ISTITUTO COMPRENSIVO GIUDICARIE ESTERIORI SCUOLA MEDIA “G. PRATI” PONTE ARCHE LABORATORIO DI…… STORIE INVENTATE STORIE STRAMPALATE AUTORI: APPOLONI VALENTINA BADOLATO GIUSEPPE BAROLDI ADA BRUNELLI DANIELE FURLINI ELIANE GOSETTI LUCIA MARGONARI MARIA NORI NICOLO’ RIGOTTI RAISSA RICCADONNA GIULIA RICCADONNA GIORGIA ZAMBOTTI LAURA Introduzione Le “Favole al telefono” sono uno dei libri più apprezzati di Gianni Rodari. Contengono storie per giocare, storie nate da errori di ortografia o dallo scontro occasionale di parole, giochi verbali e filastrocche. Rodari in un intervista in cui gli veniva chiesto:” Come vorrebbe che fosse letto il suo libro?” rispondeva:”Vorrei che a Scuola il mio libro potesse essere un elemento del colloquio tra insegnante e scolari, come una prima pagina che dovrebbero poi scrivere loro”. Da qui è nata l’idea di cercare di realizzare il desiderio dell’autore, creando un laboratorio che abbiamo chiamato “Storie inventate storie strampalate” proprio perché partendo dalla lettura dei testi di Rodari i ragazzi hanno sviluppato la vicenda in modo originale, spesso imprevedibile e fantasioso! Si sono tanto appassionati in questo piacevole “gioco” che insieme abbiamo deciso di raccogliere le loro storie in questo libretto. ….Buona lettura!! Il sole e la nuvola Furlini Eliane cl. 3B Il sole viaggiava in cielo allegro e glorioso sul suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni… All’improvviso si accorse di essere in un cielo molto scuro dove da lontano gli vennero incontro due piccole stelle che gli chiesero: “Sei nuovo di queste parti?” Il sole rispose:”Veramente non so neanche dove sono? Mi potete aiutare?” Le due piccole stelle risposero:”Vieni con noi ti riporteremo a casa!” Dopo qualche ora il sole si trovò nel suo stesso posto di sempre ed era molto felice. Appoloni Valentina cl. 3D Il sole viaggiava in cielo allegro e glorioso sul suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni… I suoi raggi giungevano fino all’erba dove una famiglia d’insetti ne era infastidita. Un’altra famiglia invece se ne stava sul prato a godersi i suoi raggi cercando di catturarne il tepore così da conservarlo per i freddi mesi invernali. Arrivato l’inverno, la famiglia previdente trascorse felicemente tutto il periodo freddo ma l’altra invece non passò l’inverno molto bene! Qualcuno infatti morì di freddo e così impararono ad apprezzare ciò che madre natura dona a tutti gli esseri viventi! Baroldi Ada cl. 2C Il sole non voleva dare i suoi suoi raggi a nessuno perché secondo lui erano troppo lucenti. Le nuvole però erano stanche di essere sempre in cielo a coprirlo cosi andarono da lui dicendogli:”Basta!! Siamo stufe di starcene sempre qui!” Ma il sole non rispose e si girò dall’altra parte. Una nuvola allora fece piovere e nevicare per far capire al sole come era brutto un mondo buio e triste senza la sua luce. Il sole all’inizio non voleva guardare cosa succedeva sulla terra ma poi si accorse che la neve non si scioglieva più e i bambini non potevano uscire a giocare! Allora, vedendo la tristezza dei bambini, capì che i suoi raggi distribuivano tanta felicità ed erano quindi indispensabili per tutti. Così finalmente disse alle nuvole di spostarsi e inondò la terra con i suoi caldi e luminosi raggi! Lo spaventapasseri Nicolò Nori cl. 3B Gonario era l’ultimo di sette fratelli. I suoi genitori non avevano soldi per mandarlo a scuola, perciò lo mandarono a lavorare in una grande fattoria agricola. Gonario doveva fare lo spaventapasseri, per tenere lontani gli uccelli dai campi. Ogni mattina gli davano un cartoccio di polvere da sparo e Gonario per ore ed ore, faceva su e giù per i campi, facendo esplodere la polvere da sparo per spaventare gli uccelli. Questa storia si ripeteva ogni singolo giorno, fino a quando Gonario decise di dire a suoi genitori che si era stufato di fare questo lavoro perché gli sembrava un lavoro da stupidi. Ma i genitori lo picchiarono e lo mandarono a letto senza cena. I suoi sette fratelli andavano a scuola e lui pensava spesso quanto fossero fortunati; anche lui avrebbe voluto studiare. Il suo sogno era diventare scienziato. Il giorno seguente, prima che andasse a lavorare, uno dei suoi fratelli si lamentò dicendo:”Che barba andare a scuola, vorrei andare a lavorare!!!”