Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 1 di 12 Introduzione all’attività Si riprendono i punti principali dell’incontro precedente in particolare si ricordano i risultati dell’esperienza in cui si è analizzato il comportamento della luce in relazione a materiali diversi. Si presentano gli obiettivi dell’incontro: individuare le regole che descrivono l’interazione della luce con oggetti riflettenti e con quelli che si lasciano attraversare dalla luce deviandone il cammino. Lo studio partirà da un’analisi qualitativa dei fenomeni mettendo alla prova le conoscenze che derivano dall’esperienza quotidiana giungendo poi, attraverso esperienze via via più strutturate, a costruire schemi interpretativi e modelli geometrici e algebrici. Gli specchi nel quotidiano elaborazione della scheda I ragazzi rispondono alla prima domanda della scheda studente. La domanda mira a introdurre l’argomento evocando le circostanze e i motivi per cui ci avvaliamo di specchi nel quotidiano. Ci guardiamo allo specchio per vedere il nostro viso, che non potremmo vedere diversamente; usiamo uno specchio per guardare dietro le spalle senza girare la testa (es. in macchina), dal parrucchiere ci serviamo di una coppia di specchi per guardare un nuovo taglio di capelli, le pareti di alcune stanze sono ricoperte da specchi per dare la sensazione di un ambiente più ampio; per strada spesso sono posti specchi in corrispondenza di una strettoia a gomito, per consentire la visibilità dietro l’angolo; le signore hanno a volte nella borsa due specchietti incernierati libretto, anche se apparentemente i due specchi sembrano uguali uno dei due ingrandisce i dettagli, i bambini giocano con gli specchi per abbagliare i compagni con la luce del Sole… discussione collettiva Si ascoltano e si commentano le risposte degli studenti. Superfici riflettenti esperimento in piccolo gruppo materiale: superfici riflettenti di varia forma o deformabili I ragazzi svolgono l’esperienza descritta al punto 2.1 della scheda studente. L’esperienza è essenzialmente di tipo esplorativo, si osserva come l’immagine data da uno specchio dipenda dalla sua forma e dalla distanza da esso. Confrontando il nostro viso in uno specchio piano con una foto possiamo notare che le due immagini hanno dettagli non corrispondenti: un particolare del viso - per esempio un neo - posto nella foto sulla guancia sinistra sarà sulla guancia destra nell’immagine allo specchio. Per esempio, guardandoci nella parte concava di un mestolo la nostra faccia risulta più piccola di come è in realtà, se invece ci allontaniamo dal un mestolo ci vediamo capovolti e più piccoli. Se anziché in un mestolo prendiamo un cucchiaio - che ha un maggior raggio di curvatura - le immagini risultano più grandi di quelle prodotte dal mestolo. Le dimensioni dell’immagine dipendono dunque dal raggio di curvatura dello specchio, maggiore è il raggio di curvatura maggiore è l’ingrandimento. discussione collettiva Si ascoltano i commenti dei ragazzi alle esperienze svolte. Dalla discussione emergono alcune osservazioni che diventeranno poi oggetto di approfondimenti successivi: • gli specchi di vetro più diffusi sono costituiti da una lastra di vetro con la faccia posteriore metallizzata; gli specchi metallici sono realizzati con metalli poco ossidabili e la superficie deve essere ben lucidata. Un buon specchio deve riflettere la maggior parte della radiazione incidente (sempre un piccola parte viene assorbita) e quindi è importante rimuovere irregolarità, graffi, sporco, ecc. • gli specchi piani forniscono immagini virtuali e simmetriche; • gli specchi curvi (sferici, parabolici, di altra forma) possono essere concavi (è riflettente la parte interna della calotta) o convessi (è riflettente la parte esterna della calotta). Gli specchi parabolici concavi sono utilizzati nei telescopi, ecc. • gli specchi convessi danno immagini dritte, virtuali e rimpicciolite; Progetto LES • • Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 2 di 12 gli specchi concavi possono dare immagini dritte virtuali e ingrandite (se l’oggetto è tra lo specchio e il fuoco); reali e capovolte se l’oggetto è (dallo specchio) ad una distanza maggiore della distanza focale; la possibilità di concentrare nel fuoco i raggi riflessi (è facile con uno specchio deformabile ottenere uno specchio concavo) permette di costruire specchi ustori; forni solari per la fusione di