2/2013
Cercatori di luce
Renza Guglielmetti
Ci sono oggi ampie testimonianze
di persone che stanno riprendendo
in mano il discorso religioso. Sono
persone che si definiscono in ricerca
spirituale.
Che cosa le ha spinte in questo
cammino? A volte sono esperienze
impreviste a imprimere lo stimolo:
sia dolorose come una malattia o la
perdita di una persona cara, oppure
positive come incontri con credenti,
la lettura di un libro o la partecipazione ad un evento religioso. Altre
volte è la percezione di un sentimento di disagio, di vuoto, di nostalgia
di qualcosa di più autentico per la
propria vita.
Cercano non un ritorno alla fede
dell’infanzia, appiccicata per convenzione sociale e mai veramente
interiorizzata, ma qualcosa di nuovo, soprattutto di vero, di nutriente e denso di significato per le loro
vite.
Che cosa cercano veramente queste
persone? Cercano quella luce che
può loro illuminare la strada verso
la verità. Quella verità verso la quale
tutti, credenti e non, siamo protesi
senza poter mai pretendere di possederla per intero.
C’è chi è interessato e attratto dal
mistero di Dio e chi dalla figura di
Gesù Cristo, visto come una persona
umana vissuta in un tempo e in uno
spazio reali, portatrice di un affascinante messaggio di vita.
Non è un percorso facile né indolore
quello che si prefiggono. Spesso chi
non crede o è in ricerca pensa che i
credenti vivano beati nella fortezza
delle loro certezze di fede. In realtà
non è così.
Editoriale
Cercatori di luce
pag.1
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
Camus: santi senza Dio? pag. 4
flash dai centri
pag. 7
diciamolo con l’arte
pag.14
• Incontri Parliamone
• Mi manca Dio!
• Risurrezione…
in uno studio medico
• Attività a cura della sede
• Notizie dalla sede
• Da Acqui Terme
“Litanie mariane” nell’arte
dei Fratelli Biazaci
comunicazione & dintorni
Parliamo di comunicazione
pag.19
umana... e cristiana religioni culti magìa
Il “decalogo” ideologico
del relativismo religioso pag.22
Per chiunque, sia che viva l’esperienza di una fede mai interrotta,
sia che la voglia riprendere, il cammino della fede conosce la lotta, lo
smarrimento e anche la caduta. Essa
è dono di Dio e allo stesso tempo
percorso di libertà.
Infatti, il cammino di fede e verso la
fede conosce certamente la passione
per l’affascinante mistero di Dio ma
altrettanto la fatica e le strettoie di
un percorso dove si incespica e dove
lo sguardo risulta offuscato dalla
nebbia e oppresso dal vuoto. Chi
intraprende questo viaggio sa che significa il tormento del dubbio come
pure l’impegno dell’intelligenza che
non si arrende e vuole capire.
Uno degli ostacoli del cammino è rappresentato da una certa immagine di
Dio che per molti è una convinzione
molto radicata: Dio, per essere tale,
dovrebbe stroncare con la sua azione
potente tutte le forme del male.
Un’altra difficoltà è rappresentata
dal suo silenzio. Dio c’è ma non si
fa sentire, non ascolta la preghiera,
non risponde a nessuna domanda.
Si può vivere anni percorrendo questi tunnel dove si succedono sempre nuovi dubbi e nuove domande.
Ma è dentro questa fatica quotidiana che Dio mostra il suo volto. Un
volto sorprendente che invita, proprio perché inaspettato, ad andare
sempre oltre perché il suo mistero
è inesauribile. Il cammino della fede
non ha un termine, continua per tutta
la vita.
La ricerca della luce che illumina il
senso del vivere è una ricerca umile
perché sa in anticipo che non giungerà mai a possederlo interamente.
Non possediamo la verità. Piuttosto
è la verità a possederci e a rimanere per ogni cercatore un affascinante
mistero.
La fede in Dio ha questo volto di
apertura verso l’Insondabile, l’Inafferrabile e l’Immenso che affascina
ed appassiona. Chi è attratto dal
mistero di Dio non smette di cercarlo e questa ricerca è sempre “a
tentoni” come ben disse San Paolo
ai suoi perplessi uditori all’areopago
di Atene.
Si deve però nutrire di fiducia e di
risolutezza, non solo in quel Dio cui
tende lo spirito, ma anche di tutto
ciò che a Lui può condurre: un libro,
un amico, un evento imprevisto. Ha
scritto il cardinal Martini che l’acqua di una cascata, se non si butta
coraggiosamente, imputridisce.
Gesù, in quanto Figlio, ha descritto
la fisionomia di questo Dio, da lui
conosciuto mediante una esperienza
unica ed incomunicabile nella sua
interezza e profondità: Egli è un padre buono che ha cura di ogni sua
creatura e desidera per essa solo ciò
che è bene. Pertanto, tutto ciò che è
bello, buono, amabile è traccia della
sua presenza e della sua azione nella
storia delle persone.
Il Dio di Gesù Cristo, in coerenza
alla sua natura che è essenzialmente
amore, non violenta nessuno ma la
sua azione suscita in chi l’accoglie
sempre e soltanto amabilità, bellezza
ed umanità.
Dio non interviene direttamente a
modificare gli eventi gestiti dalle
cosiddette cause seconde, preferisce
dialogare con la libertà umana, offrirle quelle energie che la rendono
capace di assumersi la gestione degli
eventi stessi, indirizzandoli in senso
positivo. Dio non cambia le cose ma
trasforma i cuori.
Egli è l’invisibile compagno di viaggio che ci cammina accanto con rispetto e discrezione. A noi aprire il
cuore al bene, Lui sarà sempre lì, ad
aspettarci per farci entrare nel suo
mistero di amore.
Non camminare
davanti a me,
potrei non seguirti.
Non camminare
dietro di me,
potrei non sapere
dove andare.
