casedisopra. A indagare ufficialmente sui
troppi misteri che si nascondono tra i ruderi della Casa-fortezza del
Capitano e l’edicola con l’affresco di una Madonna incinta, tra l’agriturismo gestito da una stravagante signora e il Sasso Nero che racchiude
un segreto, è incaricato il giovane maresciallo dei carabinieri Barnaba.
Ma molto presto Poiana dovrà intervenire in prima persona, sia pure
non ufficialmente. E ad aiutarlo, con la ruvidezza montanara che gli
è consueta ma anche con saggezza, sarà chi conosce il territorio e sa
leggere i segni con cui la montagna parla all’uomo: il mitico Adùmas.
Ma anche i fratelli Seivadghi, Fonso e Doardo, e il paese intero daranno, sia pure involontariamente, il loro contributo... Ancora una volta
Guccini e Macchiavelli sanno evocare per noi i sapori e le emozioni più
intense delle loro montagne e ci conducono lungo i valichi appenninici,
dal Quattrocento a oggi, fino a scoprire una verità sorprendente e più
che mai attuale. Un romanzo forte come le radici di un albero secolare,
appassionante come un inseguimento nel bosco, coraggioso come chi
sa guardare negli occhi la verità.
Daria Bignardi
L’amore che ti meriti
(Mondadori pp. 247, € 18,00)
Come può l’amore essere insieme la forza più creatrice e più distruttrice? Cosa siamo disposti a perdere per l’amore, cosa siamo
46 - La Rivista novembre 2014
disposti a mettere in gioco? E possibile che la completa felicità si
riveli solo nella assoluta infelicità? A Ferrara, Alma e Maio, due fratelli adolescenti, vivono in una reciproca, incantata dipendenza. La
loro famiglia è molto unita. La scuola è finita, l’estate inizia. Alma
e Maio non lo sanno, di essere felici. Per Alma è un gioco quando propone al fratello di provare l’eroina. Una sola volta, l’ultima
sera di libertà prima di raggiungere i genitori per le vacanze. Ma
mentre lei passa indenne attraverso il veleno, Maio resta segnato.
E un giorno scompare. Bologna, trent’anni dopo. Antonia che tutti
chiamano Toni, è l’unica figlia di Alma. Vive con Leo, commissario
di polizia conosciuto durante un sopralluogo per i gialli che scrive.
Ignora tutto di Maio, la madre non le ha mai raccontato nulla: forse per proteggerla o forse troppo grande è il senso di colpa. Quando
Alma viene a sapere che Antonia aspetta il suo primo figlio, non
riesce più a mantenere il silenzio di cui si è fatta scudo. Toni si
misura con una vertigine improvvisa: che cosa può fare di fronte a
un segreto che ha cancellato ogni traccia del passato di sua madre,
e quindi anche del proprio? Toni torna a Ferrara per cercare Maio.
E nell’inchiesta su Maio si riflette il gioco delle generazioni, la cifra
degli anni bui a cavallo tra Settanta e Ottanta, fino al destino stesso di Antonia. Come si fa a meritarsi l’amore?
Donato Carrisi
Il cacciatore del buio
(Longanesi pp.406; € 18,60)
“Se non sarà fermato, non si fermerà.” Non esistono indizi, ma
segni. Non esistono crimini, solo anomalie. E ogni morte è l’inizio di un racconto. Questo è il romanzo di un uomo che non
ha più niente - non ha identità, non ha memoria, non ha amore
né odio - se non la propria rabbia... E un talento segreto. Perché
Marcus è l’ultimo dei penitenzieri: è un prete che ha la capacità
di scovare le anomalie e di intravedere i fili che intessono la trama
di ogni omicidio. Ma questa trama rischia di essere impossibile
da ricostruire, anche per lui. Questo è il romanzo di una donna
che sta cercando di ricostruire se stessa. Anche Sandra lavora
sulle scene del crimine, ma diversamente da Marcus non si deve
nascondere, se non dietro l’obiettivo della sua macchina fotografica. Perché Sandra è una fotorilevatrice della polizia: il suo
talento è fotografare il nulla, per renderlo visibile. Ma stavolta
il nulla rischia di inghiottirla. Questo è il romanzo di una follia
omicida che risponde a un disegno, terribile eppure seducente.
E ogni volta che Marcus e Sandra pensano di aver afferrato un
lembo della verità, scoprono uno scenario ancora più inquietante
e minaccioso. Questo è il romanzo che leggerete combattendo
la stessa lotta di Marcus, scontrandovi con gli stessi enigmi che
attanagliano Sandra, vivendo delle stesse speranze e delle stesse
paure fino all’ultima riga.
Carrisi ha esordito nel 2009 con Il suggeritore e ha fatto subito
il botto: la vittoria del Bancarella e di altri premi, il favore della
critica, un enorme successo in Italia come all’estero. Da allora lui
è considerato l’autore italiano di thriller più venduto al mondo.
La Rivista
Per chi suona
il campanello
di Mirko Formenti
Di apocalissi
e d’altri impegni
Finirà così: tra grossomodo quattro miliardi di anni,
dopo aver bruciato tutto l’idrogeno in superficie al
suo strato più esterno, il nostro sole comincerà rapidamente (in relazione ai tempi astrali, si capisce) ad
espandersi, obbedendo alla sua cieca sete di trovare
altro idrogeno, dopodiché, non pago, inizierà a consumare l’elio del proprio nucleo, trasformandolo in
carbonio e finendo così per restringersi; capriccioso
com’è, tornerà, in seguito all’aumento di temperatura della sua fornace intestina, ad espandersi, salvo
poi collassare implodendo, una volta mangiucchiatosi tutto il nucleo.
Che poi uno dice, vabbè, almeno ce ne andiamo con un
bel botto degno del miglior “KA-BOOM” fumettistico – e
invece no! Il sole infatti, essendo una stella di dimensioni
del tutto trascurabili, non raggiunge neanche lontanamente la massa necessaria a far conseguire un’esplosione all’implosione: di fatto, a seguito di quest’ultima, si
ritroverà ridotto al cosiddetto stato di nana bianca, un
piccolo astro brillantissimo ma privo di “motore” interno,
e quindi destinato ad un lento (ma poi neanche tanto)
scolorire, fino a giungere, in una scarsa manciata di miliardi d’anni a partire da oggi, a spegnere definitivamente la luce. Il nostro povero sole spento finirà quindi per
vedersi convertito in un ammasso di carbone in via di
raffreddamento, destinato a tramutarsi in breve tempo
in un freddo sasso nero.
Intendiamoci: nulla di neanche lontanamente associabile al rilancio di nuova vita celeste, niente nebulose da
togliere il fiato, niente colori sgargianti che nessuno osserverà da nessun’altra galassia con nessun telescopio
spaziale ad alta definizione. Niente Pilastri della Creazione, insomma.
Ma: e la terra? Beh, sempre ammesso che dovesse sopravvivere alle ondate distruttive conseguenti alle fasi
espansive del sole di cui sopra…no luce, no vita, ergo,
estinzione assicurata.
Di conseguenza, tutto sommato, non è così grave se vi
hanno rigato il Passat o se restate senza carta igienica
nei bagni della scuola.
Ma dico, pensate a quanto inutile sarà stato tutto il
patrimonio umano, pazientemente eretto nei nostri brevissimi millenni, a quanto illusoria sarà risultata la nostra
determinazione vagamente heideggeriana a sfruttare l’idea della morte (la nostra morte) per fare in vita qualcosa di valido – perché se consideriamo la morte non solo
nostra, ma di tutto il pianeta, allora ci è chiaro che nessuna opera, per quanto titanica o indimenticabile, potrà
resistere alla fine del mondo e dell’uomo – e della sua
memoria! – e così anche Orazio e i suoi monumenti letterari, che dichiarava più duraturi del bronzo, finiranno per
non essere altro che altra massa nera compressa su un
minuscolo sassolino nero e morto che galleggia nel buio
dello spazio nero: un invisibile moschino che gironzolerà
nell’universo per un certo periodo, prima di schiantarsi
contro un astro un po’ più serio.
Direte, allora, di fronte al rischio di perdere ogni stimolo a
fare nella propria vita una qualsiasi cosa utile o notevole
– o una qualsiasi cosa e basta – (ma c’è poi davvero qualcuno che si pone questi problemi?), bisogna correre ai
ripari: in fondo questo nostro ingrato di un sole non è che
una piccola stella nelle galassie, quindi, suvvia, vuoi che
in tutti i pianeti di tutti i sistemi solari di tutte le galassie
dell’universo non ci sia un altro angolino per l’uomo? Un
posticino al sole di un qualunque sole, dove si possa di
nuovo coltivare amorevolmente l’idea di permanenza, di
utilità – di senso, santo cielo! (Ma vuoi davvero che in
tutti i pianeti di tutti i sistemi solari di tutte le galassie
dell’universo non ci sia un essere tentacolare e viscido
che si sta beffando del nostro affanno, in attesa della
gloriosa esplosione della sua supernova?).
Certo, perché anche la sua stella, grande o piccola che
sia, finirà per morire – come tutto ciò vive, d’altronde
– ma quindi, siamo destinati ad una peregrinazione galattica a scadenze pluri-eoniche, o arriveremo persino ad
incubare il sole?
Insomma, di tempo ce n’è, abbastanza da estinguersi più
volte già da noi, ma le grane sono pressoché insormontabili, e la chiusura in bellezza ancora più inverosimile,
tanto più che (fosse anche solo per appagare, prima di
andarcene, il nostro orgoglio intellettuale, la nostra sete
di completezza spirituale) le grandi domande, i grandi
enigmi dell’uomo appaiono ancora irrisolti, se non ancora
più ingarbugliati (e non sono che alcuni dei misteri che
dobbiamo ancora sbrogliare, prima che finisca l’elio nel
sole, prima che le stelle collassino…).
novembre 2014 La Rivista - 47
Zurigo in Italiano
novembre/dicembre2014
4 novembre
ore 18.15 - Universität Zürich - Aula SOC 1-106 Rämistrasse 69 8001 Zürich
Torneranno i prati
Proiezione in anteprima del film di Ermanno Olmi
Un’iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito delle
Commemorazioni della Grande Guerra. Il film verrà proiettato in contemporanea a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e in numerose altre città in tutto il mondo.
Organizzano:
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Consolato Generale d’Italia in Zurigo
Lettorato MAE presso l’Università di Zurigo - Ingresso libero
6 novembre
ore 18.30 - ETH - Aula HG E33.1 - Rämistrasse 101 - 8092 Zürich
Il movimento teosofico nella cultura italiana
Conferenza del Prof. Marco Pasi
Il Prof. Marco Pasi è Visiting professor alla Cattedra De Sanctis. La conferenza ripercorrerà i momenti salienti della presenza della Società Teosofica
nella cultura italiana, oggi spesso ignorata o dimenticata.
Organizza:
Cattedra De Sanctis (ETH) con la collaborazione della Società Dante Alighieri - Ingresso libero
12 novembre
ore 12.30 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich
Ma serve a qualcosa il bosone di Higgs?
Conferenza della dott.ssa Barbara Sciascia
Barbara Sciascia è ricercatrice all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati e
al CERN di Ginevra. All’attività di ricerca affianca la divulgazione scientifica, sia per
adulti che per bambini di elementari e medie.
Organizzano:
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Liceo Vermigli - Ingresso libero
12 novembre
ore 18.00 - Universität Zürich - Aula KOL F-117 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich
Verso una Filosofia dell’Amore
Conferenza di Vito Mancuso
Vito Mancuso (1962) è un teologo laico, laureato in teologica sistematica. I suoi scritti, tradotti in più lingue, hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico.
Organizza:
ASRI Associazione Svizzera per i Rapporti culturali ed economici con l’Italia - Ingresso libero
13 novembre
ore 18.00 - Universität Zürich - Romanisches Seminar - Aula D31 - Zürichbergstrasse 8 - 8006 Zürich
Quando la scrittura fotografa le percezioni
Aperitivo con la scrittrice Elena Rondi-Gay des Combes
L’ultimo romanzo della scrittrice, «Dissolvenza», verrà presentato da Rossana Maspero, giornalista Rete Uno RSI, a colloquio con l’autrice.
Organizza:
Pro Ticino Zurigo. www.proticino.ch in collaborazione con la Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo - Ingresso libero - Seguirà un aperitivo.
15 novembre
ore 19.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich
Performance-Train: - Milano Centrale 10.10 - Chiasso 10.55 - Zürich Hardbrücke 15.04 - Performance-Labour 2: - Zürcher Hochschule der Künste - Toni Areal Pfingstweidstrasse 96 - 8005 Zürich
Lily Brülisauer ci racconta la storia della ceramica popolare lucana
La passione di Lily Brülisauer per la ceramica popolare inizia nel 1969. Fra
il 2010 e 2012 ha esposto la sua collezione presso la sede del Historisches
und Völkerkundemuseum a San Gallo.
Performing Arts in Motion - Performance di artisti italiani e svizzeri sul Performance-train, treno speciale della TILO a destinazione di Zurigo e a seguire al Performance-Labour 2 alla ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste) ArTransit è un progetto
nell’ambito di Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia (Pro Helvetia).
Circolo Lucano di Zurigo - ALA – Amici del Liceo Artistico - Ingresso libero
Seguono assaggi lucani.
Domenico Lucchini e Barbara Fässler (ArTransit) - Partner: Istituto Italiano di Cultura
di Zurigo - Consolato Generale d’Italia in Zurigo - Consolato Generale di Svizzera
a Milano - Regione Lombardia - TILO - Svizzera Turismo - Kunstbulletin - Info e
prenotazioni: artransit.ch; viavai-cultura.net; teatrosanmaterno.ch - Prezzo: Fr. 60.–
7 novembre
Ceramica popolare
ArTransit
Organizza:
Organizzano:
8 novembre
ore 18.30 e 20.00 - Reformierte Kirche Oberstrass - Stapferstrasse 58 - 8006 Zürich
Musica a Palermo
15 novembre
La musica dei Francescani all’epoca del barocco palermitano. Opere di Bartolomeo Montalbano, Bonaventura Rubino, Giovanni Battista Fasolo. Il concerto
sarà preceduto dalla conferenza del prof. Paolo Emilio Carapezza (Palermo).
ore 18.30 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich
Le Capitali della Musica - Con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e della Società Dante Alighieri di Zurigo - Ingresso libero per la
conferenza - Ingresso concerto: intero Fr. 40.-, AHV/IV Fr. 30.-, studenti Fr. 20.-
Organizza:
9 novembre
15 novembre
La «buona politica» da Machiavelli alla III Repubblica
Note d’Amor Romantico… Pop & Rock
Organizzano:
ore 17.00 - Chiesa Evangelica - di lingua italiana - Ämtlerstrasse 23 - 8003 Zürich
L’Onorevole Valdo Spini presenta il suo ultimo libro: «La buona politica da
Machiavelli alla III Repubblica – Riflessioni di un socialista».
Valdo Spini fu vicesegretario del PSI dal 1981 al 1984 ed è stato due volte
ministro nel governo di Carlo Azeglio Ciampi nonché Assessore per la Cultura a
Firenze. Dal 2012 è presidente dell’Associazione Istituzioni di Cultura Italiana.
Organizzano:
Cena di gala
Una sola volta all’anno lo splendido salone liberty del Liceo Artistico diventa ristorante. Il cuoco, Stefano Biagio D’Aguanno, porterà il suo saper fare…
Liceo Artistico - Prenotazione obbligatoria: 044 202 80 40 oppure sekretariat@
liceo.ch - Costo: 70.–, bevande escluse - Il menù si trova sul sito www.liceo.ch
ore 19.45 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich
Concerto della Harmonika Orchester di Steffisburg diretto dal Maestro Renata Rebeschini, con brani classici e moderni, appositamente arrangiati per orchestra. Il gruppo
musicale è un esempio riuscito di integrazione tra cultura italiana e svizzera.
Welcome Apero a partire dalle 18.15
Organizza:
Associazione Amici della Cultura nella Zwinglikirche - Ingresso libero. Colletta - Segue rinfresco.
Tuttoitalia – L’informazione per gli italiani in Svizzera. - In collaborazione
con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Per partecipare, inviare un’email
a [email protected] - oppure telefonare al numero 078 770 89 40
10 novembre
16 novembre
Flora e fauna di Valtellina e Valchiavenna
La fattoria degli animali
ore 19.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich
Le meraviglie della natura – Mostra fotografica
Flora e fauna dei seguenti ambienti: Riserva naturale del Pian di Spagna –
zona umida, Passo dello Spluga, Monte Legnone, Alta Val Gerola, Passo dello
Stelvio. Don Amedeo Folladori e i suoi ragazzi del Gruppo Naturalistico di
Delebio presenteranno la mostra al pubblico.
Organizzano:
ALA Amici del Liceo Artistico - Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo
Segue un aperitivo valtellinese. - Ingresso libero - La mostra resta aperta
al pubblico fino a mercoledì 12 novembre ore 18.00 nell’orario scolastico.
48 - La Rivista novembre 2014
ore 16.00 - St. Agathasaal - Bahnhofplatz 3 - 8953 Dietikon
Libero adattamento del romanzo di George Orwell
L’acuto apologo orwelliano, anche decontestualizzato dallo stalinismo di cui fu feroce
caricatura, non ha perso niente della sua mordace corrosività, e può essere letto anche oggi come satira del potere, e sconsolata riflessione sulla sopraffazione operata
dai «furbi» sugli «ingenui». Ne è così nata una commedia che vorrebbe divertire: se
non fosse che il gusto che ne resta alla fine è quello di un riso amaro…
Organizza:
Liceo Vermigli in collaborazione col Centro culturale «Sandro Pertini» di Dietikon
Ingresso libero. - Colletta
18 novembre
26 novembre
Un sogno giorno: andare in Italia…!
Il declino degli dèi
ore 18.15 - Universität Zürich - Aula KO2-F-174 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich
L’Italia e l’italiano attraverso gli occhi degli apprendenti, tra lingua e cultura.
A partire dai testi contenuti in VALICO (Varietà di Apprendimento Lingua
Italiana Corpus Online, www.valico.org) la Prof.ssa Corino (UNITO) esaminerà la ricezione dell’Italia da parte degli apprendenti di italiano nel mondo,
descrivendo alcuni aspetti linguistici salienti nella loro produzione orale.
Organizza:
ore 19.00 - ZHAW-IUED - Hörsaal 01.01 - Theaterstrasse 15c - 8401 Winterthur
di Gerardo Passannante
A colloquio con l’autore, in occasione della pubblicazione di Avvisaglie d’uragano, primo volume del grande ciclo narrativo che ne prevede dieci, e che
da otto anni compare regolarmente sul settimanale La Pagina di Zurigo.
Organizzano:
Cattedra di Linguistica italiana dell’Università di Zurigo
ZHAW-IUED con la collaborazione della Dante Alighieri di Winterthur e
dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Ingresso libero
19 novembre
27 novembre
Manzoni, Goethe e l’Europa romantica
Vivaldi e Pergolesi
ore 18.15 - Universität Zürich - Aula KO2-F-175 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich
Prof. Dr. Gianmarco Gaspari
Goethe si dedica alla lettura dell’opera di Manzoni ben prima della pubblicazione dei Promessi sposi. L’impressione che ne prova è che le sue idee sulla Weltliteratur abbiano finalmente trovato un modello ideale da proporre alle nuove generazioni; e la stessa impressione, all’uscita del romanzo, sarà condivisa da più di un lettore, in Francia come in Inghilterra.
Le tappe di una affermazione così rapida e incisiva lasciano ancora stupiti, e illustrano in
modo esemplare alcuni dei percorsi cruciali della letteratura dell’Europa romantica.
Organizza:
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
Ingresso libero
21 novembre
ore 18.30 - ETH - Aula HG D3.2 - Rämistrasse 101 - 8006 Zürich
Vacanze al mare
Film e incontro con Ermanno Cavazzoni
Proiettato per la prima volta in Svizzera ed in esclusiva per la Dante, il
film-documentario mette insieme, con una sapiente regia di montaggio, una
serie di filmini casalinghi che ritraggono le vacanze degli italiani.
Organizza:
Società Dante Alighieri in collaborazione
con Cattedra De Sanctis (ETH)
Ingresso libero
22 novembre
ore 19.00 - Centro culturale Il Ponte - Neuhofstrasse 5 - 8630 Rüti
La meccanica dei ruoli
Presentazione del romanzo di Alice Malerba
L’intensa storia di due fratelli gemelli; un viaggio in macchina da Torino
a Noto nel tentativo di ricucire uno strappo; un amore esclusivo e contraddittorio. L’autrice approfondirà le tematiche del suo romanzo d’esordio
attraverso letture di brani estratti dal libro stesso.
Organizza:
Centro culturale Il Ponte di Rüti
Seguirà cena con prodotti tipici italiani.
Cena: Fr. 25.–
Richiesta prenotazione 056 535 31 30
oppure 0798211901
22 novembre
ore 20.00 - Exil - Hardstrasse 245 - 8005 Zürich
Raphael Gualazzi
Un uomo ed il suo pianoforte
Dopo il trionfo del 2011 al Festival di Sanremo, Gualazzi partecipa all’Eurovision Song Contest a Düsseldorf dove si classifica secondo aggiudicandosi
anche il primo premio della giuria tecnica.
Organizzano:
Exil Zürich, Neuland Concerts Hamburg
Con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
Ingresso: Fr. 35.-
23 novembre
ore 20.00 - Kirche St. Peter - St. Peter-Hofstatt - 8001 Zürich
Concerto per coro e orchestra
La stravaganza, Credo e Gloria di AntonioVivaldi
Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi
Con il coro misto CoroVivo e i solisti Noëlle Grübler, Vital Julian Frey, Stephanie Pfeffer e Susannah Haberfeld. Dirige il Maestro Patric Ricklin.
Organizza:
CoroVivo – www.corovivo.ch - Ingresso: Fr. 38.– / 48.–
Prevendita presso Jecklin/Hug
2 dicembre
ore 18.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich
La Svizzera prima della Svizzera
Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti
che precedettero la formazione del primo nucleo della Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Tindaro Gatani lo fa nel suo nuovo volume.
Organizza:
Pro Grigioni Italiano - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Informazioni: [email protected] - Ingresso libero
Segue rinfresco.
7 dicembre
ore 17.00 - Chiesa Evangelica - Ämtlerstrasse 23 - 8003 Zürich
Sonate per violoncello
Musiche di Brahms, Ravel, Debussy
Gabriele Ardizzone Violoncello
Giancarlo Prossimo Pianoforte
Organizza:
Associazione Amici della Cultura nella Zwinglikirche
Ingresso libero. Colletta
Segue rinfresco.
