Fiat con Anno 105 - n. 11 - Novembre 2014 LA NUOVA PANDA CROSS: THE POCKET SIZE SUV. TESTATA DALLA NATURA. APPROVATA DALLA CITTÀ. ORA CON CHF 2500.– DI BONUS CASH.* facebook.com/fiatschweiz fiat.ch * Esempio di calcolo (bonus): Fiat Panda 0.9 Cross, 90 CV, 4,9 l / 100 km, 114 g CO 2 / km, categoria d’efficienza energetica: C, prezzo di listino incl. vernice speciale pastello (Giallo Sole): CHF 25 240.– dedotto bonus cash di CHF 2500.–, prezzo d’acquisto in contanti: CHF 22 740.–. Media delle emissioni di CO 2 di tutte le nuove vetture vendute in Svizzera: 148 g / km. Prezzo raccomandato. Azione valida fino al 30.11.2014. La Rivista Anno 105 - n.11 - Novembre 2014 L’ITALIANO NEL MONDO CHE CAMBIA A Firenze gli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! Editoriale di Giangi Cretti La Rivista Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, M. FORMENTI, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI, F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Maurizio De Vito Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Chiudere la forbice. Dovrebbe essere questo l’obiettivo. Quanto meno, ridurre la divaricazione che ancora oggi separa la retorica dell’annuncio dall’effettività della pratica. Presuntuoso, forse. Necessario, di sicuro. Dopo decenni cadenzati da convegni, incontri, seminari - puntualmente confluiti in dotte teorie infarcite di buone intenzioni che s’impolverano negli archivi - passare dall’enunciazione all’azione è obbligatorio. Molto è stato detto (reiterato e ripetuto). Bene ora sarebbe se qualcosa fosse fatto. D’altronde, solo la fantasia più sfrenata (o più docilmente addomesticata) potrebbe immaginare che ci sia uno stadio di studio cha vada oltre gli stati generali: per loro natura sintesi suprema di una miriade di stati particolari. Dopo di loro, per reggere il confronto, non ci sarà il diluvio, ma solamente altri stati generali. Come quelli preannunciati per il 2016: di verifica su quanto, di ciò che è stato promesso nel 2014, sarà rimasto lettera morta oppure sarà evoluto allo stato di materia viva. Ridotta all’essenza, è questa la sfida che il Governo lancia, solipsisticamente a se stesso, a chiusura degli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo convocati a Firenze il 21 e il 22 ottobre scorsi. Un’adunata intellettualmente stimolante, dove, e non poteva essere diversamente, ha prevalso il déjà-vu e il déjà-entendu. Esplicitati, ribadendo l’importanza dell’opera, dell’arte, della gastronomia: vere proprie bussole alle quali orientare percorsi didattici che si vorrebbero creativi; elencando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, anche se magari creano un poco di confusione nella concezione del tempo: nella stessa tavola rotonda, con ostentata pari autorevolezza, l’e-learning è stato presentato come ormai sorpassato e come opportunità per il futuro; rendendo attenti all’urgenza di creare un osservatorio permanente, perché no? Con sede a Firenze, magari presso l’Accademia della Crusca; invocando il coordinamento dell’azione; auspicando l’univocità della certificazione. Insomma, una teoria di proposte che non hanno il pregio della novità. Perché non hanno mai avuto l’opportunità di diventare vecchie. O forse perché, per loro natura (nuove tecnologie a parte) non possono invecchiare. Senz’altro, un caleidoscopio di buoni propositi, convogliati in un catalogo di raccomandazioni, che tali non dovrebbero restare, e che dovrebbero impegnare la politica. Intento dichiarato: fare (a parole tutti convengono che non basti dirlo) in modo che la promozione della nostra lingua sia un tema di rilievo nel Paese e nel Parlamento. Che abbia il posto che merita nell’agenda del Governo. Perché la lingua italiana non è una materia residuale. Ne erano convinti tutti a Firenze. E tutti l’hanno ripetuto: convenendo sullo stretto connubio fra lingua e identità (“la lingua è la casa di un popolo”); celebrando l’indissolubilità del legame fra lingua e cultura (lingua è cultura); denunciando quanto provinciale e povero sia il servilismo nei confronti dell’inglese; scoprendo (di necessità virtù) quanto rilevante sia il sostegno privato. Con la priorità di sempre: fare sistema. Che sembrerebbe la cosa più sensata, pertanto la più facile. Invece no, anche in questo caso, rischia di restar confinata al rango di aspirazione: come l’isola di Utopia di Tommaso Moro è qualcosa che esiste solo per il fatto di essere evocato. Nei fatti, è un non luogo a procedere. La speranza, genuina, è almeno ‘stavolta di essere smentiti. [email protected] MASERATI GHIBLI LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA A PARTIRE DA CHF 74’000.– // WWW.MASERATI-TESTDRIVE.CH Ins_A3_Q_Ghibli_IT.indd 1 G H I B L I L’ASSOLUTO OPPOSTO ALL’ORDINARIO MASERATI GHIBLI DIESEL // 202 KW (275 CV) L V-MAX. 250 KM/H // 0 – 100 KM/H IN 6,3 S CONSUMI (L/100 KM): CICLO COMBINATO: 5,9 // EMISSIONI CO2*: CICLO COMBINATO 158 G/KM – CATEGORIE DI EFFICIENZA C *IL CO2 È IL GAS A EFFETTO SERRA PRINCIPALMENTE RESPONSABILE DEL RISCALDAMENTO TERRESTRE; VALORE MEDIO CO2 DI TUTTI I MODELLI DI VETTURA OFFERTI IN SVIZZERA 148 G/KM. // PREZZI INDICATIVI NON VINCOLANTI DI MASERATI (SVIZZERA) SA GHIBLI.MASERATI.COM 16.09.14 09:25 Sommario La Rivista 1 Editoriale 4 Sommario PRIMO PIANO La seconda Guerra Fredda: un conflitto globale 16 nel mondo che cambia 19 L’italiano A Firenze gli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo 21 Il documento conclusivo legale come mezzo di garanzia 36 Ipoteca per artigiani e imprenditori 27 INCONTRI “Il futuro mi vedrà moglie, madre e artista” Donne in carriera: Vanessa Ferrari 40 48 50 51 52 54 56 58 60 64 66 69 71 76 77 CULTURA Come è nato l’Appenzell daz lant, cioè Terra o Cantone di Appenzello Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale 9a edizione di Zurigo in Italiano: il programma completo Un progetto scolastico ed un concorso Italia e Svizzera verso l’expo 2015 I primi Campionati Svizzeri delle Professioni SwissSkills Berna 2014 La quarta edizione del World Forum per la Pace A Lugano dall‘8 al 10 novembre Il quadro della Contessa Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 Fino al 1° febbraio 2015 Palazzo Reale Milano Dal modello classico al jabot La cravatta al Museo nazionale a Zurigo DOLCEVITA Capri – la passerella del mondo Intervista con Guido Lembo Un cartolina da… Rouen Il Salumaio di Montenapoleone Un interessante “nuovo” indirizzo nella Lugano gastronomica Slow Food Market, la fiera che fa venire l’acquolina in bocca Bentornato Quinto Quarto Tagli, Ritagli e Frattaglie Fiat 500L Living 1.4 T-Jet 120 CV Impressioni di guida Fiat 500 X “Opening Edition” 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN FIERA Pack&Move: Basilea, 9 - 12 settembre 2014 Arrivederci nel 2016 Fiera Verona: Marmomacc -Salone internazionale del marmo e della pietra naturale I numeri dell’edizione 2014 90 92 EICMA 2014: Fiera Milano, 6 - 9 novembre Esposizione mondiale del motociclismo Motorshow 2014: FieraBologna, 6 - 14 dicembre Test spettacolo intrattenimento 93 94 96 Legno&Edilizia 2015: FieraBologna, 22 - 25 febbraio 2015 Fiera del legno per le costruzioni edili 6 9 11 13 15 25 28 31 33 35 IL MONDO IN CAMERA Gourmesse 2014: ancora una volta l’Italia in primo piano Emozioni italiane al Motor Village di Ginevra A Napoli incoming di buyers svizzeri settore moda Ecomondo 2014: Fiera Rimini, 5 - 8 novembre Salone internazionale dell’ecosostenibilità Le Rubriche Sommario La Rivista A Losanna e Sion giornata Italia-Europa: opportunità d’affari per le imprese svizzere Feel the breeze of Tuscany a Ginevra I prossimi colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera Contatti Commerciali Servizi Camerali In breve Italiche Elvetiche Europee Internazionali Cultura d’impresa Burocratiche Normative allo specchio Angolo Fiscale Angolo legale Svizzera 38 41 46 47 53 59 63 71 75 78 Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Per chi suona il campanello Benchmark Sequenze Diapason Convivio Motori Starbene In copertina: Il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è a far da prestigiosa cornice ala prima giornata dei lavori degli Stati Generali della LIngua Italiana nel Mondo In Breve La Rivista Costo del lavoro, Svizzera distante dai Paesi dell’euro Il costo del lavoro in Svizzera ammonta mediamente a 61,30 franchi per ogni ora di produzione: lo ha reso noto l’Ufficio federale di statistica (UST), precisando che vi sono sensibili variazioni a seconda dei settori economici e delle dimensioni delle aziende. Nel raffronto europeo i dati svizzeri sono decisamente i più alti. I costi del lavoro rappresentano quanto versato dalle imprese per remunerare il fattore produttivo e comprendono salari e stipendi (79,1%), contributi sociali a carico dei datori di lavoro (17,6%) e altri oneri (3,3%), quali la formazione professionale e le spese d’assunzione. Sulla base di dati che risalgono al 2012, l’UST rileva che costi medi più elevati e più bassi dell’intera economia – escluso il settore primario – si riscontrano nel settore dei servizi. In cima alla lista si trovano le attività finanziarie e assicurative (93,40 franchi), il settore dell’informazione e della comunicazione (76,75) e quello dell’istruzione (75,20 franchi), mentre il settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto (48,80 franchi) e quello dei servizi di alloggio e di ristorazione (38,30 franchi) si situano agli ultimi posti della classifica. Nel settore della produzione i divari tra i settori economici sono più contenuti: i costi orari si situano infatti fra i 52,05 franchi (costruzioni) e i 68,90 franchi (fornitura di energia). Il livello del costo del lavoro varia anche a seconda delle dimensioni dell’impresa. Nel 2012, considerando l’insieme dei settori secondario e terziario, il costo orario del lavoro sostenuto dalle imprese con 50 o più dipendenti (64,50 franchi) era del 25,7% superiore a quello registrato nelle imprese piccole con meno di dieci dipendenti (51,30 franchi). I Paesi della zona euro presentavano nello stesso periodo costi che spaziavano tra i 21,15 euro (Spagna) e i 39,35 euro (Danimarca). In Austria, Germania e Francia, Paesi limitrofi della Svizzera, i costi orari erano rispettivamente di 29,75, 30,50 e 34,25 euro. Per l’Italia non sono disponibili dati. Le differenze, si legge nel comunicato dell’UST, sono ancora più marcate se si considerano i nuovi Paesi membri dell’UE: nel 2012, infatti, i costi orari del lavoro erano superiori a 10 euro solo per quanto riguarda Malta (11,75 euro), la Slovenia (15,60 euro) e Cipro (16,75 euro). Dati Immigrati, tedeschi in testa La Svizzera contava alla fine dello scorso anno 8.139.600 abitanti, 100.600 in più (+1,3%) rispetto al 2012. In progressione – dello 0,5% a 6.202.200 – anche la popolazione di nazionalità elvetica, grazie in particolare alle naturalizzazioni. Una nota dell’Ufficio federale di statistica (UST) spiega che l’aumento della popolazione residente è il risultato di un incremento naturale di 17.800 persone, pari alla differenza tra nascite e decessi, e di una crescita di 82.800 persone dovuta alla migrazione. Nel 2013, la Svizzera ha registrato 193.300 immigrazioni, 26.100 da parte di svizzeri (+8,5%) e 167.200 da parte di stranieri (+10,8%). Tre quarti degli immigrati stranieri erano europei, essenzialmente tedeschi (26.400 immigrati), 6 - La Rivista novembre 2014 portoghesi (20.000), italiani (17.700), francesi (13.600) e spagnoli (9.100). Le emigrazioni sono state 106.200 (+2,2%), in calo del 5,1% tra gli svizzeri, ma in aumento del 5,2% tra gli stranieri. La Francia resta la destinazione preferita. Le persone di nazionalità straniera che soggiornano in maniera permanente in Svizzera erano 1.937.400 e rappresentavano il 23,8% della popolazione residente (nel 2012 erano il 23,3%). La maggior parte dei residenti stranieri vive da molto tempo nella Confederazione. Il Paese per i vecchi è la Svizzera La Svizzera è uno dei migliori Paesi al mondo dove invecchiare: lo afferma uno studio internazionale che ha preso in considerazione 96 nazioni. È superata solo da Norvegia e Svezia. La classifica tiene conto di aspetti quali condizioni di vita, sicurezza economica, salute, capacità di essere attivi e supporto sociale. Rispetto al 2013 la Svizzera ha guadagnato tre posizioni, classificandosi davanti a Canada e Germania. In linea generale in cima alla graduatoria vi sono i paesi dell’Europa occidentale, del Nordamerica e dell’Oceania, mentre agli ultimi posti figurano Afghanistan e Mozambico. La popolazione anziana è in ascesa nel mondo: entro il 2050 si attende un numero di over 60 pari al 21% della popolazione globale (ora è il 12%). Circa un quinto di loro è nato in Svizzera e si compone di stranieri di seconda e di terza generazione. Tra coloro che sono nati all’estero, quasi la metà vive nella Confederazione da 10 o più anni ininterrottamente. La popolazione residente è aumentata in tutte le regioni del Paese: otto Cantoni su 26 hanno registrato una crescita superiore o uguale a quella della media svizzera. Gli incrementi più marcati sono stati osservati nei Cantoni di Friburgo (+2,1%), Vaud (+2,0%), Vallese e Turgovia (entrambi +1,6%). In Ticino la progressione è stata dell’1,4% (a 346.539 abitanti) e nei Grigioni dello 0,5% (a 194.959). Appenzello Interno è cresciuto essenzialmente grazie all’incremento naturale. Per i Cantoni di Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello Esterno, Uri e Ticino, che hanno registrato un’eccedenza di decessi, la progressione della popolazione è dovuta unicamente al saldo migratorio. In Breve La Rivista Verso il voto per il rinnovo dei COMITES Il 19 dicembre 2014 nelle 5 circoscrizioni consolari (Ginevra, Berna, Basilea, Zurigo e Lugano) i cittadini italiani iscritti all’Aire che si saranno iscritti all’albo degli elettori dovrebbero votare per eleggere i componenti di 7 COMITES (Comitati degli Italiani all’Estero): infatti, a quelli menzionati si aggiungono San Gallo, che oggi fa capo al Consolato Generale di Zurigo, e Losanna che è assimilato alla Circoscrizione di Ginevra. Cosa sono i COMITES I COMITES sono organi elettivi che rappresentano le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero nei rapporti con gli Uffici consolari, con i quali collaborano per individuare le necessità di natura sociale, culturale e civile della collettività italiana. I COMITES, promuovono, nell’interesse della collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune in materia di vita sociale e culturale, assistenza sociale e scolastica, formazione professionale, settore ricreativo e tempo libero. I COMITES, previa intesa con le Autorità consolari, possono rappresentare le istanze della collettività italiana residente nella circoscrizione alle Autorità e alle Istituzioni locali. I COMITES sono composti da 12 membri, per le collettività fino a 100.000 cittadini italiani residenti nella circoscrizione, o da 18 membri, per le collettività composte da più di 100.000 cittadini italiani residenti (in Svizzera è solo il caso di Zurigo). I MEMBRI DEI COMITES restano in carica cinque anni e non percepiscono remunerazione per la loro attività. Per chi si vota? I membri dei COMITES sono eletti sulla base di liste di candidati sottoscritte dai cittadini italiani residenti in ogni circoscrizione consolare (già presentate entro il 19 ottobre scorso). Come si vota? I cittadini italiani maggiorenni residenti all’estero, iscritti nelle liste elettorali e residenti da almeno 6 mesi nella circoscrizione consolare, votano per corrispondenza, purché abbiano fatto pervenire – entro il 19 novembre 2014 - all’Ufficio consolare di riferimento apposita domanda, richiedendo di essere iscritti nelle liste degli elettori. A tal fine, si devono usare gli appositi moduli che nel frattempo sono stati inviati a tutti capifamiglia. Tutti coloro che non l’avessero ricevuta possono rivolgersi direttamente all’ufficio consolare di riferimento oppure scaricarlo dal sito internet del lo stesso consolato. L’Ufficio consolare competente non oltre il ventesimo giorno antecedente le elezioni, vale a dire il 29 novembre 2014, invierà a ciascun elettore che abbia presentato la domanda di ammissione al voto, un plico contenente il materiale elettorale ed un foglio informativo illustrante le modalità di voto. Il cittadino esprime il proprio voto, seguendo le istruzioni fornite, quindi restituisce per posta al proprio Ufficio consolare la scheda utilizzando la busta già affrancata contenuta nel plico elettorale. La busta deve essere inviata al più presto possibile in modo da giungere a destinazione non oltre le ore 24 del 19 dicembre 2014. «Delicato e sensibile!» mymovies.it maria alexandra lungu, Sam louwyck, alba rohrwacher, Sabine Timoteo e con monica Bellucci le meraviglie alice rohrwacher La Rivista - 7 DAL 6 NOVEMBRE AL CINEMA novembre 2014 www.filmcoopi.ch In italiano con sottotitoli in tedesco illustrazione di Fabian Negrin scritto e diretto da UNA QUALITÀ CHE SI SENTE. Senza l ’aggiu di con nta ser va nti La Rivista Italiche di Corrado Bianchi Porro Non cambiano le prospettive di investimento Nel mese di ottobre, il mercato azionario italiano, come altri, ha registrano una sensibile correzione. È cambiato qualcosa nello scenario? Lo chiediamo a Maria Paola Toschi, market strategist di JP Morgan a Milano. Certamente gli elementi geopolitici giocano un elemento di turbativa e disturbo dei mercati, risponde. Ma non pensiamo che sarà un elemento così dirompente da poter cambiare le prospettive d’investimento dei mercati. Anche nell’ultimo anno, abbiamo visto una serie articolata di focolai di crisi in molti Paesi, ma non una reazione duratura a questi eventi. Abbiamo riscontrato delle reazioni emotive e fasi di correzione. Però pensiamo che possano essere più un effetto di volatilità che non un elemento di cambiamento dei mercati. La forte attenzione che c’è stata nel triennio 2010-2013 ai temi dell’austerità, necessariamente cederà il passo a una fase di minore attenzione e tensione verso esigenze legate ad una ulteriore riduzione dei deficit, nonostante vi siano dei livelli ancora molto elevati di indebitamento che continueranno a creare una sorte di freno alla crescita. Però, è stato fatto qualcosa di molto importante. Infatti, le dinamiche di crescita del debito sul Pil estremamente pericolose negli anni della crisi, ora si sono stabilizzate. Forse in pochi casi c’è una fase reale di rientro, anche perché la crescita resta bassa e il basso livello d’inflazione non aiuta questo processo. Ma certo, abbiamo una situazione più stabile e sotto controllo rispetto ai trend trascorsi. Anche questo è un elemento di fiducia, pur se per noi è poi molto difficile valutare a livello politico come questo dibattito potrà evolvere in ambito europeo. Ci sono naturalmente problemi per la debolezza della domanda europea anche se gli Usa giocano un ruolo di maggiore stabilizzazione. Secondo J.P. Morgan, gli indicatori PMI sono un termometro interessante e abbastanza attendibile sull’andamento del ciclo economico. Quando l’indice è sopra 50, l’economia è in espansione. Quando si trova sotto a 50, è in recessione. Ebbene, quali sono i messaggi da cogliere nelle intenzioni dei responsabili di acquisto delle imprese? Il primo messaggio è che la percentuale di Paesi sopra il 50 e in un contesto espansivo risultano in settembre al 72%. Si è registrata un po’ di decelerazione in questi mesi. La prima parte dell’anno, infatti, l’andamento era più brillante, cui è seguita una fase di appannamento. Ma restiamo in un contesto globale di espansione. Le indicazioni PMI si basano sulle interviste e dunque sulla percezione del momento economico dei direttori degli acquisti: una platea molto ampia di operatori economici che operano nel settore manifatturiero. Ci dicono, dal loro punto di vista, qual è la percezione del momentum economico. Ebbene, abbiamo una Germania che è andata – seppur di poco – sotto al 50 (49.9). La Francia è al 48.8 e sta facendo fatica a trovare una dinamica di ripresa più convincente. L’Italia invece è in espansione al 50.7. La Spagna addirittura è al 52.6, con segnali importanti e con diversi trimestri positivi di ripresa, anche se ha pur sempre il 25% di disoccupazione. Questo sembrerebbe dirci che la Germania sta peggio dell’Italia o della Spagna. Ovviamente non è così. Ma la percezione del ciclo economico in Germania ha confermato un po’ questa immagine di debolezza. Ciò conferma come l’indice PMI sia un indicatore attendibile. Però possiamo anche rilevare che abbiamo tanti Paesi europei che attraversano una situazione di relativa tranquillità. Ogni Paese ha delle specificità che bisogna tener presenti quando si leggono questi indicatori, ma il messaggio generale e globale è che stiamo ancora operando in un contesto di crescita, pur con ampie divergenze. D’altra parte vi è anche divergenza delle politiche monetarie. L’inflazione resterà bassa e al di sotto delle medie storiche e continuerà probabilmente ad alimentare un contesto di ripresa dei tassi moderati per effetto di un’inflazione che resta ai minimi. C’è oggi molto scetticismo sulla manovra della BCE ed è difficile poter capire l’impatto che avrà sul mercato del credito. La BCE può intervenire sull’offerta di credito, ma è la domanda di credito quella che preoccupa. Essa è legata alla fiducia e alla ripresa di strategie di crescita di espansione che continuano ad essere condizionate da elementi di fragilità del contesto europeo. Ma le banche stanno allentando gli standard creditizi. Gli istituti hanno fatto un lungo cammino di riassetto e ristrutturazione. Hanno fatto aumenti di capitale e possiedono in portafoglio titoli governativi che in questo periodo si sono rivalutati, rafforzando gli asset patrimoniali e portando a compimento quel percorso di Asset Quality Revue che si conclude ad ottobre. L’esame della Bce è stato un grande freno alla ripresa del credito anche in Italia per costruire l’Unione bancaria che potrebbe essere il primo esperimento di maggiore integrazione a livello europeo. Banca d’Italia ora perderà la vigilanza sui 15 maggiori istituti italiani e la Bce avrà voce in capitolo anche sulle altre nel nome dell’unicità dell’azione di supervisione. Non bisogna dunque sottovalutare questi aspetti. La Bce continua a mantenere forte aspettativa su questo allentamento quantitativo per mantenere la tensione nei mercati finanziari e fare pressione sulla politica perché attui le necessarie riforme strutturali che, naturalmente, richiedono i tempi necessari spesso incomprimibili. Poi c’è da verificare se la debolezza della Germania possa determinare un cambiamento di approccio. Al calo del bilancio della Bce dal 2011 al 2013 è seguito un periodo di rivalutazione forte dell’euro. Ora questo trend si è molto invertito: ci si aspetta che il bilancio riparta e scenda di conseguenza la moneta aiutando l’export nei Paesi come l’Italia. Questo potrebbe dare una mano alla ripresa della competitività e, magari, dell’inflazione anche in Italia, conclude Maria Paola Toschi. novembre 2014 La Rivista - 9 La Rivista Elvetiche di Fabio Dozio Xenofobia in salsa verde Ecopop, un nome che inganna. Sembra quello di un cantante rap, di una rock band o un programma di promozione ecologica. Invece no, molto più prosaicamente indica un’iniziativa popolare sulla quale gli svizzeri saranno chiamati a esprimersi a fine novembre: “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vita”. Promossa dall’Associazione ecologia e popolazione, Ecopop appunto. La tesi di fondo è che i danni arrecati alla natura dall’uomo siano dovuti all’incremento demografico, che in Svizzera è dato dagli stranieri. Ci risiamo. A nove mesi dall’approvazione popolare dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, il popolo elvetico è chiamato di nuovo a esprimersi su un tema che riguarda l’immigrazione. Si torna alle urne su un argomento di fatto xenofobo, mentre l’applicazione del dettato costituzionale accettato il 9 febbraio sta creando non poche magagne alla classe politica svizzera, che deve sbrogliare una matassa in cui si intrecciano i contingenti con i bilaterali, le esigenze dell’economia con la volontà del popolo. L’iniziativa Ecopop vuole introdurre nella Costituzione il principio che “in Svizzera la popolazione residente permanente non può crescere in seguito a immigrazione di oltre lo 0,2 per cento annuo nell’arco di tre anni”. Inoltre prevede che “la Confederazione investe in provvedimenti volti a promuovere la pianificazione familiare volontaria almeno il dieci per cento dei mezzi destinati alla cooperazione internazionale dello sviluppo”. In sostanza, data la popolazione attuale di circa 8 milioni, ogni anno il numero di abitanti può crescere solo di 16 mila unità. Negli ultimi anni l’incremento demografico si situa attorno alle 80 mila persone all’anno. La restrizione è quindi consistente. È importante specificare che il flusso di persone sarebbe comunque significativo, perché ogni anno 75 mila persone lasciano la Svizzera, quindi potrebbero immigrare nel nostro paese circa 91 mila persone. Ciò dovrebbe permettere all’economia, sostengono i promotori, di reclutare il personale necessario. Altro fattore su cui insiste l’Associazione ecologia e popolazione è il confronto con l’Europa. La popolazione svizzera cresce in media negli ultimi anni cinque volte più che negli altri paesi europei. Il saldo migratorio netto nell’Unione Europea è infatti inferiore a quello svizzero e si situa tra lo 0,16 e lo 0,18%. La seconda richiesta formulata dall’iniziativa è molto ambiziosa, perché intende influire sullo sviluppo demografico del pianeta! Perciò si propone di indirizzare il 10 per cento degli attuali fondi elvetici destinati alla cooperazione e allo sviluppo a programmi di pianificazione familiare volontaria nel sud del mondo. Una misura che dovrebbe, alla lunga, contribuire a ridurre la pressione dell’immigrazione verso i paesi ricchi, fra cui la Svizzera. Il Consiglio federale respinge l’iniziativa e invita i cittadini a fare altrettanto. Secondo il Governo l’eventuale approvazione sconvolgerebbe la politica d’immigrazione del nostro paese. La limitazione dei permessi di soggiorno si applicherebbe anche al settore dell’asilo, dell’accoglienza per motivi umanitari e al ricongiungimento familiare. Settori in cui la Svizzera è vincolata da obblighi costituzionali e impegni internazionali. “Limitando fortemente l’immigrazione verso la Svizzera – scrive il Consiglio federale – l’iniziativa impedirebbe ai diversi rami dell’economia di assumere i lavoratori di cui hanno bisogno”. Inoltre e non da ultimo, “l’approvazione dell’iniziativa potrebbe portare alla denuncia dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone”, come per la decisione del 9 febbraio. E ancora, se la riforma venisse approvata, porterebbe a un aumento vertiginoso del numero di frontalieri in tutta la Svizzera. Anche il Parlamento si è espresso in modo chiaro contro Ecopop. Tutti i partiti l’hanno bocciata, persino l’UDC. I democentristi si preoccupano per gli effetti sull’economia, ma soprattutto temono che questa iniziativa possa danneggiare l’attuazione di quella sull’immigrazione di massa. Adrian Amstutz, capogruppo UDC in Parlamento, ha detto chiaramente che “non bisogna dare alla Berna federale l’opportunità di contrapporre un’iniziativa all’altra”. L’Associazione ecologia e popolazione è nata all’inizio degli anni Settanta sull’onda della pubblicazione del libro sui limiti dello sviluppo curato dal Club di Roma. Vi fanno parte attualmente molti professori e accademici che si dicono politicamente neutrali, ma che tendono a privilegiare i diritti della natura rispetto a quelli dell’uomo. È vero che anche in Svizzera il territorio viene sacrificato, c’è troppo cemento e ci sono molte strade, ma contenere la popolazione non significa automaticamente privilegiare uno sviluppo sostenibile. “La qualità di vita – ha detto la ministra Simonetta Sommaruga – non dipende solamente dalla quantità di gente, ma dalla pianificazione del territorio, da un consumo di risorse sostenibile, da un’economia funzionante che garantisca lavoro per tutti”. novembre 2014 La Rivista - 11 Il Panettone perfetto esiste Il miglior Natale è online! www.saporeitaliano.ch La Rivista Europee di Viviana Pansa Tempo di bilanci Un impegno assai gravoso attende la nuova Commissione europea, chiamata da subito a fare i conti con le leggi di stabilità dei Paesi dell’Unione e con il peggioramento degli indicatori economici dell’eurozona. Permane, infatti, il rischio deflazione, mentre non è affatto scongiurato quello della recessione: gli ultimi dati attestano anche per la locomotiva tedesca un arresto sul fronte della produzione industriale, caduta del 5.9% in agosto e dell’1.8% nella zona euro. Ulteriori difficoltà potrebbero determinarsi con la conclusione delle misure messe in campo dalla Federal Reserve per stimolare l’economia statunitense – il contenimento del costo del denaro e l’immissione di liquidità, - riflessione rappresentata anche nel corso dell’ultimo incontro del Fondo Monetario Internazionale a Washington. Qui il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha messo in guardia da facili ottimismi, sottolineando come la ripresa globale sia più debole del previsto, più di quanto si potesse immaginare sei mesi fa. Draghi ha poi invitato i Paesi più in difficoltà dell’area euro a proseguire con le riforme strutturali, evidenziando come in seguito gli sforzi sul fronte del consolidamento dei bilanci potranno essere attenuati, a patto di non vanificare i risultati raggiunti. Se dal fronte tedesco continua la rigidità sul mantenimento degli impegni presi con il Patto di stabilità – la cancelliera Angela Merkel ha ribadito al Bundestag ancora una volta la necessità che tutti i Paesi sottoscrittori rispettino il Patto e non sembra raccogliere i suggerimenti di interventi utili allo stimolo di investimenti e consumi interni, – Francia e Italia spingono sulla flessibilità. La Francia ha annunciato che sino al 2017 non riporterà il suo deficit – che oggi sfora già il 4% - al di sotto del 3%: la Finanziaria 2015 contiene misure in linea con un deficit del 4.4%, che resterà probabilmente invariato l’anno prossimo per scendere poi nel 2016 al 3.8 e nel 2017 al 2.8%. “Garantiamo serietà ma diciamo no all’austerità” – ha detto il ministro delle Finanze Michel Sapin, che assicura comunque l’impegno sul fronte del “consolidamento dei conti”, testimoniato da un taglio della spesa pubblica di 50 miliardi di euro da oggi al 2017. Una scelta che la cancelliera Merkel ha già dimostrato di non condividere, avvertendo sul fatto che non si possa dire oggi di aver superato la crisi, e disapprovata dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, mentre arriva l’appoggio da parte del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, che ricorda a più riprese come l’obiettivo deficit/Pil al 3% sia oggi anacronistico e come nessun Paese debba essere trattato come uno “studente” – il riferimento è al commento della cancelliera secondo cui “i Paesi devono fare i loro compiti”. Ma a risentire della decisione è stato in primo luogo il francese Pierre Moscovici, designato al ruolo di Commissario europeo agli affari economici e monetari del nuovo esecutivo targato Jean-Claude Junker, bersagliato in quegli stessi giorni da critiche e domande nel corso della sua audizione al Parlamento europeo. “Cosa farò di fronte al mio Paese d’origine? Regole, niente altro che regole – ha affermato Moscovici; - sono qui per garantire la nostra funzione di controllori del bilancio e se un Paese non soddisfa gli obblighi del trattato e si trova sotto procedura come la Francia, io continuerò con la procedura”. Insistendo dunque sull’applicazione delle regole piuttosto che su di una loro ridiscussione, il socialista francese sembra tracciare una traiettoria di continuità con la Commissione uscente e del resto anche Junker non ha lasciato sino ad oggi intravedere margini di manovra differenti se ribadisce che le decisioni di Moscovici dovranno passare al vaglio del finlandese “rigorista” Jyrki Katainen – commissario per gli affari economici e monetari nella Commissione uscente e vice presidente nel nuovo esecutivo - e del vice presidente Valdis Dombrovskis, commissario per l’Euro e il dialogo sociale. Circostanze eccezionali sono poste alla base anche della legge di stabilità italiana – una manovra in deficit di 11 miliardi di euro – e del rinvio del pareggio di bilancio al 2017. Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan richiamano i tre anni di recessione trascorsi – il periodo di difficoltà più lungo che si ricordi almeno dagli anni Settanta, - sottolineando come il vincolo del deficit al 3% verrà comunque mantenuto, anche se la correzione strutturale sarà dello 0.1% invece che dello 0.7% inizialmente richiesto. “Non abbiamo alcuna preoccupazione per il giudizio dell’Europa – afferma Padoan. “Con Bruxelles – ha assicurato - va avanti un dialogo assolutamente cordiale e costruttivo. Stiamo interpretando le regole del Patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: il quadro macroeconomico e l’ambiziosissimo programma di riforme. Il governo rispetta i vincoli sul rapporto deficit-Pil richiesti dalla Ue. Noi non facciamo deficit, lo riduciamo gradualmente pur in un contesto di recessione”. Se una buona notizia arriva da Moody’s, che definisce solida la situazione del nostro bilancio e promuove a pieni voti il Jobs act per il rilancio dell’occupazione, permane l’irrequietezza dei mercati, che non risultano rassicurati neppure dalle misure straordinarie annunciate da Draghi al termini del vertice della Bce a Napoli – in particolare l’acquisto di strumenti finanziari e obbligazioni fino a 1000 miliardi di euro nei prossimi due anni, liquidità che il sistema bancario dovrebbe a sua volta trasmettere alle imprese. Ben poco potrà questa volta la Bce se con l’aggravarsi della situazione Paesi come Francia, Italia e Germania continueranno a non avere un piano comune e coordinato su come fronteggiare la crisi, se continueranno a diffidare l’uno dell’altro e ad agire anche a scapito l’uno dell’altro, rischiando così di affossare definitivamente la moneta comune. novembre 2014 La Rivista - 13 La Rivista Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza La grande guerra, origine di ogni male italiano? Al Museo nazionale del Risorgimento Italiano a Torino si trova la più importante collezione di cimeli dell’epopea risorgimentale. L’allestimento precedente a quello attuale includeva una sezione dedicata alla prima guerra mondiale intesa allora come la “quarta guerra d’indipendenza” ovvero l’ultimo conflitto che portò all’unificazione politica della penisola. La prima guerra mondiale fu un periodo di frattura profondissima nella società italiana di cui portiamo ancora oggi gli strascichi. Il Fascismo trovò l’appoggio iniziale in quel gruppo di reduci della guerra allora rilevante nella società italiana. 