Cammina accanto a me,
e sii, semplicemente,
mio amico.
Albert Camus
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
Camus: santi senza Dio?
a cura di Fiorella Danella
Dal 3 all’8 giugno a Marsiglia si è
svolto un particolare «Cortile dei
Gentili», lo spazio simbolico per il
dialogo fra credenti e non credenti
(i «Gentili», ossia le genti diverse
dagli Ebrei, avevano un loro atrio
nel tempio di Gerusalemme). L’incontro – organizzato dal Pontificio
Consiglio della Cultura e dalla diocesi di questo capoluogo della Regione francese della Provenza-AlpiCosta Azzurra e dall’Università e
dalle varie Istituzioni civili è stato
incentrato oltre che sul filosofo cristiano Paul Ricoeur, sullo scrittore
Albert Camus.
Di entrambi, infatti, si celebra il centenario della nascita: il primo, morto nel
2005, è stato uno dei rappresentanti
più alti della filosofia ermeneutica
intrecciata con la teologia, pur nella
distinzione dei loro statuti; il secondo,
dalla parabola esistenziale più breve
(come è noto morirà in un incidente
stradale nel 1960), incarna, invece, un
ateismo tutt’altro che agnostico e impermeabile alle grandi questioni della
fede. Di lui ora vorremmo molto liberamente parlare, senza entrare nel
merito della sua biografia e della sua
complessa ricerca e produzione letteraria e saggistica. A noi interesserà
cogliere solo qualche squarcio della
sua interrogazione, spesso tormentata,
sulla trascendenza: pensiamo soltanto
a quel capolavoro che è La peste, un
romanzo che può essere considerato
come una sorta di nuovo Giobbe del
Novecento, con un’analoga densità,
intensità e tragicità.
La domanda sul male presente nella storia e resistente a ogni soluzione filosofica lacererà sempre l’anima
di questo scrittore nato in Algeria.
Nell’Uomo in rivolta del 1951, testo
capitale per la sua tormentata ribellione etica all’ingiustizia e all’assurdo
della vicenda umana, si legge:
«L’uomo deve riparare nella creazione tutto ciò che è possibile. Dopo di
che i bambini continueranno a morire
ingiustamente, anche in una società
perfetta. Col suo più grande sforzo,
l’uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del
mondo. Ma l’ingiustizia e la sofferenza rimarranno e, benché limitate, non
cesseranno di essere uno scandalo. Il
“perché?” di Dimitri Karamazov continuerà a risuonare».
Anni prima, nel 1944, nel dramma Il
malinteso egli aveva messo in scena
proprio il silenzio di Dio, come accadrà anche durante la peste di Orano
nell’omonimo romanzo del 1947 at-
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
traverso le interrogazioni inevase del
protagonista, il dottor Rieux. Nella
locanda remota e isolata ove talora
la padrona uccide i viandanti per depredarli, un giorno giunge suo figlio,
fuggito di casa tanto tempo prima e
irriconoscibile, con la sposa Maria.
Nella notte la madre, per rapinarlo
dei suoi averi, lo assassina senza la
consapevolezza di colpire suo figlio.
Invano al mattino la moglie Maria
grida la sua disperazione a Dio che
è simbolicamente incarnato dal servo
sordomuto della locanda:
«Abbiate pietà di me, ascoltatemi,
Signore, abbiate pietà di quelli che
si amano e sono stati separati!». E
il servo a fatica biascica: «Mi avete
chiamato?». Maria: «Aiutatemi, ho bisogno d’aiuto, abbiate pietà e vogliate
aiutarmi!». Il servo: «No!».
E su questo monosillabo cala il sipario. Un Dio muto, indifferente e
distante dal dramma di vivere dell’umanità. È per questo che nel Mito
di Sisifo (1942) Camus considererà il
suicidio come il problema fondamentale della filosofia. E scriverà: «La levata, il tram, le quattro ore di ufficio
o di officina, la colazione, il tram, le
quattro ore di lavoro, la cena, il sonno e lo svolgersi del lunedì, martedì,
mercoledì, giovedì, venerdì e sabato
sullo stesso ritmo… Soltanto che, un
giorno, sorge il “perché?”…». È per
questo, allora, che egli si pone la que-
stione radicale: «O il mondo ha un
senso più alto, o nulla è vero fuori di
tali agitazioni».
Si affaccia, così, la trascendenza che,
però, non è vista come un riparo all’assurdo del presente o come una narcosi
degli interrogativi: «Se c’è un peccato
contro la vita, è forse non tanto disperarne, quanto sperare in un’altra vita,
sottraendosi all’implacabile grandezza di questa», scriveva in Nozze del
1938. Anzi, come si legge in uno dei
racconti della Caduta (1956): «Non
aspettate il giudizio finale perché esso
si celebra ogni giorno».
Si fa strada, così, una ricerca di una
salvezza intrastorica che conserva,
tuttavia, in sé i brividi della trascendenza. È, prima, la via della «rivolta» morale espressa nel citato testo
omonimo e drammatizzata con le sue
contraddizioni nei Giusti, un’opera
del 1950 che è stata riproposta proprio
come meditazione spirituale «laica» lo
scorso febbraio nella chiesa del Gesù
a Roma. È, poi, la via della bellezza:
«L’uomo non può fare a meno della
bellezza, e la nostra epoca finge di volerlo ignorare. Essa non vede il bello
perché s’irrigidisce per raggiungere
l’assoluto e il dominio», si legge nel
dialogo tra il cappellano e Mersault,
condannato a morte, nello Straniero,
un altro capolavoro del 1942. «La
bellezza non fa rivoluzioni. Ma viene
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
un giorno in cui le rivoluzioni hanno
bisogno della bellezza» (nell’Uomo in
rivolta).