10 dicembre
ore 19.00 - Zentrum Karl der Grosse - Kirchgasse 14 - 8001 Zürich
Maurizio Ferraris
Anima e iPad / Die Seele – ein iPad
Vernissage della traduzione tedesca
Che cosa c’entra l’anima con l’iPad? In apparenza, niente. Tuttavia questa
strana coppia ha un’affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione,
ma rivelazione. L’autore – filosofo di rinomanza internazionale – ci presenterà il suo libro e discuterà sui collegamenti profondi tra spiritualità e
materialità.
Organizzano:
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
Schwabe Verlag Basel
Ingresso libero
11 dicembre
ore 18.30 - Universität Zürich - Romanisches Seminar - Aula D31
Zürichbergstrasse 8 - 8006 Zürich
1915: l’Italia in guerra
Paolo Sorrentino: un regista da Oscar
ore 16.00 Le conseguenze dell’amore (2004)
con Toni Servillo
ore 19.00 L’amico di famiglia (2006)
con Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio e Laura Chiatti
Prof. Carlo Moos, Università di Zurigo
Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra, dichiarando aperte le ostilità
contro l’Austria-Ungheria. Come è scoppiato il conflitto, che ha causato più
di 15 milioni di morti, e perché l’Italia vi ha preso parte? In occasione delle
commemorazioni del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale la
conferenza affronterà questi e altri quesiti.
Alla conferenza seguirà l’assegnazione del Premio Pro Ticino Zurigo per tesi
di laurea e dottorato.
Lettorato MAE presso l’Università di Zurigo
Consolato Generale d’Italia a Zurigo
Comites di Zurigo
Ingresso libero
Società Dante Alighieri
in collaborazione con la
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
Ingresso libero
ore 16.00 – 22.00 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich
Giornata del Cinema Italiano
Organizzano:
Organizza:
novembre 2014 La Rivista - 49
La Rivista
Italia e Svizzera
verso l’expo 2015
Un progetto scolastico ed un concorso
A maggio 2015 verrà inaugurata a Milano l’esposizione universale
(EXPO 2015), che si articolerà attorno al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. L’evento, di carattere
universale, darà visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione
nel settore dell’alimentazione. I temi
principali che saranno affrontati riguardano la sicurezza e la qualità
alimentare, l’agricoltura e la biodiversità, l’innovazione della filiera
agroalimentare, l’educazione alimentare, cibo e cultura, la cooperazione e
lo sviluppo nell’alimentazione.
In occasione di questo importante evento il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca- Direzione generale affari internazionali e
l’Ambasciata di Svizzera in Italia, con il sostegno
didattico del Liceo Niccolò Machiavelli in Roma
hanno deciso di approfondire queste tematiche
attraverso un progetto rivolto alle scuole.
Il progetto quadrilingue (italiano, tedesco,
francese, inglese) si rivolge in particolare ai
giovani nella fascia di età 14-18 e ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi e le ragazze
sulle nuove sfide alle quali il nostro mondo
deve e dovrà far fronte negli ambiti proposti
dall’EXPO. Il progetto scolastico è composto
due elementi: tre da schede didattiche ed un
concorso per lo sviluppo di un’APP.
Per l’anno scolastico 2014-2015, alcuni
esperti hanno elaborato uno strumento didattico composto dalle seguenti schede, di
cui riproduciamo il concetto essenziale.
Spreco ed educazione alimentare
Autore: Andrea Segrè, professore ordinario
dell’Università di Bologna
Il problema: lo spreco alimentare è difficile da
digerire (è proprio il caso di dire). Perché se è
vero che secondo la FAO sarà necessario aumentare la produzione agricola almeno del
60% nei prossimi anni per far mangiare una
popolazione che crescerà fino a 9 miliardi nel
2050, la stessa stima che attualmente nel
50 - La Rivista novembre 2014
mondo si perde o spreca (è differente) più di un
terzo del cibo che viene prodotto, trasformato,
trasportato, distribuito: più di 1,3 miliardi di
tonnellate di alimenti ancora consumabili, che
potrebbero dare da mangiare, per un anno intero, a circa 2 miliardi di persone. Perciò è inutile aumentare la produzione alimentare per una
popolazione in crescita, se poi viene sprecata: è
più sensato allora iniziare ad eliminare questi
sprechi e poi aumentare la produzione. Occorre allora ridare valore al cibo partendo da una
nuova educazione alimentare ed ambientale.
Sicurezza alimentare e agricoltura
sostenibile
Autori: Atlant Bieri, giornalista scientifico
Jean-Daniel Charrière, ingegnere agronomo,
Centro di ricerche apicole, Agroscope Felix
Herzog, ecologista, Agroscope (Centro di ricerca agronomica della Svizzera)
L’agricoltura ha bisogno di risorse per produrre generi alimentari. Se le risorse scarseggiano o vengono utilizzate in maniera non
sostenibile, la sicurezza alimentare è messa a
rischio. Le api mellifere e gli altri impollinatori
sono particolarmente sensibili agli squilibri
ambientali. L’uomo deve dunque provvedere
ad incrementarne la presenza di tali insetti
affinché possano svolgere appieno il loro lavoro. Gli agricoltori sono altrettanto sensibili
ai cambiamenti economici e sociali, perciò,
in futuro, le imprese particolarmente piccole
sopravviveranno solo se saranno in grado di
presentare idee e progetti innovativi.
Il patrimonio agro-alimentare
Autrice: Marta Lenzi, esperta di storia della
gastronomia e del costume
Oggi i nostri pasti iniziano con il salato e terminano con il dolce, condiamo la pasta con
il sugo di pomodoro, scegliamo cosa e quando mangiare, ma non è stato sempre così. Il
cibo, inteso come elemento di identità sociale
e culturale, è infatti caratterizzato da scelte e
preferenze mutate nei secoli. Il gusto che ne
consegue è sapore, una sensazione individuale,
ma è anche sapere, condizionato anch’esso dalle situazioni culturali, economiche e sociali. Alla
base delle tradizioni ci sono contaminazioni
gastronomiche risultanti dall’incontro di culture differenti, dallo scambio continuo tra i popoli.
Negli ultimi decenni, è stato recepito il modello
alimentare globalizzato offrendo di tutto e di
più, in qualsiasi momento, anche al rischio di
perdere peculiarità e identità. Il nostro patrimonio agroalimentare, unito a una maggiore consapevolezza del valore del cibo, diventa il punto
di partenza per rivalutare la cucina locale, intesa come sintesi e integrazione tra tradizione,
creatività e innovazione. I consumatori hanno
compreso che i cibi sono un aggregato di storia,
riscoprendo così le proprie radici, registrando
un nuovo interesse verso prodotti e specialità
gastronomiche tipiche, oggi migliori e più affidabili grazie alle innovazioni del settore.
Il concorso
Dal 22 settembre è aperto un concorso per il
quale gruppi di quattro studenti, delle scuole
secondarie superiori di secondo grado di Svizzera e Italia, dovranno sviluppare un concept
di APP per Smartphone, Tablet o Android che
sia attinente ad uno dei temi delle schede
didattiche. L’APP del gruppo vincitore verrà
sviluppata da un programmatore ed il gruppo
vincerà un viaggio per visitare l’EXPO 2015
insieme agli altri gruppi che hanno sviluppato
i concept più innovativi e originali. Tale iniziativa permetterà dunque ai giovani di acquisire
anche competenze nel campo tecnico-scientifico, uno degli obiettivi di sviluppo annunciati dalla Presidenza italiana dell’UE per il
settore dell’istruzione e della formazione.
Le iscrizioni al concorso sono aperte fino al
19 dicembre 2014.
Per consultare le schede didattiche e leggere il regolamento del concorso visitate il sito
www.expoitaliasvizzera.it.
L’iniziativa si avvale del patrocino di: Accademia
della Crusca, Camera di commercio italiana per
la Svizzera, Camera di commercio svizzera in
Italia, Comunità Radiotelevisiva Italofona, Società Dante Alighieri, Fondazione italiana educazione alimentare, Liceo Statale Niccolò Machiavelli in Roma, Roma Capitale-Biblioteche
di Roma, Segreteria di Stato per l’educazione, la
ricerca e l’innovazione, Svizzera Turismo.
La Rivista
SwissSkills
Berna 2014
I primi Campionati Svizzeri
delle Professioni
Oltre 155’000 visitatori provenienti
da tutta la Svizzera hanno contribuito
a formare per cinque giorni l’impressionante cornice di SwissSkills Berna
2014, i primi Campionati Svizzeri delle
Professioni che si sono tenuti in un’unica sede, sull’areale BERNEXPO. Sono
arrivate scolaresche provenienti da
tutte le regioni svizzere e hanno trovato un quadro del mondo professionale
svizzero di ampiezza mai vista prima.
In tutto sono state presentate ai visitatori 130 professioni e hanno gareggiato 1000 candidati di 70 professioni
per aggiudicarsi il titolo di Campione
Svizzero della rispettiva professione.
Ambasciatori della formazione
professionale
Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann si è dimostrato particolarmente orgoglioso delle prestazioni dei
giovani professionisti. Il capo del Dipartimento Economia, Formazione e Ricerca ha
affermato che questi giovani sono i migliori
ambasciatori della formazione professionale
come possibilità formativa in grado di offrire prospettive future. “La formazione professionale è di importanza decisiva per il nostro
paese, la base del successo e del benessere
della Svizzera,” ha spiegato. “Con il nostro
sistema di formazione professionale continuiamo a fare in modo che i giovani riescano
a raggiungere qualificazioni professionali
di altissimo livello, con un ventaglio molto
ampio di 230 professioni. Questo non c’è in
nessun altro paese del mondo”.
Il Consigliere federale Johann Schneider
Amman, durante la cerimonia di inaugurazione © Stefan Marthaler per OdASanté
professionale presso l’Unione professionale
svizzera dell’automobile (UPSA) e naturalmente ha fatto visita allo stand di Berna.
“Senza una buona formazione professionale
non è possibile andare lontano” ha affermato. “È la cosa migliore da fare”.
L’ammirazione internazionale
I Campionati Svizzeri delle Professioni Berna
2014 sono stati non solo una novità per la
Svizzera, ma anche un evento di dimensioni
mai viste prima. E non è tutto. Con 70 gare
professionali e 130 professioni presentate,
questa manifestazione ha superato nettamente anche le dimensioni dei Campionati
Mondiali delle Professioni. Non c’è quindi da
meravigliarsi della presenza e dell’interesse
di ospiti internazionali. Per esempio il vicedirettore della Commissione Istruzione e Cultura dell’Unione Europea, Joao Santos, che
conosce il sistema svizzero e afferma: “La
Svizzera ha uno dei migliori sistemi di formazione professionale del mondo perché, grazie
all’incomparabile collaborazione tra i partner
sociali, è in grado di adattare la formazione
alle esigenze del mondo del lavoro in modo
ottimale”. Inoltre, è convinto che questo sia
uno dei motivi principali per il basso tasso di
disoccupazione giovanile svizzero, da record.
SwissSkills numero 2?
Ma Berna non è stata solo il teatro dei
campionati e della presentazione delle
Il consigliere federale Johann Schneider
Amman con Christa Rigozzi © Stefan Marthaler per OdASanté
professioni. Una mostra straordinaria sulla formazione professionale superiore e
continua, ed una mostra straordinaria
sulle professioni di nicchia, hanno fatto
di SwissSkills, i Campionati Svizzeri delle
Professioni, un’ampia piattaforma di informazione sulla varietà delle prospettive di
lavoro che offre una formazione professionale. Il presidente del comitato organizzativo Christoph Erb, facendo un bilancio,
afferma che i numerosi feedback positivi,
la grande presenza mediatica e il numero
dei visitatori hanno dimostrato che l’impostazione dell’evento era giusta. Spera che
tutti i partner e soprattutto egli stesso e il
suo comitato organizzativo possano avere l’opportunità di affrontare ancora una
volta la sfida SwissSkills. “Noi saremmo
pronti”, dice con convinzione. Magari già
nel 2016?
La cosa migliore da fare
Anche gli sportivi fuoriclasse approvano
il sistema duale della formazione professionale. Il campione olimpionico e mondiale di sci di fondo Dario Cologna da
due anni è “padrino” per la formazione
La prima OSS (operatore socio-sanitario) vincitrice dei campionati delle professioni svizzeri
è Alexandra Najer di Dagmersellen (al centro). Al secondo posto troviamo Carolin Abromeit
e il bronzo è andato a Flavia Schönle. © Stefan Marthaler per OdASanté
novembre 2014 La Rivista - 51
La Rivista
A Lugano
dall‘8 al 10 novembre
La quarta edizione del World Forum
per la Pace
Organizzato dall‘Associazione Culture
Ticino Network di Lugano, si svolgerà
a Lugano dall’8 al 10 novembre 2014
presso l’Università della Svizzera italiana, il Palazzo dei Congressi e altre
strutture nel Luganese, la quarta edizione del World Forum per la Pace
che si svilupperà attorno al tema:
“La Famiglia e il contesto sociale nel
Mondo: dagli anni ‘60 ad oggi”:
Il World Forum è programmato su 3
giornate, durante le quali verranno
proposte due tavole rotonde aperte al
pubblico, animati da rinomati ospiti e
relatori illustri (vedi il programma su
questa pagina), una cena di gala, un
pranzo della solidarietà, un workshop
per le scuole.
Sabato, 8 novembre, Università della Svizzera
italiana
Ore 14.00 – 14.20 (Atrio)
Apertura del 4° World Forum per la Pace e accoglienza per il pubblico con intrattenimento,
momenti di networking e visita fra gli stand
delle Associazioni e Fondazioni presenti.
Ore 14.30 (Auditorium)
Inaugurazione del 4° World Forum per la Pace
con saluto di benvenuto
Ore 15.15 – 17.00 (Auditorium)
Tavola rotonda dal titolo “Le Relazioni per la Pace”
L’incontro verterà sul tema delle relazioni interpersonali che vengono a crearsi in famiglia,
a scuola, al lavoro, nel gruppo di amici e nella società, con particolare attenzione a come
queste si sono evolute dagli anni ’60 ad oggi.
Il nostro obiettivo sarà quello di capire come
queste relazioni influenzino la nascita e lo sviluppo di valori come la solidarietà e il rispetto
per il prossimo, fondamentali per avvicinarsi ad
un percorso di pace.
Interverranno:
• Piera Levi-Montalcini, presidente Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus
52 - La Rivista novembre 2014
• Fabio Merlini, direttore regionale IUFFP, già professore di epistemologia delle
scienze umane all’Università di Losanna e
presidente della Fondazione Eranos.
• Cornelia Riep, Immediate Past President
BPW Ticino
• Monica Santoro, docente presso l’Università degli studi di Milano, esperta in
sociologia della famiglia
Modera: Natascha Fioretti, giornalista Freelancer
Dalle ore 19.30: Il piacere di mangiare & il
piacere di aiutare
Serata di Gala anni ‘70 presso la Villa Sassa
di Lugano
Accoglienza nella splendida cornice del Ristorante della Villa Sassa a Lugano, dove avrà luogo la cena “Il piacere di mangiare & il piacere di
aiutare”: serata a tema anni ‘70, a scopo benefico, ricca di musica, animazione e momenti
culturali. Vi parteciperanno ambasciatori di
pace e diversi ospiti, tra cui Giuliana Campana, autrice del libro “Le ricette di mia nonna”,
dal quale saranno tratte alcune portate della
cena, e Maristella Polli, ex giornalista della RSI.
La serata sarà allietata dalle note anni ’70 della
celebre band Acoustic Dreams di Luino.
Domenica, 9 novembre, Università della
Svizzera Italiana
Ore 09.30 (Atrio)
Apertura seconda giornata del World Forum e
visita tra gli espositori.
Ore 10.00 – 12.00 (Auditorium)
Tavola rotonda dal titolo “L’idea di pace nel
contesto sociale nazionale ed internazionale”.
Durante l’incontro, sia a livello nazionale che
internazionale, verrà analizzato come l’idea
della pace, e di conseguenza il modo di trasmetterla, cambi di contesto in contesto e
come questa si sia modificata dagli anni ’60
ad oggi.
Interverranno:
• Piera Levi-Montalcini, presidente Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus
• Prof. Praxmarer, docente universitario e direttore esecutivo dell’EMICC (European Masters in Intercultural Communication), USI
• Carla Del Ponte, magistrato svizzera e
attualmente membro della Commissione
ONU sulle violazioni ai diritti umani in Siria; è stata procuratore capo del Tribunale
Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia
e ambasciatrice svizzera in Argentina.
• Julia Schürch, collabora attivamente da
dieci anni con «Medici Senza Frontiere»,
prendendo parte a numerosi progetti in
zone colpite dalla guerra o da catastrofi
naturali.
• Teresa Cadete, scrittrice membro del Pen
International e Writers for Peace Commitee
Modera: Riccardo Fanciola, giornalista RSI
Dalle ore 12.30 Pranzo “Il Gusto della Solidarietà”
Il pranzo solidale “Il Gusto della Solidarietà” si
terrà presso il Ristorante dell’Hotel Ceresio di
Lugano; il menù sarà composto da ricette tipiche della cucina ticinese che verranno spiegate
ai presenti; il tutto accompagnato da ospiti a
sorpresa, musica ed intrattenimento ed infine
verrà presentato il menù tratto dal libro “Le ricette di mia nonna” di Giuliana Campana.
Lunedì, 10 novembre, Ore 9.00 – 16.00
workshop per le scuole presso il Palazzo dei
Congressi
Giornata dedicata a tutte le scuole dalle elementari al liceo. Gli allievi parteciperanno a
diversi workshop strutturati con moduli formativi e schede tecniche. Le attività saranno
coordinate da esperti che in modo interattivo
forniranno spiegazioni dettagliate sui temi del
World Forum. Durante la giornata si terrà una
parte ufficiale con la presenza di autorità, ospiti e testimonial e per l’occasione sarà organizzata una risottata di solidarietà.
I fondi raccolti saranno destinati ai vari progetti sostenuti per aiutare i più bisognosi:
quest’anno la nostra Associazione ha deciso
di sostenere il progetto “pulmino della solidarietà” del Centro diurno GenerazioniPiù
di Lugano per persone disabili e con reddito
modesto, e il “Progetto Pace in Karamoja”del
G.I.M. di Lavena Ponte Tresa.
Informazioni:
www.generazioninelcuoredellapace.ch.
La Rivista
Benchmark
di Nico Tanzi
Cosa c’è dietro quelle SECCHIATE
d’acqua ghiacciata
L’estate scorsa è stato praticamente impossibile
non imbattersi in uno di quei video in cui la gente si versa sulla testa secchiate di acqua gelida.
Certi giorni sui social network sembrava che non
accadesse altro.
Una gigantesca operazione chiamata Ice Bucket Challenge: una “sfida del secchio ghiacciato” a sostegno della
ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica, una grave
malattia neurodegenerativa. Il gioco funziona così: una
volta “nominato” da un amico, il protagonista del video
deve decidere se fare una donazione a favore della ricerca contro la SLA oppure, appunto, versarsi acqua gelata
sulla testa. Il più delle volte finisce per fare una cosa e
l’altra, per poi a sua volta “nominare” altre persone, invitandole a partecipare. Il tutto ovviamente viene filmato
e pubblicato su internet (di solito su Facebook); la diffusione è garantita, ed è ovviamente proporzionale alla notorietà dei protagonisti, ma anche alla riuscita dei video
(che spesso sono davvero divertenti).
C’è chi si è chiesto se il movente principale fosse la generosità o la voglia di mettersi in mostra. Un interrogativo
del tutto irrilevante, davanti a numeri che parlano chiaro:
oltre cento milioni di dollari raccolti in un mese o poco
più, 35 volte di più della cifra raccolta l’anno prima. In
pratica, l’Ice Bucket è stata la più grande operazione di
“marketing caritatevole” di sempre. Ha coinvolto decine
di migliaia di persone e centinaia di VIP, narcisi o meno
che fossero. Ma soprattutto, ha segnato una tappa fondamentale nella nostra evoluzione socio-culturale.
Come ha sottolineato l’americano John Bare, scrittore ed
esperto di economia filantropica, “quello che conta non
sono i video divertenti, ma il potere dell’economia peer
to peer” – espressione che potremmo tradurre “economia
tra pari”, guidata dal passaparola digitale fra persone che
si conoscono bene, spesso giovanissimi. Un fenomeno che
sta cambiando alla radice il cosiddetto fundraising, e cioè
il modo di raccogliere fondi: che non a caso si trasforma
sempre di più in crowdfunding, e cioè in una pratica di
“micro-finanziamento collettivo dal basso che mobilita
persone e risorse”. Dal basso, e non dall’alto: esattamente
com’è avvenuto nel caso dell’Ice Bucket Challenge, che è
partito non da professionisti della filantropia ma da un
gruppo di giovani desiderosi di dare una mano a combattere la SLA.
Perché le secchiate di acqua ghiacciata di quest’estate
hanno cambiato le regole del gioco? Perché hanno messo spietatamente in luce i limiti dei modi tradizionale di
raccogliere fondi. Se io ricevo, nella cassetta della posta
come per e-mail, una lettera da parte di qualche associazione benefica che mi invita a contribuire alla causa, il
più delle volte la tratterò come spam (pubblicità indesiderata), e finirà nel cestino, virtuale o meno che sia.
Ma se l’invito a contribuire mi arriva da un amico è molto
probabile che il mio atteggiamento sarà diverso. Soprattutto se – com’è avvenuto nel caso dell’Ice Bucket – il
messaggio (e l’intera operazione) hanno caratteristiche
tali da avviare un meccanismo di diffusione “virale”. Plenty Consulting, società specializzata in raccolte di fondi
peer-to-peer, definisce molto efficacemente ciò che deve
avere una campagna di fundraising per funzionare. Deve
cioè: 1. essere accessibile e divertente; 2. sostenere una
causa comprensibile e “compelling” (che significa sia “avvincente” che “urgente”); 3 essere adatta alla diffusione
sui social network. Esattamente le caratteristiche delle
secchiate anti SLA.
Che sono divertenti e spingono all’azione, certo. Ma
esasperano anche, in modo più o meno nascosto, una
tendenza molto meno “simpatica”: quello che è stato
definito “cannibalismo” fra i diversi enti, associazioni e
fondazioni benefiche che si finanziano attraverso la raccolta fondi. Per quante secchiate ci si versi sulla testa,
infatti, la cifra complessiva che la società - e cioè tutti
noi messi assieme – sceglie di destinare alla beneficienza è sostanzialmente stabile. E dunque i cento milioni di
dollari a favore della SLA, di fatto, si tradurranno in soldi
in meno a sostegno di altre cause. Probabilmente non
meno nobili.
Che ci piaccia o meno, siamo davanti a una manifestazione di sottile darwinismo sociale (anzi, social). Ma con
almeno una componente che lascia ben sperare: il testimone è passato nelle mani dei giovanissimi, i più abili nel
capire meccanismi e potenzialità della diffusione “virale”
dei messaggi. Un vero e proprio passaggio generazionale.
