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AZIONI TECNICHE
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A CERTOTTICA IL COMITATO INTERNAZIONALE PROTAGONISTA
DELLA LOTTA AI VELENI DELLA PELLE
Al meeting internazionale dell’11 e il 12 febbraio erano presenti esperti di tutto il mondo per rivedere
la norma anti-nichel
Certottica punto di riferimento
mondiale contro le allergie da nichel: a Longarone si è riunito il
Comitato Internazionale per rivedere la norma EN 1811:1998 sulla determinazione del rilascio di
nichel degli oggetti a contatto diretto e prolungato con la pelle per
dire ‘stop’ a prurito, arrossamenti, bruciori, allergie da contatto
con occhiali, collane, bracciali,
utensili da cucina. L’incontro tra i
big della chimica si è articolato in
due giornate, l’11 e il 12 febbraio.
Il miglior punto di partenza prospettato finora per risolvere il
problema è stato quello proposto
da Certottica: sarà sperimentato
in sei laboratori europei. L’Istituto di Longarone, all’interno del
Comitato, rappresenta l’Italia insieme ad ANFAO: in gioco, la garanzia alla salute, la riformulazione della norma e la qualità del
prodotto.
Bracciali che creano pustole,
montature metalliche di occhiali
che provocano escoriazioni: ANFAO, Certottica e il Task Grup 1
del CEN/TC 347 contro i killer
della pelle, in primis il nichel, che
molti oggetti di moda e dispositivi di protezione, come gli occhiali, rilasciano sulla pelle. La questione, è evidente, va approfondita dalla scienza. Nello specifico,
per quanto riguarda i lavori del
Task Group, la chiave del problema è stata la ricerca di una nuova
soluzione di sudore sintetico che
abbia una stabilità migliore di
quella attualmente impiegata per
simulare il rilascio del nichel e
permetta misure più accurate e
maggiormente riproducibili. Per
questo scopo sono stati effettuati
numerosi test in molti laboratori
europei (Olanda, Francia, Germania, ecc), tra cui quello di Certottica in rappresentanza dell’Italia,
e sono state prese in esame varie
soluzioni alternative. Ora le sperimentazioni di laboratorio, dopo
l’analisi degli ultimi risultati presentati a Copenhagen in novembre, proseguono dall’ultima formulazione rivista di sudore sintetico, elaborata proprio da Certotti-
LOTTA AL NICHEL
ECCO I PUNTI FONDAMENTALI
DA RICORDARE
• Il Nikel rappresenta tuttora la principale fonte di allergia fra la popolazione europea.
• Nel 1976 la Commissione Europea ha promulgato una direttiva, atta
a tutelare la salute dei consumatori, la quale impone che i beni destinati al contatto diretto e prolungato con la pelle in circolazione sul suo territorio abbiano un rilascio di nikel inferiore a 0.5 [μg/cm2/settimana].
• La Commissione ha dato mandato al CEN di sviluppare un metodo
per la determinazione del rilascio di Nikel: è la norma EN 1811:1998
• Questa norma deve essere rivista in quanto il metodo su cui poggia risulta impreciso.
• Il CEN/TC 347 ed in particolare il gruppo di lavoro relativo ai metalli (Task Group 1) è specificatamente incaricato della revisione.
• Il CEN ha stabilito la tempistica per la validazione: la prima bozza
della nuova norma deve essere discussa nel Meeting del TG 1 a Berlino e la nuova norma deve essere pronta entro il Settembre 2010.
• I settori che utilizzano metalli destinati al contatto con la pelle hanno
cercato di limitare l’impiego del Nikel nelle leghe utilizzate per la fabbricazione dei loro prodotti, ma eliminarlo non è possibile o lo è solo
in parte. D’altro canto la sua presenza non è direttamente correlabile al
rilascio: ad esempio un acciaio molto utilizzato nel campo medicale, il
316, contiene il 16% di Nikel tuttavia il rilascio è praticamente nullo.
• Il settore delle montature per occhiali, per ragioni tecnologiche,
non lo può eliminare, ed è quindi responsabilità di chi commercializza monitorare continuamente il proprio prodotto per essere certo
che non vi siano problemi per il consumatore.
• L’Italia è leader mondiale nella distribuzione delle montature,
quindi le aziende del settore devono essere sempre attente a questo
problema.
ca nell’ambito di un progetto specifico finanziato da EUROM: oggi, tale formulazione, rappresenta
il miglior punto di partenza per
continuare le indagini scientifiche
sul problema tanto che è stata oggetto dell’ultimo stage di sperimentazioni da parte di ben sei laboratori di ricerca europei e gli
esiti sono discussi nell’incontro
internazionale in corso nell’istituto di Longarone. Il meeting è stato un momento di particolare importanza perché ha rappresentato
l’occasione per discutere il documento, in gergo tecnico definito
‘1st working document, da presentare al CEN entro il 21 marzo
2008 e che costituirà il testo base
per la norma rivista. La Commissione europea ha, infatti, imposto
come termine di scadenza per la
validazione della norma l’autunno 2010.
Venendo alle conseguenze pra-
tiche, l’allergia al nickel si manifesta principalmente con una dermatite da contatto e, in caso di
contatto continuato, con eczema:
nella zona di contatto compaiono
eritemi, desquamazione, vescicole. Un disturbo non da poco, soprattutto perché il nichel è impiegato in molti settori industriali e,
di conseguenza, è molto facile
venire a contatto con questo metallo attraverso oggetti di uso
quotidiano. Sono particolarmente
ricchi di nickel tutti gli oggetti
metallici, soprattutto ornamenti e
gioielli di bigiotteria, ma anche
utensili da cucina e da lavoro, ad
eccezione degli oggetti in oro e
quelli in acciaio inox che ne contengono piccolissime quantità.
Inoltre, lo si trova in altri prodotti come i cosmetici, i detersivi, le
tinture per capelli e, anche se in
quantità infinitesimali, persino in
numerosi alimenti.
LA VALUTAZIONE DELLA CONFORMITÀ
È GARANZIA DI QUALITÀ
La valutazione della conformità è
in un mercato sempre più competiun procedimento formale attraverso
tivo e caratterizzato da una concoril quale il consumatore finale, a
renza esasperata e da una costante
qualsiasi livello, è informato sulle
innovazione tecnologia, assume un
caratteristiche delle imprese stesse
ruolo fondamentale: qualità e mio di determinate produzioni. Di tale
glioramento continuo, dovrebbero
informazione, si rende garante un
essere i cardini della strategia di
ente terzo specializzato nel fornire
ogni azienda e fornitore. Vediamo,
quel servizio che,
nella fattispecie,
mediante un sidelUn salto tecnologico im- l’importanza
stema di controlli
la valutazione
e prove di labora- portante, Certottica ridu- della conformità
torio, è in grado ce i tempi, eleva la quali- dell’occhiale e
di assicurare la tà e evita le incisioni: è il dei materiali che
propria compelo costituiscono.
tenza e un’obiet- Laser Enhanced Plating
Oggi nel compartività al di sopra Segue a pag 2
to dell’occhiale i
di ogni sospetto:
fornitori di comnello specifico questa attività riponenti assumono un ruolo sempre
guarda Certottica, l’Istituto italiano
più determinante sia nelle fasi di
di certificazione di prodotti ottici.
sviluppo che di produzione rendenLa valutazione della conformità,
do la gestione della catena della for-
nitura più complessa e delicata. Allergeniche: basti pensare, in propolo stesso tempo i clienti sono semsito, al meeting internazionale tenupre più esigenti imponendo ai protosi in Certottica relativamente al riduttori uno sforzo costante per la rilascio di nichel degli oggetti a conduzione dei costi e l’innovazione
tatto diretto e prolungato con la peldei prodotti con il
le.
ricorso a tecnolotratta di un
Il progetto P90 riapre la Si
gie estremamente
esempio assai
sofisticate.
In possibilità di tutelare eloquente rispetquesto scenario la l’occhiale attraverso il to all’importanza
certificazione se- marchio e legarlo al terri- della certificacondo standard
zione, che non è
nazionale e inter- torio in cui nasce
soltanto avvertita
nazionali consen- Segue a pag 6
a livello nazionate una maggiore
le bensì internaefficienza dei processi lungo tutta la
zionale. Poter monitorare il prodotcatena della fornitura e una qualità
to finito che viene immesso sul merpiù elevata dei prodotti stessi. Nel
cato si traduce in controllo del procaso delle occhialerie l’esecuzione
dotto finale assicurando sicurezza e
dei test specifici permette di moniqualità al cliente: la valutazione deltorare le materie prime che possono
la conformità mette tutti i soggetti
essere potenzialmente dannose o aldella filiera al riparo da brutti episo-
di come il caso Mattel balzato alle
cronache lo scorso anno. In questo
panorama chi fornisce componenti
per l’industria dell’occhialeria deve
essere certo, di quanto fornisce: tuttavia, ciò non esime chi mette sul
mercato il prodotto finito dalla responsabilità nei confronti del cliente e, quindi, dal dovere di controllare egli stesso il prodotto finito. Chi
vuole restare sul mercato non può
prescindere da una rigorosa politica
della qualità e dal conseguimento
della conformità che si sta affermando come requisito essenziale a
livello mondiale.
All’interno Speciale
Dolomiticert
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Legge Regionale 4 aprile 2003 n. 8 bando 2006
Iniziative finanziate dalla Regione Veneto con DDSE 112 del 28.12.2006
NUOVI SUCCESSI PER LA TECNICA “LEP” CHE
DIMEZZA TEMPI AUMENTANDO LA QUALITÀ
Certottica a un passo dell’industrializzazione della metodologia laser per creare marchi e loghi nei
settori gioielleria e occhialeria senza alcuna incisione
Il Laser
Nella ricerca scientifica e nell’applicazione pratica, il
laser riveste un ruolo fondamentale.
Un salto tecnologico importante, Certottica riduce i tempi, eleva
la qualità ed evita le incisioni.
L’impiego del Laser Enhanced
Plating (più semplicemente LEP),
che servirà a marchiare e decorare
senza incidere i prodotti di occhialeria, gioielleria e bigiotteria ed
evitarne la contraffazione, è a un
passo dall’industrializzazione. La
risposta della scienza alle problematiche del mondo produttivo
non si è, perciò, fatta attendere e i
risultati sono stati presentati nel
mese di febbraio al Comitato Tecnico, che ha espresso la sua soddisfazione. Il progetto di ricerca è
propriamente intitolato ‘Industrializzazione della tecnica Laser Enhanced Plating nella fabbricazione di montature per occhiali e studio sulla metallizzazione selettiva
L’esempio
Particolare al microscopio elettronico
di un deposito LEP.
di materiali non conduttori in particolare dei materiali plastici.’
(presentato sulla base della legge
Regionale 4 aprile 2003, n.8 bando 2006 e finanziato dalla Regione Veneto con DDSE n.112 del
28.12.2006): capofila del progetto
è l’azienda Sisma di Schio, leader
mondiale nella produzione di
macchine per oreficeria e produzione di macchine laser per saldatura e marcatura.
Lo studio e le conseguenti sperimentazioni in laboratorio hanno
raggiunto un traguardo fondamentale: nell’utilizzo della tecnica LEP i ricercatori di Certottica
sono riusciti a ridurre di circa dieci volte i tempi di deposizione,
passando da 11 minuti ad appena
un minuto, aumentando allo stesso tempo la qualità nel creare mar-
chi e loghi su occhiali e gioielli.
Da tener presente che l’impiego di
questa tecnologia permette di non
ricorrere all’incisione per apporre
loghi, griffe, o disegni. La nuova
metodologia, messa a punto nel
luglio dello scorso anno (per depositi di metallo su oro) e rivisitata, è stata chiamata LEP-MN: nella letteratura scientifica non si
hanno notizie di esperimenti relativi al deposito di metalli su un
substrato in oro. Se finora il principio accettato era quello secondo
cui è possibile depositare un materiale più nobile su un metallo meno nobile, le sperimentazioni hanno portato a un nuovo orizzonte
superando tale concetto: i ricercatori di Certottica sono riusciti a
depositare metalli quali il rodio,
palladio e nichel su oro come non
I prodotti
La tecnologia LEP è applicata ai prodotti dell’occhialeria, bigiotteria e gioielleria per evitare le incisioni.
risulta sia mai stato fatto in precedenza. Propriamente la novità di
tale processo consiste nel depositare in maniera selettiva, vale a dire localizzata dove lo si desidera,
un logo oppure un disegno, ad
esempio di nichel su oro. Le
aziende, che fanno parte dell’ATI,
hanno espresso soddisfazione per
i risultati ottenuti in considerazione del fatto che i tempi sono ora
competitivi e la qualità del deposito è ottima avendo raggiunto, se
non superato, quella che si ha nel
tradizionale processo galvanico o
di tampografie. Altro notevole traguardo è quello dato dal deposito
di oro su acciaio che, notoriamente, in galvanica è uno dei materiali più difficili da trattare. Ma vediamo più da vicino alcune fasi
superate dai ricercatori di Certot-
tica per giungere a questo traguardo. Tra le prime problematiche incontrate c’è stata quella del deposito di un metallo con il laser, su
un’asta di occhiale oppure su un
bracciale. I materiali con cui sono
state condotte le sperimentazioni
non hanno, infatti, offerto risultati
omogenei: ad esempio, il deposito
d’argento su ottone e nichel stagno (metalli poco nobili) non ha
offerto grandi risultati; il palladio,
il rutenio, il rodio, il nichel depositati sull’ottone offrono, invece,
buone soluzioni cromatiche così
come l’oro su tutti i substrati dell’occhialeria. Lo scopo del progetto è andato oltre al semplice fatto
di testare la deposizione di un certo metallo su un substrato piuttosto che su un altro con diverse soluzioni chimiche.
L’INDUSTRIA DELL’OCCHIALE RECUPERA IL MATERIALE
PLASTICO CON IL PROGETTO ANTI-SPRECO
Tecnologie d’avanguardia per
recuperare il materiale plastico di
scarto: Certottica sta utilizzando
nel progetto sullo stampaggio ad
iniezione di nylon ed il recupero
della materia plastica, interessante
per le aziende che intendono ridurre i costi sull’acquisto della
materia prima, simulazioni con un
software molto sofisticato che riproduce i flussi del polimero all’interno degli stampi in modo da
verificare eventuali migliorie da
apportare agli stampi ottimizzando il processo. Il progetto prevede
lo studio del sistema di stampaggio di Grilamid TR90 (nylon 12),
dallo stoccaggio del granulato alla
fase di iniezione, per diminuire la
percentuale di pezzi scarti delle
aziende del settore. Il pezzo stampato che presenta sfogliature viene considerato scarto; la percentuale ottimale di scarti sulla produzione dovrebbe essere del 2%,
ma il risultato migliore ottenuto si
aggira attorno al 7%, ancora troppo elevata. La percentuale varia
inoltre a seconda delle stagioni,
raggiungendo valori minimi nella
stagione invernale e picchi massimi d’estate. Per quanto riguarda
tale progetto le competenze di
Certottica relativamente allo
stampaggio ed alla gestione dei
materiali termoplastici sono state
integrate con quelle dei ricercatori
del Dipartimento di Processi Chimici dell’Ingegneria dell’Università di Padova: l’Ateneo è, dotato
di attrezzature specifiche per la simulazione del processo e per le
caratterizzazioni dei prodotti.
