GENNAIO
Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921
Poste Italiane sped. in abb. post. DL 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, S1/BR - Aut. Trib. BR n. 38 del 21.7.1956 - Iscriz. R O C n° 5673
Dir. Resp.: Ferdinando Sallustio - LO SCUDO: C.so G. Garibaldi, 129 - Ostuni - Tel 0831 331448 - [email protected] - Tip.: Nuova GA srl - Ostuni
OSTUNI 2012: PASSATO, PRESENTE E FUTURO
In
questo primo numero dell'anno consentiteci,
amiche lettrici ed amici lettori, di farvi i migliori auguri per un sereno anno di vita e di lavoro.
Siccome sappiamo già che in questo 2012 non ci
sarà molto da ridere, consentitemi la citazione di un
grande comico: “Mi interessa molto il futuro: è lì
che passerò il resto della mia vita” diceva l'ottimo
Groucho Marx,quello che affermava anche: “Non
dimentico mai una faccia, ma nel suo caso farò
un'eccezione”. Purtroppo, però, il futuro non è assolutamente un argomento sul quale si può scherzare, anzi, sembra che faccia proprio paura, nonostante l'aumento della vita media, la cura delle malattie e il più lungo periodo di pace che abbia mai conosciuto l'Europa occidentale. Qualcuno ha anche accusato l'informazione,
concentrata sulle brutte notizie, di generare ansia e preoccupazione: d'altra parte si sa che, come affermava il saggio cinese Lao
Tzu, "fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce".
Il poeta Paul Valery sosteneva: "Il guaio del nostro tempo è che il
futuro non è più quello di una volta"; l'informatico Alan Kay, ottimista, esortava: " Il miglior modo per predire il futuro è inven-
C
2012
N° 1
tarlo", mentre il Presidente della CEI cardinale
Bagnasco ricorda: "Il bene dell'uomo coincide
con la sua strutturale apertura al futuro".
Lo scomparso cantautore Pierangelo Bertoli nel
suo brano "A muso duro" cantava: "con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel
futuro". Il nostro giornale ha doppiato la boa dei
novant'anni, e pubblica pregevoli testimonianze
della Ostuni del passato, perchè non si perdano
la memoria e le radici della nostra comunità: nei
numeri del 2012 tenteremo peraltro un'analisi di
come potrà essere il futuro della città, del suo
territorio, del suo tessuto economico e sociale,
dei nostri giovani, ascoltando le testimonianze di chi ha competenze da esprimere e riflessioni da proporre, senza preclusioni nè
pregiudizi, e riterremo benvenute anche le critiche. Invitiamo fin
d'ora chi vorrà partecipare a quest'ampio dibattito a farci pervenire interventi, idee e proposte alla sede de "Lo Scudo" o a [email protected]; vi ringraziamo fin d'ora, e buon futuro.
€ 2,00
una copia
Il futuro politico di Ostuni:
UN SINDACO ROBOT INVULNERABILE
LA REDAZIONE DE "LO SCUDO"
QUALE FUTURO PER OSTUNI?
INTERVISTA AL SINDACO TANZARELLA a cura di Ferdinando Sallustio
ominciamo questa nostra inchiesta sul
futuro di Ostuni intervistando il Sindaco
Domenico Tanzarella: 57 anni, dei quali 34
passati nel Consiglio comunale, 12 anni alla
guida della città. Doppiato il giro di boa della metà del secondo mandato, Tanzarella
non potrà più ricandidarsi a Sindaco nel
2014, quando scadrà l'attuale legislatura,
anche se le scadenze elettorali potrebbero essere
più ravvicinate ed interessare nell'arco di pochi mesi
Parlamento, Regione, Provincia e Comune.
Abbiamo chiacchierato a
tutto campo col Sindaco:
nei numeri successivi
ascolteremo altri tra i maggiori esponenti politici della
città. "La coalizione che mi
onoro di guidare dice il Sindaco - continua la sua azione al servizio della città,
mentre l'opposizione è attraversata da "scosse di assestamento". La squadra è
compatta, ha creato una classe dirigente, ed
è stata inoltre innovata ed integrata più volte.
Sappiamo che il livello di consenso verso chi
esercita funzioni pubbliche non è mai stato
così basso: e questo dovrebbe spingere ad
evitare trabocchetti e furberie. Certo parlare
di "casta" o "classe politica", in senso dispreggiativo, è troppo superficiale e populista: non possiamo essere accomunati a chi
ha indennità e privilegi inversamente proporzionali ad impegno e responsabilità sul territorio, Ostuni ha parametri di efficienza, di trasparenza e virtuosità amministrativa e finanziaria tra i più alti in Italia.".
Ma esiste - gli chiedo - il "tanzarellismo" (termine che ho sentito pronunciare anche da
esponenti della maggioranza)? E se esiste,
cos'è? "Se devo dire che esiste - afferma
Tanzarella - lo prendo come un complimento. Se significa capacità, professionalità,
passione, correttezza, responsabilità, allora
sono orgoglioso che esista. Io sono nato e
sono ancora socialista; sono cresciuto in
un'attività di partito e ne ho seguito tutta la
trafila. Per educazione familiare ed inclinazione culturale sono da sempre abituato alla
democrazia, a far parte della maggioranza o
della minoranza, per cui ne respingo l'inter-
pretazione come una forma non rispettosa
dei diritti degli altri, ma come affermazione di
una richiesta di assolvimento dei doveri da
parte di tutti".
Cosa si può fare per riavvicinare i giovani alla politica? "Io penso che i giovani esercitino
la voglia di partecipazione civile in modo diverso da quelli che esercitavano la militanza
di partito, pur avendo fermenti e capacità che si manifestano attraverso attività
non più tradizionali. Noi
dobbiamo trovare i canali
per convogliare energie e
capacità, anche tenendo
vivo e desto qui un impegno culturale con convergenza di competenze e
proposte; noi utilizziamo
spesso l'apporto dei nostri
migliori giovani per le attività del Comune, e per dare
loro luoghi di incontro e segni di attenzione avvieremo a breve le attività della
nuova piscina comunale e
della casa della musica e del teatro di via
Fogazzaro".
Cosa vuole segnalare di positivo e cosa di
critico per il futuro di Ostuni? "Il lungo lavoro
di messa a punto per l'adeguamento del
PRG al Piano urbanistico territoriale tematico della Regione (PUTT) è terminato, e andrà in Consiglio per l'approvazione, e definirà ciò che non sarà possibile variare per rispettare i vincoli storici, architettonici e ambientali; dopo di che si potrà definire ed approvare il nuovo PRG. Si è sbloccato, inoltre, dopo anni di lunghissima battaglia, l'iter
per la nuova 167, con l'approvazione della
Regione per cui si dovrà dar corso ad ulteriori adempimenti per l’assegnazione dei
suoli alle cooperative e alle imprese e si
completeranno a breve 53 nuovi alloggi popolari da destinare alle famiglie bisognose.
In questo modo si darà una risposta concreta al problema abitativo della nostra città. In
futuro bisognerà destinare ancora particolare attenzione al problema della raccolta e
smaltimento dei rifiuti con uno sguardo attento al ciclo dei rifiuti sia provinciale che regionale caratterizzato da troppe incertezze.
Ostuni avrà bisogno di consolidare il suo
ruolo di capofila nel settore del turismo, con-
servando gli ottimi livelli del servizio pubblico in settori particolarmente significativi come quello scolastico e quello delle politiche
sociali; l’augurio e la speranza fondata sull’impegno profuso è che il servizio sanitario
possa contare su strutture efficienti dal punto di vista sia della dotazione strumentale
che della dotazione organica di personale
qualificato in grado di rispondere alle necessità e alle esigenze dei cittadini. I già rilevanti successi conseguiti per la tutela ambientale e per la qualificazione di aree di particolare pregio dovranno essere sempre più consolidati unitamente ad un percorso di crescita culturale anche attraverso l’utilizzazione
di contenitori pubblici (museo, parco archeologico) che costituiranno un volano anche
per il turismo unitamente all’agognato ed auspicato porto turistico di Villanova. Non può
essere dimenticata l’attenzione al settore
delle attività produttive e delle nostre aree
industriali ed artigianali in sinergia con il Sisri provinciale, così come il settore agricolo,
in difficoltà e bisognoso di interventi naturalmente da parte di organi diversi in stretta
collaborazione. Sono convinto che la maggioranza di centrosinistra ad Ostuni, magari
ulteriormente allargata, proseguirà nel percorso virtuoso che ha reso la nostra città un
punto di riferimento nel contesto non solo
provinciale per la stabilità, la credibilità e l’affidabilità sul piano amministrativo”.
LA GIORNATA CONTRO
LA LEBBRA (29 gennaio)
E LA GIORNATA PER
LA VITA (5 febbraio)
(Pag. 2)
DOMENICO COLUCCI
COMPIE 90 ANNI
(Pag. 5)
LA CATTEDRALE
DIVENTA BASILICA
(Pag. 8)
Questo mese il nostro Enzo Farina si è ispirato ai cartoni giapponesi di
Mazinga, il robot spaziale creato da un anziano scienziato: qui scienziato e robot hanno entrambi le sembianze del Sindaco Tanzarella...
Si
BUON ANNO IN FOTO:
IL CALENDARIO DEL COMUNE
chiama “Istanti di città” il calendario realizzato anche quest'anno
dal Comune di Ostuni, su progetto dell'Alba Comunicazioni; in risposta all'annuncio pubblico per la selezione delle foto sono giunti circa 400 scatti, tra i quali sono stati scelti 13 momenti di vita del nostro
territorio, fotografati da residenti e turisti. Le foto selezionate sono opera di Juan Peres Martin, Annarita Casale, Antonio Locorotondo, Concetta Tiziana Flore, Filippo Stefanoni, Andrea Martucci, Alfredo Capone,
Lucia Paglionico, Antonio Colucci, Massimo Di Dionisio, Enzo Suma,
Alfonso Riso e Daniele Antelmi. Le immagini sono tutte, oltre che nel
calendario in distribuzione,anche nel sito ufficiale www.comune.ostuni.br.it. Nei prossimi numeri del giornale vi mostreremo anche altre immagini dei vari calendari realizzati
da società ed istituzioni.
2
CITTà
Gennaio
2012
A
AGEVOLAZIONI E CONTRIBUTI:
29 gennaio: Giornata contro la lebbra
nche quest’anno, domenica 29 gennaio presso
molte parrocchie cittadine il Gruppo ostunese dell’Associazione Italiana Amici Raoul Follereau (AIFO)
distribuirà il “Miele della solidarietà” il cui ricavato
verrà destinato ai molteplici progetti con i quali l’AIFO affronta nel mondo il problema della lebbra e quelli della povertà, dell’emarginazione e del sottosviluppo.
L’Associazione si richiama ai grande industriale, giornalista e filantropo Raoul Follereau, scomparso nel
1977.
Giovedì 26, in vista della 59ª Giornata Mondiale dei
Malati di Lebbra presso il salone della Chiesa della Madonna del Pozzo si terrà una manifestazione celebrativa dal titolo: ”50 anni di AIFO: lotta alla lebbra e servizio degli ultimi”.
Dopo il saluto di don Piero Suma, ci sarà una relazione
del dott. Franco Colizzi, responsabile nazionale per i
progetti esteri dell’AIFO, della quale è stato presidente
per 6 anni.
Interverrà anche il Sindaco Domenico Tanzarella. Vi
saranno inoltre la proiezione del filmato teatrale su Follereau curato dsslla Prof.ssa Giuditta De Feo e dai suoi
alunni della Scuola Media “S. Giovanni Bosco” e del
“Movie” realizzato dal fotoreporter Marcello Carrozzo.
In più di dieci anni di attività il gruppo AIFO di Ostuni
si è impegnato moltissimo nelle attività solidali dell’Associazione, ospitando in città numerosi testimonial
dal mondo intero tra i quali la dott.ssa Chiara Castellani, medico missionario che lavora a Kimbau (Repubblica Democratica del Congo) con determinante collaborazione del volontario ostunese Paolo Moro.
Grazie all’AIFO c’è stato quindi un importantissimo scambio di idee e proposte concrete tra il “nostro mondo”
ed un “altro mondo” del quale spesso dimentichiamo l’esistenza.
L’attuale referente del gruppo ostunese è Leonardo Buongiorno.
5 febbraio: Giornata per la vita
A
nche quest'anno il Movimento per la Vita- Centro
di aiuto alla vita di Ostuni festeggerà pubblicamente la “Giornata per la vita” domenica 5 febbraio durante la solenne celebrazione della Messa delle 10.30 nella
Parrocchia della Madonna del Pozzo. Nel pomeriggio,
alle 16, nel salone parrocchiale, verrà proiettato il film
statunitense “Bella” di Alejandro Monteverde, consigliato dal Movimento per la vita nazionale, che affronta le tematiche del desiderio di maternità e della responsabilità dei genitori. In più di trent'anni di attività il Movimento ostunese, animato dall'infaticabile Dino Montanaro, ha svolto numerosi incontri di sensibilizzazione
sul tema della vita e ha promosso attivamente vari “Progetti Gemma” per aiutare le gestanti in difficoltà economiche e consentire ai loro figli di venire alla luce. Ecco
il messaggio diffuso dai vescovi italiani per la ricorrenza della Giornata per la vita:
La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo
dono - a volte misterioso e delicato - e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli
altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta come “servo” (cfr Lc 22,27), secondo la profezia dell'Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone della vita, invecchia il mondo.
Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i sogni, le esigenze in modo profondo,
è una sfida oggi centrale. Se non si educano i giovani al
senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della vita, si finisce per impoverire l'esistenza di tutti, si espone
alla deriva la convivenza sociale e si facilita l'emarginazione di chi fa più fatica. L'aborto e l'eutanasia sono le
conseguenze estreme e tremende di una mentalità che,
svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male
minore: in realtà, la vita è un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla prevaricazione su chi è debole e indifeso. In questi anni non solo
gli indici demografici ma anche ripetute drammatiche
notizie sul rifiuto di vivere da parte di tanti ragazzi hanno angustiato l'animo di quanti provano rispetto e ammirazione per il dono dell'esistenza.
Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei
quali questo dono è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita
significa offrire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro
si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo.
Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell'esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o
del divertimento fine a se stesso.
I giovani di oggi sono spesso in balia di strumenti creati e manovrati da adulti e fonte di lauti guadagni che tendono a soffocare l'impegno nella realtà e la dedizione all'esistenza. Eppure quegli stessi strumenti possono essere usati proficuamente per testimoniare una
cultura della vita.
Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro senza facili moralismi
e senza ipocrisie una strada per sperimentare l'affascinante avventura della vita.
È una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui
oggi si lascia con forza interpellare e guidare. Per questo, la rilancia a tutti - adulti, istituzioni e corpi sociali , perché chi ama la vita avverta la propria responsabilità verso il futuro. Molte e ammirevoli sono le iniziative
in difesa della vita, promosse da singoli, associazioni e
movimenti. È un servizio spesso silenzioso e discreto,
che però può ottenere risultati prodigiosi. È un esempio
dell'Italia migliore, pronta ad aiutare chiunque versa in
difficoltà.
Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno
evidenziato come sia illusoria e fragile l'idea di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in cui entra più in gioco il valore della persona. Ci sono curve della storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei più giovani, un senso di inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che cosa
rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella
trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce
così un atteggiamento di servizio e di dedizione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare
anche gli adulti.
La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono
della vita, in qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio.
L’abbonamento a «Lo Scudo» è scaduto il 31 dicembre 2011 e,
per l’anno 2012, può essere rinnovato versando € 20,00
sul conto corrente postale n. 12356721
o recandosi direttamente
nella Sede di Corso G. Garibaldi, 129,
nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 17,00 alle ore 20,00.
novità sul fronte prevenzione rischi sui luoghi di lavoro
N
di Michele Carriero
onostante una flessione del 4,5% fatta registrare nei primi nove mesi del 2011, il
numero di infortuni sui luoghi di lavoro in valore assoluto rimane considerevole. Ben
553.000 i casi denunciati nel periodo gennaio
settembre, dei quali 691 sono risultati mortali.
Uno scenario raccapricciante se si pensa che
per molti degli incidenti occorsi la motivazione
risiede nella difficoltà delle nostre micro e piccole imprese di rispettare e di far rispettare la
“selva” normativa in vigore, in uno con l’impossibilità, molto spesso, di eseguire determinate lavorazioni a causa della scomodità dei
presidi antinfortunistica disponibili sul mercato. Non serve quindi criminalizzare passivamente la classe degli imprenditori, chiediamoci piuttosto quanto è possibile ancora fare a livello governativo per semplificare la normativa in vigore, cosa fare, ancora, per stimolare
università e centri di ricerca al fine di individuare nuove e più efficaci soluzioni per la prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro. Basti
pensare che solo nei giorni scorsi è stata approvata la “Relazione sull’analisi interlocutoria
della strategia comunitaria 2007-2012 per la
salute sicurezza sul luogo di lavoro”, documento di valutazione intermedia che ha
l’obiettivo di fare il punto della situazione e ridefinire obiettivi specifici della strategia comunitaria. Tre le tematiche trattate nella relazione: migliorare l’attuazione della legislazione,
ovvero implementare processi spinti di armonizzazione delle varie e variegate legislazioni
nazionali; includere tutti i lavoratori nelle politiche di prevenzione, ovvero utilizzare chi vive
sul campo l’esperienza del lavoro, come spia
per la segnalazione di contesti critici; affrontare i rischi chimici e biologici. È così evidente
anche all’UE la difficoltà, economica e non solo, delle imprese di piccola dimensione nell’affrontare correttamente i percorsi di tutela del-
la salute sui luoghi di lavoro, che già nelle
prossime settimane sarà disponibile gratuitamente il software “OiRA, Online interactive
risk assessment”, progetto EU-OSHA di valutazione interattiva dei rischi online pensato e
dedicato alle piccole e micro imprese. Anche
l’Italia ha fatto la sua parte. Negli ultimi giorni
dell’anno è stato infatti approvato l’avviso
pubblico che prevede incentivi alle imprese finalizzati alla eliminazione, riduzione e prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro. Obiettivo
del bando: incentivare le imprese a realizzare
progetti per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro. Per miglioramento
dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro si intende il miglioramento documentato delle
condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori
rispetto alle condizioni preesistenti e riscontrabile con quanto riportato nella valutazione
dei rischi aziendali. I progetti ammessi a contributo dovranno rientrare in una delle seguenti tipologie: a)progetti di investimento: il
progetto può essere articolato in più interventi/acquisti di impianti e attrezzature purché essi siano tutti tassativamente funzionali alla riduzione/eliminazione/prevenzione di una delle cause di infortunio o fattore di rischio cui
l’azienda è esposta; b) progetti per l’adozione
di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. L’ammontare del contributo, che non
potrà superare il 50% delle spese ammesse,
potrà avere un importo massimo erogabile pari a € 100.000. Sono ammesse a contributo
tutte le spese direttamente necessarie alla
realizzazione del progetto, nonché le eventuali spese accessorie o strumentali, funzionali alla realizzazione dello stesso ed indispensabili per la sua completezza. La scadenza è prevista per il prossimo marzo, per
maggiori informazioni potrete contattare la redazione.