650’000 caduti e quasi 590’000 vittime civili senza contare i mutilati erano oltre il 3 per cento della popolazione dell’epoca, 35 milioni. L’impatto sulla percezione dello Stato italiano, del recente Regno d’Italia, da parte della popolazione fu devastante. Lo stato sabaudo non si aprì alla socialdemocrazia e impedì che le istanze operaie e contadine venissero canalizzate in maniera pacifica e istituzionale. Dall’episodio delle cannonate del generale Bava Beccaris a Milano nel 1898 contro i contadini al massacro del fronte passano una quindicina d’anni. Erano anni in cui l’Italia aveva una popolazione semianalfabeta e contadina in cui il senso d’identità nazionale e il civismo non nascevano di certo sotto i migliori auspici. Alla fine della Prima Guerra Mondiale la cartina politica dell’Europa e del Medio Oriente fu profondamente modificata. Il crollo dell’Impero Asburgico, dell’Impero Ottomano e di quello tedesco imposero la ricerca di un nuovo assetto ai loro territori e alle loro colonie. Il risultato fu che le potenze vincitrici imposero alla Germania la rinuncia alle proprie colonie in Africa e in Estremo Oriente. Allo stesso modo, al posto dell’Impero Ottomano sorsero in Medio Oriente una serie di Stati sotto il controllo della Francia o della Gran Bretagna. Per controllare questi nuovi territori si stabilì alla Conferenza di Versailles l’istituto giuridico del mandato. Secondo l’impostazione del Presidente americano Wilson, i popoli coloniali della Germania e i nuovi Stati sorti dall’impero ottomano, dovevano essere affiancati nel loro percorso verso l’autogoverno da una potenza europea. Oppure, se il livello di sviluppo politico non era tale da prospettare l’indipendenza, la potenza mandataria avrebbe governato il territorio con l’obiettivo di dirigere la creazione e il funzionamento delle istituzioni politiche. All’Italia, pur essendo tra i paesi vincitori della guerra, non fu assegnato nessun mandato né in Estremo Oriente né in Africa né tanto meno in Estremo Oriente. La Francia in Medio Oriente ebbe in mandato la Siria e il Libano, mentre la Gran Bretagna ebbe la Palestina e l’Irak. La Turchia nel 1923 diventò una repubblica laica indipendente sotto la guida di Mustafa Kemal. L’isola di Rodi e l’Arcipelago del Dodecaneso continuarono a essere territorio italiano sia dopo il trattato di pace di Versailles sia dopo il trattato di pace di Sèvres che stabilì le frontiere turche. La presenza italiana a Rodi risaliva al 1911, anno della guerra di Libia contro l’impero ottomano, durante la quale fu occupata l’isola. La Tripolitania e la Cirenaica furono, infatti, conquistate durante il Governo Giolitti in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. La preparazione diplomatica dell’impresa per la ricerca della “quarta sponda” aveva attraversato tutto l’ultimo quarto dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento. Dopo Versailles, l’Italia continuò a mantenere il dominio della Libia. L’invasione della Libia, così come quella dell’Abissinia, nell’ottobre del 1935, aveva avuto lo scopo di cercare un nuovo sbocco per l’emigrazione dall’Italia, ma verso territori sotto sovranità italiana. Inoltre, le ambizioni d’espansione italiana nel Mediterraneo Orientale erano il riflesso di una ricerca di prestigio e di rango di Grande Potenza. L’Italia arrivò in ritardo rispetto alle altre Potenze europee nella corsa coloniale, e l’assetto extra europeo di Versailles e il mancato allargamento dei territori sotto sovranità italiana fuori d’Europa accentuarono la frustrazione dei desideri espansionistici italiani. “La Vittoria Mutilata” fu l’espressione con cui l’opinione pubblica italiana, incitata da Gabriele D’Annunzio, indicava il mancato recapito del Patto di Londra del 1915. In effetti, il Patto di Londra prevedeva per lo schieramento dell’Italia a fianco della Triplice Intesa una promessa da parte della Gran Bretagna per soddisfare le aspirazioni coloniali italiane. L’Italia non riuscì a far valere tale promessa alla Conferenza di Versailles e a negoziare a proprio favore il conferimento di qualche mandato. La ragione fu che il Presidente del consiglio dei ministri dell’epoca, Vittorio Emanuele Orlando, dovette tornare a Roma da Parigi poiché il Parlamento doveva votare la fiducia al suo governo. È chiaro dunque, che l’assenza del capo del Governo a Versailles ridusse la capacità negoziale della delegazione italiana nei confronti degli altri paesi vincitori. [email protected] novembre 2014 La Rivista - 15 La Rivista La seconda Guerra Fredda: un conflitto globale di Paola Vogrich* Dopo la fine della seconda guerra mondiale, le nazioni vincitrici, tra cui Stati Uniti e Russia ,decisero la divisione dell’Europa e due blocchi contrapposti venivano creati separando la Germania in due parti. Le differenze ideologiche, politiche, economiche e sociali erano tali da provocare quella separazione tra Unione Sovietica, con i paesi del blocco comunista, e Stati Uniti con l’Europa occidentale, che ha dominato la storia del secolo passato. Il termine Guerra Fredda era stato coniato per indicare l’impossibilità delle due superpotenze di combattersi direttamente usando i propri armamenti nucleari nei reciproci territori data le conseguente distruzione che ne sarebbe conseguita. La Guerra Fredda indica, quindi, il congelamento delle armi e la strategia del combattimento per la supremazia mondiale in territori di terzi paesi minori, attraverso il sostegno a governi locali ed il supporto esterno a guerre interne spesso sfociate in guerre civili. La crisi dei missili sovietici piazzati a Cuba scoperti dagli Stati Uniti e la comune percezione del rischio di un conflitto nucleare, avevano indotto i due leader, Kennedy e Krusciev a negoziare un accordo e diminuire la tensione. Il ritiro dei missili sovietici da Cuba in cambio del ritiro dei missili americani dalla Turchia era stato il negoziato che aveva evitato un conflitto diretto e consentito a Kennedy di diventare un mito. Il primo attacco politico statunitense alla Guerra Fredda era stato realizzato a Berlino con il mitico discorso del presidente americano Kennedy, seguito a distanza di anni dai presidenti 16 - La Rivista novembre 2014 Le passate ideologie hanno ceduto il passo agli interessi economici di controllo delle fonti energetiche Reagan e Bush in contrapposizione a Gorbaciov. La caduta del Muro di Berlino ed il successivo crollo dell’ Unione Sovietica, è storia nota. Da quel momento i rapporti tra Europa e Russia, Stati Uniti inclusi, secondo le cronache ed i fatti economici, sarebbero stati distesi, al punto da condividere interessi economici internazionali in vari settori. Il quadro geopolitico attuale, in riferimento alla crisi ucraina, ci pone il quesito se ci si trovi in presenza di una ripresa della Guerra Fredda o se questa mai sia terminata e quindi solo sospesa. Un’attenta analisi inquadrata in riferimento ad un mondo globalizzato rispetto il passato, sembra far optare invece, per una terza via e quindi una seconda Guerra Fredda, questa volta di natura globale. Più nel dettaglio, di una guerra economica in atto, all’interno di una dinamica in cui i due protagonisti hanno ampliato i limiti e confini del conflitto rispetto il passato. Interessi economici e controllo delle fonti energetiche Non poteva essere diversamente, considerato che in un mondo globalizzato in cui le passate ideologie hanno ceduto il passo agli interessi economici di controllo delle fonti energetiche e di fornitura ai paesi dell’Unione Europea da parte delle due superpotenze, le tensioni in zone di conflitto, non potevano che provocare ritorsioni economiche. Major companies sono di fatto i veri protagonisti, più che i governi e i paesi convolti. Non è casuale di certo il fatto che una crisi così forte sia sorta in Ucraina, paese in cui transita il gas che dalla Russia arriva in Europa e che ciò sia avvenuto a seguito della procedura di ampliamento dell’Unione Europea verso il paese citato, con tutte le conseguenze di politica internazionale che ciò comporta. Non è casuale nemmeno il fatto che a mosse politiche e militari di annessione della Crimea sia seguito un attacco all’economia russa ed alla leadership presidenziale allontanando oligarchi e provocando fughe ingenti di capitali all’estero oltre che minandone l’economia basata di fatto su pochi elementi seppur fonti di immensi guadagni. L’utilizzo delle sanzioni economiche si è rivelata un’arma che ha provocato ricadute catastrofiche ed una escalation del conflitto impensabile per le sue conseguenze finanziarie sui paesi europei alleati, seppur prevedibile. Guerra Fredda quindi perché senza un confronto territoriale diretto, ma che nulla ha a che vedere con la precedente, considerata la globalizzazione e gli interessi energetici, non ideologici o politici, considerate poi le armi usate, puramente economiche. Guerra globale, però. Infatti, non a caso, la prime reazioni hanno portato alla conclusione di un accordo storico per la fornitura di oil/gas alla Cina da parte di Gazprom ed alla fondazione della nuova banca tra Russia, Cina, India, Brasile e Sud Africa. Sede in Cina, primo presidente indiano, colletarli basati su asset tangibili: cioè progetti economici reali di economie dei paesi emergenti (BRIC). Di fatto, considerato che i paesi partner della nuova banca appresentano il 40% della popolazione mondiale, ci si deve chiedere se questo non sia un attacco al dollaro USA, cioè ad una moneta utilizzata per gli scambi commerciali mondiali, ma emessa in un paese con economia basata su un indebitamento molto elevato i cui titoli statali peraltro, sono in gran parte in mano cinese. La posta in gioco è il mercato Un conflitto economico globale quindi: si pensi al fatto che anche il Giappone si è unito alle sanzioni emesse dall’Europa e La Rivista Il quadro geopolitico attuale, in riferimento alla crisi ucraina, ci pone il quesito se ci si trovi in presenza di una ripresa della Guerra Fredda o se questa mai sia terminata e quindi solo sospesaagli interessi economici di controllo delle fonti energetiche Stati Uniti contro la Russia. Si pensi anche che le società globalizzate hanno sedi e filiali in ogni paese del mondo: è il mercato il vero bersaglio e la vera conquista. Uno scenario in cui la Francia non interrompe i contratti di fornitura bellica alla Russia date le penali pesantissime, in cui l’India tace visti i rapporti commerciali con la Russia ed in cui sono iniziate le ritorsioni impedendo importazioni di prodotti europei in Russia ed il sorvolo della Siberia da parte delle principali compagnie aeree europee per raggiungere l’Asia. Il crollo in borsa dei titoli delle major russe e di quelle loro collegate è il primo segnale dei danni che la guerra economica sta provocando a livello globale. Di certo, infatti, non è in Ucraina che viene realmente combattuta, bensì nelle borse mondiali, nelle banche internazionali, nelle major companies sotto controllo anche politico e nei punti chiave delle economie dei vari paesi coinvolti. I disoccupati, i risparmiatori, gli investitori, le famiglie, saranno le vittime di questo conflitto in cui non si sa chi sia il più forte e cioè, se sia forte chi detiene le risorse energetiche per riscaldare milioni di persone o chi utilizza sanzioni economiche. Con un’osservazione però: la neve ,il ghiaccio ed il freddo, non sono mai stati buoni alleati nella storia dei passati conflitti europei. Napoleone Buonaparte non è stato l’unico a verificarlo. Anche la Germania, oggi così sicura nelle sue sanzioni, ha provato l’esperienza di aver combattuto con gli ultimi ragazzi tedeschi, il ghiaccio russo. Gli italiani con gli arti congelati, sono ritornati a piedi in un cammino durato anni e mai finito. Non sono necessari commenti alle riflessioni che la storia ci porta a ricordare e che dovrebbero farci pensare. La soluzione negoziata di una guerra economica Come detto, la tensione Kennedy-Kruscev è finita con un negoziato in cui la Russia aveva accettato di ritirare i missili da Cuba e gli Stati Uniti dalla Turchia. La catastrofica portata nucleare del conflitto con le sue letali conseguenze era stata percepita dai due leader. La guerra tra le due superpotenze mondiali era ideologica in primis: democrazia, oro, gloria, libertà, proprietà privata, libero mercato, valori patriottici e trionfalismo contro comunismo, soppressione della proprietà privata, eliminazione di ogni iniziativa soggettiva, capitalismo statale, controllo capillare delle menti e di ogni cittadino, chiusura entro confini invalicabili, eliminazione di ogni forma religiosa e forte ideologia sulla vittoria del popolo contro il capitalismo. Il primo attacco politico alla guerra fredda perpetrato da Kennedy a Berlino con un mitico discorso intriso di valori era stato il primo passo verso l’abbattimento del muro di Berlino. L’abbattimento del muro di Berlino, frutto di negoziati USA -Russia con diversi leaders ha permesso una Germania unita in un’Europa democratica e prospera. Oggi, in un contesto globalizzato in cui a fronte di sanzioni economiche in qualche giorno è stato aumentato il potere negoziale della Russia con la firma di forniture di gas e petrolio alla Cina, stringendo alleanze ancora più forti in campo economico e militare, considerata poi la creazione di una nuova banca (BRIC) tra paesi emergenti, è chiaro che la spinta degli interessi economici abbia preso il posto di ogni lotta ideologica, dottrina politica non meramente speculativa. Poiché in apparenza sulle terre del South Stream e nel contesto delle pipeline con conseguente trasporto e vendita di oil and gas,si gioca la partita dell’influenza egemonica delle forniture energetiche tra Russia e Stati Uniti verso l’ Europa, è su questo piano che dovrebbe essere trovata una soluzione alla guerra economica in atto. Una soluzione negoziale che permetta la condivisione di interessi in joint venture tra major companies russe e americane con partecipazione europea nel settore oil and gas nelle aree che partono dalla Ucraina fino alla Slovenia sembra l’ unica via possibile per eliminare il conflitto di interessi dei due colossi su un mercato di riferimento. La creazione di uno stato ucraino libero dopo un vero e controllato referendum in cui il popolo possa esprimersi scegliendo tra un paese unico o diviso in due parti su modello Cechia e Slovacchia o Slovenia/Croazia/Serbia ed ex repubbliche iugoslave potrebbe essere l’opzione migliore anche a livello internazionale. La rimozione di ogni armamento come di ogni esercito che non sia di pura difesa su modello svizzero e la creazione di una zona di libero mercato tax free che liberi la popolazione dalla povertà in modo rapido ed autonomo appare essere una via facilmente percorribile. Non un negoziato di posizione quindi, ma basato esclusivamente sugli interessi economici/energetici in gioco con la creazione di una zona condivisa sotto l’aspetto degli interessi energetici tra USA, Russia ed Unione Europea con la creazione di uno stato ucraino (o due) democratico e sviluppato. Ciò al fine di evitare che altri inverni distruggano ogni possibile opportunità di crescita in contesti globali di povertà e crisi finanziaria, per motivi che, forse, infine, ben guardando, hanno scarso valore in rapporto agli alti rischi che l’umanità si trova a dover ancora sopportare. *Avvocato cassazionista, Avvocato specializzato in business law su transazioni internazionali novembre 2014 La Rivista - 17 © Inter IKEA Systems B.V. 2014 Giorni di festa da trascorrere insieme. La Rivista A Firenze gli Stati generali della Lingua Italiana nel Mondo L’italiano nel mondo che cambia di Giangi Cretti La cornice è prestigiosa. Il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, con i grandiosi affreschi del Vasari, è lo scenario mozzafiato in cui prendono avvio gli Stati Generali della Lingua italiana nel Mondo, iniziativa organizzata dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) in collaborazione con Miur e Mibact per fare il punto sul sistema di promozione della nostra lingua all’estero, alla luce di nuovi scenari globali e di una più matura consapevolezza delle potenzialità che essa riveste per il nostro Paese. Basterebbe questo come monito per tutti coloro che si dondolano su dubbio amletico che li induce pensosi ad interrogarsi se lingua e cultura siano o non siano un connubio inscindibile. Nell’attesa, in questa sala una cosa è certa: lingua è cultura. I numeri L’avvio è a spron battuto (“bisogna recuperare il ritardo”, ripeteranno come un mantra tutti i moderatori che via via si succederanno, ovviamente senza riuscire nell’intento). I numeri, i soliti, si snocciolano con enfasi milionaria: 4,5, 80, 250. 4,5 milioni gli italiani all’estero, 80 milioni gli italo-discendenti, 250 quelli che Piero Bassetti ormai da parecchi anni chiama italici, cioè coloro che anche se non in senso etnico o nazionale, si riconoscono nella nostra cultura e lingua. 83 sono Istituti Italiani di Cultura che promuovono la cultura italiana all’estero; 140 istituzioni scolastiche italiane sparse in giro per il mondo; 400 le Dante Alighieri; circa 1 milione mezzo di studenti di italiano rilevati da una stima presentata dal Maeci (ma a sorpresa la rilevazione non comprende i dati della Svizzera); 700 milioni gli euro spesi ogni anno da studenti stranieri in Italia. Più in là in una tavola rotonda conclusiva l’Ambasciatore Cristina Ravaglia ricorderà che dal 2007 ad oggi i fondi erogati dal Mae (oggi diventato Maeci) tramite la sua Direzione generale (per gli italiani all’estero e politiche migratorie) a sostegno dell’insegnamento della nostra lingua all’estero sono stati tagliati dell’80%, mentre Tommaso Conte (CGIE) ricorderà che il numero degli insegnanti di ruolo (inviati da Roma a costi Maeci) con il taglio di 148 unità previsto per l’anno prossimo, nel giro di 4 d’anni è quasi dimezzato: da 1024 a 624. Di numeri (gonfiati), anche l’accenno al ruolo della stampa italiana all’estero, evocata solo in conferenza stampa (e di sorvolo in una tavola rotonda sull’italofonia all’estero) che secondo il sottosegretario Mario Giro, consta di 400 (magari) riviste e giornali in lingua italiana, che “in questi giorni si stanno attivando per le elezioni dei Comites” e che, per il sottosegretario, sono chiamati ad innovarsi, attraverso i nuovi strumenti di Internet. Le classifiche e le percentuali I numeri li dà anche Dacia Maraini. Quando ricorda, soddisfatta, di aver assistito a Seul ad un’opera verdiana con un pubblico entusiasta composto da oltre 3000 giovani coreani. Ma anche quando annuncia, rammaricata, il nostro servilismo nei confronti dell’inglese: nel nostro lessico famigliare gli anglicismi ricorrono nella misura del 77% (del 22% in Francia, del 42 in Spagna del 47 in Germania). Chiaro sintomo, di misconoscenza della lingua: più la conosci e meno senti il bisogno di imbastardirla, dice la scrittrice, che conclude: se parli male, comunichi male e pensi male; la limpidezza della parola è strettamente correlata alla limpidezza del pensiero. Sono questi i numeri (non tutti ovviamente) che consentono di stilare graduatorie: la nostra diaspora è la seconda al mondo, dopo quella ebraica; l’italiano è la quarta (qualcuno, non si riesce ad appurare se meglio o peggio informato, dallo stesso pulpito dice la quinta) lingua più studiata al mondo. Detto del quanto, che tutti si son detti convinti sia tanto, meno certezza c’è stata sul come sul perché. In realtà, sul perché ci si è soffermati poco, trovando conforto nel ricordare come l’italiano, che è soprattutto lingua del cuore, viene scelta perché “l’Italia è la prima potenza culturale del mondo”. Un po’ come dire che ha un grande futuro dietro le spalle. Lo stesso che consente al ministro dell’istruzione Stefania Giannini di rievocare i fasti di una lingua, “leggera e senza eserciti” che dal Rinascimento novembre 2014 La Rivista - 19 La Rivista all’Ottocento non ha avuto pari. Non è un caso se il Trattato di pace del 1854, siglato tra Turchia e Russia, fosse redatto in italiano e turco e italiano e russo. Altri tempi. Oggi ci accontentiamo del fatto che in giro per il mondo ci sia tanta simpatia per il nostro idioma, ritenuto, fra tutti, il più musicale, che rimanga pur sempre e per antonomasia la lingua della cultura e che, fatto tutt’altro irrilevante di questi tempi, che si associ a valori di tolleranza ed integrazione. Il che, però, circoscrive il raggio d’azione in cui far spaziare la capacità di individuare come si possa potenziarne la presenza al di fuori dei patri confini. Infatti, reiterati sono stati gli appelli ad utilizzare la musica nelle sue declinazioni colte (un po’ tutti, sindaco di Firenze compreso, hanno suggerito l’opera) ma anche in quelle popolari (su questo si è speso Renzo Arbore), che hanno fatto il paio con le idee di valorizzare la nostra lingua attraverso l’arte. Specifica, a tal fine, la proposta del Sindaco Nardella, condivisa dal ministro Giannini, di creare una sorta di Erasmus delle arti con borse di studio dedicate alle arti che maggiormente sono veicolo dell’italiano, e un investimento sul cinema, con la promozione di scuole di cinema per i giovani da realizzarsi in collaborazione con gli IIC e affiancate da rassegne cinematografiche. Oltre l’arte, un suo spazio se lo ritaglia la gastronomia, considerata un gustoso pretesto per quello che viene presentato come un esempio di insegnamento imprenditorial-creativo: portare i propri alunni da Eataly o da Giovanni Rana a New York a veder come si fanno i tortellini innesca un contagio virtuoso che dai figli si propaga ai genitori e ai nonni, sperando che l’epidemia si diffonda. Di necessità virtù Per il resto si è fatto di necessità virtù. Nel senso che - a fronte del disimpegno eco- 20 - La Rivista novembre 2014 nomico pubblico, appurato che, tutti convenendo, “le nozze con i fichi secchi” sono notoriamente quelle chenessun vorrebbe fare - urge coinvolgere il privato, affinché si assuma la sua buona dose di responsabilità contribuendo con moneta sonante. Ecco allora ricorrente l’affermazione che le aziende italiane svolgono un pezzo di politica estera e contribuiscono alla promozione della cultura italiana nel mondo. Poco importa (ma non alle aziende credo), se per loro natura devono vendere, pertanto della lingua apprezzano soprattutto la funzionalità. E oggi la lingua del mercato sappiamo tutti che non è l’italiano. Non vi è dubbio però che i grandi marchi potrebbero avere un effetto trainante per la nostra lingua, cose che, al momento, non sembrano intenzionati a favorire se non in modo sporadico. E la politica? Indecisa fra cabine di regia e agenzia di coordinamento, ripete il ritornello: dobbiamo fare sistema. Che poi siano parecchi i Ministeri, innumerevoli le Direzioni generali, molteplici gli enti gli istituti, troppe e concorrenziali (malgrado il Cliq) le certificazioni, che, a vario titolo, concorrono ad impedire che l’auspico si concretizzi, sembra essere la condizione che consenta al ritornello di non perdere d’attualità. Allo stesso modo, in cui dal 1971 continua ad apparire dotata di senso l’affermazione che la legge 153 (che da quel dì regola le attività di iniziativa scolastica per l’estero) vada assolutamente e rapidamente riformata. Dopo di che, ha certamente ragione il sottosegretario Giro, quando afferma che dobbiamo smettere di stimare “in maniera insensata il potere di strumenti della comunicazione, in particolari quello di una lingua veicolare comune, perché anche se domani parlassimo tutti inglese, non saremmo per questo più uniti nel mercato delle lingue”. Il nostro errore è pensare di avere una lingua debole, senza per questo condurre una “battaglia contro l’inglese” o altre lingue, ma piuttosto promuovere “un’alleanza tra esse”, inse- rendo la possibilità di scelta nei percorsi scolastici, proponendo “non un ghetto linguistico, ma uno strumento aperto di comunicazione plurale”. Con il sottosegretario, speriamo davvero che la lingua italiana ci “insegni una nuova geografia del mondo, importante oggi in un tempo in cui domina la geopolitica e tutti cercano nuove frontiere di identità. In un mondo di guerre, la frontiera della lingua italiana è pacifica e trasversale”. Anche per questo gli Stati Generali devono dare un impulso alla promozione della nostra lingua, che non si è mai tradotta in politica di potenza né di ingerenza politica. L’obiettivo: “dare e darci consapevolezza di questo strumento, generando uno slancio di iniziative e idee che diano energia a tutto il sistema della promozione linguistica”. L’augurio è scontato e comunque riclicabile: i punti contenuti nel documento conclusivo (che pubblichiamo sulle pagine seguenti) trovino il modo di smettere i panni virtuali delle belle parole per mettere quelli virtuosi delle buone pratiche. La Rivista Stati Generali della lingua italiana nel mondo Il documento conclusivo Gli Stati generali hanno fatto emergere una grande ricchezza e la voglia di partecipare. Hanno offerto spunti concreti, che richiederanno un impegno coeso e coerente ai vari livelli, da quello normativo a quello d’indirizzo politico e, infine, al livello gestionale. Su questi temi il Sistema Paese e oltre, fino ad abbracciare tutta l’italofonia, dovrà misurarsi per impostare azioni strategiche nella consapevolezza dei benefici che esse recheranno all’immagine, all’economia, al turismo all’occupazione e alla posizione dell’Italia nel mondo. Le proposte costituiranno il filo conduttore dell’azione del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI)nei prossimi anni per la promozione dell’italiano nel mondo. I partecipanti alla tavola rotonda “Italofonia: prospettive dall’estero” sul palco del Teatro la pergola che ha ospitato i lavori della seconda giornata 1.Persone Lo sforzo messo in atto per diffondere l’insegnamento della lingua italiana all’estero richiede la presenza di un coerente sistema di valorizzazione di tutti gli operatori linguistici. Proposte: • inserimento dei laureati in didattica dell’italiano per stranieri. Il Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale avvierà da subito un’iniziativa per favorirne l’assunzione da parte di scuole e università straniere, a valere sui contributi erogati in favore delle stesse a sostegno della creazione e rafforzamento di corsi e di cattedre di italianistica. Tale iniziativa terrà conto del progetto pilota già avviato in favore dei corsi locali in paesi di tradizionale presenza delle comunità italiane all’estero; • selezione degli insegnanti. Le specifiche esigenze dell’insegnamento dell’italiano come lingua Amr Salem e Ibinago Kilali David West; lui egiziano lei nigeriana, sono i due giovani vincitori delle olimpiadi dell’italiano hanno racconato la loro esperienze e il loro approccio all’italiano Amr al Cairo e Ibinago a Lagos. seconda richiedono qualificazioni professionali sempre più in linea con gli standard identificati a livello europeo. In tale ottica, verrà avviata l’analisi della normativa vigente in materia di lettori presso le università straniere e di docenti presso gli IIC, con l’obiettivo di avviare la revisione dei requisiti e dei criteri di selezione nei prossimi sei mesi. • Protagonismo dei giovani. Includeremo neo-laureati in didattica dell’italiano per stranieri nei programmi di volontariato civile del 2015 per inserire queste preziose risorse in iniziative concrete all’estero di insegnamento e/o aggiornamento dei docenti. Il Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, d’intesa anche con il Ministero del Lavoro e in collaborazione con le Università, sta identificando le istituzioni locali beneficiarie di tali interventi che, nel 2015, privilegeranno il Sud America e l’Asia sud-orientale; • Mobilità. La possibilità di proseguire in Italia la formazione linguistica o quella accademica costituisce uno strumento prezioso nella diffusione dell’italiano. Nel 2015 in collaborazione con il MIUR favoriremo il rafforzamento del sistema delle borse di studio che ne preveda l’estensione anche ai futuri docenti stranieri di lingua italiana; • Albo e associazione degli Italofoni. Continueremo a censire gli italofoni famosi che hanno imparato l’italiano nelle strutture legate al sistema d’insegnamento italiano, coinvolgendoli nelle iniziative linguistiche e facendone i testimoni locali della prossima settimana della lingua italiana. novembre 2014 La Rivista - 21 La Rivista I partecipanti hanno seguito i lavori della seconda giornata lavori dalla platea del Teatro la Pergola 2.Metodi. L’esperienza maturata e gli spunti che emergono dagli Stati Generali indicano alcuni percorsi di metodo per migliorare l’efficacia e la qualità delle iniziative di promozione. Proposte: • I numeri dell’Italiano nel mondo. La rilevazione degli studenti di lingua italiana realizzata, con criteri innovativi, in preparazione degli Stati Generali sarà aggiornata e approfondita ogni anno e integrata con informazioni sulle motivazioni di chi studia italiano (culturali, professionali, turismo, ecc.). Sarà presentata ogni anno a Firenze durante la settimana della lingua italiana a ottobre. L’obiettivo è di arrivare a costituire per il 2016 un osservatorio della diffusione della lingua italiana nel mondo basandosi sulle esperienze già attuate in alcuni Paesi. • Priorità geografiche. Per rendere la promozione linguistica coerente con gli obiettivi di politica estera, le potenzialità economiche e culturali, nel 2015 individueremo aree prioritarie per il triennio 2015-2017; • Risorse certe. In linea con le priorità geografiche stabiliremo sul triennio le risorse alle associazioni di promozione della lingua italiana nel mondo, tenendo conte delle priorità geografiche e della capacità locali di generare risorse proprie; • Qualità dell’insegnamento e della certificazione. La domanda di lingua italiana richiede una nostra offerta adeguata dal punto di vista qualitativo e riconoscibile per il suo approccio. Nel 2015 22 - La Rivista novembre 2014 verrà avviata, in coordinamento con MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) e Associazione CLIQ, la definizione di modelli di insegnamento dell’italiano all’estero e una maggiore unitarietà della certificazione della competenza linguistica; • In preparazione della prossima edizione degli Stati Generali della lingua nel 2016, realizzeremo una valutazione complessiva indipendente della politica linguistica dell’Italia. 3.Innovazione Dal 2015 verranno attivati nuovi strumenti che si avvarranno del contributo del numero più ampio possibile di attori. Proposte: • “portale” della lingua italiana. Partendo da un censimento dei siti già esistenti, verrà progettata una rete digitale dell’italiano all’estero che fornisca dati su scuole e cattedre di italiano all’estero, su accordi bilaterali in materia di insegnamento e riconoscimento di titoli, su iniziative didattiche, materiale didattico, informazioni al pubblico, ecc. Lo scopo principale è garantire la presenza sul web dell’italiano e garantire con una massima interazione la messa in comune delle esperienze; • Gruppo di lavoro consultivo sulla promozione della cultura e della lingua italiana all’estero. Entro la fine del 2014 sarà convocato un incontro del nuovo gruppo di lavoro, istituito con decreto del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale in collaborazione con MIUR e MiBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), con una riunione allargata che sarà dedicata ai prossimi passi e calendarizzazione della messa in opera delle raccomandazioni del libro bianco; • Nuovi strumenti tecnologici. Nel 2015 verranno definiti programmi a distanza di insegnamento e di aggiornamento-docenti, coerenti con le priorità geografiche. 4.Responsabilità • Restiamo convocati. Il lavoro e l’entusiasmo dei gruppi di lavoro hanno fatto emergere la voglia di restare in contatto e mobilitati per continuare il dibattito. Gli Stati generali e soprattutto i gruppi di lavoro continueranno a incontrarsi con cadenza per valutare lo stato d’attuazione. Vogliamo anche raccogliere tutte le proposte dalla rete mantenendo un confronto interattivo sulla promozione della lingua italiana nel mondo; • Entro il primo semestre 2015, convocheremo una riunione di verifica sulle azione intraprese, sui problemi emersi e sulle ulteriori iniziative da intraprendere. Verranno coinvolti gli interlocutori coinvolti sulle singole questioni (ministeri, università, associazioni, ecc.); • Le attività dei gruppi potranno continuare in maniera aperta, sula rete. • Nel 2016 ci riconvocheremo a Firenze per fare il punto e aggiornare i nostri orientamenti. Firenze 22 ottobre 2014 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 «EY» indica Ernst & Young SA, Basilea, compagnia membro di Ernst & Young Global Limited, Londra, una società a responsabilità limitata di diritto inglese. ED 1015. Stiamo costruendo un mondo che funziona meglio. Facciamolo insieme. In tutto il mondo. Una società ricca di opportunità ha bisogno di un’economia sana. Noi ci impegniamo per entrambe. Con servizi utili alle persone e ai clienti e con misure che generano fiducia. Per un mondo che funziona meglio. Per saperne di più: www.ey.com/ch/ betterworkingworld La Rivista Cultura d’impresa di Enrico Perversi IIl ruolo manager servono davvero? del manager si sta ridefinendo sulla spinta delle nuove generazioni e della nuova realtà delle aziende, la sperimentazione sta introducendo nuove pratiche. Quali responsabilità hanno i nuovi manager? Le aziende tagliano i costi e riducono i livelli organizzativi, anzi hanno iniziato a farlo una decina di anni fa e proseguono ancora oggi. Le imprese nate nell’ultimo ventennio stanno sperimentando una realtà che fino a non molto tempo fa era sconosciuta, quella cioè di una forza lavoro molto competente e tecnica con stili di vita ed aspettative che prevedono tranquillamente di uscire dall’azienda se questa non è in grado di rispondere alle aspettative di soddisfazione personale. I tempi dell’impiego a vita sono definitivamente tramontati, oggi c’è precariato certo, ma anche una mobilità mai vissuta prima, lavorare in un ufficio è sempre meno attraente per chi esce dalla scuola con alti livelli di qualificazione e competenza specialistica. Ci sono però delle eccezioni, che vanno considerate vere e proprie sperimentazioni e che come tali vanno analizzate con interesse per capire i possibili sbocchi futuri. Si parla naturalmente del mondo di internet e delle Società che operano nel suo ambito perché per queste realtà è stato naturale rompere con gli schemi del passato essendo esse stesse il motore della creazione della nuova economia. Mi riferisco alla Silicon Valley ed ai grandi nomi quali Apple, Facebook, Google che sono state nell’occhio del ciclone a causa dell’accordo illegale per non farsi concorrenza sul mercato del lavoro per quanto riguarda i giovani talenti, pratica decisamente non innovativa, ma che la dice lunga sulla criticità delle risorse umane nel perseguimento del successo. Stiamo parlando di crescite rapidissime, profitti record e capitalizzazioni di borsa mirabolanti, per esempio Google in 15 anni ha conseguito numeri come nessun’altra impresa high-tech: 290 miliardi di dollari di valore in borsa, 57 miliardi di fatturato, 44.800 dipendenti. È molto interessante quanto viene raccontato su Harvard Business Review a proposito del progetto Oxygen nato per fornire una soluzione al fatto che tutti i giovani tecnici ad alto potenziale ultra selezionati ritenevano addirittura inutili i manager, aprendo forti interrogativi sul come gestire l’azienda in maniera efficace. Il progetto in sostanza si chiedeva: i manager servono davvero? E quali sono i comportamenti pratici che sostanziano le loro caratteristiche desiderabili? La cultura tecnica di analisi dei dati e utilizzo di algoritmi ha contribuito in maniera decisiva a trovare prove concrete attraverso le analisi sul clima interno, le risposte ad interviste di separazione e le valutazioni delle performance. È stato un lavoro pluriennale di ricerca di correlazioni che ha dimostrato non solo che buoni manager sono decisivi per risultati eccellenti ma ha anche costruito una sorta di guida per il manager efficace di grande valore perché non basata su principi astratti, ma estrapolata dalla pratica quotidiana risalendo alle radici del successo. In Google è in vigore un premio aziendale denominato Great Manager Award basato su nomination espresse dai dipendenti e le analisi hanno provato che esistono 8 comportamenti comuni ai manager che hanno ottenuto punteggi elevati, queste pratiche sono state definite comportamenti-chiave e sono diventati una bibbia per descrivere le responsabilità manageriali e per dare indicazioni concrete di miglioramento. Che fa dunque un buon manager di Google? 1. È un bravo coach 2. Responsabilizza il team e non interferisce con l’attività quotidiana 3. Si prende cura del successo e del benessere personale dei collaboratori 4. È produttivo ed orientato ai risultati 5. Comunica bene attraverso ascolto e condivisione delle informazioni 6. Contribuisce allo sviluppo di carriera dei collaboratori 7. Ha una visione chiara ed una strategia ben definita per il team 8. Possiede competenze tecniche che gli permettono di consigliare il team In Google si è realizzato con successo il ciclo sperimentazione-innovazione-apprendimento che ha consentito di fare concreti passi avanti nel rinnovamento della pratica manageriale e mi sembra molto significativo il fatto che al primo posto tra i comportamenti-chiave richiesti ci sia proprio la pratica del coaching vale a dire un capo che supporta i collaboratori nel raggiungimento dei risultati attraverso il pieno utilizzo del loro potenziale, non insegnando o prescrivendo, ma accompagnando nell’apprendimento e nella condivisione di obiettivi. Si ritrovano quindi molte coerenze: l’alto livello di competenza, la ricerca di risultati sfidanti, la voglia di innovare, addirittura il ridefinire ufficio fisico e orari di lavoro. Si conferma, soprattutto, il fatto che il coaching è un valido supporto per aprire nuove strade e perseguire la crescita. Google ha mostrato una strada possibile partendo da zero, altri settori più tradizionali devono affrontare un cambiamento ineluttabile. [email protected] novembre 2014 La Rivista - 25 Per maggior informazioni sulla collezione TEMPO visitate www.natuzzi.ch NATUZZI STORES: ZÜRICH Talstrasse 9 - DÜBENDORF, Ringstrasse 14 ROTHRIST, Rössliweg 29, ausfahrt46 anche a LAUSANNE & ETOY follow us La Rivista Donne in carriera: Vanessa Ferrari “Il futuro mi vedrà moglie, madre e artista” di Ingeborg Wedel Vanessa - a soli 24 anni - è oggi la ginnasta italiana più titolata di sempre avendo vinto nella sua brillante carriera 15 medaglie tra cui cinque ori ai mondiali ed agli Europei. Quest’atleta. - alta 1.45 pesa 45 kg.- con il grado di Caporal Maggiore fa parte della sezione ginnastica del Centro Sportivo dell’Esercito. Mantenersi in forma è assolutamente necessario, ma richiede sacrifici sovraumani: anche pochi grammi in eccedenza possono compromettere una prestazione. Vanessa si è avvicinata alla ginnastica a soli 4 anni e – praticamente ha vissuto unicamente per questa disciplina: ha dovuto anche sacrificare gli studi: infatti ha solamente la licenza della terza media. Tuttavia lei ama questo mondo magico che le dà tanta soddisfazione. L’impegno che mette in ogni esercizio, specialmente quando vola come una farfalla al centro della pista; in quei momenti esiste solamente il movimento, la bellezza espressa dal suo corpo flessuoso e - alla fine- gli applausi scroscianti la ripagano di ogni sacrificio. Dopo aver conquistato l’ultima medaglia d’oro, con il punteggio l4’8OO in “condominio” con l’atleta rumena Larire Andreea Lordache, lo scorso mese di maggio, a Sofia in Bulgaria, le abbiamo chiesto se si sentisse più vicina a RIO 2016. Ci ha risposto che - nella ginnastica artistica - bisogna fare un passo alla volta. Gli impegni sono tanti: “però se continuo a sentirmi bene sia fisicamente che mentalmente sono sicura. di poter conseguire I risultati prefissati”. Finita la carriera agonistica, ci ha confidato che di avere le idee molto chiare: vuole sposarsi e costruire una famiglia e nelle stesso tempo girare il mondo e magari fare degli spettacoli con il Circo Soleil. “Dunque il futuro mi vedrà moglie, madre e artista!” Per il resto, alle nostre consuete domande ha risposto così: “Per chi come me viene dal mondo sportivo non esistono disuguaglianze tra uomini e donne. Inoltre in seno all’esercito, questa mia condizione non è mai stato un problema ma un valore aggiunto”. Quanto tempo è trascorso prima che si sentisse apprezzata come militare? I miei risultati sportivi hanno fatto sì che io fossi immediatamente apprezzata in ambito militare che è comunque un mondo eterogeneo in cui non vedo, come detto, grandi differenze. Non ha incontrato particolari difficoltà? A parte quelle sportive, nessuna. Non ha mai percepito diffidenza nei suoi confronti? per ottenere vantaggi, ma questo dura poco se alla base non ci sono caratteristiche di intelligenza e personalità tali da rendere la seduzione un effettivo valore aggiunto. Qual è stata la soddisfazione maggiore? Ottenere per proprie capacità quegli stessi spazi che per vecchia tradizione non più facilmente riscontrabili, sono considerati per lo più maschili. C’è diversità di trattamento verso i sottoposti femminili rispetto a quelli maschili? Anche in quest’ambito non ho trovato particolari soprusi, piuttosto un continuo voler aiutare i propri sottoposti, maschili o femminili che siano, a rendere al meglio nel proprio lavoro. Non credo che oggi esista una particolare diffidenza verso la donna, ma più genericamente può esistere verso coloro che non si dedicano pienamente al proprio lavoro. A che cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi professionalmente? In quanto donna soldato ha incontrato particolari ostacoli? Quali riesce ancora a praticare. Come atleta non ho esperienza diretta della vita di caserma, ritengo però che la problematica sia esclusivamente di natura fisica. Un po’ alla famiglia, alla vita privata e soprattutto a miei hobbies. Sport soprattutto e musica. Ci sono svantaggi o vantaggi che derivano dal suo essere donna in ambito militare? Gli svantaggi ritengo siano, come detto prima, solo fisici, mentre i vantaggi sono quelli dati dalle caratteristiche tipiche della donne, come sensibilità e intuito Privilegi? Non esistono privilegi in ambito militare. Nel suo ambiente quanto conta l’arte della seduzione anche allo stato inconscio? È indubbio che proprio inconsciamente la donna possa usare l’arma della seduzione novembre 2014 La Rivista - 27 La Rivista Burocratiche di Manuela Cipollone Contributi per i periodici italiani editi all’estero Rinnovo dei Comitati degli Italiani all’estero (comites) Lavoratori frontalieri italiani in Svizzera Il regolamento sui contributi per stampa periodica italiana all’estero, le nuove elezioni dei Comites, il lavoro frontaliero degli italiani in Svizzera. Anche nel mese appena trascorso, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale provvedimenti molto attesi. È entrato in vigore il 7 ottobre il nuovo regolamento recante “Criteri e modalità per la concessione dei contributi a favore dei periodici pubblicati all’estero e delle pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero, a norma dell’articolo 1-bis del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 103”. Chi ha diritto hai contributi Datato 11 agosto e registrato alla Corte dei conti il 12 settembre scorso - firmato dal Presidente Napolitano, dal Premier Renzi e dai Ministri degli esteri e della giustizia, Mogherini e Orlando – il regolamento è composto da sette articoli, in cui si stabilisce chi ha diritto ai contributi e come fare per richiederli. L’articolo 1 definisce l’ambito di applicazione del Regolamento, spiegando che i destinatari del provvedimento sono i periodici italiani pubblicati all’estero da almeno tre anni e le pubblicazioni con periodicità almeno trimestrale edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero da almeno tre anni, anche tramite abbonamenti a titolo oneroso per le pubblicazioni online. In base a quanto previsto dalla Riforma dell’editoria approvata dal parlamento nel 2012, a valutare chi ha 28 - La Rivista novembre 2014 diritto ai contributi sarà una Commissione - istituita con decreto del Presidente del Consiglio – composta da 17 membri in rappresentanza della Presidenza del Consiglio, del Ministero degli Esteri, della Fusie, delle associazioni nazionali dell’emigrazione, del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. I contributi – recita l’articolo 3 – dovranno essere presentati entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento dei contributi. Questo termine quest’anno - prima applicazione del nuovo regolamento – scadrà il 7 gennaio 2015. Per i periodici pubblicati all’estero le domande devono presentate alla rappresentanza diplomatica o consolare italiana territorialmente competente; saranno i Consolati a trasmettere la richiesta alla Presidenza del Consiglio entro il 30 maggio di ogni anno. Varia la documentazione da allegare alla richiesta, atta a certificare l’esistenza, la diffusione, la vendita e l’interesse dei contenuti di ogni testata. Una volta accertati i requisiti stabiliti, il regolamento stabilisce come ripartire i contributi tra gli aventi titolo. L’articolo 6, in particolare, prima definisce le quote spettanti ai periodici editi all’estero e a quelli editi in Italia, ma destinati all’estero, specificando poi – al secondo comma – che la ripartizione dipenderà anche in base alla contribuzione “in modo significativo alla promozione del sistema Italia all’estero” e alla “consistenza informativa di particolare rilevanza”. La Commissione considererà poi la diffusione del periodico presso la comunità, il suo apporto alla diffusione della lingua e della cultura italiana; quanto alle nude cifre, verranno tenuti in conto il numero di copie di effettive uscite, documentate nel corso dell’anno; il numero di pagine pubblicate per ciascun numero; il numero di copie vendute - anche in formato digitale a fronte di corrispettivi o abbonamenti rispettivamente documentati. Tutti i moduli necessari a compilare la domanda sono stati pubblicati dalla Fusie (Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero) sul proprio sito web, www.fusie.it. Atteso da 5 anni Atteso ormai da 5 anni il decreto che ha indetto le elezioni dei Comites, in regime di prorogatio dal 2009. L’ultima elezione dei Comitati risale, infatti, al 2004: una serie di rinvii variamente motivati – poche risorse disponibili, attesa di una riforma generale degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero – di fatto hanno raddoppiato la normale durata degli eletti 10 anni fa. Il provvedimento è stato inserito dal Governo, non senza polemiche, all’interno del decreto che proroga le missioni internazionali. All’articolo 10, il decreto – convertito in legge – in vigore dal 4 ottobre, stabilisce che per queste elezioni il voto dei connazionali si svolgerà ancora per corrispondenza – invece che attraverso il voto elettronico – ma riceveranno il plico con il materiale elettorale solo se ne faranno richiesta, iscrivendosi nell’elenco predisposto in ogni Consolato. La richiesta di iscrizione deve essere presentata entro il 19 di questo mese di novembre, cioè entro 30 giorni prima della data stabilita per le votazioni, che è il 19 dicembre. Rispetto alla prima versione dell’articolo, il termine per l’iscrizione – inizialmente fissato a 50 giorni prima delle elezioni – è stato allungato in ragione dei tempi stretti imposti a queste elezioni. La legge stabilisce anche che compito degli uffici consolari sarà anche quello di dare “tempestiva comunicazione” dell’obbligo di iscriversi attraverso mezzi ufficiali – come i siti web istituzionali – ma anche “tramite ogni altro idoneo mezzo di comunicazione”. Per le elezioni dei Comites – recita l’ultimo comma dell’articolo 10 – il governo ha stanziato 6.946.878 euro. acquisiti direttamente dalle autorità italiane presso quelle svizzere”. L’articolo 3 spiega inoltre che i comuni aventi diritto alla ripartizione sono quelli “il cui territorio sia compreso, in tutto o in parte, nella fascia di 20 km dalla linea di confine con l’Italia dei tre cantoni del Ticino, dei Grigioni e del Vallese”. Il decreto ministeriale sottolinea, infine, che “le somme attribuite saranno utilizzate per la realizzazione, completamento e potenziamento di opere pubbliche di interesse generale volte ad agevolare i lavoratori frontalieri, con preferenza per i settori dell’edilizia abitativa e dei trasporti pubblici”. Sul piano internazionale, segnaliamo infine, che è entrato in vigore l’11 ottobre il ddl che ratifica alcune modifiche all’Accordo di sede tra l’Italia e l’UNIDROIT - Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato – siglato nel 1967 ed emendato nel 1995. Ripartizione dei ristorni fiscali È stato firmato dal Ministro dell’economia Padoan il decreto sui “Criteri di ripartizione e di utilizzazione delle somme dovute dai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese, a beneficio dei comuni italiani di confine, per gli anni 2012 e 2013”. In sei articoli il decreto elenca quali comuni hanno diritto a queste somme, posto che “ai fini della rilevazione della situazione del frontalierato esistente in ciascun comune, si assumono i dati rilevati dalle competenti autorità dei Cantoni del Ticino, dei Grigioni e del Vallese alla data del 31 agosto del 2012 e 2013. I dati sono Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Un angolo di quiete nel centro storico • A due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro • Al RISTORANTE BELISARIO sfiziosa cucina italiana • Il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo • R. H. Wirth N.A. Labhart (gen. Mgr.) 