G ALLURA & Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 NGLONA N. 7 - Anno XXII - 31 luglio 2014 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00 SIAMO MEMBRA GLI UNI DEGLI ALTRI Per essere Chiesa educante e missionaria Gianni Sini È fresca di stampa la prima lettera pastorale del Vescovo Sanguinetti alla Chiesa di Dio che è in Tempio-Ampurias. Il titolo è significativo “Siamo membra gli uni degli altri”- per essere Chiesa educante e missionaria. Già da tempo il Vescovo desiderava scrivere una lettera, sulla scia della tradizione della Chiesa che vede nella lettera del Pastore della Diocesi un atto peculiare del suo ministero, che più di ogni altro inquadra spirito, contenuti e obiettivi del suo servizio. Il Vescovo è presente nella nostra Diocesi dall’undici giugno del 2006 e in tutto questo tempo ha voluto soprattutto ascoltare, conoscere i luoghi, le persone e le storie di questa Chiesa, soprattutto attraverso la visita pastorale conclusa appena qualche mese fa e i convegni ecclesiali annuali, tutti incentrati sul versante educativo: pastorale dell’iniziazione cristiana, pastorale familiare, pastorale giovanile e vocazionale. In questa lettera, come spiega Mons. Sanguinetti nell’introduzione, vuole “condividere con noi il bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate insieme, sapendo che esso può essere un dono prezioso per la comunità diocesana, nella misura in cui rafforzerà e aprirà strade di impegno e prospettive concrete di vigore apostolico”. Il Pastore della Diocesi spiega anche un’altra ragione che ha ispirato questa lettera. “Iniziando la visita pastorale, eravamo partiti con un obietti- vo ben preciso: vivere un’esperienza forte di Chiesa, fatta di incontro, di ascolto reciproco, di lettura della realtà e di progettualità per il futuro”. Lo ritiene quindi un atto di amore fedele alla nostra Chiesa perché il Signore gli ha fatto scoprire e sperimentare le tante ricchezze di fede e di generosità apostolica presenti nella nostra terra. E’ bello quindi fermarci, per guardarci in faccia, negli occhi, per conoscerci meglio, per comunicare più in profondità sentimenti, gioie, ansie e progetti, per stabilire una relazione intensa di mente e di cuore. Comprendere e sperimentare ogni giorno che nella Chiesa “Siamo membra gli uni degli altri”. Il contenuto tematico presente nell’indice ci dice chiaramente dove vuole arrivare il Vescovo della Diocesi: quale Chiesa, quale progetto di Chiesa, oggi? Il “dove” della nostra Chiesa: fedeltà all’uomo e alla sua storia; chi siamo: “Chiesa della Trinità”; Chiesa in stato di missione permanente. Proprio come la pensa il nostro Papa Francesco: una Chiesa in uscita, che va fino alle periferie del nostro tempo, una Chiesa che entra in dialogo. Una attenzione particolare viene dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia, il cui fondamento è nel disegno stesso di Dio. L‘ideale sarebbe che tra famiglia, Chiesa e società, nascesse una fattiva e profonda collaborazione per il bene della famiglia stessa e della società. La lettera pastorale porta la data della domenica di Pentecoste e sarà oggetto del convegno diocesano che si terrà nel mese di ottobre. Italia generosa e solidale Milioni di volontari, una spinta per il sistema Paese L continua, nonostante la crisi, ad es’ Italia sere un Paese generoso e solidale: ce lo di- ce l’Istat (Istituto centrale di statistica) che, ha pubblicato il rapporto “Attività gratuite a beneficio di altri”. Il documento attesta che da noi ci sono ben 6,63 milioni di volontari operativi. I volontari sono più frequenti fra chi ha conseguito un titolo di studio più alto: tra i laureati sono il 22,1% mentre fra chi ha la licenza elementare la percentuale scende al 6,1%. Emerge anche che il volontariato è più presente tra chi ha situazioni occupazionali stabili (14,8%) e chi vive in famiglie agiate (23,4%). Dati del resto prevedibili, in quanto chi vive situazioni positive riesce anche ad essere più sereno e a offrire tempo ed energie per aiutare chi sta peggio. Altro dato Istat consiste nelle 19 ore su quattro settimane, stimate per il servizio mensile offerto dai volontari italiani. È stato calcolato che questo monte ore, se quantificato come fosse una attività lavorativa, significherebbe circa 875mila unità occupate a tempo pieno. Qualcuno si chiede se questi milioni di volontari non rubino il lavoro ai giovani. I volontari non rubano lavoro retribuito, ma offrono attività gratuita spesso laddove non ci sono servizi in grado d’intervenire. La ricerca dice chiaramente che nelle Regioni più ‘benestanti’ c’è un tasso maggiore di volontari. Quindi, il fatto che lì ci sia più lavoro che al Sud è una conferma che il volontariato non ‘ruba’ posti di lavoro. Semmai bisognerebbe favorirne una maggiore diffusione anche nel Mezzogiorno, dove i bisogni sociali sono maggiori. Il volontariato è una bella esperienza di vita per tutti, soprattutto per i giovani, ai quali fornisce competenze e abilità che possono essere utili da tanti punti di vista, anche per entrare nel mercato del lavoro. Imparare a lavorare in gruppo, ad essere sensibili ai bisogni degli altri è un’attitudine molto apprezzata dalle aziende. Come guardare al volontariato oggi: è una “croce rossa” sociale? Speriamo sia conclusa la stagione della ‘croce rossa’ e finalmente lo si riconosca come soggetto portatore di novità, generatore di esperienze anche di tipo economico e lavorativo. Se pensiamo agli anni Ottanta, hanno generato realtà quali le case per minori, per i tossicodipendenti, il turismo sociale, e altre. La sfida odierna, anche con la nuova legge del ‘Terzo settore’, consiste nel continuare in questa generatività sociale ed economica. Non bastano le buone azioni, oggi occorre aiutare concretamente il nostro Paese ad uscire dalla crisi. ALLURA &AGNGLONA Nuova Serie Il Papa nella terra dei fuochi Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4 del 21-12-1960 Proprietà: Diocesi di Tempio-Ampurias Amministratori Gavino Fancellu Direttore responsabile: don Giovanni Sini [email protected] Redazione: Franco Fresi Andrea Muzzeddu Giuseppe Pulina Gianni Satta Pietro Zannoni Tomaso Panu Gavino Fancellu AbboNAMeNTI 12 chiesa Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 MeSI ITALIA ordinario € 20,00 sostenitore € 30,00 benemerito € 50,00 ESTERO + spese di spedizione PubblIcITà Tariffe 2012 Commerciali con secondo colore redazionali a cmq € 1,00 a modulo mm 25 x colonna € 8,00 a pagina intera € 800,00 a mezza pagina (orizzontale) € 430,00 Istituzionali: -20% Promozionali: -25% Prima pagina: a modulo € 15,00 Ultima pagina (solo riquadri settori commerciali) a cmq € 1,00 a modulo mm 25 x colonna € 1,00 Sconti, non cumulabili, per formato, frequenza, invito. I prezzi sono al netto di IVA. La Redazione si riserva la facoltà di rifiutare inserzioni pubblicitarie Direzione Redazione e Amministrazione Via episcopio, 7 07029 Tempio Pausania c. P. 183 - c. c. P. n.11733078 Tel e Fax 079 635790 e-mail: [email protected] Impaginazione e grafica GIANNI cArIA [email protected] Stampa TAS P. Niedda sud strada 10 - 07100 Sassari Tel 079 262221 - 079 262236 Fax 079 262221 e-mail: [email protected] Questo numero di Gallura & Anglona è stato consegnato alle Poste, per la spedizione, il 31 luglio 2014. Questa bella terra richiede di essere tutelata U na giornata di pioggia anche intensa non ha scoraggiato gli oltre duecentomila fedeli che si sono radunati oggi davanti alla Reggia di Caserta per accogliere Papa Francesco. E, alla fine, sono stati premiati. Quando il Pontefice è arrivato ci sono state ancora poche gocce di pioggia, poi le nuvole hanno fatto posto ad un sole fortissimo. Ma a riscaldare i cuori c’erano già la gioia e l’emozione d’incontrare il Papa e di ricevere da lui parole di speranza. Un’attesa che non è andata delusa, perché il Santo Padre ha invitato a “non farsi rubare la speranza”, in una terra purtroppo devastata come quella su cui insiste anche la diocesi di Caserta, come ha ricordato il vescovo, monsignor Giovanni D’Alise, nel suo saluto alla fine della celebrazione. Ambiente devastato. Sin dal volo in elicottero l’attenzione di Francesco è stata rivolta al problema del degrado ambientale. Come ha rivelato ai giornalisti il vice direttore della sala stampa vaticana, Angelo Scelzo, durante il volo il sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, ha fatto vedere dall’alto la terra ormai devastata da rifiuti e roghi e il Papa ha commentato: “Terribile”. Un tema che è tornato anche nell’omelia: “Dare il primato a Dio significa avere il coraggio di dire no al male, no alla violenza, no alle sopraffazioni, per vivere una vita di servizio agli altri e in favore della legalità e del bene comune. Quando una persona scopre Dio, il vero tesoro, abbandona uno stile di vita egoistico e cerca di condividere con gli altri la carità che viene da Dio. Chi diventa amico di Dio, ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura”. L’affondo è venuto nelle parole dette a braccio: “Io so che voi soffrite per queste cose. Oggi, quando sono arrivato, uno di voi si è avvicinato e mi ha detto: Padre, ci dia la speranza. Ma io non posso darvi la speranza, io posso dirvi che dove è Gesù lì è la speranza; dove è Gesù si amano i fratelli, ci si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura. Questa è la speranza che non delude mai, quella che dà Gesù!”. Ciò, ha precisato il Papa, “è particolarmente importante in questa vostra bella terra che richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità - tutti sappiamo il nome di queste forme di corruzione e di illegalità - richiede a tutti di essere servitori della verità e di assumere in ogni situazione lo stile di vita evangelico, che si manifesta nel dono di sé e nell’attenzione al povero e all’escluso”. Parlando, poi, della festa di sant’Anna, il Pontefice ha incoraggiato “tutti a vivere la festa patronale libera da ogni condizionamento, espressione pura della fede di un popolo che si riconosce famiglia di Dio e rinsalda i vincoli della fraternità e della solidarietà”. Infine, un invito: “Abbiate speranza, la speranza non delude e a me piace ripetere: non lasciatevi rubare la speranza”. Anche nelle parole del vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise, le difficoltà di questa terra: “La Chiesa che è in Caserta - ha spiegato nel saluto finale al Papa - non è risparmiata dalla complessità e molteplicità di problemi che toccano tutti in Campania, non di meno la nostra città e la nostra diocesi”. “Caserta - ha proseguito il presule - è capoluogo di Terra di Lavoro, terra una volta posta nella ubertosa e splendida Campania Felix. Questa Campania non è più ubertosa come un tempo e neanche più Felix per la sua posizione geografica”. Infatti, ha rilevato il vescovo, “questa splendida terra è stata attaccata da più parti, in modo particolare, sventrata e fatta deposito di rifiuti particolari provenienti dall’Italia e dall’Europa, che causano morti e disagi”. Non solo: “C’è anche una disoccupazione che toglie il respiro, strappa la speranza e mortifica le nuove generazioni”. E, in questa terra, “non mancano criminalità e corruzione”. “Santo Padre - ha aggiunto monsignor D’Alise - qui, tuttavia, non ha trovato solo degrado, ma una popolazione che non si abbatte e non demorde, che ha un gran desiderio di essere protagonista di una ripresa, soprattutto spirituale, sotto la guida di Vostra Santità”. Appena arrivato, il Santo Padre ha incontrato diciannove vescovi campani e 123 sacerdoti della diocesi di Caserta. Con loro si è confrontato su temi ecclesiali, in un dialogo cordiale e schietto. Poi il bagno di folla, che lo attendeva dalla mattina: Francesco è passato in papamobile tra la folla, che lo acclamava. Poi la Messa e alla fine l’annuncio su una futura visita a Napoli. Papa Francesco, indicando il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha scherzato: “Ho sentito che forse i napoletani sono un po’ gelosi. Non so. Ma voglio assicurare ai napoletani che quest’anno sicuramente andrò da loro”. A questo annuncio c’è stato un calorosissimo applauso dalla folla. Tra gli oltre duecentomila presenti, allora molti erano napoletani? attualità Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 3 ALLURA &AGNGLONA La guerra attraverso le immagini per non dimenticare Gaza: “Vento di terra” denuncia distruzione centro “La terra dei bambini” L ’ esercito israeliano ha raso al suolo “La Terra dei Bambini”, struttura a difesa dei diritti dell’infanzia nel villaggio beduino di Um al Nasser, nella Striscia di Gaza. Ne ha dato notizia l’ONG “Vento di terra”, che gestisce il progetto - finanziato tra gli altri dalla Cooperazione italiana e dalla Cei - fin dal suo avvio, nel 2011. Il centro per l’infanzia ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Demolita pure la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle famiglie povere del villaggio. “Vento di terra” dichiara di essere testimone di come la struttura “non sia mai stata utilizzata per scopi militari e non sia avvenuto alcun