materiali, ecc. Alla fine della discussione si introducono le esperienze successive, esperienze di tipo qualitativo che hanno come obiettivo quello di indagare sulle caratteristiche delle immagini prodotte da uno specchio piano. Immagini allo specchio I ragazzi svolgono il gruppo di esperienze descritte al punto 3.1, 3.2, 3.3, 3.4 della scheda studente. esperimento 3.1 in piccolo gruppo materiale: 1 foglio di carta bianca, 1 specchio piano, due cilindri uguali (per esempio due candele) più alte delle specchio. Il foglio di carta va messo sul tavolo e su di esso si dispongono lo specchio (perpendicolarmente al tavolo) e il cilindro. Uno dei ragazzi del gruppo disegna sul foglio di carta le sagome del cilindro e dello specchio. Uno dei ragazzi tiene fermo il cilindro e un altro, aiutato dai rimanenti componenti del gruppo, guardando nello specchio posiziona l’altro cilindro dietro lo specchio in modo che la sua parte superiore, visibile al di sopra dello specchio, sembri come una continuazione dell’immagine. Una volta individuata questa posizione, si segna sul foglio di carta la sagoma del cilindro. I due cilindri sono equidistanti dalla specchio e si trovano sulla retta perpendicolare allo specchio passante per la posizione del primo cilindro. Questa esperienza è analoga a quella precedente e conduce agli stessi risultati. In entrambi i casi cilindro e sua immagine si trovano sulla perpendicolare allo specchio passante per il cilindro e sono equidistanti dallo specchio. Svolgendo l’esperienza i ragazzi coglieranno le differenze fra l’oggetto e la sua immagine in cui destra e sinistra risultano invertite. discussione collettiva Esperienza per esperienza si ascoltano i risultati dei singoli gruppi confrontandoli fra loro evidenziandone analogie e differenze. È utile riportare alla lavagna i punti salienti che emergono dalla discussione in modo da poterli riprendere quando necessario. L’esperienza 3.1 e la 3.2 danno informazioni sulla localizzazione dell’immagine prodotta da uno specchio. Da alcuni studi sull’argomento1 è risultato che un’idea diffusa fra gli studenti all’inizio degli studi è che ciò che si vede guardando uno specchio sia sopra la sua superficie, anziché dietro di esso. Queste esperienze sono state inserite nel percorso proprio perché possono essere utili ad aggredire questa eventuale difficoltà. Infatti, nel caso in cui i ragazzi non siano giunti da soli a questa considerazione è facile aiutarli a dedurre che la posizione del secondo cilindro coincide con quella dell’immagine speculare. Il secondo cilindro, completa ciò che vediamo guardando lo specchio, così possiamo dire che la sua posizione coincide con la posizione dell’immagine speculare. È bene esplicitare da subito che guardando dietro lo specchio non vediamo alcuna immagine, l’immagine speculare non è un’immagine reale ma virtuale. Nell’ambito della ricerca didattica citata in precedenza è anche cartoncino vista dall'alto specchio emerso che talvolta gli studenti pensano che uno specchio formi cilindro 1 un’immagine solo quando l’oggetto è posto dinanzi a esso, oppure che l’immagine si formi ma si trovi lungo la congiungente che passa per lo specchio, piuttosto che sulla perpendicolare (cfr. fig.). L’esperienza 3.2 tende proprio ad affrontare queste eventuali difficoltà di comprensione. A tal scopo, è fondamentale che l’insegnante controlli che gli 1 Goldberg, F.M., e McDermott, L.C. (1986) “Student Dufficulties in Understanding Image Formation by a Plane Mirror”, The Physics Teacher 24, 472. Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 3 di 12 studenti facciano le loro previsioni a specchio coperto prima di verificarle. È utile far notare agli studenti che l’esperienza 3.2 consente di generalizzare i risultati dell’esperienza 3.1. Le regole della riflessione Prima di procedere all’esperimento 4.1 (in piccolo gruppo) descritto nella scheda studente il docente organizza una dimostrazione interattiva sulla complanarità del raggio incidente, riflesso e normale esperimento in grande gruppo (non descritto nella scheda studente) materiale: specchietto piano, laser, cartoncino bianco, asticella sottile lunga circa 20 cm. L’esperimento ha come obiettivo il “vedere” che il raggio incidente, il raggio riflesso e la normale allo specchio giacciono sullo stesso piano lavorando sui modi per rendere plausibile tale regola attraverso considerazioni e misure di carattere