Lettere di don Luigi Palazzolo
al suo Direttore spirituale
Mons Alessandro Valsecchi
Il Palazzolo teme che il suo operare per i poveri non sia tutto e solo per la gloria di Dio; per
questo, con la abituale trasparenza, comunica a mons. Valsecchi la sua perplessità per avere luce e
consiglio.
Bergamo, il dì 27 ottobre 1869
Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore
La Sig.ra Gabrieli che, mentre stava per entrare nella quiete del Monastero a Venezia, si è fermata
in Patria per aprire la Casa delle Poverelle di S. Dorotea, aveva divisato di aprire le scuole per il
bene delle giovani e a sostegno della Pia casa, ma rinunciando che si chiamassero col suo nome. In
questo momento in cui tutti stanno ad osservare quel che si fa che si pensa, parrebbe a lei e a me che
fosse bene metter fuori l'insegna tale e quale era nella sua abitazione in Contrada Osio, per poi
cambiarla quando nessuno ci farà più bada.
D'altra parte si teme che sia mancanza di Confidenza in Dio, vano timore o rispetto umano il
mettere subito tale insegna che faccia conoscere la Pia Casa. In tal perplessità si ricorre
all'ubbidienza. Quello che Monsignore dice sarà eseguito.
Riverendolo e baciandole umilmente l'anello pastorale mi pregio d'essere suo servo ed anche figlio
Spirituale
Sacerdote Luigi Palazzolo
Mons. Valsecchi si trova a Roma per il Concilio e don Luigi con confidenza filiale lo mette al
corrente della sua vita e delle sue opere. Chiede poi il dono di poter andare a Roma con Battista
Leidi, nella certezza che "quei luoghi santi e alcune parole sue (di mons. Valsecchi) lo decideranno
ad accettare la direzione dei miei orfanelli".
Bergamo, il dì 9 giugno 1870
Illustrissimo e Reverendissimo Mons. Vescovo e Padre mio
… I miei giovani dell'Oratorio vogliono incoronare la mia Madonna, e ne sono entusiasmati senza
vergogna. È cosa che mi intenerisce. Questa funzione già fecero le Dorotee formando chiesa del
teatro, con successo mirabile, e ritengo in bene dell'anima.
Ho tante cose a dirle, ma le domando una licenza che se me la concede potrò meglio informarlo.
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Il Signore pare che m'abbia benedetto tanto con il raccolto delle galette. Io sento bisogno quest'anno
di un po' di bagni di mare a Genova, e così parimenti il mio Battista. Il mio Battista merita un
premio per i suoi diportamenti, che sono proprio esemplari. Sospira di veder Roma.
Avrei divisato di fermarmi sei giorni a Genova e poi fare una scappatella a Roma. Quei luoghi
santi, ed alcune parole sue credo lo decideranno ad accettare la direzione de' miei orfanelli, ed allora
le cose credo procederanno meglio. È di questo avviso anche la Superiora Gabrieli.
Io le domando licenza Monsignor mio, Direttore e Padre. Se mi dice di sì vengo volentieri col mio
Battista. … Sospiro di vedere quel mio Colosseo che sempre mi sta innanzi e m'intenerisce al
rammentarmelo. Se mi dice di no chino il capo all'ubbidienza, ma volentieri. La prego di
significarmi che debbo fare anche riguardo ai bagni, perché lo sa ch'io voglio ubbidire.
Non voglio essere mio, no e poi no. Voglio essere tutto dell'Ubbidienza da cui spero il
possedimento del mio Dio.
Io poi la ringrazio della lettera che mi ha mandato, la quale mi è tale un conforto che quando ho
qualche cosa che mi turba, la leggo e mi rassereno. Stia quieto o Padre mio Reverendissimo, che
grande ricompensa le darà Iddio per tanta Carità usata verso di me povero Prete.
