IL CAFFÈ 9 settembre 2012
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PER SAPERNE DI PIÙ
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www.sanremo.rai.it
www.bellinzona.ch
C4SOCIETÀ E CULTURA
L’IN
CON
TRO
CAROLINA CENNI
“I
l Ticino per me
ha qualcosa di
speciale - dice
subito al Caffè
Davide Van de
Sfroos, cantautore, chitarrista e scrittore di
Monza famoso per le sue canzoni in dialetto -. È la patria che
ha tenuto a battesimo la mia
carriera, il luogo da cui tutto è
partito e dove tutto è avvenuto.
Ed è per questo motivo che, ancora oggi, annualmente mi fa
piacere ‘celebrare’ questo rapporto con dei concerti”. Come
quello che terrà a Bellinzona, in
Piazza del Sole, il prossimo sabato 15 settembre alle 19. Dopo
il successo riscosso l’anno scorso, ecco che il cantautore laghée
si esibirà in un evento di fine
estate ai piedi dei castelli bellinzonesi. Uno spettacolo che ripropone i più importanti successi tratti dall’ultima raccolta
discografica. “Per quest’anno
abbiamo già fatto un teatrale al
Palazzo dei congressi di Lugano
e a breve ci sarà il concerto estivo - prosegue Van de Sfroos -.
Per tradizione, tutte le volte che
c’è la presentazione di un nuovo
disco si parte dal Ticino con le
tournée. È una sorta di contatto
rituale”.
Il legame con il Ticino
‘E i cau boi vànn sôe a Lügàn
senza càpott e la radio che la và
fànn un casòtt de veri “italian” e
sô in dugàna i a tègnen lè de ca’...
E i cau boi vànn gio’ a Lügàn inbenzinati davanti alla roulette
tra un gioco e l’altro i brànchen
scià i tusànn, cun la cuscienza
saràda in gabinett’. Le strofe
della canzone “Cauboy” fanno
da sfondo al rapporto tra il cantautore e il Ticino. “Abitando in
una zona di confine l’eco della
Svizzera è sempre stata molto
forte - ricorda l’artista -. Questa
zona oltre frontiera era vista sia
dai bambini che dagli adulti
come una sorta di Eldorado. Per
gli adulti del Lago di Como, Lugano era una Las Vegas e, in questo senso, ne parla bene la canzone ‘Cauboy’. Era la città delle
mille luci, della vita notturna,
dei night e del gioco d’azzardo.
Era il luogo legato ai miti degli
anni ruggenti. Per i bambini, invece, erano i posti da dove lo zio
o il papà frontalieri ti portavano
prodotti che noi vedevamo
come esotici, anche se eravamo
a soli venti chilometri dal confine: il cioccolato e il coltellino.
Poi crescevi e questi prodotti si
trasformavano nel mitico sigarino”.
C’era tutto un mondo di là dal
confine. Un mondo che Davide
Bernasconi, in arte Van de
Sfroos, non frequentava così
tanto se non saltuariamente con
la famiglia per la classica gita domenicale. Con il passare del
tempo però, il rapporto è cambiato. Si è fatto sempre più
stretto. “Il Ticino è stato quello
che ha dato decisamente più
spazio al gruppo dei De Sfroos racconta il cantautore -. Infatti, è
stata la terra che mi ha tenuto a
battesimo. Basta pensare che
quando nella provincia di Como
il gruppo non era ancora conosciuto, nella Svizzera italiana facevamo dieci date in un mese
correndo anche il rischio di inflazionarci. Devo dire grazie alle
radio ticinesi, ReteTre e Radio3i,
che fin dall’inizio hanno creduto
in noi trovando simpatico il nostro stile, diverso. Martellavano
continuamente con le nostre
canzoni facendo sì che fossimo
richiestissimi ovunque nel cantone”.
Nella sua carriera sono tanti gli
anni significativi, ma due li ricorda con particolare affetto:
“Se mi guardo indietro penso
che sono stati tanti gli anni importanti, perché sono avvenute
cose che nel bene e nel male
hanno contato molto. Il 2007, ad
esempio, è stato l’anno di un disco intenso con dentro tante
‘‘
DI LÀ DAL CONFINE
Vedevamo la zona
oltre frontiera come
una sorta di Eldorado
e aspettavamo
cioccolato e coltellino
‘‘
LE CANZONI
Quando scrivi un
brano devi solo
rendere sintetico
e comprensibile
un racconto
“La mia fama è nata in Ticino”
Davide
Van De Sfroos
‘‘
GLI EXTRA
In “Best of” ci sono
due testi che sono
stati registrati nella
cucina di casa con un
registratore sul tavolo
storie strane che per me resterà
indelebile. Ma l’anno scorso, il
2011, è stato sicuramente un anno che vale doppio tra Sanremo,
il tour e due dischi. È stato un
anno molto celebrativo quindi
non posso assolutamente non
tenerlo in considerazione come
uno degli anni più intensi. Più
belli”.