contatto tra lo staff e le milizie armate islamiste”. “La ‘Terra dei bambini’ - prosegue rappresentava un’oasi a difesa dei diritti dell’infanzia, che l’esercito israeliano, messo al corrente di tutte le fasi del progetto, ha deciso senza alcuna giustificazione di demolire. Un’esperienza unica, in un panorama caratterizzato da decenni di conflitto, occupazione e devastazione è stata messa cinicamente a tacere”. Quanto accaduto - rimarca l’ONG - è non solo “un’azione gravissima” nei confronti della comunità locale, ma coinvolge “direttamente” il Ministero degli esteri italiano, l’Unione Europea e la Cooperazione italiana, “che il progetto hanno finanziato e sostenuto in questi anni”. I bambini piangono i loro coetanei Bambina fra le macerie La distruzione di Gaza Vittime innocenti Il terrore negli occhi dei bambini Si colpiscono anche i soccorsi No comment Anniversario a Gaza Fuga dall’inferno Diteci le vostre impressioni e riflessioni sulla guerra e le pubblicheremo 4 ALLURA &AGNGLONA Cresce la povertà nell’Isola Lo sostiene il rapporto ISTAT Pietro Barrotzu e Mario Medde dell’Associazione Carta di Zuri iformare il sistema regionale di sicurezza sociale e istituire il reddito di cittadinanza. Aumenta la povertà in Sardegna; è dunque indispensabile attuare interventi per contrastarla. Le proposte della Carta di Zuri. E’ ormai da 10 anni che la povertà cresce nell’Isola a ritmi insostenibili e senza confronti nel lungo periodo anche con le altre regioni del Paese. Il trend di crescita è preoccupante perché attesta non solo le condizioni di crisi dell’economia, ma anche “un’abitudine” al peggio che è disarmante perché favorisce una cultura della rassegnazione soprattutto in chi ha la responsabilità di promuovere strategie e interventi tempestivi per rimuovere, o almeno attutire, le cause della povertà e della indigenza. La povertà relativa R in Sardegna nel 2013 al 24,8%. Lo sostiene l’ISTAT. Ma la realtà è spesso ben più pesante dei numeri e delle statistiche. E’ chiaro ormai che le attuali strumentazioni in campo per combattere la povertà non funzionano adeguatamente e che è urgente riformare il sistema regionale di sicurezza sociale, soprattutto con una strategia integrata tra assessorati e misure che facciano riferimento a diversi capitoli di spesa. Il monitoraggio sugli attuali interventi è indispensabile per capire dove sono allocate le criticità e per individuare dove è necessario intervenire: sia sulle politiche passive e assistenziali che sulle politiche attive del lavoro. La Carta di Zuri ha fatto alcune proposte che riproponiamo all’attenzione della Regione e della opinione pubblica, sottolineandone l’urgenza, dati i tempi lunghi della burocrazia e della politica. D. Pietro Barrotzu e, in piedi, Mario Medde Il Vangelo in tv Cari amici e care amiche, vi aspetto su Cinque Stelle Sardegna ogni venerdì e sabato per il commento al Vangelo della domenica “Semi di speranza”. Venerdì: ore 13 - ore 17 Sabato: ore 13,15 - 15,30 - 21,30 Mentre su Radio Arcipelago sui 90,20 FM, ogni mercoledì alle ore 10, presenterò in anteprima il giornale diocesano Gallura e Anglona. Don Gianni Sini a t t u a lit à Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 Proposte della carta di Zuri La Carta di Zuri sollecita la Regione perché attui immediatamente il Progetto Garanzia Giovani e con esso i seguenti interventi specifici: I l reinserimento dei giovani tra 15 e 18 anni in percorsi formativi; - La formazione mirata all’inserimento lavorativo; - Il sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità; - La reale valorizzazione della misura sull’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, dell’apprendistato professionalizzante e di quello sull’alta formazione e ricerca; - Il rilancio del servizio civile e dei tirocini; - Rafforzamento dei servizi per l’orientamento e l’impiego. In secondo luogo è indispensabile potenziare il Fondo regionale sulle povertà trasformandolo però in Fondo per il reddito di cittadinanza, coniugando al suo interno gli interventi assistenziali con quelli di tutoraggio per l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro. Si tratta dunque di monitorare gli interventi degli ultimi anni in tutti i comuni della regione e di approvare una norma quadro che riveda, migliorandolo, il sistema regionale di sicurezza sociale, valutando la proporzionalità tra politiche attive e passive. La terza proposta riguarda un Programma pluriennale per il lavoro nei settori dei beni culturali e ambientali, in stretto rapporto con i Comuni e le Sovrintendenze. La conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni ambientali, culturali, archeologici e dell’identità, è un’opportunità eccezionale per il lavoro giovanile e in primo luogo per la Sardegna. Le risorse finanziarie per il Progetto Garanzia Giovani sono disponibili e assegnate dalla UE e dallo Stato, per il potenziamento del Fondo contro la povertà e per un nuovo sistema regionale di sicurezza sociale. Si tratta di razionalizzare quelle esistenti e di integrarle con quote disponibili del Fondo Sociale Europeo. Relativamente al Programma pluriennale per il lavoro giovanile nei settori dei beni culturali, ambientali, archeologici e identitari la copertura finanziaria può benissimo arrivare dalle maggiori disponibilità in capo alla revisione dei vincoli del patto di stabilità. anniversari Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 ALLURA &AGNGLONA 5 200 anni dell’Arma D D uecento anni di storia intensa e fedele agli interessi dello Stato italiano; duecento anni di presidio del territorio nazionale contro l’illegalità e nel mantenimento dell’ordine pubblico. Il 13 luglio 1814, il re Vittorio Emanuele I, con la promulgazione delle Regie Patenti, istituisce il Corpo dei Carabinieri Reali. Viene nominato primo comandante generale del Corpo il generale d’armata Giuseppe Thaon di Revel di S. Andrea, che può disporre inizialmente di 27 ufficiali e 776 tra sott’ufficiali e truppa. Così comincia la storia dell’Arma dei Carabinieri, che in questi duecento anni ha accompagnato le vicende del nostro Paese. In questi duecento anni, la storia dei carabinieri, in Italia, si è intrecciata in modo significativo con la storia stessa della Nazione, per la quale essi sono presenza sentita e significativa. Una presenza impegnata anzitutto nella difesa e nella custodia: delle persone e dell’ordine pubblico, ma anche dell’ambiente e del patrimonio culturale; una presenza competente nella ricerca, con il lavoro di investigazione e scoperta di contraffazioni e inquina- Una presenza educativa fra i cittadini menti; una presenza, educativa, per il modello di promozione e cura dell’uomo che essi incarnano e, allo stesso tempo, per l’attenzione che non di rado pongono al recupero delle persone, anche dei criminali. I Carabinieri sono sempre stati caratterizzati dalla loro presenza capillare sul territorio. Soprattutto nei piccoli centri periferici, insieme alle figure del farmacista e del parroco, sono tradizionalmente considerati un importante punto di riferimento per la gente. A tutti è capitato di constatare e affermare che i nostri carabinieri lavorano ‘col cuore’. Essi hanno a cuore la persona umana, la sua vita e la sua dignità, e la gente lo percepisce. Per il modo in cui sono organizzati, attraverso le classiche ‘stazioni’, possono inoltre godere di una vicinanza peculiare e privilegiata con i cittadini che si traduce in una vera e proprio condivisione del quotidiano, una partecipazione alla vita stessa della comunità nella quale sono inseriti. Ed è proprio questo il valore aggiunto. In questi duecento anni non sono mancati episodi di forte testimonianza di generosità da par- PREGHIERA PER L'ASSUNTA Tu, Madre nostra dolcissima, sei la donna vestita di sole, tu sei il segno grandioso, tu sei la donna che schiaccia la testa al serpente, nostro antico avversario, tu sei Colei che tutte le generazioni chiamano beata, tu sei Colei nella quale l’Onnipotente fa grandi cose, tu sei la benedetta fra le donne, tu sei Colei che ha creduto, per tutte le generazioni, nell’adempimento delle parole del Signore, tu sei Colei che l’angelo saluta come la piena di grazia, perché hai trovato grazia presso Dio, e con te noi tutti, tu sei Colei sulla quale la potenza dell’Altissimo ha steso la sua ombra, tu sei l’“eccomi” della collaborazione al disegno di Dio, il nostro “eccomi”, affinché il sangue dell’Agnello riscatti dal peccato uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione. Noi, Chiesa in cammino, ti riconosciamo e ti veneriamo come Corredentrice, come potente mediatrice presso il figlio tuo, il Signore nostro, come Madre di Dio, del Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, e questa carne è frutto della tua carne e del tuo sangue, Maria. Noi, piccola Chiesa, ti lodiamo e ti invochiamo, Madre nostra, di generazione in generazione. te dei carabinieri, fino all’estremo sacrificio della vita per la salvezza altrui. La dedizione, il senso del dono di sé che pervade il servizio dei carabinieri è ciò che conduce fino al sacrificio, al dono della vita. Si tratta di una testimonianza che può essere eroica, ma di una logica di cui non si fa fatica a scorgere le assonanze con il messaggio evangelico. È il messaggio dell’amore e di una forza che dimostra, se non la fede religiosa esplicita, quell’apertura al trascendente che è il cuore del rapporto dell’uomo con Dio. D’altra parte non è un caso che l’atto eroico più rappresentativo dell’Arma dei Carabinieri, quello di Salvo d’Acquisto, abbia meritato un processo di Beatificazione. L’Arma ha scelto come Patrona la Madre di Gesù, col titolo di “Virgo fidelis”. La fedeltà, incarnata dall’Icona di Maria, è un messaggio forte per la cultura contemporanea. Tale fedeltà si incarna oggi in due grandi sfide che sono poi due valori fondanti il bene comune: da una parte, c’è la fedeltà alla verità, un valore che contrasta col relativismo e il soggettivismo, con l’illegalità e la menzogna; dall’altra parte, c’è il Maria, Assunta in cielo, prega, prega per noi tutti, per noi tuoi figli. Prega, Maria, prega per le nostre famiglie, perché vivano nella fede, nella speranza e nella carità, prega per i nostri figli, perché crescano sani, sapienti e santi, prega per i nostri anziani perché non si sentano mai abbandonati, prega per i nostri giovani, perché abbiano un futuro, prega per il nostro lavoro, perché sia onesto, e sempre aperto alla solidarietà, prega per chi soffre nel corpo e nello spirito, perché trovi sempre un cuore generoso e accogliente, prega per tutti coloro che non hanno casa, prega per tutti coloro che non hanno lavoro, prega per gli emarginati, prega per tutti i poveri del mondo, prega per tutti coloro che non hanno voce, prega per la nostra società civile, perché sia sempre più sensibile alle sofferenze fisiche e spirituali di ogni uomo e di ogni donna, prega per la città dell’uomo, prega per i governanti, perché servano il bene comune e promuovano la realizzazione piena di ogni popolo e nazione, per quella pace che può sgorgare solo da un cuore riconciliato con Dio e i fratelli, prega per i nostri peccati, prega per il nostro egoismo, prega per la nostra insensibilità, prega per la nostra superbia, prega per le nostre effimere sicurezze, prega per la nostra conversione. O Maria, Madre nostra dolcissima, Assunta in cielo, sì, prega, prega il figlio tuo Gesù, affinché noi tutti possiamo contemplare al termine del nostro pellegrinaggio terreno e dopo aver collaborato valore del servizio, in un mondo che ha dimenticato il senso del gratuito e che tende a scartare i deboli, gli ultimi, i piccoli: proprio coloro ai quali il servizio dei carabinieri si rivolge primariamente. È ancora fresco il ricordo delle migliaia di carabinieri presenti a Piazza S. Pietro per l’udienza con Papa Francesco. L’Arma ha sempre mantenuto un rapporto costruttivo e dialogante con la Chiesa Cattolica. E’ un’alleanza preziosa quella tra la Chiesa e l’Arma, che può offrire tanto alla società, in particolare per la crescita della solidarietà, della giustizia, della pace. Soprattutto, però, non bisogna dimenticare che anche la Chiesa del mondo militare è Chiesa. Una porzione di Chiesa nella quale insostituibile è il ministero sacerdotale dei cappellani militari, presenza importante per il servizio dei carabinieri e per il loro cammino di fede, come ha voluto sottolineare quel giorno lo stesso Papa Francesco. alla costruzione del Regno, il volto del Signore nostro e con te, primizia di noi redenti, vivere la beatitudine senza fine dei cieli nuovi e della terra nuova. O Maria, Assunta in cielo, ascolta ora la nostra supplica, la nostra povera ma fiduciosa preghiera. Sì, ascolta e mostrati a noi tutti madre, Madre dolcissima, fino al termine del nostro cammino. Amen! Don Sandro Serreri Con approvazione ecclesiastica 6 ALLURA &AGNGLONA feste patronali Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 Le bandelas per la festa del Rimedio a Nulvi Nulvi S. Antonio e la Madonna del rimedio solo evento religioso Mauro Tedde nche l’ultima