I ricercatori di Longarone, inoltre, hanno effettuato anche numerose sperimentazioni sulle macchine di stampaggio di una ditta
specializzata. Sono stati presi in
considerazione molti parametri
operativi adottati durante le fasi di
lavorazione per diversi tipi di materiale; sono state altresì considerate le caratteristiche chimico-fisiche del polimero adottato, le cariche e coloranti impiegate. Si tratta
di un processo complesso tanto
che è risultato difficile riprodurre i
difetti. La strategia fino ad ora intrapresa, ha visto uno studio approfondito sulla tecnologia dello
stampaggio ad iniezione, vale a
dire parametri di processo e criticità dello stampaggio. Sono state
eseguite molte caratterizzazioni
complete del materiale plastico
oggetto della ricerca ed un altro
materiale che l’azienda utilizza
come prodotto lubrificante, con
diverse tecniche di analisi, quali:
DSC, TGA, FT-IR e analisi SEMEDAX. Le considerazioni emerse
hanno portato ad asserire che il
materiale lubrificante, subisce un
processo di degradazione superiore rispetto a quello previsto. L’aggiunta di questo prodotto lubrificante in quantità elevate porta alla
formazione di difetti superficiali.
Nel Dipartimento di Processi Chimici dell’Ingegneria dell’Università di Padova è stato effettuato
uno studio approfondito su cinetiche di assorbimento di umidità del
granulato. Tale studio ha permesso di evidenziare le variazioni di
comportamento in diverse condizioni ambientali (gradi di umidità
relativa differenti) e in diverse
condizioni del materiale esposto
(estratto da essiccatore caldo e a
temperatura ambiente). Si è concluso che inserire nella tramoggia
della pressa ad iniezione materiale a temperatura ambiente aumenta il tempo di lavorabilità.
Tali prove sono state eseguite
su tipologie di campione differenti: cristallo, cristallo colorato
in massa e cristallo con superficialmente miscela di pigmenti in
polvere. Si è verificato che la miscela di pigmenti funge da barriera al rilascio ma anche all’assorbimento di umidità dall’ambiente, aumentando l’intervallo di lavorabilità del materiale. L’esecu-
zione di prove di stampaggio
presso Silcon Plastic S.r.l. ha permesso di verificare che l’umidità
contenuta nel materiale non è l’unico fattore da cui dipende la presenza o meno di sfogliature nei
pezzi stampati. Le condizioni
ambientali sembrano influenzare
maggiormente tale fenomeno. E’
stata esclusa, durante le prove di
stampaggio, l’influenza dei parametri di processo e della geometria del pezzo nell’insorgere di
sfogliature; ovvero le condizioni
di geometria del pezzo e i parametri macchina normalmente utilizzati in Silcon Plastic S.r.l. sono
risultati idonei. Durante l’ultima
prova eseguita in azienda, spruzzando acqua direttamente sul materiale prima di essere inserito
nella tramoggia, si sono ottenuti
pezzi scarti con sfogliature simili
per morfologia a quelle indicate
dall’azienda. In alcuni pezzi tuttavia, dopo processo di burattatura, tali difetti sono spariti. Si conclude che i difetti ottenuti sono
alcune volte puramente superficiali.
Si ipotizza infine che la presenza di sfogliature sia correlata al
complesso meccanismo di assorbimento di acqua da parte del pellet, che sarà oggetto di studio nel
proseguo della collaborazione.
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LE TECNOLOGIE DI RIVESTIMENTO IN VUOTO E DI DEPOSIZIONE
DI METALLI TRAMITE PVD DANNO BUONI RISULTATI
Industrializzare un film trasparente ottenuto con tecnologia
PECVD, è questa la nuova frontiera per il futuro della ricerca nel
settore dell’occhialeria: i ricercatori di Certottica proseguono nelle
sperimentazioni scientifiche che
stanno dando esiti davvero positivi.
In molte aree di applicazione, le
tecnologie di rivestimento in vuoto continuano a sostituire i metodi
tradizionali e la tecnologia di deposizione di metalli tramite PVD
ha raggiunto un discreto stadio di
sviluppo anche dal punto di vista
dell’ applicazione industriale: sulle montature per occhiali, infatti,
gli impianti di trattamento PVD
dedicato esclusivamente alle
montature in metallo, a fronte di
ingombri contenuti, raggiungono
una produttività di circa 400
pz/h/macchina. Il costo industriale
del trattamento della superficie è
analogo a quello del trattamento
galvanico. Tuttavia, la problematica legata a questo processo che
impone una migliore preparazione
della superficie da rivestire, dato
che il trattamento PVD non dà effetto livellante, e necessita di una
successiva protezione anticorrosiva, non giustifica il passaggio a
questa tecnologia da parte dei
grandi fabbricanti. Il punto di
svolta potrebbe essere rappresentato dall’integrazione del sistema
di deposizione a quello di protezione utilizzando la stessa macchina oppure lasciando i pezzi sullo stesso supporto. La tecnologia
PECVD, tuttora non impiegata
per il trattamento di montature per
occhiali, offre svariate possibilità
applicative ognuna delle quali richiede di essere approfondita con
studi e sperimentazioni al fine di
A BUON FINE IL PROGETTO CON SILCON PLASTIC
Si è chiuso positivamente il progetto ‘Processo di
sovrastampaggio con nylon di un’asta flex animata’
(DOCUP Obiettivo 2, 2000-2006, Misura 1.7 – Azione C – Bando 2006). Vediamo subito nel dettaglio.
L’obiettivo atteso, vale a dire la realizzazione di
un’asta flex animata mediante il processo di sovrastampaggio utilizzando il nylon, è stato raggiunto: il
progetto ha, perciò, ottenuto esiti positivi. Il progetto
di ricerca proposto ha perseguito lo scopo generale di
sviluppare un’asta flex di qualità, da un punto di vista estetico, nettamente superiore alle aste flex in plastica prodotte attualmente con terminali incollati o
fissati con viti. Porgendo particolare attenzione alla
finitura della scatola flex (tolleranze dell’ordine di un
centesimo di millimetro), che funge da parete nello
stampo, si è riusciti ad ottenere un accoppiamento fra
metallo e plastica perfetto: sono stati, inoltre, raggiunti costi comparabili alle aste flex in plastica e notevoli riduzioni degli scarti. Il processo produttivo
non presenta passaggi manuali di rettifica, ad eccezione del punto di iniezione, per cui il prodotto sovrastampato, una volta uscito dallo stampo, è indirizzato direttamente alla fase di burattatura con riduzio-
ne dei tempi di realizzazione a parità di qualità del
prodotto finale. L’ambito di applicazione è rivolto all’industria dell’occhiale ed in particolar modo al Distretto dell’Occhiale che risulta maggiormente interessato alle possibili applicazioni del risultato raggiunto visto anche il periodo di crisi che sta attraversando soprattutto a causa della pesantissima concorrenza da parte dei Paesi emergenti, Cina in particolare, per quanto riguarda tutti i componenti. L’innovazione tecnologica sembra, quindi, essere l’unica via
per contrastare tale concorrenza. La ricaduta commerciale sul mercato di tale innovazione sarà notevole perché gli elementi costituenti tali aste richiedono tolleranze dimensionali molto strette, non facilmente ottenibili da chi non possiede il know-how del
processo, riducendo così il pericolo di concorrenza
soprattutto estera.A questo riguardo va detto che le
aziende del far east hanno finora trascurato il mercato dell’occhiale in plastica, concentrandosi su quello
in metallo, per cui il divario tecnologico creato da
un’asta come quella realizzata pone la Silcon Plastic
in una posizione di notevole vantaggio, colmabile solo dopo molti mesi.
Esempio di applicazione PECVD
poter valutare le possibilità di sviluppo di un processo industriale
nel settore dell’occhialeria e, in
particolare, consente deposizione
di film trasparenti silicon-like o
quarz-like che potrebbero prestarsi alla soluzione del problema sopraccitato di integrare il sistema di
deposizione con quello di protezione. I ricercatori di Certottica
hanno raggiunto risultati impensabili fino ad ora: è stato ottenuto
un film con ottime caratteristiche
di duttilità e di resistenza alla corrosione dimostrando la possibilità
concreta di ottenere risultati applicativi estremamente interessanti.
Pur a fronte di risultati molto lusinghieri non è, però, possibile affermare che un film trasparente
nanotecnologico soddisfi tutte le
esigenze del prodotto occhiale
possa essere industrializzato. C’è
anche da dire che, data la novità
della tecnologia del plasma freddo, la letteratura scientifica risulta
assai avara di dati sperimentali,
che ovviamente richiedono un approccio complesso e non breve
per essere disponibili. Le sperimentazioni di questo progetto perseguono dunque le seguenti finalità: studiare la possibilità di industrializzazione di un film trasparente ottenuto con tecnologia
PECV; studiare un impianto dedicato e formulare una ipotesi di co-
sto industriale per raffrontare i costi del rivestimento tradizionale e
di quello sottovuoto.
Il lavoro iniziale è stato incentrato sulla partecipazione a due
eventi fieristici importanti per i
trattamenti di superficie: lo
Schauplatz NANO ad Hannover
e l’European Coatings Show a
Norimberga. La partecipazione a
queste manifestazioni ha dato modo di estendere a livello europeo
la rete di contatti già intessuta in
Italia e programmare le visite ad
aziende ed istituti all’avanguardia
nel campo delle nanotecnologie.
Le visite ad aziende produttrici di
impianti ha allargato la visuale relativamente alla necessità di sperimentare con diversi sistemi di deposizione al fine di poter ipotizzare un impianto industriale
PECVD che possa soddisfare le
nostre esigenze.
Tale progetto è sostenuto dalla
Camera di Commercio di Padova
con una borsa di studio triennale
per la formazione di un ricercatore di Certottica: il Consiglio camerale ha previsto lo stanziamento di 12mila euro per finanziare
l’attività di ricerca nel 2007.
UNO SHOWROOM DI MATERIALI INNOVATIVI
Materiali innovativi e tecnologici, raccolti in un archivio reale e informatico, che le aziende possono
testare direttamente
Le ultime novità che riguardano i
materiali innovativi? Si trovano
nella banca dati di Certottica, una
sorta di showroom dove poter prendere visione dei materiali tecnologici, delle loro schede tecniche e
sperimentarne le caratteristiche. Tra
i nuovi materiali che arriveranno a
infoltire gli schedari della banca dati ci saranno fibre naturali, altri polimeri plastici (granuli termoplastici) e, soprattutto, un interessante
materiale biodegradabile per la realizzazione iniziale di suole per scarpe e dal futuro molto promettente
anche in altre applicazioni. È anche
possibile trovare materiali, come ad
esempio tessuti utilizzati nel settore
sportivo, da impiegare in ambiti diversi dal settore occhialeria. Per
sperimentare, quindi, o per saperne
di più sulle caratteristiche tecniche
di nuovi materiali è possibile consultare l’archivio fisico e informati-
co che Certottica ha realizzato proprio a Longarone. Le aziende hanno
a disposizione una banca dati che
conta circa 300 tipi di materiale.
Abbonandosi si ha un servizio
completo. I 300 materiali rappresentano, infatti, un campionamento
significativo che permette d’effettuare sperimentazioni a livello pratico sui quei materiali ritenuti dai
fabbricanti di prodotti ottici di sicuro interesse per comprenderne il
comportamento nei processi produttivi industriali nel settore dell’occhialeria. Per una consultazione
teorica sono, invece, a disposizione
le schede tecniche e relative foto
che accompagnano ogni genere di
materiale. A corredo di una banca
dati sono stati creati i servizi: l’archivio è consultabile via web e, ora,
è stato attivato un servizio di newsletter. Con un messaggio di posta
elettronica gli abbonati alla banca
dati saranno informati e aggiornati
periodicamente sulle novità del settore. Gratuitamente, invece, è possibile consultare le schede descrittive e prendere visione dei materiali,
odorarli, toccarli, lasciare che questa interazione generi sensazioni
che gli suggeriscono nuovi possibili impieghi.
Per maggiori informazioni, contattare Certottica al 0437/573157
oppure [email protected]
A MIDO IL SEMINARIO INTERNAZIONALE SUGLI ALLERGENI
L’avvento dell’euro ha portato
con sé un problema medico inatteso: l’allergia al nichel. Ebbene
l’allergia alla moneta è scientificamente provata. Lo ha confermato uno studio svedese, pubblicato qualche anno fa sulla rivista
“Contact Dermatitis”, secondo il
quale a scatenare un’infiammazione della pelle o fastidiose bollicine sono le monete da uno o
due euro.
I metalli pesanti, infatti, nichel
ma anche mercurio, piombo, arsenico, cadmio, alluminio e stagno
penetrano in maniera insidiosa nel
nostro organismo attraverso cibi,
bevande, aria atmosferica, abiti
ma anche accessori, come gli oc-
chiali e i gioielli, con particolare
pericolosità quando si ha un’esposizione cronica a bassi dosaggi.
Può succedere così che dopo il
contatto con queste sostanze, normalmente innocue, si verifichi
una reazione allergica, la più comune delle quali è la dermatite da
contatto. I metalli pesanti vengono perciò annoverati tra gli allergeni da contatto più pericolosi,
basti pensare che l’allergia al nichel, principale indiziato insieme
al mercurio, interessa il 15-20%
della popolazione europea.
Ed è proprio per questo che la
legislazione vigente si sta indirizzando verso un maggiore controllo per quanto riguarda la
compatibilità fisiologica dei dispositivi di protezione e dei dispositivi medici, come gli occhiali
da sole e le montature da vista.
Certottica, attraverso i suoi
esperti, da tempo sta monitorando la situazione, al fine di fornire
il giusto supporto tecnico e informativo alle aziende che sempre
più spesso devono affrontare le
problematiche connesse.
