GUIDO ALBERTO FANO
TRE LIRICHE SU POESIE DI CARDUCCI
Passa la nave mia - Vere novo - Ad Annie
(per una voce sola con accompagnamento di pianoforte)
ARCHIVIO MUSICALE GUIDO ALBERTO FANO
GUIDO ALBERTO FANO
TRE LIRICHE SU POESIE DI CARDUCCI
Passa la nave mia - Vere novo - Ad Annie
(per una voce sola con accompagnamento di pianoforte)
A cura di
Vitale Fano e Paolo Furlani
ARCHIVIO MUSICALE GUIDO ALBERTO FANO
Introduzione
Il 16 febbraio 1907 muore Giosue Carducci, poeta della nuova Italia, premio Nobel per la letteratura.
Pochi anni prima Guido Alberto Fano lo aveva conosciuto a Bologna, in occasione di una di quelle riunioni settimanali che il musicista organizzava in casa propria, cui aderivano musicisti e letterati (fra i quali anche
Gabriele d’Annunzio) a formare quasi una “moderna novella camerata”. Qui Carducci, dopo aver ascoltato
alcune composizioni di Fano, aveva esclamato, entusiasta: “Meraviglie, caro Fano, meraviglie! È musica che
trae all’alto”.
Nell’estate del 1906 il musicista trentenne - direttore del conservatorio di Parma grazie ad Arturo Toscanini
che, in giuria del concorso, lo preferisce fra trentasei candidati - si trova in villeggiatura a Rimini, e lì scrive,
nel volgere di pochi giorni, diverse liriche per canto e pianoforte su poesie di Pascoli e Carducci. Queste inaugurano la sua seconda fase creativa, che comprende anche i Due poemi per canto e grande orchestra, il poema
sinfonico La tentazione di Gesù (dal poemetto di Arturo Graf), l’opera in tre atti Juturna (su libretto di Ettore
Tolomei, dall’Eneide di Virgilio), e il poemetto per canto e pianoforte Il sogno della vergine (dai Canti di
Castelvecchio di Pascoli). La produzione di questo secondo periodo rivela il tentativo di rispondere alle sollecitazioni che la crisi tonale di quel volgere di anni comporta: il linguaggio musicale mostra una forte tensione cromatica che arriva a volte alle soglie dell’atonalità, e assimila stilemi armonici aggiornati, come cenni di
esatonalità e di armonia per quarte.
Le liriche dei primi anni del Novecento presentano alcuni sviluppi significativi, rispetto alle raccolte del
primo periodo: la scelta dei testi poetici non ricade più sulla produzione di giovani letterati, ma su quella dei
grandi poeti italiani (Boccaccio, Carducci, Pascoli); la parte pianistica elabora una maggior complessità ed
autonomia, con vari spazi “a solo” che interpretano il senso del testo poetico; l’armonia si arricchisce in qualche passaggio di forti dissonanze e di soluzioni indefinite, mentre la linea vocale diviene a tratti frastagliata e
caratterizzata da ampi salti.
Tre sono le composizioni dedicate a Carducci in questo periodo: Lungi lungi, Passa la nave mia, Vere novo.
La prima viene orchestrata l’anno successivo, poco dopo la scomparsa del poeta, e forma, con La mia sera (da
Pascoli), i Due poemi per canto e grande orchestra, pubblicati nel 1936 da Sonzogno sia nella versione orchestrale che nella trascrizione pianistica; Passa la nave mia e Vere novo rimangono invece inedite. Stranamente
la scelta cade ben due volte su traduzioni carducciane delle poesie di Heinrich Heine (1797-1856): Lungi lungi
(messa in musica anche da Tosti e Gandino) deriva infatti da Auf Flügeln des Gesanges (dalla raccolta
Lyrisches Intermezzo del 1822-23), mentre Passa la nave mia è la traduzione della poesia Mit schwarzen
Segeln segelt mein Schiff (sulla quale c’è anche un Lied di Hugo Wolf), tratta dalle Neue Gedichte
(Verschiedene, Seraphine, n. 11) del 1844. Il primo verso riprende una nota metafora “nautica”, che già
Petrarca aveva utilizzato come incipit del sonetto “Passa la nave mia colma d’oblio” e che lo stesso Carducci
aveva impiegato nei suoi Juvenilia (“Passa la nave mia sola tra il pianto”). Nella musica di Fano, una lirica
breve e intrisa di profondo dolore, la scrittura pianistica è molto articolata e melodicamente autonoma dalla
linea vocale, dalla quale attinge solo le due note che chiudono la prima e l’ultima sezione. Nella parte centrale colpisce l’uso considerevole di accordi maggiori con la settima maggiore che formano scale cromatiche
ascendenti e discendenti (realizzate con doppie terze minutamente diteggiate), che hanno quasi effetto di straniamento. La tradizionale struttura A-B-A' ripropone nella terza parte il verso iniziale con la medesima melodia al canto, ma con una variazione della parte pianistica a rapide e fluenti biscrome che muta radicalmente la
percezione dell’immagine metaforica della nave.