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Ginevra | Losanna | Crans-Montana | Zurigo | Milano | Monaco | Parigi | Lussemburgo | Nassau | Panama | Singapore | Hong Kong La Rivista Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio Il segreto bancario svizzero e il reato di autoriciclaggio italiano: prove di armonizzazione all’insegna dello scambio di informazioni fiscali La comprensione del “segreto bancario” svizzero, legato a doppio filo al sistema bancario, passa attraverso la lettura del primo comma dell’art. 47 della l. f. sulle banche e le casse di risparmio (1934) secondo cui: 1) è punito con pena detentiva sino a 3 anni o con una pena pecuniaria chiunque intenzionalmente rivela un segreto che gli è confidato o di cui ha notizia nella sua qualità di membro di un organo, impiegato, mandatario o liquidatore di una banca o in una società di audit; 2) ovvero tenta di indurre a siffatta violazione del segreto professionale. Il segreto bancario, concepito come un segreto professionale è, tuttavia, parziale poiché esiste l’obbligo per gli istituti di credito di collaborare e consegnare tutta la documentazione richiesta dalla magistratura in caso di attività criminali, processi penali, procedimenti di esecuzione forzata e di frode fiscale. Il diritto di accedere alle informazioni bancarie vale anche, a prescindere che il reato sia commesso in Svizzera o all’estero, per le autorità estere in virtù di trattati come la Convenzione europea di assistenza giudiziaria penale (CEAG) oppure della legge federale sull’assistenza internazionale in materia penale (AIMP). Nonostante i confini dianzi indicati e la Convenzione di regolamento delle banche adottata dai banchieri elvetici per garantire la legalità delle operazioni effettuate, il segreto bancario è divenuto sinonimo di evasione fiscale e di frode nei confronti di Stati la cui tassazione è più alta di quella svizzera. Poiché parlare di comportamenti penalmente rilevanti lascia, di fatto, scoperti ampi settori di attività eticamente non accettabili ma non definibili “illeciti”, l’Europa ha spostato l’attenzione sulla necessità dello “scambio di informazioni fiscali”. In quest’ottica, la Svizzera, decidendo di allinearsi alla volontà dell’UE e adeguandosi alle linee guida dell’OCSE ha deciso di porre fine al segreto bancario per il 2017. Nonostante la decisione, il processo è lungo e tormentato se si tiene conto che già 117.000 svizzeri hanno sottoscritto la proposta di referendum per votare sulla “protezione della sfera privata” di cui il segreto bancario rappresenta espressione. Nel rapporto con l’Italia, il poter contare sullo scambio di informazioni rende attuale il processo di voluntary disclosure (autodenuncia volontaria) che consente da un lato di dichiarare le proprie sostanze e dall’altro di evitare di essere perseguiti per il reato di autoriciclaggio (il riciclaggio di denaro compiuto dalla stessa persona che ha ottenuto tale denaro con mezzi illegali) ora introdotto nel codice penale italiano. È utile precisare che il reato non si estende a chi usa le risorse provenienti da delitto per proprio godimento, ma si applica a chi ricicla per nascondere la provenienza illecita di risorse provenienti da delitti da lui stesso commessi. Va da sé che lo scambio di informazioni, istituto molto più ampio del reato citato, non riguarda esclusivamente i proventi di attività illecita o i guadagni da questa derivanti, ma si estende anche a somme fatte espatriare per i motivi più disparati (come un’eredità non più rientrata). L’obiettivo è impedire (seguendo l’esempio della normativa FATCA applicata in America) ai cittadini di detenere altrove beni non dichiarati nel proprio Paese. D’altro canto, l’aggravarsi della crisi finanziaria degli Stati sta imponendo lo scambio automatico generalizzato di informazioni fiscali su larga scala come standard globale vincolante tra le amministrazioni. La fine del segreto bancario ne è dunque discendente. Lo scambio automatico delle informazioni fiscali si estenderà dagli interessi sui risparmi (già acquisito nella UE) ai redditi da lavoro, alle rendite immobiliari, a quelle derivanti dalle assicurazioni vita, pensioni e ora si applicherà anche ai dividendi, ai guadagni di capitale, agli interessi sui conti bancari. La Svizzera con la seduta dell’8.10.2014 del Consiglio Federale ha di fatto deciso definitivamente sui mandati di negoziazione per l’introduzione del nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale con gli Stati partner. Il quadro indica che le possibili alternative ad un sistema sempre più stringente oltre ad essere esigue sono a tempo: l’uso del denaro per acquistare direttamente beni non tracciabili dovrà fare i conti con la riduzione della circolazione del contante e la decisione di spostare la residenza fiscale dovrà essere effettiva, pena la futura introduzione nelle Convenzioni tra gli Stati di norme che considerino il passato del cittadino che si è trasferito. D’altro canto, lo stesso ricorso ai Paesi che ora intercettano il flusso dei capitali irregolari è a termine: se non è sufficiente il monito della Comunità Internazionale, rappresentano un buon deterrente l’instabilità di quei sistemi politici, o la mancanza di sicurezza, trasparenza ed efficienza dei mercati e, non in ultimo, di certezza del diritto. Ciò che appare non equo è l’indiscriminata persecuzione delle somme detenute all’estero sia che siano frutto di reato sia che abbiano provenienza lecita. Tuttavia, l’operazione dimostra chiaramente che l’intenzione degli Stati è, più che di sconfiggere l’evasione internazionale, di rientrare in possesso di ogni disponibilità economica detenuta fuori dai rispettivi confini. [email protected] [email protected] novembre 2014 La Rivista - 31 Precisione svizzera e flair italiano… La MAT TRANSPORT SA è una società di prima categoria specializzata in soluzioni logistiche e di trasporto. Vi facciamo beneficiare di oltre 60 anni di esperienza e professionalità nel campo della logistica e vi offriamo la certezza di sapere la propria merce in buone mani. MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com La Rivista Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Deducibilità fiscale di perdite realizzate all’estero per le persone fisiche residenti in Svizzera Quando e come una persona fisica domiciliata in Svizzera può far valere nell’ambito del suo assoggettamento fiscale illimitato perdite ed eccedenze di costi generate all’estero a riduzione del proprio onere fiscale nel nostro paese? Diverse recenti sentenze del Tribunale Federale svizzero (TF) illlustrano l’attualità del quesito. Uno dei pilastri del nostro ordinamento fiscale riguarda l’esenzione incondizionata di stabilimenti d’impresa e fondi all’estero, esenzione che vale indipendentemente dal tipo di tassazione vigente nel paese straniero in cui questi si trovano. I redditi e la sostanza legati a tali fonti non sono tassati in Svizzera, ma sono presi in considerazione unicamente per stabilire l’aliquota di imposta applicabile ai fattori imponibili nel nostro paese. Secondo l’art. 6 cpv. 3 della Legge sull’Imposta Federale Diretta (LIFD) e le norme corrispondenti dei codici armonizzati cantonali, per eventuali perdite ed eccedenze di costi generate dalle fonti di cui sopra vanno distinte tre categorie: 1. Le perdite ed eccedenze di costi che sono state generate da immobile privato sito all’estero; 2. Le perdite realizzate in un’impresa estera del contribuente organizzata in forma di società di persone; 3. Le perdite realizzate in uno stabilimento estero di un’impresa svizzera organizzata in forma di società di persone. Tutte e tre le fattispecie sono regolate dalla disposizione succitata che recita: “Nelle relazioni internazionali, l’assoggettamento delle imprese, degli stabilimenti d’impresa e dei fondi è delimitato secondo i principi del diritto federale concernente il divieto di doppia imposizione intercantonale. Se un’impresa svizzera compensa sulla base del diritto interno le perdite subite da uno stabilimento d’impresa situato all’estero con degli utili realizzati in Svizzera e lo stabilimento d’impresa registra degli utili nel corso dei sette anni seguenti, si deve procedere a una revisione della tassazione iniziale, fino a concorrenza dell’ammontare degli utili compensati nello Stato dello stabilimento d’impresa; in questo caso, la perdita subita dallo stabilimento d’impresa all’estero è presa in considerazione a posteriori in Svizzera solo per determinare l’aliquota d’imposta. In tutti gli altri casi, le perdite subite all’estero sono prese in considerazione esclusivamente per determinare l’aliquota d’imposta. Sono salve le disposizioni previste nelle convenzioni intese ad evitare la doppia imposizione.” Uno sguardo alla giurisprudenza federale mette in luce limiti e spazi di interpretazione di questa norma apparentemente chiara. Proprietà immobile privata (fondi) all’estero Di questa categoria fa parte la classica casa di vacanza o seconda residenza all’estero. Un’eccedenza di costi è data per esempio allorquando in un periodo fiscale i costi totali per il finanziamento e il mantenimento o risanamento della proprietà superano il suo valore locativo o redditizio. Non trattandosi di un’impresa, vale l’ultima regola della disposizione di cui sopra, secondo la quale eventuali perdite subite all’estero sono prese in considerazione esclusivamente per determinare l’aliquota imponibile. Le stesse non riducono quindi direttamente l’utile imponibile in Svizzera, vanno tuttavia a determinare l’aliquota di imposta applicabile che in Svizzera ricordiamo contraddistinta dal suo carattere progressivo. Illustrativo quindi l’esempio seguente: se un contribuente ha un reddito netto totale di CHF 150’000 ma ha risanato la casa di vacanza all’estero e ha finanziato il tutto con un’ipoteca per un totale di eccesso di costi provati di CHF 150’000, i costi non saranno direttamente deducibili, ma il suo reddito verrà tassato all’aliquota applicabile ad un reddito netto di CHF 0, solitamente quindi allo 0%. Come recentemente confermato dal TF, né l’Accordo sulla libera circolazione né il richiamo alle regole di ripartizione intercantonale giustificano un trattamento ulteriormente generoso e quindi la deduzione effettiva in Svizzera. Impresa estera di un contribuente svizzero organizzata in forma di società di persone Non sono pochi i contribuenti residenti in Svizzera che sono al contempo titolari di società di persone (società in nome collettivo o in accomandita, ma anche una ditta individuale) con sede e stabilimento all’estero ma senza presenza fissa in Svizzera. Un caso classico e che spesso riscontriamo è quello del fondatore estero di un’impresa o di un suo successore che si ritirano o si trasferiscono in Svizzera in vista di nuove attività dopo aver affidato la direzione dell’impresa estera ad un direttore locale. L’importanza di queste partecipazioni può variare, ricordiamo però che per esempio in Germania un gran numero di aziende medio-grandi sono ad oggi organizzate in forma di GmbH & Co. KG grazie al fatto che la legislazione tedesca permette di limitare la responsabilità attraverso l’interposizione della GmbH (Sagl italiana). Per eventuali perdite generate in queste aziende all’estero non solo vale il principio che le stesse vanno prese in considerazione nell’ambito del calcolo dell’aliquota, ma anche quello delle predite pregresse: Contrariamente a quanto sinora praticato da diverse autorità di tassazione cantonali, secondo una recentissima decisione del TF anche le perdite estere degli anni precedenti, se non ancora consumate, possono esser fatte valere in Svizzera per la determinazione dell’aliquota entro il limite legale svizzero di sette anni. Come nell’ambito domestico il principio delle perdite pregresse vale solo per le perdite commerciali, cioè derivanti da un’impresa, ma non per le perdite di carattere privato. Per loro natura, queste perdite commerciali possono essere di consistenza ed importanza assai maggiore di quelle causate da fondi privati. Stabilimento estero di un’impresa stabile Per una persona fisica residente in Svizzera di minore importanza sono le perdite derivate da attività indipendente esercitata in una società di persone con sede in Svizzera e stabilimenti all’estero. Per queste perdite vale non solo la presa in considerazione per la determinazione dell’aliquota d’imposta, ma anche quello della deduzione effettiva, se non che onde evitare una doppia deduzione in Svizzera e all’estero, qualora lo stabilimento estero realizzerà utili nei sette periodi susseguenti all’anno della perdita, in Svizzera la tassazione iniziale farà oggetto di revisione con corrispondente recupero d’imposta. [email protected] novembre 2014 La Rivista - 33 Piano di Accumulo in Fondi Per un risparmio graduale e mirato Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Locarno, Bellinzona, Biasca, St. Moritz, Celerina, Samedan, Pontresina, Poschiavo, Castasegna, Coira, Berna, Basilea, Zurigo, Neuchâtel, MC-Monaco Il Piano di Accumulo in Fondi permette una gestione dei risparmi lungimirante e personalizzata. Con versamenti periodici di limitata entità investe in fondi comuni di Popso (Suisse) Investment Fund Sicav, che le consentono di accumulare un capitale nel tempo. 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In confronto delle azioni ordinarie, le azioni privilegiate danno diritto ai privilegi espressamente concessi dallo statuto originale o modificato. E’ da notare che i privilegi possono essere soltanto di natura economica. Di regola, il privilegio si riferisce alla ripartizione dei dividendi annuali e/o dei dividendi di liquidazione, sempre che vi sia un utile in bilancio o, nel caso della liquidazione, un avanzo che possa essere distribuito (come per le azioni ordinarie, non si possono garantire dividendi alle azioni privilegiate anche nel caso non vi sia un utile o un avanzo). Delle svariate varianti, elenchiamo le due più utilizzate e una terza meno comune, ma non meno interessante, in particolare laddove la SA è una joint venture di un numero limitato di soci: (i) una prima parte del dividendo (ad esempio, i primi CHF 100.000,00) è distribuita alle azioni privilegiate, il resto a tutte le azioni (incluse quelle privilegiate); (ii) alle azioni privilegiate è distribuito un dividendo maggiore (ad esempio, le azioni privilegiate danno diritto al doppio del dividendo distribuito alle azioni ordinarie); (iii) il dividendo delle azioni privilegiate si riferisce esclusivamente all’utile prodotto da uno specifico ramo dell’azienda. Raramente vengono concessi privilegi economici di altro tipo, ad esempio a proposito dell’offerta in opzione di nuove azioni che fossero emesse. L’emissione di azioni privilegiate deve corrispondere a un interesse della SA e non favorire senza motivo singoli azionisti (ad esempio chi detiene la maggioranza del capitale sociale). L’emissione, da parte di una SA che ha già emesso azioni privilegiate, di nuove azioni privilegiate, alle quali si accorda un privilegio in confronto delle azioni privilegiate già esistenti, la modifica o la soppressione di privilegi già previsti nello statuto necessitano sia dell’approvazione dei titolari delle azioni privilegiate esistenti in un’apposita assemblea, sia dell’assemblea generale di tutti gli azionisti, salvo diversa disposizione nello statuto. E’ possibile combinare azioni con diritto di voto privilegiato (descritte nell’ultimo numero de La Rivista) con azioni privilegiate. Azioni vestite di ambedue i privilegi, che si vedono raramente, danno al socio che le detiene una posizione molto influente e importante nella SA. Nelle SA che hanno emesso azioni con diritto di voto privilegiato e/o azioni privilegiate, lo statuto deve assicurare agli azionisti di ogni categoria, comprese le azioni ordinarie, almeno un rappresentante nel consiglio d’amministrazione. Buoni di partecipazione Lo statuto può prevedere l’emissione di buoni di partecipazione. Come le azioni, essi hanno un valore nominale di almeno CHF 0,01 e sono emessi contro un conferimento in denaro, in natura o in compensazione di un credito vantato nei confronti della SA. Il totale del capitale di partecipazione al contrario del capitale azionario non ha un limite minimo, per contro non può superare il doppio del capitale azionario. Di questo è da tener conto non solo al momento della costituzione o di un aumento di capitale ordinario, ma anche in caso si volesse introdurre nello statuto l’aumento di capitale azionario e/o l’aumento di capitale di partecipazione in via autorizzata e/o condizionale (con relativa delega dell’assemblea generale al consiglio d’amministrazione). Alla prima emissione di capitale di partecipazione, gli azionisti hanno lo stesso diritto di sottoscrivere buoni di partecipazione di cui dispongono in occasione dell’emissione di nuove azioni (proporzionale al numero di azioni ordinarie e/o di altro tipo che possiedono). Se il capitale azionario e il capitale di partecipazione sono aumentati simultaneamente e nella stessa proporzione, lo statuto può prevedere che gli azionisti possono sottoscrivere solo azioni e i partecipanti solo buoni di partecipazione. Per contro, se è aumentato solo il capitale azionario o solo il capitale di partecipazione, o se uno di essi è aumentato in misura maggiore dell’altro, i diritti di sottoscrizione devono essere ripartiti in modo da permettere agli azionisti e ai partecipanti di conservare la proporzione del capitale complessivo che possedevano fino a quel momento. [email protected] novembre 2014 La Rivista - 35 La Rivista Ipoteca legale come mezzo di garanzia per artigiani e imprenditori di Otto C. Meier-Boeschenstein* e Alessandro De Lorenzi** Non sempre nella vita privata così come in quella professionale il raggiungimento di un obiettivo prefissato o l’adempimento di un’obbligazione contrattuale decreta la parola “fine” di una vicenda o di un impegno lavorativo. Paradossalmente la fine può, in alcuni casi, significare l’inizio dei problemi. Il caso che illustriamo in quest’articolo riguarda una situazione nella quale qualsiasi artigiano o impresa di costruzione grande o piccola che sia può ritrovarsi, con un’opera completata ma un credito nei confronti del committente ancora scoperto. Situazione questa che rischia di provocare una spirale negativa (ad es. precetti esecutivi da parte dei subappaltatori o degli artigiani, dei dipendenti, cause civili per mancati pagamenti, etc.) che rischierebbe di mettere a repentaglio l’esistenza dell’azienda. Per questo motivo esiste in Svizzera un istituto giuridico volto a salvaguardare i crediti che le imprese di costruzione o gli artigiani hanno nei confronti dei committenti: L’ipoteca legale. costruzione, sotto pressione e per esplicita volontà del committente, dovette terminare i lavori per febbraio/marzo 2008. L’accelerazione dei lavori causò però dei turni di lavoro straordinari e, poiché le infrastrutture erano già funzionanti, la ditta di costruzione fu costretta ad eseguire lavori notturni. Questi lavori straordinari, eseguiti in un tempo molto breve generarono ulteriori costi di costruzione, per i quali l’impresa di costruzione italiana aveva diritto ad essere remunerata. Sul cantiere regnava però totale incertezza riguardo alla conclusione dell’opera e riguardo al fatto se e in che misura le prestazioni della ditta italiana andassero retribuite. Di fatto non si riuscì a stabilire se la conclusione fosse stata formalmente notificata al committente o meno. Si sa invece che il collaudo di comune accordo non era ancora avvenuto. Il committente si rifiutò in seguito di pagare le prestazioni straordinarie dell’appaltatore, prestazioni richieste dal committente stesso. A tutela del credito ancora scoperto l’imprenditore decise quindi di fare capo all’istituto svizzero dell’ipoteca legale di artigiani e imprenditori. I fatti L’ipoteca legale di artigiani e imprenditori (qui di seguito “ipoteca”) è regolata negli artt. 837 cpv. 1 cifra 3 e 839 del Codice Civile Svizzero (CC). La retribuzione si basa su un rapporto contrattuale tra il committente e l’appaltatore, solitamente si tratta di un contratto d’appalto ai sensi dell’art. 363 segg. del Codice delle Obbligazioni Svizzero (CO).i L’art. 837 cpv.1 cifra 3 CC regola che ad avere il diritto di richiedere tale ipoteca sono gli artigiani e gli imprenditori. Gli imprenditori (chiamati pure appaltatori) possono comparire in qualità di appaltatori generali (senza il compito di progettare i lavori), appaltatori totali (con progetto di costruzione) e appaltatori parziali (sub-appaltatori).ii Un’impresa di costruzione italiana (appaltatore) decise di concludere un contratto d’opera con un’azienda svizzera (committente) allo scopo di costruire in un piccolo borgo svizzero, che attrae masse di turisti ogni anno, degli alberghi, così come delle cucine per dei rinomati ristoranti, nonché un centro sportivo all’avanguardia come pure un gigantesco centro commerciale. Il termine dei lavori, in origine fissato per maggio 2007, venne più volte rinviato. Con qualche ritardo, dal 10 dicembre 2008 le infrastrutture sopra menzionate, nonostante il disaccordo tra le parti su svariati punti contrattuali, divennero ufficialmente operative, anche se i lavori non erano ancora stati completati definitivamente. L’impresa di 36 - La Rivista novembre 2014 La base legale e la legittimazione Le premesse Materiale di lavoro Il credito deve basarsi sulla fornitura di materiale e lavoro oppure esclusivamente di lavoro. Va tenuto conto che il tribunale federale prende in considerazione solo i lavori manuali o svolti attraverso l’utilizzo di macchinari.iii A tal proposito va aggiunto che il tribunale federale ritiene che le attività pianificatrici e di conduzione dei cantieri da parte degli architetti e ingegneri non si possono materializzare e di conseguenza la loro posizione sociale non può essere paragonata a quella degli artigiani o dei costruttori.iv Di conseguenza le attività intellettuali non danno diritto all’iscrizione di un’ipoteca legale. Mancanza di sufficienti garanzie Una premessa negativa riguarda la mancanza di sufficienti garanzie da parte del committente nei confronti dell’appaltatore per quel che concerne il pagamento del credito ancora scoperto.v Ne è il caso, ad esempio, a seguito di una richiesta di un estratto del registro delle esecuzioni si viene a conoscenza di procedure esecutive aperte nei confronti del debitore, se i termini di pagamento intermedi non sono stati sempre rispettati o semplicemente se il committente si rifiutasse di riconoscere il suo debito nei confronti dell’appaltatore. Termine per il compimento dei lavori Secondo l’art. 839 cpv. 2 del Codice Civile Svizzero (CC) l’iscrizione dev’essere fatta al più tardi entro quattro mesi dal compimento del lavoro. Oltrepassato questo termine, questo diritto si estingue. Un lavoro è da ritenersi compiuto, quando tutte le costruzioni, che rappresentano l’oggetto del contratto d’opera, sono state eseguite. Non vengono presi in considerazione invece i lavori di scarsa entità o ausiliari, che servono esclusivamente all’assoluto completamento dell’opera. Inoltre irrilevanti sono pure le migliorie come la sostituzione La Rivista di parti difettose o la riparatura di altre lacune. Lavori di piccola entità possono però valere come lavori di compimento qualora fossero indispensabili al corretto funzionamento dell’opera. I lavori vengono dunque giudicati sulla base di aspetti qualitativi e non quantitativi.vi Stesso discorso va fatto per il valore del lavoro eseguito, poiché una determinata miglioria può comportare un costo minimo, ma essere fondamentale al completo e corretto funzionamento di un’opera (e viceversa). Particolarità dell’ipoteca legale Se da una parte l’ipoteca legale degli artigiani e degli imprenditori rappresenta un vantaggio per gli appaltatori o i sub-appaltatori, dall’altra questo istituto può però rappresentare un problema non indifferente per il proprietario dell’opera. Una delle particolarità di questo istituto giuridico è data dal fatto che nel caso i lavori vengano delegati dall’impresa di costruzione generale (appaltatore totale) ad altre imprese di costruzione o artigiani (sub-appaltatori), la pretesa del sub-appaltatore sarebbe indipendente da quella dell’appaltatore totale. Di conseguenza sul fondo potrebbe essere iscritta una doppia ipoteca artigianale, da una parte quella dei sub-appaltatori e dall’altra quella dell’appaltatore totale.vii Inoltre, il subappaltatore che non è stato pagato conserva il diritto di poter richiedere l’iscrizione di un’ipoteca legale a garanzia del suo credito, anche nel caso in cui il proprietario dell’opera avesse già provveduto a remunerare l’imprenditore generaleviii e che tale credito coprisse pure le prestazioni dei sub-appaltatori. Seguendo quindi la logica di quanto esposto in precedenza, l’appaltatore totale o generale ha il diritto di iscrivere l’ipoteca per il totale dei lavori per il quale è stato incaricato, indipendentemente dal fatto che abbia delegato a terzi i lavori o meno. Sarà un problema del proprietario dell’opera prendere le necessarie misure per evitare una doppia ipoteca legale. La procedura Riconoscimento del credito Prima di poter iscrivere un’ipoteca legale nel registro fondiario è necessario che il proprietario dell’opera riconosca il credito dell’appaltatore (cfr. art. 839 cpv. 3 CC). Nel caso in cui il proprietario si rifiutasse di riconoscere il credito, l’appaltatore potrebbe sempre fare ricorso al tribunale competente per richiedere il riconoscimento di tale somma. Solitamente, nel caso di una discordia fra le parti, difficilmente il proprietario riconoscerebbe il debito nei suoi confronti. Per questo motivo in alcuni casi il ricorso ad un tribunale, per mezzo di una sentenza cresciuta in giudicato (art. 76 cpv. 2 lit. b dell’ordinanza sul registro fondiario (ORF), risulta essere indispensabile. Iscrizione dell’ipoteca legale per mezzo di una misura superprovvisoria da parte di un tribunale Visto e considerato però che una causa richiede tempo, al fine di osservare il termine di 4 mesi, l’imprenditore avrebbe la possibilità di richiedere una disposizione superprovvisoria al giudice e di fare annotare preventivamente l’ipoteca nel registro fondiario (art. 839 cpv. 3 CC in combinato disposto all’art. 249 lit. d cifra 5 del Codice di Procedura Civile). Qualora il giudice decidesse per l’iscrizione in via definitiva dell’ipoteca legale, essa avrebbe effetto retroattivo al momento dell’iscrizione provvisoria. Interessante per l’appaltatore è la possibilità di avanzare un’azione creditoria per il pagamento delle prestazioni fornite allegando contemporaneamente pure una richiesta d’iscrizione provvisoria nel registro fondiario dell’ipoteca legale per mezzo della sopra citata misura superprovvisoria.ix Combinando le due procedure si potrebbe velocizzare i tempi e di conseguenza ottimizzare pure i costi. Conclusioni In conclusione ai sensi dell’art. 839 CC l’appaltatore sulla base dei lavori effettuati e soprattutto del contratto d’appalto o costruzione siglato con il committente ha diritto ad iscrivere un’ipoteca legale per assicurare il credito ancora scoperto, derivante dalle prestazioni fornite. Ricapitolando le seguenti premesse vanno soddisfatte, affinché possa essere iscritta un’ipoteca legale: 1. Fornitura di materiale e/o di lavoro 2. Mancanza di sufficienti garanzie da parte del committente 3. Termine di 4 mesi a partire dal completamento dell’opera per iscrivere tale ipoteca nel registro fondiario La tutela di un credito è una precauzione fondamentale per un’impresa di costruzione o un artigiano al fine di ottenere la giusta remunerazione per gli sforzi profusi e poter continuare senza preoccupazioni finanziarie la propria attività lavorativa. Tuttavia a dipendenza dei singoli casi, la richiesta di tale ipoteca può risultare molto complessa. * Dr. Otto C. Meier-Boeschenstein, avvocato Master of European Judicial Studies, è Seniorpartner dello studio legale MBR Rechtsanwälte, Zurigo ** Alessandro De Lorenzi, MLaw, LL.M., è collaboratore dello studio legale MBR Rechtsanwälte, Zurigo Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 9 zu Art. 839/840 ZGB. Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 3 zu Art. 839/840 ZGB. iii Decisione del Tribunale Federale (DTF) 131 III 300, C. 2.2 e 4.2 ; DTF 119 II 426 segg. iv DTF 119 II 426, C. 2b. v Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 11 zu Art. 839/840 ZGB. vi DTF 125 III 113, c. 2b ; DTF 102 II 206, c. 1a ; DTF 106 II 22, c. 2b ; DTF 101 II 253 segg. vii DTF 95 II 87, C. 3; Hofstetter/Thurnherr, Basler Kommentar Zivilgesetzbuch II, 4. Aufl, Rz 3 zu Art.839/840 ZGB. viii DTF 95 II 87. ix cfr. DTF 134 III 16, C. 2.1. i ii novembre 2014 La Rivista - 37 La Rivista Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi L’Amministrazione Fiscale Italia e le considerazioni nella Circolare 6 Agosto 2014 in materia di verifiche fiscali: implicazioni internazionali In ogni periodo di imposta la Amministrazione Finanziaria (diciamo in maniera più tecnica l’Agenzia delle Entrate) emana delle precise direttive circa l’attività di verifica che sarà posta in essere nello stesso periodo e gli obiettivi che la stessa si prefigge (chiaro che questa attività di indirizzo non blocca la Amministrazione nei limiti di quanto viene scritto nel documento ma si limita a dare indicazione di priorità di azione). Nella Circolare citata si legge che è priorità dell’Amministrazione contrastare la pianificazione fiscale aggressiva e le frodi fiscali internazionali che paiono sottrarre gettito all’Amministrazione Italiana e non solo. Se per le frodi fiscali internazionali (diciamo le costruzioni fondate sul cd “castello di bugie”) che porta alla riduzione delle imposte non vi è dubbio alcuno che sia necessario procedere con grande fermezza1 è certamente più complesso discutere della pianificazione fiscale “aggressiva” e su questo tema vogliamo accennare nel presente contributo anche per il rapporto che esiste tra il fatto (costruzione di una pianificazione fiscale aggressiva) e le sanzioni. In linea generale In linea generale un’operazione di pianificazione fiscale (che sia o meno aggressiva) è sempre finalizzata alla riduzione del carico fiscale (perché le imposte sono ovviamente un costo) e quando si tratta di una operazione di pianificazione fiscale internazionale lo schema prevede che il reddito, prodotto complessivamente dal gruppo societario, emerga sempre nei paesi che hanno le aliquote “più dolci” mentre restano “a secco” di materia imponibile i paesi che hanno le aliquote maggiori2 e che potrebbero risultare infelici per il gruppo nel suo complesso (in quanto le maggiore aliquote sono atte a ridurre la cassa che resta a disposizione). Poi abbiamo le operazioni di pianificazione fiscale aggressiva ovvero quelle operazioni che non paiono avere alcuna logica economica sottostante (diciamo le operazioni senza alcuna valenza economica e gestionale3) ma che trovano nella ragion fiscale la loro motivazione (diciamo che possono essere presenti anche delle ragioni economiche ma le stesse sono certamente marginali e di scarsa importanza rispetto alla scopo principale). 38 - La Rivista novembre 2014 Quindi la operazione che definiamo di pianificazione fiscale aggressiva è una operazione che ha un plus rispetto alla normale pianificazione ed il plus consiste nell’assenza di qualche cosa (la valenza economica gestionale) ed un minus rispetto alla frode fiscale internazionale e questo minus consiste nell’assenza del “castello di bugie” che invece dovrebbe connotare sempre il secondo schema di azione. Se volessimo andare avanti potremmo dire che una operazione di pianificazione fiscale, anche quando è aggressiva, tende comunque a liberare risorse palesi da distribuire come maggiore utile (o magari reinvestire) mentre una operazione di frode fiscale internazionale4 tende (diremmo tende sempre) a consentire la apprensione di risorse a pochi e ben definiti soggetti che controllano la situazione e che sono i beneficiari delle somme sottratte alla imposizione (con un utilizzo finale delle somme ignoto). Cosa pensa di fare la Amministrazione Fatta la debita premessa che la Amministrazione pensa di “lottare” contro la pianificazione fiscale aggressiva in linea generale resta da dire che la stessa individua alcuni sintomi di questa fattispecie. Il primo di questi elementi consiste in fenomeni di estero vestizione ovvero un fenomeno che si sostanzia nella fittizia collocazione della società (solitamente una società del gruppo) e della sua residenza in uno Stato estero con una tassazione agevolata. In buona sostanza siamo di fronte ad una società estera che non ha alcuna vita propria e che nulla decide (né sul piano strategico né su quello dell’azione quotidiana) ma che viene etero diretta e questa etero direzione viene attuata dalla controllante italiana la quale usa della controllata estera solo come strumento apparente di azione. Qui il discrimine tra pianificazione fiscale aggressiva e “castello di bugie” è labile in quanto nel momento in cui potessi dimostrare senza ombra di dubbio che la società estera non ha alcuna esistenza sostanziale ma è solo un centro di imputazione fittizio di redditi mi pare che si caschi nella frode e non nella mera pianificazione fiscale aggressiva. Il secondo elemento di una pianificazione fiscale “aggressiva” potrebbe consistere nel tentativo di nascondere un elemento che ove “palesato” porterebbe alla tassazione di redditi in Italia e qui siamo nel campo della cd stabile organizzazione occulta. Anche qui il confine è labile e certamente se questa stabile organizzazione esiste forse siamo più nella ambito della frode che non nell’ambito della pianificazione fiscale aggressiva. Il terzo elemento che può tenersi in considerazione è quello del Transfer pricing ovvero le transazioni infragruppo a livello internazionale. Qui va fatta una considerazione non solo fiscale ma anche economico – organizzativa per quanto concerne l’imprenditore ovvero va posto in evidenza che i casi devono trovare sempre una valutazione singola in quanto è ben diverso il caso di colui che inserisce tra la impresa italiana (produttiva) una consociata estera per andare poi in tutto il mondo e colui che invece crea società commerciali nei diversi paesi per meglio servire i clienti che sono ivi collocati e ancora più diverso è il caso di chi queste società le crea facendo anche leva su soci terzi che operano nello specifico mercato. Pensare che il primo ed il terzo soggetto facciano la stessa cosa e che le considerazioni in materia di TP debbano farsi nel rispetto delle stesse logiche di azione appare certamente erroneo (forse il primo fa pianificazione fiscale aggressiva [o frode]5, il secondo fa una pianificazione ed il terzo fa una organizzazione del suo business consentendo al socio terzo di farsi a sua volta imprenditore e quindi facendo sharing del suo rischio di impresa). Sono punti sui quali è necessario riflettere in modo approfondito perché la sola certezza è che ormai la impresa è globale e che certamente non vive se non fa del mondo il suo mercato e questo comporta un certo modus operandi che qualche volta può essere anche “legato” a qualche tentazione fiscale ma che in molti casi trova una giustificazione economica che, diventa palese, quando le aliquote non sono lontane e quando non esiste alcuna convenienza fiscale nella imputazione di un reddito alla consociata estera dove sono anche presenti soci terzi che mediante il dividendi andrebbero a estrarre una parte dell’utile. Un commento ulteriore Le implicazioni fiscali di un’operazione sono ormai talmente ampie che qualsiasi ragionamento puramente tecnico deve portare a riflettere sul rapporto tra giudizio tributario e giudizio penale. Quando si giudica del reato tributario (si pensi all’estero vestizione e / o alla omissione di dichiarazione in presenza di una stabile organizzazione) bisogna mettersi d’accordo nel rispetto dei principi del diritto penale. Se è vero che il reato, per acclarata dottrina, consiste in un fatto umano, antigiuridico, colpevole, punibile allora è evidente che l’importanza assunta dal fatto6 non può essere disconosciuta e questo elemento dovrebbe essere competenza del giudice tributario. Dire in sede penale (come avvenuto anche in casi recenti e importanti) se una società è da considerare come estero vestita o se esiste una stabile organizzazione potrebbe essere letto come una invasione di campo che nasce da una esigenza di velocità che non mi pare necessario risolvere andando per forza sulla strada penalistica ma che potrebbe trovare soluzione anche soluzione nella accelerazione del processo tributario in modo che sia definito compiutamente definito il fatto (estero vestizione e stabile organizzazione in primo luogo). Conclusione Appare evidente come la lotta a situazione tributarie che sfruttano le asimmetrie informative e di ordinamento non possa avvenire se viene condotta da un solo Stato contro tutti (l’effetto che si ottiene è quello di “allontanare” la impresa). È essenziale quello che abbiamo sempre sostenuto su queste colonne ovvero il coinvolgimento degli Stati (e quindi dei soggetto OCSE) e l’ampliamento dello scambio di informazioni in quanto al contribuente globale deve rispondere una amministrazione globale che sia in grado di valutare in modo unitario (coinvolgente gli Stati in cui l’imprenditore opera) le scelte di questo. 