Aede: al preside Marseglia il Premio
"Personalità Europea 2011"
L’
Associazione Europea degli Insegnanti, sezione italiana, comunica con gioia che al Presidente Internazionale dell’Associazione, Preside Silvano Marseglia , è stato conferito il Premio “Personalità Europea 2011” per il settore cultura.
La manifestazione di premiazione si è svolta il 13 dicembre a Roma
, in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, in occasione della
41° edizione della Giornata Europea, alla presenza di esponenti della stampa, del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. Tra
gli altri premiati: Virna Lisi, Mariangela Melato, Fabio Volo, Raffaele Paganini, Francesco Totti ed innumerevoli altri.
Il Premio “ Personalità Europea “ è stato istituito per sensibilizzare
l’opinione pubblica sulle tematiche europee e le relazioni fra i vari Stati che ne fanno parte.
Il Premio conferito al Presidente Marseglia ha proprio questa motivazione: i risultati ottenuti in
ambito Europeo.
L’Europa vive un momento difficile, le difficoltà economiche rallentano la capacità dei vari
Paesi ad elaborare un progetto di sviluppo sociale, etico ed umano comune per l’Unione, solo
un lavoro costante, spesso silenzioso, come quello svolto dal Preside Marseglia può ridare fiducia e nuova speranza nel futuro dell’Europa.
L
I 50 anni di Giuseppe Cavallo
'amico Giuseppe
Cavallo, Peppino
per i suoi tanti amici,
ha festeggiato i suoi
primi 50 anni il 1 novembre scorso con
una grande riunione,
presso la Masseria
Casamassima, di numerosissimi familiari
ed amici: è stata
un'occasione per ripercorrere non solo la
vita personale, ma
quella collettiva dell'intera comunità di cui facciamo parte, con la musica di Vincenzo Abbracciante e Davide Saccomanno e del gruppo "Perle di Puglia", con Rosario Bruno e le letture di
vita ostunese di Remo Attanasio e Lorenzo Cirasino, con le memorie del teatro di Mario Crescenzio e della prima avventurosa fase di TeleRadioCittàBianca, dove Peppino condusse per
molti anni "Liscio, folk e canti tradizionali".
E' per questo che volentieri pubblichiamo una foto di tutti gli amici della radio di allora, che ha
segnato una tappa importante nella piccola storia della vita quotidiana della nostra città.
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Terza Pagina
In cantiere: il Restauro del “Calvario”
della SS. Annunziata di Ostuni
PREMESSA
Dopo diversi tentativi di restauro,
avanzati nell’ultimo decennio, finalmente si è concretizzato, grazie ad
alcuni benefattori, il desiderio di recuperare uno dei patrimoni di interesse
storico-artistico molto caro alla spiritualità francescana e poi parrocchiale
della Chiesa di Maria SS. Annunziata
di Ostuni: il gruppo scultoreo in legno
policromato del Cristo Crocifisso, Maria Addolorata e San Giovanni Evangelista, meglio conosciuto come “il
Calvario dell’Annunziata”.
di Vincenzo Loruzzo
DESCRIZIONE DELLA
CAPPELLA DEL CROCIFISSO
La chiesa di Maria SS. Annunziata
di Ostuni, presenta sulla navata laterale destra la prima cappella utilizzata oggi per il culto del ss. Crocifisso. La sua struttura architettonica, a
crociera rialzata con unghie affrescate, costituisce un’eccezione in
tutto il sacro edificio, privo di altre cappelle simili del
secolo XV o degli inizi di quello successivo, quando
i Padri Osservanti da poco avevano fatto il loro ingresso in Ostuni (1499).
L’affinità stilistica dell’altare con gli altri della chiesa
inducono ad attribuire la paternità della pietra scolpita alla bottega del maestro scultore ostunese della seconda metà del XVIII secolo, Giuseppe Greco.
Le pitture rinascimentali sul fondo azzurro e su ornati fiorami raffigurano gli evangelisti e due dottori
della Chiesa. Il maestoso Crocifisso fu scolpito da
fra’ Angelo da Pietrafitta, frate minore laico Riformato calabrese, che dimorò nel convento dell’Annunziata nel XVII secolo. Lateralmente al crocifisso,
due statue lignee, quella di Maria Addolorata, in un
atteggiamento mistico e accorato e quella di San
Giovanni Evangelista, tutto assorto nel contemplare
il Maestro. È da ritenere sua l’ideazione dell’intero
gruppo statuario del cosiddetto Calvario francescano, una ricorrente tipologia, presente in molte chiese riformate francescane, costituita dai tre simulacri
in legno policromo. Fanno fede le sue inconfondibili valenze e l’esplicita testimonianza di padre Bonaventura QUARTA DA LAMA, che a proposito di questo lavoro puntualizza: «Il Crocefisso è scoltura di
fra’ Angelo da Pietrafitta laico riformato della Calabria Cosentina, di cui la Città molto gode, ricorrendo in ogni travaglio alla di lui Santa, ed infinita Pietà». Riconoscibili sono i caratteri di padronanza inusitata legati alla potenza della corposità e al vigore
della maestà michelangiolesca. Questa cappella
originariamente era molto più vasta, con le pareti interamente affrescate nel 1400. Malgrado sia stata
mutilata e manomessa, sono ancora visibili gli affreschi della volta dove possiamo riconoscere S. Gregorio Magno, S. Matteo, S. Luca, S. Ambrogio e
parzialmente S. Giovanni e S. Agostino.
Secondo lo studioso Raffaele CASCIARO, particolare importanza destano le ripetute sculture lignee
di fra’ Angelo «molto simili nello schema ma non
omogenee nello stile, […] la cui uniformità impressionante delle pose e dei gesti, più che alle scelte
di uno stesso esecutore, si deve alle esigenze di
conformità ad un modello approvato dall’Ordine,
nell’ossequio a direttive molto precise e cogenti».
Per quanto riguarda la datazione, secondo Benigno
PERRONE le sculture lignee furono eseguite dal
francescano calabrese «poco dopo il 1693, quando
lo chiese in Puglia il ministro provinciale p. Gregorio da Lequile».
STATO DI CONSERVAZIONE DELLE STATUE
A differenza delle altre due statue, il Cristo Crocifisso si presenta in cattive ma non in pessime condi-
N
zioni conservative. Oltre ad evidenti distacchi di
vernice alterata e ingiallita che nasconde gli originali colori bluastri, si notano sul corpo vecchi ritocchi
di sgocciolature di colore rosso, presumibilmente
realizzate a tempera, che dovevano forse rendere
la figura ancora più carica di pathos.
La Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista appaiono di fattura antecedente e quindi di datazione differente del Crocifisso; i diversi interventi
di restauro subiti hanno ricoperto completamente il
film pittorico originale con pesanti e spesse stuccature bianche e compatti strati di colore e porporina
che, come afferma la sig.ra MARZANO, si suppone
abbiano notevolmente indurito le linee plastiche degli intagli originali oltre ad aver alterato la cromia
con la vernice utilizzata. Alcuni saggi effettuati in
epoche passate rivelano i colori originali delle statue: abito rosso e manto blu per l’Addolorata e abito verde e manto rosso per San Giovanni.
ITER BUROCRATICO
Ai sensi dell’art. 21, commi 4 e 5 del D.Lgs. 42/04,
con l’Autorizzazione al restauro del 17.10.2011,
prot. n. 5582 del Sovrintendente di Bari, Prof. Fabrizio VONA, per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, la Ditta della restauratrice
sig.ra Francesca MARZANO di Brindisi ha dato inizio, in data 07.11.2011, all’intervento di restauro del
complesso statuario in legno policromato del Calvario anzidetto.
I sopralluoghi delle fasi preliminari al restauro quali
saggi stratigrafici della consistenza materica, scelta
delle tipologie di solventi, indagini chimico-stratigrafiche, dettagliata documentazione fotografica prima, durante e dopo il restauro, accurato studio diagnostico ormai in corso, sono dirette dalla dr.ssa
Rosa LORUSSO, funzionario responsabile dell’istruttoria incaricato dall’Alta Sorveglianza coadiuvata dalla restauratrice sig.ra Cristina TIBERINI dello stesso ufficio. Qualora nel corso dei lavori emergessero problematiche al momento non prevedibili,
queste dovranno essere comunicate dalla ditta ai
predetti funzionari al fine di concordare soluzioni e
prescrizioni adeguate per la buona riuscita del restauro oltre a concordare, volta per volta, i materiali più idonei per tutte le fasi di integrazione e gli
eventuali rifacimenti di parti mancanti. Le successive fasi previste ai saggi sono: disinfestazione e
consolidamento del supporto ligneo, rimozioni delle
ridipinture, pulitura, consolidamento e nuova protezione superficiale della pellicola pittorica, risanamento ed integrazione del legno, presentazione
estetica e documentazione fotografica corredata da
relazione finale di intervento di restauro svolto.
PREMIO CULTURA “Leonardo Mondadori” 2009/2011
el corso della cerimonia svoltasi mercoledì 21 dicembre u.s. presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale di Ostuni, sono stati assegnati i premi del concorso Leonardo Mondadori. Giunto alla settima
edizione la competizione, con cadenza biennale, vede confrontarsi studiosi e cultori su tematiche ed
aspetti inerenti la città e il patrimonio storico culturale ostunese. Le sezioni contemplate, rispettivamente
quella riservata alle tesi di laurea, ai saggi monografici e ai prodotti multimediali hanno accolto un ragguardevole quantitativo di materiale che la commissione presieduta dal Sindaco avv. Domenico Tanzarella e
composta dalla prof.ssa Enza Aurisicchio, dal prof. Francesco Calamo Specchia, dal prof. Lorenzo Cirasino e dal dott. Maurizio Nacci, ha attentamente e scrupolosamente valutato per individuare il lavoro meritevole della vittoria. Disertata la quarta sezione riguardante gli elaborati mutietnicoculturali, per la quale
non è pervenuto alcun testo. Per la prima sezione sono risultate vincitrici a pari merito Erika Andriola con
la tesi Sculture in cartapesta nel territorio di Ostuni - Aspetti tecnici e stilistici e Francesca Valente con Lu
Patrune de lu regne. Etnografia di una devozione popolare. La cavalcata di Sant’Oronzo. E’ stato ugualmente assegnato a pari merito il premio per i saggi monografici a Vita Soleti per Il Santuario messapico di
Santa Maria di Agnano. I metalli e a Anna Eleonora Tanzarella e Gianmichele Pavone per Testi in volgare
di Ostuni del XV e XVI secolo. Due i premi anche per i prodotti multimediali conferiti a Luigi Andriola e a
Mario Pantaleo per il video Piante e territorio e a Giovanni Milone e a Gianfranco Ciola coautori del video
Parco delle Dune Costiere. Ai vincitori, tra i quali figurano due nostri collaboratori, rivolgiamo le nostre congratulazioni e l’invito a proseguire le ricerche.
Gennaio
2012
Mario Signore, Prolegomeni
ad una nuova idea di Welfare
di Gianmichele Pavone
È
questo il titolo dell’ultima fatica di Mario Signore,
professore ordinario Filosofia Morale presso la
Facoltà di Economia dell’Università del Salento e direttore della Scuola di Dottorato, già componente del
Consiglio scientifico dell’Istituto Superiore Universitario di Formazione Interdisciplinare (ISUFI), nonché
membro del Comitato tecnico scientifico della Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici (SIBCE),
della fondazione “Centro di studi filosofici di Gallarate” e del Comitato scientifico del “Soziologisches Jarhbuch”, beirat della “Görres Gesellschaft”, vice presidente della Società italiana di Studi Kantiani, componente del Comitato scientifico della rivista “Fenomenologia e società”, direttore di “Idee” e della collana
“Inter-sezioni” della casa editrice Pensa Multimedia.
Nostro malgrado, il ricco curriculum del Prof. Signore
non può essere ospitato integralmente sulle pagine
del nostro Giornale (basterebbe
menzionare i sette convegni nazionali del MEIC da lui magistralmente organizzati qui in Ostuni a
cadenza biennale dal ‘98 ad oggi),
ma tra oltre cento pubblicazioni di
carattere etico e filosofico, apparse anche su riviste ed opere nazionali ed internazionali, segnaliamo Questioni di etica e di filosofia
pratica (Milella, 1995), Lo sguardo
della responsabilità. Politica, economia e tecnica per un antropocentrismo relazionale (Studium,
2006) e, infine, il volume Economia del bisogno e etica del desiderio (Pensa Multimedia, 2009) nel
quale il filosofo analizza l’uomo, inteso come “essere debole”, con i
suoi bisogni, che rappresentano
sentimenti di privazione intimamente collegati alla
sua natura.
Nel libro Prolegomeni ad una nuova idea di Welfare
(Pensa Multimedia, 2011), Signore condivide con il
lettore l’amara constatazione che il mondo in cui viviamo è svuotato di valori a favore delle sterili logiche
consumistiche di “un mercato globale in cui la voce
delle persone giunge sempre più flebile e impotente”.
Gli scaffali dei supermercati sono sempre pieni, ma le
disuguaglianze nella nostra “umanità disorientata” si
estendono a vista d’occhio anche a causa di tagli
sempre più aspri e sconsiderati ai fondi destinati alle
politiche di Welfare. L’inevitabile conflitto tra ceti sociali agli antipodi è oramai evidente anche nei Paesi
europei, che in concreto, pur essendo accomunati da
una stessa moneta, non sono mai stati uniti dai valo-
E’
Nello Ciraci,
Quaderno di vecchie parole
stato appena pubblicato, e verrà presentato il
10 febbraio prossimo nell’ambito dell’attività
dell’UNITRE, il bel volume di Nello Ciraci “Quaderno di vecchie parole: poesie in ostunese” (Artebaria Edizioni Taranto, 216 pagine), raccolta, felicemente riuscita, dell’attività di un nostro amico di
profonda cultura e serietà che ora ci fa conoscere
le sue doti di poeta e di attento osservatore della
memoria e della realtà dei periodi della vita della
nostra comunità, delle sue tradizioni e delle sue
contraddizioni.
Il libro, pagina dopo pagina, ricompone le tessere di
un mosaico collettivo il cui colore è dato dal bianco
di Ostuni, dal verde degli ulivi, dalle accese passioni culturali e civili che l’autore ha testimoniato, vissuto ed inserito anche nel volume, che comprende
alcune poesie pubblicate con lo pseudonimo di
“Necola” su “La Piazza” (che erano, come scrive
Nello “una sorta di pasquinata”) e fanno entrare nel
pantheon della poesia locale personaggi storici come Madre Teresa e Che Guevara.
Un padre della poesia ostunese, Don Arcangelo Lotesoriere, è spesso citato ed i suoi spunti sono rielaborati nel libro, che ripropone in termini moderni
ed altrettanto disincantati la supplica a Sant’Oronzo
e i fervori di libertà e di legame con il popolo che ancora oggi patisce le sue difficoltà, anche se in ma-
Il
ri preconizzati della solidarietà e della sussidiarietà e
nei quali si assiste ad uno scollamento tra la tanto decantata crescita finanziaria e l’allocazione delle risorse in favore dello sviluppo della persona e della società.
A fronte di tale scenario, l’autore avanza una proposta audace per un nuovo Welfare che tenga conto in
primis dei suddetti capisaldi etici, nell’ottica della “sostenibilità” e del “consumo critico”, auspicando “un
cambio di paradigma economico che incorpori tra i
suoi fini lo sviluppo umano” (l’uomo dev’essere il riferimento imprescindibile per qualsiasi progettualità,
ma occorre rinunciare alla “centralità arrogante” del
suo sapere-potere), per prevenire una degenerazione che rischierebbe di compromettere perfino la nostra democrazia, considerata ormai, in questa fase di
crisi economica, una “variabile indipendente” o peggio un “bene di lusso”.
Le riflessioni di Signore, nonostante
il titolo dato all’opera, sono molto più
che prolegomena. Si tratta, in effetti,
di un’analisi acuta di un problema
tanto delicato quanto impellente, come dimostra l’intervento del Santo
Padre che il 9 gennaio ha ricevuto in
Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa
Sede. In tale circostanza Benedetto
XVI ha affermato che servono nuove
regole che assicurino a tutti di vivere
dignitosamente e sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera
comunità. La crisi economica e finanziaria mondiale, infatti, ha avuto
“sviluppi gravi e preoccupanti”, che
non solo hanno colpito le famiglie e
le imprese dei Paesi economicamente più avanzati (dove ha avuto origine), creando
una situazione in cui soprattutto i giovani si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un
avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche
sulla vita dei Paesi in via di sviluppo. La situazione attuale, pertanto, deve stimolare una riflessione “sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che
governano la vita economica”. Il monito del Papa è il
seguente: “il rispetto della persona dev’essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici
strumenti per conservare o conquistare il potere”.
niera diversa da come avveniva 150 anni fa.
Il libro ha in copertina un bel quadro di Luca Buongiorno ed una ricca introduzione, un vero e proprio
saggio, del prof. Bartolo Anglani, ordinario di Letteratura comparata all’Università di Bari, studioso di
grande autorevolezza ed amico di lunga data dell’autore, e, come tutti i veri amici, pronto ad un giudizio sincero a costo di risultare impietoso, se ve ne
fosse stato bisogno: invece l’amico Nello lo ha lasciato “senza fiato” e Anglani ne sottolinea la musicalità del verso e la profondità del contenuto, accostandolo all’esempio romano di Giuseppe Gioacchino Belli. “La materia della poesia” conclude Anglani “è fatta dai grandi archetipi dell’essere-il dolore, la gioia, la speranza- e questi archetipi possono
essere comunicati attraverso le parole”.