geometrico. Si oscura il laboratorio e si invia il pennello di luce laser sullo specchietto. ATTENZIONE CHE IL RAGGIO RIFLESSO NON COLPISCA GLI OCCHI DEI RAGAZZI! Utilizzando del borotalco o polvere di gesso per visualizzare il fascetto incidente e quello riflesso si ripete diverse volte l’esperienza: • mantenendo fisso lo specchio e facendo variare la direzione del fascetto incidente, ad esempio lo specchietto è appoggiato in orizzontale su un banco e il fascetto incidente colpendo lo specchietto sempre nello stesso punto ruota descrivendo un cono, ecc.; • collocando lo specchietto in diverse posizioni (a terra con il fascetto che viene dall’alto, appoggiato ad una parete in verticale con il fascetto nel piano orizzontale, ecc.) facendo ruotare il suo piano e mantenendo fisso il puntatore laser. L’esperienza può essere svolta in un primo momento dallo stesso insegnante che ha in una mano lo specchietto e nell’altra il puntatore laser con l’aiuto di un ragazzo che lancia la polvere per rendere visibili i fascetti. Ripetendo l’esperienza senza usare la polvere e visualizzando solo i puntini luminosi che colpiscono (soffitti, pareti, banchi, ecc.) ci si chiede in che modo è possibile ricostruire le direzioni dei fascetti incidenti e riflessi. In ogni caso come individuare il piano che contiene il raggio incidente e quello riflesso? Si discute con i ragazzi e poi si propone di usare un foglio di carta che sarà disposto nel piano perpendicolare a quello dello specchio in modo che la luce del laser risulti radente e possa essere diffusa dal foglio. Sul foglio si disegnano i raggi incidenti e riflessi e la normale al punto di incidenza. Come esercizio si disegna prima sul foglio un triangolo isoscele con l’altezza della base poi si fa in modo che il raggio incidente abbia la direzione di uno dei lati del triangolo. Solo una volta che si è “esplorato” l’intero spazio nelle sue tre dimensioni si propone di lavorare sul piano orizzontale così come in figura i n r esperimento 4.1 in piccolo gruppo materiale: 1 foglio di carta A3, 1 lampada, 1 diaframma a pettine con almeno tre fenditure, 1 righello Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 4 di 12 a) I ragazzi svolgono l’esperienza descritta al punto 4.1 della scheda studente. Nelle esperienze precedenti si è avuto modo di analizzare in maniera qualitativa le caratteristiche dell’immagine speculare; in quest’esperienza si cercherà di individuare le leggi della riflessione della luce e si cercherà poi di interpretare attraverso esse i risultati delle precedenti esperienze. b) Esperimento L’esperienza non è particolarmente complessa è solo necessaria un po’ di attenzione nell’eseguire le misure. Sul banco viene posizionato il foglio di carta A3 e su esso si dispone la sorgente S1, dinanzi a essa si pone il diaframma con le fenditure e successivamente lo specchio. Con la matita i ragazzi tracciano sul foglio di carta i raggi incidenti, quelli riflessi (basta prendere due punti tre punti per ciascuno di essi e poi congiungerli con la riga), la posizione dello specchio e della sorgente. Il disegno verrà poi completato con i prolungamenti dei raggi. S2 Se il disegno è abbastanza preciso i raggi incidenti convergeranno in un punto situato nella regione occupata dalla sorgente, mentre i prolungamenti di quelli riflessi S1 convergeranno in un punto dietro lo specchio (cfr. fig.) Fatta la figura, con la riga si misura la lunghezza dei tratti di raggi incidenti (d1) e quella dei prolungamenti dei corrispondenti raggi (d2) riflessi. In tabella sono riportati i valori che abbiamo trovato svolgendo l’esperienza. d1 [cm]; ∆d = ± 0,2 cm 17,0 17,2 17,6 18,1 18,7 19,6 d2 [cm] ; ∆d = ± 0,2 cm 16,9 17,0 17,4 17,9 18,5 19,4 dS1 = (16,4 ± 0,2)cm dS2 = (16,2 ± 0,2)cm * gli errori sono stimati tenendo conto della precisione dei disegni (definizione dei segmenti, accuratezza nella costruzione geometrica, ecc.) discussione in grande gruppo Si discutono con gli studenti i risultati dell’esperienza. Prima ancora di passare all’analisi geometrica della figura ottenuta si cerca di rispondere a domande qualitative che evochino i risultati delle esperienze precedenti. Guardando lo specchio (prima che si metta davanti il diaframma) si vede un punto luminoso, l’immagine della sorgente. Si ricorda che nel caso del cilindro, si è giunti alla conclusione che le cose vanno come se ciò che vediamo guardando uno specchio provenisse