bandela della festa patronale dell’Assunta ha lasciato finalmente la cappella nella quale viene custodita, facendo tirare un sospiro di sollievo alla comunità nulvese. Le bandelas dell’Assunta, ovvero gli stendardi che vengono annualmente affidati ai comitati che si prendono cura dei festeggiamenti relativi alla grande festa patronale, a Nulvi sono tre, una per ogni candeliere, e rappresentano il gremio di appartenenza. Solo la bandela del candeliere degli agricoltori (sos messajos) quest’anna era stata presa in consegna a suo tempo da un gruppo di fedales e più precisamente dai coetanei nati nel 1974 che si sono riuniti in comitato per allestire i festeggiamenti. Le altre due, visto che nessuno si era fatto avanti, sono state prese in consegna dai due gremi dei portatori del candeliere degli artigiani (sos mastros) e, proprio nei giorni scorsi, da quello dei pastori (sos pastores). La tradizione quindi A sarà anche quest’anno rispettata e la comunità nulvese si prepara a rinnovare secondo tradizione il suo voto secolare alla Vergine Assunta, che si concretizza ogni anno anche con la grandiosa e spettacolare processione dei tre mastodontici ceri votivi nella vigilia della festa, il 14 di agosto. Gli effetti della sempre più pressante crisi economica si fanno sentire anche nelle tradizionali feste religiose dei piccoli centri. Anche in questi casi infatti sembra stia trovando applicazione la spending review e la politica del risparmio. Questa’anno ad esempio a Nulvi le due importanti feste religiose che caratterizzavano il mese di giugno e il mese di luglio, la festa di Sant’Antonio e la festa della Madonna del Rimedio, sono state celebrate soltanto sotto l’aspetto religioso. Nessun intrattenimento serale quindi, come è sempre avvenuto in passato, niente musica o spettacoli di nessun genere. E niente “comitato”, il gruppo di persone che ogni anno si occupava degli aspetti organizzativi e logistici dell’evento. Anche i più anziani stentano a ricordare una situazione di questo genere soprattutto per quanto riguarda la festa del Rimedio, antica ricorrenza religiosa legata ad un evento miracoloso verificatosi all’interno delle chiesa di Santa Tecla, dove Nostra Signora del Rimedio è la titolare di uno degli altari laterali. Un evento prodigioso accaduto il 25 aprile del 1652, quando in Sardegna infuriava una terribile pestilenza. Una piccola tela raffigurante la Madonna, ritrovata secondo un leggenda locale sotto una campana nell’orto del convento francescano, parlò ai fedeli raccolti in preghiera lanciando un messaggio di speranza “Io sono il vostro Rimedio, io sono la vostra Salvezza”. E a Nulvi la peste cessò, prima che altrove. Da questo evento prodigioso nacque a Nulvi un profondo e secolare culto per la Madonnina miracolosa “de Su Remediu”. “Forse nemmeno in tempo di guerra è mai accaduto”- azzarda qualche anziano del paese, che ricorda quanto la festa della prima domenica di luglio fosse sentita dai fedeli nulvesi e dai tantissimi pellegrini che arrivavano in paese per l’occasione. La celebrazione solenne venne spostata appositamente a luglio, dopo la mietitura, per consentire meglio lo svolgersi delle celebrazioni e dei festeggiamenti che si protraevano per diversi giorni nel grande patio antistante la chiesa medievale, letteralmente invasa dai fedeli. E la festa del Rimedio divenne seconda per solennità solo alla grande festa patronale dell’Assunta. Le celebrazioni religiose comunque quest’anno non sono mancate anzi hanno avuto quasi un sapore speciale. Dopo la novena, i vespri e la messa solenne, alla processione del bel simulacro della Madonna del Rimedio ha partecipato infatti una grande folla di fedeli e soprattutto tantissime bandelas delle altre feste che si tengono in paese, che, oltre a donare una stupenda nota di colore all’antico rito hanno contribuito a dare un segnale di grande affetto alla Madonnina miracolosa di Nulvi e di unità, vicinanza e solidarietà all’interno della comunità. Martis San Pantaleo: un culto arrivato con il monachesimo orientale M. T. S Il miracolo di San Pantaleo abato 26 e domenica 27 luglio Martis ha festeggiato San Pantaleo, patrono di questa antico centro dell’Anglona. A curare i tradizionali festeggiamenti è annualmente un apposito comitato, che quest’anno era costituito dai fedales nati del 1970, che durante l’anno hanno raccolto i fondi necessari per allestire le celebrazioni religiose e civili. San Pantaleone di Nicodemia, il cui culto è arrivato in Sardegna con il monachesimo orientale, era un medico e insieme ai santi Cosma e Damiano è il protettore dei medici. Anche per questo da diversi anni il paese fa coincidere con la festa una donazione di sangue (quest’anno risultata davvero preziosa vista la grave carenza di sangue nell’isola) che si è tenuta nella piazzetta del Comune in collaborazione con l’Avis di Perfugas. Sabato pomeriggio sono stati celebrati i vespri solenni nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe. San Pantaleo è titolare a Martis di una splendida chiesa risalente al 1300, in stile romanico gotico, che purtroppo, nonostante vari interventi di restauro, è inagibile da diversi decenni. Da questa chiesa proviene la grande tela raffigurante il “Miracolo di San Pantaleo”, datata 1595, opera del più importante pittore manierista sardo, Andrea Lusso, che ora si può ammirare all’interno della nuova chiesa parrocchiale. Dopo i vespri, anche questo per tradizione, è stato imbandito un grande rinfresco offerto dal comitato. Domenica mattina, alle 11, è partita dalla chiesa del Rosario la solenne processione del santo scortato da una folta schiera di cavalieri e cavalli sino alla chiesa di San Giuseppe dove è stata celebrata la messa solenne con il panegirico curato da don Francesco Tamponi. Il comitato quest’anno, per i festeggiamenti serali, ha voluto puntare sulla musica etnica e prima sabato e poi domenica, nella piazza San Giovanni, si sono tenuti i partecipati concerti dei “Cordas e Cannas” e dei “Tazenda” due grandi ed apprezzate band del panorama musicale sardo. feste patronali Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 ALLURA &AGNGLONA 7 Perfugas Grande festa per Santa Maria degli Angeli Mauro Tedde al 24 luglio e sino al 1 agosto si sta celebrando a Perfugas la novena della grande festa di Santa Maria degli Angeli, patrona di questa antica comunità. Venerdì 1 agosto, vigilia della festa, alle 18.30 si terranno i vespri solenni in suo onore e sabato 2 agosto, alle 10 del mattino, fra le vie del paese si snoderà la processione del bel simulacro della Madonna degli Angeli. Al termine sarà celebrata la messa solenne officiata da don Mirco Barone e da padre Emmanuele che sarà accompagnata dai suggestivi canti del coro “Matteo Peru” di Perfugas. Non mancheranno i festeggiamenti ci- D vili organizzati dal comitato 2014 in collaborazione con la locale Pro Loco e il Comune di Perfugas. Venerdì 1 agosto in piazza Mannu è previsto l’esilarante spettacolo del sempreverde comico sardo Benito Urgu, intitolato “Semplicemente numero 1”. Sempre in piazza Mannu sabato 2 agosto si terrà il concerto della band “Antan Project” . Uno spazio dedicato interamente ai bambini invece domenica alle 18, con il mega party fatto di giochi, trucchi e clown, mentre il serata l’immancabile appuntamento con il canto tradizionale isolano e più precisamente con le voci dei cantadores Franco Denanni, Salvatorangelo Salis e Daniele Giallara, accompagnati dalla chitarra di Bruno Maludrottu. Laerru Quando gli emigrati ritornavano per Santa Margherita M. T. A nche la comunità laerrese ha celebrato nei giorni scorsi la sua grande festa patronale di Santa Margherita. Una ricorrenza che proprio perché si tiene in piena estate determina il ritorno in paese per l’occasione dei tanti emigrati che, in virtù di una sorta di richiamo ancestrale, cercano di essere presenti in questi giorni così carichi di ricordi infantili e non solo. Sabato 19, alle 18,30, si è tenuta la solenne processione delle bandiere che dà praticamente il via alla festa. Domeni- ca 20, alle 9,30, ha avuto inizio la processione per le vie del paese con il simulacro della santa patrona, con le due tradizionali soste di preghiera in piazza della Regione e in piazza Santa Croce e che si è conclusa nella chiesa a lei intitolata con la celebrazione della messa solenne. Non sono mancati i festeggiamenti civili e sempre domenica, sul palco allestito in piazza della Vittoria, si è tenuto il concerto dei Bertas, la storica band sassarese che ha fatto ritorno a Laerru dopo qualche anno dalla sua ultima esibizione. Musica anche lunedì 21 con il fisarmonicista Marcello Lentinu che ha fatto danzare giovani e meno giovani. Ma quest’anno in concomitanza della festa patronale è stato organizzato da un apposito comitato anche il “Palio di Santa Margherita” una gara ippica riservata ai cavalli di razza anglo-arabo-sarda che si è tenuta nel nuovissimo galoppatoio comunale di “Bena e Traes”. E’ stata per moltissime persone l’occasione per conoscere il moderno e funzionale impianto ippico realizzato recentemente lungo la strada statale per Bulzi che, grazie alla sua posizione strategica, potrebbe diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di sport equestri del territorio. l’attenzione alle persone non va in vacanza I “ l tempo estivo non è tempo di riposo per le nostre comunità parrocchiali. L’attenzione alle persone e al popolo che il Signore ci ha affidato non va ‘in vacanza’. E di questo, abbiamo testimonianza anche nel fiorire di iniziative e feste che, partendo dalla fervida devozione popolare delle nostre terre, hanno poi una declinazione finalizzata a favorire l’aggregazione e le relazioni interpersonali”. Lo raccomandano i parroci delle zone costiere della Diocesi alle comunità parrocchiali per un’estate a misura d‘uomo: “Non dimenticate gli ultimi! Nelle organizzazioni, l’aspetto della solidarietà verso famiglie e persone bisognose dei vostri territori sia posta nettamente dinanzi ad altri tipi di esigenze”. Un invito poi alla sobrietà: “Non esasperate la dimensione estetica e mondana delle feste”. Infine, è necessaria un’attenzione particolare alla “legalità”: “Quando l’iniziativa è promossa dalla parrocchia, ci sia massimo coinvolgimento dei Consigli pastorali e dei Consigli affari economici. Su questi temi non possono esserci ‘appalti’ e ‘deleghe in bianco’ affidate a singole persone o famiglie. È inoltre serio e doveroso tenere una contabilità trasparente e consultabile da tutti, perché si sappia dove va a finire ogni euro raccolto”. 8 ALLURA &AGNGLONA Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 culto in sardegna SARDEGNA E ANGELI BUONI D. Marcello Stanzione a molti anni durante l’estate mi reco nel mese di agosto in Sardegna e precisamente a Palau nel nord dell’isola, poco prima dell’inizio della splendida Costa Smeralda per aiutare pastoralmente il parroco don Salvatore Matta che in questo periodo dell’anno grazie alla presenza massiccia di turisti necessità di un coadiutore. Ovviamente interessandomi da oltre vent’anni di diffondere la devozione cattolica agli angeli mi sono interessato pure di raccogliere un po’ di materiale sulle leggende sarde che riguardano gli angeli e sul loro culto liturgico in questa meravigliosa isola. Il golfo di Cagliari è chiamato anche “Golfo degli Angeli”, a motivo di una famosa leggenda che ha origine D con la formazione dell’isola della Sardegna. Infatti si narra che quando quest’isola stava emergendo dal mare, gli angeli la guardavano dal cielo, e rimasero entusiasti nel vederla così bella e incantevole, come una perla preziosa nella sua conchiglia. Gli angeli notarono anche che nella parte meridionale dell’isola si era formato un grande golfo, dove le onde spumeggianti del mare si smorzavano e trovavano la loro quiete naturale. Essi pensarono che un luogo così stupendo dovesse essere protetto da ogni eventuale sciagura proveniente dal cielo o dagli abissi del mare, e chiesero a Dio creatore di fare da sorveglianti a questo golfo per tenerlo lontano da qualsiasi insidia e vegliare anche sugli uomini che avrebbero popolato quella terra. Avuto il benestare da Dio, a stormi gli angeli scesero dal cielo per presidiarlo. Tutti sapevano che il golfo era protetto dagli angeli celesti e gli abitanti della zona vivevano beatamente. Ma il demonio con le sue schiere di angeli decaduti aveva invidia di tanta pace e benessere in quel golfo, così tentò una battaglia con gli angeli buoni e si scatenò un furioso scontro tra le forze del bene e quelle del male. Il combattimento perdurava già da molto tempo, e le sorti non sembravano favorevoli né all’uno né all’altro schieramento. Quando un angioletto ebbe una santa ispirazione, e tracciò nel cielo il segno della croce. I demoni di fronte a quel segno sembravano aver perso ogni vigore, così tutti gli altri angeli tracciarono nel cielo miriadi di croci, e i demoni, ormai impotenti e privi di forza, sprofondarono nell’abisso del mare, dal quale emerse un enorme scoglio nero a forma di sella, che dalla spiaggia s’inoltra