Incontri ELVIRA BIANCO Stefano e Alessandra sono una giovane coppia. In questa intervista raccogliamo il loro pensiero sull’educazione dei figli e la catechesi in famiglia. Stefano e Alessandra Quei personaggi spesso non hanno fatto niente di significativo per essere lì e sono diventati famosi per cose a volte molto discutibili. Ma agli occhi dei nostri figli questo sembra tutto normale. Non solo, rischia di apparire un modo facile per ottenere il successo. Anzi, noi stessi finiamo per essere un po’ influenzati da questi modi di vivere. Nel senso che a volte finiamo per pensare anche noi che il successo è un modo sicuro per essere felici». Anche la catechesi è chiamata ad adattarsi ai tempi e il dialogo con le famiglie è indispensabile per un positivo cammino nella fede dei figli. Per questo, mettersi all’ascolto di alcuni genitori cristiani, conoscere come vedono l’educazione dei bambini e dei ragazzi, quali sono le loro scelte, come si regolano di fronte alla complessità del mondo d’oggi, ci aiuta a costruire una migliore catechesi. Alessandra e Stefano hanno quattro figli. È a loro che ci rivolgiamo per questo scambio di esperienze e di proposte. IN QUESTA SOCIETÀ DOSSIER CATECHISTA: Ogni epoca presenta le proprie situazioni difficili e le famiglie sono chiamate ad affrontarle. ALESSANDRA: «Oggi vi è una grande varietà di scelte di vita e tutte ti fanno sentire la loro attrattiva. I nostri figli hanno però a disposizione tanti modelli che non ci convincono, anzi che ci preoccupano. Spesso non riusciamo a presentare quel modello di vita in cui crediamo noi e nel quale ha un posto ben preciso la fede». STEFANO: «Facciamo un esempio. I nostri figli amano molto vedere programmi come Il Grande Fratello, che, come si sa, è una trasmissione problematica. Come aiutarli e liberarli dai condizionamenti? STEFANO: «Come tutti, anche i nostri figli quando vanno a scuola se si accorgono che gli altri hanno delle cose che essi non hanno, entrano in crisi. Ma noi non rinunciamo ad educarli, anche se per un motivo o per l’altro, il tempo che passiamo con loro è poco e in famiglia non riusciamo a costruire il dialogo che servirebbe». ALESSANDRA: «Le numerosissime proposte di vita che troviamo oggi, un vero tsunami dell’informazione, hanno anche il loro lato positivo. Per esempio, quando esce un libro di successo che merita un approfondimen- Dossier Catechista 22 Dicembre 2006 to, come Il Codice da Vinci, subito dopo escono due o tre commenti che ci aiutano a farcene un giudizio. La stessa cosa vale per internet, che ci costringe a scegliere e a farci un’idea più personale dei problemi. Dieci anni fa non era così ed era più difficile maturare delle scelte e avere tanto materiale alternativo». Ma in mezzo a tanta informazione culturale di ogni tipo, come incontrare oggi la cultura cristiana? ALESSANDRA: «Se tutti cercano di essere felici, noi cristiani non lo cerchiamo di meno. Anzi, non ci accontentiamo di meno. Crediamo che l’amore tra due persone non solo non muore con il passare del tempo, ma matura e cresce. Crediamo che la morte e la sofferenza non hanno l’ultima parola, ma è l’amore che alla fine trionfa, e anche quando sembriamo essere sconfitti, sappiamo che non è per sempre». STEFANO: «Gesù ci ha detto che saremo riconosciuti come suoi discepoli se avremo amore gli uni per gli altri. Come potremo rendere concreto questo amore nella nostra famiglia? Quale comunicazione c’è tra marito e moglie? Ciascuno di noi due fa capire all’altro che siamo nella Dice Alessandra: «La famiglia è il primo ambiente per l’educazione e la catechesi». stessa barca e dobbiamo rimanere uniti?». Tutti vorremmo il meglio per i nostri ragazzi, ma il dono più grande che possiamo fargli è una crescita nella fede. ALESSANDRA: «Sì, la fede è un dono prezioso. Mi è capitato di dire che è il dono più prezioso che abbiamo ed è praticamente la spina dorsale della nostra vita. Abbiamo quindi una sfida da raccogliere: come essere una famiglia felice, in cui Gesù abbia tra noi il posto giusto». STEFANO: «Più passa il tempo e più mi meraviglio di quelle famiglie che si dicono felici pur non avendo la fede. Perché se non è Dio che cambia il nostro cuore non riesco a immaginare un progetto di famiglia degno di questo nome in cui possiamo essere felici insieme. Senza il ri- ferimento a Dio non ci sembra possibile vivere. Abbiamo un tesoro enorme, non possiamo disperderlo». A CASA E IN PARROCCHIA E della catechesi, che cosa pensate? Che cosa possono fare i genitori? STEFANO: «Un aspetto che potrebbe essere una fonte enorme di ricchezza in famiglia è approfittare della catechesi dei nostri figli per aggiornare la nostra catechesi. In parrocchia ci sono varie iniziative per la catechesi degli adulti e la scuola per i laici, che ci servirebbero per fare passi in avanti verso la nostra maturazione. Ma raccoglieremo molto più di più dalla catechesi ai nostri figli. Tra l’altro, se dialoghiamo con loro su ciò che Dossier Catechista 