da un’immagine che è dietro lo specchio. Ancora una volta è importante sottolineare il senso del come se: dietro lo specchio non c’è alcun immagine reale, il punto luminoso che vediamo guardando lo specchio proviene da un’immagine virtuale che noi “collochiamo” dietro di esso. A questo punto, uno dei ragazzi disegna alla lavagna la figura ottenuta dal suo gruppo. Si evidenzia la simmetria della figura rispetto alla posizione occupata dallo specchio: se si piega un foglio di carta lungo la linea che corrisponde alla posizione dello specchio le due figure si sovrappongono esattamente. Questa considerazione è confermata dalla misura dei singoli segmenti d1 e d2. Si osserva che: 1) i raggi di luce incidenti convergono nel punto (S1) in cui è posizionata la sorgente, 2) i raggi riflessi divergono, 3) i prolungamenti dei raggi riflessi convergono in un punto (S2) posizionato dietro lo specchio; 4) i due punti S1 e S2 sono equidistanti dallo specchio. A questo punto è abbastanza semplice intuire che il punto S2 rappresenta la posizione dell’immagine virtuale della sorgente luminosa. Al termine di queste considerazioni si fa notare ai ragazzi che l’esperienza svolta fornisce anche un metodo per costruire geometricamente la posizione dell’immagine speculare. Un’analisi dettagliata delle proprietà geometriche (uguaglianze di angoli e di lunghezze corrispondenti, ecc.) nella figura che è stata costruita e il richiamo alle simmetrie può essere l’occasione per una rivisitazione di concetti matematici cruciali per la comprensione dell’ottica geometrica. esperimento in piccolo gruppo I ragazzi in gruppo svolgono le esperienze al punto 4.2, 4.3, e 4.4 della scheda studente. materiale esp. 4.2: 1 sorgente di luce, 2 spatoline di ferro (o 2 cartoncini rigidi), 2 pinze raccogli fogli abbastanza grandi, un cartoncino bianco. Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 5 di 12 materiale esp. 4.3, 4.4: 1 sorgente di luce, 2 spatoline di ferro (o 2 cartoncini rigidi), 2 pinze raccogli fogli abbastanza grandi, un cartoncino bianco, 1 goniometro, 1 righello. Così come nell’esperienza svolta nel corso del primo incontro (punto 2.3 della scheda studente), con l’esperienza 4.2 i ragazzi realizzano un pennello di luce. In particolare, quest’esperienza mira a evidenziare che in realtà il pennello di luce ha una estensione tridimensionale e che la geometria della colonna di luce che si ottiene dipende dalla larghezza della fenditura e dalla distanza della sorgente dalla fenditura. Si scoprirà anche che riducendo la larghezza della fenditura si otterrà poi uno sparpagliamento della luce per effetto della diffrazione. Potrà essere proprio questa osservazionestimolo ad anticipare (qualitativamente) i limiti di una trattazione solo geometrica e non ondulatoria della luce. L’esperienza 4.3 ha come obiettivo quello di indivuare la relazione fra angolo d’incidenza (i) e angolo di riflessione (r). In tabella sono riportati alcuni dati corrispondenti all’esperienza svolta. i [grado] ; ∆i= ± 1 [grado] r [grado]; ∆i= ± 1 [grado] 14 14 17 17 21 21 25 25 29 29 33 33 Confrontando i dati nelle due righe della colonna si può dedurre la relazione i = r. Svolgendo l’esperienza 4.4 si vede che, nonostante quello che si può immaginare, ruotando lo specchio di un angolo θ l’angolo di riflessione ruota di 2θ. In tabella sono riportati i valori ottenuti svolgendo l’esperienza. Confrontando i valori si vede che nei limiti degli errori risulta α = 2θ. θ [grado] ; ∆θ = ± 1 [grado] 7 17 25 α [grado]; ∆α= ± 1 [grado] 13 34 51 discussione collettiva Si ascoltano i ragazzi gruppo per gruppo. Alla lavagna si scrivono i dati ottenuti dai vari gruppi e si ricava la legge della riflessione. Questa può essere l’occasione per una trattazione degli errori di misura e il modo per lavorare con errori più piccoli. Il fascetto di luce ha sempre un certo spessore e così quando si traccia la retta che rappresenta poi il raggio di luce si può commettere un errore che può essere stimato con il righello, l’incidenza sullo specchio non avviene in un punto ma in una zona che può essere più o meno estesa…L’accuratezza nel disegnare è di fondamentale importanza, le determinazioni possono essere ripetute in modo da poter lavorare con valori medi come migliori stime delle grandezze da misurare (l’errore diventa la deviazione standard), ecc. Ricavata la legge della riflessione, si disegna alla lavagna lo schema