verso il largo e sembra ancora puntare verso il cielo. Quello scoglio ancora oggi è chiamato La Sella del Diavolo, ed i naviganti quando passano accanto ad esso, si fanno il segno della croce, come fecero gli angeli a difesa del golfo. Sempre a Cagliari si tramanda la leggenda che riguarda sant’Efisio († inizio IV sec.), cui è dedicata una chiesa, e viene festeggiato con grande onore. Questi era un ufficiale dell’esercito imperiale romano e, quando si trovava in viaggio sulla strada di Utticania (nei pressi di Napoli), ebbe in visione Gesù Cristo in persona prigione. Efisio per grazia divina in carcere fu risanato miracolosamente da ogni segno di tortura. Davanti a questo miracolo, il viceprefetto Flaiano lo fece gettare in una fornace ardente, dalla quale Efisio uscì indenne, mentre le fiamme divorarono i sui carnefici. Efisio allora fu decapitato a Nora, sul capo di Pula e la fama del suo martirio si diffuse in tutta la Sardegna, dove è considerato uno dei santi protettori. La dottrina della Chiesa segue riguardo agli Angeli quanto dice la Sacra Scrittura, e insegna che Dio, oltre al mondo visibile, ha creato gli spiriti celesti che servono Dio e l’uomo. Anche la dottrina dell’angelo custode, che ha il suo fondamento nella Bibbia, è accettata dalla Chiesa fin dall’antichità, benché non sia stata mai formalmente definita. Nell’Oriente il culto degli Angeli si sviluppò presto, e si ha conoscenza di gruppi cristiani che li veChiesa di neravano già nel secolo III. S. Michele Arcangelo a Siddi In Occidente, nelle zone non dominate dall’Impero bizantino, si diffuse invece tardi. Vi si opposero infatti vescovi illustri, come S. Agostino di Ippona. Nel 476 il Concilio Lateranense riconobbe il culto dei tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele, che così poté diffondersi più agevolmente. Nel secolo X il culto degli Angeli divenne generale per l’influsso dei monaci grecobizantini. Poiché i culti dell’Africa romana influenzarono la religiosità dei sardi è bene ricordare che il nome degli arcangeli appare attestato in ritrovamenti epigrafici di quella Provincia, benché non numerosi, già del secolo VI. In Sardegna il culto venne introdotto durante la dominazione bizantina e abbastanza presto. Sugli altri prevalse quello di S. Michele. Il culto degli Arcangeli quindi è stato (come l’apparizione a san Paolo sulla strada di introdotto in Sardegna nell’alto Medioevo, ma Damasco), che lo nominò capitano della sua mi- quello degli Angeli Custodi risale al secolo XVII lizia celeste, ossia fu rivestito del rango di ange- – XVIII. Nel Traité des études, che il Fleury publo e fu messo a capo di tutte le schiere angeli- blicò nel 1686 e venne conosciuto in Sardegna, che, con lo scopo di diffondere nella parte occi- l’autore fa proteggere i bambini dagli angeli cudentale del mondo fino ad allora conosciuto il stodi. A Cagliari nel 1797 venne pubblicata la Vangelo e far trionfare il Cristianesimo. Quando Novena degli Angeli Custodi composta in lingua la visione scomparve Efisio si accorse di avere spagnola da un devoto religioso dei PP. Delle una croce impressa miracolosamente nel palmo Scuole Pie di Sassari e tradotta in lingua toscana della mano, come segno lasciato dalla presenza da uno dello stesso ordine. L’iconografia sarda di Cristo. Dopo alcuni anni Efisio arrivò a Gaeta dell’Ottocento ha rappresentato con frequenza e si recò da un orafo a cui chiese di preparargli un angelo che impedisce la pericolosa caduta di una croce d’oro come quella che aveva impres- un bambino. Pio VII approvò la Confraternita casa nella mano, senza alcuna paura di essere ad- gliaritana in onore degli Angeli Custodi. Essa ha ditato come cristiano e di esporsi alla persecu- sede nella chiesa di S. Giorgio vescovo. I conzione che in quel tempo imperversavano. Appe- fratelli vestono un abito bianco con cappetta viona l’orafo realizzò la croce, su di essa apparvero lacea, cordone bianco e placa con l’immagine incisi tre nomi: Emmanuele, Gabriele e Michele. dell’Angelo Custode, e portano in processione il L’orafo davanti a questo prodigio, rimase stupe- simulacro della Vergine Addolorata nel giorno fatto e cercò di distruggere la croce, ma non vi della festa. V. G. Berchialla, futuro arcivescovo di riuscì e si affrettò a consegnarla ad Efisio che Cagliari, nel 1870 pubblicò a Torino un libretto gliela aveva commissionata, fornendogli spiega- dal titolo L’angelo custode. Racconti, descrizioni zioni sulla presenza dei tre nomi, non certamen- ed affetti, che venne diffuso anche nell’arcidiote opera sua. Efisio si fece battezzare a Gaeta e cesi. Il Concilio Plenario Sardo, celebrato ad Orisi trasferì in Sardegna, prendendo dimora a Ca- stano dal 18 al 25 maggio 1924 raccomandò ai gliari dove trascorse il resto della sua vita. Qui fedeli di praticare, tra le altre devozioni, quella però il prefetto romano Giulsio della città, avvi- degli Angeli Custodi. Le chiese dedicate agli Ansato che Efisio era un cristiano, fece di tutto per geli Custodi sono in Sardegna tre, ma quella di farlo abiurare, utilizzando ogni strumento di tor- Fluminimaggiore in origine era forse dedicata ad tura, ma non vi riuscì per cui lo fece mettere in un arcangelo. culto in sardegna Festa: 2 ottobre. 3 chiese: Serramanna e Ussana in Diocesi di Cagliari; Fluminimaggiore in Diocesi di Iglesias. Anche in Sardegna nel Medioevo vennero elevate numerose chiesette col titolo di S. Michele. Nel secolo IX ne esisteva una a Cagliari. In essa l’arcivescovo Arsenio aveva eretto un altare, del quale, il papa Leone IV, scrivendo al vescovo Giovanni nell’850 circa, ordinò la demolizione, come si è già detto, perché era stato elevato da un pastore considerato eretico. A modelli bizantini del secolo IX, si rifaceva sicuramente l’alzato di una chiesetta dedicata a S. Michele a is Mortorius, località denominata comunemente Santu Miali dai pastori della zona. Diverse sono le chiese monumentali ancora oggi dedicate a S. Michele. Quella di Plaiano, nota come S. Miali de li Plani, sorge non lontano da Sassari, e fu donata nel 1082 a S. Maria di Pisa dal giudice di Torres Mariano I e dal figlio Costantino. Sotto il controllo dell’Opera di S. Maria si provvide a costruire ex novo l’impianto della chiesa, la cui aula fu prolungata quando l’abbazia venne affidata dalla stessa Opera ai Camaldolesi di S. Zenone di Pisa (6 novembre 1116) in cambio di un tributo annuo di cento soldi lucchesi. Di quel periodo è anche la facciata, che però è stata molto rimaneggiata nell’ultimo restauro. Quindi il Capitolo pisano la cedette il 3 settembre 1127 ai Vallombrosani. Nel 1144 i beni della chiesa e dell’abbazia furono incorporati nella mensa dell’Arcivescovo di Torres. S. Michele di Salvenero, nelle campagne di Ploaghe, venne costruita sul luogo di una precedente chiesetta ad iniziare dal 1110 circa, dai Benedettini di Vallombrosa. Vicino sorgeva il paese oggi scomparso di Salvenor o San Venero. La chiesa, che sarebbe stata costruita, stando al Fara, dal giudice Mariano I tra il 1065 e il 1082, è ricordata in una bolla pontificia del 1138 come sede abbaziale dipendente da Vallombrosa. Il monastero non esiste più e la chiesa è stata molto rimaneggiata nel corso dei secoli perdendo gran parte del suo aspetto originario romanico arcaico e toscano. Ricordo ancora la romanica S. Michele di Murusas, tra Sassari e Porto Torres presso Li Punti, che era la parrocchiale del villaggio oggi scomparso di Murusas ricordato nel condaghe di S. Pietro di Silki. S. Michele di Siddi, costruita nel XIII secolo in stile romanico, è la più piccola chiesa a due navate della Sardegna e si ispira alla vicina chiesa di S. Pietro di Villamar. All’inizio del II Millennio esisteva la chiesa di S. Michele di Banari che nel secolo XII fu donata ai Camaldolesi. Tra le chiese a noi più vicine nel tempo, sono quelle di Cagliari, di Alghero e di Sassari. La prima è stata costruita sul finire del secolo XVII con i mezzi lasciati in eredità da Francescangelo Dessì, morto a Cagliari nel 1674 e tumulato nella stessa chiesa. Contiguo all’edificio sacro c’è l’Ospedale militare che in origine e fino al 1848 anno in cui furono cacciati i gesuiti, era la Casa del Noviziato dei figli di S. Ignazio di Loyola. La prima pietra di quella di Alghero e, insieme, del Collegio dei Gesuiti fu benedetta nel 1589, ma i lavori ebbero termine nel 1675 sotto la direzione di Domenico Spotorno. Sul luogo esisteva prima un’altra chiesa. Secondo Renata Serra, il S. Michele di Alghero corrisponde bene ai dettami che l’Ordine impartiva da Roma. La chiesa di S. Michele di Sassari venne eretta durante il dominio austriaco, tra il 1708 e il 1717, ed era in origine intitolata a S. Gavino. Sorge nella piazza della cattedrale di S. Nicola. Il nome dell’Arcangelo viene ripetuto in numerosissimi toponimi ed è stato dato alla Grotta di S. Michele in territorio di Ozieri, una delle grotte sepolcrali sarde più importanti e forse chiesa nell’età paleocristiana. Le varie forme medioevali del nome si ritrovano nei Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 condaghi. Miale è presente nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado ai nn. 73, 89, 124, 157 ecc.; Micael nel CSNT ai nn. 23, 31, 66, ecc.; Micali nel CSNT ai nn. 9, 216, 248; Migali nel CSPS ai nn. 35, 43, 92, 147, 245, 298, 4000. Festa: 29 settembre. Festa nello stesso giorno ad Alghero, Aritzo, Banari, Barisardo, Bitti, Collinas, Esterzili, Gonnostramatza, Irgoli, Milis, Nurri, Ollolai, Posada, San Vero Milis, Siddi, Silì, Sorradile, Tadasuni, Talana, Villasalto; a Sagama il 24 marzo e l’ultima domenica di settembre; a Luogosanto il primo maggio; a Silì il 6 maggio; a Ghilarza, Luras e Monti la seconda domenica di maggio; a Padru di Buddusò e a S. Teresa di Gallura il secondo lunedì di maggio; ad Arzachena l’11 maggio; a Berchidda nella seconda quindicina di maggio; a Irgoli il 24 maggio e la seconda domenica di ottobre; ad Aritzo l’8 maggio; a Dolianova la prima domenica di settembre. Chiese oggi: 46; Diocesi di Ales: Collinas (patrono), Gonnostramatza (patrono), Siddi; Diocesi di Alghero-Bosa: Alghero, Lei, Sagama, Sedilo (ruderi), Tadasuni; Diocesi di Iglesias: Iglesias; Diocesi di Lanusei: Esterzili, Talana, Villanova, Strisaili; Diocesi di Nuoro: Bitti, Irgoli Ollolai, Orgosolo, Posada, Sarule; Diocesi di Oristano: Aritzo (patrono), Ghilarza, Milis, Neoneli, San Vero Milis, Sorradile; Diocesi di Ozieri: Berchidda, Bono (patrono), Monti, Padru (frazione di Buddusò), Pattada; Diocesi di Sassari: Banari, Ploaghe (Salvenero), Sassari (quattro chiese: la prima nel territorio della parrocchia della Cattedrale, la seconda in quello del Cuore Immacolato, la terza è S. Michele di Plaiano, la quarta a Li Punti, Musuras); Diocesi di Tempio-Ampurias: Arzachena, Luogosanto, Olbia (S. Angelo), San Pantaleo (Bucchitoltu), San Pasquale (Liscia), Tarrapadedda (fraz. di Trinità d’Agultu). Dell’Arcangelo Raffaele si parla ampiamente nel libro di Tobia. Due ebrei della diaspora, Tobi e Sara, vissuti nel secolo VIII – VII a. C., incorsero in una sorta dolorosa e furono colpiti da gravi tribolazioni. Dio mandò in loro aiuto l’angelo Raffaele che liberò il vecchio Tobi dalla cecità e la giovane Sara dall’influsso demoniaco. Alla fine Sara poté sposare Tobia, figlio di Tobi. Nel racconto abbondano i tratti meravigliosi e la presenza di Raffaele è come una visione. Per mezzo di lui Dio comunica con gli uomini che gli sono fedeli. L’angelo si mette al servizio di un’intera famiglia assumendo forma umana, e diventa accompagnatore di viaggio, guaritore, mediatore di matrimonio, intercessore. Quando la felicità ritorna nella famiglia di Tobi, Raffaele sparisce in ALLURA &AGNGLONA 9 modo improvviso. San Gregorio magno scrisse: “Raffaele significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobi, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato Medicina di Dio colui che venne inviato a operare guarigioni”. La pietà cristiana si rivolge a Raffaele per ottenere la protezione nei viaggi e nei pericoli e la guarigione in certe malattie. Interessante tra le chiese dedicate all’arcangelo Raffaele è quella che sorge a qualche chilometro da Ghilarza, presso il fiume Tirso, ed è detta di S. Serafino. Appartiene agli inizi del secolo XIV, ma di quell’antica costruzione restano solo avanzi del prospetto e dei fianchi. In una cappella della chiesa di S. Mauro a Cagliari è esposto alla venerazione il simulacro di S. Raffaele scolpito da G. A. Lonis con altre quattro statuette che raffigurano gli arcangeli nominati nei libri apocrifi del Vecchio Testamento, cioè Uriele, Barachiele, Sealtiele e Iehudiele. Festa: liturgica con Michele e Gabriele il 29 settembre. Festa popolare il 24 ottobre, ma a Sindia la terza domenica di Pasqua. Chiese oggi: 5; Diocesi di Cagliari: Villasimius (patrono); Diocesi di Iglesias: Is Urigus frazione di S. Giovanni Suergiu (patrono, Fluminimaggiore (detta dell’Angelo Custode); Diocesi di Oristano: Ghilarza, Tonara (patrono). Riguardo invece al terzo arcangelo notiamo che la solennità di San Gabriele, separata