Auguriamoci che sia di buon auspicio.
novembre 2014 La Rivista - 53
La Rivista
Il quadro
della Contessa
di Giuseppe Muscardini
Ritratto fotografico di Carolina Maraini
Sommaruga
In una sezione della mostra intitolata Corcos. I sogni della Belle
Époque, allestita dal 6 settembre nei
locali espositivi di Palazzo Zabarella
a Padova, si ammira uno splendido
ritratto della nobildonna luganese
Carolina Maraini Sommaruga. L’opera proviene da Villa Maraini, sede
della Fondazione Istituto Svizzero di
Roma. La nobildonna svizzero-italiana nacque a Lugano il 15 giugno
1869 e divenne moglie dell’imprenditore Emilio Maraini. Il titolo di
contessa le fu conferito da Vittorio
Emanuele III per l’alto impegno svolto in favore delle istituzioni benefiche e culturali in Italia e in Svizzera.
L’impatto è realmente d’effetto. Davanti alla
grande tela raffigurante la Contessa Carolina
Maraini Sommaruga, realizzata da Vittorio
Matteo Corcos nel 1901, si resta sorpresi.
L’ampia superficie pittorica del quadro, la vivezza dei tratti del volto, il lussuoso vestito
con ricami e strascico, rendono giustizia all’aristocratica svizzero-italiana e ne ripropongono con precisione la fisionomia. Il pittore,
a cui si deve in anni precedenti il ritratto di
Giosuè Carducci - anche questo esposto in
mostra -, la coglie in un momento di ordinaria mondanità: l’elegante abbigliamento,
l’acconciatura curata e il coprispalle di pelliccia bianca che regge nella mano destra,
preludono a un’imminente passeggiata o a
una serata a teatro. Lo suggerisce la stessa
collocazione del quadro nella quinta Sezione
della mostra, intitolata per l’appunto Il trionfo
del ritratto mondano, dove trovano posto le
grandi donne del periodo storico in cui il pittore livornese si affermò.
La contessa è in buona compagnia: accanto
al suo ritratto si trova quello del notissimo
soprano Lina Cavalieri, che Gabriele D’Annunzio poeticamente apostrofò la Venere in
54 - La Rivista novembre 2014
Vittorio Matteo Corcos, Ritratto di Carolina Maraini Sommaruga, 1901;
olio su tela, cm. 224 x 130, Roma, Fondazione per l’Istituto Svizzero
La Rivista
Villa Maraini, oggi, sede dell’Istituto Svizzero di Roma
Costruzione di Villa Maraini a Roma
terra, di Anna Rombo Morosini, nobildonna
veneziana figlia del Direttore della sede locale della Banca d’Italia, di Isadora Duncan, la
celebre danzatrice statunitense che nel 1922
sposò il poeta russo Sergej Esenin, dopo avere
sciolto il matrimonio con l’industriale Paris
Singer, fondatore della omonima fabbrica
di macchine per cucire. O, per finire, quello
di Yole Moschini Biaggini, moglie di Vittorio
Moschini, sindaco della città di Padova dal
1900 al 1904; nella finzione letteraria fu a lei
che Antonio Fogazzaro pensò per caratterizzare sulla pagina scritta la figura di Jeanne
Dessalle, personaggio femminile di Piccolo
mondo moderno.
I sogni e le speranze di un’epoca
Intrecci di palazzo, oseremmo dire. Ma qui il
palazzo è una sede espositiva e il gossip lascia il tempo che trova. Preferiamo rincorrere
l’idea che dietro a ognuno di questi ritratti
femminili vi sia qualcosa da raccontare, tanto nel privato quanto nel pubblico. C’è la vita
del tempo, i sogni e le speranze di un’epoca.
Nel caso della Contessa Carolina Sommaruga c’è l’evolversi rapido di quella modernità
che porterà le famiglie altolocate a rischiare
le proprie finanze investendo sull’industrializzazione, all’occorrenza lasciando i luoghi
d’origine. Così avvenne per lei e per il marito
Emilio Maraini - pure luganese e naturalizzato italiano - che nel 1886 si trasferì in Italia
per seguire l’attività di uno zuccherificio acquistato a Rieti. La Contessa era dunque la
raffinata consorte di un apprezzato imprenditore che nel volgere del secolo fu l’iniziatore
dell’industria saccarifera italiana. Come tale,
Emilio Maraini ottenne consensi e riconoscimenti dal Governo italiano, fino all’elezione
alla Camera dei Deputati, carica che esercitò
dal 1900 al 1916.
Prima di trasferirsi a Roma la coppia decise di
edificare una villa sul Pincio, vicina al Parlamento e al Ministero dell’Agricoltura, per farne la loro dignitosa residenza nell’Urbe. Nel
1903 fu pertanto incaricato l’architetto Otto
Maraini, fratello di Emilio, di progettare la villa e di dare esecuzione ai lavori. Due anni più
tardi la coppia luganese si trasferì nel prestigioso edificio neorinascimentale impreziosito
da elementi barocchi, subito battezzato Villa
Maraini.
La morte dell’industriale nel 1916 sconvolse
la vita della Contessa, all’epoca quarantasettenne. Lei gli sopravvisse per altri quarantatre
anni, spegnendosi novantenne a Savosa nel
1959. Per onorare la memoria del marito,
che in vita aveva dato prova di un costante
impegno come benefattore e finanziatore
dell’Ospedale italiano di Lugano, nel 1946
la nobildonna donò la fastosa villa romana
alla Confederazione Svizzera. A condizione
che l’edificio diventasse sede di un’istituzione
impegnata a promuovere proficui scambi culturali fra Italia e Svizzera. Così la prestigiosa
villa fu destinata all’Istituto Svizzero costituito nel 1947 a Roma, che due anni dopo vi si
insediò ufficialmente.
Chi di più ha, di più faccia
All’interno di Villa Maraini il quadro della Contessa, ora in mostra a Padova, è solitamente
posizionato sopra un camino di marmo rosso
al terzo piano, nella Sala Conferenze dell’Istituto Svizzero. Allo stesso piano, ma nella sala
del pianoforte, si trova anche un ritratto di
Emilio Maraini dipinto da Giovanni Boldini.
Separati per ragioni contingenti, nel rispetto
di motivazioni a cui entrambi si ispirarono per
sostenere in modo fattivo la cultura e le opere
pubbliche, i due coniugi godono dell’ammirazione dei visitatori, sia a Padova che a Roma.
I loro rispettivi ritratti muovono sentimenti di
profonda stima, tanto per i soggetti raffigurati quanto per i due artisti che seppero renderne le fattezze in modo così efficace.
Davanti al quadro della Contessa pare di sentire echeggiare le parole sommesse che correvano tra i due coniugi durante le loro conversazioni serali, nella sala del pianoforte e alla
luce diafana di un paralume. In quei momenti
di intimità familiare, quasi a voler teorizzare
le regole di vita che fece di loro dei benefattori, spesso Emilio Maraini ribadiva un suo
esplicativo concetto: «Ritengo un dovere che
chi ha di più faccia di più». Era la convinzione
dell’industriale niente affatto rinchiuso nel
privilegio del rango, ma generoso e attento
alle incombenti tensioni sociali del periodo in
cui visse. Una solidarietà concreta, espressa in
cospicue elargizioni private: centomila franchi dell’epoca furono destinati all’Ospedale
Civico di Lugano, dove sorse il Padiglione Maraini per la cura delle malattie infantili. Altri
sussidi furono assegnati all’Asilo Comunale
e alla Società Luganese di Mutuo Soccorso
degli operai. In termini di impegno politico,
Emilio Maraini fu poi fautore di una proposta
di legge presentata alla Camera dei Deputati
in base alla quale nel 1902 furono stanziati
con cadenza annuale dei fondi per l’Ospedale
Italiano di Lugano. Con uguale assiduità, prima e dopo la morte del marito, la contessa si
prodigò in favore dell’Asilo infantile di Rieti e
della Croce Rossa Italiana.
Ogni idea, per essere espressa, ha bisogno di
incarnarsi in qualcuno o qualcosa. La bella
tela della nobildonna esposta a Padova fino
al 14 dicembre, e quella del marito nella residenza romana di Villa Maraini, sono buoni
testimoni del grande sentire - e del conseguente agire - di un’influente famiglia luganese a cui la storia dello sviluppo industriale
dei nostri due Paesi confinanti deve molto.
novembre 2014 La Rivista - 55
La Rivista
Fino al 1° febbraio 2015
Palazzo Reale Milano
Marc Chagall.
Una retrospettiva 1908-1985
“Gli uomini frettolosi di oggi
sapranno penetrare nella sua
opera, nel suo universo?” è
la domanda che si pone Marc
Chagall nel 1947 scrivendo la
postfazione dell’autobiografia
della moglie Bella, che l’ha lasciato “nelle tenebre” morendo
all’improvviso tre anni prima.
Ma è una domanda che è lecito
porsi anche per la sua opera,
quella di un artista che parla
un linguaggio così universale
da essere amato da tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, intellettuali e uomini della
strada, e da tutti conosciuto
e riconosciuto e che, tra tutti
gli artisti del ‘900, è rimasto
fedele a se stesso pur attraversando un secolo di guerre,
catastrofi, rivoluzioni politiche
e tecnologiche.
La mostra Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è promossa dal
Comune di Milano-Cultura, è organizzata e prodotta da Palazzo Reale,
24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE,
Arthemisia Group e GAmm Giunti, è
ideata da Claudia Zevi & Partners e
curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer.
Il percorso scientifico nasce da un
interrogativo e da un’esigenza: da
una parte il tentativo di capire quale
fu la forza che permise a un pittore che pure sperimentò i linguaggi
di tutte le avanguardie, di rimanere
sempre così coerente con se stesso,
sempre curioso di tutto ciò che lo circondava, sviluppando un linguaggio
56 - La Rivista novembre 2014
immediatamente riconoscibile alle
persone di qualunque età e di qualunque stato sociale; dall’altra, l’esigenza di individuare nell’opera di
Chagall, il segreto della poesia di
quest’uomo fragile che pure seppe
mantenersi sempre fedele alla propria tradizione e, insieme, alla propria umanità in un mondo scosso da
catastrofi indicibili e fino ad allora
inimmaginabili.
La mostra che si è aperta lo scorso 17
settembre a Palazzo Reale di Milano
è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, con
oltre 220 opere – prevalentemente
dipinti, a partire dal 1908, data in cui
Chagall realizzò il suo primo quadro,
Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 – che
guideranno i visitatori lungo tutto il
percorso artistico di Marc Chagall,
accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli
eredi, e talvolta inedite, a capolavori
provenienti dai maggiori musei del
mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo
Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il
Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno
generosamente collaborato.
Il tema dell’esposizione è dunque
centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui
vena poetica si è andata costruendo
nel corso del ‘900 attraverso la commistione delle maggiori tradizioni
occidentali europee: dall’originaria
cultura ebraica, a quella russa, all’incontro con la pittura francese delle
avanguardie.
All’interno di un rigoroso e completo
percorso cronologico, la mostra si articola in sezioni, partendo dalle opere degli esordi realizzate in Russia;
Il compleanno 1915, olio su cartone The
Museum of Modern Art, New York.
Nudo con pettine 1911‐1912, inchiostro
nero e gouache su carta, Collezione Privata
durante il primo soggiorno francese,
e il successivo rientro in Russia fino
al 1921; con l’autobiografia scritta da
Chagall al momento del suo definitivo
abbandono della Russia, si apre il secondo periodo del suo esilio, prima in
Francia e poi, negli anni ’40, in America dove vivrà anche la tragedia della
morte dell’amatissima moglie Bella;
con il rientro in Francia e la scelta
definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra Chagall ritroverà il suo linguaggio
poetico più disteso, rasserenato dai
colori e dall’atmosfera del Midi.
Lungo il percorso espositivo i visitatori avranno modo di capire come
La Rivista
L’ebreo in rosso 1915, olio su cartone San
Pietroburgo, Museo di Stato Russo
fu possibile che Chagall, pur vivendo
in un perenne esilio, non abbia mai
perso quel filo rosso che gli tenne
sempre nel cuore il bimbo che era
stato; come seppe mantenere intatta, attraverso il tempo e le vicissitudini terribili che attraversarono la
sua esistenza, la forma dello stupore, la gioia della meraviglia di fronte
alla natura e all’umanità e, insieme
ad esse, la fiducia di credere e di
provare in tutti i modi a costruire un
mondo migliore. E ancora scopriranno la sua originalissima lingua poetica, nata dall’assimilazione delle
tre culture cui appartiene: la cultura
ebraica (dalla cui tradizione visiva
dei manoscritti ornati egli trae gli
elementi espressivi, non prospettici
a volte mistici della sua opera); la
cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose
delle icone); la cultura occidentale
(in cui assimila grandi pittori della
tradizione, da Rembrandt come gli
artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità). Insieme a
tutto questo vedranno anche il suo
senso della meraviglia di fronte alla
natura, di stupore di fronte alle creature viventi che lo colloca più vicino alle fonti medievali che a quelle
novecentesche. I fiori e gli animali,
presenza costante nei suoi dipinti, gli
consentono da una parte di superare
l’interdizione ebraica della raffigurazione umana, mentre dall’altra, come
nell’antica cultura medievale russa,
essi divengono le metafore di un
universo possibile in cui tutti gli esseri viventi possono vivere pacificati.
Come ebbe a scrivere Giovanni Arpino: “L’anima di Chagall è un’anima
belante, tanto mite quanto invincibile perché sfugge agli orrori, alle insidie, agli oltraggi (…) Il suo paradiso è
Nudo sopra Vitebsk 1933, olio su tela,
Collezione Privata
un Aldiquà che raccoglie i simulacri
della vita, è un luogo fisico che diventa metafisico proprio perché noi
tutti l’abbiamo ucciso durante la vita
quotidiana”. La sua arte viene a costituire una sorta di métissage fra le
culture e le tradizioni e nella volontà
di fare della contaminazione un valore, dell’opera d’arte un linguaggio
in grado di esprimere alcuni interrogativi a tutt’oggi irrisolti dall’umanità, sta la radice fondamentale della
sua modernità.
Il catalogo è pubblicato in coedizione
da GAmm Giunti e 24 ORE CULTURA.
Palazzo Reale, Milano
Orari lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e
domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Info e prenotazioni 02 54911;
http://www.ticket.it/chagall
Costo biglietto
€ 12,00 INGRESSO SINGOLO
INTERO audioguida gratuita
€ 10,00 INGRESSO SINGOLO
RIDOTTO audioguida gratuita
€ 6,00 RIDOTTO SPECIALE
€ 10,00 RIDOTTO GRUPPI
novembre 2014 La Rivista - 57
La Rivista
La cravatta
al Museo nazionale a Zurigo
Dal modello classico al jabot
Il Museo nazionale a Zurigo presenta l’evoluzione della cravatta nel
corso degli anni. Sinonimo in passato di conformismo e mentalità
borghese, la cravatta è oggi un accessorio alla moda, elegante eppure
indossato con disinvoltura. Aperta
fino al 15 gennaio 2015, la mostra «La cravatta. uomo moda potere» sorprenderà i visitatori tanto
per i modelli rari che vi si possono
ammirare quanto per la creatività
dell’allestimento scenografico.
Da quasi quattro secoli, gli uomini – e talvolta anche le donne – annodano intorno al
collo ogni tipo di cravatta. Questo accessorio
la dice lunga su chi lo indossa, sulla sua posizione sociale, sulle sue preferenze estetiche o
sulle sue opinioni politiche. Sin dall’inizio del
XVII secolo, la cravatta presenta una grande
varietà di materiali, colori e nodi. In questi
ultimi anni, la moda maschile ha riscoperto
questo accessorio. Ormai libera da convenzioni e rigidi codici d’abbigliamento, la cravatta è sempre più apprezzata anche dai giovani che la indossano con disinvoltura. Il suo
ritorno alla ribalta e la recente integrazione
d’importanti archivi tessili nelle collezioni del
Museo nazionale svizzero offrono una ghiotta opportunità per presentare questo accessorio in tutte le sue sfaccettature nell’ambito
di una mostra.
L’esposizione propone al pubblico modelli
rari e antichi, tra cui uno dei preziosi esemplari in pizzo ad ago veneziano (XVII secolo)
o la cravatta del costume d’incoronazione
di Christian VII, re di Danimarca e Norvegia
(XVIII secolo). Nel XIX secolo, le cravatte presentano un’incredibile ricchezza di forme e
innumerevoli varianti di nodi. A partire da
esempi storici, i visitatori avranno l’occasione di esercitarsi ad annodare una cravatta.
La mostra dedica peraltro un capitolo alle
cravatte indossate da donne e musicisti.
58 - La Rivista novembre 2014
Cravatte delle campagne elettorali statunitensi, 1930 – 1960. © Museo nazionale
svizzero
L’attrice Marlene Dietrich, di cui si può ammirare a Zurigo il leggendario frac degli anni
1930, non è la prima donna ad avere portato
una cravatta: già nel XVII secolo, le nobildonne annodavano intorno al collo nastri di
seta. Dal canto loro, le star della musica punk
e rock esibivano una cravatta più spesso di
quanto si potrebbe supporre. Il mondo artistico si è pure interessato da vicino a questo
importante accessorio: gli oggetti esposti
spaziano dai disegni di cravatte realizzati da
celebri artisti quali Salvador Dalí o Pablo Picasso ai modelli appartenenti al guardaroba
personale di Andy Warhol, passando attraverso la messa in scena fotografica di Ugo
Rondinone.
Con sottigliezza e senso dell’umorismo, il direttore artistico Beda Achermann e il fotografo
Walter Pfeiffer hanno creato espressamente
per la mostra una serie di ritratti attuali in cui
la cravatta fa da protagonista.
Matthieu Lavanchy, nodo merovingio,
tratto dalla serie «Corner Office», 2014.
Museo nazionale svizzero.
Una pagina della storia industriale
La mostra dedica uno spazio rilevante alle
collezioni del Museo nazionale svizzero. Vi si
possono ammirare campioni di stoffe, campionari e disegni realizzati dai principali produttori
svizzeri di tessuti per cravatte, tra cui vanno
annoverati Weisbrod-Zürrer, Robt. Schwarzenbach & Co., Gessner e Stehli Seiden. Questi
oggetti documentano non solo lo spirito che
regnava in ogni epoca illustrata nella mostra,
ma anche la padronanza tecnica e la creatività
di queste aziende. In qualità di partner principale, la Società zurighese dell’industria serica
(ZSIG) ha apportato un contributo determinante alla realizzazione della mostra.
Pablo Picasso, cravatta inviata il 15 maggio 1957 dall’artista ad Alfred H. Barr Jr. in
occasione della mostra «Picasso 75th Anniversary». New York, Museum of Modern
Art (MoMA).
La Rivista
Sequenze
di Jean de la Mulière
Le meraviglie
di Alice Rohrwacher
Gelsomina è un’adolescente introversa che vive nella campagna umbra con i genitori e le sorelline, in una dimensione bucolica, dove si
parla tedesco italiano e francese, anarchicamente in sintonia con la
natura. Primogenita tutelare e solerte nelle faccende familiari, Gelsomina è inquieta e subisce il fascino di un mondo che è oltre il casale e che vorrebbe scoprire. A trattenerla, sono le sorelle e un padre
esclusivo e operaio, alla maniera delle sue api, visceralmente legato
al territorio e a una natura da non contaminare con pesticidi o ancor
peggio turisti, che guarda a Gelsomina ancora come a una bambina.
La loro routine, scandita dalle stagioni e dall’impollinazione delle api
mellifere, è interrotta dalla presenza di una troupe televisiva e dall’arrivo di Martin, un ragazzino tedesco con precedenti penali che deve
seguire un programma di reinserimento. L’esoticità di una conduttrice
tv e di un adolescente senza parole incrociano la vita di Gelsomina
e della sua famiglia, promettendo ciascuno a suo modo ‘meraviglie’.
Quelle che danno il titolo ad un film che ci racconta di un mondo che
non c’è più, che esisteva fino a qualche tempo fa, che magari resiste
ancora oggi da qualche parte, ma che nel caso specifico della regista
– che, pur con le dovute concessioni all’invenzione cinematografica,
molto concede all’autobiografia - è sparito e resta solo nei ricordi.
Nel raccontarci questa piccola, intima e personale saga famigliare, la
regista ci mette il cuore, tanta ironia e molta tenerezza. Soprattutto
c’è il filo conduttore del film stesso: il ritratto di una ragazzina che
si confronta non senza difficoltà con il padre, che impara a fare un
lavoro e che forse s’innamora per la prima volta.
Delicato e sensibile, sospeso fra realismo e favola, lo sguardo di Alice
Rohrwacher s’infila in quella relazione, realizzando una nuova cronaca dell’adolescenza, dopo quella di Marta, corpo celeste, nel film
omonimo, all’epoca ambientato dentro un paesaggio urbano depresso e fanaticamente osservante di una Calabria miserabile e bigotta.
MR. Turner
di Mike Light
M. W. Turner pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell’800
vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con
la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature, ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare
quello che poi dipingerà.
C’è più d’un riferimento in Mr. Turner al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti
di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare
tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell’arte visiva e della
sua vita, il regista sceglie di raccontarcelo nell’ultimo periodo, quello
in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status
di pittore noto, con tutti i privilegi e i problemi che questo comporta. Lo incontriamo nel pieno della sua furia creativa di paesaggista
frequentemente in viaggio per i mari della sua Inghilterra e del nord
Europa. Comunica attraverso mugugni e rantoli variamente assortiti
e le emozioni le riserva ai suoi quadri, non certo alla madre delle sue
due figlie che ogni tanto lo viene a trovare o meglio ad accusare.
Frequenta ricchi uomini d’affari e la corte, mentre con i suoi colleghi
intrattiene rapporti caustici a base di pacche sulle spalle, risatine e
rivalità per una collocazione più favorevole dei propri quadri esposti
alla Royal Academy.
Il suo è un mondo in cui il rapporto con la natura è diretto, non mediato. I suoi famosi vascelli lui li va a vivere arrivando a farsi legare
all’albero durante una tempesta. La sua è arte istintiva, sofferenza di
cui non può fare a meno, molto lontana dalla verbosa critica intenta
a cercare significati improbabili a cui preferisce rispondere con uno
dei suoi mugugni pregni di senso e poveri di parole. L’unica sua guida
è il sole, che con i suoi tagli di luce che scandiscono le ore più solitarie
della giornata danno nutrimento ai suoi quadri. In bilico fra feroce
ironia, un senso di urgenza malinconica e una cupezza funerea, il film
riesce quasi sempre ad evitare la noia o la maniera, finendo per farci
affezionare a un personaggio per molti versi esecrabile, rimanendo
al suo fianco fino alla fine, così come accade alle due “signorine”,
all’oscuro l’una dell’altra, vestali della sua quotidianità.