1 Anche perché il denaro liberato mediante una frode può terminare in canali di maggior pericolo rispetto a quelli del mero incremento (e accumulo) della ricchezza privata e quindi al danno si aggiunge un ulteriore elemento di pericolo che deve essere preso in considerazione per combattere queste scelte. 2 In buona sostanza diciamo che in ogni paese emerge un reddito che può dirsi “tassato secondo le aspettative” dell’imprenditore gruppo sicché le imposte vengono “tarate” e restano i soldi per gli investitori. 3 Per usare la parole di un “vecchio” documento in materia di elusione fiscale. 4 Facciamo un esempio evidente: dallo Stato X dove opera la società N partono dividendi verso la società K senza alcuna ritenuta alla fonte ma dietro K è presente il socio P che deve qualificarsi come beneficiario effettivo di quanto erogato e che se prendesse questi soldi direttamente subirebbe una ritenuta alla fonte. La prima tentazione è quella di inseguire questa ritenuta alla fonte ma ove P fosse in grado di dimostrare di aver reinvestito nello Stato X tutto il percepito ha ancora senso inseguire questa ritenuta alla fonte? Non avrebbe senso, per quanto complesso, cercare di capire che ricchezza aggiuntiva nello Stato X abbia generato questa cassa appresa da P invece che dall’Amministrazione? Se (paradossalmente) si potesse dimostrare che con queste risorse si sono fatti investimenti che hanno generato occupazione e quindi imposte per somme superiori alla ritenuta applicabile avrebbe ancora senso chiedere soldi a N (per mancata ritenuta) o a P? Questa operazione (mettere K tra N e P) è una operazione di pianificazione fiscale aggressiva per trattenere risorse (le ritenute) ma non è una operazione il cui danno può sempre assumersi pari alle mancate ritenute. 5 Si pensi a chi colloca una trading nello Stato Z in cui non vende neppure un pezzo. 6 La stessa Amministrazione Fiscale ammette che una questione come la esistenza di una stabile organizzazione e / o la estero vestizione sono questioni di fatto e quindi perché su questi elementi deve essere chiamato a pronunciarsi un soggetto (il giudice penale) che non ha una precisa cognizione di problematiche così tecniche? In buona sostanza la Commissione Tributaria avrebbe quasi la funzione di CTU lasciando al giudice penale il giudizio sull’esistenza dell’elemento soggettivo del reato e scremando molte contese. novembre 2014 La Rivista - 39 Tommaso nditore e r p m : I e n fessio La mia pro lia come g fi a i : M o n Il mio sog atore r t s i n i m nuovo am delegato aer, B s u i l u : J ta a nca priv La mia ba onsiglia c i m é h perc nella e h c n a o il megli ssoria e c c u s e n zio pianifica e: Il mio nom Consulenza di investimento · Gestione patrimoniale · Pianificazione previdenziale · Pianificazione fiscale · Finanziamento immobiliare www.juliusbaer.ch Julius Baer è presente in 15 sedi in tutta la Svizzera. Da Ascona, Basilea, Berna, Crans-Montana, Ginevra, Kreuzlingen, Losanna, Lucerna, Lugano, San Gallo, Sion, St. Moritz, Verbier, Zugo a Zurigo (sede principale). La Rivista L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Il termine «fidanzati»: specchio dei tempi? Sfogliando il Corriere della sera on line del 6 ottobre scorso il mio sguardo cade su una notizia di cronaca rosa: il conduttore televisivo Fabrizio Frizzi ha sposato la fidanzata Carlotta Mantovan. La notizia è accompagnata da una fotografia dei due sposi: lei indossa il tradizionale abito bianco con un accenno di strascico, lui veste un altrettanto tradizionale abito scuro con gilet grigio. Potrebbe essere una fotografia di altri tempi. Molte delle coppie in procinto oggigiorno di festeggiare le nozze d’oro o di diamante erano agghindate in passato allo stesso modo al momento del fatidico sì. Tuttavia leggendo la didascalia che accompagna la foto salta all’occhio un particolare che fa tutta la differenza tra passato e presente. C’è scritto: «I due erano fidanzati da dodici anni e l’anno scorso sono diventati genitori della piccola Stella». Il termine fidanzata (fidanzato) ha conosciuto dunque – mi dico - un’interessante evoluzione. Mi precipito a consultare il voluminoso vocabolario Treccani che ho in casa, edizione 1986. È un’opera di trent’anni fa e non, sottolineo, un reperto storico medievale. Leggo le definizioni di fidanzato e fidanzamento. Tutte contengono come idea centrale lo scambio di una promessa di matrimonio tra due persone (all’epoca un uomo e una donna. Ça allait sans dire…). Il fidanzamento è definito come stato che segue la reciproca promessa e altresì come periodo di tempo che intercorre tra questa e le nozze. Poveretti, ci sarebbe allora da esclamare! Frizzi e Signora hanno dovuto attendere dodici lunghi anni per…! Ebbene no, “stiamo sereni!”. L’abito bianco non significa oggi prolungata astinenza. In pochi anni il termine “fidanzati” ha assunto nuovi significati. A quanto pare, l’adattamento è condizione di sopravvivenza non solo per gli esseri viventi, ma anche per le parole. I costumi sono cambiati e sempre più spesso ci si sposa (quando ci si sposa) dopo lunghi anni di rodaggio sotto lo stesso tetto e nello stesso letto e dopo aver messo al mondo uno o più pargoli. Se non si fossero adattate, le parole fidanzata e fidanzato sarebbero sparite. Il personaggio della splendida Angelica del film di Luchino Visconti può ben rappresentare una categoria antropologica ormai scomparsa nelle nostre contrade: le fidanzate, appunto, ragazze definite tali poiché oggetto di una formale richiesta di matrimonio concordata tra le rispettive famiglie e tenute a rimanere illibate fino all’altare. Il bel Tancredi dopo il fidanzamento arde di desiderio per la magnifica fidanzata. L’abbraccia, il turbamento è all’apice ma lui si ferma. Aspetterà che diventi sua moglie. Nei film ambientati in epoca moderna le storie romantiche sono molto diverse. Il fidanzamento è sparito. I protagonisti si incontrano. Scatta l’attrazione e la scena seguente è subito ambientata in camera da letto, con una profusione di dettagli. Poi arrivano le sequenze che mostrano una promettente convivenza. Tutti sembrano felici fino al momento in cui uno dei due (spesso lei) comincia a sognare un matrimonio in piena regola: anello, abito bianco, grande festa, lacrime e sorrisi. Basta fare gli eterni fidanzati! (In fondo il sogno romantico di rivivere il mito di Angelica è sempre attuale). Cosa succede nella vita quotidiana? Il termine “fidanzati” designa ormai tutta una serie di relazioni più o meno stabili: la convivente di papà, l’amico della mamma, la badante del plurinonno, l’amante dello zio, le favorite di moderni sultani, l’accompagnatore di mature signore orrendamente liftate. Quando si tratta di personaggi famosi le “fidanzate” fanno più notizia delle mogli, persino sui giornali che vantano un alone di serietà. Noto ad esempio che Francesca Pascale fidanzata dell’ex-Cavaliere è molto citata. Cosa fa di importante questa signorina, mi chiedo, da meritare tanta attenzione? Come mai, i quotidiani nazionali (non mi riferisco quindi a settimanali specializzati in pettegolezzi) parlano più spesso di lei e del suo cagnolino che non, ad esempio, dell’ammirevole moglie del Presidente della Repubblica? Cosa ha di così accattivante il termine fidanzato/fidanzata per avere un tale successo? La risposta va cercata non nei vocabolari bensì in quella evanescente, ma al tempo stesso feconda, fabbrica di significati che è l’immaginario collettivo (elefante sempre poco visibile). Il termine eredita dal passato un’allettante idea di legame amoroso carico di promesse d’avvenire. Evoca immagini che fanno sognare: lui in ginocchio che offre a lei un anello di brillanti, mentre lei al parossismo della felicità si scioglie tra le sue braccia. È un simpatico eufemismo (elemento importante in tempo di politically correct) che rimpiazza termini ormai desueti che suonano più imbarazzanti come ad esempio concubino, mantenuta, gigolò. È impregnato di una vernice romantica che rende più bello e splendente il legame che ricopre. In tempi di legami amorosi che si sciolgono facilmente come neve al sole, c’è probabilmente bisogno di far durare a lungo il sogno di aver accanto un eterno fidanzato. Almeno fino a quando si comincia a trovare buoni motivi per sognare di diventare marito e moglie... [email protected] 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago: ricerche di psicoanalisi contemporanea novembre 2014 La Rivista - 41 La Rivista Dalla Svizzera degli Stati a quella federale Come è nato l’Appenzell daz lant, cioè Terra o Cantone di Appenzello di Tindaro Gatani L’ultimo decennio del XIV secolo era stato per la Svizzera, ricco di avvenimenti che avrebbero segnato il futuro destino della Confederazione (vedi La Rivista di ottobre). Berna, che si era alleata con i tre Paesi forestali anche per avere «una garanzia contro l’espansione della Confederazione nell’Oberland», tra una guerra e l’altra, aveva, intanto, ingrandito i suoi possedimenti e la sua influenza sui territori circostanti (Charles Gilliard, op. cit., p. 26). L’espansione di Berna La sua potenza fu rafforzata quando, il 6 dicembre 1397, era entrata in possesso delle vaste proprietà di Peter von Thorberg, suo storico avversario, che si era distinto nella battaglie di Sempach e di Näfels, combattendo dalla parte degli Austriaci. Il Cavaliere von Thorberg, erede della ragguardevole famiglia de Porta poi de Tore, donde Thorberg, che si era distinta prima al servizio dei duchi di Zähringer e poi dei conti von Kyburg e von Neue-Kyburg, era stato uno dei più fedeli e autorevoli alleati degli Asburgo, dai quali aveva ottenuto titoli e possedimenti, tra cui anche il borgo di Wolhusen, e la fortezza e il dazio di Rothenburg. Poi era stato anche capitano e balivo asburgico in Svevia, in Argovia, in Turgovia, a Glarona e nella Foresta Nera. Era tanta la sua autorevolezza da agire addirittura come plenipotenziario degli Asburgo, per i quali 42 - La Rivista novembre 2014 Il castello di Thorberg in un’antica incisione. trattò l’armistizio del 7 marzo 1368 con Uri, Svitto e Untewalden per la questione di Lucerna. Per essere stato firmato nella sua residenza, quell’armistizio è passato alla storia come Pace di Thorberg. Nel corso della guerra di Sempach, Lucerna aveva distrutto il suo castello di Wolhusen (gennaio 1386) e Berna aveva occupato quello di Thorberg (agosto 1386). Nonostante fosse stato poi tra gli sconfitti della battaglia di Näfels del 1388, Peter von Thorberg, grazie alle sue abilità diplomatiche, riuscì, nel corso delle trattative per la Pace dei ‘sette anni’, tra gli Asburgo e i Confederati, a recuperare le sue proprietà private, esclusa quella di Wolhusen, rimasta in possesso di Lucerna alla quale passerà definitivamente nel 1405. L’intenzione di Peter von Thorberg di fondare un monastero sul sito del suo castello di famiglia, ebbe attuazione nel 1397, l’anno stesso in cui l’avogadria del luogo era stata ceduta a Berna, che due anni dopo avrebbe stabilito un patto di comborghesia con quella certosa. Per conquista o per eredità dello stesso Peter von Thorberg, morto senza lasciare eredi diretti, Berna si trovò proprietaria dei suoi vasti possedimenti che spaziavano dalle porte della stessa città fino a Burgdorf. Sul finire del Trecento e gli inizi del Quattrocento, la Guerra dei Cento anni (1339-1453) tra la Francia e l’Inghilterra, aveva provocato la chiusura delle vie marittime e una grande crisi economica dei paesi che si affacciano sulle rive atlantiche, ostacolando le attività commerciali dell’Europa nord-orientale, fino alle Fiandre e alle città anseatiche di Amburgo e di Brema. Fu in quel periodo che la Svizzera, con le sue vie commerciali terrestri, assunse un ruolo sempre più importante come via di transito tra l’Italia e la Germania e la stessa Olanda. Berna scoprì allora la sua vocazione per gli affari divenendo, accanto a Zurigo e a Lucerna, un’importante piazza commerciale, coinvolgendo nelle sue attività altre città come Basilea e Sciaffusa. Al periodo della Guerra dei ‘cent’anni’ risalgono, infatti, i vari trattati, tra le città svizzere, per la manutenzione delle strade e la sicurezza dei commercianti e delle loro merci (vedi La Rivista di ottobre). Il problema demografico Gli storici sono concordi nel fissare l’epoca d’oro della vecchia Confederazione nel periodo che va dalla vittoria di Sempach al disastro di Marignano (1386-1515). I rudi fanti svizzeri erano riusciti, dopo Morgarten (1315), comunque e sempre, a vincere la cavalleria degli eserciti avversari. Fu una continua affermazione dei fanti sui cavalieri, cioè dei contadini sui signori, che avevano dominato per tutto il Medioevo. Finché durò la supremazia «della fanteria sulla cavalleria», la Svizzera fu, per oltre un secolo, «la più grande potenza militare europea», ma vide, però, svanire le sue velleità nella battaglia di Marignano, che avrebbe sancito «il trionfo dell’artiglieria sulla fanteria». Furono quasi 130 anni di trionfi e di espansione nel corso dei quali un esercito o meglio vari eserciti di montanari trionfarono sui diversi campi di battaglia, dando, tuttavia, alla vecchia Confede- La Rivista Una pagina dal Tacuinum sanitatis di Verde Visconti (1352-1414), figlia di Bernabò Visconti signore di Milano, andata sposa a Leopoldo III d’Asburgo. razione «un’evoluzione disordinata, determinata dalle circostanze e dalle passioni collettive più che dalla riflessione e dalla volontà». È stata insomma un’evoluzione disorganizzata, fatta alla giornata, sfruttando le occasioni e senza un disegno organico. Nella loro semplicità di contadini, i Confederati «hanno ingrandito il loro paese come il contadino accresce i suoi beni», senza cercare «nelle loro conquiste né il guadagno, né la gloria, né le frontiere naturali, espressione priva di senso per gente che non conosceva affatto la geografia» (William Martin, op. cit., pp. 46-47). I Confederati liberi e indipendenti dagli Asburgo, dipendevano tuttavia ancora dai loro territori svizzeri per quanto riguardava soprattutto il vettovagliamento. Le zone più ricche e più redditizie per il mercato agroalimentare erano ancora in mano austriaca. Gli Asburgo possedevano, infatti, ancora un territorio enorme, che circondava i Confederati e s’insinuava qua e là tra di essi (Guido Calgari, op. cit., p. 143). Zurigo doveva rifornirsi dall’Argovia e dalla Turgovia; Svitto dalle piane del Toggenburgo e della March; Berna dalle campagne di Friburgo e Bienne, territori tutti ancora direttamente sotto l’Austria o sotto signori suoi alleati. Ai Confederati non restava altro che stringere patti commerciali con i rappresentanti degli Asburgo oppure aspettare l’occasione buona per occupare con la forza quei territori. Come il resto d’Europa, anche la Svizzera si doveva confrontare con il grave calo demografico. Epidemie, guerre, carestie e l’aumentata mortalità infantile avevano portato alla forte diminuzione della popolazione. Si calcola che, nel corso del Trecento, la popolazione sul territorio dell’attuale Confederazione era diminuita del 25%, passando da 800.000 e 600.000 abitanti. Il forte calo demografico, dovuto soprattutto alla grande peste del 1348-49 e alle successive epidemie, aveva portato alla riduzione dei terreni coltivati e alla conseguente penuria di prodotti agricoli. Negli anni a cavallo tra XIV e XV secolo, la densità della popolazione media nell’Altopiano (Mittelland) che va dal lago Lemano a quello di Costanza, era tra le 21 e le 18 persone, compresi gli agglomerati urbani, e quella delle regioni alpine di solo 13 abitanti per kmq. Questo anche se nei villaggi prealpini era morta meno gente che nel resto del Paese per la peste (Chronik der Schweiz, Ex Libris Verlag, Dortmund-Zürich 1987, p. 177). Anche il primo decennio del nuovo secolo, nonostante la crisi economica e sociale che attanagliava il Paese, fu comunque ricco di avvenimenti che avrebbero cambiato il destino della Confederazione. In ordine sparso Nonostante l’unità ritrovata con la Convenzione di Sempach, i Confederati continuarono a procedere in ordine sparso, secondo le necessità di ciascuno. Ricordiamo che più che di Cantoni si trattava di otto città o luoghi alleati, le cui estensioni, se escludiamo Uri e Glarona, non corrispondevano allora agli attuali confini territoriali. Zurigo comprendeva solo una striscia di terreno sulla riva destra del lago e una piccola porzione su quella sinistra fino a Thalwil e poi il contado di Wädenswil. A Svitto mancavano i territori dell’abbazia di Einsiedeln e la ricca pianura della March, da Lachen fino al fiume Linth, cioè una buona metà della sua attuale estensione. Il Canton Zugo non aveva ancora acquisito i paesi sulla riva destra del suo lago. Il Canton Lucerna, fino alla conquista di Sempach e Willisau, era limitato alla sola città e a una striscia di terra sulle rive del lago dei Quattro Cantoni. A Berna, oltre al ristretto territorio compreso tra la stessa città e Burgdorf, ereditato, come detto da Peter von Thorberg, appartenevano il distretto di Aarberg, di Thun, di Meirigen e di Frutigen, tutti senza confini comuni tra loro e quindi separati da territori appartenenti alla Casa d’Austria. Solo una parte della Confederazione, pur restando sotto l’Impero, si era dunque affrancata dal dominio asburgico. Anche l’Unterwalden costituiva un caso a sé perché, dopo aver sottoscritto con Uri e Svitto l’atto costitutivo della Confederazione, nel corso del XIV secolo, si era suddiviso in Obwalden (Obvaldo o Sopraselva) e Nidwalden (Nidivaldo o Sottoselva) che non solo, dal 1330, tenevano proprie Landsgemeinden e si governavano ognuno con propri magistrati, ma perseguivano spesso obiettivi politici diversi, stipulando alleanze separate secondo il proprio interesse particolare. Nel 1403 sarà, per esempio, soltanto l’Obwalden a unirsi a Uri per partecipare all’invasione della Leventina, primo passo della marcia per la conquista del Ticino. Agli otto Cantoni, con il passare del tempo, si aggiunsero i Zugewandte novembre 2014 La Rivista - 43 La Rivista Uli o Ueli Rotach, mitologico eroe appenzellese, mentre affronta dodici nemici, da un quadro olio su tela di Ludwig Vogel (1829, conservato alla Biblioteca cantonale dell’Appenzello Esterno a Trogen. Orte, paesi o luoghi associati, che erano in realtà «confederati di seconda serie, sia perché alleati soltanto ad alcuni cantoni, sia in quanto le condizioni stesse dei patti facevano di essi dei paesi protetti» tanto che il Cantone sovrano al quale si associavano esercitava su di loro un vero e proprio protettorato in cambio di determinati diritti e privilegi politici ed economici (Charles Gilliard, op. cit., p. 30). Nel corso dell’anno 1400 si rimescolarono le carte un po’ in tutta la Svizzera: il 17 gennaio, alcuni Comuni del futuro Appenzello strinsero un patto settennale con la città di San Gallo e con le parrocchie dei villaggi di Gossau, di Waldkirch, di Wittenbach e di Bernhardzell. Il 23 gennaio, Berna e Soletta sottoscrissero un patto di alleanza ventennale di reciproco aiuto e soccorso con Basilea. Il 24 maggio, fu, invece, Glarona a stabilire un patto perpetuo con il Grigione settentrionale. Il 29 settembre, Zurigo concedeva il diritto di cittadinanza, per 18 anni, al conte Friedrich VII del Toggenburgo, succeduto in quello stesso anno allo zio Donat von Toggenburg, l’uomo più potente della Svizzera nord-orientale. La città della Limmat s’impegnava a sostenere il conte, che non aveva eredi diretti, contro ogni attacco esterno o eventuali rivolte dei sudditi, ottenendo in cambio l’utilizzo dei suoi castelli e delle sue fortezze. Zurigo metteva così una forte ipoteca almeno su una rilevante quota dei suoi vasti possedimenti, che comprendevano parte dello stesso Toggenburgo, il circondario di Uznach, la March da Lachen alla riva sinistra della Linth, 44 - La Rivista novembre 2014 le signorie di Maienfeld, di Malans, di Prettigovia, di Davos, di Schanfigg e del Churwalden (Chronik der Schweiz, op. cit., p. 177). La questione appenzellese La brutta tendenza dell’ordine sparso, dell’andare cioè per proprio conto, come a ognuno meglio conveniva, continuò negli anni seguenti. Il 3 giugno dello stesso anno 1403, nel castello Majoria di Sion, Uri, Unterwalden e Lucerna strinsero un patto perpetuo di alleanza con il vescovo Wilhem V von Raron e gli abitanti del Vallese. Il successivo 19 agosto, i Leventinesi giuravano obbedienza a Uri e all’Obwalden, che avevano conquistato la loro vallata e si ritenevano dunque i successori legittimi dei Visconti di Milano. L’8 novembre 1403, Berna rinnovò la sua alleanza con Friburgo e, il 16 aprile 1406, stipulò un patto di alleanza perpetuo con il duca e la città di Neuchâtel. Anche questi patti furono decisi in ordine sparso, senza alcun coordinamento a livello confederale, per cui Basilea, il Grigione settentrionale, il Toggenburgo, Friburgo e Neuchâtel si trovarono alleati di uno solo degli Otto Cantoni, ma non tra di loro. In questo susseguirsi di eventi l’avvenimento più importante del primo decennio del Quattrocento è la lotta dell’Appenzello per l’indipendenza dall’abbazia di San Gallo, che aveva acquisito i diritti imperiali sin dal 1345 sui territori di Gais, Hundwil, Teufen e Urnäsch. Dopo alcune lamentele, questi villaggi erano riusciti a mantenere parte della loro indipendenza e autonomia. La protesta era sfociata in aperta ribellione dopo che, al momento della sua investitura, nel 1379, il nuovo abate Kuno von Stoffeln pretese di imporre la sua sovranità. Fu in quello stesso anno che gli abitanti di quei posti chiamarono la loro regione Appenzell daz lant, cioè Terrra di Appenzello, che allora non comprendeva ancora Trogen, Herisau e il Vorderland, e iniziarono la loro lotta per l’indipendenza. Il nome, secondo alcuni, deriva da quello del luogo dove «San Gallo abbia fatto la sua dimora e ove gli Abati fecero costruire una cappella e un ospizio», dal latino Abbatis-cella, cioè luogo di preghiera degli abati, deriverebbe appunto il nome della città e del Cantone di Appenzello (Giuseppe La Farina, La Svizzera storica e artistica, Firenze 1843, vol. II, p. 235). Dopo che, tra il 1401 e il 1402, quei villaggi si erano sollevati contro l’abate, distruggendo il castello di Clanx, Svitto, agli inizi del 1403, li prese sotto il suo protettorato, assicurando appoggio alla loro lotta di affrancamento. Fu, appunto sotto il comando militare di capitani svittesi che gli Appenzellesi, il 15 maggio 1403, riportarono la loro prima vittoria contro l’abate di San Gallo e i suoi alleati nella battaglia di Vögelinsegg, battendo le superiori truppe nemiche, cogliendole di sorpresa con un’imboscata tesa con la collaborazione anche di alcune donne. Al termine dello scontro si contarono qualche decina di caduti tra le loro fila e circa trecento tra gli avversari. L’abate chiese allora aiuto a Leopoldo IV d’Asburgo detto il Superbo, che incaricò il fratello minore Federico IV duca d’Austria detto mit leeren Tasche, cioè Tascavuta (13821439), quartogenito di Leopoldo III La Rivista Un’antica incisione che rappresenta la Landsgemeinde dell’Appenzello Interno. d’Asburgo e di Verde Visconti, di organizzare una spedizione contro i rivoltosi appenzellesi. Federico IV mise allora insieme un contingente di nobili svevi e di armati provenienti da diverse città tra cui Sciaffusa, Winterthur, Feldkirch e Costanza. Lo scontro finale avvenne sulle alture dello Stoss, nei pressi di Gais, il 16 giugno 1405, dove i circa 400 Appenzellesi tesero un’imboscata ai 1200 Austriaci. Approfittando dalla posizione vantaggiosa e della giornata piovosa, gli insorti attaccarono di sorpresa, costringendo gli avversari a una disastrosa ritirata. Fu una carneficina: mentre i cavalli sprofondavano nel terreno fangoso circa 400 cavalieri disarcionati furono uccisi a colpi di alabarda o addirittura con delle pietre lanciate da breve distanza. Le perdite tra gli Appellenzesi furono di una quarantina di caduti. La Pace dei cinquant’anni Come a Morgarten, a Sempach e a Näfels, anche allo Stoss, ancora una volta, erano stati pochi e coraggiosi fanti a sconfiggere i più agguerriti e i più numerosi cavalieri. Con il passare del tempo, gli Appenzellesi, accanto a questa loro vittoria, crearono dei miti e delle leggende. Il mito, documentato soltanto dal 1566, cioè 161 dopo la battaglia, è quello dell’eroe nazionale Uli o Ueli Rotach, che avrebbe da solo combattuto contro dodici nemici trattenendoli davanti a una casa in fiamme, dando modo ai suoi di riorganizzare l’attacco. Le leggende sono quelle delle donne appenzellesi che avrebbero contribuito, in vari modi, alla vittoria. Credendosi ormai imbattibili, gli Appenzellesi, aiutati da contingenti di Svitto e di San Gallo, tentarono di emulare i Confederati e, imbaldanziti dalle vittorie riportate, tentarono addirittura nuove conquiste e, con l’appoggio dei contadini locali invasero la valle dell’Inn, seminando il terrore tra i nobili fedeli agli Asburgo. Masse di contadini occorrevano intanto «da tutte le bande e fino dalle sponde dell’Adige, per arruolarsi sotto la bandiera d’Appenzell. Poco mancò che tutto il Tirolo entrasse nella lega Svizzera, e che l’Italia non fosse per sempre chiusa ai Tedeschi» (F. De Golbery, Storia e descrizione della Svizzera e del Tirolo, trad. a cura di A. Francesco Falconetti, Venezia 1840, p. 99). La loro marcia vittoriosa fu però fermata, il 13 gennaio 1408, a Bregenz da un esercito messo insieme da nobili svevi che facevano capo alla Lega di San Giorgio e da truppe messe a disposizione dal vescovo di Augusta. Ricchi di bottino, una volta sconfitti, gli Appenzellesi fecero allora ritorno per sempre ai loro villaggi. Nel 1513, l’Appenzello sarebbe entrato a far parte della Confederazione, aggiungendosi ai Cantoni che si reggevano attraverso una Landsgemeinde. Nel 1597, per ragioni religiose, il Cantone si sarebbe diviso in Appenzello Esterno e Appenzello Interno con 3 exlave nel territorio del primo. Ancora una volta, come sempre quando si erano trovati in una posizione di forza, i Confederati, con Soletta alleata di Berna e Appenzello di Svitto, avevano firmato con gli Asburgo una pace poi prolungata, il 28 maggio 1412, per cinquanta anni. Con essa si regolavano le rispettive competenze territoriali tra Confederati e duchi d’Austria per la durata appunto di mezzo secolo. Particolarmente vantaggiosa quella pace fu per Svitto, che, dopo aver occupato la Marca, si vide confermato ufficialmente quel possesso, salvo i diritti feudali e quello di riscatto (F. De Golbery, op. cit., p. 101). La Confederazione degli Otto Cantoni, composta da quattro paesi alpestri (Uri, Svitto, Unterwalden e Glarona) quattro città (Berna, Zurigo, Lucerna e Zugo), si era intanto ulteriormente rafforzata e ingrandita: «Berna s’era estesa verso la Borgogna, fino al Giura, verso l’Oberland, verso le città vicine di Friborgo e Soletta, mediante spedizioni militari oppure trattati di ‘comborghesia’, cioè alleanze; Zurigo, verso le terre del lago e, a nord-est, in direzione della Turgovia, e a est verso Uznach e Sargans, scontrandosi con l’espansione di Svitto; Lucerna, verso i territori adiacenti e l’Argovia degli Asburgo». Era tuttavia una realtà politica fondata sulla diversità dei modi di essere governati: «Berna da città aristocratica; Zurigo e Lucerna, mediante governi corporativi; gli altri paesi secondo la democrazia pura delle Landsgemeinden» (Guido Calgari, op. cit., p. 143). Nel periodo in cui l’Europa era percorsa da grandi sconvolgimenti politici e religiosi, i Confederati avevano di che essere soddisfatti del raggiungimento della Pace dei cinquant’anni sottoscritta con gli Asburgo, senza sapere che proprio gli avvenimenti europei, di lì a qualche anno, avrebbero segnato un nuovo destino, dando loro la grande occasione che aspettavano da molto tempo. novembre 2014 La Rivista - 45 La Rivista Scaffale Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli La pioggia fa sul serio (Mondadori pp. 276; € 17,50) A Casedisopra, nel cuore degli Appennini, l’estate è finita eppure in giro si vedono ancora dei forestieri. All’osteria di Benito, dove si ferma per un bicchiere chiunque passi in paese, il cameriere marocchino Amdi spesso serve da bere a due avventori singolari: un geologo impegnato a studiare il territorio e un architetto inglese innamorato del posto, Bill Holmes, che insieme alla bella nipote Betty sta conducendo una ricerca sulle costruzioni religiose – edicole votive, maestà, oratori – di cui è ricca quella parte di Appennino. Nel frattempo, però, ha cominciato a piovere senza tregua, e l’acqua dà non poco filo da torcere all’ispettore della forestale Marco Gherardini, che in paese chiamano “Poiana”. La pioggia divora interi costoni della montagna portando con sé strade, alberi e forse anche uomini, come a punirli per l’incuria sempre maggiore cui abbandonano la loro terra. A parte ciò, in paese tutto sembra tranquillo. Fino a che, proprio il giorno prima di andarsene, il geologo non sparisce misteriosamente. E dopo la sua scomparsa una serie di aggressioni turba la vita di Casedisopra. A indagare ufficialmente sui troppi misteri che si nascondono tra i ruderi della Casa-fortezza del Capitano e l’edicola con l’affresco di una Madonna incinta, tra l’agriturismo gestito da una stravagante signora e il Sasso Nero che racchiude un segreto, è incaricato il giovane maresciallo dei carabinieri Barnaba. Ma molto presto Poiana dovrà intervenire in prima persona, sia pure non ufficialmente. E ad aiutarlo, con la ruvidezza montanara che gli è consueta ma anche con saggezza, sarà chi conosce il territorio e sa leggere i segni con cui la montagna parla all’uomo: il mitico Adùmas. Ma anche i fratelli Seivadghi, Fonso e Doardo, e il paese intero daranno, sia pure involontariamente, il loro contributo... Ancora una volta Guccini e Macchiavelli sanno evocare per noi i sapori e le emozioni più intense delle loro montagne e ci conducono lungo i valichi appenninici, dal Quattrocento a oggi, fino a scoprire una verità sorprendente e più che mai attuale. Un romanzo forte come le radici di un albero secolare, appassionante come un inseguimento nel bosco, coraggioso come chi sa guardare negli occhi la verità. Daria Bignardi L’amore che ti meriti (Mondadori pp. 247, € 18,00) Come può l’amore essere insieme la forza più creatrice e più distruttrice? Cosa siamo disposti a perdere per l’amore, cosa siamo 46 - La Rivista novembre 2014 disposti a mettere in gioco? E possibile che la completa felicità si riveli solo nella assoluta infelicità? A Ferrara, Alma e Maio, due fratelli adolescenti, vivono in una reciproca, incantata dipendenza. La loro famiglia è molto unita. La scuola è finita, l’estate inizia. Alma e Maio non lo sanno, di essere felici. Per Alma è un gioco quando propone al fratello di provare l’eroina. Una sola volta, l’ultima sera di libertà prima di raggiungere i genitori per le vacanze. Ma mentre lei passa indenne attraverso il veleno, Maio resta segnato. E un giorno scompare. Bologna, trent’anni dopo. Antonia che tutti chiamano Toni, è l’unica figlia di Alma. Vive con Leo, commissario di polizia conosciuto durante un sopralluogo per i gialli che scrive. Ignora tutto di Maio, la madre non le ha mai raccontato nulla: forse per proteggerla o forse troppo grande è il senso di colpa. Quando Alma viene a sapere che Antonia aspetta il suo primo figlio, non riesce più a mantenere il silenzio di cui si è fatta scudo. Toni si misura con una vertigine improvvisa: che cosa può fare di fronte a un segreto che ha cancellato ogni traccia del passato di sua madre, e quindi anche del proprio? Toni torna a Ferrara per cercare Maio. E nell’inchiesta su Maio si riflette il gioco delle generazioni, la cifra degli anni bui a cavallo tra Settanta e Ottanta, fino al destino stesso di Antonia. Come si fa a meritarsi l’amore? Donato Carrisi Il cacciatore del buio (Longanesi pp.406; € 18,60) “Se non sarà fermato, non si fermerà.” Non esistono indizi, ma segni. Non esistono crimini, solo anomalie. E ogni morte è l’inizio di un racconto. Questo è il romanzo di un uomo che non ha più niente - non ha identità, non ha memoria, non ha amore né odio - se non la propria rabbia... E un talento segreto. Perché Marcus è l’ultimo dei penitenzieri: è un prete che ha la capacità di scovare le anomalie e di intravedere i fili che intessono la trama di ogni omicidio. Ma questa trama rischia di essere impossibile da ricostruire, anche per lui. Questo è il romanzo di una donna che sta cercando di ricostruire se stessa. Anche Sandra lavora sulle scene del crimine, ma diversamente da Marcus non si deve nascondere, se non dietro l’obiettivo della sua macchina fotografica. Perché Sandra è una fotorilevatrice della polizia: il suo talento è fotografare il nulla, per renderlo visibile. Ma stavolta il nulla rischia di inghiottirla. Questo è il romanzo di una follia omicida che risponde a un disegno, terribile eppure seducente. E ogni volta che Marcus e Sandra pensano di aver afferrato un lembo della verità, scoprono uno scenario ancora più inquietante e minaccioso. Questo è il romanzo che leggerete combattendo la stessa lotta di Marcus, scontrandovi con gli stessi enigmi che attanagliano Sandra, vivendo delle stesse speranze e delle stesse paure fino all’ultima riga. Carrisi ha esordito nel 2009 con Il suggeritore e ha fatto subito il botto: la vittoria del Bancarella e di altri premi, il favore della critica, un enorme successo in Italia come all’estero. Da allora lui è considerato l’autore italiano di thriller più venduto al mondo. La Rivista Per chi suona il campanello di Mirko Formenti Di apocalissi e d’altri impegni Finirà così: tra grossomodo quattro miliardi di anni, dopo aver bruciato tutto l’idrogeno in superficie al suo strato più esterno, il nostro sole comincerà rapidamente (in relazione ai tempi astrali, si capisce) ad espandersi, obbedendo alla sua cieca sete di trovare altro idrogeno, dopodiché, non pago, inizierà a consumare l’elio del proprio nucleo, trasformandolo in carbonio e finendo così per restringersi; capriccioso com’è, tornerà, in seguito all’aumento di temperatura della sua fornace intestina, ad espandersi, salvo poi collassare implodendo, una volta mangiucchiatosi tutto il nucleo. Che poi uno dice, vabbè, almeno ce ne andiamo con un bel botto degno del miglior “KA-BOOM” fumettistico – e invece no! Il sole infatti, essendo una stella di dimensioni del tutto trascurabili, non raggiunge neanche lontanamente la massa necessaria a far conseguire un’esplosione all’implosione: di fatto, a seguito di quest’ultima, si ritroverà ridotto al cosiddetto stato di nana bianca, un piccolo astro brillantissimo ma privo di “motore” interno, e quindi destinato ad un lento (ma poi neanche tanto) scolorire, fino a giungere, in una scarsa manciata di miliardi d’anni a partire da oggi, a spegnere definitivamente la luce. Il nostro povero sole spento finirà quindi per vedersi convertito in un ammasso di carbone in via di raffreddamento, destinato a tramutarsi in breve tempo in un freddo sasso nero. Intendiamoci: nulla di neanche lontanamente associabile al rilancio di nuova vita celeste, niente nebulose da togliere il fiato, niente colori sgargianti che nessuno osserverà da nessun’altra galassia con nessun telescopio spaziale ad alta definizione. Niente Pilastri della Creazione, insomma. Ma: e la terra? Beh, sempre ammesso che dovesse sopravvivere alle ondate distruttive conseguenti alle fasi espansive del sole di cui sopra…no luce, no vita, ergo, estinzione assicurata. Di conseguenza, tutto sommato, non è così grave se vi hanno rigato il Passat o se restate senza carta igienica nei bagni della scuola. Ma dico, pensate a quanto inutile sarà stato tutto il patrimonio umano, pazientemente eretto nei nostri brevissimi millenni, a quanto illusoria sarà risultata la nostra determinazione vagamente heideggeriana a sfruttare l’idea della morte (la nostra morte) per fare in vita qualcosa di valido – perché se consideriamo la morte non solo nostra, ma di tutto il pianeta, allora ci è chiaro che nessuna opera, per quanto titanica o indimenticabile, potrà resistere alla fine del mondo e dell’uomo – e della sua memoria! – e così anche Orazio e i suoi monumenti letterari, che dichiarava più duraturi del bronzo, finiranno per non essere altro che altra massa nera compressa su un minuscolo sassolino nero e morto che galleggia nel buio dello spazio nero: un invisibile moschino che gironzolerà nell’universo per un certo periodo, prima di schiantarsi contro un astro un po’ più serio. Direte, allora, di fronte al rischio di perdere ogni stimolo a fare nella propria vita una qualsiasi cosa utile o notevole – o una qualsiasi cosa e basta – (ma c’è poi davvero qualcuno che si pone questi problemi?), bisogna correre ai ripari: in fondo questo nostro ingrato di un sole non è che una piccola stella nelle galassie, quindi, suvvia, vuoi che in tutti i pianeti di tutti i sistemi solari di tutte le galassie dell’universo non ci sia un altro angolino per l’uomo? Un posticino al sole di un qualunque sole, dove si possa di nuovo coltivare amorevolmente l’idea di permanenza, di utilità – di senso, santo cielo! (Ma vuoi davvero che in tutti i pianeti di tutti i sistemi solari di tutte le galassie dell’universo non ci sia un essere tentacolare e viscido che si sta beffando del nostro affanno, in attesa della gloriosa esplosione della sua supernova?). Certo, perché anche la sua stella, grande o piccola che sia, finirà per morire – come tutto ciò vive, d’altronde – ma quindi, siamo destinati ad una peregrinazione galattica a scadenze pluri-eoniche, o arriveremo persino ad incubare il sole? Insomma, di tempo ce n’è, abbastanza da estinguersi più volte già da noi, ma le grane sono pressoché insormontabili, e la chiusura in bellezza ancora più inverosimile, tanto più che (fosse anche solo per appagare, prima di andarcene, il nostro orgoglio intellettuale, la nostra sete di completezza spirituale) le grandi domande, i grandi enigmi dell’uomo appaiono ancora irrisolti, se non ancora più ingarbugliati (e non sono che alcuni dei misteri che dobbiamo ancora sbrogliare, prima che finisca l’elio nel sole, prima che le stelle collassino…). novembre 2014 La Rivista - 47 Zurigo in Italiano novembre/dicembre2014 4 novembre ore 18.15 - Universität Zürich - Aula SOC 1-106 Rämistrasse 69 8001 Zürich Torneranno i prati Proiezione in anteprima del film di Ermanno Olmi Un’iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito delle Commemorazioni della Grande Guerra. Il film verrà proiettato in contemporanea a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e in numerose altre città in tutto il mondo. Organizzano: Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Consolato Generale d’Italia in Zurigo Lettorato MAE presso l’Università di Zurigo - Ingresso libero 6 novembre ore 18.30 - ETH - Aula HG E33.1 - Rämistrasse 101 - 8092 Zürich Il movimento teosofico nella cultura italiana Conferenza del Prof. Marco Pasi Il Prof. Marco Pasi è Visiting professor alla Cattedra De Sanctis. La conferenza ripercorrerà i momenti salienti della presenza della Società Teosofica nella cultura italiana, oggi spesso ignorata o dimenticata. Organizza: Cattedra De Sanctis (ETH) con la collaborazione della Società Dante Alighieri - Ingresso libero 12 novembre ore 12.30 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich Ma serve a qualcosa il bosone di Higgs? Conferenza della dott.ssa Barbara Sciascia Barbara Sciascia è ricercatrice all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati e al CERN di Ginevra. All’attività di ricerca affianca la divulgazione scientifica, sia per adulti che per bambini di elementari e medie. Organizzano: Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Liceo Vermigli - Ingresso libero 12 novembre ore 18.00 - Universität Zürich - Aula KOL F-117 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich Verso una Filosofia dell’Amore Conferenza di Vito Mancuso Vito Mancuso (1962) è un teologo laico, laureato in teologica sistematica. I suoi scritti, tradotti in più lingue, hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico. Organizza: ASRI Associazione Svizzera per i Rapporti culturali ed economici con l’Italia - Ingresso libero 13 novembre ore 18.00 - Universität Zürich - Romanisches Seminar - Aula D31 - Zürichbergstrasse 8 - 8006 Zürich Quando la scrittura fotografa le percezioni Aperitivo con la scrittrice Elena Rondi-Gay des Combes L’ultimo romanzo della scrittrice, «Dissolvenza», verrà presentato da Rossana Maspero, giornalista Rete Uno RSI, a colloquio con l’autrice. Organizza: Pro Ticino Zurigo. www.proticino.ch in collaborazione con la Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo - Ingresso libero - Seguirà un aperitivo. 