dalla celebrazione dell’Annunciazione, ha avuto inizio soltanto nel secolo X. Nel 1921 il papa Benedetto XV ne ha esteso la festa a tutta la Chiesa. I Greci lo chiamavano propilaios, che significa “posto davanti alla porta” per custodirla. Insieme con San Michele è venerato come guardiano delle chiese. E’ patrono dei corrieri e dei portalettere. Tra le chiese sarde, quella di Sagama è ricca di tele di grande valore e di una bellissima statua dell’Arcangelo nell’atto di salutare la Vergine, attribuita a Nino Pisano. Di un certo interesse artistico è la parrocchiale di Cheremule. Festa: 24 marzo; a Sagama anche il 28 ottobre (festa della consacrazione della chiesa). Festa popolare a Neoneli il primo lunedì di agosto; il 2 – 3 agosto a Tonara; il primo settembre a Villanova Strisaili. Nel nuovo calendario liturgico della Chiesa latina i tre Arcangeli sono ricordati insieme il 29 settembre. Chiese oggi: 6; Diocesi di Alghero – Bosa: Sagama (patrono); Diocesi di Lanusei: Villagrande Strisaili (patrono); Diocesi di Nuoro: Olzai; Diocesi di Oristano: Neoneli, Tonara (patrono); Diocesi di Sassari: Cheremule (patrono). Chiesa S. Gabriele Arcangelo di Tonara 10 ALLURA &AGNGLONA la maddalena Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 La Maddalena ritornano le statue degli evangelisti nella facciata della chiesa M ercoledì 16 luglio, sono state posizionate nella facciata della chiesa di S. Maria Maddalena le statue dei quattro evangelisti. È un evento storico per la nostra comunità. Dalla costruzione della chiesa, duecento anni fa, le statue non ci sono mai state nelle nicchie. C’erano anticamente delle sagome in ferro, piatte, rappresentanti i quattro evangelisti. I più anziani le ricordano. Poi nel 1952 fu prolungata la chiesa di 8 metri e fu modificata la facciata. Nel 1994 fu riportata al disegno originale. Ma le nicchie rimasero vuote. Il sindaco Serra, fece fare delle bozze da alcuni artisti. Alcuni proponevano le statue in marmo, altri in bronzo ma c’erano inconvenienti ed il prezzo era molto alto. Anche la parrocchia consultò diversi artisti sardi e del continente che mandarono i disegni ma non erano soddisfacenti. Il sindaco Comiti ci teneva alle statue della facciata e stanziò alcuni anni fa 50 mila euro. Ma non si riusciva a partire. Finalmente ci fu un accordo tra il Comune e l’ufficio dei Beni Culturali della diocesi diretto da don Francesco Tamponi che è anche direttore dell’Ufficio Regionale Beni Culturali. In occasione del bicentenario della chiesa di S. Maria Maddalena, Comune e Ufficio Beni Culturali della diocesi hanno stanziato una somma per le statue, ma anche per eliminare le infiltrazioni di umido nella chiesa, imbiancarla dentro e fuori e rifare le finestre. Si è affidata la direzione dei lavori all’Ufficio Beni culturali per rendere più agevole il cammino. Il primo obiettivo è stato raggiunto col posizionamento delle statue che sono state inaugurate lunedì 21 luglio, vigilia della festa di S. Maria Maddalena. Gli altri lavori di risanamento si faranno dopo l’estate. Le statue dei quattro evangelisti sono in polvere di marmo che resiste anche a particolari sollecita- zioni perché contiene della resina. Sono presentate con i simboli ecclesiastici: il leone per S. Marco, l’uomo per S. Matteo, (in questo caso un bambino), il vitello per S. Luca, l’aquila per S. Giovanni. I simboli degli esseri viventi più nobili di cui si parla nell’Apocalisse. L’artista è il sig. Desole Corrado di Sassari. Sono costate circa 50.000 euro. Anche la memoria della Madonna del Carmelo è stata celebrata con solennità poiché a La Maddalena la devozione alla Madonna del Carmelo è molto forte. Anche nel nostro museo c’è una bellissima statua della Madonna del Carmelo. Alla fine della Messa il parroco ha benedetto dei piccoli “scapolari” devozionali che ha distribuito ai fedeli. • Domenica 13 c’è stata a Tempio in Cattedrale la professione solenne di Suor Angela Orunesu, giovane suora cresciuta a La Maddalena e di altre sette suore della Congregazione di Gesù Crocifisso fondata dal maddalenino Padre Salvatore Vico e da madre Maddalena Brigaglia. La Messa presieduta dal vescovo Mons. Sanguinetti è stata concelebrata da Mons. Atzei, Mons. Meloni e Mons. Morfino. Il vescovo nell’omelia ha detto che “è un dono quello di seguire Cristo nei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. È una prospettiva che apre a Dio e ai fratelli, all’eterno più che all’effimero, agli altri più che a se stessi, con la fatica di scelte contro corrente. Siate collaboratrici del divino Seminatore ha detto alle suore professe. La Chiesa cresce per testimonianza ed attrazione non per proselitismo. Svegliate il mondo alla fraternità, all’amore e alla pace“. La madre generale Suor Feliciana Moro ha espresso la sua gioia e riconoscenza a Dio per le giovani suore, ha ricordato la figura del fondatore Padre Vico e il suo invito frequente: “Viva la gioia”. • Continua nella chiesa parrocchiale, in occasione del bicentenario, una sistemazione più ordinata dei simboli religiosi. All’entrata presso l’acquasantiera, una scheda presenta la storia della chiesa, un’altra descrive ciò che c’è nel presbiterio. È stato portato in chiesa il quadro originale della Trinità. Sotto la teca contenente le reliquie di alcuni santi sono stati scritti in maniera leggibile i nomi dei santi. La statua di S. Silverio, patrono dei Ponzesi, è stata collocata nella cappella di S. Erasmo, Facciata della chiesa con le statue dei quattro evangelisti Suor Angela e Suor Aurora Orunesu con don Domenico devozione pure questa proveniente dalla Campania. Al posto della Madonna dormiente è stato posto il Cristo morto con la Madonna addolorata, là dove era anticamente. La statua della Madonna Assunta è stata collocata al posto della Madonna di Fatima perché l’assunzione è il culmine della vita della Beata Vergine e perché c’è stata sempre a La Maddalena tanta devozione all’Assunta. Un vecchio confessionale è stato eliminato e siamo in attesa di un dipinto del ‘700, appena restaurato, appartenente al periodo di fondazione della chiesa parrocchiale. Tra qualche giorno nelle varie cappelle verranno posizionati dei leggii descrittivi. Grido di speranza Spettacolo di musica, canto, danza, balletto sardo nel Bicentenario dell’edificazione della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maddalena D.D. V enerdì 25 luglio 2014, nel piazzale della Chiesa, la Joy Band, composta da don Alberto Guevara e più, ha proposto al pubblico “Grido di Speranza”, spettacolo di musica, canto, danza e balletto sardo per celebrare il Bicentenario (18142014) della edificazione della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maddalena. La Band è stata affiancata da bambini, giovani e gruppi corali di adulti, a rappresentare con la loro presenza e i loro canti la Famiglia Cristiana Intergenerazionale, che, anche in momenti di crisi, non solo economica, ma anche di valori, sa reagire con fede ed elevare un grido di speranza alle generazioni future. Lo spettacolo, presentato da Lorenzo Impagliazzo e dalla giovane Sara Pinna, ha visto l’alternarsi di brani musicali, rielaborati o composti da don Alberto, momenti di danza ottocentesca, proposti dalla Compagnia Tersicore, la Danza Pivé: “Arcobaleno di speranza“, offerta dal Gruppo di bambini diretti dalle giovani maestre di ballo Elisa ed Alice, e l’esibizione in musica e balletto sardo di sei bambini del Gruppo Folk di Galtellì. Un ringraziamento particolare va, da parte dell’ organizzazione, all’Assessore alla Cultura, sig. Gianvincenzo Belli e al Comitato Festeggiamenti Classe ‘64, che ha curato l’aspetto logistico dello spettacolo. la maddalena Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 ALLURA &AGNGLONA 11 la Maddalena, solenne concelebrazione con tre Vescovi Il parroco ha donato umanità e credibilità alla chiesa isolana Claudio Ronchi l capolavoro storico-culturale del vicario urbano e parroco don Domenico Degortes è stato quello di aver avuto - nella celebrazione della festa patronale di Santa Maria Maddalena e dei 200 anni dall’erezione della chiesa parrocchiale a lei dedicata - la contemporanea presenza del vescovo di Ajaccio “primate” della Corsica mons. Oliver de Germay e dell’ordinario militare per l’Italia mons. Marcianò, a sottolineare, insieme al vescovo della Gallura, dell’Anglona e di Ozieri mons. Sebastiano Sanguinetti, radici e storia della comunità, cristiana e non, maddalenina. Una presenza, quella sull’altare, di queste tre figure, di per sé icona e testimonianza di valori oggi magari poco considerati da molti, ma che assumono grande significato in una prospettiva storica e, se vogliamo, profetica, per la comunità isolana. Mica una cosa da poco. L’altro capolavoro di don Degortes, che in 15 anni da “parroco” ha donato umanità e credibilità alla chiesa isolana, è stato quello, dopo 200 anni appunto, di aver completato la chiesa voluta ed edificata, col contributo del lavoro e degli oboli della popolazione, dall’ammiraglio Des Geneys, fondatore della Marina Sarda poi diventata Italiana, e dell’arma dai I Carabinieri. Le origini corse della comunità, la presenza militare che l’ha sviluppata, il forte legame col resto della Sardegna: Mica cosa da poco … Nell’abside e in processione, il 22 luglio scorso, a celebrare, c’erano una trentina tra preti e diaconi. Gli altri parroci e sacerdoti della città (don Domanski, don Pilotto, don Piras, don Guevara e don Tumminello), mentre la nostra Diocesi era rappresentata anche dal vicario mons. Andrea Raffatellu e da altri presbiteri. Col vescovo della Corsica c’era anche l’ajaccino don Roger Poggi, e la Marina Militare era presente anche col cappellano attuale e con don Rino De Paola che a Maddalena fu negli anni scorsi. La pattuglia di preti isolani, aperta da don Paolo Piras era completata da don Roberto Aversano e da fra Massimo Terrazzoni, e dall’anziano monsignor-arcivescovo Carlo Curis, spiritualmente presente. C’era anche, tra gli altri, don Alessando Piga, qui viceparroco diversi anni fa. Hanno partecipato alla Messa e alla Processione a terra e a mare il sindaco Comiti con alcuni assessori, il presidente del Consiglio Comunale Bargone, il comandante del Presidio Mili- “Profondo legame tra la comunità maddalenina e la santa patrona Maria Maddalena prima testimone del Signore Risorto C. R. I “ l Bicentenario rappresenta l’orgoglio di una storia e di un patrimonio di fede, di cultura, di identità di questa comunità maddalenina” ha affermato ad inizio di omelia il vescovo mons. Sebastiano Sanguinetti. “Storia e patrimonio da custodire, da attualizzare, da calare nell’oggi della vita di questa comunità, e da tramandare alle nuove generazioni, come i vostri padri hanno fatto nei vostri confronti”. I quattro Evangelisti, piazzati sulla facciata della chiesa, “non sono stati collocati soltanto per riempire il vuoto di quelle nicchie, per dar loro dignità architettonica, ma, posti all’ingresso di questa Chiesa, dicono su cosa si fonda la nostra fede, qual è il fondamento della Chiesa, la Parola, il Verbo, la Parola fatta Carne. Un Bicentenario “di intimo e profondo legame tra la comunità maddalenina, di cui porta il nome, e la sua Santa Patrona, che le è guida come anche maestra di vita. Maria Maddalena prima testimone e prima apostola del Signore Risorto. Ma la fede” ha proseguito il vescovo Sanguinetti “non è solo atto ed esperienza di vita individuale, la fede si riceve, si vive, si trasmette in una comunità, in un contesto di condivisione con i propri fratelli. Il grande padre della chiesa, San Cipriano, diceva, che ‘non si può avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre’; dunque Chiesa-Madre, questo grembo che ci nutre, che ci fa nascere nella fede, che ci accompagna verso la maturità cristiana, nella quale noi facciamo esperienza viva della paternità di Dio”. La festa patronale dunque, ha ancora affermato il vescovo, è occasione per rafforzare la nostra fede ma anche per radicare ancor di più la nostra appartenenza ecclesiale, per essere e sentirci Chiesa unita e missionaria, come ci ricorda Papa Francesco, “Chiesa in uscita, che non si accontenta di rimanere chiusa nel suo cerchio, nella sua cittadella”, ma Chiesa che va dove c’è l’uomo assetato, “che condivide con l’uomo la sorte, i dolori, le gioie”. Alla Preghiera dei Fedeli si era pregato “per tutti coloro che sono in difficoltà, per i malati, per gli anziani, per i disoccupati”, come anche “per le tutte le famiglie maddalenine, “quelle unite nell’amore e quelle segnate dalla divisione”; “per i turisti che ci allietano della loro presenza e con noi onorano la Santa Patrona”, “per la città di Ajaccio gemellata con La Maddalena, perché l’amicizia e la collaborazione tra le due città e le due isole, Corsica e Sardegna, divenga sempre più fruttuosa, ricca di scambi e feconda di iniziative”, “per Papa Francesco, per il vescovo Sebastiano, per mons. Olivier, vescovo di Ajaccio, per mons. Santo, ordinario militare, per il concittadino mons. Curis, nunzio apostolico nel 67° anniversario della sua prima Messa”, “per il sindaco e gli amministratori, e per i responsabili dei vari enti civili e militari presenti nell’Isola”; per tutti coloro che hanno partecipato “con fede alla festa di Santa Maria Maddalena, perché col suo esempio e la sua intercessione possano seguire Cristo anche sotto la croce, servirlo ed annunciarlo ai fratelli”. tare Gabrini, della Capitaneria di Porto Alessandro Petri, e i rappresentanti di altri enti militari nonché il sindaco di Luogosanto Scampuddu e il vice sindaco di Palau Vasello. Non c’erano né il parroco né il sindaco di Palau. Ad animare e solennizzare la celebrazione sono state le musiche e i canti liturgici del Coro Santa Cecilia diretto dal maestro Luigi Macciocu. La statua in processione a terra e a mare è stata portata dalla Classe 1964 del Comitato Festeggiamenti (una cinquantina le barche suggestivamente illuminate), onorata da fuochi d’artificio “da bicentenario” e, novità assoluta ideata dal presidente Pirredda, da una applaudita imponente cascata di luci al momento del rientro in chiesa. Tra i presenti un nutrito gruppo di giovani suore che prestano servizio a Roma, presso l’Ordinariato Militare, e i gruppi in costume di Orune, Luogosanto e La Maddalena. 