Infine, ecco la via dell’amore. Già nel
settembre 1937 nei Taccuini annotava:
«Dovessi scrivere io un trattato di morale, avrebbe cento pagine, novantanove delle quali assolutamente bianche.
Sull’ultima poi scriverei: Conosco un
solo dovere ed è quello di amare. A
tutto il resto dico no». Sì, perché «questo mondo senza amore è un mondo
morto e giunge sempre un’ora in cui
ci si stanca delle prigioni, del lavoro,
del coraggio per reclamare il volto di
un essere e il cuore meravigliato della
tenerezza».
Nel dicembre 1946 Camus fu invitato dai padri domenicani a parlare
nel loro convento parigino di LatourMaubourg. Il testo di quella conversazione, pubblicato poi nell’edizione
delle sue opere nella «Pléiade», si
concludeva con queste parole molto
significative:
«Il mondo di oggi chiede ai cristiani di rimanere cristiani. L’altro giorno, alla Sorbona, rivolgendosi a un
oratore marxista, un prete cattolico
diceva in pubblico che anche lui era
anticlericale. Bene: non amo i preti
anticlericali, come non amo i filosofi
che si vergognano di se stessi. Perciò
non cercherò di farmi cristiano davanti a voi. Spartisco con voi lo stesso
orrore del male. Ma non spartisco la
vostra speranza, pur continuando a
lottare contro questo universo in cui
dei bambini soffrono e muoiono».
È proprio sulla scia di tali parole che
si comprende un’altra confessione di
questo straordinario «Gentile»:
«Come essere santi senza Dio: è questo il solo problema concreto che io
conosca».
(Tratto da: Gianfranco Ravasi, Il Sole 24
Ore, 24 marzo 2013)
FLASH DAI CENTRI
Torino
Lidia Belliardo
Incontri Parliamone
Con l’intervento di Mariapia Bonanate nel pomeriggio del 14 aprile sono terminati gli incontri programmati per quest’anno. La nota
giornalista piemontese, condirettore
del settimanale Il nostro tempo, ha
intrattenuto i presenti sul tema del
suo ultimo libro, Io sono qui, dove
condivide la propria esperienza di
moglie che accompagna da quasi
otto anni il marito affetto dalla sindrome di Locked-in. Una malattia
che lascia la persona cosciente, ma
totalmente immobile, senza la possibilità di comunicare con chi gli è
accanto.
Un libro densissimo dove, dialogando con quella donna straordinaria che fu Etty Hillesum nella cui
esperienza terribile trova sostegno
e guida, l’autrice si presenta nuda
nella sua cruda sofferenza e nello
stesso tempo aperta alle sorprese
che la vita, anche quando diventa
insondabile mistero, sa offrire quando si apre all’amore.
Torino - Casa del Quartiere - Maria Pia Bonanate alla presentazione del libro
FLASH DAI CENTRI
Un grazie particolare a Mariapia
per questo incontro che ci ha lasciato un aumento di stima e di
comprensione per il dramma che
sta vivendo e ammirazione per il
coraggio e l’umiltà di parlarne con
assoluta franchezza.
Mariapia ha creato in noi anche il
desiderio di conoscere meglio Etty,
questa ebrea straordinaria che passando attraverso un periodo di ateismo arriva poi a lasciarsi guidare
dallo Spirito tanto da raggiungere
una profonda intimità con Dio. Vivendo in un lager carico di odio lei
riesce ad amare persino i suoi carcerieri e, mentre potrebbe salvarsi,
resta fedele al suo popolo e muore
con gli altri in una camera a gas.
Dal dibattito seguito, dalle risonanze percepite e dal numero di libri
venduti riteniamo che l’incontro sia
stato molto apprezzato e fruttuoso.
Mi manca Dio!
È sera. La sede dell’associazione è
chiusa da due ore. Squilla il mio
cellulare collegato alla segreteria
telefonica della sede.
«Pronto? Scusi l’ora. Ho trovato un
volantino con questo numero e vorrei fare delle domande. Posso?»
«Certamente!»
Dalla voce sento che è angosciato e
in fretta lancio un help allo Spirito
Santo perché mi suggerisca le parole giuste. Lo incoraggio a parlare.
«Innanzitutto vorrei sapere che cosa
vuol dire credere. Che cosa è la
fede?».
Bellissima domanda. Cerco di rispondere, ma mi accorgo subito che
lui, più che ascoltare desidera parlare. Quasi sempre così: le persone desiderano essere ascoltate e comprese
nel loro guazzabuglio interiore. Gli
esprimo interesse per quanto vuole
dire. Cerco di metterlo a suo agio.
Parte come una macchinetta. Dice
di essere in crisi su tutta la linea.
Contesta l’egoismo, l’arrivismo della società, il sogno del benessere
che poi va in frantumi. Prova un
grande senso di vuoto. Non crede
più in nulla e in nessuno. È deluso
da tutte le fedi…
«E dire che da piccolo credevo in
Dio. Sono stato battezzato e cresimato. Facevo anche il chierichetto. Poi mi sono allontanato, anche
per reazione ai miei genitori che
erano troppo bigotti e non li sopportavo più. Alle scuole superiori
ho trovato amici e professori atei
che ponevano la loro fiducia nella
scienza. Anche questa mi ha deluso
perché è falsificabile… Ho provato
FLASH DAI CENTRI
noi basta a se stesso. Abbiamo delle
aspirazioni che ci trascendono. Abbiamo bisogno di un “Altro” e di
un “Oltre”».
Segue un lungo silenzio. Poi:
«È vero. Mi manca Dio. Grazie di
avermelo fatto capire. Ci devo pensare… Chiamerò ancora».
per un periodo a darmi alla pazza
gioia cercando di vivere senza farmi troppi problemi e mi sono ritrovato più infelice di prima. Eppure
non mi manca nulla, ho soldi, una
buona posizione, amici. Sa dirmi lei
che cosa mi manca?»