15 novembre ore 19.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich Performance-Train: - Milano Centrale 10.10 - Chiasso 10.55 - Zürich Hardbrücke 15.04 - Performance-Labour 2: - Zürcher Hochschule der Künste - Toni Areal Pfingstweidstrasse 96 - 8005 Zürich Lily Brülisauer ci racconta la storia della ceramica popolare lucana La passione di Lily Brülisauer per la ceramica popolare inizia nel 1969. Fra il 2010 e 2012 ha esposto la sua collezione presso la sede del Historisches und Völkerkundemuseum a San Gallo. Performing Arts in Motion - Performance di artisti italiani e svizzeri sul Performance-train, treno speciale della TILO a destinazione di Zurigo e a seguire al Performance-Labour 2 alla ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste) ArTransit è un progetto nell’ambito di Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia (Pro Helvetia). Circolo Lucano di Zurigo - ALA – Amici del Liceo Artistico - Ingresso libero Seguono assaggi lucani. Domenico Lucchini e Barbara Fässler (ArTransit) - Partner: Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Consolato Generale d’Italia in Zurigo - Consolato Generale di Svizzera a Milano - Regione Lombardia - TILO - Svizzera Turismo - Kunstbulletin - Info e prenotazioni: artransit.ch; viavai-cultura.net; teatrosanmaterno.ch - Prezzo: Fr. 60.– 7 novembre Ceramica popolare ArTransit Organizza: Organizzano: 8 novembre ore 18.30 e 20.00 - Reformierte Kirche Oberstrass - Stapferstrasse 58 - 8006 Zürich Musica a Palermo 15 novembre La musica dei Francescani all’epoca del barocco palermitano. Opere di Bartolomeo Montalbano, Bonaventura Rubino, Giovanni Battista Fasolo. Il concerto sarà preceduto dalla conferenza del prof. Paolo Emilio Carapezza (Palermo). ore 18.30 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich Le Capitali della Musica - Con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e della Società Dante Alighieri di Zurigo - Ingresso libero per la conferenza - Ingresso concerto: intero Fr. 40.-, AHV/IV Fr. 30.-, studenti Fr. 20.- Organizza: 9 novembre 15 novembre La «buona politica» da Machiavelli alla III Repubblica Note d’Amor Romantico… Pop & Rock Organizzano: ore 17.00 - Chiesa Evangelica - di lingua italiana - Ämtlerstrasse 23 - 8003 Zürich L’Onorevole Valdo Spini presenta il suo ultimo libro: «La buona politica da Machiavelli alla III Repubblica – Riflessioni di un socialista». Valdo Spini fu vicesegretario del PSI dal 1981 al 1984 ed è stato due volte ministro nel governo di Carlo Azeglio Ciampi nonché Assessore per la Cultura a Firenze. Dal 2012 è presidente dell’Associazione Istituzioni di Cultura Italiana. Organizzano: Cena di gala Una sola volta all’anno lo splendido salone liberty del Liceo Artistico diventa ristorante. Il cuoco, Stefano Biagio D’Aguanno, porterà il suo saper fare… Liceo Artistico - Prenotazione obbligatoria: 044 202 80 40 oppure sekretariat@ liceo.ch - Costo: 70.–, bevande escluse - Il menù si trova sul sito www.liceo.ch ore 19.45 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich Concerto della Harmonika Orchester di Steffisburg diretto dal Maestro Renata Rebeschini, con brani classici e moderni, appositamente arrangiati per orchestra. Il gruppo musicale è un esempio riuscito di integrazione tra cultura italiana e svizzera. Welcome Apero a partire dalle 18.15 Organizza: Associazione Amici della Cultura nella Zwinglikirche - Ingresso libero. Colletta - Segue rinfresco. Tuttoitalia – L’informazione per gli italiani in Svizzera. - In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Per partecipare, inviare un’email a [email protected] - oppure telefonare al numero 078 770 89 40 10 novembre 16 novembre Flora e fauna di Valtellina e Valchiavenna La fattoria degli animali ore 19.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich Le meraviglie della natura – Mostra fotografica Flora e fauna dei seguenti ambienti: Riserva naturale del Pian di Spagna – zona umida, Passo dello Spluga, Monte Legnone, Alta Val Gerola, Passo dello Stelvio. Don Amedeo Folladori e i suoi ragazzi del Gruppo Naturalistico di Delebio presenteranno la mostra al pubblico. Organizzano: ALA Amici del Liceo Artistico - Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo Segue un aperitivo valtellinese. - Ingresso libero - La mostra resta aperta al pubblico fino a mercoledì 12 novembre ore 18.00 nell’orario scolastico. 48 - La Rivista novembre 2014 ore 16.00 - St. Agathasaal - Bahnhofplatz 3 - 8953 Dietikon Libero adattamento del romanzo di George Orwell L’acuto apologo orwelliano, anche decontestualizzato dallo stalinismo di cui fu feroce caricatura, non ha perso niente della sua mordace corrosività, e può essere letto anche oggi come satira del potere, e sconsolata riflessione sulla sopraffazione operata dai «furbi» sugli «ingenui». Ne è così nata una commedia che vorrebbe divertire: se non fosse che il gusto che ne resta alla fine è quello di un riso amaro… Organizza: Liceo Vermigli in collaborazione col Centro culturale «Sandro Pertini» di Dietikon Ingresso libero. - Colletta 18 novembre 26 novembre Un sogno giorno: andare in Italia…! Il declino degli dèi ore 18.15 - Universität Zürich - Aula KO2-F-174 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich L’Italia e l’italiano attraverso gli occhi degli apprendenti, tra lingua e cultura. A partire dai testi contenuti in VALICO (Varietà di Apprendimento Lingua Italiana Corpus Online, www.valico.org) la Prof.ssa Corino (UNITO) esaminerà la ricezione dell’Italia da parte degli apprendenti di italiano nel mondo, descrivendo alcuni aspetti linguistici salienti nella loro produzione orale. Organizza: ore 19.00 - ZHAW-IUED - Hörsaal 01.01 - Theaterstrasse 15c - 8401 Winterthur di Gerardo Passannante A colloquio con l’autore, in occasione della pubblicazione di Avvisaglie d’uragano, primo volume del grande ciclo narrativo che ne prevede dieci, e che da otto anni compare regolarmente sul settimanale La Pagina di Zurigo. Organizzano: Cattedra di Linguistica italiana dell’Università di Zurigo ZHAW-IUED con la collaborazione della Dante Alighieri di Winterthur e dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo - Ingresso libero 19 novembre 27 novembre Manzoni, Goethe e l’Europa romantica Vivaldi e Pergolesi ore 18.15 - Universität Zürich - Aula KO2-F-175 - Rämistrasse 71 - 8006 Zürich Prof. Dr. Gianmarco Gaspari Goethe si dedica alla lettura dell’opera di Manzoni ben prima della pubblicazione dei Promessi sposi. L’impressione che ne prova è che le sue idee sulla Weltliteratur abbiano finalmente trovato un modello ideale da proporre alle nuove generazioni; e la stessa impressione, all’uscita del romanzo, sarà condivisa da più di un lettore, in Francia come in Inghilterra. Le tappe di una affermazione così rapida e incisiva lasciano ancora stupiti, e illustrano in modo esemplare alcuni dei percorsi cruciali della letteratura dell’Europa romantica. Organizza: Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo Ingresso libero 21 novembre ore 18.30 - ETH - Aula HG D3.2 - Rämistrasse 101 - 8006 Zürich Vacanze al mare Film e incontro con Ermanno Cavazzoni Proiettato per la prima volta in Svizzera ed in esclusiva per la Dante, il film-documentario mette insieme, con una sapiente regia di montaggio, una serie di filmini casalinghi che ritraggono le vacanze degli italiani. Organizza: Società Dante Alighieri in collaborazione con Cattedra De Sanctis (ETH) Ingresso libero 22 novembre ore 19.00 - Centro culturale Il Ponte - Neuhofstrasse 5 - 8630 Rüti La meccanica dei ruoli Presentazione del romanzo di Alice Malerba L’intensa storia di due fratelli gemelli; un viaggio in macchina da Torino a Noto nel tentativo di ricucire uno strappo; un amore esclusivo e contraddittorio. L’autrice approfondirà le tematiche del suo romanzo d’esordio attraverso letture di brani estratti dal libro stesso. Organizza: Centro culturale Il Ponte di Rüti Seguirà cena con prodotti tipici italiani. Cena: Fr. 25.– Richiesta prenotazione 056 535 31 30 oppure 0798211901 22 novembre ore 20.00 - Exil - Hardstrasse 245 - 8005 Zürich Raphael Gualazzi Un uomo ed il suo pianoforte Dopo il trionfo del 2011 al Festival di Sanremo, Gualazzi partecipa all’Eurovision Song Contest a Düsseldorf dove si classifica secondo aggiudicandosi anche il primo premio della giuria tecnica. Organizzano: Exil Zürich, Neuland Concerts Hamburg Con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo Ingresso: Fr. 35.- 23 novembre ore 20.00 - Kirche St. Peter - St. Peter-Hofstatt - 8001 Zürich Concerto per coro e orchestra La stravaganza, Credo e Gloria di AntonioVivaldi Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi Con il coro misto CoroVivo e i solisti Noëlle Grübler, Vital Julian Frey, Stephanie Pfeffer e Susannah Haberfeld. Dirige il Maestro Patric Ricklin. Organizza: CoroVivo – www.corovivo.ch - Ingresso: Fr. 38.– / 48.– Prevendita presso Jecklin/Hug 2 dicembre ore 18.00 - Liceo Artistico - Parkring 30 - 8002 Zürich La Svizzera prima della Svizzera Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Tindaro Gatani lo fa nel suo nuovo volume. Organizza: Pro Grigioni Italiano - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Informazioni: [email protected] - Ingresso libero Segue rinfresco. 7 dicembre ore 17.00 - Chiesa Evangelica - Ämtlerstrasse 23 - 8003 Zürich Sonate per violoncello Musiche di Brahms, Ravel, Debussy Gabriele Ardizzone Violoncello Giancarlo Prossimo Pianoforte Organizza: Associazione Amici della Cultura nella Zwinglikirche Ingresso libero. Colletta Segue rinfresco. 10 dicembre ore 19.00 - Zentrum Karl der Grosse - Kirchgasse 14 - 8001 Zürich Maurizio Ferraris Anima e iPad / Die Seele – ein iPad Vernissage della traduzione tedesca Che cosa c’entra l’anima con l’iPad? In apparenza, niente. Tuttavia questa strana coppia ha un’affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione. L’autore – filosofo di rinomanza internazionale – ci presenterà il suo libro e discuterà sui collegamenti profondi tra spiritualità e materialità. Organizzano: Istituto Italiano di Cultura di Zurigo Schwabe Verlag Basel Ingresso libero 11 dicembre ore 18.30 - Universität Zürich - Romanisches Seminar - Aula D31 Zürichbergstrasse 8 - 8006 Zürich 1915: l’Italia in guerra Paolo Sorrentino: un regista da Oscar ore 16.00 Le conseguenze dell’amore (2004) con Toni Servillo ore 19.00 L’amico di famiglia (2006) con Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio e Laura Chiatti Prof. Carlo Moos, Università di Zurigo Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra, dichiarando aperte le ostilità contro l’Austria-Ungheria. Come è scoppiato il conflitto, che ha causato più di 15 milioni di morti, e perché l’Italia vi ha preso parte? In occasione delle commemorazioni del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale la conferenza affronterà questi e altri quesiti. Alla conferenza seguirà l’assegnazione del Premio Pro Ticino Zurigo per tesi di laurea e dottorato. Lettorato MAE presso l’Università di Zurigo Consolato Generale d’Italia a Zurigo Comites di Zurigo Ingresso libero Società Dante Alighieri in collaborazione con la Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo Ingresso libero ore 16.00 – 22.00 - Casa d’Italia - Erismannstrasse 6 - 8004 Zürich Giornata del Cinema Italiano Organizzano: Organizza: novembre 2014 La Rivista - 49 La Rivista Italia e Svizzera verso l’expo 2015 Un progetto scolastico ed un concorso A maggio 2015 verrà inaugurata a Milano l’esposizione universale (EXPO 2015), che si articolerà attorno al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. L’evento, di carattere universale, darà visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nel settore dell’alimentazione. I temi principali che saranno affrontati riguardano la sicurezza e la qualità alimentare, l’agricoltura e la biodiversità, l’innovazione della filiera agroalimentare, l’educazione alimentare, cibo e cultura, la cooperazione e lo sviluppo nell’alimentazione. In occasione di questo importante evento il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca- Direzione generale affari internazionali e l’Ambasciata di Svizzera in Italia, con il sostegno didattico del Liceo Niccolò Machiavelli in Roma hanno deciso di approfondire queste tematiche attraverso un progetto rivolto alle scuole. Il progetto quadrilingue (italiano, tedesco, francese, inglese) si rivolge in particolare ai giovani nella fascia di età 14-18 e ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi e le ragazze sulle nuove sfide alle quali il nostro mondo deve e dovrà far fronte negli ambiti proposti dall’EXPO. Il progetto scolastico è composto due elementi: tre da schede didattiche ed un concorso per lo sviluppo di un’APP. Per l’anno scolastico 2014-2015, alcuni esperti hanno elaborato uno strumento didattico composto dalle seguenti schede, di cui riproduciamo il concetto essenziale. Spreco ed educazione alimentare Autore: Andrea Segrè, professore ordinario dell’Università di Bologna Il problema: lo spreco alimentare è difficile da digerire (è proprio il caso di dire). Perché se è vero che secondo la FAO sarà necessario aumentare la produzione agricola almeno del 60% nei prossimi anni per far mangiare una popolazione che crescerà fino a 9 miliardi nel 2050, la stessa stima che attualmente nel 50 - La Rivista novembre 2014 mondo si perde o spreca (è differente) più di un terzo del cibo che viene prodotto, trasformato, trasportato, distribuito: più di 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti ancora consumabili, che potrebbero dare da mangiare, per un anno intero, a circa 2 miliardi di persone. Perciò è inutile aumentare la produzione alimentare per una popolazione in crescita, se poi viene sprecata: è più sensato allora iniziare ad eliminare questi sprechi e poi aumentare la produzione. Occorre allora ridare valore al cibo partendo da una nuova educazione alimentare ed ambientale. Sicurezza alimentare e agricoltura sostenibile Autori: Atlant Bieri, giornalista scientifico Jean-Daniel Charrière, ingegnere agronomo, Centro di ricerche apicole, Agroscope Felix Herzog, ecologista, Agroscope (Centro di ricerca agronomica della Svizzera) L’agricoltura ha bisogno di risorse per produrre generi alimentari. Se le risorse scarseggiano o vengono utilizzate in maniera non sostenibile, la sicurezza alimentare è messa a rischio. Le api mellifere e gli altri impollinatori sono particolarmente sensibili agli squilibri ambientali. L’uomo deve dunque provvedere ad incrementarne la presenza di tali insetti affinché possano svolgere appieno il loro lavoro. Gli agricoltori sono altrettanto sensibili ai cambiamenti economici e sociali, perciò, in futuro, le imprese particolarmente piccole sopravviveranno solo se saranno in grado di presentare idee e progetti innovativi. Il patrimonio agro-alimentare Autrice: Marta Lenzi, esperta di storia della gastronomia e del costume Oggi i nostri pasti iniziano con il salato e terminano con il dolce, condiamo la pasta con il sugo di pomodoro, scegliamo cosa e quando mangiare, ma non è stato sempre così. Il cibo, inteso come elemento di identità sociale e culturale, è infatti caratterizzato da scelte e preferenze mutate nei secoli. Il gusto che ne consegue è sapore, una sensazione individuale, ma è anche sapere, condizionato anch’esso dalle situazioni culturali, economiche e sociali. Alla base delle tradizioni ci sono contaminazioni gastronomiche risultanti dall’incontro di culture differenti, dallo scambio continuo tra i popoli. Negli ultimi decenni, è stato recepito il modello alimentare globalizzato offrendo di tutto e di più, in qualsiasi momento, anche al rischio di perdere peculiarità e identità. Il nostro patrimonio agroalimentare, unito a una maggiore consapevolezza del valore del cibo, diventa il punto di partenza per rivalutare la cucina locale, intesa come sintesi e integrazione tra tradizione, creatività e innovazione. I consumatori hanno compreso che i cibi sono un aggregato di storia, riscoprendo così le proprie radici, registrando un nuovo interesse verso prodotti e specialità gastronomiche tipiche, oggi migliori e più affidabili grazie alle innovazioni del settore. Il concorso Dal 22 settembre è aperto un concorso per il quale gruppi di quattro studenti, delle scuole secondarie superiori di secondo grado di Svizzera e Italia, dovranno sviluppare un concept di APP per Smartphone, Tablet o Android che sia attinente ad uno dei temi delle schede didattiche. L’APP del gruppo vincitore verrà sviluppata da un programmatore ed il gruppo vincerà un viaggio per visitare l’EXPO 2015 insieme agli altri gruppi che hanno sviluppato i concept più innovativi e originali. Tale iniziativa permetterà dunque ai giovani di acquisire anche competenze nel campo tecnico-scientifico, uno degli obiettivi di sviluppo annunciati dalla Presidenza italiana dell’UE per il settore dell’istruzione e della formazione. Le iscrizioni al concorso sono aperte fino al 19 dicembre 2014. Per consultare le schede didattiche e leggere il regolamento del concorso visitate il sito www.expoitaliasvizzera.it. L’iniziativa si avvale del patrocino di: Accademia della Crusca, Camera di commercio italiana per la Svizzera, Camera di commercio svizzera in Italia, Comunità Radiotelevisiva Italofona, Società Dante Alighieri, Fondazione italiana educazione alimentare, Liceo Statale Niccolò Machiavelli in Roma, Roma Capitale-Biblioteche di Roma, Segreteria di Stato per l’educazione, la ricerca e l’innovazione, Svizzera Turismo. La Rivista SwissSkills Berna 2014 I primi Campionati Svizzeri delle Professioni Oltre 155’000 visitatori provenienti da tutta la Svizzera hanno contribuito a formare per cinque giorni l’impressionante cornice di SwissSkills Berna 2014, i primi Campionati Svizzeri delle Professioni che si sono tenuti in un’unica sede, sull’areale BERNEXPO. Sono arrivate scolaresche provenienti da tutte le regioni svizzere e hanno trovato un quadro del mondo professionale svizzero di ampiezza mai vista prima. In tutto sono state presentate ai visitatori 130 professioni e hanno gareggiato 1000 candidati di 70 professioni per aggiudicarsi il titolo di Campione Svizzero della rispettiva professione. Ambasciatori della formazione professionale Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann si è dimostrato particolarmente orgoglioso delle prestazioni dei giovani professionisti. Il capo del Dipartimento Economia, Formazione e Ricerca ha affermato che questi giovani sono i migliori ambasciatori della formazione professionale come possibilità formativa in grado di offrire prospettive future. “La formazione professionale è di importanza decisiva per il nostro paese, la base del successo e del benessere della Svizzera,” ha spiegato. “Con il nostro sistema di formazione professionale continuiamo a fare in modo che i giovani riescano a raggiungere qualificazioni professionali di altissimo livello, con un ventaglio molto ampio di 230 professioni. Questo non c’è in nessun altro paese del mondo”. Il Consigliere federale Johann Schneider Amman, durante la cerimonia di inaugurazione © Stefan Marthaler per OdASanté professionale presso l’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) e naturalmente ha fatto visita allo stand di Berna. “Senza una buona formazione professionale non è possibile andare lontano” ha affermato. “È la cosa migliore da fare”. L’ammirazione internazionale I Campionati Svizzeri delle Professioni Berna 2014 sono stati non solo una novità per la Svizzera, ma anche un evento di dimensioni mai viste prima. E non è tutto. Con 70 gare professionali e 130 professioni presentate, questa manifestazione ha superato nettamente anche le dimensioni dei Campionati Mondiali delle Professioni. Non c’è quindi da meravigliarsi della presenza e dell’interesse di ospiti internazionali. Per esempio il vicedirettore della Commissione Istruzione e Cultura dell’Unione Europea, Joao Santos, che conosce il sistema svizzero e afferma: “La Svizzera ha uno dei migliori sistemi di formazione professionale del mondo perché, grazie all’incomparabile collaborazione tra i partner sociali, è in grado di adattare la formazione alle esigenze del mondo del lavoro in modo ottimale”. Inoltre, è convinto che questo sia uno dei motivi principali per il basso tasso di disoccupazione giovanile svizzero, da record. SwissSkills numero 2? Ma Berna non è stata solo il teatro dei campionati e della presentazione delle Il consigliere federale Johann Schneider Amman con Christa Rigozzi © Stefan Marthaler per OdASanté professioni. Una mostra straordinaria sulla formazione professionale superiore e continua, ed una mostra straordinaria sulle professioni di nicchia, hanno fatto di SwissSkills, i Campionati Svizzeri delle Professioni, un’ampia piattaforma di informazione sulla varietà delle prospettive di lavoro che offre una formazione professionale. Il presidente del comitato organizzativo Christoph Erb, facendo un bilancio, afferma che i numerosi feedback positivi, la grande presenza mediatica e il numero dei visitatori hanno dimostrato che l’impostazione dell’evento era giusta. Spera che tutti i partner e soprattutto egli stesso e il suo comitato organizzativo possano avere l’opportunità di affrontare ancora una volta la sfida SwissSkills. “Noi saremmo pronti”, dice con convinzione. Magari già nel 2016? La cosa migliore da fare Anche gli sportivi fuoriclasse approvano il sistema duale della formazione professionale. Il campione olimpionico e mondiale di sci di fondo Dario Cologna da due anni è “padrino” per la formazione La prima OSS (operatore socio-sanitario) vincitrice dei campionati delle professioni svizzeri è Alexandra Najer di Dagmersellen (al centro). Al secondo posto troviamo Carolin Abromeit e il bronzo è andato a Flavia Schönle. © Stefan Marthaler per OdASanté novembre 2014 La Rivista - 51 La Rivista A Lugano dall‘8 al 10 novembre La quarta edizione del World Forum per la Pace Organizzato dall‘Associazione Culture Ticino Network di Lugano, si svolgerà a Lugano dall’8 al 10 novembre 2014 presso l’Università della Svizzera italiana, il Palazzo dei Congressi e altre strutture nel Luganese, la quarta edizione del World Forum per la Pace che si svilupperà attorno al tema: “La Famiglia e il contesto sociale nel Mondo: dagli anni ‘60 ad oggi”: Il World Forum è programmato su 3 giornate, durante le quali verranno proposte due tavole rotonde aperte al pubblico, animati da rinomati ospiti e relatori illustri (vedi il programma su questa pagina), una cena di gala, un pranzo della solidarietà, un workshop per le scuole. Sabato, 8 novembre, Università della Svizzera italiana Ore 14.00 – 14.20 (Atrio) Apertura del 4° World Forum per la Pace e accoglienza per il pubblico con intrattenimento, momenti di networking e visita fra gli stand delle Associazioni e Fondazioni presenti. Ore 14.30 (Auditorium) Inaugurazione del 4° World Forum per la Pace con saluto di benvenuto Ore 15.15 – 17.00 (Auditorium) Tavola rotonda dal titolo “Le Relazioni per la Pace” L’incontro verterà sul tema delle relazioni interpersonali che vengono a crearsi in famiglia, a scuola, al lavoro, nel gruppo di amici e nella società, con particolare attenzione a come queste si sono evolute dagli anni ’60 ad oggi. Il nostro obiettivo sarà quello di capire come queste relazioni influenzino la nascita e lo sviluppo di valori come la solidarietà e il rispetto per il prossimo, fondamentali per avvicinarsi ad un percorso di pace. Interverranno: • Piera Levi-Montalcini, presidente Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus 52 - La Rivista novembre 2014 • Fabio Merlini, direttore regionale IUFFP, già professore di epistemologia delle scienze umane all’Università di Losanna e presidente della Fondazione Eranos. • Cornelia Riep, Immediate Past President BPW Ticino • Monica Santoro, docente presso l’Università degli studi di Milano, esperta in sociologia della famiglia Modera: Natascha Fioretti, giornalista Freelancer Dalle ore 19.30: Il piacere di mangiare & il piacere di aiutare Serata di Gala anni ‘70 presso la Villa Sassa di Lugano Accoglienza nella splendida cornice del Ristorante della Villa Sassa a Lugano, dove avrà luogo la cena “Il piacere di mangiare & il piacere di aiutare”: serata a tema anni ‘70, a scopo benefico, ricca di musica, animazione e momenti culturali. Vi parteciperanno ambasciatori di pace e diversi ospiti, tra cui Giuliana Campana, autrice del libro “Le ricette di mia nonna”, dal quale saranno tratte alcune portate della cena, e Maristella Polli, ex giornalista della RSI. La serata sarà allietata dalle note anni ’70 della celebre band Acoustic Dreams di Luino. Domenica, 9 novembre, Università della Svizzera Italiana Ore 09.30 (Atrio) Apertura seconda giornata del World Forum e visita tra gli espositori. Ore 10.00 – 12.00 (Auditorium) Tavola rotonda dal titolo “L’idea di pace nel contesto sociale nazionale ed internazionale”. Durante l’incontro, sia a livello nazionale che internazionale, verrà analizzato come l’idea della pace, e di conseguenza il modo di trasmetterla, cambi di contesto in contesto e come questa si sia modificata dagli anni ’60 ad oggi. Interverranno: • Piera Levi-Montalcini, presidente Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus • Prof. Praxmarer, docente universitario e direttore esecutivo dell’EMICC (European Masters in Intercultural Communication), USI • Carla Del Ponte, magistrato svizzera e attualmente membro della Commissione ONU sulle violazioni ai diritti umani in Siria; è stata procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia e ambasciatrice svizzera in Argentina. • Julia Schürch, collabora attivamente da dieci anni con «Medici Senza Frontiere», prendendo parte a numerosi progetti in zone colpite dalla guerra o da catastrofi naturali. • Teresa Cadete, scrittrice membro del Pen International e Writers for Peace Commitee Modera: Riccardo Fanciola, giornalista RSI Dalle ore 12.30 Pranzo “Il Gusto della Solidarietà” Il pranzo solidale “Il Gusto della Solidarietà” si terrà presso il Ristorante dell’Hotel Ceresio di Lugano; il menù sarà composto da ricette tipiche della cucina ticinese che verranno spiegate ai presenti; il tutto accompagnato da ospiti a sorpresa, musica ed intrattenimento ed infine verrà presentato il menù tratto dal libro “Le ricette di mia nonna” di Giuliana Campana. Lunedì, 10 novembre, Ore 9.00 – 16.00 workshop per le scuole presso il Palazzo dei Congressi Giornata dedicata a tutte le scuole dalle elementari al liceo. Gli allievi parteciperanno a diversi workshop strutturati con moduli formativi e schede tecniche. Le attività saranno coordinate da esperti che in modo interattivo forniranno spiegazioni dettagliate sui temi del World Forum. Durante la giornata si terrà una parte ufficiale con la presenza di autorità, ospiti e testimonial e per l’occasione sarà organizzata una risottata di solidarietà. I fondi raccolti saranno destinati ai vari progetti sostenuti per aiutare i più bisognosi: quest’anno la nostra Associazione ha deciso di sostenere il progetto “pulmino della solidarietà” del Centro diurno GenerazioniPiù di Lugano per persone disabili e con reddito modesto, e il “Progetto Pace in Karamoja”del G.I.M. di Lavena Ponte Tresa. Informazioni: www.generazioninelcuoredellapace.ch. La Rivista Benchmark di Nico Tanzi Cosa c’è dietro quelle SECCHIATE d’acqua ghiacciata L’estate scorsa è stato praticamente impossibile non imbattersi in uno di quei video in cui la gente si versa sulla testa secchiate di acqua gelida. Certi giorni sui social network sembrava che non accadesse altro. Una gigantesca operazione chiamata Ice Bucket Challenge: una “sfida del secchio ghiacciato” a sostegno della ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica, una grave malattia neurodegenerativa. Il gioco funziona così: una volta “nominato” da un amico, il protagonista del video deve decidere se fare una donazione a favore della ricerca contro la SLA oppure, appunto, versarsi acqua gelata sulla testa. Il più delle volte finisce per fare una cosa e l’altra, per poi a sua volta “nominare” altre persone, invitandole a partecipare. Il tutto ovviamente viene filmato e pubblicato su internet (di solito su Facebook); la diffusione è garantita, ed è ovviamente proporzionale alla notorietà dei protagonisti, ma anche alla riuscita dei video (che spesso sono davvero divertenti). C’è chi si è chiesto se il movente principale fosse la generosità o la voglia di mettersi in mostra. Un interrogativo del tutto irrilevante, davanti a numeri che parlano chiaro: oltre cento milioni di dollari raccolti in un mese o poco più, 35 volte di più della cifra raccolta l’anno prima. In pratica, l’Ice Bucket è stata la più grande operazione di “marketing caritatevole” di sempre. Ha coinvolto decine di migliaia di persone e centinaia di VIP, narcisi o meno che fossero. Ma soprattutto, ha segnato una tappa fondamentale nella nostra evoluzione socio-culturale. Come ha sottolineato l’americano John Bare, scrittore ed esperto di economia filantropica, “quello che conta non sono i video divertenti, ma il potere dell’economia peer to peer” – espressione che potremmo tradurre “economia tra pari”, guidata dal passaparola digitale fra persone che si conoscono bene, spesso giovanissimi. Un fenomeno che sta cambiando alla radice il cosiddetto fundraising, e cioè il modo di raccogliere fondi: che non a caso si trasforma sempre di più in crowdfunding, e cioè in una pratica di “micro-finanziamento collettivo dal basso che mobilita persone e risorse”. Dal basso, e non dall’alto: esattamente com’è avvenuto nel caso dell’Ice Bucket Challenge, che è partito non da professionisti della filantropia ma da un gruppo di giovani desiderosi di dare una mano a combattere la SLA. Perché le secchiate di acqua ghiacciata di quest’estate hanno cambiato le regole del gioco? Perché hanno messo spietatamente in luce i limiti dei modi tradizionale di raccogliere fondi. Se io ricevo, nella cassetta della posta come per e-mail, una lettera da parte di qualche associazione benefica che mi invita a contribuire alla causa, il più delle volte la tratterò come spam (pubblicità indesiderata), e finirà nel cestino, virtuale o meno che sia. Ma se l’invito a contribuire mi arriva da un amico è molto probabile che il mio atteggiamento sarà diverso. Soprattutto se – com’è avvenuto nel caso dell’Ice Bucket – il messaggio (e l’intera operazione) hanno caratteristiche tali da avviare un meccanismo di diffusione “virale”. Plenty Consulting, società specializzata in raccolte di fondi peer-to-peer, definisce molto efficacemente ciò che deve avere una campagna di fundraising per funzionare. Deve cioè: 1. essere accessibile e divertente; 2. sostenere una causa comprensibile e “compelling” (che significa sia “avvincente” che “urgente”); 3 essere adatta alla diffusione sui social network. Esattamente le caratteristiche delle secchiate anti SLA. Che sono divertenti e spingono all’azione, certo. Ma esasperano anche, in modo più o meno nascosto, una tendenza molto meno “simpatica”: quello che è stato definito “cannibalismo” fra i diversi enti, associazioni e fondazioni benefiche che si finanziano attraverso la raccolta fondi. Per quante secchiate ci si versi sulla testa, infatti, la cifra complessiva che la società - e cioè tutti noi messi assieme – sceglie di destinare alla beneficienza è sostanzialmente stabile. E dunque i cento milioni di dollari a favore della SLA, di fatto, si tradurranno in soldi in meno a sostegno di altre cause. Probabilmente non meno nobili. Che ci piaccia o meno, siamo davanti a una manifestazione di sottile darwinismo sociale (anzi, social). Ma con almeno una componente che lascia ben sperare: il testimone è passato nelle mani dei giovanissimi, i più abili nel capire meccanismi e potenzialità della diffusione “virale” dei messaggi. Un vero e proprio passaggio generazionale. Auguriamoci che sia di buon auspicio. novembre 2014 La Rivista - 53 La Rivista Il quadro della Contessa di Giuseppe Muscardini Ritratto fotografico di Carolina Maraini Sommaruga In una sezione della mostra intitolata Corcos. I sogni della Belle Époque, allestita dal 6 settembre nei locali espositivi di Palazzo Zabarella a Padova, si ammira uno splendido ritratto della nobildonna luganese Carolina Maraini Sommaruga. L’opera proviene da Villa Maraini, sede della Fondazione Istituto Svizzero di Roma. La nobildonna svizzero-italiana nacque a Lugano il 15 giugno 1869 e divenne moglie dell’imprenditore Emilio Maraini. Il titolo di contessa le fu conferito da Vittorio Emanuele III per l’alto impegno svolto in favore delle istituzioni benefiche e culturali in Italia e in Svizzera. L’impatto è realmente d’effetto. Davanti alla grande tela raffigurante la Contessa Carolina Maraini Sommaruga, realizzata da Vittorio Matteo Corcos nel 1901, si resta sorpresi. L’ampia superficie pittorica del quadro, la vivezza dei tratti del volto, il lussuoso vestito con ricami e strascico, rendono giustizia all’aristocratica svizzero-italiana e ne ripropongono con precisione la fisionomia. Il pittore, a cui si deve in anni precedenti il ritratto di Giosuè Carducci - anche questo esposto in mostra -, la coglie in un momento di ordinaria mondanità: l’elegante abbigliamento, l’acconciatura curata e il coprispalle di pelliccia bianca che regge nella mano destra, preludono a un’imminente passeggiata o a una serata a teatro. Lo suggerisce la stessa collocazione del quadro nella quinta Sezione della mostra, intitolata per l’appunto Il trionfo del ritratto mondano, dove trovano posto le grandi donne del periodo storico in cui il pittore livornese si affermò. La contessa è in buona compagnia: accanto al suo ritratto si trova quello del notissimo soprano Lina Cavalieri, che Gabriele D’Annunzio poeticamente apostrofò la Venere in 54 - La Rivista novembre 2014 Vittorio Matteo Corcos, Ritratto di Carolina Maraini Sommaruga, 1901; olio su tela, cm. 224 x 130, Roma, Fondazione per l’Istituto Svizzero La Rivista Villa Maraini, oggi, sede dell’Istituto Svizzero di Roma Costruzione di Villa Maraini a Roma terra, di Anna Rombo Morosini, nobildonna veneziana figlia del Direttore della sede locale della Banca d’Italia, di Isadora Duncan, la celebre danzatrice statunitense che nel 1922 sposò il poeta russo Sergej Esenin, dopo avere sciolto il matrimonio con l’industriale Paris Singer, fondatore della omonima fabbrica di macchine per cucire. O, per finire, quello di Yole Moschini Biaggini, moglie di Vittorio Moschini, sindaco della città di Padova dal 1900 al 1904; nella finzione letteraria fu a lei che Antonio Fogazzaro pensò per caratterizzare sulla pagina scritta la figura di Jeanne Dessalle, personaggio femminile di Piccolo mondo moderno. I sogni e le speranze di un’epoca Intrecci di palazzo, oseremmo dire. Ma qui il palazzo è una sede espositiva e il gossip lascia il tempo che trova. Preferiamo rincorrere l’idea che dietro a ognuno di questi ritratti femminili vi sia qualcosa da raccontare, tanto nel privato quanto nel pubblico. C’è la vita del tempo, i sogni e le speranze di un’epoca. Nel caso della Contessa Carolina Sommaruga c’è l’evolversi rapido di quella modernità che porterà le famiglie altolocate a rischiare le proprie finanze investendo sull’industrializzazione, all’occorrenza lasciando i luoghi d’origine. Così avvenne per lei e per il marito Emilio Maraini - pure luganese e naturalizzato italiano - che nel 1886 si trasferì in Italia per seguire l’attività di uno zuccherificio acquistato a Rieti. La Contessa era dunque la raffinata consorte di un apprezzato imprenditore che nel volgere del secolo fu l’iniziatore dell’industria saccarifera italiana. Come tale, Emilio Maraini ottenne consensi e riconoscimenti dal Governo italiano, fino all’elezione alla Camera dei Deputati, carica che esercitò dal 1900 al 1916. Prima di trasferirsi a Roma la coppia decise di edificare una villa sul Pincio, vicina al Parlamento e al Ministero dell’Agricoltura, per farne la loro dignitosa residenza nell’Urbe. Nel 1903 fu pertanto incaricato l’architetto Otto Maraini, fratello di Emilio, di progettare la villa e di dare esecuzione ai lavori. Due anni più tardi la coppia luganese si trasferì nel prestigioso edificio neorinascimentale impreziosito da elementi barocchi, subito battezzato Villa Maraini. La morte dell’industriale nel 1916 sconvolse la vita della Contessa, all’epoca quarantasettenne. Lei gli sopravvisse per altri quarantatre anni, spegnendosi novantenne a Savosa nel 1959. Per onorare la memoria del marito, che in vita aveva dato prova di un costante impegno come benefattore e finanziatore dell’Ospedale italiano di Lugano, nel 1946 la nobildonna donò la fastosa villa romana alla Confederazione Svizzera. A condizione che l’edificio diventasse sede di un’istituzione impegnata a promuovere proficui scambi culturali fra Italia e Svizzera. Così la prestigiosa villa fu destinata all’Istituto Svizzero costituito nel 1947 a Roma, che due anni dopo vi si insediò ufficialmente. Chi di più ha, di più faccia All’interno di Villa Maraini il quadro della Contessa, ora in mostra a Padova, è solitamente posizionato sopra un camino di marmo rosso al terzo piano, nella Sala Conferenze dell’Istituto Svizzero. Allo stesso piano, ma nella sala del pianoforte, si trova anche un ritratto di Emilio Maraini dipinto da Giovanni Boldini. Separati per ragioni contingenti, nel rispetto di motivazioni a cui entrambi si ispirarono per sostenere in modo fattivo la cultura e le opere pubbliche, i due coniugi godono dell’ammirazione dei visitatori, sia a Padova che a Roma. I loro rispettivi ritratti muovono sentimenti di profonda stima, tanto per i soggetti raffigurati quanto per i due artisti che seppero renderne le fattezze in modo così efficace. Davanti al quadro della Contessa pare di sentire echeggiare le parole sommesse che correvano tra i due coniugi durante le loro conversazioni serali, nella sala del pianoforte e alla luce diafana di un paralume. In quei momenti di intimità familiare, quasi a voler teorizzare le regole di vita che fece di loro dei benefattori, spesso Emilio Maraini ribadiva un suo esplicativo concetto: «Ritengo un dovere che chi ha di più faccia