Pride
di Matthew Warchus
Nell’estate del 1984 Margaret Thatcher è al potere e l’Unione nazionale dei minatori (NUM) è in sciopero. Al Gay Pride di Londra, un
gruppo di attivisti gay e lesbiche decide di raccogliere fondi per sostenere le famiglie dei minatori in sciopero. Ma c’è un problema. L’Unione sembra imbarazzata a ricevere il loro sostegno. Gli attivisti non
si scoraggiano. Decidono di ignorare l’Unione e andare direttamente
dai minatori. Identificano un villaggio nel più profondo Galles e partono con un mini bus per fare la donazione personalmente. E così comincia la straordinaria storia vera di due comunità apparentemente
aliene che formano una partnership sorprendente e infine trionfante.
Matthew Warchus ci mostra la collisione di due mondi estranei e al
contempo affini, collegati dall’intelligenza e dalla solidarietà di alcuni uomini, e da una strada percorsa in Mini Van che attraversa la
campagna inglese. Due comunità in lotta, fiere della loro appartenenza e dei loro ideali, convinte dei loro diritti, ma ancora distanti sui
margini dell’orizzonte sociale desiderato. Lo spettro dell’omofobia,
della malattia (sono gli anni in cui esplode la paranoia dell’AIDS, il
“cancro degli omosessuali”), dei ricatti tatcheriani, saranno il contesto su cui infine si stringerà un’alleanza preziosa: i minatori non
dimenticheranno l’aiuto ricevuto, e nel Gay Pride del 1985 affiancheranno gli attivisti omosessuali in testa al corteo, manifestando
gratitudine, emancipazione e idee nuove.
novembre 2014 La Rivista - 59
La Rivista
Capri
la passerella del mondo
Intervista con Guido Lembo, proprietario
del rinomato locale Anema e Core e autore
dell’autobiografia Tutto cominciò così.
Testo e foto: Salvatore Pinto
Guido Lembo è considerato l’anfitrione delle notti Capresi. Il proprietario e showman del locale Anema
e Core, autore di un’autobiografia
pubblicata in agosto, è amato da
attori, cantanti, presentatori e vip
del mondo calcistico che, alla ricerca di un po’ di svago, fanno sosta
sull’isola di Capri. «Le celebrità si
sentono a proprio agio su Capri»,
spiega Lembo, «per una volta non
vengono disturbate, possono godersi un po’ di vita privata. Come
intrattenitore faccio del mio meglio
per farli sentire a casa propria».
Come intrattenitore, musicista e
cantante sei quindi imbattibile?
No, questo non lo direi. Dietro l’angolo c’è
sempre qualcuno più bravo di te.
Quando è nato il tuo locale?
Il 16 aprile del 1994. Fino ad un anno prima
mi ero esibito con i miei fratelli nel locale
O Guarracino. Prima ancora avevo girato
l’Europa per cinque anni suonando in diversi
locali. In Italia mi esibivo alla Capannina a
Forte dei Marmi, al Palazzo Corsini a Firenze
e al Jacky O di Roma. Nel 1993 poi i miei
fratelli ed io abbiamo deciso di separarci: un
divorzio molto traumatico. Avevo bisogno
di cambiamento, fare cose nuove, mentre
loro erano ancorati al repertorio neomelodico Napoletano. Volevo fare qualcosa di più
moderno, chiassoso, come piace a me. Ma
i miei fratelli non erano d’accordo. Così ho
iniziato a seguire la mia strada, e oggi posso
confermare che mi ha portato al posto giusto. Ne sono orgoglioso.
Il tuo locale si trova in un posto
particolare.
Infatti, prima era un deposito dell’Hotel
Palma qui a Capri. Negli anni Settanta poi
60 - La Rivista novembre 2014
è diventato una discoteca molto in voga.
Come scenografia aveva delle docce con
ballerine che ballavano sotto l’acqua; una
cosa rara nell’Italia di quell’epoca. Sono
riuscito ad avere questo locale. L’ho ricostruito in base ad una cartolina che avevo
ricevuto dal Messico. Volevo che diventasse una taverna. Tutto quello che vedi, è
stato fatto da me.
E lo hai battezzato “Anema e Core”.
Molti pensano che il nome derivi da una
canzone napoletana del grande Roberto
Murolo, ma non è cosi. Ho scelto questo
nome un po’ provocatorio, perché tutto
quello che faccio nella vita – e tu lo sai –
lo faccio con il cuore e do l’anima. Tutte
le sere propongo uno spettacolo di cinque
ore. Se questo lavoro non lo fai con voglia
e cuore, non può funzionare. Ovviamente,
il pubblico chiede a me di cantare anche
l’omonima canzone di Murolo. Come faccio a dire di no?
Chi ti osserva durante le tue esibizioni sul palco rimane impressionato. Sei un vero e proprio trascinatore. Qual è il tuo segreto?
La gente sa di trovare un ambiente accogliente e spensierato. Anche i vip diventano persone normali e si scatenano al ritmo
delle canzoni che propongo. Questo succede
solo nel mio locale. Hanno voglia di divertirsi
e io li accontento. Il mio segreto? Fare tutto
con cuore e passione.
La notte dell’inaugurazione del tuo
locale è ancora vivo nella memoria
della gente. Come mai?
Al primo giorno d’inaugurazione c’era tanta di quella gente, che non siamo riusciti a
farli entrare tutti. Ho dovuto ripetere l’inaugurazione il giorno dopo per accontentare
tutti. Un momento indimenticabile. Sono
partito come un ciclone e il pubblico da subito ha avuto grande piacere nel mio locale.
Era una cosa nuova, e la storia continua.
Abbiamo festeggiato con un party commemorativo dell’apertura del locale con la
presenza di Valeria Marini e tanti altri.
Raccontaci qualche aneddoto di
persone famose che hanno varcato
la soglia del tuo locale.
Potrei fare un elenco lunghissimo di vip che
sono venuti a trovarmi. Una persona che mi
ha emozionato molto era Luciano Pavarotti:
sentendolo cantare una canzone napoletana, mi ha fatto inchinare ai suoi piedi dalla
gioia di sentirlo dentro di me. Non osavo
aprire bocca (ride). Un altro ricordo particolare l’ho del grande chirurgo Christian
Barnard, noto in tutto il mondo per aver
effettuato in Sudafrica il primo trapianto di
cuore nella storia della medicina. Mi ricordo come si è avvicinato a me per stringermi
la mano. Tremavo dall’emozione. Pensando
che quella mano aveva fatto una grande
opera per l’umanità. In effetti, ci sono cose
che lasciano il segno. Sono aneddoti che tra
l’altro ho inserito nel mio libro Tutto incominciò così, pubblicato recentemente.
Per curiosità: ci puoi fare altri
nomi di persone che hai incontrato e che frequentano il tuo locale?
La lista è veramente lunga. Probabilmente
il tuo registratore non riesce a memorizzare
tutti i nomi (ride). Ti accontento con qualche
nome: Dolce & Gabbana, Naomi Campbell,
diversi principi ed industriali, e ovviamente
anche dei giocatori di calcio. Essendo un
tifoso del Napoli, mi fa un grandissimo piacere avere i giocatori del Napoli qui da me.
A luglio di quest’anno sono stato a Dimaro
nel Trentino, dove il Napoli era in ritiro. Ho
animato la serata con la mia band Ritmo Nicotina. Ad Agosto ho partecipato alla sfilata
di Alta Moda di Dolce & Gabbana ai piedi
dei Faraglioni di Capri, concludendo la serata nel mio locale fino al mattino.
Secondo te a Capri si vive ancora bene?
A Capri non c’è crisi. È l’unico posto forse nel
mondo dove i turisti possono camminare per
La Rivista
strada indossando i gioielli e sfoggiare i loro
capi preziosi senza problemi. È un’isola tranquilla e controllata. L’unica cosa che magari
sta cominciando a turbare la quiete di questo
paradiso è l’afflusso di persone, gruppi organizzati in particolare che ogni giorno sbarcano al porto. Ti parlo 10’000 mila persone
al giorno, che sono troppe per un’isola cosi
piccola. A mio parere dovrebbero scaglionarli
e regolamentare gli afflussi, come fanno a
Venezia per esempio. Capri è speciale e tale
deve restare. Dobbiamo fare attenzione a non
combinare due tipi di turismo diversi. Non è
giusto, a mio modesto parere, che dei turisti
paghino delle cifre alte per soggiornare negli
Hotel a Capri e impieghino tanto tempo per
raggiungere la piazzetta che dista poche centinaia di metri. Ecco questo disturba Capri e
io da Caprese ne risento. Questo non vuol dire
che gli altri non devono godersi le bellezze di
Capri, ma far sì che tutti se la godono in un
modo più umano e bello. Per questo motivo
molte persone ricche costruiscono le loro ville
su Anacapri, l’altra parte dell’isola, per stare
più tranquilli al di fuori dal caos giornaliero.
Per fortuna la sera dalle ore 19.00 in poi sparisce questo turismo giornaliero e Capri ritrova il suo splendore di sempre.
Tu per questo motivo hai problemi
nel tuo locale?
Certo, la cosa che mi fa stare male sono i
controlli continui della polizia, che spesso
piantona il locale. Tutti i locali e le discoteche sono piccoli a Capri, mentre la gente è
tanta. Quindi, non è bello che un turista di un
certo spessore veda della polizia davanti a un
locale. Qui siamo a Capri, dove tutto deve essere tranquillo e bello. Se fossimo in un altro
posto, potrei anche capirlo, ma il mio locale
è il più importante di Capri e non deve essere
turbato da questi controlli ossessivi. Questo
non lo sopporto.
Tu sei un caprese originario. Parlando con te si ha l’impressione di
ritornare ai tempi antichi.
Mio padre è caprese verace, uomo di mare,
faceva il pescatore, grande uomo. Io lo seguivo da piccolo in mare, mentre mia madre
è sarda. Sono un vero isolano e amo il mare.
Siamo quattro figli, tre maschi e una femmina. Io sono sposato e ho due figli.
E la tua passione – oltre al mare –
è quindi la musica.
A casa ho sempre respirato musica. I miei
fratelli sono musicisti, uno di loro suonava
la chitarra con il grande Peppino Gagliardi.
Quindi, per me è stato quasi normale diventare un musicista.
Prima di iniziare l’intervista mi
hai parlato di un tuo momento
difficile riguardo alla tua salute.
Oggi come stai?
Devo dire che sono nato due volte … anzi
tre. La prima quando sono venuto al mondo,
la seconda quando mi sono rialzato sette
anni fa dopo essermi ammalato di cancro.
La terza volta quando mi sono rialzato dopo
un cancro ad un occhio. Grazie a Dio e alla
mia famiglia oggi posso dire che sto bene.
Ma penso spesso alle persone che sono
meno fortunate di me, che non possono curarsi come ho potuto fare io.
Guido, vorresti aggiungere qualcosa ai lettori prima di concludere
l’intervista?
Sì, molto volentieri … Anche se a volte il
mondo ci casca addosso, non abbattetevi,
bisogna combattere perché la vita è bella
e straordinaria. Vi ho parlato di una brutta
malattia. Adesso sto bene e sto nelle grazie di Dio. Cito delle parole che il comico
attore Alessandro Siani disse nel suo spettacolo per me: Ringraziamo Dio per avere
concesso il bis della vita a Guido Lembo.
Grazie Alessandro.
Posso concludere questa intervista
con un abbraccio?
Certo e io ti do un bacio. Grazie mille e arrivederci sotto la luna Caprese!
Guido Lembo
Tutto cominciò così
Con una prefazione di Diego della Valle
Cuzzolin editore
Un libro che racconta una vita, quella di un artista. Guido immaginava
di trascorrerla a Capri facendo il pescatore, come il padre. Poi la voglia
di diventare grande, di vivere nuove
esperienze. Il viaggio a Londra cambia
per sempre il suo destino. Dopo anni
si ritrova nella sua isola a trasformare, con la sua chitarra, nella sua taverna, le notti capresi in pura magia.
Una storia vera, emozionante, vissuta con aneddoti divertenti e non. Le
difficoltà iniziali, il successo, lo sconforto e la battaglia contro il cancro,
la rinascita. Gli amici, la famiglia, la
Fede, lo accompagneranno sempre in
questo percorso ricco di sorrisi, lacrime e grandi soddisfazioni.
novembre 2014 La Rivista - 61
La Rivista
Diapason
di Luca D’Alessandro
Battiato/Pinaxa
Joe Patti’s Experimental Group
(Universal)
Ammettiamolo: il progetto Joe Patti’s Experimental
Group di Franco Battiato e del suo sound engineer
Pino “Pinaxa” Pischetola non può essere considerato
un prodotto alla portata di tutti a. Si tratta di un nuovo
accesso alla musica al quale il pubblico italiano, orientato normalmente ai cantautori, deve fare l’abitudine.
L’opera si rivolge quindi piuttosto a un pubblico d’intenditori, interessato al mondo delle sperimentazioni
acustiche emesse da sintetizzatori e soundmachine.
Joe Patti’s Experimental Group è qualcosa di molto
diverso rispetto agli ultimi lavori di Battiato. È la revisione in chiave elettronica della sua produzione acustica degli anni Settanta. L’album è stato anticipato
in radio dalla versione rivisitata di Proprietà Proibita,
celebre brano contenuto nell’album dal titolo Clic del
1974. Essa è un invito ad entrare in nuove dimensioni
surreali e visionarie.
Rita Marcotulli &
Luciano Biondini
La Strada Invisibile
(ACT)
Per quanto riguarda la promozione di artisti promettenti, Sigi
Loch, noto labelmanager della ACT Music di Monaco, ha dimostrato buon fiuto già diverse volte. Anche nel caso della
pianista Rita Marcotulli e del fisarmonicista Luciano Biondini
ci ha visto giusto. Il duo umbro-laziale ha composto e arrangiato dodici brani per un album che si collega alle tradizioni
folkloristiche italiane. Marcotulli e Biondini non solo riprendono i ritmi e le melodie tradizionali della Penisola, ma le
ripresentano in chiave moderna, aggiungendo un particolare
tocco malinconico, che nello stesso tempo viene contrastato
da elementi umoristici. Il loro suono è un oscillare tra tristezza e felicità, tra savoir vivre e virtuosità. C’è di tutto nell’opera di questo duo che, nonostante la strumentazione semplice,
riesce a evocare una sensazione di pienezza e complessità.
Sergio Cammariere Eros Ramazzotti
Mano Nella Mano
(Sony)
Eros 30
(Sony)
Dal 2002, con cadenza biennale, il cantautore e pianista Sergio Cammariere lancia un album dopo l’altro, in strettissima
collaborazione con il compositore romano Roberto Kunstler.
L’ultima opera s’intitola Mano Nella Mano. Essa sottolinea
ancora una volta la connessione tra testo e musica: la sua
intenzione è una stretta di mano simbolica tra le due dimensioni. Non sono dunque solo le atmosfere sonore a indurre
malinconici pensieri, ma anche i versi che fanno riflettere
su quello che noi potremmo definire il senso della vita, il
nostro essere umani, con tutti i nostri desideri e passioni. In
un mondo musicale spesso “usa e getta” Cammariere resta
un punto fermo, un riferimento per l’alta qualità, che offre
a chi lo ascolta un attimo di felicità, un nuovo orizzonte da
raggiungere insieme attraverso la musica.
Nel lontano 1984 Eros Ramazzotti mise per la prima volta
piede sui palcoscenici nazionali, dove con Terra Promessa
riscosse grande successo, prima in Italia, e negli anni successivi in tutto il mondo, diventando riferimento di eccellenza della musica italiana. Oggi, il cantautore festeggia i suoi
trent’anni di presenza sulla scena. Appunto Eros 30 s’intitola
il suo Best of, contenente oltre trenta brani che hanno segnato la sua carriera, tra i quali una decina che l’artista ha
proposto negli anni in varie lingue come lo spagnolo, l’inglese e il portoghese, riscontrando così un enorme successo di
pubblico anche oltre le frontiere italiane. Sul mercato sono
disponibili due versioni di questo Greatest hits. I fans possono scegliere fra la versione standard, composta da due cd, e
la Deluxe version, molto più ricca, composta da tre cd.
novembre 2014 La Rivista - 63
La Rivista
Una cartolina da…
Rouen
di Claudia Spörndli
Capitale dell’Alta Normandia,
terra degli impressionisti. Una
città storica e moderna, naturale
e culturale, mitica e mistica, salata e dolce allo stesso tempo.
Rouen, con i suoi 114’000 abitanti, sorge a 120 km dal mare e da Parigi su un
meandro della Senna. La città è divisa dal
fiume principalmente in due parti: sulla riva destra si trova il bellissimo centro
storico con, sullo sfondo, le colline che le
fanno da cornice, mentre sulla riva sinistra
si trova la parte più pianeggiante e industrializzata. Visitare Rouen è un viaggio tra
il passato e il presente, all’insegna dell’eccezionale patrimonio naturale, culturale e
storico normanno.
Camminando per il centro storico della
città, una zona completamente pedonale, non si può fare a meno di
Una cartolina di Claudia da Rouen
ammirare le affascinanti stradine medievali con le case normanne a graticcio,
rimanendo impressionati della bellezza
64 - La Rivista novembre 2014
Vista panoramica dalla collina
“Sainte-Catherine”
dell’architettura originale. Grazie alle vaste
foreste di quercia che circondano Rouen, a
partire dall’epoca gallo-romana fino al XIX
secolo, il legno fu utilizzato come materia
prima privilegiata per la costruzione degli
edifici. Nel centro storico, si trovano ancora oggi all’incirca 2’000 case a graticcio
di diverse epoche, di cui alcune anche del
Medioevo. Visitando Rouen, appare evidente perché, con la sua architettura e la
sua luce particolare, abbia ispirato numerosi pittori storici e ispiri ancora oggi gli
artisti contemporanei.
La città dai cento campanili
Il famoso scrittore francese Victor Hugo
definiva Rouen “la città dai cento campanili che suonano a concerto nell’aria”. Aveva completamente ragione: sparse per la
città, si trovano numerose chiese di diverse
epoche. Quella che caratterizza nel modo
più marcato il
centro storico
è l’imponente
Cattedrale di
Nôtre-Dame,
un vero capolavoro nei vari
stili
gotici.
Completata
originariamente verso
il 1240, subì
varie
trasformazioni fino agli
inizi del XVI
secolo. La
sua famosa
facciata è
immortalata in una
trentina di
capolavori dipinte da Claude Monet
tra il 1892 e il 1894. Infine, anche per le
sue molteplici vetrate del XIII secolo e per
il campanile centrale, con una guglia in
ghisa, alto 151 metri (il più alto di tutta
la Francia e fino al 1880 quello più alto
del mondo), merita decisamente una visita.
L’arteria più vivace del centro storico è
senza dubbi la “Rue du Gros-Horloge”,
una stradina chiusa al traffico, che consente di ammirare in tutta tranquillità le
numerose case a graticcio costruite tra il
XIV e il XVIII secolo. La stradina deve la sua
celebrità al grande orologio astronomico,
un vero gioiello antico, da cui trae il nome.
La particolarità del “Gros-Horloge” sono
gli ornamenti e il quadrante in piombo
dorato, dotato di una solo lancetta. Il suo
meccanismo risale alla fine del XIV secolo
ed è uno fra i più antichi in tutta l’Europa.
Parlando di Rouen, non si può non citare Giovanna d’Arco, santa ed eroina della
Francia, bruciata viva il 30 maggio 1431
all’età di 19 anni nella “Place du Vieux
Marché”, dove oggi in sua memoria si trova una croce gigante. Nel 1979, sul lato
nord della suddetta piazza, venne edificata
una chiesa moderna dedicata a Giovanna
d’Arco, al cui interno sono custodite le
bellissime vetrate rinascimentali del coro
della chiesa di Saint-Vincent, distrutta dai
bombardamenti del 1944. Sui lati ovest e
sud della piazza si trovano invece bellissime case a graticcio. Tutto sommato, quindi, una piazza che abbina perfettamente il
passato al presente.
L’arte è onnipresente
Nella città di Rouen, l’arte è onnipresente.
Una città caratterizzata dall’impressionismo, nella quale hanno lasciato la loro impronta artisti e pittori famosi come Claude
Monet, Pierre Auguste Renoir e Alfred Sisley. Nel centro storico, e soprattutto nel
quartiere degli antiquari, si trovano numerose gallerie d’arte e vari musei di grande
importanza. La galleria d’arte più rinomata
è “Le Musée des Beaux-Arts”, che contiene
una delle collezioni più prestigiose della
Francia, riunendo quadri, sculture e oggetti d’arte di tutti i generi dal XV secolo
La Rivista
Place du Vieux Marché: Il lato sud-ovest
della “Place du Vieux Marché” con le tipiche case normanne a graticcio
Vista sulla Cattedrale di “Nôtre-Dame” e la riva destra della Senna
ad oggi, come per esempio molteplici capolavori di Caravaggio, Delacroix, Monet,
Renoir e Sisley, per citare quelli più famosi.
Rouen, una città molto densa, è anche
ricca di splendidi spazi verdi (anche se a
volte un po’ nascosti) come il bellissimo
parco “Jardin des Plantes” che si trova
sulla riva sinistra della Senna, in un quartiere meno turistico. Su un superficie di
85’000 m2 si possono ammirare piante
e fiori provenienti da tutti i cinque continenti e una serra gigante con, tra gli altri, delle ninfee particolari dell’Amazonia
e una bellissima collezione di orchidee.
Chi invece preferisce ammirare la città
dall’alto e nella sua intera bellezza, dovrebbe recarsi sulla collina Sainte-Catherine dalla quale si gode una vista
panoramica eccezionale su entrambe le
rive della Senna. Il panorama con la luce
particolare che cambia costantemente
nell’arco della giornata e soprattutto in
base alle stagioni ha ispirato numerosi
artisti di fama mondiale.
Infine, per i buongustai tra i lettori, un
breve accenno alla gastronomia tipica
normanna, un ricco viaggio fra terra e
mare e un vero piacere per il palato. Il
burro, la panna e le mele costituiscono
gli ingredienti indispensabili di numerosi piatti tipici come, per esempio, la
“Scaloppine normanne” (scaloppine al
sugo di sidro, calvados, panna, burro e
champignon). Il calvados e il sidro sono
le bevande a base di mela tipiche del
territorio, mentre il pane accompagna
quasi tutti i piatti e a fine pasto vengono serviti indispensabilmente i formaggi locali morbidi come il Camembert (quello più conosciuto), il Livarot
(formaggio artigianale stagionato con
crosta arancione), il Pont l’Evêque (dal
sapore delicato, a forma quadrata) e
infine il Neufchâtel (il formaggio più
antico normanno, di consistenza molto
morbida e a forma di cuore). Gli amanti
dei dolci, invece, hanno la vasta scelta
tra i piatti tipici a base di mela come
la “Tarte Tatin” (una torta di mela capovolta) e “Le sucre de pomme” (una
caramella artigianale del XVI secolo a
base di zucchero, succo di mela e limone) oppure i numerosi pasticcini a base
di zucchero, panna o cioccolato.