12 ALLURA &AGNGLONA vita diocesana Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 Dove c’è l’amore arriva la speranza un’esperienza nel carcere di Nuchis Il coro Gospel, le insegnanti, i genitori entro il Carcere di Nuchis, sicuramente, si respira un’altra aria rispetto alle diverse e terribili realtà carcerarie sparse nella penisola, ma resta comunque un luogo di detenzione. Un interessante progetto vede coinvolte più parti: il coro Gospel di Telti, la classe quinta della Scuola Elementare del IV circolo di via Vignola e la classe 2I della Scuola Media Inferiore A.Diaz di Isticadeddu entrambe di Olbia. I lavori i cui titoli sono, rispettivamente, “Il seme che era un fiore...e non un’erbaccia” e “Dove c’è l’amore arriva la speranza”Hanno avuto come obiettivo principale quello di guardare oltre” e provare ad abbattere le barriere spesso più robuste di quelle carcerarie costituite dai nostri pregiudizi, luoghi comuni, falsi pietismi,giustizia vendicativa ecc. Nel carcere di Nuchis, in tanti studiano, si diplomano, amano il canto,la musica, suonano degli strumenti, costruiscono oggetti... provano a vivere. Alcuni insegnanti, alla presenza di un piccolo gruppo di genitori sensibili e attenti, hanno presentato agli ospiti del carcere, i lavori fatti dai loro alunni, che nelle ore scolastiche hanno riflettuto sulla realtà carceraria attraverso uno strumento che le stesse persone detenute, hanno fornito loro: un libro D il cui titolo un pò ironico fa sorridere “Tu chiamale se vuoi...evasioni”. Il libro contiene i racconti di vita e le poesie di molti di loro; pagine ricche di umanità, tenerezza, bisogno d’amore che hanno toccato i cuori dei bambini. All’interno della biblioteca carceraria si è vissuto un momento di grande intensità emotiva; i disegni e le riflessioni-poesie raccolte in un cd e il cartellone con pensieri e immagini realizzati dagli alunni, ci danno testimonianza ancora una volta di quanto i bambini siano molto più “grandi di noi”, la loro capacità inconsapevole di aprirci quelle porte che noi adulti teniamo chiuse, a volte volutamente, a volte per ignoranza. Gli adulti presenti (volontari, educatori, persone detenute, insegnanti, guardie carcerarie) in un misto di gioia e commozione, hanno condiviso pensieri, desiderio di capire di più su una realtà che spesso viene socialmente rimossa, e il proposito di percorrere un pezzo di cammino insieme. La Dott.ssa Carla Ciavarella, direttrice del carcere di Nuchis, promuove di frequente eventi di vario tipo che permettono di rendere la struttura carceraria come parte del territorio e non un‘isola lontana dalla realtà circostante. Credere fermamente in una giustizia che tende al recupero delle persone e della loro dignità è il proposito di questa direttrice che mette in pratica Un anno fa la dipartita di Mons. Spettu Santino Cimino È già passato un anno da quando Mons. Efisio Spettu, sacerdote cagliaritano, ma ben conosciuto nel clero sardo, ha concluso la sua esistenza terrena. Nell’imperscrutabile disegno della sua provvidenza, il Signore lo ha chiamato a sè in una ricorrenza importante e credo significativa per don Efisio, il 14 luglio, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di un gigante della pastorale sanitaria, San Camillo de Lellis. E proprio in questo versante della pastorale don Spettu ha speso parte della sua vita, accompagnando con amorevoli cure tante persone, bambini, giovani e anziani nel loro lungo e misterioso viaggio della sofferenza. Era un appassionato degli ammalati, incontrati negli ospedali, specialmente nell’oncologico dove è stato per anni cappellano, ma anche in altre strutture sanitarie e nel santuario di Lourdes, disponibile sempre all’ascolto dei loro problemi, delle loro attese, donando con spirito di grande umanità un messaggio di fiducia e di speranza. I sofferenti li portava nel cuore, affidandoli quotidianamente alle mani Maria, per la quale nutriva una chiara e sincera devozione. Il ricordo più nitido è inevitabilmente legato agli anni del Seminario Regionale, quando don Spettu, nell’onerosa mansione di Rettore, ha guidato la comunità dei futuri presbiteri condividendone le gioie e le fatiche. Già ultrasessantenne non rinunciava ai momenti di svago, specialmente alle partite di calcio dove, con grinta ed entusiasmo, sfidava gli avversari alla pari di un giovane e dinamico atleta. Ma la partita più impegnativa e coinvolgente don Efisio l’ha giocata nel vasto campo della sofferenza, vivendo a contatto con le membra deboli della chiesa, esercitando in modo avveduto il ministero della consolazione, intessendo anche con le famiglie degli am- malati un rapporto di amicizia e di solidarietà. Quella sofferenza che ha evangelizzato e di cui si è fatto compagno di viaggio, l’ha poi incontrata nella sua vita, accettandola serenamente e accogliendola come una nuova chiamata al servizio del Regno. Don Efisio spesso amava ripetere che le prime persone ad accoglierci in paradiso sono i poveri e i sofferenti che abbiamo aiutato. Lui ne ha raggiunti ed assistiti tanti e siamo pertanto fiduciosi che dal cielo continuerà ad essere vicino con l’affetto e la preghiera a quanti ancora portano scolpiti i segni dell’umana sofferenza. D. Efisio Spettu ciò che dice il nostro sistema giudiziario. In questo modo si favorisce la fuoriuscita di quei talenti che per molti ospiti del carcere, sono rimasti inespressi e nascosti per molto tempo. Le Dirigenti delle Scuola Elementare del IV circolo e della Scuola Media A.Diaz Isticadeddu di Olbia, la dott. Francesca Demuro e la dott.ssa Fiorella Ricciardi, hanno accolto la proposta dei loro insegnanti e permesso e favorito la realizzazione di questo progetto che ambisce a continuare per il prossimo anno. Francesco, l’autore di una delle poesie raccolte nel libro, dice di sentirsi come Diogene che con una lanterna cerca l’uomo. Ecco, pensiamo che questa sia la cosa più importante: mettersi al ricerca di sè stessi fino a ritrovarsi, perdonarsi e ri-alzarsi. Vale per tutti, dietro e fuori le sbarre. Ciò di cui tutti abbiamo immensamente bisogno è l’incontro con l’altro. POESIA IN MEMORIA DEL BEATO GIUSEPPE MONSERRATO, frate francescano castellanese morto in concetto di santità il 3 agosto del 1716 LU BIADDU IUSEPPU Calteddu di lu tempu passaddu, un ommu speciali ci ha lassaddu, lu cjammavani lu biaddu Iuseppu di boni radigi e singulari ceppu. Indussadu aia l’abiddu francilcanu, lu Crucifissu tinia sempri in manu, l’abbaidava cun cara amurosa e lu multrava a la ienti bisugnosa. Boni e santi erani li sò parauli, è viriddai, no sò fauli, sanava l’animi adduluraddi illu cunventu di li fraddi. La molti soia aia profetizzaddu, la di tre di aoltu era ‘lpiraddu, dendi a li fraddeddi pagi e binidizioni, a ca lu salutava un sintimentu di frizioni. Li caltiddani no l’hani dimintiggaddu, la terra pigliavani da undi era suttarraddu, pa passalla illu colpu sufferenti e intindissi ienti gaudenti. A videllu in paradisu di lu biaddu Iuseppu lu visu, cun tutti l’agnuli e li santi e caltiddani tanti e tanti. Santino Cimino Interno della Cattedrale di Castelsardo dai paesi Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 Luras, la nuova Pro Loco parte con il botto successo per la sagra della zuppa V enerdì 18 luglio, le vie di Luras si sono riempite di migliaia di turisti e visitatori che hanno accolto l’invito della Pro loco e del Gruppo Folk del paese. “La Sagra della Zuppa”, infatti è andata in archivio con successo. La serata è scivolata via con il giusto mix di cultura, tradizioni e gastronomia. I soci della rinata Pro loco hanno iniziato il loro percorso rispolverando una manifestazione che veniva fatta in paese diversi anni fa. Dalle 19, via Nazio- nale e piazza Curiedda hanno visto passare nelle bancate all’aperto, oltre 1200 persone che hanno potuto gustare il menù a base di zuppa lurese, formaggio, pane, amaretti e vino nebbiolo. Il tutto allietato dalla fisarmonica di Lorenzo Satta che ha fatto ballare tutti fino a tarda notte. Durante la manifestazione ha fatto il suo debutto con il nuovo costume i “Gruppo Folk” di Luras che ha sfilato tra gli appalusi della gente, presentandosi e regalando qualche ALLURA &AGNGLONA 13 esibizione, così come ha fatto, apprezzato, il coro “Su Bubugnulu”. Per tutta via Nazionale, inoltre, le associazioni del paese si sono presentate con un proprio stand. “Siamo soddisfatti dell’ottima riuscita della nostra prima manifestazione - ha commentato il presidente della Pro loco, Domenico Scanu - siamo, inoltre, contenti che la gente abbia apprezzato la nostra zuppa e che si sia divertita in piazza anche a ballare”. Il nuovo gruppo della Pro loco ha lavorato attivamente ed in poco tempo per organizzare il proprio primo evento. Per il futuro si preannunciano diverse manifestazioni in paese. I soci sono circa 120. La ricca estate di Badesi: lo spettacolo del mare Sebastiano Depperu on solo mare a Badesi, una delle località turistiche più belle ed apprezzate del Nord Sardegna. C’è anche tanto impegno per offrire ai vacanzieri (e non solo) un’estate davvero spettacolare. E ricca di eventi. “L’Estate Badesana 2014” è iniziata da oltre un mese con diversi appuntamenti di successo, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con le diverse associazioni che operano in paese. Sono tanti gli eventi che allieteranno questa estate. Uno degli eventi più attesi è quello musicale che prevede l’arrivo di Enzo Favata con il suggestivo momento dei tramonti di musica sulle bocche con il sassofonista sardo farà sognare il pubblico che risponde sempre numero al suo richiamo (20 agosto). Tra gli ospiti già transitati a Badesi, c’è anche Capitan Ventosa. Il popolare inivato di “Striscia la Notizia” ha proposto uno show assieme alla sua “V band”, offerto dal comitato della festa patronale “Sacro Cuore di Gesù” (classi 73/83) in collaborazione con il Comune di Badesi. Tra gli appuntamenti più attesi la notte dei calici di stelle (10 agosto), il Carnevale Estivo (13 agosto) Le serate, che si svolgeranno con frequenza ravvicinata, sono iniziate la prima settimana di luglio e si protrarranno fine a settembre. In un calendario che si rispetti non potevamo mancare le sagre e le manifestazioni culinarie ed enogastronimiche per la promozione del territorio e dei suoi prodotti. Ecco così che arriveranno: “Sagra della zuppa gallurese” (8 agosto), “Sagra della maz- Carnevale estivo a Badesi N za frissa” (12 agosto), “Sagra del vitellone arrosto” (19 agosto). Il settore turistico è quello principale per la nostra economia - dice il primo cittadino Toni Stangoni - l’amministrazione, grazie alla collaborazione delle associazioni e delle società sportive sempre presenti, è riuscita, con poche risorse, ad organizzare un calendario di serate che spaziano dalla cultura all’enogastronomia, dalla musica al puro divertimento con manifestazioni che hanno una tradizione ultra 25ennale come il carnevale estivo. Speriamo di aver centrato l’obiettivo e Monti on line il primo sito sul santuario di San Paolo eremita Pigi Sini D a martedì 15 luglio su internet è possibile visitare il nuovo sito dedicato al santuario di San Paolo eremita. Nato e curato da un’idea del parroco di Monti don Pierluigi Sini, il sito dedicato a san Paolo eremita è il primo in assoluto nella storia. Cliccando su www.sanpaolodimonti.it vi è la possibilità di poter accedere alla pagina web che permette di visitare il sito che è in grado di fornire delle preziose informazioni sulla storia del santuario, del santo e sul programma della festa del prossimo agosto. Elaborato tecnicamente e magistralmente dal buddusoino Giuseppe Seu, presidente della Coperativa Liber, il sito offre la possibilità di poter navigare da ogni angolo del pianeta, visualizzando delle pagine che sono utili per conoscere e per recepire delle notizie sul santuario che è meta di pellegrinaggi da gruppi