«Forse le manca Dio! Nessuno di
Risurrezione… in uno studio medico
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[email protected] iniziativa cattolica • non commerciabile
In attesa di una visita medica converso con un signore.
Ho in mano il libretto: Voi, chi
dite che io sia? Che finisce per
incuriosirlo.
Glielo offro volentieri spiegando,
brevemente, che tratta della divinità di Gesù. Lo apro alla pagina in cui si parla della Risurrezione come cosa ben diversa da
quella operata da Gesù stesso
nei confronti di Lazzaro.
Legge con attenzione, poi esclama con “contentezza”: «Ecco,
ho mai sentito una spiegazione
fatta così bene!»
Lo lascio con la sua gioia che
è anche la mia.
La vita può risorgere… anche
dal medico…
Filomena
FLASH DAI CENTRI
Cuneo
Mirella Lovisolo
Attività a cura della sede
Con aprile si sono concluse le attività
in programma per il primo semestre
2013.
La Missione della Mostra Grafie
dell’anima si è svolta a Fossano, nel
magnifico portico del Castello degli
Acaja che l’Assessore alla Cultura,
Cortese, a nome del Sindaco, ha messo a nostra disposizione accogliendo
la mostra in modo cordialissimo
come ha dimostrato dalla presentazione. Nonostante il freddo… polare
l’esperienza è stata bellissima: molta
gente di passaggio per la presenza
della ricchissima biblioteca, visitatori interessati anche per la costante guida, dialoghi interessanti con
non cattolici e anche contestazioni.
Numerose le scolaresche, catechisti
e anche seminaristi del locale STI
(Studio teologico interdiocesano).
Ringraziamo il Signore.
Durante la permanenza siamo state
ospiti dei Padri Cappuccini del Convento locale che da queste pagine desidero ancora ringraziare per averci
offerto tutto, insieme a molta gioia
e fraternità. Alcune socie e amici
hanno offerto la loro collaborazione
La mostra Grafie dell’Anima a Fossano
10
FLASH DAI CENTRI
preziosissima, di questo ringraziamo
vivamente.
Ad agosto la mostra è andata in montagna, a Sampeyre Valle Varaita
(CN), ospite del locale museo storico etnografico. Il sabato e la domenica si sono svolte le visite guidate
dalle ore 10 alle 12,30 e dalle 16 alle
19. L’inaugurazione ha avuto luogo
sabato 27 luglio alle ore 16,30.
Si sono anche conclusi gli incontri
programmati dalla sede di Cuneo
con la partecipazione dell’amico dott.
Coccoluto come relatore e del dott.
Miglietta, biblista, la cui parola, molto viva e comunicativa, attira sempre
gli ascoltatori. Gli ultimi due incontri
sono stati sui problemi del matrimonio, nell’ottica della Bibbia.
A giugno è stata realizzata un’altra
presenza sulla strada con il gazebo a
Cuneo, improntato nell’ottica vacanziera con il manifesto dell’ombrellone “Dio è sempre con noi”. Il gazebo
ha suscitato parecchi interrogativi in
persone che ancora non conoscevano
l’Associazione. Il 14 luglio il gazebo, per riallacciare i contatti con la
comunità conosciuta ad aprile con la
mostra, è tornato a Fossano in piazza
dei Battuti Rossi.
11
FLASH DAI CENTRI
Genova
Laura Rossi
Notizie dalla sede
• Una impiegata presso la facoltà
di lingue sovente mette sui tavoli,
nelle sale della facoltà, depliant, libretti che in poco tempo spariscono,
ma non nella spazzatura bensì nelle borse degli studenti. La donna si
preoccupa anche di controllare nei
cestini della carta, ma non ne trova
mai. Soddisfatta per aver risposto alla
chiamata ad essere nel suo ambiente
una testimone di Gesù, ha detto che
continuerà questa missione silenziosa
di sollecitare negli studenti la domanda religiosa.
• Continua la missione di due volon-
tarie che si occupano della “salute
spirituale” negli ospedali genovesi.
La Buona Notizia è seminata con abbondanza anche in questi luoghi dove
il pensiero facilmente si concentra sul
perché del dolore e della morte.
• Un altro collaboratore si è offer-
to di portare locandine da esporre in
luoghi dove si svolgono incontri culturali, dove ci sono centri di ascolto,
e ovunque ci sia possibilità di incontrare persone…, nei “crocicchi delle
strade” come suggeriva il fondatore
della nostra Associazione riferendosi
alla famosa parabola del vangelo.
Si evangelizza andando alla gente,
testimoniando la Buona Notizia con
la vita e con le parole, sia pure contenute su un semplice depliant.
Genova.
Via Ss. Giacomo
e Filippo
12
FLASH DAI CENTRI
Questa che vi presentiamo è la testimonianza di una signora genovese che, passando e ripassando per lungo tempo dinnanzi ad uno
dei manifesti di InformaCristo, ha iniziato a porsi delle domande che
l’hanno condotta ad avviare un cammino di fede. Ora, lei stessa è
diventata entusiasta annunciatrice del vangelo, diffondendo a sua
volta quei messaggi grazie ai quali ha incontrato il Signore.
Padre,
in questo momento,
come non mai, sento che mi sei vicino.
Tu lo sai, io parlo sempre con Te,
ma adesso sento il bisogno di scriverlo,
di rendere tangibile questo momento.
Ti ringrazio di tutto quello che fai per me,
per amarmi e per darmi modo di amarti.
Tu Padre mi hai cercata,
non ti sei mai stancato di farlo,
Tu eri lì davanti a me, in me,
e volevi che io ti riconoscessi,
che ti chiamassi, che mi sentissi figlia,
ed è quello che sento adesso Padre,
io sono tua figlia,
Tu mi hai dato la libertà di provare,
di venire qui in questo mondo
per cercare le strade
che portano alla consapevolezza,
perché io possa tornare a Te
con nel cuore l’Amore che Tu vuoi.