… tutti domandando una benedizione che li conforti a camminare in Dio, riverenti le baciano
l'anello pastorale e insieme con loro, sospirando di vederlo, si china, si umilia e le chiede
benedizioni il suo figlio in Cristo
Sacerdote Luigi Palazzolo
"Crescono le monache e crescono le orfanelle” ...don Luigi e madre Teresa hanno bisogno di una
casa opportuna, sana e solitaria. Si consigliano, cercano, discutono e infine stendono un progetto,
però "manca adesso il suo consiglio, o Padre mio e la sua obbedienza"...
Torre Boldone, 23/24 settembre 1872
Monsignore Illustrissimo e Reverendissimo
Veggo che il pensiero di acquistare le case dirimpetto alla Casa delle Dorotee, per poi erigervi un
Convento opportuno secondo lo Spirito delle mie povere monache, bisogna che l'abbandoni. Un tale
ha già acquistato gran parte di caseggiato in quella linea, e non è per nulla disposto a cederlo perché
si conosce che compera per guadagnare. Altri mi hanno domandato esorbitanze. Nessuno mi
consiglia di comperare per atterrare. Col denaro che spreco a comperare casa, fabbrico di nuovo con
disegno a seconda del bisogno. Con la Cavalli (quella che mi dà in affitto quel po' di cortile
indispensabile a chi vuole fare del bene nella povera gioventù), non v'è da sperare di poter ottenere
qualche larghezza. Temo che sia consigliata da alcuno che forse non mi sarà tanto favorevole.
Paghiamo, soffriamo, tacciamo, e viviamo in continui timori di bravate, dispiaceri ed angosciosi
avvenimenti. Cresce il da fare, crescono le monache, e crescono le orfanelle. Abbiamo bisogno di
una casa opportuna, sana e solitaria. Il terreno io l'ho senza bisogno d'altri e senza spendere un
centesimo in permessi e licenze o compere inutili. La Provvidenza credo che m'inviti coll'offrirmi
quanto basta al presente bisogno e più col dare a me e alla Madre una Confidenza in Dio che mi
pare non presuntuosa, ma ragionevole e che cresce senza misura ad un solo cenno dell'ubbidienza,
ad una parola dei Superiori nostri. Ho creduto bene, dopo aver pensato ed osservato e preso
consiglio (s'intende da persone opportune e del nostro pensare giudizioso) di fare stendere il
disegno, ma secondo il nostro spirito. Mi pare riuscito a meraviglia. Non è necessario fare tutta la
fabbrica, basterà fare quanto è necessario per adesso. Abbiamo fatto un Settenario alla Madonna
perché si compia intorno a quest'affare la volontà santa di Dio, ed anche pregando pel suo
amatissimo collegio che Dio riapra, benedica e feliciti.
Manca adesso il suo consiglio, o Padre e Monsignor mio, e la sua obbedienza che vale più di tutti
i consigli e mezzi che mi possono offrire mille mondi. Protestiamo di non voler fare una minima
cosa di nostro capriccio e contro obbedienza. Interroghi la Madre su quanto vuole, e se crede
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opportuno e quando le aggrada mi mandi a chiamare che la renderò conscia di quanto desidera
sapere da me per dare consiglio opportuno. Anzi spero vorrà venire sul luogo stesso ad osservare e
meditare il disegno. Per amore di Gesù e di Maria mi perdoni tanta libertà, e benedica a' miei frati
ed orfanelli, monache ed orfanelle, Oratorio e compagnia della Madonna, ed anche me povero
ignorante.
Sacerdote Luigi Palazzolo
La Casa di Vicenza è aperta e tutto procede bene. "Dio ha fatto. Tocca a noi adesso
corrispondere". Don Luigi non può fare a meno di comunicare al padre spirituale le meraviglie che
Dio va compiendo.
Vicenza, il dì 31 agosto 1875 sera
Monsignor Vescovo Illustrissimo e Padre mio
Ecco che siamo a Vicenza. È aperta la Casa delle Poverelle, con due stanzette nella Canonica. I
Vescovi di Bergamo ci hanno benedetti, il Vescovo di Vicenza ci ha benedetti, ci ha benedetti
Mons. Gallo, Arciprete della Cattedrale, ho tutta la fiducia che le cose debbano andare bene. Questa
sera ho chiuso gli Esercizi alla gioventù con tale una corrispondenza che non avrei aspettato.