di più». Era la convinzione dell’industriale niente affatto rinchiuso nel privilegio del rango, ma generoso e attento alle incombenti tensioni sociali del periodo in cui visse. Una solidarietà concreta, espressa in cospicue elargizioni private: centomila franchi dell’epoca furono destinati all’Ospedale Civico di Lugano, dove sorse il Padiglione Maraini per la cura delle malattie infantili. Altri sussidi furono assegnati all’Asilo Comunale e alla Società Luganese di Mutuo Soccorso degli operai. In termini di impegno politico, Emilio Maraini fu poi fautore di una proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati in base alla quale nel 1902 furono stanziati con cadenza annuale dei fondi per l’Ospedale Italiano di Lugano. Con uguale assiduità, prima e dopo la morte del marito, la contessa si prodigò in favore dell’Asilo infantile di Rieti e della Croce Rossa Italiana. Ogni idea, per essere espressa, ha bisogno di incarnarsi in qualcuno o qualcosa. La bella tela della nobildonna esposta a Padova fino al 14 dicembre, e quella del marito nella residenza romana di Villa Maraini, sono buoni testimoni del grande sentire - e del conseguente agire - di un’influente famiglia luganese a cui la storia dello sviluppo industriale dei nostri due Paesi confinanti deve molto. novembre 2014 La Rivista - 55 La Rivista Fino al 1° febbraio 2015 Palazzo Reale Milano Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 “Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nella sua opera, nel suo universo?” è la domanda che si pone Marc Chagall nel 1947 scrivendo la postfazione dell’autobiografia della moglie Bella, che l’ha lasciato “nelle tenebre” morendo all’improvviso tre anni prima. Ma è una domanda che è lecito porsi anche per la sua opera, quella di un artista che parla un linguaggio così universale da essere amato da tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, intellettuali e uomini della strada, e da tutti conosciuto e riconosciuto e che, tra tutti gli artisti del ‘900, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando un secolo di guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche. La mostra Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è promossa dal Comune di Milano-Cultura, è organizzata e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, Arthemisia Group e GAmm Giunti, è ideata da Claudia Zevi & Partners e curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer. Il percorso scientifico nasce da un interrogativo e da un’esigenza: da una parte il tentativo di capire quale fu la forza che permise a un pittore che pure sperimentò i linguaggi di tutte le avanguardie, di rimanere sempre così coerente con se stesso, sempre curioso di tutto ciò che lo circondava, sviluppando un linguaggio 56 - La Rivista novembre 2014 immediatamente riconoscibile alle persone di qualunque età e di qualunque stato sociale; dall’altra, l’esigenza di individuare nell’opera di Chagall, il segreto della poesia di quest’uomo fragile che pure seppe mantenersi sempre fedele alla propria tradizione e, insieme, alla propria umanità in un mondo scosso da catastrofi indicibili e fino ad allora inimmaginabili. La mostra che si è aperta lo scorso 17 settembre a Palazzo Reale di Milano è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, con oltre 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 – che guideranno i visitatori lungo tutto il percorso artistico di Marc Chagall, accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno generosamente collaborato. Il tema dell’esposizione è dunque centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del ‘900 attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall’originaria cultura ebraica, a quella russa, all’incontro con la pittura francese delle avanguardie. All’interno di un rigoroso e completo percorso cronologico, la mostra si articola in sezioni, partendo dalle opere degli esordi realizzate in Russia; Il compleanno 1915, olio su cartone The Museum of Modern Art, New York. Nudo con pettine 1911‐1912, inchiostro nero e gouache su carta, Collezione Privata durante il primo soggiorno francese, e il successivo rientro in Russia fino al 1921; con l’autobiografia scritta da Chagall al momento del suo definitivo abbandono della Russia, si apre il secondo periodo del suo esilio, prima in Francia e poi, negli anni ’40, in America dove vivrà anche la tragedia della morte dell’amatissima moglie Bella; con il rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra Chagall ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi. Lungo il percorso espositivo i visitatori avranno modo di capire come La Rivista L’ebreo in rosso 1915, olio su cartone San Pietroburgo, Museo di Stato Russo fu possibile che Chagall, pur vivendo in un perenne esilio, non abbia mai perso quel filo rosso che gli tenne sempre nel cuore il bimbo che era stato; come seppe mantenere intatta, attraverso il tempo e le vicissitudini terribili che attraversarono la sua esistenza, la forma dello stupore, la gioia della meraviglia di fronte alla natura e all’umanità e, insieme ad esse, la fiducia di credere e di provare in tutti i modi a costruire un mondo migliore. E ancora scopriranno la sua originalissima lingua poetica, nata dall’assimilazione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della tradizione, da Rembrandt come gli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità). Insieme a tutto questo vedranno anche il suo senso della meraviglia di fronte alla natura, di stupore di fronte alle creature viventi che lo colloca più vicino alle fonti medievali che a quelle novecentesche. I fiori e gli animali, presenza costante nei suoi dipinti, gli consentono da una parte di superare l’interdizione ebraica della raffigurazione umana, mentre dall’altra, come nell’antica cultura medievale russa, essi divengono le metafore di un universo possibile in cui tutti gli esseri viventi possono vivere pacificati. Come ebbe a scrivere Giovanni Arpino: “L’anima di Chagall è un’anima belante, tanto mite quanto invincibile perché sfugge agli orrori, alle insidie, agli oltraggi (…) Il suo paradiso è Nudo sopra Vitebsk 1933, olio su tela, Collezione Privata un Aldiquà che raccoglie i simulacri della vita, è un luogo fisico che diventa metafisico proprio perché noi tutti l’abbiamo ucciso durante la vita quotidiana”. La sua arte viene a costituire una sorta di métissage fra le culture e le tradizioni e nella volontà di fare della contaminazione un valore, dell’opera d’arte un linguaggio in grado di esprimere alcuni interrogativi a tutt’oggi irrisolti dall’umanità, sta la radice fondamentale della sua modernità. Il catalogo è pubblicato in coedizione da GAmm Giunti e 24 ORE CULTURA. Palazzo Reale, Milano Orari lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 giovedì e sabato 9.30 – 22.30 Info e prenotazioni 02 54911; http://www.ticket.it/chagall Costo biglietto € 12,00 INGRESSO SINGOLO INTERO audioguida gratuita € 10,00 INGRESSO SINGOLO RIDOTTO audioguida gratuita € 6,00 RIDOTTO SPECIALE € 10,00 RIDOTTO GRUPPI novembre 2014 La Rivista - 57 La Rivista La cravatta al Museo nazionale a Zurigo Dal modello classico al jabot Il Museo nazionale a Zurigo presenta l’evoluzione della cravatta nel corso degli anni. Sinonimo in passato di conformismo e mentalità borghese, la cravatta è oggi un accessorio alla moda, elegante eppure indossato con disinvoltura. Aperta fino al 15 gennaio 2015, la mostra «La cravatta. uomo moda potere» sorprenderà i visitatori tanto per i modelli rari che vi si possono ammirare quanto per la creatività dell’allestimento scenografico. Da quasi quattro secoli, gli uomini – e talvolta anche le donne – annodano intorno al collo ogni tipo di cravatta. Questo accessorio la dice lunga su chi lo indossa, sulla sua posizione sociale, sulle sue preferenze estetiche o sulle sue opinioni politiche. Sin dall’inizio del XVII secolo, la cravatta presenta una grande varietà di materiali, colori e nodi. In questi ultimi anni, la moda maschile ha riscoperto questo accessorio. Ormai libera da convenzioni e rigidi codici d’abbigliamento, la cravatta è sempre più apprezzata anche dai giovani che la indossano con disinvoltura. Il suo ritorno alla ribalta e la recente integrazione d’importanti archivi tessili nelle collezioni del Museo nazionale svizzero offrono una ghiotta opportunità per presentare questo accessorio in tutte le sue sfaccettature nell’ambito di una mostra. L’esposizione propone al pubblico modelli rari e antichi, tra cui uno dei preziosi esemplari in pizzo ad ago veneziano (XVII secolo) o la cravatta del costume d’incoronazione di Christian VII, re di Danimarca e Norvegia (XVIII secolo). Nel XIX secolo, le cravatte presentano un’incredibile ricchezza di forme e innumerevoli varianti di nodi. A partire da esempi storici, i visitatori avranno l’occasione di esercitarsi ad annodare una cravatta. La mostra dedica peraltro un capitolo alle cravatte indossate da donne e musicisti. 58 - La Rivista novembre 2014 Cravatte delle campagne elettorali statunitensi, 1930 – 1960. © Museo nazionale svizzero L’attrice Marlene Dietrich, di cui si può ammirare a Zurigo il leggendario frac degli anni 1930, non è la prima donna ad avere portato una cravatta: già nel XVII secolo, le nobildonne annodavano intorno al collo nastri di seta. Dal canto loro, le star della musica punk e rock esibivano una cravatta più spesso di quanto si potrebbe supporre. Il mondo artistico si è pure interessato da vicino a questo importante accessorio: gli oggetti esposti spaziano dai disegni di cravatte realizzati da celebri artisti quali Salvador Dalí o Pablo Picasso ai modelli appartenenti al guardaroba personale di Andy Warhol, passando attraverso la messa in scena fotografica di Ugo Rondinone. Con sottigliezza e senso dell’umorismo, il direttore artistico Beda Achermann e il fotografo Walter Pfeiffer hanno creato espressamente per la mostra una serie di ritratti attuali in cui la cravatta fa da protagonista. Matthieu Lavanchy, nodo merovingio, tratto dalla serie «Corner Office», 2014. Museo nazionale svizzero. Una pagina della storia industriale La mostra dedica uno spazio rilevante alle collezioni del Museo nazionale svizzero. Vi si possono ammirare campioni di stoffe, campionari e disegni realizzati dai principali produttori svizzeri di tessuti per cravatte, tra cui vanno annoverati Weisbrod-Zürrer, Robt. Schwarzenbach & Co., Gessner e Stehli Seiden. Questi oggetti documentano non solo lo spirito che regnava in ogni epoca illustrata nella mostra, ma anche la padronanza tecnica e la creatività di queste aziende. In qualità di partner principale, la Società zurighese dell’industria serica (ZSIG) ha apportato un contributo determinante alla realizzazione della mostra. Pablo Picasso, cravatta inviata il 15 maggio 1957 dall’artista ad Alfred H. Barr Jr. in occasione della mostra «Picasso 75th Anniversary». New York, Museum of Modern Art (MoMA). La Rivista Sequenze di Jean de la Mulière Le meraviglie di Alice Rohrwacher Gelsomina è un’adolescente introversa che vive nella campagna umbra con i genitori e le sorelline, in una dimensione bucolica, dove si parla tedesco italiano e francese, anarchicamente in sintonia con la natura. Primogenita tutelare e solerte nelle faccende familiari, Gelsomina è inquieta e subisce il fascino di un mondo che è oltre il casale e che vorrebbe scoprire. A trattenerla, sono le sorelle e un padre esclusivo e operaio, alla maniera delle sue api, visceralmente legato al territorio e a una natura da non contaminare con pesticidi o ancor peggio turisti, che guarda a Gelsomina ancora come a una bambina. La loro routine, scandita dalle stagioni e dall’impollinazione delle api mellifere, è interrotta dalla presenza di una troupe televisiva e dall’arrivo di Martin, un ragazzino tedesco con precedenti penali che deve seguire un programma di reinserimento. L’esoticità di una conduttrice tv e di un adolescente senza parole incrociano la vita di Gelsomina e della sua famiglia, promettendo ciascuno a suo modo ‘meraviglie’. Quelle che danno il titolo ad un film che ci racconta di un mondo che non c’è più, che esisteva fino a qualche tempo fa, che magari resiste ancora oggi da qualche parte, ma che nel caso specifico della regista – che, pur con le dovute concessioni all’invenzione cinematografica, molto concede all’autobiografia - è sparito e resta solo nei ricordi. Nel raccontarci questa piccola, intima e personale saga famigliare, la regista ci mette il cuore, tanta ironia e molta tenerezza. Soprattutto c’è il filo conduttore del film stesso: il ritratto di una ragazzina che si confronta non senza difficoltà con il padre, che impara a fare un lavoro e che forse s’innamora per la prima volta. Delicato e sensibile, sospeso fra realismo e favola, lo sguardo di Alice Rohrwacher s’infila in quella relazione, realizzando una nuova cronaca dell’adolescenza, dopo quella di Marta, corpo celeste, nel film omonimo, all’epoca ambientato dentro un paesaggio urbano depresso e fanaticamente osservante di una Calabria miserabile e bigotta. MR. Turner di Mike Light M. W. Turner pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell’800 vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature, ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà. C’è più d’un riferimento in Mr. Turner al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell’arte visiva e della sua vita, il regista sceglie di raccontarcelo nell’ultimo periodo, quello in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status di pittore noto, con tutti i privilegi e i problemi che questo comporta. Lo incontriamo nel pieno della sua furia creativa di paesaggista frequentemente in viaggio per i mari della sua Inghilterra e del nord Europa. Comunica attraverso mugugni e rantoli variamente assortiti e le emozioni le riserva ai suoi quadri, non certo alla madre delle sue due figlie che ogni tanto lo viene a trovare o meglio ad accusare. Frequenta ricchi uomini d’affari e la corte, mentre con i suoi colleghi intrattiene rapporti caustici a base di pacche sulle spalle, risatine e rivalità per una collocazione più favorevole dei propri quadri esposti alla Royal Academy. Il suo è un mondo in cui il rapporto con la natura è diretto, non mediato. I suoi famosi vascelli lui li va a vivere arrivando a farsi legare all’albero durante una tempesta. La sua è arte istintiva, sofferenza di cui non può fare a meno, molto lontana dalla verbosa critica intenta a cercare significati improbabili a cui preferisce rispondere con uno dei suoi mugugni pregni di senso e poveri di parole. L’unica sua guida è il sole, che con i suoi tagli di luce che scandiscono le ore più solitarie della giornata danno nutrimento ai suoi quadri. In bilico fra feroce ironia, un senso di urgenza malinconica e una cupezza funerea, il film riesce quasi sempre ad evitare la noia o la maniera, finendo per farci affezionare a un personaggio per molti versi esecrabile, rimanendo al suo fianco fino alla fine, così come accade alle due “signorine”, all’oscuro l’una dell’altra, vestali della sua quotidianità. Pride di Matthew Warchus Nell’estate del 1984 Margaret Thatcher è al potere e l’Unione nazionale dei minatori (NUM) è in sciopero. Al Gay Pride di Londra, un gruppo di attivisti gay e lesbiche decide di raccogliere fondi per sostenere le famiglie dei minatori in sciopero. Ma c’è un problema. L’Unione sembra imbarazzata a ricevere il loro sostegno. Gli attivisti non si scoraggiano. Decidono di ignorare l’Unione e andare direttamente dai minatori. Identificano un villaggio nel più profondo Galles e partono con un mini bus per fare la donazione personalmente. E così comincia la straordinaria storia vera di due comunità apparentemente aliene che formano una partnership sorprendente e infine trionfante. Matthew Warchus ci mostra la collisione di due mondi estranei e al contempo affini, collegati dall’intelligenza e dalla solidarietà di alcuni uomini, e da una strada percorsa in Mini Van che attraversa la campagna inglese. Due comunità in lotta, fiere della loro appartenenza e dei loro ideali, convinte dei loro diritti, ma ancora distanti sui margini dell’orizzonte sociale desiderato. Lo spettro dell’omofobia, della malattia (sono gli anni in cui esplode la paranoia dell’AIDS, il “cancro degli omosessuali”), dei ricatti tatcheriani, saranno il contesto su cui infine si stringerà un’alleanza preziosa: i minatori non dimenticheranno l’aiuto ricevuto, e nel Gay Pride del 1985 affiancheranno gli attivisti omosessuali in testa al corteo, manifestando gratitudine, emancipazione e idee nuove. novembre 2014 La Rivista - 59 La Rivista Capri la passerella del mondo Intervista con Guido Lembo, proprietario del rinomato locale Anema e Core e autore dell’autobiografia Tutto cominciò così. Testo e foto: Salvatore Pinto Guido Lembo è considerato l’anfitrione delle notti Capresi. Il proprietario e showman del locale Anema e Core, autore di un’autobiografia pubblicata in agosto, è amato da attori, cantanti, presentatori e vip del mondo calcistico che, alla ricerca di un po’ di svago, fanno sosta sull’isola di Capri. «Le celebrità si sentono a proprio agio su Capri», spiega Lembo, «per una volta non vengono disturbate, possono godersi un po’ di vita privata. Come intrattenitore faccio del mio meglio per farli sentire a casa propria». Come intrattenitore, musicista e cantante sei quindi imbattibile? No, questo non lo direi. Dietro l’angolo c’è sempre qualcuno più bravo di te. Quando è nato il tuo locale? Il 16 aprile del 1994. Fino ad un anno prima mi ero esibito con i miei fratelli nel locale O Guarracino. Prima ancora avevo girato l’Europa per cinque anni suonando in diversi locali. In Italia mi esibivo alla Capannina a Forte dei Marmi, al Palazzo Corsini a Firenze e al Jacky O di Roma. Nel 1993 poi i miei fratelli ed io abbiamo deciso di separarci: un divorzio molto traumatico. Avevo bisogno di cambiamento, fare cose nuove, mentre loro erano ancorati al repertorio neomelodico Napoletano. Volevo fare qualcosa di più moderno, chiassoso, come piace a me. Ma i miei fratelli non erano d’accordo. Così ho iniziato a seguire la mia strada, e oggi posso confermare che mi ha portato al posto giusto. Ne sono orgoglioso. Il tuo locale si trova in un posto particolare. Infatti, prima era un deposito dell’Hotel Palma qui a Capri. Negli anni Settanta poi 60 - La Rivista novembre 2014 è diventato una discoteca molto in voga. Come scenografia aveva delle docce con ballerine che ballavano sotto l’acqua; una cosa rara nell’Italia di quell’epoca. Sono riuscito ad avere questo locale. L’ho ricostruito in base ad una cartolina che avevo ricevuto dal Messico. Volevo che diventasse una taverna. Tutto quello che vedi, è stato fatto da me. E lo hai battezzato “Anema e Core”. Molti pensano che il nome derivi da una canzone napoletana del grande Roberto Murolo, ma non è cosi. Ho scelto questo nome un po’ provocatorio, perché tutto quello che faccio nella vita – e tu lo sai – lo faccio con il cuore e do l’anima. Tutte le sere propongo uno spettacolo di cinque ore. Se questo lavoro non lo fai con voglia e cuore, non può funzionare. Ovviamente, il pubblico chiede a me di cantare anche l’omonima canzone di Murolo. Come faccio a dire di no? Chi ti osserva durante le tue esibizioni sul palco rimane impressionato. Sei un vero e proprio trascinatore. Qual è il tuo segreto? La gente sa di trovare un ambiente accogliente e spensierato. Anche i vip diventano persone normali e si scatenano al ritmo delle canzoni che propongo. Questo succede solo nel mio locale. Hanno voglia di divertirsi e io li accontento. Il mio segreto? Fare tutto con cuore e passione. La notte dell’inaugurazione del tuo locale è ancora vivo nella memoria della gente. Come mai? Al primo giorno d’inaugurazione c’era tanta di quella gente, che non siamo riusciti a farli entrare tutti. Ho dovuto ripetere l’inaugurazione il giorno dopo per accontentare tutti. Un momento indimenticabile. Sono partito come un ciclone e il pubblico da subito ha avuto grande piacere nel mio locale. Era una cosa nuova, e la storia continua. Abbiamo festeggiato con un party commemorativo dell’apertura del locale con la presenza di Valeria Marini e tanti altri. Raccontaci qualche aneddoto di persone famose che hanno varcato la soglia del tuo locale. Potrei fare un elenco lunghissimo di vip che sono venuti a trovarmi. Una persona che mi ha emozionato molto era Luciano Pavarotti: sentendolo cantare una canzone napoletana, mi ha fatto inchinare ai suoi piedi dalla gioia di sentirlo dentro di me. Non osavo aprire bocca (ride). Un altro ricordo particolare l’ho del grande chirurgo Christian Barnard, noto in tutto il mondo per aver effettuato in Sudafrica il primo trapianto di cuore nella storia della medicina. Mi ricordo come si è avvicinato a me per stringermi la mano. Tremavo dall’emozione. Pensando che quella mano aveva fatto una grande opera per l’umanità. In effetti, ci sono cose che lasciano il segno. Sono aneddoti che tra l’altro ho inserito nel mio libro Tutto incominciò così, pubblicato recentemente. Per curiosità: ci puoi fare altri nomi di persone che hai incontrato e che frequentano il tuo locale? La lista è veramente lunga. Probabilmente il tuo registratore non riesce a memorizzare tutti i nomi (ride). Ti accontento con qualche nome: Dolce & Gabbana, Naomi Campbell, diversi principi ed industriali, e ovviamente anche dei giocatori di calcio. Essendo un tifoso del Napoli, mi fa un grandissimo piacere avere i giocatori del Napoli qui da me. A luglio di quest’anno sono stato a Dimaro nel Trentino, dove il Napoli era in ritiro. Ho animato la serata con la mia band Ritmo Nicotina. Ad Agosto ho partecipato alla sfilata di Alta Moda di Dolce & Gabbana ai piedi dei Faraglioni di Capri, concludendo la serata nel mio locale fino al mattino. Secondo te a Capri si vive ancora bene? A Capri non c’è crisi. È l’unico posto forse nel mondo dove i turisti possono camminare per La Rivista strada indossando i gioielli e sfoggiare i loro capi preziosi senza problemi. È un’isola tranquilla e controllata. L’unica cosa che magari sta cominciando a turbare la quiete di questo paradiso è l’afflusso di persone, gruppi organizzati in particolare che ogni giorno sbarcano al porto. Ti parlo 10’000 mila persone al giorno, che sono troppe per un’isola cosi piccola. A mio parere dovrebbero scaglionarli e regolamentare gli afflussi, come fanno a Venezia per esempio. Capri è speciale e tale deve restare. Dobbiamo fare attenzione a non combinare due tipi di turismo diversi. Non è giusto, a mio modesto parere, che dei turisti paghino delle cifre alte per soggiornare negli Hotel a Capri e impieghino tanto tempo per raggiungere la piazzetta che dista poche centinaia di metri. Ecco questo disturba Capri e io da Caprese ne risento. Questo non vuol dire che gli altri non devono godersi le bellezze di Capri, ma far sì che tutti se la godono in un modo più umano e bello. Per questo motivo molte persone ricche costruiscono le loro ville su Anacapri, l’altra parte dell’isola, per stare più tranquilli al di fuori dal caos giornaliero. Per fortuna la sera dalle ore 19.00 in poi sparisce questo turismo giornaliero e Capri ritrova il suo splendore di sempre. Tu per questo motivo hai problemi nel tuo locale? Certo, la cosa che mi fa stare male sono i controlli continui della polizia, che spesso piantona il locale. Tutti i locali e le discoteche sono piccoli a Capri, mentre la gente è tanta. Quindi, non è bello che un turista di un certo spessore veda della polizia davanti a un locale. Qui siamo a Capri, dove tutto deve essere tranquillo e bello. Se fossimo in un altro posto, potrei anche capirlo, ma il mio locale è il più importante di Capri e non deve essere turbato da questi controlli ossessivi. Questo non lo sopporto. Tu sei un caprese originario. Parlando con te si ha l’impressione di ritornare ai tempi antichi. Mio padre è caprese verace, uomo di mare, faceva il pescatore, grande uomo. Io lo seguivo da piccolo in mare, mentre mia madre è sarda. Sono un vero isolano e amo il mare. Siamo quattro figli, tre maschi e una femmina. Io sono sposato e ho due figli. E la tua passione – oltre al mare – è quindi la musica. A casa ho sempre respirato musica. I miei fratelli sono musicisti, uno di loro suonava la chitarra con il grande Peppino Gagliardi. Quindi, per me è stato quasi normale diventare un musicista. Prima di iniziare l’intervista mi hai parlato di un tuo momento difficile riguardo alla tua salute. Oggi come stai? Devo dire che sono nato due volte … anzi tre. La prima quando sono venuto al mondo, la seconda quando mi sono rialzato sette anni fa dopo essermi ammalato di cancro. La terza volta quando mi sono rialzato dopo un cancro ad un occhio. Grazie a Dio e alla mia famiglia oggi posso dire che sto bene. Ma penso spesso alle persone che sono meno fortunate di me, che non possono curarsi come ho potuto fare io. Guido, vorresti aggiungere qualcosa ai lettori prima di concludere l’intervista? Sì, molto volentieri … Anche se a volte il mondo ci casca addosso, non abbattetevi, bisogna combattere perché la vita è bella e straordinaria. Vi ho parlato di una brutta malattia. Adesso sto bene e sto nelle grazie di Dio. Cito delle parole che il comico attore Alessandro Siani disse nel suo spettacolo per me: Ringraziamo Dio per avere concesso il bis della vita a Guido Lembo. Grazie Alessandro. Posso concludere questa intervista con un abbraccio? Certo e io ti do un bacio. Grazie mille e arrivederci sotto la luna Caprese! Guido Lembo Tutto cominciò così Con una prefazione di Diego della Valle Cuzzolin editore Un libro che racconta una vita, quella di un artista. Guido immaginava di trascorrerla a Capri facendo il pescatore, come il padre. Poi la voglia di diventare grande, di vivere nuove esperienze. Il viaggio a Londra cambia per sempre il suo destino. Dopo anni si ritrova nella sua isola a trasformare, con la sua chitarra, nella sua taverna, le notti capresi in pura magia. Una storia vera, emozionante, vissuta con aneddoti divertenti e non. Le difficoltà iniziali, il successo, lo sconforto e la battaglia contro il cancro, la rinascita. Gli amici, la famiglia, la Fede, lo accompagneranno sempre in questo percorso ricco di sorrisi, lacrime e grandi soddisfazioni. novembre 2014 La Rivista - 61 La Rivista Diapason di Luca D’Alessandro Battiato/Pinaxa Joe Patti’s Experimental Group (Universal) Ammettiamolo: il progetto Joe Patti’s Experimental Group di Franco Battiato e del suo sound engineer Pino “Pinaxa” Pischetola non può essere considerato un prodotto alla portata di tutti a. Si tratta di un nuovo accesso alla musica al quale il pubblico italiano, orientato normalmente ai cantautori, deve fare l’abitudine. L’opera si rivolge quindi piuttosto a un pubblico d’intenditori, interessato al mondo delle sperimentazioni acustiche emesse da sintetizzatori e soundmachine. Joe Patti’s Experimental Group è qualcosa di molto diverso rispetto agli ultimi lavori di Battiato. È la revisione in chiave elettronica della sua produzione acustica degli anni Settanta. L’album è stato anticipato in radio dalla versione rivisitata di Proprietà Proibita, celebre brano contenuto nell’album dal titolo Clic del 1974. Essa è un invito ad entrare in nuove dimensioni surreali e visionarie. Rita Marcotulli & Luciano Biondini La Strada Invisibile (ACT) Per quanto riguarda la promozione di artisti promettenti, Sigi Loch, noto labelmanager della ACT Music di Monaco, ha dimostrato buon fiuto già diverse volte. Anche nel caso della pianista Rita Marcotulli e del fisarmonicista Luciano Biondini ci ha visto giusto. Il duo umbro-laziale ha composto e arrangiato dodici brani per un album che si collega alle tradizioni folkloristiche italiane. Marcotulli e Biondini non solo riprendono i ritmi e le melodie tradizionali della Penisola, ma le ripresentano in chiave moderna, aggiungendo un particolare tocco malinconico, che nello stesso tempo viene contrastato da elementi umoristici. Il loro suono è un oscillare tra tristezza e felicità, tra savoir vivre e virtuosità. C’è di tutto nell’opera di questo duo che, nonostante la strumentazione semplice, riesce a evocare una sensazione di pienezza e complessità. Sergio Cammariere Eros Ramazzotti Mano Nella Mano (Sony) Eros 30 (Sony) Dal 2002, con cadenza biennale, il cantautore e pianista Sergio Cammariere lancia un album dopo l’altro, in strettissima collaborazione con il compositore romano Roberto Kunstler. L’ultima opera s’intitola Mano Nella Mano. Essa sottolinea ancora una volta la connessione tra testo e musica: la sua intenzione è una stretta di mano simbolica tra le due dimensioni. Non sono dunque solo le atmosfere sonore a indurre malinconici pensieri, ma anche i versi che fanno riflettere su quello che noi potremmo definire il senso della vita, il nostro essere umani, con tutti i nostri desideri e passioni. In un mondo musicale spesso “usa e getta” Cammariere resta un punto fermo, un riferimento per l’alta qualità, che offre a chi lo ascolta un attimo di felicità, un nuovo orizzonte da raggiungere insieme attraverso la musica. Nel lontano 1984 Eros Ramazzotti mise per la prima volta piede sui palcoscenici nazionali, dove con Terra Promessa riscosse grande successo, prima in Italia, e negli anni successivi in tutto il mondo, diventando riferimento di eccellenza della musica italiana. Oggi, il cantautore festeggia i suoi trent’anni di presenza sulla scena. Appunto Eros 30 s’intitola il suo Best of, contenente oltre trenta brani che hanno segnato la sua carriera, tra i quali una decina che l’artista ha proposto negli anni in varie lingue come lo spagnolo, l’inglese e il portoghese, riscontrando così un enorme successo di pubblico anche oltre le frontiere italiane. Sul mercato sono disponibili due versioni di questo Greatest hits. I fans possono scegliere fra la versione standard, composta da due cd, e la Deluxe version, molto più ricca, composta da tre cd. novembre 2014 La Rivista - 63 La Rivista Una cartolina da… Rouen di Claudia Spörndli Capitale dell’Alta Normandia, terra degli impressionisti. Una città storica e moderna, naturale e culturale, mitica e mistica, salata e dolce allo stesso tempo. Rouen, con i suoi 114’000 abitanti, sorge a 120 km dal mare e da Parigi su un meandro della Senna. La città è divisa dal fiume principalmente in due parti: sulla riva destra si trova il bellissimo centro storico con, sullo sfondo, le colline che le fanno da cornice, mentre sulla riva sinistra si trova la parte più pianeggiante e industrializzata. Visitare Rouen è un viaggio tra il passato e il presente, all’insegna dell’eccezionale patrimonio naturale, culturale e storico normanno. Camminando per il centro storico della città, una zona completamente pedonale, non si può fare a meno di Una cartolina di Claudia da Rouen ammirare le affascinanti stradine medievali con le case normanne a graticcio, rimanendo impressionati della bellezza 64 - La Rivista novembre 2014 Vista panoramica dalla collina “Sainte-Catherine” dell’architettura originale. Grazie alle vaste foreste di quercia che circondano Rouen, a partire dall’epoca gallo-romana fino al XIX secolo, il legno fu utilizzato come materia prima privilegiata per la costruzione degli edifici. Nel centro storico, si trovano ancora oggi all’incirca 2’000 case a graticcio di diverse epoche, di cui alcune anche del Medioevo. Visitando Rouen, appare evidente perché, con la sua architettura e la sua luce particolare, abbia ispirato numerosi pittori storici e ispiri ancora oggi gli artisti contemporanei. La città dai cento campanili Il famoso scrittore francese Victor Hugo definiva Rouen “la città dai cento campanili che suonano a concerto nell’aria”. Aveva completamente ragione: sparse per la città, si trovano numerose chiese di diverse epoche. Quella che caratterizza nel modo più marcato il centro storico è l’imponente Cattedrale di Nôtre-Dame, un vero capolavoro nei vari stili gotici. Completata originariamente verso il 1240, subì varie trasformazioni fino agli inizi del XVI secolo. La sua famosa facciata è immortalata in una trentina di capolavori dipinte da Claude Monet tra il 1892 e il 1894. Infine, anche per le sue molteplici vetrate del XIII secolo e per il campanile centrale, con una guglia in ghisa, alto 151 metri (il più alto di tutta la Francia e fino al 1880 quello più alto del mondo), merita decisamente una visita. L’arteria più vivace del centro storico è senza dubbi la “Rue du Gros-Horloge”, una stradina chiusa al traffico, che consente di ammirare in tutta tranquillità le numerose case a graticcio costruite tra il XIV e il XVIII secolo. La stradina deve la sua celebrità al grande orologio astronomico, un vero gioiello antico, da cui trae il nome. La particolarità del “Gros-Horloge” sono gli ornamenti e il quadrante in piombo dorato, dotato di una solo lancetta. Il suo meccanismo risale alla fine del XIV secolo ed è uno fra i più antichi in tutta l’Europa. Parlando di Rouen, non si può non citare Giovanna d’Arco, santa ed eroina della Francia, bruciata viva il 30 maggio 1431 all’età di 19 anni nella “Place du Vieux Marché”, dove oggi in sua memoria si trova una croce gigante. Nel 1979, sul lato nord della suddetta piazza, venne edificata una chiesa moderna dedicata a Giovanna d’Arco, al cui interno sono custodite le bellissime vetrate rinascimentali del coro della chiesa di Saint-Vincent, distrutta dai bombardamenti del 1944. Sui lati ovest e sud della piazza si trovano invece bellissime case a graticcio. Tutto sommato, quindi, una piazza che abbina perfettamente il passato al presente. L’arte è onnipresente Nella città di Rouen, l’arte è onnipresente. Una città caratterizzata dall’impressionismo, nella quale hanno lasciato la loro impronta artisti e pittori famosi come Claude Monet, Pierre Auguste Renoir e Alfred Sisley. Nel centro storico, e soprattutto nel quartiere degli antiquari, si trovano numerose gallerie d’arte e vari musei di grande importanza. La galleria d’arte più rinomata è “Le Musée des Beaux-Arts”, che contiene una delle collezioni più prestigiose della Francia, riunendo quadri, sculture e oggetti d’arte di tutti i generi dal XV secolo La Rivista Place du Vieux Marché: Il lato sud-ovest della “Place du Vieux Marché” con le tipiche case normanne a graticcio Vista sulla Cattedrale di “Nôtre-Dame” e la riva destra della Senna ad oggi, come per esempio molteplici capolavori di Caravaggio, Delacroix, Monet, Renoir e Sisley, per citare quelli più famosi. Rouen, una città molto densa, è anche ricca di splendidi spazi verdi (anche se a volte un po’ nascosti) come il bellissimo parco “Jardin des Plantes” che si trova sulla riva sinistra della Senna, in un quartiere meno turistico. Su un superficie di 85’000 m2 si possono ammirare piante e fiori provenienti da tutti i cinque continenti e una serra gigante con, tra gli altri, delle ninfee particolari dell’Amazonia e una bellissima collezione di orchidee. Chi invece preferisce ammirare la città dall’alto e nella sua intera bellezza, dovrebbe recarsi sulla collina Sainte-Catherine dalla quale si gode una vista panoramica eccezionale su entrambe le rive della Senna. Il panorama con la luce particolare che cambia costantemente nell’arco della giornata e soprattutto in base alle stagioni ha ispirato numerosi artisti di fama mondiale. Infine, per i buongustai tra i lettori, un breve accenno alla gastronomia tipica normanna, un ricco viaggio fra terra e mare e un vero piacere per il palato. Il burro, la panna e le mele costituiscono gli ingredienti indispensabili di numerosi piatti tipici come, per esempio, la “Scaloppine normanne” (scaloppine al sugo di sidro, calvados, panna, burro e champignon). Il calvados e il sidro sono le bevande a base di mela tipiche del territorio, mentre il pane accompagna quasi tutti i piatti e a fine pasto vengono serviti indispensabilmente i formaggi locali morbidi come il Camembert (quello più conosciuto), il Livarot (formaggio artigianale stagionato con crosta arancione), il Pont l’Evêque (dal sapore delicato, a forma quadrata) e infine il Neufchâtel (il formaggio più antico normanno, di consistenza molto morbida e a forma di cuore). Gli amanti dei dolci, invece, hanno la vasta scelta tra i piatti tipici a base di mela come la “Tarte Tatin” (una torta di mela capovolta) e “Le sucre de pomme” (una caramella artigianale del XVI secolo a base di zucchero, succo di mela e limone) oppure i numerosi pasticcini a base di zucchero, panna o cioccolato. “Le Gros-Horloge”, orologio astronomico con un meccanismo risalente al XIV secolo Vista dal “Gros-Horloge” sulla zona pedonale del centro storico e la Cattedrale di “Notre-Dame” novembre 2014 La Rivista - 65 La Rivista Il Salumaio di Montenapoleone Un interessante “nuovo” indirizzo nella Lugano gastronomica di Rocco Lettieri Il Salumaio di Montenapoleone: un nome carico di storia milanese. Nato nel 1957, il locale è molto più che una semplice gastronomia o un’attività di ristorazione: è un pezzo della storia di Milano. Aperto in via Montenapoleone, nel quadrilatero della moda, dal 1996 è ospitato nel prestigioso Palazzo Bagatti Valsecchi, e rappresenta una delle declinazioni più virtuose della tradizione gastronomica milanese e della capacità, tutta italiana, di fondere la passione per i sapori con il meglio dell’arte e della cultura. Anche l’apertura del ristorante Peck, è meta di una sofisticata clientela internazionale e di affezionati habitué, dove si può pranzare a qualsiasi ora accompagnando a cibi sublimi i vini pregiati di una cantina ricca di etichette di grande valore. È uno dei ritrovi milanesi più frequentati, un punto di riferimento per esigenti, esperti e raffinati intenditori della buona tavola e della cucina d’eccellenza. Arte, cultura e sapori: un paradigma italiano che trova ne Il Salumaio di Montenapoleone una delle declinazioni più virtuose ed apprezzate a Milano e all’estero. La famiglia Stoppani e l’Italian Food Culture È alla famiglia Stoppani che si deve l’ascesa di Peck negli ultimi quarant’anni, nonché lo sviluppo internazionale di questa storica boutique enogastronomica a due passi dal Duomo, che si è 66 - La Rivista novembre 2014 L’entrata Lo chef evoluta in un brand di lusso dell’Italian food and wine in Giappone, Germania e a Dubai. Proprio da questa esperienza, da una genuina passione per i sapori della cucina mediterranea, e dal desiderio di esportare all’estero la cultura del cibo tipicamente italiana, parte la nuova avventura dei giovani Andrea, Stefano e Paolo Stoppani. È con la dichiarata missione di portare in tutto il mondo l’eccellenza del made in Italy in ambito enogastronomico che i fratelli Stoppani fondano il concetto Italian Food Culture, cappello sotto il quale le espressioni più alte della tradizione culinaria e vitivinicola italiana vengono diffuse al di fuori della penisola d’origine. In quest’ottica acquisiscono la licenza d’uso del marchio de Il Salu- maio di Montenapoleone, come realtà rappresentativa della cultura enogastronomica italiana. Il Salumaio di Montenapoleone di Lugano Il Salumaio di Montenapoleone ha aperto un suo locale a Lugano con l’intendimento di aprire la strada alla legittimazione internazionale dello storico ristorante milanese, esaltando quelle caratteristiche di qualità, raffinatezza e cortesia che ne hanno decretato il successo e consentendone il riconoscimento come luogo d’incontro cosmopolita. Il Salumaio di Montenapoleone è situato nella prestigiosa cornice di Palazzo Botta, palazzo UBS. Il ristorante è unico nel suo genere nel panorama dei risto- La Rivista L’interno ranti luganesi grazie alla propria cucina creativa ed originale, che affonda tuttavia le sue radici nei sapori classici della cucina tradizionale italiana, custodendone gelosamente l’essenza. Un tocco di originalità che si fonde con il classico, una cucina di alta qualità che punta prima di tutto ad essere semplicemente “buona”, con un prezzo equilibrato, un ambiente raffinato e tranquillo, che costituisce la cornice perfetta per una cena romantica o tra amici, per un pranzo di lavoro o una festa privata. Sono questi gli ingredienti che rendono Il Salumaio un ristorante speciale, che sa guidare il proprio ospite in un viaggio, in una vera e propria esperienza enogastronomica. Lo staff competente e preparato accompagna il cliente alla scoperta di sapori e gusti racchiusi in piatti che sono capolavori anche per la vista, mentre il sommelier sa consigliare l’accompagnamento più adatto da una fornita cantina. La costante ricerca dei migliori prodotti sul mercato è garanzia dell’ottima qualità dei piatti che escono dalla cucina del Salumaio. Dell’esperienza decennale presso la boutique milanese dell’enogastronomia Peck, i fratelli Stoppani hanno fatto tesoro anche per quanto riguarda la scelta dei fornitori, che vengono accuratamente selezionati e sono spesso piccoli produttori che sanno offrire il meglio della tradizione artigiana. Sono soprattutto le eccellenze del made in Italy ad essere messe in evidenza, sapientemente integrate con i prodotti tipici del territorio, dando vita ad un menu unico, che viene spesso modellato traendo spunto dalla stagionalità e freschezza delle materie prime. Il concetto di tradizione lombarda abbinato ad una cultura culinaria tipicamente italiana ne caratterizza fortemente la cucina. L’accoglienza di un ambiente arredato con materiali naturali, come il legno e la pietra, rende gli spazi adatti a qualsiasi evento, sia privato che aziendale. Inoltre, una luminosa terrazza protetta è a disposizione anche per un aperitivo all’aperto. Per i più esigenti una smoking area interna dove poter ultimare il pranzo gustando un distillato in compagnia di un sigaro della “nostra” selezione speciale. La cucina dello chef Mario Capitaneo Semplice ed ambizioso proprio come la sua cucina, lo chef Mario Capitaneo, dopo aver lavorato a fianco di chef stellati come Enrico Bartolini, Andrea Berton, Carlo Cracco e Gualtiero Marchesi, è sbarcato a Il Salumaio di Montenapoleone di Lugano con un obiettivo ben preciso: soddisfare i desideri culinari più o meno consci dei suoi ospiti, mettendoli a proprio agio e lasciando loro “il ricordo di una cucina buona e genuina”. Una passione per la cucina che trova le sue radici nell’educazione ai sapori, ai gusti genuini ed ai prodotti di qualità ricevuta in famiglia, così come in un’innata necessità di mangiar bene. Già a 14 anni Mario sa che non vuole essere solo un cuoco, ma uno chef. Che ama profondamente il proprio lavoro e trae ispirazione dal mondo che lo circonda, cogliendo spunti spesso lontani dalla cucina: sono i colori e le forme più svariate che stimolano la creatività di Mario, che propone uno stile tutto suo nella scelta degli accostamenti così come nella presentazione dei piatti. Uno stile in cui le tradizioni ed i sapori Fabio Aguzzi, Andrea Stoppani e Mario Capitaneo novembre 2014 La Rivista - 67 La Rivista La terrazza classici sono custoditi e salvaguardati, ma arricchiti con un tocco in più che gli conferisce carattere: sono soprattutto gli ingredienti del territorio, “nuovi” per lo chef pugliese, che vanno ad impreziosire i suoi piatti, a renderli moderni ed originali pur mantenendo in essi l’essenza irrinunciabile della tradizione. A dimostrazione di quanto detto sopra, raccontiamo la sequenza dei piatti degustati in una cena (alcuni nelle fotografie su questa pagine) con colleghi italiani e ticinesi: Alice marinata in salsa carpione, capperi e kako all’aceto; Gamberi rossi serviti crudi, lampone e gazpacho di rapa rossa; Battuta di manzo piemontese, origano e fichi; Coniglio panato alla milanese con crema di riso allo zafferano; Bottoni cremosi di porcini, castagne e animelle glassate; Risotto mantecato alle erbe, anguilla affumicata e limone; Capasanta in tempura leggera con emulsione di aglio, olio, peperoncino al nero e broccolo; Maialino da latte, zucca, mandorle e senape; Insalata di kaki, crema di grano saraceno e gelato al ratafià; Mascarpone, cioccolato e caffè e Piccola pasticceria (Cannoncino friabile di nocciola; Pralina al miele e sale maldon; Passion fruit crock; Macaron alla gianduja). Siamo stati assistiti per il servizio dei vini dal maître e sommelier Fabio Aguzzi. Il Salumaio di Montenapoleone Viale Stefano Franscini, 8 6900 Lugano Tel: +41.91. 