. Gonario lo sentì e, dopo essersi consultato con i suoi genitori, prese il suoi posto: egli andò a scuola e suo fratello andò a lavorare. Finalmente tutti e due erano felici!! Finiti gli studi, gli si presentò un offerta di lavoro come assistente di un famoso scienziato, così guadagnò un po’ di soldi e li portò a casa. Rigotti Raissa cl 2C Gonario era l’ultimo di sette fratelli. I suoi genitori non avevano soldi per mandarlo a scuola, perciò … Lo mandarono a lavorare in una fabbrica. Qui i bambini, stando seduti su sgabelli di legna dovevano filare la lana e usare telai per fare dei tappeti. Alla fine della giornata arrivava molto stanco con le manine tutte rovinate e doloranti. Gonario pranzava in fabbrica con il panino portato da casa. Era un pasto molto scarso ma doveva farselo bastare per tutta la giornata. Alla sera quando la famiglia era riunita a tavola mangiava polenta con un po’ di formaggio che spesso non bastava per tutti quindi lui che era il più piccolo doveva sacrificarsi mangiando solo la polenta. Durante i giorni festivi, la domenica o ai compleanni si mangiavano anche carne, verdura e frutta. Un giorno mentre stava lavorando vide un bambino che aveva più o meno la sua età che, dalla stanchezza si addormentò. Il padrone della fabbrica vedendolo andò su tutte le furie ed iniziò a picchiarlo. Da quando lavorava lì, Gonario non lo aveva mai visto. Avrebbe preferito non vederlo mai quel brutto uomo! Era alto con un naso a patata, puzzava di fumo e allo stesso tempo di alcool. Gli avevano detto che si chiamava Totò, almeno così lo sentiva chiamare dagli altri. Quando vide quel disgustoso uomo che picchiava il bimbo indifeso, si avvicinò e cercò di difenderlo ma senza risultati. Infatti Totò per toglierselo di torno gli diede uno spintone così forte da scaraventarlo contro un telaio. Gonario sbattè il viso contro il ferro e da li a poco un occhio iniziò a fargli molto male e piano piano si colorò di viola. Quando arrivò a casa spiegò tutto ai suoi genitori i quali senza esitare chiamarono la polizia. Loro però non sapevano che su Totò c’era una taglia di circa quindici mila euro. Chi lo avesse consegnato alla polizia avrebbe guadagnato una bella ricompensa! Era un vero e proprio ricercato perché faceva lavorare i bambini e ciò sappiamo bene è un reato. Si tratta di sfruttamento di minori! Quell’uomo in verità si chiamava Gino, il nome Totò lo aveva acquisito solo per non farsi scovare. Da quel giorno, dopo che la polizia lo catturò grazie alle denuncie di Gonario, tutti i bambini che prima lavoravano in quella fabbrica non dovettero soffrire ma poterono andare a scuola e giocare come tutti gli altri bambini del mondo!!! A sbagliare le storie Brunelli Daniele cl 2c “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto giallo.” ”No rosso!” “Si hai ragione rosso!” La sua mamma ……… la mandò a comprare il prosciutto per il nonno che viveva a New York. Una volta comprato il prosciutto Cappuccetto verde fece autostop, si fermò un lupo che aveva una bella macchina,una panda, e gli disse:”Dove vai?” Cappuccetto nero gli rispose che doveva andare i città da suo nonno. Il lupo la fece salire e la portò a New York, appena arrivati Cappuccetto scese, ringraziò il lupo e si incamminò verso la casa del nonno. Arrivò e…… vide suo nonno ferito e accasciato per terra, chiamò l’ ambulanza, e gli disse che potevano arrivare solo dopo un ora. Allora Cappuccetto viola fece tutto da sola, lo disinfettò e gli mise una benda. Dopo qualche minuto la situazione del nonno peggiorò. Veloce come un fulmine Cappuccetto celeste si mise a cantare la canzone preferita del nonno che subito si rialzò e si