Padre, in Te solo ripongo la mia speranza.
Da Acqui Terme
• Ad opera di un nostro collaboratore, l’alta affluenza di fruitori del benessere
nella stagione termale in corso, da giugno a settembre, ha la possibilità di riflettere sui temi esistenziali forti e coinvolgenti suggeriti dai nostri messaggi.
Questo amico dell’InformaCristo, infatti, da anni si è preso carico con molta
passione della diffusione in questa città della proposta cristiana.
13
DICIAMOLO CON L’ARTE
“Litanie mariane” nell’arte
dei Fratelli Biazaci
Mirella Lovisolo
Un titolo devoto per parlare di arte?
Non proprio: vogliamo invece visitare i diversi dipinti nei quali i
Fratelli Tommaso e Matteo Biazaci,
pittori del sec XV, hanno rappresentato Maria esprimendo nei dipinti
una corrispondenza di significato
con le popolari preghiere litaniche.
Le litanie sono suppliche brevi, rapidissime, che dalla prima metà del
sec. XVI si cantavano nella Santa
Casa di Loreto. Esse sono atto di
fede, lode schietta, supplica accorata, riconoscimento commosso della
santità di Maria; nel loro contenuto
essenziale sono già attestate in un
manoscritto della fine del sec. XII,
si diffusero poi nella Chiesa latina
sino a diventare una delle preghiere
più popolari alla Madonna. Le litanie lauretane sono state magistralmente raffigurate nel XVIII secolo dagli incisori tedeschi Klauber
che realizzarono 51 tavole, ognuna
delle quali fa riferimento ad un’invocazione mariana.
Numerose sono le raffigurazioni di
Maria dipinte dai Biazaci nel tempo della Devotio moderna quattro14
centesca, in esse i pittori sembrano
soffermarsi in tenera contemplazione della bellezza della Madre di
Gesù con la gioia di rappresentarne affettuosamente la sacralità, ma
cogliendone, insieme, il lato più
umanizzato ed esprimendo, con
suggestiva variabilità, l’intera gamma delle espressioni di amore e dei
sentimenti umani popolari delle litanie.
Ave Maria: nelle Annunciazioni
Maria è raffigurata in una bellezza
soave mentre accoglie l’arcangelo
Gabriele e la Colomba dello Spirito
Santo in un’affascinante, silenziosa
compostezza; così la vediamo nella cappella di S. Stefano a Busca
(Cn), realizzata nel caldo ma pacato colore mediterraneo: la risposta
all’angelo emerge dal silenzio, le
mani incrociate nell’atteggiamento
dell’accoglienza dello Spirito Santo, la colomba col nimbo crociato;
così appare anche a Casteldelfino,
nell’Oratorio di S. Croce e S. Bernardino a Diano Castello.
Santa Maria: nella cappella di S.
Martino di Busca, un ciclo pur-
DICIAMOLO CON L’ARTE
troppo degradato da interventi inadeguati, mostra al centro dei santi absidali, Maria sormontata da
questa invocazione: Santa Maria,
in un’immagine iconograficamente
molto diffusa.
Nell’accezione di Madre di Dio,
Maria è rappresentata più volte.
Nella cappella di S. Stefano a Busca l’immagine assume significati
profondi: vestita con il tipico manto blu scuro simbolo del divino e
l’abito rosso simbolo dell’umanità,
Maria è assisa su un trono di stile
goticheggiante, nell’atteggiamento
delle Theotókos della prima ora;
l’espressione è estatica, adora il
Figlio Bambino seduto sulle sue
ginocchia e raffigurato con i simboli della divinità: tra le sue mani
il Libro (che solo l’Agnello poteva
aprire, Ap. 5) e il nimbo crociato
sul capo. Maria, inserita nel racconto del primo martire, è qui simbolo
della primitiva Chiesa, assumendo
così anche la connotazione di Madre della Chiesa. Attribuzioni iconografiche analoghe le percepiamo
nella Madonna dell’Ospizio della
Trinità a Valgrana.
Nel ciclo di S. Orsola con le compagne in S. Giovanni a Caraglio
(Cn) si possono evocare le litanie
Santa Vergine delle vergini e Regina di tutti i santi. La cappella,
infatti, è dedicata alla figura di S.
Orsola e delle leggendarie 11.000
vergini martirizzate con lei. La pa-
Madonna col Bambino, già di Palazzo
Bianco - Museo di Sant’Agostino, Genova
15
DICIAMOLO CON L’ARTE
rete di fondo è occupata dalla figura di Maria col Bimbo tra angeli, santi e vergini raffigurate nelle
pareti circostanti: da S. Domenico
a S. Caterina, da S. Francesco alla
Maddalena.
I cicli natalizi di Sampeyre, S.
Sebastiano a Marmora, S. Pietro
Macra rendono con efficacia la sollecitudine di Giuseppe sposo di Maria nella circostanza precaria della
nascita di Gesù e rimandano alle
invocazioni Santa sposa del giusto
Giuseppe e Madre di Cristo.
Un’opera che recenti restauri hanno reso leggibile nel suo contenuto
iconografico è la Madonnina della
SS. Trinità di Busca che rimanda
all’invocazione Madre della divina
grazia. Maria, che tiene in braccio
Gesù col nimbo crociato, spruzza
il latte dal seno, mentre il Bambino è atteggiato ad un gesto di approvazione. L’iconografia, incomprensibile diversamente, potrebbe
esprimere la mediazione di Maria
nel dono della grazia divina.
L’opera firmata e datata che ha aperto la conoscenza di tutta la produzione di questi artisti, è una tavola
che proviene da Albenga (IM) e che
ora si trova nel Museo di S. Agostino a Genova: la Madonna col
Bambino, già di Palazzo Bianco
(1478 - Ge) che rimanda all’invoca16
zione: Madre del Salvatore. Maria
appare come Vergine e Madre del
Figlio di Dio, Redentore e Signore.