Vere novo, che è tratta dal secondo libro delle Odi barbare, presenta una struttura A-B-A, con parte centrale in tempo più tranquillo, in cui la ripresa non coincide con l’ultima strofa della poesia: la ripetizione del
tema iniziale cade infatti solo sull’ultimo verso e conclude il canto con senso di forte sospensione, lasciando
il compito di terminare il brano a un lungo episodio del pianoforte solo. Qui le suggestioni paesaggistiche carducciane trovano riscontro in un’atmosfera festosa resa con accordi puntati echeggianti a squilli di fanfara,
che ricordano alcuni momenti del Tannhäuser di Wagner. Nell’ultimo verso compare il nome Lalage, figura
femminile cantata da Orazio (Odi, I, 22), molto cara a Carducci, legata all’amore e al risveglio primaverile.
A tutt’altro contesto appartiene la lirica Ad Annie, una delle ultime composte dal musicista, scritta nel 1945
durante il periodo trascorso in clandestinità ad Assisi per sfuggire alle deportazioni naziste. Rifugiato in un
monastero di monache clarisse colettine, Fano compone otto liriche per canto e pianoforte, di cui sette da poesie di D’Annunzio e una da Carducci. Nonostante lo scorrere degli anni, il linguaggio musicale si mantiene
fedele agli ideali estetici che hanno sempre guidato il musicista; la forma è però qui più libera e aperta, senza
ripetizioni o ritorni, e la musica dissolve la simmetria dei distici della poesia in frasi musicali sempre diffe3
renti, dove solo l’inciso ritmico iniziale è mantenuto costante per le prime quattro strofe, benché posto ogni
volta ad altezze diverse. La poesia di Carducci è dedicata all’amata scrittrice Annie Vivanti (Londra 1866 Torino 1942), ed è inclusa nella raccolta Rime e ritmi pubblicata nel 1898; reca però la data 30 marzo 1890,
anno in cui il poeta scrisse la prefazione della raccolta poetica Lirica, pubblicata dall’editore Trèves di Milano,
con cui la Vivanti esordì come scrittrice.
Le fonti manoscritte consultate per la presente edizione, tutte conservate presso l’Archivio Fano di
Venezia, consistono, per ciascuno dei tre brani, in una bella copia e in un abbozzo. Per quanto riguarda Passa
la nave mia e Vere novo gli abbozzi si trovano riuniti (e consecutivi) in un fascicolo contenente anche quelli
delle altre liriche del 1906. Le trascrizioni in bella copia, che dalla grafia si direbbero redatte in un periodo
successivo, sono invece a sé stanti. L’abbozzo di Ad Annie si trova in un quadernino per musica assieme alle
altre liriche del 1945, mentre la bella copia è inserita in un breve ciclo dal titolo Tre canti, assieme a O strana bimba e O falce di luna calante di D’Annunzio.
I criteri editoriali adottati sono coerenti con quelli de Il sogno della vergine, primo fascicolo di questa collana: massima fedeltà possibile a ogni segno di notazione presente nel manoscritto; definizione esatta dei segni
di fraseggio, lasciata come nell’originale nei casi incerti, per testimoniare un modo personale di intendere
l’aspetto espressivo della notografia; aggiornamento tipografico della notazione dei gruppi irregolari, prevalentemente terzine, con l’aggiunta, quando mancante, del segno di raggruppamento accanto al numero; riposizionamento delle indicazioni dinamiche e agogiche secondo il seguente criterio: tutte sopra il rigo nella parte
del canto, indicazioni di tempo sopra i righi e indicazioni dinamiche fra i due pentagrammi nella parte pianistica; impaginazione e impostazione di giro di rigo e di pagina in modo da dare uno spazio adeguato a tutte le
componenti della notazione; aggiunta in carattere più piccolo di alcune alterazioni di cortesia utili a una maggiore chiarezza del testo.
Dopo aver stabilito collegialmente i criteri filologici di trascrizione, si è provveduto a una suddivisione del
lavoro: la lirica Passa la nave mia è stata curata da Vitale Fano, Vere novo e Ad Annie da Paolo Furlani. Sia
in fase di progettazione che in fase di stampa ci si è avvalsi della consulenza di Marco Di Pasquale.
Vitale Fano
Passa la nave mia
Passa la nave mia con vele nere,
Con vele nere pe ’l selvaggio mare.
Ho in petto una ferita di dolore,
Tu ti diverti a farla sanguinare.
È, come il vento, perfido il tuo core,
E sempre qua e là presto a voltare.
Passa la nave mia con vele nere,
Con vele nere pe ’l selvaggio mare.
Vere novo
Rompendo il sole tra i nuvoli bianchi a l’azzurro
sorride e chiama – O primavera, vieni! –
Tra i verzicanti poggi con mormorii placidi il fiume
ricanta a l’aura – O primavera, vieni! –
– O primavera, vieni! – ridice il poeta al suo cuore
e guarda gli occhi, Lalage pura, tuoi.
Ad Annie
Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori
glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie.
Vedi: il sole co ’l riso d’un tremulo raggio ha baciato
la nube, e ha detto – Nuvola bianca, t’apri. –
Senti: il vento de l’alpe con fresco susurro saluta
la vela, e dice – Candida vela, vai. –
Mira: l’augel discende da l’umido cielo su ’l pèsco
in fiore, e trilla – Vermiglia pianta, odora. –
Scende da’ miei pensieri l’eterna dea poesia
su ’l cuore, e grida – O vecchio cuore, batti. –
E docile il cuore ne’ tuoi grandi occhi di fata
S’affisa, e chiama – Dolce fanciulla, canta. –
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Ad Annie
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Assisi, 6 febbraio 1945
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guido alberto fano tre liriche su poesie di carducci