“Le Gros-Horloge”, orologio astronomico
con un meccanismo risalente al XIV secolo
Vista dal “Gros-Horloge” sulla zona pedonale del centro storico e la Cattedrale di
“Notre-Dame”
novembre 2014 La Rivista - 65
La Rivista
Il Salumaio
di Montenapoleone
Un interessante “nuovo” indirizzo nella
Lugano gastronomica
di Rocco Lettieri
Il Salumaio di Montenapoleone:
un nome carico di storia milanese.
Nato nel 1957, il locale è molto
più che una semplice gastronomia
o un’attività di ristorazione: è un
pezzo della storia di Milano. Aperto in via Montenapoleone, nel
quadrilatero della moda, dal 1996
è ospitato nel prestigioso Palazzo
Bagatti Valsecchi, e rappresenta
una delle declinazioni più virtuose della tradizione gastronomica
milanese e della capacità, tutta
italiana, di fondere la passione per
i sapori con il meglio dell’arte e
della cultura. Anche l’apertura del
ristorante Peck, è meta di una sofisticata clientela internazionale e
di affezionati habitué, dove si può
pranzare a qualsiasi ora accompagnando a cibi sublimi i vini pregiati di una cantina ricca di etichette di grande valore. È uno dei
ritrovi milanesi più frequentati, un
punto di riferimento per esigenti,
esperti e raffinati intenditori della
buona tavola e della cucina d’eccellenza. Arte, cultura e sapori: un
paradigma italiano che trova ne Il
Salumaio di Montenapoleone una
delle declinazioni più virtuose ed
apprezzate a Milano e all’estero.
La famiglia Stoppani e l’Italian
Food Culture
È alla famiglia Stoppani che si deve l’ascesa di Peck negli ultimi quarant’anni, nonché lo sviluppo internazionale
di questa storica boutique enogastronomica a due passi dal Duomo, che si è
66 - La Rivista novembre 2014
L’entrata
Lo chef
evoluta in un brand di lusso dell’Italian
food and wine in Giappone, Germania e
a Dubai. Proprio da questa esperienza,
da una genuina passione per i sapori
della cucina mediterranea, e dal desiderio di esportare all’estero la cultura
del cibo tipicamente italiana, parte la
nuova avventura dei giovani Andrea,
Stefano e Paolo Stoppani. È con la dichiarata missione di portare in tutto il
mondo l’eccellenza del made in Italy in
ambito enogastronomico che i fratelli
Stoppani fondano il concetto Italian
Food Culture, cappello sotto il quale
le espressioni più alte della tradizione
culinaria e vitivinicola italiana vengono diffuse al di fuori della penisola
d’origine. In quest’ottica acquisiscono
la licenza d’uso del marchio de Il Salu-
maio di Montenapoleone, come realtà
rappresentativa della cultura enogastronomica italiana.
Il Salumaio di Montenapoleone di Lugano
Il Salumaio di Montenapoleone ha
aperto un suo locale a Lugano con l’intendimento di aprire la strada alla legittimazione internazionale dello storico ristorante milanese, esaltando quelle
caratteristiche di qualità, raffinatezza e
cortesia che ne hanno decretato il successo e consentendone il riconoscimento come luogo d’incontro cosmopolita.
Il Salumaio di Montenapoleone è situato nella prestigiosa cornice di Palazzo
Botta, palazzo UBS. Il ristorante è unico
nel suo genere nel panorama dei risto-
La Rivista
L’interno
ranti luganesi grazie alla propria cucina creativa ed originale, che affonda
tuttavia le sue radici nei sapori classici
della cucina tradizionale italiana, custodendone gelosamente l’essenza. Un
tocco di originalità che si fonde con il
classico, una cucina di alta qualità che
punta prima di tutto ad essere semplicemente “buona”, con un prezzo equilibrato, un ambiente raffinato e tranquillo, che costituisce la cornice perfetta
per una cena romantica o tra amici, per
un pranzo di lavoro o una festa privata.
Sono questi gli ingredienti che rendono
Il Salumaio un ristorante speciale, che
sa guidare il proprio ospite in un viaggio, in una vera e propria esperienza
enogastronomica. Lo staff competente
e preparato accompagna il cliente alla
scoperta di sapori e gusti racchiusi in
piatti che sono capolavori anche per la
vista, mentre il sommelier sa consigliare
l’accompagnamento più adatto da una
fornita cantina. La costante ricerca dei
migliori prodotti sul mercato è garanzia
dell’ottima qualità dei piatti che escono
dalla cucina del Salumaio. Dell’esperienza decennale presso la boutique
milanese dell’enogastronomia Peck, i
fratelli Stoppani hanno fatto tesoro
anche per quanto riguarda la scelta dei
fornitori, che vengono accuratamente
selezionati e sono spesso piccoli produttori che sanno offrire il meglio della
tradizione artigiana. Sono soprattutto
le eccellenze del made in Italy ad essere
messe in evidenza, sapientemente integrate con i prodotti tipici del territorio,
dando vita ad un menu unico, che viene
spesso modellato traendo spunto dalla
stagionalità e freschezza delle materie
prime. Il concetto di tradizione lombarda abbinato ad una cultura culinaria
tipicamente italiana ne caratterizza
fortemente la cucina. L’accoglienza di
un ambiente arredato con materiali naturali, come il legno e la pietra, rende
gli spazi adatti a qualsiasi evento, sia
privato che aziendale. Inoltre, una luminosa terrazza protetta è a disposizione anche per un aperitivo all’aperto. Per
i più esigenti una smoking area interna
dove poter ultimare il pranzo gustando
un distillato in compagnia di un sigaro
della “nostra” selezione speciale.
La cucina dello chef Mario Capitaneo
Semplice ed ambizioso proprio come
la sua cucina, lo chef Mario Capitaneo,
dopo aver lavorato a fianco di chef stellati come Enrico Bartolini, Andrea Berton, Carlo Cracco e Gualtiero Marchesi,
è sbarcato a Il Salumaio di Montenapoleone di Lugano con un obiettivo ben
preciso: soddisfare i desideri culinari più
o meno consci dei suoi ospiti, mettendoli a proprio agio e lasciando loro “il
ricordo di una cucina buona e genuina”.
Una passione per la cucina che trova le
sue radici nell’educazione ai sapori, ai
gusti genuini ed ai prodotti di qualità
ricevuta in famiglia, così come in un’innata necessità di mangiar bene. Già a
14 anni Mario sa che non vuole essere
solo un cuoco, ma uno chef. Che ama
profondamente il proprio lavoro e trae
ispirazione dal mondo che lo circonda,
cogliendo spunti spesso lontani dalla cucina: sono i colori e le forme più
svariate che stimolano la creatività di
Mario, che propone uno stile tutto suo
nella scelta degli accostamenti così
come nella presentazione dei piatti.
Uno stile in cui le tradizioni ed i sapori
Fabio Aguzzi, Andrea Stoppani e Mario
Capitaneo
novembre 2014 La Rivista - 67
La Rivista
La terrazza
classici sono custoditi e salvaguardati,
ma arricchiti con un tocco in più che gli
conferisce carattere: sono soprattutto
gli ingredienti del territorio, “nuovi” per
lo chef pugliese, che vanno ad impreziosire i suoi piatti, a renderli moderni
ed originali pur mantenendo in essi
l’essenza irrinunciabile della tradizione.
A dimostrazione di quanto detto sopra,
raccontiamo la sequenza dei piatti degustati in una cena (alcuni nelle fotografie su questa pagine) con colleghi
italiani e ticinesi: Alice marinata in
salsa carpione, capperi e kako all’aceto; Gamberi rossi serviti crudi, lampone
e gazpacho di rapa rossa; Battuta di
manzo piemontese, origano e fichi; Coniglio panato alla milanese con crema
di riso allo zafferano; Bottoni cremosi
di porcini, castagne e animelle glassate; Risotto mantecato alle erbe, anguilla affumicata e limone; Capasanta in
tempura leggera con emulsione di aglio,
olio, peperoncino al nero e broccolo;
Maialino da latte, zucca, mandorle e
senape; Insalata di kaki, crema di grano
saraceno e gelato al ratafià; Mascarpone, cioccolato e caffè e Piccola pasticceria (Cannoncino friabile di nocciola;
Pralina al miele e sale maldon; Passion
fruit crock; Macaron alla gianduja). Siamo stati assistiti per il servizio dei vini
dal maître e sommelier Fabio Aguzzi.
Il Salumaio di Montenapoleone
Viale Stefano Franscini, 8
6900 Lugano
Tel: +41.91. 923.53.14
www.ilsalumaiodimontenapoleone.it
[email protected]
Orari:
Lunedì-Venerdì - dalle 11:30 alle 15:00
dalle 17:00 alle 24:00
Sabato - dalle 17:00 alle 24:00
Domenica: chiuso
68 - La Rivista novembre 2014
Quattro domande allo chef
Lasciare un locale bistellato
in Italia per venire su una
piazza svizzera, anche pretenziosa, cosa ha significato
per te?
Significa avere la possibilità di
esprimermi. Non utilizzerei il termine “lasciare”, in quanto l’esperienza
maturata e vissuta assieme ad Enrico Bartolini mi accompagna quotidianamente. Venire in Svizzera affiancato da un’azienda prestigiosa
che si pone come obiettivo quello
di portare la cultura gastronomica nel mondo, rappresenta per me
un motivo di grande orgoglio e nel
contempo di responsabilità.
Lavorare sino ad ora da dipendente/collaboratore
di
uno chef talentuoso e ritrovarsi a gestire in proprio una
brigata nuova che problemi
ti ha creato?
Problemi? Nessuno. Credo che l’approccio iniziale sia fondamentale,
alcune affinità si percepiscono subito e io sono stato fortunato nel
trovare collaboratori entusiasti e
dinamici.
L’offerta di cucina sarà di
certo in linea con le esigenze
di una clientela un po’ chic
di Lugano. Ma questa clientela, che conosco, intende
mangiare bene con un buon
rapporto
qualità/prezzo.
Come ti organizzerai? E per
l’approvvigionamento della
materia prima?
Il rapporto qualità prezzo nella
mia cucina è fondamentale, come
fondamentale dovrebbe essere
che il cliente percepisca l’onestà,
la sincerità e la generosità che
utilizzo nel proporre i miei piatti. Per l’approvvigionamento delle
materie prime non ho riscontrato
grossi problemi, fatta eccezione
per alcune materie alle quali sono
particolarmente affezionato e che
devono tassativamente possedere determinate caratteristiche: in
questi casi è sufficiente un po’ di
organizzazione e pazienza. La mia
continua voglia di crescita e ricerca fa si che una parte della mia
attenzione venga carpita e rivolta
alla territorialità e alla valorizzazione dei prodotti del Ticino.
Un tuo pensiero sulla città di
Lugano.
Sicuramente Lugano è una città
dove mi sento a mio agio, con una
fascia di clientela molto qualificata, in quanto preparata, con una
cultura gastronomica sviluppata e
con esigenze ben precise. Oggi molti
ospiti si approcciano alla mia cucina
inizialmente con diffidenza ma lasciandosi poi convincere facilmente
a sperimentare ed assaggiare tutto
ciò che io definisco “buono”. Credo
fermamente in una risposta gastronomica positiva da parte dell’utenza
della città di Lugano composta da
persone provenienti dalla Svizzera
ma anche dal resto del mondo. Spero proprio che anche molti italiani
verranno qui a farci visita in questo
speciale locale che io consiglierei
anche la piacevolezza degli arredi e
per la professionalità dei miei collaboratori, sia di cucina che si sala.
La Rivista
Slow Food Market,
la fiera che fa venire
l’acquolina in bocca
Dal 14 al 16 novembre 2014 si
terrà a Zurigo Slow Food Market, la fiera dedicata a produttori in campo alimentare, coltivatori, ristoratori, albergatori
e buongustai, giunta ormai alla
quarta edizione.
Nel 2013 un enorme mercato al coperto ha accolto 200
espositori provenienti da 8
diversi Paesi e circa 9900 visitatori (il 7% in più rispetto
al 2012), molti dei quali attivi
nel settore della gastronomia.
La crescita costante non riguarda,
però, soltanto il numero di buyer, ma
anche la gamma dei prodotti offerti:
l’assortimento dei generi alimentari è
estremamente variegato e ogni anno
più ampio; si spazia da pasta e granaglie a carne, pesce e delizie lattiero-casearie, senza dimenticare frutta
e verdura, dolci, delicatezze coloniali
e bevande di ogni tipo. Esiste poi un
angolo speciale, riservato a squisitezze straordinarie e pregiate che
rischiano di sparire dal panorama gastronomico e che vengono pertanto
preservate grazie al supporto dell’associazione non-profit Slow Food.
In questo ambiente vivace e colorato
non c’è desiderio del palato che non
possa essere soddisfatto. Non è un
caso che durante l’ultima edizione il
90% del pubblico abbia fatto acquisti
in fiera, che il 97% dei visitatori abbia dato una valutazione positiva alla
manifestazione e che tre quarti delle
persone abbiano espresso il desiderio
di tornare anche quest’anno al padiglione zurighese. Altrettanto contenti
si sono dimostrati gli espositori, che
sono riusciti non solo a incrementare
il proprio giro di affari, ma anche a
trasmettere l’importanza del ritorno
al gusto e ai ritmi pausati di una volta.
L’evento promette ai partecipanti una
piacevole esperienza dei sensi in virtù
del principio dello slow food: “buono,
pulito e giusto”. Tutti i prodotti devono infatti rispettare rigidi criteri di
tipo economico ed ecologico. In particolare, la qualità deve essere elevata, la produzione accurata (regionale,
priva di additivi e sostenibile) e il pagamento equo.
Nello spazio espositivo si garantisce inoltre grande attenzione sia ai
produttori che ai consumatori. Ai
primi sono offerte nuove possibilità
di mercato, ai secondi novità e gusto. Le parole d’ordine sono assaporare, discutere e comprare, ma per i
più curiosi c’è tempo e modo anche
per scoprire e informarsi sul mondo
del “cibo lento”. Tramite conferenze, dibattiti, corsi di degustazione
e laboratori eno-gastronomici sarà
possibile conoscerne meglio i valori
portanti (tradizione, ecologia, sostenibilità, attenzione all’uomo e alla
natura, qualità, ritorno ai sapori originali e alla preparazione artigianale
di specialità regionali), solleticando al
contempo le proprie papille gustative.
La fiera organizzata da event-ex AG,
Uster, in collaborazione con Messe Stuttgart e Slow Food Schweiz
è in grado di rispecchiare al meglio
lo spirito dell’epoca in cui viviamo e
promuovere un consumo più consapevole del cibo, in opposizione alla
popolarità del fast food, del mangiare
velocemente, dell’ingurgitare alimenti spesso poco sani.
Le porte di questo allettante mercato sono aperte venerdì 14 novembre
dalle ore 12 alle 21 e sabato e domenica (15-16 novembre) dalle ore
10 alle 19.
novembre 2014 La Rivista - 69
begegnen, degustieren, kaufen, essen & trinken – Am Slow Food Market in Zürich begegnen Sie in lebhafter Marktatmosphäre nationalen und internationalen Herstellern und kosten deren vielfältige Erzeugnisse. Ein abwechslungsreiches
Rahmenprogramm für all Ihre Sinne rundet das Marktangebot ab. Über 200 Aussteller heissen Sie am schweizweit einmaligen
Slow Food Market herzlich willkommen! gut, sauber, fair – Slow Food setzt sich getreu diesen Maximen als unabhängige
Bewegung für die Erhaltung der regionalen Küchen und der lokalen Produktionen ein. Slow Food verbindet Genuss und Lebensmittel mit Bewusstsein und Verantwortungsgefühl.
Ideeller Träger und Partner:
Presenting Sponsor:
Medien Partner:
La Rivista
Convivio
di Domenico Cosentino
Tagli, Ritagli e Frattaglie
Bentornato Quinto Quarto
Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT della Banca Centrale e
quella Europea, l’Italia è caduta in una doppia morsa di recessione e deflazione. Cosa grave, perché non accadeva da 55
anni. È calata la produzione, sono aumentati i disoccupati,
sono calati i consumi, le vendite e le esportazioni. Ma quello
che è più grave, sempre secondo lo stesso istituto di statistica, i dati macroeconomici non potranno che peggiorare.
La perdita del posto di lavoro, dunque, l’insicurezza e
le nere previsioni del futuro stanno cambiando (o già
hanno cambiato) lo stile di vita degli italiani: le aziende non producono perché non vendono; i consumatori
rinviano sia i grandi acquisti (case, auto, arredamenti);
vanno meno in vacanza (questa estate un italiano su tre
è rimasto a casa; non è andato al mare né in montagna);
a tavola – raccontano pescivendoli, verdurieri e macellai
– gli italiani sono parsimoniosi: ormai comprano meno
frutta e verdura, il pesce solo al venerdì, e per quanto
concerne la carne, pochissime le parti nobili, tipo bistecca
o filetto di manzo, arrosti, brasati o cotolette di vitello.
Cibo per i poveri
“È proprio vero, sig. Cosentino – mi raccontava questa estate Tino,
il mio macellaio di fiducia - al tempo della “Mucca pazza”, nessuno ne comprava e dovevamo buttarle, oggi con la crisi economica,
tutti vanno pazzi per le frattaglie. O quasi. Le vendite di polmone,
cuore, milza, cervello, rognone lampredotto e, soprattutto trippa,
sono triplicate, anche se a molti, le interiora fanno ancora storcere
la bocca. E d’altra parte, bisogna anche capirli: la bistecca o la fettina di vitello la cuoci in quattro e quattr’otto; le frattaglie, invece,
sono organi vitali, interiori che richiedono una accurata pulizia e
lunghe e talvolta complicate tecniche di cottura. Infine, le voglio
dire, sig. Cosentino, che noi tutti mangiamo una cosa solo se la
conosciamo, e la maggior parte dei consumatori gli animali non li
conosce più. Sono figli della cultura cittadina e del supermercato,
e questo li ha allontanati dagli animali. Malgrado ciò – si è sfogato
Tino – voglio gridare Bentornato Quinto Quarto. Io sono di origine
contadina. E da sempre la cultura contadina ha fatto dell’utilizzo
delle parti edibili il suo cavallo di battaglia. Io sono cresciuto con
abbondanti piatti di trippa: mio padre, allevatore, ma anche macellaio, portava a casa le frattaglie invendute, poiché i ricchi del
paese ritenevano le frattaglie Cibo per i poveri”.
Il mangiatore (goloso) di trippa
Un questione culturale
Ma non è stato sempre così. Spiega il professor Massimo Montanari, ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna ,
dove insegna anche Storia dell’alimentazione: “Nel Medioevo
e nel Rinascimento le frattaglie erano prelibatezze da signori,
altro che cucina povera. E si mangiavano anche occhi e orecchie. Era una questione culturale prima che di gusto, un black
out generazionale che ha segnato una linea di confine tra l’uso
e il rifiuto di quella materia prima molliccia dall’apparenza poco
accattivante. Una gastro rivoluzione avvenuta intorno agli anni
settanta e fondata sull’assunto che la fettina era più chic del
cervello. A modo suo – conclude il professor Montanari – uno
status symbol del benessere”.
Trippa cruda
novembre 2014 La Rivista - 71
Morzello nella pitta
Tino il macellaio
Oggi molte cose sono cambiate. Ormai le frattaglie sono diventate una scelta da intenditori, da buongustai. Lo dimostra il fatto
che a Firenze è stata fondata l’Accademia delle frattaglie, nata
nel 2010 e di cui è presidente onorario Oliverio Toscani, un club
questo per appassionati del quinto quarto, che ha come scopo di
degustare le frattaglie in tutte le sue forme e preparate secondo
ricette di tutto il mondo; divulgare la passione per il gusto alimentare, favorire pubblicazioni sul tema e organizzare conferenze e dibattiti.
Un recupero delle tradizioni che ha conquistato i
grandi chef
Anche se “mascherate”, le frattaglie, piano piano hanno conquistato anche i grandi chef della cucina italiana. “Una cucina di recupero delle tradizioni”, l’hanno definita, declinata però seguendo
Frattaglie
72 - La Rivista novembre 2014
un gusto più moderno. I sapori, le consistenze rimangono, cambia
solo il look. E se Carlo Cracco, dichiara di adorare le frattaglie, e
che per lui sono una “fonte d’ispirazione”, Paolo Lopriore, invece così si confessa: ”Io con le frattaglie ho un rapporto carnale.
È come fare sesso con la materia prima. Ma guai a pasticciarle,
altrimenti il cliente non gode della loro purezza”.
Insomma, girala come vuoi, le frattaglie (Finalmente, dico io!)
sono tornate sulle nostre tavole. Una tendenza che abbraccia
tutto il Paese. Mentre Enrico Crippa, nel suo ristorante, frulla i
fegatini di coniglio e li riduce a salsa per i suoi risotti, dalla Sicilia,
si fa notare Ciccio Sultano, che ha promosso il progetto mangiare in dialetto. Un’idea di cucina che finisce anche in tavola con
la passeggiata in pescheria (trippa, polpo e ricci di mare), con il
Caldume (cartilagini, lingua, cuore) oppure con la Transumanza
marina (polmone di agnello e totano).
A valore nutritivo aggiunto
Una cosa, però, che pochi sanno, e che le frattaglie possono essere utili anche dal punto di vista nutritivo e salutistico. La coda,
ad esempio, contiene zinco, aiuta a combattere l’influenza ed è
ottima cotta alla vaccinara. Mangiare il cuore, invece, aiuta a
perdere peso, mentre il fegato (squisito alla veneziana) è la migliore fonte di ferro. E poi il rognone, di cui i francesi sono maestri
assoluti e indiscussi, ha le stesse proteine di una bistecca e in
più fornisce selenio, un antiossidante che favorisce anche il buon
funzionamento della tiroide. E infine: le animelle, la milza, il polmone, il lampredotto e la superba trippa, che contiene calcio ed è
utile per le ossa, e che proprio per questo andrebbero rivalutate.
Il più mangiato dagli italiani
Contrariamente a quanto molti credano (questo è quanto mi ha
spiegato Tino), la trippa non è l’intestino del bovino, ma lo stomaco. Prepararla ai fornelli richiede - come detto sopra – una
cottura prolungata; per qualunque preparazione occorre prima
lessarla per renderla più digeribile.
Malgrado ciò, da quando viaggia anche per la gola, durante
tutti questi anni, percorrendo la Penisola in lungo e largo, in
molte osterie del nostro Bel Paese, il viaggiatore goloso ha dovuto riscontrare quante numerose siano le lavorazioni dei piatti
a base di trippa; uno diverso dall’altro, ma tutte eccellenti e da
Leccarsi i baffi!