provenienti dalla Sardegna ed in modo particolare dalla gallura e dal nuorese. Le bellissime foto pubblicate nel sito sono del repertorio di un progetto dell’istituto comprensorio di Monti e quelle più recenti del fotografo Dante Pantani di Olbia. Suggestivo e interessante la pubblicazione sul sito dell’antica pergamena custodita gelosamente nell’archivio parrocchiale di Monti. Da una traduzione datata 12 dicembre 1940, di mons. Mercati, della Suprema Suprema Santa Congregazione del Santo Offizio di Roma, scrivendo all’allora parroco di Monti mons. Giommaria Casu, viene affermato con assoluta certezza che la chiesa dedicata al culto a San Paolo è stata consacrata dal vescovo di Bisarcio mons. Marzocco tra il 1342 e il 1348. Nel sito non mancano delle informazioni utili sul dinamico e ospitale paese di Monti che offre la possibilità di poter visitare i siti web della confraternita parrocchiale di San Gavino, della pro loco, della cantina del vermentino e del comune di Monti. di far divertire e star bene turisti e residenti in questa stagione”. Soddisfatto anche l’assessore al turismo e cultura: “Siamo contenti del lavoro di programmazione svolto dal Comune in collaborazione con tutte le associazioni - spiega Francesco Addis - che, ci tengo a sottolineare, sono molto attive anche durante tutto l’anno. Abbiamo cercato di soddisfare le diverse esigenze delle varie fasce di età. Inoltre, particolare attenzione si è rivolta verso le produzioni enogastronomiche locali, punto di forza della nostra offerta turistica”. Perfugas un modo originale per valorizzare i prodotti agricoli N el tempo dei Fast-Food e dei cibi preconfezionati, questo è un ritorno alle origini: proporre cibi genuini, prodotti nel territorio a Km zero. Nell’ambito del progetto per l’attivazione del mercato del contadino “Ortalijas” nel comune di Perfugas, con l’obiettivo di favorire la vendita diretta di prodotti agricoli del territorio da parte dei produttori locali, è stata realizzata una interessante iniziativa intitolata: “Ortalijas, tra rivisitazione storica, buon cibo e musica”. La domenica 27 luglio, l’orto botanico di Perfugas (in Via San Filippo) è stato animato, alla sera, con le attività ludico-ricreative proposte da Sa Rundine (tiro con l’arco, scheggiatura della selce per la preparazione delle frecce come si faceva in epoca nuragica), con il mercato contadino Ortalijas e il menu a km zero (preparato con gli ottimi prodotti del territorio), e animato dal gruppo musicale dei Swing Brosse System. 14 ALLURA &AGNGLONA Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 convegno Lo stato maggiore dell’ANacli a Calangianus per un convegno l’allevamento del bovino da carne in Sardegna tra sfide e opportunità Pietro Zannoni alangianus. Ieri una componente della realtà economica ai piedi del Limbara era l’allevamento bovino. Gli antichi stazzi erano al centro di questa economia. Oggi si prosegue su quella strada: si allevano razze scelte in realtà chiamate aziende agricole e gli allevatori nostrani di capi bovini, di razza Limousine e Charolais, sono diventati negli ultimi anni una vera forza non solo a livello locale. La prova che nelle loro aziende passano le vie dello sviluppo degli allevamenti bovini in Sardegna l’ha data l’Associazione nazionale delle razze bovine Charolaise e Limousine che per la prima volta ha voluto riunire il suo stato maggiore a Calangianus. L’occasione gliel‘ha fornita il convegno “L’allevamento del bovino da carne in Sardegna tra sfide e opportunità” inserito all’interno delle manifestazioni della 13a Sagra del bovino che si svolge ogni estate. “Siete una terra che ha allevatori con gran professionalità, e passione, grande il valore genetico dei capi allevati e tanti sacrifici avete fatto” Questa l’apertura di Roberto Nocentini presidente nazionale Anacli ma ha subito aggiunto: “La politica, ieri ed oggi, però deve porsi qualche domanda: perché in Italia importiamo nel 2013 un milione e mezzo di vitelli da ristallo dall’estero? Eppure il nostro allevamento potrebbe essere intensificato. Allevare nei pascoli all’aperto è un grande aiuto a che la vostra terra sia curata e non abbandonata. Occorrono però fondi per migliorare i pascoli, per C le recinzioni, per le strade, per gli abbeveratoi. In campo nazionale siamo una bella forza con 27000 capi Limousine e 6000 Charrolais. Marco Asara, gallurese, del consiglio nazionale Anacli è interrogato dalle sedie vuote in aula. Ci spronano a perseverare e lavorare perché il fiato per gridare è finito. Ma occorrono nuove soluzioni. Prendiamo coscienza che siamo un valore immenso per il territorio gallurese ma serve progettualità; e non dimentichiamo che in altre zone in Italia ci sono esempi positivi. Stiamo attenti che non ci sfugga di mano tanta competenza; ciò che conta è la qualità e noi l’bbiamo”. Emanuele Villa (direttore ANacli), ha parlato di cantiere ANacli, della strategia più idonea per garantire la valorizzazione economica del territorio basata sull’allevamento del bovino da carne. “E non dimentichiamo che all’allevamento di razze altamente selezionate (Limousine e Charolaise) si aggiunge la consistente popolazione di razze locali (razza sarda, sardo modicana, bruno–sarda), che può essere migliorata e valorizzata, anche grazie al prezioso apporto che proprio la Limousine e la Charolaise potrebbero offrire”. Walter Pinna, del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, ha segnalato che serve conoscere i fattori di debolezza e delle quattro filiere (razza sarda, sardo modicana, bruno–sarda) di cui tre sono estremamente deboli e serve migliorarle grazie al prezioso apporto degli incroci con Limousine e Charolaise. Marino Contu (direttore dell’Associazione regionale allevatori della Sardegna) ha auspicato di riavere i finanziamenti per i produttori maschi per migliorare le razze autoctone. Domenico Bacciu (direttore del servizio di Sanità animale della Asl di Olbia) ha parlato del ruolo che l’Asl nel comparto spesso si è vista come parte contraria invece è un aiuto al settore. Michele Filigheddu, presidente Associazione allevatori Gallura Limousine e Charolaise, ha presentato le difficoltà degli allevatori a partecipare alle mostre nazionali per i costi del trasporto e ringrazia i comuni galluresi per il contributo dato. Poi in finale interventi di Luca Saba della Coldiretti: “insistere sulla filiera Italia”. Luca Sanna, Confagricoltura: “si deve chiudere il ciclo produttivo in Sardegna con una filiera completa. Che i vitelli rimangano qui e siano ingrassati e macellati”. La conclusione è stata affidata al presidente Nocentini: “E’ importante tenere sotto controllo gli allevamenti; il valore genetico è importante per lo sviluppo della nostra realtà di capi Charolaise e limousine, ma bisogna riuscire a migliorare le razze autoctone”. Il giorno dopo c’è stata una visita ad un pool di allevamenti bovini Charolaise e Limousine del nord Sardegna. Tante belle e partecipate sagre non scongiurano la crisi P.Z. C alangianus. Per la crisi del settore sughero e per quella crisi che ha investito tutto e tutti , Calangianus dovrebbe, specie d’estate, boccheggiare nella noia, vivere nell’inedia e trascorrere i mesi estivi nel riandare con rimpianto ai floridi anni, dove, ma guarda che contraddizione, di vivacità sotto ogni aspetto non ce n’era. Magari ben consapevoli che i cortili erano colmi di sughero ed i magazzini di merce da vendere, nessuno aveva tempo per organizzare qualcosa di diverso. Ci si lamentava, tutto scorreva e poi un certo risveglio sociale avveniva con le feste patronali di settembre. Oggi invece, tempo di crisi, è un fiorire di sagre e di iniziative per cui non passa fine settimana che non ci siano manifestazioni che coinvolgano molte persone e aiutino a crescere nell’autostima. Anche se qualcuno inizia a mugugnare “ma siamo diventati un paese di sagre?” La realtà è che ci sono migliaia di visitatori ogni volta. Una fiumana di persone che dà una scossa a tutto. Si è iniziato con due sagre fondamentali: la Sagra del bovino (13 edizioni) e la Paranza (8 edizione) che la fanno da padrone. I giovani si lanciano, quelli di mezza età hanno una vitalità ammirevole, si diffonde un esteso volontariato perché ogni sagra richiede tempo e fatica, si organizzano menù (una sera pesce, l’altra sera la miglior carne dell’isola) e momenti di convivenza apprezzatissimi dai turisti che aumentano sempre più ogni anno che passa. Tutto all’insegna della tipica ospitalità gallurese e poi all’intorno un fiorire di piccole iniziative che sollecitano l’estro degli artigiani, degli artisti, degli agricoltori, delle varie cantine vinicole che presentano i loro prodotti agli ospiti. Si sono inventate le notti bianche, si valorizzano i centri storici e poi altre serate mo- vimentate dalle macchine d’epoca, dalla festa della birra, da manifestazioni sportive. Ai primi di agosto due novità in assoluto: il Festival internazionale del folklore, e il giorno dopo, la Giornata del tappo di sughero. Per l’occasione, come alla sagra del bovino, di mattina un altro convegno, (aspetti tecnici, economici, turistici e culturali del sughero) presente l’assessore regionale al turismo prof. Morandi. Poi per i turisti pranzo in sughereta ove si estrae il sughero. Seguirà nel pomeriggio nel chiostro dell’ex convento una degustazione di vini. Mica è finita. Sempre nell’ex chiostro cappuccino si terrà una giornata di Time Jazz per il 13 agosto ed anche qui ci saranno degli stands con prodotti locali e ciò che ne consegue. A fine agosto, e ci fermiamo sicuri che abbiamo dimenticato qualcosa, la Festa dell’agliola nel boschetto delle Grazie. Qui c’è una novità fra le sagre. Alle ore 11 la messa celebrata nel santuario da don Umberto che vuole ai piedi dell’altare il bel gruppo dei giovani promotori. Poi altre tavolate, ma i turisti sono rari. Insomma con tante feste, sagre ed appuntamenti che vogliono valorizzare la realtà calangianese, è insita una domanda: quale la sagra o la festa più partecipata? Sagre e modi conviviali che sanno di strapaese, ma è tutto un fenomeno sempre più appariscente che mostra che i costumi cambiano ed alla fine spingono i nostri paesi a curare di più l’estetica e l’arredo urbano. A vedere sagre così affollate e vivaci non si direbbe, però, che i nostri paesi di Gallura siano in crisi. Solo che quando angoli e vie riprendono la loro vita normale, tavolate, danze nelle piazze, notti bianche, tutto sembra essere stato un sogno dell’estate che se ne è andata. Il solito brontolone in piazza del Popolo ci dice: “Pietro, sagre tante, ma la crisi c’è e resta”. E capiamo che non è solo la crisi di una economia che tarda a riprendersi. libri Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 ALLURA &AGNGLONA 15 Una esperienza pastorale Lanfranco Ligas Q uando si tratta di scelte che partono dal Vangelo, non basta compierle liberamente, ma occorre conquistarle dentro un lungo percorso, pagando il prezzo che ogni passaggio spirituale comporta. Così afferma don Giuseppe nella presentazione del suo nuovo libro “Una esperienza pastorale”. Non è il racconto asettico di una vita o di una comune esperienza sacerdotale, ma il cammino sofferto di un‘anima che si confronta con tutti i dubbi e le difficoltà che nascono nel suo intimo per le motivazioni di tutte quelle decisioni, quelle scelte che lo hanno portato a un traguardo cui non può e non vuole rinunciare perché alla base di tutto c‘è l‘unica ragione della sua vita: Gesù è Lui lo specchio di fronte al quale don Giuseppe misura le sue esperienze passate e attuali ed esamina se il suo modo di agire è in sintonia con la vita di Gesù è’ la storia di un travaglio intimo, forse non ancora completamente risolto, soprattutto dopo la decisione sofferta anche se voluta, di dare, ottantenne, una sterzata alla propria vita con una scelta di povertà: una rinuncia ai privilegi ed al prestigio che gli derivavano dalla cura di una parrocchia che lui aveva reso dinamica e vitale. Il libro, a prima vista, può sembrare antologico, frammentato, ma un unico filo conduttore lega questi frammenti che sono esperienze di vita e soprattutto di pensiero, che rispecchiano una vicenda personale tutta improntata con generosità e direi anche con allegria a quella scelta giovanile che don Giuseppe ha mantenuto sempre viva nel corso della sua vita, con una volontà evidentemente sorretta da una grazia fuori dalle comuni possibilità umane. “Non posso tornare indietro dal cammino intrapreso“ dichiara a un certo punto. Certo ha avuto dei dubbi, delle incertezze, si è fatto delle domande ma ha sempre trovato le risposte nella contemplazione della vita di Gesù. Noi laici qualche volta siamo portati a pensare che il sacerdote non possa avere dubbi, pentimenti, voglia di tirarsi indietro, di mollare tutto: invece dal libro traspare tutta intera la difficoltà delle scelte, la richiesta di aiuto nella preghiera e la risposta che egli si da nella fede per colmare il vuoto di aridità che qualche volta lo ha attanagliato. La prima parte del libro, che è la più corposa, si conclude lasciando