Da queste premesse nasce l’idea di organizzare, in collaborazione con ANFAO – MIDO un
seminario internazionale dal titolo “Disposizioni legislative nazionali ed internazionali relativamente alla compatibilità fisiologica e alla sua valutazione”
che avrà luogo sabato 10 maggio
2008 in occasione della manifestazione fieristica più importante
del settore, MIDO 2008, in programma a Milano dal 9 al 12
maggio.
L’incontro è rivolto in particolare alle aziende che producono e
commercializzano i prodotti ottici sia per il mercato nazionale,
ma anche e soprattutto per il mercato internazionale e sarà sviluppato in due interventi. Nel primo
Giorgio Sommariva, Coordinatore Tecnico dei Laboratori di
prova di Certottica, illustrerà le
normative vigenti e i requisiti
chimico–fisici che tali dispositivi
devono soddisfare.
Il secondo intervento prevede
invece l’illustrazione da parte di
Giuseppe Da Cortà, Coordinatore della Commissione ANFAO
“Metodi di analisi degli allergeni”, di quanto elaborato dal comitato tecnico sulla revisione
della norma EN 1811:1998 sulla
determinazione del rilascio del
nichel da parte del Task Group 1
del CEN/TC 347, gruppo specificatamente incaricato dalla Commissione Europea della revisione. In tale sede i partecipati al seminario saranno informati in merito a quanto prodotto dal meeting degli esperti europei riunitosi lo scorso 11 e 12 Febbraio
presso Certottica.
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MARCATURA CE, ATTENZIONE ALLA
DOCUMENTAZIONE TECNICA
Certottica invita le aziende a essere contattata per qualsiasi
dubbio: convenzioni e abbonamenti con l’Istituto non sostituiscono la conformità del prodotto al marchio CE
Verifiche istituzionali più serrate sulla conformità dei dispositivi di protezione e medici ottici alla marcatura CE: attenzione,
convenzioni e abbonamenti annuali con Certottica costituiscono solo una parte della documentazione sostanziale richiesta
dalle direttive comunitarie.
I controlli degli organi di vigilanza, come ad esempio Agenzia
delle Dogane e Guardia di Finanza, hanno evidenziato che
non tutti i fascicoli tecnici sono
completi della documentazione
sostanziale richiesta dalle direttive comunitarie. Per quale motivo? Spesso le aziende si sentono al sicuro rispetto a eventuali
controlli delle Autorità in virtù
delle convenzioni e degli abbonamenti annualmente sottoscritti con il nostro Istituto, che prevedono l’esecuzione di test secondo le norme europee armonizzate. Ma attenzione, non è
esattamente così! La sottoscrizione di un documento, che prevede test di laboratorio, non è
elemento giustificativo e sostitutivo della conformità del prodotto. I rapporti di prova emessi
devono essere, infatti, intesi come parte integrante della documentazione tecnica che ogni
azienda deve conservare e mettere a disposizione delle Autorità in caso lo richieda. Rimane,
dunque, a carico di ciascuna
azienda l’obbligo della redazione del fascicolo tecnico che deve consentire di valutare la conformità del prodotto ai requisiti
della direttiva. Affinché le ispezioni governative si svolgano in
un clima di serenità, invitiamo le
aziende a prendere contatti per
tempo e per qualsiasi chiarimento o dubbio: Certottica, infatti,
nel suo ruolo di organo di consulenza oltre a quello di Istituto
di Certificazione, è disponibile a
fornire tutta l’assistenza necessaria.
Vediamo più nel dettaglio in
cosa consiste tale documentazione. Per quanto riguarda i dispositivi medici, la Direttiva
93/42/CEE dice che il fascicolo
tecnico deve comprendere in
particolare i seguenti documenti:
- una descrizione generale del
prodotto, comprese le varianti;
- gli schemi di progettazione e i
metodi di fabbricazione, gli
schemi delle parti, dei pezzi, dei
circuiti, ecc.;
- la descrizione e le spiegazioni
necessarie per la comprensione
degli schemi summenzionati e
del funzionamento del prodotto;
- i risultati dell’analisi dei rischi
e un elenco delle norme armonizzate previste, applicate interamente o in parte, e una descrizione delle soluzioni adottate
per soddisfare i requisiti essenziali della direttiva quando non
siano state applicate interamente
le norme armonizzate previste;
- nel caso di prodotti immessi in
commercio in confezione sterile, la descrizione dei metodi uti-
PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
ARRIVANO I NUOVI ADEMPIMENTI
LEGISLATIVI
Pensando di fare cosa gradita si segnala quanto segue.
Il Codice Privacy (D.lgs. 196/2003) ha imposto a chiunque tratti dati
di predisporre alcuni adempimenti ai fini della correttezza dei trattamenti e allo scopo di garantire la sicurezza degli stessi trattamenti nei
confronti dei soggetti cui i dati si riferiscono (interessati).
I principali adempimenti previsti dalla normativa sono:
- informativa per il trattamento dei dati
- consenso per il trattamento
- nomina degli incaricati
- previsioni di istruzioni per gli incaricati
- predisposizione delle misure minime di sicurezza
- predisposizione del Documento Programmatico per la Sicurezza.
Tutti gli adempimenti previsti, per essere conformi alla normativa, devono essere aggiornati. In caso contrario non sono a norma di legge.
Ecco le principali scadenze in materia di privacy
NOMINA DEGLI
INCARICATI
DOCUMENTO
PROGRAMMATICO
SULLA SICUREZZA DI
CUI ALL’ART.19,
ALLEGATO B
lizzati;
- i risultati dei calcoli di progettazione, dei controlli svolti, ecc.;
- i rapporti di prova non antecedenti due anni;
- l’etichettatura e le istruzioni
d’uso.
Per quanto riguarda, invece, i
dispositivi di protezione di prima categoria (occhiali da sole) la
documentazione, così come previsto
dalla
Direttiva
89/686/CEE, deve comprendere
in particolare:
- un fascicolo tecnico di fabbricazione così costituito:
a) i progetti generali e dettaglia-
ti del DPI, accompagnati eventualmente dalle note di calcolo e
dai risultati delle prove di prototipi entro i limiti del necessario
alla verifica dell’osservanza dei
requisiti essenziali;
b) l’elenco esaustivo dei requisiti essenziali per la sicurezza e la
salute,nonché delle norme armonizzate o altre specifiche tecniche, tenuti presenti al momento
della progettazione del modello;
- la descrizione dei mezzi di controllo e di prova applicati nello
stabilimento del fabbricante;
- una copia della nota informativa.
INFORMATIVA SUL
TRATTAMENTO
DEI DATI
Da verificare e aggiornare annualmente
l’individuazione dell’ambito di trattamento, ove variato, consentito ai singoli incaricati
Da aggiornare entro il 31 marzo di ogni
anno (quindi entro il 31 marzo 2008)
Dell’avvenuta revisione e aggiornamento
del Documento Programmatico per la
sicurezza occorre dare notizia nel bilancio
di esercizio ove necessario.
Da aggiornare ogniqualvolta subentrino
delle variazioni e darne comunicazione
agli interessati
PROGRAMMI PER
PROTEGGERE I DATI DAL
RISCHIO DI INTRUSIONE
E DAL RISCHIO
aggiornare almeno semestralmente
DERIVANTE DA VIRUS
INFORMATICI
(ART. 16, ALLEGATO B)
INTERVENTI DI
FORMAZIONE PER GLI
INCARICATI DEL
TRATTAMENTO
Da programmare annualmente
Il Garante ha sottolineato l’importanza
della formazione per i soggetti incaricati
di trattare i dati del personale.
CERTOTTICA LEADER DELLA
CERTIFICAZIONE
ARRIVA LA CONFERMA MINISTERIALE
Il nuovo decreto del Ministero dello Sviluppo Economico riconferma il ruolo di
ente nazionale per la certificazione dei prodotti ottici
Certottica cambia fisionomia
e lo fa in modo da approfondire
sempre di più le problematiche
poste dal mondo dell’occhialeria. Come? Diversificando la
propria attività di certificazione.
Dopo la nascita di Dolomiticert, il laboratorio di certificazione dell’attrezzatura sportiva,
anche Certottica ha cambiato
veste rinnovandosi nella struttura e concentrandosi sulla certificazione di dispositivi di protezione degli occhi e dispositivi
di protezione totali o parziali
del viso.
Ministero dello Sviluppo
Economico, con il Ministero
del Lavoro e della Previdenza
Sociale, ha quindi rinnovato, fino al 2013, l’autorizzazione a
Certottica ad emettere certificazioni ed attestati di conformità
CE ai sensi della direttiva
89/686/CE per i dispositivi suddetti con un nuovo decreto che
abroga tutti quelli precedentemente emessi dal 1995 al 2006
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
Un riconoscimento che con-
Roma, Piazza del Quirinale.
ferma il ruolo principale che
Ministero dello Sviluppo Economico attribuisce a Certottica, quale Istituto Nazionale
per la Certificazione del Prodotti Ottici, trasferendo a Dolomiticert, oggetto di un altro
decreto creato ad hoc, le certificazioni di categorie di altri prodotti per i quali Certottica aveva ottenuto a suo tempo l’estensione all’autorizzazione.
Un passaggio di testimone
importante, che segna il ritorno
alle origini di Certottica e la
piena autonomia operativa di
Dolomiticert che, con l’entrata
in vigore del nuovo decreto, è
stata notificata presso la Commissione Europea e può rilasciare attestati di conformità
CE per i dispositivi di protezione dell’udito, del capo, delle vie
respiratorie, dei piedi e delle
gambe, della mano o del braccio e i dispositivi di protezione
dalle cadute dall’alto nonché
alcuni tipi di indumenti protettivi.
Quali i motivi che hanno portato a questa svolta? Innanzitutto la necessità di distinguere le
attività di certificazione dei due
enti e renderli, se pur speculari,
indipendenti l’uno dall’altro,
ma anche l’esigenza di non disperdere le professionalità e legare le competenze degli addetti ai lavori a dei prodotti specifici.
È, inoltre, un segno importante da parte delle autorità governative che confermano il fatto
che, nonostante le difficoltà, il
distretto dell’occhiale ha ancora un suo spessore all’interno
del panorama economico e produttivo nazionale tale da giustificare l’esistenza di un ente ad
esso dedicato.
Va, infine, ricordato che il
turning point permette a Certottica di fornire alle aziende del
distretto dell’occhiale un servizio ancora più preciso e puntuale.
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APRILE 2008 N. 1
PAGINA I
SPECIALE DOLOMITICERT
LA NORMA EN1077 DEL 2007 ORA NELLA GAZZETTA
UFFICIALE DELL’UNIONE EUROPEA (OJEU)
Grazie allo staff Dolomiticert, l’ultimo aggiornamento della norma
EN1077 ha finalmente i riferimenti
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea: dopo un tam tam di
mail che, partite
da Longarone,
hanno coinvolto
gli esperti di mezzo continente, i
produttori e i certificatori di caschi
potranno finalmente stare tranquilli.
Parliamo di caschi perché la
norma in questione – come riportato dall’UNI – “stabilisce i requisiti di costruzione ed i metodi di prova del casco sicuro”, ed è riferita a quelli da sci e da snowboard. In
più, è specificato che, per garantire la
sicurezza agli utilizzatori, “il casco deve essere realizzato secondo l’ultima
versione aggiornata, sulla base del
progresso tecnico e del miglioramento
dei criteri di sicurezza, della norma armonizzata di riferimento EN 1077”.
Detto questo, vediamo qual è stato il
malinteso. La norma, che fa parte del
gruppo realizzato secondo la Direttiva
89/686/CEE (che ha come campo di
applicazione i Dispositivi di Protezione
Individuale), è stata aggiornata recentemente e pubblicata ad agosto 2007
dal CEN TC 158 WG9. Secondo la
prassi, i riferimenti di quest’ultima
versione sarebbero dovuti comparire nella successiva pubblicazione
della Gazzetta Ufficiale dell’Unione
Europea, a novembre 2007.
Va ricordato che
la Gazzetta Ufficiale Europea, riconosciuta da ciascun paese membro,
è uno strumento fondamentale sia per
il fabbricante, che per l’ente certificatore, ma allo stesso tempo per le autorità di controllo del mercato. Grazie alla Gazzetta Ufficiale, infatti, queste figure possono dimostrare a livello legale che un prodotto marchiato CE è
conforme ai requisiti essenziali. Per
esempio, prendendo questo caso specifico, che il casco corrisponda ai requisiti di salute e sicurezza della direttiva Europea 89/686/CEE, sui dispositivi di protezione individuale.
Per dimostrare la conformità alla legge del casco da sci come di molti altri
prodotti, viene usato uno strumento
tecnico chiamato “norma tecnica europea armonizzata”. Ecco allora che
tale norma, se
pubblicata
in
Gazzetta Ufficiale
Europea (e quindi
ufficialmente armonizzata), diventa lo strumento tecnico di riferimento per dimostrare che il
dispositivo immesso sul mercato ottempera ai
termini di legge o direttiva.
A novembre, però, nella pubblicazione non sono stati riportati i nuovi riferimenti della EN 1077, mantenendo
implicitamente validi quelli del 1996.
Si è venuta così a creare una sorta di
fraintendimento, traducibile in un notevole disagio per gli enti di certificazione. Questo perché, ricordiamo ancora, i “caschi sicuri” sono quelli conformi alla norma tecnica e si riconosco
perché marcati con l’indicazione EN
1077, oltre che con la sigla CE. E allora, con una norma pubblicata dal CEN,
ma non dalla Gazzetta Ufficiale, l’Ente
di certificazione a quale delle due versioni avrebbe dovuto far riferimento?
All’ultimo aggiornamento pubblicato
dal CEN, o a quello antecedente?
Un bel problema.
Che ha lasciato in
stand by la certificazione alla conformità di numerosi caschi traslando il disagio degli
istituti di certificazione anche ai
produttori.
Il passo decisivo
lo ha fatto Dolomiticert sollevando la questione in ambito CEN. Lo
staff dell’istituto che da tempo si occupa di normazione ha fortunatamente
trovato la collaborazione degli esperti.
Come per ogni storia a lieto fine, la
questione si è risolta al meglio. In ultima battuta, riportiamo il link della pubblicazione della lista che include l’edizione 2007 della norma EN 1077:
http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.
do?uri=OJ:C:2008:063:0044:0067:EN
:PDF.