Ella infatti tiene in mano tre piccole
rose, due bianche, simbolo della sua
Verginità e una rossa, metafora del
sangue versato dal Figlio Gesù nella Passione. Il Bambino, sulle sue
ginocchia, veste una sopratunica
rossa che ha la sacralità dell’abito
sacerdotale e il colore della Maestà
divina; egli ha in mano un piccolo volatile, forse un cardellino, uccello che, secondo sant’Isidoro da
Siviglia, alluderebbe alla Passione
di Cristo. Sull’abito di broccato
che splende sotto il manto scuro
di Maria, appare la configurazione
dell’uccello, secondo Hildegarda di
Bingen, simbolo della purezza che
trascende la materia: Madre purissima, prega per noi.
Nella maestosa Regina Incoronata
di Sampeyre Maria è rappresentata nell’atto di allattare e adorare il
Bambino ritto sulle sue ginocchia.
L’immagine è originale e ricca di
molti altri attributi mariani, espressi simbolicamente. È, infatti, raffigurata come la Madre dell’Emmanuele (il “Dio con noi”, Is 7,14).
Ella appare qui come una giovane
madre, solenne, maiestatica, elegante, ma insieme umile e popolana,
seduta in un giardino animato da
DICIAMOLO CON L’ARTE
fiori, uccellini e leprotti simbolici.
Dietro alla figura, un bel cartiglio,
come un arioso bindello di raffinata fattura, attraversa l’inquadratura con l’iscrizione: QUE[m] EX
VISCERIBUS[sic] M[eis] G[en]UI
/ LACTO ET ADORO (Colui che
ho generato con le mie viscere, allatto e adoro).
Madonna di Sampeyre
Il Bambino, che Maria allatta, non
giace sulle sue ginocchia abbandonato nella debolezza e nella passività propria del neonato, egli invece si erge sulle gambe in un gesto
volitivo e si ciba autonomamente
al seno della madre. Maria, che è
in evidente atteggiamento adorante
davanti al Bambino, è già la Chiesa che adora il suo Signore ed è
Regina di tutti i santi come
indica l’aureola “santa dei
santi”. Nell’iconografia di
madre e regina incoronata,
Maria è rappresentata anche
nella cappella dell’Annunciata a Chiot Martin (Valmala – Cuneo); la Madonna col Bambino di Valmala
è una luminosa immagine
di Regina e giovane madre
del Redentore, espressa nella
cromia luminosa e mediterranea di questi artisti; appare col volto soffuso di una
dolcezza adolescenziale che
incanta.
A Cuneo troviamo la Madre
Misericordiosa nella cappella attigua al Santuario
della Madonna degli Angeli. Un ciclo purtroppo molto
frammentato di cui resta la
stupenda scena del Cristo
dei Flagelli accanto al quale
17
DICIAMOLO CON L’ARTE
la Madre implorante cerca di placare l’ira del Figlio. Nella parete
di fondo si trova la scena fulcro
del culto della cappella: la Madre
della misericordia, Vergine potente,
Vergine clemente. Sebbene mutila,
appare la grande figura di Maria
che, tra gli angeli, raccoglie sotto
l’ampio manto i fedeli che ricorrono a lei. La stessa iconografia si
trova nella parrocchiale di Casteldelfino. Sono opere molto rovinate
a motivo delle guerre di religione e
del disprezzo dei secc. XVII-XVIII,
tuttavia sono ancora leggibili nel
loro contenuto.
Nella cuspide del S. Stefano di
Busca il richiamo alla Regina dei
Martiri. Accanto al Cristo in pietà,
Maria è rappresentata nel suo dolore di madre col volto in lacrime,
un dolore umanissimo, ma profondo e contenuto, accanto a quello di
Giovanni, tenero e accorato. Così,
nel Compianto del Cristo morto
a Madonna del campanile di Busca, nella Pietà dell’antica casa
comunale di Verzuolo e nella Pietà della cappella di S. Giuliano a
Savigliano (Cn) è rappresentato il
martirio della Madre che, silenziosamente raccolta, le mani giunte,
il volto dolente, guarda il Figlio
deposto sulle sue ginocchia con le
18
ferite in evidenza. La Regina degli
angeli è riconoscibile nell’oratorio
di S. Croce e S. Bernardino a Diano Castello (IM) mentre la Regina Assunta in cielo, iconografia già
presente in un avorio sin dal sec.
VIII, è raffigurata dai Biazaci nella
ghimberga, nella parrocchiale di S.
Maria Assunta a Rossana in una
mandorla sostenuta da angeli. All’intero ciclo dell’Assunzione sono
dedicati gli affreschi della chiesa
di Maria Assunta a Piani d’Imperia che presentano in un ampio
ciclo di affreschi ritrovati, i fatti del
racconto del “Vangelo apocrifo dello pseudo Giuseppe d’Arimatea” e
del “Transito della Beata Vergine”.
Maria, che ci ha preceduto nei cieli, nostra meta finale, Regina della
pace, prega per noi.
Bibliografia:
M. LOVISOLO, Spiritualità e simbolo-
gia nel linguaggio iconografico e stilistico di Tommaso e Matteo Biazaci
di Busca. In «I fratelli Biazaci di Busca», Associazione C. E. Bafile, Cuneo
2012.
S. MANAVELLA e A. DE FLORIANI,
Tommaso e Matteo Biazaci di Busca,
Cuneo 2012, pagg. 245 ss.