Acute e gradevoli anche le note dell’autore, che
sottolinea: “Il dialetto ostunese non ha futuro” salvo
poi ricordare che non manca l’avvenire alla lingua
del popolo ostunese, ma è proprio il tempo futuro
che manca, e quindi “andrò” si traduce “agghje a
scì”. Continua Ciraci: “Senza futuro e senza passato il presente, però, è perso. Si è perso il dialetto
e con esso il mondo che con lui si esprimeva. Infatti il dialetto si è salvato come lingua della poesia”.
In bocca al lupo a Nello, allora, per il suo “Quaderno di vecchie parole” .
Vito Paolo Epifani, La novia del pescador
giovane studente ostunese Vito Paolo Epifani, 23 anni, a cui rivolgiamo i nostri auguri, ha pubblicato in proprio un libretto dal titolo La novia del pescador, la fidanzata del pescatore, summa di ricordi e riflessioni personali scaturite dal mondo della pesca che ha vissuto in prima persona come i suoi
avi marinai. Il pregio del volumetto sta nel tentativo di decifrare l'inafferrabile identita' della donna: lui
dice che capire le donne non e' un compito semplice, ma che ci ha provato perche' gli piace sempre giocare con il livello di difficolta' piu' alto. Molto bello, alla fine, l'elenco delle canzoni correlate alla lettura del libro. Ma che c'entrano le donne con la pesca? Leggete e lo scoprirete.
4
Cultura
Gennaio
2012
“P
ASCOLTA E GUARISCI IL TUO CORPO
er curare e guarire è fondamentale saper
andare al di là della fisicità, comprendere
che l’anima comunica attraverso il corpo e che
ogni guarigione è sempre e innanzitutto un guarigione dell’anima”. Con queste parole si apre il libro “Ascolta e guarisci il tuo corpo”, presentato ad
Ostuni il 30 dicembre 2011 e scritto da Laura Bertelè, psicologa, medico specialista in terapia fisica
e riabilitazione che svolge il suo lavoro terapeutico presso il Centro di Rieducazione Gino Rigamonti della Fondazione Apostolo a Merate (Lecco).
L’autrice era presente all’incontro, organizzato
dalla Confraternita Madonna della Stella in collaborazione con l’UNITRE, ed hanno partecipato il
sindaco di Ostuni, avv. Domenico Tanzarella e
l’arcivescovo, mons. Rocco Talucci che hanno
portato il loro saluto.
Dopo il benvenuto della sig.ra Rita Pellegrino,
priora della Confraternita, e del prof. Lorenzo Cirasino, presidente dell’UNITRE, la dottoressa
Consiglia Cardone, psicologa promotrice della
manifestazione per aver conosciuto personalmente tempo fa la Bertelè ed il suo metodo, ha condotto l’incontro ponendole una serie di domande quali: Come ascoltare ciò che il corpo ci dice? A quali sintomi bisogna prestare attenzione? Quali comportamenti assumere in presenza di un disagio?
Nella nascita e nella soluzione di alcune disfunzioni fisiche, quali ruoli hanno la mente, il vissuto, la
vita profonda? In che modo le patologie collegate
al sistema muscolo-scheletrico sono influenzate
dal nostro sistema immunitario, nervoso ed endocrino? L’autrice ha risposto raccontando il suo percorso di crescita personale e professionale, durante il quale ha
avuto modo di sperimentare i limiti della
medicina e della terapia tradizionale e come, dopo lunghi anni di
ricerca anche all’estero, avesse compreso
che farmaci ed esami
diagnostici non bastano, poiché è necessario aiutare il paziente
anche ad interpretare i
segnali del suo corpo
che, con sintomi e malattie, emana messaggi e richiede attenzio-
ne; da principio si tratta di piccoli disturbi, lievi allarmi spesso ignorati per cui il corpo è poi costretto, per così dire, ad alzare la voce attraverso l’intensificarsi dei sintomi di malattie via più più gravi.
Sostiene la Bertelè che aver fiducia nella vita,
guardare al positivo e credere profondamente che
noi possiamo essere quello per cui siamo nati permettono di evitare di imbrigliarci in noi stessi, di
subire lo stress e di trovare già in noi la forza della guarigione, poiché ogni guarigione è innanzitutto auto-guarigione.
Il suo metodo terapeutico quindi mira a sciogliere
le contratture, le tensioni muscolari, espressioni
dei nodi emotivi, attraverso l’allungamento delle
catene muscolari, recuperando così la funzionalità delle articolazioni e, per mia esperienza diretta,
potrei sostenere che è un metodo che accarezzando “tutto” il corpo giunge effettivamente fino all’anima.
Nel suo libro la Bertelè riporta anche esperienze
di persone da lei curate che hanno risolto le loro
patologie utilizzando il suo metodo fisioterapico
che considera il paziente nel suo ambito esistenziale senza relegarlo a mero portatore di un disturbo, di un dolore o di una patologia.
L’auspicio è che tale visione della persona e tali
metodi, frutto di ricerche approfondite e trasversali alle diverse branche della medicina tradizionale,
siano generalmente introdotti nel sistema sanitario nazionale di tutt’Italia, in modo che ne possa
fruire chiunque ne abbia bisogno senza differenze
di censo, nè di territorio.
TERESA LOCOCCIOLO
Dall'amico dott. Piero Lacorte riceviamo e volentieri pubblichiamo
Al
Costituzione Concilio e Cittadinanza
Per una rete tra cattolici e democratici
termine di un percorso preparatorio in atto da
qualche tempo, nei giorni 19 e 20 novembre
2011, si sono riuniti a Roma, presso la Domus Pacis, esponenti di un nutrito numero di associazioni
afferenti all’area cattolico-democratica e provenienti da varie regioni d’Italia.
E’ stata costituita una Rete di collegamento che
consente di mettere in circolo e dare rilievo su larga
scala a idee e valori di una ricca tradizione culturale, politica ed ecclesiale, dei quali oggi si avverte un
grande bisogno.
La stagione attuale si presenta difficile eppure densa di inedite opportunità, segnando, fra l’altro, la fine di una fase di grave deriva politica populistica,
l’incremento di sempre più ardue sfide socio-economiche e movimenti di rinnovato “protagonismo” politico dei cattolici italiani.
In questo contesto la voce delle esperienze cattolico-democratiche, voce plurale ma consonante sulle
matrici di fondo, trova terreno e spazi promettenti
per inserirsi nel dibattito pubblico con nuovo slancio
e consapevolezza della propria originalità.
La Costituzione repubblicana, il Concilio Vaticano II,
la “nuova cittadinanza” democratica costituiscono
orizzonti di riferimento ideale e valoriale in grado di
alimentare forme di ricerca e modalità di presenza
originale nell’odierna riflessione civile e negli stessi
percorsi di approfondimento intra-ecclesiale.
Alla luce di questi riferimenti, si dischiude un vasto
campo di ricerca, sperimentazione e proposta per
rilanciare, integrare e attualizzare idee-forza della
tradizione cattolico-democratica sempre nella valorizzazione delle pluralità e nella ricerca di nuovi linguaggi, di nuovi percorsi che ci consentono di allargare orizzonti ed aprire prospettive di incontro e di
dialogo.
Tali idee-forza possono essere sintetizzate:
• in un modello di società aperta, inclusiva, solidale
e partecipata;
• nella visione conciliare della Chiesa come popolo
di Dio, pellegrinante nella storia;
• in una difesa tenace della democrazia, non solo
come procedura dell’organizzazione socioistituzionale, ma anche come forma e ideale, per quanto sempre perfettibile, del vivere civile;
• nella rinnovata opzione per i valori della laicità,
dell’autonomia laicale nelle scelte politiche, della
mediazione storico-culturale e politica, dell’impegno appassionato per la pace e la giustizia.
Per dare concretamente seguito al “progetto” avviato, è stato costituito fra le associazioni aderenti un
Comitato di coordinamento della Rete con l’incarico
di mettere a punto passi da compiere e proposte da
realizzare nell’immediato futuro.
Intanto l’attivazione di un Portale, denominato “Costituzione Concilio e Cittadinanza. Per una rete tra
cattolici e democratici” (www.c3dem.it), costituisce
lo strumento operativo con cui la Rete, da subito, intende rendersi presente nel pubblico dibattito con
segnalazione di iniziative, proposte di riflessione,
confronti e approfondimenti.
Con decreto di nomina del 16 dicembre 2011, n.
1531 il nostro concittadino
PIERANGELO BUONGIORNO
è stato immesso in ruolo come Ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare
IUS/18 - Diritto Romano e Diritti dell'Antichità
presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi del Salento, quale vincitore del relativo concorso bandito con D.R. 26 novembre
2010, n. 1684, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
del 14 dicembre 2010, n. 99.
Al Dott. Buongiorno giungano le più vive congratulazioni della Redazione!
La
HO SALVATO DUE DELFINI
Testimonianza di Francesco Attanasio
mattina del 26 dicembre intorno alle 9 ho ricevuto la telefonata di Salvatore, un mio amico: " Corri sulla spiaggia, ci sono due delfini!" Io abito a Monticelli, proprio a pochi metri dalla spiaggia.
Al mio arrivo uno spettacolo straziante: due delfini
bellissimi arenati sulla sabbia che si dimenavano...
Il mare era molto mosso, probabilmente avevano
perso l'orientamento ed erano stati trascinati dalla
corrente.... Istintivamente la prima cosa che ho fatto è stata quella di riportarli in acqua: mi sono tolto
scarpe e pantaloni ed ho cercato di trascinarli tirandoli dalla coda... nel frattempo Salvatore chiamava i
soccorsi.
I delfini, appena tornati in acqua hanno iniziato a
nuotare, li ho accompagnati fin dove l'acqua era alta circa un metro. Hanno cercato di prendere il largo ma le onde, purtroppo, li facevano sbattere sulle rocce: uno spettacolo straziante.... Uno dei due è
stato di nuovo trascinato sulla spiaggia mentre l'altro è riuscito a prendere il largo.
Bisognava aspettare il veterinario della ASL e la biologa che arrivava da Brindisi. Alcuni passanti hanno
allertato lo Zoosafari di Fasano: nel giro di un'ora
sono arrivati tutti, anche i vigli del fuoco e i sommozzatori.
La biologa ha subito detto che nel nostro territorio
non esistono strutture per accogliere cetacei:I responsabili del delfinario dello Zoosafari dicevano
che non potevano fare nulla; non era possibile accogliere un animale selvatico e metterlo con i delfini in cattività per ovvie ragioni di sicurezza.
Gli esperti, dopo essersi consultati e dopo aver visitato accuratamente l'animale, avevano deciso che
l'unica cosa da fare era rimettere il delfino in acqua.
Purtroppo i tentativi dei sommozzatori non sono andati a buon fine, il mare era molto mosso e il delfino
smarrito tornava sempre ad arenarsi sulla sabbia.
Non restava che attendere che morisse per poi rimuovere la carcassa.
Ho voluto fare ancora un tentativo e l'ho trascinato
di nuovo in acqua. Il delfino ha preso il largo ma in
balia delle onde è finito daccapo sugli scogli. Sembrava davvero impossibile ma alla fine è riuscito ad
allontanarsi dalla costa sotto i nostri occhi increduli.
Non so se ce la farà ma io ci ho provato fino all'ultimo. Il mio è stato solo un tentativo disperato ma fortunato. Ora spero che quel delfino abbia ritrovato la
rotta e che riesca a superare il trauma e le ferite!
Non potrò mai dimenticare i suoi occhi! Si... immagino e spero che i due delfini si siano ritrovati al largo
e abbiano ripreso a nuotare felici..Ciò che ho vissu-
In
Educazione alla sessualità
Ostuni si sta sperimentando per la prima volta un progetto di "Peer Education", mirante
alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.La "Peer Education" è una strategia educativa flessibile e rivoluzionaria in quanto sposta la
centralità del ruolo pedagogico dall'esperto tradizionale al giovane, opportunamente formato. Questo fa sì che la comunicazione tra coetanei, tradizionale veicolo d'informazioni nel campo, sia libera da pregiudizi, imprecisioni e informazioni spesso errate e dannose, ma venga offerta da pari, con
competenze utili ed efficaci nella promozione del
benessere all'interno dei gruppi di appartenenza.
In tale progetto sono coinvolti il Consultorio Familiare di Ostuni, l'Istituto Tecnico Commerciale-
S
to è stato straordinario... davvero non bisogna mai
arrendersi... è questo ciò che quelle creature mi hanno trasmesso, oltre ad un grande e rinnovato rispetto per la vita che va preservata con tutte le forze!
Certo, le domande sono tante: com'è possibile che
non esistano strutture in grado di affrontare queste
emergenze? Quei delfini avevano bisogno di essere curati e nutriti e poi rimessi in libertà....
Ma soprattutto, come hanno fatto quei delfini a perdere la rotta? Si potrebbe ipotizzare che lo spiaggiamento sia dovuto a qualcosa che ha creato disorientamento nei due cetacei, ed infatti successivamente sono venuto a conoscenza di ispezioni sismiche eseguite con la tecnica dell'airgun al largo
delle nostre coste che potrebbero aver disorientato
i delfini. Queste tecniche consistono nell'utilizzo di
violenti spari di aria compressa e, dai segnali riflessi è possibile ottenere informazioni sui giacimenti
petroliferi nel sottosuolo. L'airgun è dannoso alle
specie marine che, a causa dei forti rumori ripetuti
nel tempo, perdono l'orientamento e si spiaggiano.
Negli scorsi mesi sono stati frequenti gli avvistamenti di delfini in varie località pugliesi dove si sono
ritrovati cetacei spiaggiati.
A quanto pare l'air gun è il primo passo verso la trivellazione dei fondali a cui seguono perforazioni di
pozzi esplorativi e permanenti per cui la società inglese Northern Petroleum ha gà richiesto l'autorizzazione nonostante la ferma opposizione di tutte le
province e regioni interessate, tra cui la nostra.
Geometri e Turistico Jean Monnet , il Liceo Scientifico L.Pepe e un gruppo di studenti particolarmente partecipativo e pieno di entusiasmo.
L'iniziativa si concluderà a fine gennaio con la produzione di un “sussidio”frutto della creatività dei
partecipanti,che hanno aderito al progetto come
volontari. Tale sussidio sarà presentato ai loro pari
per un confronto attivo sul tema della prevenzione
delle malattie sessualmente trasmesse,attraverso
incontri che riguarderanno i ragazzi frequentanti il
secondo anno.
Tale progetto viene patrocinato direttamente dal
Ministero della Salute tramite l'Agenzia Regionale
dell'ARES.
Premiati gli studenti al liceo Calamo
ono state consegnate il 22 dicembre le annuali borse di studio del Liceo Classico “Calamo” di Ostuni. Il premio intitolato ad Antonio Calamo è andato ad Angelo Marrazzo, quello dedicato a Paolo
Tanzarella a Silvia Marzio; Federica Marseglia si è aggiudicata la borsa di studio i memoria di Francesco Proto, Mirea Petraroli quella dedicata a Leonardo e Giuseppina Buongiorno; Annalory Vincenti ha
ottenuto il riconoscimento in memoria di Filippo Mottolese mentre ad Adriana Ciraci ed Angela Semerano è andata la borsa di studio in memoria della giovanissima Tiziana Semerano, che è stata ricordata
anche con un momento di spettacolo.
LAUREA
Martedì 13 dicembre 2011 nell’Università del Salento, Facoltà di Beni Culturali, ha conseguito la laurea in Beni Culturali – Operatore d’Archivio e Biblioteca con la votazione 110 e lode
MARINA BUONGIORNO
fiscutendo la tesi in Archivistica dal titolo: «La figura e l’attività pastorale del Vescovo di Ostuni Francesco Antonio Scoppa (1747-1782) attraverso le conclusioni capitolari del Capitolo Cattedrale di
Ostuni».
Relatore: Chiar.mo Prof. Francesco De Luca
I genitori Filomena ed Agostino insieme alle adorate nonne Anna e Caterina, orgogliosi per il meraviglioso traguardo raggiunto da Marina, augurano un futuro altrettanto emozionante a beneficio sua carriera e del territorio in cui dovrà operare.
5
Speciale
Gennaio
2012
I novant’anni di Domenico Colucci
Sabato 14 gennaio i 90 anni di Domenico Colucci sono stati festeggiati dal Rotary Club Ostuni-Valle d’Itria-Rosa Marina, presieduto da Carmen Nacci, e dal Lions Club Ostuni Host presieduto da Gianna Pietrarota. L’intermeeting, che si è svolto nell’Auditorium della Biblioteca a partire dalle 17.30, è stato condotto da Lorenzo Cirasino con gli interventi di Remo Attanasio, Marina Buongiorno, Silvio
Carrino, Antonella Colucci, Silvio Iurleo, Govanni Francioso e Lorenzo Marseglia. Ha partecipato anche il Sindaco Tanzarella.
DOMENICO COLUCCI, Palcoscenico ostunese
PROFILO BIOGRAFICO DELL’AUTORE
Domenico Colucci è nato ad Ostuni (BR) il
14 gennaio 1922. Completati gli studi nella città natia, ha conseguito presso l’Università di Roma prima la laurea in Lettere
(1944), poi quella in Filosofia (1947).
Dal 1945 si è dedicato alla docenza nelle
scuole medie di Ostuni e Bari e negli anni
1957-1985 ha insegnato italiano e storia
presso l’Istituto Magistrale “Livio Andronico” di Taranto.
Il suo rapporto con la nostra città è stato
sempre continuo ed intenso, partecipando
alla vita culturale della stessa sia mediante la collaborazione con i periodici locali,
che con l’organizzazione di incontri e dibattiti.
La sua produzione poetica in vernacolo è
stata pubblicata in varie raccolte: Sande
Ronze a Stune (1968); Tra lla selva e lla
marina (1975); La seggia de lu Sineche
(1977); Li mise e li giurne (1980); Venti anni insieme: diario poetico ostunese 19751995 (1995).