LO SCALATORE MANRICO DELL’AGNOLA RACCONTA IL LABORATORIO
BELLUNESE NEL NUOVO CATALOGO PRESTO IN DISTRIBUZIONE
“Passione come punto di
forza”. L’anima del Laboratorio
Dolomiticert svelata in un lookbook, concepito da uno dei
più noti alpinisti italiani: Manrico Dell’Agnola. L’atleta, che
morde gli ottavi livelli come
pane quotidiano, si cala qui in
abiti diversi, posizionandosi
dietro l’obiettivo, per immortalare misteri e ambizioni dell’i-
L’INTERVISTA
Manrico Dell’Agnola: un alpinista
con l’hobby della fotografia, o un fotografo con l’hobby dell’arrampicata?
Ho sempre avuto una grande passione per la montagna, la guardavo
già da piccolo, ne sentivo il richiamo.
A 20 anni ho cominciato ad arrampicare per conto mio, come autodidatta. La fotografia è stata una cosa quasi parallela, mi piacevano anche gli
ambienti: volevo bloccare quei momenti per viverli con gli altri e per me
stresso. Fermare il momento, averne
ricordo. Ho incontrato un fotografo
noto, Carlo Bazan, che mi ha proposto di lavorare insieme ma ho accettato a patto di poter arrampicare: fotografia e arrampicata sono due passioni che, nel mio caso, vanno a braccetto. Ho cominciato con lui, facevo reportage: quando mi sono accorto di
poter camminare camminare da solo,
l’ho fatto e ora sono quel che sono.
Anche nella brochure Dolomiticert
emerge la relazione con entrambi i
mondi. E’ stato difficile sintetizzare
con delle immagini storia e servizi di
un Istituto, che ha sfaccettature complicate da spiegare anche a parole?
Posso dire che non è stato facile, l’i-
stituto bellunese. Il risultato?
Trenta pagine dalle quali trapela quella “passione” che è il
claim dell’intero manuale. Passione di braccia. Passione di
menti. Passione per la ricerca.
Ma, ancora: passione e intuizione. Passione e dedizione.
Passione e innovazione.
Dolomiticert, creatura di
Certottica, esprime la volontà
di rompere gli schemi e di far
valere la propria indipendenza.
E proprio gli occhi azzurro
ghiaccio, sfiorati da un irriverente ciuffo biondo, dell’insolente bimbo Dolomiticert, danno il “la” alla storia. Storia dettata da una bilanciata commistione di simboli e realtà, dove
il dettaglio diventa il tutto e
dove il concreto richiama ad
altro. La vita quotidiana come
rappresentazione, dunque,
mescolata ad icone che la descrivono, sta a testimoniare il
lavoro quotidiano di un laboratorio che per la prima volta
svela la sua essenza.
Scelta quasi obbligata. Per
uscire dai canoni e per offrire al
mercato un catalogo fruibile e
piacevole. Ma senza nulla to-
gliere ad un immancabile taglio istruttivo: ad integrare il
film cartaceo, versi didascalici
danno voce alle immagini,
completando il documento
con una sintesi dei servizi del
laboratorio.
Un volume unico: tanto da
assaporare, quanto da consultare. Per le aziende. Per i nuovi
clienti. Per gli appassionati.
dea iniziale è stata lavorata parecchio.
La cosa bella del lavoro è che ho potuto operare liberamente, con pochi
paletti. Ci sono vantaggi e svantaggi
perché se, da un lato, si può usare la
creatività è anche più difficile perché
se sai quello che devi fare. Bello è stato lavorare sull’astratto, con rimandi e
significati, con quel lieve ermetismo
che abbiamo voluto: il lavoro è fatto
bene, riesce a trasmettere una filosofia senza troppi tecnicismi: non è un
manuale d’istruzioni.
A 12 anni la prima scalata: ne è passato di “Magnesio sotto le mani”!
Che cosa significa sicurezza nell’ambito dell’alpinismo e, soprattutto, che
cosa significa per te che scali le pareti più ardite in solitaria e slegato?
Per me la sicurezza a livello di materiali è un diritto di chi acquista, come un diritto è salire slegati affidandosi alla sicurezza derivante solo dalle proprie capacità atletiche e mentali: anche per me, comunque, sarebbe
impensabile e delinquenziale immaginare di utilizzare strumenti dei quali
non mi fido.
È più che mai aperta tutt’oggi la
continua polemica sull’approccio alla
montagna: dallo sfruttamento intensi-
vo delle industrie e del turismo di
massa, al più minimale intervento dell’alpinista o escursionista che posiziona chiodi, corde, catene, traccia sentieri e li segnala. Che cosa ne pensa in
proposito?
Come posizione filosofica sarei
contrario a qualsiasi tipo di intervento
umano permanente oltre una certa
quota, o in certi particolari ambienti,
tuttavia penso anche che la montagna, come tutto d’altronde, abbia un
senso per l’uomo solo se valorizzata
dall’uomo stesso e che le montagne
senza i segni umani sarebbero solo un
mucchio di sassi, inoltre credo sia giusto che il montanaro abbia la possibilità di vivere dignitosamente il proprio
territorio a patto che ne usi le risorse
senza sfruttarlo pensando anche all’eredità che lascerà ai propri figli: un
ambiente certamente non integro ma
nemmeno risucchiato di tutto.
Relativamente a certe tendenze
che vorrebbero popolarizzare anche
l’alpinismo mi oppongo perché sono
convinto che sia giusto che la montagna filtri la gente, il filtro può essere la
fatica, il pericolo dovuto agli ambienti severi, al clima, se togliamo certe
caratteristiche all’alpinismo rimane
l’arrampicata e l’arrampicata fine a se
stessa, pur essendo uno sport meraviglioso, non mi basta, quindi vorrei che
almeno le pareti di montagna con una
certa storicità restassero integre. Mi
rendo anche perfettamente conto
che l’inquinamento dato da uno spit o
da una catena di sosta rimane solamente un fatto formale ed etico. Per
le ferrate invece sarei più “morbido”
perché agevolare alcuni passaggi al
fine di portare la gente su certe cime
penso che sia giusto, sia dal punto di
vista della valorizzazione del territorio
sia perché lo ritengo un modo fantastico per avvicinare la gente ed i giovani alla montagna. Quelle esistenti
penso però che bastino.
Anni di evoluzione nelle tecniche e
nei materiali ha portato un disorientamento nel mondo dell’alpinismo e, a
volte, anziché un utilizzo consapevole
di ciò che offre la tecnologia sembra
prevalere un rifiuto o peggio una fruizione distorta delle possibilità offerte:
secondo la tua esperienza tale affermazione trova riscontro nella realtà?
Perché?
Non credo sia così, anzi credo sia il
contrario e cioè che proprio la consapevolezza di quello che l’attrezzo of-
fre porti a privilegiare la tecnologia a
sfavore di quella sicurezza psichica
che invece per me è fondamentale
per un alpinista.
Qual è l’importanza di un Ente come Dolomiticert che certifica la conformità delle attrezzature proprio secondo gli standard di sicurezza?
Direi fondamentale in quanto come dicevo prima un attrezzo deve essere sicuro, e sarebbe ancora più giusto che per attrezzi soggetti a deperimento dovuto ad uso, raggi uv, sollecitazioni particolari e quant’altro le case produttrici fossero ancora più precise e chiare nello spiegare, in base a
collaudi e prove, i reali limiti dei materiali anche dopo prove di fatica, invecchiamento ed altro.
Per gli sport alpini non dovrebbe
essere esteso maggiormente l’obbligo della certificazione, visto che spesso gli atleti hanno realmente la “vita
appesa ad un filo”?
Sono d’accordo, anzi aggiungo che
quando si arrampica in cordata, e
cioè quasi sempre, non si può prescindere dal fatto che alle proprie attrezzatura c’è appesa anche la vita dei
compagni.
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PAGINA II
APRILE 2008 N. 1
SPECIALE DOLOMITICERT
INCIDENTI IN MOTO: LA COMUNITÀ EUROPEA PUNTA
SU SICUREZZA E CERTIFICAZIONE
La Comunità Europea insieme all’ACEM (Associazione
Europea Costruttori Motociclisti) indaga per incrementare la
tutela nel mondo delle due
ruote: con una ricerca, denominata MAIDS (Motorcycle
Accidents In-depht Study), sta
monitorando i sinistri stradali
e i fattori che li provocano. Lo
scopo è creare una banca dati
per aiutare le istituzioni comunitarie a focalizzare l’attenzione sui problemi specifici e a
intraprendere azioni per diffondere quella che può essere
definita la “cultura della sicurezza”. Infatti, solo con la sensibilizzazione del singolo utilizzatore e delle aziende che
operano nel settore è possibile avviare un percorso concreto di ricerca ed innovazione,
volto alla prevenzione del rischio di infortunio durante un
sinistro. Un percorso che si
muove in parallelo a quello
della certificazione, garanzia e
tutela sia dei consumatori che
dei produttori.
I motivi di una presa di posizione così forte in ambito comunitario emergono da una
semplice analisi del mercato
dei motocicli. Vediamola in
sintesi.
Il 2007 è stato un’ottima annata per il mercato delle moto, con un profilo realmente
eccellente per le vendite secondo solo al 2000, anno ricordato per il record di motociclette immatricolate sia in
Italia che in tutti i paesi della
Comunità Europea. A favorire
l’impennata sono stati senza
dubbio gli incentivi alla rottamazione, soprattutto nel settore scooter, mentre per il settore tradizionale del motociclo ha visto il trend rimanere
sostanzialmente stabile. Questo attesta il generale aumento di interesse da parte degli
appassionati e dei neofiti che
sempre più scelgono il settore
delle due ruote. L’incremento
del parco circolante di motoveicoli dalle prestazioni sempre più performanti, oramai
omologati esclusivamente secondo le restrittive normative
anti inquinamento Euro 3, è
dovuto a motivi non solo di
“passione”, ma anche di comodità. La motocicletta è
un’alternativa alla mobilità cittadina e locale per raggiungere il luogo di lavoro, le zone di
villeggiatura o solamente per
fare una gita fuoriporta senza
l’assillo delle partenze intelligenti e degli orari di arrivo,
con la possibilità di programmare il proprio tempo libero.
Da non dimenticare, poi, la
bellezza di poter visitare in
modo essenziale i luoghi e le
strade con il piacere di poter
osservare il paesaggio con i
suoi colori e profumi con la libertà delle due ruote: un fascino non confrontabile con
l’esperienza vissuta nell’abita-
colo di un’automobile. Il privilegio di assaporare questa libertà ha spinto molti giovani e
meno giovani verso il mondo
delle due ruote: ecco allora
l’aumento di iscrizioni ai moto
club, la continua promozione
di eventi come motoraduni o
moto vacanze, e in generale
un continuo susseguirsi di fiere e manifestazioni legate alle
due ruote che conta solo in
Italia milioni di appassionati.
Ma arriviamo ora al rovescio
della medaglia.
L’aumento delle prestazioni
delle motociclette,
soprattutto sportive
e naked, ha spinto
molti utilizzatori ad
improvvisarsi provetti piloti su strade che
non hanno nulla a
che fare con i circuiti
del motomondiale.
Ecco quindi, a fronte
del numero crescente di appassionati, un
preoccupante aumento di incidenti,
soprattutto nei mesi
compresi tra maggio
e agosto. Ed è proprio dall’analisi di
no causare gravi lesioni alla
colonna vertebrale o agli arti.
In questi casi, a far la differenza è l’abbigliamento tecnico
indossato, che dovrebbe proteggere da abrasione, tagli e
impatti con il terreno o altri
ostacoli. L’indagine, però, ha
messo in evidenza che tale abbigliamento non sempre fornisce una protezione adeguata
e che spesso risulta non essere conforme ai rischi e alle prestazioni di resistenza previsti
per l’utilizzo della motocicletta. In sostanza: la protezione
deve essere utilizzata,
ma allo stesso tempo
deve rispondere ai requisiti adeguati.
A questo punto, dopo
aver capito come la ricerca sia un aiuto di rilievo per focalizzare
l’attenzione sui problemi più
questi sinistri che si comprengravi, resta la fatidica domande il valore della ricerca
da: come ci si può orientare
MAIDS. Consideriamone alcuper acquistare le protezioni
ni dati. Nello studio finanziato
idonee?
dalla Comunità Europea, è riIl motociclista, per potersi
sultato che la percentuale
munire di un abbigliamento
maggiore degli incidenti coincompleto in caso di incidente,
volge un motociclista con
deve poter essere informato
un’automobilista. In più del
corretta50%
dei
mente dal
casi la cauLa Commissione Europea con l’ACEM
fabbricante
sa è da imha realizzato un’indagine denominata
sulla destiputare o alla disattenMAIDS (Motorcycle Accidents In-depht Study) n a z i o n e
d’uso
di
zione delper monitorare gli incidenti stradali
ogni prol’automoin cui sono coinvolti i motocicli.
dotto. Inolbilista, o ad
un’eccessi- Per maggiori informazioni e per prendere tre, deve
essere in
va velocità
visione dei dati si può consultare il sito
grado di
del motocipoter comclista. Conhttp://maids.acembike.org
prendere
fortante è,
agilmente i livelli di protezioinvece, che il 90.4% dei motone che ciascun dispositivo può
ciclisti coinvolti in incidenti
fornire.
stradali indossa il casco e per
Come sappiamo la Commistale motivo oltre il 70% dei casione Europea ha pensato a
si non ha riportato gravi trauanche a questo, grazie alla
mi alla testa. Quindi è chiaro: il
classificazione dei “Dispositivi
casco salva veramente la vita.
di Protezione Individuale –
Dalla ricerca emerge sopratDPI”. I DPI per motociclisti sotutto che la causa principale
no capi di abbigliamento che
dei traumi negli incidenti è
hanno una funzione protettil’impatto. Impatto contro i veiva, compresi i guanti e le calcoli coinvolti, ma ancor di più
zature, i protettori lombari e
impatto contro le strutture
per la schiena, per le gambe e
presenti sulla sede stradale o
le braccia. Ed ecco che entra
ai lati delle carreggiate: barin ballo la certificazione: i DPI,
riere, jersey, cartelli, illuminaper legge, devono essere
zione o altri ingombri, posso-
La sede della Commissione
Europea, Bruxelles.
marcati con il
marchio di conformità europea
CE e in molti casi, come in quello del motociclismo, sono soggetti a certificazione obbligatoria da parte di
un organismo autorizzato.
La certificazione per i dispositivi di protezione non deve
essere vissuta come un obbligo burocratico che il fabbricante deve espletare pur di
apporre la marcatura CE, quasi fosse un processo esterno
impositivo. Al contrario è un
plusvalore, una miniera di informazioni tecniche derivate
dalle prove di valutazione che
possono essere utilizzate anche nella promozione stessa
del prodotto con lo scopo
principale di creare un legame
diretto tra qualità percepita all’acquisto, e prestazioni e sicurezza pesate in fase di certificazione.