dei raggi di luce incidente e riflessa prima e dopo la rotazione dello specchio, ricavando la relazione che lega l’angolo di riflessione a quello di rotazione dello specchio. r'= 2θ In figura è mostrato un caso particolare in cui inizialmente il raggio di luce incide specchio ruotato n' normalmente allo specchio. In questo caso i = r = 0. Quando lo specchio è ruotato di θ , anche la θ normale allo specchio ruota dello stesso angolo. θ n θ In questo caso il raggio di luce non incide più x i=0 normalmente ma con un angolo i’ = θ, il raggio r=0 sarà dunque riflesso con un angolo (valutato rispetto alla normale n’) r’ = θ. E quindi il raggio riflesso risulterà ruotato di 2θ. Rispetto specchio all direzione precedente (prima della rotazione dello specchio). Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 6 di 12 elaborazione della scheda I ragazzi svolgono l’esercizio al punto 4.5 e 4.6 della scheda studente. L’esercizio 4.5 invita i ragazzi ad utilizzare le leggi della riflessione appena trovate insieme ai risultati dell’esperienza 4.1 per individuare attraverso costruzioni geometriche la posizione dell’immagine virtuale. Data la posizione della sorgente, si considerano due raggi di luce che partono da essa, con la relazione i = r si tracciano i raggi riflessi i cui prolungamenti si incontrano nel punto che individua la posizione dell’immagine. Il quesito 4.6 dà l’occasione per discutere del fatto che l’immagine prodotta dallo specchio è un’immagine virtuale: dietro lo specchio non c’è niente. Infatti, per poter rispondere alla domanda non si può ricorrere all’immagine virtuale ma è necessario individuare le posizioni in cui giunge la luce riflessa. n immagine cilindro 1 Specchio Q C D B E A Analogia con il rimbalzo di una pallina esperimento in piccolo gruppo materiale: pallina di gomma piena, parete Per aiutare l’osservazione può essere utile disegnare su un foglio di carta la linea che indica la direzione lungo cui si lancia la pallina. Lanciando la pallina perpendicolarmente alla parete si osserva che essa, dopo l’urto, ritorna percorrendo lo stesso cammino dell’andata. Se invece si lancia in direzione inclinata si osserva che la pallina torna indietro percorrendo un percorso diverso, inclinato rispetto al precedente. Ripetendo più volte si può notare che il percorso di ritorno è simmetrico rispetto all’andata. L’analogia con la riflessione della luce è evidente. L’esperienza può essere lo spunto per discutere sulla natura corpuscolare della luce e sui lavori di Newton. __________________________________________________________________________________ SPUNTI- Rotazioni nello spazio, simmetria e specchi piani Le trasformazioni geometriche e in particolare le riflessioni (o ribaltamenti) sono di aiuto nello studio della formazione delle immagini (virtuali) prodotte dalla riflessione della luce con specchi piani. Per lo studio delle trasformazioni affini del piano si possono proporre attività di esercitazione al computer con GeT (che è possibile scaricare da questo sito). La ricostruzione delle immagini virtuali con gli specchi piani è, nonostante la semplicità delle leggi della riflessione, oggetto di molte incomprensioni. Una domanda che spesso ricorre è “perché uno specchio inverte destra e sinistra e non alto e basso?” A questa domanda sono date, da autori diversi, risposte apparentemente contraddittorie a causa di un diverso significato dei termini usati nelle spiegazioni. Le confusioni che a volte si presentano sono essenzialmente legate ai seguenti problemi: a) uso ambiguo dei termini sopra-sotto, destra-sinistra; b) il cambio di sistema di riferimento (non esplicitamente indicato) nella stessa frase o nella stessa spiegazione; c) difficoltà nell’associare rappresentazioni in due dimensioni a situazioni che richiedono inevitabilmente la tridimensionalità; d) il non considerare correttamente il ruolo dell’osservatore (legato secondo alcuni alla tendenza a rendere “oggettive” le spiegazioni; e) altre difficoltà legate alle definizioni di inversione, rotazione, campo visivo, ecc. Si suggerisce quindi di dedicare un tempo sufficiente alla interpretazione di ciò che si osserva lavorando con l’intera classe con specchi piani abbastanza grandi in modo da esplorare con diverse configurazioni oggetto-specchio-osservatore(i) situazioni apparentemente semplici per le quali occorre condividere uno schema interpretativo. Le osservazioni potrebbero