mise a ballare come un ragazzo di 16 anni anche se lui ne aveva 99. L’ ambulanza arrivò e pensò che fosse stato un brutto scherzo, chiamò la polizia che mise in prigione Cappuccetto azzurro. Il giudice la condannò all’ ergastolo, anche se non poteva perché troppo piccola; lei si disperò e si stava per suicidare tra le sbarre della prigione, quando arrivò il nonno travestito da Supergiovane. Le disse che aveva fatto un tunnel con un cucchiaino e che arrivava davanti a un bar di Boston, chiamato il Bar Nero. Così scapparono e si rifugiarono lì. Ma la polizia seguì le loro tracce e li trovarono lì. Cappuccetto arancione ed il nonno chiamato il Supergiovane uscirono dall’ uscita del retro, rubarono una BMW e scapparono sull’ autostrada A22. Ci fu un inseguimento “da paura” finchè il nonno vide un piccolo pulsante rosso sul volante… lo premette e…. era N20 o semplicemente chiamato NOS, andarono ai 300 km\h!!! Seminarono la polizia in un batter d’ occhio! Cappuccetto nero cambiò nome e si chiamò Alice, il nonno decise di chiamarsi per sempre Supergiovane mentre la madre di Alice si chiamò Catwoman. Insieme decisero di difendere il mondo, Alice era la mente, fece un gigantesco quartier generale e delle bellissime tute per Supergiovane e Catwoman. Poi a loro si aggiunsero Spiderman, Batman e il suo amico Robin. Tutti insieme difesero le Americhe mentre i Fantastici 4 l’ Europa, gli incredibili l’ Africa, Super man l’ Oceania, Ufo Robot l’Asia. Il mondo da quel momento fu più felice!! Margonari Maria cl 2c C’era una volta Cappuccetto Viola. Si chiamava così perché indossava un bel vestito di pietre preziose di color viola. Dovete sapere che Cappuccetto era una ragazzina molto vanitosa; ci teneva tanto a farsi ammirare che girava tutta agghindata così che chi la incontrava per strada, poteva pensare fosse una regina visti i gioielli ed i sontuosi abiti che indossava, decorati con rubini! Un giorno la mamma le disse: “ Cappuccetto, vai a trovare nonna nella sua villa in collina, è tanto che non ti vede!” “Va bene mamma” rispose Cappuccetto La nonna era una vera signora: viveva in una villa in collina, era una ricca signora, elegante, sempre ben vestita, austera e intransigente. Teneva molto al suo patrimonio e viveva quindi cercando di far fruttare i suoi denari nel modo migliore. Cappuccetto salì sulla sua carrozza e partì. Arrivata davanti alla porta della casa, bussò e dopo qualche secondo il maggiordomo aprì e disse:“La signora la stava aspettando per il te” e Cappuccetto entrò, salutò la nonna e si sedette a tavola. Mentre chiacchieravano, la nonna si alzava di tanto in tanto per accarezzare i suoi due cagnolini così che Cappuccetto ebbe tempo per attuare il suo piano. Infatti dopo aver bevuto il te, la nonna si sentì male: la ragazza aveva messo del veleno nella sua tazza e la povera nonna, dopo qualche minuto di agonia morì. Cappuccetto fece questo solo per sete di denaro. Solo così avrebbe potuto godere delle ricchezze della nonna! Rubò tutte le cose possibili e le nascose sotto terra in modo che solo lei avrebbe saputo dove erano, indossò vari vestiti della nonna si accomodò e chiamò la madre: ”Mamma, mamma la nonna è morta!” Subito la mamma che era molto preoccupata andò a vedere, ma per la nonna non ci fu più niente da fare. La ragazza che ormai aveva 15 anni decise che forse era meglio andare a vivere da sola. Ma il problema era la mamma che non la lasciava. Allora un giorno fece le valige e scappò via di casa e andò a vivere proprio nalla villa della povera nonnina in mezzo al lusso e alle comodità!!! Giuseppe Badolato cl. 3E “C’ era una volta una bambina che si chiamava Cappucetto giallo”. “No rosso!” “Ha si rosso!” Cappucetto giallo andò nel bosco per raccogliere i funghi buoni da portare alla nonna. Mentre passeggiava, vide dei funghi rossi e bianchi così belli che li prese e li mise nel cestino con gli altri Cappucetto giallo era contenta e si s’incamminò velocemente verso la casa della nonna per farle una sorpresa. La nonna infatti amava i funghi e quando li vide fu tanto contenta che decise di cucinarli subito:” Grazie cara, non vedo l’ora di mangiarli!”