La produzione teatrale rappresentata in
pubblico, invece, è costituita dalle quattro
commedie raccolte in Sipario Aperto
(2000): La Zita (1946), Lu jattudde de li
biatellu (1949), La mascìa (1951) e La
spartogna (1982). Le prime tre sono in
versi ed appartengono alla produzione
giovanile dell’autore; la quarta, in prosa,
segna l’inizio della fase di maturità teatrale. Va ricordata anche l’opera inedita La
morte de Carnialu (1945) oltre alle commedie raccolte in Palcoscenico ostunese:
Li femmene moderne (1984); Lu bersagliere (1985); Donna Rata (1985); Orazio
Coclite (1992); Donn’Arcangelu (1992);
Tanto gentile (1980).
L’amore per la sua terra lo ha indotto a recuperare la memoria di altri illustri poeti
ostunesi del passato: ha curato, pertanto,
la seconda edizione restaurata della raccolta di poesie dialettali Pezze vecchie di
Mons. Francesco Tamborrino (1986), che
gli valse il “Premio Storia 1986” della Cassa Rurale e Artigiana di Ostuni, nonché la
pubblicazione delle Poesie giocose di Domenico Tanzarella-Amati (1988), miracolosamente recuperate e salvate dall’oblio.
Ha curato, inoltre: le monografie Francesco Bagnulo, una vita per la scultura
(1988) e 50 anni di sacerdozio di Mons.
Andrea Melpignano: 1945- 22 luglio 1995,
in collaborazione con Luigi Greco (1995);
le antologie La satira politica in un secolo
di poesia ostunese (1991), Le voci amiche, antologia della poesia ostunese,
1850-1950 (1993) e Poesie dialettali e altre opere di Don Arcangelo Lotesoriere, in
collaborazione con Antonio Minna (1998).
di Gianmichele Pavone
Va menzionato, infine, il dattiloscritto Personaggi e avvenimenti della vita politica e
culturale nazionale presenti nella poesia
ostunese (1995).
PALCOSCENICO OSTUNESE
Leggendo le commedie e le poesie di Domenico Colucci cogliamo indicazioni e testimonianze di cultura, saggezza, operosità, spirito religioso e maturità civile del popolo ostunese del quale l’autore si sente
parte integrante ed è certamente esponente di primo piano.
La raccolta Palcoscenico ostunese riporta
alla ribalta sei commedie inscenate nell’ultimo ventennio del secolo scorso e note ai
più per il successo che hanno avuto, dovuto all’amore profondo dei concittadini dell’autore (al quale sono legati da profonda
riconoscenza) nei confronti delle proprie
tradizioni: Li femmene moderne (1984); Lu
bersagliere (1985); Donna Rata (1985);
Orazio Coclite (1992); Donn’Arcangelu
(1992); Tanto gentile (1980).
Li femmene moderne è una commedia
dialettale in tre atti composta nel 1984 e
rappresentata per la prima volta ad Ostuni, nel Cinema-Teatro Roma, nell’aprile del
1985 dalla compagnia “Il piccolo teatro
Giuseppe Cariulo”. L’opera è ambientata
nell’Ostuni degli anni ’80.
Lu bersagliere, atto unico in vernacolo
ostunese, è stata composta nel 1985 e
rappresentata nel Cinema-Teatro Roma,
nell’aprile del 1986 sempre dalla compagnia “Il piccolo teatro Giuseppe Cariulo”.
L’azione si svolge nella nostra città pochi
anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e tutta l’opera è permeata dai valori
morali e patriottici di quel periodo storico.
Non mancano i riferimenti ai personaggi
dell’amministrazione pubblica realmente
noti ed operanti ad Ostuni nel 1926.
Donna Rata, anche questa una commedia
in un atto unico composta nel 1985 e rappresentata nel Cinema-Teatro Roma nell’aprile del 1986, venne portata in trasferta
sulle scene di Monza nel dicembre del
1990. Le vicende, ambientate negli anni
‘20-‘30 del Novecento, sono ispirate ad un
detto presente nella tradizione popolare di
tutto il Salento e liberamente rielaborato
per il pubblico ostunese.
Orazio Coclite è una commedia in tre atti
composta nel 1992 e liberamente tratta dal
romanzo storico-satirico Il Porco Troiano
di Enzo Garganese.
Donn’Arcangelu, dramma storico in quattro atti, è stato composto nel 1992 ed è
ambientato ad Ostuni negli anni 18481866, durante i moti liberali che sconvolsero l’Europa ed ebbero ovvie ripercussioni
anche sulla nostra città, in cui Don Arcangelo Lotesoriere (1825-1897), iniziato ai
valori risorgimentali, rivelò i suoi entusiasmi patriottici nell’ode All’Italia, che gli valse prima l’allontanamento da Ostuni e,
successivamente, il carcere con l’accusa
di propaganda antisabauda.
Tanto gentile ovvero Cronache di vecchi
amori fiorentini è l’ultima delle opere raccolte nella presente pubblicazione. Si tratta di una commedia ambientata a Firenze
nel 1285, ideata nel 1980 per un saggio
scolastico delle alunne della classe IV/A
dell’Istituto Magistrale “Livio Andronico” di
Taranto, dove Colucci fu docente di italiano e storia.
Li puete de Stune
Li cinghe cchjù ggranne
Cinghe sonde li puete
Ce tenime nu’ a Stune,
E mmu qua a june a june
Ve li vogghje arrecurdà.
Chisse cinghe a lli Stunise
Quanda cose one candate,
cu llu chjande o li resate
pe ffà rite o fa penzà.
E mmu nu’, pe cummenienza,
li putime scurdà mae?
L’ime sembe a mmendevae
Ch’i nn’anore a ttutte nu’.
[…]
Memine Culucce
Ecche l’ùteme, lu quinde,
nu uagnone de trend’anne
(m’arrecorde angora q’uanne
stà studiava sott’a mmè).
Cusse fesce trè ccummèdie,
fesce more Carnialu,
facca jera n’anemalu:
tutte Stune se crepò.
La seconda fò « La Zita »;
cu lla terza, « La Mascìa »
fesce vete la paccìa
ca ne vene a vvonde a nnu’.
E stambò po’ « Lu Jattudde »,
ce teneva na biatella
cu lla sora; cosa bella
ca nesciune po’ scurdà.
Ma de cusse ca ì vvive
jone a scrive, doppe, l’ande;
ie achjuche qqua lu cande
e ssalute tutte vu’.
Nobile, Penzanne e rrecurdanne, Fasano,
1981, Li puete de Stune, p. 36-40
DOMENICO COLUCCI SI RACCONTA
di Stefano Cavallo
Il 6 giugno 2008, l’Università delle Tre Età di Ostuni, organizzò una serata dedicata a Domenico Colucci. L’iniziativa fu soprattutto di Silvio Carrino che condusse, con la sua solita bravura, la serata.
Fui incaricato di un intervento su “Il mondo poetico di Domenico Colucci”. Una
parte la dedicai a riportare quanto Mimino mi aveva raccontato sul quando e sul
come si era manifestata in lui la vena poetica nel nostro dialetto. Mi piace riportare quanto ebbe a confidarmi in tale circostanza.
N
on so dire da quando le cose che
scrivevo da ragazzo e che io stesso declamavo potrebbero meritare la
qualifica di poesia. Posso dire però
che molto presto cominciò a piacermi
scrivere, leggere i grandi autori italiani
e stranieri, tra i quali consideravo le figure di don Arcangelo Lotesoriere, di
don Oronzo Paolo Orlando e di don
Pietro Pignatelli, ai quali devo la scoperta della mia
vocazione per la
poesia dialettale.
Dapprima il mio
pubblico era costituito da ragazzi
che mi chiedevano poesie o scenette in versi da
leggere nelle festicciole organizzate dai compagni di scuola o
dalla parrocchia.
Più insistenti erano i parenti che
mi sollecitavano
poesie per nozze,
compleanni e occasioni
varie.
Cercavo di accontentare tutti, tanto
più che avevo il verso facile e scrivevo
per divertimento. I primi successi mi
incoraggiarono a continuare: guadagnavo consensi non solo tra i coetanei, ma anche tra gli adulti e tra le persone qualificate. Conseguita la laurea
nel dicembre 1944, mentre usufruivo
di una lunga licenza militare, ebbi una
buona occasione per mostrare agli
amici le mie ultime poesie, tra le quali
il trittico militare: lu suldate, l’accampamente, ‘nnanze alla tenda. Tra gli
ascoltatori c’era don Italo Pignatelli, il
quale, tra una battuta e l’altra, con il
suo linguaggio fiorito, mi lanciava una
sfida: “poiché riesci così bene, perché
non scrivi qualcosa per il prossimo carnevale; abbiamo in Ostuni tanti profughi e soprattutto tanti bambini”. Accettai la proposta, pur non sapendo che
cosa avrei fatto. Mi misi subito all’opera e mentre scrivevo in versi i testi della trama e dei canti, il maestro Alfredo
Intervista con Domenico Colucci a cura di Ferdinando Sallustio e Gianmichele Pavone
Cos’ha di bello la poesia dialettale ostunese e perché è importante?
La poesia dialettale è importante perché è un documento non soltanto delle persone che lo parlano,
ma è un documento della cultura locale, dello sviluppo che nel corso degli anni registra. Attraverso la
poesia dialettale sono salvaguardate le identità regionali, le identità cittadine e quindi, specialmente
quando non esisteva la lingua nazionale era l’unico
mezzo per esprimere la vita, la cultura, la laboriosità, l’attività delle varie località, delle varie regioni,
delle varie città. Quindi è stata uno strumento di
espressione del pensiero e della vita [dei territori] in
cui si è parlato un determinato dialetto. Io credo
che, se non ci fosse stata una letteratura dialettale,
Ostuni non sarebbe quella che è perché la letteratura dialettale ostunese è un documento delle persone che l’hanno parlato questo linguaggio. Penso
all’apporto che ha dato alla nostra comunità la produzione di Don Arcangelo Lotesoriere, il primo e il
più importante dei nostri poeti dialettali. Per merito
di Don Arcangelo la letteratura dialettale ostunese
si è rivelata uno strumento già adulto. Un po’ - se
possiamo paragonare le cose importanti alle cose
meno importanti - devo dire che ha avuto la stessa
funzione di Dante, che ha avuto il merito di usare
una lingua che, appena nata, si rivelò strumento valido per un’opera colossale. Per merito di Dante, la
lingua italiana è diventata adulta.
Nelle sue poesie ha sempre bonariamente parlato
di tutti i politici in tanti anni di vita di Ostuni. C’è mai
stato qualcuno che se l’è presa?
Nel 1991, in occasione dei 70 anni de Lo Scudo,
compilai un’antologia (La satira politica in un secolo
di poesia ostunese) e mettevo in evidenza l’uso che
si era fatto della satira nel dialetto ostunese, perché
l’aspetto umoristico e satirico è molto più vivace nella poesia dialettale perché è più spontanea, più immediata. E che questo sia vero è dimostrato dal fatto che certe grosse manifestazioni letterarie in lingua dialettale hanno avuto dei grandi rappresentanti: Don Arcangelo fu il primo, ma gli altri lo hanno seguito nella stessa direzione, così Don Paolo Orlando, Don Francesco Tamborrino (Tam Tam), Pignatelli. La poesia dialettale è stata utilizzata anche per
opere politiche e religiose..
È ancora attuale la letteratura dialettale ostunese?
Ha un futuro?
Dipende dalle personalità, perché le opere poetiche
sono espressione di un mondo, di una società, di
una civiltà, ma sono soprattutto espressione delle
forti individualità. Se ci sono elementi capaci che si
servano di questo strumento per esprimere i propri
sentimenti, se il loro mondo è ricco, se sono dotati.
Dipende dai tempi, dalla fortuna di avere questi elementi. La poesia dialettale non è come tutte le opere poetiche o produzioni letterarie, che nascono così per caso: ci vogliono le occasioni. Quando scriveva Don Arcangelo non si sapeva se avrebbe avuto
dei seguaci, ma per fortuna ci sono stati i continuatori capaci di mantenere un certo livello. C’è una
poesia di Tommaso Nobile, nella raccolta Penzanne
e rrecurdanne [Fasano, 1981, n.d.a.], in cui parla
dei poeti di Ostuni [Li puete de Stune, p. 36-40,
n.d.a.]: ne individua cinque che secondo lui meritano il titolo, li elenca e li classifica culturalmente,
mettendo in evidenza di ognuno le peculiarità, ma
riconoscendo per tutti l’originalità e la personalità.
Di questi, i primi quattro sono preti: Don Arcangelo,
Tam Tam, Orlando e Pignatelli. Poi cita il quinto, ancora ragazzo al tempo in cui ne parlava, ma del
quale metteva in evidenza le prime incoraggianti
promesse. Tommaso Nobile in un’altra poesia (la
poesia iniziale) a questi cinque poeti chiede addirittura il permesso di entrare nel loro circolo. Questo
quinto poeta… ero io.
Se dovesse consegnare ad un’antologia una poesia
alla quale è particolarmente legato, che possa con-
Macchitella si offrì di scrivere le musiche dei cori e la marcia funebre. Nasceva così “La morte de Carnialu” che
fu rappresentato nell’androne di Palazzo Aurisicchio, prospiciente la Chiesa
delle Grazie, dove don Italo era parroco. Il successo fu enorme tanto che ripetemmo lo spettacolo nel cinema Roma.
Queste affermazioni stimolarono la
mia attività e mi
convinsero che la
poesia dialettale
era congeniale alla
mia indole e alla
mia formazione. La
riprova era data
dalla riuscita di alcuni componimenti: “Li peccelledde”
e “Lu lamente de
na ’nnammurata”,
“Lu dolce de donna
Manuela”, “La Jaddina de Meste Denate”, “La casedda
de cumma Jella”,
ecc. A questi seguirono opere più
organiche come
“La zita” (1946). Opere di ispirazione
allegra, popolare e accattivanti.
Don Italo mi coinvolgeva con una nuova provocazione. Era il tempo della ricostruzione e delle prime elezioni del
dopo guerra. Egli era convinto che si
potesse raggiungere meglio il popolo
con comizi in lingua dialettale. Cedetti
alla tentazione, scrivendo poesie che
erano veri e propri comizi; la qualcosa
costituiva una novità. Il successo fu tale che per alcuni anni, fino alle amministrative del 1956, nelle campagne
elettorali era previsto l’intervento poetico-dialettale.
I componimenti elettorali contenevano
una satira politica ricca di ironia, priva
di livore e di intolleranza, per cui venivano seguiti con interesse dai cittadini, qualunque fosse il loro partito. Sovente, la conclusione era espressa
nelle parole “Fàzza Ddìe”, con la fiducia in Dio che pensa a tutti”.
siderarsi il suo capolavoro, che possa rappresentarla maggiormente, quale sceglierebbe?
Se dovessi lasciarne una, lascerei il Trittico di Sant’Oronzo. Il componimento al quale torno con la
mente, qualche volta, compiaciuto e non so se gli
altri direbbero la stessa cosa è il primo in cui c’è tutta la città, il folklore la passione, la fede. Il Trittico
venne presentato al primo premio Lu Barcarulu. Nel
1957 Tommaso Nobile e Riguccio Nacci decisero di
pubblicare tutte le poesie di Don Pietro Pignatelli
apparse su La Stella, su Lo Scudo e su Messapia
Fascista e proposero una sottoscrizione popolare
per quest’opera omnia: raccolsero una somma considerevole con la quale non solo si stampò l’opera,
ma un discreto importo venne destinato ad istituire
nel 1967 il premio Lu Barcarulu. Nel 1968 fu pubblicato il volumetto a cura del Dopolavoro Artigiani
Cattolici per iniziativa del presidente Vittorio Ciraci,
che era già stato uno dei propugnatori della pubblicazione della prima raccolta e volle pubblicare il
Trittico. Il volumetto andò esaurito e per questo motivo nel 1975 ripubblicai il Trittico nel libro Tra lla selva e la marina. Ci fu poi un secondo e terzo premio
Lu Barcarulu, ma dopo non venne più bandito.
Ha mai nascosto tra i personaggi delle opere che ha
scritto un suo autoritratto? C’è un personaggio in
particolare che avrebbe voluto essere, che la rappresenta di più caratterialmente?
Questo quesito non me lo sono mai posto, ma penso che il mio ritratto sia distribuito in tutta l’opera.
6
Speciale
Gennaio
2012
“IL RICORDO DI DUE CARI AMICI CHE HANNO COMBATTUTO CON AMORE LA LORO BATTAGLIA”
di Sandrino Massari
Il Papa Benedetto XVI in una recente udienza ha parlato di “memoria che si fa speranza” e dell’utilità di “ricordare il bene ricevuto dagli altri, per dare un senso alla nostra vita” in questo momento di
crisi e di generale smarrimento.
Il mio ricordo della testimonianza di vita di don Vincenzo Marseglia, a dieci anni dalla sua scomparsa, e il ricordo ultimo di Angiolino Gatti, scomparso il 5 novembre scorso, aiutano ad aprirci ad un
Amore più grande e a ritrovare il senso della nostra vita in un rinnovato impegno per gli altri.
Sono due amici che nella loro adolescenza si sono frequentati e poi, nella vita, si sono ritrovati e stimati, perseguendo ciascuno la propria diversa vocazione. Si sono ritrovati specialmente grazie al
ruolo attivo che la mamma di Angelo, Eufemia, ha avuto nell’associazionismo e nel volontariato caritativo così ricco di presenze nella parrocchia della SS. Annunziata.
A
IL RICORDO DI DON VINCENZO MARSEGLIA,
A DIECI ANNI DALLA SUA SCOMPARSA
dieci anni dalla sua scomparsa il ricordo della figura paterna e autorevole di don Vincenzo Marseglia torna
in tutto il suo spessore umano, sacerdotale e pastorale. Oggi, con uno
sguardo retrospettivo più ampio, meglio ci rendiamo conto del senso e del
ruolo che ha avuto la sua testimonianza di vita.nella promozione religiosa e
civile della comunità parrocchiale della
SS: Annunziata, nella quale si è sempre identificato e per la quale ha speso
senza risparmio le migliori sue energie
in cinquant’anni di cura pastorale.
Quale curatore di importanti opere di restauro per delega
della locale Curia diocesana (Palazzo Vescovile, Cattedrale, Chiesa rurale di Sant’Oronzo e annessa villa estiva del
Seminario) il ruolo della sua testimonianza si estende all’intera città di Ostuni.