essere orientate nel modo che segue: a) uno studente è di fronte allo specchio; si chiede ai diversi osservatori e allo studente stesso di descrivere ciò che si vede e di ricostruire l’immagine (virtuale) con una trasformazione nello spazio; Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 7 di 12 b) mentre lo studente è immobile lo specchio è ruotato intorno ad un asse perpendicolare (al piano dello specchio) e si fa notare che l’immagine non ruota; c) se lo studente punta un dito verso lo specchio dalla sua parte destra vedrà il suo dito riflesso alla sua destra; se lo punta in alto vedrà analogamente l’immagine riflessa in alto; in un sistema di riferimento rappresentato sullo specchio il punto immagine e il punto oggetto hanno le stesse coordinate; è evidente però che dal “punto di vista” dello studente-immagine destra e sinistra appaiono invertite (mentre risulta invariata la disposizione alto-basso). Dal punto di vista dell’inesistente studente-immagine può essere ridefinito il sistema di riferimento xy sul piano dello specchio (quest’ultimo appare ruotato di 180° rispetto ad un asse verticale). Lavorando con due studenti “gemelli” (o con altre figure piane poste davanti allo specchio) dovrebbe quindi risultare chiaro che lo studente-immagine appare ruotato di 180° rispetto ad un asse verticale che lo attraversa e traslato (all’indietro dello specchio) di una distanza doppia rispetto allo specchio d) si ritrovano diverse configurazioni specchio-oggetto-osservatore (con persone, con figure simmetriche, con disposizioni di lettere stampate su fogli, anche trasparenti, ecc.) per le quali si può dire che l’inversione è anche riferita all’alto-basso e più in generale a tutte le direzioni possibili. E ciò dovrebbe poi portare a concludere che in realtà esiste una usuale direzione (da noi scelta) verticale rispetto alla quale operiamo rotazioni di 180° nello spazio (più una traslazione) che portano a ricostruire l’immagine speculare (virtuale). Lo schema che alla fine dovrebbe essere condiviso è: quando guardiamo in uno specchio “ri-orientiamo” noi stessi per ricostruire l’immagine riflessa. L’immagine riflessa appare invertita rispetto alla direzione dell’asse intorno a cui ruota il campo visivo dell’osservatore che si ri-orienta . Usualmente il campo visivo ruota intorno ad un asse verticale e quindi ci è familiare l’inversione destra-sinistra. Riferendoci all’asse di rotazione del campo visivo (che può ruotare nello spazio) possiamo individuare una destra e una sinistra e dire che in generale l’inversione riguarda la destra-sinistra. Sugli specchi esistono diversi esperimenti che sono proposti in mostre permanenti e itineranti realizzate da musei scientifici, da dipartimenti universitari e da scuole. Queste esperienze possono essere da stimolo per attività che possono essere realizzate, con costi molto contenuti a scuola. Approfondimenti possono essere sviluppati anche con attività di navigazione in rete anche per visualizzare immagini e lavorare con animazioni interattive. Alcuni esempi Alcuni giochi con gli specchi a Città della Scienza di Napoli www.cittadellascienza.it Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 8 di 12 Giochi a Città della Scienza e La mostra Oltre lo Specchio su specchi e simmetrie al Laboratorio per l’Immaginario Scientifico di Trieste www.dsm.univ.trieste.it/~nrd/attivita/specchio/intro.html Fotografia del Mount Moran (Grand Teton National Park in Wyoming) di B.Henderson tratta dal sito http://www.glenbrook.k12.il.us/gbssci/phys/Class/refln/u13l1d.html La riflessione inverte alto-basso, ruotando la foto si può dire che inverte destra-sinistra Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 9 di 12 Un’animazione interattiva nel sito: http://www.phy.ntnu.edu.tw/java/optics/mirror_e.html Per approfondimenti sulla simmetria e gli specchi tema e spiegazioni anche diverse: http://www.lhup.edu/~dsimanek/scenario/insight.htm http://math.ucr.edu/home/baez/physics/mirrors.html http://www.seanet.com/~ksbrown/kmath354.htm Riflettore angolare Un ragazzo si fotografa mirando nel vertice di tre specchi piani a 90° esperimento in piccolo gruppo materiale per ogni gruppo: due specchi piani, goniometro, oggetto di piccole dimensioni (per es. una pallina) Si mette il goniometro sul tavolo e perpendicolarmente a questo si poggiano i due specchi in modo che due spigoli coincidano (come le pagine di un libro