23 Dicembre 2006 imparano quando vanno al catechismo, essi si sentiranno invogliati a partecipare con entusiasmo alla catechesi». ALESSANDRA: «Come la scuola, la catechesi non può sostituirsi alla famiglia, che è il primo ambiente per l’educazione. Così la famiglia non può sostituirsi alla catechesi, ma entrambi si integrano e diventano complementari. I nostri figli, raggiunti i sei anni vanno a catechismo, ma essi non sono nati a sei anni. L’entrata nella catechesi avviene con la loro nascita, ogni volta che aprono le orecchie per sentire parlare di Gesù. Gesù deve essere già entrato nella loro vita a sei anni e tra loro e Gesù ci deve già essere una relazione affettiva». Nei primi anni di vita il volto di Dio bene o male è il volto di papà e mamma. Catechesi con le immagini Incontri BARTOLINO BARTOLINI STEFANO: «È così. E noi possiamo mostrare loro: – un amore gratuito, che niente può troncare, che non può essere condizionato dal loro comportamento, dai capricci, ecc.; – un amore che porti all’autonomia, cercando di non crescerli sempre dipendenti da noi. Un amore che li lasci espandere nella loro personalità; – un amore che perdona, che aiuta a riflettere sulle cose, ma che nello stesso tempo aiuta a risorgere, a credere ancora in loro, senza risentimenti; – un amore che si fa concreto nelle piccole cose: guardarli, assicurarli, dargli il necessario, parlare con loro...: tutto questo è far vedere il volto e l’amore di Dio». ALESSANDRA: «Tutto questo funziona anche in senso inverso, perché noi genitori riceviamo molto da questa relazione con i nostri figli: la gratitudine, il sorriso, l’abbraccio, lo sguardo affettuoso». STEFANO: «Viviamo in un tempo in cui facciamo tutto di corsa. Ciò che facciamo e impariamo noi, lo trasmettiamo anche ai nostri figli. Se ci educhiamo al silenzio, potremo educare anche loro al silenzio, se ci educhiamo alla semplicità, la trasmetteremo ai nostri figli». Chi vi dà la forza di essere così come siete? STEFANO: «Gesù è il nostro motore, è per lui e grazie a lui che viviamo in un certo modo e i nostri figli devono saperlo». ALESSANDRA: «Anche la preghiera, momento privilegiato per parlare con Gesù della vita, delle nostre cose, aiuta i nostri figli a entrare in rapporto con Gesù. E tutto in modo naturale. Se papà e mamma leggono la Bibbia e vogliono conoscere la vita di Gesù, anch’essi vorranno conoscere la sua storia». STEFANO: «Con l’aiuto di Dio stiamo costruendo con i nostri Bruno Ferrero Catechismo con i figli? Sì, per piacere Elledici 2004 pp. 20 - € 1,50 Il libretto propone alcune riflessioni sulla necessità di mettersi accanto ai figli nella scoperta della fede. figli un vangelo vivo nella nostra casa. Se loro vedono che noi perdoniamo, capiscono che Gesù perdona; se noi non siamo violenti, essi capiranno che è sempre l’amore ad avere l’ultima parola; se vedono che siamo capaci di non scoraggiarci, anche loro troveranno la forza di ricominciare da capo. E questo non in modo artificiale e pesante, ma come condizione di vita nel quotidiano». ALESSANDRA: «È sempre il più piccolo quello che fa la maggior parte delle domande: Perché Gesù muore in croce? Perché lo hanno ucciso? Perché non si è difeso? Perché ha voluto morire? Come mai Gesù è ancora vivo? Tutte queste domande meritano una risposta precisa, e devono venire dal centro della nostra fede. Ma è un fatto, che per chi va a catechismo è un buon inizio aver già fatto una positiva esperienza di amore e di conoscenza di Gesù in famiglia». Essere papà e mamma è sempre stata una cosa tanto naturale e nello stesso tempo straordinaria. Oggi come ieri dà grandi gioie, ma è anche una faccenda piuttosto faticosa... ALESSANDRA: «Sarà forse perché viviamo in tempi così cambiati. La famiglia è una realtà in relazione con tante altre realtà ed è chiamata continuamente a trovare un nuovo equilibrio, un equilibrio dinamico. Noi ci stiamo provando». Dossier Catechista 24 Dicembre 2006 La Natività di Richard Scott Come primo esempio leggiamo l’illustrazione di un libro natalizio per ragazzi: È nato un re (Elledici). Osserviamola bene. L’illustratore per codificare visivamente il fatto della Natività ha collocato l’evento in un ambiente arabo palestinese di oggi, riconoscibile attraverso la fisionomia di Maria e Giuseppe e il loro abbigliamento (cf il kefiyah di Giuseppe). Chi osserva l’immagine vede unicamente due sposi a cui è nato un bambino e insieme lo contemplano con affetto e dolcezza. E la scena, secondo plausibilità storica, è quella che potevano osservare gli abitanti di Betlemme e poi di Nazaret, ove Gesù era ritenuto figlio di Giuseppe (Lc 3,23). Ma se il Natale di Gesù fosse unicamente ciò che dice questa immagine, non ne comunicherebbe la verità evangelica. L’immagine dunque rappresenta il fatto, ma non comunica il significato e non fa trasparire il mistero. La vetrata del Duomo di Milano La nostra immagine di copertina rappresenta, sì, il fatto del Natale; insieme però intende co-