Le Suore delle Poverelle sono amate e benviste da tutti. La gioventù non vorrebbe togliersi via
dalla Casa. Il campo da lavorare è grande, la Pazienza deve essere longanime, spero ciò nullameno
che la corrispondenza voglia essere generosa.
Le combinazioni sono tali che sembra proprio di vederci il dito di Dio. Nel timore, nell'incertezza,
nella confusione in cui mi trovavo mi son persuaso che non ero buono a nulla ed ho abbandonato
tutto a Dio, dicendo che avrei fatto quel che potevo. Lui operasse colla sua grazia.
Dio ha fatto. Tocca a noi adesso a corrispondere. Come faranno le mie Suore? Felici loro se
sapranno superare con Pazienza ferma e costante questi primi momenti! ...
Si ricordi di noi, o Monsignore, e ci benedica mentre genuflessi le baciamo l'anello Pastorale.
Suo servo
Sacerdote Luigi Palazzolo
Don Luigi è in ricerca del progetto di Dio sui suoi frati.
Nel difficile discernimento ricorre ancora una volta a mons. Valsecchi.
Bergamo, il dì 3 dicembre 1877
Monsignore Illustrissimo e Padre mio,
Ho scuole costantemente numerosissime proprio contro ogni aspettativa di quest'anno e sono
servito bene da' miei buoni maestri. Li benedica tutti. In quanto ai SS. Esercizi siamo rimasti
d'accordo con Padre Giovanni che incomincerò lunedì sera, oggi otto, e penserei di finire al venerdì
mattina. Io farò le 4 prediche cioè 2 meditazioni e due istruzioni a tutti, ed alla sera una istruzione
particolare ai confratelli e Novizi. Mi pare che 5 giorni e 3 interi siano abbastanza. Così non
abbandono l'Oratorio alla Festa e manco solo 4 giorni alle Scuole. Se ha qualche cosa da avvertire
faccia grazia di farmela sapere in qualche maniera.
Le mie faccende mi pare che il Signore le benedica, da poveri sì, ma questa è anche benedizione
più cara.
Solo prego la sua Carità di pregare per me perché il mio spirito, che veggo dilatarsi nelle Suore ed
orfanelle senza ch'io dica nulla, e che nei frati lo tengo indietro non volendo attraversare o intoppare
o cambiare lo spirito di quella Istituzione, sia poi spirito del Signore.
Io spero nell'Obbedienza, contro la quale credo di non avere mai fatto (quanto mi sono trovato
pentito se qualche volta sono stato largo nell'interpretazione dell'obbedienza!...) e spero non farò
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nulla, piuttosto morire. Oh sì morire è meglio e il Signore mi faccia morire piuttosto ch'io sia
disobbediente. A Vicenza ho ottenuto di tenere il SS. Sacramento nella Chiesina della Casa.
In quanto alle Regole se mi dice di venire in su un giorno di sua comodità verrò volentieri, ma alla
sera schiverei per riguardo delle scuole. Se crede di portare il libretto a Martinengo e guardarci
quella sera che verrà per la chiusa dei SS. Esercizi ben volentieri. Perdoni della libertà colla quale
io parlo, ma è mio Padre ed ho confidenza di figlio.
Umilmente le bacio l'anello Pastorale implorando su me e su tutti i miei la sua S. Benedizione,
suo servo e figlio
Sacerdote Luigi Palazzolo
Non mancano tribolazioni esterne e interiori per don Luigi. Egli sente. il bisogno di raccontarle e
di chiedere due parole di conforto. il s, intanto rimane ancorato nella fiducia e confidenza in Dio.
Bergamo, il dì 4 aprile 1878
Monsignore Illustrissimo e Padre mio Vescovo di Tiberiade
… sento necessità di darle nuove di cose mie. I SS. Esercizi agli Orfanelli e giovinetti di Torre, mi
sembrano proprio andati con benedizione singolare del Signore. A Lui sia gloria.