Per questo le informazioni
fornite dal fabbricante, considerata la normativa tecnica e
la direttiva di riferimento, devono essere chiare e comprensibili. Dati non fuorvianti,
quindi, che devono permettere all’acquirente, anche trami-
te la marcatura indelebile applicata al prodotto, di individuare subito la tipologia e i requisiti della protezione.
Attenzione: nel caso delle
protezioni individuali si deve
diffidare sempre dai capi che
non indicano chiaramente che
destinazione d’uso hanno e
che livelli di protezione offrono. Ma ancor più sospetti sono quelli che non hanno un’etichetta o una nota informativa specifica che ne descriva
l’uso, la manutenzione e la regolazione. Quindi, si deve
prestare sempre molta attenzione alle indicazioni fornite
con il prodotto per non dire
quando è troppo tardi: “Ma
non lo sapevo…”.
Un capo di abbigliamento o
una protezione ci preserva da
rischi esterni e merita un investimento e un’attenzione
estrema durante l’acquisto
perché, ricordiamo, in situazioni imprevedibili ci può salvare la vita.
Nel settore dei dispositivi di protezione per motociclisti, le normative tecniche di riferimento elaborate e pubblicate dal CEN su mandato della Commissione Europea sono:
• Norma Europea EN 1621 Parte 1 pubblicata nel 1997 dal titolo “Indumenti di protezione contro l’impatto meccanico per motociclisti
- Requisiti e metodi di prova per protettori contro l’impatto”;
• Norma Europea EN 1621 Parte 2 pubblicata nel 2003 dal titolo “Indumenti di protezione contro l’impatto meccanico per motociclisti
- Parte 2: Paraschiena - Requisiti e metodi di prova”;
• Norma Europea EN 13594:2002 : Guanti di protezione per motociclisti professionali - Requisiti e metodi di prova;
• Norma Europea EN 13595:2002 : Indumenti di protezione per motociclisti professionali - Giacche, pantaloni e tute intere o divisibili Requisiti generali;
• Norma Europea EN 13634:2002 : Calzature di protezione per motociclisti professionali - Requisiti e metodi di prova.
Ogni norma è riferita ad uno specifico prodotto e implica prove
meccaniche, chimiche ed ergonomiche specifiche per valutare la
conformità ai requisiti imposti. Dopo che il dispositivo testato ha superato tutte le prove, si procede alla fase successiva dell’esame della documentazione, della marcatura e della nota informativa previste
sia dalla direttiva che dalla normativa tecnica. Quando l’esito è positivo viene rilasciato il certificato CE. Tale certificato attesta che il dispositivo di protezione può essere marcato CE e può essere immesso nel mercato comunitario come dispositivo di protezione per motociclisti con la destinazione d’uso specifica per cui è stato progettato (abbigliamento, protettore, guanto o stivale).
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APRILE 2008 N. 1
PAGINA III
SPECIALE DOLOMITICERT
MOTOCICLISMO IN SICUREZZA CON DOLOMITICERT
Il laboratorio offre un ampio pacchetto di servizi che sarà completato a breve con la macchina per il taglio da impatto e gli strumenti dedicati alle calzature
Dolomiticert oggi è un laboratorio specializzato anche
per le moto: effettua prove e
rilascia certificati CE per l’abbigliamento, per i guanti, per
le protezioni del corpo, per le
protezioni degli arti superiori
e inferiori e delle spalle ed
entro l’estate si attrezzerà per
fornire il servizio di certificazione anche per le calzature
per motociclisti. A questo
proposito, prendiamo in considerazione sia le attrezzature
che le norme di riferimento.
Protezioni per motociclisti.
Nello specifico, Dolomiticert
è in grado di eseguire tutte le
prove previste dalla norme
EN 1621 e EN 340, in riferimento alle protezioni lombari, schiena e arti superiori ed
inferiori e per verificare i requisiti che deve avere l’abbigliamento di protezione. Il la-
boratorio prove meccaniche
è dotato di una torre di caduta bifilare per effettuare test
d’impatto utilizzando incudini
e battenti come prescritto
dalla normativa. Grazie alla
cella di carico posta sotto il
campione impattato viene
misurata la forza trasmessa
durante l’urto. In questo modo viene determinato il livello
di protezione offerto e se il
valore attribuito è sufficiente
per superare i
valori
imposti
dalla normativa.
Nel laboratorio
chimico, sempre
in base alla normativa di riferimento, lo staff
Dolomiticert
esegue verifiche
del pH, resistenza del colore e
del contenuto di coloranti
azoici che possono nuocere
alla salute o essere agenti inquinanti per l’ambiente.
Settore guanti e abbigliamento moto. Per quanto riguarda il settore guanti e abbigliamento da motociclista,
il laboratorio Dolomiticert
può avvalersi delle apparecchiature necessarie per eseguire tutte le prove riferite alla normativa EN 13594,
Ai lati l’abrasimetro
in dotazione al
laboratorio di
Dolomiticert.
Per l’abbigliamento
completo del
motociclista tra i
test fondamentali
c’è la resistenza
all’abrasione
da impatto.
EN13595, EN 340 e EN 420.
C’è da ricordare che, in base
alla categorizzazione dei rischi sanciti dalla Direttiva Europea e dei requisiti di protezione, i guanti con questa destinazione d’uso devono essere certificati anche se adottati solo per uso sportivo. Le
prove meccaniche da superare sono la resistenza all’abrasione da impatto, la resistenza allo strappo e al taglio da
impatto, l’assorbimento dell’energia da impatto, la resistenza allo
scoppio e la resistenza
delle cuciture. Il laboratorio Dolomiticert è
dotato di abrasimetro
martin dale e lineare,
macchina di trazione
con diverse tipologie
di celle, torre di caduta
per la valutazione dell’impatto e macchina
per la prova di scoppio
adatta per
l’esecuzione
delle
prove su
guanti
e
abbigliamento. Per
le
prove
chimiche
ed ergonomiche vengono eseguiti test di
trattenuta,
del
pH,
della resi-
stenza del colore, la determinazione del contenuto degli
azo-coloranti e, per l’abbigliamento o i guanti in pelle,
la determinazione del contenuto di cromo VI. Facendo il
punto della situazione, possiamo dire che Dolomiticert
può effettuare tutte le prove
previste per i guanti da moto.
Per il settore abbigliamento,
invece, la dotazione verrà
presto completata con l’unico
strumento mancante: la macchina per il taglio da impatto.
Altre previsioni per il futuro? Certamente. Per le calzature di protezione per motociclisti, che devono essere testate secondo la normativa
tecnica di riferimento EN
13634, Dolomiticert si doterà
entro l’estate degli strumenti
per le prove previste. In tal
modo il servizio dedicato al
settore del motociclismo sarà
completo a tutti gli effetti:
dall’omologazione del casco
alla certificazione delle calzature, passando per le singole
protezioni, i guanti e l’abbigliamento. Ricordiamo, inoltre, che Dolomiticert è al servizio delle aziende che credono nella certificazione come
strumento di innovazione e riconoscono in questi investimenti un valore aggiunto, trasferendo nella passione per il
prodotto quella per la sicurezza. Indossare un dispositivo
certificato offre maggiore sicurezza e prestazioni.
CERTIFICAZIONE, IMPARIAMO A LEGGERE L’ETICHETTA SALVA VITA
Dall’arrampicata allo snowboard, dai guanti da lavoro allo sport su due ruote, la certificazione CE,
apposta sulle etichette, serve a tutelare il consumatore
Un’etichetta CE, un libretto
d’uso, un cartellino: la sicurezza si vede e, soprattutto, si
certifica. Perché la certificazione CE è l’elemento fondamentale che permette a uno
sportivo o lavoratore di verificare la sicurezza dei dispositivi di protezione individuale
che indosserà. Non si tratta
soltanto di un’indicazione per
i produttori: l’etichetta, dove
leggere le norme di certificazione a cui il prodotto è stato
sottoposto, è uno strumento
di verifica fondamentale per il
consumatore finale. L’attenzione per gli acquisti è un passo decisivo per la cultura della
sicurezza, che riguarda sia il
mondo del lavoro sia il mondo
dello sport: ridurre gli incidenti in questi ambiti è un impegno che più soggetti, pubblici
e privati, stanno assumendo
nonostante la strada sia ancora lunga. Basti, per esempio,
pensare che l’Italia è ultima in
Europa nella lotta agli incidenti stradali. È quanto ribadi-
Dove previsto, la certificazione CE viene emessa da un
ente terzo autorizzato, chiamato Organismo notificato e
garantisce il rispetto dei requisiti sanciti dalla Direttiva
di riferimento.
to in una tavola rotonda nell’ambito del Bike Expo 2008
di Padova. La certificazione
svolge un ruolo determinante
nella questione sicurezza. In
che modo? Innanzitutto bisogna sapere che le norme di sicurezza, strumento comunque
volontario, a cui i dispositivi
devono rispondere sono studiate e pubblicate per salvaguardare la qualità dei prodotti e la loro efficacia nel momento dell’utilizzo. Ecco, allora, che scattano rigorosi test
La Commissione Europea ha
emesso delle direttive europee, recepite come legge da
ciascuno stato membro, riferite ai prodotti che devono
essere marchiati CE e, quindi, certificati.
Per valutarne la conformità
CE alla direttiva di riferimento i prodotti vanno testati.
di laboratorio che hanno lo
scopo di dimostrare che un
dispositivo è conforme alla
Direttiva Europea di riferimento: i capi che hanno la destinazione d’uso di proteggere il
corpo dell’utilizzatore sono
sottoposti a prove per verificarne la rispondenza ai requisiti di protezione previsti.
Ogni parte del corpo è protetta da dispositivi che se definiti protezioni devono essere
certificati e avere applicata in
modo indelebile la marcatura
I prodotti definiti ‘protezioni’
sono obbligatoriamente certificati CE. Rispondono positivamente ai requisiti previsti
dalla Direttiva Europea
89/686/EEC e alle norme tecniche armonizzate di riferimento pubblicate in Gazzetta Ufficiale Europea (OJEU).
CE e che devono avere qualità minime stabilite dal CEN,
un organismo di normazione a
cui la Commissione Europea
delega l’elaborazione delle
norme condivise poi da tutti i
paesi membri. Bisogna, perciò, tener presente che le cosiddette protezioni sono accompagnate da un’etichetta
che ne conferma la certificazione: l’etichetta tutela i consumatori dai prodotti che non
sono correttamente marchiati.
L’etichetta gioca un ruolo
molto importante a tutela del
consumatore finale: da qui è
possibile, infatti, controllare
se il prodotto è certificato,
secondo quale normativa e
quali sono i livelli di prestazioni forniti
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PAGINA IV
APRILE 2008 N. 1
SPECIALE DOLOMITICERT
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE SUL LAVORO:
PIÙ CHE UN OBBLIGO UNA BUONA PRATICA
La Direttiva 2001/45/EEC sancisce i requisiti minimi di sicurezza per l’utilizzo delle attrezzature da parte degli
operatori e in materia dei dispositivi anticaduta si rifà alla Direttiva Europea 89/686/EEC.
Indossare i dispositivi di protezione deve diventare
un’abitudine consolidata: la nuova legge sulla salute
e sicurezza negli ambienti di lavoro si muove in questo senso e pone come requisiti fondamentali l’utilizzo delle protezioni e la loro buona manutenzione.
Per questo molte aziende leader di settore stanno investendo in modo concreto per rendere molti dispositivi di protezione più leggeri, confortevoli, ergonomici e dal design moderno. E tutta questa fascia di
mercato si sta contaminando con elementi provenienti dal mondo dello sport. Per esempio, nel mondo dell’occhiale o delle calzature antinfortunistiche
risulta ormai difficile fare una distinzione tra i prodotti di protezione e quelli sportivi: un segno evidente
che innovazione e ricerca hanno sforato dai confini
abituali invadendo l’ambito della sicurezza. Questo
proprio per stimolare i lavoratori ad indossare i dispositivi di protezione, rendendoli più ergonomici,
maneggevoli e piacevoli rispetto ad un tempo. Bisogna, però, considerare che determinati strumenti di
sicurezza difficilmente possono essere scardinati dall’ambito di utilizzo al quale sono destinati e avere caratteristiche differenti da quelle attuali. Pensiamo ai
sistemi di accesso e posizionamento mediante funi
(imbracature da lavoro, moschettoni, fettucce,…),
che fanno parte di quel settore professionale che è il
lavoro in quota come ad esempio il disgaggio. In
questo caso, si utilizzano corde o ponteggi aerei e, in
base all’analisi dei rischi, dispositivi di protezione anticaduta specifici. Nel lavoro in quota, inoltre, l’operatore è direttamente sostenuto dalla fune, sia che si
trovi sospeso completamente, sia che si trovi in appoggio sulla struttura nella fase di accesso o di uscita dalla zona di lavoro. Com’è comprensibile, per gli
operatori che utilizzano dispositivi di questo genere,
è necessaria una conoscenza approfondita delle tecniche di utilizzo. E qui è intervenuta la Commissione
Europea: la Direttiva 2001/45/EEC, recepita in Italia
con Decreto Legislativo 8 Luglio 2003, sancisce i requisiti minimi di sicurezza per l’utilizzo delle attrezza-
ture da lavoro da parte degli operatori, e in materia
dei dispositivi di protezione anticaduta si rifà alla Direttiva Europea 89/686/EEC.
Nella 2001/45/EEC è chiaramente indicato che
l’accesso e il posizionamento tramite l’uso di funi rientra nel campo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e deve rispettare quanto disposto dal
Titolo IV – Uso dei dispositivi individuali- del D.Lgs.
626/94 e successive modifiche ed integrazioni.
Per i lavori su fune devono essere impiegati esclusivamente i dispositivi di protezione contro le cadute
dall’alto, le cui normative sono state elaborate dal
CEN/TC 160 “ Protezione contro le cadute dall’alto
comprese le cinture da lavoro” facente capo al CEN
( Ente di formazione Europeo).
In mancanza di tali dispositivi, e salvo verifica effettuata con un’approfondita analisi dei rischi, è possibile, anche se sconsigliato, utilizzare dispositivi di
protezione contro le cadute dall’alto per l’alpinismo
e l’arrampicata.
DPI PER I LAVORI SU FUNE E LE NORME DI RIFERIMENTO
I dispositivi di protezione
individuale utilizzati per i lavori su fune devono essere
conformi ai Decreti legislativi
475 (04/12/1992) e 10
(02/01/1997).