COMUNICAZIONE & DINTORNI
Parliamo di comunicazione umana...
e cristiana
Angela Silvestri
Consideriamo tre situazioni:
1) In una zona del Canada il numero delle volpi aumenta e diminuisce con una periodicità regolare. Si
tratterebbe di cicli inspiegabili se il
biologo si limitasse ad osservare le
volpi. Ma quando ci si rende conto
che le volpi cacciano solo conigli
selvatici, che non hanno praticamente altri nemici, il rapporto tra le due
specie comincia a offrire una spiegazione possibile, tanto più quando
si osserva che il ciclo dei conigli è
identico ma opposto a quello delle
volpi: aumentano quando diminuiscono le volpi e viceversa.
2) Un uomo colto da malore viene
trasportato in ospedale. Il medico
riscontra stato di incoscienza, pressione molto bassa, e in genere il
quadro clinico di una intossicazione
acuta da alcol o stupefacenti, benché
le analisi non rivelino alcuna traccia
di tali sostanze. La condizione del
paziente resta inspiegabile finché
non riprende conoscenza e dice di
essere un ingegnere minerario, di
aver lavorato per due anni in una
miniera di rame a quasi 4.000 metri
di altezza, e di esserne appena ritornato. È chiaro ora che il problema è
di adattamento di un organismo clinicamente sano a un drastico cambiamento d’ambiente. Se il medico
si concentrasse solo sul malato, il
suo stato resterebbe misterioso.
3) Nel giardino di una casa di campagna un grosso signore striscia
accoccolato per il prato tracciando
degli otto, mentre continua a guardarsi indietro e a fare ininterrottamente “qua qua qua...”. L’etologo
Konrad Lorenz descrive così questo
suo comportamento durante uno dei
suoi esperimenti con gli anatroccoli,
dove fungeva loro da madre: «Ero
molto compiaciuto», scrive, «dei
piccoli che ubbidienti e precisi seguivano trotterellando il mio “qua
qua”, quando alzai gli occhi e vidi
una fila di volti allibiti affacciata sopra la siepe del giardino: una intera
comitiva di turisti mi guardava stupefatta». L’erba alta nascondeva gli
anatroccoli e quello che vedevano i
turisti era qualcosa del tutto inspiegabile, un comportamento folle.
19
COMUNICAZIONE & DINTORNI
Il denominatore comune di questi
esempi è che un fenomeno resta
inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio
da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica. Questo diventa
particolarmente evidente quando si
studia il comportamento disturbato di alcune persone. Se le si isola, l’indagine finisce per occuparsi
della natura della loro condizione e
– in senso esteso – della natura della
mente umana. Se invece si estende
l’indagine fino a includere gli effetti che tale comportamento ha sugli
altri, le loro reazioni e il contesto
in cui ciò accade, il centro dell’interesse si sposta sulla relazione tra
le parti di un sistema più vasto, e
si scopre che il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione.
Lo studio della comunicazione
umana si può dividere in tre settori
interdipendenti:
a) Sintassi. La sintassi, applicata
alla struttura della comunicazione umana, copre le problematiche relative alla trasmissione
dell’informazione, ed è un settore studiato dai teorici dell’informazione, che si interessano
alla codificazione, ai canali,
al rumore, alla ridondanza 1,
e così via, cioè a problemi es20
senzialmente sintattici, ma non
si interessano al significato dei
simboli del messaggio.
b) Semantica. L’interesse della semantica è invece il significato.
Successioni di simboli trasmesse con precisione sintattica resterebbero prive di significato,
salvo che sia chi trasmette sia
chi riceve l’informazione non si
siano accordati sul loro significato. Lo scambio di informazioni presuppone quindi una convenzione semantica.
c) Pragmatica. La comunicazione
influenza poi il comportamento, e questo è l’aspetto definito
pragmatico.
Nella pragmatica si studiano gli effetti della comunicazione sul comportamento. I dati della pragmatica
non sono solo le parole e i loro significati, ma anche i fatti non verbali concomitanti come pure il linguaggio del corpo.
Al comportamento occorre poi aggiungere i segni di comunicazione
inerenti al contesto in cui ha luogo
la comunicazione. Tutto il comportamento, e non solo il discorso, è
comunicazione, e tutta la comunicazione, compresi i segni del contesto interpersonale, influenza il comportamento.
COMUNICAZIONE & DINTORNI
L’effetto della comunicazione sul
ricevitore e l’effetto che la reazione
del ricevitore ha sul trasmettitore si
ritengono inscindibili, e danno luogo al rapporto trasmettitore-ricevitore in quanto mediato dalla
comunicazione. Questo modo di
accostarsi ai fenomeni del comportamento umano (normale o anormale che sia) si basa sulle manifestazioni che si possono osservare in
ogni relazione nel senso più esteso
del termine 2.
Spesso non si pensa che una comunicazione ricevuta è influenzata
dalla nostra comunicazione emessa
precedentemente e che, viceversa,
la nostra comunicazione verso qualcuno è influenzata da quella che
abbiamo ricevuto, e dal contesto in
cui tutto ciò si verifica.
È quindi essenziale che nelle relazioni umane, sia interpersonali, sia mediate da Internet o da altri ambienti
comunicativi, poniamo particolare
attenzione a tutto il contesto in cui
avviene la comunicazione e al flusso delle comunicazioni, soprattutto
quelle precedenti, sia in andata che
in arrivo che certamente condizionano in senso positivo o negativo
qualsiasi atto comunicativo.
Questa consapevolezza è essenziale
per il cristiano che si sforza di vivere e annunciare la Parola; viene
chiamata in causa la testimonianza
oppure la contro-testimonianza, il
tatto, il saper attendere, l’ascolto, il
favorire l’accoglienza e l’incontro.
In definitiva, la maniera migliore di rapportarsi tra persone ce
lo insegna, con la sua parola ed il
suo comportamento, Gesù stesso
– maestro di comunicazione per eccellenza – in tutto il suo Vangelo.
Per un raffronto tra un tipo di relazioni povere e scarse verso un altro
tipo di relazioni altamente positive e
feconde si veda ad esempio Matteo
5,38-48.