aperto). Si posiziona la pallina sul tavolo nello spazio delimitato dai due specchi e aiutandosi con il goniometro si varia l’angolo fra gli specchi, per ogni angolo si misura il numero di immagini. Il punto c) della domanda richiede che i ragazzi ricavino le immagini nel caso in cui l’angolo fra gli specchi sia 90°. In figura è mostrata la costruzione delle immagini utilizzando le regole del raggio riflesso. In questo caso le immagini sono 3: l’immagine 1 è quella prodotta solo dallo specchio 1; l’immagine 2 è quella prodotta solo dallo specchio 2, l’immagine 3 è prodotta da entrambi gli specchi. specchio 1 1 oggetto specchio 2 3 2 discussione collettiva Si ascoltano i commenti dei ragazzi. Alla lavagna si riportano i valori ottenuti nel corso dell’esperienza e si ricava la relazione fra il numero di immagini e l’angolo fra gli specchi. Ecco i valori ottenuti svolgendo l’esperienza: 120 90 α [gradi] n 2 3 360 360 (n + 1) α 72 4 360 60 5 360 45 7 360 Dall’ultima colonna si deduce la relazione che lega il numero di immagini all’angolo fra gli specchi: 360 n= − 1. α Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 10 di 12 Specchi curvi elaborazione della scheda I ragazzi in piccolo gruppo rispondono alla domande 7.1 della scheda studente. discussione collettiva Si ascoltano le risposte dei ragazzi e si riprendono le considerazioni fatte sugli specchi curvi all’inizio dell’incontro (uno specchio curvo ingrandisce o rimpicciolisce a seconda della distanza da esso, per alcune distanze l’immagine risulta capovolta…). Lavorando con uno specchio concavo, cosa succede a un raggio di luce quando incontra uno specchio curvo? Facendo attenzione si può vedere che anche all’interno dei fari di una macchina o intorno alla lampadina in una torcia elettrica c’è una superficie curva riflettente. Ricordando che una lampadina emette luce in ogni direzione mentre una torcia emette luce in un’unica direzione ci si convince facilmente che l’effetto dello specchio è quello di convogliare la luce in un’unica direzione rendendola così più intensa nella direzione stessa. Si introducono le esperienze successive che mirano ad analizzare le caratteristiche di uno specchio curvo. esperimento in piccolo gruppo materiale a disposizione: specchi piani, specchi piani (più piccoli dei primi), una lampadina, una torcia I ragazzi svolgono l’esperimento descritto al punto 7.2 della scheda studente. a) Convergenza di luci con cinque specchi piani. b) All’aumentare del numero degli specchi le luci convergono in una regione più piccola e il fuoco F diventa sempre più definito. Foto da “Fisica a cura del PSSC” terza edizione, Zanichelli (1985) pg. 353 Mentre i ragazzi svolgono gli esperimenti l’insegnante gira fra i banchi cercando di aiutarli a superare le eventuali difficoltà sia operative sia di interpretazione. Gli specchi piani andranno disposti in modo che formino una grossolana parabola rispetto a un fuoco fissato approssimativamente: questa disposizione può essere agevolata fissando gli specchi con il nastro adesivo a una sottile striscia di alluminio. Per migliorare la posizione degli specchi si può posizionare una piccola sorgente luminosa nel fuoco. Uno degli studenti del gruppo si pone a una certa distanza dal gruppo di specchi (per esempio 7 metri) per dare istruzioni sulla loro disposizione, gli altri studenti del gruppo sposteranno poi gli specchi in base alle sue indicazioni. La posizione corretta degli specchi è quella in cui lo studente distante vede la lampadina al centro di ognuno di essi. In questo modo si delineerà una parabola sorprendentemente esatta. A questo punto si punta la torcia in direzioni degli specchi e si osserva la deviazione del fascio di luce e la formazione di una regione in prossimità del fuoco in cui la luminosità è più intensa. Considerando il fascio di luce della torcia come un’insieme di fasci di luce approssimativamente paralleli si può dedurre che l’insieme di specchi devia i fasci di luce in maniera diversa convogliandoli in un’unica regione. Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 11 di 12 A differenza di uno specchio piano, uno specchio concavo a parabola fa convergere un fascio di luce paralleli. Ripetendo l’esperienza usando un maggior numero di specchi più piccoli, la regione di spazio in cui la luce è fatta convergere diventa meno estesa e più luminosa. Con la superficie riflettente curva, che può essere considerata una situazione limite rispetto all’insieme di specchietti, la zona luminosa diventa pressoché puntiforme. Se si capovolge lo specchio in modo da farlo diventare convesso il fascio di luce riflessa diventa divergente. discussione collettiva Si ascoltano i commenti dei ragazzi all’esperienza svolta raccordando i risultati dei singoli gruppi. esperimento in grande gruppo Esiste in commercio un’oggetto2 costituito da due specchi parabolici sovrapponibili che consente di realizzare una piccola “magia”: se fra i due specchi si mette un piccolo oggetto, (per es. una moneta) quest’ultimo – o meglio la sua immagine – comparirà in prossimità del foro del secondo specchio. Fig. Gli specchi parabolici utilizzati nell’esperimento. La foto è tratta dal sito http://physics.okstate.edu/ackerson/optics/Mirage.htm PER APPROFONDIMENTI SUGLI SPECCHI CURVI: http://dustbunny.physics.indiana.edu/~dzierba/P360n/KPAD/Exps/Mirage/mirage.html#rays Questa apparente magia potrebbe essere un modo simpatico per chiudere le esperienze con gli specchi. In figura è mostrato lo schema dei raggi che producono l’immagine. I due specchi sono parabolici. La loro curvatura è tale che l’oggetto posto al centro dello specchio inferiore si viene a trovare nel fuoco dello specchio superiore. I raggi di luce provenienti da un punto qualsiasi dell’oggetto si riflettono sullo specchio superiore e tornano indietro paralleli all’asse dello specchio. Questi raggi paralleli vengono riflessi dallo specchio inferiore e si ricongiungono in corrispondenza del suo fuoco, cioè al centro del foro, nella parte superiore dello strumento. Il risultato finale è che, dopo due riflessioni, la luce proveniente da ogni punto dell’oggetto si riunisce nel foro e forma un’immagine di quell’oggetto. L’immagine prodotta da questo dispositivo ottico è un’immagine reale, formata cioè da raggi di luce convergenti. Per rendersi conto di ciò si potrebbe usare un sensore di luce. 2 Mirage Maker in vendita presso la Edmund’s Scientific Progetto LES Sceneggiatura luce2 ver. apr. 2001 parte I pag. 12 di 12 Quest’esperienza può essere uno spunto per discutere di alcune proprietà delle coniche. La parabola è una delle quattro curve (le altre sono: cerchio, iperbole, ellisse) dette sezioni coniche; il nome proviene dal fatto che esse possono essere ottenute dall’intersezione di un piano con un cono. Ogni conica ha due fuochi. Nel cerchio i due fuochi coincidono con il suo centro; nell’ellisse i due fuochi sono situati sul diametro maggiore. La parabola ha un solo fuoco: l’altro è all’infinito. Una delle proprietà dei fuochi è che la perpendicolare alla conica in qualunque suo punto divide per metà l’angolo formato dai segmenti che uniscono questo punto con i due fuochi della conica. Di conseguenza un raggio di luce che parte da uno dei due fuochi, e si riflette sulla superficie della conica passa per l’altro fuoco. Un semplice esperimento consente di mostrare questa proprietà. Occorre una pirofila ellittica. Con un pennarello indelebile si indicano sul fondo i fuochi dell’ellisse; successivamente si riempie parzialmente la pirofila con acqua. A questo punto con un dito si perturba l’acqua in corrispondenza di uno dei due fuochi generando un’onda, osservando le increspature si vedrà l’onda propagarsi fino a raggiungere il bordo della pirofila da cui sarà riflessa e poi la si vedrà tornare indietro fino a raggiungere il secondo fuoco. Nel caso in cui la superficie riflettente è una parabola (come nel caso del miraggio) i raggi che partono dal primo fuoco, si riflettono sulla sua superficie e raggiungono l’altro fuoco che è all’infinito, di conseguenza i raggi riflessi sono paralleli all’asse della parabola. Allo stesso modo i raggi che arrivano da molto lontano (paralleli all’asse della parabola) sulla superficie della parabola sono riflessi nel suo fuoco. Se dunque vogliamo concentrare in un punto dei raggi paralleli dobbiamo usare uno specchio parabolico. Costruzioni geometriche con gli specchi curvi. Con lo specchio concavo (a sinistra) i raggi riflessi convergono; con lo specchio convesso ( a destra) i raggi riflessi divergono. Anche per gli specchi curvi valgono le leggi della riflessione (ritrovate per gli specchi piani) ma occorre considerare il piano tangente alla superficie riflettente nel punto di incidenza. ALTRI SITI CONSIGLIATI PER QUESTA ATTIVITÀ http://www.hazelwood.k12.mo.us/~grichert/sciweb/optics.htm