Figura paterna di sacerdote: amorevole, sempre disponibile, consapevole dei limiti e delle debolezze dell’umano, e
perciò saggiamente aperto all’ascolto, alla comprensione,
al sacerdotale perdono, al suggerimento, all’incoraggiamento. Figura ad un tempo autorevole, decisa nei propositi maturati e aliena da umori ed entusiasmi superficiali. La
sua serena autorevolezza dava sicurezza. Una leadership
pastorale, la sua, guadagnata sul campo: (in chiesa per le
celebrazioni liturgiche, seduto al confessionale, in sacrestia seduto dietro il suo tavolo, per le vie della parrocchia in
visita ai malati e alle famiglie in difficoltà) e maturata nel silenzio e nella preghiera.
Così lo ricorda, con particolare affetto e gratitudine, la comunità parrocchiale della SS. Annunziata col parroco don Giovanni Apollinare, gli operatori pastorali e tutti i fedeli parrocchiani; che lo hanno frequentato e amato. Così lo ricordano
li suoi confratelli sacerdoti (sono rimasti in pochi) e tutti gli
ostunesi ( sono ancora tanti).che lo hanno conosciuto.
Tutti ricordano la sua probità, la sua riservatezza, la sua
continua dedizione al bene comune della comunità parrocchiale e della città, la sua carità operosa condotta in silenzio. Alla fine del suo mandato di parroco, il 20 novembre
1999, ai parrocchiani che lo ringraziavano e gli esprimevano gratitudine per il bene che aveva operato in mezzo secolo di cura pastorale, disse con umiltà: ”Mi sono realizzato in mezzo a voi come uomo, come sacerdote, come pastore per attuare il progetto del Signore nella mia vita”.
Io, suo coetaneo e compagno nella prima classe del Ginnasio nell’anno scolastico 1932-33, l’ho ritrovato parroco
nel 1962, quando con la famiglia mi sono trasferito da San
Vito dei Normanni in Ostuni e sono tornato ad abitare nella
parrocchia della SS: Annunziata, dove sono nato e ho trascorso la mia infanzia e la prima adolescenza. A don Vincenzo sono stato poi sempre vicino e ho potuto apprezzare la sua operatività pastorale e le opere realizzate per rendere più bella e accogliente la Chiesa dell’Annunziata.
Delle sue doti umane ho potuto apprezzare particolarmente la sua capacità di “negoziare”, un carisma che gli veniva
dal costume famigliare e che gli consentiva di realizzare le
opere programmate con naturalezza, con giudizio, con la collaborazione dii rappresentanti delle pubbliche
istituzioni e con l’apporto qualificato
degli operatori. A lui è dovuto l’aver
ridato alla chiesa della SS. Annunziata la splendida armonia e la bellezza che erano proprie dell’antico
tempio dei Padri Riformati.
Siamo rimasti in pochi a poter ricordare lo stato di generale degrado
della chiesa della SS. Annunziata ai
tempi di don Giovanni Antelmi parroco. Sento per questo il dovere di ricordarlo a me e a quanti oggi godiamo della splendida armonia delle
sue linee architettoniche e dei restaurati beni culturali (statue, tele,
arredi). Questo mio ricordo del degrado di allora non è disgiunto dalla
nostalgia per le tante emozioni che da ragazzo ho provato
nella nostra chiesa ai tempi del primo parroco don Giovanni Antelmi. Come dimenticare, a Natale, l’emozione che
provavo quando, nei giorni della novena, prima dell’alba, mi
fermavo per alcuni istanti intorno al falò che Pietro, il buon
sagrestano, aveva per tempo acceso sul sagrato.
Il degrado della chiesa era dovuto al lungo abbandono (do-
po le leggi eversive seguite all’Unità d’Italia la
proprietà della chiesa e dell’ex convento era
rimasta al Comune) e ai danni degli eventi
bellici del secondo conflitto mondiale ( gravi
danni alla chiesa erano stati procurati dai lavori eseguiti per alloggiare il marinai dell’Osservatorio militare sistemato sul tetto, e , nel
1943 per alloggiare i soldati alleati). I lavori di
ristrutturazione della chiesa promossi dal
parroco Antelmi, eseguiti sotto la sorveglianza del Genio Civile, se erano valsi a salvare
le strutture laterali della chiesa, avevano però lasciato molto a desiderare per la soluzione estetica data alla copertura della volta della navata centrale. Un tavolato, pittato a cielo stellato, era
stato posto a copertura delle strutture dell’antica volta a capriate ormai logorate dal tarlo.
Per poter apprezzare l’operato di don Vincenzo per la chiesa della SS. Annunziata, seguiamo, nella loro successione
temporale, le opere di restauro da lui promosse.
Anni 1956-1957: copertura della volta dell’Altare Maggiore;
nuovo portone centrale della chiesa; sistemazione e decorazione del salone parrocchiale e dell’ufficio.
Anno 1960 – 4 luglio -: chiusura della chiesa per lavori di
restauro generale. Ricostruzione della volta della navata
centrale; decorazione di tutta la chiesa: restauro del tabernacolo in legno di fra Giuseppe da Soleto del ‘600 presso
la “Beato Angelico” di Milano; nuova pavimentazione e sistemazione del presbiterio: copertura delle navate laterali e
locali annessi; restauro degli altari laterali e delle statue lignee di scuola veneziana. Il 22 febbraio 1961 la chiesa fu
riaperta al culto.
Il 25 febbraio 1961 fu redatto il verbale conclusivo della retrocessione della chiesa e dei locali dell’antico convento
non demoliti per la costruzione dell’Ufficio Postale.
Anno 1962: nuova pavimentazione in perlato di Sicilia della navata centrale e laterali; sistemazione delle aule catechistiche e del salone dell’Associazione; restauro della tela
del Veronese.
Anno 1964 e seguenti: restauro delle tele del presbiterio e
degli affreschi dell’antico coro; sistemazione locali per le
associazioni giovanili; sistemazione della scala di accesso
alla chiesa e al chiostro; restauro del Crocifisso di fra Angelo da Pietrafitta con le due statue lignee dell’Addolorata e di
S. Giovanni e restauro dell’antica cappella con gli affreschi
del quattrocento; nuova sistemazione dell’area presbiteriale con al centro il nuovo altare “coram populo” abbellito dalle quattro formelle rinascimentali dell’antico coro.
Contemporaneamente la chiesa è stata dotata di nuovi arredi e suppellettili, necessari alla partecipazione e al rinnovamento liturgico: nuovo harmonium ad aspirazione, nuovi
banchi e confessionali in faggio evaporato, tamburo in rovere, arredi sacri vari, nuovi candelabri.
A provvedere alle notevoli spese per tutte queste opere c’è
stato il concorso delle pubbliche istituzioni; per ll resto è venuta in soccorso la generosità dei parrocchiani. “La generosità dei parrocchiani – diceva don Vincenzo – non verrà
a mancare, perché nella loro chiesa lo spirito, anche per
l’ausilio dell’arte, si sente più vicino a Dio”.
Per le celebrazioni del suo 50° di sacerdozio (28 luglio 1996) proposi al Consiglio pastorale che, a coronamento delle opere che
don Vincenzo aveva realizzatto per la sua
chiesa in 40 anni di cura pastorale, fosse la
comunità parrocchiale a promuovere una
pubblicazione che raccontasse e rendesse
a tutti familiare la storia dell’antico tempo
dei Padri Riformati e ne illustrasse i beni
culturali. Per questo lavoro coinvolsi due
amici e valenti studiosi: Gino Greco per la
parte storica, Massimo Guastella per la
parte artistica.
Il risultato del loro lavoro di ricerca di un anno, svolto in equipe e offerto con francescana gratuità, consentì di dare alla stampa nel marzo 1998 una monografia - “La
Chiesa della SS. Annunziata in Ostuni Storia ed Arte”, esemplare per quanto riguarda gli indirizzi della moderna storiografia religiosa meridionale e per la catalogazione e schedatura dei beni culturali, che agevola la loro valorizzazione anche attraverso
gli strumenti informatici.
Di questa pubblicazione mai entrata in commercio, si avverte oggi la mancanza.
IL MIO ULTIMO RICORDO
DELL’AMICO ANGIOLINO GATTI:
LA SUA GIOIA PER ANNE MARIE,
LA BAMBINA VENUTA DA LONTANO
G
ià da tempo sapevo, anche per sua
stessa confidenza, delle precarie condizioni
di salute di Angelo (Angiolino per i suoi vecchi
amici). Per tirare innanzi aveva bisogno di
ricorrere, sempre più
spesso, alla ossigenazione dei suoi logori
polmoni. Per questo
cercava di evitare, per
quanto gli era possibile, lo stress dei viaggi:
si allontanava dalla
sua abitazione romana
solo per trasferirsi e passare le vacanze
nella sua diletta casetta di campagna di
Cantalupo Sabino, un paesino rurale in
provincia di Rieti, nel cui cimitero ha voluto che riposassero le sue spoglie mortali. Pur con tanta sofferenza fisica Angelo conservava la serenità e il sorriso
che gli erano connaturali.
Già a fine giugno, d’intesa con Lorenzo
Cirasino, il nuovo presidente dell’Unitre,
e con il vicepresidente Stefano Cavallo,
avevo concordato con Paola, l’amabile
sua consorte, una loro venuta in Ostuni
per uno di questi primi venerdì di dicembre. L’occasione era data dalla presentazione di un libro di Paola, fresco di
stampa, nell’ambito del
programma culturale
della nostra associazione.
Paola Rossi Gatti è
stata Segretario Nazionale del Sindacato Unitario degli Assistenti
Sociali fin dalla sua
fondazione ed è stata
Presidente dell’Ordine
Nazionale degli Assistenti Sociali dal 1996
al 2005. Nel suo libro,
intitolato “Sette paia di
scarpe ho consumato”,
narra la faticosa storia
della sua vita di assistente sociale e la
storia parallela dei nuovi servizi sociali
che nell’Italia del dopoguerra andarono
costruendosi con la condivisione dei primi operatori. La narrazione di Paola,
raccolta da un valente giornalista, è introdotta dalle interessanti note critiche di
Anna Serafini, Vicepresidente della
Commissione Parlamentare per l’infanzia, e di Francesca Koch, Presidente
della Casa internazionale delle Donne.
Ambedue nelle loro note fanno rilevare
la rilevanza storica e l’attualità della narrazione di Paola, che da tempo ben conoscono.
Il libro, già presentato a Roma con successo, Paola lo dedica “ad Angelo, che
mi ha amata, sopportata e sostenuta per
tutta la vita; ai figli Gianluigi, Andrea,
Chiara, Paolo, figli di cui sono orgogliosa, ai nipoti Stefano, Silvia, Lorenzo,
Giacomo e Anne Marie, la piccolina, venuta da lontano per insegnarci che il
mondo è grande, ma l’amore lo è assai
di più”.
Aspettavamo con ansia il venerdì di questo scorso dicembre in cui noi vecchi
amici avremmo riabbracciato Angelo e
Paola, quando fu Paola stessa ad informarmi del repentino aggravamento delle
condizioni di salute di Angelo, del suo ri-
covero in Ospedale e
dei pochi giorni di vita
che i medici gli avevano
pronosticato. Fui poi informato del suo rientro
a casa, ove – mi disse
Paola – meglio che in
ospedale veniva assistito, notte e giorno, a
turno,dai figli e dal personale paramedico.
Dopo questa triste notizia ero molto preoccupato per le condizioni
di salute di Angelo, ma
temevo di recare disturbo con una mia telefonata. Tre giorni prima del fatidico 5 novembre, telefonai per avere notizie della
sua salute e grande fu la mia sorpresa
quando Paola mi disse che Angelo quella mattina era di buon umore e che, se
volevo, potevo parlare direttamente con
lui.
Mentre Paola gli passava la telefonata,
ero esitante e preoccupato: temevo che,
parlando con lui, potessi procurargli un
affaticamento. Ma grande ancora fu la
mia sorpresa quando, avendogli chiesto
a fil di voce di dirmi qualcosa della sua
salute, con il suo timbro di voce robusta,
solo velata dal suo rauco e profondo respiro, volle farmi partecipe della grande
gioia che provava per
avere vicino a sé Anne
Marie, la bambina negra adottata dal figlio
Paolo e dalla consorte,
dopo oltre due mesi tornati appena in tempo
dal Madagascar. A me
silenzioso e ancora titubante pareva dire come
si può non gioire di tanta grazia e di tanto
amore!. Anne Marie, la
bambina negra che fra
qualche giorno avrebbe
festeggiato i suoi tre anni, già lo chiamava nonno.Dopo che questa sua gioiosa confidenza con me si protrasse per qualche
minuto, trovai solo il coraggio di salutarlo e abbracciarlo per l’ultima volta. Poi
ho saputo dalla sorella Stella e da Paola
che la domenica precedente si era fatto
accompagnare dal figlio Andrea in macchina fino a Cantalupo, con appresso la
inseparabile bombola d’ossigeno. Volle
rendersi conto della sistemazione della
rete di recinzione del fondo e vedere per
l’ultima volta la sua diletta casetta di villeggiatura. Fino alla fine Angelo ha voluto godere delle sue cose belle e buone,
quasi a cantare un inno alla nostra vita,
prima di passare a godere della beatitudine eterna del Cielo.
Tornando alle cose belle e buone di
quaggiù,io spero proprio che Paola, riavutasi dal forte trauma di cui sta soffrendo, possa venire, come desiderava, in
Ostuni e narrarci la faticosa storia della
sua vita di assistente sociale. Angelo sarà presente dal Cielo e sarà molto contento. Specialmente se potrà accompagnarsi col figlio Paolo e con la nipotina
Anne Marie, la bambina venuta da lontano a mostrarci che l’amore è più grande
di ogni distanza e di ogni distinzione di
razza e di lingua.
7
Attualità
A
CONCERTO ALL'AGRARIO
di Angelo Zurlo
nche quest'anno si è tenuto l'ormai tradizionale Concerto di Natale presso l’Istituto Tecnico
Agrario “E. Pantanelli” di Ostuni. In occasione
delle festività natalizie il Dirigente scolastico, prof.
Angelo Raffaele Zaccaria ed i docenti hanno voluto salutare alunni , genitori e quanti hanno partecipato per augurare un Felice Natale ed un fecondo
nuovo anno.
Durante La SS. Messa, celebrata da don Cosimo
Palma, gli studenti-lavoratori del corso serale hanno eseguito vari brani natalizi diretti dal Maestro
Massimo Gianfreda. Alla Celebrazione ha fatto seguito un concerto di fisarmonica classica degli allievi del corso ad indirizzo musicale dell’Istituto
comprensivo “G. Mazzini” di Torre S. Susanna
diretti dal Maestro Alessandro Gazza. I giovanissimi allievi: Piervincenzo Lomonaco, Mery Vergaro,
Clarissa Randino, Ivan Sanasi, Marta Masi, Jennifer Iaia, Giuseppe Maggiore, Costantino Perrucci,
N
Clara De Tommaso, Angelo Di Bella, Francesca
De Nuzzo, Lorenzo Missere, Francesca Vergaro,
Rachele Epifani, Alessia Greco, Davide Giustini,
Riccardo Sanasi, Chiara De Tommaso, Gianluca
Morleo, Mattia Sollazzo hanno eseguito un programma natalizio con arrangiamenti per fisarmonica curati dal Maestro Gazza, poi hanno magistralmente seguito come fuori programma dei brani ricchi di suggestione.
Una serata indimenticabile, ricca di calore familiare, durante la quale non sono mancati i buoni propositi per il nuovo anno ma soprattutto prende
sempre più forma un'idea di scuola che non sia solo didattica e doveri ma anche luogo di incontro di
famiglie, educatori e ragazzi per condividere momenti di festa.
Insieme ai rinnovati auguri, i complimenti più autentici vanno senz'altro ai giovanissimi orchestrali
cui certo arriderà un radioso futuro.
In scena "La femmena"
elle serate del 26 e 27 gennaio e del 2 e 3 febbraio gli "Amici del teatro" porteranno in scena al teatro Roma "La femmena" scritto e diretto da Giovanni Peruzzi con Marco Cisternino, Antonio D'Ippolito, Matteo Pacifico, Carmelita Peruzzi, Anna Cesario, Mimmo Loparco e Lidia Pacifico. La trama:
siamo negli anni ’70 all’interno di una famiglia patriarcale. L’autore rappresenta tale contesto paradossale in cui la figura predominante risulta essere la moglie Rosina, la Femmena di casa. Inizialmente succube del marito-padre-padrone pur di mantenere l’armonia familiare, questa figura matriarcale dimostra
successivamente tutta la sua abilità e astuzia riuscendo a soggiogare il marito pur di assicurare la felicità ai propri figli e quindi anche a sé stessa. Il testo risulta essere fresco e vivace con intrecci comici e divertenti che condurranno lo spettatore verso un finale lieto ma allo stesso tempo singolare. Un contributo determinante alla validità del testo è dato da tutti gli interpreti che si susseguiranno sul palcoscenico,
un gruppo collaudato in cui figure di spicco e secondarie risultano tutte fondamentali al risultato finale
della rappresentazione.
N
Un monumento dimenticato...
ella nostra città esiste un luogo tanto bello quanto trascurato: è il chiostro contiguo alla chiesa dell'Annunziata, facente parte, un tempo, del convento dei Francescani riformati, risalente al XV secolo. Dicevo, dunque, trascurato e lasciato nel più completo abbandono per anni e
visto l'attuale stato di rovina, credo, per decenni. Eppure,
ogni giorno, una moltitudine di nostri concittadini ne attraversa il cortile interno per recarsi nei locali della Posta
centrale, non rendendosi conto, forse di calpestare seicento anni di storia locale. Già a suo tempo, si stima negli anni Trenta, il primo doloroso e irrimediabile spregio: la costruzione su uno dei lati del chiostro degli uffici della sopra citata Posta, esempio, raro, di insensibilità alla cultura
del bello e dell'arte! Oggi non vedo progressi in tal senso
perchè i tre lati superstiti del chiostro medesimo sono in
pessime condizioni: rovi ed erba crescono nelle fessure
delle antiche pietre, scritte vandaliche e graffiti deturpano
le pareti già fatiscenti, la pavimentazione dei camminamenti è sconnessa e nel cortile interno crescono le sterpaglie; su tutto questo domina la sporcizia i rifiuti, la inciviltà degli uomini. Vista la situazione una domanda si impone: cosa può e deve fare la nostra amministrazione per sanare questo scempio questo abuso ai danni di un monumento che è parte del patrimonio culturale ed artistico della nostra città cosi' conosciuta e ammirata dal turismo internazionale? Lascio a chi di dovere
e competenza di porre rimedio a questa situazione che mina il prestigio e il decoro della stessa. Per
ultimo ricordiamo che in tempi non lontani questo spazio era luogo di manifestazioni teatrali e musicali del folklore locale sarebbe veramente auspicabile che si tornasse a questo utilizzo :i cittadini tutti alfine sperano che una parte della loro cultura torni all'antico splendore!