1
Spesso il processo comunicativo è
complicato dal fatto che attraverso il
canale disturbi di vario genere (rumore) impediscono una corretta ricezione
del messaggio. A ciò si tenta di ovviare
aumentando le emissioni di messaggi
(ridondanza), in modo da permettere di
ricomporre adeguatamente il messaggio
trasmesso e di comprenderne meglio il
significato (cfr. il mio articolo sul Foglio
di Collegamento n. 1/2009).
2
Cfr. P. Watzlawick, J Helmink Beavin,
D.D. Jackson del «Mental Research
Institute», Palo Alto, Pragmatica della
comunicazione umana, Astrolabio 1971,
cap. 1.1.
21
religioni culti magìa
Il “decalogo” ideologico del
relativismo religioso
Laura Rossi
«Vasta selezione e qualità» potrebbe essere lo slogan pubblicitario dei
migliaia di nuovi movimenti religiosi o pseudo religiosi che sono
in continuo aumento, trasformazione o collasso. C’è chi abbandona
la propria fede perché dice di non
sentirne il bisogno, ma in fondo la
vera motivazione è il voler sentirsi
liberi da qualsiasi vincolo. C’è poi
chi si rivolge a qualche aggregazione di nuova nascita che si avvicini
ai propri gusti, ma senza imporsi.
Ma non è così, anzi ogni tipo di
aggregazione ha le sue regole da
rispettare e soprattutto propone o
impone dottrine delle più svariate,
rimescolate e presentate come assolutamente credibili e formative della
persona e a beneficio dell’umanità.
In pratica più che dottrine, si potrebbero definire “ideologie” in quanto
perseguono idee e finalità che costituiscono la ragione d’essere e il
programma dei gruppi.
Analizzandone i principali contenuti se ne può fare un decalogo.
22
Al primo posto c’è l’ideologia del
potere dell’occulto, il potere paranormale come predire, leggere la
mente, influenzare gli eventi, guarire, comunicare con i defunti. Per
sviluppare questi poteri si seguono
corsi, seminari, scuole.
Al secondo posto sta il potere occulto delle energie racchiuse nelle
cose che si possono sfruttare grazie
alla interazione energetica tra poteri
umani e natura. Ad esempio il potere dei cristalli, delle pietre, della
Madre Terra o Gaia sull’uomo.
Al terzo posto c’è la ricerca di un
Dio personale fatto ad uso e misura di ogni persona. Un Dio che
può modificare le sue caratteristiche
con il passare del tempo, secondo le
esigenze. Un Dio che è al di sopra
delle religioni. Questa credenza è
diffusamente accolta nelle comunità
magiche ed esoteriche e nell’ambito
dei professionisti dell’occulto.
Al quarto posto: Gesù Cristo è uno
dei tanti avatara mandato dal Dio
religioni culti magìa
assoluto ad aiutare l’umanità. Questo è un concetto di matrice induista, buddhista ed è particolarmente
diffuso nelle comunità magiche ed
esoteriche.
Al quinto posto c’è un Dio che
diviene “coscienza cosmica”. Dio
coincide con il mondo, con l’universo in modo panteistico. In base
a questa concezione non c’è alcuna differenza tra Dio e il mondo in
quanto ambedue sarebbero un campo di energia. Questa concezione si
nota nelle comunità magiche, in
quelle esoteriche e nei circoli
medianici.
che, auto-ipnotiche, mistiche e comunque mirate agli stati di coscienza diversi.
Il settimo posto, generale in tutti
i gruppi, è la credenza nella reincarnazione. Oltre il venti per cento
degli europei crede nella reincarnazione.
All’ottavo posto si crede che siamo
avvolti da una popolazione di spiriti di vario tipo, possono essere di
defunti, di natura (gnomi, folletti) e
Al sesto posto: “Dio” è uguale al mondo e gli uomini sono
uguali a Dio. Per questo possiedono un potenziale infinito:
sarebbero degli déi in potenza.
Uomo “divino” quindi, e non
creatura. A questo uomo divino si assimila il concetto di
“superuomo” perché la divinità
starebbe dentro di noi.
Le comunità magiche, le esoteriche, i circoli medianici seguono la credenza che occorre
risvegliare la coscienza ed attuare una trasformazione della
stessa tramite tecniche ipnoti23
religioni culti magìa
da una gerarchia spirituale che guiderebbe l’evoluzione del mondo. Si
potrebbe entrare in comunicazione
diretta anche con Dio, lo Spirito
Santo, Gesù Cristo, la Madonna, gli
Angeli, gli UFO, i demoni. I mezzi
per riuscirci sarebbero quelli forniti
dalla genialità come la scrittura automatica, le visioni, il channeling o
canalizzazione (la versione moderna dello spiritismo).
Al nono posto si colloca l’ecologia profonda promossa da molti
movimenti. Si tratta di considerare
il pianeta Terra un essere vivente
dal nome Gaia, un essere che può
comunicare con l’uomo. Troviamo
questa credenza a Damanhur, cioè
nelle comunità magico-esoteriche.
Il decimo posto è rappresentato dal
mix pseudo-religioso in cui, quando l’elemento religioso è presente,
compare sotto forme contorte, apocalittiche-millenaristiche o profetico-messianiche in un miscuglio di
credenze che vanno dai testi biblici
all’occultismo e a riferimenti alle
religioni tradizionali, liberamente
estrapolati, tradotti ed interpretati.
Alla base di questo decalogo è facile
desumere una deviazione del senso
religioso ed un tentativo di sostituirsi a Dio esercitando la propria volontà di dominio e di potenza sugli
eventi, sulla natura e sulle persone.
Sembra qui risuonare l’antica e nota
voce del serpente che disse: «… diventereste come Dio, conoscendo il
bene e il male» (Genesi 3,5).
FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo
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Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 124 del 4-4-1991
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ROC n. 19390
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