923.53.14 www.ilsalumaiodimontenapoleone.it [email protected] Orari: Lunedì-Venerdì - dalle 11:30 alle 15:00 dalle 17:00 alle 24:00 Sabato - dalle 17:00 alle 24:00 Domenica: chiuso 68 - La Rivista novembre 2014 Quattro domande allo chef Lasciare un locale bistellato in Italia per venire su una piazza svizzera, anche pretenziosa, cosa ha significato per te? Significa avere la possibilità di esprimermi. Non utilizzerei il termine “lasciare”, in quanto l’esperienza maturata e vissuta assieme ad Enrico Bartolini mi accompagna quotidianamente. Venire in Svizzera affiancato da un’azienda prestigiosa che si pone come obiettivo quello di portare la cultura gastronomica nel mondo, rappresenta per me un motivo di grande orgoglio e nel contempo di responsabilità. Lavorare sino ad ora da dipendente/collaboratore di uno chef talentuoso e ritrovarsi a gestire in proprio una brigata nuova che problemi ti ha creato? Problemi? Nessuno. Credo che l’approccio iniziale sia fondamentale, alcune affinità si percepiscono subito e io sono stato fortunato nel trovare collaboratori entusiasti e dinamici. L’offerta di cucina sarà di certo in linea con le esigenze di una clientela un po’ chic di Lugano. Ma questa clientela, che conosco, intende mangiare bene con un buon rapporto qualità/prezzo. Come ti organizzerai? E per l’approvvigionamento della materia prima? Il rapporto qualità prezzo nella mia cucina è fondamentale, come fondamentale dovrebbe essere che il cliente percepisca l’onestà, la sincerità e la generosità che utilizzo nel proporre i miei piatti. Per l’approvvigionamento delle materie prime non ho riscontrato grossi problemi, fatta eccezione per alcune materie alle quali sono particolarmente affezionato e che devono tassativamente possedere determinate caratteristiche: in questi casi è sufficiente un po’ di organizzazione e pazienza. La mia continua voglia di crescita e ricerca fa si che una parte della mia attenzione venga carpita e rivolta alla territorialità e alla valorizzazione dei prodotti del Ticino. Un tuo pensiero sulla città di Lugano. Sicuramente Lugano è una città dove mi sento a mio agio, con una fascia di clientela molto qualificata, in quanto preparata, con una cultura gastronomica sviluppata e con esigenze ben precise. Oggi molti ospiti si approcciano alla mia cucina inizialmente con diffidenza ma lasciandosi poi convincere facilmente a sperimentare ed assaggiare tutto ciò che io definisco “buono”. Credo fermamente in una risposta gastronomica positiva da parte dell’utenza della città di Lugano composta da persone provenienti dalla Svizzera ma anche dal resto del mondo. Spero proprio che anche molti italiani verranno qui a farci visita in questo speciale locale che io consiglierei anche la piacevolezza degli arredi e per la professionalità dei miei collaboratori, sia di cucina che si sala. La Rivista Slow Food Market, la fiera che fa venire l’acquolina in bocca Dal 14 al 16 novembre 2014 si terrà a Zurigo Slow Food Market, la fiera dedicata a produttori in campo alimentare, coltivatori, ristoratori, albergatori e buongustai, giunta ormai alla quarta edizione. Nel 2013 un enorme mercato al coperto ha accolto 200 espositori provenienti da 8 diversi Paesi e circa 9900 visitatori (il 7% in più rispetto al 2012), molti dei quali attivi nel settore della gastronomia. La crescita costante non riguarda, però, soltanto il numero di buyer, ma anche la gamma dei prodotti offerti: l’assortimento dei generi alimentari è estremamente variegato e ogni anno più ampio; si spazia da pasta e granaglie a carne, pesce e delizie lattiero-casearie, senza dimenticare frutta e verdura, dolci, delicatezze coloniali e bevande di ogni tipo. Esiste poi un angolo speciale, riservato a squisitezze straordinarie e pregiate che rischiano di sparire dal panorama gastronomico e che vengono pertanto preservate grazie al supporto dell’associazione non-profit Slow Food. In questo ambiente vivace e colorato non c’è desiderio del palato che non possa essere soddisfatto. Non è un caso che durante l’ultima edizione il 90% del pubblico abbia fatto acquisti in fiera, che il 97% dei visitatori abbia dato una valutazione positiva alla manifestazione e che tre quarti delle persone abbiano espresso il desiderio di tornare anche quest’anno al padiglione zurighese. Altrettanto contenti si sono dimostrati gli espositori, che sono riusciti non solo a incrementare il proprio giro di affari, ma anche a trasmettere l’importanza del ritorno al gusto e ai ritmi pausati di una volta. L’evento promette ai partecipanti una piacevole esperienza dei sensi in virtù del principio dello slow food: “buono, pulito e giusto”. Tutti i prodotti devono infatti rispettare rigidi criteri di tipo economico ed ecologico. In particolare, la qualità deve essere elevata, la produzione accurata (regionale, priva di additivi e sostenibile) e il pagamento equo. Nello spazio espositivo si garantisce inoltre grande attenzione sia ai produttori che ai consumatori. Ai primi sono offerte nuove possibilità di mercato, ai secondi novità e gusto. Le parole d’ordine sono assaporare, discutere e comprare, ma per i più curiosi c’è tempo e modo anche per scoprire e informarsi sul mondo del “cibo lento”. Tramite conferenze, dibattiti, corsi di degustazione e laboratori eno-gastronomici sarà possibile conoscerne meglio i valori portanti (tradizione, ecologia, sostenibilità, attenzione all’uomo e alla natura, qualità, ritorno ai sapori originali e alla preparazione artigianale di specialità regionali), solleticando al contempo le proprie papille gustative. La fiera organizzata da event-ex AG, Uster, in collaborazione con Messe Stuttgart e Slow Food Schweiz è in grado di rispecchiare al meglio lo spirito dell’epoca in cui viviamo e promuovere un consumo più consapevole del cibo, in opposizione alla popolarità del fast food, del mangiare velocemente, dell’ingurgitare alimenti spesso poco sani. Le porte di questo allettante mercato sono aperte venerdì 14 novembre dalle ore 12 alle 21 e sabato e domenica (15-16 novembre) dalle ore 10 alle 19. novembre 2014 La Rivista - 69 begegnen, degustieren, kaufen, essen & trinken – Am Slow Food Market in Zürich begegnen Sie in lebhafter Marktatmosphäre nationalen und internationalen Herstellern und kosten deren vielfältige Erzeugnisse. Ein abwechslungsreiches Rahmenprogramm für all Ihre Sinne rundet das Marktangebot ab. Über 200 Aussteller heissen Sie am schweizweit einmaligen Slow Food Market herzlich willkommen! gut, sauber, fair – Slow Food setzt sich getreu diesen Maximen als unabhängige Bewegung für die Erhaltung der regionalen Küchen und der lokalen Produktionen ein. Slow Food verbindet Genuss und Lebensmittel mit Bewusstsein und Verantwortungsgefühl. Ideeller Träger und Partner: Presenting Sponsor: Medien Partner: La Rivista Convivio di Domenico Cosentino Tagli, Ritagli e Frattaglie Bentornato Quinto Quarto Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT della Banca Centrale e quella Europea, l’Italia è caduta in una doppia morsa di recessione e deflazione. Cosa grave, perché non accadeva da 55 anni. È calata la produzione, sono aumentati i disoccupati, sono calati i consumi, le vendite e le esportazioni. Ma quello che è più grave, sempre secondo lo stesso istituto di statistica, i dati macroeconomici non potranno che peggiorare. La perdita del posto di lavoro, dunque, l’insicurezza e le nere previsioni del futuro stanno cambiando (o già hanno cambiato) lo stile di vita degli italiani: le aziende non producono perché non vendono; i consumatori rinviano sia i grandi acquisti (case, auto, arredamenti); vanno meno in vacanza (questa estate un italiano su tre è rimasto a casa; non è andato al mare né in montagna); a tavola – raccontano pescivendoli, verdurieri e macellai – gli italiani sono parsimoniosi: ormai comprano meno frutta e verdura, il pesce solo al venerdì, e per quanto concerne la carne, pochissime le parti nobili, tipo bistecca o filetto di manzo, arrosti, brasati o cotolette di vitello. Cibo per i poveri “È proprio vero, sig. Cosentino – mi raccontava questa estate Tino, il mio macellaio di fiducia - al tempo della “Mucca pazza”, nessuno ne comprava e dovevamo buttarle, oggi con la crisi economica, tutti vanno pazzi per le frattaglie. O quasi. Le vendite di polmone, cuore, milza, cervello, rognone lampredotto e, soprattutto trippa, sono triplicate, anche se a molti, le interiora fanno ancora storcere la bocca. E d’altra parte, bisogna anche capirli: la bistecca o la fettina di vitello la cuoci in quattro e quattr’otto; le frattaglie, invece, sono organi vitali, interiori che richiedono una accurata pulizia e lunghe e talvolta complicate tecniche di cottura. Infine, le voglio dire, sig. Cosentino, che noi tutti mangiamo una cosa solo se la conosciamo, e la maggior parte dei consumatori gli animali non li conosce più. Sono figli della cultura cittadina e del supermercato, e questo li ha allontanati dagli animali. Malgrado ciò – si è sfogato Tino – voglio gridare Bentornato Quinto Quarto. Io sono di origine contadina. E da sempre la cultura contadina ha fatto dell’utilizzo delle parti edibili il suo cavallo di battaglia. Io sono cresciuto con abbondanti piatti di trippa: mio padre, allevatore, ma anche macellaio, portava a casa le frattaglie invendute, poiché i ricchi del paese ritenevano le frattaglie Cibo per i poveri”. Il mangiatore (goloso) di trippa Un questione culturale Ma non è stato sempre così. Spiega il professor Massimo Montanari, ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna , dove insegna anche Storia dell’alimentazione: “Nel Medioevo e nel Rinascimento le frattaglie erano prelibatezze da signori, altro che cucina povera. E si mangiavano anche occhi e orecchie. Era una questione culturale prima che di gusto, un black out generazionale che ha segnato una linea di confine tra l’uso e il rifiuto di quella materia prima molliccia dall’apparenza poco accattivante. Una gastro rivoluzione avvenuta intorno agli anni settanta e fondata sull’assunto che la fettina era più chic del cervello. A modo suo – conclude il professor Montanari – uno status symbol del benessere”. Trippa cruda novembre 2014 La Rivista - 71 Morzello nella pitta Tino il macellaio Oggi molte cose sono cambiate. Ormai le frattaglie sono diventate una scelta da intenditori, da buongustai. Lo dimostra il fatto che a Firenze è stata fondata l’Accademia delle frattaglie, nata nel 2010 e di cui è presidente onorario Oliverio Toscani, un club questo per appassionati del quinto quarto, che ha come scopo di degustare le frattaglie in tutte le sue forme e preparate secondo ricette di tutto il mondo; divulgare la passione per il gusto alimentare, favorire pubblicazioni sul tema e organizzare conferenze e dibattiti. Un recupero delle tradizioni che ha conquistato i grandi chef Anche se “mascherate”, le frattaglie, piano piano hanno conquistato anche i grandi chef della cucina italiana. “Una cucina di recupero delle tradizioni”, l’hanno definita, declinata però seguendo Frattaglie 72 - La Rivista novembre 2014 un gusto più moderno. I sapori, le consistenze rimangono, cambia solo il look. E se Carlo Cracco, dichiara di adorare le frattaglie, e che per lui sono una “fonte d’ispirazione”, Paolo Lopriore, invece così si confessa: ”Io con le frattaglie ho un rapporto carnale. È come fare sesso con la materia prima. Ma guai a pasticciarle, altrimenti il cliente non gode della loro purezza”. Insomma, girala come vuoi, le frattaglie (Finalmente, dico io!) sono tornate sulle nostre tavole. Una tendenza che abbraccia tutto il Paese. Mentre Enrico Crippa, nel suo ristorante, frulla i fegatini di coniglio e li riduce a salsa per i suoi risotti, dalla Sicilia, si fa notare Ciccio Sultano, che ha promosso il progetto mangiare in dialetto. Un’idea di cucina che finisce anche in tavola con la passeggiata in pescheria (trippa, polpo e ricci di mare), con il Caldume (cartilagini, lingua, cuore) oppure con la Transumanza marina (polmone di agnello e totano). A valore nutritivo aggiunto Una cosa, però, che pochi sanno, e che le frattaglie possono essere utili anche dal punto di vista nutritivo e salutistico. La coda, ad esempio, contiene zinco, aiuta a combattere l’influenza ed è ottima cotta alla vaccinara. Mangiare il cuore, invece, aiuta a perdere peso, mentre il fegato (squisito alla veneziana) è la migliore fonte di ferro. E poi il rognone, di cui i francesi sono maestri assoluti e indiscussi, ha le stesse proteine di una bistecca e in più fornisce selenio, un antiossidante che favorisce anche il buon funzionamento della tiroide. E infine: le animelle, la milza, il polmone, il lampredotto e la superba trippa, che contiene calcio ed è utile per le ossa, e che proprio per questo andrebbero rivalutate. Il più mangiato dagli italiani Contrariamente a quanto molti credano (questo è quanto mi ha spiegato Tino), la trippa non è l’intestino del bovino, ma lo stomaco. Prepararla ai fornelli richiede - come detto sopra – una cottura prolungata; per qualunque preparazione occorre prima lessarla per renderla più digeribile. Malgrado ciò, da quando viaggia anche per la gola, durante tutti questi anni, percorrendo la Penisola in lungo e largo, in molte osterie del nostro Bel Paese, il viaggiatore goloso ha dovuto riscontrare quante numerose siano le lavorazioni dei piatti a base di trippa; uno diverso dall’altro, ma tutte eccellenti e da Leccarsi i baffi! A parte la finanziera del Piemonte, in Trentino gli hanno servito Trippe e funghi o Trippa alla tirolese; nel Friùli Venezia Giulia, Trippa stufata spolverata con pan grattato e parmigiano reggiano; nel La Ricetta La signora serve le trippe Veneto, Tripe imbriaghe, cotte nel vino rosso con contorno di fagioli; in Liguria una minestra di trippe; in Emilia e Romagna, la Busecca alla reggiana; in Toscana, che è la patria del lampredotto, insalata di trippe, polpette di lampredotto, trippe e zampetti di maiale alla fiorentina; nel Lazio, trippa alla trasteverina; in Puglia, gli gniummereddi: sono degli spiedini di frattaglie d agnello e vitello; in Campania, Trippe in brodo, in Sicilia, Trippa al sugo con melanzane; in Sardegna, ciotole di trippa al verde e pecorino grattugiato e, infine, in Calabria il Morzello, al quale il viaggiatore goloso è legato da molti ricordi, e che è un saporitissimo e caldissimo intingolo composto da frattaglie di vitello (in dialetto i diuneddi) cucinata con conserva di pomodoro, peperoncino piccante e altri odori. Il tutto servito in un pezzo di pitta (pane morbido a forma di ciambella) spaccato a libretto e riempito. Forse, come qualcuno ha scritto, è giusto che le frattaglie siano ritornate nelle case degli italiani. Anche perché la trippa, un tempo piatto frutto d’ingegno dettato dalla ristrettezza economica, ma soprattutto preparato dalle nostre nonne e mamme, che sapevano dare il giusto valore al cibo, era è rimane un piatto nazionale, amato, preparato e gustato da quasi tutti gli italiani. La trippa, infine, mi ricorda tanto quel bellissimo film: Gli Onorevoli, interpretato da Antonio De Curtis, in arte Totò. Magnifico e in superabile nella scena quando dalla finestra del suo appartamento, urlava con il megafono ai suoi condomini: “Cittadini, votate Antonio La Trippa! Votate La Trippa”. Le polpette di Lampredotto Ingredienti per 4 persone: 400 g di lampredotto, 2 patate, 1 carota, 1 zucchina, uovo, 2-3 cucchiai di parmigiano, sale e pepe. Come le preparano in Toscana: Fanno cuocere a lungo la trippa o lampredotto, uniscono la patata, la carota e la zucchina precedentemente lessate. Impastano il tutto e poi macinano. Aggiungono l’uovo, il parmigiano, il sale e il pepe. Quando l’impasto è pronto, formano delle polpette. Le impanano con il pan grattato e le friggono in abbondante olio d’oliva extravergine. Quando sono dorate, le prendono con cura e le mettono su carta da cucina per fargli perdere l’olio in eccesso. Servono le polpette ben calde accompagnate da una salsa verde. Il Vino: Propongo quello che hanno servito a me, un Bolgheri Rosso. novembre 2014 La Rivista - 73 La Rivista Motori di Graziano Guerra Nuova Volkswagen Passat Business Class medio-alta È la macchina di servizio più venduta in Europa, e, con quasi 22 milioni di unità, il modello di maggior successo del Gruppo Volkswagen nel mondo. Pur mantenendo tutte le caratteristiche funzionali, la nuova Passat guadagna in personalità e dinamica. Si guida con leggerezza e precisione, su strade tortuose dice bene la sua. Non lascia dubbi su agilità, potenza, precisione di guida e tenuta di strada. Grazie allo sterzo progressivo (opzionale) il conducente deve fare movimenti più brevi e intervenire meno spesso, in altre parole è chiamato a un minor numero di rotazioni per coprire il raggio della curva richiesto. L’acquirente classico della Passat preferisce lo spazio ai cavalli, ma nel caso del turbodiesel da 240 CV anche il più conservatore sarà conquistato da prestazioni e sound. Questo nuovo TDI biturbo, montato per la prima volta sulla Passat, è ideale per chi ama percorrenze veloci e bassi consumi. È in grado di erogare la bellezza di 500 Nm di coppia ed è la vera ciliegina sulla torta dell’ottava generazione. Per trasmettere tutta la sua potenza sul fondo stradale, questa variante ha di serie la trazione integrale 4MOTION con frizione Haldex di quinta generazione, e il cambio DSG a sette rapporti. Sono dieci i motori turbo a iniezione diretta previsti per la nuova Passat, cinque benzina, un benzina-ibrido e quatto Diesel, con potenze che spaziano da 120 a 280 CV. Tutti soddisfano la normativa antinquinamento Euro VI. In sede di conferenza stampa è stata dichiarata una riduzione fino al 20% di consumi ed emissioni CO2. Tutte le versioni sono equipaggiate di start-stop e recupero dell’energia prodotta in frenata. L’impianto frenante comprende ESC, freno di stazionamento elettronico e assistenza in frenata; i dischi anteriori sono autoventilanti. Nuovi sistemi di assistenza, infotainment e comfort promettono più servizi in rete e soprattutto più sicurezza. Fra le novità colpisce il quadro digitale degli strumenti (Active Info Display), come pure l’arresto completo del veicolo in caso di emergenza, colpo di sonno o infarto (Emergency Assist), l’assistente per le manovre di rimorchio (Trailer Assist) e quello per la guida in colonna. La nuova 2.0 TDI 240 CV con DSG 4Motion è progettata per pesi rimorchiabili fino a 2,200 kg. La più tedesca fra le tedesche è ora più leggera (-85 Kg) e si presenta più slanciata e dinamica. Pur essendo stata accorciata di 1 cm, ha il passo più lungo e all’interno è più spaziosa. Il bagagliaio della berlina è cresciuto di 21 litri e arriva a 586, mentre nella Variant la capacità è aumentata di 47 e ora raggiunge quota 650 litri, e se si abbattono i sedili e si carica fino al tetto sarà di 1,780 litri. La casa di Wolfsburg la propone negli allestimenti Trendline, Comfortline e Highline. Le versioni da 220 e 240 CV hanno la regolazione adattiva del telaio DCC. La Highline comprende: impianto «Composition Media», telecamera «Rear View», retrovisori esterni richiudibili elettricamente, pacchetto ambiente «Plus» e assistente per le manovre di parcheggio. Nuova Passat se la dovrà vedere con i rappresentanti di una concorrenza agguerrita, quali Opel Insignia, Mercedes Classe C, nuova Ford Mondeo ... Il prezzo di base è di 33’300 franchi, un po’ di più per la Variant, 35’400 franchi. Le varie motorizzazioni arriveranno sul mercato a scaglioni - GTE Plug-In-Hybrid, benzina 280 CV e BlueMotion 1.6 TDI 120 CV arriveranno nel corso del 2015 - ma tutte si possono già ordinare. Il lancio commerciale in Svizzera è previsto a fine novembre. novembre 2014 La Rivista - 75 La Rivista Auto Moto News Impressioni di guida Fiat 500L Living 1.4 T-Jet 120 CV Abbinato a un cambio manuale a 6 marce, è la risposta ideale per chi cerca un’autovettura capace di disimpegnarsi con agilità nel traffico urbano mantenendo costi di gestione contenuti. Senza contare che il 1.4 T-Jet da 120 CV è già conforme al livello ecologico Euro 6. In dettaglio, eroga la massima potenza di 120 CV a 5.000 giri/minuto e ha una coppia massima di 215 Nm già disponibile a 2.500 giri/minuto. Questo garantisce un’elasticità di marcia elevata, un ridotto uso del cambio e una risposta grintosa. A ciò contribuisce la ridotta inerzia del turbocompressore che consente di ottenere le massime prestazioni al comando dell’acceleratore, senza i fastidiosi ritardi tipici di questo tipo di motorizzazioni. Il listino prezzi della Fiat 500L Living parte da 24’000 franchi; per la vettura in test, 1 .4 16v T-Jet Lounge, da 28’500; con l’allestimento in opzione che prevede 7 posti (900.00), cerchi in lega (250.00), bicolore metallizzato (1’300.00) e pacchetto Loft che comprende sedili in pelle, camera Parkview, sensori posteriori per manovre di parcheggio, autoradio DAB+ e navigatore (1’600.00) arriva a 32’580 franchi. La Living è una macchina tutta da vivere, che unisce l’inconfondibile design made in Fiat con il miglior rapporto tra spazio interno e dimensioni esterne. Con l’aggiunta della terza fila di sedili, la nuova vettura è l’MPV a 5+2 posti più compatto della categoria. In soli 4,35 metri ha posto per 7 persone oppure per 5 persone e un bagagliaio da ben 638 litri di carico, il più grande nella sua fascia di mercato. Dotata di propulsore a benzina 1.4 16V T-Jet si caratterizza per il bilanciamento ottimale fra guida brillante e costi di esercizio. Il moderno motore assicura prestazioni di tutto rispetto, come dimostrano la velocità massima di 189 km/h, l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 10,2”, il consumo combinato di 6,9 l/100 km e le emissioni di CO2 pari a 159 g/km. Virtual Tour Abarth Officine Abarth di Torino Le prime in Europa su Google Street View Per la prima volta in Europa un brand automotive apre le porte del proprio stabilimento utilizzando la tecnologia Google Street View. Il suggestivo viaggio consente di visitare ogni angolo della sede dello Scorpione. Si parte dallo showroom - dove sono esposti modelli storici, vetture Racing e la nuova gamma Abarth – per poi attraversare i corridoi, tra heritage e storia del marchio, fino a raggiungere una suggestiva riproduzione dell’ufficio di Karl Abarth. L’esplorazione continua nel cuore dello stabilimento, l’officina: qui si trovano i ponti con le auto su cui lavorano i meccanici, i vari dipartimenti tecnici in cui vengono assemblate le vetture e la cabina di verniciatura. Uno strumento innovativo per scoprire la gamma Abarth, con la possibilità di “navigare” tutte le vetture con viste a 360° all’interno dell’abitacolo. Tra le zone più interessanti da visitare vi è certamente lo spazio dedicato 76 - La Rivista novembre 2014 alla Abarth 695 Biposto, un vero e proprio “atelier virtuale” dove poterla ammirare da ogni angolo, sia all’esterno che all’interno, oltre che conoscerne tutti i contenuti esclusivi e tecnologici attraverso disegni tecnici e video. http://www.abarth.it/Site/it/VirtualTour Fiat 500 X “Opening Edition” Cresce la voglia di averla, ma l’attesa durerà solo qualche mese: la nuova Fiat 500X sarà nelle concessionarie nei primi mesi del 2015 e come per tutti gli oggetti “cult”, sarà difficile ottenerla subito. Fiat ha quindi creato un’edizione esclusiva, limitata e top di gamma del modello – la Fiat 500X “Opening Edition” – per offrire ai primi 2.000 clienti il privilegio di guidare il nuovo crossover della famiglia 500. Due versioni di esterni, come le anime della nuova 500X: una più “cittadina” in grigio arte, l’altra ideale per il tempo libero in rosso tristrato. Per saperne di più sull’esclusiva Fiat 500X “Opening Edition”, gli utenti possono visitare il sito www.500X.fiat500.com, dove scopriranno ciò che rende il nuovo crossover Fiat unico nel suo genere anche grazie a una navigazione che svela l’auto da ogni punto di vista. Inoltre, sul sito potranno prenotare la loro Fiat 500X in edizione limitata attraverso il concessionario di fiducia ed essere tra i primi 2.000 a guidarla. L’esclusiva “Opening Edition”, in Svizzera è disponibile nelle versioni con trazione 4x2 (1.4 Turbo MultiAir II da 140 CV e 1.6 MultiJet II da 120 CV) con prezzi che partono da 26’800 CHF, con un vantaggio per il cliente di 2’600 CHF. La versione top di gamma con trazione 4x4 e motore 2.0 MultiJet II da 140 CV abbinato al cambio automatico a 9 rapporti, è disponibile a partire da 37’250 CHF con un vantaggio per il cliente fino a 3’100 CHF. www.500X.fiat500.com Volkswagen con cuore italiano XL Sport con motore V2 Ducati La Volkswagen, al recente Salone di Parigi, ha presentato una concept car sportiva ad altissima efficienza sviluppata sulla base della XL1, sulla quale è stato montato il motore V2 della Ducati Superleggera, il propulsore 2 cilindri più potente al mondo. In grado di erogare 200 CV permette alla XL Sport di raggiungere 270 km/h di velocità. Dal punto di vista aerodinamico la XL Sport è fra le migliori vettura sportive al mondo. Il motore high-tech con bielle in titanio e leghe di magnesio della Ducati Superleggera raggiunge un regime di 11.000 giri. Il V2 è dotato della leggendaria distribuzione desmodromica Ducati. L’assetto completamente nuovo si distingue per un layout da vettura destinata alle competizioni automobilistiche. Il design è il frutto di un lavoro di sviluppo completamente nuovo. Come la precedente XL1 limitata a 250 esemplari, pure la nuova XL Superleggera sarà in prodotta, a mano e con processi industriali ad alta precisione, in serie limitata, 500 unità. novembre 2014 La Rivista - 77 La Rivista Starbene Per non ingrassare il succo di pompelmo è meglio dell’acqua Se a tavola si mangiano cibi ipercalorici è meglio bere succo di pompelmo al posto dell’acqua perché garantisce un minore accumulo di calorie e tiene a bada i livelli di glucosio nel sangue. Lo dimostrano i ricercatori della University of California, Berkeley, con una ricerca pubblicata su Plos ONe. Ad un gruppo di topolini hanno somministrato cibi ipercalorici e succo di pompelmo dolcificato con saccarina o glucosio, un altro gruppo seguiva la stessa dieta, ma beveva acqua dolcificata allo stesso modo, un terzo gruppo beveva acqua semplice. Un terzo gruppo, invece, beveva una miscela di acqua e naringina, flavone presente nel succo di pompelmo ritenuto un fattore chiave nella perdita del peso, mentre il quarto gruppo assumeva la metformina, un farmaco che abbassa i livelli di glucosio ed è usato per il trattamento del diabete alimentare. Fra tutti, quelli che bevevano il succo hanno guadagnato il 18% di peso in meno e avevano anche i migliori livelli di glucosio, insulina e trigliceridi nel sangue. Quelli che avevano bevuto acqua e naringina avevano i livelli più bassi di glucosio, ma nessun dimagrimento. Qualche dubbio sui risultati c’è: la ricerca è stata sponsorizzata dalla cooperativa californiana di produttori di pompelmo, ma gli studiosi assicurano che non c’è stato alcun controllo e che i risultati sono ritenuti da loro stessi sorprendenti. Lo smog causa l’infertilità maschile Studio choc: ci sarebbe correlazione tra l’alta concentrazione di metalli pesanti nell’aria e nel suolo e l’infertilità maschile. È quanto emerge da uno studio pilota realizzato su tutto il territorio della provincia di Napoli da un gruppo di ricercatori dell’Università del Sannio e dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Geochemical Exploration. Un’equipe di ricercatori, tra cui geochimici, medici e biologi, ha studiato le possibili relazioni esistenti tra alte concentrazioni di metalli pesanti nei suoli della Provincia di Napoli e la qualità del liquido seminale degli abitanti di sesso maschile. Sono stati esaminati 600 soggetti selezionati da un campione di 1.237 uomini che si erano rivolti al Laboratorio di Andrologia della “Federico II” per problemi legati alla fertilità. Attraverso 78 - La Rivista novembre 2014 l’uso di metodi geostatistici, i dati relativi alla qualità del liquido seminale sono stati confrontati con la distribuzione geochimica dei metalli pesanti nei suoli. I risultati hanno dimostrato una forte correlazione tra le concentrazioni anomale di piombo e antimonio e la scarsa qualità del liquido seminale. Cioè gli uomini che presentano un liquido seminale di più scarsa qualità vivono perlopiù in aree contaminate da metalli pesanti. Negli ultimi anni, un significativo aumento nell’incidenza di infertilità maschile è stato osservato e descritto dalla letteratura scientifica internazionale, sollevando dubbi circa le sue cause. Da Napoli arriva ora una possibile risposta. Scompenso cardiaco: la prima causa di ricovero tra gli over 65 Con 80.000 nuovi casi ogni anno, lo scompenso cardiaco è una malattia cronica sempre più diffusa in Italia, eppure è conosciuta ancora poco e male, soprattutto nelle sue implicazioni sulla vita quotidiana di chi ne soffre e sull’aspettativa di vita. A Roma, un convegno internazionale, promosso da AISC - Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, ha contribuito a richiamare l’attenzione sulla patologia, per assicurare al paziente ben informato uno stile di vita il più possibile vicino alla normalità. L’incontro, il primo nel suo genere, dal titolo programmatico “Lo Scompenso Cardiaco dalla fase intraospedaliera al quotidiano: è indispensabile che il paziente ne sappia di più”, ha messo al centro dell’attenzione i pazienti, che potranno confrontarsi con medici specialisti, con altri operatori della salute e con esperti che possano aiutarli a conoscere meglio la dieta da seguire, l’attività fisica e ricreativa migliore e tutto quello che serve per gestire in maniera più consapevole la patologia ed affrontarla in modo proattivo, per una migliore qualità di vita. Se l’infarto miocardico, è la causa più frequente di scompenso cardiaco, tra le principali ci sono anche la cardiopatia ischemica derivante da una malattia coronarica sottostante, l’ipertensione arteriosa, le patologie delle valvole cardiache, il diabete mellito. Studi recenti focalizzano l’attenzione su aspetti che hanno un impatto diretto sulla vita del paziente scompensato: dal rapporto col medico alla dieta, dall’attività fisica alla telemedicina. Fino al ruolo positivo della musica. Si tratta di uno studio dal punto di vista scientifico molto rigoroso, di tipo longitudinale, con metodologia ‘randomized controlled trial’ che durerà tre anni e studierà gli effetti dell’ascolto di una playlist di musica registrata, strutturata da precise e motivate scelte musicali in accordo con un avanzato framework psico-neuro-endocrino-immunologico. Questa playlist verrà ascoltata a casa per almeno 30 minuti al giorno da pazienti con una diagnosi di scompenso cardiaco: sarà il primo studio a livello mondiale su questo tipo di popolazione. Diversi studi in campo cardiovascolare hanno già evidenziato effetti statisticamente e clinicamente significativi della musica su diversi outcomes come la qualità di vita, il dolore, l’ansia, la depressione, le frequenze cardiache e la pressione arteriosa. Se i risultati di questo studio saranno significativi, si potrà pensare di proporre questo protocollo di intervento musicale in associazione e in sinergia all’assistenza standard di questi pazienti. La tecnologia più innovativa, invece, ha dimostrato tutta la sua utilità nella messa a punto di un videogioco educativo, sviluppato proprio da Vincenzo Lionetti sotto forma di quiz, per sensibilizzare i più giovani sull’importanza di seguire corrette regole di alimentazione per diminuire il rischio di incorrere in cardiopatie in età adulta. Chi non vuol essere cardiopatico è il videogioco che, strizzando l’occhio (soltanto nella denominazione!) a un popolare quiz televisivo, propone un percorso virtuoso per alimentarsi in maniera corretta, rispettando le indicazioni dei medici e dei ricercatori frutto della loro ricerca. Cuore: basta con gli eccessi Perché le donne hanno la ipertecnologici, riscopriamo pressione arteriosa più gli elisir naturali bassa degli uomini? Lo sviluppo di strategie non invasive per riparare il cuore deve essere incoraggiato e non avvilito dalla ricerca a tutti i costi del sensazionalismo ipertecnologico. I ricercatori hanno dimostrato che un’alternativa alla terapia con cellule staminali è possibile e non richiede per forza approcci invasivi e pericolosi per il paziente. Per stimolare la formazione di nuovi vasi e la riparazione del cuore danneggiato da un infarto benefici arrivano da molecole naturali, come il beta-glucano d’orzo e la vitamina D. Lo ha ricordato Vincenzo Lionetti, medico ricercatore dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e membro del nucleo direttivo della Società italiana di ricerche cardiovascolari (Sirc) che, per la prima volta, ha scelto proprio il Sant’Anna di Pisa per ospitare il forum annuale dove i ricercatori delle cardioscienze hanno presentato in anteprima i più recenti risultati a sostegno dello sviluppo di nuove e più efficaci strategie terapeutiche a difesa della salute del cuore. Strategie terapeutiche che riscoprono, con la conferma dell’evidenza clinica e di dati scientifici, elisir naturali e che mettono da parte gli eccessivi ipertecnologici, verso i quali una certa cardioscienza si era orientata. Per la cardioscienze, insomma, esistono alternative naturali, anche all’utilizzo di cellule staminali. I ricercatori – aggiunge Vincenzo Lionetti - hanno dimostrato che un’alternativa alla terapia con cellule staminali è possibile, senza richiedere approcci invasivi e pericolosi per il paziente . Infatti, il trapianto di cellule staminali espone il paziente a tutti gli effetti collaterali propri di qualsiasi trapianto, come la terapia ‘immunomodulante’, ed inoltre potrebbe illudere il paziente che ripone in esso ogni sua speranza e prospettiva di salute. Perché le donne in età fertile hanno la pressione arteriosa più bassa degli uomini di pari età? Perché dopo la menopausa i loro valori pressori uguagliano e addirittura superano quelli degli uomini? Sono domande che hanno assillato cardiologi e ricercatori per decenni. Una ricerca dell’Università di Padova - Clinica Medica 4 – ha finalmente fatto luce su quest’enigma. I ricercatori hanno dimostrato che il principale estrogeno della donna, il 17-estradiolo, agendo attraverso il recettore beta inibisce potentemente la produzione di uno dei maggiori ormoni pressori, l’aldosterone, da parte delle ghiandole surrenaliche. Quando quest’inibizione non funziona più o perché il recettore è bloccato, per esempio nelle donne con cancro alla mammella cui venga prescritto un trattamento con modulatori degli estrogeni, ovvero quando il livello di estrogeni cala fisiologicamente, come avviene durante la menopausa, la produzione di aldosterone viene stimolata. Ciò succede perché viene attivato un nuovo recettore chiamato GPER-1. Ne deriva l’aumento delle concentrazioni di aldosterone in circolo e un incremento della pressione arteriosa i cui valori superano quelli degli uomini di pari età. Questo fine meccanismo è stato identificato attraverso una serie di esperimenti farmacologici e di medicina molecolare che hanno permesso il silenziamento genico dei due recettori implicati. La scoperta apre nuove inaspettate prospettive per la riduzione del rischio cardiovascolare nelle donne in menopausa. La ricerca, pubblicata su Endocrinology, la rivista americana di riferimento per l’Endocrinologia, è un brillante esempio di medicina di genere, una ricerca condotta da ricercatrici donne su un problema assai rilevante per la salute delle donne. novembre 2014 La Rivista - 79 L A C O N V E N I E N Z A F O R Z A È L A N O S T R A M O T R I C E . P i ù d is p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p ia è la n u ov is s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co : co n g li i n n u m e r e vo li m o d e lli d is p o n i b ili – d a l f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a ll ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i s u m is u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Pe r o g n i c a r i co e o g n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e . I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h La Rivista Mondo in Fiera Pack&Move: Basilea, 9 - 12 settembre 2014 Arrivederci nel 2016 EICMA 2014: Fiera Milano, 6 - 9 novembre Esposizione mondiale del motociclismo Fiera Verona: Marmomacc -Salone internazionale del marmo e della pietra naturale I numeri dell’edizione 2014 Motorshow 2014: FieraBologna, 6 - 14 dicembre Test spettacolo intrattenimento Ecomondo 2014: Fiera Rimini, 5 - 8 novembre Salone internazionale dell’ecosostenibilità Legno&Edilizia 2015: FieraBologna, 22 - 25 febbraio 2015 Fiera del legno per le costruzioni edili novembre 2014 La Rivista - 81 La Rivista Pack&Move: Basilea, 9 - 12 settembre 2014 Arrivederci nel 2016 Venerdì 12 settembre 2014 si è conclusa Pack&Move, fiera svizzera professionale delle soluzioni per la logistica e delle tecniche di imballaggio. Durante i quattro giorni di manifestazione leader con alta competenza decisionale e opinion leader nei settori food & beverage, tecnica di produzione, settore farmaceutico e chimico, tecnologie per la stampa tessile, stampa e carta, trasporto e spedizione, caricatori, dettaglianti e grossisti hanno approfittato di questa vetrina per conoscere le novità del settore. Grazie anche al nuovo padiglione fieristico è stato possibile offrire ai 210 espositori provenienti da cinque diversi Paesi una piattaforma di 22’000 metri quadrati. Interessante inoltre il programma, arricchito con relazioni, discussioni, presentazioni e mostre. Esso ha infatti confermato la validità della manifestazione quale punto d’incontro per il settore logistico e degli imballaggi in Svizzera. Come nelle precedenti edizioni l’associazione di categoria GS1 Svizzera si è impegnata ad organizzare un’area dove è stato possibile, durante i quattro giorni della manifestazione, assistere ad interessanti interventi nella forma di forum specializzati o dibattiti. Temi di questi forum specializzati con moderatore sono stati le confezioni multiuso nella catena di distribuzione, il trasporto di merci nel futuro e l’intralogistica. Nei forum a tema innovazione alcuni espositori hanno tenuto una piccola presentazione sui più recenti sviluppi. Durante i dibattiti invece alcuni esperti hanno discusso sui seguenti punti: RFID, revisione delle leggi per la tutela dell’ambiente e l’impatto dell’e-commerce sulla logistica e sulla catena di distribuzione. La logistica e l’imballaggio hanno assunto oggigiorno, a causa della globalizzazione dell’economia, un ruolo essenziale. Che sia su strada, rotaia, aria o acqua, l’interscambio di merce richiede infatti complessi sistemi logistici e valide soluzioni per l’imballaggio. Gli espositori della manifestazione hanno offerto ai visitatori una panoramica su novità, innovazioni e soluzioni durante tutto il processo di creazione del valore. Da non perdere dunque la prossima edizione della manifestazione, prevista fra due anni. Per maggiori informazioni: Sig. Luigi Palma Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 0041/44/289 23 29 Fax 0041/44/201 53 57 [email protected] www.ccis.ch 82 - La Rivista novembre 2014 La Rivista Fiera Verona: Marmomacc Salone internazionale del marmo e della pietra naturale I numeri dell’edizione 2014 Presenti a questa edizione di Marmomacc (24-27 settembre) oltre 1.500 espositori da 58 nazioni e delegazioni commerciali ufficiali da 45 paesi. Oltre 80 le aziende che hanno partecipato ad Abitare il Tempo. Indicatori in crescita e nuovo record per la 49ª edizione di Marmomacc, per la prima volta in contemporanea con Abitare il Tempo: oltre 65mila gli operatori tra i padiglioni, in aumento del 15% sul 2013, con il 54% delle presenze dall’estero (4.000 in più), da 145 nazioni (erano 143 l’anno precedente). A conclusione di quattro giorni di manifestazione a Veronafiere la top ten dei visitatori stranieri vede al primo posto l’India, seguita da Germania, Turchia, Spagna e Francia. Seguono Cina, Usa, Brasile, Russia ed Egitto. Arrivi importanti anche da Regno Unito, Iran, Portogallo, Corea del Sud e Polonia. È stata un’edizione che ha segnato un passaggio fondamentale per Marmomacc, sia sul fronte dello sviluppo internazionale del settore, sia per l’accordo di promozione reciproca stretto con Expo 2015 – È la riprova che le fiere sono un asset strategico della politica industriale del Paese e Veronafiere gioca un ruolo da protagonista in Italia e all’estero. Un risultato molto positivo per le imprese del manifatturiero lapideo e del mobile-arredo, eccellenze del made in Italy che non nasce casualmente ma è il frutto di una importante promozione che Veronafiere attua attraverso la rete dei propri delegati in 60 paesi e le iniziative di Marmomacc in the World che hanno portato anche quest’anno ad un aumento degli espositori, 1.502 da 58 paesi cui si aggiungono le oltre 80 aziende di Abitare il Tempo, e all’incremento delle delegazioni commerciali ufficiali, provenienti da 45 nazioni. Marmomacc si conferma la manifestazione internazionale di riferimento per tutta la filiera della pietra naturale, dai materiali alle tecnologie di lavorazione, fino alle iniziative di formazione per architetti e designer. Quest’anno, per la prima volta, la fiera si è svolta in contemporanea ad Abitare il Tempo, salone dedicato ad arredo, finiture d’interni e mondo del contract. La prossima edizione di Marmomacc e Abitare il Tempo è in programma da mercoledì 30 settembre a sabato 3 ottobre 2015. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web www.ccis.ch [email protected] novembre 2014 La Rivista - 83 La Rivista Ecomondo 2014: Fiera Rimini, 5 - 8 novembre Salone internazionale dell’ecosostenibilità Piattaforme internazionali di start-up, green jobs, trasporto sostenibile e veicoli ecologici, innovation tecnology, eco design industriale... Il settore ambientale è in continua evoluzione e solo ECOMONDO, la manifestazione espositiva leader del comparto, può raccoglierne le novità e presentarle in maniera organica. Da mercoledì 5 a sabato 8 novembre prossimi, Rimini Fiera alzerà il sipario sulla 18esima edizione della fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. Nelle quattro giornate sono attesi 100mila operatori da tutto il mondo, in particolare dell´area Euro-Mediterranea nella quale la manifestazione ha assunto un ruolo guida, diventando non solo la piattaforma tecnologica di riferimento sull´economia del futuro, con particolare attenzione alle principali strategie europee ed internazionali sull´ecoinnovazione e la trasformazione dei rifiuti in risorsa, ma anche hub qualificato di formazione e informazione. ECOMONDO rappresenta il binomio vincente di concreta opportunità di business legato alla green economy e altissimo profilo del calendario di seminari impostato dal board scientifico guidato dal prof. Fabio Fava. La fiera attrae il contributo tecnologico e progettuale di imprese e istituzioni al lavoro per alimentare il volano più potente per le attese di ripresa economica, quello che guarda all´innovazione, per consentire risparmi all´ambiente ed efficienza nell´uso delle energie; Obiettivo mondo Obiettivo primario di ECOMONDO 2014 è l´aumento sostanziale del suo profilo di internazionalità, che parte da una base 84 - La Rivista novembre 2014 significativa e consolidata, ma che tramite un programma di promozione stimolerà nei i prossimi mesi i mercati più interessanti per le imprese del settore. E´ stata potenziata la rete commerciale e predisposto un ciclo di road show dove esperti, imprese e staff di ECOMONDO incontreranno operatori ed istituzioni; con tappe in Egitto, Giordania, Slovenia, Serbia,Turchia, Polonia, Romania, Brasile e Russia. Tornano gli stati generali della green economy ECOMONDO conferma lo svolgimento, nelle prime due giornate di fiera, degli Stati Generali della Green Economy con a tema ´Imprese e lavori per una green economy´. Organizzati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, accentreranno i contenuti che si svilupperanno in questi mesi di incontri e di lavoro comune, con il contributo di tutte le più importanti associazioni di imprese impegnate nel settore ambientale. Nel corso dei primi incontri al Ministero dell´Ambiente, di concerto col Ministro Gian Luca Galletti, sono state delineate le linee guida del lavoro in vista delle giornate riminesi, particolarmente significative anche alla luce del semestre UE a guida italiana. Il grande polo fieristico europeo dedicato al sistema ambiente´ Non ci sarà solo ECOMONDO a Rimini Fiera, dal 5 all´8 novembre prossimi. I sedici padiglioni saranno interamente occupati dalle manifestazioni dedicate all´ambiente. In contemporane si svolgeranno infatti KEY ENERGY KEY WIND (COOPERAMBIENTE e H2R - Mobility for Sustainability. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web www.ccis.ch [email protected] La Rivista EICMA 2014: Fiera Milano, 6 - 9 novembre Esposizione mondiale del motociclismo EICMA festeggia i primi 100 anni e diventa Esposizione Mondiale del Motociclismo. Un anno denso di appuntamenti e novità, attraverso il quale stiamo correndo verso l’evento di novembre, in Fiera Milano dal 6 al 9. Al traguardo ci aspetteranno anteprime esclusive, contenuti inediti e tante sorprese. Per iniziare e partire con il set up giusto, EICMA per il centenario si è regalata un nuovo logo. Più immediato e che si lega alle due ruote in maniera inconfondibile. E a voi regala un “grazie” speciale nella campagna pubblicitaria 2014, un vero e proprio tributo alle aziende e al pubblico che rendono, ogni anno, l’Esposizione un appuntamento imperdibile. Emozioni in sella Siamo scesi in strada e abbiamo vissuto con tutta la passione possibile esperienze indimenticabili: dalla Rievocazione Storica del Circuito Motociclistico d’Italia, al Motogiro d’Italia fino alla leggendaria Milano-Taranto. Sul sito eicma.it, su Facebook, su Twitter, su Instagram, su Youtube e su Pinterest trovate i nostri racconti di viaggio, le nostre testimonianze e i nostri ricordi. Con l’hashtag ufficiale #EICMA100 condivide la vostra idea di EICMA e la vostra passione, fatta di successi, emozione, tecnologia, design, campioni, libertà. Per imparare la storia! Tutte le candeline per il compleanno di EICMA rappresentano la storia delle aziende che ogni anno raccontano, in occasione dell’Esposizione, le proprie novità e i propri prodotti. Per questo una delle sorprese sarà il progetto “100 anni di storia verso il futuro”, realizzato in collaborazione con la rivista IN MOTO. All’interno di ciascun padiglione ci sarà un’area dedicata alle aziende che hanno voglia di illustrate una sfumatura, un oggetto, una curiosità, un successo che ha caratterizzato il proprio percorso. L’Italia che pedala Nel 2013 le vendite per il settore delle due ruote a pedale sono state sorprendenti perché la flessione è stata lievissima. Sono 1.542.758 le biciclette vendute in Italia lo scorso anno, dato che, rispetto al 2012, significa una perdita del solo -3,9%. La diminuzione è dovuta, non soltanto alla crisi economica mondiale, ma anche alle condizioni metereologiche avverse che hanno caratterizzato il primo trimestre, lasciando in pratica solo 9 mesi per la vendita di biciclette. Vedono invece una crescita considerevole la produzione interna +22% e l’export +39%. Questi risultati non possono che far sperare in interventi governativi che favoriscano la ciclabilità. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.ch [email protected] novembre 2014 La Rivista - 85 La Rivista Motorshow 2014: FieraBologna, 6 - 14 dicembre Test spettacolo intrattenimento Ci siamo: il countdown per la 39° edizione del Motor Show è iniziato. Quest’anno l’appuntamento è dal 6 al 14 dicembre 2014 e la macchina organizzativa è a pieno regime per garantire uno spettacolo lungo 9 giorni, tra automobile, motorsport, test drive e tanto intrattenimento. Ecco alcune informazioni di servizio per raggiungerci e soggiornare a Bologna, la capitale della terra dei motori. Prevendita on line Anche quest’anno con la prevendita on line paghi il biglietto meno che alle casse! Acquistandolo con questa modalità infatti il prezzo è di 15,00 euro a cui va aggiunta una commissione di servizio di 1 euro per ogni biglietto. I ticket in prevendita sono nominali e validi per un solo accesso, in qualsiasi giorno della manifestazione. La prevendita può essere effettuata, oltre che sul sito www.motorshow.it, anche sul portale www.vivaticket.it. Chi acquista il biglietto in prevendita, potrà ritirare in Fiera un wearable device che garantirà una visita interattiva: dal check in al Motor Show, al like per un modello esposto, dall’instant win al set per i selfie per condividere il tour del Motor Show sulla propria pagina Facebook. Inoltre è possibile acquistare on line in prevendita anche il ticket per il parcheggio al prezzo scontato di 12,50 euro, valido per il parcheggio multipiano Michelino o per il parcheggio di Piazza Costituzione. L’acquisto del titolo di sosta da parte dell’utente, potrà avvenire direttamente tramite il sito di Bologna & Fiera Parking www.bfparking.it. Raggiungere Bologna Per raggiungere Bologna in treno, da quest’anno si può usufruire di vantaggiose tariffe dedicate ai visitatori del Motor Show: dal sito motorshow.it è possibile scaricare un form per l’acquisto di biglietti delle Frecce Trenitalia che consente uno sconto del 40%. Inoltre, per chi viaggia con Italo, sono previsti sconti dal 10 al 40% Hospitality in Bologna Per soggiornare nella capitale della terra dei motori in occasione del Motor Show, puoi scegliere anche tra diversi pacchetti di ospitalità e visita delle eccellenze motoristiche della Via Emilia: • la formula easy include il biglietto di ingresso al Motor Show, un pernottamento b&b ed un accesso al golden ring del Live Party MTV del 6/12; • la formula comfort prevede un biglietto di ingresso al Motor Show, 2 pernottamenti b&b ed un accesso al golden ring del Live Party MTV del 6/12; • la formula ‘discover Bologna & Motor Show” dà anche la possibilità di usufruire della Bologna Welcome Card e di una visita del centro storico di Bologna accompagnati da una guida. Ulteriori dettagli sul sito www.motorshow. it. Infine, per garantire una visita ancora più completa della Motor Valley, proponiamo una serie di tour giornalieri: My Ferrari, Easy Ferrari e My Ducati. IL Motor Show, a Bologna dal 6 al 14 dicembre. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.ch [email protected] 86 - La Rivista novembre 2014 La Rivista Legno&Edilizia 2015: FieraBologna, 22 - 25 febbraio 2015 Fiera del legno per le costruzioni edili Il calendario della Fiera di Veronavede fra i suoi appuntamenti più importanti la prossima nona edizione di Legno&Edilizia, mostra internazionale sull’impiego del legno per le costruzioni edili. La biennale di quattro giorni si terrà nel febbraio 2015 in due padiglioni con 15.000 metri quadrati di superficie espositiva e circa 150 aziende italiane e straniere presenti. Dalle prime adesioni risultano presenze da Austria, Germania, Italia, Polonia,Repubblica Ceca, Svizzera. Per industrie e artigiani dell’edilizia, come per progettisti e imprese collegate, l’appuntamento veronese con i professionisti rappresenta un prezioso punto d’incontro con le offerte della produzione internazionale, utile a programmare gli acquisti di nuove tecnologie di lavorazione, di prodotti e sistemi. Il legno nell’edilizia, anche grazie allo sviluppo delle case ecologiche e delle scelte di risparmio energetico, è sempre più presente nelle costruzioni italiane; e a Veronafiere gli operatori professionali troveranno un’esposizione interamente dedicata a questo particolare comparto, da sempre molto florido nel nord Europa e nell’America del nord. A loro volta gli espositori sanno di trovare a Verona numerosi e attenti compratori: 20.000 i visitatori professionali presenti nell’edizione del 2013. Incontri tecnici, convegni, dimostrazioni pratiche delle macchine per la lavorazione del legno, saranno assieme alla mostra i punti di forza della manifestazione che conta sulla collaborazione scientifica di alcune Università. I settori merceologici di Legno&Edilizia contemplano 13 linee di prodotto: legnami e semilavorati, macchinari e utensili, strutture portanti, carpenteria, case in legno, pavimenti soffitti scale e rivestimenti e sistemi di sicurezza, coperture e tetti, infissi controtelai per porte, colle vernici e impregnanti, sistemi di fissaggio, studi di progettazione, import e distribuzione. Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0)22 906 85 95 Fax: 0041 (0)22 906 85 99 Sito web: www.ccis.ch [email protected] novembre 2014 La Rivista - 87 La Rivista La Rivista Mondo in Camera Gourmesse 2014: ancora una volta l’Italia in primo piano Emozioni italiane al Motor Village di Ginevra Feel the breeze of Tuscany a Ginevra I prossimi colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera A Napoli incoming di buyers svizzeri settore moda Contatti commerciali A Losanna e Sion giornata Italia-Europa: opportunità d’affari per le imprese svizzere Servizi camerali novembre 2014 La Rivista - 89 La Rivista Gourmesse 2014: ancora una volta l’Italia in primo piano di Elena Civiero Anche quest’anno Gourmesse ha riportato un grande successo; dopo quattro giorni d’intenso lavoro il bilancio che ne risulta è assolutamente positivo. Un’entusiasmante esperienza, per gli espositori ma anche per i collaboratori e le collaboratrici della Camera di Commercio che hanno saputo rendere un evento come questo, grazie ad un ottimo lavoro di squadra, una splendida occasione per portare un po’ d’italianità anche in terra elvetica. Al rientro da queste giornate di duro lavoro, la gratificazione ricevuta dal pubblico ripaga ogni sforzo; come previsto, Piazza Italia ha giocato per l’ennesima volta un ruolo chiave, offrendo non solo l’esposizione dei prodotti, ma una vera e propria esperienza extrasensoriale a tutti i visitatori. I prodotti presentati portavano in fiera ciò che di meglio c’è della cultura italiana, dai dolci piemontesi, alla salumeria emiliana e a quella calabrese, dal vino siciliano all’olio: l’intento di rappresentare la cultura 90 - La Rivista novembre 2014 enogastronomica italiana nella pienezza dei suoi gusti è pienamente riuscito. La fiera ha dato occasione agli espositori di specialità svizzere, ma anche internazionali, di rappresentare grandi marchi noti ma anche piccoli produttori artigianali; i loro sapori sono stati apprezzati da numerosi operatori del settore e privati, soprattutto nella giornata di sabato che ha visto un sorprendente afflusso di visitatori. Il progetto Piazza Italia anche quest’anno è stato promosso e organizzato dalla CCIS, che ha predisposto un’apposita sala della Kongresshaus Zürich per gli espositori italiani. Il rapporto d’amicizia, oltre che professionale, instaurato tra gli espositori e i collaboratori, ha fatto sì che il pubblico apprezzasse maggiormente l’impegno e la dedizione dei professionisti che hanno lavorato contribuendo al successo di questo evento. Il pubblico presente si è rivelato un pubblico internazionale, attraendo anche i più giovani grazie alla qualità e varietà dei prodotti e all’originalità delle degustazioni. Grazie anche alla collaborazione e assistenza della CCIS, che ha messo a disposizione le conoscenze linguistiche delle sue collaboratrici nonché la propria assistenza logistica, gli stand hanno riscontrato un successo clamoroso; non è mancata l’occasione per raccogliere nuovi contatti commerciali, ottimo punto di partenza per future collaborazioni professionali e per confrontare i prodotti Made in Italy in un contesto internazionale. Inutile sottolineare la gratificazione delle collaboratrici che grazie a questa esperienza hanno potuto arricchire il loro bagaglio professionale, anche grazie all’attività di mediazione durante gli incontri tra esperti ed espositori. Nel complesso un’esperienza positiva, tanto per lo staff CCIS quanto per gli espositori che hanno singolarmente contribuito a creare un ambiente collaborativo e un’atmosfera familiare, rendendo piacevole un’esperienza anzitutto professionale. Piazza Italia è stata un’ottima rappresentazione dell’alta qualità dei prodotti agroalimentari italiani, ma anche della generosità e passione di un popolo con una cultura dello “stare a tavola” che affonda le sue radici nell’antichità. La Rivista Lista aziende presenti a Piazza Italia: AZIENDA AGRICOLA ALESSANDRO CHIAPPINI Origgio VA www.alessandrochiappini.com Salumi, carciofi, peperoni e altri ortaggi sott’olio, preparomi per ricette tipiche italiane e birra artigianale. EMOZIONI ITALIANE www.italien.ch Salumi calabresi e prodotti a base di carne, formaggi e latticini calabresi Vini, distillati e olio extravergine di oliva siciliani. Specialità a base di carne d’oca LA BOTTEGA DEL GUSTO www.labottegadelgusto.ch Olio d’oliva e aceto balsamico. LAMPIGNANO IMPORT www.lampignano.ch Olio extravergine di oliva pugliese, pane carasau e guttiau, miele amaro, dolci sardi, bottarga. MACELLERIA LA MATILDICA Carpineti RE www.lamatildica.it Salame, pancetta, cotechino, coppe, culatello e salsiccia. MAZZONE EXTRAVERGINE Ruvo di Puglia BA www.oliomazzone.com Olio extravergine di oliva, olii aromatizzati. RAPP La Genuina www.rapplagenuina.ch Aceto balsamico. PASSIONI GOLOSE Peveragno CN www.passionigolose.it Panettone tradizionale, panettone Marron Glacè e albicocche, grissini (olio, cereali, parmigiano), creme spalmabili, dragees (nocciole tartufate), crostata, torta di nocciole, tavolette di cioccolato, confetture di frutta. PASTICCERIA LATTE E MIELE Bistagno AL Baci di dama, amaretti, brutti ma buoni, tartuffini alle nocciole igp, panettoni assortiti. VERO AMORE Vernate MI www.veroamore-food.com Olio extravergine di oliva, prosecco DOCG, dolci da forno, pasta, conserve di pomodoro, creme al tartufo, tartufo fresco AGIRE / EVVIVO Milano www.evvivo.it PROMOS Panettoni artigianali MONTALDI FOOD Levata di Curtatone MN www.montaldifood.it Pasta fresca / Piatti pronti in mono porzione DISTILLERIA ALESSANDRO FRATELLI SNC Treviglio BG www.distilleriafratelli.it Distillati, liquori, sciroppi, frutta al liquore e allo sciroppo novembre 2014 La Rivista - 91 La Rivista Emozioni italiane al Motor Village di Ginevra Motor Village e la CCIS vi invitano ad una serata dedicata alla Dolce Vita. Vi accoglieremo in un quadro 100% Made in Italy con Prosecco, specialità italiane, numerosi concorsi a premio e musica di un noto duo Jazz. Raggiungeteci al Motor Village di Meyrin giovedì 6 novembre dalle ore 18.30 alle 21.30 in presenza dei nostri partner: Alitalia, MSC Crociere, Caffè Karoma, Sigaro Toscano, Acque Lurisia, GB Thaerme Hotels, Fantinel, Sabona. La partecipazione è gratuita ma essendoci un tetto massimo di ingressi le iscrizioni saranno accettate secondo l’ordine di arrivo inviandoci una e-mail a [email protected] Che cosa state aspettando? Bloccate la data nella vostra agenda e inviateci subito un’email per registrarvi! Per maggiori informazioni: Marianna Valle CCIS – Ufficio di Ginevra Tel: 022 906 85 95 email: [email protected] A Napoli incoming di buyers svizzeri settore moda moda e in generale nel tessile, dal 10 al 13 novembre per un gruppo di 8 buyers svizzeri del settore moda: distributori, agenti, showroom e negozi di abbigliamento. I costi di viaggio e pernottamento saranno a nostro carico! La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), in collaborazione con Eurosportello - Azienda Speciale della CCIAA di Napoli, organizza un viaggio d’affari a Napoli, capitale italiana per le produzioni artigianali e di eccellenza nel settore Programma: Lunedì 10 novembre: Arrivo a Napoli delle delegazioni estere Martedì 11 novembre: Ore 10.00 – 12.00: sfilata di moda dedicata agli operatori esteri Ore 12.00 – 13.00: Light Buffet Ore 13:00 – 17:00: incontri B2B tra le imprese napoletane ed estere Mercoledì 12 novembre: visite aziendali Giovedì 13 novembre: partenza delegazioni estere Il numero dei posti a disposizione è limitato! Per maggiori informazioni: Marianna Valle Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Tel : 022 906 85 95 e-mail: [email protected] A Losanna e Sion giornata Italia-Europa: opportunità d’affari per le imprese svizzere L’Italia e l’Unione Europea sono due partner commerciali molto importanti per la Svizzera e il dinamico interscambio commerciale ne è la conferma. Al fine di fornire alle imprese svizzere uno strumento concreto di accesso al mercato comunitario ed europeo in aree di attività ad alto valore aggiunto, la CCIS in collaborazione con la Camera di commercio del Vaud (CVCI) e la Camera del commercio del Valais (CVCI) organizza martedì 92 - La Rivista novembre 2014 18 novembre due incontri, la mattina a Losanna e il pomeriggio a Sion, sui seguenti temi: • recupero dell’IVA italiana (giunta ormai al 22% e a rischio di diventare un peso insopportabile per chi fa business con l’Italia) • ricerche di partner commerciali allo scopo di individuare nelle nicchie di mercato italiano ancora in crescita delle opportunità di espansione per le aziende svizzere in Italia, • accesso ai finanziamenti europei aperti ad aziende svizzere (tramite le competenze dello studio legale Damonte di Genova) • accesso al sistema delle gare d’appalto in Italia che rappresentano un mercato di ca 90 miliardi di Euro ricco di spazi anche per fornitori esteri L’incontro prevede una breve presentazione di introduzione ai 4 temi trattati, per lasciare poi spazio alle domande e agli incontri individuali nel corso dei quali poter presentare i vostri quesiti In allegato il programma del: • Seminario a Losanna presso la sede della Camera del commercio del Vaud • Seminario a Sion presso la sede della camera di commercio del Vallese Per maggiori info: Marianna Valle Camera di commercio italiana per la Svizzera Rue du cendrier 12-14 - Case postale - 1211 Genève 1 Tel:+41(0)22 906 85 95; Fax:+41(0)22 906 85 99 [email protected]; www.ccis.ch La Rivista Feel the breeze of Tuscany a Ginevra Il programma sarà il seguente: • 12.30 – 13.15: apertura dell’evento e presentazione della regione Toscana • 13.15 – 14.00: pranzo a base di specialità italiane e della Toscana • 14.00 - 17.00: incontri Business to Business con gli operatori turistici della Toscana La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) in collaborazione con la Camera di Commercio di Grosseto, è felice di invitare agenzie di viaggio, tour-operator, agenzie incentive, associazioni, club, opinion leader e la stampa al workshop dedicato alla promozione turistica della Toscana che si svolgerà il 26 novembre all’Hotel Kempinski a Ginevra. I rappresentanti di 28 strutture turistiche esclusive, come Hotel, agriturismi, relais, residence, camping e villaggi turistici, avranno il piacere di incontrare gli operatori svizzeri del settore interessati all’organizzazione di viaggi nella meravigliosa regione Toscana. L’entrata è libera ma è obbligatorio iscriversi, entro il 19 novembre 2014. Per ulteriori informazioni, contattare: Marianna Valle Camera di commercio italiana per la Svizzera Rue du cendrier 12-14 Case postale - 1211 Genève 1 Tel:+41(0)22 906 85 95; Fax:+41(0)22 906 85 99 [email protected]; www.ccis.ch I prossimi colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera 2. prenotate un appuntamento per una delle date riportate in basso 3. aspettate conferma della data entro 24 ore 4. mandateci i Vostri quesiti con una settimana di anticipo A Ginevra Presso la sede della CCIS Rue du cendrier 12-14 1201 Genève Marianna Valle/Fabio Franceschini Tel: 0041 22 906 85 95 Email: [email protected] - novembre: martedì 11, martedì 25 - dicembre: martedì 10 La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è l’attore principale per la promozione economica e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Svizzera e collabora strettamente con l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’ENIT, il Sistema Camerale Italiano, Confindustria, enti locali e associazioni di categoria per sostenere il Made in Italy, gli investimenti italiani in Svizzera e i flussi turistici svizzeri verso l’Italia. • Volete avviare un’attività e non sapete da dove iniziare? • Siete un’impresa italiana interessata ad esportare ed investire in Svizzera? • Siete un’azienda svizzera che vorrebbe crescere sul mercato italiano? • Avete difficoltà di accesso al mercato svizzero o italiano? • Altri quesiti? Le risposte le trovate in Camera! Ecco come: 1. diventate soci (scaricate la scheda) A Zurigo Presso la sede della CCIS Seestrasse 123 Christian Pitardi/Alessandro Babini Tel: 0041 44 289 23 23 Email: [email protected] - novembre: venerdì 14 e 28 - dicembre: venerdì 12 A Lugano Presso l’ufficio CCIS, Via Nassa 5 Christian Pitardi/Fabio Franceschini Tel: 0041 44 289 23 23 Email: [email protected] - Novembre: venerdì 28 - Dicembre: venerdì 19 novembre 2014 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Pesce surgelato Skalo Spa Via dell’Industria, 8 I - 60028 Ancona Tel. 0039/071 781027 Fax 0039/071 781615 E-mail: [email protected] www.skalo.it Arredosanitari Eurosanitari srl Loc. Mandro, 17 I - 25060 Lodrino BS Tel. 0039 030 8950117 Fax 0039 030 8950118 E-mail: [email protected] www.eurosanitari.com Valvole in ottone ed acciaio Enolgas Bonomi spa Via Europa 227 I – 25062 Concesio BS Tel. 0039 030 2184311 E-mail: [email protected] www.enolgas.it Raccorderia idraulica Frabo spa Via Benedetto Croce 21/23 I – 250275 Quinziano d’Oglio BS Tel: 0039/030 9925711 Fax 0039/030 9924127 E-mail: [email protected] www.frabo.net Automazione industriale Proteo Engineering srl Via S. Vito 693 I – 41057 Spilamberto MO Tel. 0039/059 789611 Fax 0039/ 059 789666 E-mail: [email protected] www.proteoeng.com Tappeti Indikon via Roma 25 I – 25060 Collebeato BS Tel. 0039 030 25 11 965 Fax 0039 030 25 19 938 94 - La Rivista novembre 2014 E-mail: [email protected] www.indikon.it Servizi legali e traduzione giuridica GC Conseil di Gesualdo Casciana Chemin des Oches du mur 9 CH-1023 Crissier Tel. 0041/78 879 75 62 E-mail: [email protected] www.gcconseil.ch Macchine per la trasformazione della plastica 01 Machinery srl Via Bettisi 12 I - 48018 Faenza (RA) Tel. 0039/ 0546 662625 Fax: 0039/ 0546 662625 E-mail:[email protected] www.01machinery.com Pavimentazioni in cotto Kamares snc Via Meucci 6 I – 41028 Serramazzoni MO Tel. 0039/0536 955205 Fax. 0039/0536 950055 E-mail: [email protected] www.kamares.net Stampi per pressofusione materie plastiche SPM s.p.a. Via Bargnani, 7 I - 25132 S.Eufemia BS Tel: 0039/ 030 3363211 Fax: 0039/030 3363226 E-mail: [email protected] www.spm-mould.com Lamiere forate SCHIAVETTI Lamerie forate srl Viale della Vittoria 4 I – 15060 Stazzano AL Tel. 0039/0143 607911 Fax 0039/0143 61297 E-mail: [email protected] www.schiavetti.it Complementi di arredo urbano SMEC Via Vivaldi 30 I – 41019 Soliera MO Tel. 0039/059 566612 Fax 0039/059 566999 E-mail: [email protected] www.smec-onweb.it Arti grafiche Leva Spa Piazza Amendola 12 I – 20149 Milano Tel. 0039/02 24127.1 Fax 0039/02 24127130 E-mail: [email protected] www.leva.it Specialità alimentari altoatesine Knodus srl Via San Giovanni 8 I – 39030 Valle Aurina BZ Tel. 0039/0474 402096 Fax 0039/0474 401984 E-mail: [email protected] www.knodus.it Vini altoatesini Josef Brigl spa Via Madonna del Riposo 3 I – 39057 San Michele/Appiano BZ Tel. 0039/0471 662419 Fax 0039/0471 660644 [email protected] www.brigl.com RICHIESTE DI RICERCA AGENTI-RAPPRESENTANTI • Unifer S.p.A. si è imposta nel settore siderurgico, garantendo alla propria clientela prodotti di qualità, proponendo soluzioni specifiche nella produzione dei manufatti, offrendo il relativo supporto tecnico. Abbiamo riunito uno staff dotato di competenze di altissimo livello, in grado di interpretare le rinnovate esigenze del mercato, e spesso di anticipare le richieste di prodotti che consentano soluzioni innovative nella prefabbricazione e nell’edilizia industrializzata. Lo spirito dinamico ed innovativo dell’azienda si integra con le competenze ed esperienze dei comparti produttivi, nella realizzazione di prodotti di elevato standard qualitativo. Con impegno ed entusiasmo stiamo progettando e realizzando tecnologie di nuova concezione, rivolte alla immissione sul mercato di materiali finalizzati a rinnovate e competitive metodologie di costruzione. • Torri S.p.A. con sede a Torri di Quartesolo (VI) a pochi chilometri da Venezia, azienda certificata ISO 9001:2008, produce da oltre 40 anni scaffalature industriali per soluzioni logistiche integrate. Il loro programma offre: soluzioni innovative per lo stoccaggio di qualsiasi prodotto, un’ampia gamma di prodotti progettati secondo le norme FEM e UNI TS attualmente in vigore, la consulenza professionale per la progettazione di impianti logistici; l’impiego delle migliori materie prime per garantire un prodotto di qualità ed un ufficio ricerca e sviluppo dedicato alle esigenze specifiche del cliente. • A pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Milano Malpensa, sull’asse autostradale che collega Milano con Varese, i laghi e la Svizzera c’è la principale azienda italiana che produce salmone affumicato : la Fjord SpA. L’azienda iniziò nel 1969 la prima attività italiana specializzata nell’affumicazione del salmone , oggi a oltre 40 anni di distanza ha saputo conquistare la leadership di settore che la annovera tra le più importanti aziende europee di salmone affumicato ed è a tutti gli effetti una azienda a ciclo completo nella lavorazione del salmone. La linea affumicati comprende oltre al salmone, tonno, spada, storione e altri ittici. Il processo di affumicazione avviene in maniera tradizionale, e richiede non meno di 12 ore. Il prodotto affumicato viene presentato sul mercato in una Dalla progettazione strutturale dello Studio Iorio Un edificio da record 207 metri d’altezza, 50 piani, accoglienza per 3800 persone: la Torre Isozaki di Milano è un edificio da record; prende il nome dall’archistar giapponese Arata Isozaki, che l’ha progettata insieme all’italiano Andrea Maffei, ospiterà gli uffici della società Allianz oltre a ristoranti, negozi ed una fermata della Metro A5. Sulla sommità della Torre (le cui strutture sono state completate a vasta gamma di formati e confezioni tali da soddisfare le più svariate esigenze del consumatore. L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. • La ditta Baraclit Spa è l’azienda leader sul mercato italiano per la realizzazione di prefabbricati in cemento armato. Fondata nel 1946 nella provincia di Arezzo, grazie all’impiego di sistemi prefiniti all’avanguardia della tecnica e di soluzioni costruttive adatte ad ogni esigenza, dalle piccole realizzazioni agli edifici più complessi ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta nel suo settore. Con una superficie produttiva di 300.000 mq e oltre 350 dipendenti l’azienda serve tutto il territorio nazionale e i mercati esteri limitrofi dallo stabilimento di Bibbiena, il più grande centro di prefabbricazione italiano. 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Dal mercato svizzero RICERCA DI MERCI E SERVIZI Trasporti internazionali BIANCHI & Co. S.A. TRASPORTI INTERNAZIONALI Via Roncaglia 11 CH - 6883 Novazzano Tel.: +41 91 695 69 69 Fax: +41 91 682 71 09 www.bianchitrasporti.com Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch luglio del 2014) verrà a breve innalzata un’antenna radio, con la quale l’edificio raggiungerà i 243 metri e diventerà il più alto dei tre “colossi” del complesso CityLife. Le altre due torri, progettate l’una da Zaha Hadid e l’altra da Daniel Libeskind, saranno pronte tra il 2017 e il 2018. La Torre Isozaki vince la sua sfida contro la forza di gravità grazie al lavoro dello Studio Iorio (www.studioiorio. net), società italiana di ingegneria strutturale, che ne ha curato la progettazione strutturale, dai pilastri in calcestruzzo armato ad alta resistenza agli smorzatori adottati per il controllo del comfort per azioni del vento (secondo caso al mondo di utilizzo di tale tecnologia). A dirigere questo team di ingegneri provenienti da tutto il mondo (20 professionisti, età media non supera i 30 anni), c’è il Direttore Tecnico e fondatore Francesco Iorio: ingegnere e docente presso il Politecnico di Milano che, a soli 41 anni, può già vantare una fama di livello internazionale. Ha infatti curato le strutture di edifici di rilievo come l’Auditorium del Castello all’Aquila, di Renzo Piano (un cubo di 19 metri di lato interamente in legno e appoggiato su di uno spigolo); l’Hotel Gallia di Milano (il più grande adeguamento sismico di un edificio storico in Europa), la Moschea Shaikha Fatima Bint Mubarak di Abu Dhabi, oltre a strutture ospedaliere, commerciali, amministrative e numerose residenze private in tutto il mondo (Portorico, Repubblica Dominicana, Svizzera, Romania, Spagna, Emirati Arabi, Madagascar, Nigeria, Stati Uniti, Brasile, Marocco). Non è dunque un caso se, per la Torre Isozaki, Committenza ed impresa decisero, nel 2012, di affidarsi a questo brillante giovane che all’epoca non aveva ancora 40 anni. Il tempo ha dato loro ragione: l’impronta innovativa di Studio Iorio ha permesso di abbattere notevolmente costo e durata dei lavori. C’è da augurarsi che tutto questo non rimanga un caso isolato nel panorama internazionale. novembre 2014 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI PUBBLICAZIONI RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA Con i suoi circa 700 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Analisi settoriale – Abbigliamento • Analisi settoriale – Arredamento • Analisi settoriale – Energie Rinnovabili • Analisi settoriale – Vino • Guida per i lavoratori distaccanti in Svizzera • La realizzazione di lavori in Svizzera – Focus Edilizia Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle imprese italiane che desiderano recuperare l’IVA pagata in Svizzera. • Incontri BtoB massimizzando il ritorno commerciale derivante dall’incontro tra la domanda svizzera e l’offerta italiana • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Colloqui di consulenza individuale • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana e tedesca per imprese elvetiche • Ricerche e consegne semplici di contatti italiani e svizzeri (produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti) • Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Recupero di crediti commerciali • Investire in Svizzera: servizio dedicato all’accompagnamento di investimenti in svizzera • Azioni promozionali e di direct marketing • Assistenza e consulenza in materia doganale e commerciale • Informazioni statistiche ed import/ export • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. • Informazioni riservate su aziende svizzere: estratto dal registro di commercio, statuto legalizzato, atto di costituzione, rapporto commerciale (informazioni sulla solvibilità) • Traduzioni ed interpretariato • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere 96 - La Rivista novembre 2014 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch CHE-107.821.234 IVA Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA Via Nassa 5 6900 Lugano Tel.: +41 91 924 02 32 Fax: +41 924 02 33 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA pagata nello Stato estero. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; • recapita l’istanza di rimborso all’ Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica; • fornisce assistenza legale. Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la documentazione sul servizio per il rimborso dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera. (Tel. +41 44 289 23 23) RAPPRESENTANZA FISCALE IN SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE Le imprese che realizzano su territorio svizzero operazioni imponibili all’iva svizzera per un valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di Commercio supporta in questo caso le imprese italiane divenendo il loro rappresentante fiscale occupandosi di aprire partita iva in Svizzera, registrare le fatture in entrate ed uscita e predisporre il rendiconto iva trimestrale. Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla fatturazione di operazioni commerciali in Svizzera è compresa nel servizio. i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! Fiat con Anno 105 - n. 11 - Novembre 2014 LA NUOVA PANDA CROSS: THE POCKET SIZE SUV. TESTATA DALLA NATURA. APPROVATA DALLA CITTÀ. 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