IL PASSATOR CORTESE
La
LA STAZIONE (FERROVIARIA) DELLA VIA CRUCIS
sottoscritta Avv. Carmen Nacci , in proprio e
quale Presidente del Rotary Club di Ostuni
Valle d’Itria Rosamarina, porta a Vs conoscenza
quanto segue:
- la stazione ferroviaria di Ostuni, dove effettuano
fermate vari treni non solo regionali ma anche Intercity ed Eurostar, non è ancora accessibile per
le persone diversamente abili o a mobilità ridotta,
che , come la scrivente, sono costrette per motivi personali e/o professionali a recarsi presso la
stazione di Bari o di Brindisi per usufruire dei Vs
servizi, con notevoli disagi e costi.
Considerato che la predetta stazione ferroviaria
non serve solo il Comune di Ostuni - città ad alta
vocazione turistica con oltre 35.000 abitanti che
si raddoppiano nei mesi estivi- ma anche i limitrofi comuni di Carovigno, Ceglie Messapica,
Francavilla Fontana, San Michele Salentino, San
Vito dei Normanni e Villa Castelli, è del tutto incomprensibile il motivo per il quale a tutt’oggi non
si sia provveduto a dotarla degli ausili necessari (
carrello elevatore, carrozzella etc) per garantire a
tutti i cittadini la possibilità di viaggiare con il treno
in attuazione delle vigenti normative statali e comunitarie .
Per tali motivi, la sottoscritta nell’assunta qualità ,
pro bono pacis, chiede che si provveda con la
massima urgenza e, comunque, prima delle
prossime vacanze natalizie , ad adeguare la stazione di Ostuni, (ad iniziare dall’attraversamento
dei binari ancora in precario tavolato di legno!!!! )
alle esigenze di coloro che sono diversamente
abili o a mobilità ridotta onde evitare di dover ricorrere all’Autorità Giudiziaria per il riconoscimento e
l’attuazione dei propri diritti, con notevole aggravio di spese a Vs carico e grande discredito per
l’immagine della Vs società..
In attesa di cortese e sollecito riscontro si porgono
distinti saluti.
CARMEN NACCI
Gennaio
2012
Calendario appuntamenti
• Domenica 15 GENNAIO, ore 19:00 Chiesa SS. Medici (ingresso gratuito)
OSTUNI IN MUSICA - 5ª stagione concertistica "MESSA IN TEMPORE BELLI" di Hydn - Coro e orchestra
• Venerdì 20 GENNAIO, ore 17:30 Auditorium Biblioteca Comunale
ATTIVITA' CULTURALI UNITRE "UN'INIEZIONE DI FUTURO
NELLA QUESTIONE MERIDIONALE" con il Prof. Aldo Romano Direttore Distretto Tecnologico Pugliese High Tech
• Domenica 22 gennaio, ore 16:00 Salone "Madonna del Pozzo" ingresso libero
Rassegna cinematografica per ragazzi: "IL GIRO DEL MONDO
CON TOM & JERRY"
Ore 17:00: "THE MASK" con Jim Carrey
• Martedì 24 GENNAIO, ore 20:30 Teatro Roma
STAGIONE DI PROSA 2011-2012 - "THOM PAIN - BASATO SUL
NIENTE" con Elio Germano
• Venerdì 27 GENNAIO, ore 17:30 Auditorium Biblioteca Comunale
ATTIVITA' CULTURALI UNITRE "IL VOLONTARIATO AD
OSTUNI" Testimonianze di servizio”
• Venerdì 27 Gennaio, ore 21:00 Salone "Madonna del Pozzo" ingresso
libero
Per la rassegna teatrale "Forme di conoscenza" associazione Folletti e
folli: “INFERNO” DANTE ALIGHIERI con Francesco Ocelli, Regia
Vincenzo Toma - MACCABETEATRO
• Sabato 28 GENNAIO, ore 21:00 Teatro Roma
OSTUNI IN MUSICA - 5ª stagione concertistica "GIORNATA DELLA
MEMORIA" Orchestra sinfonica di Lecce in concerto
• Domenica 29 gennaio, ore 16:00 Salone "Madonna del Pozzo" ingresso libero
Rassegna cinematografica per ragazzi: "IL BAMBINO COL PIGIAMA A RIGHE" Film sull'Olocausto, in occasione della Giornata della
Memoria
• Venerdì 3 febbraio, ore 21:00 Teatro Roma
OSTUNI IN MUSICA - 5ª stagione concertistica - SERATA IN ONORE DI SAN BIAGIO, con l'orchestra Nino Rota e il soprano Raffaella
Liccardi.
• Domenica 5 febbraio, ore 16:00 Salone "Madonna del Pozzo" ingresso libero
Rassegna cinematografica per ragazzi: "BELLA" Film per la Giornata per la vita
• Venerdì 10 Febbraio, ore 21:00 Salone "Madonna del Pozzo" ingresso
libero
Per la rassegna teatrale "Forme di conoscenza" associazione Folletti e
folli: “L’AMORE È UN DIO” spettacolo di teatro filosofia letteratura a
cura di Mariapia Moggia, Renza De Cesare, Piero D’Errico, con Renza
De Cesare, Piero D’Errico
La Corte Costituzionale boccia i referendum elettorali
La
LE DOMANDE “DA PORCI”
di Ferdinando Sallustio
Corte Costituzionale ha bocciato le
due richieste di referendum abrogativo per cancellare la legge elettorale
di Camera e Senato il cosiddetto “Porcellum”, usata nel 2006 e nel 2008 e
firmata dall’ex ministro leghista Roberto Calderoli,
che dichiarò, intervistato
da Enrico Mentana: “Questa legge qua l'ho scritta io
ma è una porcata, glielo di- Roberto
Calderoli
co francamente”. Tra le
530mila firme raccolte in pochi giorni c’era anche
la mia, ma la bocciatura era purtroppo prevedibile,
perché l’abrogazione avrebbe lasciato il Paese privo di un sistema elettorale immediatamente funzionante, a meno di non ritenere riportato in vita il
sistema elettorale usato in precedenza, per effetto
dell’abrogazione di un’abrogazione. Una legge
abrogata non può tornare in vigore se non con
un’altra legge, e quindi la Corte, che doveva giudicare solo con argomenti di diritto e non con argomenti di opportunità politica, o, come sarebbe stato in questo caso, di vera e propria necessità, ha
lasciato in vigore una legge pessima e difettosa,
che in sostanza fa diventare parlamentare solo chi
è gradito ai capipartito che compilano le liste, assegna per la Camera un vistoso premio di maggioranza indipendente da una qualsiasi soglia di voti
(basta un voto in più e la coalizione prevalente ottiene 340 seggi su 630: questo anche se le coalizioni fossero 5 e una vincesse, ad esempio, con il 21%
dei voti), permette che esistano (come sono esistite) due maggioranze diverse tra Camera e Senato,
e alla fine produce un Parlamento di nominati e privilegiati, lontano dai problemi
che dovrebbe affrontare e
risolvere, e porta al discredito della rappresentanza
popolare, distruggendo la
nobile funzione della politica come arte di comprensione delle complessità che
ci circondano e come servizio alla comunità.
Sono tempi difficili e vanno
prese decisioni coraggiose:
i partiti hanno ora poco più
di un anno di tempo per cancellare una legge elettorale obbrobriosa e restituire agli italiani il diritto
di scegliere i propri rappresentanti: noi cittadini,
oltre che esercitare una sacrosanta critica (non ne
possiamo più dei bunga bunga, dei politici che
comprano case scontate e fanno vacanze di extralusso “a loro insaputa”, dei furbi che non pagano le
tasse, di certi privilegi retributivi ormai inaccettabili per i politici) dobbiamo riappropriarci di tutti
gli spazi di informazione, riflessione, animazione
democratica che ci rimangono in una realtà sempre
più prostrata ai princìpi contabili e sempre più lontana da una visione umana della politica e dell’economia, che ancora più dovrebbero avvertire le forze politiche di ispirazione cattolica.
Non cediamo alla rassegnazione, al qualunquismo
e dell’approssimazione: cerchiamo di diventare padroni del nostro destino.
“E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera". Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la
sera (Francesco De Gregori, “La storia”).
L’abbonamento a LO SCUDO è scaduto il 31 dicembre 2011
Rinnovalo subito
8
CHIESA
Gennaio
2012
Il
ELEVAZIONE A BASILICA
DELLA CATTEDRALE DI OSTUNI
di Luca De Feo
22 novembre scorso la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha dato
risposta positiva ad un’istanza dell’arcivescovo di
Brindisi – Ostuni, mons Rocco Talucci, e ha concesso alla Cattedrale di Ostuni il titolo di “Basilica
minore”. Più di qualcuno perciò in queste settimane, tra un augurio di Natale e di un felice anno nuovo, mi ha chiesto cosa significhi che la Cattedrale di
Ostuni sia stata insignita di tale titolo. Il decreto della Congregazione parla di “diritti e concessioni liturgiche”, ma la risposta salita lì per lì alle labbra si è
mossa in direzione diversa; mi è venuto spontaneo
fare un paragone, in qualche modo confermato dalla lettura delle norme emanate dalla stessa Congregazione il 9 novembre 1989 per la concessione
del titolo, fra l’essere vescovo e l’essere cardinale.
Il vescovo è tale in virtù del sacramento dell’Ordine
sacro attraverso il quale, mediante la catena dell’imposizione delle mani, viene collegato agli apostoli e diviene custode dell’evangelo da essi annunciato per continuare ad annunciarlo nella storia
e fra la gente e santificare nel nome di Cristo il popolo affidatogli. Il cardinale è tale per una scelta del
papa; fino a papa Giovanni poteva anche non essere vescovo e la storia della Chiesa (fino all’inizio del
Novecento) ha annoverato negli annali pontifici anche cardinali senza alcun or-dinazione sacra; essere cardinale indicava – e indica – un particolare legame con il vescovo di Roma, successore dell’apostolo Pietro e con quella Chiesa “che presiede alla
carità, che porta le legge di Cristo e il nome del Padre” (S. Ignazio di Antiochia).
Qualcosa di simile, in un paragone zoppicante come tutti i paragoni, si può affermare riguardo al nostro argomento. Essere chiesa Cattedrale dice che
il vescovo lì ha la sua sede e la sua cattedra per insegnare l’evangelo ricevuto dagli apostoli e garantire la fedeltà della sua Chiesa alla fede da essi proclamata. Lungo la storia situazioni contingenti hanno condotto a modificare il numero e i confini delle
diocesi, per cui oggi si parla di cattedrali e concattedrali, ma cattedrali o concattedrali esse rimangono nel territorio a testimoniare l’edificarsi delle
Chiese locali sul fondamento degli apostoli e attraverso la successione dei vescovi sulla pietra angolare che è Cristo stesso. Avere in una stessa Chiesa locale una cattedrale e una concattedrale racconta il complesso articolarsi lungo la storia del
continuo tornare a questo fondamento, indispensabile in tutte le tradizioni cristiane, per essere Chiesa, fino all’incontro definitivo con il Signore che viene a fare cieli nuovi e terra nuova.
Il titolo di basilica, possibile per tutte chiese di una
certa notorietà nella diocesi, indica che il papa, vescovo di Roma, riconosce a quella chiesa e a quella comunità un vincolo più intenso con la sua Chiesa e con la sua persona; sul comune fondamento
della fedeltà all’evangelo annunciato dagli apostoli,
si evidenzia un più stretto rapporto con il lui, custode della testimonianza di Pietro e “primo” fra i vescovi della Chiesa.
È un riconoscimento d’onore, ma soprattutto un impegno di amore e comunione. Le insegne pontificie
collocate sul tempio indicano cioè un’appartenenza
che è – come sempre nelle dinamiche cristiane –
un gridare un amore reciproco: il papa ci ama e noi
gli rispondiamo con lo stesso amore impegnandoci
con lui nella fedeltà e nell’annuncio dell’unico evangelo di Gesù Cristo. È riconoscimento di un’esemplarità quale centro di particolare azione liturgica e
pastorale nella diocesi, ma si traduce in un impegno ad esserlo ancora di più, sfuggendo al rischio,
attualissimo per le chiese poste nei centri storici, di
essere ridotte a “bene culturale” o comprese solo
quale “contenitore di eventi”. Per la città di Ostuni e
per tutta la diocesi si tratta di accettare una sfida: la
Concattedrale ancora più di prima deve essere innanzitutto luogo di preghiera per ostunesi e turisti e
O
deve essere compresa quale struttura di comunione per la vicaria e per l’intera Chiesa locale.
L’elevazione a basilica può, di conseguenza, essere l’occasione per creare attorno a questa chiesa
una zona di rispetto, intangibile da spettacoli e manifestazioni varie nonché tavolini di bar, ristoranti e
ritrovi vari. Soprattutto è l’occasione per affrontare
il problema della fruibilità della Concattedrale e prevedere, in occasioni di celebrazioni di particolare rilevanza, la riserva di posti gratuiti di parcheggio
nelle zone limitrofe e una navetta ugualmente gratuita per chi debba raggiungere la chiesa. Non deve accadere né in Ostuni né altrove che le giuste
preoccupazioni di viabilità conducano in realtà a
chiudere le chiese.
Può anche dare motivo all’autorità pubblica per riesaminare i criteri di sviluppo dell’intero centro storico per incentivare i cittadini che vogliano tornare ad
abitarlo. Ma questo è un discorso da approfondire
in altra occasione.
Un ricordo di ciò che disse Don Tonino Bello in occasione della concessione del titolo di Basilica Minore al Santuario della Madonna dei Martiri a Molfetta: “La città era in festa, e, per il singolare avvenimento, giunse da Roma un cardinale (…). Parlò
con trasporto di Maria suscitando un vivo entusiasmo. Poi, prima di mandare tutti a dormire, diede
la parola a chi avesse voluto chiedere qualcosa.
Fu allora che si alzò un giovane, e, rivolgendosi
proprio a me, mi chiese a bruciapelo il significato
di basilica minore. Gli risposi dicendo che basilica
è una parola che deriva dal greco e significa “casa del re”. (…) Il giovane (…) replicò affermando
che tutte queste cose le sapeva già (…) e insistette testardamente “lo so cosa vuol dire basilica. Ma
perché basilica minore?”. (…) Una risposta qualsiasi bisognava pur darla. Mi avvicinai alla parete
del tempio e, battendovi contro con la mano, dissi: “Vedi, basilica minore e quella fatta di pietre,
basilica maggiore è quella fatta d carne. L’uomo,
insomma. Basilica maggiore sono io, sei tu. Basilica maggiore è questo bambino, è quella vecchietta, è il signor cardinale Casa del re!” (Don Tonino Bello). (testimonianza di Antonella Golia)
Venerdì 3 febbraio alle 18 l'Arcivescovo mons.
Talucci presiederà, nel giorno della festa del
patrono San Biagio, la solenne celebrazione
per la concessione del titolo di basilica. Nello
stesso pomeriggio, alle 16.30 presso il Centro
Cirignola in Corso Mazzini l'Arcivescovo incontrerà gli operatori della stampa di Ostuni
per un momento di riflessione.
Boko Haram: tantum religio potuit
suadere malorum
Il
di Gianmichele Pavone
giorno di Natale dell’annus horribilis che si è appena concluso in Nigeria è stata insanguinato da diversi attentati contro chiese cristiane nel Nord-Est del Paese che hanno causato decine di morti. L’attentato più grave è avvenuto nella chiesa dedicata a Santa Teresa, nel popoloso quartiere di Madala, ad
Abuja, la capitale federale, ma decine sono stati i morti e i feriti. Purtroppo non c’è mai limite al peggio
e nei primi giorni di questo mese molto altro sangue è stato versato e in risposta le autorità hanno proclamato lo stato di emergenza.
La presenza della maggioranza musulmana al Nord e di quella cristiana al Sud ha da tempo creato tensioni, disordini e morti in Nigeria. La follia omicida scatenata dai musulmani a Jos già nel 2008 ha un bilancio impressionante: 500 morti, di cui 6 pastori, 40 chiese distrutte e oltre 25.000 sfollati (fonte: National Emergency Management Agency).
L’estremismo islamico fomenta lo scontro e l’odio nei confronti dei cristiani (e di tutte le altre minoranze)
con lo stesso obiettivo che l’integralismo non nega di perseguire in tanti altri luoghi del pianeta: la Jihad,
la guerra santa.
Gli attentati, infatti, sono stati rivendicati dalla setta Boko Haram gruppo islamico fondato in Nigeria nel
2002 da Mohammed Yusuf, il cui nome ufficiale è Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che letteralmente significa “Popolo impegnato a diffondere gli insegnamenti del Profeta e la Jihad”, appellativo
troppo lungo anche per gli stessi affiliati, che l’hanno abbreviato con Boko Haram (che significa “Vietata
l’educazione occidentale”).
L’organizzazione ha operato nell’ombra fino al 2009, quando la violenta repressione dell’Esercito ha scatenato una serie di attacchi diretti principalmente contro obiettivi governativi e, in particolare, nei confronti della polizia locale. L’arresto di Yusuf, morto successivamente in prigione, ha lasciato spazio ad una
leadership collegiale più estremista e violenta la cui attività si è intensificata nel corso dell’ultimo anno (a
seguito dell’elezione alla presidenza del cristiano Goodluck Jonathan) mediante il ricorso a tattiche di
guerriglia sempre più sofisticate e tipiche del terrorismo islamico.
In molti Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e confinati ai margini della vita pubblica. In altri subiscono attacchi violenti contro luoghi di culto e abitazioni e, talvolta, a causa delle continue tensioni, sono costretti ad abbandonare le nazioni che essi stessi hanno contribuito ad edificare.
Gli attentati avvenuti in Nigeria
rappresentano un attacco ai
principi universali di civiltà, sono
l’ennesima crudele manifestazione di un odio cieco e assurdo
che non ha alcun rispetto per la
vita umana e nel nome della religione cerca continuamente di
alimentare ostilità che non
avranno mai fine. Tantum religio
potuit suadere malorum! (“A tali
misfatti potè indurre la religione”,
Lucrezio, De rerum natura, liber
I, v. 101).