A parte la finanziera del Piemonte, in Trentino gli hanno servito
Trippe e funghi o Trippa alla tirolese; nel Friùli Venezia Giulia, Trippa stufata spolverata con pan grattato e parmigiano reggiano; nel
La Ricetta
La signora serve le trippe
Veneto, Tripe imbriaghe, cotte nel vino rosso con contorno di fagioli; in Liguria una minestra di trippe; in Emilia e Romagna, la
Busecca alla reggiana; in Toscana, che è la patria del lampredotto, insalata di trippe, polpette di lampredotto, trippe e zampetti di
maiale alla fiorentina; nel Lazio, trippa alla trasteverina; in Puglia, gli gniummereddi: sono degli spiedini di frattaglie d agnello
e vitello; in Campania, Trippe in brodo, in Sicilia, Trippa al sugo
con melanzane; in Sardegna, ciotole di trippa al verde e pecorino
grattugiato e, infine, in Calabria il Morzello, al quale il viaggiatore goloso è legato da molti ricordi, e che è un saporitissimo e
caldissimo intingolo composto da frattaglie di vitello (in dialetto i diuneddi) cucinata con conserva di pomodoro, peperoncino
piccante e altri odori. Il tutto servito in un pezzo di pitta (pane
morbido a forma di ciambella) spaccato a libretto e riempito.
Forse, come qualcuno ha scritto, è giusto che le frattaglie siano
ritornate nelle case degli italiani. Anche perché la trippa, un tempo piatto frutto d’ingegno dettato dalla ristrettezza economica,
ma soprattutto preparato dalle nostre nonne e mamme, che sapevano dare il giusto valore al cibo, era è rimane un piatto nazionale, amato, preparato e gustato da quasi tutti gli italiani. La
trippa, infine, mi ricorda tanto quel bellissimo film: Gli Onorevoli,
interpretato da Antonio De Curtis, in arte Totò. Magnifico e in
superabile nella scena quando dalla finestra del suo appartamento, urlava con il megafono ai suoi condomini: “Cittadini, votate
Antonio La Trippa! Votate La Trippa”.
Le polpette
di Lampredotto
Ingredienti per 4 persone:
400 g di lampredotto,
2 patate,
1 carota,
1 zucchina,
uovo,
2-3 cucchiai di parmigiano,
sale e pepe.
Come le preparano in Toscana:
Fanno cuocere a lungo la trippa o lampredotto, uniscono la patata, la carota e la zucchina precedentemente
lessate. Impastano il tutto e poi macinano. Aggiungono
l’uovo, il parmigiano, il sale e il pepe. Quando l’impasto
è pronto, formano delle polpette. Le impanano con il
pan grattato e le friggono in abbondante olio d’oliva
extravergine. Quando sono dorate, le prendono con cura
e le mettono su carta da cucina per fargli perdere l’olio
in eccesso. Servono le polpette ben calde accompagnate
da una salsa verde.
Il Vino:
Propongo quello che hanno servito a me, un Bolgheri
Rosso.
novembre 2014 La Rivista - 73
La Rivista
Motori
di Graziano Guerra
Nuova Volkswagen Passat
Business Class medio-alta
È la macchina di servizio più venduta in Europa, e, con
quasi 22 milioni di unità, il modello di maggior successo
del Gruppo Volkswagen nel mondo. Pur mantenendo tutte
le caratteristiche funzionali, la nuova Passat guadagna in
personalità e dinamica. Si guida con leggerezza e precisione, su strade tortuose dice bene la sua. Non lascia dubbi
su agilità, potenza, precisione di guida e tenuta di strada.
Grazie allo sterzo progressivo (opzionale) il conducente
deve fare movimenti più brevi e intervenire meno spesso,
in altre parole è chiamato a un minor numero di rotazioni
per coprire il raggio della curva richiesto.
L’acquirente classico della Passat preferisce lo spazio ai cavalli,
ma nel caso del turbodiesel da 240 CV anche il più conservatore sarà conquistato da prestazioni e sound. Questo nuovo TDI
biturbo, montato per la prima volta sulla Passat, è ideale per
chi ama percorrenze veloci e bassi consumi. È in grado di erogare la bellezza di 500 Nm di coppia ed è la vera ciliegina sulla
torta dell’ottava generazione. Per trasmettere tutta la sua potenza sul fondo stradale, questa variante ha di serie la trazione
integrale 4MOTION con frizione Haldex di quinta generazione,
e il cambio DSG a sette rapporti.
Sono dieci i motori turbo a iniezione diretta previsti per la nuova Passat, cinque benzina, un benzina-ibrido e quatto Diesel,
con potenze che spaziano da 120 a 280 CV. Tutti soddisfano
la normativa antinquinamento Euro VI. In sede di conferenza
stampa è stata dichiarata una riduzione fino al 20% di consumi ed emissioni CO2. Tutte le versioni sono equipaggiate di
start-stop e recupero dell’energia prodotta in frenata. L’impianto frenante comprende ESC, freno di stazionamento elettronico e assistenza in frenata; i dischi anteriori sono autoventilanti. Nuovi sistemi di assistenza, infotainment e comfort
promettono più servizi in rete e soprattutto più sicurezza.
Fra le novità colpisce il quadro digitale degli strumenti (Active
Info Display), come pure l’arresto completo del veicolo in caso
di emergenza, colpo di sonno o infarto (Emergency Assist), l’assistente per le manovre di rimorchio (Trailer Assist) e quello per
la guida in colonna. La nuova 2.0 TDI 240 CV con DSG 4Motion
è progettata per pesi rimorchiabili fino a 2,200 kg.
La più tedesca fra le tedesche è ora più leggera (-85 Kg) e si
presenta più slanciata e dinamica. Pur essendo stata accorciata
di 1 cm, ha il passo più lungo e all’interno è più spaziosa. Il
bagagliaio della berlina è cresciuto di 21 litri e arriva a 586,
mentre nella Variant la capacità è aumentata di 47 e ora raggiunge quota 650 litri, e se si abbattono i sedili e si carica fino
al tetto sarà di 1,780 litri.
La casa di Wolfsburg la propone negli allestimenti Trendline,
Comfortline e Highline. Le versioni da 220 e 240 CV hanno la
regolazione adattiva del telaio DCC. La Highline comprende:
impianto «Composition Media», telecamera «Rear View», retrovisori esterni richiudibili elettricamente, pacchetto ambiente
«Plus» e assistente per le manovre di parcheggio. Nuova Passat se la dovrà vedere con i rappresentanti di una concorrenza
agguerrita, quali Opel Insignia, Mercedes Classe C, nuova Ford
Mondeo ...
Il prezzo di base è di 33’300 franchi, un po’ di più per la Variant, 35’400 franchi. Le varie motorizzazioni arriveranno sul
mercato a scaglioni - GTE Plug-In-Hybrid, benzina 280 CV e
BlueMotion 1.6 TDI 120 CV arriveranno nel corso del 2015 - ma
tutte si possono già ordinare. Il lancio commerciale in Svizzera
è previsto a fine novembre.
novembre 2014 La Rivista - 75
La Rivista
Auto Moto
News
Impressioni di guida
Fiat 500L Living 1.4 T-Jet 120 CV
Abbinato a un cambio manuale a 6 marce, è la risposta ideale
per chi cerca un’autovettura capace di disimpegnarsi con agilità nel traffico urbano mantenendo costi di gestione contenuti.
Senza contare che il 1.4 T-Jet da 120 CV è già conforme al livello
ecologico Euro 6. In dettaglio, eroga la massima potenza di 120
CV a 5.000 giri/minuto e ha una coppia massima di 215 Nm già
disponibile a 2.500 giri/minuto. Questo garantisce un’elasticità
di marcia elevata, un ridotto uso del cambio e una risposta grintosa. A ciò contribuisce la ridotta inerzia del turbocompressore
che consente di ottenere le massime prestazioni al comando
dell’acceleratore, senza i fastidiosi ritardi tipici di questo tipo
di motorizzazioni.
Il listino prezzi della Fiat 500L Living parte da 24’000 franchi;
per la vettura in test, 1 .4 16v T-Jet Lounge, da 28’500; con
l’allestimento in opzione che prevede 7 posti (900.00), cerchi in
lega (250.00), bicolore metallizzato (1’300.00) e pacchetto Loft
che comprende sedili in pelle, camera Parkview, sensori posteriori per manovre di parcheggio, autoradio DAB+ e navigatore
(1’600.00) arriva a 32’580 franchi.
La Living è una macchina tutta da vivere, che unisce l’inconfondibile design made in Fiat con il miglior rapporto tra spazio
interno e dimensioni esterne. Con l’aggiunta della terza fila di
sedili, la nuova vettura è l’MPV a 5+2 posti più compatto della
categoria. In soli 4,35 metri ha posto per 7 persone oppure per 5
persone e un bagagliaio da ben 638 litri di carico, il più grande
nella sua fascia di mercato. Dotata di propulsore a benzina 1.4
16V T-Jet si caratterizza per il bilanciamento ottimale fra guida
brillante e costi di esercizio. Il moderno motore assicura prestazioni di tutto rispetto, come dimostrano la velocità massima di
189 km/h, l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 10,2”, il consumo
combinato di 6,9 l/100 km e le emissioni di CO2 pari a 159 g/km.
Virtual Tour Abarth
Officine Abarth di Torino
Le prime in Europa su Google Street View
Per la prima volta in Europa un brand automotive apre le porte
del proprio stabilimento utilizzando la tecnologia Google Street View. Il suggestivo viaggio consente di visitare ogni angolo
della sede dello Scorpione. Si parte dallo showroom - dove sono
esposti modelli storici, vetture Racing e la nuova gamma Abarth
– per poi attraversare i corridoi, tra heritage e storia del marchio,
fino a raggiungere una suggestiva riproduzione dell’ufficio di Karl
Abarth. L’esplorazione continua nel cuore dello stabilimento, l’officina: qui si trovano i ponti con le auto su cui lavorano i meccanici, i vari dipartimenti tecnici in cui vengono assemblate le
vetture e la cabina di verniciatura. Uno strumento innovativo per
scoprire la gamma Abarth, con la possibilità di “navigare” tutte
le vetture con viste a 360° all’interno dell’abitacolo. Tra le zone
più interessanti da visitare vi è certamente lo spazio dedicato
76 - La Rivista novembre 2014
alla Abarth 695 Biposto, un vero e proprio “atelier virtuale” dove
poterla ammirare da ogni angolo, sia all’esterno che all’interno,
oltre che conoscerne tutti i contenuti esclusivi e tecnologici attraverso disegni tecnici e video.
http://www.abarth.it/Site/it/VirtualTour
Fiat 500 X “Opening Edition”
Cresce la voglia di averla, ma l’attesa durerà solo qualche mese:
la nuova Fiat 500X sarà nelle concessionarie nei primi mesi del
2015 e come per tutti gli oggetti “cult”, sarà difficile ottenerla
subito. Fiat ha quindi creato un’edizione esclusiva, limitata e
top di gamma del modello – la Fiat 500X “Opening Edition” –
per offrire ai primi 2.000 clienti il privilegio di guidare il nuovo
crossover della famiglia 500. Due versioni di esterni, come le
anime della nuova 500X: una più “cittadina” in grigio arte, l’altra ideale per il tempo libero in rosso tristrato. Per saperne di più
sull’esclusiva Fiat 500X “Opening Edition”, gli utenti possono
visitare il sito www.500X.fiat500.com, dove scopriranno ciò che
rende il nuovo crossover Fiat unico nel suo genere anche grazie a una navigazione che svela l’auto da ogni punto di vista.
Inoltre, sul sito potranno prenotare la loro Fiat 500X in edizione
limitata attraverso il concessionario di fiducia ed essere tra i
primi 2.000 a guidarla. L’esclusiva “Opening Edition”, in Svizzera
è disponibile nelle versioni con trazione 4x2 (1.4 Turbo MultiAir
II da 140 CV e 1.6 MultiJet II da 120 CV) con prezzi che partono
da 26’800 CHF, con un vantaggio per il cliente di 2’600 CHF. La
versione top di gamma con trazione 4x4 e motore 2.0 MultiJet
II da 140 CV abbinato al cambio automatico a 9 rapporti, è disponibile a partire da 37’250 CHF con un vantaggio per il cliente
fino a 3’100 CHF.
www.500X.fiat500.com
Volkswagen
con cuore italiano
XL Sport con motore V2 Ducati
La Volkswagen, al recente Salone di Parigi, ha presentato una
concept car sportiva ad altissima efficienza sviluppata sulla base
della XL1, sulla quale è stato montato il motore V2 della Ducati
Superleggera, il propulsore 2 cilindri più potente al mondo. In
grado di erogare 200 CV permette alla XL Sport di raggiungere 270 km/h di velocità. Dal punto di vista aerodinamico la XL
Sport è fra le migliori vettura sportive al mondo. Il motore high-tech con bielle in titanio e leghe di magnesio della Ducati
Superleggera raggiunge un regime di 11.000 giri. Il V2 è dotato
della leggendaria distribuzione desmodromica Ducati. L’assetto
completamente nuovo si distingue per un layout da vettura destinata alle competizioni automobilistiche. Il design è il frutto di
un lavoro di sviluppo completamente nuovo. Come la precedente
XL1 limitata a 250 esemplari, pure la nuova XL Superleggera sarà
in prodotta, a mano e con processi industriali ad alta precisione,
in serie limitata, 500 unità.
novembre 2014 La Rivista - 77
La Rivista
Starbene
Per non ingrassare
il succo di pompelmo
è meglio dell’acqua
Se a tavola si mangiano cibi ipercalorici è meglio bere succo di
pompelmo al posto dell’acqua perché garantisce un minore accumulo di calorie e tiene a bada i livelli di glucosio nel sangue.
Lo dimostrano i ricercatori della University of California,
Berkeley, con una ricerca pubblicata su Plos ONe. Ad un
gruppo di topolini hanno somministrato cibi ipercalorici e
succo di pompelmo dolcificato con saccarina o glucosio,
un altro gruppo seguiva la stessa dieta, ma beveva acqua
dolcificata allo stesso modo, un terzo gruppo beveva acqua
semplice. Un terzo gruppo, invece, beveva una miscela di
acqua e naringina, flavone presente nel succo di pompelmo
ritenuto un fattore chiave nella perdita del peso, mentre il
quarto gruppo assumeva la metformina, un farmaco che
abbassa i livelli di glucosio ed è usato per il trattamento del
diabete alimentare.
Fra tutti, quelli che bevevano il succo hanno guadagnato
il 18% di peso in meno e avevano anche i migliori livelli di
glucosio, insulina e trigliceridi nel sangue. Quelli che avevano bevuto acqua e naringina avevano i livelli più bassi di
glucosio, ma nessun dimagrimento.
Qualche dubbio sui risultati c’è: la ricerca è stata sponsorizzata dalla cooperativa californiana di produttori di pompelmo,
ma gli studiosi assicurano che non c’è stato alcun controllo e
che i risultati sono ritenuti da loro stessi sorprendenti.
Lo smog causa
l’infertilità maschile
Studio choc: ci sarebbe correlazione tra l’alta concentrazione
di metalli pesanti nell’aria e nel suolo e l’infertilità maschile.
È quanto emerge da uno studio pilota realizzato su tutto il
territorio della provincia di Napoli da un gruppo di ricercatori
dell’Università del Sannio e dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Geochemical
Exploration. Un’equipe di ricercatori, tra cui geochimici, medici
e biologi, ha studiato le possibili relazioni esistenti tra alte concentrazioni di metalli pesanti nei suoli della Provincia di Napoli
e la qualità del liquido seminale degli abitanti di sesso maschile.
Sono stati esaminati 600 soggetti selezionati da un campione
di 1.237 uomini che si erano rivolti al Laboratorio di Andrologia
della “Federico II” per problemi legati alla fertilità. Attraverso
78 - La Rivista novembre 2014
l’uso di metodi geostatistici, i dati relativi alla qualità del liquido seminale sono stati confrontati con la distribuzione geochimica dei metalli pesanti nei suoli. I risultati hanno dimostrato
una forte correlazione tra le concentrazioni anomale di piombo
e antimonio e la scarsa qualità del liquido seminale. Cioè gli
uomini che presentano un liquido seminale di più scarsa qualità
vivono perlopiù in aree contaminate da metalli pesanti. Negli
ultimi anni, un significativo aumento nell’incidenza di infertilità maschile è stato osservato e descritto dalla letteratura
scientifica internazionale, sollevando dubbi circa le sue cause.
Da Napoli arriva ora una possibile risposta.
Scompenso cardiaco:
la prima causa di ricovero
tra gli over 65
Con 80.000 nuovi casi ogni anno, lo scompenso cardiaco è
una malattia cronica sempre più diffusa in Italia, eppure è
conosciuta ancora poco e male, soprattutto nelle sue implicazioni sulla vita quotidiana di chi ne soffre e sull’aspettativa di vita. A Roma, un convegno internazionale, promosso
da AISC - Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, ha
contribuito a richiamare l’attenzione sulla patologia, per
assicurare al paziente ben informato uno stile di vita il più
possibile vicino alla normalità. L’incontro, il primo nel suo
genere, dal titolo programmatico “Lo Scompenso Cardiaco
dalla fase intraospedaliera al quotidiano: è indispensabile
che il paziente ne sappia di più”, ha messo al centro dell’attenzione i pazienti, che potranno confrontarsi con medici specialisti, con altri operatori della salute e con esperti
che possano aiutarli a conoscere meglio la dieta da seguire,
l’attività fisica e ricreativa migliore e tutto quello che serve
per gestire in maniera più consapevole la patologia ed affrontarla in modo proattivo, per una migliore qualità di vita.
Se l’infarto miocardico, è la causa più frequente di scompenso cardiaco, tra le principali ci sono anche la cardiopatia
ischemica derivante da una malattia coronarica sottostante, l’ipertensione arteriosa, le patologie delle valvole cardiache, il diabete mellito.
Studi recenti focalizzano l’attenzione su aspetti che hanno
un impatto diretto sulla vita del paziente scompensato: dal
rapporto col medico alla dieta, dall’attività fisica alla telemedicina. Fino al ruolo positivo della musica. Si tratta di
uno studio dal punto di vista scientifico molto rigoroso, di
tipo longitudinale, con metodologia ‘randomized controlled
trial’ che durerà tre anni e studierà gli effetti dell’ascolto
di una playlist di musica registrata, strutturata da precise e motivate scelte musicali in accordo con un avanzato
framework psico-neuro-endocrino-immunologico. Questa
playlist verrà ascoltata a casa per almeno 30 minuti al giorno da pazienti con una diagnosi di scompenso cardiaco:
sarà il primo studio a livello mondiale su questo tipo di popolazione. Diversi studi in campo cardiovascolare hanno già
evidenziato effetti statisticamente e clinicamente significativi della musica su diversi outcomes come la qualità di vita,
il dolore, l’ansia, la depressione, le frequenze cardiache e la
pressione arteriosa. Se i risultati di questo studio saranno
significativi, si potrà pensare di proporre questo protocollo
di intervento musicale in associazione e in sinergia all’assistenza standard di questi pazienti.
La tecnologia più innovativa, invece, ha dimostrato tutta
la sua utilità nella messa a punto di un videogioco educativo, sviluppato proprio da Vincenzo Lionetti sotto forma
di quiz, per sensibilizzare i più giovani sull’importanza di
seguire corrette regole di alimentazione per diminuire il
rischio di incorrere in cardiopatie in età adulta. Chi non
vuol essere cardiopatico è il videogioco che, strizzando
l’occhio (soltanto nella denominazione!) a un popolare
quiz televisivo, propone un percorso virtuoso per alimentarsi in maniera corretta, rispettando le indicazioni dei
medici e dei ricercatori frutto della loro ricerca.
Cuore: basta con gli eccessi Perché le donne hanno la
ipertecnologici, riscopriamo pressione arteriosa più
gli elisir naturali
bassa degli uomini?
Lo sviluppo di strategie non invasive per riparare il cuore deve essere incoraggiato e non avvilito dalla ricerca a
tutti i costi del sensazionalismo ipertecnologico. I ricercatori hanno dimostrato che un’alternativa alla terapia
con cellule staminali è possibile e non richiede per forza
approcci invasivi e pericolosi per il paziente. Per stimolare la formazione di nuovi vasi e la riparazione del cuore
danneggiato da un infarto benefici arrivano da molecole
naturali, come il beta-glucano d’orzo e la vitamina D.
Lo ha ricordato Vincenzo Lionetti, medico ricercatore
dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore
Sant’Anna e membro del nucleo direttivo della Società
italiana di ricerche cardiovascolari (Sirc) che, per la prima
volta, ha scelto proprio il Sant’Anna di Pisa per ospitare il forum annuale dove i ricercatori delle cardioscienze
hanno presentato in anteprima i più recenti risultati a
sostegno dello sviluppo di nuove e più efficaci strategie
terapeutiche a difesa della salute del cuore. Strategie terapeutiche che riscoprono, con la conferma dell’evidenza
clinica e di dati scientifici, elisir naturali e che mettono
da parte gli eccessivi ipertecnologici, verso i quali una
certa cardioscienza si era orientata.
Per la cardioscienze, insomma, esistono alternative naturali, anche all’utilizzo di cellule staminali. I ricercatori – aggiunge Vincenzo Lionetti - hanno dimostrato che
un’alternativa alla terapia con cellule staminali è possibile, senza richiedere approcci invasivi e pericolosi per il
paziente . Infatti, il trapianto di cellule staminali espone
il paziente a tutti gli effetti collaterali propri di qualsiasi
trapianto, come la terapia ‘immunomodulante’, ed inoltre
potrebbe illudere il paziente che ripone in esso ogni sua
speranza e prospettiva di salute.
Perché le donne in età fertile hanno la pressione arteriosa più bassa degli uomini di pari età? Perché dopo la
menopausa i loro valori pressori uguagliano e addirittura
superano quelli degli uomini? Sono domande che hanno
assillato cardiologi e ricercatori per decenni. Una ricerca dell’Università di Padova - Clinica Medica 4 – ha finalmente fatto luce su quest’enigma. I ricercatori hanno dimostrato che il principale estrogeno della donna, il
17-estradiolo, agendo attraverso il recettore beta inibisce
potentemente la produzione di uno dei maggiori ormoni
pressori, l’aldosterone, da parte delle ghiandole surrenaliche. Quando quest’inibizione non funziona più o perché
il recettore è bloccato, per esempio nelle donne con cancro alla mammella cui venga prescritto un trattamento
con modulatori degli estrogeni, ovvero quando il livello di
estrogeni cala fisiologicamente, come avviene durante la
menopausa, la produzione di aldosterone viene stimolata. Ciò succede perché viene attivato un nuovo recettore
chiamato GPER-1. Ne deriva l’aumento delle concentrazioni di aldosterone in circolo e un incremento della pressione arteriosa i cui valori superano quelli degli uomini
di pari età. Questo fine meccanismo è stato identificato
attraverso una serie di esperimenti farmacologici e di medicina molecolare che hanno permesso il silenziamento
genico dei due recettori implicati.