L’anno 2011
È nel febbraio del 2011 che Davide Van de Sfroos partecipa alla
sessantunesima edizione del Festival di Sanremo con un brano
intitolato “Yanez”. Un testo
scritto e cantato in dialetto laghée, sul celebre corsaro portoghese Yanez de Gomera, che gli
permette di piazzarsi quarto in
classifica. “L’idea di andare a
Sanremo è capitata molto casualmente - spiega -. Gianni
Morandi, che presentava, voleva
un Festival diverso. Proprio per
questo motivo aveva pensato
anche a dei cantanti che facessero musica dialettale. Musica
che, per la prima volta nella storia del Festival, proponesse un
dialetto non partenopeo. E così é
semplicemente capitato e per
me è andato anche nel migliore
dei modi. È stata una cosa importante, un’esperienza positiva”.
Ma siamo a febbraio e il 2011 è
appena iniziato. A marzo esce il
nuovo album di inediti e sempre
nello stesso mese parte proprio
da Locarno il “Yanez Tour 2011”,
un intenso tour teatrale che atVentisette
traversa i principali teatri del Ticino e dell’Italia. A novembre
anni di
esce “Best of ”, una raccolta che
racchiude i grandi successi dal
carriera.
1999 ad oggi con due brani inehome made: “In ‘Best of ’ ci
Decine di cd diti
sono due brani che sono stati registrati nella cucina di casa con
e concerti,
un registratore appoggiato sul
- racconta -. Sono due
il prossimo il tavolo
pezzi che erano delle semplici
che ho voluto lasciare per
15 settembre prove
riuscire a trasmettere al pubquella sensazione di un
A Bellinzona. blico
qualcosa rubato dal cassetto.
Non ho l’ho portato in sala d’inDue libri.
cisione, non l’ho rifatto, né rieRegistrato proprio con i
E un quarto ducato.
rumori tipici di una cucina come
una sedia che si sposta o un friposto al
gorifero. Si trattava di quel qualcosa in più che abbiamo voluto
Festival
mettere in un disco doppio dal
punto di vista audio, ma triplo se
di Sanremo
pensiamo che c’è anche questa
di dietro le quinte. Era per
di Morandi. specie
dare un ulteriore contenuto ad
album celebrativo. Un extra,
Tutto questo, un
un regalo. C’è un libretto, c’è un
ed ecco che ci possono esovviamente, diario
sere anche delle cose rubate dal
sempre e solo cassetto”.
La scrittura
in dialetto
Ma Davide Bernasconi è anche
scrittore. E alla domanda se c’è
laghée
anche qualche libro in lavorazione nel cassetto risponde: “C’è
sempre qualcosa in programma,
perché l’indole è quella di scrivere costantemente. Però faccio
un tipo di vita e di lavoro che mi
rende impossibile ritirarmi
come niente fosse. È molto più
facile che i miei appunti si trasformino in canzoni, piuttosto
che in pagine. Dovrei prendermi
una pausa se volessi scrivere un
libro, altrimenti è sempre una
rincorsa continua che mescola
troppe cose. Le altre due volte è
accaduto e, nonostante scrivere
mi sia piaciuto moltissimo, è
stata anche una fatica incredibile”.
Il rischio, spiega, è quello di non
riuscire ad essere presente in
nessuna delle due attività, scrittura e musica. Per non parlare
poi di chi ci sta accanto e vede
una persona che ha la testa costantemente altrove. “Sarebbe
interessante dedicarsi solo ad un
libro per alcuni mesi, rinchiudersi in un posto uscire solo a lavoro finito - conclude il cantautore laghée -. Quando scrivo,
tutto nella mia testa diventa
molto torrenziale e non mi piace
dovermi bloccare, perdere il filo
e non sapere più cosa stavo scrivendo. Un libro, rispetto ad una
canzone, è più lungo con una
trama più complessa e densa
che ti richiede di stare in ballo
più tempo. Quando scrivi una
canzone devi solo rendere sintetico e comprensibile un racconto, ma se l’hai in testa in un
paio d’ore è scritta. È vero che
devi rifinire e riarrangiare, ma è
molto diverso”.
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La mia fama è nata in Ticino