Vediamo quali sono brevemente i dispositivi di protezione per l’anticaduta dall’alto maggiormente usati nel
settore dei lavori su fune o a
grandi altezze senza considerare le corde:
Imbracatura da lavoro fornita di regolazioni sia sulle bretelle che sui cosciali con incorporato sistema di attacco
sia anteriore che centrale addominale, viene certificata
secondo la normativa tecnica
Europea armonizzata EN 361,
deve essere obbligatoriamente marcata CE;
Cintura bassa di posizionamento con cosciali che costituisce l’elemento di presa
dell’operatore in sostituzione
dell’imbracatura completa
anche se non idonea alla protezione da cadute libere, viene certificata secondo la norma tecnica Europea armonizzata EN 813, deve essere obbligatoriamente marcata CE;
Connettore, elemento apribile e bloccabile, il bloccaggio della leva può essere automatico o manuale a seconda delle esigenze operative.
Può avere varie forme di cui il
più usato è il moschettone.
Viene certificato secondo la
norma tecnica Europea armonizzata EN 362, deve essere
obbligatoriamente marcato
CE;
Cordino, elemento di collegamento o di prolunga generalmente utilizzato tra l’imbracatura e il punto di ancoraggio, non costituisce da solo
un sistema di arresto per cui
non va utilizzato da solo. Viene certificato secondo la norma tecnica Europea armonizzata EN 354, deve essere obbligatoriamente marcato CE;
Cordino di posizionamennica Europea armonizzata EN
cata, deve essere marcato
to, elemento di collegamento
341-A, deve essere obbligaCE;
della cintura di posizionatoriamente marcato CE;
Bloccante, dispositivo che
mento (può essere integrato
Dispositivo assicuratore, sipuò scorrere su una fune in un
nell’imbracatura anticaduta o
stema che perdi tipo con cosciali), non è
mette di far
adatto ad arrestare cadute liscorrere una
bere di altezza superiore a 0,5
fune a bassa
metri. Viene certificato con la
velocità e che
norma tecnica Europea armola frena se vienizzata EN 358, deve essere
ne sottoposta
obbligatoriamente marcato
a rapida trazioCE;
Assorbitore di energia, dispositivo a funzionamento
passivo per arrestare in modo
progressivo una caduta libera
è capace di dissipare l’enerEsempi di attrezzagia cinetica della caduta trature per determinamite una deformazione della
ti tipi di lavoro in cui
sua struttura. Viene certificato
la sicurezza è fondasecondo la norma tecnica Eumentale
ropea armonizzata EN 355,
deve essere obbligatoriamente marcato CE;
Anello di fettuccia, disposine. Viene certificato secondo
verso ma si blocca se fatto
tivo generalmente in tessuto,
parere dell’Organismo notifiscorrere nel verso contrario. Il
chiuso ad anello per cucitura
cato e in conformità all’allecarico applicato sul dispositidei due lembi e serve a realizgato II della direttiva Europea
vo determina il bloccaggio di
zare o a prolungare punti di
89/686/EEC, ma al momento
presa sulla fune stessa. Viene
ancoraggio intorno a struttunon esiste una norma tecnica
certificato secondo la norma
re portanti. Viene certificato
Europea armonizzata pubblitecnica Europea armonizzata
secondo la normatiEN 567, deve esseva tecnica Europea
re
obbligatoriaarmonizzata
EN
mente marcato CE;
Tali dispositivi sono classificati di III categoria,
795-B o EN 566,
Anticaduta scorreil massimo livello di rischio contemplato dalla dideve essere obblivole, dispositivo
rettiva per la protezione individuale. I dispositivi
gatoriamente marspecifico anticadudi protezione di terza categoria, devono protegcato CE;
ta guidato su linea
gere l’utilizzatore dal pericolo di lesioni o traumi
Discensore, sistedi ancoraggio flesma che permette alsibile. Tale disposimortali. Il fabbricante di tali dispositivi ha l’obl’operatore di calartivo costituisce la
bligo di certificare il dispositivo presso un Orgasi lungo una fune di
protezione anticanismo notificato come Dolomiticert (N.B. 2008)
lavoro. E’ dotato di
duta dell’operatore
e di effettuare un controllo annuale del prodotto
un sistema di blocsui lavori con fune.
caggio automatico
Viene certificato
o del processo produttivo al fine di verificare che
in caso di abbandosecondo la norma
la qualità e la sicurezza del dispositivo prodotto
no della presa da
tecnica Europea arnon vari nel tempo. Questo tipo di controllo gaparte dell’operatomonizzata EN 353rantisce che le proprietà di sicurezza previste e
re. Va assicurato tra2, deve essere obfornite durante l’uso non varino per modifiche
mite collegamento
bligatoriamente
con i dispositivi anmarcato CE;
sul materiale o sui meccanismi durante l’uso. Il
ticaduta indossati
Carrucola, disposifabbricante spesso effettua volontariamente dei
dall’operatore ( imtivo che consente
controlli a lotti per monitorare in modo continuo
bracatura o cintura).
di far cambiare die costante la qualità del prodotto.
Viene certificato serezione al movicondo la norma tecmento di una fune,
tramite puleggia rotante su
un asse, in modo da diminuire l’attrito sulla fune. Viene
certificato secondo la norma
tecnica Europea armonizzata
EN 12278 specifica per l’utilizzo sul lavoro e alpinismo,
deve essere marcato CE;
Casco di protezione da indossare sui lavori su fune che
deve avere una buona calzata, un cinturino sottogola robusto e una calotta rigida.
Viene certificato secondo la
normativa tecnica Europea
armonizzata EN 397
specifico per l’industria, con cinturino sottogola di sicurezza oppure secondo la norma
EN 12492 specifica per
l’alpinismo.
Tutti i dispositivi elencati hanno una durata
media prevista indicata
sul libretto di uso e manutenzione, superata questa il dispositivo va sostituito. Vi è
l’obbligo da parte del datore
di lavoro di mantenerli in efficienza e di effettuare la pulizia e manutenzione prevista
ad intervalli di tempo programmati. Qualora l’operatore notasse un malfunzionamento nel dispositivo questo
deve essere immediatamente
sostituito.
Si raccomanda di tenere un
registro sui cui annotare per
ogni dispositivo le eventuali
cadute subite, i controlli di
manutenzione, i tempi d’uso
e le eventuali anomalie riscontrate durante l’uso.
I sistemi anticaduta elencati, sono classificati quali dispositivi di protezione individuali per l’anticaduta e devono ottemperare ai requisiti di
salute e sicurezza previsti
dalla
direttiva
Europea
89/686/EEC e recepita in Italia dai Decreti legislativi 475
(04/12/1992)
e
10
(02/01/1997).
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RIFLESSIONI SULL’IDENTITÀ TRA TERRITORIO
E IL SUO PRODOTTO
Il progetto P90 riapre la possibilità di tutelare l’occhiale attraverso un marchio e legarlo al territorio in cui nasce
Soggetti promotori
Provincia di Belluno, Camera di Commercio di Belluno, Consorzio Bim Piave di Belluno, Assindustria
Belluno, Appia - Unione CNA Federmoda, Unione
Artigiani e Piccola Industria di Belluno, Adiconsum
e Certottica .
Il progetto denominato P90 è un
progetto importante per l’occhialeria poiché apre la strada al rilancio
del comportato dell’occhialeria: si
tratta, infatti, di un lavoro che mette a fuoco in maniera inequivocabile i punti di forza di quel prodotto,
l’occhiale, che deve il suo successo
proprio alla terra dove è nato: finora, tuttavia, l’insieme dei valori che
fanno dell’occhiale bellunese un
prodotto unico sono rimasti inespressi al mondo rischiando, così,
di divenire fattori anonimi, di nessuna rilevanza. Ma questi elementi,
come ad esempio una manualità incredibilmente abile e difficilmente
riproducibile, al valore della manodopera femminile, al legame con il
territorio, costituiscono l’eccellenza del Made in Italy e creano una
simbiosi tra l’occhiale e la sua terra, che ha tutto il diretto di essere
promossa e valorizzata. Il P90,
commissionatoci da Ibes, racchiude informazioni di carattere storico
e culturale, traccia le potenzialità
del patrimonio del distretto dell’occhiale, indica mezzi scientifici e
test di laboratorio utili a dare nuovo
vigore al comparto: questo lavoro è
stato possibile grazie al sostegno di
enti come Adiconsum, Consorzio
Bim Piave, la Provincia e la Camera di Commercio di Belluno che intendo ringraziare e mi auguro che
le aziende sappiano cogliere l’occasione che questo disciplinare
presenta. Salvare l’occhiale significa anche salvare questa nostra terra
da un declino economico e da una
grigia rassegnazione che, già da
tempo, si stanno facendo sentire.
Teniamo presente, invece, che in
tutto il Bellunese, così pure in Cadore, vive gente fiera che ha sempre pensato a lavorare e costruire.
Il progetto
Il passo in più
Nato nel 2004, il P90 mette in risalto lʼimportanza
del legame tra occhiale e territorio attraverso la
valorizzazione del patrimonio storico-culturale e il
disciplinare tecnico.
Affinché il disciplinare abbia riscontro sarebbe
opportuno valutare la possibilità, con il consenso
delle aziende, di dare origine ad un marchio identificativo dellʼocchiale del distretto.
Questa laboriosità innata è
il maggior pregio, ma può diventare anche
il maggior difetto. Tanto si è
bravi a lavorare sette giorni
su sette, sì, anche perché il dì
di festa si pensa al lavoro,
quanto poco
abbiamo pensato a comunicare quello che sappiamo fare. Abbiamo realizzato qui un prodotto
che è diventato leader in Italia e nel
mondo. Ma non abbiamo saputo legare la sua originalità al territorio
che lo produce. Non siamo stati in
grado di difendere il frutto del nostro lavoro con un marchio che lo
tuteli. L’occhiale è nato in Cadore,
ha le sue radici in Cadore, ed è stato il frutto della passione, della determinazione, della fatica di molte
generazioni di uomini impegnati a
creare un prodotto di qualità, raffinato, affidabile e alla moda. Questo
prodotto è nato nei nostri piccoli e
splendidi paesi di montagna, che
hanno un sacco di storia alle spalle,
che già esistevano ai tempi dei Romani, che hanno fermato i barbari,
che hanno rivendicato una loro autonomia nel Medioevo e nel Rinascimento con regole della gestione
della res pubblica che si mantengono nei secoli, che hanno dato un
crescente contributo per l’Italia libera e unita. Questa terra, che è cresciuta molto negli ultimi trent’anni,
lo ha fatto grazie alle sue piccole e
medie imprese. Ecco: il primo problema è proprio quello di comuni-
care, di rendere noto all’Italia e al
mondo il nostro prodotto e la terra
dove esso nasce. L’esempio da seguire è la mostra intitolata ‘Tiziano. L’ultimo atto’, che colloca e
collega indissolubilmente il divin
pittore al suo territorio. Ben 70mila
persone, che finora hanno partecipato alla mostra, hanno avuto modo di conoscere i suoi luoghi natii.
Il secondo problema è quello della
globalizzazione: questa civiltà,
che ha una sua civiltà specifica, ha
un suo prodotto manifatturiero che
è l’occhiale. Questo prodotto non
può essere sradicato dalla sua terra,
perché prodotto e ambiente si identificano. Purtroppo in Veneto, così
come nella nostra provincia, si sta
vivendo un momento di passaggio,
si sta costruendo uno sviluppo diverso legato a un’economia globale, spostando certe produzioni all’estero. Qui rimangono i quartieri
generali, le creatività, le griffe, il
marchio. Mentre, Mentre per le
piccole industrie che non hanno un
brand di prestigio, che nel momento in cui non sono terziste hanno
solo una produzione di nicchi, la
vita è in pericolo. Per queste picco-
le aziende dobbiamo fornire
un aiuto concreto per continuare a esistere, poiché esse
continuano a
realizzare un
prodotto artigianale bello,
raffinato, autentico che non
può essere fatto che qui, perché rispecchia
questa precisa
cultura, risultato dell’esperienza
acquisita che crea, accoglie, anticipa i desideri del mondo. Come giustamente sottolineato dal sociologo
veneto Ulderico Bernardi, per questa comunità sarebbe grave e irreparabile cadere nel disorientamento che travaglia gran parte di tutte le
società industrializzate, che porta
alla destoricizzazione, all’incapacità di procedere nella continuità,
nel consenso tra le generazioni, saldando la tradizione con l’innovazione. Bisogna, in altre parole, non
guardare solo al profitto, alla redditività, all’abbattimento dei costi,
valori anche questi, ma anche a un
prodotto immagine di un paese, di
una storia, di valori unanimemente
percepiti. L’ultimo tocco della
campana della campana della fabbrica all’ombra del campanile lo
sta dando la globalizzazione, che
indubbiamente sta scompaginando
antiche certezze e nuovi indirizzi. Il
risultato che ne consegue è un insieme di processi che ancora non si
sono compiuti. I costi umani e sociali non sono ancora stati pesati fino in fondo e il Cadore, che sulla
monocoltura dell’occhiale aveva
fondato la sua fortuna, oggi soffre
più di altri. E’ vero, come diceva
Ungaretti, che oggi si vive a due
velocità: quella della tecnologia,
veloce e sicura, e quella della morale, che non tiene il passo. ‘Di
quanti occhi e per quante stagioni
la linea dei monti e il fondo delle
valli sono stati testimoni di un pulsare febbrile e quotidiano di un talento artigianale che è diventato industria?’ direbbe Rigoni Stern.
Tutta questa civiltà del ‘fare’ dobbiamo soltanto vederla come valore storicizzato e documentale nello
splendido Museo dell’Occhiale di
Pieve di Cadore oppure può costituire ancora un importante elemento di sviluppo della nostra terra?
Ecco, è stato questo l’obiettivo
strategico che il progetto P90 si è
prefissato e, scusatemi, se è poco. Il
P90, vale a dire la certificazione
della qualità del prodotto ottico come strategia per lo sviluppo della
competitività delle PMI del distretto dell’occhiale, ha potuto registrare che questo Dna ancora sopravvive nelle valli bellunesi e può essere
salvaguardato e difeso se si ha il
coraggio di certificare la sua identità, provenienza e originalità con un
marchio. Un progetto, il P90, che la
Regione Veneto ha promosso nell’Obiettivo 2 delle aree in declino
industriale, le associazioni di categoria hanno sostenuto insieme all’Adiconsum e il Consorzio Bim
Piave, la Camera di Commercio di
Belluno e la Provincia di Belluno
hanno sostenuto con il loro contributo. Con questo lavoro, che forse
rappresenta l’ultimo tentativo, tentiamo di evitare lo scardinarsi di tale esperienza, pena la mortificazione di tutto il distretto che perderebbe il proprio Dna.