La scoperta apre nuove inaspettate prospettive per la
riduzione del rischio cardiovascolare nelle donne in
menopausa. La ricerca, pubblicata su Endocrinology, la
rivista americana di riferimento per l’Endocrinologia, è
un brillante esempio di medicina di genere, una ricerca
condotta da ricercatrici donne su un problema assai rilevante per la salute delle donne.
novembre 2014 La Rivista - 79
L A
C O N V E N I E N Z A
F O R Z A
È
L A
N O S T R A
M O T R I C E .
P i ù d is p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p ia è
la n u ov is s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co : co n g li i n n u m e r e vo li m o d e lli d is p o n i b ili – d a l
f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a ll ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i
s u m is u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Pe r o g n i c a r i co
e o g n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e .
I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h
La Rivista
Mondo
in Fiera
Pack&Move: Basilea, 9 - 12 settembre 2014
Arrivederci nel 2016
EICMA 2014: Fiera Milano, 6 - 9 novembre
Esposizione mondiale del motociclismo
Fiera Verona: Marmomacc -Salone internazionale del marmo e della pietra naturale
I numeri dell’edizione 2014
Motorshow 2014:
FieraBologna, 6 - 14 dicembre
Test spettacolo intrattenimento
Ecomondo 2014:
Fiera Rimini, 5 - 8 novembre
Salone internazionale dell’ecosostenibilità
Legno&Edilizia 2015:
FieraBologna, 22 - 25 febbraio 2015
Fiera del legno per le costruzioni edili
novembre 2014 La Rivista - 81
La Rivista
Pack&Move:
Basilea,
9 - 12 settembre 2014
Arrivederci nel 2016
Venerdì 12 settembre 2014 si è
conclusa Pack&Move, fiera svizzera professionale delle soluzioni per
la logistica e delle tecniche di imballaggio. Durante i quattro giorni
di manifestazione leader con alta
competenza decisionale e opinion
leader nei settori food & beverage, tecnica di produzione, settore
farmaceutico e chimico, tecnologie per la stampa tessile, stampa e
carta, trasporto e spedizione, caricatori, dettaglianti e grossisti hanno approfittato di questa vetrina
per conoscere le novità del settore.
Grazie anche al nuovo padiglione
fieristico è stato possibile offrire ai
210 espositori provenienti da cinque diversi Paesi una piattaforma
di 22’000 metri quadrati.
Interessante inoltre il programma, arricchito con relazioni, discussioni, presentazioni e mostre. Esso ha infatti confermato la validità della manifestazione
quale punto d’incontro per il settore
logistico e degli imballaggi in Svizzera.
Come nelle precedenti edizioni l’associazione di categoria GS1 Svizzera si è impegnata ad organizzare
un’area dove è stato possibile, durante i quattro giorni della manifestazione, assistere ad interessanti
interventi nella forma di forum specializzati o dibattiti. Temi di questi
forum specializzati con moderatore
sono stati le confezioni multiuso nella catena di distribuzione, il trasporto
di merci nel futuro e l’intralogistica.
Nei forum a tema innovazione alcuni
espositori hanno tenuto una piccola
presentazione sui più recenti sviluppi. Durante i dibattiti invece alcuni
esperti hanno discusso sui seguenti
punti: RFID, revisione delle leggi per
la tutela dell’ambiente e l’impatto
dell’e-commerce sulla logistica e sulla catena di distribuzione.
La logistica e l’imballaggio hanno assunto oggigiorno, a causa della globalizzazione dell’economia, un ruolo essenziale. Che sia su strada, rotaia, aria
o acqua, l’interscambio di merce richiede infatti complessi sistemi logistici e
valide soluzioni per l’imballaggio. Gli
espositori della manifestazione hanno
offerto ai visitatori una panoramica su
novità, innovazioni e soluzioni durante
tutto il processo di creazione del valore.
Da non perdere dunque la prossima edizione della manifestazione, prevista fra
due anni.
Per maggiori informazioni:
Sig. Luigi Palma
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 29
Fax 0041/44/201 53 57
[email protected]
www.ccis.ch
82 - La Rivista novembre 2014
La Rivista
Fiera Verona:
Marmomacc
Salone internazionale
del marmo e della pietra naturale
I numeri dell’edizione 2014
Presenti a questa edizione di Marmomacc (24-27 settembre) oltre
1.500 espositori da 58 nazioni e
delegazioni commerciali ufficiali da 45 paesi. Oltre 80 le aziende
che hanno partecipato ad Abitare
il Tempo.
Indicatori in crescita e nuovo record
per la 49ª edizione di Marmomacc,
per la prima volta in contemporanea con Abitare il Tempo: oltre
65mila gli operatori tra i padiglioni, in aumento del 15% sul 2013,
con il 54% delle presenze dall’estero (4.000 in più), da 145 nazioni
(erano 143 l’anno precedente).
A conclusione di quattro giorni di manifestazione a Veronafiere la top ten dei
visitatori stranieri vede al primo posto
l’India, seguita da Germania, Turchia,
Spagna e Francia. Seguono Cina, Usa,
Brasile, Russia ed Egitto. Arrivi importanti anche da Regno Unito, Iran, Portogallo, Corea del Sud e Polonia.
È stata un’edizione che ha segnato
un passaggio fondamentale per Marmomacc, sia sul fronte dello sviluppo
internazionale del settore, sia per l’accordo di promozione reciproca stretto
con Expo 2015 – È la riprova che le fiere sono un asset strategico della politica industriale del Paese e Veronafiere
gioca un ruolo da protagonista in Italia
e all’estero.
Un risultato molto positivo per le imprese del manifatturiero lapideo e del
mobile-arredo, eccellenze del made in
Italy che non nasce casualmente ma è
il frutto di una importante promozione
che Veronafiere attua attraverso la rete
dei propri delegati in 60 paesi e le iniziative di Marmomacc in the World che
hanno portato anche quest’anno ad un
aumento degli espositori, 1.502 da 58
paesi cui si aggiungono le oltre 80
aziende di Abitare il Tempo, e all’incremento delle delegazioni commerciali
ufficiali, provenienti da 45 nazioni.
Marmomacc si conferma la manifestazione internazionale di riferimento per
tutta la filiera della pietra naturale,
dai materiali alle tecnologie di lavorazione, fino alle iniziative di formazione
per architetti e designer. Quest’anno,
per la prima volta, la fiera si è svolta
in contemporanea ad Abitare il Tempo, salone dedicato ad arredo, finiture d’interni e mondo del contract. La
prossima edizione di Marmomacc e
Abitare il Tempo è in programma da
mercoledì 30 settembre a sabato 3 ottobre 2015.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Rue du Cendrier 12/14
Case postale – 1211 Genève 1
Tel: 0041 (0) 22 906 85 95
Fax: 0041 (0) 22 906 85 99
Sito web www.ccis.ch
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novembre 2014 La Rivista - 83
La Rivista
Ecomondo 2014:
Fiera Rimini,
5 - 8 novembre
Salone internazionale dell’ecosostenibilità
Piattaforme internazionali di
start-up, green jobs, trasporto sostenibile e veicoli ecologici,
innovation tecnology, eco design
industriale... Il settore ambientale è in continua evoluzione e solo
ECOMONDO, la manifestazione
espositiva leader del comparto,
può raccoglierne le novità e presentarle in maniera organica.
Da mercoledì 5 a sabato 8 novembre
prossimi, Rimini Fiera alzerà il sipario sulla
18esima edizione della fiera internazionale del recupero di materia ed energia
e dello sviluppo sostenibile. Nelle quattro
giornate sono attesi 100mila operatori da
tutto il mondo, in particolare dell´area Euro-Mediterranea nella quale la manifestazione ha assunto un ruolo guida, diventando non solo la piattaforma tecnologica
di riferimento sull´economia del futuro,
con particolare attenzione alle principali
strategie europee ed internazionali sull´ecoinnovazione e la trasformazione dei
rifiuti in risorsa, ma anche hub qualificato
di formazione e informazione.
ECOMONDO rappresenta il binomio vincente di concreta opportunità di business
legato alla green economy e altissimo
profilo del calendario di seminari impostato dal board scientifico guidato dal
prof. Fabio Fava. La fiera attrae il contributo tecnologico e progettuale di imprese e istituzioni al lavoro per alimentare il
volano più potente per le attese di ripresa
economica, quello che guarda all´innovazione, per consentire risparmi all´ambiente ed efficienza nell´uso delle energie;
Obiettivo mondo
Obiettivo primario di ECOMONDO 2014
è l´aumento sostanziale del suo profilo
di internazionalità, che parte da una base
84 - La Rivista novembre 2014
significativa e consolidata, ma che tramite
un programma di promozione stimolerà
nei i prossimi mesi i mercati più interessanti per le imprese del settore. E´ stata
potenziata la rete commerciale e predisposto un ciclo di road show dove esperti,
imprese e staff di ECOMONDO incontreranno operatori ed istituzioni; con tappe
in Egitto, Giordania, Slovenia, Serbia,Turchia, Polonia, Romania, Brasile e Russia.
Tornano gli stati generali della
green economy
ECOMONDO conferma lo svolgimento,
nelle prime due giornate di fiera, degli Stati Generali della Green Economy
con a tema ´Imprese e lavori per una
green economy´. Organizzati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, accentreranno i contenuti che si svilupperanno
in questi mesi di incontri e di lavoro
comune, con il contributo di tutte le
più importanti associazioni di imprese
impegnate nel settore ambientale. Nel
corso dei primi incontri al Ministero
dell´Ambiente, di concerto col Ministro
Gian Luca Galletti, sono state delineate
le linee guida del lavoro in vista delle
giornate riminesi, particolarmente significative anche alla luce del semestre
UE a guida italiana.
Il grande polo fieristico europeo
dedicato al sistema ambiente´
Non ci sarà solo ECOMONDO a Rimini
Fiera, dal 5 all´8 novembre prossimi. I
sedici padiglioni saranno interamente
occupati dalle manifestazioni dedicate
all´ambiente. In contemporane si svolgeranno infatti KEY ENERGY KEY WIND
(COOPERAMBIENTE e H2R - Mobility for
Sustainability.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
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La Rivista
EICMA 2014:
Fiera Milano,
6 - 9 novembre
Esposizione mondiale del motociclismo
EICMA festeggia i primi 100 anni
e diventa Esposizione Mondiale
del Motociclismo. Un anno denso di appuntamenti e novità, attraverso il quale stiamo correndo
verso l’evento di novembre, in
Fiera Milano dal 6 al 9. Al traguardo ci aspetteranno anteprime esclusive, contenuti inediti e
tante sorprese.
Per iniziare e partire con il set up
giusto, EICMA per il centenario
si è regalata un nuovo logo. Più
immediato e che si lega alle due
ruote in maniera inconfondibile.
E a voi regala un “grazie” speciale nella campagna pubblicitaria
2014, un vero e proprio tributo
alle aziende e al pubblico che
rendono, ogni anno, l’Esposizione
un appuntamento imperdibile.
Emozioni in sella
Siamo scesi in strada e abbiamo vissuto con
tutta la passione possibile esperienze indimenticabili: dalla Rievocazione Storica del
Circuito Motociclistico d’Italia, al Motogiro
d’Italia fino alla leggendaria Milano-Taranto. Sul sito eicma.it, su Facebook, su Twitter, su Instagram, su Youtube e su Pinterest
trovate i nostri racconti di viaggio, le nostre
testimonianze e i nostri ricordi.
Con l’hashtag ufficiale #EICMA100 condivide la vostra idea di EICMA e la vostra
passione, fatta di successi, emozione, tecnologia, design, campioni, libertà.
Per imparare la storia!
Tutte le candeline per il compleanno di EICMA rappresentano la storia delle aziende
che ogni anno raccontano, in occasione
dell’Esposizione, le proprie novità e i propri prodotti. Per questo una delle sorprese
sarà il progetto “100 anni di storia verso il
futuro”, realizzato in collaborazione con la
rivista IN MOTO. All’interno di ciascun padiglione ci sarà un’area dedicata alle aziende
che hanno voglia di illustrate una sfumatura, un oggetto, una curiosità, un successo
che ha caratterizzato il proprio percorso.
L’Italia che pedala
Nel 2013 le vendite per il settore delle due
ruote a pedale sono state sorprendenti
perché la flessione è stata lievissima. Sono
1.542.758 le biciclette vendute in Italia lo
scorso anno, dato che, rispetto al 2012,
significa una perdita del solo -3,9%. La diminuzione è dovuta, non soltanto alla crisi
economica mondiale, ma anche alle condizioni metereologiche avverse che hanno
caratterizzato il primo trimestre, lasciando
in pratica solo 9 mesi per la vendita di biciclette. Vedono invece una crescita considerevole la produzione interna +22% e
l’export +39%. Questi risultati non possono che far sperare in interventi governativi
che favoriscano la ciclabilità.
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novembre 2014 La Rivista - 85
La Rivista
Motorshow 2014:
FieraBologna,
6 - 14 dicembre
Test spettacolo intrattenimento
Ci siamo: il countdown per la 39°
edizione del Motor Show è iniziato. Quest’anno l’appuntamento
è dal 6 al 14 dicembre 2014 e la
macchina organizzativa è a pieno
regime per garantire uno spettacolo lungo 9 giorni, tra automobile, motorsport, test drive e tanto
intrattenimento. Ecco alcune informazioni di servizio per raggiungerci e soggiornare a Bologna, la
capitale della terra dei motori.
Prevendita on line
Anche quest’anno con la prevendita on
line paghi il biglietto meno che alle casse!
Acquistandolo con questa modalità infatti
il prezzo è di 15,00 euro a cui va aggiunta
una commissione di servizio di 1 euro per
ogni biglietto. I ticket in prevendita sono
nominali e validi per un solo accesso, in
qualsiasi giorno della manifestazione. La
prevendita può essere effettuata, oltre
che sul sito www.motorshow.it, anche sul
portale www.vivaticket.it. Chi acquista il
biglietto in prevendita, potrà ritirare in
Fiera un wearable device che garantirà
una visita interattiva: dal check in al Motor Show, al like per un modello esposto,
dall’instant win al set per i selfie per condividere il tour del Motor Show sulla propria pagina Facebook. Inoltre è possibile
acquistare on line in prevendita anche il
ticket per il parcheggio al prezzo scontato di 12,50 euro, valido per il parcheggio
multipiano Michelino o per il parcheggio
di Piazza Costituzione. L’acquisto del titolo di sosta da parte dell’utente, potrà avvenire direttamente tramite il sito di Bologna & Fiera Parking www.bfparking.it.
Raggiungere Bologna
Per raggiungere Bologna in treno, da
quest’anno si può usufruire di vantaggiose tariffe dedicate ai visitatori del Motor
Show: dal sito motorshow.it è possibile
scaricare un form per l’acquisto di biglietti
delle Frecce Trenitalia che consente uno
sconto del 40%. Inoltre, per chi viaggia con
Italo, sono previsti sconti dal 10 al 40%
Hospitality in Bologna
Per soggiornare nella capitale della terra
dei motori in occasione del Motor Show,
puoi scegliere anche tra diversi pacchetti
di ospitalità e visita delle eccellenze motoristiche della Via Emilia:
• la formula easy include il biglietto di
ingresso al Motor Show, un pernottamento b&b ed un accesso al golden ring del Live Party MTV del 6/12;
• la formula comfort prevede un biglietto di ingresso al Motor Show,
2 pernottamenti b&b ed un accesso
al golden ring del Live Party MTV del
6/12;
• la formula ‘discover Bologna & Motor Show” dà anche la possibilità di
usufruire della Bologna Welcome
Card e di una visita del centro storico di Bologna accompagnati da una
guida.
Ulteriori dettagli sul sito www.motorshow.
it. Infine, per garantire una visita ancora
più completa della Motor Valley, proponiamo una serie di tour giornalieri: My
Ferrari, Easy Ferrari e My Ducati. IL Motor
Show, a Bologna dal 6 al 14 dicembre.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
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86 - La Rivista novembre 2014
La Rivista
Legno&Edilizia 2015:
FieraBologna,
22 - 25 febbraio 2015
Fiera del legno per le costruzioni edili
Il calendario della Fiera di Veronavede fra i suoi appuntamenti
più importanti la prossima nona
edizione di Legno&Edilizia, mostra internazionale sull’impiego
del legno per le costruzioni edili. La biennale di quattro giorni si terrà nel febbraio 2015 in
due padiglioni con 15.000 metri
quadrati di superficie espositiva e
circa 150 aziende italiane e straniere presenti.
Dalle prime adesioni risultano presenze da Austria, Germania, Italia,
Polonia,Repubblica Ceca, Svizzera. Per
industrie e artigiani dell’edilizia, come
per progettisti e imprese collegate,
l’appuntamento veronese con i professionisti rappresenta un prezioso punto
d’incontro con le offerte della produzione internazionale, utile a programmare gli acquisti di nuove tecnologie
di lavorazione, di prodotti e sistemi.
Il legno nell’edilizia, anche grazie allo
sviluppo delle case ecologiche e delle
scelte di risparmio energetico, è sempre
più presente nelle costruzioni italiane;
e a Veronafiere gli operatori professionali troveranno un’esposizione interamente dedicata a questo particolare
comparto, da sempre molto florido nel
nord Europa e nell’America del nord.
A loro volta gli espositori sanno di
trovare a Verona numerosi e attenti
compratori: 20.000 i visitatori professionali presenti nell’edizione del 2013.
Incontri tecnici, convegni, dimostrazioni pratiche delle macchine per la lavorazione del legno, saranno assieme alla
mostra i punti di forza della manifestazione che conta sulla collaborazione
scientifica di alcune Università.
I settori merceologici di Legno&Edilizia contemplano 13 linee di prodotto: legnami e semilavorati, macchinari e utensili, strutture portanti,
carpenteria, case in legno, pavimenti
soffitti scale e rivestimenti e sistemi
di sicurezza, coperture e tetti, infissi controtelai per porte, colle vernici
e impregnanti, sistemi di fissaggio,
studi di progettazione, import e distribuzione.
Per maggiori informazioni:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
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novembre 2014 La Rivista - 87
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La Rivista La Rivista
Mondo
in Camera
Gourmesse 2014:
ancora una volta l’Italia in primo piano
Emozioni italiane al Motor Village di Ginevra
Feel the breeze of Tuscany a Ginevra
I prossimi colloqui di consulenza individuale
gratuita in tutta la Svizzera per privati
e imprenditori soci della Camera
A Napoli incoming di buyers svizzeri
settore moda
Contatti commerciali
A Losanna e Sion giornata Italia-Europa:
opportunità d’affari per le imprese svizzere
Servizi camerali
novembre 2014 La Rivista - 89
La Rivista
Gourmesse 2014:
ancora una volta
l’Italia in primo piano
di Elena Civiero
Anche quest’anno Gourmesse
ha riportato un grande successo; dopo quattro giorni d’intenso
lavoro il bilancio che ne risulta è
assolutamente positivo. Un’entusiasmante esperienza, per gli
espositori ma anche per i collaboratori e le collaboratrici della
Camera di Commercio che hanno
saputo rendere un evento come
questo, grazie ad un ottimo lavoro di squadra, una splendida
occasione per portare un po’ d’italianità anche in terra elvetica.
Al rientro da queste giornate di duro lavoro, la gratificazione ricevuta dal pubblico ripaga ogni sforzo; come previsto,
Piazza Italia ha giocato per l’ennesima
volta un ruolo chiave, offrendo non solo
l’esposizione dei prodotti, ma una vera
e propria esperienza extrasensoriale a
tutti i visitatori. I prodotti presentati
portavano in fiera ciò che di meglio c’è
della cultura italiana, dai dolci piemontesi, alla salumeria emiliana e a quella calabrese, dal vino siciliano all’olio:
l’intento di rappresentare la cultura
90 - La Rivista novembre 2014
enogastronomica italiana nella pienezza dei suoi gusti è pienamente riuscito.
La fiera ha dato occasione agli espositori di specialità svizzere, ma anche
internazionali, di rappresentare grandi
marchi noti ma anche piccoli produttori artigianali; i loro sapori sono stati
apprezzati da numerosi operatori del
settore e privati, soprattutto nella giornata di sabato che ha visto un sorprendente afflusso di visitatori.
Il progetto Piazza Italia anche quest’anno è stato promosso e organizzato dalla CCIS, che ha predisposto un’apposita
sala della Kongresshaus Zürich per gli
espositori italiani. Il rapporto d’amicizia, oltre che professionale, instaurato
tra gli espositori e i collaboratori, ha
fatto sì che il pubblico apprezzasse
maggiormente l’impegno e la dedizione dei professionisti che hanno lavorato contribuendo al successo di questo
evento. Il pubblico presente si è rivelato
un pubblico internazionale, attraendo
anche i più giovani grazie alla qualità
e varietà dei prodotti e all’originalità
delle degustazioni.
Grazie anche alla collaborazione e assistenza della CCIS, che ha messo a
disposizione le conoscenze linguistiche delle sue collaboratrici nonché la
propria assistenza logistica, gli stand
hanno riscontrato un successo clamoroso; non è mancata l’occasione per
raccogliere nuovi contatti commerciali, ottimo punto di partenza per future
collaborazioni professionali e per confrontare i prodotti Made in Italy in un
contesto internazionale. Inutile sottolineare la gratificazione delle collaboratrici che grazie a questa esperienza
hanno potuto arricchire il loro bagaglio
professionale, anche grazie all’attività
di mediazione durante gli incontri tra
esperti ed espositori.
Nel complesso un’esperienza positiva,
tanto per lo staff CCIS quanto per gli
espositori che hanno singolarmente
contribuito a creare un ambiente collaborativo e un’atmosfera familiare,
rendendo piacevole un’esperienza anzitutto professionale. Piazza Italia è stata
un’ottima rappresentazione dell’alta
qualità dei prodotti agroalimentari
italiani, ma anche della generosità e
passione di un popolo con una cultura
dello “stare a tavola” che affonda le sue
radici nell’antichità.
La Rivista
Lista aziende presenti a Piazza Italia:
AZIENDA AGRICOLA ALESSANDRO CHIAPPINI
Origgio VA
www.alessandrochiappini.com
Salumi, carciofi, peperoni e altri ortaggi sott’olio, preparomi per ricette tipiche italiane e
birra artigianale.
EMOZIONI ITALIANE
www.italien.ch
Salumi calabresi e prodotti a base di carne, formaggi e latticini calabresi
Vini, distillati e olio extravergine di oliva siciliani.
Specialità a base di carne d’oca
LA BOTTEGA DEL GUSTO
www.labottegadelgusto.ch
Olio d’oliva e aceto balsamico.