. I funghi erano tanto buoni che li mangiò tutti. Subito dopo iniziò ad aver mal di pancia e si sentì tanto male. Pensò allora di farsi una camomilla e piano piano dopo averla bevuta cominciò a stare meglio. La povera Cappuccatto era molto dispiaciuta per aver intossicato la sua nonnina e le promise di non raccogliere più i funghi che non conosceva!!! Baroldi Ada cl. 2C “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto giallo.“ “No Rosso!” “Ah, si, Cappuccetto Rosso! “ La sua mamma un giorno la mandò a pescare nel mare Tirreno. Ad un certo punto vide un delfino che faceva dei tuffi intorno alla sua barchetta e con un balzo le saltò a fianco e le disse:”Hai qualcosa di buono da mangiare?” Cappuccetto aveva un cestino di cose buone perché se avesse avuto fame avrebbe potuto fare uno spuntino. Quindi tagliò una fetta di focaccia per il delfino e gliene diede un po’. Se la mangiò così velocemente che subito ne chiese ancora! “Ma quanta fame che hai!!” disse Cappuccetto. “Si tanta! Vedi come sono ciccione!” Allora Cappuccetto si mise a ridere e gli regalò tutta la sua parte, tre pasticcini, una banana e due cioccolatini! Il delfino per ringraziarla la caricò sul suo dorso e le fece fare un bellissimo giro nel mare presentandola alla famiglia come la sua nuova amica. Laura Zambotti cl. 3E Lucia Gosetti cl.3B “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto giallo.” ”No rosso!” “Ah, si, Cappuccatto rosso!” La sua mamma un giorno la chiamò e le disse: “Con la nonna ho deciso di andare in California per vedere un concerto rock dei BLINK 182. Ti andrebbe di venire?” Lei rispose entusiasta: “Evvai! Non vedo l’ora!“ Immediatamente corse in camera sua, saltò sul letto e suonò la chitarra elettrica. Finalmente arrivò il giorno della partenza e vestendosi tutta nera la chiamarono Cappuccetto nero. Dopo ore e ore arrivarono a Los Angeles e in piazza furono calorosamente accolte nel loro albergo a cinque stelle. La sera dopo erano in prima fila al concerto. Mentre il gruppo suonava la sua canzone preferita fu invitata a salire sul palco. Alla ragazza, proprio per la sua bravura da chitarrista, venne fatta una proposta, cioè quella di rimanere a suonare per quel complesso. Lei accettò e vissero tutti felici e contenti! Eliane Furlini cl.3B “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto giallo.” ”No rosso!” “Ah, si, Cappuccetto rosso!” La sua mamma…un giorno le disse:”Vai a prendere il latte dalla mucca!”e lei andò. Ad un certo punto si ritrovò davanti ad un grande cane nero che ringhiava ma il problema più grande è che lei aveva paura dei cani! Allora cominciò a correre e il cane la inseguì. Finalmente trovò un albero su cui arrampicarsi e rimase lì fino che il cane stanco di aspettare e abbaiare se ne andò. Alla sera tornò a casa senza il latte con il timore che la mamma la sgridasse e raccontò tutto quello che le era successo. La mamma la consolò dicendole: ”Non ti preoccupare, il latte lo prenderai domani, ora vai a dormire”. Il giorno dopo Capuccetto andò a prendere ancora il latte. Trovò ancora il cane che però questa volta, dopo averla osservata qualche istante, si avvicinò scodinzolando e cominciò a correrle intorno per giocare. Capuccetto prese un bastone, lo lanciò e subito il cane andò a prenderlo. I due rimasero a giocare insieme per tutto il giorno e diventarono amici inseparabili. La mamma intanto era tutta preoccupata e rimase ancora una volta senza latte! Giorgia Riccadonna cl.3B “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto giallo.” ”No rosso!” “Ah, si, Cappuccetto rosso!” La sua mamma era una perfida strega e anche Cappuccetto nero era molto cattivo. Spesso se ne andavano dal paese perché la gente aveva paura di loro. Durante una notte di luna piena Cappuccetto e sua madre si recarono verso le case mentre