LA QUALITÀ DEL PRODOTTO OTTICO È STRATEGICA
ALLO SVILUPPO DELLE OCCHIALERIE:
ORA È DISPONIBILE IN INTERNET
Un occhiale realizzato nel distretto dell’occhiale è indice di
sicurezza e qualità. È questo lo
scopo de ‘La certificazione della qualità del prodotto ottico
come strategia per lo sviluppo
della competitività delle PMI
del distretto dell’occhiale’, un
progetto sostenuto da Ibes e cofinanziato dall’Unione Europea
mediante il Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale e dalla Regione del Veneto (DOCUP
Obiettivo 2, 2000-2006 all’interno della Misura 2.3: ‘Attività
di ricerca e trasferimento di tecnologia’).
Nato e approvato nel 2004, il
progetto ha cercato di cogliere le
esigenze del comparto proponendo nuovi indirizzi affinché le PMI
siano competitive sul mercato attraverso un incremento della qualità del processo e del prodotto ottico: i risultati di questo lungo lavoro sono disponibili sul sito
www.progettocertificazione.ibes.
it.
Il progetto P90 ha preso forma nella convinzione che l’origine e il radicamento nel tempo
di un prodotto con il suo territorio sia un valore da esaltare le
origini, la storia della produzione d’occhiali, l’inventiva e la
progettazione, insieme alle elaborazioni tecnico-scientifiche
sviluppate nei laboratori, costi-
tuiscono un patrimonio inestimabile per il comparto dell’occhialeria che costituisce ancora
il traino dell’economia bellunese. Finora questa ricchezza non è
mai stata ‘codificata’, vale a dire
raccolta, riordinata e approfondita anche da un punto di vista tecnico e non soltanto storico-culturale: nel disciplinare vengono riprese tutte queste componenti,
che fanno la storia della nostra
terra, evidenziando che costituiscono una parte fondamentale
della qualità del prodotto.
L’iniziativa è stata realizzata
con il contributo della Provincia
di Belluno, della Camera di
Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Belluno,
del Consorzio dei Comuni del
Bacino Imbrifero Montano del
Piave appartenenti alla provincia di Belluno, da Assindustria
Belluno, Appia – Unione CNA
Federmoda, Unione Artigiani e
Piccola Industria di Belluno,
Adiconsum Belluno e l’Istituto
Italiano per la Certificazione dei
prodotti ottici – Certottica .
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APRILE 2008 N. 1
“IL TERRITORIO BELLUNESE NON VA VISSUTO IN MODO STATICO”
Italo Candoni, Dirigente Regionale, è intervenuto al seminario di IBES
Il Dirigente Regionale, Italo
Candoni, intervenuto a chiusura
del seminario di divulgazione dei
risultati del progetto di sviluppo
precompetitivo a regia regionale
“La certificazione della qualità del
prodotto ottico come strategia per
lo sviluppo della competitività delle PMI del distretto dell’occhiale”,
finanziato dalla Regione del Veneto e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (DOCUP Ob. 2 Mis.
2.3 “attività di ricerca e trasferimento di tecnologia”) e presentato
da I.BE.S. – Istituto Bellunese di
Studi Giuridici per lo Sviluppo Sostenibile delle Aree Montane - , ha
focalizzato l’attenzione su alcuni
punti che coinvolgono il territorio
bellunese ed il tessuto economico
che lo sostiene.
- Innanzitutto il territorio bellunese non va vissuto in modo statico, ma contestualizzato e trasformato in virtù delle energie e delle
risorse che esso oggi può offrire all’economia del nord-est italiano.
Va bene costruire musei per ricordare l’occhiale e le imprese che
hanno favorito la crescita del territorio; tuttavia il settore dell’occhialeria, anche se ha sofferto la
crisi che ha colpito in generale
ogni ambito economico negli ultimi anni, non deve restare un’immagine, una fotografia, ma un
punto di forza che può e deve essere valorizzato e trasformato. E i dati circa un’inversione della vecchia
tendenza e dunque una crescita su
questo fronte lo dimostrano.
La ricerca e l’innovazione sono
tra gli strumenti determinanti nella
crescita delle P.M.I. La Regione
del Veneto non a caso stanzierà per
la programmazione 2007-2013
circa 26 milioni di euro che andranno a finanziare progetti di ricerca, sia per quel che attiene la
legge regionale 8/2003 dedicata ai
distretti produttivi, sia progetti a
bando o a regia regionale finalizzati al trasferimento di tecnologia.
E ciò soprattutto nella chiave delle
P.M.I. e della microimpresa.
Ecco allora che si devono affrontare due concetti fondamentali. Il primo riguarda il concetto di
ricerca e di trasferimento di tecno-
Tuttavia, la lettura che si deve
fare chiarezza, ancora prima di affrontarli, su due concetti fondamentali. Il primo riguarda il concetto di ricerca e del trasferimento
di tecnologia è più ampia: progetti
triennali costituiscono un investimento nelle idee, nell’innovazione
e nella trasformazione di conoscenze e di risorse che possono
realmente veicolare l’impresa da
un settore ad un settore più allargato; possono impostare l’impresa ad
una crescita a lungo termine, allar-
I relatori del seminario
logia. Gli imprenditori da un lato e
le istituzioni dall’altro devono ricordare che il cosiddetto “mondo
dell’immateriale” , quale può essere considerato ciò di cui stiamo
parlando, non costituisce uno spreco di tempo e di risorse; è vero che
l’acquisto di un macchinario o
l’investimento di un’impresa in
materiali può dare risultati immediati e tangibili, reali e facilmente
comprensibili; danno all’azienda
un valore aggiunto spendibile in
tempi brevi ed un aiuto economico
che agevola il lavoro nel breve e
nel medio periodo.
gando la prospettiva ed indirizzando all’internazionalizzazione. Il
distretto dell’occhiale ha bisogno
di questo tipo di approccio. Esso
necessita di una svolta che non può
più aspettare. La concorrenza e la
visione mondiale, non più soltanto
europea, del settore costringe ad
un approccio dinamico e di sfida
nei confronti del mercato.
Di qui il secondo punto. Le imprese del bellunese non devono
perdere l’occasione di “fare squadra”. Devono costituirsi in “microsistemi” imprenditoriali capaci di
sostenere la ricerca ed approfittare
delle numerose opportunità che la
Regione Veneto e l’Europa, attraverso il FESR possono garantire.
Bisogna ammettere che chi ha organizzato questo seminario in questo periodo, ha saputo cogliere il
momento più opportuno: l’apertura di una nuova stagione dei programmazione, quella 2007-2013,
avrà il suo effettivo inizio soltanto
in autunno, per ragioni di naturali
difficoltà di passaggio dalla passata all’attuale fase; chi è oggi presente ha dunque il tempo necessario per informarsi, per comprendere appieno il concetto di ricerca e
trasferimento di tecnologia e per
organizzarsi, al fine di creare e sostenere progetti di forte impatto innovativo per il territorio.
Concludo dicendo che, vedere i
rappresentanti delle associazioni
di categoria e del mondo imprenditoriale seduti in sala, dà già la sensazione di un gruppo di lavoro forte e costituito.
Non posso nascondere che il
progetto, che oggi è arrivato a presentare i suoi risultati, ha avuto un
passato difficile: problemi di forma, per quel che attiene la ammissibilità del beneficiario finale al finanziamento, ma anche sostanziali, legati alle difficoltà che il mondo imprenditoriale ed associativo
ha riscontrato nell’affrontare un
progetto triennale di ricerca. Ebbene, la ricerca si è conclusa, il progetto ha fornito risultati concreti ed
ha gettato le basi per una cordata
imprenditoriale – istituzionale che
posso oggi, già vedere e sostenere.
È un inizio diverso, più compatto, più reale. Mi auguro che il settore sappia cogliere gli input del
progetto appena conclusosi e le
idee che questo seminario ha lanciato.
DA RIN
PRESIDENTE
SIPAO
Valter Da Rin riconfermato
presidente della sezione Industrie
produttrici occhialeria (Sipao): a
febbraio, nella sede di Assindustria a Pieve di Cadore, è stato
eletto il direttivo che ora conta 12
nuovi componenti, tra i quali alcuni giovani che fanno ben sperare per il futuro di un settore
molto importante per l’economia
della provincia di Belluno.
Valter Da Rin è presidente della Trenti srl di Perarolo di Cadore, azienda che produce montature in metallo e plastica dal 1959,
presidente della Modesign srl di
Pieve di Cadore, azienda che
produce montature in plastica
con 80 dipendenti in due sedi e
120 con l’indotto e un fatturato di
oltre 15 milioni di euro, vice presidente Anfao e presidente della
commissione sindacale di Anfao.
Nel 2007, Da Rin è inoltre stato
insignito del titolo di Commendatore. Il nuovo vice presidente
Paolo Cannicci, già presidente
Anfao, è presidente del gruppo
Sover srl azienda che produce
montature in plastica e metallo,
occupa circa 300 dipendenti e ha
fatturato nel 2007 28 milioni di
euro.
PARIGI, MILANO, HONG KONG, DUSSELDORF,
CERTOTTICA NEL MONDO CON LE FIERE
Certottica segue gli eventi fieristici più significativi per promuovere i propri servizi, aggiornarsi sulle
tendenze del mercato e sostenere le aziende
Asia e Europa, le migliori piazze per il
comparto dell’occhialeria: Milano, Parigi,
Hong Kong e Dusseldorf sono i luoghi dove si tengono le più importanti fiere e rappresentano appuntamenti imperdibili per
gli esperti del settore e anche per Certottica. Gli eventi fieristici aprono, infatti, la
strada a nuovi orizzonti: è il momento in
cui gli addetti possono riunirsi e confrontarsi, è possibile analizzare e intuire le nuove tendenze della moda, i fabbricanti possono allacciare rapporti commerciali, promuovere i propri prodotti.
Certottica, l’Istituto italiano per la certificazione dei prodotti ottici, consapevole
dell’importanza che le fiere rivestono per il
mondo dell’occhialeria in tutti i suoi aspetti, partecipa agli eventi promuovendo i propri servizi. Quali? Innanzitutto Certottica
sostiene le aziende con l’attività di consulenza affiancandole, ad esempio, nella preparazione della documentazione necessaria
alla conformità del prodotto al marchio CE
oppure nell’esecuzione di test in laboratorio sui prodotti ottici. Certottica lavora a
fianco delle aziende anche per quanto riguarda la formazione e i progetti di ricerca
nella consapevolezza che l’innovazione
tecnologica non può più essere un optional
bensì una prerogativa imprescindibile per
difendersi dalle aggressioni della concorrenza. Non solo: l’attività dell’Istituto si
Lo stand di Certottica a Mido (Milano)
estende alla normazione che prevede la
partecipazione alle Commissioni Tecniche,
vale a dire quegli organi che discutono i requisiti normativi nazionali e internazionali
a cui un prodotto deve rispondere. Ma vediamo, più da vicino, quali sono gli eventi
fieristici che coinvolgono Certottica.
L’anno si apre con Mido, la mostra internazionale di ottica, optometria e oftalmologia che si svolge a Milano il mese di maggio: è la fiera internazionale leader del settore dell’occhialeria dove trovare tutto ciò
che di nuovo viene prodotto, progettato e
presentato in anteprima agli operatori. È il
luogo dove l’Istituto di Longarone redige le
linee guida nel settore normativo-giuridico
dell’occhialeria con la collaborazione del
VCA, l’Associazione americana dei fabbricanti, e ESA, l’Associazione europea di
fabbricanti di occhiali da sole. Altro appuntamento da non perdere è la fiera A+A di
Dusseldorf, dove a settembre Certottica
può illustrare i propri servizi di laboratorio
a tutte le aziende italiane ed estere produttrici di dispositivi di protezione di II e III
categoria ad uso industriale e condurre
un’indagine di mercato in modo tale da
comprendere le esigenze di certificazione
di altri dispositivi di protezione, oltre al capo e agli occhi. Sempre in autunno, precisamente in ottobre, Certottica è presente a
Silmo, la seconda manifestazione internazionale dell’occhialeria per importanza e
numero di visitatori.
L’attività principale che impegna l’Istituto di certificazione è quella di sostenere
l’immagine dell’occhiale italiano e veneto
con uno stand istituzionale. Sul versante
asiatico gli spazi espositivi più rinomati, a
cui Certottica aderisce, sono rappresentati
da HK Optical di Hong Kong (novembre) e
da Siof di Shanghay (febbraio): tra stile ed
eleganza dal sapore orientale, Hong Kong e
Shanghay sono due tappe fisse, dove la partecipazione di Certottica ha il duplice scopo di offrire i servizi di laboratorio a un
mercato di grandi dimensioni e privo di enti ufficialmente accreditati e, inoltre, di
supporto alle aziende italiane espositrici o
in visita.
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APRILE 2008 N. 1
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FORMAZIONE
ENERGIE RINNOVABILI, IN PRIMAVERA IL CORSO PER
GLI ESPERTI DEL SETTORE
Energie rinnovabili e risparmio
energetico, attività strutturali e di
sistema: questo il futuro anche
della provincia di Belluno. Da
aprile Certottica e Dolomiticert,
riconoscendo l’importanza delle
nuove tecnologie in materia, attiveranno a Longarone il corso di
alta formazione ‘Tecnico esperto
delle energie rinnovabili’: 704 ore
di teoria e laboratorio rivolte a
laureandi o laureati in discipline
tecniche per formare nuove figure
altamente specializzate. Una
grande opportunità per vincere le
sfide di domani.
Il corso. Il corso di alta formazione “TECNICO ESPERTO
DELLE ENERGIE RINNOVABILI”, ideato da Certottica - Dolomiticert di Longarone, risponde
a tale esigenza e si prefigge di formare figure professionali in grado
di conoscere in maniera approfondita sia le problematiche energetico - ambientali a livello territoriale sia l’applicabilità dei principi di eco-compatibilità. L’obiettivo è di preparare 15 tecnici alla
gestione delle soluzioni tecnolo-
DOLOMITICERT e CERTOTTICA
promuovono
PERCORSO FORMATIVO
TECNICO ESPERTO
delle
ENERGIE
RINNOVABILI
per LAUREATI e LAUREANDI
IN DISCIPLINE TECNICO-SCIENTIFICHE
(laurea triennale o specialistica, lauree vecchio ordinamento)
DURATA
704 ore (424 teoria - 280 tirocinio)
SEDE
Longarone
INIZIO PREVISTO
entro aprile 2008
giche economicamente sostenibili derivate dall’utilizzo delle fonti
energetiche rinnovabili, quali il
sole, il vento, le risorse idriche, le
risorse geotermiche, i prodotti vegetali. Inoltre si prevede l’approfondimento delle tematiche di
normativa energetica, di edilizia
ecosostenibile e di pianificazione
territoriale in ambito energetico.