Il
“Educare i giovani alla Giustizia e alla PACE”
Santo Padre Benedetto XVI ha scelto il seguente tema per la celebrazione della 45ª Giornata
Mondiale della Pace del 1° gennaio 2012: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Un tema di
grande spessore, senza dubbio, e che sicuramente sarà spunto di numerose riflessioni da parte dei
tanti fedeli. Nel 1937, Maria Montessori, uno degli
esponenti più importanti nel campo della pedagogia e non solo nel nostro Paese, scriveva così:
“Quelle nazioni che oggi vogliono la guerra sono
state capaci di valorizzare per i propri interessi i
bambini e i giovani, di organizzarli socialmente, di
farsene una forza attiva nella società […] Coloro
che vogliono la guerra preparano la gioventù alla
guerra; ma coloro che vogliono la pace hanno trascurato l’infanzia e la giovinezza, giacché non hanno saputo organizzarle per la pace”.
Parole pronunciate in un tempo ormai passato, ma
ancora adesso pienamente attuali, che devono far
riflettere sul motivo per cui è così difficile educare
alla pace, filo conduttore principale per poter sviluppare una crescita anche nel campo della giustizia
sociale, che non deve però sfociare nel giustizialismo. Non si possono gestire le diverse situazioni
secondo le logiche della giustizia ordinaria, ossia,
introdurre elementi di pura e semplice giustizia nella gestione del conflitto. La ricerca del colpevole,
del giusto e dello sbagliato, del torto e della ragione, spinge il conflitto nella logica del giudizio e dell’eventuale condanna e in realtà non va bene, perché l’incontro è possibile e va ricercato. Questa
modalità di intervento non solo non produce effetti
La sostenibilità dei progetti di cooperazione allo sviluppo
gni progetto di cooperazione allo sviluppo ha
un ciclo vitale composto da diverse fasi: una fase iniziale, detta di programmazione che termina
con l’emissione di alcune linee guida e di un bando,
una fase di identificazione degli obiettivi, dei risultati e delle attività, dove vengono definiti i partners e
i contributi da destinare alla realizzazione del progetto e dove ha inizio l’attività di progettazione vera e propria, e ancora una fase di sviluppo, integrazione, attuazione e verifica.
La valutazione di una proposta progettuale, invece, si basa su alcuni criteri: rilevanza, fattibilità e sostenibilità. La rilevanza verifica la rispondenza del
progetto ai problemi di sviluppo e ai bisogni della
collettività in generale, tenuto conto anche degli
obiettivi di altre politiche o di altri bisogni di sviluppo già in itinere; mentre la fattibilità valuta la possibilità che quanto progettato venga effettivamente
realizzato. In questa sede, vorrei soffermarmi maggiormente sulla sostenibilità dei progetti di cooperazione allo sviluppo, ossia sulla capacità dell’intervento di produrre i suoi effetti nel tempo. Ci sono diverse dimensioni che afferiscono al concetto di sosteni-bilità, la dimensione finanziaria, economica,
istituzionale, socio-culturale, ambientale e tecnologica. E’ necessario determinare aprioristicamente
come potranno essere sostenuti gli obiettivi del progetto dopo la conclusione dello stesso, di quali tecnologie si potrà disporre per proseguire le attività
implementate, di quali capacità le organizzazioni
che continueranno l’azione in prosieguo dispongono, in quale maniera i benefici economici verranno
utilizzati per sostenere i servizi del progetto e se saranno sufficienti a garantire i costi di gestione, svalutazione, investimento ecc, e ancora in che modo
l’ambiente sarà in grado di sostenere il progetto e
come verrà garantito l’accesso ai benefici.
Una volta scelti gli attori chiave, cioè coloro che sono effettivamente disposti a dare un contributo sostanziale al progetto e determinati i problemi da affrontare, ossia dopo aver circoscritto l’ambito di intervento, dovrà essere il partenariato progettuale a
dare il maggiore contributo alla sostenibilità del progetto e a garantire al suo interno un adeguata rappresentanza di istanze gestionali, economiche, isti-
reali, ma crea una dipendenza dai genitori e dagli
insegnanti come dispensatori di giustizia e ciò certamente non rappresenta un momento di crescita
del bambino, del giovane, dell’uomo di domani in
un mondo in cui si vogliono educare le nuove generazioni alla pace ed a formarle per far sì che possano costruire il mondo di domani, socialmente educati alla pace.
Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione. La pace è un
principio pratico di umanità e di organizzazione sociale che si fonda sulla stessa natura dell’uomo. Essa non lo sottomette, ma lo esalta; non lo umilia, ma
lo fa cosciente del proprio potere sull’universo. E
poiché si fonda sulla natura dell’uomo, è un principio unico e universale, comune a tutti gli uomini.
Questo principio dovrà condurre a realizzare la
scienza della pace e l’educazione degli uomini alla
sua realizzazione. Difatti Kant, parlando di pace, affermava che “La pace è un’organizzazione”. Si può
ottenere e stabilire la pace con un’organizzazione
che abbia il potere di impedire agli uomini, isolati o
in gruppo, di impiegare la violenza per risolvere i loro contrasti, e di costringerli a risolverli col mezzo
del diritto, anche se, come ho scritto prima, prima di
arrivare alla giustizia ordinaria, va sempre ricercato
un incontro, che è sempre possibile. L’educazione
quindi può essere considerata come la chiave
d’orientamento degli individui del mondo. In questo
senso essa può essere ritenuta uno degli strumenti
fondamentali per lo sviluppo di una cultura di pace.
ALESSANDRO NARDELLI
tuzionali e politiche.
Come si evince da quanto summentovato, l’impegno nella cooperazione internazionale allo sviluppo
deve essere costante e continuamente monitorato
per sortire gli effetti prefissati e richiede un ingente
dispendio di energie e risorse, come costante e alacre deve essere l’azione di chi sostiene tali interventi a distanza. Quest’ultima attività non potrebbe
avere esito positivo se non fosse sorretta e alimentata da quanti intervengono alle iniziative che i
gruppo presenti in loco realizzano.
Un ulteriore invito, quindi, a dare ancora prova di
quella sensibilità e magnanimità, partecipando al IV
Torneo di burraco che, organizzato dal gruppo di
animazione OVCI di Ostuni, si terrà presso l’Hotel
Monte Sarago (Ostuni), il 5 febbraio prossimo.
ANGELA ANGLANI
9
RICORDI
Il
Gennaio
2012
Bene gli immigrati male gli italiani
Il brigantaggio nel Salento
di Silvio Iurleo
brigantaggio, anche nel nostro Salento, all’epoca
“Terra d’Otranto”, ebbe momenti di massimo sviluppo che va da quello legittimista del decennio francese
(1806-1815), alla ribellione post unitaria costituita, in
buona parte, da sbandati dello sconfitto esercito borbonico e da contadini e pastori che per sottrarsi alla
miseria ed alla disperazione si diedero alla macchia,
alla violenza ed alla disperazione.
Fra i briganti salentini del periodo francese vanno ricordati i Vardarelli e don Ciro Annicchiarico, Don Gaetano, il famoso capo dei Vardarelli, era Gaetano Meomartino, da Cellino Valfortore, alias Vartarelli perché
discendente d una famiglia di sellai. Si diede alla macchia con i fratelli e organizzò una banda numerosa
con la quale assaliva i procaccia ed i viaggiatori che
attraversavano il Vallo di Bovino e spesso si spostava
fin nella Puglia meridionale.
Don Ciro Annicchiarico, prete spretato di Grottaglie,
venne definito da Sciascia “Personaggio contorto,
contraddittorio, feroce, libertino, cinico, forse un po’
pazzo”, come Gasparo Vergine, di Maglie, anche lui
brigante e prete spretato.
La banda di Don Ciro commise ricatti, omicidi, stupri
e rapine. Fu catturato nei pressi di Grottaglie il 7 febbraio del 1818 e, il giorno dopo, fucilato sulla piazza
di Francavilla Fontana. Gli fu staccata la testa, chiusa in una gabbia ed esposta all’ingresso di Grottaglie.
Dopo la spedizione dei Mille e la conseguente annessione del Regno delle due Sicilie al nuovo Regno
d’Italia, indotti dalle condizioni di povertà e di miseria,
situazione atavica dell’Italia meridionale, si cominciarono a formare gruppi di ex militari dello sconfitto
esercito Borbonico e contadini e pastori che si davano alla macchia per sopravvivere. A questi si unirono
anche malviventi comuni abituati a vivere nella latitanza. Del periodo postunitario vanno ricordate, nel
nostro territorio, le bande di Giuseppe Valente di Carovigno, noto col nomignolo di “Nenna nenna”. Ex
sottufficiale garibaldino, disertò per una rissa con i
commilitoni. Nel maggio del 1861 si rifugiò nella campagna del brindisino e costituì una banda brigantesca
con Carmine Patisso e Giovanni De Biasi, suoi compaesani. Nel settembre del 1861 fu aggregato nella
banda del compaesano Laveneziana, più numerosa
ed agguerrita della sua. Il 23 ottobre assalirono le caserme della Guardia Nazionale di Cellino S. Marco e
San Pietro Vernotico. La notte del 21 novembre assalirono Carovigno assieme alla banda di Pizzichicchio (Cosimo Mazzeo, di San Marazano) e quella del
sergente Romano. Il 21 dicembre fu arrestato a Lecce e condannato ai lavori forzati a vita.
Francesco Monaco, di Ceglie Messapica, con la sua
banda, scorazzò nel Salento assieme a quella del
sergente Romano dal settembre del 1862 al gennaio
DEFUNTI
Il 25 dicembre è venuta a
mancare all'affetto dei
suoi cari la signora
ANNIVERSARI
vedova Farina
Lo Scudo partecipa al
lutto dell’amico e collaboratore Enzo Farina e
della sua famiglia per la
scomparsa dell’amata
mamma.
20.12.2002
20.12.2012
Ricorre il 9° anniversario della scomparsa di
ANDREA
MELPIGNANO
Si avverte ancora il
profondo dolore, l’incolmabile vuoto ed
una grande tristezza
nei familiari, negli
amici ed in tutti coloro
che lo hanno conosciuto. Anche se la sua Patria è nel cielo, il tempo, che scorre inesorabile, ha consolidato e
reso più saldo il ricordo del suo amabile sorriso,
della sua generosità e della sua forza interiore.
Lo ricordano a parenti ed amici la moglie Madia
Pentassuglia, i figli Angelo e Donato, le nuore
Manuela e Roberta ed i nipoti Marco, Rossana
ed Elena e, soprattutto, anche se ultimo arrivato,
il piccolo Andrea.
er gran parte dei 150 anni della sua storia nazionale, il nostro Paese è stato caratterizzato
da grandi fenomeni migratori. Si stima che tra il
1870 e il 1970 siano emigrate oltre 24 milioni di
persone, con una punte massime nei primi anni del
secolo scorso. Una vera e propria diaspora italiana
si è realizzata tra il 1870 e il 1914 con la grande
emigrazione americana, prevalentemente verso
Argentina, Brasile e Stati Uniti, che è proseguita fino agli anni ‘30, interessando prima le regioni del
nord e, successivamente, quelle del sud. Alla sua
origine vi fu la diffusa povertà di vaste aree del
Paese e significò per lo Stato un forte alleggerimento della “pressione demografica”, visto che in
media, a quei tempi, le famiglie italiane registravano un tasso di natalità di otto/dieci figli. Tra gli anni
‘50 e ‘60 l’ultima importante emigrazione si è diretta verso paesi europei come Francia, Germania e
Svizzera che offrivano maggiori opportunità occupazionali. Questo fenomeno cominciò ad affievolirsi a partire dagli anni ’60, nel bel mezzo del miracolo economico, quando assunse grande rilievo la
migrazione interna, prevalentemente dal sud al
nord, in dipendenza del grande sviluppo industriale delle regioni settentrionali. Negli anni successivi
si è evidenziato un sostanziale equilibrio tra immigrazioni ed emigrazioni, queste ultime purtroppo
rappresentate, a partire dagli anni ‘90, per oltre un
quarto, da professionisti laureati (la cosiddetta fuga dei cervelli). Nei primi anni del nuovo millennio
l’emigrazione si è ulteriormente attenuata e l’immigrazione è diventata un fenomeno sempre più consistente, sospinta dai grandi problemi emersi prima
in vaste aree dell’est europeo e, successivamente,
dell’Africa. Si è così passati dai 625 mila immigrati
del 1991, ai 2 milioni nel 2005 e ai 4 milioni alla fine del 1999, quando siamo
diventati il quarto paese europeo per numero assoluto di
stranieri residenti, dopo Germania (7,2 milioni), Spagna
(5,7 milioni) e Regno Unito
(4,8 milioni). I dati più recenti
dell’ISTAT ci dicono che gli
stranieri in Italia, con 4,6 milioni di presenze, rappresentano il 7,5% della popolazione, realizzano circa il 10% del
PIL nazionale e detengono il
14% del patrimonio immobiliare. Questi dati confermano
che - nonostante il fenomeno
abbia assunto dimensioni rilevanti in pochi anni - si sta svi-
10 febbraio 2007
10 febbraio 2012
Prof. LUIGI GRECO
23.12.2010 – 23.12.2011
6.2.2011 – 6.2.2012
GIORGIO
PALMISANO
P
del 1863. Fu ucciso il 24 gennaio nei pressi della
masseria Pilano, in agro di Martina Franca, da due
briganti della sua banda, Francesco Di Martino, di
Martina Franca e Pasquale Elia di Ceglie Messapica.
Lo uccisero, sparandogli alle spalle, per gelosia di
una ragazza, Maria Rosa Martinelli, amante di Monaco.
Il più famoso dei briganti post unitari pugliesi fu il sergente Romano al quale Gioia del Colle ha dedicato
un monumento.
Pasquale Domenico Romano, ex sergente dell’esercito Borbonico, in seguito al dissolvimento dell’esercito Napoletano, tornò a Gioia nel gennaio del 1861.
Nel luglio dello stesso anno capeggiò, in paese, una
rivolta antiunitaria che fu, dai bersaglieri Piemontesi,
repressa nel sangue. Si dette alla macchia radunando una grossa formazione armata con la quale diede
scacco alle truppe del costituito Regno d’Italia ed ai
militi della Guardia nazionale di Terra di Bari e di Terra d’Otranto. Il 20 agosto del 1862, per ordine del Comitato Centrale Borbonico, nel corso del famoso
Convegno del bosco delle Pianelle, di Martina Franca, passarono sotto il suo comando tutte le bande del
Barese e del Salento. Circa 250 uomini, tra loro vi
erano gli ostunesi Vito Blasi, Giuseppe Maggi, Angelo Saponaro detto “Cuttalesa”, Francesco Palmisano
detto “Malvasia”, Angelo Raffaele Quartulli detto
“Donn’Angiolino”, Tito Trinchera detto “Don Tito” figlio
del notar Pietro, Giuseppe Legrottaglie e Giuseppe
Magri.
Il carovignese Laveneziana divenne uno dei suoi più
fidati luogotenenti. Dotato di audacia e particolare
acume militare, dopo la sua morte, al sergente Romano, furono riconosciute idealità legittimistiche e
motivazioni politiche. Cadde in combattimento, con
oltre 20 suoi uomini, il 5 gennaio del 1863, in uno
scontro con uno squadrone dei Cavalleggeri di Saluzzo, nel bosco “Parco della Corte”, nel territorio di
Acquaviva.
Fra i caduti vi furono due francavillesi, Giovanni Cannarile e suo fratello Emanuele, il carovignese Francesco Esposito e l’ostunese Angelo Raffaele Quartulli,
che, sapendo leggere e scrivere, era il segretario del
Romano, e suo cugino Tito Trinchera, detto Don Tito,
entrambi datisi alla macchia nell’ottobre del 1861.
Furono fatti dieci prigionieri, poi fucilati a Noci presso
il muro di cinta del Cimitero. Tra di loro vi era il ventunenne Giuseppe Magrì di Ostuni.
Dopo la disfatta del “Parco della Corte” il resto della
banda si disperse e, poco alla volta, furono catturati
tutti; alcuni furono condannati ai lavori forzati a vita,
altri furono fucilati; tra questi vi furono Francesco Palmisano fucilato il 22 maggio 1863 e Tito Trinchera fucilato a Taranto nel settembre del 1863.
Le figlie
Maria e Rossella
li ricordano
con infinito affetto
a quanti li conobbero
e li amarono
CARMELA
ANGLANI
pubblicato su "L'eco di Bergamo"
dal nostro concittadino Giuseppe Roma
27.1.2002
ANGELA
SEMERARO
27.1.2012
Da 10 anni non è più con i suoi cari
DOMENICO EPIFANI
Sono passati 10
anni da quando
nel firmamento
nasceva
una
nuova stella togliendola a noi
dalla terra.
La potenza indomabile dei
ricordi ci trafigge l’anima:
oggi come allora sei e sarai sempre nei
nostri cuori e di chi ti ha conosciuto e voluto bene.
Mamma Papà Francesca, parenti ed
amici ti ricorderanno con una S. Messa
di suffragio venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 17,30 nella Chiesa parrocchiale di
S. Antonio.
Sono trascorsi cinque anni dalla tua
salita al cielo
…il tuo ricordo rimarrà per sempre quaggiù,
impresso nel
mio cuore in
maniera indelebile.
Brunella
17.1.2011
17.1.2012
MARIO ASCIANO
Un anno fa si è
spenta un’altra luce nella nostra vita.
Con il dolore abbiamo imparato a
camminare
nel
buio: gli occhi
pieni di lacrime si
sono abituati all’ombra. La mancanza della tua presenza ha lasciato un vuoto ancora pieno d’energia, di parole, di abitudini, di oggetti, tutti a con fermare l’esistenza di quello spazio tremendamente vuoto e incolmabile.
La vita continua a girare ma per noi, da molti anni, non è più la stessa; in questo giro abbiamo te e prima ancora il nostro Vito.
La tua famiglia
luppando, se pur tra tante difficoltà, un processo
d’integrazione nel complesso soddisfacente.