LAMPIGNANO IMPORT
www.lampignano.ch
Olio extravergine di oliva pugliese, pane carasau e guttiau, miele amaro, dolci sardi, bottarga.
MACELLERIA LA MATILDICA
Carpineti RE
www.lamatildica.it
Salame, pancetta, cotechino, coppe, culatello e salsiccia.
MAZZONE EXTRAVERGINE
Ruvo di Puglia BA
www.oliomazzone.com
Olio extravergine di oliva, olii aromatizzati.
RAPP La Genuina
www.rapplagenuina.ch
Aceto balsamico.
PASSIONI GOLOSE
Peveragno CN
www.passionigolose.it
Panettone tradizionale, panettone Marron Glacè e albicocche, grissini (olio, cereali, parmigiano),
creme spalmabili, dragees (nocciole tartufate), crostata, torta di nocciole, tavolette di cioccolato,
confetture di frutta.
PASTICCERIA LATTE E MIELE
Bistagno AL
Baci di dama, amaretti, brutti ma buoni, tartuffini alle nocciole igp, panettoni assortiti.
VERO AMORE
Vernate MI
www.veroamore-food.com
Olio extravergine di oliva, prosecco DOCG, dolci da forno, pasta, conserve di pomodoro, creme al
tartufo, tartufo fresco
AGIRE / EVVIVO
Milano
www.evvivo.it
PROMOS
Panettoni artigianali
MONTALDI FOOD
Levata di Curtatone MN
www.montaldifood.it
Pasta fresca / Piatti pronti in mono porzione
DISTILLERIA ALESSANDRO FRATELLI SNC
Treviglio BG
www.distilleriafratelli.it
Distillati, liquori, sciroppi, frutta al liquore e allo sciroppo
novembre 2014 La Rivista - 91
La Rivista
Emozioni italiane al Motor Village di Ginevra
Motor Village e la CCIS vi invitano ad
una serata dedicata alla Dolce Vita. Vi
accoglieremo in un quadro 100% Made
in Italy con Prosecco, specialità italiane, numerosi concorsi a premio e musica di un noto duo Jazz.
Raggiungeteci al Motor Village di
Meyrin giovedì 6 novembre dalle ore
18.30 alle 21.30 in presenza dei nostri
partner: Alitalia, MSC Crociere, Caffè
Karoma, Sigaro Toscano, Acque Lurisia,
GB Thaerme Hotels, Fantinel, Sabona.
La partecipazione è gratuita ma essendoci un tetto massimo di ingressi
le iscrizioni saranno accettate secondo
l’ordine di arrivo inviandoci una e-mail
a [email protected]
Che cosa state aspettando? Bloccate la
data nella vostra agenda e inviateci subito un’email per registrarvi!
Per maggiori informazioni:
Marianna Valle CCIS – Ufficio di Ginevra
Tel: 022 906 85 95
email: [email protected]
A Napoli incoming di buyers svizzeri settore moda
moda e in generale nel tessile, dal 10 al 13
novembre per un gruppo di 8 buyers svizzeri del settore moda: distributori, agenti,
showroom e negozi di abbigliamento.
I costi di viaggio e pernottamento saranno a nostro carico!
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera (CCIS), in collaborazione con Eurosportello - Azienda Speciale della CCIAA
di Napoli, organizza un viaggio d’affari a
Napoli, capitale italiana per le produzioni artigianali e di eccellenza nel settore
Programma:
Lunedì 10 novembre: Arrivo a Napoli
delle delegazioni estere
Martedì 11 novembre:
Ore 10.00 – 12.00: sfilata di moda dedicata agli operatori esteri
Ore 12.00 – 13.00: Light Buffet
Ore 13:00 – 17:00: incontri B2B tra le
imprese napoletane ed estere
Mercoledì 12 novembre: visite aziendali
Giovedì 13 novembre: partenza delegazioni estere
Il numero dei posti a disposizione è limitato!
Per maggiori informazioni:
Marianna Valle Camera di commercio
italiana per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Tel : 022 906 85 95
e-mail: [email protected]
A Losanna e Sion giornata Italia-Europa:
opportunità d’affari per le imprese svizzere
L’Italia e l’Unione Europea sono due
partner commerciali molto importanti per la Svizzera e il dinamico interscambio commerciale ne è la conferma. Al fine di fornire alle imprese
svizzere uno strumento concreto di
accesso al mercato comunitario ed
europeo in aree di attività ad alto
valore aggiunto, la CCIS in collaborazione con la Camera di commercio del
Vaud (CVCI) e la Camera del commercio del Valais (CVCI) organizza martedì
92 - La Rivista novembre 2014
18 novembre due incontri, la mattina
a Losanna e il pomeriggio a Sion, sui
seguenti temi:
• recupero dell’IVA italiana (giunta ormai al 22% e a rischio di diventare
un peso insopportabile per chi fa business con l’Italia)
• ricerche di partner commerciali allo
scopo di individuare nelle nicchie di
mercato italiano ancora in crescita
delle opportunità di espansione per le
aziende svizzere in Italia,
• accesso ai finanziamenti europei
aperti ad aziende svizzere (tramite le
competenze dello studio legale Damonte di Genova)
• accesso al sistema delle gare d’appalto in Italia che rappresentano un
mercato di ca 90 miliardi di Euro ricco di spazi anche per fornitori esteri
L’incontro prevede una breve presentazione di introduzione ai 4 temi trattati, per
lasciare poi spazio alle domande e agli incontri individuali nel corso dei quali poter
presentare i vostri quesiti
In allegato il programma del:
• Seminario a Losanna presso la sede
della Camera del commercio del Vaud
• Seminario a Sion presso la sede della
camera di commercio del Vallese
Per maggiori info:
Marianna Valle
Camera di commercio italiana per la Svizzera
Rue du cendrier 12-14
- Case postale - 1211 Genève 1
Tel:+41(0)22 906 85 95;
Fax:+41(0)22 906 85 99
[email protected]; www.ccis.ch
La Rivista
Feel the breeze of Tuscany a Ginevra
Il programma sarà il seguente:
• 12.30 – 13.15: apertura dell’evento e
presentazione della regione Toscana
• 13.15 – 14.00: pranzo a base di specialità italiane e della Toscana
• 14.00 - 17.00: incontri Business to
Business con gli operatori turistici
della Toscana
La Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera (CCIS) in collaborazione con la Camera di Commercio di Grosseto, è felice di invitare
agenzie di viaggio, tour-operator,
agenzie incentive, associazioni, club,
opinion leader e la stampa al workshop dedicato alla promozione turistica della Toscana che si svolgerà
il 26 novembre all’Hotel Kempinski
a Ginevra.
I rappresentanti di 28 strutture turistiche esclusive, come Hotel, agriturismi,
relais, residence, camping e villaggi
turistici, avranno il piacere di incontrare gli operatori svizzeri del settore
interessati all’organizzazione di viaggi
nella meravigliosa regione Toscana.
L’entrata è libera ma è obbligatorio iscriversi, entro il 19 novembre 2014.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Marianna Valle
Camera di commercio italiana per la Svizzera
Rue du cendrier 12-14
Case postale - 1211 Genève 1
Tel:+41(0)22 906 85 95;
Fax:+41(0)22 906 85 99
[email protected]; www.ccis.ch
I prossimi colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la
Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera
2. prenotate un appuntamento per
una delle date riportate in basso
3. aspettate conferma della data entro 24 ore
4. mandateci i Vostri quesiti con una
settimana di anticipo
A Ginevra
Presso la sede della CCIS
Rue du cendrier 12-14 1201 Genève
Marianna Valle/Fabio Franceschini
Tel: 0041 22 906 85 95
Email: [email protected]
- novembre: martedì 11, martedì 25
- dicembre: martedì 10
La Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera è l’attore principale per la
promozione economica e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in
Svizzera e collabora strettamente con
l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’ENIT, il
Sistema Camerale Italiano, Confindustria, enti locali e associazioni di categoria per sostenere il Made in Italy, gli
investimenti italiani in Svizzera e i flussi
turistici svizzeri verso l’Italia.
• Volete avviare un’attività e non
sapete da dove iniziare?
• Siete un’impresa italiana interessata ad esportare ed investire in
Svizzera?
• Siete un’azienda svizzera che vorrebbe crescere sul mercato italiano?
• Avete difficoltà di accesso al mercato svizzero o italiano?
• Altri quesiti?
Le risposte le trovate in Camera! Ecco
come:
1. diventate soci (scaricate la scheda)
A Zurigo
Presso la sede della CCIS
Seestrasse 123
Christian Pitardi/Alessandro Babini
Tel: 0041 44 289 23 23
Email: [email protected]
- novembre: venerdì 14 e 28
- dicembre: venerdì 12
A Lugano
Presso l’ufficio CCIS, Via Nassa 5
Christian Pitardi/Fabio Franceschini
Tel: 0041 44 289 23 23
Email: [email protected]
- Novembre: venerdì 28
- Dicembre: venerdì 19
novembre 2014 La Rivista - 93
CONTATTI
COMMERCIALI
Dal mercato italiano
OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
Pesce surgelato
Skalo Spa
Via dell’Industria, 8
I - 60028 Ancona
Tel. 0039/071 781027
Fax 0039/071 781615
E-mail: [email protected]
www.skalo.it
Arredosanitari
Eurosanitari srl
Loc. Mandro, 17
I - 25060 Lodrino BS
Tel. 0039 030 8950117
Fax 0039 030 8950118
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Valvole in ottone ed acciaio
Enolgas Bonomi spa
Via Europa 227
I – 25062 Concesio BS
Tel. 0039 030 2184311
E-mail: [email protected]
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Raccorderia idraulica
Frabo spa
Via Benedetto Croce 21/23
I – 250275 Quinziano d’Oglio BS
Tel: 0039/030 9925711
Fax 0039/030 9924127
E-mail: [email protected]
www.frabo.net
Automazione industriale
Proteo Engineering srl
Via S. Vito 693
I – 41057 Spilamberto MO
Tel. 0039/059 789611
Fax 0039/ 059 789666
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Tappeti
Indikon
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I – 25060 Collebeato BS
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Fax 0039 030 25 19 938
94 - La Rivista novembre 2014
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Servizi legali e traduzione giuridica
GC Conseil di Gesualdo Casciana
Chemin des Oches du mur 9
CH-1023 Crissier
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Macchine per la trasformazione
della plastica
01 Machinery srl
Via Bettisi 12
I - 48018 Faenza (RA)
Tel. 0039/ 0546 662625
Fax: 0039/ 0546 662625
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Pavimentazioni in cotto
Kamares snc
Via Meucci 6
I – 41028 Serramazzoni MO
Tel. 0039/0536 955205
Fax. 0039/0536 950055
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Stampi per pressofusione materie
plastiche
SPM s.p.a.
Via Bargnani, 7
I - 25132 S.Eufemia BS
Tel: 0039/ 030 3363211
Fax: 0039/030 3363226
E-mail: [email protected]
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Lamiere forate
SCHIAVETTI Lamerie forate srl
Viale della Vittoria 4
I – 15060 Stazzano AL
Tel. 0039/0143 607911
Fax 0039/0143 61297
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Complementi di arredo urbano
SMEC
Via Vivaldi 30
I – 41019 Soliera MO
Tel. 0039/059 566612
Fax 0039/059 566999
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Arti grafiche
Leva Spa
Piazza Amendola 12
I – 20149 Milano
Tel. 0039/02 24127.1
Fax 0039/02 24127130
E-mail: [email protected]
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Specialità alimentari altoatesine
Knodus srl
Via San Giovanni 8
I – 39030 Valle Aurina BZ
Tel. 0039/0474 402096
Fax 0039/0474 401984
E-mail: [email protected]
www.knodus.it
Vini altoatesini
Josef Brigl spa
Via Madonna del Riposo 3
I – 39057 San Michele/Appiano BZ
Tel. 0039/0471 662419
Fax 0039/0471 660644
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RICHIESTE DI RICERCA
AGENTI-RAPPRESENTANTI
• Unifer S.p.A. si è imposta nel settore siderurgico, garantendo alla propria
clientela prodotti di qualità, proponendo
soluzioni specifiche nella produzione dei
manufatti, offrendo il relativo supporto
tecnico. Abbiamo riunito uno staff dotato
di competenze di altissimo livello, in grado di interpretare le rinnovate esigenze
del mercato, e spesso di anticipare le richieste di prodotti che consentano soluzioni innovative nella prefabbricazione e
nell’edilizia industrializzata.
Lo spirito dinamico ed innovativo dell’azienda si integra con le competenze ed
esperienze dei comparti produttivi, nella
realizzazione di prodotti di elevato standard qualitativo.
Con impegno ed entusiasmo stiamo progettando e realizzando tecnologie di nuova concezione, rivolte alla immissione sul
mercato di materiali finalizzati a rinnovate
e competitive metodologie di costruzione.
• Torri S.p.A. con sede a Torri di Quartesolo (VI) a pochi chilometri da Venezia,
azienda certificata ISO 9001:2008, produce da oltre 40 anni scaffalature industriali per soluzioni logistiche integrate. Il
loro programma offre: soluzioni innovative per lo stoccaggio di
qualsiasi prodotto, un’ampia gamma di
prodotti progettati secondo le norme FEM
e UNI TS attualmente in vigore, la consulenza professionale per la progettazione di
impianti logistici; l’impiego delle migliori
materie prime per garantire un prodotto di
qualità ed un ufficio ricerca e sviluppo dedicato alle esigenze specifiche del cliente.
• A pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Milano Malpensa, sull’asse
autostradale che collega Milano con Varese, i laghi e la Svizzera c’è la principale
azienda italiana che produce salmone affumicato : la Fjord SpA.
L’azienda iniziò nel 1969 la prima attività
italiana specializzata nell’affumicazione del salmone , oggi a oltre 40 anni di
distanza ha saputo conquistare la leadership di settore che la annovera tra le
più importanti aziende europee di salmone affumicato ed è a tutti gli effetti una
azienda a ciclo completo nella lavorazione
del salmone.
La linea affumicati comprende oltre al salmone, tonno, spada, storione e altri ittici.
Il processo di affumicazione avviene
in maniera tradizionale, e richiede non
meno di 12 ore. Il prodotto affumicato viene presentato sul mercato in una
Dalla progettazione strutturale
dello Studio Iorio
Un edificio da record
207 metri d’altezza, 50 piani, accoglienza per 3800 persone: la Torre
Isozaki di Milano è un edificio da
record; prende il nome dall’archistar
giapponese Arata Isozaki, che l’ha
progettata insieme all’italiano Andrea Maffei, ospiterà gli uffici della
società Allianz oltre a ristoranti, negozi ed una fermata della Metro A5.
Sulla sommità della Torre (le cui
strutture sono state completate a
vasta gamma di formati e confezioni tali
da soddisfare le più svariate esigenze del
consumatore.
L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori
interessati a vendere i suoi prodotti sul
mercato svizzero.
• La ditta Baraclit Spa è l’azienda leader
sul mercato italiano per la realizzazione
di prefabbricati in cemento armato. Fondata nel 1946 nella provincia di Arezzo,
grazie all’impiego di sistemi prefiniti all’avanguardia della tecnica e di soluzioni
costruttive adatte ad ogni esigenza, dalle
piccole realizzazioni agli edifici più complessi ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta nel suo settore. Con una superficie
produttiva di 300.000 mq e oltre 350 dipendenti l’azienda serve tutto il territorio
nazionale e i mercati esteri limitrofi dallo
stabilimento di Bibbiena, il più grande
centro di prefabbricazione italiano.
8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
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Dal mercato svizzero
RICERCA DI MERCI E SERVIZI
Trasporti internazionali
BIANCHI & Co. S.A. TRASPORTI
INTERNAZIONALI
Via Roncaglia 11
CH - 6883 Novazzano
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Fax: +41 91 682 71 09
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Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
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www.ccis.ch
luglio del 2014) verrà a breve innalzata un’antenna radio, con la quale
l’edificio raggiungerà i 243 metri e
diventerà il più alto dei tre “colossi”
del complesso CityLife. Le altre due
torri, progettate l’una da Zaha Hadid
e l’altra da Daniel Libeskind, saranno
pronte tra il 2017 e il 2018.
La Torre Isozaki vince la sua sfida contro la forza di gravità grazie al lavoro
dello Studio Iorio (www.studioiorio.
net), società italiana di ingegneria
strutturale, che ne ha curato la progettazione strutturale, dai pilastri in
calcestruzzo armato ad alta resistenza
agli smorzatori adottati per il controllo del comfort per azioni del vento (secondo caso al mondo di utilizzo di tale
tecnologia).
A dirigere questo team di ingegneri provenienti da tutto il mondo (20
professionisti, età media non supera
i 30 anni), c’è il Direttore Tecnico e
fondatore Francesco Iorio: ingegnere e docente presso il Politecnico di
Milano che, a soli 41 anni, può già
vantare una fama di livello internazionale. Ha infatti curato le strutture
di edifici di rilievo come l’Auditorium del Castello all’Aquila, di Renzo
Piano (un cubo di 19 metri di lato
interamente in legno e appoggiato
su di uno spigolo); l’Hotel Gallia di
Milano (il più grande adeguamento sismico di un edificio storico in
Europa), la Moschea Shaikha Fatima
Bint Mubarak di Abu Dhabi, oltre
a strutture ospedaliere, commerciali, amministrative e numerose
residenze private in tutto il mondo
(Portorico, Repubblica Dominicana,
Svizzera, Romania, Spagna, Emirati Arabi, Madagascar, Nigeria, Stati
Uniti, Brasile, Marocco).
Non è dunque un caso se, per la Torre
Isozaki, Committenza ed impresa decisero, nel 2012, di affidarsi a questo
brillante giovane che all’epoca non
aveva ancora 40 anni. Il tempo ha
dato loro ragione: l’impronta innovativa di Studio Iorio ha permesso di
abbattere notevolmente costo e durata dei lavori.
C’è da augurarsi che tutto questo
non rimanga un caso isolato nel panorama internazionale.
novembre 2014 La Rivista - 95
ATTIVITÀ E SERVIZI
PUBBLICAZIONI
RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA
Con i suoi circa 700 Soci la Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera,
fondata nel 1909, è un‘associazione
indipendente ai sensi del Codice Civile
Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La
gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende
tra l‘altro:
• La Rivista periodico ufficiale
mensile (11 edizioni all‘anno)
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Analisi settoriale – Abbigliamento
• Analisi settoriale – Arredamento
• Analisi settoriale – Energie
Rinnovabili
• Analisi settoriale – Vino
• Guida per i lavoratori distaccanti in
Svizzera
• La realizzazione di lavori in Svizzera
– Focus Edilizia
Il servizio, offerto a condizioni molto
vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere
che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle
imprese italiane che desiderano recuperare
l’IVA pagata in Svizzera.
• Incontri BtoB massimizzando
il ritorno commerciale derivante
dall’incontro tra la domanda svizzera e
l’offerta italiana
• Organizzazione di incontri e
workshop tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Colloqui di consulenza individuale
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore
di operatori italiani, nonché dell‘IVA
italiana e tedesca per imprese elvetiche
• Ricerche e consegne semplici di
contatti italiani e svizzeri (produttori,
importatori, grossisti, commercianti,
agenti/rappresentanti)
• Ricerca e mediazione di partners
commerciali italiani e svizzeri
• Ricerca di prodotti, marchi di
fabbricazione e reperimento di brevetti
• Recupero di crediti commerciali
• Investire in Svizzera: servizio
dedicato all’accompagnamento di
investimenti in svizzera
• Azioni promozionali e di direct
marketing
• Assistenza e consulenza in materia
doganale e commerciale
• Informazioni statistiche ed import/
export
• Informazioni relative
all‘interscambio, normative riguardanti
gli insediamenti in Svizzera ed in Italia
• Informazioni riservate su aziende
italiane: visure, bilanci, assetti
societari, protesti, bilanci, rapporti
commerciali, ecc.
• Informazioni riservate su aziende
svizzere: estratto dal registro di
commercio, statuto legalizzato, atto
di costituzione, rapporto commerciale
(informazioni sulla solvibilità)
• Traduzioni ed interpretariato
• La CCIS fornisce informazioni
su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera
Milano e di Verona Fiere
96 - La Rivista novembre 2014
Seestrasse 123,
Casella postale, 8027 Zurigo
Tel.: +41 44 289 23 23
Fax: +41 44 201 53 57
E-mail: [email protected]
www.ccis.ch
CHE-107.821.234 IVA
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel.: +41 22 906 85 95,
Fax: +41 22 906 85 99
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
Via Nassa 5
6900 Lugano
Tel.: +41 91 924 02 32
Fax: +41 924 02 33
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e
dei bisogni del mercato elvetico e di
quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere
che italiane intenzionate ad esportare
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia
e la Svizzera, è consentito ai soggetti
titolari di partita iva di ottenere il rimborso
dell’IVA pagata nello Stato estero. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
• recapita l’istanza di rimborso
all’ Autorità fiscale competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica;
• fornisce assistenza legale.
Siamo a vostra completa disposizione per
ottenere maggiori informazioni e richiedere
la documentazione sul servizio per il rimborso dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella
svizzera. (Tel. +41 44 289 23 23)
RAPPRESENTANZA FISCALE
IN SVIZZERA PER IMPRESE
ITALIANE
Le imprese che realizzano su territorio
svizzero operazioni imponibili all’iva
svizzera per un valore superiore a CHF
100’000 sono obbligate a registrarsi ai fini
iva in Svizzera. La Camera di Commercio
supporta in questo caso le imprese italiane
divenendo il loro rappresentante fiscale
occupandosi di aprire partita iva in Svizzera,
registrare le fatture in entrate ed uscita e
predisporre il rendiconto iva trimestrale.
Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla
fatturazione di operazioni commerciali in
Svizzera è compresa nel servizio.
i propri servizi e prodotti all’estero
un’accurata ricerca di controparti
commerciali. Attraverso un’analisi
sistematica del mercato obiettivo ed
identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore
di riferimento, viene organizzato un
incontro presso le aziende target così
selezionate permettendo alle imprese
italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di
riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al
seguente indirizzo mail [email protected]
Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva,
sale e pepe e … buon appetito!
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Anno 105 - n. 11 - Novembre 2014
LA NUOVA
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THE POCKET SIZE SUV.
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incl. vernice speciale pastello (Giallo Sole): CHF 25 240.– dedotto bonus cash di CHF 2500.–, prezzo d’acquisto in contanti: CHF 22 740.–.
Media delle emissioni di CO 2 di tutte le nuove vetture vendute in Svizzera: 148 g / km. Prezzo raccomandato. Azione valida fino al 30.11.2014.
La Rivista Anno 105 - n.11 - Novembre 2014
L’ITALIANO NEL
MONDO CHE CAMBIA
A Firenze gli Stati Generali
della Lingua Italiana nel Mondo
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