La docenza qualificata delle Università di Padova e di Verona unitamente all’intervento di esperti
in materia di legislazione ambientale garantiscono alta qualità didattica e attualità dei contenuti
formativi. Sono previste 424 ore
di lezioni in aula e di laboratori,
completati da 280 ore di stage in
enti ed aziende del settore. L’iniziativa, che sarà avviata entro
APRILE 2008, è realizzata con il
sostegno ed il contributo della
Fondazione per l’Università e per
l’Alta Cultura in Provincia di Belluno e dell’Assessorato alla Formazione e alle Politiche del Lavoro della Provincia di Belluno.
Considerando che il tema energetico vede un costante sviluppo in
relazione agli indirizzi dell’Unione Europea, agli strumenti legis-
lativi vigenti e a quelli in via di
definizione, il Tecnico esperto
delle Energie Rinnovabili è una
figura professionale che può trovare impiego in settori diversificati: società attive nel campo dello sviluppo di impianti da fonti
rinnovabili, della consulenza e
della progettazione, imprese di
produzione di macchinari, enti
pubblici coinvolti nel processo di
autorizzazione degli impianti,
centri di ricerca e istituti di credito impegnati nel finanziamento
dei progetti che utilizzano le fonti
rinnovabili.
RISPARMIO ENERGETICO: PER SAPERNE
DI PIÙ CI SONO I SEMINARI
Dopo la positiva esperienza realizzata nel 2007 che ha visto i tecnici bellunesi coinvolti in un ciclo di seminari sul tema dell’efficienza energetica degli edifici e dell’uso dell’energia solare con sistemi termici e fotovoltaici, Dolomiticert – Certottica propongono quest’anno un ciclo di formazione che guarda sempre al tema
energetico, ma che stavolta affronta il tema della Certificazione Energetica degli Edifici. Dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di dotare gli edifici dell’attestato di certificazione energetica (D.lgs 311/2006) è cresciuta in
modo tangibile la necessità, infatti - da parte dei professionisti - di dotarsi delle competenze necessarie per calcolare correttamente la qualità energetica dei fabbricati, sia esistenti (sottoposti a ristrutturazione integrale, demolizione, ricostruzione) che di nuova costruzione. È in quest’ottica che è stato studiato – in collaborazione
con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università di Padova- un ciclo di seminari informativi, da tenersi in
tutto il territorio provinciale e nell’alto trevigiano, che hanno l’obiettivo di dotare i professionisti degli strumenti per calcolare l’esigenza energetica degli edifici secondo i più aggiornati criteri e attraverso la conoscenza di moderne metodologie di calcolo. I destinatari dei seminari sono ingegneri, architetti, geometri, imprese
edili e i tecnici degli pubblici operanti nella provincia di Belluno. La docenza qualificata è fornita dagli stessi
esperti e da ricercatori del Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università di Padova. La proposta si articolerà
in 6 incontri della durata di 4 ore ciascuno che si terranno, in più edizioni, in tutta la Provincia di Belluno e nell’alta provincia di Treviso. Si prevede il rilascio di un attestato finale per tutti coloro che avranno partecipato
alla formazione. L’avvio delle iniziative è previsto per la fine del mese di marzo 2008. Per maggiori informazioni e iscrizioni è possibile chiamare lo 0437 573157 oppure scrivere a [email protected].
POSTI DISPONIBILI
15
BORSA DI STUDIO
al raggiungimento del 70% delle presenze
PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI
Società attive nello sviluppo di impianti da fonti rinnovabili
Società di consulenza e progettazione
Aziende produttrici di macchinari
Enti pubblici - Centri di ricerca
Istituti bancari impegnati
nel finanziamento dei progetti da rinnovabili
Per informazioni e iscrizioni:
CERTOTTICA SCARL Z.I. VILLANOVA 32013 LONGARONE (BL)
Tel. 0437 573157 Fax 0437 573131 [email protected] www.certottica.it
In collaborazione con
STILE E DESIGN, UN CORSO TRA SENSIBILITÀ CREATIVA E COMMERCIALE
aCreatività e senso commerciale, questi gli
elementi vincenti per le aziende che intendono essere e restare competitive sul mercato.
“Stile e Design dell’occhiale – la creatività
per lo sviluppo delle imprese”, ormai alla terza edizione che ha preso il via 14 febbraio
scorso dopo il successo degli anni precedenti,
propone un cammino nuovo: tecniche didattiche all’avanguardia ed elevata preparazione
dei docenti, sono gli altri ingredienti per un
corso di alto livello formativo.‘Stile e disign’
rappresenta una delle iniziative formative più
emblematiche del territorio per il rilancio della competitività delle aziende bellunesi e conta, tra i promotori, la Fondazione per l’Università e l’Alta Cultura in Provincia di Belluno, l’ANFAO (Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici), la Comunità Montana Centro Cadore, la Provincia di Belluno –
Assessorato alle Politiche del Lavoro e della
Formazione, il Comune di Pieve di Cadore.
I contenuti. La terza edizione del corso è
rinnovata nei contenuti, che danno centralità a un obiettivo ben preciso: saper percepire i cambiamenti in atto nel mercato e nel
gusto anticiparne gli orientamenti per arrivare a proporre prodotti con elevato appeal.
In questo modo la figura professionale formata saprà caratterizzare l’immagine di una
collezione, unendo l’interpretazione creativa a quella commerciale, a partire da un’analisi delle tendenze sociali e culturali che
influenzano e determinano i futuri orientamenti della moda. Il partecipante, al termine del percorso formativo, sarà in grado di
seguire lo sviluppo del prodotto dalla progettazione fino alla realizzazione del campionario. Sulla base dell’esperienza maturata con le precedenti edizioni, Certottica ha
messo a punto un percorso unico e innovativo, adatto sia a chi già opera in azienda e
vuole arricchire il proprio bagaglio di nuovi
stimoli e approcci - da mettere al servizio
dell’impresa - sia ai giovani che intendono
qualificarsi seriamente e trasformare in professione la passione per la moda e il design.
I 12 partecipanti hanno già avuto modo di
apprezzare tale approccio, condiviso anche
con le aziende del settore.
Le modalità. Il corso prevede 234 ore di
lezioni fortemente interattive e di laboratori
progettuali, che si svolgono secondo i più
moderni sistemi didattici; per i giovani in cerca di occupazione vi è la possibilità di sperimentare operativamente, in primarie aziende
del settore, le conoscenze e le competenze acquisite in aula con un tirocinio di 160 ore, momento centrale dell’apprendimento sul campo. Sin dal primo incontro allievi e docenti
hanno instaurato un rapporto collaborativo
che favorisce il clima più adatto a far maturare nel partecipante l’esperienza tecnica ed
esecutiva nonché l’abitudine al ragionamento
e alla comprensione completa delle materie di
studio. Efficienti e moderne attrezzature, sussidi didattici, testi e dispense appositamente
preparati dai docenti, ma soprattutto lo spirito di comprensione fra docenti e partecipanti
stanno assicurando l’efficacia delle azioni
formative, il tutto in un’atmosfera di fervore
creativo e di cultura moderna. Un’occasione,
dunque, che arricchisce e qualifica l’offerta
formativa del nostro territorio, carente di iniziative che pongono al centro i temi di moda,
design, creatività. Tali elementi, spesso considerati esclusivo appannaggio delle grandi
realtà produttive, possono invece diventare
decisivi anche per quelle realtà medio – piccole, che fanno dell’innovazione di prodotto
il proprio carattere distintivo. Il corso si svolge presso l’ex stabilimento Safilo, un luogo
dall’alto contenuto simbolico per il distretto,
che Tabacchi ha concesso a titolo gratuito fin
dalla prima edizione.
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APRILE 2008 N. 1
BILANCIO DELLA FORMAZIONE FINANZIATA PER LE AZIENDE
Dopo la chiusura della formazione finanziata per le
aziende, coincisa con la fine del 2007, nell’ambito delle attività del Fondo Sociale Europeo, è tempo di bilanci. Innanzitutto bisogna ricordare che la formazione finanziata
per le aziende ha rappresentato una grande opportunità che
ha permesso alle piccole e medie imprese del settore occhialeria – e non solo- di partecipare a corsi di formazione
gratuiti sulla base di due progetti presentati e realizzati da
Certottica sul tema “Le competenze tecniche per innovare
il prodotto occhiale” e “Processi di globalizzazione e internazionalizzazione nella la PMI del distretto bellunese”. I
progetti, della durata complessiva di 1024 ore di formazione, sono stati suddivisi in percorsi della durata variabile tra
le 20 e le 40 ore su argomenti che avevano l’obiettivo di rispondere alle esigenze di formazione, aggiornamento e
qualificazione del personale delle aziende bellunesi.
Il progetto “Competenze Tecniche per innovare il prodotto occhiale”, declinato in 15 differenti percorsi formativi dall’elevato contenuto tecnico- operativo, ha riguardato
soprattutto argomenti quali la progettazione e l’industrializzazione del prodotto in senso generale, la progettazione
CAD-CAM con l’ausilio di alcuni tra i software più richiesti come CatiaV5, Cimatron, Rhinoceros, l’analisi dei materiali per la realizzazione dello stampo, l’uso delle lingue
straniere nella loro accezione tecnico- scientifica, la modellazione geometrica e la conoscenza dei principali processi di lavorazione per la fabbricazione dei componenti
meccanici, la gestione informatizzata della fase creativa
nello sviluppo del prodotto occhiale. Più di 30 sono state le
imprese coinvolte per un totale di oltre 90 allievi.
I processi di globalizzazione e internazionalizzazione
delle aziende sono stati invece al centro del secondo progetto, della durata complessiva di 512 ore, al quale invece
hanno partecipato realtà produttive afferenti a molteplici
settori – tutti ugualmente interessati a dotarsi degli strumenti necessari ad affrontare le sfide quotidiane sui mercati nazionali ed esteri, con i rischi e le potenzialità che questa politica comporta. Le tematiche proposte nelle diverse
azioni hanno riguardato in particolare l’area commerciale e
marketing - la contrattualistica internazionale e la gestione
dei marchi per citare due tematiche molto seguite- l’area
informatica e l’area linguistica per le trattative commerciali, la grafica per gestire l’immagine aziendale. 108 i partecipanti alla formazione, svoltasi da febbraio a dicembre
2007. Nell’ottica di garantire un servizio di formazione dove la pratica e l’operatività sono al centro dell’attività di
aggiornamento, Certottica si è impegnata a offrire una docenza qualificata rappresentata da professori provenienti
dal mondo universitario e da esperti del mondo delle professioni con comprovate capacità di docenza.
La partecipazione delle aziende- inizialmente frenata
dalla necessità di svolgere la formazione in orario di lavoro- ha poi registrato una decisiva impennata, considerate le
tematiche e l’utilità dei percorsi formativi proposti. Questa
positiva esperienza ha permesso a Certottica di raccogliere
ATTENZIONE!
NOVITÀ NORMATIVE
PER I PRODUTTORI
DI OCCHIALI DA SOLE
L’otto marzo 2008 è stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea il recepimento dell’emendamento A1 (2007) della norma 1836:2005 apportando alcune correzioni tipografiche alla norma vigente senza,
tuttavia, modificare i requisiti
di salute e sicurezza. L’emendamento A1 (2007) è stata elaborata dal CEN secondo il
mandato conferitogli dalla
Commissione Europea. Tale
documento tecnico deve essere
recepito dagli Stati che fanno
parte della Comunità Europea
e diventare norma armonizzata.
La norma armonizzata è uno
strumento utile a verificare la
presunta conformità degli occhiali da sole a quei requisiti di
salute e sicurezza che sono
sanciti dalla direttiva Europea
di riferimento, vale a dire la
89/686/ECC e successivi
emendamenti, recepita dallo
Stato italiano con il Decreto
Legislativo 475/92 e con il Decreto Legislativo 10/97. Come
già accennato l’emendamento
non comporta cambiamenti sostanziali alla norma.
Ecco le modifiche apportate:
il riferimento normativo EN
165:1995 è stato sostituito dal
riferimento EN 165:2005 e il
riferimento normativo EN
14027 è stato sostituito dal riferimento EN 12472;
è stata, inoltre, aggiunta una
nuova formula al paragrafo 3.8
della norma del 2005;
nella bibliografia è stato modificato il riferimento dalla EN
169:1992 alla EN 169:2005.
Per quanto riguarda la nota
informativa e l’etichettatura
obbligatoria, che devono sempre essere fornite nella lingua
nazionale del paese di destinazione del prodotto all’interno
dell’Unione Europea, con il
uovo emendamento si suggerisce di aggiornare il riferimento
normativo da EN 1836:2005 a
EN 1836:2005/A1:2007.
ANNO XIV N. 1
EDIZIONE
APRILE 2008
PERIODICO DI INFORMAZIONI TECNICHE
DIRETTORE RESPONSABILE
LUIGINO BOITO
AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE
DI BELLUNO N. 7.11.1994
SPED. IN ABB. POST. - 70% - FILIALE DI BELLUNO
IN REDAZIONE:
Benedetta Costantin
HANNO COLLABORATO:
Carlo Barbante, Sara Bona, Giuseppe Da Cortà,
Angela Da Rolt, Gian Leo Deppi, Luana Fullin,
Luigi Fullin, Fabiano Nart, Alessandra Scribani
32013 LONGARONE (BL)
ZONA INDUSTRIALE LOC. VILLANOVA
0437.57 31 57 - Fax 0437.57 31 31
PROGETTO
ERONDA GRAPHIC DESIGN STUDIO
www.certottica.it
e-mail: [email protected]
REALIZZI E STAMPA
TIPOGRAFIA TIZIANO
PIEVE DI CADORE
anche le necessità delle imprese e i temi più richiesti, che
saranno tenuti in considerazione per la nuova progettazione: è attesa per le prossime settimane l’uscita dei nuovi
bandi del Fondo Sociale Europeo che permetteranno alle
aziende di accedere ancora ai contributi per la formazione
del personale.
Certottica è sempre a disposizione per raccogliere i suggerimenti, le aspettative e le necessità delle aziende per poter progettare percorsi formativi con reali positive ricadute
sulla vitalità delle imprese del territorio. Per suggerimenti
e richieste è possibile scrivere a [email protected].
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