tutti dormivano per cercare una persona che poteva fare loro da servo. Girovagarono un po’ finche trovarono un bellissimo ragazzo. Lo stregarono e lo portarono nella loro casa. Passarono molti anni e il ragazzo continuava servire Cappuccetto nero e sua madre. Cappuccetto nero però si era segretamente innamorato di lui che …. la contraccambiava. Durante il tempo che trascorrevano insieme Cappuccetto nero si addolciva e diventava Cappuccetto rosa. L’unico problema che avevano era la madre di Cappuccetto che diventava sempre più perfida e trattava malissimo il ragazzo. Un giorno Cappuccetto che voleva sposarsi al più presto, vide il medaglione appeso al collo dalla strega e lolanciò contro un muro. Così si ruppe!! Si sentì un grido e la sua perfida madre si trasformò in una graziosa connetta che corse verso Cappuccetto rosa abbracciandola. Lei era la sua vera mamma che una perfida strega aveva posseduto per molto tempo. Pochi giorni dopo Cappuccetto rosa si sposò con il suo bel ragazzo che in verità era un principe. Andarono a vivere in un bellissimo palazzo e vissero tutti felici e contenti. “nonno, ma sei sicuro che sia così la storia!!!?” “Si certo bambina mia lo so bene io !!!” “Bah…!” Il falegname tre asole Giulia Ricadonna cl. 3E C’era una volta un falegname che la gente del paese chiamava “Tre Asole”. Abitava in un paesino molto povero dove le persone che ci vivevano non lavoravano, di conseguenza non avevano soldi per farsi costruire i mobili per la casa. In un anno Tre Asole lavorava molto poco, tanto che ad un certo punto pensò di cambiare paese ma considerò: “ Se cambio paese devo cambiare casa, perciò mi conviene costruirne una di legno, metterci due ruote, e così potrò spostarmi dove voglio magari conoscerò anche una ragazza e mi potrò sposare e poi se avrò figli, questa casa la darò a loro per giocare”. E così si mise all’opera. Questo falegname era molto minuto e basso, così costruì una casetta piccola in cui ci stava a malapena. Quando la finì, incise sopra la porta il suo nome “Tre Asole”, mise le rotelle e per tirarla una stanga. La gente quando vide che Tre Asole tirava la sua nuova casa gridava ridendo: “Guarda Tre Asole che roulotte si è costruito!”. Ma il falegname non gli diede retta e partì alla ricerca di fortuna. Arrivò in un posto molto bello e si fermò in un prato tutto fiorito. Stanco del viaggio si svegliò e si accorse che una persona bussava alla porta e gli aprì. Era un vecchietto, implorandolo chiese se poteva entrare. Tre Asole però rispose che la casa l’aveva costruita su misura per lui e non sapeva se ci sarebbero stati in due. Poi però gli disse: “Se ci sto io, ci stiamo anche in due!” Allora lo fece accomodare nella sua piccola casetta. Continuava a piovere, c’erano tuoni e lampi, e mentre il vecchietto dormiva il falegname sentiva ancora a bussare alla porta e una voce gridava: “Aprite!” Tre Asole rispose: “Chi è?” Aprì e vide che era un signora con tre bambini tutti bagnati. “ Possiamo entrare che abbiamo perso la strada? Non siamo capaci di tornare a casa”. Tre Asole fece entrare anche loro dicendo: “La casa è fatta su misura per me, ma se ci stiamo in due possiamo starci anche insei!”. Così si addormentarono tutti. Più tardi bussarono di nuovo alla porta: era l’ex sindaco del paese dicendo che sua moglie l’aveva cacciato di casa. Tre Asole lo fece entrare dicendo: “Se ci stiamo insei, ci staremo anche in sette!”. Tutti si riaddormentarono ma ad un certo punto, visto che la casa era parcheggiata in un prato privato arrivarono i gendarmi, dicendo che se non andavano via di lì, avrebbero fatto loro una multa. Tre Asole con i suoi ospiti partì, ma dato che pioveva forte le pareti della casa mobile iniziarono a gonfiarsi di acqua e creparsi e spaccarsi. Per fortuna l’ex sindaco disse: “Ma io ho ancora le chiavi in una casa di mia proprietà, proprio laggiù. È molto grande e possiamo starci benissimo tutti quanti!” Così vissero per sempre insieme felici e contenti.