Sono andato a Vicenza, e là tribolazioni….io ne ero amareggiato grandemente e sono stato da
Monsignor Vescovo Farina il quale mi accolse con modi di confidenza …e mi disse due volte di
stare quieto che sarebbe avvenuto cosa che mi avrebbe posto in tranquillità. Io non sono in
disaccordo col R. Parroco che anzi sono stato a complimentarlo e a prendere da lui stesso le licenze
per la Quaresima e me le ha date. Ho solo difeso le mie Suore in ciò che sembravano accusate
contro ogni ragione di giustizia e fui pienamente creduto… Sappia poi che del bene ne hanno fatto e
tanto…
A Bergamo tribolazioni solite per lavoriero scarso e sempre incerto, ma intanto la Divina
Provvidenza ce l'ha sempre dato.
In queste circostanze ho lasciato in libertà due orfanelli ed una orfanella di quelli che non avevano
gli estremi di abbandono secondo la mia Istituzione e questo ho fatto perché mi scemavano la
confidenza in Dio.
Del resto vado là. Ho sempre paura di non essere gradito a Dio. La Madre mi dice che faccio torto a
Dio al pensarlo, ma talvolta il Signore mi pare che mi lasci intendere che mi vuol bene ed ha cara la
mia Istituzione. Per esempio l'altro giorno che ero tanto preoccupato per il melicone sì caro ed andai
dal R. don Bortolo Moratti3 per interessarlo ad ottenermi lavori femminili da suo fratello, oltre
avermi promesso la sua mediazione mi fece anche nobilmente la elemosina di lire 100. Sia lodato il
Signore e benedetto don Bortolo.
In quanto a me, io credo di non disobbedire tirando avanti anche dopo Pasqua col mio solito
metodo secondo m'aveva dato licenza l'ultima volta a Martinengo. Pronto poi all'obbedienza ad ogni
suo cenno. Ha tanto e tanto da fare è vero, ma se mi scrive due parole sole di conforto, e se il
Signore lo inspira, mi dice che sono in pace con Gesù e mi guarda propizio, deh quanto le avrei
care!...
Tutti e tutte genuflessi imploriamo la sua santa benedizione e le baciamo l'anello pastorale e si
ricordi de' miei ammalati ed ammalate,
suo servo e figlio in Gesù
Sacerdote Luigi Palazzolo
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Un biglietto telegrafico per fissare un incontro con il suo amato Padre che tanto desidera vedere.
Bergamo, il dì 14 maggio 1878
Monsignore Vescovo Illustrissimo e Padre mio
Tanto e poi tanto mi congratulo del suo felicissimo viaggio e di tutte le sue fortune nel Signore.
Può pensare quanto desidero vederla e confessarmi e parlare almeno almeno 17 minuti. Quand'è
che potrei venire, a che ora per esserle meno di disturbo?
Mi benedica che umilmente le bacio l'anello pastorale,
suo servo e figlio
Sacerdote Luigi Palazzolo
Don Luigi comunica notizie riguardanti alcuni incontri fatti e si affida alle preghiere del suo padre
spirituale.
Bergamo, il dì 29 giugno 1878
Monsignore Illustrissimo e Padre mio
L'altro giorno partito dal Seminario andai dalle mie suore al Carmine e poscia subito a Torre e di
là tolto con me il Padre Battista tornai a Bergamo e dopo un po' di desinare partii subito per
Martinengo. Là ho trovato il Padre Giovanni che mi accolse assai cortesemente…
Dopo sono andato a Romano ed ho trovato il R. Parroco Rossi che mi ha fatto un'accoglienza non
solo da santo ma anche da buono....
Mi benedica con tutta la mia famiglia e preghi per me che possa avere una confidenza, ma da
santo, in Dio, e per ottenere le grazie dell'anima e per vivere affatto quieto pel mantenimento dei
poverelli di Gesù Cristo.
Genuflesso le bacio l'Anello Pastorale e mi pregio di essere suo servo e figlio
Sacerdote Luigi Palazzolo
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Lettere di don Luigi Palazzolo al suo Direttore