L’aspetto più allarmante, però, è sempre più rappresentato dalla circostanza che da qualche anno
l’immigrazione è diventata la sola fonte di crescita
demografica della popolazione italiana. Si stima
che - con un tasso di fertilità delle nostre famiglie
che negli ultimi anni è sceso a 1,2 figli - gli italiani,
a fine secolo, potrebbero essere solo 15 milioni,
molti meno dei 25 censiti nel 1961. Questa situazione, in presenza di un’immigrazione destinata ad
essere sempre più invasiva, rende il nostro baricentro umano e culturale assai debole e, di conseguenza, sempre meno in grado di realizzare quella capacità di attrazione, accoglienza ed integrazione che solo una società viva e in crescita può
offrire. Senza una sensibile inversione di tendenza,
il territorio italiano non potrà mai diventare la patria
dei nuovi arrivati e un fattore di reale identità e crescita, ma resterà un anonimo luogo di residenza,
instabile e conflittuale, esposto a non pochi rischi.
Si impongono, certamente, efficaci azioni di contrasto all’immigrazione clandestina e politiche coordinate tra i vari paesi europei tendenti a limitare
e disciplinare i flussi migratori. Va altresì tenuto
ben presente che l’integrazione di una massa crescente di stranieri di varie provenienze si realizza,
soprattutto, realizzando politiche economiche e fiscali in grado di favorire la ripresa produttiva del
Paese e di stimolare la crescita demografica ai livelli congeniali a prospettive di sviluppo. Intraprendere questo cammino è indispensabile anche per
favorire una ripresa di fiducia da parte dei giovani,
i quali devono essere messi nelle condizioni di affrontare quei progetti familiari e di vita che rappresentano la linfa vitale di ogni società.
18 gennaio 2004
18 gennaio 2012
CICCIO
QUARANTA
Cosa conta il tempo che velocemente corre verso il nulla,
mentre è infinitamente dolce il vivere nel cielo accanto a
tutti coloro che l’Eterno Iddio ha chiamato a sé per l’eternità!
Ma vivi, sempre e dolcemente, nei cuori dei tuoi cari e di
chi ti ha conosciuto quando eri in vita.
Ed è affettuoso e tenero il pensiero che costantemente rivolgo a te tua moglie Franca, i tuoi figli Alfonso con Angela ed il piccolo Angelo, Grazia con Angelo, i nipoti Cosmiano e Fabrizia, tuo fratello Oronzo, tuo cognato Peppino con Lillina.
Una S. Messa di suffragio verrà celebrata mercoledì 18 gennaio 2012, alle ore
17,00, nella Chiesa di S. Maria del Carmine.
9 febbraio 2010
9 febbraio 2012
TETTOZZA RODIO D’AMICO
Da due anni non sei più con noi, ma il tuo dolce sorriso è sempre presente nel ricordo di quanti ebbero la fortuna di conoscerti, ricevendo il dono della tua disinteressata amicizia.
Alle ore 18,00 di giovedì 9 febbraio 2012 nella Chiesa di San
Luigi Gonzaga il marito Donato, i nipoti e gli amici si riuniranno per partecipare alla celebrazione di una S. Messa di
suffragio.
4.1.2001
11 anni fa si concludeva l’esistenza di
4.1.2012
ARTURO ROMA
e nella triste ricorrenza i ricordi si fanno sempre più vivi e l’amore che ancora conservano i suoi cari è ancora più forte di prima. Coloro che lo hanno conosciuto ricordano
con gioia la sua amabilità, simpatia e amicizia, anche se con i propri cari manteneva un
senso di severità e di serietà.
La moglie Teresa, i figli Gino e Giancarmen e i nipoti con affetto lo ricordano a parenti ed amici.
Una Santa Messa in suo suffragio è stata celebrata nella Chiesa di San Francesco.
10
CRONACA
BREVE
Gennaio
2012
CALCIO
I
Ostuni campione d’inverno
nizia bene il 2012 perl’A.S.N.M.Ostuni che
con il risultato di 2-0 liquida il Paolo VI di Pulsano
e consolida la sua posizione di primo della classe con 38 punti, frutto di
12 partite vinte due pareggiate ed una sola
sconfitta, quest’ultima
subita nella 12ª giornata
a Polignano a Mare per
2-1.
Conquista in questo modo il platonico titolo di campione d’inverno.
Al secondo posto l’insegue con 36 punti il Castellaneta,vittorioso per 3-2 sul campo del Real Sibillano
di Bari, anche questi con una sola sconfitta subita
proprio ad Ostuni per 2-1 al termine di una emozionante gara.
Sta lavorando bene mister Terzaroli, allenatore dell’Ostuni, con grande soddisfazione del presidente
avvocato Luca Marzio.
Paolo Terzaroli che, ironia della sorte, dieci anni fa,
quando proprio Luca Marzio era presidente del sodalizio ostunese, con il suo Manduria sconfisse
l’Ostuni realizzando il gol vittoria con un magistrale
calcio di punizione al 39’ minuto del primo tempo
nella 20ª giornata del campionato di serie “D”
2002/2003, anno in cui l’Ostuni sport retrocesse in
Eccellenza. I risultati dell’Ostuni a conclusione del
girone di andata:
1ª giornata:Sport Noci-A.S.N.M. Ostuni 1-2
2ª giornata: A.S.N.M. Ostuni-Real Modugno 2-1
3ª giornata: Santeramo-A.S.N.M. Ostuni 1-4
di Tonino La Centra
La formazione dell’Ostuni
4ª giornata: A.S.N.M. Ostuni-Castellaneta 2-1
5ª giornata: Real Sibillano-A.S.N.M. Ostuni 1-2
6ª giornata : A.S.N.M. Ostuni-Molfetta sport 4-1
7ª giornata: Lizzano-A.S.N.M.Ostuni 2-3
8ª giornata: A.S.N.M.Ostuni-Pro Gioia 1-1
9ª giornata: Bitetto-A.S.N.M.Ostuni 1-2
10ª giornata: Gravina-A.S.N.M.Ostuni 0-0
11ª giornata: A.S,N.M.Ostuni-Calcio Palagiano 4-0
12ª giornata: Pro Polignano-A.S.N.M.Ostuni 2-1
13ª giornata: A.S.N.M.Ostuni-Capurso 2-0
14ª giornata: Altamura Calcio-A.S.N.M.Ostuni 0-2
15ª giornata: A.S.N.M.Ostuni-Paolo VI 2-0
La classifica: Ostuni 38, Castellaneta 36, Bitetto 28,
Sport Altamura e Sport Noci 26, Capurso 24, Real
Modugno 23, Calcio Gravina 20, Calcio Palagiano
e Santeramo 19, Molfetta Sportiva 18, Lizzano 16,
Sibillano Bari 13, Pro Gioia 12, Paolo VI Pulsano 9,
Pro Polignano 7. Questi gli incontri dell’Ostuni nel
mese di Gennaio 2012.
Domenica 22: Real Modugno-Ostuni
Domenica 29: Ostuni-Santeramo
Gennaio bello febbraio in mantello!
G
UN ANNO DA
RICORDARE IL 2011
di Domenico Moro
C
no tutti i merli furono neri.Il 2 febbraio la festa della Purificazione è
popolarmente detta "Candelora" e si dice "da l'inverno semo fora, ma
se piove e tira vento nell'inverno semo dentro". In gennaio le giornate si allungano: il 1 gennaio il sole sorge alle 7.40 e tramonta alle
16.51, il 15 gennaio: il sole sorge alle 7.38; tramonta alle 17.05; il 31
gennaio: il sole sorge alle 7.26; tramonta alle 17.25.
La durata del giorno aumenta di 48 minuti dall'inizio del mese. Il 5
gennaio alle ore 00.00 laTerra si è trovata al perielio, cioè alla minima
distanza dal Sole, pari a 147 097 257 km.
MICHELE CONENNA
U
Notizie flash
di Danilo Santoro
na vasta operazione antidroga, coordinata dalla
Dia di Lecce ha posto fine ad una fitta rete di spaccio di cocaina e marijunana tra Ostuni ed alcuni comuni della provincia Lecce. Tredici le ordinanze di custodia cautelare (12 delle quali in carcere), firmate dal Gip
del tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, su richiesta della Procura salentina. Manette per 4 ostunesi Antonio
Flore, 45 anni, Giuseppe Cantoro 49 anni , Cosimo Lottatore 60 anni, Francesco Paolo Ungaro 39 anni . L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
***
ncidente spettacolare con lievi conseguenze per un
cittadino residente a Ceglie Messapica. Con la sua
Volkswagen Touran, mentre transitava in via De Laurentis a pochi metri dalla caserma della Guardia di Finanza,
ha travolto in pieno alcuni pannelli pubblicitari. Nonostante l’impatto il conducente del mezzo ha proseguito,
arrestando la sua corsa contro il muro a secco che delimita l’aera verde circostante. Tutto ciò sotto lo sguardo
di passanti increduli, e dei militari della GDF, che inter-
I
OTTAVIO MORO e ISABELLA NAPPI
che circondati dai figli Consiglia con Giovanni, Maristella, Luana, la nuora Mirella, la nipote Pinuccia ed il cognato Antonio hanno voluto festeggiare, in un clima di
allegria e gioia, pervase da un senso di commozione, le
loro nozze d’oro.
(Identica inserzione è stata inserita nel numero di dicembre 2012, quando sono state erroneamente indicati
40 anni di matrimonio).
venuti hanno effettuato controlli per verificare, se l’uomo
era sottoeffetto di alcool o sostanze stupefacenti.
***
ssalto notturno al Postmat dell’Ufficio centrale delle Poste di Ostuni. Non riuscendo a scardinare l’impianto self service, i banditi hanno appiccato il fuoco distruggendo completamente il distributore. Sul posto i
vigili del fuoco di Ostuni, insieme agli uomini del Commissariato di Polizia. I malviventi sono scappati facendo perdere ogni traccia.
***
isavventura a lieto fine per un anziano ostunese il
giorno di Natale. Allontanatosi dalla propria abitazione, Francesco Caroli, è scomparso nel nulla creando forte preoccupazione tra i propri familiari. L’estenuante ricerca da parte dei volontari della Protezione
civile, degli agenti di polizia, dei vigili del fuoco, della
Guardia forestale ed i vigili urbani ha fortunatamente
avuto buon esito. Grazie anche all’ausilio del gruppo cinofilo dei vigili del fuoco di Lecce, il pensionato è stato
ritrovato, nei pressi di contrada Ramunno dopo oltre 30
ore dalla sua scomparsa. Caroli è stato trasportato
d’urgenza nell’ ospedale “Perrino” di Brindisi, ma le sue
condizioni, dopo una simile esperienza, sono risultate
non particolarmente gravi.
A
D
Vuléva cu ccangiava cusse viènde
I? bbellu lu paìse a dde so’ nnate!
Ce lu uarde da lundane qann’ì sséra,
pare na torta vianga de gelate,
cu lla luna cumme fiamma de cannéla.
A lla selva l’aria fresca de matina,
agne frutte ì pprofumate,…cce ddolcèzza!
Ce po scènne abbasce a lla marina,
lu spruzze de lu mare m’accarèzza.
A llu paise mia jata sèmbe viènde,
e ffisca e ttremeléscia la vetrata.
Ma a ll’arvulu d’alie na ffasce niènde:
da seculu qquà stè la darecata.
E sspisse cusse viènde ì ttanda forte,
ca spènge li uagnune a llu lundane:
se li porta a ccercà na bona sorta
e qquà sul’arrecuèrde ne remane.
E sstu viénde pigghja pare pare
e ttira a llu paise de la nègghja;
li giuvene se porta,… ì mmasciare!
E, da sobba, se capa li cchjù mègghje!
Sarà ca propria picca ì la fatìa;
e cce pure june assae à studiate,
s’av’a sscì revolge a “ssegnerìa”
pe jesse a malapéna po’ pajate.
Lu paise mia ì ppropria generuse:
riala uegghje e fforza de gioventù,
fasce arrecchèsce chire de ‘n zuse
e ddevènda puveriedde sémbe cchjù.
I’ lu sacce,…jata da tanda tièmbe.
Ma josce me vogghjie fa propria sènde:
na ì gghiuste, na ppò derà pe ssèmbe!
Vuléva cu ccangiava cusse viénde.
ROSARIO SANTORO
ertamente il 2011 sarà un anno da
ricordare in casa Assi, prima per
l’esaltante stagione disputata nel campionato della serie A Dilettanti ( ex B/1
) dove la troupe dell’allora coach Giovanni Putignano dettò legge insieme al
Trapani, successivamente gli esaltanti play off, la finale
persa contro Trapani per il salto in Lega Due ed infine
l’annuncio ufficiale giunto lo scorso luglio 2011 per il ripescaggio dei gialloblu nella seconda serie nazionale
del basket professionistico.
Ora questa esaltante avventura nel campionato di Lega
Due che domenica 8 gennaio ha concluso il girone d’andata ove Klobucar e compagni sono giunti al giro di boa
con una sconfitta non riuscendo ad ottenere la terza vittoria consecutiva dopo le due belle vittorie con Sant’Antimo e Jesi; al San Filippo di Brescia i ragazzi di coach
Marcelletti se pur giocando quasi alla pari contro la seconda della classe ingoiano un boccone amaro pagando purtroppo una giornata storta al tiro pesante (solo il
14 %) nonostante la valutazione finale premi i gialloblu
rispetto ai biancoazzurri di coach Dell’Agnello per 75 –
71.
L’Assi Basket Ostuni chiude così il girone di andata con
12 punti messi in cantiere (quattro vittorie esterne e due
casalinghe) relegandola in classifica insieme a Verona,
Jesi, Imola e Forlì, mettendosi alle spalle Veroli, Bologna
e Sant’Antimo, una situazione che non pregiudica certamente un cammino fin qui positivo con sei punti di margine di vantaggio sulla zona retrocessione.
A conclusione della prima parte di campionato, coach
Franco Marcelletti commenta il cammino della sua squadra in un campionato ricco di insidie e con una formazione completamente rinnovata ed inesperta ma che contro
ogni pronostico sta ben comportandosi dando un chiaro
segnale che a prescindere dagli avversari, per raggiungere l’obiettivo salvezza la squadra dovrà continuare ad
avere compattezza, mentalità difensiva e lo spirito di
gruppo dovrà continuare ad essere nel DNA dei ragazzi gialloblu; “E’ logico, commenta il coach, noi paghiamo il fatto di
giocare in campo neutro, comunque sia, possiamo essere
soddisfatti per quello che abbiamo fatto fino ad ora, ma non
siamo assolutamente salvi. Solo se riusciamo a mantenere
anche nel girone di ritorno la mentalità che abbiamo messo in
mostra, potremo toglierci anche nel girone di ritorno delle belle soddisfazioni”.
Domenica 15 gennaio nella prima di ritorno l’Assi Basket sarà impegnata al PalaPentassuglia nella non facile gara interna contro Pistoia che attualmente occupa la seconda posizione in classifica insieme a Brescia e Brindisi, una gara piena
di insidie ma che Jurevicus e compagni giocando come Marcelletti pretende da inizio stagione potranno portare altri due
punti importanti per la propria classifica.
ennaio, un nuovo mese, un nuovo inizio, ma è anche
il mese che porta via tutte le feste; si apre ufficialmente la nuova rubrica de "Lo Scudo" curata da Michele
Conenna, che ci svelerà tutti i segreti e le curiosità riguardanti la meteorologia, per tutti i mesi dell'anno. Esattamente 27 anni fa nel lontano 1985 il territorio pugliese era
sotto intense bufere di neve, (ad Ostuni caddero 65 cm di
neve fresca) un anno che ha segnato un periodo freddo e
nevoso le quali tracce non si sono più viste. Si trattò di un
anomalo inverno in tutta l'Italia, ma eccezionalmente per
la Puglia. Anche in questo 2012 le possibilità per avere un
evento degno di nota ci sono, ma bisognerà capire quanto possiamo essere fortunati nella composizione barica di
tutte le figure che compongono il difficile microclima della
Valle d'Itria a volte ricco di sorprese, ma anche di forti delusioni. Gennaio e febbraio rappresentano i mesi più freddi per il nostro territorio tant'è che ci sono parecchi proverbi che al giorno d'oggi sono una formula infallibile per le previsioni "fatte in casa" ricche di esperienza dei nostri nonni. Tanto per citarne uno:
"chi vuole un buon agliaio, lo ponga di gennaio" - oppure - "polvere di
gennaio, carica il granaio". Ma tralasciando i proverbi, sono da segnalare gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31). Denominati giorni della merla, seconda la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anDomenica 18 settembre 2011, nella Chiesa di S. Antono. Ci sono tantissime leggende, ma una in particolare sembra essenio, il Parroco Padre Derek, nel corso della celebraziore la più veritiera. Per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulne della Santa Messa ha ricordato i 50 anni di matrimocini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale
nio tra
emersero il 1° febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel gior-
Nozze d’Oro
L’ a n g o l o d e l l a p o e s i a
La poesia è di Rosario Santoro, premiata all'ultima edizione del concorso "Ostuni città viva"
S
***
pazio agli studenti delle scuole superiori. Nei giorni scorsi è stato ufficializzato l’ingresso degli alunni degli istituti di secondo grado alla manifestazione
“Marinando”. La campagna promossa dal ministero
delle Politiche agricole alimentari e forestali per parlare di mare, pesca, ambiente e sostenibilità, che ormai
si svolge ad Ostuni da diversi anni, per l’edizione 2012
avrà questa importante novità.
***
llarme festa di Sant’Oronzo ad Ostuni. Tra gli
eventi più importanti in Puglia, e sicuramente,
quello di maggior prestigio nella città bianca, rischia di
non aver alcun tipo di finanziamento dalla Regione Puglia, che nell’ultimo bilancio ha escluso provvedimenti
economici in merito. Delusione e timori dell’associazione Amici della Cavalcata di Sant’ Oronzo, che il consigliere regionale del Partito Democratico Giovanni Epifani prova ad attenuare: “ Stiamo già lavorando – afferma il rappresentante di Ostuni in Via Capruzzi - affinché, tra gli impegni cui tenere fede in prospettiva dell’assestamento di bilancio (la prossima primavera),
questa manifestazione possa ricevere l’attenzione che
merita, e quindi l’assegnazione dei fondi”.
A
Mensile Cattolico d'Informazione
Anno XC - Numero 1 - GENNAIO 2012
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LO SCUDO gennaio 2012 - Arcidiocesi di Brindisi