intravedere il sollievo di don Giuseppe che dopo tanto travaglio intimo è finalmente conscio di aver trovato la giustificazione, il chiarimento a tutte le sue perplessità. E‘ arrivato all‘approdo, alla certezza di aver fatto le scelte giuste, e anche noi che, pur nei rimpianti lo leggiamo, abbiamo la stessa certezza e sappiamo che è giusto così. Com‘è nello stile di don Giuseppe, la scrittura del libro è molto scorrevole e avvincente, per la capacità di captare e descrivere i sentimenti di chi lo avvicina e l‘ascolto partecipante alle sofferenze di chi gli si rivolge per averne conforto. Quasi per voler mitigare con la bellezza della natura i passaggi del racconto più travagliati, da vero artista com‘egli è, non trascura mai di collocare gli avvenimenti di cui scrive, in una cornice di affreschi naturali: il cielo, il mare, i monti, le atmosfere. E‘ così anche nella seconda parte del libro: don Giuseppe mette a nudo la sua capacità di artista e poeta oltre che la sua ricchezza spirituale. Non posso citare le tante pagine che nella lettura ci toccano, ma certamente i primi due capitoli della seconda parte, da questo punto di vista sono esemplari. Il pri- Un mondo di disuguaglianze oltre due miliardi di persone in condizioni di povertà O ltre due miliardi e duecento milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà o rischiano di ricadervi. Si tratta di un numero che in futuro potrebbe aumentare a causa delle crisi finanziarie e delle sempre più frequenti catastrofi naturali. Occorrono dunque nuovi piani di assi- stenza e maggiori aiuti per far fronte alle emergenze ed evitare l’aumento delle disuguaglianze tra i popoli e le nazioni. È questa la diagnosi che emerge dal rapporto 2014 del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unpd). L’Undp stima che i poveri siano con certezza un miliardo e mezzo ripartiti in 91 Paesi; ottocento milioni di persone si trovano invece sulla soglia della povertà. Oltre due miliardi di persone vivono quindi con l’equivalente di 1,25 dollari al giorno. Il documento annovera, tra le cause della povertà e della miseria, anche l’andamento dei prezzi delle derrate alimentari e le atrocità commesse dei conflitti armati. Un DVD sull’alluvione Cleopatra A rzachena. L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha partecipato a #18Undici, l’iniziativa benefica presentata nella sala convegni delle tenute delle Vigne Surrau, avviata da un gruppo di giornalisti per l’alluvione che ha colpito la Sardegna lo scorso 18 novembre (Ciclone Cleopatra), e che consentirà di avviare una raccolta fondi per opere di ricostruzione. “Siamo consapevoli, oltre che della tragedia, anche della portata dei danni materiali per i privati, ha dichiarato l’esponente della giunta Pigliaru, stiamo perciò lavorando a stretto contatto con i nostri rappresentanti in Parlamento per rendere possibile un accesso al prestito agevolato, che consenta cioè una proroga dei pagamenti senza interessi. Vogliamo farlo inserendo il nostro caso nei provvedimenti dello Stato a favore delle popolazioni dell’Emilia Romagna. E mi impegno personalmente per un disegno di legge che permetta ai privati di ricevere trasferimenti direttamente dalla Regione”. L’Assessore ha voluto ringraziare i giornalisti e gli operatori delle diverse testate, i grafici, i montatori e i musicisti del progetto, la Caritas e gli sponsor dell’iniziativa. “Tra le tante manifestazioni di professionalità e solidarietà che la Sardegna fortunatamente può vantare, ci tengo a dire grazie a tutti i professionisti dell’informazione che hanno realizzato questo lavoro con grande generosità e passione. Il dvd, ha concluso, rappresenta, inoltre, una testimonianza importante sul dramma e un monito per vigilare sulle scelte ambientali di oggi e di domani”. mo “ Quiete della sera “ e il secondo “ Eucaristia “ sono pagine di una liricità e profondità commoventi. Da esse traspare tutta la sensibilità poetica e spirituale dell‘ autore ed è impossibile sottrarsi al fascino di queste parole. E tutto nell‘insieme, dice don Giuseppe, è un tentativo di andare al di là di ciò che si può vedere e toccare, per cogliere almeno un frammento del mistero che ci avvolge da ogni parte. Papa Francesco: in fila alla mensa del Vaticano V isita a sorpresa di Papa Francesco alla mensa del Vaticano, dove pranzano i dipendenti della Santa Sede. Il Papa si è presentato come un normale avventore mettendosi in fila. Ai microfoni di Radio Vaticana lo chef della mensa, Franco Paìni, ha raccontato che il Pontefice “come il più umile degli operai, si è presentato qui, ha preso il suo vassoio, le posatine, ha fatto la fila e l’abbiamo servito. Ha mangiato la pasta in bianco e il merluzzo. È stato benissimo: è stato circondato dalla sua grande famiglia… è stato benissimo! Ci siamo presentati, ci ha chiesto come stessimo, ci ha chiesto come lavoriamo, ci ha fatto i complimenti… è stato benissimo”. Paìni ammette: “Io sono ancora emozionato”. Alla fine, il Papa “ci ha dato la benedizione, si è fatto le foto insieme a noi ed è andato via. È stato un’oretta!”. Questa visita “è stata una sorpresa! Proprio un fulmine a ciel sereno! E chi se l’aspettava! Il Papa che viene a mangiare da noi?! Eh… Siamo stati tutti presi ‘in contropiede’, però è stata una delle più grandi soddisfazioni che ti possono capitare”. 16 ALLURA &AGNGLONA attualità Anno XXII n. 7 31 luglio 2014 XXI SESSIONE SPECIALE DEL CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI INTerVeNTo Dell’ArcIVeScoVo SIlVANo ToMASI, oSSerVATore PerMANeNTe DellA SANTA SeDe PreSSo l’uFFIcIo Delle NAZIoNI uNITe e ISTITuZIoNI SPecIAlIZZATe A GINeVrA* la voce della ragione sommersa dal fragore delle armi Signor Presidente, mentre continua a crescere il numero di persone uccise, ferite, sradicate dalle proprie case nel conflitto tra Israele e alcuni gruppi palestinesi, particolarmente nella Striscia di Gaza, la voce della ragione sembra venire sommersa dal fragore delle armi. La violenza non porterà a nulla, né ora né in futuro. Le ingiustizie perpetrate e la violazione dei diritti umani, in special modo il diritto alla vita e a vivere in pace e sicurezza, gettano nuovi semi di odio e risentimento. Si sta consolidando una cultura della violenza, i cui frutti sono la distruzione e la morte. A lungo andare, non potranno esserci vincitori nell’attuale tragedia, soltanto ulteriori sofferenze. La maggior parte delle vittime è costituita da civili che, per la legge umanitaria internazionale, dovrebbero essere protetti. Le Nazioni Unite stimano che circa il settanta per cento dei palestinesi uccisi è costituito da civili innocenti. Ciò è intollerabile quanto i missili lanciati indiscriminatamente contro bersagli civili in Israele. Le coscienze sono paralizzate da un clima di prolungata violenza che cerca di imporre una soluzione attraverso l’annientamento dell’altro. Demonizzare gli altri, però, non elimina i loro diritti. Al contrario, la via verso il futuro risiede nel riconoscere la nostra umanità comune.Durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, Papa Francesco ha chiesto che si ponga fine alla pre- sente, inaccettabile, situazione del conflitto israelo-palestinese (Discorso di Papa Francesco a Betlemme, 25 maggio 2014). «Per il bene di tutti», ha affermato, «si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati a esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti» (Ibid). La legittima aspirazione alla sicurezza, da una parte, e a condizioni di vita decenti, dall’altra, con libero accesso a mezzi di sussistenza quali medicinali, acqua e lavoro, per esempio, riflette un diritto umano fondamentale, senza il quale è molto difficile conservare la pace.Il peggioramento della situazione a Gaza ci ricorda di continuo quanto sia necessario arrivare a un cessate il fuoco immediato e dare inizio a negoziati per una pace duratura. «La pace porterà con sé innumerevoli benefici per i popoli di questa regione e per il mondo intero», ha aggiunto Papa Francesco. «Occorre dunque incamminarsi risolutamente verso di essa, anche rinunciando ognuno a qualche cosa». Spetta alla comunità internazionale intraprendere con zelo la ricerca della pa- Per fare un vescovo A colloquio con il cardinale Ouellet U omo di preghiera, di annuncio, di testimonianza. Ma soprattutto «pastore con l’odore delle pecore, cioè vicino alla gente». È questa la figura del vescovo che emerge dall’insegnamento di Papa Francesco, il quale — sottolinea in questa intervista al nostro giornale il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi — non ha «la pretesa di dire cose nuove» ma ha «il dono di mettere in luce con maggior forza quegli aspetti irrinunciabili» che costituiscono il cuore della missione episcopale. È possibile tracciare un identikit del vescovo secondo le indicazioni di Papa Francesco? Credo proprio di sì. Ai rappresentanti pontifici convocati a Roma l’anno scorso, il Pontefice ha detto che non ha la pretesa di dire cose nuove. Ha però il dono di mettere in luce con maggior forza quegli aspetti irrinunciabili che, nel nostro caso, costituiscono l’identità del vescovo. Incontrando la Congregazione per i vescovi, nel febbraio scorso, ha specificato alcuni tratti della figura dei vescovi quali testimoni del Risorto, kerigmatici, oranti e pastori. Spesso Papa Francesco fa uso di immagini che colpiscono e veicolano con immediatezza il suo pensiero. Quali in particolare? Per esempio, ha detto che il vescovo deve essere un pastore con l’odore delle pecore, cioè vicino alla gente. Questo è il primo criterio indicato dal Papa per la scelta dei candidati all’episcopato. Inoltre, che non abbia una psicologia da «principe», ma sia padre e fratello, mite, misericordioso e, soprattutto, paziente. Un altro lineamento identitario è che il vescovo viva da sposo di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra, così da spendersi senza calcoli umani per il popolo che gli è affidato. ce e aiutare le parti di questo orribile conflitto a raggiungere un accordo al fine di porre fine alla violenza e di guardare al futuro con reciproca fiducia.Signor Presidente, la Delegazione della Santa Sede reitera il suo punto di vista che la violenza non paga mai. La violenza porterà soltanto altre sofferenze, devastazione e morte, e impedirà che la pace divenga realtà. La strategia di violenza può essere contagiosa e diventare incontrollabile. Per combattere la violenza e le sue conseguenze dannose dobbiamo evitare di abituarci alle uccisioni. In un momento in cui la brutalità è pratica comune e le violazioni dei diritti umani sono onnipresenti, non dobbiamo diventare indifferenti ma reagire in modo concreto per ridurre il conflitto che riguarda tutti noi. I media dovrebbero riportare in maniera giusta e priva di pregiudizi la tragedia di tutti coloro che soffrono a causa del conflitto, al fine di facilitare lo sviluppo di un dialogo imparziale che riconosca i diritti di tutti, rispetti le giuste preoccupazioni della comunità internazionale e tragga beneficio dalla solidarietà della comunità internazionale nel sostenere uno sforzo serio per ottenere la pace. Con un occhio al futuro, il circolo vizioso di ritorsioni e rappresaglie deve cessare. Con la violenza, uomini e donne continueranno a vivere da avversari o da nemici, ma con la pace potranno vivere da fratelli e sorelle (Papa Francesco, Giardini Vaticani, 8 giugno 2014). concordia, il relitto della nave ormeggiato a Genova Gabrielli: “Missione compiuta” L a Concordia è arrivata in porto a Genova al termine del suo ultimo viaggio. Il relitto di Costa Concordia è giunto alla fine della diga Foranea nel porto di VoltriPrà ed è iniziato l’ormeggio. Gli ormeggiatori hanno messo a terra i cavi e poi li hanno collegati alle diciotto bitte rinforzate presenti in banchina. L’operazione di ormeggio rappresenta la fine della fase di trasferimento del relitto. La Concordia verrà ormeggiata a 13 nuove bitte doppie, montate in banchina proprio per rendere sicuro il relitto. “Missione compiuta non è più ora della scaramanzia”, ha detto il responsabile della Protezione Civile, Franco Gabrielli. “Vorrei che questo Paese fosse un Paese normale, nel modo di approcciarsi ai temi ambientali - ha aggiunto Gabrielli -. C’è una cosa che mi ha dato un po’ di fastidio: noi abbiamo fatto uno sforzo pazzesco nel tentativo di salvaguardare la matrice ambientale. Oggi sembra che il controllo lo abbiano fatto Greenpeace e Legambiente”. “A me sembra invece che lo abbiano fatto le Arpa, l’Istituto superiore di sanità e altri enti pubblici ha spiegato Gabrielli - Se qualcuno si è fatto la gita in barca e poi diventa il tutore dell’ambiente, va bene. Allora magari rivolgiamo maggiore attenzione a tutti i problemi ambientali di questo Paese”. E’ bello essere arrivati qui, è bello aver terminato il lavoro”, ha detto il sudafricano Nick Sloane il salvage master di Concordia. E’ stata Una “grande sfida” con una “squadra eccezionale” ha aggiunto il salvage master. “Tutto è stato svolto alla perfezione. Adesso me ne andrò a casa a stare con la mia famiglia.